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CRITICA E TESTI
Alessandro Terreni
Alessandro Terreni
Introduzione di
Gianni Turchetta
Milano 2015
Indice
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La svolta comunicativa degli anni Settanta: Antonio Porta
tra versi e prosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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1.1
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1.2
34
1.3
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Prima della svolta: il paradigma lirico portiano . . . . . . . . . .
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2.1
47
2.2
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2.3
63
2.4
Lio occhio:
sguardo, crudelt e tragedia nel primo Porta . . . .
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La svolta lirica e la scelta della voce . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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91
3.2
3.3
3.4
La poesia da dire:
un radicale di presentazione orale . . . . . . . . . . . . 191
4.2
La poesia da guardare:
il radicale scritto del primo Porta . . . . . . . . . . . . . 212
INTRODUZIONE
difficile, se non impossibile, leggere la poesia di Antonio Porta senza ricollegarla subito al gruppo 63. Daltro canto, il suo percorso
poetico appare decisamente irriducibile allidentificazione con la parabola della neo-avanguardia, per vari motivi. In generale, il criticismo avanguardistico convive in Porta con una persistente vitalit,
tesa a valorizzare il positivo del mondo, nonostante tutto. Analogamente, se in moltissimi suoi testi lenigmaticit dei significati mima
la difficolt, per luomo contemporaneo, di trovare un senso al proprio agire in un mondo alienato, tuttavia vi continua a balenare la
possibilit di una comunicazione, verso la quale percepibilmente
convergono i moduli narrativi e dialogici, al limite apertamente teatrali. Se nellopera di Porta comunque rinvenibile ununit profonda, daltro canto la sua parabola registra un marcato, deciso riorientamento intorno alla fine degli anni Settanta. Da qui prende avvio
la densa, rigorosa monografia di Alessandro Terreni, La scelta della
voce. La svolta lirica di Antonio Porta, che ha le carte in regola per
diventare uno dei testi di riferimento per linterpretazione di questultima fase in particolare, ma anche di un po tutta lopera portiana. Terreni avvia la propria istruttoria attraverso un fitto lavoro di
ricostruzione delle numerose dichiarazioni di poetica di Porta in quegli anni e dalla scelta singolare, se non unica, di segnare il proprio
cambiamento di rotta mediante una riedizione, che insieme riprende
e riorganizza la produzione precedente, preparando lavvio di una
nuova stagione. Con Quanto ho da dirvi (1977), Porta tira le somme
della propria attivit poetica, avviando una nuova fase, contrasse-
gnata al tempo stesso dalla constatazione della difficolt, se non addirittura dellimpossibilit, di proseguire ancora sul fronte di una
sperimentazione radicale, ma anche dalla persistente percezione, etica
e politica, della necessit di non cadere nel silenzio, di continuare a
comunicare e di combattere le tentazioni sia dellafasia post-simbolista, sia dellirrazionalismo attivistico, cos diffuse, e cos pericolose,
proprio in quegli anni, gi di piombo, di crisi mortale del movimento scaturito dal Sessantotto. Non difficile capire i motivi, per
cos dire politico-letterari, dellaccoglienza a dir poco perplessa,
quando non decisamente ostile, che la critica di matrice avanguardistica ebbe a riservare alle nuove proposta di Porta. E daltro canto
appare necessario il consolidamento di uninterpretazione serena e
comprensiva, non assillata da preoccupazioni militanti, sia del complesso dellopera di Porta, sia, in particolare, proprio della produzione che va dal 1977 alla sua morte, fulminea e inopinata, avvenuta
nel 1989, a soli 54 anni.
Terreni, fra le altre cose, mette bene a fuoco lo stretto rapporto
che si istituisce fra il Porta scrittore di versi e il Porta prosatore. In
particolare, i segni della svolta comunicativa si manifestano vistosamente nel passaggio dallonirismo straniante di un romanzo pienamente sperimentale come Partita (1967) a Il re del magazzino
(1978), romanzo sulle parole perdute di una civilt morente, ma anche sulle parole ancora da dire. Del resto, la stessa riproposta della
propria produzione poetica precedente, in Quanto ho da dirvi, con
lo scompaginamento sistematico delle strutture macro-testuali delle
raccolte pure l ripubblicate, si configura come un insieme di istruzioni per luso per il lettore, sotto il segno di una ritrovata comunicativit costruttiva e di una positivit possibile: alla quale si affianca la marcata riaffermazione di una rinnovata identit autoriale.
Daltro canto, lindagine analitica sulle linee di forza dellultimo
Porta viene preparata da Terreni, e attentamente contrappuntata,
dallo studio delle dinamiche costruttive profonde della poesia del
primo Porta. Segnata, per dirlo in modo ultra-sintetico, dalla messa
in campo di una debordante oggettivit, correlativa a un programma
di spettacolare regressione dellio poetico, avversato e ridotto, fenomenologicamente, e anche un po sartrianamente (come parrebbero
segnalare formulazioni come si va verso lEssere, o si va verso lio),
a strumento di manifestazione del mondo, hic et nunc irriducibile
nella sua flagrante materialit, proprio nel mentre che viene ridotto
ai minimi termini: dove laccentuazione di corporeit, osserva acu-
Introduzione
tamente Terreni, piuttosto che darsi come fondamento dellio, contribuisce alla sua riduzione. Questo soggetto elementare, pulsionale
e paradossalmente pre-soggettivo, si manifesta nel dispiegarsi stesso
della testualit, rifrangendosi in una fenomenologia assai varia, di
cui Terreni delinea alcuni fondamentali tratti formali e tematici: la
semantizzazione della disposizione grafica; lossessione giustappositiva e iterativa, in una calcolata meccanicit, contrassegnata da un
oltranzistico anaforismo su base sintattica; laccostamento di serie
discontinue, che senza sosta disorientano il lettore; limpossibilit di
una normalizzazione del senso per via di metafora, con la correlativa necessit di leggere alla lettera, come gi persuasivamente indicato da Sanguineti. Per altri versi, linvasione senza scampi del mare delloggettivit produce, con un ulteriore apparente paradosso,
laccamparsi residuale di un io molto ben evidenziato, se non addirittura teatralizzato, e sia pure come luogo minimo di percezione e
dunque di manifestazione degli oggetti. Da questo punto di vista,
come fa notare Terreni, questio postula un uditorio presente e reattivo, e configura una relazione dialogica, nonostante tutto: una
relazione che non forzato collocare gi su una linea di relativa continuit rispetto al dialogismo programmatico dellultima fase. Daltro
canto , linflessibile resistenza dello sguardo, minima e pure estrema
resistenza di unistanza ordinatrice del caos del mondo, si colloca
sotto il segno dellallucinazione e della crudelt, di una costante provocazione nei confronti del lettore. Il che equivale al dispiegarsi di
una vigorosa istanza critica verso un mondo connotato come senza
scampo violento e alienato. Daltro canto, come suggerito da Niva
Lorenzini e ben ribadito da Terreni, si manifesta unambivalenza profonda, per cui il distacco epochizzante, che cerca di cogliere i fenomeni nellimpassibilit di un soggetto ridotto, a-paticamente, a pura
istanza epistemica, e la stessa evidenza di un soggetto assillato dalla
visione del male, convivono con lattrazione vitalistica per la molteplicit brulicante del reale, declinata biologicamente, verso la quale
non possibile distogliere mai lo sguardo.
Il passaggio di Porta a una lirica pi apertamente comunicativa,
al di l della questione delle percentuali di continuit o discontinuit
rispetto al percorso precedente, segna indubbiamente una ricollocazione allinterno di pi complessive dinamiche di romanzizzazione,
per dirla con Bachtin, del sistema letterario. Terreni fa peraltro opportunamente notare come Porta recensisca in modo molto tempestivo Estetica e romanzo (uscito in traduzione italiana nel 1979), sul
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prevalente nellera gutemberghiana. Per altri versi, il prepotente ritorno della voce fa tuttuno con la rinnovata valorizzazione del desiderio, e del corpo in cui sincarna. Al tempo stesso, il lavoro di Porta
mostra la vigorosa persistenza di una ineludibile dimensione etica e
lato sensu politica: la sua parola poetica appare infatti tutta tesa a farsi
percepire come parola in atto, costantemente abitata da una sorta di
cogenza performativa, nella quale la corporeit di ogni soggetto appare sempre protesa verso la corporeit degli altri soggetti. In questo
modo, la parola si afferma come gesto, come azione, e in quanto tale
implica ad ogni passo unassunzione di responsabilit, unetica del
fare: perch lo scrivere gi fare, e come tale contribuisce alla fondazione di una collettivit. Come spiega Terreni, La nuova misura
[] risiede nella voce e nel respiro, attestazioni del soggetto presente
in atto di comunicare, fondazione di unintersoggettivit condivisa
nellirreversibilit storica dellaccadere. Era necessario scegliere la
voce, insomma, per continuare a comunicare, e per continuare a sperare nella possibilit di cambiare il mondo.
Gianni Turchetta
LA SVOLTA COMUNICATIVA
DEGLI ANNI SETTANTA:
ANTONIO PORTA TRA VERSI E PROSA
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Pontiggia 1977.
Si tratta delle tre lasse di Sullalba, datate 1974; dei sette pezzi multistrofici di
Crimini della poesia, datati 1973, 1974 e 1975; dei dieci pezzi prevalentemente monostrofici di Passeggero, datati 1975. Sullalba e Crimini della poesia erano stati pubblicati per la prima volta in Almanach de Shakespeare and company, n. 2, 1975,
rispettivamente alle pp. 183-185, e alle pp. 186-192; Passeggero era uscito su il verri,
n. 2, settembre 1976, pp. 10-13.
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Curi 1999, p. 384.
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Il giudizio di Curi, che circoscrive i migliori esiti portiani allavanguardismo pi aggressivo, lungi dal risultare isolato, si inserisce in una
linea gi tracciata, anni prima, da Romano Luperini. Luperini, per
giunta, retrodatava il riassorbimento della carica oppositiva portiana
gi alla met degli anni Sessanta, dopo il primo libro: linnovativit
del poeta, dopo I rapporti, subisce, secondo Luperini, un manieristico
processo dastrazione [che] induce a una rarefazione asemantica7.
Scriveva il critico:
questa negazione oppositiva tende a stemperarsi, sostituita talora da
un rigurgito di lirismo (seppure sempre filtrato da moduli oggettivi),
pi frequentemente da una formalizzazione sempre pi astratta con
una conseguente neutralizzazione degli oggetti e degli eventi messi in
campo8.
Ibidem.
Ivi, p. 379.
Luperini 1981, p. 845.
Ibidem.
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esterna alle pratiche di formalizzazione artistica viene respinto: mantenendo costantemente viva, nei decenni, la funzione mediatrice, direi
razionalizzante (nel senso etimologico di misuratrice, ordinatrice) del
linguaggio nei confronti del caos fenomenico reale, Porta, semmai,
approfondisce la ricerca di una modalit di intervento dialettico sul
reale che operi attraverso la prassi di elaborazione testuale. Rievocando
Quindici, e con unallusione nemmeno troppo indiretta al citato articolo di Balestrini, intitolato La rivoluzione dei pifferi18, Porta sintetizza, anni dopo, la sua visione dei rapporti tra impegno politico e
impegno artistico, in affermazioni le cui implicazioni polemiche, seppure raffreddate dalla distanza cronologica, sono ancora oggi chiaramente percepibili:
Larte, diceva Vittorini, non pu certo suonare il piffero della rivoluzione: non basta: larte deve fare qualcosa di radicalmente diverso
e opposto, perch chi fa larte deve sapere bene che Rivoluzione e Potere sono soltanto le due facce del medesimo Dio []. Ora, che larte
sia anche un atto politico non possibile negarlo, ma si tratta del
senso politico di una societ che gi altra, cio di unaffermazione
di principi che riguardano lesistenza: che nulla hanno pi a che fare
con quelli tenuti in circolazione come moneta buona dalla Classe
Dominante, cui certo non si oppone, n mai si davvero opposta,
llite Rivoluzionaria, proprio perch entrambe utilizzano un tipo di
Immaginazione funzionale alla strategia del Dominio; dunque quella
che c sempre stata, quella che lo slogan del 68 voleva sostituire con
unimmaginazione altra che riguarda, ce ne siamo resi conto a conclusione degli anni 70, molto pi la creativit individuale e sociale
che non unalternativa strettamente politica, la quale sarebbe possibile
soltanto dopo laffermarsi di principi di elaborazione del conoscere
non pi compromessi dai parametri di una ragione legata alle strategie
del dominio (UV3, p. 8)19.
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se non decisamente di retroguardia, si precisa in una poetica della mutazione: Porta, desumendone il concetto da scienze naturali come la
biologia e la genetica, colloca la mutazione al centro della sua ideologia della trasformazione che potr certo essere accusata di riformismo ma che pu, nello stesso tempo, ribadire con forza la necessit
di ridefinire una poetica in progress, capace di racchiudere in s tutte
le energie che scaturiscono dallidea di trasformare il mondo20.
Limmagine della mutazione rimanda alla continuit naturale nella
molteplicit delle sue forme, come ad affermare che natura non facit
saltus. Il male, gi enunciato con gelido sgomento ontologico nei Rapporti, viene cos ricompreso materialisticamente allinterno dellinarrestabile ciclo naturale di vita e morte, avvertito da Porta, con irrisolta
ambiguit neoromantica, come fondo autentico dellesistenza sul quale
progettare una collettivit che risolva il politico nellantropologico,
nellumano. Porta, di fronte alla scelta tra letteratura e azione diretta,
opta pertanto per la continuit creativa, come si pu constatare nelle
raccolte che seguono il Sessantotto le quali, infatti, pur nel complessivo
snellimento dellimpianto macrotestuale, mantengono rapporti molto
stretti, sul piano dei singoli testi, con la poesia del decennio precedente.
Metropolis (1971) e Week-end (1974), infatti, si collocano in continuit con le pi vistose scelte formali delle precedenti raccolte: si pensi,
ad esempio in Metropolis, alle sequenze rigidamente anaforiche di
Quello che tutti pensano, in cui si richiamano i martellanti sintagmi a
due ictus di Come se fosse un ritmo in Cara, secondo un processo di amplificatio ritmica che dilata sintatticamente i versi, ma ne trattiene i limiti metrici entro due prominenze intonative (le segnalo in corsivo):
si servono di uncini
chiedono dei fagioli
amano la musica
ballano in cerchio
escono dalle finestre
aprono la botola
(CA, p. 173)
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che occorre ignorare i rapporti umani
che le minoranze sono sempre pi intelligenti
che il dolore utile
che la civilt si fonda sulla morte
che la felicit il nuovo mito consumistico
che la realt deve avere un futuro
che finita larte borghese non larte
che un nuovo stato rivoluzionario esprimer una nuova arte
(ME, pp. 233-34).
La continuit delloltranzismo formale si osserva anche nella costellazione (tipo)grafica di Rimario, che chiude Week-end, e riafferma una
tendenza alliconizzazione del testo, affiorata localmente nei Rapporti
(in Quadro sinottico, per esempio; o, conclamata, in Zero) e vistosamente sfruttata in Cara, come vedremo meglio. Proprio nellintroduzione di Week-end, Maria Corti deve sostenere che in ogni
suo libro [lautore] si investito del ruolo di sperimentatore dei possibili rapporti tra s e il mondo21, e sottolinea cos come Porta non rinunci comunque, anche a decennio inoltrato, ad operare uninesausta
sperimentazione di forme.
Seppure, quanto agli esiti formali sulla poesia portiana, vada allora
ridimensionato, lurto del Sessantotto non va, per, sottovalutato: la
Contestazione accentua, in Porta, linsofferenza per i modi pi anticomunicativi dello sperimentalismo, da lui gi praticati, e per un linguaggio che viene percepito da Porta stesso, dopo Cara, come maniera
postuma: come dir lautore, la fase pi strettamente sperimentale
del mio lavoro si chiusa nel 69 con Cara (PR). Lintrinseca obsolescenza delle avanguardie, alle cui radicali innovazioni, come ha spiegato Schulz-Buschhaus22, il pubblico della modernit si abitua
21
Corti 1974, p. 9.
Schulz-Buschhaus 1995, pp. 43-44: Dal punto di vista della produzione, linvecchiamento dellavanguardia si manifesta nel rischio di una progressiva afasia. [...]
Si vede cos come proprio la legge dellinnovazione, cio la legge fondamentale del
moderno, assorbisca e consumi inevitabilmente le sue stesse risorse. Quanto pi le
possibilit artistiche si rinnovano, tanto pi si allarga contemporaneamente (e necessariamente) larsenale dei procedimenti che ci risultano convenzionali. facile
osservare come di fronte a questa aporia larte radicalmente moderna si avvicinata
sempre pi al silenzio.
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Il progetto delle Brevi lettere in versi, che Porta inaugura nel 1976
e che condurr, inframezzandolo con altri progetti, fino alla pubblicazione di Laria della fine (1982), segna la transizione tra il paradigma
espressivo del primo Porta e la sua riconfigurazione, pienamente compiuta in Passi passaggi, in un sistema rinnovato.
Risulta interessante, a questo punto, notare che tale riconfigurazione prende le mosse da unistanza di pedagogismo illuminista, privo
di garanzie trascendenti e immanentemente fondato, visto che il progetto delle Brevi lettere, come dice Porta, nasce su diretta richiesta dei
miei primi due figli [...] di comunicare per mezzo delle mie poesie
che fino a quel momento erano sembrate loro troppo chiuse, troppo
da interpretare28. Dunque una poesia che, lontana tanto dai cerebralismi combinatori di Cara quanto dalla reazione orfica del canto innamorato, si assesta nel concreto e intersoggettivo campo dellutile,
dellutilizzabile, del comunicabile. Si rilegga, allora, la Lettera n. 7, datata 19.4.1976 ed esplicitamente rivolta ai figli adolescenti, i ragazzini
che, se privati di un metodo, non potranno salvare n il mondo n
loro stessi:
educare al razionale allinterrogare
cos come sinterroga il linguaggio col fare
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la poesia ricercare la poesia ragionare
non per quelleducazione sentimentale
da maiale feroce da tacchino omicida da bufalo
dunque fuori dalla famiglia questo s molto fuori
luogo delleducazione sentimentale
vi ho portati fuori questo vero per via della salute:
passeggiare ragionare opporre
baciare senza mordere
(AF, pp. 369-70).
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Voce lirica che, ovviamente, non corrisponde a quella dellAntonio Porta padre
reale, anche se cos lautore affermer successivamente, ma si tratta della voce dellanonimo protagonista del Re del magazzino il quale, nella finzione narrativa, scrive
le sue brevi lettere come missive per i figli.
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Chiunque deve sapere che la sua posizione automaticamente davanguardia una volta che si sia posto in condizione di operare in ricerche
al di l del noto. []
Ed contro lavanguardia che deve armarsi chi ha scelto, bene, una
posizione di mobilit avanzata. Sembra paradossale ma indispensabile che i momenti di proiezione trovino la loro ragione profonda nei
momenti di ripiegamento. Lavanguardia deve perdere ogni altro significato che non sia quello di stimolo: lartista si trova a disposizione
i mezzi desiderati per un impiego proficuo e deve evitare di far girare
catastroficamente a vuoto i meccanismi preziosi (CN, pp. 74-75).
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Il nuovo rapporto con il lettore, come si capisce, si esercita concretamente, vien da dire punto per punto, sui fatti reali, anche della cronaca
minore, cittadina, come anche nei versi seguenti, in cui ogni sospetto
di sentimentalismo neocrepuscolare (il testo si chiude con un vi abbraccio forte) viene a priori spazzato via nella cruda violenza delle immagini e del linguaggio, equivalenti figurativi della violenza reale che,
ossessivamente, continua a turbare lo sguardo del soggetto enunciante:
mi racconti: il poliziotto li ammanettava alle sbarre
l in piazza stuparich dove c la cancellata e charlie
mingus poi gli dava col manganello sui coglioni e chiedeva
ti fa male? e la risposta era: s! e allora menava
di nuovo e la risposta era: no! allora smetteva e smettevano
anche sugli altri legati al cancello con le manette [...]
(AF, p. 369)31.
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Si fa riferimento ai disordini del 25 marzo 1976 allallora Palalido di Milano
(piazza Stuparich n. 1), in occasione di un concerto del musicista jazz Charlie Min-
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Tutto il lavoro di scomposizione in fattori nato dalla necessit di
demistificare la soggettivit lirica come falsa individualit; ma si direbbe che il discorso andato troppo oltre, e si spinto fino a negare
in assoluto la soggettivit, senza avvertire che in una situazione come
quella attuale del rapporto tra poesia e pubblico la soggettivit forse
lunico ponte verso la riconquista di un discorso intersoggettivo. Solo
riflettendo sul proprio mestiere il poeta pu uscire dallisolamento
e ricollegarsi a un discorso storico34.
Si tratta di un orizzonte comunicativo certamente mai irenicamente istituito una volta per tutte, privo com di qualsivoglia garanzia
metafisica, ma soggetto a crisi continue, vuoi per lescursione molto
ampia di temi e di toni nei testi dellautore, vuoi per lassenza, dopo
la mareggiata avanguardistica, di un complesso di convenzioni stabili
che garantiscano lautomatica e aproblematica riconoscibilit dello
spazio poetico, da ridefinirsi perci ogni volta: come si diceva, il superamento dellavanguardia non implica n labbandono della sperimentazione, n la capitolazione a lirismi entusiastici di sorta.