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20 - Maggio 2010
IL DISCORSO RELIGIOSO
SU FACEBOOK
a cura di Alberto Bourlot
– prima parte –
«… fece a Dio una preghiera, o, per dir meglio, una confusione di parole arruffate,
di frasi interrotte, d’esclamazioni, d’istanze, di lamenti e di promesse…»
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, ed. 1840)
In mare aperto…
Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Benedetto XVI ci ha
affidato un mandato affascinante. Far “prendere il largo” alla Parola di Dio nelle acque nuove,
mutevoli e in larga parte inesplorate del web.
Ma ci ha ricordato anche che la “mera” presenza non è sufficiente: ci vuole una conoscenza
viva degli oceani che si vogliono attraversare, delle rotte che si intendono seguire e delle terre in
cui siamo chiamati a portare la nostra testimonianza.
L’universo di internet in generale e dei social network in particolare non è infatti deserto. È anzi
saturo di discorsi. Tra gli altri, anche discorsi che si auto-definiscono “religiosi”. Messaggi a cui le
nostre parole di fede andranno inevitabilmente ad affiancarsi e con cui si troveranno ad interagire
in forme imprevedibili e non scontate.
Proprio per questo è così importante esplorare a fondo gli ambienti comunicativi in cui si va a
portare le parole della fede. Accompagnando con la riflessione e l’analisi una presenza senza
paure. E questo è quanto si propone di fare il Centro Studi Paulus, con la sua attività di ricerca
dedicata alla Bibbia e alla comunicazione. Nello spirito del beato don Giacomo Alberione che
chiamava “infelici quelli che credono di sporcarsi le mani maneggiando i mezzi di apostolato”.
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PAULUS online – International magazine on Saint Paul / Anno II n. 20 - Maggio 2010
L’universo
mutevole di Facebook
Le cifre che abbiamo riportato danno un’idea delle dimensioni del fenomeno. Ma fanno capire
anche quanto poco sia realistico pensare di scattare una ‘fotografia’ di Facebook nella sua interezza.
Tanto più che questo social network è per definizione una realtà mutevole, che risponde a tanti
bisogni diversi e vive nel “qui ed ora” delle relazioni in atto. Messaggi verbali, immagini, link
che istante per istante vengono caricati sulla piattaforma e compartecipati in un dialogo senza fine.
Davvero si tratta – senza dare nessuna connotazione negativa al termine – di un mare magnum, in
cui si può al massimo pensare di procedere per esperienza. E per assaggi.
Per esempio prendendo in considerazione soltanto gli utenti di lingua italiana. E, tra questi, solo
quelli che attivano esplicitamente un rimando alla dimensione del religioso e, più specificamente,
alla sua declinazione cristiana. Quelli cioè che si affiancano e si confrontano in modo diretto con
le parole della fede di cui siamo chiamati a dare testimonianza.
Naturalmente li abbiamo studiati nel pieno rispetto della privacy, fermandoci pertanto a quei
contenuti che sono stati condivisi con tutti. E che sono a “tutti” visibili, non soltanto agli “amici” o
agli “amici degli amici”.
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prevalenza prevalenza
RELAZIONALE REFERENZIALE
rimandi
TRADIZIONALI
associazioni virtuali tematiche religiose
collegamento ironico
rimandi
DISLOCANTI collegamento trasgressivo
collegamento oppositivo
È solo una mappa. Ed è provvisoria. Ad essa va certamente aggiunta la voce “Altro”. Non solo
perché come sempre “ci sono più cose in cielo e in terra” di quante ne possa contenere ogni
nostra classificazione. Ma anche perché il web 2.0 è appunto il regno della mutevolezza e non
smette di cambiare e di crescere, dando modo ai suoi utenti di esprimere tutta la propria creatività.
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grado di generare un senso di sorpresa, attirando così l’attenzione dei potenziali interlocutori e
modificando – quasi come se fosse un gioco! – il perimetro stesso di ciò che può considerarsi
religioso. Soprattutto per i giovani, che stanno crescendo immersi in questi nuovi ambienti
comunicativi e che sono naturalmente meno legati a forme tradizionali di discorso (e di rispetto).
Portare le parole delle fede in Facebook significa dunque fare i conti con questa realtà. Significa
comunicare in un contesto in cui altri ricorrono alle nostre stesse parole. E le usano per altri
fini, spesso spettacolarizzandole (in forza della stessa incongruità del loro utilizzo) e talvolta
distorcendole in profondità. Per comunicare
efficacemente in questo tipo di ambiente
comunicativo bisogna dunque mettere in campo
uno sforzo continuo di fantasia, rinnovando i
segni della fede in modi sempre diversi, in modo
da sottrarli all’inevitabile logorio di un contesto
che tende ad appropriarsene, ad ostentarli per
focalizzare l’attenzione e a sfruttarli per
enfatizzare il proprio discorso.
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e spinge l’intento ironico fino alle soglie della trasgressione. Proprio questa è la prossima tappa del
nostro viaggio.
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Ancora più interessante ci sembra però soffermarsi su tutti quei gruppi che puntano ad una
funzione prevalentemente fàtica, presentandosi cioè come spazi votati alla relazione in sé,
ovviamente connotata in chiave religiosa.
Anche in questo caso non facciamo riferimento soltanto alla presenza importantissima di alcune
parocchie e di sacerdoti (alcuni molto noti, altri molto importanti) che fanno di Facebook uno dei
tanti strumenti con cui provare a tenere i contatti nell’ambito di una comunità locale. E a rinnovarli
o ad ampliarli nei casi di un uso più consapevole ed evoluto del mezzo. E nemmeno facciamo
riferimento soltanto alla capacità di un mezzo come Facebook di dare visibilità e di raccogliere
consensi (e magari volontari) attorno ad iniziative di tipo religioso. Talvolta molto limitate e
fortemente caratterizzanti – anche in chiave turistica – una comunità e un territorio. In altri casi
invece rivolte a tutti e connotate come vere e proprie battaglie di idee, per diffondere posizioni
religiosamente orientate presso l’opinione pubblica. Facebook manifesta in questo caso tutta la sua
forza e la sua flessibilità come strumento di ‘mobilitazione’, come dimostra bene la fioritura di
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pagine in difesa della presenza del crocefisso nei luoghi pubblici. Qualche esempio: “Petizione
popolare per non fare toccare il nostro crocefisso!!!”, “Il Crocefisso, Simbolo di Cultura e di Civiltà
dell’Italia, rimanga dov’è sempre stato!”, “Giù le mani dal Crocifisso”, “Rivoglio il Crocifisso in
ogni classe!!”, “Un simbolo per la Corte dei diritti umani di Strasburgo”. E così via.