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a.a. 1999/2000
Indice
1 Introduzione 1
1.1 Progetto e veri…ca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Classi…cazione delle azioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2.1 Modellazione delle azioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.3 Prestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.4 I materiali e la struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.5 Trattamento delle incertezze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
I
II INDICE
Introduzione
1
2 Capitolo 1 Introduzione
spesso indenni e senza speciali manutenzioni, molti secoli, ma le tecnologie costruttive at-
tuali (cemento armato, acciaio) non sembrano garantire, a meno di importanti e frequnti
manutenzioni, una analoga durabilità; in alcuni paesi, meno abituati di noi a conservare
il passato, si …ssa convenzionalmente il periodo di rinnovo degli edi…ci in cinquanta anni.
Questa durata è probabilmente troppo breve per l’Italia, dove, almeno negli ultimi decen-
ni, una politica di demolizioni e ricostruzioni non è mai stata adottata; attualmente non
si ha un riferimento certo su come …ssare questo dato; la durata di un secolo potrebbe
essere una scelta convenzionale ragionevole per un paese conservatore come il nostro, ma
è una scelta sicuramente opinabile.
1. Azioni che si manifestano come forze agenti sulla struttura: la più importante è il
peso, e¤etto della forza di gravità della Terra; la maggior parte delle strutture civili
sono progettate per sopportare il loro peso e quello degli oggetti sostenuti. Un’altra
azione che si manifesta mediante forze è la pressione esercitata dal vento.
2. Azioni che si esplicano imprimendo un moto alla struttura; esempi sono i cedimenti
delle fondazioni1 e, particolarmente importanti, le azioni sismiche.
4. Azioni di tipo chimico, quali la corrosione dei metalli, la carbonatazione delle pietre
e delle malte, anch’esse possono ridurre notevolmente la resistenza delle strutture o
di loro parti.
Un altro criterio di classi…cazione riguarda il modo con cui la struttura reagisce al-
l’azione; con riferimento alle azioni di tipo meccanico ed in particolare a quelle che si
esplicano come forze o spostamenti impressi, si è soliti distinguere tra:
1. Azioni statiche, cioè che variano nel tempo così lentamente da indurre nella struttura
accelerazioni trascurabili; l’applicazione dei pesi normalmente può essere considerata
un’azione di questo genere.
2. Azioni dinamiche, per le quali gli e¤etti delle accelerazioni non sono trascurabili;
appartengono a questa categoria l’azione sismica, la forza del vento (per la compo-
nente turbolenta), gli e¤etti di macchinari contenenti parti mobili di un impianto
industriale, gli e¤etti del moto dei veicoli su di un ponte, ecc.
1
Se il terreno sottostante la costruzione viene inglobato nel modello e considerato parte della “struttura”
il cedimento è una deformazione interna al sistema, prodotta dalle forze esterne; ma se l’interazione terreno–
struttura è trascurata e la fondazione è vista come esterna al modello i cedimenti devono essere classi…cati
come azioni esterne.
1.2 Classi…cazione delle azioni 3
Inoltre le azioni posso no essere classi…cate in base alla loro evoluzione nel tempo e
distribuzione nello spazio; si può quindi distinguere tra:
1. Azioni permanenti, costituite da quelle azioni che sono presenti e costanti durante
tutta la vita (od una parte rilevante di essa) della struttura. Il peso proprio ed i
sovraccarichi …ssi: pavimentazioni, muri divisori, impianti …ssi, sono esempi delle
azioni di questo tipo.
2. Azioni variabili, sono azioni che variano nel tempo e che quindi possono anche es-
sere assenti, ma il tempo in cui sono presenti costituisce una parte signi…cativa del
totale. Queste azioni sono spesso modellate come processi di rinnovo: l’azione rima-
ne costante per un certo tempo, poi cambia improvvisamente valore; tali processi
sono caratterizzati dalla frequenza media di rinnovo (numero dei rinnovi nell’unità
di tempo), per cui si distinguono in genere due categorie di azioni:
3. Azioni accidentali. Sono azioni raramente presenti (spesso assenti in tutta la vita
dell’opera) ma il cui veri…carsi può avere conseguenze gravi per la sicurezza della
struttura. Esempi tipici sono l’azione sismica, gli scoppi, gli urti di veicoli pesanti,
la caduta di aerei, gli incendi.
Figura~1.1: Rappresentazione dei processi dei carichi variabili, (a) rapidamente, (b)
lentamente, (c) accidentali
1.3 Prestazioni
Si possono individuare diverse esigenze prestazionali di una struttura; le soglie che, spesso
convenzionalmente, separano gli stati in cui le prestazioni sono garantite da quelli in cui
non lo sono, vengono chiamati stati limite; questi stati limite, ordinati gerarchicamente,
vengono usualmente raggruppati in due categorie: gli stati limite di esercizio e gli stati
limite ultimi. Il superamento di uno stato limite di esercizio porta ad una riduzione della
funzionalità dell’opera ma di solito non ne compromette, almeno direttamente, la resisten-
za; viceversa se si supera la soglia di uno stato limite ultimo non è più possibile garantire
la capacità della struttura (o di una sua parte) di svolgere la sua funzione principale, che
è quella di sostenere i carichi.
In Figura 1.2 le condizioni di stato limite sono rappresentate come super…ci nello spazio
delle azioni, cioè in uno spazio in cui un punto rappresenta uno stato di sollecitazione
della struttura. La super…cie rappresentativa dello stato limite di esercizio è interamente
contenuta nel dominio racchiuso nella super…cie di stato limite ultimo, come è ragionevole
attendersi. Se il punto rappresentatitivo delle azioni è interno al dominio racchiuso dalla
super…cie il corrispondente stato limite è soddisfatto; risulta invece violato quando il punto
attraversa la super…cie uscendo dal dominio. Nella Fig. 1.2 è mostrato come l’azione varia
nel tempo, restando all’interno del dominio di esercizio …no ad un istante in cui la soglia
di stato limite viene una prima volta superata; successivamente viene superata anche la
super…cie di stato limite ultimo. Nel disegno le super…ci di stato limite sono rappresentate
…sse e deterministicamente note, ma in realtà anche le loro forma e dimensione sono incerte
per i motivi che si diranno più avanti.
Poiché è prevedibile che il dominio di esercizio è contenuto in quello ultimo viene da
chiedersi perché non sia su¢ciente veri…care che solo il più stringente degli stati limite
sia soddisfatto, ma, al contrario, se ne debbano controllare più di uno. Il motivo è che,
a causa dell’aleatorietà delle azioni (e delle resistenze), gli stati limite possono essere
soddisfatti solo in senso probabilistico, controllando che la probabilità di superamento
1.4 I materiali e la struttura 5
dello stato limite sia inferiore ad una soglia …ssata; il livello di questa soglia è il grado di
protezione che la collettività, attraverso le norme, vuole ottenere nei confronti di un evento
indesiderato. È ovvio che nei confronti di eventi le cui conseguenze sono meno gravi si
adotteranno livelli di sicurezza inferiori, cioè si accetteranno probabilità maggiori che lo
stato limite sia superato. Quindi la veri…ca degli stati limite di esercizio non garantisce
nei confronti di quelli ultimi, perché per i primi si accetta un rischio maggiore che per i
secondi e non è prevedibile a priori quale dei due risulterà maggiormente vincolante per il
progetto.
Modello
Modello Modello
Modello
delle
delle dei
dei
azioni
azioni materiali
materiali
Modello
Modellodidi
comportamento
comportamento
Interpretazione
Interpretazione
dei
dei
risultati
risultati
la resistenza del calcestruzzo, oltre che dispersa, è incerta, cioè il suo valore non può essere
a priori misurato, ma deve essere previsto sulla base di conoscenze indirette e soggettive,
per esempio sull’a¢dabilità del processo di produzione; i controlli saranno possibili solo
a posteriori su campioni prelevati dai getti, peraltro non del tutto identici al materiale
impiegato nella struttura, a causa delle di¤erenze nelle condizioni di maturazione.
Le aleatorietà relative al comportamento della struttura non dipendono però solo dal-
le dispersioni e dalle incertezze circa il comportamento dei materiali, anzi in certi casi
queste non sono la maggior fonte di indeterminazione; un’ulteriore causa di incertezza è
costituita dall’imprecisione del modello utilizzato per descrivere il comportamento della
struttura. Questi modelli possono essere grossolani o ra¢nati, ma in ogni caso sono in gra-
do di cogliere solo in modo approssimato l’e¤ettivo comportamento della struttura reale,
pertanto i risultati delle analisi sono sempre a¤etti da errori la cui entità può solo essere
quanti…cata in modo probabilistico. La de…nizione dello stato limite, sia di esercizio sia di
collasso, è poi sempre convenzionale in quanto o non esiste una soglia rigida che separa il
buon funzionamento da quello cattivo o non è realmente possibile individuare attraverso
l’analisi un fenomeno complesso ed incerto come il collasso (di cosa: dell’intera struttura?
di una parte? di un elemento?).
Nella Figura 1.3 sono rappresentate schematicamente le principali fasi del processo di
modellazione richiesto per la previsione delle prestazioni di una struttura, già descritte in
precedenza; ciscuna richiede la formulazione di un medello, più o meno accurato, idoneo a
descrivere il fenomeno …sico corrispondente. Oltre alle incertezze e le dispersioni proprie
al fenomeno in questa fase si introducono errori, a causa dell’imprecisione dei modelli, e
quindi ulteriore incertezza; ad esempio l’ipotesi che gli eventi sismici si presentano a caso,
1.5 Trattamento delle incertezze 7
In cui
2
Il valore frattile di una variabile aleatoria per una assegnata probabilità, è quel valore cui corrisponde
la probabilità data che esso sia (inferiore) o non sia (superiore) superato.
Capitolo 2
9
10 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
2.2 Il calcestruzzo
Come accennato le strutture in cemento armato (c.a.) sono realizzate in calcestruzzo
opportunamente rinforzato da un’armatura di acciaio, generalmente in barre. Il materiale
quantitativamente dominante è quindi il calcestruzzo, materiale arti…ciale che si ottiene
impastando degli inerti naturali con un legante, il cemento, le cui reazioni chimiche sono
rese possibili dalla presenza di acqua.
Il cemento
Il cemento (di tipo Portland) si ottiene cuocendo ad alta temperatura (1400 – 1500 ± C) una
miscela di calcare ed argilla (nella proporzione di circa 1:3) e quindi macinando …nemente
il prodotto di cottura (Klinker). Diversi tipi di cemento si ottengono modi…candone la
composizione: aggiungendo pozzolana si ottiene il cemento pozzolanico, con l’aggiunta di
loppa d’alto forno si ottiene il cemento d’alto forno, ecc : : :
Dal punto di vista chimico il cemento è una miscela di silicati ed alluminati di calcio
che, anche in virtù della …nissima macinazione, sono in grado di reagire rapidamente con
l’acqua formando una massa dura, simile alla pietra.
In un calcestruzzo, generalmente, il legame tra gli inerti fornito dal cemento è l’elemento
di minor resistenza. Pertanto la resistenza del calcestruzzo è fortemente dipendente dalla
qualità e dalla quantità di cemento impiegato. Oltre certi limiti tuttavia, all’aumentare
del quantitativo di cemento i guadagni di resistenza divengono sempre più modesti, mentre
si evidenziano degli e¤etti negativi dovuti all’eccesso di cemento.
1
Gli inerti “grossi” (ghiaia o pietrisco) si possono sostituire con inerti arti…ciali, generalmente ottenuti
per cottura di materiali argillosi. In questo modo si ottengono dei calcestruzzi leggeri, con peso speci…co,
ma anche resistenza, inferiori a quelli dei calcestruzzi ordinari.
2.2 Il calcestruzzo 11
100
80
P e r c e n t . p a s s a n t e in p e s o
60
40
20
0
0 10 20 30
Gli inerti
Generalmente gli inerti …ni sono a loro volta composti da una sabbia grossa ed una
…ne.
Per ottenere un buon calcestruzzo occorre che la miscela di inerti abbia una corretta
granulometria, ottenuta mescolando in proporzioni opportune inerti di tipo diverso. Il
controllo della granulometria si fa tracciando la curva granulometrica della miscela, che si
ottiene riportando in un diagramma, in funzione del diametro, la percentuale in peso degli
inerti passanti in crivelli con fori di diametro crescente. Un criterio valido per giudicare
della qualità della curva consiste nel veri…care che essa sia contenuta all’interno di una
zona (fuso di Fuller) ottenuta empiricamente.
L’in‡uenza degli inerti sulla qualità dell’impasto è ovviamente legata anche alle loro
qualità intrinseche: gli inerti grossi non devono essere costituiti da rocce tenere di bas-
sa resistenza, mentre le sabbie dovrebbero essere di tipo siliceo piuttosto che calcareo.
Inoltre gli inerti devono essere ben “puliti”, cioè privi di argilla e materie organiche che,
interponendosi, possono ostacolare l’aderenza tra il cemento e l’inerte.
12 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
L’acqua
L’acqua, combinandosi con il cemento nel fenomeno dell’idratazione, da luogo alla “presa”
che trasforma l’impasto in una massa solida. Tuttavia l’acqua deve svolgere anche la fun-
zione di lubri…cante nell’impasto, rendendolo su¢cientemente ‡uido da essere lavorabile.
Per questo motivo l’acqua impiegata nell’impasto deve essere in quantità superiore a quella
strettamente necessaria per l’idratazione del cemento. Peraltro si deve tenere presente che
all’aumentare dell’eccesso di acqua peggiorano sensibilmente le caratteristiche meccaniche
del calcestruzzo.
L’acqua da usare nell’impasto deve essere il più possibile pura, quando è possibile
si consiglia quindi l’uso di acqua potabile. In particolare devono essere evitate acque
contenenti percentuali elevate di solfati e le acque contenenti ri…uti di origine organica o
chimica. La presenza di impurità infatti interferisce con la presa, provocando una riduzione
della resistenza del conglomerato.
2. Inerti. Gli inerti devono essere di buona qualità, puliti e dosati accuratamente.
Si deve tener presente che la causa più frequente di cattivi risultati ottenuti nella
realizzazione dei calcestruzzi è proprio legata all’uso di inerti scadenti o sporchi.
2.2 Il calcestruzzo 13
0 ¥ 5 cm Calcestruzzo asciutto
5 ¥ 10 cm Calcestruzzo plastico
> 10 cm Calcestruzzo ‡uido
maturazione a vapore lo stesso valore viene raggiunto in appena due o tre giorni.
(k´ ¡ ´2 )
¾c = fc (2.1)
[1 + (k ¡ 2)´]
in cui:
´ = j²c =²c1 j
k = 1:1Ec j²c1 =fc j
Il valore assoluto della deformazione ²c1 a cui corrisponde il raggiungimento della resistenza
fc si assume pari a 2:2 £ 10¡3 .
Come si è già detto il modulo elastico Ec dipende dalla resistenza fc , ma l’esperienza
dimostra che vi è una forte dispersione dei risultati. In assenza di altre informazioni la
Normativa Italiana suggerisce di assumere:
p
Ec = 5700 Rck (N=mm2 ) (2.2)
16 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
in cui Rck indica resistenza caratteristica cubica, che sarà de…nita in seguito.
La bozza di normativa europea (EC2) fornisce invece una relazione discreta, riportata
nella seguente tabella:
Resistenza a trazione
Come tutti i materiali lapidei, il calcestruzzo ha una resistenza a trazione assai minore
di quella a compressione. Sebbene in certe analisi il calcestruzzo possa essere modellato
come un materiale privo di resistenza a trazione, in realtà questa resistenza condiziona in
modo importante il comportamento degli elementi in cemento armato.
A causa dei modesti valori che questa grandezza raggiunge, la registrazione sperimen-
tale della legge ¾ ¡ ² del calcestruzzo teso è operazione delicata. Data la di¢coltà ad
eseguire prove di trazione pura, la resistenza a trazione si misura di solito mediante prove
indirette, come la prova su cilindro sollecitato a taglio (prova brasiliana). In tal caso (vedi
…g. 2.5) la resistenza a trazione si calcola con la relazione:
2P
fct = (2.4)
¼lD
2.2 Il calcestruzzo 17
6P a
fcf = (2.5)
bh2
dove fcf è detta resistenza a trazione per ‡essione. Tale resistenza risulta generalmente
più alta di quella misurata con la prova di taglio; mediamente si ha:
Deformazione trasversale
¾ 1 · ¾ 2 · ¾3
L’armatura trasversale svolge diversi ruoli, di cui si dirà di¤usamente nel seguito;
qui si osserva che le sta¤e, se abbastanza …tte e opportunamente conformate, possono
svolgere il ruolo di con…nare il calcestruzzo. Infatti quando la tensione assiale si avvicina
a quella di collasso la deformazione trasversale del calcestruzzo diviene molto grande e
le sta¤e, ostacolando questa deformazione, provocano l’insorgere di tensioni di coazione
simili a quelle idrostatiche: ne deriva un aumento della resistenza a schiacciamento e della
duttilità del calcestruzzo.
Nelle applicazioni, poichè l’armatura è normalmente presente, è utile disporre di una
e
s
3 b00
²50h = ½s (2.12)
4 sh
Esempio 2.1 Per una sezione 30 £ 30 cm2 con nucleo con…nato 25 £ 25 cm2 e sta¤e di diametro
Á = 8 mm (A = 0:5 cm2 ), con interassi di 5 – 10 e 15 cm, assumendo fc = 30 N=mm2 , si ottiene:
0:0207 + 0:002 £ 30
²50u = = 0:0035
30 ¡ 6:89
Indicando con ½s1 la percentuale di armatura corrispondente ad un passo di 1 cm, si ha:
0:5 £ 25 £ 4
½s1 = = 0:08
25 £ 25
e quindi:
passo st. 5 10 15
½s 0.016 0.008 0.0053
²50h 0.0268 0.0095 0.0051
z 17.688 45.454 75.757
²c20 0.0437 0.0196 0.0126
A titolo di confronto si osservi che per il calcestruzzo non con…nato si ha ²c20 = 0:0044. 2
Tabella 2.2: Deformazioni di ritiro a tempo in…nito ²cs (1; t0 ) secondo la normativa italiana
U.R. ® · 15 cm ® ¸ 60 cm
50% 0:60 £ 10¡3 0:50 £ 10¡3
80% 0:33 £ 10¡3 0:28 £ 10¡3
Tabella 2.3: Deformazioni di ritiro a tempo in…nito ²cs (1) secondo EC2
convenzionale del calcestruzzo. Una analisi accurata degli e¤etti della viscosità e del ritiro
è richiesta invece quando si debba tener conto degli e¤etti di stati di coazione, poichè questi
sono fortemente in‡uenzati dalla deformabilità dei componenti della struttura. È questo
il caso delle strutture in cemento armato precompresso in quanto la precompressione è
proprio uno stato di coazione, indotto arti…cialmente tra calcestruzzo ed acciaio, che viene
sensibilmente alterato dall’evolvere delle deformazioni lente.
Ritiro
Il ritiro del calcestruzzo, come già detto, si manifesta come una riduzione progressiva
di volume, prodotta dall’evaporazione dell’acqua in eccesso rispetto al minimo richiesto
dall’idratazione del cemento e rimasta intrappolata nei micropori della pasta cementizia.
Questo spiega la notevole in‡uenza che sul fenomeno ha l’umidità relativa dell’ambiente
circostante ed il rapporto tra la super…cie ed il volume dell’elemento.
L’entità del ritiro è inoltre in‡uenzato dalla composizione del calcestruzzo: il rapporto
acqua-cemento, la percentuale di inerti …ni, il quantitativo totale di cemento sono variabili
al cui aumento corrisponde un’ampli…cazione del fenomeno del ritiro.
Nel progetto l’entità delle deformazioni di ritiro si possono stimare sulla base di dati non
speci…ci, presi dalla normativa. Nella norma italiana la deformazione …nale (²cs (1; t0 ))
viene fornita in funzione dell’umidità relativa ambientale e della “dimensione …ttizia”
® = 2Ac =u, in cui Ac è l’area della sezione di conglomerato e u il perimetro a contatto con
l’atmosfera, nonché del tempo t0 a partire dal quale si considera l’e¤etto del ritiro. Questi
valori sono riportati nella tabella 2.2.
La bozza di normativa europea EC2 non tiene conto di t0 ; il ritiro a tempo in…nito è
dato solo in funzione di ® e dell’umidità ambientale, come riportato nella tabella 2.3.
Le due normative citate non danno indicazioni circa la legge con cui il fenomeno evolve
nel tempo. A questo proposito le norme ACI suggeriscono la relazione:
t ¡ t0
²cs (t; t0 ) = ²cs1 (2.13)
35 + t ¡ t0
in cui ²cs1 è la deformazione …nale e t è il tempo in giorni, misurato dalla data del getto,
mentre t0 (usualmente 7 giorni) è il tempo per cui si ritiene abbia inizio il ritiro.
2.2 Il calcestruzzo 23
Viscosità
Nel calcestruzzo, per livelli di tensione non troppo prossimi alla resistenza del materiale, si
può assumere che le deformazioni viscose siano proporzionali alle tensioni; si può parlare
pertanto di viscosità lineare. Se la tensione ¾c , applicata all’istante t0 misurato a partire
dalla data del getto, rimane costante …no al tempo t, si può porre:
¾c
²c (t) = [1 + Á(t; t0 )] (t ¸ t0 ) (2.14)
Ec
in cui la deformazione totale al tempo t, ²c , è espressa come somma della parte elastica
(istantanea) ¾c =Ec e di quella viscosa (¾c =Ec )Á(t; t0 ). La funzione Á(t; t0 ) è detta funzione
di viscosità ed esprime il rapporto, al tempo t, tra la parte lenta e quella istantanea della
deformazione.
Sempre nei limiti di una teoria lineare, le deformazioni viscose sono additive; se si
applica un carico al tempo t1 che produce una tensione ¾ c1 ed un altro al tempo t2 cui
corrisponde la tensione ¾2 , la deformazione al tempo t è data dalla relazione:
¾c1 ¾ c2
²c (t) = [1 + Á(t; t1 )] + [1 + Á(t; t2 )]
Ec Ec
Per ¾c2 = ¡¾c1 , ciò che corrisponde allo scarico completo, si ha:
¾c1
²c (t) = [Á(t; t1 ) ¡ Á(t; t2 )] (t2 > t1 )
Ec
Inizialmente, t = t2 , solo la deformazione elastica viene restituita, mentre la deforma-
zione viscosa permane integralmente in quanto Á(t2 ; t2 ) = 0. Al crescere di t il secondo
termine cresce più rapidamente del primo, così che una parte della deformazione viscosa
viene recuperata; la deformazione residua tende al valore asintotico che si raggiunge a
tempo in…nito:
¾c1
²c (1) = [Á(1; t1 ) ¡ Á(1; t2 )]
Ec
L’entità della deformazione residua dipende dalle età di messa in carico t1 e t2 : diminuisce
al crescere di t1 (età di prima messa in carico) mentre aumenta con la di¤erenza t2 ¡ t1
(durata del tempo di carico). L’andamento nel tempo delle deformazioni per una prova di
questo tipo è illustrato nella …g. 2.10.
Nel caso generale la deformazione al tempo t, conseguente ad una storia di tensioni
¾c (¿ ), si calcola con la relazione:
Z t Z t
1 1
²c (t) = [1 + Á(t; ¿ )]d¾c (¿ ) = [1 + Á(t; ¿ )]¾_ c (¿ )d¿ (2.15)
Ec 0 Ec 0
t0 UR=75% UR=55%
giorni ® · 20 cm ® ¸ 60 cm ® · 20 cm ® ¸ 60 cm
3¥7 2.7 2.1 3.8 2.9
8 ¥ 60 2.2 1.9 3.0 2.5
> 60 1.4 1.7 1.7 2.0
quantitativa del termine viscoso sulla deformazione …nale di un elemento soggetto a carichi
di lunga durata, in quanto la parte viscosa della deformazione è in media più che doppia
di quella elastica.
Le EC2 forniscono una tabella analoga, ma con valori di¤erenti, come mostrato nella
tab. 2.5.
Per la valutazione della deformazione viscosa la normativa ACI fornisce una relazione
analitica della funzione di viscosità, espressa nella forma:
t0 UR=80% UR=50%
giorni ® = 5 cm ® = 15 cm ® = 60 cm ® = 5 cm ® = 15 cm ® = 60 cm
1 3.5 3.0 2.6 5.4 4.4 3.6
7 2.5 2.1 1.9 3.9 3.2 2.5
28 1.9 1.7 1.5 3.2 2.5 2.0
90 1.6 1.4 1.2 2.6 2.1 1.6
365 1.2 1.0 1.0 2.0 1.6 1.2
in cui C è un parametro da cui dipende la deformazione …nale, funzione degli stessi fattori
che in‡uenzano il ritiro, mentre la funzione '() è espressa dalla relazione:
(t ¡ t0 )0:6
'(t; t0 ) = 1:25t¡0:118
0 (2.17)
10 + (t ¡ t0 )0:6
in cui il tempo t, misurato a partire dalla data del getto, è espresso in giorni.
A titolo di esempio, prendendo in esame un elemento prismatico con sezione 30£50 cm2
(® = 18:8), caricato al 60± giorno dal getto ed esposto in ambiente umido (UR ' 75¥80%),
le norme italiane forniscono il valore Á1 = 2:2, dalle EC2, interpolando la tabella 2.5, si
ottiene Á1 = 1:52, mentre per le ACI si ha Á1 » 1:14. Si deve concludere che non vi è
una grande concordanza di opinioni tra gli estensori delle diverse normative.
2.3 L’acciaio
L’acciaio nel cemento armato è impiegato sotto forma di barre di sezione circolare, o ap-
prossimativamente tale. Infatti per aumentare l’aderenza (vedi sez. 2.4) con il calcestruzzo,
l’acciaio di qualità migliore viene prodotto in barre sulla cui super…cie vengono realizzati
dei risalti: questo tipo di barre è detto ad aderenza migliorata. In tutti i casi le barre sono
caratterizzate dal diametro e¤ettivo (barre tonde lisce) o dal diametro nominale di una
barra circolare di uguale lunghezza e peso (barre ad aderenza migliorata).
In pratica si possono distinguere due tipi di acciai: l’acciaio ordinario, impiegato nel
cemento armato normale e quello ad alta resistenza che si usa nel cemento armato pre-
compresso. Le caratteristiche di quest’ultimo tipo saranno illustrate in uno dei capitoli
dedicati alla precompressione.
Le caratteristiche meccaniche dell’acciaio si determinano mediante prove di trazione
su monconi di barra; tipici diagrammi tensione-deformazione di acciai con diverse carat-
26 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
teristiche di resistenza, sono rappresentati in …g. 2.11. Come è esempli…cato nella …gura
l’andamento tipico della legge ¾ ¡ ² mostra un tratto elastico lineare che si estende …no
alla tensione fy , detta di snervamento, seguito da un tratto in cui la deformazione cresce
con tensione praticamente costante (tratto plastico). Successivamente la tensione torna
a salire, ma con pendenza molto inferiore a quella iniziale elastica, (incrudimento) …no
a raggiungere un massimo, per poi diminuire seguendo un ramo instabile con pendenza
negativa che termina con la rottura e¤ettiva della barra.
La grandezza più importante per de…nire la resistenza del materiale è la tensione di
snervamento fy . Come tensione di rottura ft si assume il massimo valore raggiunto nella
fase di incrudimento, in quanto il valore e¤ettivo al momento della rottura si può misurare
solamente con prove a spostamento impresso.
I digrammi di …g. 2.11 evidenziano alcune proprietà che sono elencate nel seguito:
Negli acciai di qualitè migliore il tratto plastico può essere del tutto assente per cui
non è possibile riconoscere un preciso valore della tensione di snervamento. In questo
caso si adotta la convenzione di sostituire alla tensione di snervamento la tensione che
corrisponde ad una deformazione residua stabilita, generalmente lo 0.2%. Questo valore
viene indicato con il simbolo f(0:2) e si determina nel modo seguente: sul diagramma ¾ ¡ ²
si traccia una retta parallela al ramo elastico che taglia le ordinate nel punto ² = 0:002;
l’intersezione di questa retta con la curva di carico individua il punto di ordinata f(0:2) .
Infatti, se lo scarico fosse esattamente parallelo al ramo elastico, raggiunto questo punto,
dopo lo scarico si avrebbe una deformazione residua dello 0.2%.
Come materiale l’acciaio ha comportamento simmetrico in trazione e compressione:
pertanto la prova di trazione è su¢ciente ad individuarne le caratteristiche meccaniche.
Ovviamente, a causa dei fenomeni di instabilità, il comportamento degli elementi può
essere molto diverso in trazione e compressione.
Il comportamento ciclico dell’acciaio, in prima approssimazione, può essere modellato
con una semplice legge elasto-plastica: ramo elastico lineare, deformazione plastica a ten-
sione costante, scarico parallelo al ramo elastico …no alla soglia di snervamento di segno
opposto. Questo modello non consente di descrivere fenomeni quali l’e¤etto Bauschin-
ger, per cui la tensione di plasticizzazione si riduce al crescere della precedente escursione
plastica.
Una legge che descrive in modo soddisfacente il comportamento ciclico dell’acciaio è
quella di Menegotto e Pinto, derivata da una precedente di Ramberg-Osgood:
(1 ¡ b)²¤
¾¤ = b²¤ + (2.18)
(1 + ²¤R )1=R
2.4 L’aderenza 27
in cui b ed R sono parametri che de…niscono la forma della curva, mentre ¾¤ ed ²¤ sono
rispettivamente la tensione e la deformazione normalizzate:
¾ ¡ ¾r ² ¡ ²r
¾¤ = ; ²¤ = (2.19)
fy ¡ ¾ r ²y ¡ ²r
dove (fy ; ²y ) sono le coordinate del punto di snervamento nel diagramma bilineare invilup-
po (…g. 2.12) e (¾r ; ²r ) sono le coordinate dell’ultimo punto di inversione del segno della
velocità di deformazione. Dalla costante b dipende l’inclinazione del ramo incrudente,
mentre R controlla il raggio del ramo di raccordo tra il ramo elastico e quello plastico;
elevati valori di R corrispondono ad una transizione brusca, di tipo elasto-plastico.
2.4 L’aderenza
Il corretto funzionamento delle strutture in cemento armato dipende dalla e¤ettiva possi-
bilità che i due materiali costituenti, calcestruzzo ed acciaio, siano realmente solidali, cioè
subiscano le stesse deformazioni. Questo comportamento è reso possibile dall’aderenza, il
fenomeno attraverso cui si trasmettono gli sforzi tra i due materiali.
Il diagramma in …g. 2.13 illustra il risultato di una prova di s…lamento: una barra,
annegata per una lunghezza …ssata in un blocco di calcestruzzo, viene sollecitata a trazione
…no allo s…lamento. Nel diagramma, in cui è riportato il legame tra la forza applicata e lo
scorrimento relativo, si distinguono alcuni tratti con diverse caratteristiche. In un prima
fase la forza cresce quasi in assenza di scorrimenti; questa è dominata dai legami chimici,
che si formano durante la presa, tra il cemento e l’acciaio. Superata la modesta resistenza
o¤erta da questi legami, la forza può ancora crescere, ma ora a prezzo di scorrimenti più
elevati (secondo ramo della curva). Nelle barre lisce l’incremento di forza che si sviluppa in
28 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
Fb = ¼Ál¿ b (2.20)
dipendono ovviamente dalle proprietà meccaniche dei materiali, ma anche dal tipo di
carichi considerati. Infatti se si prendono in conto carichi eccezionali, per intensità o per
tipo, il dominio sarà quello di non collasso, mentre per azioni frequenti si utilizzerà un
dominio di buon funzionamento.
Queste assunzioni presuppongono che le caratteristiche dei materiali (resistenze, modu-
li elastici, deformazioni ultime, ecc : : : ) siano delle grandezze deterministiche, individuate
da valori precisi. Ma così non è. Delle azioni si dirà altrove, per quel che riguarda le
caratteristiche meccaniche dei materiali, se, ad esempio, da uno stesso getto di calcestruz-
zo si prelevano alcuni campioni che vengono poi posti a maturare per ugual tempo nello
stesso ambiente e quindi sottoposti a prova, in genere si otterranno risultati tutti diversi.
In questo caso la dispersione è piccola, ma diviene molto più grande quando si analizzano
i risultati di prelievi di getti diversi, anche se ottenuti in condizioni analoghe, usando le
stesse quantità e gli stessi tipi dei materiali costituenti.
Le caratteristiche meccaniche del calcestruzzo sono grandezze particolarmente incerte,
data la di¢coltà di controllare il processo di produzione; ma anche per l’acciaio si veri…ca,
seppure in misura inferiore, una analoga dispersione dei risultati. Considerazioni di questo
tipo valgono in sostanza per tutti i materiali.
Immaginando di disporre dei risultati di misure sperimentali di una grandezza mecca-
nica (p.es. la resistenza a rottura) eseguite su numerosi campioni di un materiale (p.es.
calcestruzzo), potremmo costruire un istogramma delle frequenze del tipo illustrato in …g.
2.14. Come si vede il gra…co mostra un andamento “a campana” in cui i valori
massimi delle ordinate sono prossimi alla media aritmetica dei risultati. Per valori non
troppo vicini a zero l’istogramma si può approssimare con la curva densità di probabilità
di Gauss:
" µ ¶ #
1 1 x¡m 2
Á(x) = p exp ¡ (2.21)
2¼¾ x 2 ¾x
30 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
FX (x) : FX (x) = P (X · x)
La maggior parte delle normative moderne assumono come valori di riferimento (nomi-
nali) delle resistenze dei materiali il valore frattile inferiore al 5% (p = 0:05). Per i carichi
generalmente si fa riferimento ai frattili superiori della stessa probabilità. Questi frattili
vengono indicati come valori caratteristici delle grandezze in esame. Pertanto i materiali
vengono comunemente classi…cati in base al valore caratteristico della resistenza.
Per la normativa italiana il calcestruzzo viene classi…cato mediante il valore caratte-
ristico della resistenza misurata su provini cubici (Rck ), mentre nella maggior parte delle
altre normative si fa riferimento alla resistenza cilindrica (fck ' 0:83Rck ). Analogamente
gli acciai sono classi…cati in base alla tensione caratteristica di snervamento fyk , ecc : : :
Nel caso che una variabile aleatoria X si possa ritenere gaussiana con media mX e de-
viazione standard ¾X , il valore caratteristico (frattile al 5% inferiore) è dato semplicemente
da:
Xk = mX ¡ 1:64¾X (2.22)
Oltre che in barre, l’acciaio per il cemento armato viene prodotto in …li tra…lati ed
in reti e tralicci elettrosaldati, con diametri compresi tra 5 e 12 mm. Le caratteristiche
di queste armature sono elencate nella tabella 2.7. Quando manca il tratto plastico la
tensione di snervamento viene sostituita da f(0:2)k .
denti sezioni; tuttavia, di solito, è possibile utilizzare delle relazioni sempli…cate, chiamate
diagrammi di calcolo, che, pur cogliendo gli aspetti essenziali del funzionamento del ma-
teriale, consentono di sempli…care le formule di veri…ca. Questo aspetto è importante nel
calcolo manuale, mentre risulta meno signi…cativo quando si ricorre al calcolo automatico.
Acciaio Le tensioni ammissibili degli acciai (¾s ) sono date, in funzione della loro classe,
nella tabella 2.8.
Per i …li e le reti elettrosaldate la tensione ammissibile si calcola con la seguente
relazione:
Negli elementi con spessori minori di 5 cm il coe¢ciente ° c deve essere maggiorato del
25%.
La resistenza di calcolo4 a compressione fcd si ottiene dividendo la resistenza caratte-
ristica cilindrica per il coe¢ciente ° c ; pertanto:
fck 0:83Rck
fcd = = (2.29)
°c °c
in cui f¹cd = 0:85fcd , e da un tratto costante, nell’intervallo [²c1 ; ²cu = 0:0035], di ordinata
f¹cd . Quindi la massima tensione di compressione del calcestruzzo risulta di fatto l’85%
della resistenza di calcolo.5
La deformazione limite ²cu = 0:0035 è, convenzionalmente, la deformazione di rottura
del materiale.
in cui fctm indica il valore medio della resistenza a trazione. Il valore caratteristico si
ottiene dal precedente moltiplicandolo per il coe¢ciente 0.7:
4
I valori di progetto vengono, in Italia, indicati anche come grandezze di calcolo.
5
Questa riduzione tiene conto che i diagrammi ¾ ¡ ² reali del calcestruzzo hanno un ramo decrescente
e pertanto la risultante delle tensioni su di una sezione in‡essa oltre ²c1 risulta inferiore a quella calcolata
con il diagramma schematico parabola-rettangolo.
36 Capitolo 2 I materiali delle costruzioni in cemento armato
Sintetizzando quanto visto nel precedente capitolo, si può a¤ermare che gli elementi strut-
turali in cemento armato sono costituiti da due materiali dalle caratteristiche molto diverse,
uno dei quali, il calcestruzzo, ha un comportamento che segue poco il modello elastico, in
particolare nei confronti delle sollecitazioni di trazione è fragile ed ha modesta resistenza.
Questi fatti implicano che i risultati della teoria dell’elasticità non possono essere este-
si, se non con qualche mediazione ed approssimazione, alle strutture in cemento armato,
anche per livelli di sollecitazione modesti, quali quelli associati ai carichi in esercizio. Un
modello accurato per le strutture in cemento armato deve tener conto di queste carat-
teristiche, in particolare deve poter prevedere il fenomeno della fessurazione, dovuto al
superamento della resistenza a trazione del conglomerato, e la conseguente perdita di con-
tinuità. Modelli di questo tipo, con diversi gradi di accuratezza, esistono e sono inseriti in
codici agli elementi …niti non lineari, ma il loro impiego è molto oneroso, sia nel calcolo,
sia nella preparazione dei dati e nell’interpretazione dei risultati; l’uso di questi program-
mi è giusti…cato solo per strutture di particolare impegno o per scopi di ricerca. Nella
progettazione corrente si cerca di fare riferimento, con qualche aggiustamento, al semplice
e collaudato calcolo elastico.
In questo capitolo verrà analizzato il comportamento delle travi in‡esse, nel prossi-
mo quello degli elementi soggetti alla sollecitazione composta di ‡essione e pressione, in
uno successivo verranno esaminate le sollecitazioni che inducono tensioni tangenziali: il
taglio e la torsione. Sebbene la sollecitazione di taglio non sia mai disgiunta dalla ‡es-
sione, una approssimazione accettata e confortata dall’esperienza consente di analizzarle
separatamente, il che risulta molto vantaggioso dal punto di vista pratico.
37
38 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
I legami costitutivi che si adottano per l’acciaio e per il calcestruzzo compresso dipen-
dono dal tipo di analisi: nel calcolo allo stato limite ultimo si usano i diagrammi di calcolo
illustrati in precedenza, mentre per l’analisi in campo elastico si assume un legame lineare
tra tensioni e deformazioni.
E(P )
dF = ²E0 dA
E0
Questa relazione si può interpretare nel modo seguente: dF è la risultante delle tensioni,
in un materiale di modulo E0 , agenti sull’area dA pesata con il fattore E(P )=E0 . In questo
modo ci si può riferire ad un materiale unico, di modulo E0 , purché le aree degli elementi
vengano pesate con il rapporto tra il modulo e¤ettivo e quello di riferimento.1
Questo arti…cio, detto omogeneizzazione della sezione in quanto virtualmente la ri-
conduce ad una omogenea con modulo E0 , risulta particolarmente conveniente nel calcolo
elastico delle sezioni in cemento armato, perché le sezioni delle barre di armatura possono
1
Il vantaggio di questa operazione consiste nel fatto che, essendosi ricondotti al caso di un materiale
omogeneo, sono ancora validi i teoremi geometrici della teoria della ‡essione, ad esempio le proprietà del
baricentro e dell’ellisse di inerzia. Tali grandezze tuttavia dovranno riferirsi, ora, ad una sezione costituita
da un materiale con “densità” variabile, pari a E(P )=E0 .
40 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
Es
n= (3.1)
Ec
il suo valore, …ssato dalla normativa italiana, si assume uguale a 15.
È interessante osservare che, facendo uso dell’eq. (2.2), si ottengono per il calcestruzzo
dei valori del modulo elastico compresi tra 22000 e 40000 N=mm2 , al variare di Rck tra
15 e 50 N=mm2 . Poiché per il modulo elastico dell’acciaio si può assumere il valore di
205000 N=mm2 , dall’eq. (3.1) si ottengono valori di n compresi tra 9:5 e 5:25, quindi
sensibilmente inferiori al 15 …ssato dalle norme.
La spiegazione di questa apparente contraddizione sta nel fatto che il modulo elastico
Ec tiene conto solo della deformabilità istantanea del calcestruzzo, mentre per l’azione
dei carichi permanenti si sviluppa nel tempo anche la deformazione viscosa, la cui entità,
come visto, è mediamente maggiore di quella istantanea. Il valore 15 del coe¢ciente di
omogeneizzazione tiene conto, in modo forfettario e convenzionale, del contributo della
viscosità alla deformazione del calcestruzzo.
Per quanto visto, nel calcolo elastico, le sezioni delle travi in cemento armato solleci-
tate da tensioni normali, possono considerarsi come composte di un unico materiale: il
calcestruzzo. La sezione reagente omogenizzata è pertanto costituita dalla parte compressa
della sezione di calcestruzzo e dalle armature, le cui aree sono ampli…cate (omogenizzate)
mediante il modulo n. A questa sezione si possono applicare tutti i risultati della teoria
elastica delle travi composte di materiale omogeneo.
Tuttavia il problema dell’analisi delle sezioni in cemento armato risulta sensibilmente
più complesso; infatti, ad eccezione dei casi in cui la sezione è interamente compressa,
la parte reagente non è nota a priori, in quanto dipende dallo stato di tensione che,
ovviamente, è a sua volta funzione dalla geometria della sezione. Pertanto il problema dà
luogo ad un sistema di equazioni la cui soluzione, con l’eccezione di alcuni casi semplici,
non può ottenersi analiticamente, ma richiede l’impiego di procedure numeriche iterative.
Fortunatamente il caso più semplice da trattare, quello della ‡essione retta delle sezioni
rettangolari, è anche il più frequente che si incontra in pratica. I casi più complessi poi
si presentano oggi molto meno problematici che nel passato, data la grande di¤usione di
mezzi di calcolo potenti che consentono di risolverli, quando si disponga delle procedure
opportune, in tempi estremamente brevi.
Infatti la coincidenza dell’asse di sollecitazione con uno degli assi di inerzia della sezione
geometrica non garantisce, in generale, che questa condizione sarà veri…cata anche per la
sezione parzializzata. Fa eccezione il caso delle sezioni che hanno un asse di simmetria.
L’asse di simmetria è, come noto, anche asse principale d’inerzia; se la sollecitazione agisce
secondo quest’asse e l’asse neutro risulta ad esso perpendicolare, la sezione parzializzata
sarà ancora simmetrica rispetto allo stesso asse e quindi la sollecitazione rimarrà retta
anche con riferimento alla sezione reagente omogenizzata.
Si può concludere che una sezione è sollecitata a ‡essione retta2 se ha un asse di
simmetria e questo coincide con l’asse di sollecitazione. La condizione di sollecitazione retta
sempli…ca sensibilmente il problema; infatti nell’analisi delle sezioni in cemento armato è
fondamentale la determinazione della posizione dell’asse neutro che, separando la sezione
compressa da quella tesa, di fatto individua la parte di calcestruzzo reagente. In caso di
sollecitazione retta l’asse neutro, essendo ortogonale a quello di sollecitazione, ha giacitura
nota; pertanto il problema della sua individuazione presenta una sola incognita anziché
due.
Formulazione generale
Si consideri una sezione simmetrica sollecitata a ‡essione semplice da una coppia di mo-
mento M agente secondo l’asse di simmetria della sezione; per quanto visto la sollecitazione
è retta e pertanto l’asse neutro avrà giacitura ortogonale all’asse di sollecitazione. Come
mostrato in …g. 3.1, si assuma un riferimento ortogonale, l’asse x coincidente con l’asse neu-
tro e l’asse y con quello di simmetria. La condizione che, per la sollecitazione di ‡essione
semplice, l’asse neutro passi per il baricentro della sezione omogenizzata, si esprime:
Z Z m
X
Sn¤ = y dA = y dA + n ysi Asi = 0 (3.2)
A¤ Acc i=1
2
analoghe considerazioni possono svolgersi per la sollecitazione di pressione eccentrica.
42 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
in cui A¤ indica l’area della sezione omogenizzata, Acc l’area della sezione di calcestruzzo
reagente (compressa), mentre Asi è l’area della i-esima barra di ordinata ysi nel riferimento
adottato.
La sola incognita nell’eq. (3.2) è yc , che individua la posizione dell’asse neutro e quindi
l’e¤ettiva sezione reagente; la sua determinazione fornisce gli elementi necessari per il
calcolo delle tensioni. Infatti posto:
Z m
X
¤ 2 2
IG = y dA + n ysi Asi (3.3)
Acc i=1
M M
¾c (y) = ¤y ¾si = n ¤ ysi (3.4)
IG IG
dove ¾ c (y) indica la tensione nella …bra di ordinata y del calcestruzzo compresso e ¾si è la
tensione nella i-esima barra di armatura. Si osservi che la tensione nell’armatura si ottiene
con la stessa relazione impiegata nel calcestruzzo, ma ampli…cata del fattore n. Infatti
poiché per l’ipotesi di perfetta aderenza i due materiali hanno la stessa deformazione si
ha:
Es
¾s = Es ² = Ec ² = n¾ c
Ec
x=» y = yc ¡ ´
per le armature si ha ysi = yc ¡ di (di = ´ si è la distanza della barra i dal lembo compresso
della sezione). Sostituendo queste relazioni nell’eq. (3.2) si ottiene:
Z Ã m m
!
X X
yc Acc ¡ ´ dA + n yc Asi ¡ di Asi =0
Acc i=1 i=1
P
dove A¤ = Acc + n m i=1 Asi è l’area reagente omogenizzata.
L’equazione (3.5) non è ancora esplicita in yc in quanto l’area Acc della parte compressa
della sezione dipende a sua volta dalla posizione dell’asse neutro; per essere resa esplicita
occorre precisare la forma geometrica della sezione.
3.2 Calcolo elastico. Il metodo delle tensioni ammissibili 43
Sezione rettangolare
Per una sezione rettangolare, come quella illustrata in …g. 3.2, l’eq. (3.5) si esplicita
facilmente. Infatti in tal caso si ha:
A¤ = byc + nAs
Z Z yc
1
´ dA = b ´ d´ = byc2
Acc 0 2
Pm
in cui As = i=1 Asi indica l’area totale delle armature. Sostituendo queste espressioni
nell’eq. (3.5) risulta:
1
yc (byc + nAs ) ¡ byc2 ¡ ndG As = 0 (3.6)
2
avendo indicato con dG la distanza del baricentro delle armature dal lembo compresso
della sezione: Pm
di Asi
dG = i=1
As
Sviluppando l’eq. (3.6) si ottiene un’equazione di secondo grado in yc :
nAs nAs
yc2 + 2 yc ¡ 2 dG = 0
b b
la cui radice positiva fornisce la posizione dell’asse neutro:
Ãr !
nAs bdG
yc = 1+2 ¡1 (3.7)
b nAs
3
Qui in realtà si intende un materiale elastico con modulo Ec e quindi reagente anche a trazione.
44 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
X m
¤ 1
IG = byc3 + n (yc ¡ di )2 Asi (3.8)
3
i=1
M M
¾cm = ¤ yc ¾sm = n ¤ (yc ¡ dm ) (3.9)
IG IG
avendo indicato con dm la distanza dell’armatura più lontana dal lembo compresso.4
Per l’equilibrio della sezione, la risultante C delle tensioni di compressione del calce-
struzzo e quella T delle trazioni nell’armatura formano una coppia di momento M. Il
braccio della coppia, z, è la distanza tra queste risultanti. Poiché la sezione è rettangolare
ed il diagramma delle compressioni è un triangolo di altezza yc , tale risultante passa per il
punto, sull’asse di simmetria, distante yc =3 dal lembo compresso della sezione; pertanto:
µ ¶
yc K
z =d¡ =d 1¡ = d³
3 3
M = Cz = T z (3.12)
¾
¹ s = 115 ¾
¹ s = 155 ¾
¹ s = 215 ¾
¹ s = 255
¾
¹c ® ³ ® ³ ® ³ ® ³
6.0 0.0298 0.854 0.0321 0.877 0.0354 0.902 0.0374 0.913
6.5 0.0281 0.847 0.0302 0.871 0.0332 0.896 0.0350 0.908
7.0 0.0267 0.841 0.0286 0.865 0.0313 0.891 0.0329 0.903
7.5 0.0254 0.835 0.0271 0.860 0.0296 0.885 0.0311 0.898
8.0 0.0243 0.830 0.0259 0.854 0.0281 0.881 0.0296 0.893
8.5 0.0233 0.825 0.0248 0.849 0.0269 0.876 0.0282 0.889
9.0 0.0224 0.820 0.0238 0.845 0.0257 0.871 0.0269 0.885
9.5 0.0216 0.815 0.0229 0.840 0.0247 0.867 0.0258 0.880
10.0 0.0209 0.811 0.0220 0.836 0.0237 0.863 0.0248 0.876
10.5 0.0202 0.807 0.0213 0.832 0.0229 0.859 0.0239 0.873
11.0 0.0196 0.803 0.0206 0.828 0.0221 0.855 0.0231 0.869
Per le relazioni (3.14), …ssata una delle dimensioni della sezione (b o d), se ne puù
determinare l’altra in modo che la tensione nel calcestruzzo sia quella …ssata.
Dalla seconda delle equazioni (3.12), noto d, si calcola facilmente l’area di armatura
occorrente:
M M
T = As ¾
¹s = =
z ³d
da cui:
M
As = (3.16)
³d¹
¾s
I valori dei coe¢cienti ® e ³ che compaiono nelle formule di progetto (3.14) e (3.16)
dipendono, oltre che dal coe¢ciente n, dalle tensioni ammissibili del calcestruzzo e del-
l’acciaio e sono riportati, per i valori più frequenti di ¾
¹c e ¾
¹ s , nella tabella 3.1.
L’equazione (3.16) è particolarmente importante; in essa l’unico parametro che dipende
da ¾¹ c e da n è il coe¢ciente del braccio delle forze interne ³. Un esame della tabella 3.1
dimostra che ³ è poco sensibile alle variazioni delle tensioni ammissibili: nel campo dei
valori riportati in tabella la variazione è circa compresa tra 0.8 e 0.9.6 Questo fatto
è importante per diversi motivi: 1) giusti…ca in parte l’adozione di un coe¢ciente di
omogeneizzazione forfettario e convenzionale, indipendente dal reale modulo elastico del
calcestruzzo, in quanto l’area di armatura richiesta per resistere ad un momento M è
praticamente indipendente dal valore di n; 2) consente di dimensionare l’armatura tesa
occorrente, quando sia …ssata l’altezza della sezione, senza necessità di determinare la
tensione del calcestruzzo.
6
Anche se qui non è analizzata, vi è una analoga scarsa sensibilità anche nei confronti di n.
3.2 Calcolo elastico. Il metodo delle tensioni ammissibili 47
Sezioni a T ed I
La forma rettangolare è praticamente la sola per cui l’integrale nell’eq. (3.5) si esplicita
facilmente in modo tale che se ne possa dare una soluzione in forma chiusa. Generalmente
questa equazione deve essere risolta numericamente con un procedimento iterativo; un
metodo di facile applicazione sarà illustrato nel successivo paragrafo.
Come è già stato notato, la sezione rettangolare è quella che in pratica si incontra più di
frequente; tuttavia è anche abbastanza comune l’impiego delle sezioni a T; questo avviene
non soltanto perché questa forma è la più razionale nelle sezioni in‡esse, poiché concentra
l’area dove il materiale è maggiormente sollecitato, ma anche in quanto l’intersezione delle
travi con le solette da esse portate genera, anche involontariamente, una sezione resistente
che assume la forma a T.
A questo proposito la normativa italiana prescrive quanto segue:
Nel calcolo di nervature solidali con solette, salvo più accurata determinazione,
si può ammettere, nell’ipotesi di conservazione delle sezioni piane, come colla-
borante con la nervatura, da ciascun lato, una striscia di soletta di larghezza
pari alla maggiore fra le dimensioni seguenti:
² cinque volte lo spessore della soletta più una volta la larghezza dell’eventuale rac-
cordo della soletta.
2. L’asse neutro attraversa la sezione al di sotto delle ali (yc > s).
Nel primo caso la situazione è del tutto identica, ai …ni della resistenza a ‡essione, a
quella di una sezione rettangolare di base bs (larghezza in corrispondenza delle ali). Infatti
il calcestruzzo al di sotto dell’asse neutro viene trascurato e pertanto, ai …ni del calcolo
delle tensioni normali, la sua presenza è inutile. Quindi, se si veri…ca la situazione (1), il
calcolo delle sollecitazioni si svolge usando le eq. (3.7) – (3.9), ponendo bs in luogo di b.
Nel secondo caso tutto il calcestruzzo delle ali risulta compresso ed è pertanto reagente;
pur non essendo indispensabile, anche questo caso si può ricondurre a quello della sezione
rettangolare con base uguale alla larghezza dell’anima b, trasformando l’area delle ali in
quella di una barra di acciaio equivalente:
(bs ¡ b)s
Ase =
n
concentrata nel baricentro alla distanza de = s=2 dal lembo compresso. Le formule (3.7)
– (3.9) si applicano ancora, ove si sostituisca all’area totale delle armature, As , l’area
equivalente At = As + Ase posta nel baricentro dt = (dG As + de Ase )=At .
Determinata la posizione dell’asse neutro, nel calcolo del momento di inerzia della
sezione omogenizzata si deve tener conto che l’area delle ali è di¤usa su di un’altezza s
e non concentrata nel baricentro; pertanto il calcolo si svolge con riferimento alla sezione
e¤ettiva e non a quella rettangolare equivalente:
X m
¤ 1£ 3 ¤
IG = bs yc ¡ (bs ¡ b)(yc ¡ s)3 + n Asi (yc ¡ di )2 (3.17)
3
i=1
Ovviamente a priori non è nota quale delle due situazioni si veri…chi. Pertanto è
necessario procedere per tentativi: supponendo valida l’ipotesi (1) si calcola la posizione
dell’asse neutro per una sezione rettangolare di base bs ; se risulta yc · s l’ipotesi è veri…cata
e pertanto si può continuare il calcolo come indicato nel primo caso; se invece yc > s
l’ipotesi (1) risulta falsa ed il calcolo deve essere ripetuto assumendo valida l’ipotesi (2)
che, per esclusione, deve essere necessariamente vera.
3.2 Calcolo elastico. Il metodo delle tensioni ammissibili 49
Si deve peraltro osservare che se l’asse neutro cade poco al di sotto della soletta lo
scarto tra le due soluzioni risulta minimo, in quanto il contributo della zona di calcestruzzo
al di sotto delle ali, che non esiste ma viene messa in conto dalla prima soluzione, è
piccolo poiché, essendo prossima all’asse neutro, su essa agirebbero tensioni molto piccole.
Questo è utile non tanto ai …ni della veri…ca, per cui non è di¢cile utilizzare la soluzione
esatta, ma per il dimensionamento, che si può fare, nella maggior parte dei casi, usando le
formule valide per la sezione rettangolare, assumendo per b il valore della larghezza delle
ali compresse.
Nel caso in cui il verso del momento esterno è tale da comprimere le …bre inferiori,
assumendo che, come avviene di solito, l’asse neutro cada al di fuori della soletta, questa
risulta tesa e non svolge alcun ruolo. Pertanto la sezione si comporta in questa situazione
come se fosse rettangolare con base uguale alla larghezza b dell’anima.
Le sezioni ad I (o doppio T), sono di impiego meno frequente nel cemento armato
ordinario, mentre sono spesso usate in quello precompresso. Se si assume, come è lecito
attendersi, che l’asse neutro cada al di sopra delle ali inferiori della trave, queste sezioni
si comportano esattamente come delle analoghe a semplice T, e la presenza della soletta
inferiore può essere ignorata.
in cui yi = yc ¡ ´ i sono le distanze dall’asse neutro dei baricentri delle strisce. Le tensioni
massime nel calcestruzzo e nell’acciaio si calcolano quindi mediante le eq. (3.9).
¾(y) = µy (3.19)
t = x cos ® ¡ y sin ®
s = x sin ® + y cos ®
da cui si ottiene:
R
¤ xy dA
tan ® = RA 2 (3.22)
A¤ y dA
Solo in apparenza l’eq. (3.22) fornisce esplicitamente l’incognita ®: infatti gli integrali
a secondo membro dipendono dall’area della sezione reagente e dunque dalla posizione
dell’asse neutro. Tuttavia questa relazione può essere utilizzata in uno schema iterativo.
Fissata una giacitura di tentativo, individuata dall’angolo ®(1) , si può determinare, per
esempio con il metodo delle strisce visto nel paragrafo precedente, la posizione di x che
soddisfa la prima delle eq. (3.20). De…nita così la sezione reagente, si possono calcolare
gli integrali dell’eq. (3.22), da cui si ottiene un valore di ® di seconda approssimazione. Se
questo coincide, a meno di una tolleranza …ssata, con il valore precedente, si è raggiunta la
soluzione, altrimenti si sostituisce ad ®(1) l’ultimo valore trovato e si ripete il procedimento
…no a convergenza.
Determinata la posizione dell’asse neutro, dalla terza delle eq. (3.20) si ricava facil-
mente:
M
µ= ¤ ¤ sin ®
Ix cos ® + Ixy
in cui Ix¤ è il momento di inerzia relativo all’asse neutro e Ixy
¤ è il momento centrifugo
relativo ai due assi ortogonali della sezione reagente omogenizzata. Noto µ la tensione in
52 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
ogni punto del calcestruzzo compresso è data dall’eq. (3.19), mentre per l’acciaio questo
valore deve, come sempre, essere moltiplicato per il coe¢ciente n.
Per la ‡essione deviata non è utile specializzare il problema a casi particolari: infatti
anche nei più semplici, come la sezione rettangolare, la parte reagente ha in genere forma
irregolare e la soluzione esplicita delle equazioni (3.21) risulta generalmente impossibile.
Pertanto è preferibile in ogni caso fare riferimento alla procedura generale indicata sopra.
L’applicazione manuale è piuttosto lunga e tediosa; tuttavia il metodo si può facilmente
programmare, rendendolo in tal modo rapido e preciso.
In…ne è necessario osservare che la ‡essione deviata si incontra di rado nelle applica-
zioni.7 Il motivo è che raramente le travi esistono come elementi isolati; normalmente
esse sono vincolate dalla continuità con solai e solette che ne condizionano le possibilità
di deformarsi. Ad esempio le travi di bordo degli edi…ci hanno spesso sezione a forma
di ¡, quindi non sono simmetriche e, per quanto visto, dovrebbero essere soggette a ‡es-
sione deviata; tuttavia la presenza della soletta costringe il piano di in‡essione a restare
retto e queste travi praticamente si comportano come se avessero sezione a T simmetrica,
ovviamente con uguale larghezza delle ali.
3.2.4 Esempi
Nel seguito si riportano alcuni esempi, relativi alla veri…ca od al dimensionamento, con
il metodo delle tensioni ammissibili, di sezioni in cemento armato sollecitate a ‡essione
retta.
Esempio 3.1 Calcolare i valori massimi della tensione nel calcestruzzo e nell’acciaio in una
sezione rettangolare di base b = 30 cm, altezza h = 45 cm, con doppia armatura:
As1 = 2Á12 = 2:26 cm2 d1 = 3:0 cm2
As2 = 3Á18 = 7:60 cm2 d2 = 42:0 cm2
e sollecitata a ‡essione da un momento M = 75 kNm.
L’armatura risultante è data da:
As = As1 + As2 = 2:26 + 7:60 = 9:86 cm2
d1 As1 + d2 As2 3: £ 2:26: + 42: £ 7:60
dG = = = 33:06 cm
As 9:86
La posizione dell’asse neutro si calcola utilizzando l’eq. (3.7):
Ãr !
nAs b
yc = 1+2 dG ¡ 1 = 13:79 cm
b nAs
Quindi, dalla eq. (3.8) si ha il momento di inerzia della sezione omogenizzata:
¤ 1
IG = byc3 + n[(yc ¡ d1 )2 As1 + (yc ¡ d2 )2 As2 ] = 120892 cm4
3
In…ne le sollecitazioni si ottengono applicando le eq. (3.9)
M 7500000 2 2
¾cm = ¤ yc = 1208920 13:79 = 855 N=cm = 8:55 N=mm
IG
M 7500000
¾ sm = n ¤ (yc ¡ d2 ) = 15 (13:79 ¡ 42) =
IG 120892
= ¡26260 N=cm2 = ¡262:6 N=mm2
2
7
Al contrario la sollecitazione di presso‡essione deviata è molto comune nei pilastri degli edi…ci.
3.2 Calcolo elastico. Il metodo delle tensioni ammissibili 53
Esempio 3.2 Dimensionare una sezione rettangolare in cemento armato sollecitata a ‡essione
con M = 120 kNm, ipotizzando i seguenti materiali:
Calcestruzzo Rck = 30 N=mm2 ¾c = 9:75 N=mm2
Acciaio Fe B 44 k ¾s = 255 N=mm2
Dalle eq. (3.10), (3.11) e (3.15) o dalla tabella 3.1 si ottiene:
9:75
K= = 0:364 ³ = 0:878 ® = 0:0253
9:75 + 255=15
¤ 1
IG = 30 £ 18:543 + 15(18:54 ¡ 52)2 10:28 = 236365 cm4
3
Tensioni massime nei materiali:
12000000
¾cm = 18:54 = 942: N=cm2 = 9:42 N=mm2
236365
12000000
¾sm = 15 (18:54 ¡ 52) = ¡25480: N=cm2 = ¡254:8 N=mm2
236365
2
Esempio 3.4 Veri…care la sezione a T rappresentata nella …g. 3.6, sollecitata a ‡essione con
M = 240 kNm.
Armatura:
As1 = 4Á10 = 4:42 cm2 d1 = 3 cm
As2 = 6Á22 = 22:8 cm2 d2 = 47 cm
Supponendo che l’asse neutro cada nella soletta, si pone b = 80 cm; l’armatura risultante è:
Essendo yc < s, l’ipotesi è confermata; dunque per le eq. (3.8) il momento di inerzia della sezione
reagente è:
¤ 1
IG = 80 £ 15:693 + 15[(15:69 ¡ 3)2 4:52 + (15:69 ¡ 47:)2 22:8] =
3
= 449186 cm4
Esempio 3.5 Veri…care la sezione in cemento armato illustrata nella …g. 3.7 e sollecitata a
‡essione retta con M = 400 kNm: As = 5Á24 = 22:6 cm2 , d = 77 cm.
Si fa l’ipotesi che l’asse neutro tagli la soletta. In tal caso si applica l’eq. (3.7) con b = 60 cm:
nAs 15 £ 22:6
= = 5:65 cm
b 60
Ãr !
2 £ 77
yc = 5:65 1+ ¡ 1 = 24:38 cm > 15 cm
5:65
Questo risultato contraddice l’ipotesi fatta: pertanto l’asse neutro è al di sotto della soletta.
L’armatura equivalente al calcestruzzo delle ali è:
(60 ¡ 25)15
Ase = = 35 cm2 de = 7:5 cm
15
per cui l’armatura risultante:
22:6 £ 77 + 35 £ 7:5
At = 22:6 + 35: = 57:6 cm2 dt = = 34:77 cm
57:6
3.2 Calcolo elastico. Il metodo delle tensioni ammissibili 55
Figura~3.7:
¤ 1
IG = [60 £ 25:423 ¡ 35:(25:42 ¡ 15)3 ] + 15 £ 22:6(25:42 ¡ 77)2 = 1217225 cm4
3
e quindi le tensioni massime risultano:
40000000 2 2
¾ cm = 25:42 = 835 N=cm = 8:35 N=mm
1217225
40000000 2 2
¾ sm = 15 (25:42 ¡ 77) = ¡25425 N=cm = ¡254:5 N=mm
1217225
2
Esempio 3.6 Veri…care la sezione circolare in cemento armato, illustrata in …g. 3.8, sollecitata
a ‡essione con M = 118 kNm.
Si applica il metodo delle strisce, suddividendo la sezione in rettangoli di altezza 1.0 cm. Le
larghezze delle strisce vengono calcolate con la relazione:
p
b(´ i ) = 2 ´i (2r ¡ ´i )
Tabella 3.2:
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 57
Il momento di inerzia calcolato nella tab. 3.2 è relativo ad un asse parallelo all’asse neutro, tangente
al lembo più compresso della sezione. Il momento baricentrico è pertanto:
¤
IG = I ¤ ¡ A¤ yc2 = 522300: ¡ 868:27 £ 16:9922 = 271606 cm4
Quindi le tensioni massime di compressione nel calcestruzzo e di trazione nell’acciaio risultano:
M 2
¾ cm = ¤ yc = 7:4 N=mm
IG
M
¾ sm = n ¤ (yc ¡ dm ) = 254:2 N=mm2
IG
2
² Regione 3. Raccoglie i diagrammi per cui ²cm < ²cu , j²sm j = ²sl . Lo stato limite
è raggiunto per l’eccessivo allungamento dell’armatura principale, prima che il cal-
cestruzzo arrivi alla deformazione ultima. Questo si veri…ca per sezioni debolmente
armate, cui corrispondono meccanismi di collasso duttili, accompagnati da grandi
deformazioni plastiche.
La maggior parte delle sezioni correttamente progettate collassano con un meccanismo
che appartiene ad una fascia a cavallo tra le regioni 2 e 3. Il diagramma di separazione
tra queste due regioni (²cm = ²cu , j²sm j = ²sl ) è detto di rottura bilanciata e corrisponde
alla situazione in cui entrambi i materiali raggiungono simultaneamente la deformazione
ultima. Le sezioni che collassano in questo modo si dicono avere armatura bilanciata.10
C1 = yc1 bf cd = 0:429yc bf cd
2
C2 = yc2 bf cd = 0:381yc bf cd
3
C = C1 + C2 = 0:810yc bf cd (3.24)
Figura~3.11: Coe¢cienti dell’area e della posizione del baricentro dello “stress block” in
funzione della deformazione massima del calcestruzzo
2. ²cm · ²c1 :
³ ®´
C =® 1¡ yc bf cd
3
1 ¡ ®=4
´C = yc (3.27)
3¡®
C
¯=
yc bf cd
e del rapporto ´C =yc , in funzione del parametro ® = ²cm =²c1 . Risulta evidente che ´C =yc
non varia molto, restando compreso tra 0.416 e 0.33, e che segue una legge praticamente
lineare, per cui alle due espressioni nelle eq. (3.26) e (3.27) si può sostituire la semplice
relazione:
Questa è rappresentata con linea tratteggiata in …g. 3.11 e praticamente coincide con la
legge “esatta”.
Al contrario ¯ varia notevolmente con ²cm e, come è ovvio, tende a zero per ²cm !
0; tuttavia, avendo andamento parabolico, per valori di ²cm non troppo piccoli, il suo
valore non varia eccessivamente. Poiché, come si chiarirà meglio in seguito, per questo
meccanismo di rottura, l’errata valutazione di ¯ ha modesta in‡uenza sulla stima del
momento ultimo, generalmente si adottano, anche per la regione 3, i coe¢cienti costanti
0.81 e 0.416 (o, ciò che è equivalente, il diagramma rettangolare).
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 61
C = 0:81yc bf cd T = As fyd
Se j²s j = ²sy = fyd =Es , la posizione dell’asse neutro è …ssata dalla linearità del
diagramma delle deformazioni:
²cu
yc = d (3.30)
²cu + fyd =Es
²cu bdf cd
A(1)
s = 0:81
²cu + fyd =Es fyd
(1)
As è la quantità di armatura occorrente perché la sezione collassi secondo il meccanismo
limite tra le regioni 1 e 2.
Nell’analisi delle sezioni allo stato limite ultimo è utile introdurre il concetto di percen-
tuale meccanica dell’armatura, de…nita come il rapporto tra la massima forza di trazione
sopportata dall’acciaio e quella massima di compressione portata dalla sezione “utile” di
calcestruzzo, di area bd. Indicando con ¹s questa grandezza:
As fyd
¹s = (3.31)
bdf cd
la percentuale critica, che separa la regione delle sezioni fortemente armate da quelle
normalmente armate è:
0:81²cu
¹(1)
s = (3.32)
²cu + fyd =Es
(1)
Le sezioni con percentuali di armatura maggiori di ¹s sono fortemente armate e col-
(1)
lassano nella regione 1. Le sezioni con percentuale inferiore a ¹s sono normalmente o
debolmente armate. L’elemento di separazione tra questi due insiemi si determina ancora
dall’equazione di equilibrio (3.29), tenendo conto che, per ²s = ¡²sl , l’altezza della zona
compressa è:
²cu 3:5 £ 10¡3
yc d= d = 0:259d
²cu + ²sl (3:5 + 10) £ 10¡3
62 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
e quindi
yc
¹(2)
s = 0:81 = 0:81 £ 0:259 = 0:21 (3.33)
d
(2) (1)
Se ¹s · ¹s < ¹s la sezione è normalmente armata e collassa nel campo 2; se
(2)
¹s < ¹s è debolmente armata ed il suo diagramma ultimo è nel campo 3.
Dunque, nota la percentuale meccanica di armatura di una sezione, è immediato stabili-
re secondo quale meccanismo collassa e quindi applicare le relazioni adeguate per calcolarne
il momento ultimo.
(1)
Sezioni fortemente armate: (¹s > ¹s ) Per queste sezioni, nel punto di collasso
l’acciaio è ancora elastico, quindi la tensione nell’acciaio è proporzionale alla deformazione.
L’equazione di equilibrio alla traslazione si scrive pertanto:
0:81yc bf cd + Es ²s As = 0
yc ¡ d
²s = ²cu
yc
0:81K 2 + ®u ¹s K ¡ ®u ¹s = 0
in cui K = yc =d è, come nel caso elastico, l’altezza adimensionale della zona compres-
sa e ®u = ²cu =²sy è il rapporto tra la deformazione ultima del calcestruzzo e quella di
plasticizzazione dell’acciaio.
La radice positiva dell’equazione precedente determina la posizione dell’asse neutro:
Ãs !
3:24
K = 0:617®u ¹s 1+ ¡1 (3.34)
®u ¹s
Il momento ultimo della sezione si ottiene come risultante delle tensioni nella con…gu-
razione di collasso:
Mu = Cz = T z
dove z indica il braccio delle forze interne. Per l’eq. (3.25) si ha:
z = d ¡ 0:416yc = (1 ¡ 0:416K)d
(2) (1)
Sezioni normalmente armate: (¹s · ¹s · ¹s ) Al collasso in queste sezioni il
calcestruzzo ha raggiunto la deformazione ultima, mentre l’acciaio ha superato la soglia
plastica; pertanto, per la risultante delle compressioni si applicano ancora le eq. (3.24) -
(3.25), mentre la forza di trazione nell’armatura è T = As fyd . L’equazione di equilibrio
alla traslazione coincide quindi con l’eq. (3.29), da cui si deduce:
yc As fyd
K= = = 1:235¹s (3.36)
d 0:81bdf cd
Per queste sezioni l’altezza della zona compressa è semplicemente proporzionale alla
percentuale meccanica di armatura. Il momento ultimo pertanto si calcola:
Mu = T z = As fyd (d ¡ 0:416yc ) =
= (1 ¡ 0:416K)dAs fyd = (1 ¡ 0:514¹s )dAs fyd (3.37)
(2)
Sezioni debolmente armate: (¹s < ¹s ) Se si accetta l’approssimazione che lo “stress
block” del calcestruzzo compresso, valido nelle regioni 1 e 2, si possa adottare anche quando
²cm < ²cu , allora questo caso si tratta in modo identico al precedente, usando le eq. (3.36)
e (3.37). Non vi è quindi ragione di fare distinzione tra sezioni normalmente e debolmente
armate11 .
Volendo far uso delle relazioni “esatte” si devono ulteriormente distinguere due casi,
secondo che ²cm è maggiore o minore di ²c1 = 2 £ 10¡3 . La condizione di separazione si
ha quando ²cm = ²c1 e ad essa corrisponde la posizione dell’asse neutro:
²c1
K= = 0:1667
²c1 + ²sl
La risultante delle tensioni sul calcestruzzo è data dalla eq. (3.26) con ® = 1, quindi:
2
C = Kbdf cd = 0:111bdf cd
3
Poiché per l’equilibrio C = T , a questa con…gurazione corrisponde una percentuale mec-
canica di armatura:
T
¹(3)
s = = 0:111 (3.38)
bdf cd
(3)
Quindi, per ¹s ¸ ¹s si applica l’eq. (3.26), e pertanto l’equazione di equilibrio si
scrive: µ ¶
²c1
1¡ yc bf cd = As fyd
3²cm
Sostituendo l’espressione di ²cm in funzione di yc fornita dalla condizione di congruenza:
yc
²cm = ²sl
d ¡ yc
si ottiene un’equazione in yc che, risolta in termini di K, diviene:
¹s + ²c1 =(3²sl )
K= = 0:0625 + 0:9375¹s (3.39)
1 + ²c1 =(3²sl )
11
Il diagramma delle deformazioni è però diverso, e questo richiede di tenere distinti i due casi quando
le armature sono disposte su più livelli, come si vedrà più avanti.
64 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
Nell’intervallo dei valori di ¹s per cui l’eq. (3.40) è valida, una ottima approssimazione
della soluzione è data dalla:
p
K ' (0:45 + 0:441¹s ) ¹s (3.41)
ma di fatto, per valori di ¹s non troppo piccoli (¹s > 0:03) anche l’eq. (3.39) fornisce una
buona approssimazione della soluzione dell’eq. (3.40); quindi non è in pratica necessario
distinguere i due casi.
Determinato il valore di K, il momento ultimo si calcola, tenendo conto dell’espressione
(3.28) del baricentro delle pressioni e dell’espressione di ®, con la relazione:
1 ¡ 1:333K + 0:097K 2
Mu = dAs fyd ' (1 ¡ 0:394K)dAs fyd (3.42)
1¡K
L’errore che si commette utilizzando l’eq. (3.37) anche per le sezioni debolmente armate
si può valutare confrontando i valori del rapporto Mu =dAs fyd ottenuti da questa equazione
con quelli “esatti”, forniti dall’eq. (3.42). Si trova che il massimo errore relativo non supera
l’1.4%. Tale risultato giusti…ca pienamente l’utilizzo della più semplice eq. (3.37).
La presenza dell’armatura nella zona compressa non modi…ca i modi di collasso della
sezione illustrati nella …g. 3.9, ma cambia il valore delle percentuali di armatura che
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 65
separano le regioni 1–2 e 2–3. Infatti in tal caso, per j²s j ¸ ²sy ed ²cm = ²cu , l’equazione
di equilibrio si scrive:
che di¤erisce dalla eq. (3.29) per aver tenuto conto del contributo dell’armatura compressa.
La deformazione dell’armatura compressa, ²0s , si può esprimere in funzione della posi-
zione dell’asse neutro e della massima deformazione del calcestruzzo:
K ¡±
²0s = ²cm (3.45)
K
in cui ± = d0 =d è il rapporto tra la distanza dell’armatura dal lembo compresso (general-
mente 2 – 3 cm) e l’altezza utile della sezione.
Per il meccanismo di collasso in cui l’acciaio ha raggiunto il limite di snervamento
(j²s j = ²sy ) la posizione dell’asse neutro è data dall’eq. (3.30). Noto il valore di K e
tenendo conto che per ipotesi ²cm = ²cu , con l’eq. (3.45) si determina il valore di ²0s che,
inserito nell’eq. (3.43), fornisce il valore della tensione nell’acciaio compresso. Pertanto
nell’eq. (3.44) ¹s è la sola incognita; risolvendo l’equazione si ha:
Questa equazione generalizza l’eq. (3.32) al caso della doppia armatura; in essa ¹0s =
A0s fyd =bdf cd è la percentuale meccanica di armatura compressa.
(1)
Il valore di ¹s che deriva dall’eq. (3.46) è sempre maggiore di quello relativo alla
sezione con semplice armatura; dunque la presenza di acciaio nella parte compressa della
sezione ne aumenta la duttilità, poiché sposta verso l’alto la soglia delle sezioni fortemen-
te armate (che hanno un comportamento fragile). Peraltro questa proprietà è mitigata
da fenomeni più complessi, che sfuggono all’analisi della sezione e che saranno illustrati
in seguito, quale ad esempio l’instabilità delle barre compresse. L’utilità dell’armatura
compressa si può sviluppare pienamente solo se vengono prese opportune precauzioni per
impedire questi fenomeni negativi.
Per il meccanismo di rottura bilanciata si ha ancora K = 0:259; quindi calcolato il
valore della tensione nelle barre compresse, ²0s = ²cu (1 ¡ 3:861±), dall’eq. (3.44) si ottiene
il valore della percentuale di armatura:
0 ¾s (²0s )
¹(2)
s = 0:21 + ¹s (3.47)
fyd
Quindi anche per le sezioni dotate di due livelli di armatura è facile stabilire, mediante
il confronto della percentuale di armatura tesa con i valori di soglia, in quale dei tre campi
cadrà il diagramma delle deformazioni al collasso.
Si esaminano ora le espressioni per il calcolo del momento ultimo delle sezioni con
armatura doppia, distinguendo, come in precedenza, per i tre possibili campi di rottura.
(1)
Sezioni fortemente armate: (¹s > ¹s ) L’acciaio teso è ancora elastico, pertanto
l’equazione di equilibrio si può scrivere:
in cui le deformazioni delle due armature possono esprimersi in funzione dell’altezza della
zona compressa:
K ¡1 K ¡±
²s = ²cu ²0s = ²cu
K K
Se risulta, come è frequente in questo caso, ²0s ¸ ²sy , dalle due equazioni precedenti si
ottiene un’equazione quadratica in K:
0:81K 2 + (¹0s + ¹s ®u )K ¡ ¹s ®u = 0
la cui soluzione positiva è:
Ãs !
3:24¹s ®u
K = 0:617(¹0s + ¹s ®u ) 1+ 0 ¡1 (3.48)
(¹s + ¹s ®u )2
(®u = ²cu =²sy ).
Determinato K si può calcolare ²s0 e controllare che la soglia plastica sia stata e¤etti-
vamente superata. In caso contrario si deve porre:
¾s (²0s ) = Es ²0s = Es ²cu (K ¡ ±)=K
per cui l’equazione di equilibrio diviene:
µ ¶
K ¡± K ¡ 1 ²cu
0:81K + ¹0s + ¹s =0
K K ²sy
cui corrisponde la soluzione:
Ãs !
3:24(¹s + ¹0s ±)
K = 0:617®u (¹s + ¹0s ) 1+ ¡1 (3.49)
®u (¹s + ¹0s )2
Noto K e quindi ²0s , il momento ultimo della sezione si ottiene aggiungendo al risultante
delle tensioni nel calcestruzzo, espresso nell’eq. (3.35), il contributo fornito dall’acciaio
compresso:
Mu = 0:81(1 ¡ 0:416K)Kbd2 f cd + ¾s (²0s )A0s (d ¡ d0 ) (3.50)
(2) (1)
Sezioni normalmente armate: (¹s · ¹s · ¹s ) Anche in questo caso è necessario
distinguere se l’armatura compressa ha superato o meno la soglia di plasticizzazione.
Assumendo che ²0s ¸ ²sy , dall’equazione di equilibrio si deduce immediatamente l’al-
tezza della zona compressa:
K = 1:235(¹s ¡ ¹0s ) (3.51)
Quindi, determinato ²0s = ²cu (K ¡ ±)=K, se questo risulta inferiore alla deformazione di
plasticizzazione, per cui l’acciaio compresso è in campo elastico, l’equazione di equilibrio
si scrive:
K¡±
0:81Kbdf cd + A0s Es ²cu ¡ As fyd = 0
K
che risolta rispetto a K fornisce:
³ p ´
K = 0:617 ¹s ¡ ®u ¹0s + (¹s ¡ ®u ¹0s )2 + 3:24®u ¹0s ± (3.52)
Determinato il corretto valore di K e quindi la deformazione e la tensione nell’armatura
compressa, il momento ultimo della sezione si valuta calcolando il momento risultante
rispetto al baricentro delle tensioni nel calcestruzzo:
Mu = [(1 ¡ 0:416K)As fyd + (0:416K ¡ ±)A0s ¾s (²0s )]d (3.53)
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 67
(2)
Sezioni debolmente armate: (¹s < ¹s ) Nel caso di più di un livello di armatura,
anche continuando ad utilizzare il diagramma rettangolare equivalente, le relazioni valide
per la sezione normalmente armata non possono utilizzarsi senza qualche modi…ca. In-
fatti nella regione 3 il punto …sso del diagramma non è più la deformazione massima del
calcestruzzo compresso, bensì quella dell’acciaio teso, quindi la deformazione delle bar-
re compresse deve essere espressa in funzione di ²sl e non di ²cu come è stato fatto in
precedenza.
Si preferisce pertanto trattare il caso separatamente, esplicitando però solo le relazioni
relative al primo sottocampo (²cm ¸ ²c1 ), in quanto, come si è visto per le sezioni con un
solo livello di armatura, questa soluzione si può estendere, con buona approssimazione,
anche al campo successivo.
Tenendo conto dell’eq. (3.26), l’equazione di equilibrio della sezione si scrive:
µ ¶
²c1 ¾ s (²0s )
1¡ K + ¹0s ¡ ¹s = 0
3²cm fyd
K K ¡±
²cm = ²sl ²0s = ²sl
1¡K 1¡K
da cui si ricava:
da cui si ricava:
È interessante osservare come, anche in questo caso, il coe¢ciente del braccio delle forze
interne sia prossimo a 0.9, valore utilizzato nel calcolo elastico. Questo valore è stato
ottenuto per l’armatura bilanciata, ma non è di¢cile veri…care che varia poco, almeno
…nché la sezione non risulta eccessivamente armata. Quindi l’eq. (3.58) si può con buona
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 69
approssimazione applicare a tutte le sezioni che collassano nei campi 2 e 3, cioè con la sola
eccezione delle sezioni fortemente armate, per le quali la tensione nell’acciaio, al momento
del collasso, è inferiore al limite di plasticizzazione. Tuttavia per sezioni molto armate
(rottura nel campo 2 ma in prossimità di 1) è opportuno adottare un coe¢ciente ³ = z=d
minore di 0.9; valori compresi tra 0:80 ¥ 0:85 sono più appropriati in simili casi.
3.3.2 Sezioni a T ed I
L’ipotesi di considerare trascurabile il contributo del calcestruzzo teso, adottata sia nel
calcolo a rottura sia in quello elastico, fa si che, quando l’asse neutro attraversa la soletta, la
sezione a T si comporti nello stesso modo di una rettangolare con base uguale alla larghezza
bs della soletta compressa; a queste sezioni, pertanto, si applicano tutte le considerazioni
svolte nel punto precedente a proposito della sezione rettangolare.
Quando l’asse neutro cade al di sotto del lembo inferiore della soletta, invece, il com-
portamento cambia: in particolare il prisma delle pressioni (“stress block”) non ha più
base rettangolare e quindi non sono più validi i coe¢cienti 0.81 e 0.416 determinati per
la sezione rettangolare. Tuttavia, così come si è visto per le sezioni debolmente armate,
anche in questo caso l’uso di un diagramma di pressioni approssimato ha modesta in‡uen-
za sul calcolo del momento ultimo della sezione: pertanto, almeno per tutti i casi in cui
l’asse neutro non cade molto al di sotto della soletta, si ritiene ancora valido l’impiego del
diagramma rettangolare equivalente, calibrato sulla sezione rettangolare.
L’uso di questo diagramma sempli…ca notevolmente il calcolo della risultante delle
compressioni. Indicando con yc > s l’altezza della zona compressa, per l’approssimazione
adottata, …ntanto che risulta 0:8yc · s, ovvero yc · 1:25s, si possono continuare ad adot-
tare le formule della sezione rettangolare, in quanto il prisma delle compressioni interessa
ancora solo la soletta. Quando invece yc > 1:25s, allora la risultante delle tensioni nel
calcestruzzo sarà:
C = (bs ¡ b)sf cd + 0:8yc bf cd
in cui il primo termine è la risultante delle tensioni sulle ali, il secondo quella sull’anima.
Il centro di pressione ha distanza dal lembo compresso:
Questa relazione si può ricondurre a quella di una sezione rettangolare con armatura
compressa aggiungendo a quella e¤ettiva una percentuale equivalente all’area delle ali:
(bs ¡ b)s=bd.
70 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
Analogamente per l’armatura bilanciata, sempre assumendo che sia yc > 1:25s, l’eq. (3.47)
ora diviene:
(bs ¡ b)s ¾s (²0s )
¹(2)
s = 0:21 + + ¹0s (3.61)
bd fyd
dove ¹ = (bs ¡ b)s=bd è la percentuale meccanica di armatura equivalente alle ali della
sezione a T.
Determinata la posizione dell’asse neutro il momento ultimo si calcola generalizzando
adeguatamente le eq. (3.50) e (3.53). Per le sezioni fortemente armate si ha:
Mu = [(1 ¡ 0:4K)As fyd + (0:4K ¡ ±)A0s ¾s (²0s )]d + (0:4Kd ¡ s=2)(bs ¡ b)sf cd
(3.66)
Pur con queste limitazioni, per le sezioni di geometria più complessa della rettangolare
non è possibile sviluppare formule semplici di utilizzo pratico. In questo caso, e più in
generale nella ‡essione deviata, è preferibile fare riferimento ad una procedura generale che
può essere impiegata per sezioni di ogni forma. Questa procedura richiede calcoli piuttosto
lunghi e quindi risulta e¢cace solo se inserita in un programma di calcolo.
L’idea del metodo è molto semplice: consiste nell’esplorare, ovviamente con un oppor-
tuno passo discreto, tutti i possibili diagrammi di collasso …no a determinare quello per cui
è soddisfatta la condizione N = 0 e quindi calcolare il momento risultante corrispondente.12
Poiché la direzione dell’asse neutro è nota, è facile stabilire quali sono il punto della
sezione di calcestruzzo e l’armatura maggiormente sollecitati. Posto ²cm = ²cu si fa crescere
(in valore assoluto) la deformazione dell’acciaio più teso …no a che o si raggiunge l’equilibrio
o ²s · ²sl . Se si raggiunge questo punto senza che sia stato soddisfatto l’equilibrio, si riduce
la deformazione del calcestruzzo muovendo il diagramma nel campo 3.
Per valutare la sollecitazione risultante che corrisponde ad un …ssato diagramma delle
deformazioni è necessario ricorrere ad un procedimento approssimato, dividendo la parte
compressa della sezione in strisce sottili, tali che su ciascuna si possa assumere una tensione
uniforme. Quindi se yi indica la distanza del baricentro della …bra i-esima dall’asse neutro,
la sua deformazione media sarà:
²cm
²ci = yi
yc
e la corrispondente tensione si determina poi facilmente utilizzando la legge parabola-
rettangolo o anche, quando opportuno, una relazione più accurata. Analogamente si può
calcolare la deformazione e poi la tensione in ogni barra di armatura. Indicando con ¾ ci
e ¾sj le tensioni nelle strisce di calcestruzzo e nelle barre, la risultante delle tensioni si
calcola semplicemente con le sommatorie:
nstr
X m
X
N= ¾ci bi ¢yi + ¾sj Asj (3.67)
i=1 j=1
Come nel caso elastico il problema della ‡essione deviata risulta notevolmente più oneroso
da trattare, sia perché presenta due incognite, sia perché l’inclinazione dell’asse neutro
esclude la possibilità di selezionare casi semplici, come quello della sezione rettangolare.
Pertanto, come per la ‡essione retta di sezioni di forma complessa, conviene esporre una
procedura numerica piuttosto che cercare di sviluppare formule che risulterebbero, anche
nei casi semplici, notevolmente complesse.
Come per il caso elastico (§ 3.2.3) conviene utilizzare due riferimenti ortogonali; uno
(x; y) con l’asse x coincidente con quello neutro e l’altro (t; s) con t parallelo all’asse di
sollecitazione, come mostrato in …g. 3.5.
Le equazioni di equilibrio (3.20) sono ovviamente ancora valide, ma da esse non possono
trarsi le condizioni geometriche delle eq. (3.21), che derivano dalla linearità del legame
elastico. Sostituendo nella seconda delle eq. (3.20) l’espressione di t in funzione di x ed y
fornita dalla trasformazione delle coordinate si ottiene:
Z Z
cos ® ¾(y)x dA ¡ sin ® ¾(y)y dA = 0 (3.69)
A A
dove ora l’integrale può intendersi esteso a tutta la sezione geometrica, con la condizione
di utilizzare per ¾ l’e¤ettivo valore della tensione in quel punto.
La procedura non è molto diversa da quella illustrata nel § 3.2.3 per il caso elastico.
Fissata una direzione di tentativo dell’asse neutro, individuata dall’angolo ® si può cer-
carne la posizione per cui è veri…cata la condizione di equilibrio alla traslazione espressa
dalla prima delle eq. (3.20). Questo si può fare usando il metodo illustrato nel punto pre-
cedente per la ‡essione retta delle sezioni arbitrarie. L’asse x è e¤ettivamente neutro per
la condizione esaminata se soddisfa anche l’eq. (3.69). Gli integrali che vi compaiono si
possono ancora calcolare, per la parte relativa al calcestruzzo, con il metodo delle strisce.
Esplicitamente si avrà:
Z nstr 2
X m
X
x2i ¡ x21i
¾(²)x dA ' ¢yi ¾ci + Asj ¾sj xsj
A 2
i=1 j=1
Z n
Xstr m
X
¾(²)y dA ' (x2i ¡ x1i )yi ¢yi ¾ ci + Asj ¾sj ysj
A i=1 j=1
dove x2i ; x1i sono le ascisse degli estremi della striscia i e xsj ; ysj sono le coordinate della
j-esima barra.
Se l’eq. (3.69) non è soddisfatta si deve modi…care ® e riprovare. Un modo semplice
consiste nel calcolare il nuovo valore di ® proprio mediante questa equazione, assumendo
tan ® uguale al rapporto tra il primo ed il secondo integrale; altrimenti si useranno metodi
classici dell’analisi numerica, quali il metodo di Newton.
Raggiunta la convergenza il valore del momento ultimo è dato dalla terza delle equa-
zioni (3.20):
Z Z
Mu = sin ® ¾(y)x dA + cos ® ¾(y)y dA (3.70)
A A
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 73
3.3.5 Esempi
Si riprendono alcuni degli esempi riportati nel § 3.2.4, relativi alla veri…ca di sezioni in‡esse
con il metodo delle tensioni ammissibili, ripetendone il calcolo allo stato limite ultimo per
rendere possibile il confronto tra i risultati ottenuti con i due metodi.
Esempio 3.7 Si calcoli il momento ultimo sopportato dalla sezione rettangolare descritta nell’e-
sempio 3.1, assumendo che i materiali impiegati abbiano le seguenti caratteristiche:
Calcestruzzo: Rck = 30 N(mm2 f cd = 13:23 N=mm2
Acciaio: Fe B 44k fyd = 374 N=mm2
Per le eq. (3.31) e (3.33) le percentuali limite di armatura delle sezioni semplicemente armate
risultano:
0:81²cu
¹(1)
s = = 0:588 ¹(2)
s = 0:21 (3.71)
²cu + fyd =Es
Le percentuali meccaniche di armatura della sezione in esame sono:
7:6 £ 37400 3 £ 37400
¹s = = 0:1705 ¹0s = = 0:051
30 £ 42 £ 1323 30 £ 42 £ 1323
(2)
quindi ¹s < ¹s e pertanto la sezione risulta debolmente armata.
Supponendo che l’armatura compressa abbia superato lo snervamento, per l’eq. (3.54) si ha:
K = 0:9375(0:1705 ¡ 0:051) + 0:0625 = 0:1745
da cui segue:
K ¡±
²0s = ²sl = 1:25 £ 10¡3 < ²sy = 1:78 £ 10¡3
1¡K
in cui ± = 3=42 = 0:0714. Poiché la deformazione dell’acciaio compresso è inferiore alla soglia di
snervamento, la posizione dell’asse neutro è data dall’eq. (3.55):
p
K = 0:7455 ¡ 0:74552 ¡ 0:1790 ¡ 0:0625 = 0:1848
e pertanto la deformazione e la tensione nell’acciaio compresso valgono:
²0s = 1:39 £ 10¡3 ¾0s = ²0s Es = 292:4 N=mm2
In…ne il momento ultimo della sezione si calcola facendo uso dell’eq. (3.56) e risulta:
Mu = 110:7 kNm
Si osservi che nell’esempio 3.1 la sezione risultava veri…cata per una sollecitazione di esercizio M =
75 kNm: quindi tra la sollecitazione ultima e quella di esercizio si ha il rapporto 110:6=75 = 1:47,
molto vicino al valore 1.5 del coe¢ciente di sicurezza dei carichi. 2
Esempio 3.8 Dimensionare una sezione in cemento armato per una sollecitazione di progetto
Md = 1:5 £ 120 = 180 kNm, utilizzando gli stessi materiali previsti nell’esempio precedente.
p
Si assume, come nell’esempio 3.2, b = 30 cm; essendo ® ¹ = 2:311= 13230 = 0:0201, …ssato il
meccanismo di rottura bilanciata, l’altezza utile della sezione risulta:
r r
Md 180
d=® ¹ = 0:0201 = 0:49 m
b 0:30
Quindi l’area dell’armatura occorrente si calcola con l’eq. (3.58):
180000
As = = 1079 mm2
0:91 £ 0:49 £ 374
Questi risultati sono poco diversi da quelli ottenuti progettando la sezione alle tensioni ammissibili;
ciò conferma che le sezioni progettate con questo criterio collassano in prevalenza nella zona di
transizione tra la normale e la debole armatura. 2
74 Capitolo 3 Elementi sollecitati da tensioni normali. La ‡essione
Esempio 3.9 Determinare l’armatura occorrente perché una sezione rettangolare, di dimensioni
b = 30 cm, d = 37 cm abbia un momento ultimo di 180 kNm (stessi materiali dell’esempio
precedente).
Assumendo che il braccio delle forze interne sia z = 0:9d e supponendo che il meccanismo di collasso
cada nelle regioni 2 o 3, il quantitativo di armatura occorrente risulta:
Mu 180000
As = = = 1445 mm2
zfyd 0:9 £ 0:37 £ 374
K = 1:235¹s = 0:4545
a cui corrispondono i valori del braccio delle forze interne z = (1 ¡ 0:416K)d = 0:811d e del
momento ultimo Mu = 162:6 kNm.
Si ricalcola pertanto l’armatura assumendo z = 0:8d. Con calcoli analoghi ai precedenti si ottiene:
La sezione è ancora normalmente armata. L’altezza della zona compressa risulta K = 0:511 ed
il braccio delle forze interne z = 0:787d; a questi valori corrisponde il momento ultimo Mu =
179 kNm, su¢cientemente prossimo a quello richiesto dal progetto. 2
Esempio 3.10 Determinare il momento ultimo della sezione a T dell’esempio 3.4, illustrata in
…g. 3.6, ove si impieghino i seguenti materiali: calcestruzzo Rck = 30 N=mm2 , acciaio Fe B 44k,
già usati nell’es. 3.7.
Se l’asse neutro attraversa la soletta la sezione si comporta come se fosse rettangolare con b = 80 cm;
di conseguenza le percentuali meccaniche delle armature risultano:
Dunque la sezione è debolmente armata. Se ²0s ¸ ²sy la posizione dell’asse neutro si calcola con
l’eq. (3.54):
K = 0:9375(0:171 ¡ 0:033) + 0:0625 = 0:192
Quindi, essendo ± = d0 =d = 0:0638, la deformazione dell’acciaio compresso prende il valore:
K ¡±
²0s = = 1:585 £ 10¡3
1¡K
minore della soglia plastica. Pertanto l’acciaio compresso rimane elastico e di conseguenza la
posizione dell’asse neutro deve essere valutata mediante l’eq. (3.55), da cui si ottiene:
Il risultato è coerente con l’ipotesi iniziale e quindi è corretto; il momento ultimo è dato dal-
l’eq. (3.56):
Mu = 371 kNm
Se si confronta questo valore con quello (240 kNm) con cui la sezione era stata veri…cata alle
tensioni ammissibili, si osserva che il loro rapporto è 1.54, molto simile al coe¢ciente di sicurezza
che deve essere applicato ai carichi. 2
3.3 Calcolo allo stato limite ultimo 75
Figura~3.12: Sezione a T
Esempio 3.11 Determinare il momento ultimo della sezione a T illustrata in …g. 3.12, suppo-
nendo di utilizzare gli stessi materiali descritti nell’esempio
L’area delle barre di armatura è:
Se l’asse neutro è all’interno della soletta si assume b = 80 cm; ne deriva una percentuale meccanica
dell’armatura ¹s = 0:29, da cui segue che la sezione collassa nel campo 2 e la posizione dell’asse
neutro, data dall’eq. (3.36), è:
Questo risultato contrasta con l’ipotesi iniziale, quindi l’asse neutro si trova sotto le ali. Prendendo
come larghezza della sezione quella dell’anima b = 40 cm, la percentuale di armatura equivalente
alle ali è:
(80 ¡ 40)10
¹= = 0:182
40 £ 55
mentre quella dell’armatura tesa ora risulta:
¹s = 0:581
La di¤erenza tra quest’ultima e quella compressa equivalente ¹s ¡ ¹ = 0:399 è ancora compresa tra
(1) (2)
i valori di ¹s e ¹s (eq. (3.71)) e pertanto l’altezza della zona compressa si calcola con l’eq. (3.51):
È interessante osservare che le tensioni massime in fase elastica di questa sezione, sollecitata dal
momento M = Mu =1:5 = 517 kNm, risultano:
che non rispettano, per il calcestruzzo, il limite posto dalle tensioni ammissibili. 2
Capitolo 4
77
78 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
0.8 N
As ≥ (4.4)
100 σ̄ c
Nelle verifiche si dovranno adottare i valori di calcolo delle resistenze; inoltre, in ot-
temperanza alle norme italiane, il coefficiente di sicurezza del calcestruzzo γ c deve essere
maggiorato del 25%, ciò che è equivalente a ridurre la tensione di calcolo di un fattore 0.8.
Quindi lo sforzo normale ultimo (di progetto) si ottiene con la relazione:
e la sezione è verificata se Nu ≥ Nd .
Fissata la percentuale di armatura, il dimensionamento dell’area di calcestruzzo si
ottiene dall’eq. (4.5) ponendo Nu = Nd :
Nd
Ac = (4.6)
0.8f cd + ρs fyd
Anche per le sezioni calcolate a rottura devono essere soddisfatte le stesse limitazioni
dei valori di ρs elencate prima nel paragrafo dedicato al calcolo elastico; tuttavia l’area
strettamente necessaria ora è data dall’eq. (4.6) e quindi l’eq. (4.4) viene sostituita da:
0.8 Nd Nd
As ≥ = (4.7)
100 0.8f cd 100fcd
Asp fy
fcc = fc + 8.2
Ds
Il valore di calcolo della resistenza del calcestruzzo confinato si ottiene dall’espressione
precedente, interpretata come valore caratteristico, dividendola per il coefficiente γ c (mag-
giorato del 25% poiché si tratta di pressione centrata) e moltiplicandola per 0.85. Poiché
fyk = fyd γ s , si ottiene:
πD
A∗s = Asp (4.10)
s
4.1 Sforzo normale centrato 81
definita come l’area di una barra longitudinale equipesante alla spirale, l’eq. (4.9) si scrive:
πD
Nu = 0.8f cd + (A∗s + As ) fyd (4.11)
4
L’equazione precedente è quella adottata dalle norme italiane per la verifica allo stato
limite ultimo dei pilastri cerchiati.
Per i pilastri cerchiati devono essere inoltre rispettate le seguenti limitazioni:
µ ¶
D πD2
s ≤ ; Nu ≤ 2 0.8f cd ; A∗s ≤ 2As (4.12)
5 4
che, a parole, possono così indicarsi: il passo della spirale non deve superare un quinto del
diametro del nucleo; il carico ultimo della sola sezione di calcestruzzo deve essere almeno
la metà del carico ultimo totale, l’area dell’armatura longitudinale non può essere meno
della metà di quella dell’armatura equivalente alla spirale.
in cui A∗s è l’area dell’armatura longitudinale equivalente alla spirale data dall’eq. (4.10).
Anche in questo caso si applicano le limitazioni espresse nelle eq. (4.12), ma la seconda
di queste è sostituita dalla seguente:
A∗ ≤ 2Ac
ossia l’area omogenizzata equivalente non può superare il doppio di quella del nucleo
cerchiato.
Se si confrontano l’equazione per la verifica alle tensioni ammissibili (4.13) con quella
a rottura (4.11) si osserva che mentre in quest’ultimo caso l’area dell’armatura equivalen-
te alla spirale (A∗s ) è semplicemente sommata a quella longitudinale, nella verifica alle
tensioni ammissibili è pesata con un fattore triplo.
Per spiegare questa anomalia si deve tenere presente che l’armatura, rispetto al calce-
struzzo, ha un peso che, nel calcolo elastico, è dato dal coefficiente n (rapporto conven-
zionale tra i moduli), mentre nel calcolo a rottura è dato dal rapporto tra le resistenze
di calcolo dei materiali (fyd /0.8f cd ). Mentre n viene assunto costante e pari a 15, que-
st’ultimo dipende dalle caratteristiche dei materiali impiegati. Se, ad esempio, si fissa:
Rck = 25 N/mm2 , fyk = 430 N/mm2 ), si ottiene fyd /0.8f cd = 42.4, valore prossimo a
3n = 45. Dunque il valore con cui, nel calcolo alle tensioni ammissibili della normativa
italiana, viene pesata l’armatura a spirale, deriva dall’intento di conferire a questa arma-
tura, approssimativamente, lo stesso peso che, rispetto al calcestruzzo, ha nel calcolo allo
stato limite ultimo.
82 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
N = As σ s (4.14)
N
σs = (4.15)
As
e quindi, se la sezione viene verificata con il metodo delle tensioni ammissibili, si dovrà
controllare che |σ s | ≤ σ s .
Nel calcolo allo stato limite ultimo si deve determinare il carico di rottura della sezione;
questo corrisponde alla condizione in cui l’acciaio raggiunge la tensione di plasticizzazione,
pertanto nell’eq. (4.14) la tensione σ s deve porsi uguale a quella di snervamento:
dove il segno meno tiene conto della convenzione scelta di considerare negative le forze di
trazione.
Anche se ovviamente deve essere verificata, la condizione di resistenza di solito non è
quella vincolante. Infatti generalmente più critica è la condizione che limita l’ampiezza
delle fessure nel calcestruzzo; ciò richiede di ridurre la tensione di esercizio dell’acciaio
ovvero di progettare a rottura con coefficienti di sicurezza più elevati.
in cui xp , yp sono le coordinate del centro di sollecitazione e Ix∗ , Iy∗ i momenti d’inerzia della
sezione omogenizzata.
La condizione perché la sezione risulti effettivamente tutta compressa è che le tensioni,
calcolate con l’eq. (4.17), risultino positive in tutti i punti della sezione A. Introducendo
i giratori di inerzia della sezione rx2 = Iy∗ /A∗ e ry2 = Ix∗ /A∗ , dall’eq. (4.17) si ottiene la
condizione:
xxp yyp
+ 2 +1≥0 (∀x, y ∈ A) (4.18)
rx2 ry
in cui
rx2 ry2
x0 = 2 y0 = 2
b h
sono, in valore assoluto, le coordinate dei vertici del nocciolo e b, h le dimensioni della
sezione.
Sezione rettangolare
Per una sezione rettangolare l’espressione esplicita di Sx∗0 e Ix∗0 è semplice:
X m
1
Sx∗0 = b(yp2 − u2 ) + n Asi (di + u)
2
i=1
X m
1
Ix∗0 = b(yp3 − u3 ) + n Asi (di + u)2
3
i=1
dove i coefficienti p e q dipendono dalla geometria della sezione, dalle armature e dalla
posizione del centro di sollecitazione:
m
6n X
p= Asi (di + u) − 3u2
b
i=1
Xm
6n
q= Asi (di + u)2 − 2u3 (4.23)
b
i=1
86 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
in cui si è fatto uso della relazione lineare σ = θy e si è indicato con Sn∗ il momento statico
della sezione omogenizzata relativamente all’asse neutro. Risolvendo l’equazione rispetto
a θ e sostituendo la soluzione nell’espressione di σ si ha:
N
σc = y (4.25)
Sn∗
I valori delle tensioni nell’acciaio si ottengono con una relazione analoga amplificata del
fattore n:
N
σ si = n ∗ (yc − di )
Sn
Per le sezioni rettangolari il momento statico relativo all’asse neutro è dato da:
X m
1
Sn∗ = byc2 + n Asi (yc − di )
2
i=1
è molto grande, relativamente alle dimensioni della sezione, sarà conveniente assumere un
valore minore, tanto più piccolo quanto più è piccola l’eccentricità.
In generale al crescere del valore di progetto della tensione dell’acciaio si ottengono
soluzioni, se esistono, con sezioni più grandi e meno armate. L’inverso avviene se la
tensione viene ridotta. Pertanto spesso è necessario procedere per tentativi, fissando diversi
valori di σ s (ovviamente non superiori a σ s ), fino a trovare una soluzione ragionevole, ossia
una sezione non troppo grande e non troppo armata.
Fissate le tensioni di esercizio del calcestruzzo e dell’acciaio è possibile sviluppare delle
formule di progetto analoghe a quelle valide per la sollecitazione di sola flessione. La
tensione nel calcestruzzo si assumerà ovviamente uguale al suo valore ammissibile mentre
per quella dell’acciaio si dovrà tener conto delle considerazioni precedenti. Indicando
con σ cm la tensione massima nel calcestruzzo e con σ s e σ 0s i valori assoluti delle tensioni
nell’acciaio teso e compresso e supponendo la sezione armata simmetricamente (A0s = As ),
il fattore K = yc /d e la tensione nell’armatura compressa sono noti:
nσ cm K −δ
K= σ 0s = n σ cm (4.26)
nσ cm + σ s K
dove δ = d0 /d. A rigore questa quantità, dipendendo dall’altezza utile della sezione, che è
incognita, a sua volta non è nota; ma non avendo eccessiva influenza sulla soluzione può
fissarsi, in modo approssimato, a priori.
Indicando con h l’altezza della sezione, per la sua simmetria si ha h = d + d0 ; quindi le
equazioni di equilibrio si scrivono:
1
N = bdKσ cm + As (σ 0s − σ s )
2
µ ¶
1 2 1+δ K 1−δ 0
N e = bd Kσ cm − + As d (σ s + σ s )
2 2 3 2
In queste equazioni le incognite sono l’altezza utile d e l’area delle due armature As , in
quanto la larghezza b si intende fissata e le altre grandezze sono dei dati o si calcolano
mediante le eq. (4.26).
Eliminando As tra le equazioni precedenti si ottiene un’equazione in d:
d2 N N
− 2 d − eβ = 0
α b b
dove:
σ 0s − σ s
β = −4
(1 − δ)(σ 0s + σ s )
½ · µ ¶ ¸¾
1 + δ K β −1
α = Kσ cm 1 + − (4.27)
2 3 2
da cui si ottiene l’espressione di d:
sµ
¶2
N N N β
d = α + + e (4.28)
b b b α
δ = 0.05
2
σs σ c = 7.25 N/mm σc = 8.5 N/mm2 σc = 9.75 N/mm2 σc = 11 N/mm2
N/mm2 α β α β α β α β
15 2.4675 -3.1361 2.0924 -3.2774 1.8151 -3.3859 1.6020 -3.4718
35 2.5321 -2.0523 2.1517 -2.3013 1.8690 -2.4988 1.6506 -2.6593
55 2.5553 -1.2332 2.1723 -1.5391 1.8888 -1.7880 1.6701 -1.9945
75 2.5811 -0.5925 2.1883 -0.9275 1.9007 -1.2057 1.6803 -1.4404
95 2.6195 -0.0775 2.2102 -0.4258 1.9144 -0.7199 1.6899 -0.9717
115 2.6705 0.3454 2.2403 -0.0069 1.9330 -0.3086 1.7020 -0.5698
135 2.7323 0.6989 2.2781 0.3482 1.9571 0.0443 1.7179 -0.2216
155 2.8028 0.9988 2.3226 0.6531 1.9863 0.3503 1.7376 0.0831
175 2.8801 1.2564 2.3727 0.9176 2.0198 0.6183 1.7607 0.3520
195 2.9630 1.4801 2.4273 1.1493 2.0572 0.8548 1.7869 0.5910
215 3.0503 1.6762 2.4857 1.3539 2.0977 1.0651 1.8158 0.8048
235 3.1412 1.8494 2.5472 1.5360 2.1409 1.2533 1.8470 0.9972
255 3.2351 2.0036 2.6113 1.6990 2.1863 1.4228 1.8801 1.1713
δ = 0.10
σs σ c = 7.25 N/mm2 σc = 8.5 N/mm2 σc = 9.75 N/mm2 σc = 11 N/mm2
N/mm2 α β α β α β α β
15 2.6940 -3.2473 2.3011 -3.4048 2.0072 -3.5257 1.7793 -3.6214
35 2.6186 -2.0397 2.2521 -2.3172 1.9754 -2.5372 1.7587 -2.7160
55 2.5490 -1.1271 2.1948 -1.4680 1.9296 -1.7453 1.7225 -1.9753
75 2.5137 -0.4132 2.1570 -0.7865 1.8939 -1.0965 1.6906 -1.3580
95 2.5093 0.1606 2.1405 -0.2275 1.8728 -0.5552 1.6685 -0.8357
115 2.5281 0.6318 2.1416 0.2393 1.8650 -0.0969 1.6563 -0.3880
135 2.5639 1.0256 2.1565 0.6349 1.8681 0.2963 1.6529 0.0000
155 2.6124 1.3598 2.1819 0.9745 1.8801 0.6373 1.6567 0.3395
175 2.6704 1.6468 2.2155 1.2693 1.8990 0.9358 1.6665 0.6391
195 2.7357 1.8961 2.2554 1.5274 1.9235 1.1993 1.6812 0.9053
215 2.8065 2.1145 2.3004 1.7554 1.9525 1.4336 1.6998 1.1436
235 2.8818 2.3075 2.3494 1.9583 1.9851 1.6434 1.7216 1.3580
255 2.9607 2.4793 2.4016 2.1399 2.0207 1.8322 1.7462 1.5520
Tabella 4.1: Coefficienti per il progetto delle sezioni pressoinflesse con armatura
simmetrica. Unità di misura: kN — cm.
yc = yp − u = 35.27 − 9 = 26.27 cm
La sezione così ottenuta ha una percentuale di armatura molto piccola. È preferibile ridurre
la tensione di esercizio dell’acciaio: ponendo σ s = 155 N/mm2 , dalle tabelle 4.1 (δ = 0.05) si
ottengono i coefficienti:
α = 1.9863 β = 0.3503
da cui segue:
d = 72.6 cm ∼ 73 cm
K = 0.4855 δ = 3/73 = 0.041 σ 0c = 133.9 N/mm2
As = 6.35 cm2
Per σ s = 115 N/mm2 e δ = 0.05 risulta:
α = 1.933 β = −0.3086
90 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
da cui segue:
d = 57.5 cm ∼ 57 cm
2
K = 0.5598 δ = 3/57 = 0.053 σ 0s = 132.5 N/mm
As = 16.4 cm2
2
u = e − h/2 = 10 cm
p = 3636 q = 227173
−3636
yp = + 61.689 = 42.04 cm yc = 32.04 cm
3 × 61.689
Sn∗ = 16405 cm3
σ c = 9.76 N/mm2 σ s = −114 N/mm2
2
Piccola eccentricità
Quando il centro di sollecitazione della forza di trazione coincide con il baricentro delle
armature la sezione risulta uniformemente tesa e quindi la sezione reagente è formata dalla
sola parte in acciaio. Se il centro di sollecitazione si allontana dal baricentro la sezione
resta interamente tesa fin quando P rimane all’interno del nocciolo della sezione reagente,
cioè delle sole armature. L’equazione del nocciolo è ancora l’eq. (4.18), ma i raggi di inerzia
rx ed ry si riferiscono solo all’armatura:
Pm Pm
2 i=1 Asi x2i 2 Asi yi2
rx = Pm ry = Pi=1 m
i=1 Asi i=1 Asi
b h
rx = − cx ry = − cy
2 2
dove cx , cy sono le distanze delle armature dai bordi della sezione. Se cx ¿ b e cy ¿ h si
può porre:
rx2 b
x0 = 2 ' − 2cx
b 2
ry2 h
y0 = 2 ' − 2cy
h 2
4.2 Sforzo normale eccentrico. Calcolo elastico 91
Dunque i vertici del nocciolo distano dal perimetro delle armature delle quantità cx e cy .
Come nel caso della compressione, finché il centro di sollecitazione non è esterno al
nocciolo la sezione reagente è nota a priori, pertanto le tensioni (nelle barre di acciaio) si
calcolano con l’eq. (4.17), in cui A∗ , Ix∗ e Iy∗ sono l’area ed i momenti di inerzia della sola
armatura.
Grande eccentricità
Nel caso di pressione eccentrica, per e → ∞ ed N → 0 in modo tale che M = N e resti
costante, la sollecitazione tende alla flessione pura. Cambiando il segno di N ed e si ottiene
una sollecitazione di trazione che produce lo stesso momento; perciò, per N molto piccolo,
le tensioni nella sezione praticamente non cambiano. Avvicinando il centro di pressione al
baricentro e facendo crescere (in valore assoluto) N , si ottiene una sollecitazione di trazione
e flessione per la quale lo stato di tensione nella sezione rimane dello stesso tipo. Quindi,
per la trazione di grande eccentricità, il bordo della sezione maggiormente compresso è
quello più distante dal centro di sollecitazione, come illustrato in fig. 4.3.
Pertanto, adottando le stesse convenzioni usate nel § 4.2.2, risulta u < 0 e yp < 0,
ove u ed yp indicano, come in precedenza, la distanza del centro di sollecitazione dal
lembo compresso e dall’asse neutro, rispettivamente. Con queste precisazioni l’eq. (4.21),
derivata dall’equilibrio intorno al centro di sollecitazione P , è ancora valida e altrettanto
lo sono le equazioni (4.22) e (4.23) ottenute per le sezioni rettangolari. Quindi le tensioni
si possono calcolare applicando l’eq. (4.25), tenendo conto ovviamente che ora N < 0.
Si deve invece osservare che in questo caso l’eq. (4.24) non è più utilizzabile, in quanto
non fornisce la radice utile (negativa) dell’equazione cubica (4.22). Le altre due radici di
92 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
questa equazione hanno forma generale complessa; anche se la parte immaginaria delle
soluzioni alla fine scompare, il loro uso è poco pratico. Risulta più semplice utilizzare un
procedimento numerico iterativo.
Esempio 4.5 Determinare le tensioni massime prodotte nella sezione rettangolare di base b =
25 cm e altezza h = 60 cm, armata con 4φ20 poste alla distanza c = 3 cm dai bordi, dalla forza di
trazione N = −100 kN con eccentricità e = −60 cm dal centro della sezione.
La distanza del centro di sollecitazione dal lembo della sezione è:
h
u=e− = −60 − 30 = −90 cm
2
6 × 15
p= [6.28(3 − 90) + 6.28(57 − 90)] − 3(−90)2 = −27013
25
6 × 15
q= 6.28(872 + 332 ) − 2(−90)3 = 1653740
25
La soluzione dell’eq.(4.22), ottenuta con un procedimento numerico iterativo, è quindi y = −80.36 cm;
di conseguenza:
yc = yp − u = −80.36 + 90 = 9.64 cm
−100 2 2
σc = × 9.64 = 0.36 kn/cm = 3.6 N/mm
−2674.2
−100
σ s = 15 (9.64 − 57) = −26.56 kn/cm2 = −265.6 N/mm2
−2674.2
Per le sezioni di forma più complessa della rettangolare non è utile sviluppare relazioni
analitiche in forma chiusa, del tipo dell’eq. (4.22). In questi casi è preferibile utilizzare un
algoritmo numerico con cui trattare sezioni di ogni forma, purché simmetrica, sollecitate
a pressoflessione retta.
Il calcolo dei momenti statico e d’inerzia che compaiono nell’eq. (4.21) si può svolgere
agevolmente dividendo la sezione in strisce sottili, parallele all’asse neutro, approssimando
gli integrali con sommatorie. In modo analogo a quanto fatto nel caso della flessione,
indicando con η i la distanza di una striscia dal lembo compresso della sezione, le espressioni
del momento statico e del momento d’inerzia relativamente al centro di sollecitazione sono
4.2 Sforzo normale eccentrico. Calcolo elastico 93
in cui le somme si estendono a tutte le strisce compresse, ossia fin quanto non risulta:
Ix∗0 ∆η k
yc = ∗ − u ' ηk +
Sx0 2
k essendo l’indice dell’ultima striscia inclusa nella somma.
Il procedimento è illustrato nell’esempio seguente.
Esempio 4.6 Determinare le tensioni massime indotte da una forza di compressione normale di
intensità N = 100 kN ed un momento M = 6 kNm su di una sezione ellittica con assi 25×40 cm con
armatura simmetrica As = A0s = 3φ20 = 9.42 cm2 disposta in corrispondenza dell’asse maggiore a
17 cm dal baricentro, quando il centro di sollecitazione appartiene all’asse maggiore della sezione.
Rispetto al baricentro la forza assiale agisce con un’eccentricità e = M/N = 60 cm. Quindi:
u = 60 − 40/2 = 40 cm
L’area, il momento statico ed il momento d’inerzia dell’armatura, relativamente al centro di
sollecitazione, sono:
As = 2 × 9.42 = 18.84 cm2
Ss = 9.42(43 + 77) = 1130.4 cm3
Is = 9.42(432 + 772 ) = 73268.7 cm4
Tabella 4.2:
in cui sp è l’ordinata del centro di pressione nel riferimento (s, t). Per la conservazione delle
sezioni piane e la linearità dei legami costitutivi dei materiali si può porre, relativamente
4.2 Sforzo normale eccentrico. Calcolo elastico 95
s = y cos α + x sin α
t = x cos α − y sin α
Le eq. (4.31) e (4.32) formano un sistema le cui incognite sono sp ed α, che individuano
la posizione e la giacitura dell’asse neutro. In caso di sollecitazione retta i due riferimenti
coincidono (α = 0) e l’eq. (4.31) è equivalente all’eq. (4.21).
La soluzione di questo sistema generalmente richiede un procedimento iterativo; una
via possibile, ma non l’unica nè la più efficiente, consiste nel fissare un valore di tentativo
di α, quindi, risolvendo l’eq. (4.31) rispetto ad sp , per esempio con il metodo delle strisce
96 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
visto nel paragrafo precedente, si determina la posizione dell’asse neutro. Si può quindi
utilizzare l’eq. (4.32) per verificare se la giacitura fissata è corretta; in caso contrario,
risolvendo l’equazione rispetto ad α, si ottiene un valore di seconda approssimazione che
può essere utilizzato per iterare il procedimento, e così via.
ammesso che Nd non superi i valori del massimo sforzo normale per trazione e compressione
ed Mu sia dello stesso segno di Md .
Per la sollecitazione di flessione semplice, nel caso si debbano considerare diverse con-
dizioni di sollecitazione dello stesso segno, è sufficiente verificare che |Mu | ≥ maxi |Mdi |.
Nel caso di forza assiale e flessione invece l’eq. (4.33) deve essere controllata per tutte le
coppie dei valori (Ndi , Mdi ); infatti spesso la condizione più gravosa non è quella a cui
corrisponde il valore maggiore di N , in quanto, come è evidenziato dalla fig. 4.5, per valori
non troppo grandi di N il momento ultimo cresce all’aumentare della forza normale.
Nel caso di flessione semplice lo sviluppo del meccanismo di collasso è funzione delle
sole percentuali di armatura. La presenza di una forza assiale condiziona a sua volta,
spesso in modo decisivo, il tipo di meccanismo; valori elevati di N provocano il collasso
della sezione per schiacciamento del calcestruzzo prima che l’acciaio possa plasticizzarsi, o
addirittura quando è ancora compresso (piccola eccentricità), mentre un’elevata trazione
fa collassare la sezione per cedimento delle armature mentre il calcestruzzo è interamente
teso. Dunque ai meccanismi di collasso illustrati nella fig. 3.9 si devono aggiungere quelli
4.3 Sforzo normale eccentrico. Calcolo allo stato limite ultimo 97
corrispondenti ai casi di piccola eccentricità dello sforzo normale, sia di compressione sia
di trazione.
In caso di compressione centrata si assume che il collasso avvenga quando la defor-
mazione del calcestruzzo raggiunge ²c1 ; infatti questo è il valore per cui si raggiunge la
resistenza massima; per deformazioni maggiori la resistenza diminuisce e pertanto, nel
caso di deformazione uniforme della sezione, oltre questo punto l’equilibrio non è possibile
a meno di una riduzione di N .
Per pressione di piccola eccentricità, cui corrisponde un diagramma delle deformazioni
variabile ma di un solo segno, si assume che il passaggio dal meccanismo di collasso per
pressione centrata (²cmx = ²c1 ) a quello flessionale (²cmx = ²cu ) avvenga gradualmente
ruotando i diagrammi intorno al punto di intersezione dei due schemi limite, rettangolare
e triangolare, che si torva alla distanza
3
y0 = h
7
Grande eccentricità: rottura con acciaio in campo elastico Per valori di n minori
di n00 la sezione al collasso risulta parzializzata e l’acciaio inferiore è teso. Questo risulta
tuttavia in campo elastico (campo 1) fino a che n > n1 , dove n1 è il valore dello sforzo
normale che porta al collasso la sezione con l’acciaio teso al limite dello snervamento; in
tal caso yc = d²cu /(²cu + ²y ), e pertanto:
N1 = 0.8byc f¯cd + A0s fyd − As fyd
In questo caso per ipotesi la tensione nell’acciaio teso è quella di snervamento, mentre
quella dell’acciaio compresso potrebbe, in situazioni limite di sezioni particolarmente sottili
(< 10 cm), risultare in campo elastico. Nell’equazione precedente si è escluso questo caso,
pertanto:
²cu
n1 = 0.8 + µ0 − µ (4.38)
²cu + ²y
Sezione interamente tesa Per n < n2 il collasso della sezione avviene nel campo 3,
cioè per eccessivo allungamento dell’acciaio mentre ²c < ²cu . La sezione è tuttavia ancora
parzializzata (parte tesa e parte compressa) fino a quando l’asse neutro raggiunge il lembo
superiore. In questo caso la sezione risulta interamente tesa e la resistenza è affidata alle
sole armature. Il valore di n (< 0) per cui questa condizione si verifica è:
−A0s Es ²sl δ − As fyd
n3 = = −µ0 αl δ − µ (4.40)
bdf¯cd
dove αl = ²sl /²y e si è tenuto conto che ²0s = −²sl δ e si è ipotizzato che |²0s | > ²y , il che
generalmente avviene se h > 20 cm.
Il momento relativo al centro della sezione si calcola utilizzando la formula del trasporto;
tenendo conto dell’eq. (4.42) si ottiene:
µ ¶
h 160
Mc = Mcn − C yc − = bh2 f cd (4.43)
2 147(7K 0 − 3)2
Prendendo in esame una sezione con doppia armatura ed indicando con A0s l’area
dell’acciaio più prossimo al lembo maggiormente compresso, lo sforzo normale ultimo della
sezione è:
Poiché generalmente ²0s > ²c1 > ²sy , risulta σ s (²0s ) = fyd ; quindi la sezione raggiunge il
massimo dello sforzo normale portato quando anche σ s (²s ) = fyd :
Valori superiori a questo non possono essere equilibrati dalla sezione; per valori inferiori
si ha necessariamente σ s (²s ) < fyd e quindi ²s < ²sy . L’equazione di equilibrio diviene:
da cui si ottiene:
quindi, essendo l’acciaio in campo elastico, si deduce ²s = σ s (²s )/Es . Tenendo conto che
per la conservazione delle sezioni piane si ha:
yc − d K 0 − d/h
²s = ²c1 = ²c1 0
yc − y0 K − 3/7
si ottiene il valore di K 0 :
²c1 (d/h) − (3/7)²s
K0 = (4.47)
²c1 − ²s
dove Nd è il valore di progetto della forza normale e la tensione nell’acciaio teso è data in
funzione della posizione dell’asse neutro da:
yc − d
σ s (²s ) = Es ²s = Es ²cu
yc
Sostituendo l’espressione di σ s nell’eq. (4.49), dopo aver diviso tutti i termini per bdf cd ,
si ottiene:
K −1
nd = 0.81K + µ0s + µs αu (4.50)
K
in cui
Nd
nd =
bdf cd
è il valore adimensionale della forza normale e αu = ²cu /²sy .
Risolvendo l’eq. (4.50) si ottiene il valore di K:
h p i
K = 0.617 nd − µ0s − αu µs + (nd − µ0s − αu µs )2 + 3.2αu µs (4.51)
Questa espressione, per nd = 0, coincide con l’eq. (3.48) relativa alla sollecitazione di sola
flessione. Determinato K si valutano facilmente i valori di ²s ed ²0s :
K −1 K −δ
²s = ²cu ²0s = ²cu (4.52)
K K
Il valore di K così trovato è coerente con le ipotesi se ²0s ≥ ²sy e |²s | ≤ ²sy . Se
queste condizioni sono soddisfatte il momento ultimo della sezione, relativamente al suo
baricentro geometrico, è:
µ ¶ µ ¶ µ ¶
h h h
Mu = 0.81byc f cd − 0.416yc + A0s fyd − d0 + As Es ²s −d
2 2 2
(4.53)
Collasso nel campo 2 (n2 ≤ n ≤ n1 ) In questo caso ²l ≥ |²s | ≥ ²sy ; se inoltre ²0s ≥ ²sy
entrambe le armature sono in campo plastico e pertanto l’equazione di equilibrio si scrive:
Ponendo nd = 0 questa equazione coincide con l’eq. (3.51). Noto K, mediante le eq. (4.52)
si determinano le deformazioni delle armature; se entrambe superano la soglia di plasti-
cizzazione la soluzione è coerente, altrimenti se ²0s < ²sy l’acciaio compresso è in campo
elastico e l’equazione di equilibrio si modifica nella seguente:
K −δ
Nd = 0.81byc f cd + A0s Es ²cu − As fyd
K
da cui si ottiene l’equazione di secondo grado in K:
la cui soluzione
³ p ´
K = 0.617 nd + µs − µ0s αu + (nd + µs − µ0s αu )2 + 3.2µ0s αu δ (4.55)
fornisce il valore di K. Da questa equazione si deriva come caso particolare l’eq. (3.52).
Il momento ultimo della sezione si calcola con un’espressione analoga all’eq. (4.53):
µ ¶ µ ¶ µ ¶
h h h
Mu = 0.81byc f cd − 0.416yc + A0s σ s (²0s ) − d0 − As fyd −d
2 2 2
(4.56)
Collasso nel campo 3 (n3 ≤ n ≤ n2 ) Come si è visto per la flessione, la risultante delle
tensioni nel calcestruzzo si può ancora calcolare, senza commettere un errore eccessivo,
sulla base del diagramma rettangolare equivalente; con questa approssimazione l’equazione
di equilibrio è:
Nd = 0.8yc f cd + A0s σ s (²0s ) − As fyd
Se ²0s ≥ ²sy questa equazione coincide con quella relativa al campo 2 e la sua soluzione è
ancora l’eq. (4.54); in caso contrario la deformazione dell’acciaio compresso si esprime in
funzione della posizione dell’asse neutro con la relazione:
K −δ
²0s = ²sl (4.57)
1−K
K −δ
nd = 0.8K + µ0s αl − µs
1−K
Nd 2200
nd = = = 1.179
bdf cd 30 × 47 × 1.323
Poiché nmax > nd > n0 il collasso avviene per piccola eccentricità. La forza assegnata è inferiore
al valore massimo portato dalla sezione [eq. (4.45)]:
2(47/50) − (3/7)1.3
K0 = = 1.89
2 − 1.3
Il momento ultimo si determina applicando l’eq. (4.48):
160
Mu = 30 × 502 × 1.323 +
147(7 × 1.89 − 3)2
+9.42 × 37.4(25 − 3) + 9.42 × 27.61(25 − 47) = 3060 kNcm = 30.6 kNm
0.85 − 1
²s = 3.5 × 10−3 = −0.618 × 10−3
0.85
0.85 − 0.0638
²0s = 3.5 × 10−3 = 3.237 × 10−3
0.85
Poiché risulta che |²s | < ²sy ed ²0s > ²sy la soluzione è congruente con le ipotesi iniziali. Il momento
ultimo si calcola quindi con l’eq. (4.53), e si ottiene:
Mu = 210.1 kNm
Poiché entrambe risultano, in valore assoluto, maggiori della deformazione di snervamento il ri-
sultato è coerente con le ipotesi. Applicando l’eq. (4.56) si ottiene quindi il valore del momento
ultimo:
Mu = 271.1 kNm
4) Nd = 100 kN. Si ha nd = 0.0536 e perciò il collasso avviene nel campo 3. Ritenendo che
l’armatura compressa sia elastica si applica l’eq. (4.58) e si ottiene K = 0.169, cui corrisponde,
106 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
tramite l’eq. (4.57), la deformazione ²0s = 1.261 × 10−3 . Ora la soluzione è coerente, pertanto il
momento si calcola mediante l’eq. (4.58), applicando la quale risulta: Mu = 177 kNm.
5) Nd = −500 kN. nd = −0.271 < n3 , pertanto si può assumere che il meccanismo di collasso sia
per trazione con piccola eccentricità. Per l’eq. (4.60):
bdf cd
As = µs
fyd
L’armatura compressa quindi si ottiene in base al fissato rapporto α = A0s /As : A0s = αAs .
Se la soluzione trovata risulta insoddisfacente, ad esempio perché comporta quantitativi
eccessivi di armatura, si procede ad un altro tentativo cambiando le dimensioni della
sezione.
La forma delle curve di interazione mette in evidenza la necessità di esaminare tutte
le possibili condizioni di carico. Se ad esempio N ed M sono indipendenti tra loro, in
quanto prodotti da carichi diversi, si dovranno esaminare anche le condizioni in cui N
anziché crescere diminuisce, ponendo uguale ad uno il coefficiente di sicurezza dei carichi
1
Questo non è del tutto esatto in quanto anche il valore della deformazione di snervamento ²sy = fyd /Es
ha influenza sui risultati. Tuttavia, se l’intervallo di variazione della tensione di snervamento dell’acciaio
non è troppo grande, si può trascurare l’influenza di questo parametro.
4.3 Sforzo normale eccentrico. Calcolo allo stato limite ultimo 107
permanenti e zero quello dei carichi variabili, in quanto questa situazione in certi casi
risulta più pericolosa di quella in cui N prende il valore massimo.
Quando non si dispone di tavole pre-calcolate la curva di interazione di una sezione
può essere calcolata per punti. In genere è sufficiente esaminare pochi casi, raccordando i
punti con segmenti rettilinei. Ad esempio si possono analizzare le seguenti condizioni:
Pressione centrata. ²c(mx) = ²c1 ²s = ²c1
Diagramma triangolare ²c(mx) = ²cu ²s = 0
Acciaio al limite di snerv. ²c(mx) = ²cu ²s = −²sy
Diagramma intermedio zona 2 ²c(mx) = ²cu ²s = −²sl /2
Rottura bilanciata ²c(mx) = ²cu ²s = −²sl
Diagramma intermedio zona 3 ²c(mx) = ²c1 ²s = −²sl
Trazione centrata ²c(mx) = −²sl ²s = −²sl
Si deve far notare che fissando il diagramma delle deformazioni la posizione dell’asse
neutro risulta nota a priori. Pertanto, almeno per la sezione rettangolare, il calcolo delle
risultanti Nu , Mu si esegue facilmente, anche in presenza di più di due livelli di armatura,
senza dover risolvere alcuna equazione.
Questo procedimento costituisce una valida alternativa al calcolo diretto di Mu (Nd ), in
particolare se devono essere verificate numerose condizioni di carico, in quanto, una volta
tracciata la curva, la verifica per ogni condizione di sollecitazione risulta immediata.
Esempio 4.8 Costruire il dominio di resistenza della sezione rettangolare di base b = 25 cm e
altezza h = 60 cm (d = 57 cm), con armatura doppia simmetrica As = A0s = 4φ16 = 8.0 cm2 .
2 2
Resistenza caratteristica del calcestruzzo Rck = 30 N/mm (f¯cd = 1.323 kN/cm ), acciaio tipo Feb
44 k (fyd = 37.4 kN/cm2 ).
K = 0.3585 yc = 30.69 cm
d0 3 K −δ
δ= = = 0.0526 ²0s = ²cu = 3.16 × 10−3 > ²sy
d 57 K
K = 0.4118 yc = 23.47 cm
K −δ
²0s = ²cu = 3.05 × 10−3 > ²sy
K
K = 0.318 yc = 18.14 cm
K −δ
²0s = ²cu = 2.92 × 10−3 > ²sy
K
K = 0.259 yc = 14.78 cm
K −δ
²0s = ²cu = 2.79 × 10−3 > ²sy
K
K −δ 2
²0s = ²c1 = 1.368 × 10−3 < ²sy σ 0s = Es ²0s = 28.74 kN/cm
K
Per le eq. (3.26) si ha:
K −δ 2
²0s = ²c(mx) = 0.421 × 10−3 < ²sy σ 0s = Es ²0s = 8.84 kN/cm
K
Per le eq. (3.27) si ha (α = 0.5):
β = 0.417 η c = 0.35yc
pertanto
sottili strisce in cui è stata idealmente suddivisa la sezione; quindi nel cercare per tentativi
la posizione dell’asse neutro che uguaglia questa risultante alla forza normale agente sulla
sezione. Le sole differenze rispetto a quanto esposto per la flessione sono le seguenti: i)
l’eq. (3.67), che determina la posizione dell’asse neutro, ora è verificata quando N = Nd ;
ii) il momento ultimo, espresso dall’eq. (3.68), deve essere valutato relativamente ad un
punto stabilito (ad esempio il baricentro della sezione in calcestruzzo) in quanto ora il
valore del momento dipende dal polo di riduzione.
Se la sezione non è simmetrica o l’asse di sollecitazione non coincide con uno di sim-
metria, la direzione dell’asse neutro non è nota a priori. In questo caso il problema ha
due incognite, come già si è visto a proposito della flessione. Le equazioni disponibili sono
quelle di equilibrio [eq. (4.30)], già utilizzate per l’analogo problema in campo elastico. Il
procedimento da seguire è simile a quello illustrato per la flessione nel § (3.3.4).
Indicando con x l’asse neutro e con y un’altro ad esso ortogonale, con s, t gli assi di
un riferimento la cui origine coincide con quella del precedente e tale che ad s appartiene
il centro di sollecitazione, si ha (fig. 4.4):
t = x cos α − y sin α
Domini di resistenza
Nel caso generale la sollecitazione agente in una sezione è individuata da un vettore con
3 componenti. Indicando con x, y un sistema di assi ortogonali nel piano della sezione,
il vettore avrà le componenti: {N, Mx , My }, in cui N è la forza normale, Mx = N ex ,
My = N ey sono le componenti del momento flettente agenti nelle direzioni degli assi.
Ogni stato di sollecitazione individua quindi un punto in uno spazio a 3 dimensioni; i
punti rappresentativi delle azioni che portano la sezione a raggiungere lo stato limite
ultimo descrivono, in questo spazio, una superficie detta di stato limite. Un esempio è
rappresentato in fig. (4.8).
Le curve che si ottengono intersecando questa superficie con piani che contengono
l’asse N sono le curve di interazione della sezione relative alle sollecitazioni agenti secondo
direzioni assegnate. In particolare quando il piano passa per un asse di simmetria (se
esiste) della sezione, si ottiene la corrispondente curva di interazione per pressoflessione
retta.
Le superfici di stato limite si possono rappresentare sotto forma di curve di livello,
per esempio sul piano Mx , My relativamente a valori costanti di N . Tuttavia il numero
dei parametri necessari per individuare ciascuna curva diviene ora eccessivo perché sia
conveniente l’utilizzo di abachi precalcolati; inoltre anche il calcolo diretto di ciascuna
4.3 Sforzo normale eccentrico. Calcolo allo stato limite ultimo 111
superficie risulta piuttosto oneroso. Pertanto, a differenza delle curve di interazione del
caso monoassiale, le superfici di stato limite non trovano un utilizzo pratico per la verifica
ed il progetto delle sezioni sollecitate da pressoflessione deviata. In questo caso l’approccio
diretto, descritto in precedenza, è il più conveniente; sebbene anch’esso sia oneroso, quando
la procedura è trasferita in un programma per il calcolatore, diviene possibile applicarlo
agevolmente al pari delle verifiche relative alla sollecitazione retta.
Metodi approssimati
Quando non è disponibile un programma per la verifica “esatta” per pressoflessione de-
viata, almeno per le sezioni rettangolari è possibile usare uno dei metodi approssimati
che riconducono il calcolo a due verifiche per sollecitazione retta; qui se ne espongono
succintamente due.
Il primo è adottato dal Codice Russo, seguendo i risultati di un lavoro di Bresler: il
carico ultimo Nu , di una sezione sollecitata da forza normale eccentrica con componenti
flessionali, relative agli assi principali, Mdx , Mdy , si ottiene con la relazione:
1 1 1 1
' + + (4.63)
Nu Nux Nuy Nu0
in cui Nux ed Nuy sono le forze assiali ultime corrispondenti all’azione separata dei momenti
Mdx ed Mdy rispettivamente, mentre Nu0 è la forza ultima per pressione centrata. I
confronti fatti con le soluzioni “esatte” hanno dimostrato che l’eq. (4.63) da risultati
abbastanza accurati.
Una via alternativa consiste nel cercare un’espressione approssimata delle curve di
livello, per N = cost, della superficie di stato limite. Tuttavia la forma di queste curve è
funzione di molti parametri: la geometria della sezione, la quantità e la disposizione delle
armature, l’entità della forza assiale. Una semplice relazione approssimante è:
µ ¶ µ ¶
Mux n Mux m
+ =1 (4.64)
Mux0 Mux0
112 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
in cui Mux0 e Muy0 sono i momenti ultimi per pressoflessione retta agente nelle due direzioni
principali. Per m = n = 1 l’eq. (4.64) corrisponde ad una retta passante per i due punti
di stato limite ultimo per pressoflessione retta. Questa ipotesi è certamente prudenziale,
in quanto le curve di livello reali presentano sempre una certa convessità verso l’origine, in
particolare per valori elevati di Nd . Un criterio ragionevole è quello di assumere il valore
di n = m linearmente variabile tra 1 e 2 in funzione del rapporto Nd /Nu0 , dove Nu0 è il
carico ultimo per pressione centrata.
ordine mentre in loro assenza il materiale sarebbe ancora in campo elastico. In tal caso
la teoria di Eulero, basata sull’ipotesi di comportamento elastico della trave, è adeguata
ed il valore di riferimento è effettivamente il carico critico fornito dall’eq. (4.65).2 Infine
per i valori intermedi di λ vi è una forte interazione tra gli effetti del secondo ordine (non
linearità geometrica) e la non linearità del materiale, per cui il carico critico non coincide
con quello previsto dalla teoria di Eulero, ma deve essere corretto per tener conto della
reale legge tensione-deformazione del materiale. Per gli elementi in cemento armato che,
a causa della trascurabile resistenza a trazione del calcestruzzo, dimostrano una rapida
deviazione dalla linearità, la teoria di Eulero non è in pratica mai utilizzabile, se non con
opportuni aggiustamenti e correzioni.
Poiché, come si è detto, i fenomeni del secondo ordine sono trascurabili quando σ cr è
molto maggiore della resistenza, è evidente che questi fenomeni sono generalmente tanto
più importanti quanto più la struttura è realizzata con materiali di elevata resistenza;
ciò spiega perché i fenomeni del secondo ordine sono particolarmente importanti nello
studio delle strutture in acciaio. Per il cemento armato, data la resistenza assai più
modesta del calcestruzzo, essi sono generalmente meno importanti; solitamente gli elementi
strutturali in cemento armato sono sufficientemente tozzi da consentirne lo studio mediante
l’approssimazione del primo ordine. Tuttavia non sono nemmeno rari i casi in cui questo
non è vero; ad esempio se si devono realizzare pilastri alti il pericolo delle sollecitazioni
del secondo ordine non può essere trascurato.
Tenere conto correttamente dei fenomeni del secondo ordine nelle strutture in cemento
armato è un problema complesso: infatti occorre determinare in modo preciso le deforma-
zioni della struttura, compito difficile a causa della fessurazione del materiale. L’analisi
della sezione, condotta in precedenza, riguarda il comportamento delle sezioni fessurate.
Come verrà chiarito meglio in un successivo capitolo questo stato non riguarda tutte le
sezioni dell’elemento; la fessurazione è un fenomeno discreto: tra le fessure rimangono
blocchi di calcestruzzo integro e pertanto la reale rigidezza della trave, oltre a variare con
la sollecitazione, varia rapidamente da un punto all’altro, assumendo il minimo in corri-
spondenza delle fessure. La rigidezza “media” dell’elemento risulta compresa tra quella
della sezione integra e quella fessurata, avvicinandosi a quest’ultima nelle zone di eleva-
ta sollecitazione flessionale. La valutazione accurata della deformabilità di una trave in
cemento armato richiede pertanto l’analisi di fenomeni complessi, come l’aderenza tra ac-
ciaio e calcestruzzo, ed è difficile da ottenere, anche con modelli numerici raffinati. Infine
si deve tenere presente che le leggi semplificate usate per il calcolo della resistenza ultima
della sezione, come la legge parabola-rettangolo del calcestruzzo o quella elasto-plastica
senza incrudimento dell’acciaio, sono state fissate con l’ottica di valutare la resistenza,
non la deformabilità della sezione; per una valutazione accurata di quest’ultima grandez-
za si dovrebbero utilizzare relazioni più realistiche, come ad esempio, per il calcestruzzo,
l’eq. (2.1).
Nei paragrafi che seguono si analizzeranno alcuni metodi relativi alla valutazione della
sicurezza dei pilastri “snelli”, soggetti alla sollecitazione di pressoflessione; si esaminerà
prima il caso “canonico” della trave vincolata con carrello e cerniera, sollecitata da uno
sforzo normale eccentrico con eccentricità costante (asta di Eulero), quindi si tratterà
dell’influenza della variazione del momento lungo l’asse ed infine si esaminerà il caso del
pilastro inserito in una struttura intelaiata.
2
In realtà questa affermazione è vera solo per e → 0 (asta caricata di punta), altrimenti vi è comunque
una certa influenza del comportamento non lineare del materiale.
114 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
(k)
dove DM indica la derivata della funzione M (θ) ed è pertanto la rigidezza tangente Ki
(k)
della sezione i nel punto θi . Tenendo conto dell’eq. (4.68) si ottiene quindi il sistema
lineare:
³ ´
(k) (k) (k) (k) (k) (k)
−Ki vi−1 + (2Ki − N ∆x2 )vi − Ki vi+1 = ∆x2 N e − Mi (θi ) + Ki θi
(k+1)
risolvendo il quale si ottiene il vettore {vi } di successiva approssimazione. Da questo,
(k+1)
tramite le (4.68), si ottengono i corrispondenti valori di θi ed il procedimento può
essere iterato fino a convergenza.
Questo metodo, illustrato per il caso di sollecitazione costante, si può generalizzare
senza difficoltà anche per casi in cui la sollecitazione varia lungo l’asse della trave e si può
facilmente inserire in un programma di calcolo. La maggiore difficoltà, come si è detto in
precedenza, consiste nel determinare in modo corretto la legge momento—curvatura delle
sezioni. Quando interessa una stima della capacità massima della resistenza del pilastro,
considerando che in prossimità del collasso la fessurazione è molto estesa ed operando a
favore di sicurezza, si può assumere che la deformabilità della trave coincida con quella
della sezione. In tal caso, con discreta approssimazione, la legge momento—curvatura
può essere assimilata ad una spezzata composta con tre tratti rettilinei che congiungono i
punti di coordinate (0, 0) - (θf , Mf ) - (θy , My ) - (θu , Mu ), dove (θf , Mf ) è il punto di inizio
fessurazione, caratterizzato dal raggiungimento della resistenza a trazione del calcestruzzo,
e si ha θf = Mf /Ec I ∗ (I ∗ è il momento di inerzia dell’intera sezione omogenizzata);
(θy , My ) e (θu , Mu ) sono i punti relativi al raggiungimento della tensione di snervamento
dell’acciaio teso e della resistenza ultima della sezione e si calcolano facilmente mediante
i procedimenti indicati nella prima parte di questo capitolo. Determinata la posizione
dell’asse neutro yc , la curvatura si ottiene mediante la relazione:
|²s |
θ=
d − yc
essendo ²s la deformazione dell’acciaio e d l’altezza utile della sezione.
Il procedimento che è stato illustrato in questo paragrafo, anche se certamente ab-
bordabile se si dispone di un calcolatore e di un idoneo programma, rimane comunque
abbastanza impegnativo ed in molti casi sproporzionato agli scopi della progettazione
corrente. Per tale motivo sono stati sviluppati dei metodi alternativi, certamente meno
accurati e generali, ma verificati essere sufficientemente sicuri, che richiedono uno sforzo
di calcolo molto più limitato. I due metodi più diffusi sono descritti nei paragrafi seguenti.
Figura~4.10: Soluzione del problema dell’asta snella con il metodo della colonna modello
1 π2f 10f
θm = = |v00 (l0 /2)| = 2 ' 2 (4.70)
r l0 l0
La verifica del pilastro si esegue controllando che, nella sezione di momento massimo,
sia possibile soddisfare l’equazione di equilibrio:
M (θ) = N (e + f ) (4.71)
tenendo conto dell’eq. (4.70) e della legge momento—curvatura della sezione. La soluzione
di questa equazione si può ottenere graficamente (fig. 4.10), riportando sul piano M, θ la
legge momento-curvatura della sezione ed una retta di equazione:
M = N (e + l02 θ/10)
Il punto di intersezione, se esiste, tra questa retta e la curva individua il punto di equilibrio.
Se la retta non interseca la curva l’equilibrio è impossibile in quanto la sollecitazione
supera la resistenza per ogni valore di θ. Il carico ultimo del pilastro è il massimo valore
di N per cui l’eq. (4.71) ha una soluzione, cioè il valore di N per cui la retta di carico
diviene tangente a quella della resistenza della sezione.
Come si è già detto, la legge M (θ) può essere approssimata con una spezzata di due o
tre lati; in questo caso il punto di tangenza con la retta di carico deve coincidere o con il
punto di collasso della sezione (θu , Mu ) o con quello di snervamento dell’acciaio (θy , My ).
L’inclinazione dell’ultimo tratto della curva M (θ) è generalmente piccola, pertanto, poiché
il primo caso si verifica solo quando la pendenza della curva di carico è inferiore a quella
dell’ultimo ramo della spezzata, esso può aversi solo se la quantità N l02 /10 è piccola. In
termini adimensionali, dividendo le forze per bdfcd e le lunghezze per d, questa condizione
implica che la trave abbia una piccola snellezza. In tal caso il carico ultimo così ottenuto
è di poco inferiore a quello della sezione.
Nei casi di maggiore interesse, quando la snellezza è abbastanza elevata, il punto di tan-
genza coincide con quello di snervamento, come mostrato nella fig. 4.10; quindi l’equazione
di equilibrio in condizioni critiche si scrive:
My = Nu (e + l02 θy /10)
4.4 Pilastri snelli 117
da cui si ottiene:
My
Nu = (4.72)
e + l02 θy /10
Questa equazione non fornisce tuttavia una soluzione esplicita del problema poiché My e
θy sono a loro volta funzioni di N . Pertanto la determinazione della soluzione richiede un
certo numero di iterazioni, come illustrato nell’esempio che segue.
Esempio 4.9 Per un pilastro di sezione 30×30 cm2 e con lunghezza libera di inflessione l0 = 7 m,
armato simmetricamente con 3φ22 (A = A0 = 11.4 cm2 ), sollecitato da un carico eccentrico
(e = 30 cm), determinare il carico ultimo con il metodo della colonna modello.
2
Si prevede l’impiego dei seguenti materiali: Calcestruzzo Rck = 30 N/mm , Acciaio Fe b 44k.
Fissato N si calcolano My e θy che da esso dipendono; quindi mediante l’eq. (4.72) si calcola Nu .
Utilizzando Nu come nuovo valore di N , si itera il procedimento fino a quando Nu ' N .
Il carico ultimo del pilastro risulta Nu = 374 kN mentre quello della sezione è 482 kN; gli effetti
del secondo ordine pertanto producono una riduzione della capacità portante di circa il 22%.
Applicando il “metodo esatto” descritto nel paragrafo precedente, discretizzando il pilastro con
11 conci ed utilizzando leggi momento-curvatura bilineari, si ottiene per il carico ultimo il valore
Nu = 357 kN corrispondente allo spostamento massimo f = 8.5 cm, maggiore di quello (7.2 cm)
previsto dalla colonna modello. 2
Il confronto dei risultati del metodo della colonna modello con quelli del “metodo
esatto” condotto nel precedente esempio mostra come l’approssimazione del metodo non
sia dalla parte della sicurezza. Questo non deve sorprendere in quanto la forma sinusoidale,
adottata per la linea elastica, dà luogo a curvatura nulla agli estremi, quindi è in equilibrio
con una legge dei momenti meno severa di quella effettiva. Peraltro si deve sottolineare che
al contrario la legge momento-curvatura della sezione fessurata, usata nel metodo “esatto”,
è invece troppo onerosa perché, come si è già fatto notare, non tiene conto del contributo
delle zone non fessurate. Si può ritenere quindi che l’errore per difetto commesso con il
metodo della colonna modello sia almeno in parte compensato da quello per eccesso dovuto
all’aver sottostimato la rigidezza reale della trave.
La bozza delle Norme Europee per il cemento armato (EC2), suggerisce, per la verifica
delle colonne snelle, il metodo della colonna modello. L’uso è limitato ai casi di snellezze
λ inferiori a 140 e per eccentricità del carico non inferiori ad un decimo dell’altezza della
sezione (e ≥ 0.1h).
La legge curvatura-freccia proposta dalle stesse norme differisce da quella ottenuta in
precedenza per un coefficiente k1 :
l2
f = k1 0 θ
10
che dipende dalla snellezza della trave nel modo seguente:
½
(λ − 15)/20 se 15 ≤ λ ≤ 35
K1 =
1 se λ > 35
118 Capitolo 4 Sforzo normale e flessione
dove si è tenuto conto che EIπ 2 /l02 = Ncr è il valore del carico critico euleriano di un’asta
con lunghezza libera l0 .
Dall’equilibrio tra i momenti interni e quelli esterni di questa sezione si ottiene quindi:
da cui segue:
Ne
f=
Ncr − N
e quindi il momento massimo agente sulla trave risulta:
1
N (e + f ) = N e = M0 δ
1 − N/Ncr
1
δ= (4.73)
1 − N/Ncr
Figura~4.11: Determinazione del carico ultimo di un pilastro snello con il metodo del
momento amplificato
Esempio 4.10 Verificare il pilastro dell’esempio 4.9 con il metodo dell’amplificazione del mo-
mento.
Per β d = 0.5 ed Ec = 31220 N/mm2 , essendo Ig = 67500 cm4 , dalla prima delle eq. (4.74) si ha:
da cui, segue: Ncr = 1131 kN. Analogamente, valutando EI mediante la seconda delle eq. (4.74),
si ottiene Ncr = 1490 kN.
La determinazione di Nu , ossia della massima forza di eccentricità e sopportata dal pilastro, si
calcola nel modo seguente: sul piano N, M si riporta il dominio di resistenza della sezione e la
curva di equazione M = N e/(1 − N/Ncr ); il punto di intersezione di questa con la frontiera del
dominio di resistenza individua il punto di collasso della sezione, e quindi dell’intero pilastro.
Nella fig. 4.11 il procedimento è illustrato per l’esempio in esame; la curva (1) si riferisce al caso con
Ncr = 1131 kN, da cui si ottiene Nu ' 330 kN, mentre ad Ncr = 1490 kN (curva 2) corrisponde
Nu ' 360 kN; quest’ultimo valore è molto prossimo a quello ottenuto con il “metodo esatto”. 2
del pilastro sono impediti, gli effetti del secondo ordine in queste sezioni sono nulli ed il
momento agente coincide con quello del primo ordine. Gli spostamenti massimi si rag-
giungono in qualche sezione intermedia ed è in questa che gli effetti del secondo ordine
saranno maggiori; la situazione più gravosa si verifica quando nella stessa sezione sono
massimi entrambi i termini, il che si verifica quando il momento ha valore costante.
Gli effetti discussi in precedenza divengono particolarmente rilevanti se i due momenti
di estremità hanno segno opposto; in tal caso la deformazione della linea d’asse è sensibil-
mente minore che nel caso di un’asta sollecitata da momenti di uguale segno e lo sposta-
mento massimo si verifica in una sezione dove il momento del primo ordine è sensibilmente
minore di quello massimo.
Con il metodo “esatto” non vi è difficoltà nel tener conto dell’andamento variabile del
momento, anche per effetto di eventuali carichi agenti lungo l’asse della trave, ma i metodi
approssimati, colonna modello ed amplificazione del momento, sono calibrati sul caso di
un’asta sollecitata da un momento (del primo ordine) costante. Per poter continuare
ad usare questi procedimenti anche in situazioni più complesse e di maggiore interesse
pratico si deve determinare un “momento equivalente” che tenga conto degli effetti del
reale andamento.
Per il caso di variazione lineare del momento, sia le norme ACI che le EC2 propongono
di utilizzare i metodi approssimati illustrati nei paragrafi precedenti, considerando un
pilastro sollecitato da un carico con eccentricità costante:
dove e1 ed e2 sono le eccentricità del carico nelle sezioni di estremità e si ha |e2 | ≥ |e1 |.
Esempio 4.11 Verificare il pilastro dell’esempio 4.9 nel caso che l’eccentricità del carico vari
linearmente tra e1 = 20 cm ed e2 = 30 cm, utilizzando il metodo della colonna modello.
Per l’eq. (4.75) si ha:
e = 0.6 × 30 + 0.4 × 20 = 26 cm > 0.4e2
quindi si procede come nell’esempio 4.9; partendo da un valore di tentativo per N di 400 kN si
ottiene:
Quindi il carico ultimo, calcolato con lo schema della colonna modello, risulta ' 428 kN. Con il
metodo “esatto”, sempre rappresentando la legge M (θ) con una bilatera, si ottiene Nu = 415 kN.
2
dove:
Icol , Ib Momenti di inerzia della sezione di calcestruzzo dei pilastri e delle travi.
lcol Lunghezza dei pilastri (distanza tra gli assi dei vincoli).
α Coefficiente funzione del vincolo alle estremità delle travi: trave continua ad entrambi
gli estremi α = 1; trave libera di ruotare all’estremità opposta α = 0.5; mensola
α = 0.
5.1 Introduzione
Nei due capitoli precedenti è stato analizzato il comportamento delle travi in cemento
armato nei confronti delle azioni che producono solamente tensioni normali. Entro questi
limiti è stato possibile sviluppare una teoria analoga a quella di Navier—De Saint Venant per
le travi elastiche, opportunamente modificata per tener conto del diverso comportamento
del calcestruzzo nei confronti delle sollecitazioni di compressione e di trazione. In questo
modello il calcestruzzo è stato assimilato ad un materiale privo di resistenza a trazione;
tale semplificazione consente, per gli elementi sollecitati a sforzo normale e flessione, di
costruire una teoria coerente e perfettamente adeguata allo scopo di valutare la resistenza
delle travi in cemento armato nei confronti di queste azioni.
Tuttavia in realtà solo di rado le travi sono sollecitate a sola flessione o pressoflessio-
ne: normalmente queste azioni sono accompagnate dal taglio, sollecitazione che, nel solido
elastico di De Saint Venant, produce tensioni tangenziali. La presenza della sollecitazione
di taglio è dovuta al fatto che ogni variazione lungo l’asse della trave del momento flet-
tente richiede la presenza di una forza di taglio, come risulta dalla ben nota equazione di
equilibrio:
dM
V = (5.1)
dx
in cui V indica la sollecitazione di taglio, M è il momento ed x l’ascissa misurata lungo
l’asse della trave.
Dall’eq. (5.1) segue che il taglio è nullo solo quando M è costante. In pratica questa
condizione si verifica di rado, quindi la sollecitazione di taglio accompagna quasi sempre
quella di flessione. Inoltre, sempre dalla medesima equazione, risulta che il taglio non
può esistere, se non in qualche sezione isolata, senza la contemporanea presenza di M :
pertanto sarebbe più corretto parlare della sollecitazione congiunta di flessione e taglio.
La presenza delle tensioni tangenziali rende incoerente il semplice modello del calce-
struzzo privo di resistenza a trazione in quanto il trasferimento di queste tensioni dalla
parte tesa della sezione (l’armatura) a quella compressa richiede la partecipazione del cal-
cestruzzo presente nella zona tesa che, nella teoria della flessione, era stato trascurato. In
effetti la resistenza a trazione del calcestruzzo, anche se modesta, svolge un ruolo essenziale
nel funzionamento delle travi sollecitate a flessione e taglio.
123
124 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
In molti casi gli effetti delle sollecitazioni di taglio risultano critici per la resistenza
degli elementi in cemento armato, riducendone sensibilmente la capacità portante rispetto
a quella valutata mediante la teoria flessionale. Inoltre il collasso dovuto alle forze di taglio,
essendo provocato dalla rottura del calcestruzzo teso, è di tipo fragile, cioè improvviso ed
accompagnato da piccole deformazioni, quindi estremamente pericoloso: occorre dunque
evitare che si verifichi, ossia occorre rendere la resistenza a taglio degli elementi maggiore
di quella a flessione. Questo obbiettivo si ottiene disponendo, quando necessario, delle
armature nel senso trasversale della trave (staffe e barre inclinate) che, come verrà chiarito
poi, collaborano con il calcestruzzo nel sostenere queste sollecitazioni.
Come si vedrò, per gli effetti delle azioni di taglio e dei corrispondenti meccanismi
resistenti non è possibile sviluppare una teoria relativamente semplice e coerente come è
avvenuto fin qui nei riguardi delle azioni normali. Il comportamento delle travi in cemento
armato fessurate per l’azione della flessione e del taglio è piuttosto complesso e la stima
dell’entità dei contributi forniti dai diversi meccanismi non sempre si può dedurre sulla ba-
se della sola legge tensione—deformazione del materiale; spesso si deve ricorrere a formule
empiriche, giustificate dai risultati di esperimenti di laboratorio e dal loro utilizzo pratico.
Inoltre i modelli di comportamento utilizzati per valutare la resistenza, quali il traliccio
di Mörsch, non sono congruenti con l’ipotesi di comportamento elastico dei materiali, ed
in effetti sono utilizzati solo per ricavare delle equazioni di equilibrio: il loro funziona-
mento pertanto si attiva solo in una fase di avanzata plasticizzazione, quando le esigenze
della congruenza divengono secondarie. Per questi motivi, a differenza di quanto fatto in
precedenza per la flessione e la pressoflessione, non sarà condotta un’analisi separata del
comportamento in campo elastico rispetto a quello allo stato limite ultimo. Le verifiche al-
le tensioni ammissibili si deducono dagli stessi modelli del calcolo a rottura, semplicemente
riducendo contemporaneamente le sollecitazioni e la resistenza dei materiali, in modo da
ottenere, con i due metodi, confrontabili livelli di sicurezza.
V S(y)
τ (y) = (5.2)
Ib(y)
V
τ mx = (5.3)
zb
dove z = I/S(0) indica il braccio delle forze interne.
Per le sezioni in cemento armato, fessurate in accordo con il modello adottato per
l’analisi della flessione, si può pensare di estendere la validità dell’eq. (5.2) alla sezione
5.2 Il comportamento delle travi sollecitate a taglio 125
Figura~5.1: Distribuzione delle tensioni tangenziali nella sezione integra (a) e fessurata
(b)
reagente omogenizzata, cioè formata dal calcestruzzo compresso e dall’acciaio pesato con
il modulo n. Applicando la teoria di Jourawski a questa sezione si ottiene l’andamento
riportato in fig. (5.1b). Il valore massimo della τ è raggiunto ancora nel baricentro (asse
neutro) della sezione reagente ed è ancora fornito dall’eq. (5.3), ove ora z ' 0.9d. Al
disotto dell’asse neutro il valore di τ resta costante in quanto S(y) non cambia, dato
che il calcestruzzo teso viene trascurato. Solo in corrispondenza della fibra ove è posta
l’armatura tesa si chiude l’equilibrio ed S e τ si annullano.
Da queste considerazioni emerge un’incongruenza: la parte di calcestruzzo sottostante
l’asse neutro, “inesistente” ai fini della flessione, deve essere in grado di sopportare la ten-
sione tangenziale τ mx che, come risulta usando il cerchio di Mohr, produce una tensione
principale di trazione di pari valore. Sebbene, come verrà spiegato più avanti, il trasfe-
rimento di tensioni tangenziali attraverso le facce di una fessura sia, entro certi limiti,
realmente possibile, le osservazioni precedenti dimostrano che, in presenza della sollecita-
zione di taglio, non è lecito estendere alle travi in cemento armato la teoria di Navier—De
Saint Venant, semplicemente sostituendo la sezione reagente omogenizzata a quella intera.
Per comprendere cosa avvenga in una trave in cemento armato sollecitata a flessione
e taglio si deve rinunciare all’analisi della sola sezione ed esaminare la trave nella sua
estensione spaziale. A questo scopo si consideri il comportamento di una trave appoggiata,
caricata uniformemente, al crescere dell’intesità del carico. Inizialmente, per piccoli valori
delle sollecitazioni, il comportamento è elastico lineare e la distribuzione delle tensioni
segue le leggi della teoria delle travi elastiche. In tal caso l’andamento delle linee isostatiche
delle tensioni principali è del tipo illustrato in fig. 5.2.
Normalmente il valore massimo della tensione principale di trazione viene raggiunto
al lembo inferiore (teso): in qualche punto, superata la resistenza a trazione, si innesca
una fessura che, essendo perpendicolare alle isostatiche di trazione, inizialmente risulta
normale all’asse della trave. Al crescere del carico la fessura si propaga e, per effetto
delle tensioni tangenziali, si inclina verso l’asse. Schematicamente si può assumere che le
fessure seguano un percorso perpendicolare alle isostatiche di trazione, ossia che seguano
126 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
dT dz
V =z + T (5.4)
dx dx
da cui risulta evidente che all’equilibrio della forza di taglio V possono concorrere due
termini: il primo dipendente dalla variazione della forza di trazione nell’acciaio, il secondo
dalla variazione del braccio delle forze interne z.
In una trave snella, cioè con un rapporto tra luce e altezza elevato, di sezione costante e
nelle zone distanti dagli appoggi, come risulta dallo studio del comportamento a flessione,
il braccio z è praticamente costante, per cui si può assumere che dz/dx ≈ 0. In tal caso
il secondo termine dell’eq. (5.4) risulta trascurabile ed il solo meccanismo di equilibrio
possibile è legato alla variazione di T . Perché questo avvenga occorre che l’aderenza
tra acciaio e calcestruzzo sia in grado di trasferire la quantità necessaria di forza tra
l’acciaio ed il calcestruzzo, ed il calcestruzzo nella parte tesa della sezione sia quindi in
5.3 Il comportamento delle travi prive di armatura di taglio 127
possibile la trasmissione di forze tangenziali, almeno fin quando l’ampiezza della fessura
non diviene tanto grande da separare completamente le facce. Questo meccanismo, det-
to di ingranamento degli inerti (aggregate interlock), è il più importante tra quelli che
permettono il trasferimento delle forze di taglio nelle travi fessurate prive dell’armatura
d’anima.
Le fessure che attraversano la zona tesa della trave la separano in tanti blocchi di
calcestruzzo che si comportano come mensole incastrate nella parte superiore compressa
dell’elemento. Esaminando una di queste (fig. 5.4) si nota che, quando agisce il meccanismo
resistente del comportamento a trave, la mensola è sollecitata dalla forza ∆T = T1 − T2 ,
prodotta dalla variazione della forza di trazione dell’armatura. A questa sollecitazione si
oppongono le seguenti azioni resistenti:
1. Le tensioni tangenziali τ a che agiscono sulle superfici delle fessure, dovute all’ingra-
namento degli inerti.
2. Le forze di taglio Vd , prodotte dall’effetto spinotto (dowel action) delle armature
longitudinali.
sionale perché la resistenza a taglio è in tal caso maggiore; come previsto questo si verifica
nelle travi molto snelle per le quali è possibile omettere l’utilizzo dell’armatura di taglio.
Quando a/d prende valori inferiori la resistenza della trave si riduce rispetto a quanto
previsto dalla sola flessione. I risultati sperimentali seguono da vicino la retta tratteggiata
passante per l’origine, che corrisponde alla previsione teorica di un sistema che collassa al
raggiungimento di una fissata soglia di taglio. Per 7 > a/d > 3 la rottura è prodotta dal
cedimento dei denti di calcestruzzo e la conseguente perdita di efficacia del “meccanismo a
trave”. Per valori di a/d inferiori a 3 i risultati sperimentali si discostano da questo anda-
mento e la resistenza cresce al diminuire di a/d fino a che, per a/d ≤ 1.5, viene nuovamente
raggiunta la piena resistenza flessionale della sezione, segno che il collasso torna ad essere
determinato dalla flessione e non dal taglio. Questo è dovuto all’insorgere del meccanismo
ad arco; nella zona di transizione, per 1.5 < a/d < 3, dopo il cedimento del “meccanismo
a trave” si innesca il “meccanismo ad arco” che permette di portare un’ulteriore quota di
carico. Quando l’angolo formato dalla biella con l’asse della trave è piccolo, il contributo è
modesto; man mano che il carico si avvicina all’appoggio quest’angolo aumenta ed il mec-
canismo ad arco diviene più efficace, fino a permettere il raggiungimento della resistenza
flessionale dell’elemento.
effetto spinotto, resistenza flessionale delle mensole, nelle zone dove prevale il meccanismo
di trave, l’effetto arco in prossimità degli appoggi. Anzi l’efficacia di questi meccanismi
aumenta, specialmente se l’armatura è realizzata con staffe, per i seguenti motivi:
1. L’effetto spinotto migliora perché le staffe, se abbastanza vicine tra loro, possono
impedire, o almeno ritardare, la deformazione delle armature longitudinali ed il
conseguente distacco del copriferro.
4. Il pericolo della perdita di aderenza dovuto alle fessure che si propagano longitudi-
nalmente lungo il percorso dell’armatura tesa e che provoca il distacco del copriferro,
viene sensibilmente ridotto.
Accanto a questi benefici sui meccanismi resistenti presenti anche in sua assenza, l’ar-
matura d’anima contribuisce direttamente a sopportare una parte delle forze di taglio.
Secondo un modello dovuto a Mörsch, molto schematico ma che coglie i caratteri es-
senziali del fenomeno, la trave fessurata viene assimilata ad una trave reticolare in cui il
calcestruzzo compresso e l’armatura tesa fungono da correnti, le bielle di calcestruzzo sono
le aste di parete compresse, le armature d’anima le aste tese, come illustrato nella fig. 5.7.
Per analizzare il comportamento delle travi armate per il taglio si adottano alcune sche-
matizzazioni. Le fessure vengono considerate rettilinee, inclinate di un’angolo α rispetto
132 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
in cui ∆T = T2 −T1 è la variazione della forza di trazione nell’acciaio dovuta alla variazione
del momento flettente, z è il braccio delle forze interne, Vd è il taglio portato dall’armatura
longitudinale per effetto spinotto, Va è la componente tangenziale della forza trasmessa
per ingranamento degli inerti, Mc è il momento sopportato dalla sezione di incastro della
mensola di calcestruzzo, Fs è la forza agente nell’armatura d’anima, α e β sono gli angoli
formati dalle bielle compresse di calcestruzzo e da quelle tese (armatura) con l’asse della
trave.
Ponendo ∆T ' (dT /dx)s ed assumendo z ' cost, si ha:
d(M/z) V
∆T ' s' s
dx z
dove si è tenuto conto che V = dM/dx. Sostituendo l’espressione precedente nell’eq. (5.5)
e risolvendo l’equazione così ottenuta rispetto ad Fs si ottiene:
Fs V − Vc Vs
= = (5.6)
s z sin β(cot α + cot β) z sin β(cot α + cot β)
Figura~5.8: Schema del meccanismo resistente al taglio nelle travi con armatura d’anima
ed equilibrio delle forze
Per l’equilibrio, alla forza di trazione nell’armatura Fs deve corrispondere una compres-
sione C nella biella compressa. Imponendo l’equilibrio nella direzione ortogonale all’asse
si ottiene:
Fs sin β = C sin α
da cui, tenendo conto dell’eq. (5.6), si ha:
sin β Vs s
C = Fs = (5.7)
sin α z sin α(cot α + cot β)
Se la forza C viene considerata centrata lungo l’asse della biella di calcestruzzo, essa
provoca una compressione uniforme il cui valore si calcola dividendo C per l’area della
sezione normale della biella: bs sin α, b essendo la larghezza dell’anima della trave:
C Vs τs
σc = = 2 = 2 (5.8)
bs sin α bz sin α(cot α + cot β) sin α(cot α + cot β)
in cui con τ s = Vs /bz si è indicato il massimo della tensione tangenziale che corrisponde
alla forza di taglio Vs , calcolata secondo la teoria di Jourawski, con riferimento alla sezione
parzializzata.
Le equazioni (5.7) e (5.8) forniscono i valori delle sollecitazioni nelle armature d’anima
e nelle bielle di calcestruzzo di una trave fessurata in accordo con lo schema di funziona-
mento del traliccio di Mörsch. Esse sono state derivate sulla base di sole considerazioni
di equilibrio, senza porre alcuna attenzione alla congruenza: pertanto i risultati che ne
derivano saranno attendibili solo in prossimità della condizione di collasso, quando la pla-
sticizzazione dei materiali rende secondaria (in certa misura) la congruenza, mentre la
trave è costretta a ricorrere a tutte le sue risorse per equilibrare le forze esterne. Per tale
134 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
Fs Vs 2τ s
= σc = (5.9)
s z(sin β + cos β) 1 + cot β
Fs Vs
= σ c = 2τ s (5.10)
s z
mentre per le barre piegate, per le quali il valore usuale dell’angolo di inclinazione è π/4,
corrisponde:
Fs Vs
= √ σc = τ s (5.11)
s z 2
Dal confronto delle eq. (5.10) e (5.11) appare che le armature inclinate a 45◦ funzionano
meglio di √quelle verticali in quanto, a parità di taglio, risultano meno sollecitate (per un
fattore 1/ 2) e producono nel calcestruzzo una compressione inferiore (la metà). Questo è
vero quando il confronto viene fatto tra staffe verticali ed inclinate, meno quando le staffe
vengono confrontate con le barre piegate, perché quest’ultime sono in realtà meno efficaci
nel migliorare il comportamento globale della trave. Per quanto riguarda poi l’aspetto
economico, espresso dal quantitativo di armatura necessario per sopportare una assegnata
sollecitazione, il vantaggio offerto dalle armature inclinate è solo apparente, poiché se la
sezione richiesta è inferiore, la loro lunghezza aumenta e quindi il volume complessivo è
praticamente lo stesso.
5.5 Interazione tra flessione e taglio 135
M20 = T2 z
dove M20 indica il momento risultante agente nella sezione (2’), corrispondente all’ascissa
della zona compressa del blocco di calcestruzzo, mentre nella sezione (2), corrispondente
alla posizione dell’armatura esaminata, agisce il momento
Secondo la teoria della flessione, nella sezione (2) l’armatura dovrebbe essere sollecitata
dalla forza:
M2 M0
T2f = = 2 − V cot α
z z
da cui segue che la sollecitazione effettiva dell’armatura differisce da quella prevista dalla
teoria flessionale secondo la relazione:
è la distanza, misurata parallelamente all’asse della trave, tra la prima e l’ultima delle
barre che attraversano la fessura; con le solite ipotesi semplificatrici si ha:
s = z(cot α + cot β)
fctd resistenza a trazione di calcolo del calcestruzzo = fctk /γ c ; fctk è dato dall’eq. (2.31).
r = max{(1.6 − d), 1}, con d, altezza utile della sezione, espressa in metri.
δ fattore che tiene conto degli effetti delle forze normali. Nel caso di flessione semplice
(N = 0) si assume δ = 1. Nel caso sia presente una significativa forza di trazione
δ = 0 (quindi in questo caso il taglio portato dal calcestruzzo è nullo e la trave deve
138 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
As area dell’armatura longitudinale tesa. Per quanto visto in precedenza l’area da con-
siderare è quella intersecata da una fessura inclinata a 45o , cioè posta alla distanza
0.9d dalla sezione dove agisce il taglio Vd . Per essere presa in conto l’armatura deve
essere efficacemente ancorata oltre il punto di intersezione con la fessura.
La bozza delle norme europee (EC2) propone per il calcolo di Vcu un’espressione poco
diversa:
dove si deve assumere r = 1 per gli elementi in cui più del 50% dell’armatura è interrotta
(cioè non è prolungata fino agli appoggi e quindi ancorata), altrimenti si assume r =
max{(1.6 − d), 1}, come nelle norme italiane; σ cm = Nd /Ac è la tensione media nella
sezione di calcestruzzo, positiva se di compressione. Gli altri simboli hanno il significato
illustrato prima.
Per tener conto dei benefici dell’effetto arco, le norme europee consentono, per il taglio
prodotto da carichi applicati ad una distanza dagli appoggi minore di 2.5d, di amplificare la
resistenza a trazione del calcestruzzo fctd del fattore β = 2.5d/x ≤ 5, dove x è la distanza
del carico dall’appoggio. Per poter utilizzare questo incremento di resistenza occorre
verificare che la modalità di applicazione del carico ed il funzionamento dell’appoggio
siano tali da consentire lo sviluppo di una biella di calcestruzzo tra carico ed appoggio.
Inoltre, in presenza di carichi distribuiti, il taglio massimo da considerare nelle verifiche
è quello agente alla distanza d dall’appoggio. Analogamente le norme italiane prevedono
che il taglio prodotto dai carichi distanti x < 2d dagli appoggi sia ridotto del fattore x/2d.
Vd ≤ 0.3fcd bd
5.6 Progetto secondo le normative 139
in cui Vcu e Vsu sono i tagli portati rispettivamente dal calcestruzzo e dall’armatura. Per
la normativa italiana, in presenza di armatura d’anima, Vcu si calcola con una relazione
diversa dall’eq. (5.18), valida per le travi non armate a taglio:
In presenza di sforzo normale la resistenza delle bielle compresse deve essere ridotta
del fattore:
min{1.67(1 − σ cp /fcd ), 1}
in cui σ cp = (Nd − fyd A0s )/Ac ; A0s essendo l’area dell’armatura compressa ed Ac quella
dell’intera sezione di calcestruzzo.
La condizione che limita la sollecitazione delle bielle compresse [eq. (5.24)] deve essere
sempre verificata, anche in assenza di armatura a taglio; tuttavia in quest’ultimo caso la
condizione Vd ≤ Vcu è normalmente la più vincolante.
La resistenza a taglio è data come somma dei contributi del solo calcestruzzo e dell’ar-
matura [eq. (5.21)]. Per l’EC2 il termine Vcu è dato dalla stessa espressione (5.19) valida in
assenza di armatura d’anima; il secondo si calcola con la stessa equazione (5.23) utilizzata
dalla normativa italiana.
140 Capitolo 5 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: il taglio
Md0 = Md + Vd a1
ovvero, ciò che è in pratica equivalente, traslando il diagramma dei momenti della quantità
a1 .
Per le norme italiane si deve assumere:
Nel caso di calcolo alle tensioni ammissibili, quando la tensione tangenziale supera il
valore τ̄ c0 , l’intera forza di taglio deve essere portata dall’armatura ed almeno il 40% della
forza di scorrimento deve essere affidato alle staffe. Nel caso di calcolo agli stati limite se
Vd > Vcu almeno il 50% della forza di taglio deve essere equilibrata dalle armature.
Per la bozza delle norme EC2 il minimo quantitativo dell’armatura d’anima richiesto
nelle travi è dato dalla percentuale:
Asw
ρw =
sb sin β
I valori minimi richiesti di ρw sono riportati dalle norme stesse in una tabella in funzio-
ne delle classi del calcestruzzo e dell’acciaio. Ad esempio, per l’acciaio tipo S400 ed il
calcestruzzo tipo C25/30, si ha ρmin = 0.0013.
Almeno il 50% dell’armatura a taglio necessaria deve essere realizzata mediante staffe.
5.6 Progetto secondo le normative 141
Esempio 5.1 Verificare nei confronti della sollecitazione di taglio e, se necessario, progettarne
l’armatura la sezione rettangolare con base b = 30 cm, altezza h = 60 cm, armatura longitudinale
Asl = 5φ20 = 15.7 cm2 , soggetta alla forza di taglio Ve = 75 kN. Si assume che i materiali abbiano
le seguenti caratteristiche:
Calcestruzzo Rck = 30 N/mm2
Acciaio Fe B 44 k
Metodo delle tensioni ammissibili. Per il calcestruzzo le tensioni tangenziali ammissibili si
calcolano mediante le eq. (2.26) e (2.27):
Rck − 15 30 − 15
τ̄ c0 = 0.4 + = 0.4 + = 0.6 N/mm2
75 75
Rck − 15 30 − 15
τ̄ c1 = 1.4 + = 0.4 + = 1.83 N/mm2
35 35
2
mentre per l’acciaio si ha σ̄ s = 255 N/mm .
La tensione tangenziale massima nel calcestruzzo risulta [eq. (5.3)]:
75000
τ cm = = 0.49 N/mm2 < τ̄ c0
0.9 × 570 × 300
Pertanto non è necessario prevedere un’armatura d’anima, eccetto quella minima richiesta dalla
normativa. Per il calcolo di quest’ultima si ha:
Ve 75000
b∗ = = = 244 mm = 24.4 cm
0.9dτ̄ c0 0.9 × 570 × 0.6
e dunque, applicando l’eq. (5.27):
Asw
= 0.1b∗ = 2.44 cm2 /m
s
Calcolo allo stato limite ultimo. La sollecitazione di progetto si ottiene moltiplicando quella di
esercizio per il coefficiente di sicurezza dei carichi (γ = 1.5); quindi Vd = 1.5 × 75 = 112.5 kN. Le
resistenze di calcolo a compressione e trazione del calcestruzzo sono date dalle eq. (2.29)–(2.31),
in base alle quali risulta:
2 2
fcd = 15.56 N/mm fctd = 1.14 N/mm
2
mentre la resistenza di calcolo dell’acciaio è: fyd = 374 N/mm .
Normalmente solo solette e solai possono essere progettati privi delle armature di taglio; tuttavia
anche le travi, se su luce modesta, si possono progettare senza l’armatura a taglio (Punto B5.7
delle Istruzioni per l’applicazione delle Norme Tecniche... Cir. Min. LL.PP.15/10/96). In assenza
di armatura deve essere verificata l’eq. (5.18). Ritenendo che l’armatura longitudinale indicata nei
dati dell’esempio sia prolungata per la lunghezza 0.9d dalla parte dei momenti decrescenti, si ha:
e quindi:
Vcu = 0.25 × 1.14 × 1.03(1 + 50 × 0.0092)300 × 570 = 73240 N < Vd
Pertanto la trave deve, in ogni caso, essere armata per il taglio.
Resistenza delle bielle compresse [eq. (5.20)]:
Poiché risulta Vcu > Vd si deve assumere Vsu = Vd /2 = 56.3kN. Quindi per l’eq. (5.23) con β = 90◦
(staffe) si ha:
Esempio 5.2 Per la stessa sezione dell’esempio precedente si verifichi il caso in cui Ve = 200 kN.
Tensioni ammissibili. La tensione massima nel calcestruzzo è:
200000
τ cm = = 1.3 N/mm2
0.9 × 570 × 300
e quindi risulta τ̄ c0 < τ cm < τ̄ c1 : quindi la trave deve essere armata per il taglio. Per la prima
delle eq. (5.17) si ha:
Asw 200000
= = 1.53 mm2 /mm = 15.3 cm2 /m
s 0.9 × 570 × 255
Verifica allo stato limite ultimo. La sollecitazione di progetto è Vd = 1.5 × 200 = 300 kN. La
verifica a compressione delle bielle è soddisfatta poiché Vd < 798 kN. Per il calcolo dell’armatura
si ha:
Vsu = Vd − Vcu = 300 − 117 = 183 kN > Vd /2
quindi:
Asw Vsu 183000
= = = 0.95 mm2 /mm = 9.5 cm2 /m
s 0.9dfyd 0.9 × 570374
2
Capitolo 6
6.1 Introduzione
Le tensioni tangenziali nelle sezioni rette delle travi, oltre che dalla sollecitazione di taglio,
analizzata nel capitolo precedente, sono provocate dalla sollecitazione di torsione.
L’azione tercente è presente in molte situazioni: infatti è raro che i carichi siano ap-
plicati in modo tale che la loro risultante passi per la linea dei centri di taglio della trave
che, di conseguenza, risulta anche sollecitata dall’azione di un momento torcente di entità
più o meno grande. Tuttavia nella pratica della progettazione spesso questa sollecitazione
viene ignorata: infatti quando, come è frequente, le strutture vengono schematizzate come
piane non vi è spazio per mettere in conto l’azione torcente ed anche se si utilizzano più
ra¢nati modelli tridimensionali di solito vengono considerati solo carichi che producono
sollecitazioni di taglio e ‡essione.
L’esperienza ha dimostrato che la sempli…cazione del trascurare le sollecitazioni torsio-
nali di solito non produce e¤etti indesiderati. Per chiarire questa apparente contraddizione
è utile introdurre la distinsione tra una torsione “primaria” ed una “secondaria”. La pri-
ma è quella prodotta da carichi che, per essere equilibrati, richiedono la presenza di una
reazione torsionale nella trave, cioè per i quali la possibilità di soddisfare l’equilibrio è con-
dizionata dalla capacità della trave di resistere all’azione torcente. Un esempio di “torsione
primaria” è quella che nasce nelle travi a ginocchio, usate nella realizzazione delle scale,
che sostengono i gradini come mensole sporgenti trasversalmente dalla trave. L’equilibrio
dei gradini è possibile solo se la trave è in grado di resistere al momento torcente che
equilibria i momenti di incastro delle mensole. La torsione “secondaria” è invece quella
che si sviluppa per e¤etto dei vincoli di continuità di un sistema iperstatico; annullan-
do la rigidezza torsionale delle travi i momenti torcenti scompaiono ma l’equilibrio della
struttura è ancora possibile.
Quest’ultimo tipo di azione è quella che si incontra più di frequente e di fatto è presente
in quasi tutte le travi delle strutture in cemento armato, in quanto normalmente queste
non sono costituite da elementi isolati ma, al contrario, formano sistemi spaziali continui
in cui si sviluppano, tra le altre, anche delle azioni torcenti. Ad esempio le sezioni delle
travi che sostengono i solai con cui sono solidali devono subire rotazioni torcenti ugua-
li alle rotazioni ‡essionali delle estremità dei travetti: a queste rotazioni corrispondono
proporzionali sollecitazioni.
143
144 Capitolo 6 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: la torsione
Ovviamente solo la torsione secondaria può essere trascurata senza che questo costi-
tuisca un pericolo per la struttura. La fessurazione del calcestruzzo, dovuta alle azioni
torcenti, riduce considerevolmente la rigidezza torsionale delle travi, che di conseguenza
assorbono delle sollecitazioni sensibilmente inferiori a quelle previste da un modello di
funzionamento dei materiali perfettamente elastico. In sostanza le strutture si “adattano”
rilasciando, almeno parzialmente, quei vincoli che non sono in grado di realizzare in modo
e¢cace.
La liceità del trascurare le torsioni secondarie è in realtà limitata alle veri…che nei
confronti degli stati limite ultimi, in quanto in questa fase quello che conta è che la struttura
sia in grado di garantire l’equilibrio di ogni sua parte, senza riguardo per eventuali danni.
Per le condizioni di esercizio occorre tener presente che le rotazioni torsionali possono
produrre stati di fessurazione incompatibili con il buon funzionamento; in questi casi si
dovrà prevedere un’armatura adeguata atta ad impedire l’eccessiva fessurazione. Un ruolo
importante è giocato dalle dimensioni (e¤etto scala): trascurare le sollecitazioni torsionali
secondarie è di solito lecito per le travi che sostengono solai di luce relativamente piccola
(< 6 m); per le travi che sostengono solai di luce maggiore è opportuno prendere in
esame il pericolo dei danni che possono insorgere per e¤etto delle sollecitazioni torsionali
iperstatiche.
Raramente la sollecitazione torcente è presente da sola: normalmente essa è prodotta
da azioni che provocano anche altre sollecitazioni, in particolare la ‡essione ed il taglio
e, in certi casi, lo sforzo normale. La veri…ca razionale di un elemento richiede quindi
che si sappia tenere conto della interazione mutua di queste diverse sollecitazioni. Per gli
elementi realizzati con materiali a comportamento elastico lineare la possibilità di sommare
gli e¤etti rende la cosa semplice, ma per il cemento armato le nonlinearità e soprattutto
l’apertura delle fessure fa si che vi sia una profonda interazione e quindi, almeno in teoria,
non è lecito esaminare le singole azioni separatamente. Di fatto il problema è veramente
complesso e governato da molti parametri per cui anche per via sperimentale non non sono
stati ancora ottenuti modelli a¢dabili, in grado di tener conto dell’interazione reciproca
della torsione con la ‡essione ed il taglio. In pratica gli e¤etti delle diverse sollecitazioni
vengono valutati separatamente, sommando i quantitativi di armatura richiesti da ciascuna
azione e le rispettive sollecitazioni, ovviamente se dello stesso tipo.
Mt
¿ max = Ã (6.1)
b2 h
in cui à è una funzione del rapporto h=b, variabile tra 4:79 per h=b = 1 e 3 (h=b = 1).
La rigidezza torsionale della sezione è de…nita dalla relazione: dµ=dx = Mt =kt , in cui
µ(x) indica la rotazione della sezione di ascissa x. Per le sezioni rettangolari si ha:
kt = ¯Gb3 h (6.2)
6.2 Comportamento in fase elastica 145
ktj
Mtj = Mt Pn
i=1 kti
Mtj
¿ mx;j = Ã j
b2j hj
¿ h = cost
h essendo lo spessore del tubo. Per l’equilibrio della sezione si ha dunque (…g. 6.2):
I
Mt = ¿ hr ds = 2¿ h- (6.3)
in cui - indica l’area racchiusa dalla linea mediana della parete del tubo e si è tenuto
conto della condizione di continuità.
La rigidezza torsionale delle sezioni di questo tipo si valuta facilmente uguagliando
l’energia di deformazione elastica con il lavoro delle sollecitazioni. Indicando con µ la
rotazione della sezione, il lavoro del momento torcente è 12 Mt µ, mentre l’energia interna
146 Capitolo 6 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: la torsione
R
è data dalla relazione: 12 V ¿ ° dV . Uguagliando queste due espressioni e ponendo, per
l’elasticità del materiale, ° = ¿ =G, tenendo conto che dall’eq. (6.3) si deduce:
Mt
¿=
2-h
si ottiene: I µ ¶2 I
1 1 ¿ 1 l Mt ds
Mt µ = l ¿ h ds =
2 2 G 2G 2- h
dove l indica la lunghezza del concio di trave considerato. Sempli…cando l’equazione
precedente si ottiene: I
Mt l ds Mt l
µ= 2
=
4G- h kt
Dal confronto tra il secondo ed il terzo membro di questa uguaglianza si deduce:
4G-2
kt = H ds (6.4)
h
4G-2 h
kt = (6.5)
p
dove p indica la lunghezza della linea mediana della parete del tubo.
È importante osservare che i risultati della teoria sempli…cata dei tubi sottili, per
quanto riguarda lo stato tensionale, derivano dalle sole condizioni di equilibrio: pertanto
il loro campo di validità si estende oltre il limite della teoria elastica lineare, includendo
anche il campo del comportamento plastico dei materiali.
6.3 La torsione nelle travi fessurate 147
Figura~6.4: Schema del traliccio resistente di una trave in c.a. sollecitata a torsione.
Dunque la trave deve essere dotata di un doppio ordito di armature: uno longitudinale,
per assorbire le forze Fl1 , l’altro trasversale (sta¤e), che sopporta le forze Fst . La forza
totale in direzione longitudinale è:
Mt
Fl = Fl1 p = p (6.11)
2- tan ®
dove p indica la lunghezza (perimetro) della linea mediana dello spessore della sezione
tubolare equivalente. Al collasso la forza massima portata dall’armatura longitudinale è
Al fyd , in cui Al indica l’area totale dell’armatura longitudinale resistente alla torsione;
uguagliando questa resistenza alla sollecitazione data dall’eq. (6.11) si ha:
Mtu
Al fyd = p
2- tan ®
da cui si deduce il momento torcente ultimo della sezione:
Al fyd
Mtu = 2 - tan ® (6.12)
p
Indicando con Ast l’area di una sta¤a e con s il passo, l’area dell’armatura tra-
sversale intersecata da una biella di altezza (relativamente alla sezione retta) unitaria è
Ast 1=(s tan ®); pertanto la forza ultima Fst equilibrata dall’armatura trasversale è fyd Ast =(s tan ®).
Uguagliando la forza resistente a quella agente data dall’eq. (6.10) si ottiene:
fyd Ast Mtu
=
s tan ® 2-
da cui, sostituendo ad Mtu il valore fornito dall’eq. (6.12) in funzione dell’area dell’arma-
tura longitudinale, si ottiene:
Ast A
= l tan2 ® (6.13)
s p
150 Capitolo 6 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: la torsione
Fissato il valore di ®, che di solito si assume uguale a 45o , questa relazione consente di
determinare il quantitativo di sta¤e occorrenti per equilibrare lo stesso momento ultimo
sopportato dall’armatura longitudinale. Inversamente, se Al ed Ast sono state …ssate
indipendentemente, l’eq. (6.13) permette di calcolare l’angolo di inclinazione delle fessure
® per cui in fase ultima sussiste l’equilibrio tra le forze portate dall’armatura e dalle sta¤e:
r
Ast p
tan ® = (6.14)
s Al
sostituendo il valore di tan ® nell’eq. (6.12) si ottiene il momento torcente ultimo della
sezione:
s
Al Ast
Mtu = 2-fyd (6.15)
p s
Si osservi che Al esprime anche il volume dell’armatura longitudinale presente in un
concio di lunghezza unitaria; nello stesso concio il volume delle sta¤e è Ast p=s, avendo
assimilato la lunghezza di una sta¤a con il perimetro p della linea mediana dello spessore
della sezione cava …ttizia. L’eq. (6.14) mostra che l’inclinazione delle bielle di calcestruzzo
è data dalla radice del rapporto volumetrico delle sta¤e e dell’armatura longitudinale.
Fissando il volume totale di armatura Vtot = Al +Ast p=s, si può esprimere il quantitativo di
sta¤e in funzione dell’area dell’armatura longitudinale: Ast =s = (Vtot ¡Al )=p. Sostutuendo
tale relazione nell’eq. (6.15) si ottiene quindi:
p
Mtu = 2-fyd Al (Vtot ¡ Al )=p2
Annullando la derivata di questa espressione rispetto ad Al si ottiene il quantitativo di ar-
matura longitudinale che rende massimo il momento ultimo, per un assegnato quantitativo
di armatura totale: facilmente si ricava: Al = Vtot =2, a cui corrisponde un quantitativo
di sta¤e Ast =s = Vtot =2p. Sostituendo queste espressioni nell’eq. (6.14) si ottiene quindi
tan ® = 1: si può concludere che il migliore utilizzo dell’armatura si raggiunge distribuen-
done ciascuna metà tra barre longitudinali e sta¤e, in accordo con l’eq. (6.11) quando si
assume tan ® = 1.
La forza di compressione C agente sulle bielle di calcestruzzo genera una tensione
media ¾c che si ottiene dividendo la forza C per l’area della sezione normale della biella.
Per una biella compresa tra due fessure poste a distanza unitaria, nella direzione normale
all’asse della trave, quest’area è 1 cos ®h; quindi utilizzando l’eq. (6.8) si ottiene:
C Mt Mt
¾c = ¹ = 2-h
¹ sin ® cos ® = -h
¹ sin 2® (6.16)
1 cos ®h
ed in particolare per ® = 45± :
Mt
¾c = ¹ (6.17)
-h
Il valore di ¾c dipende dallo spessore h ¹ della sezione tubolare equivalente: esso non
è ovviamente ben de…nito, in quanto la sezione tubolare è solo una astrazione di calcolo,
a meno che la sezione non sia realmente cava. Il valore da adottarsi per h ¹ è quindi
convenzionale e deve essere scelto in modo tale che, ponendo ¾c uguale alla resistenza a
compressione del calcestruzzo (eventalmente ridotta per tener conto delle approssimazioni
del calcolo), le eq. (6.16) o (6.17) diano il valore del momento torcente ultimo di quelle travi
che, dotate di forte armatura, collassano per schiacciamento del calcestruzzo. Relazioni
empiriche di questo tipo sono fornite dalle norme.
6.4 Veri…che secondo le norme 151
¹ = de
h (6.18)
6
in cui de indica il diametro del massimo cerchio iscritto nel poligono che ha per vertici i
baricentri delle armature longitudinali, come illustrato in …g. (6.6). Per l’eq. (6.17),
assumendo per la resistenza del calcestruzzo il valore fcd =2, si ottiene:
1
Mtd · fcd -h (6.19)
2
152 Capitolo 6 Elementi sollecitati da tensioni tangenziali: la torsione
Figura~6.6: Determinazione dello spessore della sezione cava equivalente secondo le norme
italiane
Il calcolo del momento ultimo relativo al cedimento delle armature longitudinali e delle
sta¤e si esegue con le eq. (6.12) e (6.10). Ponendo ® = 45± risulta:
Al fyd
Mtd · 2 -
p
Ast fyd
Mtd · 2 -
s
in cui i simboli hanno il signi…cato illustrato nella sezione precedente.
¹ = Ac
h
p
in cui Ac indica l’area della sezione racchiusa dal perimetro esterno, compresa quella di
eventuali cavità, e p è la lunghezza del suddetto perimetro. In ogni caso h¹ non può essere
inferiore al doppio del copriferro delle barre longitudinali. Nel caso di travi a cassone di
¹ non deve superare lo spessore e¤ettivo della parete. Applicando l’eq. (6.16) si ha
regola h
pertanto:
¹ sin 2®
Mtd · Mtu1 = ºfcd -h (6.20)
6.4 Veri…che secondo le norme 153
con fck in N=mm2 . Nel caso delle sezioni a cassone, quando le sta¤e sono disposte su
entrambe le facce della parete, si può assumere º = (0:7 ¡ fck =200) ¸ 0:5.
Il momento resistente relativo all’armatura longitudinale si deriva dall’eq. (6.12):
Al fyd
Mtd · Mtu2 = 2 tan ®
p
e quindi l’area di sta¤e richiesta per equilibrare lo stesso momento è data dall’eq. (6.13):
Ast Al
= tan2 ®
s p
Di regola si assume ® = 45o . Quando le quantità delle armature longitudinali e delle sta¤e
sono …ssate indipendentemente, l’angolo ® si deduce dalla condizione di uguaglianza dei
momenti ultimi mediante l’eq. (6.14). Il valore di ® deve comunque essere compreso tra:
0:4 · cot ® · 2:5. Se uno di questi limiti è superato si deve adottare quello più vicino.
Il calcolo delle sta¤e si esegue separatamente ma si deve assumere Vcu = 0, ossia tutto
lo scorrimento deve essere a¢dato alle armature d’anima.
Per le norme europee l’eq. (6.21) è sostituita dalla relazione analoga:
µ ¶ µ ¶
Mtd 2 Vd 2
+ ·1
Mtu1 Vu2
in cui i simboli hanno analogo signi…cato, ma i valori ultimi del momento torcente e del
taglio si calcolano, in accordo con le stesse norme, mediante le equazioni (6.20) e (5.24),
rispettivamente.
Sempre secondo queste norme le armature di taglio e torsione si possono omettere (a
meno dei minimi regolamentari) se sono veri…cate le due condizioni seguenti:
Vd bw
Mtd ·
µ 4:5 ¶
Md
Vd 1 + 4:5 · Vu1
Vd bw
dove Vu1 è il taglio resistente fornito dal secondo membro dell’eq. (5.24).
6.4.4 Esempio
Esempio 6.1 Progettare le armature della sezione rettangolare di dimensioni 35 £ 50 cm2 solle-
citata a torsione.
Momento torcente in esercizio: Mt = 20 N=mm2 .
Calcestruzzo Rck = 30 N=mm2
Acciaio FeB 44 k
Norme italiane
Veri…ca alle tensioni ammissibili.
Tensioni ammissibili:
30 ¡ 15
¿ c0 = 0:4 + = 0:6 N=mm2
75
30 ¡ 15
¿ c1 = 1:4 + = 1:83 N=mm2
35
¾ s = 255 N=mm2
Resistenze di calcolo
0:83Rck
fcd = = 15:56 N=mm2
°c
fyk
fyd = = 374 N=mm2
°s
7.1 Introduzione
Il metodo delle tensioni ammissibili, il cui impiego è ancora molto di¤uso in Italia, è
in certa misura un ibrido tra un metodo di veri…ca delle condizioni di collasso e quelle di
esercizio. In e¤etti esso richiede di limitare le sollecitazioni prodotte dai carichi di esercizio
entro valori sensibilmente inferiori a quelli del limite elastico dei materiali: in tal senso si
tratta evidentemente della veri…ca di uno stato limite di esercizio. Tuttavia, come è stato
chiarito più volte, molte delle veri…che richieste dalla normativa hanno senso solo se riferite
a condizioni di collasso, da cui derivano. Quindi, sebbene questo procedimento di veri…ca
presenti delle incongruenze logiche che hanno indotto ad estrometterlo od a relegarlo in
posizione marginale e svantaggiata dalla maggior parte delle normative, l’esperienza della
sua applicazione ha mostrato che, almeno nella maggior parte dei casi, è in grado di
garantire una adeguata sicurezza delle opere, sia nei confronti del collasso, sia nei confronti
dei danni che possono veri…carsi in condizioni di esercizio.
Il metodo della veri…ca dello stato limite ultimo è certamente più razionale, ma da solo
non è su¢ciente a garantire che, in condizioni di esercizio, le strutture non manifestino
danni ed inconvenienti che, pur non compromettendone direttamente la sicurezza ultima,
possono negativamente in‡uire sulla funzionalità delle opere.
Per questo il metodo è detto di veri…ca agli stati limite, intendendo che normalmente le
strutture devono essere veri…cate nei confronti di più di uno stato limite: quello di collasso
è ovviamente il più importante, ma anche quelli relativi alle condizioni di esercizio devono
essere presi in conto.
Per le strutture in cemento armato lo stato limite di esercizio più signi…cativo riguarda
la fessurazione, in quanto il manifestarsi di fessure troppo ampie in condizioni di normale
uso dell’opera non solo ne compromette l’estetica, ma può anche, a lungo termine, avere
conseguenze negative sulla resistenza.
Un’altra condizione di stato limite che deve essere presa in conto riguarda la defor-
mabilità. Deformazioni eccessivamente grandi delle strutture comportano danni estetici e
funzionali e possono indurre danni importanti agli elementi sovrastrutturali (tamponature,
in…ssi, tramezzi, ecc.). Le strutture in cemento armato, generalmente tozze, sono meno
sensibili di altre (p. es. quelle in acciaio) a questo tipo di problema. Nelle opere ordinarie,
con travi di luce contenuta, le condizioni di resistenza e di limitazione delle fessure sono
generalmente prevalenti, ma in casi meno ovvi (p. es. travi di grande luce) lo stato limite
di deformazione può divenire condizionante.
Le veri…che nei riguardi degli stati limite di esercizio si eseguono, come è ovvio, con
157
158 Capitolo 7 Stati limite di esercizio
riferimento alle azioni di esercizio e si può presumere che il funzionamento della struttura
resti in campo elastico; pertanto lo stato tensionale degli elementi presso–in‡essi si ottiene
mediante l’analisi elastica delle sezioni (con l’ipotesi di non resistenza a trazione del cal-
cestruzzo), che è stata presentata nei capitoli precedenti con riferimento al metodo delle
tensioni ammissibili.
7.2 La fessurazione
L’apertura di fessure nelle parti tese delle strutture in cemento armato è inevitabile, data
la modesta resistenza a trazione del calcestruzzo. Tuttavia, come è già stato accennato
nella sezione precedente, occorre limitare l’ampiezza delle fessure che si possono produrre
in condizioni di esercizio, sia per ragioni estetiche sia per la sicurezza dell’opera. Infatti il
ricoprimento di calcestruzzo o¤re un’e¢cace protezione delle armature nei confronti della
corrosione, che può venir meno se l’apertura di qualche lesione abbastanza grande con-
sente agli agenti corrosivi di raggiungere le armature. La corrosione, riducendo la sezione
resistente delle barre, può quindi provocare una drastica diminuzione della sicurezza della
struttura; il fenomeno dipende da molteplici fattori, tra cui le condizioni ambientali a cui
è esposta l’opera, la sensibilità dell’armatura alla corrosione (che aumenta al diminuire del
diametro delle barre), l’ampiezza e la profondità delle fessure, la natura delle azioni (se
permanenti o di breve durata).
La veri…ca si esegue confrontando l’ampiezza massima prevista delle fessure con dei
valori limite che vengono …ssati in funzione dei parametri di cui si è detto (condizioni
ambientali, sensibilità, tipo di carico).
Tra le cause che possono provocare la fessurazione in una struttura in cemento armato
si devono annoverare, oltre all’azione dei carichi esterni, anche gli stati di coazione che
possono insorgere per e¤etto di cambiamenti di volume dovuti al ritiro ed alle variazioni
termiche. Per ridurre l’entità delle fessure dovute a questi fenomeni si può agire sulle
cause, per esempio realizzando calcestruzzi con piccoli valori di ritiro, ovvero controllando
l’ampiezza delle fessure mediante la disposizione di armature di¤use nella struttura, le
quali, pur non eliminando la fessurazione, ne evitano la concentrazione in poche ampie
fessure, favorendo invece lo sviluppo di numerose piccole lesioni.
dove p indica il perimetro delle barre, Ac è l’area della sezione del prisma ed fct la resistenza
a trazione del materiale. a è la distanza a cui si sviluppa la nuova fessura, misurata a
partire dalla fessura preesistente. Per ovvie ragioni di simmetria deve essere veri…cata
la condizione a · a0 =2, dove a0 indica la distanza tra le due fessure preesistenti, cioè la
lunghezza del concio.
Ponendo tra i due membri dell’eq. (7.1) il segno di uguaglianza, da essa si ricava il
valore minimo amin della distanza a cui si possono sviluppare due fessure. Se a0 ¸ 2amin
si svilupperà un’ulteriore fessura tra quelle esistenti, in caso contrario (a0 < 2amin ) questo
non potrà avvenire; quindi 2amin è anche la distanza massima che può intercorrere tra due
fessure:
Assumendo per ¿ b (x) un andamento uniforme, dalle equazioni (7.1) e (7.2) si deduce
la relazione:
Ac fct
amax = 2 (7.3)
p¿ b
160 Capitolo 7 Stati limite di esercizio
Supponendo che l’armatura sia costituita da n barre di uguale diametro Á, poiché in tal
caso, indicando con As = n¼Á2 =4 l’area dell’armatura, si ha:
Á2 4 As
p = n¼Á = n¼ =4
4 Á Á
dall’eq. (7.3) si ottiene:
fct Á
amax = (7.4)
2¿ b ½
in cui ½ = As =Ac indica la percentuale geometrica delle armature.
rilevante interesse pratico. Pur con questi limiti la trattazione svolta ha il merito di
chiarire la natura dei fenomeni e di mettere in evidenza quali sono i parametri principali
che controllano il fenomeno della fessurazione.
Dall’eq. (7.7) è evidente che l’ampiezza delle fessure aumenta con il diametro Á delle
barre impiegate e diminuisce al crescere della tensione di aderenza ¿ b ; pertanto per ridurre
l’ampiezza delle fessure si può agire sia sul diametro delle barre, utilizzando barre di minor
diametro, sia aumentando ¿ b , utilizzando barre ad aderenza migliorata. L’aumento della
percentuale di armatura ½ produce una riduzione della distanza delle fessure ma anche
un aumento della deformazione media dell’acciaio (ovviamente supponendo che ¾s resti
costante); di questi due e¤etti contrastanti generalmente risulta prevalente il primo. Come
si vede dall’eq. (7.7) la resistenza a trazione fct gioca un ruolo esattamente inverso a ½,
così sembrerebbe che l’ampiezza delle fessure dovrebbe aumentare al crescere della resi-
stenza del calcestruzzo; tuttavia, tenendo conto che migliorando la qualità del calcestruzzo
anche ¿ b aumenta, questi due e¤etti approssimativamente si compensano: ne segue che la
resistenza del calcestruzzo ha scarsa in‡uenza sullo sviluppo della fessurazione.
Le eq. (7.6) e (7.7) si possono scrivere nella forma
in cui viene messo in evidenza che l’ampiezza massima delle fessure si può esprimere come
il prodotto della distanza massima tra due lesioni successive e la deformazione media
dell’acciaio. Confrontando l’eq. (7.8) con le eq. (7.6) e (7.7) si ottiene che, per il modello
studiato, risulta:
µ ¶
¾s fct
²sm = 1¡ (7.9)
Es 2¾s ½
1. Stato limite di decompressione, per cui la sezione deve risultare interamente com-
pressa.
2. Stato limite di formazione delle fessure: la tensione massima di trazione nella sezione
non fessurata non deve superare il frattile inferiore della resistenza a trazione del
calcestruzzo.
Il tipo di stato limite che deve essere considerato è indicato nella tabella (7.1).
Peraltro si deve notare che delle tre condizioni di stato limite previste solo l’ultima
(apertura delle fessure) può essere soddisfatta dalle strutture in cemento armato. Le
altre riguardano di fatto solo gli elementi in cemento armato precompresso, che verranno
studiati separatamente.
Il valore caratteristico dell’ampiezza delle fessure si calcola mediante la relazione:
in cui il fattore 1.7 è adottato per tener conto della forte dispersione dei risultati speri-
mentali. L’allungamento medio dell’armatura, ²sm , e la distanza massima tra le fessure
amax si possono calcolare mediante espressioni semi-empiriche ottenute modi…cando op-
portunamente quelle teoriche [eq. (7.4) e (7.7)] per tener conto dei risultati sperimentali
e di condizioni di sollecitazione più generali di quella, elementare, studiata teoricamente.
La normativa italiana adotta le relazioni:
³ s´ Á
amax = 2 c + + k2 k3 (7.10)
10 ½
" µ ¶ #
¾s ¾sr 2 ¾s
²sm = 1 ¡ ¯1¯ 2 ¸ 0:4 (7.11)
Es ¾s Es
c Ricoprimento dell’armatura.
k2 Coe¢ciente che dipende dall’aderenza tra acciaio e calcestruzzo: k2 = 0:4 per barre ad
aderenza migliorata, k2 = 0:8 per barre lisce.
7.2 La fessurazione 163
k3 Coe¢ciente che tiene conto della forma del diagramma nella sezione non fessurata. Si
assume k3 = 0:25(¾1 + ¾2 )=2¾1 , dove ¾1 ¸ ¾2 sono i valori estremi delle tensioni di
trazione; k3 varia tra 0:125 per diagrammi triangolari o intrecciati (¾2 = 0) e 0:25
per il caso della trazione uniforme (¾ 2 = ¾1 ).
¾sr Tensione nell’armatura longitudinale, calcolata con riferimento alla sezione fessura-
ta, dovuta ai carichi che producono la fessurazione (ossia il raggiungimento della
resistenza a trazione nella …bra maggiormente tesa della sezione).
¯ 2 Coe¢ciente che tiene conto del tipo di azione: si assume ¯ 2 = 1 nel caso di prima
applicazione di carichi di breve durata, ¯ 2 = 0:5 per i carichi di lunga durata e di
azioni ripetute.
Confrontando le formule semi-empiriche (7.10) e (7.11) con quelle dedotte dalla teoria
sempli…cata si possono trarre alcune considerazioni. Il secondo termine dell’eq. (7.10) è
analogo all’eq. (7.4), quando si sostituisca il termine fct =2¿ b con il prodotto dei coe¢cienti
k2 k3 . Nell’eq. (7.10) nessun termine dipende dalla resistenza a trazione del calcestruzzo:
questo è coerente con quanto osservato precedentemente circa il fatto che entrambe le
grandezze fct e ¿ b sono funzioni crescenti della resistenza del materiale; pertanto k2 tiene
conto solo dell’aumento dell’aderenza dovuto all’impiego di barre ad aderenza migliorata.
Il coe¢ciente k3 considera gli e¤etti delle condizioni di sollecitazione più generali di quella
esaminata nella trattazione teorica. Il primo termine dell’eq. (7.10), che non ha analogo
nell’eq. (7.4), tiene conto di fenomeni non considerati nelle ipotesi del modello teorico.
Anche l’eq. (7.11) ha notevoli similitudini con l’eq. (7.9). Infatti nel caso di trazione
semplice risulta:
¾ sr = fct Ac =As = fct =½
(avendo ipotizzato di poter porre Ace® = Ac ). Quindi, sostituendo nell’eq. (7.11), si
ottiene: " µ ¶ #
¾s fct 2
²sm = 1 ¡ ¯1¯ 2
Es ¾s ½
che fondamentalmente di¤erisce dall’eq. (7.9) perché il termine in parentesi tonde è qui
elevato al quadrato. Poiché questo è sempre inferiore ad 1, ciò implica che ad esso è
attribuito un peso inferiore che nell’eq. (7.9), specialmente quando è piccolo, ossia quando
la sollecitazione agente è molto maggiore di quella di prima fessurazione (¾ s À ¾sr ).
Norme europee
Nell’Eurocodice 2 viene preso in esame anche il problema del controllo della fessurazione
che può prodursi, anche in assenza di forze esterne, a causa delle autotensioni generate dalle
deformazioni, impedite dai vincoli, dovute al ritiro ed alle variazioni termiche. La regola
164 Capitolo 7 Stati limite di esercizio
Tabella 7.2: Snellezze limite per la veri…ca dello stato limite di deformazione
Questi valori si riferiscono a condizioni medie e vanno modi…cati al variare delle situa-
zioni. Secondo l’EC2, nel caso di sezioni a T in cui il rapporto tra la larghezza dell’ala e
quella dell’anima è superiore a 3, essi devono essere moltiplicati per il coe¢ciente 0.8; nel
caso di travi o piastre che sostengono tramezzi di luce superiore a 7 m, i valori riportati
nella tabella 7.2 devono essere moltiplicati per il fattore 7=l (l in metri). Altri fattori di
correzione sono previsti dall’Eurocodice in funzione della tensione di esercizio dell’acciaio.
dove ²sII è la deformazione dell’acciaio teso relativamente alla sezione fessurata, mentre
il signi…cato degli altri simboli è quello illustrato nel § 7.2.2. Nei casi più comuni (acciaio
ad aderenza migliorata e carichi frequenti o quasi permanenti) il prodotto ¯ 1 ¯ 2 prende il
valore 0.5.
168 Capitolo 7 Stati limite di esercizio
Nel caso che la sollecitazione sia di sola ‡essione il rapporto ¾ sr =¾s può essere sostituito
da Mf r =M, rapporto tra il momento di fessurazione e quello e¤ettivo. In tal caso indicando
con If r il momento di inerzia della sezione fessurata, l’eq. (7.13) diviene:
" µ ¶ #
M(d ¡ yc ) Mf 2
²sm = 1 ¡ ¯ 1¯2 (M > Mf r ) (7.14)
Ec If r M
in cui ³ è il fattore implicitamente de…nito dall’eq. (7.13), mentre ²sI e ²sII sono le de-
formazioni dell’acciaio corrispondenti allo stato I (non fessurato) e II (fessurato) della
sezione. Per ¾s · ¾sr (M · Mf r ) si assume ³ = 0, per cui risulta ²sm = ²sI . Nelle zone
fessurate (³ > 0) la deformazione media risulta compresa tra le due e tende a quella della
sezione fessurata per ¾s À ¾sr (³ » 1). Se ¯ 1 ¯ 2 < 1 anche l’eq. (7.15 ) presenta una
discontinuità in corrispondenza del punto di fessurazione, tuttavia poiché in questo caso
risulta comunque, per ¾s ¸ ¾sr , ²sm ¸ ²sI , essa non da luogo ai risultati paradossali che
si possono ottenere utilizzando direttamente l’eq. (7.13).
Nota la deformazione media dell’armatura la curvatura della sezione si determina con
la semplice relazione:
²sm
µm = (7.16)
d ¡ yc
dove d è l’altezza utile ed yc l’altezza della zona compressa della sezione. Sostituendo ad
²sm l’eq. (7.13) si ottiene quindi:
²sII
µm = ³ = µII ³ (7.17)
d ¡ yc
dove µII indica la curvatura della sezione fessurata. Secondo l’Eurocodice 2 si può quindi
porre:
µ m = µ I (1 ¡ ³) + µ II ³ (7.18)
dove µI è la curvatura della sezione non fessurata, calcolata con l’eq. (7.12). Si deve
osservare che l’eq. (7.18) non è del tutto coerente con l’eq. (7.15).
Diversamente dalle norme italiane e dall’EC2 le norme statunitensi ACI de…niscono
direttamente la rigidezza (inerzia) media della sezione nella trave fessurata mediante la
semplice relazione empirica:
8
< Ig µ
> " se M · Mf r
¶3 µ ¶3 #
Im = Mf r Mf r (7.19)
>
: Ig M + If r 1 ¡ se M > Mf r
M
7.4 Stato limite di deformazione 169
in cui Ig ed If r sono i momenti di inerzia della sezione negli stati non fessurato e fessu-
rato, rispettivamente. Dalla rigidezza Im si passa quindi alla curvatura mediante l’ovvia
relazione:
M
µm =
Ec Im
L’eq. (7.19) ha il pregio di essere continua per cui Im e µm non subiscono brusche variazioni
nel passaggio dallo stato non fessurato a quello fessurato.
Quando le sollecitazioni (il momento negli elementi in‡essi) è noto a priori, come
avviene nelle strutture isostatiche, la determinazione degli spostamenti è relativamente
semplice. In funzione di M e delle caratteristiche geometriche e meccaniche delle sezioni
di calcestruzzo e delle armature, tramite le equazioni (7.12) e (7.17) [o (7.18) o (7.19)], si
calcola in ogni sezione il valore medio della curvatura µ m (x). L’abbassamento della trave
si determina quindi mediante doppia integrazione della funzione µm (x):
Z xZ »
u(x) = u(0) + '(0)x + µ m (´) d´ d» (7.20)
0 0
Per esempio, nel caso di una trave semplicemente appoggiata, per le condizioni al
contorno u(0) = u(l) = 0 si ha:
Z
1 l
'(0) = ¡ (l ¡ ´)µm (´) d´
l 0
e quindi:3
Z x Z l
x
u(x) = (x ¡ ´)µm (´) d´ ¡ (l ¡ ´)µm (´) d´
0 l 0
Strutture iperstatiche
Nelle strutture iperstatiche la distribuzione delle sollecitazioni dipende dalle caratteristi-
che deformative degli elementi costituenti. Per le strutture in cemento armato, a causa
del comportamento non lineare del materiale, dovuto principalmente alla fessurazione, il
problema è notevolmente complicato e richiede algoritmi di calcolo più complessi di quelli
normalmente utilizzati per lo studio delle strutture elastico–lineari.
In pratica tuttavia anche le strutture in cemento armato vengono di solito analizzate
assumendo l’ipotesi che il loro comportamento sia elastico lineare, valutando la rigidezza
degli elementi con riferimento all’intera sezione di calcestruzzo ma trascurando il contribu-
to delle armature. Questa sempli…cazione o¤re il duplice vantaggio di poter utilizzare gli
usuali metodi di calcolo validi per le strutture elastiche e di permettere la determinazione
delle sollecitazioni prescindendo dalla distribuzione delle armature, che vengono calcolate
successivamente sulla base delle sollecitazioni così determinate. L’esperienza ha dimostra-
to che questa approssimazione, per quanto grossolana, fornisce risultati soddisfacenti ai
…ni della veri…ca di sicurezza delle opere. In e¤etti le riduzioni di rigidezza che si veri…ca-
no nelle zone più sollecitate delle membrature in‡esse modi…cano un poco la distribuzione
delle sollecitazioni, ma questa ridistribuzione non comporta e¤etti sensibili nei confronti
della sicurezza al collasso perché, se la struttura è su¢cientemente duttile, a questo …ne
ciò che conta è che sia soddisfatto l’equilibrio globale dell’elemento, in quanto le ridistri-
buzioni che si veri…cano in fase plastica consentono di utilizzare gli eccessi di resistenza
per colmare eventuali lacune. In fase di esercizio invece possono veri…carsi inconvenienti
dovuti all’eccessiva sollecitazione di alcune sezioni, ma generalmente questi e¤etti sono
evitati dai margini di sicurezza relativi ai materiali ed alle azioni, oltre che dal rispetto
dei minimi regolamentari.
Anche per la veri…ca dello stato limite di deformazione delle strutture iperstatiche è
generalmente ammesso applicare il procedimento, illustrato nel paragrafo precedente con
riferimento alle strutture isostatiche, utilizzando le sollecitazioni determinate con l’ipo-
tesi di funzionamento elastico–lineare della struttura. Volendo ottenere una determina-
zione più accurata delle sollecitazioni e degli spostamenti occorre invece tener conto del
comportamento non lineare indotto dalla fessurazione.
A titolo di esempio nel paragrafo seguente viene illustrato un metodo per l’analisi delle
travi continue in fase fessurata e successivamente è riportata la lista di un programma in
FORTRAN che applica il procedimento descritto.
If r
Im = (7.22)
³
e dall’eq. (7.18):
Ig If r
Im = (7.23)
If r (1 ¡ ³) + Ig ³
Per la soluzione del problema è conveniente utilizzare il metodo delle forze. Le incognite
sono quindi i momenti di continuità mi tra le campate i-esima ed (i + 1)-esima. Indicando
con M0i (x) il momento prodotto dai carichi sulla campata i, considerata come una trave
appoggiata, il momento e¤ettivo della trave continua Mi (x), relativamente alla stessa
campata, è:
x x
Mi (x) = M0i (x) ¡ mi¡1 (1 ¡ ) ¡ mi (7.24)
li li
Lista del programma Nel seguito viene riportata la lista di un programma, in FOR-
TRAN 77, per il calcolo delle sollecitazioni e degli spostamenti di travi continue in regime
fessurato.
I dati devono essere preparati in un “…le”, secondo lo schema seguente, in cui ogni voce
della lista corrisponde ad una riga (“record”):
1. Numero delle campate, Tolleranza errore convergenza, Opzione: (=0 Norma italiana,
= 1 EC2, =2 ACI)
(a) Luce di calcolo, Numero delle sezioni esaminate (deve essere dispari)
(b) Per ogni sezione:
² Rigidezza sez. non fess., Rig. sez. fess. mom. pos., Rig. sez. fess. mom.
neg., Momento di fessurazione positivo, Mom. fess. negativo, Momento dei
carichi su trave appoggiata.
C
C Alla prima iterazione assume la rigidezza non fessurata
C
if(iter.eq.0) then
do 50 j=1,ns(i)
50 reff(j)=rg(i,j)
goto 80
end if
C
C Calcolo delle sollecitazioni e rigidezze in tutte le sezioni
C
do 70 j=1,ns(i)
bm=bm0(i,j)
if(i.gt.1) bm=bm-x(i-1)*(1-xsi(j))
if(i.lt.nc) bm=bm-x(i)*xsi(j)
bme(i,j)=bm
if(bm.ge.0) then
if(bm.le.bmf(i,j,1)) then
reff(j)=rg(i,j)
else
z=1-beta*(bmf(i,j,1)/bm)**2
if(iop.eq.0) then
reff(j)=rf(i,j,1)/z
elseif(iop.eq.1) then
reff(j)=1/((1-z)/rg(i,j)+z/rf(i,j,1))
else
reff(j)=rg(i,j)*(bmf(i,j,1)/bm)**3 +
& rf(i,j,1)*(1-(bmf(i,j,1)/bm)**3)
endif
endif
else
if(bm.ge.bmf(i,j,2)) then
reff(j)=rg(i,j)
else
z=1-beta*(bmf(i,j,2)/bm)**2
if(iop.eq.0) then
reff(j)=rf(i,j,2)/z
elseif(iop.eq.1) then
reff(j)=1/((1-z)/rg(i,j)+z/rf(i,j,2))
else
reff(j)=rg(i,j)*(bmf(i,j,2)/bm)**3 +
& rf(i,j,2)*(1-(bmf(i,j,2)/bm)**3)
endif
endif
endif
curv(i,j)=bm/reff(j)
70 continue
C
7.4 Stato limite di deformazione 175
c
subroutine simpson(v,n,a,b,q)
c
c Integrale definito con regola di Simpson
c
dimension v(*)
if(mod(n,2).ne.1) then
write(6,1000)
stop
endif
q=v(1)
do 10 i=2,n-3,2
10 q=q+4*v(i)+2*v(i+1)
q=(q+4*v(n-1)+v(n))*(b-a)/3/(n-1)
return
1000 format(’ ERRORE IN ROUTINE SIMPSON’,/
&’Il numero dei punti di integrazione deve essere dispari’)
end
Note Gli integrali che de…niscono i coe¢cienti c e b dell’eq. (7.26) vengono calcolati nu-
mericamente con la regola di Simpson. Questo richiede che il numero di sezioni esaminate
per ogni campata (punti di integrazione) sia dispari. È ovvio che le sezioni considerate
sono distribuite uniformemente alla distanza costante l=(n ¡ 1).
Per il calcolo degli abbassamenti si è integrata due volte la funzione delle curvature,
applicando direttamente l’eq. (7.20), usando la semplice regola dei trapezi. Questo proce-
dimento, meno accurato, ha il vantaggio di fornire direttamente il valore dello spostamento
di ogni punto di integrazione e quindi, per punti, l’intera deformata della trave.
Esempio
Come esempio di utilizzazione del calcolo non lineare delle sollecitazioni e degli abbassa-
menti di una trave in cemento armato viene studiata, mediante il programma presentato
in precedenza, una trave continua a due campate.
Esempio 7.1 Si considera la trave simmetrica a due campate rappresentata in …g. (7.5). Si
assume che sia sollecitata da un carico di esercizio uniforme p = 40 kN=m. La trave è stata
progettata con il metodo delle tensioni ammissibili per le sollecitazioni ricavate da un calcolo
elastico della trave non fessurata. Si ottiene: 2
Esempio 7.2 Assumendo per i materiali le seguenti caratteristiche: Calcestruzzo Rck = 30 N=mm,
Acciaio tipo Fe B 44k, sono state calcolate le armature rappresentate in …gura.
Nella trave si riconoscono tre tipi di sezione, diversi per i quantitativi dell’armatura:
Sez. 1 Asup = 2Á14 = 3:1 cm2 Ainf = 4Á16 = 8:0 cm2
Sez. 2 Asup = 2Á14 + 2Á16 + 1Á20 = 10:2 cm 2
Ainf = 2Á16 = 4:0 cm2
Sez. 3 Asup = 2Á14 + 4Á16 + 1Á20 = 14:2 cm 2
Ainf = 2Á16 = 4:0 cm2
178 Capitolo 7 Stati limite di esercizio
Sez. Ig (cm4 ) If+ (cm4 ) If¡ (cm4 ) Mf+r (Ncm) Mf¡r (Ncm)
1 540000 250134 117884 3:285 £ 106 ¡3:285 £ 106
2 540000 149913 304706 3:285 £ 106 ¡3:285 £ 106
3 540000 152922 388258 3:285 £ 106 ¡3:285 £ 106
Tabella 7.3:
Dividendo la trave in 10 conci di uguale lunghezza (¢x = 60 cm), la Sez. 1 interessa le sezioni 1 –
8, la Sez. 2 la sezione 9 e la Sez. 3 le sezioni 10 - 11.
Le caratteristiche delle sezioni richieste dal programma sono riportate nella tabella (7.3)
I risultati ottenuti, adottando il modello di fessurazione della normativa italiana, sono illustrati
nella …g. 7.6, a confronto con quelli corrispondenti all’analisi della trave non fessurata. Come si
vede il diagramma delle sollecitazioni non si modi…ca sensibilmente, tuttavia il momento sull’ap-
poggio aumenta di circa l’11% (M = 200 kNm). Questo è dovuto al fatto che le sezioni prossime
all’appoggio, essendo maggiormente armate, sono, in fase fessurata, più rigide di quelle della parte
centrale della trave. Le deformazioni (calcolate con riferimento al modulo elastico del calcestruzzo
Ec¤ = 0:4Ec = 12500 N=mm2 , ridotto per tener conto della viscosità) sono ovviamente molto mag-
giori in fase fessurata di quelle relative alla fase I. Tuttavia il risultato sarebbe stato invece poco
diverso se il calcolo, in fase fessurata, fosse stato eseguito sulla base del momento relativo alla fase
elastica. 2
7.4 Stato limite di deformazione 179
Figura~7.6: Diagrammi dei momenti e delle deformazioni della trave continua dell’esempio