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Welby e la politica della vita

Scritto da MarioEs
giovedì 14 dicembre 2006

Inutile citare le leggi vigenti. Come vado ripetendo in questo Blog le leggi sono lo “specchio della cultura del tempo”!

E in questo nostro tempo la cultura sicuramente non è dalla parte dei politici (o i politici non sono dalla parte della cultura?), che sono gli unici (oltre a noi cittadini
ovviamente) a doversi assumere la responsabilità di trattare erisolvere problemi drammatici come quelli sollevati da Welby.

La politica, però, latita. Ma ce ne accorgiamo solo adesso parlando di questa triste vicenda? Nel mondo globalizzato non è più possibile un approccio politico locale
a tante tematiche e ve ne cito, a titolo di esempio, solo alcune:

1) l’ambiente;

2) lo sviluppo dei paesi poveri;

3) la globalizzazione dei mercati finanziari e della comunicazione e il loro predominio sulla sovranità degli stati nazione,

eppure ciò continua ad accadere, per altro e cosa gravissima nonchè dannosissima, senza "regole di governance globale".

Risultato: ce lo avete davanti agli occhi tutti i giorni.

Il problema prioritario da risolvere adesso è diventato Welby!

I mass-media per il momento hanno messo lui nell’agenda setting. Su Adnkronos adesso si può già leggere il controesempio (Eutanasia: malato come Welby ma
voglio vivere ).

Bisogna trovare storie commoventi che dividano l’opinione pubblica, mi verrebbe da dire e lo dico. Ma di risolvere i problemi con azioni concrete non se ne parla.

Meglio un oggi diverso che un domani migliore è la regola vigente della politica della vita, quella che ognuno di noi si costruisce da sé (la “politica
bricolage”), in assenza della politica pubblica.

Il breve periodo è la nostra dimensione esistenziale, a nessuno interessa forse nemmeno quello che fa il suo vicino di casa, però tutti parlano di Welby ma nessuno
si vuole assumere la responsabilità di “staccare la spina”, quasi che non “lasciarlo andare” ci purifichi dai nostri peccati.

E’ una società ipocrita e contraddittoria la nostra, questo è quello che penso. Ci commuove quello che vediamo (e che ci fanno vedere i mass media), ma più in là
non andiamo e forse non ne abbiamo nemmeno la forza.

Ci vorrebbe più impegno pubblico, ecco cosa ci manca.

Ma poi si torna a casa stanchi dopo una dura giornata di lavoro e Welby forse è l’ultimo dei nostri problemi.

Qualcuno dovrà decidere anche per lui. Forse.

Intanto la stampa e la Tv urlano e strepitano. I blog seguono a ruota.

E se si usasse Internet per mobilitare in maniera più concreta le coscienze?

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