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DIREPUBBLICA

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016 NUMERO 571

Cult

La copertina. Il boom della Financial Fiction


Le mostre. Larte di Marisa e Mario Merz
I tab del mondo. Nella mente del terrorista

UMBERTO ECO VISTO DA TULLIO PERICOLI

Fenomenologia
di

Umberto
Eco
(1932-2016)

Alberto Arbasino. Alberto Asor Rosa. Corrado Augias. Nanni Balestrini. Alessandro Baricco. Stefano Bartezzaghi.
Zygmunt Bauman. Ginevra Bompiani. Zita Dazzi. Raffaella De Santis. Maurizio Ferraris. Simonetta Fiori. Antonio Gnoli.
Ugo Gregoretti. Ezio Mauro. Tullio Pericoli. Danco Singer. Michele Smargiassi

Repubblica Nazionale 2016-02-21

LA DOMENICA

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

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Fenomenologia di Umberto Eco.


La scommessa di non cedere alla banalizzazione
del sapere ma nello stesso tempo la capacit
di costruirsi lettori. Accendendo una passione

E
EZIO MAURO

RA UNA BELLA MATTINA DI FINE NOVEMBRE, nella notte aveva nevica-

to un poco quando frate Guglielmo da Baskerville allo spuntar


del sole venne avanti nellItalia confusa del 1980. Il Paese aveva
appena vissuto lo shock del delitto Moro, il punto pi temerario
della sfida terroristica alla democrazia, e linizio della sua caduta.
Come su un terreno prosciugato, ripiegavano le Brigate Rosse e si
ritiravano le ideologie, e noi entravamo senza bussola in un territorio sconosciuto. Ed ecco quel frate, amico di Occam e di Marsilio
da Padova, che si mette in cammino sette secoli fa, procede per
sette giorni e 576 pagine insieme al novizio Adso da Melk, viaggia
verso settentrione ma senza seguire una linea retta, tocca citt famose e abbazie antichissime che incutono paura come fortezze di
Dio inaccessibili, masticando le erbe misteriose che raccoglie nei boschi e scrutando di notte,
dopo vespro e compieta, le magie stregonesche dellorologio, dellastrolabio e addirittura del
magnete.
Davanti al successo mondiale del Nome della rosa, tradotto in quarantacinque lingue, Umberto Eco ebbe prima la ritrosia prudente dello studioso di fronte alla contaminazione mondana della scienza, poi segu divertito il gioco delle sovra-interpretazioni, infine si dedic alla teorizzazione a posteriori, smontando e rimontando sapere e consumo, letteratura e storia, il caso e il calcolo. Rivel che tutto era nato da unidea seminale, perch gli era venuta la strana voglia di avvelenare un monaco. Poi spieg che scriveva con la pianta dellabbazia sotto gli occhi,
dando ai dialoghi il tempo necessario dei passi per andare dal refettorio al chiostro, perch occorre crearsi delle costrizioni per poter inventare liberamente. Quindi aggiunse che poich
scrivere un romanzo una faccenda cosmogonica, il suo mondo naturale era la storia e il Medioevo, e questo ricre nelle pagine. E infine disse lultima verit, intima come una
confessione: volevo che il lettore si divertisse.
C quasi tutto Eco in questa spiegazione di un successo che una mappa delle intenzioni, perch prima del successo c la sfida della grande divulgazione, la scommessa di non cedere alla banalizzazione del sapere ma nello stesso tempo la capacit di costruirsi lettori, accendendo una passione, portandosela dietro fino a scoprire leresia estrema, una risata come movente di
un delitto. Eco c riuscito perch questo percorso rigorosamente controllato nella formazione del romanzo corrisponde
perfettamente alla costruzione intellettuale alfabetica, alla galassia Gudi s: dunque suona autentico, senza forzatu- tenberg, allobbligo di legre.
gere, e non importa quale forStudioso fino alla fine, Eco infatti ha sov- ma prender il supporto che
vertito lordine classico delle strutture acca- continuiamo a chiamare libro.
demiche con la nascita del Dams a Bologna, Leggere per il gusto di leggere
sperimentando sempre ma rimanendo in fon- e non solo per sapere, come Eco
do fedele alla lezione di Pareyson, come se fos- scoprir da bambino.
se giusto avere un solo maestro. Ma nel 1954
E dietro i libri, borgesianamenquella generazione un po speciale (pensia- te e naturalmente, la biblioteca.
mo a lui, con Gianni Vattimo e Furio Colom- Cinquantamila libri moderbo) ebbe la fortuna di incrociare la Rai na- ni, milleduecento volumi
scente, per concorso e non per raccomanda- antichi di cui lo scrittore
zione del sottobosco democristiano: fu natu- parlava con la passione
rale prolungare la propria analisi scientifica di una scoperta contiuniversitaria con la comunicazione di massa nua. Senza un cataloche si affacciava allItalia, con i nuovi linguag- go, mossi continuagi, col visivo accanto al letterario, con il divi- mente dalle emersmo sconosciuto del piccolo schermo, con la genze del conoscenuova tecnica che scusava lignoranza e la by- re, dalla curiosit di
passava, fino a fare di Mike Bongiorno il mo- un lavoro, dalla medello perfetto delluomo televisivo, che crea- moria che cerca
va per la prima volta un pubblico costituito, conferma, sapenla grande trib italiana del gioved sera.
do che una biblioEra incominciato il grande incrocio che teca raccoglie i liavrebbe fatto di Eco un personaggio unico, il bri che possiamo
primo scienziato capace di chinarsi sulla se- leggere, e non somiologia del quotidiano, curioso di tic e tab lo che abbiamo
individuali moltiplicati a fenomeni di massa letto, perch la
dai nuovi strumenti di comunicazione, lin- garanzia di un
guaggi e modi di dire, attraversati dal gioco sapere. Col terrodi un calembour, riscattati da un paragone
letterario sproporzionato perch ironico ma
perfettamente coerente, come quando legava Franti con Bresci o portava Mickey Mouse
a dormire a Mirafiori, parlando a Minnie in
piemontese.
Lalto e il basso del post-moderno trovarono in lui non il primo interprete, ma il nucleo
forte, che teneva insieme perfettamente i
due registri e li legittimava a vicenda. Quel
nucleo centrale, credo si possa nel suo caso
riassumere in tre parole: cultura come passione. E il libro come strumento universale, il
libro capace secondo lui di sfidare anche internet, perch il web in fondo diceva
un ritorno dalla civilt delle immagini allera

Lo studioso
che voleva
divertire
re antico degli organismi che divorano le pagine dei libri, e la vecchia ricetta che consisteva nel piazzare una sveglia negli scaffali, confidando nel rumore regolare e nelle vibrazioni per bloccare il pasto insano dei libri.
Laltro strumento indispensabile alla costruzione del fenomeno Eco sono i giornali,
quotidiani e settimanali, mensili, riviste.
Li ha criticati duramente, fino al suo ultimo romanzo, ma li ha sempre usati per
indagare il quotidiano, per collegare gli
scarti di costume della vicenda di
ogni giorno con le categorie del
suo sapere, capace di ordinare
e battezzare i gesti minimi, in-

serendoli in una sorta di catalogo universale.


Si comincia dal 1959 con quei brevi saggi
di costume parodistici pubblicati sul Verri
che raccolti in volume daranno poi vita al famosissimo Diario minimo per arrivare finalmente alla Bustina di Minerva dellEspresso.
come se il registro dellattualit, grazie ai
giornali, desse a Eco la possibilit di un controcanto, un suono appartato ma rivelatore,
che scorre a fianco della grande vicenda nazionale ma la sa interpretare rovesciandola

spesso nei suoi paradossi, svelandola nellintimo dei suoi vizi o delle sue verit travestite
da miserie del quotidiano.
Pastiches e parodie sono la recitazione in
pubblico, ordinata letterariamente, del calembour privato, del motto di spirito che Eco
ti diceva per prima cosa incontrandoti, sempre alla ricerca della rivelazione anagrammatica, della saggezza popolare che diventa enigmatica nel nonsense di un proverbio stravolto nel suo contrario, che continua beffardo a dirti qualcosa. Contraffazioni meravigliose, come i falsi rapporti
di lettura dei redattori di unimmaginaria casa editrice che bocciano la lettura
della Bibbia (un omnibus mostruoso,
che rischia di non piacere a nessuno
perch c di tutto), di Torquato
Tasso (mi chiedo come verranno accolte certe scene ero-

The New York Times

Gianni Vattimo

Matteo Renzi

Jean-Jacques Annaud

Capace di fondere due mondi,


quello accademico e quello letterario
senza mai perdere il contatto
con il pubblico e la realt

Non ha vinto la cattedra a Torino


perch non ha mandato
gli auguri di Natale a Luigi
Pareyson, di cui eravamo stati
allievi e lui assistente. Avrebbe
dovuto vincere il premio Nobel

Esempio straordinario
di intellettuale europeo,
univa una intelligenza unica
del passato a una inesauribile
capacit di anticipare il futuro.
Ci mancher il suo pensiero
acuto e vivo, la sua umanit

Un personaggio di una cultura


imbarazzante e di una gioia
di vivere stupefacente,
una combinazione tra il dotto
e luomo che ama ridere
e mangiare

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La cultura mostruosa
di un uomo libero
tiche un po lascive) e dei Promessi sposi:
tant, non tutti hanno il dono di raccontare, e meno ancora hanno quello di scrivere in
buon italiano.
Fuori dalla parodia, il sentimento dei giornali ha in realt consentito a Eco di incrociare
lattualit e di decifrarla coi suoi strumenti,
arrivando a un giudizio politico partendo da
una notazione estetica, culturale, da un segnale del linguaggio individuale e collettivo.
Gli ha consentito, a ben vedere, di prendere
parte alla vicenda italiana negli anni pi travagliati del Paese. Lo ha fatto senza badare al
rischio (ben presente in molti altri intellettuali) di dividere con una presa di posizione
politica il grande fascio indistinto dei suoi
lettori, la somma trasversale della sua popolarit internazionale. Anche qui (e ricordo certe discussioni negli ultimi ventanni) era come se fosse mosso semplicemente da un obbligo culturale, da un dovere intellettuale,
perch la cultura, diceva Bobbio, obbliga terribilmente.
Naturalmente quando us il paradosso, dicendo che la notte prima di addormentarsi
preferiva Kafka piuttosto che rincretinirsi davanti alla tv, la muta dei critici di destra gli
salt al collo credendo di inchiodarlo alla sua
caricatura. Ci vedemmo in quei giorni, ed era
totalmente indifferente agli attacchi perch
non lo toccavano, ma credo soprattutto perch quel che aveva detto come battuta, era in
realt profondamente vero. Era vero che i libri lo dominavano come un vizio solitario.

Ed era certo che anche Eco, come i suoi personaggi, diventava in Italia collettivamente
vero perch la comunit dei lettori aveva
fatto su di lui negli anni un investimento culturale e passionale, trasformandolo nellIntellettuale italiano degli ultimi trentanni.
Tutto questo lo ha portato allultimo atto,
il riscatto di una parte del patrimonio di autori Bompiani partendo da se stesso dal gigante Mondazzoli per fondare con Elisabetta
Sgarbi La nave di Teseo. Ne discutemmo a
fine novembre, in un salone dellAccademia
dei Lincei. Umberto chiuse la porta e parl
sottovoce, perch confidava uno dei grandi
segreti della sua vita, lultimo approdo della
sua passione, o ancora una volta del suo obbligo culturale trasformato in avventura finale, a ottantaquattro anni.
Adesso la nave dovr salpare da sola, senza il Capitano, ma con il suo nuovo libro Pape
Satan Aleppe, di cui proprio negli ultimi giorni aveva preso in mano la copertina, toccandola e accarezzandola come fa chi ama i libri.
Gli avevamo chiesto in tanti che destino voleva avesse la sua biblioteca un giorno, dopo di
lui. Adesso che il giorno venuto, bisogna ricordare cosa rispondeva: non era sicuro
che la sua biblioteca gli assomigliasse,
perch la passione per i libri ti porta
a conservare anche ci in cui non
credi. Tuttavia, non avrebbe voluto che i suoi libri fossero dispersi.
Forse, diceva, verranno comprati dai cinesi: se vorranno, dai
miei libri potranno capire
tutte le follie dellOccidente.

STEFANO BARTEZZAGHI

E WOODY ALLEN E PAOLO VILLAGGIO sono stati autori Bompiani lo si

deve anche allUmberto Eco editor di titoli come Citarsi addosso


o Come farsi una cultura mostruosa. Citazioni e cultura mostruosa sono proprio gli elementi che non solo per scherzo sembrano i migliori per definire limmagine pubblica di Eco, studioso e romanziere di fama planetaria e di eclettismo gi da decenni leggendario.
Cultura come passione. Alla formula con cui ieri via Twitter lo ha ricordato Ezio Mauro andrebbe solo aggiunto, ce ne fosse il bisogno, che, mentre
esistono passioni contemplative e statiche, quella di Eco era invece mobilissima, connettiva e, fino allultimo, instancabile nel cercare di impiantare sistemi per poi smontarli e ricominciare da capo. Dalla filosofia medioevale
tornava ad Aristotele e poi rimbalzava su James Joyce, che lo portava sulla
trincea delle neoavanguardie del secondo Novecento, con il Gruppo 63, lintuizione dellopera aperta e lamicizia e la collaborazione con Luciano Berio, conosciuto per non in un conservatorio o unaccademia ma alla Rai di
Corso Sempione, a Milano. La prima carambola sulle sponde del poliedrico
biliardo della cultura fu questa e coinvolgeva filosofica antica, medioevale e
contemporanea, avanguardia, accademia e mass media. Poi sarebbero arrivati i fumetti, lo strutturalismo e la semiotica; Grard de Nerval e Sherlock
Holmes; il cabalismo ebraico e cristiano e la fantascienza; le teorie della traduzione, i labirinti; il pensiero debole e quello ermetico; i complotti e il cognitivismo; le analisi di movimenti politici, terrorismo e berlusconismo; gli anagrammi e i romanzi; bellezza, bruttezza e terre incognite; la ghiotta bibliofilia ma anche limpegno pionieristico sulleditoria multimediale, con la sua
Encyclomedia e la fondazione del primo web-magazine italiano, Golem.
Quando ci si rende conto della quantit di discipline, argomenti, interessi, metodi e forme di espressione che Eco ha praticato in sessantanni di attivit ci si pu davvero riferire a carambole fra elementi mobili che si toccano
e si spostano lun laltro: si pu perch ce lo ha insegnato lui. Non solo per le
partite a flipper nel Pendolo di Foucault (fra i suoi romanzi, il pi utile per
comprenderlo), ma anche perch limmagine della cultura che esce dal suo
Trattato di Semiotica Generale appunto composta di biglie che si avvicinano e allontanano, si toccano e si spostano, governate dal magnetismo caotico delle connessioni. Questa era, per lui, lEnciclopedia: il ritratto entropico
e probabilistico di una quantit di singoli elementi, o unit culturali, in relazione luno con laltro.
Ogni suo lavoro conteneva laspetto di interrogazione e quello di combinatoria. La ricerca culturale, linvestigazione (Io sono il Sam Spade della cultura, dice il protagonista del Pendolo) e lenigma sono passioni anche ossessive sospinte dal motore e dal carburante di una domanda; la risposta deriva
da una combinazione di elementi, indizi, segni, concetti che si concatenano
in deduzioni e congetture, secondo un metodo di connessione che pagava i
suoi debiti sia nei confronti della logica formale sia nei confronti dellanalogia pi creativa. Cos funzionano la memoria, lenciclopedia, lintelligenza.
In letteratura non nata una scuola di Eco e anche in semiotica lassieme degli studiosi che si sono formati nel suo insegnamento non omogeneo per interessi e oggetti di analisi. Unortodossia echiana non potuta
esistere: fin nei suoi romanzi Eco ha sempre praticato e predicato la diffidenza verso i cultori fanatici di una qualsiasi Verit. Il suo vero insegnamento ha riguardato il metodo giusto per muoversi (non solo in teoria) in un mondo in cui convivono, apparentemente da estranei, dipartimenti e redazioni, metafisica e pop, astrazione e trivio. Ma guardare, prima che alle cose, alle relazioni che intrattengono pi facile a
dirsi che a farsi. Dai sillogismi agli anagrammi, dalle segnature rinascimentali ai motti di spirito, la passione di Eco andava a tutti i modi
possibili per combinare relazioni fra gli elementi raccolti dalla sua vastissima erudizione e dalla sua invece infinita curiosit.
Basta leggere i suoi testi, e guardare come sono fatti, per vedere
che aveva previsto ipertesti e Internet ben prima che si fossero incarnati in format tecnologici, e sbandate planetarie. Collezionista di incunaboli e primo esploratore di computer e web, degustatore di biblioteche e teorico di enciclopedie, quando le sue intuizioni si sono
appunto incarnate ha subito diagnosticato i mali che ne potevano
derivare. Il primo limbecillit luso stolido, statico, ripetitivo
di luoghi comuni oltretutto sbagliati o la connessione delirante ;
il secondo, lipertrofia della memoria. Ricordare tutto sarebbe rovinoso quanto non ricordare nulla. Occorre invece essere mobili, e
qui il senso del suo gioco: immaginarsi sempre impegnati in nuovi esercizi di stile (lui che aveva portato in italiano quelli di Raymond Queneau), vedersi come non si ancora mai stati, collegare
quello che non mai stato collegato e infine trarne una teoria, un
romanzo, una barzelletta di cui sanamente compiacersi. Far ridere
rettori e ridere di loro, impensierire buffoni, cospargere dogmatici di catrame e piume, riportare potenti alle loro responsabilit,
cantare Kant, filosofetto che mi piace tant, appassionare
chiunque al Medioevo, fondare discipline, disseminare ovunque idee e dubbi. Nel continuo reinventarsi, con la sua cultura
mostruosa e nei suoi giochi, Umberto Eco stato quello che
ha voluto e saputo essere: un uomo libero.

RIPRODUZIONE RISERVATA

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Roberto Saviano

Sergio Mattarella

Dacia Maraini

Le Monde

un dolore molto forte.


Non dimenticher mai cosa ha
fatto per me. C stato quando,
sconosciuto e in difficolt
agli inizi, la mia vita stava
precipitando. Grazie, Professore

Un uomo libero, dotato


di un profondo spirito critico
e di grande passione civile,
anticipatore e sperimentatore
di fenomeni e tendenze,
si sempre proiettato
nella dimensione internazionale

Disponibile, gentile, squisito.


Oltre a essere un grande scrittore
era un amico. Non saliva mai
in cattedra e aveva un fortissimo
senso dellironia. Una perdita
per lItalia perch il suo sguardo
era sempre acuto e sapiente

morto il pi erudito dei sognatori.


La costante della sua analisi resta
la volont di vedere il senso l dove
si sarebbe tentati di non vedere altro che
fatti. Una sorta di Pico della Mirandola,
colui che il medievalista Jacques le Goff
chiamava il grande alchimista

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Le mille stagioni.
La fondazione del Dams a Bologna,
la televisione, la neovanguardia, i romanzi
divenuti bestseller, il lavoro editoriale:
ritratto a pi voci di un intellettuale totale

L
MICHELE SMARGIASSI

BOLOGNA

ECO. QUANDO ARRIV a Bologna,


molti colleghi erano inquieti, racconta sorridendo Renato Barilli, estetologo, la potenza intellettuale di Umberto faceva soggezione, diversi atenei avevano cancellato concorsi pur di non dargli una cattedra. Allalba degli anni Settanta aveva gi alle spalle Rai, Bompiani, Gruppo 63, un curriculum poco accademico da
intellettuale critico trasversale. Ma il grecista Benedetto Marzullo voleva proprio docenti cos, per quellidea
che gli era venuta in mente nel 1972 e che si chiamava
Dams, Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, un corso di laurea che voleva sfuggire al soffocamento della lettera, sfidare la cultura logocentrica nazionale con lirruzione delle arti non verbali. Quaranta corsi che il catalogo accademico non aveva mai contemplato, uno di questi era
Semiotica, prima cattedra in Italia, e fu per Eco. Gli altri compagni davventura, oltre a Barilli,
si chiamavano Ezio Raimondi, Thomas Maldonado, Roberto Leydi, Furio Colombo, Luciano
Anceschi, e via via Gianni Celati, Luigi Squarzina, Ugo Volli, Giuliano Scabia, Omar Calabrese
A quellesperimento e a quella citt Eco rimasto fedele per oltre quarantanni. Non era
un intellettuale da torre eburnea, e qui trov la sua agor, ricorda con gratitudine Ivano Dionigi, ex rettore. Eco nato in molti luoghi, ma Bologna stata la sua patria del pensiero. Invitato in tutto il mondo, avrebbe potuto avere cattedre ovunque. Ha preferito lanciare da qui il
suo sguardo daquila sulla realt. Molti docenti sono stati resi famosi dalla nostra universit.
Lui lha resa famosa nel mondo. Nel 1987 fu il regista della campagna di comunicazione attorno al nono centenario dellateneo pi antico dOccidente. Quando lalma mater chiamava,
Umberto cera.
Con unidea di insegnamento che non terminava con la campanella. Quasi obbligata in
una citt di portici che lui fingeva di detestare perch non riesci a camminare di fretta,
c sempre qualcuno che ti ferma. Laperitivo delle sette al caff Commercianti come occasione di scambi filosofici. La bicchierata come after hour culturale, dove Eco tirava fuori il suo lato goliardico, racconta Francesco
Guccini, una volta accett una gara di ottave improvvisate con me e Roberto Benigni.
Oggi che ogni ateneo ha il suo Dams, facile sottovalutare limpatto di quella novit. I
colleghi della facolt di filosofia sfottevano
lIstituto di turismo e spettacolo. Ma allapertura delle iscrizioni, per 120 posti a numero chiuso si presentarono in tremila. In aula,
nulla di simile a quel che si faceva nelle accademie darte, fino a quel momento monopoliste dellinsegnamento artistico. Rottura delle barriere, contaminazione fra alta e bassa
cultura, elenca il mediologo Roberto Grandi, scelta inaudita di usare strumenti scientifici per smontare oggetti banali. Fumetti sui
banchi, radio a transistor in cattedra. Quando esplose il 77, gli indiani metropolitani
graffitavano sui muri Eco un coiffeur pour
Dams, ma quellironia dada la dovevano anche a lui. Che in verit si era battuto per allungare lacronimo in Damsc, con la C di comunicazione, ma alla fine aveva desistito, tanto
qui a Bologna lo pronunciate lo stesso cos.
Anni dopo, nel 1992, avrebbe istituzionalizzato quelliniziale, tenendo a battesimo il primo corso di laurea in Scienze della comunicazione. Ma il suo figlio prediletto era nato due
anni prima: la Scuola superiore di studi umanistici, che a dispetto del suo nome togato invitava in cattedra Joan Baez come Marc Fumaroli, Elie Wiesel come Grard Depardieu.
Nel palazzo medievale di via Marsala dove Simona Barbatano, per trentanni custode severissima dellagenda inaccessibile di Eco,
non trattiene le lacrime, stava il suo studio bolognese, con la poltrona Frau unico spazio inECO AVEVA PRECEDUTO

tatto dalla tracimazione dei libri. Qui tengo


solo quelli che ho letto due volte, buttava l
con noncuranza ai visitatori pi ingenui, e si
gustava leffetto. Pi bolognese di molti nativi. Non tradisci un ristorante dove hai sempre mangiato bene: lo disse per laspra campagna elettorale del 99 (dove i bolognesi, invece, cambiarono chef ed elessero Giorgio
Guazzaloca), ma potrebbe essere la cifra
dellaffinit elettiva fra Eco e la sua citt delezione culturale. Che gli ha dato, ma gli ha
chiesto molto e ha ricevuto di pi.
Nel 2001, per dire, quando Bologna fu capitale europea della cultura, immagin un portico telematico che tenesse assieme laccesso dei cittadini alla nuova grande Rete e la socialit dellincontro umano. Ma Umberto da
Bologna, professore angelico, come lo adul
il semiologo Paolo Fabbri, non ha in fondo
mai chiesto nulla in cambio del suo tributo di
fedelt. Racconta Romano Prodi che nel
1996, quando pass da suo collega a premier,
rinunci in partenza allidea di proporgli il
ministero della Cultura. Mi avrebbe risposto
di no, era uno spirito libero.
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La vita
unopera
aperta

The Guardian
Scrittore di bestseller e gigante
della filosofia e del mondo accademico.
Ha esplorato le strade intricate
del comportamento umano, dellamore
e della letteratura con grazia e attenzione
alle sfumature

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Alberto Asor Rosa

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Ugo Gregoretti

Dirigeva ogni stile


come unorchestra

Il concorso in Rai
era stato taroccato

RAFFAELLA DE SANTIS

SIMONETTA FIORI

di Umberto Eco,
Alberto Asor Rosa si messo in viaggio per Milano. Autori di opere dirompenti, Eco ed Asor
Rosa non hanno certo condiviso sempre le stesse posizioni, ma non hanno mai smesso di dialogare. Eppure
nei primi anni Sessanta da una parte stavano Opera
aperta (1962) e Apocalittici e integrati (1964), dallaltra Scrittori e popolo (1965): saggi che si accostavano
in modi molto diversi alla cultura nazional-popolare.
Professore, qual stato il vostro rapporto?
Nonostante i nostri approcci fossero altamente conflittuali, ci siamo sempre rispettati. Quando usc Il nome della rosa, nel 1980, fui il primo a recensirlo, proprio su Repubblica. Si trattava di unopera imponente,
sorprendente, rappresentava uno scarto di enorme
portata: un romanzo di impianto storico-filosofico che
faceva riferimento alla tradizione non tipicamente italiana del giallo.
In effetti, Eco stato un grande esploratore di generi letterari. Era un esercizio intellettualistico?
Tuttaltro, narrare lo divertiva, era il modo per superare i limiti dellintellettuale e dello scienziato.
Quando si accorto di aver raggiunto nella ricerca di
studioso il confine oltre il quale non sarebbe potuto andare, ha scelto di esprimersi in unaltra maniera. Ha
frequentato ogni genere, dal romanzo storico a quello
filosofico di origine illuminista, dal giornalismo allautobiografia, come ne La misteriosa fiamma della regina Loana, unopera che andrebbe rivalutata.
Si deve a questo il suo successo internazionale?
Si deve al fatto che, al pari di Italo Calvino, riusc a
rompere con la tradizione letteraria italiana. Eco stato un grande direttore dorchestra in grado di suonare
benissimo pi strumenti

PPRESA LA NOTIZIA DELLA MORTE

LE IMMAGINI
SOPRA, UMBERTO ECO DA GIOVANE SEDUTO
SUL DIVANO IN UNA FOTOGRAFIA DEGLI ANNI 50
SOTTO, ECO AL PREMIO STREGA NEL 1981
INSIEME AD ENZO SICILIANO

n realt quel concorso del 1954 era taroccato, racconta Ugo Gregoretti, compagno di
lavoro negli studi della Rai. Ma fu lunico
modo per trasfondere nuova linfa intellettuale nella defunta Eiar postfascista.
Eco entr in Rai insieme a Vattimo e Colombo.
S, i cosiddetti corsari: insieme avevano seguito il famigerato corso che li introdusse nellazienda.
Lidea era stata di Filiberto Guala, un cattolico illuminato che poi si sarebbe fatto frate: pescare tra i migliori cervelli dellazione cattolica per rinnovare la
Rai.
Comera Eco in redazione?
Aveva un modo allegro di stare al lavoro. E sfotteva la Rai con ironia. Sento un gran parlare di audio e
di video ma non vedo il cogito, mi disse una volta.
Era incuriosito da Mike Bongiorno.
S, veniva a trovarci quando facevo il segretario
di Mike in Arrivi e partenze, un programma dei
servizi giornalistici. Ci divertivamo a sfotterlo, senza darlo a vedere. Di l a poco avrebbe scritto il suo capolavoro di umorismo sociologico.
Che idea aveva della Tv?
Non doveva annoiare. Negli anni Settanta
avremmo lavorato insieme a una serie televisiva dedicata al romanzo popolare. Con una bussola condivisa: il pubblico deve divertirsi, oltre che acquisire
nozioni di tipo critico e culturale.
Era lepoca dellambulatorio culturale?
S, infuriava la moda dello strutturalismo. Cos
anche in Rai avevamo il semiologo, il linguista etc.
Ed Eco si divertiva a consultarli come si fa con il medico: Scusami, passo un attimo dal fenomenologo.
Ironizzava su tutto, anche su se stesso.

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Ginevra Bompiani

Nanni Balestrini

Lunico a far ridere


il terribile Zio Val

La rivolta gaia
del Gruppo 63

LLA FINE ANCHE UMBERTO SI DECISE a

chiamarlo
zio Val, come facevano i nipoti veri. Ma sempre dandogli del lei, racconta Ginevra
Bompiani. vero che Valentino Bompiani si arrabbiava
con tutti ma non con Eco? S, godeva di una serafica impunit. Appena entrato, nel 1959, arrivava in redazione
alle 11, con grande irritazione di mio padre. Un giorno decise di affrontarlo: Perch arriva a questora?. Perch
dormo. Se almeno mi dicesse: sono andato nel bosco a
guardare gli uccellini. Va bene, dottore. Il giorno dopo Umberto arriva alla solita ora. E allora, perch alle
11?, sentiamo ringhiare in corridoio. E lui: Sono andato
nel bosco a sentire il canto degli uccellini. Era lunico
che lo facesse ridere.
Diresse la saggistica dal 59 al 75, stagione di grandi
fermenti culturali.
Mio padre era attratto dalle novit e Umberto le incarnava. Da noi pubblic Opera aperta e Apocalittici e integrati. Contemporaneamente lavorava a Nonita, parodia
di Lolita di Nabokov: i suoi due lati, erudito e giocoso.
Anche la sua vita privata cambi.
Nellufficio grafico conobbe Renate, la sua futura moglie. E anche lamicizia con leditore sarebbe durata tutta
la vita. Quando mio padre mor, alle 11 di sera, mia sorella e io chiamammo Umberto, solo lui. Si
precipit, alleggerendoci da tutte le incombenze.
E lo da Bompiani dopo lacquisizione di di Mondadori?
Non sono rimasta sorpresa. Lui sapeva gi di stare
molto male. E quindi la
scelta della Nave di Teseo stato un gesto testamentario.
(s.f.)

IL GRUPPO 63
UMBERTO ECO HA FATTO PARTE DEL GRUPPO 63.
NELLA FOTO, IN ALTO DA SINISTRA, FRANCO CURI,
ANTONIO BUENO, GASTONE NOVELLI, ANGELO
GUGLIELMI, GIORGIO MANGANELLI, ALFREDO GIULIANI
E NANNI BALESTRINI (IL PENULTIMO DELLA FILA).
SOTTO, DA SINISTRA, ANTONIO PORTA, ENRICO
FILIPPINI, EDOARDO SANGUINETI, JEAN THIBAUDEAU,
GAETANO TESTA, PAOLO CARTA E MASSIMO FERRETTI

LA COPERTINA
DICEMBRE 1986,
IL SETTIMANALE
USA METTE ECO
IN COPERTINA
PER IL FILM
TRATTO
DA IL NOME
DELLA ROSA

RIPRODUZIONE RISERVATA

Martin Schulz
Un immenso intellettuale
morto. Umberto Eco
lascia un patrimonio di cultura,
di idee, romanzi e insegnamenti
che resteranno eterni

ANNI BALESTRINI E UMBERTO ECO

si conoscevano
da sessantanni. Amici, ma soprattutto animatori della grande avventura intellettuale del
Gruppo 63, che scombussol e rinnov la societ letteraria italiana dei primi anni Sessanta.
Balestrini, che posto ha avuto Umberto Eco nella
sua vita?
stato un punto di riferimento irrinunciabile. Lo
avevo visto lultima volta un mese fa, per me era un po
come un fratello maggiore. Era la mia bussola, tenevo
molto al suo giudizio. In tutti questi anni non ci siamo
mai persi di vita. Ogni volta che scrivevo qualcosa avevo bisogno di confrontarmi con lui.
A quando risale il vostro primo incontro?
A met degli anni Cinquanta. Eravamo tra i collaboratori portati da Luciano Anceschi alla rivista Il Verri.
Ci si incontrava a Milano al Blu Bar, un posto frequentato da filosofi e intellettuali. Noi eravamo i pi giovani.
Poi venne il Gruppo 63. Che ruolo ha avuto Eco
nellesperienza della neo-avanguardia?
Era un faro. Con Opera aperta aveva inaugurato
una nuova maniera di vedere le cose. La nostra era una
rivolta generazionale: la societ stava cambiando, lItalia diventava un paese industriale, e noi volevamo qualcosa di nuovo, fuori dai canoni.
Eco ha detto una volta che esprimevate una forma
di gaiezza, in che senso?
Eravamo contrari allimpegno ideologico della vecchia sinistra comunista. Eco era un personaggio gaio e
vivace come pochi. Questa sua natura molto chiara
nellironia che percorre Diario minimo e le Bustine di
Minerva.
Nessuna invidia tra voi?
Mai, era il pi bravo di tutti e bisognava ammetterlo .
(r.d.s.)
RIPRODUZIONE RISERVATA

Dario Fo

Francesco Guccini

Si indignava al momento giusto


e usciva sempre dal branco
degli adulatori, dalla corte.
In un momento come questo
da tenere come esempio

Che coraggio far rimare


amare con Schopenhauer.
Ogni intanto lo incontravo in giro
per Bologna. Con me tirava fuori
il suo lato goliardico. Avevamo
una passione in comune, tra le altre,
per la crittografia

Repubblica Nazionale 2016-02-21

LA DOMENICA

32

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

I libri.
Leggere
Chi non legge, a settant anni avr vissuto
una sola vita. Chi legge avr vissuto 5000 anni

IL PROBLEMA
ESTETICO
IN SAN TOMMASO
1956, RIPUBBLICATO
NEL 1970 CON IL TITOLO
IL PROBLEMA ESTETICO
IN TOMMASO DAQUINO
LA TESI DI LAUREA
DISCUSSA DA ECO
NEL 1954, CON LUIGI
PAREYSON RELATORE

OPERA APERTA
1962
DEFINITO DA ECO
UNINDAGINE DI VARI
MOMENTI IN CUI LARTE
CONTEMPORANEA
SI TROVA A FARE I CONTI
COL DISORDINE,
STATO UNO DEI TESTI
FONDAMENTALI
DELLA NEOAVANGUARDIA

DIARIO MINIMO
1963
QUESTA RACCOLTA DI
SCRITTI CONTIENE ANCHE
LA CELEBRE
FENOMENOLOGIA DI MIKE
BONGIORNO (1961) IN CUI
ECO ANALIZZA DAL PUNTO
DI VISTA SEMIOTICO LE
RAGIONI DEL SUCCESSO
DEL PRESENTATORE

APOCALITTICI
E INTEGRATI
1964
UNA RACCOLTA DI SAGGI
SULLE COMUNICAZIONI
E SULLA CULTURA
DI MASSA IN CUI ECO
APPLICA STRUMENTI
DI ANALISI RIGOROSA
A TEMI COME IL FUMETTO
O LA MUSICA LEGGERA

Credere
I libri non sono fatti per crederci,
ma per essere sottoposti a indagine

LA STRUTTURA
ASSENTE
1968
IL SAGGIO SI PONEVA
IL PROBLEMA DI UNA
TEORIA SEMIOLOGICA
UNIFICATA
E SI PROPONEVA
DI DISTINGUERE
TRA SEMIOLOGIA
E STRUTTURALISMO

LARTE
COME MESTIERE
1969
IN QUESTO LIBRO,
ECO SI OCCUPA DI CI
CHE STA INTORNO
ALLARTE E MOSTRA
COME ELEMENTI ESTERNI
ABBIANO INFLUENZATO
GLI ARTISTI
E LE LORO OPERE

LE FORME
DEL CONTENUTO
1971
DAI PERCORSI
DEL SENSO
ALLA GENERAZIONE
DI MESSAGGI ESTETICI,
UN SAGGIO IN SEI
CAPITOLI IN CUI ECO
TORNA SUL PROBLEMA
DEL SIGNIFICATO

Dal Nome della Rosa a Numero Zero, da Diario


minimo a Vertigine della lista: guida alla lettura
di una produzione editoriale sterminata

Luomo che
scrisse babele

SUGLI SPECCHI
E ALTRI SAGGI

IL PENDOLO
DI FOUCAULT

1985
LA METAFORA
DEGLI SPECCHI
SUGGERISCE ALCUNI
DEI TEMI AFFRONTATI
DAI SAGGI IN QUESTA
RACCOLTA: SEGNO,
RAPPRESENTAZIONE,
ILLUSIONE, IMMAGINE

1988
IL SECONDO ROMANZO
DI ECO, RACCONTATO
IN PRIMA PERSONA
DA CASAUBON,
PROFESSIONISTA
DELLEDITORIA,
CHE INCROCIA MISTERI
TEMPLARI E COMPLOTTI

CINQUE SCRITTI
MORALI

KANT
E LORNITORINCO

LA BUSTINA
DI MINERVA

1997
CI SONO FORME
DI FASCISMO ETERNO
CHE SI RIPROPONGONO
IN OGNI PARTE
DEL MONDO E SONO
STRETTAMENTE
CORRELATE
ALLA CULTURA DI MASSA

1997
LA RACCOLTA RIDISCUTE
I MASSIMI TEMI
DELLA FILOSOFIA
DA ARISTOTELE
A HEIDEGGER: LESSERE,
LA VERIT, IL FALSO,
LA CONOSCENZA
OGGETTIVA, LA REALT

2000
IL LIBRO RACCOGLIE
LE RUBRICHE
CHE ECO TIENE
SUL SETTIMANALE
LESPRESSO
A PARTIRE DAL 1985.
TRA RIFLESSIONE,
LETTERATURA E IRONIA

El Pais
Una presenza costante e imprescindibile
della vita culturale italiana dellultimo mezzo
secolo. Ripercorrerne la vita e la carriera
significa ricostruire un pezzo importante
della storia culturale non solo italiana

CORRADO AUGIAS

BAUDOLINO

SULLA LETTERATURA

2000
QUARTO ROMANZO
DI ECO. RACCONTA
LA STORIA DI BAUDOLINO,
RAGAZZO DI CAMPAGNA
PIEMONTESE, ADOTTATO
DALLIMPERATORE
FEDERICO BARBAROSSA
NEL DODICESIMO
SECOLO

2002
LA LETTERATURA
SECONDO UMBERTO
ECO IN UNA SERIE
DI SAGGI SCRITTI,
QUASI TUTTI, TRA IL 1990
E IL 2002. CI SONO
DANTE, WILDE, BORGES,
CAMPORESI, LA MANCHA
E BABELE

Furio Colombo
Facevamo un gioco che vedeva
la partecipazione di Benigni: uno
show che Eco aveva battezzato
Los Colombos, con la parodia
delle dirette Rai e la traduzione
simultanea che diceva cose
completamente diverse

STORIA
DELLA BELLEZZA
2004
LA BELLEZZA NON MAI
STATA UN VALORE
ASSOLUTO.
MA HA ASSUNTO FORME
DIVERSE NEI SECOLI.
ECO LE RIPERCORRE
TRA ICONOGRAFIA,
ESTETICA E FILOSOFIA

LA MISTERIOSA
FIAMMA
DELLA REGINA LOANA
2004
QUINTO ROMANZO
DI ECO. GIAMBATTISTA
BODONI RECUPERA
LA MEMORIA DEL SUO
PASSATO ATTRAVERSO
UNA SERIE DI OGGETTI:
LIBRI, QUADERNI, DISCHI

Tiziano Sclavi
Posso leggere la Bibbia, Omero
e Dylan Dog per giorni e giorni
senza annoiarmi, aveva
dichiarato Eco. Non so se lui
fosse incazzato per quella frase
troppo spesso citata.
Io comunque ne ero felicissimo

Repubblica Nazionale 2016-02-21

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

33

Chi scrive
Sfogliare
Ognuno dovrebbe morire dopo aver scritto I libri si rispettano usandoli,
non lasciandoli stare
per non disturbare il cammino del testo

ESTETICA E TEORIA
DELLINFORMAZIONE
1972
IN QUESTO VOLUME
ECO CURA
GLI SCRITTI
SULLESTETICA
E LA TEORIA
DELLINFORMAZIONE
DI ARNHEIM, BENSE,
MOLES, JAKOBSON

IL COSTUME DI CASA
1973
IL TELEGIORNALE,
I DISCORSI DEI POLITICI,
IL KITSCH,
IL LINGUAGGIO
PUBBLICITARIO,
LA CONTESTAZIONE
GIOVANILE. ALCUNI
TEMI TOCCATI DA ECO
IN QUESTE PAGINE

TRATTATO
DI SEMIOTICA
GENERALE
1975
CON QUESTO TRATTATO
ECO DELINEA
UNA TEORIA GLOBALE
DI TUTTI I SISTEMI
DI SIGNIFICAZIONE
E I PROCESSI
DI COMUNICAZIONE

I SONO UNA DATA E UN LUOGO PRECISI in

cui il fenomeno Umberto Eco cominci a diventare (almeno per


me) evidente. Era il 1963 (forse
1964), il luogo era la storica libreria Feltrinelli di via del Babuino oggi scomparsa. Eco parlava del suo libro Diario minimo che conteneva
allinterno un breve saggio destinato a grande e meritata celebrit:
Fenomenologia di Mike Bongiorno. Quelle sei o sette paginette
rappresentarono una rottura clamorosa rispetto alle abitudini culturali e alla stessa visione che si aveva allora della cultura. Analizzando con gli strumenti della pi raffinata analisi un fenomeno
pop allapparenza insignificante qual era Bongiorno, si abbatteva
il solido muro di matrice crociana che separava la cultura alta dalla
cultura bassa: letteratura, musica o arti figurative che fossero.
Non cera pi lalta letteratura da valutare togliendosi per cos dire il cappello e la letteratura bassa da considerare con un benevolo
sorriso di simpatia. Cera s Tolstoj, ma cerano anche Dumas o Simenon, cera Tiziano (gi il cappello) ma cerano anche i fumetti;
tutti meritavano attenzione e seriet di valutazione, se si voleva
capire quale poteva essere nella societ che si allora andava profilando (oggi la nostra) la funzione non solo estetica dellopera
darte. La seconda intuizione di quel breve saggio fu aver afferrato
fin dai primi sintomi quale sarebbe stata limportanza sociologica

A PASSO DI GAMBERO
2006
DALL11 SETTEMBRE
ALLA GUERRA IN IRAQ,
PASSANDO PER
IL POPULISMO MEDIATICO
ITALIANO. ECO RIFLETTE
SUL PRIMO SCORCIO
DI MILLENNIO DOVE
LA STORIA PROCEDE
A PASSO DI GAMBERO

VERTIGINE
DELLA LISTA

2007
LE MANIFESTAZIONI
DEL BRUTTO
ATTRAVERSO I SECOLI
SONO ALTRETTANTO
SUGGESTIVE DI QUELLE
DEL BELLO. ECO VIAGGIA
ATTORNO AL SUBLIME
DELLA DEFORMIT

2009
DALLILIADE A MOBY
DICK, DA ESIODO
A JOYCE, LA GRANDE
LETTERATURA FATTA
DI LISTE VERTIGINOSE.
ECO RISCOPRE
LA FORZA E IL PIACERE
DELLENUMERAZIONE

Ho appreso con grande stupore


della morte di Eco perch stato
una figura centrale nellItalia
dalla fine del 900 fino ad oggi.
Una figura particolarmente
rappresentativa

1977
IL SAGGIO INDICA
LA METODOLOGIA
FONDAMENTALE
E IL LINGUAGGIO
ACCADEMICO
PER REALIZZARE
UNA TESI
DI LAUREA

LECTOR IN FABULA

IL NOME DELLA ROSA

1979
ECO INTRODUCE
IL CONCETTO
DI COOPERAZIONE
INTERPRETATIVA
DOVE LINTERAZIONE
DEL LETTORE CON
LA MACCHINA PIGRA
DEL TESTO
FONDAMENTALE

1980
PRIMO ROMANZO DI ECO.
LAVVENTURA DEL
MONACO MEDIEVALE
GUGLIELMO
DA BASKERVILLE HA
VENDUTO 50 MILIONI
DI COPIE NEL MONDO
ED STATA TRADOTTA
IN 40 LINGUE E IN UN FILM

del nuovo strumento di comunicazione la Tv che era nata in


Italia da soli cinque o sei anni. Rileggerei dunque per primo quel
Diario minimo sicuro di ritrovarvi ancora il divertimento che sprigion allora. Rileggerei, con un salto bibliografico di 17 anni, Il nome della Rosa (1980), il suo primo dove la mescolanza di elementi
diversi da lui teorizzata veniva messa al servizio di un intrigo
che pescava alle fonti pi varie, dal Mastino dei Baskerville di Conan Doyle, al perduto libro sulla commedia di Aristotele, allestetica di Tommaso dAquino sulla quale peraltro sera laureato. Rileggerei un romanzo memoriale che non ha avuto molta fortuna e che
mi ha invece profondamente appassionato, La misteriosa fiamma
della regina Loana, una specie di Amarcord nel quale Eco immagina che un vecchio professore, colpito da amnesia, si rechi nei luoghi della prima giovinezza (tra Langhe e Monferrato) per ritrovarvi la memoria perduta. Riscopre vecchi quaderni, i primi albi a fumetti (Cino e Franco), dischi con le canzoni di quegli anni lontani.
Bisogna probabilmente avere una certa et per apprezzare questa
Recherche, nel mio caso funzion. Rileggerei il fondamentale Come si fa una tesi di laurea, esempio clamoroso di come Eco riuscisse a trasformare un argomento plumbeo in una scintillante, ironica, rassegna dove accurate istruzioni per luso si mescolano ai pi
appropriati esempi, sillogismi, metafore. Rileggerei infine alcune
sue Bustine di Minerva, minimi saggi in pillole dove lo scrittore-filosofo che oggi piangiamo ci ha dimostrato come, da piccole schegge di realt, si possano ricavare, sorridendo, lungimiranti intuizioni certe volte addirittura delle profezie.

STORIA
DELLA BRUTTEZZA

Luca Serianni

COME SI FA UNA TESI


DI LAUREA

2010
SESTO ROMANZO
DI ECO.
UNA RIELABORAZIONE
DELLA STORIA
DEL RISORGIMENTO
ATTRAVERSO LA FIGURA
DEL FANTOMATICO
FALSARIO SIMONE
(SIMONINO) SIMONINI

1983
RACCOGLIE
LE CRONACHE
DEGLIANNI 1977-1983.
DALLA STAGIONE
DEL TERRORISMO
AL BOOM
DELLE TELEVISIONI
COMMERCIALI

I LIMITI
DELLINTERPRETAZIONE
1990
IL VORTICE
DELLINTERPRETAZIONE
LETTERARIA
E I SUOI LIMITI ANALIZZATI
IN UNA SERIE DI SAGGI
CHE SONO UN MONITO
AI CRITICI
DI MESTIERE

LISOLA DEL GIORNO


PRIMA

COSTRUIRE IL NEMICO
E ALTRI SCRITTI
OCCASIONALI

STORIA DELLE TERRE


E DEI LUOGHI
LEGGENDARI

NUMERO ZERO

2011
UNA SERIE DI VARIAZIONI
IMPEGNATE O DIVERTITE
SU TEMI COME
LASSOLUTO, IL FUOCO,
IL PERCH PIANGIAMO
SULLA SORTE DI ANNA
KARENINA E VICTOR HUGO

2013
SIN DAI TEMPI PI
ANTICHI, LUMANIT
HA FANTASTICATO
SU LUOGHI RITENUTI
REALI, COME ATLANTIDE,
LE TERRE DELLA REGINA
DI SABA O LELDORADO

RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CIMITERO DI PRAGA

SETTE ANNI
DI DESIDERIO

1994
TERZO ROMANZO
DI ECO, AMBIENTATO
NEL 1643. UN GIOVANE
PIEMONTESE, ROBERTO
DE LA GRIVE, NAUFRAGA
NEI MARI DEL SUD. HA
DAVANTI A S UNISOLA
IRRAGGIUNGIBILE

2015
SETTIMO E ULTIMO
ROMANZO DI ECO.
HA PER PROTAGONISTA
UNO SCRITTORE FALLITO
CHE SI RITROVA
IN UN GIORNALE
DESTINATO
AD ALIMENTARE
LA MACCHINA DEL FANGO

Roberto Recchioni

Angelo Guglielmi

The Hindustan Time

Una perdita enorme


per il mondo del fumetto
che lui prima di chiunque altro
ha sdoganato di fronte
allAccademia
(sceneggiatore di Diabolik)

stato un forte combattente,


antiberlusconiano
senza diventare ideologico.
Considerava Berlusconi
luomo di cui bisognava liberarsi
per aprire le finestre

morto lautore italiano


che ha incuriosito e fatto scervellare
e soprattutto deliziato i lettori
di tutto il mondo

Repubblica Nazionale 2016-02-21

LA DOMENICA

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

34

Il bestseller.

V
ANTONIO GNOLI

Un libro difficile e popolare


Ripubblichiamo lintervista
in cui Eco spiegava
il segreto del romanzo
che conquist il mondo

MILANO
ENTICINQUE ANNI FA IN POCHI AVREBBERO immaginato che un roman-

zo carico di ironia e di dottrina, sorprendente per ampiezza ed erudizione, a met strada tra il teologico e il poliziesco, sarebbe diventato quello che ogni scrittore spera che accada, ma non confiderebbe neppure alla propria mamma, cio un sogno da quindici milioni di copie. Il nome della rosa stato questo.
E venticinque anni dopo resta il mistero delluomo che seppe
dare il nome giusto alla rosa. Per questo vado a trovare Umberto
Eco nella sua casa milanese, per capire la parte meno visibile di un
successo, il lavoro che ci voluto, le tracce che ha lasciato. A sorpresa apre una stanza chiusa a chiave. Qui ci sono i libri che ho
consultato per i successivi romanzi. Ha laria di essere uno studiolo segreto, uno spazio poco illuminato, ma suggestivo. Sul tavolo un leggio con le tavole originali di un fumetto. Alle pareti testi rari: ricerche sui Rosacroce, prime edizioni di Ulisse Aldrovandi. Sul ripiano della libreria, dentro un contenitore cilindrico di vetro, galleggiano, irriconoscibili, i testicoli di un cane. Eco sorride: Ne parlo nel mio ultimo romanzo. Ma tempo di tornare al primo.
Che cosa non si sa ancora del Nome della rosa?
Tutti pensano che il romanzo sia stato scritto al computer, o con la macchina da scrivere,
in realt la prima stesura fu fatta a penna. Per ricordo di aver passato un anno intero senza
scrivere un rigo. Leggevo, facevo disegni, diagrammi, inventavo un mondo. Ho disegnato centinaia di labirinti e piante di abbazie, basandomi su altri disegni, e su luoghi che visitavo.
Da cosa nasceva questa esigenza visiva?
Era un modo per prendere confidenza con lambiente che stavo immaginando. Avevo bisogno di sapere quanto ci avrebbero messo due personaggi per andare da un luogo a un altro. E
questo definiva anche la durata dei dialoghi che non ero cos certo di saper realizzare.
Capisco i luoghi, ma perch disegnare anche i monaci dellabbazia?
Avevo bisogno di riconoscere i miei personaggi, mentre li facevo parlare o agire, altrimenti non avrei saputo cosa fargli dire.
A volte lei d limpressione di non poterne pi del clamore che il romanzo ha sollevato. Si
sente sotto assedio?
fatale che ci si senta accerchiati. Daltro
canto, constatare che attorno al Nome della
rosa sono uscite migliaia di pagine di critica,
centinaia di saggi, libri e tesi di laurea lultima mi arrivata la scorsa settimana mi fa
sentire abbastanza responsabilizzato da pronunciarmi su alcune questioni di poetica. legittimo che un autore dichiari come lavora.
Mentre la critica interviene sul modo in cui
va letto un libro.
Si pu dire che con Il nome della rosa ha

Cos
ho dato
il nome
alla rosa

Le Figaro

Nicola Lagioia

Fabio Fazio

Era al tempo stesso uno


studioso di Tommaso dAquino,
filosofo, semiologo, romanziere
affermato; un uomo di successo
nel corpo di un bon vivant

Era cos parte dellorizzonte


culturale e da cos tanti anni
che quasi non si abituati
a considerarlo di carne e ossa

Di Umberto Eco ricordo


soprattutto il sorriso
e il sorriso una forma sublime
di consapevolezza

realizzato una moderna operazione ironica su un affresco medievale?


Diciamo, come accade per altre opere, che il mio romanzo pu avere due o pi livelli di lettura. Se io comincio dicendo: Era
una notte buia e tempestosa, il lettore ingenuo, che non capisce il riferimento a Snoopy, godr a un livello elementare, e la cosa ci
pu stare. Poi c il lettore di secondo livello
che capisce il riferimento, la citazione, il gioco e dunque sa che si sta facendo soprattutto
dellironia. A questo punto potrei aggiungere
un terzo livello, da quando il mese scorso ho
scoperto che la frase lincipit di un romanzo
di Bulwer-Lytton, lautore degli Ultimi giorni
di Pompei. Ovvio che anche Snoopy stava probabilmente citando.
La sottile ironia letteraria, fatta di citazioni, rimandi, allusioni un omaggio alla pura intelligenza. Ma non c il rischio che lelaborazione della pagina finisca con lavere poca narrazione e molta testa?
Non sono fatti miei. Io mi posso occupare
legittimamente di postille, di questa conversazione, del fatto che il romanzo stato scritto in un periodo in cui si parlava molto di dialogismo intertestuale e di Bachtin. Se poi lei
osserva, che cos saranno pochi coloro che lo
leggeranno, io le rispondo: sono fatti dei lettori, non miei.
unaffermazione molto perentoria.
La verit che da quando uscito Il nome
della rosa sono stato sottoposto a una vera e
propria doccia scozzese. Perch ha fatto un libro difficile che nessuno capisce? E io rispondo come il guerriero dancalo di Hugo Pratt:
perch tale il mio piacere. E allora perch ha
fatto un libro popolare che tutti vogliono leggere? Mettiamoci daccordo: difficile, o popolare?.
Paradossalmente entrambe le cose.
A questo punto proporrei uninteressante questione: oggi diventa popolare un libro
difficile perch sta nascendo una generazione di lettori che desidera essere sfidata.

Antonio Pennacchi
Grandissima anima,
grandissima intelligenza.
Mancher sicuramente al Paese

Repubblica Nazionale 2016-02-21

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

A me pare un romanzo che gratifica le persone. Le fa sentire pi colte di quello che sono.
Non sono cos sicuro. Il lettore ingenuo
che confessa quale frustrazione tremenda
sia non aver capito le citazioni in latino, mica
si sente gratificato. O dovremmo concludere
che c un tipo di lettore che gode nel sentirsi
stupido.
Cosa decreta il successo di un libro come
Il nome della rosa? Ammetter che alla
fine resta qualcosa di misterioso.
vero, io sto cercando delle spiegazioni.
Ma solo perch lei me le chiede. Se dipendesse da me ne farei a meno. Quello che so e ho
capito che se Il nome della rosa usciva dieci anni prima, forse nessuno se lo sarebbe filato, e se usciva dieci anni dopo, forse sarebbe
stato altrettanto ignorato.
C un esempio che abbiamo sotto gli occhi
oggi: Il codice da Vinci di Dan Brown.
Crede che se fosse uscito in un altro momento non avrebbe avuto lo stesso successo?
Dubito che se Il codice da Vinci fosse uscito sotto Paolo VI avrebbe potuto interessare
alla gente. La spiegazione del fenomeno che
si verificato su un giallo, tutto sommato modesto, da ricondurre probabilmente alla
grande teatralizzazione dei fatti religiosi avvenuta sotto il pontificato di Giovanni Paolo
II. Sul romanzo di Dan Brown c stato un investimento teologico da parte della gente.
Mettiamola cos: ha scritto un libro apparso
nel momento giusto.
proprio lidea del momento giusto che
ha qualcosa di insondabile.
Credo allo Zeitgeist, a quello spirito del
tempo che ti fa fiutare le cose, e grazie al quale ricevi sollecitazioni che si traducono in
qualcosa di compiuto e definito. Altrimenti,
non potrei spiegarmi perch proprio nel
1978 e non prima mi viene in mente di fare Il
nome della rosa. Bench, devo riconoscere,
gi ai tempi del Gruppo 63 io avevo pensato

di scrivere un romanzo.
Perch ha scelto quel titolo,
Il nome della rosa?
Era lultimo di una lista che comprendeva
tra gli altri Labbazia del delitto, Adso da
Melk eccetera. Chiunque leggeva quella lista
diceva che Il nome della rosa era il pi bello.
anche la chiusa del romanzo, la citazione
latina.
Che io ho inserito per depistare il lettore.
Invece il lettore ha inseguito tutti i valori simbolici della rosa, che sono tanti.
Le d fastidio leccesso di interpretazione?
No, sono dellidea che molto spesso il libro pi intelligente del suo autore. Il lettore
pu trovare riferimenti cui lautore non aveva pensato. Non credo di aver diritto di impedire di trarre certe conclusioni. Ma ho il diritto di ostacolare che se ne traggano altre.
Si spieghi meglio.
Coloro che ad esempio nella rosa hanno
trovato un riferimento allo shakespeariano
a rose by any other name, sbagliano. La
mia citazione significa che le cose non esistono pi e rimangono solo le parole. Shakespeare dice esattamente lopposto: le parole non
contano niente, la rosa sarebbe una rosa con
qualunque nome.
Limmagine della rosa conclude il romanzo. Ma il problema vero per uno scrittore,
soprattutto se esordiente, come iniziarlo. Con quale disposizione mentale, con
quali dubbi, si posto di fronte alla prima
pagina?
Allinizio lidea era di scrivere una specie
di giallo. In seguito mi sono accorto che i miei
romanzi non sono mai cominciati da un progetto, ma da unimmagine. E limmagine che
mi appariva era il ricordo di me stesso nellAbbazia di Santa Scolastica, davanti a un leggio
enorme che leggevo gli Acta Sanctorum e mi
divertivo come un pazzo. Da qui lidea di im-

Vittorio Sgarbi

Francois Hollande

Lultimo titolare del pensiero


universale, un enciclopedista
che ha dato la misura
della memoria del mondo
nel Novecento come solo
Benedetto Croce e
Jorge Luis Borges hanno fatto

Un immenso umanista,
lettore insaziabile, professore
abbagliante e scrittore
appassionato: un grande italiano
che non ha mai smesso di essere
un grande amico della Francia

maginare un benedettino in un monastero che


mentre legge la collezione rilegata del manifesto muore fulminato.
Un omaggio ironico allattualit.
Troppo attuale e allora mi sono detto se non fosse stato meglio retrodatare tutto al medioevo. Lidea che
un frate morisse sfogliando un libro avvelenato mi pareva efficace.
Come lha avuta?
Credevo fosse un parto della mia fantasia. Poi ho scoperto che esiste gi nelle Mille e
una notte e che Dumas laveva copiata nel ciclo dei Valois. Quindi un vecchio topos letterario. Essendo un narratore citazionista mi
ha divertito.
So che allinizio non aveva intenzione di
dare Il nome della rosa alla Bompiani.
Era la casa editrice nella quale avevo lavorato e pubblicato tutti i miei libri. chiaro
che lo avrebbero preso a scatola chiusa. Ma in
un primo momento pensavo di consegnarlo a
Franco Maria Ricci. Pensavo a una tiratura di
mille copie in una collana raffinata.
E invece?
Si sparse la voce che Eco aveva scritto un
romanzo. Prima mi telefon Giulio Einaudi,
poi, mi pare, Paolini della Mondadori. Lo
avrebbero preso senza discutere. A quel punto tanto valeva che lo pubblicassi con il mio
editore.
Per essere un romanzo di nicchia non male. Il nome della rosa stato pubblicato
in trentacinque paesi. Cosa prova nel sentirsi consacrato a livello internazionale?
Pi che la fama, che non guasta, mi gratificano le lettere dei lettori. E da questo punto
di vista, lAmerica stata una vera sorpresa.
Mi scrivevano non solo da San Francisco o da
New York ma dal Midwest. Uno scrisse dicendo che per il solo fatto di aver nominato Eckart, il grande mistico, gli facevo tornare alla

I DISEGNI
QUI SOPRA,
ALCUNI DEI DISEGNI
REALIZZATI
DA ECO DURANTE
LA STESURA
DEL ROMANZO.
DA SINISTRA,
ACCANTO
ALLE FOTO
DEI LUOGHI CHE
LO HANNO AIUTATO
A CONCEPIRE
LABBAZIA
DOVE SI SVOLGE
IL ROMANZO
GLI SCHIZZI
ORIGINALI
DELLAUTORE;
UN ROMPICAPO
CON IL QUADRATO
DI SATOR;
I MONACI
PROTAGONISTI
DEL ROMANZO
E ALTRI APPUNTI
SULLA BIBLIOTECA
DELLABBAZIA CON
I LIBRI CATALOGATI
E SISTEMATI
PER AREE
GEOGRAFICHE

35

memoria un suo antenato europeo con lo stesso nome. Era per molti di loro un modo di conoscere le proprie origini.
A una critica negativa come reagisce?
Non faccio tragedie. Quando ci si accorge
che essa pu dire tutto e il contrario di tutto,
allora concludo che la critica una mera reazione di gusto.
Lei ha scritto cinque romanzi. Lidea che il
suo maggior successo sia stato il romanzo
desordio cosa le fa pensare?
Ci sono autori fortunati che toccano il picco delle vendite alla fine della loro vita e autori disgraziati che lo toccano allinizio. Quando
al tuo esordio vendi tantissimo, dopo puoi anche scrivere La Divina Commedia ma non
raggiungerai mai pi quelle cifre.
Considera una specie di condanna che qualunque cosa lei faccia si finir sempre col
tornare al Nome della rosa?
Lo senzaltro. Ma anche una legge della sociologia del gusto, o meglio della sociologia della fama. Se uno diventa famoso per
aver ucciso Billy the Kid, qualunque cosa faccia in seguito dal diventare presidente degli Stati Uniti allo scoprire la penicillina
agli occhi della gente sar sempre quello
che ha ucciso Billy the Kid.
(da La Domenica di Repubblica,
9 luglio 2006)
RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo Cacciari

Die Welt

I suoi romanzi sono solo


la punta delliceberg
della sua sterminata erudizione
e conoscenza delle tradizioni
filosofiche e religiose europee

La notizia arrivata come


un fulmine a ciel sereno.
Era ancora cos presente
nella scena culturale italiana
tanto che si era gettato
con entusiasmo in una nuova
iniziativa editoriale

Repubblica Nazionale 2016-02-21

LA DOMENICA

la Repubblica

DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

36

La carta stampata.
Il meglio di Umberto Eco giornalista: negli articoli su Repubblica
e nella sua rubrica sullEspresso ricordi e analisi sulla politica,
sulla cultura, sul mondo che cambia. Riflessioni profonde
in uno stile leggero. Come nel suo ultimo libro ora in uscita

Il mio debito
con Italo Calvino

Perch credere
nellEuropa unita

Non sparate
sui romanzi

RAVAMO DI DIECI ANNI PI GIOVANI di lui, quando usc

Il Barone rampante. Capimmo che Calvino era lo


scrittore della nostra generazione. Pi tardi lo ho
conosciuto, e avrei potuto essere ingannato dal suo sorriso evasivo e beffardo, da quel suo parlare chinando gli occhi per nascondere lampi di ironia. Ma non voglio parlare
di Calvino scrittore, ne parleranno tutti in questi giorni.
Saprei solo dire che era quello che amavo di pi. Vorrei ricordare laltro Calvino. Vorrei parlare del Calvino che frequentava i musicisti di avanguardia Berio, Maderna, Boulez, o del Calvino che preparava con Elio Vittorini i numeri pi esplosivi del Menab, cercando di far dialogare la sinistra tradizionale e neorealista con le nuove correnti di
letteratura sperimentale, attento e rispettoso, anzi curioso, anche con quelli che non approvava. Stava con gli altri
con laria di chi si trova a disagio e vuole andare a casa presto. Ma questa maschera nascondeva una attenzione continua: non dimentichiamo che come consulente dellEinaudi fu un generoso scopritore di nuovi talenti, e sapeva
lavorare sui testi degli altri con la passione con cui lavorava sui propri. Non posso evitare, in questo momento, i ricordi personali. Nel 1959, appena mi conobbe, mi disse
che aveva letto su una rivista musicale un mio articolo
sullopera aperta. Lo interessava, mi chiese di scrivere un
libro su quellargomento. Poi, per ragioni accidentali, il libro lo scrissi, ma per un altro editore. Per senza lincoraggiamento di Calvino non avrei iniziato il lavoro. Dico questo per spiegare come, sotto quella maschera di distacco
e assenza, egli sapeva essere presente, incoraggiare, aiutare gli altri. Il suo mondo immaginario si muoveva, con
delicato equilibrio, tra Voltaire e Leibniz. Come parlare di
lui, rispettando la sua grazia illuministica e metafisica,
senza cadere in un patetico che non avrebbe amato? Non
trovo di meglio che rileggere una sua pagina, da T con zero, dove aveva saputo meditare su quel momento in cui
occorre decidere, accettare, rendere trasparente alla ragione e alla fantasia, il passaggio allAltrove. Quel che
mi domando , visto che a questo punto si deve comunque tornare, se non sia il caso che io mi ci fermi... Tanto vale che io mi conceda un riposo di qualche decina di migliaia di anni, e lasci il resto delluniverso a continuare la sua
corsa spaziale e temporale sino alla fine.
(9 settembre 1985)
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lEuropa, uscita dal secondo conflitto mondiale (e divisa tra Est e Ovest), era costretta a vivere sotto lo scudo di unaltra potenza, gli Stati Uniti e lUnione Sovietica. Poste al
centro di questo gioco che le superavano, le nazioni europee dovevano modellare la propria politica estera su quello dei due blocchi. Il panorama era gi cambiato dopo la
caduta del muro di Berlino ma i nodi sono venuti al pettine negli ultimi anni. Nel frattempo appare chiaro che il
grande confronto che gli Stati Uniti si preparano ad affrontare quello con la Cina. Nulla dice che sar un confronto bellico, ma lo sar certamente in termini economici e demografici. Basta visitare una universit americana
per vedere quanto le borse di studio, i posti di ricerca, le
posizioni di leadership studentesca siano sempre pi nelle mani di studenti asiatici. Lo sviluppo scientifico americano sar sempre pi dovuto allimportazione non di cervelli europei bens asiatici, dallIndia alla Cina e al Giappone. Questo vuole dire che tutta lattenzione americana si
sposter dallAtlantico al Pacifico, cos come gi da anni i
grandi centri della produzione e della ricerca si sono trasferiti o sono sorti sulla costa californiana. Nel lungo periodo New York diventer una Firenze americana, ancora
centro della moda e della cultura, e sempre meno luogo
delle grandi decisioni. Quindi lEuropa, lasciata da sola
per forza di cose (per un decreto quasi hegeliano che vuole che le cose vadano come la realt, che razionale, comanda), o diventa europea o si sfalda. Lipotesi dello sfaldamento pare irrealistica, ma vale la pena di delinearla:
lEuropa si balcanizza, o si sudamericanizza. Oppure lEuropa avr lenergia per proporsi come Terzo Polo tra gli
Stati Uniti e lOriente (vedremo se lOriente sar Pechino
o Tokyo o Singapore). Per proporsi come terzo polo lEuropa ha una sola possibilit. Dopo aver realizzato lunit doganale e monetaria dovr avere una propria politica estera unificata e un proprio sistema di difesa. O cos o niente.
LEuropa condannata, per sopravvivere, a trovare strumenti di politica estera e di difesa comuni. Altrimenti diventa, senza offesa per nessuno, il Guatemala. Questo il
senso del richiamo che alcuni cittadini europei rivolgono
ai governi del continente nel quale sono nati e vorrebbero
continuare a vivere, fieri della loro appartenenza.
(31 maggio 2003)
URANTE LA GUERRA FREDDA

RRIVATO ALLA MIA TARDA ET ho collezionato una se-

rie sesquipedale di ricordi che riguardano la fine


del romanzo. Trascurando gli anni in cui non sapevo ancora leggere, sono circa 74 anni che a ogni volgere di
ferragosto vedo un articolo, unintervista, una inchiesta,
una discussione che coinvolge molte degne persone, sulla
crisi, scomparsa, tracollo, apocalisse del romanzo (negli
anni Sessanta circolava la battuta anche Pasolini pensa
che il romanzo sia morto ma non lo dice per non fare dispiacere alla sua mamma). verissimo che il romanzo
nella forma in cui lo conosciamo nasce in quanto novel nel
XVIII secolo, e come nato potrebbe scomparire, ma erano testi narrativi, e svolgevano la funzione che svolgono
per noi i romanzi, i poemi di Ariosto o di Tasso, i racconti
cavallereschi medievali, e se oltre al romanzo pensiamo
alla novell, da Boccaccio in avanti ce nera per tutti i gusti.
E prima esistevano il romanzo romano e greco (pensate
solo a Luciano e ad Apuleio) e prima di Apuleio scriveva
bellissime storie Ovidio (spero ricorderete con tenerezza
Filemone e Bauci) e prima ancora erano bellissimi romanzi i poemi come lOdissea, e prima prima ancora, la sera
sotto lalbero del villaggio, gli anziani analfabeti raccontavano i miti, e tutti a commuoversi sulla sorte di Edipo, a
odiare Medea, a fremere su Proserpina, a orripilare su Saturno, come tante madame Bovary dellepoca. Insomma,
stiamo celebrando la fine del romanzo nella forma inventata da Richardson e Defoe? E pu anche darsi, ma allora
il romanzo finito dai tempi di Joyce e persino Roth come un patetico reazionario che si ostini oggi a scrivere un
poema cavalleresco in ottave. O stiamo parlando della pulsione narrativa (bisogno di narrare e di ascoltare narrazioni) e allora la funzione fabulatrice fondamentale
nellessere umano almeno quanto listinto sessuale. Personalmente trovo noiosi e illeggibili molti romanzi molto
lodati dalla critica e, come Roth, mi diverto di pi con una
bella biografia, che so, di Garibaldi o di Gilles de Rais, oppure mi rileggo romanzi di cento o cinquanta anni fa. Ma
poi accade che ne leggo con gusto anche dei nuovi. Insomma, la vita cos complicata, e rifiuta talmente le divisioni tra bianco e nero, che mi viene in mente quel detto non
ricordo pi di chi: Per ogni problema complesso esiste
sempre una soluzione semplice. Ed sbagliata.
(23 luglio 2011)

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Sotto il segno
di Minerva
Die Zeit

Piero Angela

Dario Franceschini

Eccelleva nella scrittura ma anche alla radio


e alla tv con dichiarazioni taglienti.
Era un gran maestro della semiotica
e con la sua complessa teoria ha messo
in difficolt molti suoi colleghi
che si perdevano come nel labirinto
del Nome della rosa

Un grande mai monumentale,


un uomo con il senso
della dimensione delle cose,
con cui si poteva parlare
di argomenti molto seri
senza che ti mettesse
in soggezione

Ci ha lasciato un gigante
che ha portato la cultura italiana
in tutto il mondo.
Giovane e vulcanico
fino allultimo giorno

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la Repubblica

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La musica del caso


genera grandi idee
LA BUSTINA
DI MINERVA
LA RUBRICA
COMINCIA
SU LESPRESSO
DEL 31 MARZO 1985:
NELLE INTENZIONI
DELLAUTORE DOVEVA
FINIRE NEL GIRO
DI UN ANNO. INVECE
ANDATA AVANTI
PER 31 ANNI.
ECCO UN ESTRATTO
DEL PRIMO ARTICOLO

Lintitolo alla
bustina di Minerva, senza riferimenti alla dea
della sapienza, bens ai fiammiferi. Ritengo
sia utile appuntare idee sulle bustine di Minerva, e
anche Husserl faceva qualcosa del genere. Primo
pensiero. Sto seguendo il Colombo televisivo, n
intendo rubare il mestiere al titolare della rubrica
apposita. Semplicemente (e accade ogni qual volta
si rilegge la storia di Colombo) stupisce quanto si
possa andare lontano con una idea sbagliata. Per
questo genere di scoperte, fatte per sbagliare, gli
inglesi hanno un termine che non esiste nel nostro
lessico se non per ricalco: serendipit. Ogni grande
scoperta avviene perch lo scienziato (o il filosofo, o
il detective) invece di seguire le normali vie di
ragionamento si diverte a pensare che cosa
succederebbe se si ipotizzasse una legge del tutto
inedita e puramente possibile, la quale per fosse
capace di giustificare se fosse vera i fatti curiosi
a cui non si riesce a dare spiegazione. Certe volte
temo che chi non scopre mai niente sia colui che
parla solo quando sicuro di avere ragione. Le idee
migliori vengono per caso. Per questo, se sono
buone, non sono mai del tutto tue.
(31 marzo 1985)
TO INIZIANDO UNA RUBRICA.

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Venerd in libreria
la nuova raccolta

INTITOLA,
in
omaggio a un
famoso verso
dantesco, Pape Satn
Aleppe ha come
sottotitolo Cronache di
una societ liquida, ed
lultimo libro di
Umberto Eco. Sar
nelle librerie a partire
da venerd, anche se in
un primo momento
luscita era prevista per maggio prossimo.
A pubblicarlo La Nave di Teseo, la
nuova casa editrice fondata lo scorso
novembre dallo stesso Eco insieme
allex direttore editoriale di
Bompiani Elisabetta Sgarbi, a Mario
Andreose e ad alcuni altri soci, e a
cui hanno aderito molti scrittori
fuoriusciti da Bompiani. Il
volume di 470 pagine una
raccolta di Bustine di minerva
e saggi scritti dallautore negli
ultimi quindici anni, su vari
argomenti di attualit e di
costume, nello stile enciclopedico e
di facile letture tipico di Eco.
Alcune parti racconta Andreose
sono di pura comicit. Come quella in
cui si parla del lato gesuita di papa
Francesco, di cui Eco aveva grande stima.
I

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El Clarin
Se ne andato il grande erudito
che amava le enciclopedie

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LA DOMENICA

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Mass e media.
Lallegria dietro la semiotica

ALBERTO ARBASINO
ON UMBERTO SIAMO STATI AMICISSIMI per una cinquantina danni.
E a casa sua, in Foro Bonaparte, ci siamo visti per quasi altrettanti anni, o stagioni.
Ricordo sempre che la moglie Renate fatti i dovuti calcoli osserv che per andare
dallalbergo allaeroporto, a New York, bastava prendere un taxi invece di due.
Ma ricordo soprattutto la grande allegria di Umberto,
fra quei volumi tutti severissimi. Come se non gliene importasse niente.
E invece facevano parte del grande fascino intorno al suo lavoro.
Chi avrebbe supposto, davanti a quel buontempone,
di trovarsi al cospetto del fermissimo trattatista
di qualche Semiotica Generale?
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Quando
scopr
il computer

Dalle magnifiche sorti


e progressive del pc olivettiano
alle legioni di imbecilli
prodotte da internet
Il pessimismo antropologico
di un filosofo
amico della tecnica

DANCO SINGER

RA IL SETTEMBRE DEL 1990, LAVORAVO nellarea della Ricerca Olivetti come respon-

sabile dei rapporti con le universit e i centri di ricerca. Il laboratorio dellOlivetti di Pisa aveva appena realizzato un prototipo di computer multimediale,
un personal computer, che collegato con un lettore di videodischi (grandi come un long play 33 giri) poteva proiettare sullo schermo disegni, fotografie,
filmati: non pi solo testi e numeri.
Andai a trovare Umberto Eco nel suo ufficio di Scienze della comunicazione a Bologna e
gli presentai il computer multimediale. Gli dissi: Umberto, sono nati gli ipertesti e stanno investendo un mucchio di soldi per costruire computer sempre pi potenti e multimediali, ma nessuno pensa a cosa metterci dentro come contenuto.
Lui mi guard e mi disse: Facciamo la storia del mondo.
Nacque cos lidea di fare unopera enciclopedica unica nel suo genere in cui tutti gli
strumenti conoscitivi e tutti i linguaggi testi, musiche, fotografie, disegni, filmati, citazioni fossero intrecciati tra loro in un percorso infinito attraverso link che collegavano la storia, la musica, la filosofia, larte, la letteratura, la scienza.
Aveva gi capito, prima di tutti, che sarebbe arrivato il World Wide Web. E come mi disse e scrisse molti anni dopo, rimettendo mano allintroduzione della sua Encyclomedia
Storia della Civilt Europea , il primo servizio che un ipertesto come Encyclomedia
rende ai propri utenti (studenti, insegnanti, studiosi, o anche semplicemente persone curiose che vogliano sapere qualcosa di pi sul secolo in cui hanno visto agire, al cinema, i tre
moschettieri) quello di farli navigare, con pochi movimenti delle dita, nel tempo e nello spazio. Internet, come lo conosciamo oggi, non cera ancora.
In queste poche righe di Umberto Eco
c tutta la curiosit, la cultura, il gusto per
il nuovo, lammirazione per la tecnologia, il
desiderio di conoscere e parallelamente
linteresse a rivolgersi a tutti, studiosi o
semplicemente curiosi, studenti e insegnanti. Sapere, capire, conoscere, raccontare, scoprire, inventare, stupire: qui c secondo me lessenza di Umberto e della sua
capacit di dire in modo semplice e chiaro,
a tutti, cose difficili e complesse anche per
pochi.
Forse uno dei momenti pi significativi
del percorso culturale, personale, professionale che ho avuto la fortuna di fare con Umberto stato quando il 21 ottobre del 2013
abbiamo incontrato al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite il Segretario generale
dellOnu Ban-Ki-Moon e poi Eco ha tenuto
la sua lectio magistralis a tutti i rappresen-

SUL SITO
SU REPUBBLICA.IT
UNO SPECIALE
MULTIMEDIALE
INTERAMENTE
DEDICATO
A UMBERTO EC0

tanti mondiali Contro la perdita della memoria.


In quei giorni a New York, mentre beveva il suo amato Martini seduti al caff del
nostro albergo, abbiamo costruito anche
quel grande appuntamento culturale che
il Festival della comunicazione di Camogli.
Grande per due motivi: perch si parlava di
comunicazione, di linguaggi, filosofia, futuro, tecnologia e grande perch aveva chiamato intorno a s i pi grandi personaggi
della cultura, delleconomia, della societ
italiana per ascoltarli e condividere con tutti loro la passione del sapere e del capire.
Danco Singer, direttore editoriale di Em
Publishers, ha ideato con Umberto Eco il
progetto Encyclomedia e il Festival della comunicazione di Camogli
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Washington Post

Pietro Grasso

La nave di Teseo

I suoi libri erano


al tempo stesso
storie avvincenti
ed esercizi filosofici
ed intellettuali

Umberto Eco ha dato


un senso ai segni,
scritto libri indimenticabili,
sferzato con intelligenza
e ironia ogni luogo
comune sulla cultura

Addio capitano.
Grazie Umberto Eco

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Maestro dellinsieme e del dettaglio

ZYGMUNT BAUMAN

OME HA OSSERVATO JACQUES DERRIDA, ogni morte rende luniverso pi povero di un mondo. E,
di conseguenza, rende tutti noi pi poveri. Tuttavia, laddio di Umberto Eco ci ha reso
molto pi poveri di quello che pensava Derrida. Eco era il maestro supremo dellinsieme e
del dettaglio, ha scandagliato con uguale naturalezza archivi senza tempo di saggezza e
stupidit umana, di grandezza e insignificanza. Nella sua vita, ci ha sfidato a mettere in
discussione chi, secondo la maggior parte di noi che nemmeno si azzardavano a farlo, andava oltre le
nostre capacit umane. Come nessun altro riuscito a produrre una mappa pressoch completa e
perfettamente leggibile di ogni mondo. A noi altri non resta che imparare dalle sue opere, che
abbiamo la fortuna di poter gustare e ammirare. Eco ha segnato il nostro tempo in maniera cos
straordinaria che pochissimi di noi, o forse nessuno, riuscir a raggiungere i suoi livelli.
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E quando
maled
il web
MAURIZIO FERRARIS

N ANNI REMOTI, CORREVA IL 1981, usc, nella collana I Castori, la bella monografia di

Maria Teresa de Lauretis su Umberto Eco, allora quarantanovenne ma gi celebre.


In copertina, lo schermo di un computer Ibm dellepoca, oggetti di ferro e schermi
poco confortevoli, tastiere in cui (incredibilmente) non cera ancora la @
delle-mail. Appariva un simbolo perfetto per Eco di cui era uscito lanno prima Il nome della rosa che era stato definito da critici malevoli scritto con il computer, come una
volta si diceva scritto a tavolino. Chi lavrebbe detto che ventanni dopo avrebbe parlato
delle legioni di imbecilli sul web? Qualunque lettore di buon senso, ma, sappiamo, il
buon senso merce rara. Allobiezione scritto con il computer Eco non rispose Come volevate che lo scrivessi? Con una stilografica? O magari su tavolette di cera?. Si limit a notare, nel suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault, che il brano che un critico aveva reputato come il solo autentico, frutto di un gesto autentico, spontaneo e sorgivo, ossia il racconto del giovane Umberto che a Nizza Monferrato suona la tromba per commemorare la
morte di un partigiano, era in effetti lunico che avesse scritto con il computer e senza un
solo ripensamento, avendolo raccontato prima un gran numero di volte. Pi meditatamente, osserv che per il computer vale il principio Trash in Trash out: se quello che ci
metti dentro spazzatura, allora anche quello che viene fuori spazzatura.
Il pessimismo antropologico del filosofo amico della tecnica emergeva in modo profetico. Perch non c contraddizione tra il venire rappresentato come il primo autore italiano
che si sia servito del computer ed essere il moralista alla Flaiano che ricorda che se a scrivere sulla tastiera tecnicamente pi avanzata c un imbecille, allora il risultato sar lo scritto di un imbecille, sia pure impaginato in modo impeccabile e diffuso alla velocit della luce. Qui cogliamo il nucleo filosoficamente
rilevante della visione della tecnologia in
Eco. E anche la ragione di quella frase, pronunciata nello scorso giugno in occasione
dellhonoris causa a Torino, che ha fatto
storcere tanti nasi; e cio che sul web si possono leggere tante cose intelligenti, ma il
web anche lo spazio in cui si possono scatenare legioni di imbecilli. Come si permette? A chi allude? Allude a me e a te, per
esempio, gente curiosa di conoscere la vita altrui, ma infingarda nel correggere la
propria, come diceva Agostino. Gente
pronta a dire (daccordo con il classico paradigma dellalienazione) che lumanit
perfetta e viene pervertita dalla tecnica. E
che lo fa per evitare di considerare che, invece, la tecnica rivelazione di quello che
noi siamo, pronti, poniamo, a dire le peggiori stupidaggini grazie a dei mezzi che per-

mettono di diffondere urbi et orbi la nostra


vanit e imbecillit.
In un divertissement di ventanni fa Eco
si immaginava il dialogo tra Socrate e un discepolo in cui Socrate sostiene che per morire senza rimpianti bisogna convincersi che
il mondo pieno di imbecilli. Non subito, ovviamente, non da giovani, altrimenti si diventa nichilisti. Ma nel corso del tempo bisogna prepararsi, bisogna imparare a morire, e capire che proprio vero che il mondo
pieno di imbecilli. Come negarlo? Osservando che la tecnica non corruzione o alienazione, ma rivelazione della imbecillit di
massa, Umberto Eco, il 10 giugno del 2015,
ha anticipato una presa di congedo dal
mondo degna di Seneca, che corona una vita piena di tenerezza e curiosit per il mondo.
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Wall Street Journal


Eco viene ricordato soprattutto
per la sua abilit nel tradurre
le teorie semiotiche per il grande
pubblico. Proprio come ha fatto
con successo scrivendo
il suo romanzo di debutto Il nome
della rosa. Intriso di semiotica

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LA DOMENICA

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Laddio.

Lo era in
uno sport molto particolare, che a molti pu sembrare un lusso noioso come
il Polo, e che invece pu essere incantevole, e lo dico senza vergogna: fare gli
intellettuali. Forse ad alcuni ne sono
sfuggite le regole, quindi le ricordo: si
vince quando si comprende, racconta
o nomina il mondo. Fine. Periodicamente, in quello sport arriva qualcuno
che non si limita a giocare da dio: quelli entrano in campo, giocano, e quando escono, il campo non pi lo stesso. Non nel senso che lo hanno
rovinato: nel senso che nessuno aveva pensato a usarlo in quel modo, nessuno aveva visto prima quelle traiettorie, quella velocit,
quella tattica, quella leggerezza, quella precisione. Tornano negli
spogliatoi, e si lasciano dietro uno sport che non pi lo stesso,
campioni che sono diventati dinosauri in un pomeriggio, e praterie di gioco da inventare per chi ne avr il
talento. Sono fenomeni, e averli visti giocare va considerato, sempre e comunque, un
privilegio. Eco era uno di loro, e se penso al
pezzo di storia in cui sono cresciuto, passando dallo stupore frenetico del ventenne alla meraviglia assorta del cinquantenne, me ne vengono forse in mentre altri
due o tre, grandi come lui: ma nessuno che
fosse nato qui.
Naturalmente bisognerebbe riuscire a
spiegare quale fu la sua rivoluzione, e farlo
in un modo che tutti lo possano comprendere. Un tipico esercizio in cui lui sarebbe
stato bravissimo. Potrei provarci cos: cap
che il cuore del mondo non stava immobile
in un tabernacolo sorvegliato dai sacerdoti
del sapere: comprese che era nomade, capace di spostarsi nei posti pi assurdi, di I funerali
nascondersi nel dettaglio, di espandersi in Ha chiuso gli occhi nel cuore della
archi di tempo colossali, di frequentare notte, circondato dai suoi cari, la
qualsiasi bellezza, di battere dentro a un moglie Renate, il figlio Stefano e la
cassonetto e di sparire quando voleva. Non figlia Carlotta, che erano al suo
fu il solo: ma mentre altri ne uscirono sgo- capezzale da diverse ore, per
menti, o storditi, o increduli, lui trov la co- laggravamento delle condizioni di
sa naturale, ovvia, piuttosto funzionale e, salute (aveva un tumore). Umberto
diciamolo pure, discretamente diverten- Eco, nato a Alessandria 84 anni fa, se
n andato cos, nella sua bella,
grande casa-biblioteca affacciata sul
Castello Sforzesco, dove la salma
rimarr fino a marted pomeriggio
EMPLIFICO: ERA IL PI GRANDE.

ALESSANDRO BARICCO

te. Cos insegn che il sapere non era solo un dovere, ma anche un
piacere: e che era riservato a gente in cui forza e leggerezza, memoria e fantasia, lavorassero una dentro laltra e non una contro
laltra: gente con il coraggio, la determinazione e la follia degli
esploratori. Non si limit a spiegarlo, ne fece una prassi. quello
che ci ha lasciato: pi che una teoria, una serie di esempi, di gesti,
di comportamenti, di colpi, di mosse. Era il suo modo di giocare.
Una sua certa idea di mondo, se posso usare questa frase.
Valga, per tutti, lesempio del Nome della rosa. Forse lo sopravvaluto, ma, come ho gi avuto modo altrove di dire, io penso che
sia il libro che ha inaugurato una nuova stagione dei libri: quella
in cui un romanzo non tanto figlio di un incesto tra consanguinei, cio lerede stretto di una dinastia, quella letteraria: ma lo
spazio in cui narrazioni, abilit, tradizioni e saperi completamente diversi vanno ad abitare insieme: una sorta di centro magnetico capace di raccogliere pezzi di mondo esiliati da ogni parte. Di
letterario, nel Nome della Rosa, cera giusto la laccatura, latmosfera, il sapore di fondo: tutto il resto era una sorta di rave di saperi e bellezze che si erano andati l a incontrare, per ragioni misteriose. Poteva essere una chicca da cattedratico brillante, e
bon. Uno di quei libri che poi si tengono sul
tavolo basso, per fare bella figura. Invece
intuiva un mondo che era gi il nuovo modo, sotto la pelle di quello vecchio: fin nelle
tasche di tutto il pianeta, e ancora l, e da
l non ha nessuna intenzione di spostarsi.
Verrebbe da dire, dunque, che oggi
quelluomo si lascia dietro un vuoto enorme. Ma in questo momento mi viene da riconoscergli la grandezza di aver lasciato,
piuttosto, dietro di s, una frontiera enorme, una sorta di epico West da cui in tantissimi, e ormai da tempo, liberiamo le nostre pi modeste scorribande. In un certo
senso, siamo ancora l a colonizzare terre
di cui lui, insieme ad altri pochi visionari,
Moglie e figlia escono tenendosi
aveva intuito lesistenza. Non sembra un
strette, con la faccia serena, sotto un
compito prossimo alla fine, quindi qualcosole quasi primaverile. Non si
sa di quelluomo continuer a respirare in
fermano a parlare con i cronisti, ma
ogni colle che sapremo valicare, e in ogni
vanno al castello a fare un
terra da cui sapremo ottenere dei frutti. Sasopralluogo per decidere assieme al
r inevitabile, e giusto. Un omaggio lunComune dove tenere la cerimonia.
ghissimo che ci sar delizioso riservargli.
Negli ultimi giorni Eco aveva voluto
vedere i nipotini, a cui era
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legatissimo e che amava avere
attorno, o accompagnare in giro alla
scoperta della vecchia milano.
(Zita Dazzi)

Aveva capito che il cuore


del mondo nomade,
frequenta qualsiasi bellezza
e pu battere
anche dentro
a un cassonetto

Il piacere
del sapere
alle 15, quando verr ricordato dalle
autorit e dai cittadini con una
cerimonia laica, come lui voleva. Nel
giorno pi lungo, sotto casa dello
scrittore, molti i milanesi comuni
arrivati anche solo per lasciare un
fiore, un biglietto. Si fermano sotto le
finestre chiuse al secondo piano con
gli occhi lucidi, si raccontano fra di
loro quando incontravano il
professore nella vicina via Dante e
in via Rovello, dove cera la libreria
antiquaria che Eco pi amava.

Repubblica Nazionale 2016-02-21

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