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Dorr. ANTONIO BITONTE IL RAPPORTO DI CAUSALITA MATERIALE (*) Q Sommanto: 1. Idea filosofica ¢ nozione scientifica di causa. — 2, Il metodo scientifico per Ja ricerea della causa. — 3. Metodo di differenza e determinazione della condizione necessaria, — 4, La dottrina della”« conditio tine qua non ». Critica, — 5, Necet sita sperimentale della generalizzazione dell’evento. — 6. Le teorie della « causa Prossima ». — 7, Le teorie della « efficienza ». — 8. La dottrina della « causalita ade- guata », Von Kries, — 9. Teorie di Thon, Liepman e Triiger. — 10. Teoria di Rime. lin. 1 recenti fautori dell’adeguatezza, — 11, 1 recenti studi italiani sulla causalita. — * 12. L'idoneita causale. — 13. Le critiche mosse alla dottrina della « causalita ade- Y guata > ed alle‘sue rettifiche. Confutazione. — 14. Il metodo razionale per la deter- minazione del nesso ceusale. La « condizione esclusiva dell’evento generalizzato ». — ” : 15. La nozione giuridica del caso fortuito. — 16, Caso fortuito ed esclusione del nesso ale, La prevedibilita oggettiva, — 17. Combinazione causale ¢ coincidenza for- tuita, — 18, Differenza del metodo razionale dalle teoriche dell’adeguatezza ¢ dell’ido- ‘ neita causale. — 19, Applicabilita del criterio di prevedibilita oggettiva alle circo- stanze preesistenti. — 20. Il concetto di « sufficienza » secondo ill diritto e V'inter- ptetazione del 1° epv. dell’art. 41 C. P. 1, — La nozione essenziale della causa ci deriva dal pensiero filosofico. Il principio causale, nel terreno speculative, ¢ variamente fondato ed oscilla tra le concezioni opposte di Kant, che afferma la necessita universale del- Vordine ‘di successione dei fenomeni, e di Hume, che considera la connes- sione causale frutto di un’illusione della mente umana, derivante dall’ab: tudine di considerare in rapporto di causa ad effetto V'antecedente e il conseguente, elevando a legge ed a principio, con un procedimento arbi- trario, quel che di abituale e di costante é denunziato da una ripetizione di esperienze. Per i filosofi, dunque, l'esperienza — o le esperienze — non basta a garantirei la necessita della suecessione causale, Per Kant perd que- sta necessita esiste. B data da un clemento formale che imprime valore di universale alla inesauribile molteplicita fenomenica. E un modo di con- cepire di ordinare il cosmo: una categoria a priori della ragione. Hume inveee disconosce alla mente umana la possibilita di cogliere Vordine del- Vuniverso. Comunque, la disputa non pregiudica la posizione di una nozione (#7 Questo seritto fa parte di un lavoro inedito sul tema: « II principio di causalité la determinazione del danno da responsabilita per colpa extra-contrattuale », premiato con I? premio, « ex-aequo », al Concorso « Giudice Garrone » tra i Magistrati Italiani, esple. tatosi nel 1943, E? stato, perd, aggiornato, tenendosi conto anche degli studi sul problema causale apparsi in quest’ultimo decennio. 98 positiva di causa, desunta dalla sistemazione in leggi generali del molteplice flusso dei fenomeni, sulla base dell’esperimentata costanza ed uniformita di riproduzione dei termini di una serie fenomenica, La scienza, cosi, ci offre il metodo per stabilire, in via generale e con valore di universalita, l’esistenza del nesso-causale. Sulla base del suo me- todo, essa ha determinato anche una sua particolare nozione di causa, che pud enunciarsi con la classico formula dello Stuart MILL: « La somma delle condizioni positive ‘ negative, prese insieme, Ja totalita delle circostanze e contingenze di ogni specie, che, essendo realizzate, il conseguente segue 1 invariabilmente » (1). Da questa nozione scientifica i primi giuristi, che si proposero lo studio del problema causale nel campo del diritto, pre- » sero le mosse, approdando alla formulazione della dottrina della conditio sine qua non. 2. — A nostro avviso, pitt che la nozione di causa, interessa al giurista il metodo che la scienza adopera, per Ja ricerca del nesso causale. Tuttavia, non ci si pud dissimulare un che di eccessivo nell’indagine scientifica, che esorbita dalle finalita che ha il problema nel campo del diritto. E cid non solo in dipendenza del fatto che in questo campo non vengono prese, . di massima, in considerazione Je circostanze non riferibili all’uomo, ma anche a causa dell’intento di universalita verso cui sembra atteggiata la ricerca sperimentale. Studiandosi di stabilire le leggi dei fenomeni, la scienza 4 aspira a conoscere ogni dato dell’esperienza, al fine di assodare tutte le con- dizioni possibili dalla cui presenza o mancanza dipenda il verificarsi del- _V’evento. Al diritto non interessa invece, di regola, che il fatto umano, per assumerlo a causa responsabile dell’evento stesso, All’analisi comparativa e differenziale della scienza, il diritto tende a sostituire un metodo di scelta, per identificare le condizioni rilevanti ai fini dell’accertamento della respon- i Non si tratta di procedere ad un giudizio di pura logica, quanto di orientarsi con un giudizio di valore. «I giudizio giuridico, scrive il Macctore (2), non si limita a consta- tare l’esistenza dell’una o dell’altra causa, ma le valuta ai fini dell’imputa- bilita, Non gia che tutti gli altri precedenti non siano cause dal punto di vista naturaligtico; ma restano fuori della portata del diritto, il quale non cerca altro che cause imputabili » E conclude: « 11 metodo logico del diritto procede per via di selezione o di opzione. In quest’opzione la volonta del- Vordinamento giuridico @ decisiva » (3). 4 (1) Sisteme de logique déductive et inductive, trad. franc. L. Peisse, 5* ed. 1904, vol. I, libro TIT, ca (2) Principi di diritto penale, Bologna 1932, vol. I, pag. 155 ¢ seg. me (8) Sulla disputa, efr.: Miter: Das kausalitdtsproblem im Strafrecht, in « Gerichis- ‘seal », vol. L, (1890), p. 241 ¢ 6. ; Hurner: Der Kausalzusammenhang als Voraussetzung des Strafrechts, 1893, p. 41; Honn: Der kausalitdtsbegriff in der Philosophie und im Straf- rechte, 1893; Anrottset: H rapporto di causalité nel diritto penale, Padova, Cedam, 1934, ITes.* Ora, @ pur vero che nel campo del diritto il giudizio causale tende al xisultato pratico dell’affermazione della responsabilita, ma questo non & Voggetto della ricerca, ma il fine; quindi pitt che consistere in un giudizio ‘di valore, la. indagine conserva il carattere di un problema logico, sul quale s’innesta un giudizio di responsabilita, Questo risultato, che é il vero lato aratteristico del problema éausale nel campo del diritto, non dipende gia dal modo di accertare Ja connessione tra fatto e danno, o tra azioné e reato, ma dalla peculiarita dei termini dell’indagine, predeterminati dalla’ norma, e dalla finalita della legge. Da cid non & dato dedumere che ne risulti mo- dificata V'idea comune di causa, perché si pud dimostrare che anche Altre scienze, per soddisfare alle loro particolari esigenze, individuano tra gli , antecedenti dell’effetto alcuni di essi che qualificano come causa. Osserva in proposito.il Ranier (4) che, nel campo delle scienze sperimentali, quando 3 fisico asserisce che I’impulso é causa del movimento, di certo non ignora che altri antecedenti indispensabili hanno concorso alla produzione del movimento, come il superamento dell’attrito, la neutralizzazione del peso su di un declivio, il flusso di un liquido ecc, Ora, questa limitazione del- Tosservazione ad alcuni fenomeni soltanto, nori contrasta affatto con la no- zione scientifica del rapporto causale che, essendo successione necessaria di due sistemi equivalenti, deve evidentemente Jimitarsi alla considerazione della relazjoné esistente tra yalori ben determinati. Diremo di pit. La nozione di causa, come I’insieme delle condizioni, é-concetto sterile, dal punto di vista della ricerca, sia scientifica che giuri- dica, perché nell’an campo per approdare alla legge @ necessario astrarre dai coefficienti variabili, al fine di studiare il ripetersi costante o il costante variare di un rigultato in dipendenza della posizione di alcuni o di altri antecedenti, e nell’altro campo, dei coefficienti estranei alla condotta umana in tanto bisogna tener conto, in quanto concorrano ¢on la loro regolarita di successione a rendere adeguata l’efficienza causale della condotta stessa, © viceversa; con Ja loro atipicita, irregolarita, decisivita, escladano o atte- nuino il nesso tra 1a condotta e l'evento, Come nella posizione di una legge ‘si afferma, in via generale, che un dato coefficiente & la causa di un feno- meno, in base alla supposta regolarita di tutti gli altri coefficienti, cosi nel- Vraffermazione della responsabilita si conclude che una persona & l’autore di un danno o di un reato, sottintendendo che tutte le circostanze concomi- tanti con V'azione si siano sviluppate come normalmente sogliono, secondo il corso regolare delle cose. Concludendo: il dubbio sollevato in principio del paragtafo che il diritto, al contrario della scienza, limiti la sua osservazione ad alcuni coef- ficienti soltanto, non ha fondamento né in un senso né nell’altro. Sia il diritto che’ la scienza tengono conto di tutti i coefficienti causali, pur assumendo conie causa determinati coefficienti che prendono in particolare considera zione, per le loro peculiari esigenze. La diversita consiste solo in questo: (4) Rantent: La causalité nel diritto penale, Milano, Giuffré 1936, pag, 132. 55 che ia scienza ricerca 1a causa per la posisione di leggi generali,, mentre i] diritto la determina relativamente ad un singolo caso concreto. Pertanto crediamo di poter affermare che V'impiego dei metodi logici di ‘cui si servono le scienze sperimentali, sia U'unica pietra di paragone per | saggiare Pesistenza del-nesso di causalité fra un fatto umano eventualmente obbligante ed un evento giuridicamente rilevante (5). 3. — Il punto di partenza di ogni investigazione causale é di determi- nare se, nel caso concreto, i] fatto la cui causalita viene esaminata sia almeno condizione necessaria dell’evento, La semplice successione cronologica tra il fatto e evento non vale, com’é ovvio, a dimostrare l’esistenza del nesso di causalita: occorre invece accertare se, in dipendenza del mancato avve- rarai dell’antecedente, sarebbe venuto meno anche il conseguente. Soccorre qui il cosiddetto metodo di differenza, spiegato dal Mux. nel suo citato Sys- téme de logique, libro III, cap. 8°. Esso consiste nella differenza tra due processi, in cui sia variata una sola condizione, ferme tutte le altre. Ora, data la gia rilevata irriproducibilita dei fenomeni sociali, il se- condo processo dovri necessariamente essere ipotizzato con l’aiuto del- Vesperienza, E cosi paragoniamo il processo reale con un proceséo imma- ginato, in cui tralasciamo il fatto supposto quale causativo, al fine di in- durre se questa eliminazione tragga seco una certa differenza nell’evento, Questa sara l’indice dell’efficacia condizionante del, fatto eliminato. Infatti, & chiaro che, se non pud prescindersi. da quell’antecedente senza che il conseguente non venga meno, esso 2 condizione indispensabile per il pro- dursi dell’evento. Dal che si @ desunta quella definizione della causa, che in effetti & la formula della conditio sine qua non, espressa in questi termini: « Causa & V’antecedente. necessario per il successive, che non pud essere tolto col pensiero senza togliere anche il euccessivon (6), Senonché questa definizione, che pure trovasi diffusamente usata dalla dottrina tedesca e trovasi accolta, da ultimo, da Mezcer (7), non coglie an- cora la nota-specifica del rapporto causale, ma il requisito comune di tutte Je eondizioni componenti il complesso della causa.. La necessita riferita soltanto all’antecedente esprime solamente V’indispensabilita di questo per (5) Non si pud disconoscere, tuttavia, che fe norme positive possano decisamente modificare la posizione del problema causale nel campo di una data branca del diritto, six prescrivendo ‘un'indagine preliminare per Videntificazione tra gli antecedenti di un evento ‘i quello corrispondente alla fattispecie legale, assunta come primo termine del rapporto eausale, sia escladendo la responsabilité per determinati rapporti, che-pur siano da conside- rare cansali dal punto di vista naturalistico, E’ particolarmente istruttiva in proposito Ia Tunga, ¢ non ancora sedata, polemica sorta tra i penalisti successivamente all’emana zione del nuovo codice pensle, circa la possibilita di ricondurre ad una o ad altra- dot: trina causale Vistituto positive della causalita fisica, specie in relazione alla Jimitazione contenuta nel Ie epy. dell’art. 41. (6) Cfr. per la critica Rantenr: op. cit., p. 181. (1) Strajrecht, 1981, p. 109 ¢ s oe Ja produzione dell’effetto, ma non spiega l’intima essenza di quella inelut- tabilité, che avvertiamo nella concatenazione fenomenica, per la quale, posto un complesso di antecedenti, noi attendiamo con certezza il verificarsi di quel determinato conseguente, che sempre’ si-é verificato, nel passato, suc- cessivamente a quel complesso. Questo ci basta, per ora, per toglier credito, ab initio, a quella dottrina che ritiene di poter fondare la responsabilité su di un mero rapporto con- dizionale tra il fatto umano e l’evento giuridicamente rilevante, Alludiamo alla cosiddetta teorica della conditio sine qua non, alla quale perd va rico: _ nosciuto il merito di aver posto per prima su basi scientifiche il problema causale. tae 4. — Il principio fondamentale di questa dottrina, designata. anche * come « teoria dell’equivalenza delle condizioni », si basa sull’osservazione, da cui prese le mosse i! Von Burt, fondatore della dottrina, che tutte le condizioni di un evento sono ugualmente essenziali, e nessuna di esse pud essere eliminata, senza mettere in questione I'evento, quale si @ verificato in concreto (8). Da questa premessa, egli trasse la conseguenza che ogni forza cooperante cagiona tutto il risultato (9). " Senonch, questa conclusione é in perfetta antitesi con la nozione stessa di causa, da cui Von Burr muoveva, imtesa come |'insieme delle condizioni necessarie per il verificarsi dell’evento, Egli tentd di superare l’antinomia con questo ragionamento: se evento non pud ripartirsi fra le varie con- dizioni, cid significa che solo il complesso di queste ha efficacia a produrlo, e che, prima cho la condizione esaminata si associ alle altre, queste sono ineficaci a produrre aleunché.: Cid val dire che ciascuna condizione ha’ il potere di vivificare la massa morta delle altre condizioni, rendendole. cau- sali, e pertanto, per il principio causa causae est causa causati, essa deve considerarsi causa di tutto l'evento (10), Come @ stato osservato (11), l'argo- mento si regge su questo sofisma: ciascuna condizione, essendo causa del- Vefficacia delle altre condizioni, & causa del loro risultato. Cosi fu agevole obiettarglj che se un risultato X ha’per condizioni 2, b,c, non si pud considerare causa ciascuna condizione. Se si considers da una parte a=X, b=X, c=X, e dall’altra parte a+b+e+ =X,-ti arriva {8) Questa 2 le premessa contemnta nell’articolo: « Zur Lehre von der Theilnakme und der Begiinstigung », apparso il 1860, con gli articoli successivi, in « Gerichtsaal » «Goltdammers Archiv. », La maggior parte di essi vennero riuniti nell’opera: « Beitr’ zur Theorie des Strafrechts, und zum Strafgesetzbuche », 1894, (9) Beitraiige, p. 90, . : (10) Ueber Kausalitiit und deren Verantwortung, 1. (11) V, Anroriser: op. cit. p. 36. =o jatalmente a riconoscere che a, b, c, e X sono uguali a zero: il che é ine- to per definizione (12). ‘A: preseindere da cid, rilevd il BrONNECK (13) che le condizioni pos- feono considerarsi efficienti solo in senso negativo, nel senso cio’ che nessuna pud mancare senza che il risultato venga meno, ma che questa causa nega- ‘tiva non & semplicemente il rovescio della positiva, perché fra-le due v’é la fondamentale differenza che dalla totalité degli antecedenti Veffetto de- riva sempre necessariamente, mentre alle singole condizioni non segue. & Ora, é appunto questa necessité del conseguente che il Von Burt ha com- pletamente messo da parte, Il carattere di necessita essenziale al rapporto causale va riscontrato per ciascuno dei due termini rispetto all’altro: la ne- Keessita degli antecedenti rispetto al conseguente, e quella del. conseguente "in rapporto agli antecedenti, sono ugualmente indispensabili per definire Ja causalit. Dal primo di questi due punti di vista, ciascuna condizione &, E. causale; dal secondo, é-assolutamente indispensabile la riunione delle con- dizioni tutte. La causa, necessaria alla produzione del risultato, deve, nel E ~ realizzarsi, rendere necessaria l’apparizione di quest’ultimo. La condizione, pertanto, si differenzia dalla causa essenzialmente in cid: che é indispen- sabile, ma non gid sufficiente- (14). I seguaci del Bunt, rinunziando a sostenere V’identita tra condizione e causa, si sono tenuti paghi dell’osservazione che tutte le condizioni sone « necessarie perché si verifichi il risultato, e che non é possibile fare tra esse aleuna differenza. Da cid hanno tratto la consegnenza che basta che Fuomo abbia realizzato una condizione qualsiasi dell’evento, perché ne debba’ esser considerato causa, Cid naturalmente, non dal punto di vista logico, ma da quello giuridico (15), Conseguentemente net risalire alla ricerca della con- (12) Lrobiezione & del Bixaewn: Ursachenbegriff und Causalzusammenhang im Straf- recht, 1885, p. 13. Cfr. anche Hurisn: Der Kausalzusammenkang, p. 8, n. 3. (13) Die herrschende Kausalitatstheorie und ihre Stellung tum Reichsstra{gesetzbuch, 1897, p. 34 es. (14) Cfr. Manteau: La notion de la causalité dans Ia responsabilité civile, Mar- seille, 1914, p. 129-130, : (15) TI pit autorevole tra i fautori della dottrina della conditio fu il Listz, di cui & diffusamente citata la formula: « I rapporto di causaliti tra il movimento corporeo e Vevento sussiste tutte le volte che V'evento non si sarebbe verificato senza il moviniento medesimio; eppercid quando il movimento corporeo non pud essere eliminato idealmente senza che evento verificatosi non debba scomparire » (Lehrbuch, p. 126). Seguono altresi questa teorica: BRUNNECK: op. cit.; Mever: Lehrbuch des deutschen Strafrecht, 5* ed. 1895, p. 188; Brtinc: Die Lehre vom Verbrechen, 1906, p. 250, e Grundsziige des Strafrechts, Ho ed, 1930, p. 34 ¢ s.; Frank: Das Strafgesetsbuch fiir das deutsche Reigh, 18 ed. 1931, p. I e s, Luiswrmat: Grundriss des deutschen Strajrecht, 1900, p. 28; Hartmann: Das Kausalproblem im Strafrecht, mit besonder Berlichsichtigung des Verursachungsbegrif des Strafgesetzbuchs, 1900; RavsucH: Die lehre von der ada- ~ quaten Verursachung, 1902; Maver M. E.: Lehrbuch, Der Allgemeine Teil des deutschen Strafrechis, 2° ed. 1932, Mrnxet, P.: Grundriss des Strafrechts, 1927, p. 59; OLsHAUSEN- ALBERTO SILVA FRAi JUIZ BE DIREITO : dizione responsabile, basta rinvenire un fatto umano nella serie degli ante- cedenii dell’evento, ‘per ritenerlo causa responsabile di esso, ‘Il nesso di causalita non & escluso dak concorso di fatti o eireéstanze.di qualsiasi genere estranee al soggetto, ancorché abbiano contribuito al verificarsi del risul- tato in misura decisivamente maggiore. Ora, tutto questo sarebbe ammissibile solo se da una espressa disposi- zione di legge o dai principii del diritto si ricavasse il concetto che la legge per fondare la responsabilita .ritenga sufficiente non un vero e proprio Jegame causale, ma un semplice rapporto condizionale tra il fatto ¢ Vevento. Viceversa, basta-pensare alle assurde ed eccessive conseguenze a cui con- duce la rigorosa applicazione della dottrina in esame,’ per convincersi che essa contrasta in maniera stridente con i principi fondamentali del diritto, che @ essenzialmente proporzione e giusta retribuzione, Addossando a chi pose in essere una semplice condizione tutto lo sviluppo delle conseguenze, fino agli estremi limiti in cui il nesso condizionale sia individuabile, gli si carica la responsabilita ‘per tutto quel che di eccessivo e sproporzionato il senso comune, oltre che giuridico, avverte in rapporto alla contribuzione appoxtata dall’azione colpevole alla determinazione del: risultato, Hl Von Burr ci da il conforto del correttivo della colpa, come altri danno la consolazione della difficolta della prova, allorché il nesso sia troppo. lontano. Ma il fatto’ & che il pia dellevolte il nesso condizionale @ fin troppo evidente, e che, a prescindere dalle ipotesi di responsabilita ogget- tiva, in cui il correttivo della colpa non gioverebbe, qifesto elemento nom opera relativamente alle conseguenze del fatto illecito, per le quali si risponde solo in forza della concessione causale. Del resto la scarsa reatti- vita del correttivo della éolpa @ stata adeguatamente messa in rilievo. L’An- . tolisei_prospetta il caso —— ora tutt’altro che ipotetico purtroppo — che una bomba colpisce un ospedale, in. seguito ad incursione di aeroplani nemici,-e rileva esattamente che l’avvenimento avrebbe per conseguenza Zueicant: Korymentar zum Strafgesetzbuch, 1905-1906; Van Catker: Strafrecht, Grundriss zur Volesungen, 3°. ed, 1927, p..25; Gkatann:Deutsches Reichsstrafrecht, 1922, p,-91; Mitten (M. L.):: Die Bedeutung des Kausalzusammenhangs im Straf-und Schadenersat- recht, 1912; Fivcen: Lehrbuch des deutschen Strafrechts, y, 1, 1904, p. 274 ¢ 6.3 JANKA? Osterreichisches Strafrecht, 4° ed, 1902, p. 60; Sroos: Lehrbuch des osterreichiscen Straf- rechts, 2° ed. 1913, p. 108109; questi tre ultimi austriaci. Van Hamet:Introduzione allo studio del diritto penale dei Paesi Bassi (in olandese) 2* ed. 1907, p. 222 e seg, — Olan- dese —; Gurx: La relazion de cause a. effet dans les obligations extra-contractuelles, 1904; Manreav: op. cit, — Francesi —; Senotewsxr: La dottrina del nesso causale nel diritto penale, 1880 — Russo —; Tra i giuristi italiani hanno seguito questa dottrina: Mosca T.: op. Git.; CowEtto: op. cit.; C1vou1: Manuale di diritto penale, 1900, p. 314 es.; Vannint: Lineamenti di diritto penale, 2* ed. 1933, p. 110 e s.; Tra i giuristi tede- schi, che”si riferiscono particolarmente al, diritto civile, soxfo notevoli Je adesioni di ‘Wixnscuem: Pandette (Tr.“it, con“note di Fapoa e Bensa) paragr. 258, n. 15-18; e di Mommsen: op. cit.; ‘nonche Cosack: Lehrbuch, 4* ed., "I, p. 328; ScHoLumever: Komi~ mentar, p. 38, V. anche Ltstz: Deliktsobligationen, 1898.’ |, morti in seguito al bombardamento. ‘Anoorchd, dunque, la lettera. della legge richiedesse un: semplice nesso fidizionsle, cosa che non, il senso giuridico rifuggirebbe dalla rigorosa one della norma. A maggior ragione, pertanto, deve ritenersi inac- ile questa dottrina, in assenza di qualsiasi conforto legislative. Ma vi. i pitt. Sono le stesse disposizioni del nostro sistema positive che éscludono- mente una concezione del genere, che conduce all’assurdo risultato di. rispondere l’agente anche dei casi fortuiti. ~ Come abbiamo gia accennato, non mancano nel nostro codice civile di- oni che espressamente escludono la responsabilita per il fortuito e lx za maggiore. In questo ordine di idee s’inquadra anche la norma. del- 1223, fondamentale per la nostra materia, in quanto limita la respon- alle conseguenze necessarie del fatto illecito e dell’inadempimento, patlndendo. conseguentemente quelle fortuite. Con la legislazione civile con- corda pienamente anche quella penale, che intanto imposta il sistema della wusalita materiale sul disposto del I° cpy. dell’art. 41 C. P., che, secondo- A auterevole dottrina (16), ammette l’esclusione del nesso causale, allor- fché siano sopravvenute circostanze che abbiano fatto deviare decisamente il jprocesso di causazione, ed inoltre disciplina espressamente, nell’art. 45 C. P., Bla rilevanza giustificatrice. del caso fortuito e della forza maggiore. 5. — Come si & detto, Vimpiego del metodo di differenza consente di déterminare V'efficacia condizionante della circostanza presa in esame, sot E che si accerti che, elimiriandola col pensiero, l’evento pitt non si verifica. E-Si & accennato pure che l'irriproducibilita dei fenomeni sociali ci costringe fa far ricorso all’esperienza, per immaginare, stando all’id quéd plerumque foccidit, se, tolto l’antecedente esaminato, si verifichera lo stesso evento, ‘diverso. da quello verificatosi in concreto. Senonché; non sempre @ facile yeliminare concettualmente l’antecedente. Se ad es. si vuol determinare se- Ja caduta dell’edificio dipese dal fatto che fu costruito con cemiento s¢a- “dente, s*intuisce che non ipotizzeremo, nel processo immaginato, una co- struzione senza cemento, bensi sostituiremo al vemento cattivo quello di qualita media. In tali casi, nei quali si fa consister® la condizione in une qualita, coriverra scegliere con cautela la qualita antitetica da immaginare esistente al posto di quella esaminata (17). In questa scelta ci sara di guide (16) V. Grastrot: op: cit., p. 47. {11 Cfr. Tuscu: op. cit., p. 615. Il Trices (Der Kausalbegriff im Stra-und Zivilrecht, 929, p. 40). osserva che nei singoli casi pud riuscire difficile, e talora impossibile, Vaccertae mento di cid che sarebbe avvenuto eliniinando un antecedente, come pud avvenire nei casi in cui al posto dell’azione di uno si deve immaginare quella di un altro: p. es. in / Togo di una cura errata, si deve ‘supporre un. trattamento conforme ai dettami. delle scienza, per stabilire cid che sarébbe avvenuto. — 100 — Vesperienza, alla cui stregua valuteremo se converra eliminare l’intera cir- costante o lasciarla con dleune qualifiche modificate. Ma una difficolti anche maggiore rappresenta la valutazione della cor- rispondenza o meno tra l’evento riprodotto e qutllo concreto. Il pit delle volte non ci risultera un evento completamente diverso dall’altro, 0 uno integralmente simile; ma ricaveremo delle gradazioni intermedie.~ Questo avviene perch’ noi comunemente non ci domandiamo se sarebbe accaduto Jo stesso evento, con tutte le sue particolariti, ma oggetto della nostra ricerca @ soltanto un evento uguale negli elementi essenziali, vale a dire un evento generalizzato (18). Percid ammetteremo V’identita tra I'evento accaduto e quello supposto, quando la differenza tra essi sia inapprezzabile dal punto di vista sotto cui l’evento viene in considerazione per it diritto. Tutto questo significa che vi sono degli antecedenti di un fenomeno, la cui eliminazione non importa una variazione sostanziale nel fenomeno stesso; ma solo il verificarsi di aleune sue accidentalita o qualifiche, la ‘efi ‘mancanza o presenza é irrilevante per il diritto. Informa l’ANTOLISEI che fra i giuristi tedeschi si & seriamente discusso se colui che ha dipinto un vaso, che. poi @ stato infranto da altra persona, debba considerarsi causa del risul- tato (danneggiamento), per Ia sottile considerazione che da lui dipende- rebbe il fatto che in terra ci sono i frammenti dipinti, anziché non dipinti. Orbene, noi che non abbiamo l’animo di ascrivere alla decorazione del pit- tore efficacia condizionante della rottura del vaso dipinto, affermiamo che le condizioni necessarie’ dell’avverarsi di un evento sono solamente quelle la cui mancanza importerebbe il verificarsi di un evento sostanzialmente difforme, o in altri termini, quelle che sono indispensabili perch? si veri- fichi un evento dello stesso genere di quello concreto. Concordiamo dunque su questo punto con l'insegnamento del Thyrén, ‘che avverte che non vanno prese in considerazione quelle condizioni che abbiano prodotto nel fenomeno una variazione di niuna importanza giu- ridica (19). (18) Vedi'Ttescx: Del nesso causale nel diritto civile, cit., in « Studi dedicati ed ‘offerti a G, P. Catsont », Torino, Bocca, 1915, 616, (19) L'illustre giurista. norvegese si studid di arginare J’eccessiva estensione del concetto di causa determinato dalla dottrina della conditio, mediante sottili distinzio: -atte a limitare le condizioni idonee a fondare le responsabilita. Egli le divise in favorevoli, contrarie ¢ indifferenti alla produzione del fenomeno. Quindi divise le condizioni favorevoli in decisive e non decisive, eliminando. queste ultime, perché d'influenza irtilevante sul risultato concreto. Sostiene I’Autore che, per quanto nei giudisi sulla eausalita debba considerarsi V'evento nella sua forma concreta, cid non significa che tutte Je particolarita” di esso, anche le pitt insignificanti, vadano rilevate. Poiché Vinteresse di chi osserva & sempre decisive nella considerazioné dei fenomeni della natura, il giurista prescinde € deve prescindere da quelle circostanze che non hanno sleun valore per il diritto. Ora, presente che il metodo di differenza viene sempre impiegato per ricercare se la © quegli sorbendola tutta in una volta muore, non rispondera della morte; mentre ne isponderebbe se avesse omesso di proposito di avvertirlo, al fine di provocarne V’avve- Tenamento. (48) Che, Manrexu: op. cit, p. 102, Ma il Kmus si affida principalmente all’altro suo criterio, basato sul sapere nomologico, per mantenere su un piano di oggettivita la sua ricerca causate. I sapere nomologico del giudice non si limiter punto alle cono- scenze individuali dell’agente, ma_si estendera a tutte le leggi naturali Yenute a conoscenza dell’umanita, nella sua esperienza, collettiva secolare. In tal modo alla probabilita — apprezzamento particolare © personale di ciascun individuo dell’eventualita di produzione di un dato avvenimento, in base al suo sapere nomologico — si sostituisce la possibilita — nozione collettiva, consistente nell’apprezzamento fatto in bas¢‘alla scienza ed alla esperienza comune dell’umanita. Su questo fa leva id Kntes: per conservare il nome di possibilita oggettiva all’oggetto della sua ricerca’causale. Ma anche qui il Rapsruct (49) osserva che, ‘perch? si potesse parlare di possibilita bisognerebbe che si conoscessero tutte le leggi che reggono la’ produttiviti delle conseguenze -simili a quella esaminata; mentre le nostre conoscenze sono ondeggianti e lacunose, per cui, circa il pronostico causale. basato sul nostro sapere ‘nomologico, non si pud parlare che di probabilita. Senonché, ci pare che se conoscessimo tutte le leggi del pro- dursi dei fenomeni, il nostro giudizio non sarebbe di possibi certezza. La possibilita ¢ un grado intermedio tra la probabilita e la cer- tezza. Essa esprime appunto l’estremo limite ‘fino’ al quale pud’ spingersi Ja nostra umana prevedibilita del futuro, ‘ soy Pertanto, ’umana limitatezza della conoscibilita della causa; non pud portare ad escludere la concezione di una possibilita oggettiva, intesa come \s nozione collettiva della probabilita. Piuttosto, quel che ¥a rilevato che Ja limitatezzi\ della conoscenza ontologica (ristretta alle condizioni note all’agente) rende insufliciente anche- Valtro eriterio, che trova nel primo’ un’insuperabile limitazione. Pereid ritenigmo che il criterio di scelta delle condizioni debe ispi- rarsi ad una maggiore oggettivita. La scelta ehe propone il Krres @ arbi- traria, del tutto accidentale, e contrasta, come ha osservato il Ti:scH (50), con l’esigenza che la generalizzazione, sfumando le particolarita soggettive, conduca a qualche cosa di tipico. Se il giudizio di adeguatezza dev’esser dato da un terzo, e cio’ da chi giudica, é alla sua conoscenza che bisogna far capo, estesa a tutte le circostanze venute in luce e comunque accertate, ed integrata dall’esperienza e dal sapere dell’umanita. c 9. — La tendenza dei fautori della dottrina in esame & decisamente ispirata alla ricerca di un criterio pit: oggettivo per la scelta delle condi- xioni invariabili nella costruzione del caso generalizzato (51). : (49) Op. cit. p. 10m. 2 e p. 44. (30) Op. cit., p. 619, ‘ma di* — 101 — Il Ton (52) sostituisce alla previsione ‘dell’agente 1a previsione ogget- va dell’uomo medio sufficientemente prudente ed esperto. Egli muove dal concetto che « agli oechi del giurista apparira come I'antore del risultato * gopravvenuto colui che ne ha posto una condizione, che contenga ‘in se steisa 1a verosimiglianza del risultato » (53). Ed imposta‘cosi il quesito della ricerca causale: poste delle condizioni conoscibili al momento dell’azione “da un uomo d’intelligenza e conoscenze medie, V'apparizione della condi- . zione posta con questa azione poteva fargli considerare il risultato’ come verosimile? i |. i UQUT_es condo la contezione del Manpsioti del « prevedibile svolgimento causale dell’atto » (54). : Analoga confusione tra causalita @ colpa si nota nella teoria del Lip - mann (55). Egli sostituisce al’termine di condizione adeguata l’espressione di condizione su cui si poteva contare, sostenendo che non bisogna ritener responsabile V’individuo come causa dei risultati che sfuggono al suo con- trollo, perché sono inevitabili. (51) Oltre’ al Ton, al ‘Lizpmann, al Riimetin ed al TriceR, le cui teorie saranno ‘' esaminate nel testo, aderiscono alla causalita adeguata i seguenti autori: . os Meeker A.; Lehrbuch des deutschen Strafrechts, 1889, p. 99 € s. Scummt R.: Grundriss des deutschen Strajrechts, 1925, p. 88. fo ‘ ‘Rowanp: Die Kausallehre des Strafrechts, 1903, p. 46, 47 © 52. : ‘Kéuten: Deutsches Strafrecht, « Allgemeiner Teil », i917, p. 184 e seg. ‘SavER: Grundlagen des Strafrecht, 1921, p. 427 € s. Hirpet: Deutsches Strifrecht, vol. Il, 1939, p. 143 e s. Attrzto; Lehrbuch dgs deutschen Strafrechts, 8 ed. 1922, p. 106. Miunz: Begriff der adiquatén Verursachung,-1911, : B Baumearren A.: in « Zeitschrift fiir die ges Strafr. », vol. XXXVI, p. 521 ¢ s. 4 : Notevoli, per il diritto civile gli scritti pit volte citati del Tuscu e del Leoxe, che aderische pienamente alla dottrina di Rémetn, " * Alla eausalita adeguata sono evidentemente ispirate in Italia le congezioni de] Gaoncr 24 _ (ObbL., U1, n. 98), Potacco (OBBI. n, 128); Gases (op. cit.), Cumonr-{Colpa contrattuale, *

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