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AMarchitetti

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Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Bologna
al numero 8079 del 7 maggio 2010

Direttore Editoriale
Cesare Ricciuti

Direttore Responsabile
Maurizio Costanzo
La Ditta ALBAFER S.r.l., fondata nel
2006 da persone con ultraventennale
esperienza nel settore, si è già
Caporedattore
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è iscritta regolarmente all’Albo delle Imprese Artigiane della
Provincia di Pescara, con il n° 29582.
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La DGL COSTRUZIONI di DI GIORGIO LORENZO ha e Ristrutturazione d’Immobili
conseguito la certificazione di qualità aziendale secondo lo
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sommario

24 Intervista
Massimo Gallione
Giandomenico Amendola

37 Tracce
Libri, novità, prodotti,
notizie dal mondo

48 Progettare
Un padiglione tra cielo e mare p.48

A Torino riparte la nuova stazione p.56

Luci e colori nel parco p.66

Geometria monumentale p.72

Una scatola fatta ad arte p.80


88 History
Un archivio dedicato a Sacchi

92 Design
Nina Bruun, Bacsac,
Florian Gross, Natanel Gluska

101 Appuntamenti
Architetture e design da vedere

106 AM architetti - 2
Futuro sostenibile p.106
I limiti dell’architettura p.107
Ambiente e territorio p.108
Design Museum p.112
Progetto Feltrinelli per Porta Volta p.113
Blob VB3 p.114
Ponte pedonale p.115
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AM editoriale

UNO STRUMENTO
PER RIFLETTERE
di Cesare Ricciuti

Nel trovarmi a presentare il numero iniziale della rivista di archi- vista vuole e deve essere una opportunità di crescita per aprire
tettura “AM ” devo innanzitutto ringraziare la Kore Edizioni per un confronto sui temi della professione e sul futuro dell’architet-
aver dato la possibilità ad un territorio come quello Abruzzese e tura. Le intenzioni sono tante e ritengo che per far sì che diven-
Molisano ricco di Architetture e di Cultura, di poter avere una ri- tino cose concrete sia necessaria la partecipazione attiva dei col-
vista che possa rappresentare nei prossimi anni un “luogo” dove leghi alla crescita della rivista e che la sua presenza diventi il
discutere e confrontarsi sui problemi degli architetti e dell’archi- punto di incontro di diverse voci e di differenti pensieri.
tettura, anche alla luce del particolare momento di criticità della Per questo mi sembra necessario chiedere a tutti quelli che fos-
professione di architetto e soprattutto per quella parte di territo- sero interessati una collaborazione fattiva e concreta per questa
rio così duramente segnato dal terremoto dell’anno scorso. La ri- iniziativa editoriale del nostro territorio.

AMarchitetti 23
AM intervista

È GIUNTO IL MOMENTO
DI ATTUARE NUOVE RIFORME
Bisogna riformare subito il Codice degli appalti e avviare una riforma urbanistica condivisa da Stato
e Regioni. Secondo Massimo Gallione, presidente del CNAPPC, questi sono i provvedimenti urgenti
da attuare. Senza trascurare etica, innovazione e concorrenza qualitativa di Cristiana Zappoli

È il nuovo Presidente
L’attuale crisi economica presenta uno spettro d’interesse molto ampio. Si dibatte molto oggi sul tema Massimo Gallione
del risparmio energetico e sulle possibili soluzioni da adottare per contravvenire a ulteriori sprechi del CNAPPC, il Consiglio
Nazionale degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti
e speculazioni. Lei, quale Presidente del CNAPPC, quali consigli si sente di dare agli architetti italiani?
«Etica, formazione permanente, innovazione e concorrenza qualitativa: gli architetti possono tornare ad essere
e Conservatori. Ha svolto
forza trainante e autentica classe dirigente del paese. Certo sono necessarie non poche riforme legislative quali la professione di architetto a
quelle in materia urbanistica, sulla semplificazione responsabile, dei LLPP, delle professioni per ampliare Novara nel campo dei lavori
ed innovare il mercato, ma gli architetti e il loro sistema ordinistico devono presto attuare riforme interne: non pubblici e in quello privato,
principalmente nel settore
ci possiamo permettere di perdere altri treni della storia. Questa strada l’abbiamo già intrapresa e questa strada dell'architettura civile e
intendiamo percorrere». industriale. È stato Presidente
dell'Ordine degli Architetti
della Provincia di Novara e
È trascorso un anno dal terremoto in Abruzzo. E le valutazioni negative non si sono dovute fermare
Presidente della Federazione
degli Ordini degli Architetti
soltanto alla triste costatazione dell’applicazione di inadeguate modalità costruttive in una regione

del Piemonte e Valle d'Aosta


ad alto rischio sismico. Anche durante la ricostruzione è emersa una gestione molto superficiale per
ciò che concerne gli appalti, e le procedure d’emergenza. Insomma un’ennesima opportunità persa
per una filiera trasparente e sicura. Contro la mancanza di etica professionale, a favore degli ovvii diritti
civili quali la sicurezza degli edifici, cosa resta da fare?
«Due sono le riforme improcrastinabili: la prima è una snella riforma
urbanistica condivisa da Stato e Regioni per aggredire il fenomeno irrisolto
della sicurezza dell’abitare: troppi fabbricati in Italia sono a forte rischio
sismico o in precarie situazioni idrogeologiche. Le tecniche per affrontare
il problema ci sono, ma occorre liberare ampie risorse private con incentivi
edilizi e fiscali ragionevoli, dare nuove normative agili, ridare qualità
agli interventi urbani e architettonici, introdurre il criterio della sostituzione
edilizia per comparti tramite strumenti perequativi. La seconda riforma
è quella di un Codice degli appalti che ha solo dato prova di non essere
adeguato agli scopi di una evoluzione trasparente e positiva di questo
mercato: impedisce la qualità del lavoro nella Pubblica
Amministrazione e negli studi di progettazione, impedisce
l’ingresso dei giovani talenti in un settore sclerotizzato
tramite la richiesta di requisiti economici esorbitanti.
La politica della procedura al prezzo più basso,
sia nella progettazione che nella realizzazione,
non solo è risultata inefficace a contenere i costi,
ma anzi ha prodotto solo cattiva qualità degli
interventi, aumenti considerevoli di tempi, dei
costi, del contenzioso e spesso del malaffare».
Cosa ne pensa della semplificazione
burocratica dovuta al Decreto Legge 25
marzo 2010, n. 40, che consente di
realizzare, senza alcun titolo abilitativo,
interventi edilizi di manutenzione ordinaria
e straordinaria?
«Affronta un problema reale, quello della semplificazione, ma con modalità potenzialmente pericolose; mentre siamo
d’accordo sulla eliminazione dei titoli abilitativi per alcune tipologie di intervento edilizio, queste comunque dovrebbero
essere sempre attuate mediante il progetto e la direzione di professionisti. Demolire strutture portanti interne o modificare
impianti sono operazioni delicate che necessitano di competenze professionali adeguate. La politica del “fai da te”,
in un settore difficile come quello edilizio, è purtroppo un disastro annunciato che non faticherà molto a realizzarsi».
La semplificazione per gli interventi sugli immobili purtroppo vanifica anche l'obbligo della presentazione
del documento che attesti la regolarità contributiva di chi svolge i lavori (Durc). Non ci sarà ancor più da temere
per ciò che riguarda la sicurezza nei cantieri?
«La sicurezza dei cantieri è uno dei problemi principali dell’edilizia nel nostro paese e se forse questo è stato affrontato
in modo eccessivamente burocratico nel recente passato, tutto ciò non autorizza a rimuovere regole fondamentali. Quello
che manca però è soprattutto l’aspetto dell’impegno sui controlli da parte dell’amministrazione pubblica: meno tempo
da passare su carte inutili e più visite nei cantieri, questo sarebbe un passo da compiere».
Per gli architetti è cominciata una dura e complessa battaglia contro l'abolizione della Dia, perché in gioco non c'è
solo la riduzione delle possibilità di lavoro ma anche la sicurezza degli edifici e l’importanza del progetto. In merito
come si sta muovendo il CNAPPC?
«Nelle proposte di riforma prima citate abbiamo affermato il ruolo di effettiva sussidiarietà della figura dell’Architetto
nei confronti della Pubblica Amministrazione, capace di fatto di alleggerire le strutture pubbliche di tutta una serie di
incombenze, soprattutto nel campo dell’edilizia. Si tratta di sedersi intorno ad un tavolo e ragionare: il tema dell’abolizione
dei titoli abilitativi, senza introdurre regole semplificate ma chiare, di per sé non è certamente la soluzione. Lo ripeto: non
siamo contrari a semplificare, anzi! Siamo invece contrari ad uno Stato che continua a rinunciare ai suoi compiti prioritari
che sono quello di programmare e di verificare. Oggi continua a farlo senza abolire grandi parti ingiustificate di burocrazia.
Mantenere regole certe ed agili sarebbe il compito della burocrazia e questo, ad esempio, avviene in Germania o in
Francia. La domanda retorica è: perché non in Italia?».
Il Piano Casa e le restrizioni regionali. Confedilizia chiede che le Regioni siano chiamate a disciplinare i titoli
abilitativi nell'ambito dei principi direttivi stabiliti dall’attuale decreto-legge. Quali conseguenze potrebbe avere
questa scelta?
«Di fatto questa è una politica illusoria in quanto incapace di aggredire il problema. Nel nostro Paese esistono almeno 80
milioni di vani residenziali incapaci di essere efficaci in termini strutturali sismici o di contenimento dei consumi energetici;
la soluzione non può essere quella del singolo ampliamento e con durata normativa di 18 mesi. Occorrono piani urbanistici
pluridecennali, interventi per comparti urbani e veri incentivi al ricorso del finanziamento privato. E tutto questo al momento
ancora non c’è. Nell’augurarci che si superi la dicotomia istituzionale tra Stato e Regioni, non ci resta che avanzare
proposte costruttive in ambito urbanistico, concertando, come stiamo facendo, soluzioni con l’ANCI e con l’ANCE».
Il tema della casa in Italia risulta difficile da trattare. Dopo gli storici esempi degli IACP non vi sono più stati molti
interventi degni di nota. Cosa ne pensa dunque delle nuove esperienze di social housing o delle cohousing?
«Oltre alle già evidenziate carenze normative vi è anche il problema di una industria edilizia, produttiva e realizzativa,
arretrata e ripiegata sul modello condominiale del dopoguerra e quindi capace di proporre solo la semplice struttura in CA
e tamponamenti leggeri in laterizio. Innovazione in campo architettonico significa invece utilizzo di nuove tipologie, nuovi
materiali, nuove metodiche costruttive, ma anche il recupero di materiali e tecniche costruttive che, grazie a secoli
di esperienza, hanno, nel nostro paese, disegnato città e quartieri tra i più belli. Innovare, in questo campo, significa
recuperare qualità al progetto architettonico ed urbanistico incentivando nel contempo un’industria edilizia che in questo
momento soffre di una profondissima crisi economica. L’attuale forte carenza di fondi pubblici del settore edilizio non può
però giustificare l’abbandono di un mercato, quello del social housing, che potrebbe rappresentare il volano di una vera
riforma urbanistica, tramite anche lo strumento del Concorso di progettazione inteso soprattutto nel suo più alto valore
di ricerca architettonica. Non possiamo più limitare l’intervento del pubblico solo sulle grandi infrastrutture, peraltro
necessarie. Occorre ripartire fondi anche ad altre opere, altrettanto necessarie e che potrebbero essere di incentivo
e di volano per interventi privati di più ampia scala».
Molte realtà europee sembrano garantire maggiore continuità nella realizzazione di alloggi sociali e risultano
essere interessanti esempi da studiare. Uno per tutti, le abitazioni economiche di Villaverde a Madrid, progettate
dall’architetto Chipperfield nel 2005. Perché oggi l’Italia, con le sue lente e inadeguate scelte politiche, ottiene tristi
e inadeguati risultati architettonici ?
«Una industria edilizia ripiegata su modelli costruttivi a basso costo ma con un’alta rendita fondiaria è stato il modello
costruttivo – speculativo degli ultimi sessant’anni. Il disastro urbanistico delle nostre periferie compiuto nel dopoguerra
è tutto in questo assunto. Occorre pertanto che l’auspicata riforma urbanistica possa introdurre elementi di riequilibrio
del mercato, quali ad esempio i modelli compensativi e provvedimenti fiscali già sperimentati con successo in qualche
regione e soprattutto attuati più ampiamente in altre parti d’Europa».

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AM intervista

METTERE IN SCENA
LE CITTÀ E I CITTADINI
Partecipazione dei cittadini. Collaborazione tra progettisti e sociologi. Conoscenza e creatività
come condizione indispensabile in architettura. Intervista a Giandomenico Amendola, professore
di Sociologia Urbana all’Università di Firenze, che ci spiega, inoltre, come la progettazione sta
cambiando in rapporto alla radicale trasformazione delle nostre città di Lorenzo Berardi

Non ci è dato sapere quanto il barone Pierre De Coubertin si intendesse di architettura. Tuttavia, la
massima che ha reso celebre il promotore dei moderni Giochi Olimpici non può accontentare i moderni
architetti e urbanisti alla ricerca di un dialogo costruttivo con il pubblico dei non addetti ai lavori. Per
un'architettura contemporanea fondata sulla collaborazione fra progettisti, sociologi, amministratori e
cittadini, infatti, partecipare non basta, ma occorre raggiungere il successo della vivibilità. Una vittoria
che è possibile conseguire non solo coinvolgendo chi non ha studiato architettura nelle diverse fasi della
progettazione, ma anche attrezzandolo a comprenderle. Lo “user oriented design”, nato negli Stati Uniti
negli anni ’60 ha introdotto la partecipazione della popolazione nel processo progettuale, ma in Italia questo
strumento non è mai stato realmente compreso o sviluppato a dovere. «In architettura la partecipazione
è ancora uno dei maggiori problemi» spiega Giandomenico Amendola, professore ordinario di Sociologia Professore ordinario di Sociologia
Giandomenico Amendola

Urbana presso la Facoltà


Urbana presso l'Università di Firenze. «Per un verso, fa sentire le persone protagoniste della progettazione di Architettura dell’Università
del proprio habitat, dall'altro consegna al progettista informazioni maggiori di quante ne possa avere di Firenze. Ha tenuto la stessa
normalmente. Ciò che infatti distingue l'architetto odierno da quello del passato è che l'architetto del cattedra nella Facoltà di
Architettura del Politecnico di Bari
ventunesimo secolo è consapevole della possibilità di sbagliare ed è questo il fatto veramente nuovo. e nell’Università di Bari. Ha svolto
L'architetto oggi si deve misurare con la gente e con la propria capacità di giudizio». attività di insegnamento e
di ricerca in numerose università
Un momento di confronto con i cittadini pare dunque indispensabile. In quali forme e in quali luoghi straniere tra cui il Massachusetts
Institute of Technology di
Cambridge, Usa. È stato
si è maggiormente evoluto questo rapporto?
«Il rapporto fra architetti e cittadini è stato molto intenso soprattutto negli Stati Uniti, ma ha funzionato
Presidente dell’A.I.S.
anche nei Paesi in via di sviluppo o in quelli di ritrovata democrazia, come il Portogallo. Negli anni (Associazione Italiana
Settanta e Ottanta vi è poi stata una forma ancora più estrema di questo rapporto, quella del "self made di Sociologia)
housing" o autocostruzione in voga in Egitto, in Algeria, in Messico, in Marocco e anche in Italia. Si tratta
di una modalità che oggi sta tornando di moda. La partecipazione è stata molto praticata anche a livello
urbanistico e, in questo senso, uno degli esempi più noti è quello di Pier Luigi Cervellati per il centro
storico di Bologna. Il problema di questo approccio però è che di risultati veri, concreti ed efficaci ce ne
sono stati pochi. Nel caso di Bologna si trattò di un'esperienza più politica che pratica perché al momento
di passare all'interazione sul progetto vero e proprio, il cittadino si ritrovò come Renzo davanti al
"latinorum" di Don Abbondio, impossibilitato a capire. A quell'epoca non si sviluppò nessuno sforzo per
spiegare il progetto alla gente, ai non addetti ai lavori, in quanto vi era l'illusione ideologica che una
persona potesse capire un piano regolatore dalle campiture di grande scala oppure che da una pianta
potesse risalire all'immagine tridimensionale di un'abitazione. Adesso tutto questo discorso sulla
partecipazione si sta riprendendo, ma ampliandolo in una direzione più attrezzata, fornendo cioè
informazioni realmente utilizzabili. Questo nel campo della piccola scala e di una singola abitazione può
significare assonometrie, kit di montaggio e renderizzazioni digitalizzate, mentre sui medi e grandi progetti
può tradursi nel lavorare per scenari complessi. In questo modo il processo può funzionare anche se
l'architetto italiano è ancora troppo spesso imbevuto di una cultura molto idealistica del progetto, come atto
individuale e puntuale di sintesi creativa. Il processo ad attori multipli è un'idea che tarda a divenire realtà.
Ci sono stati esperimenti, ma nulla che abbia realmente e profondamente cambiato la cultura del
progettare. Sono usciti progetti con una maggiore base consensuale da parte dei cittadini. Ho descritto
questo fenomeno nel mio libro “Il progettista riflessivo”».
Perché questo dialogo non ha attecchito? È forse mancata la partecipazione dei cittadini?

AMarchitetti 27
Sotto: il Nuovo Villaggio «Non è mancata in sé la partecipazione, quanto piuttosto una partecipazione "attrezzata". Il problema
Matteotti di Terni. Importante dell'architetto italiano, anche in confronto a quelli che operano oltreoceano, è che egli non sa comunicare
esperimento per la storia
dell’architettura italiana il proprio progetto in maniera efficace. Soltanto oggi, grazie alle renderizzazioni al computer, qualcosa sta
perché si è ricorso alla cambiando. Quando non si sa spiegare il progetto alle persone mostrando su quali aspetti esse possano
metodologia partecipativa. realmente incidere, succede che vi è una fase di ascolto da parte dell'architetto che poi però torna nel
Il progetto di Giancarlo
De Carlo, prevedeva la proprio studio e lì lavora a modo suo. In Italia, inoltre, abbiamo una scarsissima conoscenza della domanda
demolizione del vecchio sociale sia delle città che delle abitazioni. Non c'è nulla di paragonabile alle ricerche periodiche condotte nel
villaggio, la costruzione di
Regno Unito e negli Stati Uniti che ogni anno rovesciano sui tavoli degli addetti ai lavori una montagna di
diverse tipologie costruttive
e la separazione dei dati utili sulla domanda di abitazione, sul tipo di fruizione e di richiesta, sull'andamento dei prezzi e così via.
movimenti automobilistici Da noi, invece, gli unici che dispongono di dati simili sono i singoli grandi operatori del mercato immobiliare.
e pedonali. I lavori ebbero
La popolazione è cambiata profondamente in Italia come nel resto del mondo. Di questo fenomeno si sono
inizio nel 1972 e si conclusero
nel 1975 lasciando accorti i costruttori di auto che hanno modificato radicalmente le vetture negli ultimi dieci anni, ma non gli
incompleto il villaggio architetti. E le nostre case, di conseguenza, sono rimaste più o meno le stesse. Se c'è una cosa che è
cambiata profondamente negli ultimi 15 anni è la famiglia, con una crescita delle single parent family, così
come della domanda di abitazioni temporanee. Sono cambiate le tipologie di lavoro con l’aumento di coloro
che lavorano con il proprio computer da casa e non hanno di fatto un ambiente domestico adatto ad
accogliere la propria attività professionale. Vi è poi l'enorme problema degli anziani che né il nostro sistema
né quello nordamericano sono in grado di accogliere al di fuori delle proprie abitazioni. Vale ancora il
principio dell'aging in place, ovvero dell'invecchiare nella propria casa e sono pochissimi gli studi dedicati
alle nuove tipologie abitative per la terza età. E invece oggi, ancora, si chiede ai neo architetti di studiare
abitazioni monofamiliari che rappresentano un modello del passato»
Allargando il campo alla collaborazione fra progettisti e sociologi, imprenditori e amministratori,
vi sono in Italia validi esempi di recente storia urbana da citare?
«Questa collaborazione è qualcosa di molto importante e verso cui ci si sta muovendo da tempo anche
se in Italia il rapporto non è ricco di capitoli felici e importanti. Vi sono alcuni validi esempi: come il Nuovo
Villaggio Matteotti realizzato a Terni da Giancarlo De Carlo fra gli anni Sessanta e Settanta. De Carlo
coinvolse un'equipe di sociologi anche se il loro rapporto venne consegnato all'architetto quando i cantieri
erano già aperti. Il tentativo, comunque, resta lodevole. In seguito è stato tentato qualcosa di simile nei
laboratori di quartiere che si inventò Renzo Piano per lo sviluppo urbanistico a Otranto e poi a Bari e ai quali
io stesso collaborai. Vi sono state singole iniziative in Italia, ma non così numerose o significative da mutare
il panorama generale della progettazione».
Perché in Italia c’è questa mancata interpretazione dei bisogni dei cittadini?
«Prima di tutto in Italia si costruisce molto meno nuovo di prima, in quanto spesso si riutilizzano o riadattano
immobili già esistenti. Inoltre costruiscono sempre di meno i soggetti istituzionali pubblici che avrebbero per
loro definizione la possibilità di accumulare conoscenza di novità come si provò e si riuscì a fare negli anni
Settanta. Vi è poi una sorta di inerzia del mercato
immobiliare che va avanti già da diversi anni. Tutto
sommato si propongono sempre e ripetutamente
gli stessi modelli come la casa di 60 metri quadri,
quella da 90-110 ed eccezionalmente quella dai
150 metri quadri in poi. Né bisogna dimenticare
che vi è una scarsissima applicazione delle nuove
tecnologie nell'abitazione che oggi si concentrano
Foto Antonio Garbasso

in due spazi: la cucina e il soggiorno. Una volta


la cucina era il focus tecnologico dell'abitazione
mentre oggi ci si concentra soprattutto sul
soggiorno-sala da pranzo-salotto dotato di home
theatre, televisione lcd, al plasma e così via. Per
il resto, le tecnologie in casa sono scarsissime.
Si sta sì cercando di introdurne alcune, ma le
cosiddette smart house sono talmente poche
in tutto il mondo che anche negli Usa circola la
battuta che siano di più le case abitate da persone
intelligenti degli edifici intelligenti costruiti».
Manca la capacità di rinnovamento e
creatività?
«Sì, ma non si tratta solo di un problema di

28 AMarchitetti
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creatività individuale. Sta venendo meno
la capacità di ricerca e di accumulo della
conoscenza e delle informazioni. Il settore
delle costruzioni risente di un processo che sta
investendo tutta l'Italia: vi è scarsa ricerca, non
solo tecnologica e dei materiali, ma anche delle
tipologie abitative. Non a caso le tipologie più
avanzate si hanno nel settore commerciale
e in quello dell'edilizia sanitaria e ospedaliera.
Questo avviene perché il committente è
il cliente educato, colto e che sa cosa vuole.
Pensiamo ai villaggi outlet diffusisi anche in
Italia negli ultimi anni e che vengono progettati
per l'80% da progettisti francesi, inglesi e
americani, non da italiani, perché da noi esiste
pochissimo know how in tal senso. In Italia il
problema è acuito dal fatto che non si fa alcuna
ricerca nel campo delle costruzioni. Anche in
Italia si realizzano sì buoni ospedali, ma la loro caratteristica è che tutti quanti sono segnati da una richiesta
ben precisa da parte del committente che sa già come li vuole. La conoscenza è sul versante del
committente non su quello del progettista».
Come stanno cambiando le città e, quindi, i cittadini in questo lungo e profondo periodo di crisi
economica?
«La logica del riuso degli spazi tocca anche le nostre città. I centri abitati italiani crescono sempre di meno
per espansione e sempre più modificando gli spazi già esistenti grazie anche al fenomeno della
deindustrializzazione. Una volta esistevano il Lingotto e la Bicocca dove gli operai costruivano automobili
e realizzavano pneumatici, mentre oggi questi ampi spazi riutilizzati ospitano centri congressi, fiere,
università, teatri e abitazioni private. Vi è poi la trasformazione del contenuto sociale dei singoli quartieri
interessati da fenomeni di centrificazione o degrado. Alcuni quartieri operai storici sono diventati di moda
come Brera a Milano, il Testaccio a Roma, San Frediano a Firenze e così via. Questo è avvenuto sul
modello di quanto accaduto per Soho a New York, Chelsea a Londra e il Marais a Parigi. Un altro
importante elemento è che la città è impegnata nella competizione urbana con altre città, il cosiddetto
Le due immagini sopra marketing urbano. Un esempio per tutti è quello di Venezia che quindici anni fa rifiutò l'Expo e oggi invece
propongono il siteplan e si candida per le Olimpiadi. Ci si è resi conto che il megaevento o meglio il media-evento è importante per
una vista dall’alto di Soho,
il famoso quartiere di New le città e questa consapevolezza conduce ad altre trasformazioni urbane. La città contemporanea e quella
York che, in seguito a italiana non sono poi così diverse, anche se quella italiana è assai più inerziale e restia al cambiamento,
fenomeni di centrificazione,
in parte per motivi di salvaguardia del tessuto storico, in parte per la lentezza dell'iter burocratico e
da polo economico e
industriale quale era nei amministrativo. La città è diventata col tempo un bene sempre più prezioso e insostituibile per i cittadini.
primi del Novecento, è Negli anni Settanta si diceva che la città si spegneva di notte perché i suoi abitanti restavano a casa. Oggi,
divenuto, negli anni '60,
invece, le persone si dividono fra il restare in casa dopo l'orario di lavoro e la voglia di uscire e di godersi
con l’arrivo degli artisti
che ricavarono dai grandi la propria città anche in orario serale e notturno come dimostra la popolarità delle notti bianche. La città
capannoni dei loft, un odierna è la prima che è realmente fondata sulla domanda dei cittadini. La città si sforza sempre di più di
quartiere molto trendy
assecondare la domanda dei propri abitanti, mentre in passato la città seguiva una propria rotta inerziale
con microadattamenti legati alle richieste dei cittadini. Un tempo erano i cittadini che dovevano adeguarsi
alla città, oggi sono le città ad adeguarsi ai propri cittadini ed è questo il vero fatto rivoluzionario in quanto
non è mai accaduto nulla di simile nella storia. Per questo motivo, la cultura progettuale deve ripristinare
una strategia di ascolto della domanda».
A tal proposito, cosa pensa delle nuove esperienze di social housing o delle cohousing in Italia?
«Sul social housing stiamo ancora assistendo a dei tentativi che forniscono risposte interessanti ma
parziali. In Italia esiste un grosso problema: è il Paese europeo con la massima percentuale di abitazioni di
proprietà, che in alcuni casi sfiorano il 90% del totale. Siamo proprietari di case e questo crea un problema
grossissimo: come si può infatti pensare di rendere fluido il mercato del lavoro italiano quando quello
immobilare è rigido? Le leggi del governo sulla casa vanno nella direzione dei proprietari di abitazione,
mentre oggi in Italia occorre un segmento consistente dello stock immobiliare in fitto. Un ragazzo di
Cosenza, Napoli, Palermo o Bari oggi non si sposta per lavoro perché da un lato sa che sarà precario
anche al Nord, dall'altro sa che guadagnando 800 euro potrebbe non trovare casa. Restando invece
in Calabria, Campania, Sicilia o Puglia, guadagnerà meno, ma potrà vivere in una casa di proprietà.

30 AMarchitetti
dimichelesnc@virigilio.it
Sotto: Villaverde a Madrid, A Bologna o Firenze un posto letto per uno studente arriva a costare 350-400 euro netti e con questi prezzi
il nuovo esempio di social
come si può pensare di avere un mercato del lavoro flessibile? Social housing e cohousing sono dei
housing progettato da David
Chipperfield nel 2005. È un pannicelli caldi rispetto a un problema strutturale molto più ampio, quello di non avere un'offerta
intervento riuscito sia dal di abitazione in fitto temporanea».
punto di vista sociologico che
architettonico. In Italia invece
In quest'ottica, molte città italiane si ritrovano oggi ad affrontare e risolvere il problema
questo tipo di esperienza, dell’accoglienza. Cosa può fare l’architettura per essere d’aiuto in questo processo?
per diverse ragioni, sembra «Questo è un campo di competenza più dell'urbanistica che dell'architettura. In Italia il governo centrale fa
sia alquanto difficile da
realizzare leggi su come arrestare o controllare l'immigrazione, ma nella realtà il problema viene lasciato ai Comuni
e agli enti locali, i quali non hanno né i mezzi, né le competenze per affrontarlo. Si discute se sia meglio
la concentrazione o la dispersione degli immigrati all'interno delle città senza tenere conto che questo
è qualcosa che spetta alla libertà dell'individuo e alla cultura dei singoli gruppi. Gli asiatici, ad esempio,
tendono a essere più compatti, mentre gli ucraini preferiscono non riunirsi in un unico quartiere. Il rapporto
fra gli immigrati e gli italiani non è l'unico problema. Alcune criticità dipendono infatti dai difficili rapporti fra
i diversi gruppi di immigrati che in alcuni casi vengono messi a contatto nelle stesse aree abitative senza
tenere conto di problemi religiosi o sociali presenti fra due comunità. Noi stiamo imparando solo adesso
a considerare questi aspetti in quanto siamo sempre stati un paese di emigrazione e non di immigrazione.
L'architettura per sua natura tende a ibridarsi. Il problema è se chi abita negli edifici riesce a influenzare
positivamente il progetto. Le case di Manhattan riflettono ancora la tipologia abitativa olandese, di quella
che un tempo era New Amsterdam perché si tende sempre a portare il proprio modello abitativo anche
all'estero. Questo si può vedere oggi in alcune zone di Prato dove la comunità cinese ha costruito in
maniera simile a quella in voga nella madrepatria. Quando i figli di questi immigrati diverranno architetti
allora vi saranno degli episodi di ibridazione davvero notevoli. Tuttavia, la forma degli edifici risente di
questo fenomeno solo sul lungo periodo e quella della città addirittura sul lunghissimo periodo».
Quanto la buona architettura può influenzare positivamente il benessere del cittadino?
«L'architetto moderno, italiano ed europeo, si fonda ancora su una sua identità di origine rinascimentale
formata da tre componenti: l'architetto come artista, tecnologo e ingegnere sociale. L'architetto si è di volta
in volta interpretato come l'artista che crea e disegna, come il tecnologo che innova e come colui che
contribuisce, attraverso la variabile spazio costruito, al benessere della gente. Quando si progetta una scuola
o un ospedale, l'obiettivo è infatti quello di realizzare un edificio in cui si insegni o si studi, si curi o si venga
curati meglio e lo stesso vale per le abitazioni civili. L'architetto moderno ha sempre avuto questi obiettivi
metaprogettuali anche se a volte li ha persi
per strada o se li è parzialmente dimenticati.
Un buon architetto ha sempre come
obiettivo la felicità, la salute, la volontà
di educare o di divertirsi delle persone.
Il problema è che perseguire questi obiettivi
metaprogettuali in una società a fortissima
accelerazione è sempre più difficile. Walter
Benjamin in un noto passaggio del suo
saggio "L'opera d'arte nell'epoca della sua
riproducibilità tecnica" ha detto che
l'architettura è un'opera d'arte fruita in
condizioni di distrazione. Si tratta di una
frase che era molto bella, ma adatta ai tempi
di Benjamin. Oggi, invece, l'architettura e la
qualità della città non sono più fruite in uno
stato di distrazione, ma la gente le giudica.
Si fanno referendum per stabilire se una
porta o un'opera d'arte sono belle o non
belle, si accende un feroce dibattito a
Firenze sulla loggia degli Uffizi di Isozaki,
a New York si rimuove una scultura perché
ai cittadini non piace e così via. Tutto questo
mette l'architetto a confronto con la sua
capacità di raggiungere il proprio obiettivo
che è sempre metaprogettuale
per definizione».

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I LUOGHI Le strade dell’arte


Le Gallerie di Piedicastello - Trento sono giunte al se-
condo posto al concorso nazionale "Ossigeno italiano",
proposto dalla rivista «Abitare». E la premiazione è av-
venuta il 15 aprile scorso presso il Salone del Mobile di
Milano. Le Gallerie hanno una superficie complessiva
di oltre 6mila metri quadrati che è letteralmente suddi-
visa in due tunnel: uno bianco e l’altro nero, aventi le en-
trate principali a poche decine di metri dalla piazza di Pie-
dicastello. Sono due tunnel stradali che nell’ottobre del
2007, in contemporanea all’apertura delle nuove galle- Museo storico del Trentino. Sono spazi vissuti e parte-
rie costruite per liberare Piedicastello dal traffico della cipati dove la storia del Trentino e delle sue comunità
tangenziale, sono state chiuse. L’apertura, anche se prov- può essere raccontata e rappresentata utilizzando i più
visoria, come spazio “altro” è avvenuta il 19 agosto del diversi linguaggi. Il progetto è promuovere la conoscenza,
2008 con la mostra “I trentini e la Grande Guerra”. Nel suscitare la curiosità e sperimentare nuovi approcci alla
2009, dopo alcuni lavori di adeguamento strutturale, il storia e alla memoria. Le due Gallerie hanno colori tra
5 dicembre, sono state nuovamente aperte, con il pro- loro diversi e opposti. La Galleria bianca è uno spazio
getto di diventare uno spazio permanente. Sono spa- dedicato all’invenzione del territorio. Un modo per ac-
zi principalmente dedicati alla storia. Non sono spazi mu- costarsi al Trentino e alla sua storia. Propone sezioni de-
seali, anche se Le Gallerie sono gestite dalla Fondazione stinate alla didattica, alla formazione, all’approfondimento,
agli eventi temporanei e vi si può anche ammirare un
grande murales dedicato all’autonomia trentina. La Gal-
leria nera è invece uno spazio aperto al racconto sog-
gettivo di testimoni e alla selezione di oggetti apposita-
mente scelti per rappresentare “provvisoriamente” il Tren-
tino. Il progetto delle Gallerie, dal 29 agosto al 21 no-
vembre 2010, sarà presente alla seconda edizione del-
la Biennale di Architettura di Venezia e farà parte del Pa-
diglione Italia curato da Luca Molinari.

AMarchitetti 37
I ALLESTIMENTI Un Museo per Chopin
Lo Chopin Muzeum di Varsavia, in occasione del bi-
centenario della nascita del compositore, ha inaugurato,
il 1° marzo 2010, i nuovi allestimenti permanenti che
sono stati curati dallo Studio Migliore+Servetto Archi-
tetti Associati. Il Museo è stato concepito come centro
di promozione di attività artistiche ispirate all’opera e alla
personalità di Fryderyk Franciszek Chopin. Una strut-
tura in grado di avvicinare alla musica classica e alla
figura del maestro un pubblico esteso e variegato. Il mu-
seo vanta una selezionata collezione, fra gli oltre
5.000 pezzi dell’archivio dell’Istituto Fryderyk Chopin,
relativa all’opera e alla vita del grande compositore che
è stata inserita, nel 1999, nella lista Unesco del patri-
monio mondiale, proprio perché beni da tutelare e pro-
teggere per la loro unicità e il loro eccezionale valore Sopra e sotto: due multimodale, indirizzato a pubblici diversi e permette al
interni del Chopin singolo visitatore una libertà di fruizione unica». L'alle-
culturale. Lo scopo principale del progetto è trasformare
Muzeum di Varsavia.
la visita in un’esperienza soggettiva di conoscenza e far In basso: la facciata stimento, creato pensando ad un “museo aperto”,
cambiare la percezione tradizionale del museo perché principale dello spinge il visitatore ad esplorare liberamente il percor-
storico edificio che
spesso è considerato una monotona istituzione edu- so creativo di Chopin come uomo, come compositore
accoglie il museo.
cativa. «Il progetto - dichiara Ico Migliore, co-fondato- Il visitatore può e come pianista, e lascia al visitatore la possibilità di sce-
re dello Studio Migliore+Servetto Architetti Associati - interrogare e gliere i tempi e la modalità di lettura interagendo con i
interagire con il
ha favorito lo sviluppo creativo dei contenuti attraver- vari sistemi espositivi adottati per stimolare la curiosi-
museo in 8 lingue
so l’integrazione tra musica, oggetti della collezione e e secondo 5 livelli tà attraverso i sensi. L’utilizzo della tecnologia RFID, Ra-
sistemi interattivi. Definisce un messaggio multilayer e di approfondimento dio Frequency Identification, permette la customizza-
zione dei contenuti audio-video attraverso l’interazione
del visitatore nelle oltre 70 postazioni interattive. In par-
ticolare sono previsti 5 differenti livelli di approfondi-
mento, bambini, ragazzi, adulti ed esperti disponibili in
ben 8 lingue diverse.

I FONDAZIONI Ricordare Magistretti


A coronamento di un lungo, e propedeutico, lavoro di
riordino e inventariazione del fondo archivistico a gen-
naio 2010 è stata costituita la fondazione studio-museo
Vico Magistretti. Promossa e presieduta da Susanna
Magistretti, figlia del progettista, insieme a La Triennale
di Milano, Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Oluce
e Schiffini Mobili Cucine, la fondazione studio-museo
nasce proprio nello studio di Vico Magistretti dove l’ar-
chitetto lavorò sin dal 1946, affiancando il padre, an-
ch’egli architetto. Per rendere fruibile il luogo ai visita-
tori e idoneo alla conservazione dei materiali, è stato
realizzato un intervento di ristrutturazione, curato dal-
l’architetto Paolo Imperatori, collaboratore negli ultimi
anni dello stesso Magistretti. Tutto lo studio è stato di-
chiarato di particolare interesse storico dalla Sovrin-
tendenza Archivistica della Lombardia, che intende dun-
que tutelare e valorizzare l’archivio e con esso il lavo-
ro di Vico Magistretti. La fondazione studio-museo so-
prattutto vuole essere “un’istituzione permanente, sen-
za scopo di lucro, al servizio della società e del suo svi-
luppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle te-
stimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le
acquisisce, le conserva, le comunica e le espone a fini

38 AMarchitetti
di studio, di educazione e di diletto”, rispettando così la
definizione di museo fissata dall’International Council
of Museums (ICOM). Paolo Imperatori ha anche cura-
to il progetto di allestimento che ha convertito in museo
lo spazio principale dello studio, la grande stanza di in-
gresso, dove è esposta una selezione degli schizzi del-
l’archivio. In questo ambiente si trova anche un’instal-
lazione multimediale, una sorta di regesto figurato e in-
terattivo che percorre l’intera carriera di Magistretti at-
traverso gli oggetti e le architetture disegnati tra il 1946
e il 2006. La sala riunioni è rimasta in gran parte inte-
gra ad eccezione di qualche sedia in più rispetto alle
originali, esposte a rotazione intorno al tavolo, e del-
la selezione di modelli di architettura apposti alla pa-
rete, mentre la stanza dell’ufficio di Magistretti, inalte-
rata ma vissuta, accoglie adesso le postazioni di lavoro posto da documenti, disegni, fotografie e modelli, mes-
del curatore e del conservatore della fondazione. Gli si a disposizione di studiosi, studenti e visitatori inte-
spazi sotterranei hanno completamente cambiato fun- ressati all’approfondimento del lavoro di Magistretti o
zione e vi trova posto l’archivio Vico Magistretti, com- di alcuni dei suoi progetti. La fondazione aprirà lo stu-
dio-museo al pubblico, dal marzo 2010, dal martedì al
A sinistra, la Sala venerdì dalle 14 alle 18 e svilupperà la propria attivi-
riunioni. Dopo la tà su più fronti. Proseguirà l’attività di archiviazione sia
ristrutturazione è del fondo che della collezione, procedendo con la ca-
rimasta integra, invece
la disposizione dei talogazione che implicherà dunque un’ulteriore fase di
modelli di architettura ricerca e di studio e approfondimento sui progetti di Vico
è cambiata. In alto
Magistretti. E procederà anche al ricondizionamento dei
a sinistra: una foto
di Vico Magistretti. documenti in contenitori a norma ISO, in modo da pre-
Sopra: parte dello servarne la conservazione. Il museo si inserisce in un
studio dedicata alla
ideale piano urbanistico della città di Milano come polo
Mostra sedia Selene,
Artemide, 1969 globale del design. Esso intende espandersi nel terri-
torio attraverso un circuito museale urbano che inclu-
da gli edifici più significativi progettati e realizzati da Ma-
gistretti a Milano.Verrà pertanto distribuita dal museo
stesso una guida con l’indicazione del percorso e le
schede descrittive dei singoli edifici. Al fine di incre-
mentare l’accessibilità e mettere a disposizione il ma-
teriale catalografico digitale, la prima iniziativa del mu-
seo sarà quella di sviluppare anche il sito internet
www.vicomagistretti.it, e di curare una mostra mono-
grafica che documenti in modo completo e scientifico
il lavoro di Vico Magistretti.

AMarchitetti 39
I NUOVI PRODOTTI Il prato verticale
Il prato cambia prospettiva. Tecology lo porta in verti-
cale. Realizzare pareti verticali “d’erba” richiede un lun-
go percorso di ricerca e di studio. L’ obiettivo è stato quel-
lo di dare una risposta ecologica per il miglioramento
dell’ambiente urbano utilizzando tecnologie architetto-
niche che rispettassero le necessità vitali delle piante.
Il sistema 6.sesto punto è semplice da installare ma
estremamente evoluto e ricercato che garantisce all’erba
di vivere e crescere autonomamente in una condizio-
ne inusuale, in verticale. Adotta, per la prima volta, uti-
lizzando un sistema agronomico brevettato per impianti
erbosi orizzontali, un sistema innovativo per realizza-
Nelle foto alcuni aperture presenti in facciata ed è accoppiabile con al-
re pareti o moduli di prato verticali su supporto venti-
esempi di prato tri materiali di comune utilizzo nei rivestimenti di facciata.
lato per applicazioni per esterni o interior design. verticale. 300 mq di
La cultura del manto erboso ha origini antichissime, ma
6.sesto punto è costituito da un pannello alveolare, stu- prato producono in un
anno la quantità di soltanto negli ultimi decenni il settore ha avuto una for-
diato appositamente per le necessità botaniche delle no- ossigeno necessaria
te espansione soprattutto nei paesi più ricchi. Impor-
stre essenze erbose, in polipropilene riciclato, modu- alla respirazione di
tati nel Nord America nel XIX secolo come imitazione
lare e di piccole dimensioni (60x40x6 cm), da una sot- due adulti. Abbattono
una quantità di CO2 di una moda europea, i tappeti erbosi hanno visto ac-
tostruttura con profili verticali in alluminio, e da un im- pari a quella prodotta
crescere enormemente la loro importanza parallela-
pianto di irrigazione e fertilizzazione. Il pannello arriva da un’auto di media
cilindrata che mente alla espansione delle città, fino a radicarsi pro-
perfettamente inerbito in cantiere, pronto a essere in-
percorre 20mila km fondamente nella cultura statunitense. Attualmente gli
stallato con semplicità garantendo un immediato effetto
USA sono il paese “leader” del settore con il più alto
estetico. Il peso complessivo del sistema a pieno cari-
numero di addetti, di ricercatori, di associazioni di set-
co è di circa 37 kg a mq.
tore e con una superficie complessiva a tappeti erbo-
6.sesto punto è un rivestimento di facciata ventilata con
si prossima ai 19milioni di ettari. In Italia fino a un re-
spessori ridotti (minimo 6+6 cm) e consente di gestire
cente passato, la modesta qualità di tappeti erbosi era
imputabile al ridotto bagaglio di conoscenze degli ad-
detti al settore. A partire dalla metà degli anni ‘90 la cul-
tura dei tappeti erbosi si è gradualmente diffusa nel no-
stro Paese, promossa anche da una specifica attività
di ricerca universitaria completamente assente in pre-
cedenza. L’attuale rilevanza raggiunta dai tappeti er-
bosi non è dovuta soltanto alla necessità di ricreare am-
bienti gradevoli, ma anche ai riconosciuti effetti posi-
tivi di protezione ambientale che essi apportano so-
prattutto nelle aree intensamente urbanizzate. Tipolo-
gie diverse di coperture erbose si sono nel tempo dif-
ferenziate, con l’attribuzione di ruoli sempre più spe-
cifici che hanno comportato un affinamento delle tec-
niche di coltivazione, della scelta del materiale vege-
tale e delle tecniche manutentive.

40 AMarchitetti
I PREMI Il fascino di Dura Europos
Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino,
istituito nel 1990, giunge nel 2010 alla sua ventunesi-
ma edizione. È forse l’unico al mondo a rivolgersi a un
luogo. Sceglie ogni anno un caso che contenga patri-
moni di memoria e di natura di particolare densità e che
si presenti come significativo per la ricerca scientifica
e per la sperimentazione di metodi e strumenti dei beni
culturali. Viene conferito a un luogo, deciso da una Giu-
ria scientifica internazionale che quest’anno ha scelto
Dura Europos, presso Salhiyé, sulla riva destra del cor-
so medio dell’Eufrate, in Siria, a circa 90 chilometri sul-
la strada che da Dayr az-Zawr porta al ponte di Abu Ka-
mal, odierno confine con l’Iraq. È quanto resta di una
città antica, per tre lati cinta da mura e con il quarto af-
facciato a Oriente, sul grande fiume, da un dislivello di
oltre 40 metri che rende spettacolare la leggibilità si-
multanea della sottostante pianura alluvionale. Scoperto
“per caso” da un reparto militare nel 1920, questo sito
archeologico ha richiamato l’attenzione di eminenti stu-
diosi europei e americani e, grazie a successive fasi di
indagini, ha restituito uno dei più cospicui patrimoni di
memoria delle civiltà che si sono radicate nell’arco di
più di cinque secoli, dalla fine del IV a.C. alla metà del
III d.C., in questo territorio aperto agli scambi tra il mon-
do mediterraneo e quello asiatico. Il Premio in sé con-
siste in una “campagna di attenzioni” che contribuisca
a far conoscere la geografia e la storia del luogo pre-
scelto, le sue condizioni attuali e le questioni relative alla
sua salvaguardia.

Sopra e sotto: Dura Europos, città fortificata che si affaccia sulla


riva destra del corso medio dell’Eufrate. È un luogo che costituisce
un nodo peculiare nella geografia e nella storia della Siria, un
limite tra mondi diversi: Ellenismo, Romanità, Oriente
I PREMI Le eccellenze del real estate
Mario Bellini, Frank Gehry, Alessandro Mendini, Karim
Rashid, Matteo Thun, Tom Wright: sono questi i vinci-
tori del TrE Number One Award 2010. Il riconoscimento
premia ogni anno gli esempi più mirabili di progettazione
consapevole e culturalmente fondata, sia per complessi
di nuova realizzazione che per il restauro di edifici esi-
stenti o per la progettazione degli interni.
L’Award vuole diventare un punto di riferimento, in am-
bito nazionale ed internazionale, nella celebrazione del-
l’eccellenza nel settore real estate turistico e si propo-
ne come vetrina per architetti e progettisti la cui crea-
tività sappia fondere, in un nuovo modo di concepire
l’ospitalità, la propensione allo sviluppo sostenibile con
la ricercatezza qualitativa della progettazione, oltre che
con l’idea di architettura intesa come simbolo d’identi-
tà. Il tutto nell’ottica di una migliore e sempre più fun-
zionale compatibilità delle soluzioni per la vacanza con
i nuovi stili di vita e con le diverse categorie d’utenza.
I sei big dell’architettura internazionale sono stati pre-
miati per avere disegnato altrettanti alberghi proiettati
nel futuro. Mario Bellini, per l’efficienza e il rigore del de-
sign del suo T Hotel di Verona, struttura destinata a sog-
giorni di lavoro. Frank Gehry, che con l’Hotel Marques
de Riscal a Elciego Spain, realizza un nuovo Guggen-

A sinistra: Hotel heim Museo di Bilbao, un oggetto architettonico scul-


Semiramis di Karim toreo che accoglie l’ospite in un mondo straordinario
Rashid. Sotto: Byblos
Art Hotel Villa Amistà dove l’architettura diventa emblema del nostro periodo
di Corrubio di storico. Alessandro Mendini, che con il Byblos Art Ho-
Negarine, curato da
tel Villa Amistà di Corrubio di Negarine (VR) crea un
Alessandro Mendini.
Sopra: Hotel Marques mondo quasi fiabesco fatto di arte, design e colore. Ka-
de Riscal a Elciego rim Rashid, che nel suo Semiramis Hotel, trasferisce il
Spain, realizzato da
suo mondo di “Global Love”, portando l’ospite in un luo-
Frank Gehry. Nella
pagina a fianco: la go in cui architettura e design vivono in simbiosi. Mat-
“Vela” di Dubai di teo Thun, che con l’Edel Weiss Residence di Katschberg
Tom Wright
(Austria) fa rivivere, in chiave moderna, lo stile di “fine
secolo”. Infine, a Tom Wright, l’archistar della “Vela” di
Dubai, è stato tributato il premio TrE Number One alla
carriera, per il concetto di edificio-icona che la sua ope-
ra più famosa – il Burj alArab appunto- ha introdotto nel
mondo dell’architettura. Il premio, ideato dall’Architet-

42 AMarchitetti
to Laura Villani, ha voluto valorizzare gli interventi di pro-
gettazione turistica derivanti da una committenza con-
sapevole e culturalmente fondata; le visioni concretiz-
zate in realizzazioni particolarmente significative per il
settore. I premi sono stati consegnati in occasione di TRE
– Tourism Real Estate, la fiera internazionale dedicata
all’immobiliare turistico di qualità, che si è svolta pres-
so l’Arsenale di Venezia dal 15 al 18 aprile scorsi. La fie-
ra è la prima expo&conference italiana dedicata agli ope-
ratori del Real Estate turistico di qualità. Con i suoi 110
espositori e gli oltre 3.200 visitatori business, la mani-
festazione ha infatti riunito per quattro giorni la community
formata dai top players del mercato, che si sono incontrati
per sviluppare nuove idee, prospettare nuove strategie,
costruire e consolidare il loro network, analizzare nuo-
ve tendenze e avviare nuovi business.

Isolamenti S.r.l nasce nel 1968 per la commercializzazione di


materiali per l'edilizia e prende il nome del fondatore Rinaldo Cilli.
Nel 1988 viene modificata dal figlio Vincenzo specializzando
l’attività nella distribuzione di materiali per l’isolamento termico,
acustico, l’impermeabilizzazione e per le opere in cartongesso.
Cambia anche il nome che diventa “Cillisolamenti”. Nel 2000
l'attività, che nel frattempo prende il nome di Isolamenti S.r.l.,
viene ampliata anche allo sviluppo di servizi ed assistenza
progettuale e di cantiere. Il continuo modificarsi del mercato di
materiali per l’edilizia ha portato la ditta a fornire oggi, oltre ai
servizi fondamentali, anche quello della posa in opera. Il punto di
forza di Isolamenti è la qualità del servizio: operazioni di magazzino
rapide (carico-scarico merci), gamma di prodotti completa ed
altamente specializzata, consulenza progettuale, presenza costante
nel mercato e tempestività nella posa in opera dei lavori richiesti.

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I PREMI Karo e Snøhetta i vincitori
Il Premio Europeo per lo Spazio Urbano è un concor-
so biennale organizzato da sei istituzioni europee con
l'obiettivo di riconoscere e incoraggiare i progetti di re-
cupero e la difesa degli spazi pubblici nelle nostre cit-
tà. Il premio, creato nel 2000, celebra quest’anno la sua
sesta edizione. Considerati il riduzionismo e l’eccessi-
va semplificazione di alcuni dei grandi progetti urbani
realizzati in Europa negli ultimi anni, e il conseguente
rischio di omogeneizzazione e impoverimento del pae-
saggio urbano, chi ha ideato questo premio pensa che
promuovere lo spazio pubblico e far conoscere le diverse
funzioni che esso può abbracciare è il modo migliore
per stimolare i progetti urbani che mirano a reinventa-
re e rinforzare il ruolo strutturale che questo spazio ha Nelle foto i due costruita a Magdeburg in Germania e dalla Den Nor-
progetti vincitori ske Opera & Ballett di Oslo, progettata dallo studio Snø-
sempre avuto nelle città europee.
del Premio Europeo
Il Premio Europeo per lo Spazio Pubblico Urbano è per lo Spazio Pubblico hetta. Quello di Karo è un progetto di design intelligente,
un'iniziativa del Centro di Cultura Contemporanea di Urbano. Sopra: Open - che si è valso del supporto e la collaborazione dei re-
Air - Library,
Barcellona (CCCB). È stato istituito a seguito della mo- sidenti locali. Open - Air - Library è un centro cultura-
progettato da Karo in
stra "La Riconquista dell’Europa", che si è svolta nel- collaborazione con le in un ex distretto industriale di Magdeburgo, dove si
la CCCB nel 1999, al fine di offrire la testimonianza al Architektur+Netzwerk. possono prendere e lasciare libri 24 ore su 24. Inau-
Sotto: Den Norske
processo di riabilitazione di spazi pubblici che sono sta- Opera & Ballett di
gurata lo scorso giugno, mette a disposizione degli abi-
ti presenti in molte città europee. Negli ultimi dieci anni, Oslo, progettata dallo tanti un ampio spazio verde e riutilizza la facciata di un
il Premio è diventato noto in tutta Europa e ha gua- studio Snøhetta vecchio magazzino, favorendo l'uso di risorse condi-
dagnato il sostegno delle istituzioni al punto che ora co- vise e contribuendo alla riduzione di risorse preziose.
stituisce un indicatore di livello delle principali preoc- L’altro progetto vincitore, invece, la nuova Opera Hou-
cupazioni e delle iniziative europee nella pianificazio- se di Oslo, realizzata da Snøhetta, è una costruzione
ne urbana. Dal 2000 ad oggi diverse istituzioni hanno di notevole interesse per la singolarità dell’obiettivo che
aderito al progetto che, attualmente, è co-organizza- si pone, che è quello di cercare un punto d’intercon-
to dalla The Architecture Foundation (Londra), l’Ar- nessione tra l’identità formale del progetto e quella del
chitekturzentrum Wien (Vienna), la Cité de l'Architec- paesaggio, della natura, del luogo. L’edificio testimonia
ture et du Patrimoine (Parigi) , il Nederlands Architec- la vivacità e la complessità creativa dell’architettura con-
tuurinstituut (Rotterdam) e il Museo di Architettura Fin- temporanea norvegese e conferma, altresì, l’interesse
landese (Helsinki) e il Deutsches Architekturmuseum internazionale suscitato da alcune recenti opere del di-
(Francoforte). Quest’anno il premio è stato vinto dal- namico e composito gruppo di architetti che si raccol-
la Open - Air - Library di Karo con Architektur+Netzwerk, gono sotto la sigla Snøhetta.

44 AMarchitetti
I PREMI Per un’architettura SANAA
Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, partner dello stu-
dio di architettura SANAA, sono stati scelti come vin-
citori del Premio Pritzker per l’Architettura 2010. Il pre-
mio è riconosciuto in tutto il mondo come la più im-
portante onorificenza in campo architettonico: ai due
verranno consegnati 100mila dollari e due medaglie
di bronzo. Annunciando la scelta della giuria, Thomas
J. Pritzker, Presidente della Fondazione Hyatt pro-
motrice del premio, ha dichiarato: «È la terza volta nel-
LA ECO ENERGIA
la storia di questo riconoscimento che due architetti
vengono premiati nello stesso anno. La prima fu nel HA IL POTERE DI MIGLIORARE
1988, quando furono premiati il brasiliano Oscar Nie-
LA TUA PROFESSIONALITÀ
meyer e lo scomparso Gordon Bunshaft; la seconda
è stata nel 2001, quando furono selezionati Jacques
Herzog e Pierre de Meuron». Lo scopo del Premio Pritz-
Moduli Fotovoltaici CIS
ker è quello di onorare ogni anno un architetto viven- che producono kWh anche
te il cui lavoro mostri una combinazione di qualità qua- con presenza di nuvole,
li talento, visione e impegno, che ha prodotto signifi-
cativi contributi per l'umanità e l'ambiente. Le motiva- brevetto
zioni che hanno spinto la giuria a scegliere i due ar-
chitetti giapponesi sono state esposte dal Presidente
di giuria, Lord Palumbo: «Per un'architettura che è allo
stesso tempo delicata e potente, precisa e fluida, ge- Pittura ceramizzata,
niale ma non eccessiva o eccessivamente esibizioni-
sta; per la realizzazione di edifici che interagiscono con
a rivestimento endotermica,
i contesti in cui sono costruiti e con le attività in essi con- brevetto NASA,
tenuti, creando un senso di pienezza e ricchezza espe- risparmio energetico del 30%
rienziale; per un singolare linguaggio architettonico che
nasce da un processo di collaborazione che è al tem-
in tutte le stagioni.
po stesso unico e ispirato; per la realizzazione dei loro Sostituisce il cappotto termico.
notevoli edifici e per la promessa dei nuovi progetti che Dieci anni di Garanzia
faranno insieme, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa
sono i destinatari del Pritzker Architecture Prize 2010».

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I LIBRI Il pensiero di Peter Eisenman Manuela Morresi, Giulio Pane, Sandro Raffone e Fa-
brizio Spirito. Il volume è anche arricchito di un'ag-
Non sappiamo riconosce-
giornata bibliografia dei testi di e su Manfredo Tafuri, cu-
La muraglia ebraica
re la profonda natura este- Renato Rizzi rata da Federico Rosa. In aggiunta è possibile anche
L’impero eisenmaniano

tica del sapere dominan- Mimesis Edizioni


leggere due suoi straordinari inediti: una lettera di Man-
133 pagine,
te tecnico-scientifico nel fredo Tafuri a Roberto Pane, e un’autobiografia, scritta
costo: 14,00 euro
quale siamo immersi. Non pochi mesi prima della sua morte, che assume il valo-
riusciamo nemmeno a di- re e la forza di un lascito testamentario. Ed è proprio di
stinguere gli apporti e i sua mano in questa autobiografia che scrive: «insieme
contributi diversi prove- ai suoi collaboratori egli ha tentato di fondare, fra pole-
nienti da altri saperi, ben- miche non ancora sopite, l’autonomia assoluta della sto-
ché questi appartengano ria dell’architettura dalla progettazione. Il tutto, nella co-
ad uno stesso orizzonte: il scienza di una crisi che coinvolge arte, ideologie della
pensiero occidentale. L’ar- modernità, ideologie politiche. Il che è trasparente nei
chitettura contemporanea galleggia sopra questo in- suoi successivi libri, che lo segnalano al grande pubblico,
con grande successo internazionale: Teorie e storia del-
credibile abisso scavato proprio dalla nostra duplice in-
l’Architettura e Progetto e utopia tradotti in più lingue.
consapevolezza. Cercare di penetrare nella cultura
L’aspetto apocalittico che i lettori più distratti hanno at-
ebraica attraverso l’opera di Peter Eisenman per com-
tribuito a tali scritti non teneva conto del grande bisogno
prendere il linguaggio formale del nostro tempo, signi-
di rinnovamento che la cultura europea sentiva in que-
fica non solo restituire a quella cultura l’importanza e gli anni, al di là dei dogmatismi di gruppo di partito».
la ricchezza di senso che le compete, ma anche scio-
gliere l’ambiguità del sapere nichilista per comprende-
re i valori di un’altra grande tradizione: quella greco- I LIBRI Il valore estetico dei fiumi
cristiana, fondamento dell’architettura occidentale. A scri- Diana Balmori, architetto,
vere questo è Renato Rizzi, professore di progettazio- Diana Balmori
Tra fiume e città
paesaggista e urbanista ri-
Bollati Boringhieri
ne architettonica allo IUAV - Venezia. Architetto e teo- Collana: Oltre i Giardini conosciuta a livello inter-
rico, ha appena concluso la realizzazione della Casa 204 pagine, ill. colori nazionale. Membro dal
Costo: 35,00 euro 1999 della commissione
d’Arte Futurista Depero a Rovereto e attualmente è im-
pegnato nella progettazione del Teatro Elisabettiano di per la pianificazione urba-
Danzica, Polonia. E dopo diversi studi e diverse lettu- nistica della Casa Bianca,
re sul mondo eisenmaniano afferma: «scoprire che l’in- ha con questo testo affron-
tato un tema più che mai at-
conoscibile grandiosità del pensiero eisenmaniano ci co-
tuale: i fiumi e la dimenti-
stringe alla decostruzione di molti pregiudizi. Un monito
cata connessione tra questi e le città. I fiumi oramai sono
per noi, una promessa per l’architettura».
stati dimenticati, isolati, tagliati fuori, ridotti a mezzo di
trasporto o a cloache urbane al punto da essere dive-
nuti quasi irriconoscibili. Diana Balmori cerca nuove for-
I LIBRI Teorico e progettista me per infrangere la netta separazione tra città e fiu-
Storico dell'architettura, Man- Manfredo Tafuri me e creare tra i due una zona di passaggio dinamica
fredo Tafuri è, innegabilmen- e fluida. I progetti descritti in questo libro, frutto del suo
A cura di O. Di Marino
Oltre la storia

te, un’importante figura del Clean Edizioni lavoro degli ultimi dieci anni, rappresentano la linea di
mondo culturale italiano. Quel 127 pagine, congiunzione tra fiume e città. Sono interconnessioni,
mondo che si è sviluppato costo: 15,00 euro
dissoluzioni dei limiti geografici, forme alternative a quel-
nel trentennio che va dagli le del passato. Contorni sinuosi, in continua evoluzio-
anni ’60 ai ’90. Ha offerto lu- ne, che riguadagnano terreno con la vegetazione e la
cide analisi connotate da im- fauna fluviale. Ma, cosa ancora più importante, ripro-
portanti accenni politici. Il suo pone l'interazione tra le persone e il fiume fondata sul
metodo ha segnato molti ar- rispetto reciproco e l’interagire con esso in modo pro-
chitetti italiani ed esteri e ha positivo. La Balmori non vuole più un paesaggio come
fatto germogliare in molti il desiderio di mettere a nudo un sorta di “quadro”, fisso e composito. Come un og-
le false certezze allora definite borghesi. Tafuri ha vi- getto bidimensionale adatto alla contemplazione. Vuo-
sto la storia come una successione di crisi, di rotture da le un paesaggio che nasca dall’inserimento della vita
descrivere come in un’opera mai finita. A quindici anni urbana nei processi naturali. E ritiene l’architettura del
dalla sua scomparsa, la sua copiosa opera viene ana- paesaggio un’arte che, a differenza di quanto avviene
lizzata attraverso gli scritti di Marco Biraghi, Massimo con i musei, le gallerie d’arte, i teatri e le sale da con-
Cacciari, Francesco Dal Co, Benedetto Gravagnuolo, certo, deve essere rivolta all’intera cittadinanza.

46 AMarchitetti
I DESIGN Trasformazioni in architettura
Con la stessa logica con
cui Thomas Kuhn consi-
dera le diverse fasi del-
l’operare scientifico, il che
vuol dire prendere in con-
siderazione la formazio-
ne, durante il processo,
delle anomalie, questo libro
offre un viaggio negli ultimi
90 anni della nostra storia.
Dal 1919 con l’avvento
della macchina fino a dopo
l’orrore del World Trade
Center nel 2001, l’autore registra, con sguardo puntuale,
quei diversi meccanismi di trasformazione che trovano
modo di esprimersi e di rendersi manifesti nell’archi-
tettura. Il libro si articola in otto grandi capitoli, secon-
do un’impostazione cronologica. E di ciascuna di que-
ste fasi storiografiche Antonino Saggio, professore di
Progettazione architettonica e urbana della Facoltà di
Architettura L. Quaroni di Roma La Sapienza ne avvia
una lettura critica che abbraccia non solo l’espressivi-
tà progettuale dell’architettura e dell’urbanistica, ma an-
che le eventuali connessioni con l’arte, la filosofia, la po-
litica e l’economia. Dall’età della macchina ai movimenti
di avanguardia, dall’internazionalità alla multidisciplin-
rietà degli anni Sessanta che ha condotto lo scibile ver-
so plurisfaccettati linguaggi e contesti fino alle attuali in-
terconnessioni informatiche.

Antonino Saggio - Carocci - 467 pagine - costo: 43,70 euro


Architettura e Modernità

I LIBRI Architetture a Roma


Uno strumento per scoprire e
capire la città da una pro-
spettiva particolare. Una let-
tura di Roma attraverso l’ar-
chitettura. La guida è indiriz-
zata ad un pubblico ampio e
non solo agli architetti e agli
specialisti perché Roma città
capolavoro svela la Capitale
mediante una serie di itinera-
ri tematici che in modo intuiti-
vo e coinvolgente incentivano a inoltrarsi e percorrere
la città. Dall’antichità classica all’architettura contem-
poranea, dalle basiliche paleocristiane ai palazzi rina-
scimentali, alle chiese barocche, ai complessi razio-
nalisti. Comunque è una guida aperta anche a ciò che
può essere un giusto corredo all’architettura, ristoran-
ti, alberghi scelti.

a cura di Mauricio Uribe Gonzalez - Prospettive


Roma città capolavoro - Guida architettonica

Collana: Itinerari Tematici - 303 pagine - costo: 20,00 euro


AM progettare

UN PADIGLIONE
TRA CIELO E MARE
Atelier Jean Nouvel / Genova

48 AMarchitetti
Il padiglione centrale
del quartiere fieristico
di Genova progettato
da Jean Nouvel. È facile
scorgere il rivestimento
usato per l’intradosso
della copertura: pannelli
di acciaio realizzati con 8
stampi dal disegno diverso
che, accostati tra loro
secondo orientazioni
diverse, evocano
l’increspatura della
superficie del mare

«Un immenso specchio blu rettangolare


nel quale si riflette il blu del cielo». Con
queste parole Jean Nouvel ha descritto
il Padiglione B della Fiera di Genova.
Linee e colori perfettamente integrati
con l’ambiente circostante di Iole Costanzo

AMarchitetti 49
enova, il porto e i colori del mare. No, Il quartiere si compone di quattro padiglioni (S, C, B,

G l’articolo non affronterà l’argomento delle


suggestioni cromatiche tipiche della costa
genovese, bensì illustrerà il padiglione centrale del
D), un centro congressuale, diversi manufatti di
servizio e due Marine che ospitano, durante il Salone
Nautico, circa 430 imbarcazioni. Il nuovo padiglione
quartiere fieristico progettato da Jean Nouvel. Questo è nato per raddoppiare le superfici espositive del
tipo di edifici solitamente ha un’impostazione formale padiglione preesistente. Il progetto consiste in
molto simile tra loro. Il nuovo Padiglione B di Piazzale un edificio semplice: due livelli espositivi più uno
Kennedy è invece visibile e riconoscibile anche intermedio a quota +9.40 slm dove si trovano
dall’alto della tangenziale della città perché i ristoranti e le sale polifunzionali. Tutti gli ambienti
si stacca con decisione dall’insieme gestaltico dei si affacciano sul mare sotto la prospettica visione
diversi padiglioni della fiera. La ragione? Il blu della della grande copertura che aggetta di 12m oltre il filo
copertura e non solo. Nella realtà è uno specchio della banchina. Mentre il livello superiore si trova a
blu che gioca con il cielo nella parte superiore quota +14.125 slm, quello inferiore è in continuità con
e con il mare di Genova nella parte sottostante. la banchina stessa. L’impostazione a più livelli non
È un autentico dispositivo di immaterialità e luce. ha impedito di risolvere i problemi dei flussi delle
È un contributo, come ha dichiarato l’architetto merci e dei veicoli durante le fasi di allestimento
Jean Nouvel a “l’identité génoise”. e disallestimento che si riscontrano abitualmente
La Fiera di Genova si estende su un'area che si nei padiglioni biplanari. La soluzione adottata consiste
affaccia direttamente sul mare nelle immediate in un sistema di rampe, vere strade di classe A, cioè
vicinanze del centro città. La superficie complessiva con le stesse caratteristiche delle strade statali, che
supera i 300mila mq e ben 100mila sono d’acqua. permette, anche ai grandi articolati, di raggiungere

In alto a sinistra:
sezione trasversale
di tutto il padiglione.
Di fianco: visione
dall’alto del
padiglione nel
contesto nautico
tipico dell’insieme
fieristico. Sopra:
il padiglione in una
visione più ravvicinata
tra la marina e le
colline genovesi
PIANTA A QUOTA 5,55M SLM PIANTA DELLA COPERTURA

AMarchitetti 51
PROSPETTO FRONTALE

PROSPETTO RETRO

SEZIONE TRASVERSALE

SEZIONE LONGITUDINALE

52 AMarchitetti
In alto: la facciata si presenta molto ampia e disegnata dai soli tagli delle ampie vetrate alte 12m, con portelloni scorrevoli di 12m x 6m. In basso:
l’accesso alle aree espositive avviene in maniera fluida. È possibile godere della vista dei diversi livelli dell’edificio poiché la visualità non è ostruita

AMarchitetti 53
Nella foto sopra uno scorcio del camminamento di distribuzione interna posto nella parte più retrostante del volume. Sulla sinistra si distribuiscono
i locali tecnici e i servizi. Sulla destra l’ampio finestrone offre una piena visuale sull’allestimento del salone espositivo posto al piano inferiore

sia il livello 0.90 sia il livello +14.125m, nonché +5.50 slm a quota +1.00 tramite una strada larga 17m
È nato a Fumel in Francia
Jean Nouvel

nel 1945. Nel 1972 di entrare direttamente all’interno dei livelli espositivi. che, proseguendo lungo la banchina, crea un vero
si diploma alla Scuola L’edificio è accessibile da più punti lungo i lati e proprio boulevard in grado di ospitare attività
Nazionale Superiore e il traffico veicolare e quello del pubblico sono fieristiche all’aperto. I due livelli espositivi possono
di Belle Arti di Parigi.
Nel 1983 è nominato completamente separati, il che consente di allestire essere gestiti sia in maniera combinata che separata,
Dottore honoris causa o disallestire una mostra mentre ce n’è un’altra in e possono ospitare due o più mostre contemporanea-
dalla Università di Buenos corso senza interferenze. Il movimento veicolare mente. Lo spazio presenta diverse altezze che
Aires. Riceve la medaglia
d’oro dell’Académie avviene lungo il fronte: la rampa con una sezione variano da un minimo di 6m ad un massimo di 12m
d’Architecture nel 1998. stradale di 11m raggiunge la quota di 14.125 slm e proprio perché assecondano l’inclinazione della
Nel 2008 viene insignito
continua in piano lungo tutto il fronte sud dell’edificio. copertura verso sud. Tutti i livelli comunicano
del Premio Pritzker.
L’accesso all’edificio a questa quota avviene in con il mare e la marina: quello superiore e quello
maniera diretta. Inoltre, la facciata vetrata, alta 12m, intermedio attraverso le terrazze all’aperto che,
si apre a tutta altezza, ogni 6m, con dei grandi protette dall’aggetto della copertura, si affacciano
portelloni scorrevoli di 12m x 6m, consentendo sulla marina. Mentre il livello inferiore, prolungandosi
ai veicoli di entrare all’interno dell’edificio. A questo all’esterno dell’edificio, diventa una grande piazza
scopo il solaio di questo livello è stato strutturalmente lungo il mare. Il solidale e continuo rapporto con
studiato per supportare i carichi dei mezzi pesanti ed il mare non è solo diretto ma anche indiretto.
è completamente libero da pilastri così da consentire La copertura, infatti, rivestita internamente da un
una circolazione veicolare senza intralci. Le modalità controsoffitto in lamiera inox con finitura a specchio,
di accesso al livello inferiore non variano e lungo il si comporta come un cielo artificiale. La sua funzione
fronte ovest il terreno passa dolcemente da quota più specifica è quella di riflettere la luce per creare

54 AMarchitetti
Parte terminale del salone espositivo. La pendenza della copertura si acuisce ed è possibile scorgere la modularità dei pannelli in acciaio
che rivestono l’intradosso della copertura. Il disegno a rilievo evoca l’increspatura del mare e collabora nella rifrazione della luce

un’illuminazione d’ambiente indiretta. Questa grande con il sistema di scale mobili, avviano il pubblico CREDITI
superficie inclinata (20.365m²) è stata realizzata direttamente ai due livelli espositivi. Il foyer dunque
con un sistema di copertura impermeabile fatto di è concepito come una spina distributiva per le diverse Fiera di Genova
Committente

elementi piani autoportanti in alluminio preverniciato attività e, proprio per questo tipo di organizzazione, Atelier Jean Nouvel
Architetti

di colore blu, a finitura lucida, fissati con aggraffatura dagli ingressi principali si accede a un corridoio
Arup
Ingegneria
nascosta ad una struttura di supporto sottostante. distributivo. Da qui l’accesso alle aree espositive
Al di sopra di questo strato è stato montato un avviene in maniera fluida ed è possibile godere della Studio d’ingegneria
Acustica

rivestimento in vetro smaltato blu, e la scelta di vista dei diversi livelli dell’edificio. In corrispondenza acustica M. Brucola
questo materiale è stata dettata dalle sue prestazioni: dell’arrivo delle scale mobili, sul lato opposto, lungo
31.000 mq
Superficie utile

indeformabilità, inattaccabilità dagli agenti atmosferici la facciata sud si trova un altro collegamento verticale
e facile manutenzione. I pannelli di acciaio, invece, che è stato pensato appositamente per mettere 36.000 mq
Superficie lorda

di dimensioni 1m x 1m, sono stati realizzati con 8 in comunicazione il livello degli spazi espositivi 34.000.000 euro
Costo dell’opera

stampi dal disegno diverso i quali, accostati tra di loro con quello dei ristoranti e che può essere reso
secondo orientazioni diverse, ricreano un disegno indipendente dal resto dell’edificio. L’edificio, dunque,
a rilievo che evoca l’increspatura della superficie del risponde pienamente alle caratteristiche funzionali
mare, e collaborano con il sistema di illuminazione richieste. Pertanto Genova può tranquillamente
in quanto consentono di illuminare, per riflesso, tutti investire anche per il prosieguo del progetto
i piani espostivi e, nella parte esterna e verso il mare, dell’Ateliers Jean Nouvel: l’espansione del padiglione
anche la banchina. Ritornando agli accessi, c’è da B sulle superfici dell’attuale adiacente padiglione D,
precisare che in corrispondenza di ognuno di loro per una futura superficie complessiva (B+D) di ben
si trovano le reception che, messe in stretta relazione 30mila metri quadrati espositivi.

AMarchitetti 55
AM progettare

A TORINO RIPARTE
LA NUOVA STAZIONE
AREP - Silvio d’Ascia - Agostino Magnaghi / Torino

Assonometria prospettica. L’interramento dei


binari aprirà il dialogo tra la stazione e l’intorno.
La torre è parte integrante del progetto ed è
destinata a servizi, uffici, alberghi, commerci
Per le foto AREP / Silvio d’Ascia / Agostino Magnaghi

56 AMarchitetti
Acciaio e cristallo sono gli elementi che caratterizzeranno la nuova stazione
ferroviaria di Torino Porta Susa. Luce, aria e ventilazione naturale faranno
parte del progetto. L’obiettivo principale è la produzione di energia da fonti
rinnovabili ai fini di una maggiore autosufficienza dalle reti di Iole Costanzo

l cantiere della nuova Stazione di Porta Susa, Napoli Afragola, Reggio Emilia AV, Bologna Centrale

I progettata dal gruppo francese AREP insieme a


Silvio d’Ascia e ad Agostino Magnaghi, ha
finalmente ripreso, con enormi ritardi rispetto al
ha riscontrato così tante complicazioni che alcune di
queste stazioni sono ancora in fase di concorso, e
nessuna sarà comunque completata prima del 2012.
programma iniziale, la sua attività lavorativa. In questi Tra queste, Porta Susa, che perderà l’occasione
ultimi anni, fra Torino e Salerno, sono stati realizzati mediatica di divenire il simbolo dei festeggiamenti dei
quasi 1000 chilometri di rete AV/AC che hanno 150 anni d’Italia. Comunque vada, Torino, la vecchia
permesso, ai cittadini italiani, di realizzare viaggi capitale d’Italia, polo economico del Paese, ha i suoi
con tempi simili alle realtà francesi e tedesche. Ma, piani di crescita. Tra questi anche quelli urbanistici
mentre nel resto d’Europa, per molte città quali Lille, che, con i dovuti tempi, sta seguendo. E sarà la Spina
Liegi, Lione, Barcellona, Rotterdam e Saragozza la 2, una delle quattro suddivisioni che guideranno la
proposta progettuale di realizzare nuove stazioni AV, crescita della città ad accogliere, tra il grattacielo
è stata vista come opportunità per riprogettare ampie del San Paolo-Imi e la sede della Provincia, la nuova
zone cittadine, nel nostro paese il piano di sviluppo stazione di Porta Susa, la nuova porta per l’Europa,
delle linee AV per stazioni quali Roma Tiburtina, di cui Torino si doterà nonostante i continui disguidi.

AMarchitetti 57
Pertanto è sembrato opportuno approfondire aperto e permeabile tanto in longitudinale, con l’asse
Nato a Napoli dal 1993
Silvio d’Ascia
l’argomento e intervistare uno degli esponenti del inclinato della grande hall/strada che collega via
vive e lavora a Parigi.
Ha fondato il suo studio gruppo: l’architetto Silvio d’Ascia. Cernaia a Corso Matteotti e Corso Vittorio, quanto
nel 2001. Parallelamente Domanda. Porta Susa sarà lo scalo ferroviario più in trasversale, con un sistema di passaggi urbani
alla sua attività napoletana,
con AREP ha partecipato a importante del capoluogo piemontese. Secondo lei ortogonali alla Spina e a Corso Bolzano. Il volume
più concorsi internazionali quali sono gli elementi architettonici che trasparente della stazione, rivisitazione moderna
in Europa e in Cina. caratterizzeranno questa nuova stazione? della galleria urbana ottocentesca e delle grandi
Compreso il Concorso
ad inviti per l’area della Risposta. «La stazione è il luogo del viaggio e del halles delle stazioni storiche, è attraversato in
stazione di Bologna sogno. Un luogo di vita e di passaggio. Il progetto trasversale, tra la parte est e ovest, da un sistema
Centrale insieme contemporaneo della stazione ferroviaria deve di percorsi attrezzati che ne riducono l’impatto
a Jean Nouvel.
rispondere simultaneamente a un duplice obiettivo: longitudinale trasformando la galleria in uno spazio
a) L’intermodalità: la stazione deve trasformarsi nel pedonale permeabile sia a quota della strada che
XXI secolo in una moderna e complessa macchina a quota della hall, aperta ai flussi pedonali
funzionale in grado di risolvere al meglio l’obiettivo indipendentemente dal funzionamento della stazione.
della connessione tra i diversi modi di trasporto La città entra in stazione e la stazione diviene città».
presenti in stazione (treni ad alta velocità, treni D. Come si integra questa futura galleria di vetro con
nazionali, regionali, metropolitana, autobus, tram, il genius loci cittadino?
auto, taxi, biciclette...). R. «Il riferimento diretto è quello delle grandi gallerie
b) L’urbanità: relegata nel corso degli ultimi 50 anni a urbane della città ottocentesca, veri e propri salotti
luogo della marginalità sociale e del degrado urbano, urbani e luoghi che la città del XX secolo ha in parte
un “non luogo”, la stazione deve recuperare un ruolo rinnegato e contraddetto. Il tentativo di riproporre
attivo di spazio pubblico, integrando funzioni che la per una stazione un modello tipologico “tradizionale”,
adattino alla città del XXI secolo. anche se inequivocabilmente contemporaneo per
Vero polo di scambio contemporaneo, la galleria in linguaggio e forma, ha come obiettivo quello di
acciaio e vetro lunga 385 metri (la lunghezza del trovare una continuità con la città storica, con il suo
TAV), larga 30 con un’altezza variabile rispetto alla genius loci, con i portici della Torino ottocentesca,
quota stradale esterna, tra i 3 e i 12 metri, al colmo con l’idea dell’attraversamento urbano dei grandi assi
della copertura, caratterizza l’immagine urbana del pedonali longitudinali ritmati dalle arcate dei palazzi,
nuovo fabbricato di Torino Porta Susa. È il progetto di con l’atmosfera magica della luce filtrata dalla
un vuoto urbano, di un vero e proprio spazio pubblico, copertura vetrata della Galleria Principe di Savoia in
dove la stazione diviene passage, luogo di una nuova pieno centro a Torino. L’integrazione non è mimetica
urbanità. Il progetto si pone l’obiettivo di collegare ma critica e concettuale. Cerca di riproporre
diversi livelli della città creando delle continuità di consonanze, corrispondenze di senso e di atmosfera
percorsi urbani. La stazione diventa percorso urbano, tra passato e futuro, tra il genius loci della città storica

A destra: due rendering illustrano la nuova galleria di acciaio e vetro nel contesto della
vita cittadina. In basso: schizzo prospettico della galleria, della torre e della vecchia
stazione di Porta Susa, di cui sono stati fatti molti studi di fattibilità riguardo al riuso.
Il vecchio edificio appartiene al patrimonio culturale e architettonico della città
e la dimensione metropolitana del vivere quotidiano. secolo cresciuta al bordo della ferrovia, on the wrong
I viaggiatori entrano nelle stazioni, le attraversano, le side of the railways. Il nostro progetto interpreta il
abitano: vi giungono per prendere il treno, ma anche processo di trasformazione urbana operato dalla
per trascorrervi il tempo libero. A partire da questa Spina e cerca di adeguarsi alla scala
immagine prende forma l’idea principale del progetto dell’infrastruttura. Ma l’edificio della stazione è
della stazione AV Torino Porta Susa: trasformare la una sorta di simulacro urbano dell’oggetto treno,
stazione in un vero spazio pubblico urbano, in un scomparso dallo scenario urbano al di sotto della
luogo della città, ponte tra passato e futuro». Spina Centrale e trasformato in objet trouvé sulla
D. La nuova stazione dovrà comunque relazionarsi scena della città attraverso il recupero di una forma
con la cosiddetta Spina 2, uno dei piani progettati architettonica: una galleria in acciaio e vetro».
dalla Gregotti Associati. Secondo lei vi sono delle D. L’Italia si sta dotando di stazioni ad alta velocità:
In alto: la galleria di vetro connessioni tra i due progetti? Roma Tiburtina, Torino Porta Susa, Firenze Belfiore,
e acciaio evoca le grandi
stazioni storiche e ne R. «L’edificio della Stazione è una sorta di edificio- Napoli Afragola. La logica delle stazioni è cambiata.
ripropone la sapienza simbolo. Simbolo del movimento, del viaggio e Così come è cambiato l’uso degli spazi comuni. Quali
bioclimatica. Il progetto della presenza del mondo dei trasporti nella città sono i concept progettuali alla base dei cambiamenti?
prevede anche la
disposizione di numerose contemporanea. La Torino del futuro nasce proprio R. «Credo che il carattere comune ai vari progetti
alberature all’interno. dall’idea della Spina Centrale e dall’interramento della delle grandi stazioni sia proprio il progetto del vuoto.
In basso: sezione ferrovia, per circa 12 km, che permette di ricucire la Il progetto del vuoto, nella stazione di Porta Susa,
trasversale della galleria
in superficie e di quella città est con quella ovest, il centro storico assume un evidente carattere urbano di strada
ipogea a quota treni ottocentesco della Torino classica con la città del XX pedonale. Rappresenta il filo rosso di questa nuova

60 AMarchitetti
generazione di stazioni ferroviarie. Si tratta di una ad angoli smussati a 45° segue un disegno a densità L’involucro della galleria
in superficie è inteso non
necessaria modifica all’approccio progettuale che variabile aumentando progressivamente dall’alto in
soltanto come separazione
consiste nel riflettere e progettare non con il basso lo spazio tra cella e cella, sia in orizzontale che tra interno ed esterno,
parametro riduttivo e non esaustivo del metro quadro in verticale. Infatti i pannelli con le celle di FV hanno ma anche come materia
porosa attraverso la quale
di superficie utile o di SLP (superficie lorda di una densità variabile dal 70% al colmo al 30% a 3
avvengono scambi
pavimento), ma con un’unità di misura più complessa metri di altezza dalla strada, variando gradatamente di energia. I pannelli di
e più completa che è il metro cubo di spazio e dalla quasi opacità al colmo della copertura - laddove copertura avranno una
densità variabile dal 70%
di vuoto che può valorizzare enormemente il metro il sole batte più forte e il pannello può produrre più in chiave fino al 30% a 3
quadro di superficie utile se ben concepito e ha energia - all’assoluta trasparenza in corrispondenza metri di altezza dalla strada
e deve avere anche, un valore economico. Tale del pedone per permettere una porosità visuale tra
approccio va promosso e difeso, affermando senza esterno e interno della stazione. Oltre a regolare
mezzi termini che l’obiettivo unico del metro cubo di l’ingresso della luce filtrandola e producendo energia
vuoto è quello di restituire alle nostre città maggiore elettrica per l’autoconsumo e/o per la rete pubblica,
dignità, magia, sorpresa, emozioni e qualità. I grandi le scaglie di vetro fotovoltaico della stazione hanno
progetti di opere pubbliche sono sempre stati, un ruolo attivo nel comportamento bio-climatico
e devono continuare ad essere, l’occasione di interno dell’edificio. Il disegno a scaglie aperte
rivendicazioni culturali e di principio che permettano permette, infatti, di utilizzare i naturali moti convettivi
alle nostre società di andare avanti e di migliorarsi dell’aria e, sfruttando il delta termico tra l’aria fresca
progressivamente». in arrivo (sempre dal basso dall’enorme volume
D. La copertura è l’elemento che caratterizzerà, interrato del passante ferroviario) e l’aria calda
dal punto di vista tecnologico, la nuova stazione. in naturale elevazione, di assicurare un continuo
Ci illustra come funzionerà l’intero pacchetto? sistema di ventilazione naturale. Il riferimento
R. «Nel progetto di Porta Susa, grande importanza in termini di comfort sono i modelli tecnologici del
riveste l’involucro, inteso non soltanto come passato, come le già citate grandi halles delle stazioni
protezione e separazione tra interno ed esterno, storiche e le gallerie urbane ottocentesche. Come
ma come pelle attiva e “intelligente”, materia porosa Porta Susa, le gallerie urbane del XIX secolo erano
attraverso la quale avvengono scambi di energia tra concepite come grandi spazi pubblici non climatizzati
interno ed esterno. La pelle è composta da un e funzionano tutt’ora a meraviglia sfruttando i basilari
sistema modulare di scaglie di vetro di lunghezza di principi della bioclimatica. Come allora le griglie di
quasi 356 cm, larghezza 90 cm, distanziate tra di loro areazione o i lamierini forati per il passaggio dell’aria
da una lama d’aria alta circa 5 cm e filtrata da un erano celati nel gioco sapiente della decorazione
lamierino microforato anti-uccello che protegge da e del dettaglio, anche in Porta Susa il dettaglio
eventuali entrate d’acqua. La scocca in acciaio e del principio costruttivo del sistema a scaglie funziona
vetro a scaglie sovrapposte è composta da lastre con semplici elementi costruttivi che rivisitano in
vetro-vetro stratificato (esterno) e indurito (interno) chiave contemporanea i modelli ottocenteschi degli
con celle fotovoltaiche mono-cristalline inserite spazi urbani pubblici. Infatti, attingendo certezze
all’interno dello spessore del pvb del pannello di proprio dalla cultura tecnologica del passato, contro
vetro. La geometria della disposizione delle celle il modello iper-climatizzato ed energivoro
fotovoltaiche di forma quadrata (125 mm x 125 mm) dell’aeroporto contemporaneo, il sistema progettato

AMarchitetti 61
non viene applicato in sovrapposizione all’organismo di raffrescamento della temperatura mediante
Jean-Marie Duthilleul e
Arep
architettonico, bensì integrato alla sua struttura, nebulizzazione ad acqua da mettere in opera per
Etienne Tricaud, architetto
e ingegnere che hanno divenendo esso stesso struttura, pelle e immagine il trattamento degli spazi di circolazione e degli spazi
fondato nel gennaio 1997 finale dell’edificio. Risorse naturali rinnovabili come bar/ristorazione al di sotto della copertura vetrata».
il gruppo AREP. Lo staff la luce, l’aria e la ventilazione naturale sono, infatti, D. Si dice sia incerto il futuro del grattacielo, parte
consta di 240 persone
(progettisti, architetti, i materiali del progetto stesso, con l’obiettivo di una integrante del progetto. Quali novità in merito?
ingegneri). AREP si riduzione dei consumi energetici e la produzione R. «La torre, è vero, è parte integrante del progetto
è specializzato nella
progettazione di spazi di energia da fonti rinnovabili ai fini di una maggiore della stazione che si completa, appunto, con un
per il trasporto, ma anche autosufficienza dalle reti». elemento verticale, una torre di servizi destinata ad
di centri d’affari, edifici D. La capacità osmotica della copertura garantirà uffici, alberghi, commerci, sin dalla sua ideazione per
pubblici e ristrutturazioni
di edifici storici un ottimo ricambio d’aria. Cos’è previsto invece il concorso del 2001-2002. L’idea guida è stata quella
per il riscaldamento invernale? di creare un continuum spaziale capace di collegare
R. «Per il comfort invernale è stato previsto un tra loro diversi livelli urbani, dall’ultimo livello interrato
dispositivo di pannelli radianti al pavimento, della metropolitana al ristorante panoramico all’ultimo
incorporato nello spessore del massetto di posa dei livello della torre, mediante percorsi pedonali continui.
rivestimenti orizzontali in pietra di Luserna (previsto Infatti la grande galleria vetrata al livello -1 della
per l’integralità degli spazi di circolazione ai vari livelli) stazione si connette direttamente alla base della torre
e in doghe di legno (per le terrazze attrezzate di completando in verticale l’idea del lungo percorso
copertura al livello +1) per garantire un comfort di pubblico orizzontale. La torre è stata concepita come
prossimità agli utilizzatori della stazione lungo tutto una sorta di strada verticale e risponde all’obiettivo
gli spazi pubblici della stessa. All’interno i volumi di realizzare al suo interno, lungo l’intero sviluppo
commerciali sono invece tutti trattati con un sistema verticale del volume stereometrico, un insieme di
di ventilazione meccanizzata tradizionale (alimentata spazi semi-pubblici (sale riunioni, spazi ristoro, fitness
dall’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico in center, ristoranti e lobby panoramiche, terrazze bar...).
copertura) il cui utilizzo sarà regolato da un sistema La Torre RFI di Spina 2, alta circa 150 metri con una
domotico di riduzione dei consumi energetici». superficie utile di circa 50mila m², si posiziona
D. Le celle fotovoltaiche doteranno l’intera stazione simmetricamente rispetto all’asse centrale della Spina
di autonomia energetica? con la sua gemella, la torre del banco San Paolo
R. «L’impianto fotovoltaico in progetto ha una potenza progettata da Renzo Piano. Le due torri si definiscono
di circa 800kW di picco e sarà realizzato con 3.753 come gemelle a livello di tipologia compositiva,
pannelli fotovoltaici per una superficie complessiva densità volumetrica, immagine architettonica,
di circa 13.500 m². I pannelli sono del tipo vetro-vetro proponendosi in “coppia” come elementi primari in
con celle quadrate di 125 mm di lato al silicio mono- grado di raccontare la loro vita di urbanità verticale
cristallino tra lastra e lastra nello spessore del pvb: nello skyline rinnovato della città. La torre del San
il rendimento della cella è del 18%. Il fabbisogno Paolo è attualmente in cantiere e spero che quella
energetico della stazione è stato calcolato in funzione della stazione possa rapidamente avviarsi ad una
del consumo medio annuale pari a circa 1.875.000 prossima realizzazione».
kWh. Il consumo medio giornaliero è invece in estate D. Il progetto ha coinvolto la vecchia stazione di Porta
pari a 5.520 kWh ed in inverno pari a 4.800 kWh. Susa. Cosa ne sarà una volta dismessa?
Attualmente è in corso un incontro tra RFI e l’ente R. «Una serie di ipotesi e di studi di fattibilità sono
responsabile della distribuzione d’elettricità urbana già stati prodotti con il Professor Magnaghi del
per valutare le migliori condizioni di utilizzo Politecnico di Torino, membro dell’ATI Progettista,
dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico riguardo al riuso della stazione storica liberata dal suo
della stazione, che risulta essere una centrale di uso ferroviario. Ci si orienta comunque verso una
produzione di energia elettrica in pieno centro». soluzione mista che possa integrare una serie di
D. Dalle sezioni del progetto emerge che la galleria destinazioni d’uso a carattere commerciale, culturale
ingloba delle alberature. Collaborano anch’esse e di servizio del nuovo Fabbricato Viaggiatori. Il
al raffrescamento ambientale? comune di Torino e RFI sono estremamente sensibili
R. «Il progetto prevede la disposizione di numerose alla valorizzazione dell’edificio storico che appartiene
alberature di medio fusto in vasi all’interno degli spazi da sempre al patrimonio architettonico della città.
di circolazione ai vari livelli dell’edificio e Niente è ancora stato deciso. Approfondimenti
l’ombreggiatura che esse portano collabora con il saranno portati avanti nei prossimi mesi, anche in
microclima interno. È una scelta architettonica quella funzione degli sviluppi relativi alle procedure di gara
di introdurre la presenza della natura e della riguardanti la valorizzazione commerciale degli spazi
vegetazione come elemento qualificante lo spazio del nuovo Fabbricato Viaggiatori e alla realizzazione,
pubblico. Il progetto prevede anche un sistema auspicabile, della torre di servizi».

62 AMarchitetti
Celle fotovoltaiche Lucernario che permette Pannelli fono-assorbenti bloccano
inserite tra due lastre l’evacuazione naturale dell’aria gli effetti dell’irraggiamento solare
di vetro con ruolo di calda per tiraggio termico e della copertura vetrata sugli spazi
frangisole in copertura dell’aria fresca dal basso delle terrazze ristorante

Lastre di vetro posate APPORTO Solai con pavimentazione


con sistema a scaglie, SOLARE a irraggiamento termico
che permette la ventilazione reversibile (caldo-freddo)
naturale della galleria con aria raffredata a 14°C

VENTILAZIONE
NATURALE

INERZIA
TERMICA

Brumizzazione
o nebulizzazione
d’acqua Volume climatizzato

Progettisti: AREP (Jean-Marie Duthilleul et Etienne Tricaud), Silvio d’Ascia e Agostino Magnaghi / Cliente: RFI (Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.)
CREDITI

filiale delle Ferrovie dello Stato S.p.A. / Superficie netta a piano: 30.000 mq / Locali tecnici e parcheggi: 10.000 mq / Servizi: 10.000 mq /
Commercio: 6.000 mq / Ristoranti: 2.500 mq / Costi: euro 39.000.000 / Lunghezza generale della struttura: 385,20 ml / Fine lavori: 2012

1. Celle fotovoltaiche
inserite tra due
lastre di vetro
2. Lucernaio che
3

permette l’evacuazione
4

naturale dell’aria calda


per tiraggio dell’aria
fresca dal basso 5

3. Celle fotovoltaiche
inserite tra due lastre
di vetro
4. Lastre di vetro posate
con sistema a scaglie che
1

permette la ventilazione
naturale della galleria
5. Pannelli fono
2

assorbenti bloccano gli


effetti dell’irraggiamento
solare

AMarchitetti 63
In basso: elaborato grafico, profilo e pianta, che mette in evidenza la totale permeabilità spaziale della struttura. Una viabilità
completa che coinvolge anche la verticalità della torre. Il progetto interpreta il processo di trasformazione urbana operato dalla Spina

64 AMarchitetti
In alto: foto aerea dell’area subito dopo i lavori di interramento dei binari ferroviari. L’ampia area sarà l’elemento di raccordo tra
le due parti di città. La stazione si trasforma in un vero spazio pubblico urbano, in un luogo della città, ponte tra passato e futuro

AMarchitetti 65
AM progettare

LUCI E COLORI
NEL PARCO
5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo / Milano
In queste pagine
alcune foto del parco
Ampio perimetro. Forma triangolare.
Aspetto avveniristico. Trasparenze e commerciale nell'Area
D4 di Assago. Ha un
giochi cromatici. Un progetto che va perimetro compatto,
caratterizzato da
oltre la tipologia architettonica del giochi di colori e dai
grandi caratteri
tipografici stampati
centro commerciale. Con particolare
attenzione all’uso creativo dei materiali sul basamento
cementizio. In basso
di Mercedes Caleffi l’area filtro di uno
dei prospetti, la cui
pensilina è sorretta
da alti ed esili pilotis

l nuovo parco commerciale nell'Area D4 di Assago,

I Milano, è stato realizzato su progetto dello studio


5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo.
L’edificio, se così si può chiamare, è di forma triangolare.
Per le foto © Riolzi: copyright Paolo Riolzi

Ha un perimetro ampio, compatto e continuo, variamente


caratterizzato da diversi materiali, giochi di luci e colori
ed è anche fortemente connotato, almeno su due lati, da
caratteri tipografici stampati in negativo sul basamento
cementizio. A osservarlo bene evoca un codice a barre
colorato. L’intervento è guidato da alcuni principi
compositivi. Primo fra tutti il tentativo di dare alla struttura
una certa monumentalità. E l’escamotage trovato è
proprio l’uso di alcuni caratteri che, correndo in maniera
continuativa sul basamento dei due prospetti maggiori,
fanno risultare il tutto ironico e contemporaneamente
aulico. L’insieme presenta una frammentata volumetria
che si ha modo di scoprire solo percorrendo l’interno
o grazie a una visione dall’alto. La composizione dei
prospetti, infatti, non solo non rende visibile le diverse
volumetrie concepite per una diversificazione funzionale,
ma conferisce a tutta la struttura un’unicità di linguaggio
che lo rende diverso nello scontato panorama dei parchi
commerciali. Trasparenze e giochi cromatici disegnano
una linea di confine, un limite ora netto ora confuso,
al di là del quale si celano i diversi piani della struttura.
L’identità stilistica è cercata attraverso l’uso di materiali
artificiali in grado di risolvere anche molti aspetti tecnici.
La piattaforma fa parte di un progetto molto più ampio
che coinvolge tutta l’area, contraddistinta nel PRG, con
la sigla D4 e si estende tra l'autostrada MI-GE, il Naviglio
Pavese, l'ex Euromercato (oggi Carrefour) e il comune di
Milano, per un totale di 362.794mq. È un’area conosciuta
come Milanofiori 2000 (controllata per più dell’ 80% da
Brioschi Sviluppo Immobiliare e il 17,14% da Bastogi).
Sono 360mila mq di terreno su cui sono previsti 218mila
mq di edifici con destinazione terziaria, commerciale
e residenziale, un cinema multisala, un parco

AMarchitetti 67
Alfonso Femia e Gianluca Peluffo nel 1995 fondano lo studio
5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo

5+1 e nel 2005 creano l'agenzia di architettura 5+1AA.


Tra il 1998 e il 2007 realizzano il Campus Universitario di
Savona, le direzioni del Ministero dell’Interno di Roma,
vincono il concorso per il Nuovo Palazzo del Cinema di
Venezia e sviluppano il Master Plan per l'Expo 2015 di Milano.
Nel 2009 vincono i concorsi per le riqualificazioni delle
Officine Ferroviarie di Torino e del Castello Orsini di Torino

commerciale, un hotel, un residence e un centro fitness


e benessere. Dettagliatamente per l’area il piano prevede
118mila mq di uffici, 15mila mq per la residenza, 7mila mq
per strutture alberghiere e 20mila mq per il paracommerciale.
Anche l’area prevista per i parcheggi dovrebbe essere molto
ampia e aggirarsi intorno a 163mila mq. Alla base di tutto ciò
vi è un Masterplan, realizzato dallo studio EEA - Erick van
Egeraat Associated Architects di Rotterdam, un prestigioso
studio di architetti noto per gli interventi a basso impatto
ambientale. A questo punto sorge spontanea una domanda:
la progettazione guidata da un Masterplan sente di far parte
di un unicum o comunque ne resta completamente
indipendente? «L’obiettivo di un masterplan - ci spiega
l’architetto Alfonso Femia - è quello di stabilire regole e
strategie compositive. Incentivare il dialogo tra le parti, ma
lasciare sempre delle giuste libertà di evoluzione nelle diverse
dialettiche e invarianti. Il caso di Assago è particolare. Il
progetto del nuovo parco commerciale risponde, così com’era
specificatamente richiesto dal committente, ad alcune criticità
presenti nel sito. Il parco, nonostante fosse, rispetto a tutto
il piano, l’edificio meno importante, per l’impronta che ha
sull’area e per l’affaccio sulla zona di sviluppo, è diventato
un importante elemento di raccordo che risponde ai diversi
principi di organicità». Un’organicità nata da una serie di
concetti su cui il progetto ha avuto modo di crescere e
arricchirsi fino a darsi una spiccata identità volumetrica.
Elenchiamone alcuni: l’attacco al suolo (l'edificio come

68 AMarchitetti
unicum, prima di essere definito volumetricamente, si definisca il limite del parcheggio del centro
Nuovo parco commerciale
Progetto
articola come successione di linee naturali e artificiali commerciale come la sovrapposizione di un sistema
nell'Area D4 di Assago,
che si relazionano con il suolo); il perimetro (perché naturale/artificiale in grado di creare un paesaggio). Milano
il progetto sceglie l'enfatizzazione dell’angolo acuto Il progetto del parco commerciale è stato pensato
Viale Milano Fiori,
Luogo
attraverso una deformazione-stratificazione del e gestito con la piena consapevolezza di influenzare 20090 Assago (MI)
perimetro stesso); i volumi (la scelta progettuale anche il modus vivendi dei futuri abitanti. E non solo.
Milanofiori 2000 srl
Committente
è stata quella di appoggiare un disegno orizzontale «La tipologia del centro commerciale in tutta Europa -
come sovrapposizione di piani contro una possibile continua Alfonso Femia - presenta un’unica logica 5+1AA Alfonso Femia
Progettisti

sequenza di volumi che difficilmente avrebbero potuto distributiva e d’immagine. È considerata un pacchetto Gianluca Peluffo
dialogare e formare un unicum); le promenades (la chiuso. Una scatola preconfezionata che purtroppo
IQuadro ingegneria
Ingegneria strutturale

progettazione di un percorso che non sia soltanto risponde a una vera e propria pigrizia commerciale. Il
area di accesso agli edifici ma un “luogo pensilina” nostro progetto invece è un pezzo urbano. Non è solo 41.000 mq
Superficie lorda

sorretto da alti pilotis che raffigurano un peristilio a servizio di varie correnti commerciali. Oggi, rispetto 30.000 mq
Superficie di vendita

continuo o una passeggiata sotto un volume che agli altri centri commerciali della zona, questo edificio
comprime lo spazio e inquadra il paesaggio dinamico sembra avveniristico e tra vent’anni non potrà che
e cinetico della tangenziale); il bordo (la ricerca di una risultare comunque attuale. La nostra scelta è stata
"curva" di livello naturale che in maniera organica quella di rendere monumentale e diverso un modello

AMarchitetti 69
In alto: le planimetrie del parco commerciale. In basso visione dall’alto della struttura nella neo maglia urbana. È un rendering che mostra
come, grazie soprattutto alla sua forma triangolare, questo edificio concluda e definisca i contorni di tutta la nuova Area di progetto D4 di Assago
Image courtesy of 5+1AA

70 AMarchitetti
In alto: visione notturna dello spazio aperto progettato all’interno del triangolo. In basso: particolare tecnologico del sistema facciate. La sezione
focalizza l’attenzione sull’attacco a terra e l’attacco a cielo dei pannelli prefabbricati e stampati in policarbonato con ottimi valori di trasmittanza

tanto in uso nel mondo del commercio, e che spesso ha segnato


negativamente le periferie e ci auguriamo apra nuove strade in
questo campo». L’intero edificio risponde ad alcuni parametri di
sostenibilità: la copertura, che assicura nel tempo un adeguato
controllo della dispersione termica, e la compattezza, che ha prodotto
una cospicua riduzione dello sfruttamento del suolo. Difatti il triangolo
contiene la superficie necessaria a ben otto padiglioni commerciali
che, così compattati, non generano spazi dispersivi come
solitamente avviene in questi casi. «Ciò che è importante quando si
ha questo tipo di opportunità lavorative - precisa Femia - è riuscire
a trovare delle risposte che risultino adatte sia al presente che al
futuro. Ed è cosa certa che un adeguato risultato non lo si ottiene con
la bravura di un solo architetto. Questo tipo di approccio progettuale
necessita di coralità. Di mettere in campo diverse competenze».
Cromaticamente l’edificio è alquanto curato e vario. È stato studiato
in modo tale che le diverse sfumature presenti, relazionandosi con la
luce, rendano piacevole la fruizione del parco ai diversi clienti e agli
operatori che vi lavorano. Sono pannelli prefabbricati e stampati in
policarbonato che hanno ottimi valori di trasmittanza. I materiali usati
non sono diversi da quelli che canonicamente si usano in queste
tipologie prefabbricate. «Questo edificio - conclude Femia - è la
dimostrazione che in alcune situazioni la qualità estetica dipende
da come si usano determinati materiali, e non da cosa si usa».

AMarchitetti 71
AM progettare
La Llotja de Lleida è
un’architettura che sembra
emergere direttamente dalla
caliente terra spagnola. Deve
queste sue diverse sfumature
all’intuito dei progettisti che,
interpretando il paesaggio
circostante, hanno usato un
rivestimento di pietra dalle
tinte calde e ferrose

GEOMETRIA

Foto de LAFOTOGRAFICA © (www.lafotografica.com)


MONUMENTALE
Mecanoo Architecten / Catalogna
Ospita congressi e rappresentazioni teatrali. È imponente nella forma e
semplice nella geometria. Il nuovo edificio polifunzionale progettato dallo
studio Mecanoo caratterizza tutto il territorio circostante di Iole Costanzo

l 23 marzo 2010 a Lleida è stato inaugurato il con il “Trovatore” e le sale congressuali presentano

I centro polifunzionale La Llotja. Nel 2005 lo studio


olandese Mecanoo, in collaborazione con i Labb
Arquitectura di Barcellona, ha vinto il concorso
un ricco e interessante programma. Il progetto, nella
sua composizione formale, si è espressamente
ispirato al genius loci e ha fatto tesoro della gamma
internazionale indetto dalla municipalità della città di cromatica tipica dell’intorno della città. I progettisti
Lleida e dopo 5 anni il loro progetto è diventato realtà. hanno portato avanti la scelta di porre particolare
La Llotja de Lleida, centro congressuale polivalente, attenzione alle diverse sfumature del paesaggio
è oggi uno dei progetti più prestigiosi presenti in e hanno usato per questo progetto un rivestimento
Catalogna. Il potenziale di questa struttura di pietra dalle tinte calde e ferrose. La Llotja dà così
sicuramente apporterà importanti cambiamenti nella la netta sensazione di emergere direttamente dalla
Nella foto in alto: il grande città di Lleida che, situata fra la montagna Seu Vella caliente terra spagnola. Lleida è la seconda città della
atrio posto a piano terra. Da e il fiume Segre, ha sempre contato, per la sua Catalogna, dopo Barcellona, ed è storicamente
qui si accede, con una
morbida rampa, alle diverse economia, sull’apporto lavorativo che un certo tipo famosa per la sua cattedrale Seu Vella, una delle più
sale che si trovano ai piani di turismo, quello legato all’enogastronomia, alle belle basiliche d’Europa. Un complesso monumentale
superiori. È trattato con bellezze paesaggistiche e ai monumenti storici, riesce in cui lo stile arabo si è sapientemente mescolato allo
materiale fonoassorbente,
per poter garantire così la a creare. Con La Llotja però la città diverrà anche stile gotico, sovrapponendosi anche al linguaggio
polifunzionalità dell’edificio meta culturale. Difatti la stagione teatrale ha aperto architettonico romanico-cistercense già presente.

74 AMarchitetti
PIANTA PRIMO LIVELLO PIANTA SECONDO LIVELLO PIANTA TERZO LIVELLO

AMarchitetti 75
CREDITI
Committente Municipalità di Lleida,
Centre de Negocis i de Convencions S.A.
Architetti Mecanoo architecten
Architetti Associati LABB architectura S.L
Ingegnere Strutturale ABT, BOMA
Esecuzione 2006-2010
Costi di costruzione 35 milioni di euro
Superficie 37.500 m²
Parcheggio 9.500 m²
Sale interne 1000 posti, 400 posti, 200 posti
Nella pagina a sinistra:
la finestra panoramica
che si affaccia sulla città e
sul fiume, situata nel foyer
del secondo livello.
A fianco: una rampa
distributiva, elemento
di raccordo tra il foyer
principale e le sale poste
ai piani superiori. Sopra
e sotto: due sezioni
dell’edificio

Fondato nel 1984 a Delft


Mecanoo Architecten

è composto da uno staff


di oltre 90 professionisti e
comprende architetti, interior
designer, urbanisti. Tra i
progetti più noti vi sono la
Biblioteca della Delft
Technical University (1998),
la Chapel St. Mary of the
Angels a Rotterdam (2001),
il Palazzo di Giustizia di
Córdoba, Spagna (2011).
Il FiftyTwoDegrees dei
Mecanoo nel 2008 ha
ricevuto il Dedalo Minosse
per la sostenibilità

AMarchitetti 77
Sotto: decorazione lignea La nuova architettura de La Llotja presenta invece piogge e dal sole nelle diverse stagioni. La scelta
su fondo nero che un’essenzialità linguistica quasi minimalista. progettuale di prediligere lo sviluppo orizzontale
caratterizza l’interno
della sala-teatro. Evoca La struttura si sviluppa su sei piani, diversamente dell'edificio ha permesso anche la realizzazione
gli alberi da frutto di cui articolati, che con la loro composizione offrono ai di un tetto giardino. Un terrazzo, un belvedere,
è tanto ricca la regione fruitori tre diverse chiavi di lettura. L’edificio difatti, su che offre tutt’altro punto di vista. Questa soluzione
della Catalunya.
Nella pagina a destra, in scala regionale, rappresenta l’anello di congiunzione si è comunque dimostrata felice non solo per
alto: una visione notturna tra il fiume Segre sulle cui rive è stato proprio l’organizzazione degli spazi di rappresentanza
dell’edificio; in basso: la
costruito e la centrale formazione rocciosa erosa dal ma anche, da un punto di vista funzionale, per
planimetria de La Llotja.
L’edificio è inserito nel vento su cui è stata costruita la cittadella che avvolge un’adeguata risposta ai canoni di sostenibilità oramai
lotto posto tra la città e la Seu Vella. A livello della città, La Llotja e il fiume richiesti alle neo architetture. Al di sotto dello sbalzo,
il fiume Segre
creano invece una composizione equilibrata. al piano terra, è stata pensata una piazza, per gli
Emergono le sfumature cromatiche ma lo skyline non eventi estivi, con un’ampia tribuna che caratterizza
si modifica. Mentre, a livello della strada, l’ampio l’edificio degli uffici. Il parcheggio previsto, di 9.500
sbalzo che caratterizza il centro conferenze acquista mq di superficie, è sotterraneo ed è direttamente
tutt’altra valenza. Funge da elemento di raccordo collegato al foyer centrale, mentre la zona adibita
con la città e protegge i fruitori del centro dalle a carico e scarico per gli autocarri si trova, per

78 AMarchitetti
esigenze funzionali, al piano terra, allo stesso livello
del palcoscenico, degli spogliatoi e della cucina
del ristorante, e garantisce così un’immediata
sistemazione dei materiali con minore dispendio di
risorse per gli spostamenti. La Llotja ha una superficie
di 37.500 mq. Presenta due aule congressuali
rispettivamente di 1000 e di 400 posti che hanno
anche funzione di teatro. Quella più grande è
corredata di una macchina scenica molto complessa
e lo spazio che la contiene è stato appositamente
progettato. Nella corte pensata al centro dell’edificio
si erge una scala che dal livello della strada conduce
alla sala polifunzionale del primo piano e al foyer del
secondo, dove una vetrata panoramica offre l’affaccio
sulla città e sul fiume. L'ufficio stampa, le sale VIP e il
centro congressi sono situati sul lato dell’edificio che
affaccia sulla città e vi si accede da un corridoio
interno. I ristoranti e i bar, invece, si trovano sul lato
che fronteggia il fiume e la piazza. L'edificio monolitico
nella realtà è composto da diverse parti collegate tra
loro dall’ampio foyer del piano terra, matericamente
trattato con materiale fonoassorbente per garantire
la polifunzionalità dell’edificio. Tutti i materiali adottati
partecipano attivamente alla differenziazione degli
spazi e all’orientamento interno. Mentre l'esterno è in
pietra, l'interno si connota principalmente per le pareti
bianche intonacate e i pavimenti in legno o in marmo.
Per l'atrio e la sala polifunzionale è stato pensato un
pavimento di marmo, mentre per il foyer un pavimento
di legno formato da diverse essenze. La sala
principale, il teatro, con i suoi alberi luminosi intagliati
nelle pareti di legno scuro, regala la suggestione di
un frutteto. La gamma di colori legati alla frutta è un
tema che ricorre, anche se in piccoli dettagli. È un
riferimento ai ricchi frutteti presenti sul territorio,
tradizionale coltivazione della regione di Lleida.

AMarchitetti 79
AM progettare

UNA SCATOLA
FATTA AD ARTE
Stanley Saitowitz, Natoma Architects / Florida

80 AMarchitetti
AMarchitetti 81
CREDITI

Stanley Saitowitz
Architetti

Natoma Architects

Tampa, Florida, USA


Luogo

Skanska USA Building


Cliente

Wilson Miller
Ingegneria Civile

Walter P. Moore and


Ingegneria Strutturale

Associates
Avvolto da una pelle metallica, il Tampa Museum of Art si presenta come
un’enorme scatola dal volume semplice e lineare. Progettato da Stanley
Saitowitz, l’edificio funge da collegamento tra natura e arte di Mercedes Vescio

l Tampa Museum of Art è una struttura neutra, È giusto ricordare che in questa città, tra i mesi

I appositamente pensata per le esposizioni d'arte.


Uno scrigno, jewelbox com’è stato più volte
definito, pensato per contenere arte. A progettarlo
di aprile e ottobre, si possono verificare violenti
temporali accompagnati da vento forte, grandine
e soprattutto fulmini. Viste le diverse escursioni
Sopra: un particolare
dei pannelli di metallo
forati con cui è stato
è stato l'architetto di San Francisco Stanley Saitowitz termiche il rischio più concreto è quello rappresentato
rivestito tutto il volume
che lo ha pensato come un volume semplice a dagli uragani che generalmente si formano nel aggettante dell’edificio.
sbalzo, dalle linee nette e quasi assolute, avvolte periodo compreso tra giugno e novembre. Ma sembra A sinistra: il Tampa
che questo escamotage compositivo sia sufficiente Museum e, sullo
da una pelle metallica perforata. Sulla progettazione
sfondo, le Performing
di un museo le scuole di pensiero sono tante. C’è come risposta al problema uragani. Tutto l’edificio Art Building. In basso:
chi crede che il contenitore debba avere altrettanta si affaccia sul parco circostante e sul fiume la planimetria generale
dell’edificio
capacità espressiva quanto le opere che contiene. Hillsborough. Aggetta al di là del basamento di quasi
C’è chi urla che tutta questa teoria è solo 10 metri e tale peculiarità è strutturalmente garantita
un pretesto usato dalle archistar per mettere ancora anche dalla trave reticolare del solaio superiore,
se stesse sotto i riflettori della notorietà e chi invece quello di copertura, che presenta una sezione di circa
afferma che nel rispetto del contenuto la cosa migliore 4 m. Lo sbalzo così costruito fa da ampia veranda
sia progettare uno scrigno dall’aspetto neutro, che pubblica, da filtro tra la città e gli ambienti interni, da
sappia accogliere le opere senza arrecarvi alcun elemento di collegamento tra la natura e l’arte. Varia
disturbo con la propria identità. Sembra che questi sui lati e nell’insieme funge quasi da portico che
siano i propositi della nuova struttura del Tampa fiancheggia il parco e il fiume. Le pareti trasparenti
Museum. L’edificio si presenta diviso in due volumi consentono al progetto di collegarsi visivamente alla
proprio per rispondere formalmente alle due principali Performing Art Building a nord, e alle torri e alle
funzioni da assolvere: quella privata, propria del cupole della University of Tampa sulla parte sud.
museo e che riguarda la gestione e gli aspetti Dal punto di vista geografico bisogna ribadire che
curatoriali e la parte espositiva aperta al pubblico. la città di Tampa si sviluppa sulla costa occidentale
Questo grande volume in aggetto, rivestito di metallo, della Florida lungo le rive di due baie: la Baia di
poggia su un basamento di ridotte dimensioni Hillsborough, in cui sfocia l’omonimo fiume che
caratterizzato da ampie pareti di vetro che circondano attraversa la città, e la Old Tampa Bay, la cui unione
gli ambienti di relazione con il pubblico: il caffè, forma la Baia di Tampa che, a sua volta, fa parte del
la libreria, il foyer. E la suggestione è fatta: un volume Golfo del Messico. L’acqua per l'appunto non manca,
concluso e metallico. Ma questa scelta risponde e il Tampa Museum vi si trova proprio nel mezzo.
anche a un’esigenza pratica, quella di porre le opere Come questo edificio si relaziona con l’intorno
d’arte all’altezza giusta per la tutela dalle inondazioni. richiede un duplice chiarimento. Di giorno la luce

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1 Atrio. 2 Biglietteria. 3 Store. 4 Caffé. 5 Sala conferenza. 6 Aula. 7 Bagni.


8 Cucine. 9 Deposito. 10 Locali tecnici. 11 Carico e scarico. 12 Sicurezza.
13 Galleria. 14 Terrazzo. 15 Atrio. 16 Allestimento. 17 Laboratorio.
18 Segreteria. 19 Reception. 20 Uffici. 21 Cucina. 22 Sala riunione.
riflettendo sulle superfici del museo fa sì che il museo è comunque alquanto travagliata. La struttura
stesso si confonda e si unifichi con il paesaggio. Ne precedente del Tampa Museum era troppo piccola
riflette il verde, vibra e scintilla con l'acqua del mare, per la sua cospicua collezione. E le proposte di
e avvicina con la sua riflessione tremolante le nuvole ampliamento o di delocalizzazione sono state oggetto
ai visitatori del museo. Di notte invece è la luce dei di polemiche e discussioni per quasi dieci anni.
led, inseriti tra il rivestimento di metallo, che la fa da Diverse le strategie proposte dalla città di Tampa e
padrona e che, emanata dalle stesse superfici, fa dal consiglio del museo. L’architetto Rafael Vinoly
percepire l’esterno come una tela illuminata. Quasi nel 2001 ha presentato un progetto da 76 milioni di
a voler emblematicamente rappresentare l'arte che dollari caratterizzato da un’enorme tettoia a sbalzo
dall’interno per osmosi fugge nel buio. Dentro in metallo, ma il progetto venne bocciato sia perché
all’edificio ciò che domina è la luce filtrata dai fori il costo era troppo alto sia per la non adattabilità
dell’alluminio. Tutto è bianco. Dalle pareti al formale dell’edificio alle sollecitazioni degli uragani.
pavimento il colore è unico e indistinguibile. Le fughe Successivamente la città pensò di trasferire il museo
del pavimento che richiamano quelle dei pannelli in uno dei tanti edifici abbandonati o sottoutilizzati del
illuminanti disegnano l’ambiente. Il pavimento è di centro. La logica era quella del riattare una struttura
cemento bianco e i pannelli sono dei semplici grigliati già esistente. E venne preso in considerazione anche
rivestiti di un tessuto bianco riflettente che fungono un vecchio palazzo di giustizia. Ma il comitato del
anche da elementi occultanti la distribuzione dell’aria. museo si è dimostrato poco entusiasta circa la scelta
Il bianco viene usato più come elemento che come proposta e per di più la conversione del palazzo di
Professore emerito della colore. Tutto nel pieno rispetto dei numerosi oggetti giustizia in spazio museale si rivelò comunque
Stanley Saitowitz

Facoltà d’Architettura alla d’arte, vista la ricca collezione che appartiene al alquanto costosa. La città attese alcuni anni perché il
Berkeley University della museo. L’accesso avviene dal foyer attraverso una museo, situazione insolita in America, è di pertinenza
California. Ha insegnato
alla Graduate School of scala mobile che conduce immediatamente al primo del comune. Ci sono voluti altri anni di dibattiti
Design dell’Università piano, dove sono state organizzate ben sei diverse e giochi economici e politici per giungere alla
di Harvard, all’Università
di Oklahoma, all’Istituto sale espositive nella sezione dedicata al pubblico. risoluzione dell’annoso problema, ma alla fine del
di Architettura del Sud Il piano superiore è di dimensioni più piccole perché maggio 2007 è stato approvato un bilancio che
della California, UCLA, parte di esso è occupato dalla doppia altezza delle prevedeva uno stanziamento di 33 milioni di euro.
all'Università del Texas,
all'Università di Cornell sale espositive sottostanti. È qui che si trovano gli Per l'appunto la somma servita per realizzare
e Syracuse. uffici e la sala riunioni. La storia di questo museo il progetto di Stanley Saitowitz.
In alto: due sezioni longitudinali. L’edificio aggetta aldilà del basamento di quasi
10 metri e questa peculiarità è strutturalmente garantita anche dalla trave reticolare
del solaio superiore, quello di copertura, che presenta una sezione di circa 4 metri.
In basso: una foto del Tampa Museum che si affaccia sulle acque del fiume Hillsborough
AM history
UN ARCHIVIO
DEDICATO A SACCHI
Modelli, disegni, fotografie e documenti per testimoniare l’attività creativa di uno dei più importanti
modellisti italiani: Giovanni Sacchi. A Sesto San Giovanni un archivio a lui dedicato per ricordare
le sue collaborazioni con Rossi, Nizzoli, Castiglioni, Sottsass e molti altri di Biagio Costanzo

he cosa possono avere in comune una Nella pagina a sinistra:

C macchina da cucire e un televisore?


Nulla apparentemente! Eppure un uomo,
per alcuni un maestro, per altri semplicemente un
una sala espositiva
dell’archivio Giovanni
Sacchi, collocato all’interno
del Museo dell’Industria
e del Lavoro di Sesto San
artigiano, ha trovato una connessione tra i due
Giovanni. A fianco: una foto
oggetti, fatti dello stesso materiale e perciò suscettibili di Giovanni Sacchi, designer
di modellazione. Stiamo parlando di Giovanni Sacchi, italiano morto nel 2005
designer italiano, fecondo artista che trova spazio
nuovamente in una mostra, definita storica per la
portata delle sue opere, che si terrà negli spazi
dell'Archivio Giovanni Sacchi dal 14 aprile al 30
giugno 2010. In questa occasione, verrà riproposta
la sezione fotografica di Giovanni Sacchi & Italian
Industrial Design, che si svolse originariamente
presso il Seibu Departement Stores Tokyo-Shibuya,
tra il 21 aprile e il 3 maggio 1983. L’Archivio Giovanni
Sacchi, realizzato grazie al contributo della
Fondazione Cariplo, era stato voluto in origine dal
Comune di Sesto San Giovanni e dalla Fondazione
Isec - Istituto di Studi del Novecento specializzato in artefatti e documenti rilevanti per la storia del disegno
storia e archivi del lavoro e d’impresa. In esso sono industriale e dell’architettura persino on line, ordinati
raccolti numerosi materiali, provenienti dalla bottega e consultabili all’indirizzo www.archiviosacchi.it.
di Giovanni Sacchi, attiva fino al 1997 a Milano in Via Interessante il percorso didattico disegnato all’interno
Sirtori. Si tratta di modelli, prodotti, disegni, fotografie, dell’Archivio che segue di pari passo il processo di
documenti, macchinari e attrezzature, in definitiva realizzazione di un oggetto, completato da un’area
testimonianze della creatività dell’artista. Un attrezzata con nuovi macchinari dove sono previsti
laboratorio di modellistica che ha rappresentato workshops di modellistica con docenti, studenti e
un importante punto di riferimento per molti designer professionisti. Nato a Sesto San Giovanni, in provincia
e architetti. Aldo Rossi, Marcello Nizzoli, Achille di Milano, il 27 agosto 1913, il giovane Giovanni
Castiglioni, Ettore Sottsass e Marco Zanuso, hanno Sacchi, dopo una breve esperienza di fabbrica,
potuto sviluppare le loro idee trovando in Sacchi presso la Ercole Marelli, appena dodicenne inizia un
l’interlocutore ideale con il quale confrontarsi per periodo di apprendistato come modellista meccanico
tradurre tridimensionalmente idee progettuali. Un presso la bottega Ceresa & Boretti di Milano. Poco
archivio che consiste in una copiosa documentazione più che ventenne, nel ’36 decide di mettersi in proprio
di ben 67 modelli di architettura, 366 modelli, prototipi aprendo un laboratorio per modelli meccanici. Un
e pezzi in lavorazione di oggetti di design, 8mila progetto, causa lo scoppio della Seconda Guerra
disegni (riguardanti 1000 progetti), 110 prodotti, oltre Mondiale, destinato ad essere sospeso. Non
9mila fotografie e filmati, 250 fascicoli con documenti, mancano nella vita di Sacchi fervori giovanili che si
senza tralasciare ovviamente una ricca biblioteca, tramutano in un’attiva partecipazione alla resistenza
e numerosi macchinari e attrezzature per la sulle montagne piemontesi, subito dopo l’armistizio
lavorazione meccanica e del legno. Come a volerne del 1943. In seguito a questa sua pagina personale
coniugare il virtuale con il reale, l’archivio espone di partecipazione alla lotta di liberazione italiana

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ottiene il riconoscimento della Croce al Merito la realizzazione di oggetti che rappresentano la storia Sopra: esposizione
all’interno dell’Archivio.
di Guerra. Bisognerà dunque aspettare il secondo di un paese e forse anche di un’epoca, come la
Numerosi gli artefatti e i
dopoguerra perchè la sua vena artistica possa creare celeberrima Lettera 22 della Olivetti: la macchina da documenti a disposizione
nuovamente. L’occasione gli viene offerta da una scrivere che divenne compagna inseparabile di tanti di ricercatori e studenti.
È presente un'esposizione
commessa da parte del Comando alleato che gli inviati speciali e non, poggiata sulle ginocchia di permanente dedicata
commissiona la progettazione e la realizzazione generazioni di giornalisti, o come la macchina da all'iter progettuale di
di alcune piccole stufe elettriche e di ferri da stiro cucire Mirella di Marcello Nizzoli, il telefono Siemens alcuni oggetti di design
portatili. Una svolta importante per la sua vita che Grillo, la radio TS502 e i televisori Brionvega Doney
gli permette finalmente di riavviare la propria attività. e Algol di Marco Zanuso e Richard Sapper, la serie
Le tappe che segnano la storia della sua vita, e della di calcolatrici elettroniche Olivetti Logos e Divisumma,
sua creatività sono riconducibili a pochi episodi. le caffettiere la Conica e la Cupola di Aldo Rossi per
Certamente il primo fu l’incontro nel ’48 con Marcello Alessi. I suoi modelli sono stati esposti nell’edizioni
Nizzoli, che lo convince a intraprendere la strada della dell'Expo di Tsukuba in Giappone nel 1985 e di Siviglia
modellistica per design e architettura, collaborando nel 1992, per ben due volte all’edizioni di Exempla
per la prima volta alla progettazione della macchina a Monaco di Baviera nel 1980 e nel 1992,
da scrivere Lexikon 80 per Olivetti. Quello stesso nell’esposizioni di Brisbane in Australia nel 1988,
Nizzoli amico e collaboratore prezioso che diventerà di Parigi, Stoccarda, Nagoya e Aspen negli Stati Uniti
un’interlocutore privilegiato di più generazioni di illustri l’anno seguente, senza tralasciare le mostre
designer e architetti, tra cui Franco Albini, i fratelli monografiche dedicate ai suoi modelli dalla Triennale
Achille Castiglioni e Piergiacomo Castiglioni, Marcello di Milano nel 1983 e nel 2000. La sua attività si ferma
Nizzoli, Aldo Rossi, Ettore Sottass, Marco Zanuso, al 1998 anno in cui gli viene conferito il premio
Giotto Stoppino. Il secondo episodio risale al 1951 Compasso d’oro alla carriera. Muore a Sesto San
quando acquisisce uno spazio, un vecchio laboratorio Giovanni il 25 gennaio 2005. Di lui Ettore Sottsass
di fonderia, che sarebbe divenuta poi la bottega di Via ha detto: «Fuori da ogni lode generica, la sua grande
Sirtori a Milano. In questo laboratorio si crea, si capacità va oltre il "fare" i modelli: è il capire gli oggetti
sviluppano idee che diventano prototipi per numerose che poi, lui, con i modelli racconta... Con Sacchi si va
aziende che hanno fatto la storia del design italiano, oltre il volume: lui fa sentire cosa succede veramente,
come Olivetti, Brionvega, Kartell, Alessi. Così come tattilmente: produce una sensazione evoluta, tanto
prendono vita progetti di importanti edifici come lo che un suo modello può soddisfare completamente
Stadio San Nicola di Bari di Renzo Piano o il Museo il designer. Con un modello così, in verità, non si ha
d'Orsay di Parigi su progetto di Gae Aulenti. Oppure quasi più voglia di fare l'oggetto».

1- Modello in legno di un particolare a vite continua per macchina di Leonardo da Vinci, 1983. 2 - Modello di un particolare d'angolo per la
nuova sede Banca Popolare di Bergamo, 1980. 3 - Modelli in legno non verniciato di tre sedute diverse. 4 - Prototipo in legno della sedia
di Anna Castelli Ferrieri per Kartell, 1970. 5 - Modelli in legno di edifici per il progetto di trasformazione dell'area Motta a Genova, Gregotti
Associati, 1988-1989. 6 - Modello in legno di un pupazzo disegnato da Fortunato Depero per Campari, 1925 - 1986. 7 - Modelli in legno
di sveglie da cucina di Richard Sapper per Terrailon e Ritz-Italora, 1971-1973. (Tutte le foto sono di Federico Pollini).

AMarchitetti 91
AM report design

LE SUE ULTIME DUE CREAZIONI SONO ORIGINALI NELLA FORMA E SOPRATTUTTO


NELL’UTILIZZO DEL MATERIALE. NINA BRUUN, GIOVANISSIMA DESIGNER, INTERPRETA LE
NUOVE ISTANZE DELLA MODERNITÀ CON CALDE, SINUOSE ED EQUILIBRATE CREAZIONI

In questa pagina: la È una giovane designer danese di 26 anni. Nina danno stabilità all’insieme. Per evocare al meglio il
designer Nina Bruun e
Bruun ha concluso l’anno scorso gli studi alla Danish più classico dei nidi d’uccello, la designer ha giocato
la Nest Chair, poltrona in
strisce di betulla intrecciate School of Design di Copenhagen, dove ha anche con una serie di strisce di legno di betulla di diverso
tra loro. Nella pagina, frequentato un master. Il suo ambito di interesse sono spessore, intrecciate fra di loro e avvolte intorno al
a fianco: la sedia Fold,
rivestita con feltro di lana
principalmente i mobili, fatti a mano e caratterizzati da nodo portante della struttura. Per non distrarre
un design dall’espressione vivace e spesso evocativa. l’attenzione dalle strisce di betulla, elemento
La sua ultima creazione è la Nest Chair. «Per la caratterizzante di questo oggetto, è stato scelto per
quale - spiega la designer - mi sono ispirata alla la seduta un cuscino imbottito, molto semplice, di
natura e alla stagione primaverile». La poltrona, un color marrone opaco molto simile al colore del
come è intuibile dal nome che la Bruun ha voluto cioccolato. Un colore che si sposa al meglio con il
darle, si rifà ai nidi degli uccelli. «La mia idea - spiega colore del legno di betulla. Il morbido e accogliente
Nina Bruun - era di creare un caos vivace che cuscino al centro della struttura richiama il cuore del
apparisse come un tutto unificato». La struttura nido, dove uova e pulcini vengono adagiati. La Nest
consiste in una base, un sedile e quattro piedini che Chair ha da poco vinto il primo premio Sydform,

92 AMarchitetti
concorso a cui partecipano designer della Svezia
e della Danimarca. Questa poltrona, insieme ad
un’altra creazione della Bruun, la sedia Fold,
saranno esposte fino a settembre in una mostra
itinerante tra Svezia e Danimarca. «Per quanto
riguarda la Fold, ho voluto sfidare me stessa»,
racconta Nina Bruun. «Durante la creazione, infatti,
ho incontrato diversi ostacoli. Ho voluto usare
il rivestimento in una maniera diversa dal solito
ed estremamente moderna». Ciò che Nina Bruun
ha voluto realizzare è una sedia pieghevole
il cui design ricordi lo stile scandinavo e quello
giapponese. Il telaio è costituito da compensato
di 10 mm tagliato in sei profili che sono legati fra
di loro con delle cerniere. Il rivestimento consiste
in sei fogli di plastica dura imbottiti con 3 mm di
gommapiuma su entrambi i lati. Infine, la sedia è
rivestita con feltro di lana. Tutte le cuciture sono
fatte a mano e sono costate alla designer 105
ore di lavoro. Sono cuciture visibili, quasi a voler
dare l’idea che siano industriali, mentre i bordi
taglienti conferiscono alla sedia una maggiore
luminosità: ciò che la creatrice definisce “light
expression” e che considera importantissima per
questa creazione che non deve richiamare in niente
le vecchie sedie ricoperte di pesante tappezzeria.
Tutt’altro. Il risultato è una sedia profondamente
ispirata alle tecniche degli origami giapponesi,
leggera e luminosa. Non a caso la traduzione
del verbo inglese “to fold” è piegare o piegarsi.
AM green design

HANNO UNA FORMA SEMPLICE E


SONO ADATTI AD AMBIENTI INTERNI
ED ESTERNI. I VASI BACSAC SONO
FACILMENTE TRASPORTABILI E
PERMETTONO DI CREARE UN
GIARDINO NEGLI SPAZI PICCOLI

del concetto che sta alla base di queste borse - vaso,


mentre il pubblico è stato subito attratto dalla
leggerezza, dalla facilità di spostamento, dalla
flessibilità degli oggetti. L’ambizione dei tre BACSAC
è quella di rivoluzionare il mondo del giardinaggio.
Le borse sono costruite in tessuto geotessile,
Dietro l’aspetto di semplici shopping bag si permeabile e riciclabile al 100%. Hanno forme
nascondono contenitori per piante. Sono i vasi e misure diverse proprio come le comuni shopping
ecotessili, griffati BACSAC, il marchio francese bag e possono essere anche ordinate su misura
lanciato nel 2008 dal designer Godefroy de Virieu (www.bacsac.fr). Sono ugualmente adatte ad
e dai paesaggisti Virgile Desurmont e Louise de ambienti esterni e interni e sono leggerissime. Il peso
Fleurieu. L’idea di questo che si può definire un è determinato solo dalla quantità di terra contenuta
progetto ecologico e, nello stesso tempo, decorativo, nel sacco. Sono resistenti ai raggi UV e agli strappi.
nasce quando i primi due si incontrano e insieme Grazie al perfetto equilibrio che si crea tra aria, terra
cercano una soluzione per aggirare tutti quegli e acqua, il terreno può respirare e l’aria non evapora
ostacoli che normalmente si devono affrontare del tutto, proteggendo e nutrendo le radici. Nel 2009
per creare un giardino pensile in città: per esempio l’ultima novità: il BACSQUARE, un giardino vegetale
le difficoltà di trasporto, il peso di ciò che deve essere che ricorda quelli del Medioevo. Adatto alla città come
trasportato, i costi elevati. L’idea di creare un alla campagna, consente di impugnare la natura
come si impugna una borsa! È un giardino ecologico
dove crescere frutti di bosco o fiori. In pratica il
impianto all’interno delle borse nasce dal

giardino dei sogni: erbe profumate da annusare


desiderio di cambiare le comuni abitudini
e valorizzare le piante. Cominciano così a studiare
come creare borse in tessuto geotessile permeabile e verdure da mangiare!
e poroso, per permettere alla terra di respirare.
Nelle foto, i diversi modelli Nel 2007 cominciano le prove di coltivazione nelle
di borse BACSAC. In tessuto borse e, un anno dopo, possono appurare che la
geotessile e riciclabile, buona circolazione dell’acqua e dell’aria nella borsa
sono resistenti ai raggi UV
e permettono al terreno favorisce la crescita delle piante, similmente a quello
di respirare che accade quando sono piantate nella terra.
La leggerezza delle borse, inoltre, libera la terrazza
dal peso di vasi o altri contenitori. Nel 2008, dopo
l’incontro con Louise de Fleurieu, nasce
BACSAC come azienda e come marchio che
vuole rappresentare una nuova filosofia.
I primi modelli di BACSAC sono stati
presentati alla manifestazione “Jardins,
jardins” presso i Giardini di Tuileries a
Parigi. Il successo di stampa e pubblico è
stato notevole, tanto da diventare una delle
attrazioni principali della mostra. Gli addetti ai
lavori sono rimasti molto colpiti dalla semplicità

94 AMarchitetti
AM creative design

DIVERSI MODULI CHE SI POSSONO VARIAMENTE COMBINARE FRA LORO. MULTIFORME E


CREATIVA, LA LIBRERIA DI FLORIAN GROSS SI ADATTA AD OGNI AMBIENTE E SITUAZIONE

Il prototipo di Konnex, la libreria modulare disegnata quadrato, infatti, ha una serie di tagli lungo la
dal designer tedesco Florian Gross, è stato presentato superficie che si possono incastrare alle pareti
per la prima volta a febbraio di quest’anno in di un altro modulo, in modo da poter unire i moduli fra
occasione della Fiera Ambiente di Francoforte, dove loro senza bisogno di viti o altro. È possibile quindi
ha riscosso un notevole successo nella sezione creare un piccolo elemento d’arredo da affiancare alla
Talent. Konnex è stata ideata per le persone che scrivania, oppure una piccola libreria, oppure una
si divertono a creare e organizzare l’ambiente in libreria a parete, affiancando cubi grandi e piccoli
cui vivono o lavorano. Con questo nuovo sistema a piacimento. La configurazione di Konnex può
di connessioni di cubi avranno la possibilità di cambiare per ogni evento ed occasione, adattandosi
sbizzarrirsi. Il set base comprende tre cubi in scala quindi ad ogni ambiente o situazione. È un vero
che possono essere assemblati da chi li acquista e proprio sistema di ripiani variabile pensato
in modi differenti. Al set di cubi base si possono per persone flessibili e dinamiche e che hanno
aggiungere tutti i cubi che si vuole. Ogni modulo la necessità di trasferirsi in luoghi diversi.

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DESIGN ARTIGIANALE. PEZZI UNICI DALLE FORME


GROSSOLANE. SEDIE, POLTRONE, TAVOLI CREATI
LAVORANDO IL LEGNO CON LA MOTOSEGA

Natanel Gluska è nato in Israele ma vive e lavora


a Zurigo. Ha concluso gli studi alla Rietveld Academy
di Amsterdam nel 1989 e da allora si è guadagnato
una reputazione internazionale di tutto rispetto,
dovuta ai suoi mobili di design caratterizzati da uno
stile divertente e da un taglio grossolano. È entrato
a pieno titolo nel modo del design alla fine degli anni
Novanta grazie al SaloneSatellite di Milano, un evento
a margine del Salone del Mobile della città lombarda,
dove vengono esposti i lavori di talenti emergenti.
Nel 2000 ha partecipato ad un’esibizione di oggetti
di design contemporaneo da Sothesby’s, a Londra,
e nel 2007 è stato il protagonista di una retrospettiva
del SaloneSatellite dedicata al successo dei designer
che avevano trasformato le loro idee e i loro prototipi
in una realtà commerciale. I mobili creati da Natanel
Gluska sono decisamente originali e ognuno è un
pezzo unico. Il designer trova l’ispirazione dal mondo
che lo circonda e da alcuni schizzi disegnati a mano.
La sua metodologia di lavoro è sicuramente singolare:

diventano sedie o poltrone, a volte tavoli o librerie.


lavora il ceppo vergine di un albero (castagno,
faggio e quercia) con la motosega e, da qui,
modella (in un unico pezzo, non in più parti) oggetti Le inibizioni, secondo il designer, se creative o
che sono sospesi tra l’essere sculture artistiche e guidate dal mercato, sono la spinta che permette al
l’essere oggetti funzionali. La maggior parte dei ceppi suo lavoro di mostrare la libertà di espressione ormai
Nelle foto alcuni pezzi persa nella produzione di massa del design.
unici di Natanel Gluska,
Gluska sottolinea spesso l’importanza, per la cultura
ricavati da ceppi vergini di
castagno, faggio, quercia che ruota intorno al mondo del design, della presenza
di persone che ancora usano le proprie mani per
realizzare gli oggetti e che hanno piccole ma
importanti attività con le quali hanno ottenuto un
notevole successo. In dieci anni Natanel Gluska si
è assicurato, con i suoi lavori, un mercato di nicchia
e le sue opere vengono collezionate in tutto il mondo.
Fra i suoi estimatori si contano personaggi come Ian
Schrager, Philippe Starck, Karl Lagerfield e Donna
Karen. Parlano di lui le maggiori testate internazionali
dedicate al design. Ha anche partecipato a diverse
mostre collettive oltre ad aver esposto da solo più
volte. Ultimamente il designer israeliano si è
dedicato anche alla ricerca, sperimentando la
fibra di vetro e sviluppando un innovativo sistema
di illuminazione modulare.

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ARCHITETTURE & DESIGN DA VEDERE


tolo Palladio and His Legacy: A ternazionale. La rassegna è cu-
Transatlantic Journey (Palladio e rata da Alberto Fiz, direttore arti-
ANDREA PALLADIO

la sua eredità: un viaggio attra- stico del MARCA. L’evento è


CONQUISTA L’AMERICA
Alla Morgan Library & Museum il
verso l'Atlantico) il tema della promosso dalla Provincia di Ca-
2 aprile aprirà al pubblico Palla-
mostra palladiana negli USA - tanzaro Assessorato alla Cultura
dio ad His Legacy: A Trasatlantic
a detta della co-curatrice Irena con il patrocinio della Regione
Journey, la prima tappa ameri-
Murray, direttrice del RIBA di Calabria, del Ministero per i Beni
cana di una mostra promossa
e le Attività Culturali e della Dire-
dal Royal Institute of British Ar- Londra - è "raccontare" Palladio
zione Regionale per i Beni Cul-
chitects di Londra (RIBA) in col- architetto e insieme dimostrare
turali e Paesaggistici della Cala-
laborazione con il Centro Inter- come il "codice genetico" dell'ar-
bria. La mostra rientra nel Piano
nazionale di Studi di Architettura chitettura americana risalga al
Operativo Regionale Calabria
Andrea Palladio di Vicenza (CI- grande architetto italiano. Per Fondi Europei di Sviluppo Re-
SAAP). La sera precedente sa- questo, accanto a 31 nuovi gionale 2007/2013. Sono oltre
ranno la baronessa Tessa Black- splendidi disegni di Palladio, non 70 le opere esposte sino al 25
stone, presidente del RIBA e presenti (per evidenti ragioni luglio in un percorso che com-
Amalia Sartori, Presidente del conservative) nelle edizioni eu- prende dipinti, sculture, mobili,
La mostra mette in luce, attra-
ropee della mostra, saranno oggetti, schizzi e progetti con al-
verso fotografie e progetti, la
esposti modelli architettonici cune testimonianze inedite o mai
complessa attività di Nervi che
realizzati per l'occasione e libri viste prima d’ora in Italia. Ne
si manifesta in molteplici aspetti
originali provenienti dalla British emerge un’indagine esaustiva
che vanno dall’ideazione alla
Architectural Library. Essi illu- dell’attività svolta negli ultimi
realizzazione delle sue opere
streranno il Palladianesimo bri- quarant’anni dove, accanto alle
architettoniche. Da architetto-ar-
tannico e, soprattutto america- opere più famose di Mendini, si
tista privilegiava materiali come
no, con particolare evidenza al- evidenzia la componente mag-
il calcestruzzo e il ferro-cemento
l'opera di Thomes Jefferson, il giormente sperimentale e meno
che riusciva a plasmare con
conosciuta del suo lavoro. Il pro-
CISA a tagliare il nastro della terzo presidente degli USA, che grande abilità grazie alla sua
getto, poi, ha tra le sue peculiari-
nuova iniziativa congiunta delle sulla sua copia dei Quattro Libri profonda conoscenza delle tec-
tà quella di sottolineare le colla-
due istituzioni culturali già co- scrisse "Palladio is the Bible", niche costruttive.La mostra si
borazioni tra Mendini e gli altri
protagoniste della grande mo- Palladio è la Bibbia. sviluppa intorno a 120 riprodu-
protagonisti del mondo dell’arte,
stra palladiana del 2008-2009, zioni in alta definizione di mate-
riale documentario, fotografico,
che a Vicenza, Londra, Barcello-
USA, New York, Morgan
progettuale e grafico relativo
na e Madrid è stata ammirata da
Library & Museum / PALLADIO
all’opera e alla figura dell’archi-
oltre mezzo milione di europei.
USA. "Palladio and His Lega-
tetto. Un percorso che illustra e
Archiviata l’Europa, e con un
cy: a Transatlantic Jouney" /
documenta le opere più signifi-
successo decisamente inatteso,
Dal 2 aprile al 1 agosto 2010
cative progettate e realizzate da
Palladio ora si presenta in Ame- Nervi: disegni originali di proget-
rica, il Paese dove la sua eredità L’ARCHITETTURA to e delle strutture, documenta-
è forse più evidente, dall’archi- DI PIERLUIGI NERVI zione fotografica, materiale au-
tettura delle ville nelle piantagio- La sapienza di coniugare arte tobiografico.
ni di cotone di "Via col vento" e scienza, tecnica ed eleganza,
fino agli edifici del potere civile, senza mai perdere di vista fun-
in particolare Mimmo Paladino,
Sondrio, Galleria Credito Val-
a cominciare dalla stessa Casa zione e costi, è la cifra che ha
Francesco Clemente, Bruno Mu-
tellinese / Pierluigi Nervi. L’ar-
Bianca. Come esplicitato nel ti- contribuito a fare di Pierluigi
nari, Luigi Veronesi, Bob Wilson
chitettura molecolare / Dal 15
Nervi uno dei più grandi architet-
e Peter Halley. In mostra sono
aprile al 20 giugno 2010
ti del Novecento italiano e inter-
nazionale. Sondrio, la sua città molti gli omaggi di amici e colle-
natale, rende omaggio a Nervi ghi come i ritratti realizzati da
Paladino, Mimmo Rotella, Mi-
70 OPERE DI MENDINI
con una mostra nel trentennale
chele De Lucchi e dall’artista
A CATANZARO
della morte avvenuta a Roma Il museo MARCA di Catanzaro
nel 1989. A volere questo omag- apre le porte al design e all’ar- giapponese Tiger Tateishi.
gio è il Credito Valtellinese che chitettura organizzando un’am-
propone la mostra dal 15 aprile pia retrospettiva dedicata a Ales-
Catanzaro, Marca / Alessan-

al 20 giugno presso la “Galleria sandro Mendini, architetto e de-


dro Mendini: alchimie. Dal

Credito Valtelinese” di Sondrio. signer tra i più celebri a livello in-


Controdesign alle Nuove Uto-
pie / Fino al 25 luglio 2010

AMarchitetti 101
AM appuntamenti

ve. Tra le sedi del Festival, che


comprenderà mostre, conferen-
RIPROGETTARE
LA VIA DELLA SETA
ze, visite guidate e installazioni
multimediali, rientrerà anche “un
teatro costruito con materiali rici-
clati reperiti in loco, ideato dagli
architetti tedeschi Köbberling e
Kaltwasser”. Un’ampia sezione
internazionale, promossa dal
British Council, coinvolgerà am-
basciate e istituti culturali nell’af-
Lo scenario dei viaggi di Marco frontare le tematiche del London
Polo, l'antica via della Seta, era Festival of Architecture, in riferi-
una straordinaria rete di percorsi mento alla produzione architet-
commerciali, culturali e religiosi tonica dei Paesi di appartenen-
lunga circa 15.000 km che per za. Inoltre, studenti delle facoltà
oltre 2000 anni ha costituito di architettura e dalle scuole di
l’unico collegamento tra le civiltà design di Australia, Austria, Ita-
dell’est e dell’ovest. Da questo lia, Libano, Turchia e Regno
itinerario avventuroso e romanti- Unito presenteranno le proprie
co ha preso il via l’idea messa a proposte per il programma High
punto dall’architetto Luigi Cento- Street 2012 .
la, dello Studio Centola & Asso-
ciati, per il concorso internazio-
nale di idee bandito dall’OICE,
collegato alla mostra su “Alto
Design e Alta Tecnologia Italia-
na" che si svolgerà nel mese di
settembre all'interno del Padi-
glione Italia all’Expo Universale
di Shanghai. Il concorso invita i
partecipanti a elaborare idee-
progetto innovative, materiali o
immateriali, per “recuperare,
Londra / “The Welcoming

reinterpretare, attualizzare e, se
City”: London Festival of

possibile, riconfigurare nell’im-


Architecture 2010 / Dal 19

maginario collettivo la “Via della


giugno al 4 luglio 2010

Seta”. Ai vincitori del concorso,


andrà un Premio di 10.000 euro. L’ARTE COME
SPAZIO CONCETTUALE
Ancora una volta Annamaria
Premio “Silk Road Map”

Gelmi, artista di inesauribile


Consegna materiali entro il 15

vena creativa, è capace di met-


giugno 2010

tersi in gioco in un nuovo pro-


getto espositivo, dimostrando
che è sempre possibile per chi
A LONDRA, FESTIVAL

fa questo mestiere con solida


DELL’ARCHITETTURA
Una celebrazione dell’architettu-
professionalità evolvere, cam-
ra che coinvolgerà tutta la città.
biare, innovare se stessi. La ca-
Il Festival ospiterà una serie di
pacità di reinventarsi non pre-
eventi che evidenzieranno lo
scinde tuttavia da un solido le-
status di Londra come centro in- game con la propria storia per-
ternazionale dell’architettura. sonale, come il titolo stesso sug-
Curata da tre organizzazioni lea- gerisce. L’architettura è infatti la
der: LFA, The Architecture disciplina che più di ogni altra ha
Foundation, New London Archi- ispirato Annamaria Gelmi nel
tecture e RIBA di Londra, si arti- suo brillante percorso. Il suo la-
colerà in tre fine settimana chia- voro pur, rigidamente geometri-
sud, e da un padiglione ottocen-
tesco. Nell’arco di circa sette
anni, a partire dal 1971, Scarpa
ebbe l’incarico di progettarvi di-
versi elementi, fra cui il muro di
cinta. Dal 2005 Aldo Businaro e i
figli hanno affidato l’esecuzione
di una scala esterna all’architet-
to Tobia Scarpa, che nel proprio
co, astratto- concettuale è allo progetto si è attenuto in parte ai
stesso tempo fragile nella poeti- disegni del padre.
ca, allusivo, capace di svelare
un “oltre” denso di significato e Treviso, Centro Carlo Scarpa -
sfumature, profondamente fem- Archivio di Stato di Treviso /
minile. La varietà dei mezzi Scarpa e Il Palazzetto /
espressivi, delle soluzioni forma- Fino al 29 maggio 2010
li e dei temi proposti in questo
ambizioso progetto espositivo
sottolineano la ricchezza creati- UNA SERIE DI MOSTRE
va di Annamaria Gelmi, le sue PER IL MAXXI
complesse sfumature e le molte-
plici correnti intellettuali e artisti-
che a cui si ispira.

Rivara (To), Castello di Rivara /


INARCHITETTURA. Annamaria
Gelmi / Dal 12 giugno all’8 set-
tembre 2010

IL PALAZZETTO
DI CARLO SCARPA
La mostra è incentrata sulla fi-
gura di Aldo Businaro, commit- Dopo l’architectural preview del-
tente di Carlo Scarpa per gli an- lo scorso novembre, ecco per il
nessi alla villa “Il Palazzetto”. MAXXI il momento più atteso,
L’incontro tra Scarpa e Businaro con un programma ricco e inter-
ebbe luogo in occasione del nazionale. Le mostre inaugurali
viaggio in Giappone di una dele- sono Gino de Dominicis: l’Im-
gazione di architetti e designer mortale (30 maggio - 7 novem-
italiani, nel 1969, cui partecipa- bre 2010). Kutlug Ataman. Me-
rono entrambi: esso segna l’av- sopotamian Dramaturgies (30
vio di un fortunato sodalizio che
li terrà costantemente legati alla Luigi Moretti architetto. Dal Ra-
maggio – 12 settembre 2010).

residenza seicentesca del com- zionalismo all’Informale (30


mittente. Situato nella campa-
gna a sud-est di Monselice, il Ma è Spazio che parla dell’ani-
maggio - 28 novembre 2010).

complesso della villa appariva ma del museo: il primo allesti-


costituito dal corpo dominicale, mento tematico delle collezioni
da una piccola costruzione adi- d’arte e di architettura del MAX-
bita a casa del custode verso XI (30 maggio 2010 – 23 gen-
naio 2011). L’idea di SPAZIO
prende avvio dagli stimoli sug-
geriti dalle forme fluide create
da Zaha Hadid e interpreta ap-
pieno il carattere di interdiscipli-
narità del MAXXI.
Roma / Apertura MAXXI
27, 28, 29 maggio 2010 / Aper-
tura al pubblico: 30 maggio
INTERVISTA

FUTURO SOSTENIBILE
«L’energia dovrebbe essere prodotta e consumata direttamente dalle
famiglie», spiega Mario Cucinella. E sottolinea che per entrare in una nuova
era ecologica ci vuole l’aiuto delle istituzioni di Antonello De Marchi

Sono anni che si occupa di sostenibilità. Quale sensibilità ha avuto modo di riscontrare in chi amministra?
«Negli ultimi anni la sensibilità e l’attenzione ai temi ambientali ha fatto crescere una nuova coscienza ecologica.
È solo l’inizio, siamo ancora in un’era primitiva: dopo l’era industriale e post-industriale non siamo ancora entrati
nell’era ecologica. Servono azioni forti da parte dei governi».
Da dove è nata quella sottile diffidenza contro cui ha dovuto lottare l’architettura sostenibile?
«Spesso la diffidenza non è poi così sottile. Credo che nasconda un peccato originale, dovuto a tanti anni di
disattenzione verso l’architettura contemporanea che spesso si è però dimostrata distante dai luoghi. Inoltre sono
convinto che la politica non ha visto, negli ultimi decenni, nell’architettura una forma di espressione della propria
cultura. E la diffidenza la si supera con la cultura, con la pazienza di spiegare e comprendere i luoghi dove si lavora».
Da dove parte il progetto della casa da 100K?
«La casa da 100K nasce da una domanda che nessuno ha mai fatto: costruire case a basso costo che integrassero
i temi energetici. A questo antefatto bisogna aggiungere il valore sociale dell’abitare, l’aspirazione e i desideri
AM architetti - 2

delle persone e le modalità del vivere, sempre più lontane dalle tipologie speculative. Quindi il tema proposto
è un progetto tecnico di un edificio riproducibile industrialmente, fatto di spazi da contaminare e personalizzare
e capace di rispondere alla sfida ambientale. Power to the people è un modo per dire che l’energia dovrebbe
essere prodotta e consumata direttamente dalle famiglie».
Un edificio energivoro può essere trasformato in edificio a basso consumo o produttore di energia?
«Fondamentalmente è un aspetto tecnico: migliorare l’involucro, le prestazioni d’isolamento, utilizzare tecnologie
nuove sia per riscaldare che per raffrescare e utilizzare fonti rinnovabili. Ma se fosse tutto qui avremmo risolto solo
una parte del problema. Mettere mano alla cura del parco immobiliare esistente deve essere un’opportunità
Pensieri. Commenti. Interviste. Schede di progetto

creativa, un’opportunità per migliorare la qualità estetica degli edifici e la qualità dello spazio pubblico».
Per i materiali di scarto un progetto sostenibile cosa prevede?
«L’architettura e in genere il costruire non è mai un’operazione ecologica. Si costruisce utilizzando materia che
viene comunque sottratta alla natura. Detto questo il tema non è solo quello dell’inquinamento ma quello di
utilizzare le materie nel modo più efficace. Costruire costa in termini energetici molto meno che mantenere in vita
gli edifici e quindi le mie attenzioni sono rivolte più alle performance e alla possibilità del recupero delle materie.
Lo sviluppo sta nel creare un utile scarto che potrebbe essere impiegato in altre filiere».
Le nostre città di quali cure necessitano?
«Oggi la città va vista come un organismo che consuma energia, si scalda, si consuma e ha bisogno di cure,
di terapie intensive che vanno da una politica dei trasporti pubblici per migliorare e incoraggiare l’uso dei mezzi
pubblici alle biciclette e alle aree pedonali. Servirebbe anche nuova visione del rapporto con il commercio, vitale
per i nostri centri storici, e una politica di riduzione dell’inquinamento per migliorare la vita dei cittadini».
Esiste ancora, nell’iter progettuale, l’attenzione verso il genius loci?
«Nelle nostre città e nei nostri paesaggi è un aspetto fondamentale. Milano non mi sembra che abbia le stesse
caratteristiche di Bologna e questo è un valore che deve essere scoperto e capito. Come diversi per vocazioni
sono i territori e le culture che le abitano. Per troppo tempo abbiamo creduto che la diversità fosse qualcosa
da appiattire mentre una nuova coscienza ecologica deve guardare alle diversità come a valori fondamentali».
Qual è la strada da percorrere perché il ruolo dell’architettura, in ambito ambientale e climatico, venga
completamente riconosciuto?
«La strada è quella di non considerare l’architettura una disciplina a se stante, ma profondamente legata ad altre.
L’architettura è la matrice dell’abitare e non esiste edificio che non debba confrontarsi prima di tutto con aspetti
materiali e con principi di fisica e di resistenza. La maturità avverrà quando fonderemo tutto in un’unica grande
disciplina. L’architettura contiene dentro di sé l’ingegneria, la filosofia, la cultura, la tecnica e il paesaggio, ed è
ora di dare all’architettura e agli architetti il loro ruolo. Fondamentale e socialmente utile».

106 AM architetti
COMMENTO

I LIMITI DELL’ARCHITETTURA
Nel nome della sostenibilità nascono progetti avveniristici, stupefacenti, di facile consumo
mediatico. Si rischia una perdita di senso del linguaggio architettonico. Bisogna dare maggior
valore all’architettura cosiddetta “minore” di Paolo Simonetto, presidente di Architettando

In questo momento sembra inevitabile affrontare la questione della trasparenze e leggerezza. Le correnti del Decostruttivismo hanno
sostenibilità, circondati come siamo dai prefissi «bio» ed «eco» sciolto in forme liquide gli edifici, o li hanno plasmati secondo
abbinati ormai a ogni manifestazione della nostra quotidianità, richiami fito e zoomorfici. Oggi, inoltre, attorno al tema della
e svuotati molte volte di ogni significato. Ci troviamo a fare i conti sostenibilità, nascono proposte avveniristiche di città verdi
con una molteplicità di definizioni: Ecosostenibilità, Ecocompatibilità, galleggianti, fluttuanti, sospese sopra un mondo che evidentemente
Bioarchitettura, Architettura passiva, Architettura bioecologica, non ci soddisfa. Poche sono le proposte urbane di riqualificazione
Architettura bioclimatica, Architettura ecocompatibile, Architettura secondo standard di sostenibilità effettivamente realizzate, episodici
energeticamente efficiente. Per non perdere l'orientamento in questa momenti nei quali istanze di riqualificazione urbana e interessi
varietà descrittiva è giusto soffermarsi su alcuni concetti chiave alla politici, sociali ed economici hanno trovato un’intesa reale. Ogni
ricerca di un minimo comune multiplo. Primo fra tutti, la sostenibilità corrente e ogni linguaggio espressivo, ben inteso, porta con sé
intesa come elemento intrinseco del costruire, trasversale rispetto significati e contributi utili, almeno al dibattito, anche quando rasenta
ai vari temi dell'architettura. Una concreta ed effettiva necessità l’utopia. Ma si tratta per l’architettura di un momento storico delicato
per la sopravvivenza stessa del fare architettura, un'irrinunciabile e rischioso, in bilico tra interessanti sperimentazioni e il rischio di un
opportunità per ristabilire un nuovo tipo di relazione tra uomo e generale appiattimento culturale per l’accettazione incondizionata
ambiente. Ciononostante, dietro il pretesto della sostenibilità, si cela di ogni proposta solo in quanto “nuova”. Ma al di là di ogni linguaggio,
un pericoloso paradosso in cui vengono persi di vista i protagonisti sperimentale o meno, qual è il significato profondo del fare
principali – l'uomo e l'ambiente – alimentando una speculazione architettura? Forse siamo di fronte alla nascita di nuove forme
intellettuale fine a se stessa, avendo come unico obiettivo il espressive, ma non sono sempre architettura, dove per architettura
soddisfacimento dell'ego dei progettisti. Una volta presa piena si intenda quella disciplina nata ed evolutasi per creare spazi di vita
coscienza dell'emergere di una questione ambientale, affrontando per l’uomo. Se l’elemento di congiunzione di tutte le opere di
quindi il tema della sostenibilità come una scelta culturale non architettura non è l’uomo, l’obiettivo finale dell’architettura viene a
finalizzata esclusivamente ad alcune tipologie costruttive, dovrebbe mancare. Se l’architettura non si occupa di creare l’ambiente di vita
maturare una proposta progettuale che conduca «naturalmente» dell’uomo, ma si interessa solo di grandi opere stupefacenti, per
a risultati sostenibili. A questo auspicio mi piace pensare prendendo un facile consumo mediatico, viene a mancare il motivo stesso
a prestito il termine tedesco, che esprime l'idea di sostenibilità, della sua esistenza. In questo quadro, riteniamo indispensabile
Zukunftsfahig (letteralmente «capace di futuro») e che forse meglio l’attenzione del mondo architettonico per vecchi principi consolidati
di tanto argomentare racconta il senso profondo di questo approccio e nuove proposte innovative, alla ricerca di soluzioni progettuali
che, prima che progettuale, dovrebbe essere vissuto come una che favoriscano il benessere, la sostenibilità come rispetto
proposta intellettuale e morale. Una vera e propria sfida se per l’ambiente e risparmio energetico, l’utilizzo di fonti rinnovabili,
pensiamo all'epoca in cui viviamo, alla società del consumo in cui l’impiego razionale dei materiali, la sostenibilità economica e,
vige l'imperativo categorico dell'«usa e getta». Un atteggiamento non ultima, la riqualificazione di ampie aree urbane dismesse per
in qualche modo «anticonformista» che, unito all'attenzione a ciò rigenerarne il tessuto fisico e sociale. Si tratta semplicemente di
che è bello e alla forza audace delle idee, dovrebbe divenire parte adottare criteri e metodi per far rientrare l’architettura entro i limiti
integrante della cultura del progetto. che le competono, restituendole la dignità ed il prestigio di essere
Questo ampio raggio d’azione, assieme all’ormai infinità di la massima espressione creativa necessaria per la vita dell’uomo.
possibilità nell’uso di materiali e dispositivi, ha portato l’architettura In altre parole, una questione ancora aperta.
verso limiti linguistici con conseguente rischio di una irreparabile
perdita di senso, favorendo una massiccia produzione di architetture
PER APPROFONDIMENTI
stupefacenti e di facile consumo mediatico, frutto di situazioni
Martedì 27 Aprile: Trasformazione sostenibile del territorio, scenari possibili.
occasionali e a costi insostenibili, a discapito dell’architettura Giovedì 13 Maggio: Il caso Alto Adige. Venerdì 28 Maggio: Nuovi orizzonti
cosiddetta “minore”, che costituisce invece il tessuto delle nostre sostenibili dell’architettura e della città. Mercoledì 09 Giugno: La costruzione del
paesaggio. Giovedì 17 Giugno: Oltre la sostenibilità. Giovedì 24 Giugno:
città e il reale ambiente di vita dell’uomo. Nonostante sia di moda, Tecnologie appropriate. Mercoledì 30 Giugno: Sostenibilità ed etica.
oggi parlare di “architettura locale” sembra un assurdo. La corrente Le conferenze sono organizzate dall’Ass. ARCHITETTANDO, ore 20,45
High Tech ha liberato strutture e impianti rivestendoli solo di presso la Torre di Malta a Cittadella (Pd). Info: www.architettando.org

AM architetti 107
FOCUS

AMBIENTE E TERRITORIO
L’Italia è il Paese europeo in cui si costruisce di più. Ciò comporta il deperimento del suolo
e del paesaggio. La coscienza dell'ambiente è un'esigenza avvertita da una parte minoritaria
della popolazione. Intanto con il Piano Casa si corre il rischio di deturpare maggiormente
il territorio. Su questi temi riflettono Fulco Pratesi e Ilaria Buitoni Borletti di Lorenzo Berardi

Fulco Pratesi
Come si può conciliare Come in ogni cosa, anche in questo caso occorre trovare la giusta misura. L'energia pulita
il rispetto dell’ambiente, è estremamente importante per il nostro pianeta e oggi rappresenta l'unica alternativa pratica
inteso nel senso più lato del rispetto a quella, estremamente inquinante e non illimitata, prodotta da combustibili fossili.
termine, con la possibilità di Tuttavia, bisogna evitare che queste nuove forme di energia pulita prodotte da fonti rinnovabili
utilizzarlo per la produzione vadano a cozzare con dei patrimoni insostituibili come il nostro ambiente e paesaggio.
di energia pulita? Per quanto possibile, occorre dunque proseguire la ricerca nel campo delle energie pulite
calcolando nel contempo quali siano le esigenze reali di consumo dell'energia per evitare
che se ne sprechi. Il tutto, tenendo conto che occorre tutelare anche il nostro paesaggio
che, non va dimenticato, è legato a una importante fonte di reddito quale il turismo.

Ilaria Buitoni Borletti


Il fatto di produrre energia pulita è una delle forme per rispettare l'ambiente. Qualunque energia
che non sia pulita va a danneggiare l'ambiente e gli ecosistemi. Direi che sino ad ora non si
è mai affrontato il problema dell'energia globalmente, ma solo come necessità per rispondere
al fabbisogno energetico dell'immediato. Oggi i tempi sono cambiati e anche in Italia, come nel
resto del mondo, finalmente comincia a farsi strada la necessità di pensare all'energia anche
in modo compatibile con l'ambiente. Un rapporto, questo, che va sempre tenuto a mente.

Fulco Pratesi
In Europa, l'Italia è il Paese in cui si costruisce di più. Questo fenomeno, porta all'inevitabile
Se l’obiettivo è creare
una coscienza civile
e portare a conoscenza deperimento di suolo e paesaggio. Ricordiamoci che ogni anno dai 50 ai 60mila ettari del
di molti il nostro nostro Paese sono cementificati. E i danni prodotti dalla cementificazione non sono
patrimonio per poterlo paragonabili a quelli di un incendio, perché i terreni e le foreste che vengono edificati non sono
tutelare, combattere più recuperabili tanto per la produzione agricola quanto per la tutela delle biodiversità. Ecco
il degrado e ribellarsi perché dobbiamo renderci conto di come suolo e paesaggio vadano tutelati maggiormente.
all’incuria, come mai molti
cittadini chiedono, con Ilaria Buitoni Borletti
il beneplacito di chi Evidentemente perché molti ancora non hanno questa coscienza. Il fatto che il National Trust,
amministra, di poter la nostra organizzazione gemella nel Regno Unito, abbia 3 milioni di soci e noi come Fondo
edificare senza alcun per l'Ambiente Italiano solo 75mila ne è una prova. In Italia la coscienza dell'ambiente e della
necessità di tutelare il paesaggio e quindi i beni d'arte e della natura che ne fanno parte è
rispetto delle regole?
un'esigenza ancora avvertita da una parte molto minoritaria della popolazione. L'educazione
all'ambiente dovrebbe partire dalle scuole, occorrerebbe inoltre l'esempio delle istituzioni e,
soprattutto, ci deve essere un lavoro coordinato di reti che faccia seguito a tutto ciò. Per fare
questo, però, occorre che lo sforzo provenga da tutte le parti e in Italia nessuno ha mai
pensato di insegnare davvero ai bambini cos'è l'ambiente e cos'è l'arte e perché bisogna
rispettarli. Quindi è difficile pensare che gli adulti di ieri e domani avvertano come propri i temi
legati all'ambiente. Il primo passo deve essere fatto dalla scuola, il secondo deve essere
l'esempio delle istituzioni e pian piano la coscienza dei cittadini arriverà a capire che la strada
sbagliata è quella di distruggere l'unico patrimonio sul quale non abbiamo concorrenza al
mondo, quello naturale, artistico e culturale. La strada è ancora lunga, ma l'esempio fornitoci
da una istituzione come il National Trust britannico dimostra che non è impossibile percorrerla.

108 AM architetti
Architetto, giornalista e Dal novembre 2009 è la
Fulco Pratesi Ilaria Buitoni Borletti

illustratore, ha fondato il WWF nuova presidente del Fondo


Italia nel 1966 e ne è oggi Ambiente Italiano, dopo
il presidente onorario nonché essere stata presidente
il presidente del Comitato regionale del Fai in Umbria.
Scientifico Oasi. Dopo aver Da anni la sua attività
esercitato per anni la principale si rivolge al no
professione di architetto profit, collaborando a onlus
realizzando insediamenti come Amref, il Summit della
abitativi, è divenuto un Solidarietà e il Borletti-Buitoni
apprezzato progettista Trust che promuove giovani
di parchi e riserve naturali concertisti nel mondo.

Fulco Pratesi
Questo discorso si lega strettamente a un concetto che le associazioni ambientaliste e di tutela
ripetono da anni. Bisogna sfuggire al paradigma delle grandi centrali elettriche da cui si
Quali strategie ambientali

diramano le condotte che raggiungono centri abitati e singole abitazioni. Va ribaltata l'intera
bisogna implementare
per riuscire a trasformare
il problema dei consumi concezione del sistema energetico. E a questo si può arrivare solo rendendo possibile una
energetici degli edifici, parcellizzazione e una democratizzazione tanto della produzione quanto del consumo
soprattutto storici ma non dell'energia. In pratica ogni singolo edificio, laddove possibile, dovrebbe essere energetica-
solo, in un’opportunità mente autosufficiente. Riuscire a fare tutto questo su vasta scala, si tradurrebbe anche in una
creativa? maggiore responsabilizzazione sul tema delle risorse energetiche da parte dei singoli utenti,
diffondendo una migliore conoscenza dell'argomento e quindi creando una coscienza sul tema.

Ilaria Buitoni Borletti


Personalmente credo molto nel meccanismo degli incentivi, perché le persone si ingegnano
soprattutto quando ritengono che farlo possa portare loro dei vantaggi concreti. In questo
senso, qualcosa in Italia è stato già fatto. Se oggi si costruisce una casa ad efficiente
risparmio energetico se ne ricava un vantaggio e credo che anche in futuro bisognerebbe
insistere su questo punto. Ritengo infatti che questo sia l'unico modo per fare sì che tutti
i cittadini italiani che intendono costruirsi una nuova abitazione o restaurarne una esistente
comincino a ragionare in un certo modo. Ancora una volta, ad ogni modo, tocca in primo
luogo alle istituzioni dare il buon esempio creando leggi e meccanismi che rendano possibili
o facilitino tali processi.

Fulco Pratesi
È innegabile che continuiamo a dibatterci in una situazione di grossa difficoltà economica.
Come ha influito la crisi

Per quanto ci riguarda, l'introduzione della possibilità di destinare alle organizzazioni come
economica di questo

il WWF il 5 per 1000 è stato senza dubbio un fatto positivo. Eppure nell'insieme l'impegno
periodo sui sovvenziona-

del governo e dello Stato nei confronti degli enti e degli organismi di tutela si è ridotto rispetto
menti pubblici e privati
per gli istituti di tutela?
E, più in generale, cosa è agli anni passati, così come è avvenuto per la ricerca. Nel nostro settore si avvertono sempre
cambiato negli ultimi anni? maggiori difficoltà a gestire territori vasti sottoposti a tutela, come nel caso dei parchi nazionali
e regionali. Questo perché ci troviamo in una perdurante assenza di fondi adeguati.

Ilaria Buitoni Borletti


Il grosso errore che viene fatto in Italia è quello di non pensare a uno sviluppo che veda la
tutela dei beni del nostro patrimonio artistico e naturalistico come un motore di sviluppo per
l'economia del Paese. Come Fondo Ambiente per l'Italia, ci accorgiamo benissimo di quanto
sarebbe importante assumere questa consapevolezza. Nel momento in cui adottiamo un bene
in uno stato di degrado, lo restauriamo e apriamo al pubblico, infatti, questo diviene un motore
di sviluppo per il territorio. Si crea occupazione e si salvaguardano attività artigianali che
altrimenti scomparirebbero. Si crea soprattutto un flusso di turismo consapevole. Si tratta di
una serie di ricadute positive sullo sviluppo del Paese. E se venissero applicate a livello macro
sull'intero patrimonio nazionale come scelta politica da parte delle istituzioni significherebbero
un modo per uscire parzialmente dalla crisi, utilizzando una risorsa nella quale non abbiamo
concorrenti. Parlerò più chiaro: con le macchine perdiamo, ma con il paesaggio no.

AM architetti 109
FOCUS

Fulco Pratesi
Tutela del paesaggio È assolutamente indispensabile trovare un connubio fra il recupero e il riuso di cubature
e tutela del costruito e volumetrie già esistenti invece che andare a occupare territorio ancora vergine. Dovremmo
storicizzato. Due forme di seguire l'esempio di alcune contee inglesi in cui non si concedono licenze per nuovi edifici
salvaguardia diverse, ma se si dimostra che parte del costruito in quella zona è inutilizzato. Occorre anche pensare
al fatto che l'invasione della periferia sui territori ancora vergini danneggia l'economia rurale.
strettamente legate fra
La Pianura Padana, ad esempio, continua a perdere aree coltivabili e questo determina
loro. Come trovare delle
un aumento del costo dei terreni agricoli: una situazione che certo non contribuisce
strette alleanze fra questi
a implementare le coltivazioni.
due settori per combattere
sfruttamento del territorio
e cementificazione?
Ilaria Buitoni Borletti
Credo che le due tutele vadano legate non a doppio, ma a triplo filo. Prendiamo un bene
architettonico come il castello di Masino, di proprietà del Fai in Piemonte. Il castello si trova
in cima a una collina che domina una valle nella quale ora si pensa di costruire un parco
divertimenti e una serie di centri commerciali. Questo rovinerà completamente il bene in
questione. Quindi il rapporto fra il bene artistico e architettonico e il paesaggio che lo circonda
è assolutamente imprescindibile. È necessario che gli elementi di tutela che si estendono sul
bene coprano anche il paesaggio ed ecco perché l'Italia si trova in una situazione così delicata.
Tutti i nostri monumenti e tutte le nostre città d'arte avrebbero bisogno di essere tutelati non
solo in quanto tali, ma anche per quanto riguarda il paesaggio che li circonda. Fare questo
non significa fermare lo sviluppo, bensì optare per uno sviluppo che sia compatibile con il
paesaggio. Se invece si prende una qualsiasi zona industriale di una città italiana, nessuna
amministrazione ha mai pensato di mettere paletti per quanto riguarda la scelta dei materiali di
costruzione, il colore, la disposizione, l'altezza e la volumetria degli edifici. Il risultato è che oggi
l'Italia è una distesa di capannoni industriali bianchi. Se lo stesso scempio fosse stato fatto
ponendo dei parametri, questo fenomeno avrebbe avuto effetti meno devastanti.

Fulco Pratesi
Noi ci occupiamo soprattutto di emergenze di tipo naturalistico, ma in questo caso ci siamo
Come vi siete attivati nella

attivati ugualmente, aprendo le nostre oasi e i loro centri di accoglienza alle persone colpite dal
gestione del recente
terremoto in Abruzzo?
sisma che avevano bisogno di un immediato ricovero. Ritengo che conservare, recuperare e
restaurare il patrimonio artistico delle zone interessate dal terremoto sia importantissimo anche
se molto difficile. In questo senso avere costruito degli edifici nuovi può rappresentare un
rallentamento per l'attuazione del processo. Ricordo cosa accadde nel caso del sisma del Friuli
nel 1976 quando si riuscirono a ricostruire case, chiese e centri storici in un lasso di tempo
abbastanza breve anche grazie all'iniziativa dei privati. Gli esempi da seguire non mancano. Io
sono stato presidente per diversi anni del Parco Nazionale d'Abruzzo e ho visto città che erano
state distrutte dal terremoto del 1915 che hanno costruito nuovi quartieri dotati di abitazioni
antisismiche, ma anche saputo recuperare i propri centri storici, come nel caso di Pescaserroli.

Ilaria Buitoni Borletti


Come Fai, ci siamo attivati in maniera molto rapida. Abbiamo adottato la Fontana delle 99
cannelle che è il simbolo dell'Aquila ed è oggi l'unico restauro del centro storico aquilano che
sia già partito, tanto che contiamo di riconsegnare il monumento alla popolazione entro un
anno. Dal punto di vista politico, invece, abbiamo subito sollecitato le istituzioni insistendo sul
fatto che ricostruire una zona sconvolta da un terremoto significa ridare agli abitanti il senso
della propria identità e quindi non si può prescindere dal ricostruire il centro storico. Ora le
istituzioni paiono avere recepito queste sollecitazioni. Le dichiarazioni sono incoraggianti, ma
va tenuto presente che il centro storico dell'Aquila è enorme e per ricostruirlo occorreranno
anni, ma l'importante è che esso non venga abbandonato. Non dimentichiamoci mai che la
Germania nel 1945 era un paese completamente distrutto eppure nel giro di pochi anni è stato
ricostruito a partire proprio dai centri storici delle sue città. Bisogna però comprendere che non
si può pensare che un abitante del centro storico ritrovi la propria identità in una casa costruita
ex novo in un'altra zona della città. L'obiettivo finale deve essere quello di ridare vita al centro
storico e restituire agli aquilani la propria città.

110 AM architetti
Fulco Pratesi
Restiamo nell'attualità e Per gli architetti aumentare cubature e occupazione del suolo è sempre qualcosa di deleterio.
parliamo dei nuovi Decreti Quando cominciai a fare l'architetto, negli anni Sessanta, ogni italiano in media aveva a
Legge, noti come "Piano disposizione mezzo vano, mentre oggi ne ha due. Questo rapporto si traduce in una mole
Casa". Gli architetti hanno enorme di edifici inutilizzati e non rimessi in commercio. Pensare di aumentare le cubature
intrapreso una dura di alcuni edifici del 20 o del 30%, pur con le necessarie tutele del caso, significherebbe creare
battaglia contro queste situazioni molto delicate. Già penso a quanti balconi diverranno verande e così via,
norme. Quali contraddizioni modificando pesantemente il territorio e aumentando la presenza umana. Bisogna stare attenti
o incongruenze riscontrate? perché alcune risorse sono insostituibili e irrecuperabili come il territorio, il paesaggio,
l'ambiente e i beni storici o artistici che vi sono inseriti.

Ilaria Buitoni Borletti


Le incongruenze in Italia sono continue. Da un lato, il Piano Casa è stato avversato dalle
grandi organizzazioni fra cui noi, il WWF e Italia Nostra, dall'altra bisogna tenere conto che
è stato delegato alle singole regioni. Il risultato pratico è che alcune regioni hanno adottato
il Piano Casa in maniera molto restrittiva, come quelle del Centro Italia, e altre lo hanno
applicato in modo assai più allargato. Questo significa che ci saranno regioni che saranno
profondamente deturpate dal Piano Casa e altre che invece lo hanno sottoposto a vincoli
precisi. In Italia vi è confusione normativa di livelli, piani e competenze, con il risultato che tutto
ciò che riguarda l'ambiente o i piani regolatori o il paesaggio è una giungla normativa nella
quale è difficile orientarsi. Bisogna tenere conto che il tessuto di un Paese non è formato solo
dai centri storici, ma anche da quella miriade di case coloniche disseminate nelle nostre
campagne che è una delle cifre distintive del paesaggio italiano. Se ognuna di queste case può
aggiungere il 20 o il 30% della propria volumetria senza che vi sia alcun controllo dal punto
di vista estetico e di inserimento nel paesaggio è chiaro che al termine di questo intervento,
l'ambiente circostante è modificato. Questa in alcune regioni ci pare una scelta del tutto
dissennata, specie in aree devastate da un abusivismo incontrollato e in cui dare un ulteriore
strumento di ampliamento per una situazione di illegalità è del tutto folle.

Fulco Pratesi
In generale si avverte un piccolo incremento di interesse nei nostri confronti. Ciò che è
Come è cambiato negli
ultimi anni l’interesse da
parte dei cittadini sui temi cambiato maggiormente in senso positivo è l'attenzione riservata alla fauna selvatica. Negli
da voi trattati? anni Settanta, animali come lupi, orsi, linci e aquile erano considerati soltanto dei predatori
e dunque trattati come creature nocive da cacciare o sopprimere. Oggi, invece, grazie alle
pressioni di associazioni ambientaliste come la nostra, questa concezione in Italia è
profondamente mutata, tanto che chi uccide un lupo rischia il carcere. Per quanto riguarda la
sensibilità verso il paesaggio, qualcosa è cambiato. Più in generale, i progetti di geometri e
architetti sono migliorati per quanto riguarda l'interazione dei nuovi edifici con i territori in cui
verranno inseriti. Molto in questo senso resta comunque da fare e continuano a esistere interi
quartieri e borgate repellenti che andrebbero demoliti. È questa la sfida che dobbiamo vincere
nei prossimi anni in Italia.

Ilaria Buitoni Borletti


Trovo che oggi vi sia una maggiore sensibilità e credo che se ne accorgano anche le altre
associazioni che in Italia si occupano di tutela dell'arte e del paesaggio. Purtroppo, però, le
istituzioni non aiutano perché non fanno della tutela del paesaggio un argomento centrale dei
loro programmi per cui i cittadini che si avvicinano ai nostri temi vi si accostano soprattutto per
iniziativa individuale. Manca quella spinta collettiva su questi temi che occorrerebbe in Italia
considerato che abbiamo intere zone devastate dal punto di vista ambientale ed edilizio.
Io amo la Sicilia e ogni volta che percorro la strada tra Gela e Agrigento vedo una sequela
di case, fra le quali molte non terminate, costruite senza alcun criterio e che addirittura
lambiscono e invadono una meraviglia come la Valle dei Templi. Ma esistono altre situazioni
drammatiche, una su tutte quella dell'area vesuviana dove vivono milioni di persone.
Il paradosso della situazione è che in Italia si costruisce senza alcun problema sulle faglie
di vulcani attivi e poi magari si obbligano i teatri storici ad alzare le balaustre di 20 centimetri.

AM architetti 111
SCHEDE

Design Museum, Holon (Israele)


Progetto: Ron Arad

Linee sinuose e avvolgenti, incastonato nel


contesto urbano di Holon. Così si presenta il
nuovo Design Museum progettato da Ron Arad.
Holon è una città costruita, nel 1935, tra le dune
di sabbia a pochi chilometri da Tel Aviv. La scelta
progettuale di Ron Arad è stata quella di dare,
a Holon, il cui nome vuol dire sabbia, un’icona
dall’aspetto futuristico, avvolgente e materico.
Dei nastri, dalle tonalità calde, sovrapposti
e continui, realizzati in acciaio CORTEN. Galit
Gaon, direttrice creativa del museo israeliano ha
dichiarato: «la struttura è in sé un grande oggetto
di design, il cui compito non è solo quello di
contenere oggetti belli, ma stimolare le industrie
del Paese a usare i designer, a capire che il
design è parte fondamentale del processo di
ricerca e sviluppo e che non è solo una questione
di cosmetica finale del prodotto». Ron Arad ci
tiene a ribadire nelle conferenze di presentazione
del progetto che i nastri in CORTEN non
potrebbero esistere senza l’ausilio delle più
avanzate ricerche industriali della ditta italiana
Marzorati Ronchetti legata ad Arad già con il
progetto dell’Opera di Tel Aviv. Il tutto risale al
2004 quando la municipalità di Holon ha invitato
lo studio inglese per creare un edificio iconico,
per l’innovazione nel design e che potesse essere
rappresentato su un francobollo. Nulla di più
adatto. La struttura è stata pensata come un vero
oggetto di design, concluso, identitario, unico e
assolutamente pronto a divenire l’icona della città
di Holon. La richiesta è stata pienamente
soddisfatta ed è già marchio dell’istituzione.
Di solito il processo è al contrario: un edificio
divenuto simbolo viene riconosciuto nella sua
capacità iconografica con la trasposizione
numismatica. In questo caso è l’edificio che è
stato pensato come effigie di un cambiamento
Le fotografie dell’esterno del Museo mostrano le caratteristiche fasce rosse d’acciaio corten,
mediatico che la città ha scelto di fare. Il Museo la cui particolarità è di formare una patina bruna superficiale compatta passivante, capace
è stato inaugurato il 31 gennaio. di impedire il progressivo estendersi della corrosione. In alto: spaccato assonometrico

112 AM architetti
Progetto Feltrinelli per Porta Volta, Milano
Progetto: Herzog & de Meuron

Un nuovo progetto di riqualificazione Porta Volta si può trovare anche un tributo


è stato presentato alla città di Milano. a questo importante architetto milanese
La nuova sede della Fondazione della seconda metà del XX secolo».
Giangiacomo Feltrinelli, un progetto di Nell’edificio verrà collocato il patrimonio
Herzog & de Meuron fortemente ispirato bibliotecario e archivistico della
alle linee architettoniche lombarde. Il Fondazione Feltrinelli e anche 4.500
progetto disegna una struttura edilizia opere antiche e rare. L’edificio ospiterà
composta da due corpi, due strutture una sala di lettura, un ampio spazio
gemelle, che esaltano gli elementi multifunzionale per convegni, conferenze
urbanistici e valorizzano l’antica Porta ed esposizioni e una Libreria Feltrinelli
riproponendo la tradizione lombarda specializzata. Il completamento degli
degli edifici gemellari. L’area interessata edifici è previsto per il 2013.
è quella tra Viale Pasubio e Viale Crispi,
di proprietà della famiglia Feltrinelli da fine Alcuni rendering della nuova sede della
Fondazione Feltrinelli, struttura lineare in
’800, e quella tra Viale Montello e Porta acciaio e vetro che ripropone la tradizione
Volta di proprietà del Comune di Milano. lombarda degli edifici gemellari
È un intervento urbanistico che unisce
l’eccellenza culturale della Fondazione
Feltrinelli all’azione di regia del territorio
del Comune. Il piano di riqualificazione
prevede anche la creazione di ampi spazi
verdi, con boulevard, piste ciclabili e
percorsi pedonali, affiancati da funzioni di
servizio tra cui una libreria, una caffetteria,
un ristorante e altre attività commerciali.
I progettisti dell’opera hanno illustrato
la loro idea architettonica osservando
che «la forma longilinea, lineare della
costruzione fa riferimento, da un lato,
alla tradizione gotica che si esprime in
importanti costruzioni della città di Milano,

Copyright © Herzog e de Meuron


dall’altro alle cascine longilinee che
costellano il paesaggio della Lombardia».
«Il nostro antico maestro Aldo Rossi -
continuano - considerava queste strutture
lineari il tratto caratteristico del suo lavoro,
perciò nel nostro progetto Feltrinelli per

AM architetti 113
SCHEDE

Blob VB3, Kempen (Belgio)


Progetto: Studio dmvA

La Rini van Beek, rappresentante per l’Olanda di


diversi marchi di design internazionali, si è rivolta
agli architetti Tom Verschueren e David Driesen
dello studio dmvA - il cui acronimo è “door middel
van Architectuur”, che vuole letteralmente dire
“per mezzo dell’architettura” - per la creazione di
uno spazio per lavorare, un rifugio sulle sponde
di un lago nella zona di Kempen nelle Fiandre.
I due progettisti hanno pensato a uno strano
oggetto, assimilabile a un’opera d’arte che non
coprisse né compromettesse l’architettura della
costruzione originale: una sorta di uovo in
poliestere, un grande ciottolo, una forma che
non ha alcuna direzione e la cui fruizione non
è circoscritta a un luogo specifico. Blob VB3
ha un’area interna di circa 20mq, può essere
trasportato su un camion e collocato in una
foresta, in giardino o sul tetto. La costruzione ha
richiesto 18 mesi di lavoro e tutti i servizi, doccia,
wc, lavandino e fornitura elettrica sono stati
pensati così da semplificarne l’allaccio. Oltre
ad avere una porta e un lucernaio sul tetto, può
essere aperto nella sua parte anteriore. Peccato
che la commissione urbanistica di Kempen non
abbia approvato il progetto.

In alto, schema progettuale e schizzo concettuale della


struttura ovoidale Blob Vb3. Le immagini riprendono
sia l’esterno che l’interno con le pareti attrezzate

114 AM architetti
Ponte pedonale, La Roche-sur-Yon (Francia)
Progetto: Bernard Tschumi Architects / Hugh Dutton Associates

Presso la stazione di La Roche-sur-Yon in


Francia è stato costruito un ponte pedonale
che scavalca la nuova linea dell’alta velocità
(TGV). L’intento è rendere una struttura di
servizio un landmark, un segno identitario
della nuova realtà urbana, un’interrelazione
concreta e simbolica tra le due parti della
città, i nuovi quartieri e la città storica le
Pentagone, fondata da Napoleone.
Il prolungamento della linea ferroviaria ad
alta velocità (TGV) fino a La Roche-sur-Yon
è un momento molto importante per
l’ammodernamento della rete ferroviaria
europea e francese. La passarella, ispirata
all’opera di Gustave Eiffel, sostituisce una
precedente struttura standard delle ferrovie.
Essa è basata sull’impiego di due doppie
travi in ferro poste ai due lati dell’impalcato
del ponte e collegate tra loro da montanti
verticali e da un reticolo composto da fasce
piatte incrociate diagonalmente. Il tema
formale dell’intervento è quello di un cilindro
cavo, realizzato con travi a T e ad H,
incrociate in senso diagonale. La
dimensione della sezione dei diversi
componenti strutturali variano in funzione
del carico per ottimizzare la conformazione
dell’insieme e il colore rosso-arancio
brillante è stato scelto per sottolineare
il senso del movimento, perchè come
Tschumi afferma, «non vi è architettura
senza movimento». «Un ponte pedonale
non è solo un oggetto statico, ma A sinistra lo schema delle diverse
sezioni trasversali. Le fotografie
rappresenta un vettore dinamico sia nel riprendono il ponte da vari punti
suo utilizzo che nella percezione urbana». di vista. È visibile l’intreccio delle
L’opera di Tschumi e Dutton si rifà anche fasce piatte che incrociandosi
diagonalmente generano la
alle strutture spaziali dell’ingegnere Robert maglia cilindrica autoportante
le Ricolais, nato proprio a La Roche-sur-Yon. che sorregge il piano di calpestio

AM architetti 115
SCHEDE

Chu Hai College, Hong Kong (Cina)


Progetto: OMA / Leigh & Orange Architects

Centro universitario storico, fondato nel 1947


e oggi con più di 4mila studenti, il Chu
Hai College di Hong Kong avrà un nuovo
campus. Il progetto (OMA e Leigh & Orange
sono gli studi vincitori del concorso),
costituito da strutture per l'istruzione,
accoglierà tre facoltà universitarie, Arte,
Scienze e Ingegneria, ed Economia, 10
dipartimenti e due centri di ricerca e avrà
una superficie di 28mila mq. Il team vincitore
del concorso ha immaginato un campus
ricco di spazi comuni, pensati per favorire e
facilitare l’incontro. Infatti il progetto consiste
in due lastre orizzontali parallele di otto piani
ciascuna, per aule, studi e uffici, e collegate
tra loro da un piano per i servizi sociali ed
educativi. La piattaforma di connessione tra

By Frans Parthesius courtesy OMA


i due corpi principali ospita: una biblioteca,
una mensa, una palestra, delle aule e, nella
parte più alta, un sistema di rampe che
unisce le diverse funzioni educative e sociali.
Nel suo sviluppo l’impianto segue la
topografia naturale del sito caratterizzata da
un pendio collinare. In questo modo il nuovo
campus appare saldamente inserito
all'interno del paesaggio circostante. Le
ampie facciate in vetro strutturale offrono
la vista sul campus e consentono anche
di osservare, dall’esterno, il funzionamento
interno degli edifici. Orientate così da
incentivare la ventilazione naturale interna
riducono il bisogno di aria condizionata
del 15-30 per cento. Il sito, caratterizzato
da un’ampia vista sulla Baia di Castle Peak ,
fino a qualche anno fa ospitava sulle sue
verdeggianti colline numerosi edifici
Courtesy OMA
dell’esercito britannico, alcuni dei quali
verranno preservati per ospitare alloggi,
associazioni studentesche e una mensa.
La motivazione che la giuria ha addotto è:
«la capacità di regalare una forte identità
visiva al College, la flessibilità d'uso e la
capacità di offrire un ambiente favorevole
per la formazione multidisciplinare”.

Una serie di rendering della nuova sede Chu


Hai College di Hong Kong. Tra le due piastre,
all’esterno, è stato pensato un altro spazio
di relazione. In alto a destra, uno spaccato
assonometrico della piastra di collegamento.
Le ampie facciate sono caratterizzate dalla
trasparenza del vetro e dal disegno dei
collegamenti verticali degli otto piani

116 AM architetti
Bastard-store, Milano
Progetto: Studiometrico

Alcuni anni fa, Comvert produttore platea. Si tratta del baricentro del
di articoli per skateboarders e cinema perché collega tutti gli altri
snowboarders ha deciso che era giunto ambienti principali e funziona come
il momento di trovare un nuovo spazio ‘cerniera’ tra l’asse principale
dove trasferire la propria sede operativa dell’edificio e quello, ruotato, di
e ha affidato a Studiometrico sia Via Slataper. Il pavimento originale
la ricerca dell’immobile, che la sua in marmo giace su di un piano
eventuale ristrutturazione. Il posto leggermente inclinato, le scale hanno
ideale doveva essere abbastanza solidi corrimano in legno curvato.
grande da poter ospitare gli uffici Gli uffici dell’amministrazione sono stati
di amministrazione, la produzione, un organizzati su una pedana in legno
negozio, un magazzino, un accesso per di larice che rettifica l’inclinazione del
le merci e una skate-bowl. Il Progetto pavimento e risolve il problema della Nella pianta in alto e nella sezione in basso si leggono
le scelte progettuali fatte per trasformare la struttura
recupera il Cinema Istria di Milano, distribuzione degli impianti elettrici. del vecchio Cinema Istria di Milano nella prima sede
un edificio con una superficie totale La presenza di tre ‘contenitori-balaustre’ del bastard-store: negozio, magazzino, skate-bowl
di 1.400 mq. L’ingresso principale, garantisce la necessaria intimità rispetto per gli amanti dello skateboard e dello snowboard

un ambiente regolare di 70 mq, è stato agli sguardi dei visitatori del negozio
trasformato nel primo bastard-store. adiacente. All’interno del grande spazio,
Gli elementi d’arredo sono montati su alto circa 15 m, della vecchia platea,
ruote in modo da poter essere disposti a ridosso della parete di fondo dove
liberamente. Lo spazio a mezzaluna un tempo giaceva lo schermo per le
del vecchio foyer, abbracciato da due proiezioni, è stata costruita una struttura
scalinate curve che conducono alla industriale in metallo verniciato su
galleria è collegato attraverso una serie due livelli che viene utilizzata come
di aperture al volume della vecchia magazzino per i prodotti.

AM architetti 117
SCHEDE

Fincube
Progetto: Werner Aisslinger

È un’unità abitativa compatta e completa, dotata


di una facciata di vetro a pieno perimetro.
Ha superficie utile di 47 mq e, grazie alla sua
innovativa costruzione modulare, è facilmente
trasportabile. Sia per le strutture portanti che per
l’arredo interno è stato prevalentemente utilizzato
il larice, uno tra i più tipici legni dell’arco alpino.
Werner Aisslinger, designer berlinese di fama
internazionale, è il progettista di questa particolare
struttura minimalista che nella sua veste da “small
+ smart house” offre a chi la abita il massimo
comfort residenziale. È un esclusivo appartamento
per gli ospiti nel giardino della propria casa,
è una casetta di villeggiatura in campagna o
una dependance familiare. Ha un tetto piano
variamente sfruttabile, che potrà essere usato per
il verde o un impianto fotovoltaico per una propria
produzione di corrente elettrica. La protezione
esterna in legno lamellare che l’avvolge, oltre
a renderlo un vero e proprio “landmark”
architettonico, garantisce la necessaria privacy.
I pannelli modulari utilizzati per le pareti e le
superfici funzionali permettono di suddividere
lo spazio interno secondo le esigenze personali.
Il Fincube è un insieme tra architettura
ecosostenibile ed esclusività di design e grazie
all’impiego di materiali naturali come legno, pietra
e vetro, e al metodo costruttivo a basso consumo
energetico unito al minimo impatto col suolo
rispetta tutti i criteri della ecosostenibilità.

Nella foto in basso: vista assonometrica dell’interno.


Il Fincube è un oggetto concluso e minimalista.
Un’abitazione prefabbricata realizzata, seguendo
un metodo costruttivo a basso consumo energetico,
con materiali naturali come legno e pietra

118 AM architetti
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