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Vorrei cominciare il mio lavoro rispondendo alla domanda (lecita )che Antinucci pone: “ i maestri

saranno sostituiti da Internet?dalla grande ragnatela che ha ormai avvolto le generazioni presenti in
ogni angolo del mondo?
E’ la domanda che oggi gran parte dei docenti si pone, specie quella categoria( forse non ancora
esigua) che difficilmente accetta l’introduzione e l’uso di un’educazione mediale nella scuola.
Forse ciò è dovuto al fatto che si tratta di coloro ancorati alla vecchia lezione cattedratica in cui
l’allievo è abituato ad usufruire di materiale cartaceo, matite e quant’altro faccia parte del corredo
scolastico.
A parer mio, invece, Internet dovrebbe essere considerato una sorta di motore che favorisce
l’innovazione didattica e culturale; invita al cambiamento produttivo e strutturale che può portare, a
sua volta, ad un cambiamento dell’ intero assetto culturale, dei rapporti interpersonali, della
rappresentazione del mondo.
A tal proposito ritengo che, come ogni innovazione, non bisogna insegnare proibendo e vietando,
ma occorre insegnare attraverso l’esperienza, con gli esempi.
Il docente deve assumere il ruolo di affiancatore costante e non sostituto nell’uso della nuova
tecnologia. Ovvero, sia l’insegnante che l’allievo devono spogliarsi di ogni pregiudizio nei
confronti dell’uso dei media a scuola e diventare così costruttori insieme di un nuovo processo di
conoscenza. Bisogna, cioè, imparare facendo.
Va da se che tale tipo di approccio è molto faticoso, poichè l’insegnante deve per primo essere
abilitato all’uso corretto della rete competente, deve conoscere i pericoli e insegnare ad evitarli,
scoprire e testare le potenzialità degli strumenti e dei luoghi virtuali per guidare e far comprendere.
Personalmente sono un’insegnante della scuola primaria e sono pienamente concorde affinchè i
bambini assumano già in età precoce una certa familiarità con la grande rete, senza per questo dover
vivere l’insegnamento tradizionale e quello mediale come una sorta di insegnamento-
apprendimento dualistico e antitetico.
Specie in questa fase, come Antinucci ha affermato, c’è una sorta di continuità tra la familiarità con
il videogioco ( che può considerarsi la prima forma di approccio alla cultura mediale) e l’accesso ad
Internet.
Tuttavia, specie nel caso dei videogiochi, ( e questo è per me un punto debole della teoria di
Antinucci) ritengo che l’unico pericolo in cui i bambini possono cadere sia dovuto al fatto che
quello strumento mediale possa condurre, soprattutto i più timidi, ad un isolamento che lascia poco
spazio alla creatività e alla ricerca di rapporti interpersonali. Quanto sinora scritto, dunque, è
sinonimo che (secondo me) non si può ipotizzare un futuro in cui il ruolo del maestro venga
eclissato dall’introduzione di Internet. La presenza fisica nella scuola è fondamentale. Le
informazioni su Internet sono accurate e incredibilmente stimolanti, però la presenza del maestro è
ancora di fondamentale importanza.
D’altronde Internet è una scoperta meravigliosa, ma non sostituisce la scoperta umana.

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