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di Alessandro Benati
“Un giorno ad un Rabbi fu rubato l’orologio e il Rabbi si mise a rincorrere il ladro che si era dato
alla fuga. Una volta raggiunto il ladro ed avendolo bloccato, il Rabbi gli disse: “Te lo regalo,
affinché tu non abbia ad aver commesso un furto.”
Prima di entrare nel merito di questa breve trattazione, vorrei soffermarmi sul termine
esoterico, per mostrare come quotidianamente possiamo avere a che fare con aspetti
non manifesti della nostra stessa natura umana.
Con questo esempio vorrei anche far capire che molti degli aspetti dell’agire umano,
definiti a volte insondabili, o misteriosi, sono in realtà a disposizione della
comprensione dell’uomo, a patto solo che li si sappia collocare nella giusta
prospettiva.
Per quanto riguarda il perdono, allora, possiamo tentare di individuare alcuni aspetti
occulti con gli strumenti ordinari del pensare e del sentire, per altri invece si dovrà far
ricorso a metodi conoscitivi che estendano l’ambito ordinario della coscienza, e che
inizialmente possono essere accolti solo come “comunicazione”. Per questa
1
Zingarelli 2001 - Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli
trattazione ho scelto le comunicazioni che, riguardo a tale problema, vengono offerte
dalla Scienza dello Spirito.
La Scienza dello Spirito, nota anche come Antroposofia, è una via di conoscenza
fondata da Rudolf Steiner2, che ha come scopo l’indagine scientifica del mondo
spirituale. Alla base di essa sta la concezione dell’uomo come essere triarticolato
formato da corpo, anima e spirito3, secondo una concezione monistica del cosmo.
Cominciando dal primo punto, è necessario alla nostra trattazione capire anzitutto
quando è apparso il male nel percorso evolutivo dell’uomo. Conosciamo tutti
l’allegoria della tentazione della donna operata dal serpente4, nella Genesi. Da un
punto di vista occulto questa azione ha un significato importantissimo: infatti se da un
lato ha tolto l’uomo da una condizione di purezza e innocenza, operando una vera e
propria azione di ostacolo, dall’altro lo ha costretto a staccarsi dal grembo divino
entro cui era contenuto5, rendendolo indipendente dalla divinità6, e quindi libero.
Sembra paradossale a tutta prima, ma Lucifero ha inconsapevolmente cooperato con
il Creatore al progetto Uomo.
Certo c’è stata e c’è ancora la sua azione di tentazione, nella direzione della brama, e
non si potrebbe affermare che Lucifero ha cooperato se le gerarchie spirituali7 che
sovrintendono al progresso dell’uomo non avessero preso delle “contromisure”. Se
così non fosse stato, in effetti, l’azione tentatrice di Lucifero avrebbe fatto
sprofondare l’uomo nell’egoismo e nelle sue brame. La misura adottata dalle
gerarchie consiste nell’aver compenetrato l’entità umana di malattie, dolori e
sofferenze.
Anzitutto notiamo subito che Gesù lo chiama per nome: Satana. Poi analizziamo il
tipo di tentazione: potremmo affermare che altro non è che l’impulso alla materialità,
ovvero la negazione della spiritualità. Satana offre i regni e la gloria del mondo in
cambio di un’azione malvagia. Quale rimedio è stato posto in questo caso dalle
gerarchie? Nel percorso evolutivo dell’uomo è stata introdotta la possibilità del
pareggio, che in termini occulti chiameremo legge del karma. Questo termine non
deve venire frainteso, specialmente alla luce delle recenti tendenze new age: con esso
viene intesa esclusivamente la possibilità data all’uomo di porre rimedio alle proprie
azioni malvagie, attraverso un’ottica di pareggio di ogni singolo errore, non
obbligatoriamente nei confronti della persona o delle persone nei confronti delle quali
l’azione malvagia è stata perpetrata. Non intenderemo, per il momento, alcun tipo di
predeterminazione esistenziale.
Abbiamo allora due tipi di tentazione: luciferica e arimanica (dove con Arimane
intendiamo il nome dato a Satana nella cultura paleo-persiana); vediamo più
approfonditamente su quale piano dell’organizzazione dell’essere umano agisce
ognuna di esse.
Per fare ciò dobbiamo vedere come è costituito l’essere-uomo secondo le scienze
occulte:
8
Matteo 4, 1-11
Corpo Fisico
Corpo Eterico (aura)
Corpo Astrale (anima)
Io
Sé spirituale (manas)
Spirito vitale (buhdi)
Uomo spirituale (atma)
Se torniamo poi ai momenti in cui esse sono apparse, sempre dal Vangelo di Matteo,
vediamo che in seguito a questo incontro con il male, il Cristo dona all'umanità una
nuova e importantissima forma di preghiera10: il Padre Nostro.
Questa preghiera, dal punto di vista occulto, descrive sia le epoche evolutive che
l’uomo ha vissuto e vivrà ancora sulla terra (chiamate pertanto epoche geologiche,
ma con accezione scientifico-spirituale), sia quale arto costitutivo si formerà durante
queste e mediante quale “prova”. Infatti ogni versetto del Padre Nostro può essere
9
Influssi Luciferici, Arimanici, Asurici, conferenza tenuta a Berlino il 22 marzo 1909
10
Matteo 6, 9-14
messo in relazione con ognuna delle sette epoche evolutive della Terra attuale, ma
anche con ognuno dei “corpi” o arti costitutivi sopra citati. Non è questa la sede per
approfondire ciò, ma basti sapere che l'epoca geologica che stiamo vivendo è la
quinta, e in particolare che, all'interno di essa, stiamo vivendo il quinto periodo
culturale11. Se allora andiamo al quinto versetto del Padre Nostro, troviamo:
e rimetti a noi i nostri debiti
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Che questa sia la missione per l’uomo contemporaneo è evidenziato anche dal fatto
che questo è l’unico versetto per il quale il Cristo si senta in dovere di dare
un’ulteriore spiegazione12:
14
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
15
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
Il perdono è quindi l’azione portante, nel messaggio evangelico del Cristo, per
l’uomo contemporaneo: esso è il fulcro dell’impulso evolutivo che deve scaturire
dall’incontro “un nuovo tipo di male”, rappresentato simbolicamente dalla tentazione
satanica del Vangelo di Matteo. Questo tipo di tentazione, che potremmo anche
definire materialistica o anche super-egotica, parte da quell’arto costitutivo che
abbiamo prima definito Corpo Eterico che, in termini occulti, è la sede dei retaggi
collettivi quali: la patria, la famiglia, la lingua, la cultura. Il tipo di azione che può
scaturire su questo piano è ad esempio quello della “faida” di tipo mafioso, oppure la
discriminazione razziale, e, più in generale, tutte le forme di intolleranza che si
fondano sulla diversità, e che trovano spesso il loro sostrato sugli aspetti più materiali
dell’esistenza, come quelli sopra citati.
La risposta è ancora nel quinto versetto del Padre Nostro. Un grande iniziato del
‘800, Papus, nella sua interpretazione esoterica della preghiera, a questo punto
sosteneva che il perdono è anzitutto da cercare nella concordia tra il proprio io
inferiore e la parte spirituale superiore di sé, quella che, in termini occulti, è
rappresentata dal manas, budhi e atma, ed è in relazione ai primi tre versetti della
preghiera. Potremmo al limite arrivare a sostenere che:
l’azione di perdono verso un fratello può scaturire solo se MI perdono.
Questo significa che il perdono va ricercato anzitutto dentro e verso se stessi. Anche
S. Agostino aveva un concetto analogo, quando affermava:
11
Ogni epoca geologica viene suddivisa in sette periodi culturali, ciascuno di 2160 anni. Per quanto riguarda l'attuale
epoca, definita postatlantidea, essa è costituita dai seguenti periodi: paleo-indiano, paleo-persiano, egizio-caldeo, greco-
romano, attuale, americano, slavo.
12
Matteo 6, 14-15
“Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas”
(non andare fuori, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità)
Il “rimetti a noi i nostri debiti” è allora l’invocazione al mio Io Superiore affinché sia
indulgente verso i miei debiti. Ma subito dopo, passando al terzo punto, è chiesto di
fare uno scatto ulteriore: il perdono si completa solo se lo si estende al prossimo.
Questa parte però, come si è detto, potrebbe anche non avvenire.
Ricapitolando si può affermare che il perdono consiste di due fasi: nella prima mi
viene chiesto di superare i mie debiti, ovvero le mie debolezze, i miei retaggi, in altre
parole di dimenticare, azione che potremmo definire passiva; nella seconda invece mi
viene chiesto di attivarmi per amare la persona che sto perdonando, e quindi, con un
verbo che indica proprio la connessione con questa facoltà, di ricordare
incessantemente il voto interiore di superamento di sé stessi, che solo può spingere il
vero perdonare
Nella lingua tedesca troviamo la prova del fatto che il vero perdonare consiste di
queste due fasi, nell’esistenza di due verbi:
- il primo è verzeihen (perdonare), che deriva dal verbo verzichten, che significa
rinunciare e che sta a indicare l’atto volontario di superamento del proprio io
inferiore mediante l’azione di dimenticare;
- il secondo è vergeben, da ver + geben, che sta a indicare l’atto di donazione di
sé che si compie attuando il perdono.
Cosa succede allora se non perdono? Per capirlo occorre anzitutto notare che nel
versetto della preghiera si parla di debiti. Un debito è una condizione di imparità, la
sua estinzione può essere vista come un pareggio, pertanto se non avviene il perdono,
perdurerà sempre una condizione di disparità: chi non perdona tiene in un certo senso
“in ostaggio” chi ha compiuto l’azione malvagia, mentre chi non è perdonato non è
libero di evolversi. A tale condizione di imparità viene in aiuto la legge del karma,
che ha il compito di riproporre all’uomo, sia nell’ambito di ogni singola esistenza che
anche in quello delle rinnovate vite terrene, i nodi irrisolti che sono causati dal non
perdono. Per questo, subito dopo aver dato la preghiera ai suoi discepoli preoccupati
di sapere quante volte dovessero perdonare, egli risponde: “fino a settanta volte
sette”. In questa formula è infatti da intendersi che ogni debito karmico accumulato in
un’esistenza (rappresentato dalla durata di 70 anni della vita dei patriarchi), dovrebbe
essere risolto nelle sette vite successive.
Perché non si ha coscienza, allora, né delle precedenti vite, tantomeno dei debiti
karmici e di conseguenza degli obiettivi che il nostro io superiore si prefissa di
raggiungere in ogni incarnazione? La scienza dello spirito su questo punto afferma
che questo è dovuto al necessario processo di “condensazione” dell’uomo, che lo
doveva portare fino al punto di sviluppare le necessarie facoltà per tornare ad
afferrare ciò. Ma dice anche che questa è l’epoca in cui è possibile risvegliare facoltà
latenti, come la chiaroveggenza, che faranno comprendere ad ogni uomo di essere
immerso in una vera realtà spirituale, di cui la legge del karma e le rinnovate vite
terrene sono solo un aspetto. E aggiunge anche, riferendosi al messaggio evangelico
cristiano, che lo strumento fondamentale per raggiungere queste facoltà è il perdono.
La scienza dello spirito altro non è che una via di comprensione dei misteri che già da
tempo esistono, non ne aggiunge di nuovi, non ve n’è bisogno; semmai offre uno
strumento adeguato alla costituzione dell’uomo moderno, fortemente incentrata
sull’intelletto, che poi è la facoltà essenziale del quarto corpo costitutivo, l’Io, per
comprenderli e calarli nelle esigenze dei tempi attuali.
Bibliografia