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Date: domenica 10.11.2013, a\ La spiritualita e la filosofia troppo spesso diffidano di tei, ma a torto: una risata sradica ogni ossessione narcisistica Esteatto da Pagine ' e aluta a crescere, @ immergersi anima e corpo nella piena esistenza, La meditazione del filosofo disabile Jollien di Alexandre Joltien riso pud diventare uno strumento di liberL3. Mi rincresce che la spiritualita e la filosofia diffidino ai lui. E questa per lo meno opinione di alcuni autori, che non va generalizzata. Da parte mia, ne ho {iffidato molto. Nella mia giovinezza, il riso si presentava in due modalita: la prima erano le nsate scatenate dal mio corpo. Ovungue passassi, avevo impressione di dovermi nascondere per non sustitare quel riso che mi negava e che ha rischiato, diciamolo chiaramente, di massacrarmi. Valtra modalita era it riso di facciata, Per essere accettato nella scuola ufficiale, ho spesso fatto il pagliaccio per sdrammatizzare, ho jiocato la carta di un briciolo di wumour per rompere il ghiaccio. Sempre pid mi accorgo che to humour pud saorgare dal profondo, dalla natura di Buddha, Questo riso non cerco di alimentarlo, perché non ¢@ nulla di pid triste e di piu spiacevole di qualeuno che cerca di essere buffo. In generale, @ tragico. Ma cerco di scherzare, di ridere ai me. Dj non prendere ta vita sul serio. Ridere di se stessi, mai deltaltro. Un amica dice spesso: eSi pus ridere di tutto, ma non burlarsi di nessuno>. It riso rion @ mai contro Caltro. Lavora per ta vita. & anche un segno che la vita guadagna terreno. Alla scomparsa di inio padre e durante le sue ultime ore hho constatato che, seppure fragile, una fiducia nella vita persisteva, come una fiamma costantemente minacciata. Ho percepito come nei momenti pid tragici ellesistenza il riso non fosse mai assente, anzi. Certo, non é Lilarita delle conclusioni di serata attorno a una favola o addirittura, secondo tora, sotto il tavolo... Eun riso, meglio, un sorriso, unfadesione alla réalta. Mi sembra che quando si ride, quando si % Date: domenica 10.11.2013, Esteatto da Pagine ' lascia esplodere ta propria gioia, tio si mette a correre e la vita appare senza barriere. Cé un bel testo che mi arricchisce anno dopo anno. Nel suo Diario la Killesum serive: «Non ci si dovrebbe mai lasciare paralizzare da una sola cosa, per grave essa sia; la gran corrente della vita deve continuare a scorrereo. E il famoso principio di Huineng, espresso al capitolo XVII det Sutra della piattatorma: «La gioia passa in me, cosi la Lrislezza. Vannio e vengono. Non si installano». Chiediamoci dunque cosa cé al centro della nostra vita: i nostri problemi, i nostri complessi, i ruoli sociali? 08 altro? Qual é il'centro della mia vita? Che cosa orienta ta mia esistenza? «Lallegria lavora per la vita, & un segno che essa quadagna terreno. Persino nei momenti pill tragici non @ mai assente, anzi. E quando si lascia esplodere la propria gioia, Vio si mette a correre e la realta appare senza barriere Cominciamo anzitutto a sorridere di noi stessin Certo, iL ris impedisce di fiss Cominciamo innanzitutto con il ridere di noi stessi: c’@ molto lavoro... la noia ha poco o nessuno spazio. Non appena si comincia a ridere di sé, tutto diventa ‘esercizio. Posso ridere perfino della mia ‘ostinazione. Lungi dallo scherno, il riso pud diventare uno strumento di vita che Sradica ogni ossessione narcisistica e ci ajuta ad avanzare. o vissuto un'infanzia motto estianea alle abitudini sociali, e ho perso la mia adolescenza. Anche se non vi si ottiene niente, mi & comunque mancata quella leggerezza, A volte (ho poi cercata nel ubriachezza, vi ho cercato il modo ai essere disinibito, ma non Uho mai trovato in fondo a tin bicchiere. Se la droga e i piaceri malsani che cf alienano harino una certa attrattiva su di noi, & perché ci rendono disinibiti. Cominciamo con una pratica molto semplice: non prenderci sul serio. A volte, quando non sto tanto bene, mi ropongo come esercizio spirituale di far ridere la persona che incracio 0 il sondaggista che mi telefona per interrogarmi su giornali che non tego mai. La mia sfida, legera e gioiosa, consiste nel farli ridere. Ecco tuna «pratica molto pratica» per decentrarsi da se stessi! Non si tratta di fare lo zoticone, ma di buttarsi nella corrente del riso senza forzare ali accent’ né schernire gli altri, A volte, con un amico, giochiamo a sorridere di impiegati un po’ troppo seri a uno sportello pubblico. Anche jin questo caso, il riso non @ a danno delWaltso. Tl riso non & scherno. Non & neanche, come a volte si dice, una presa di Uislanza dal reale. Ridete sion @ fuggire la realta. € immergersi anima e corpo nella piena esistenza. tego saps a ao wile dl titi, nen prose

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