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 (Anversa, 22 marzo 1599 ʹ Londra, 9 dicembre 1641) è stato un pittore fiammingo, principalmente
ritrattista, che divenne il primo pittore di corte in Inghilterra, dopo un lungo soggiorno in Italia. È universalmente noto
per i ritratti della nobiltà genovese e di Carlo I re d'Inghilterra, dei membri della sua famiglia e della sua corte. Con il
suo metodo di pittura di rilassata eleganza, influenzò i ritrattisti inglesi, come Peter Lely, per i successivi anni. Oltre ai
ritratti, per i quali fu molto apprezzato, si occupò an che di soggetti biblici e mitologici, introducendo alcune notevoli
innovazioni pittoriche.

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Fu allievo e amico del pittore Pieter Paul Rubens, del quale assimilò la tecnica e, in parte, lo stile.

Dopo aver trascorso la giovinezza ad Anversa, si spostò in Italia, dove compì il rituale viaggio di formazione,
caratteristico di tutti i grandi pittori fiamminghi. Qui ebbe l'opportunità di vedere e copiare alcune grandi opere
rinascimentali, specialmente del suo pittore favorito, Tiziano. Di ritorno dall'Italia, passò in Inghilterra, alla corte di
Carlo I Stuart, dove si occupò quasi esclusivamente di ritratti.

Van Dyck nacque ad Anversa il 22 marzo 1599 in una casa chiamata "Den Berendans", nel centro della città.

Il padre di Antoon, Franchois, sposò in seconde nozze, nel 1590, Maria Cuypers. Dal matrimonio con questa donna,
ebbe dodici figli, di cui Antoon fu il settimo.. Antoon si dimostrò subito ricco di talento e fu inviato, nel 1609, presso la
bottega di uno dei migliori pittori della città, Hendrick van Balen, decano della Gilda di San Luca, perché imparasse i
rudimenti della pittura e facesse esperienza. Il primo dipinto datato di van Dyck è propri o di questi anni ed è il Ritratto
di uomo settantenne del 1613, in cui sono evidenti i recenti insegnamenti di van Balen. Ben presto però, aprì una
bottega personale, assieme al giovane amico Jan Brueghel il Giovane, con il quale iniziò ad abbandonare la scuola del
maestro. In questi anni, come tramanda lo stesso Jan Brueghel, Antoon ricevette l'incarico di eseguire una serie di
dipinti raffiguranti i dodici apostoli ed un Sileno ebbro. Di questo periodo è senza dubbio anche l'Autoritratto del 1613-
14.

A partire dal 1617, van Dyck lavorò a stretto contatto con Pieter Paul Rubens, di cui divenne allievo, abbandonando la
sua bottega autonoma. Seguirono mesi di grande collaborazione tra i due: Rubens parla di Van Dyck come del suo
migliore allievo. Anche dopo l'11 febbraio 1618, giorno in cui venne ammesso nella Gilda di San Luca come maestro,
Van Dyck lavorò con Rubens alla realizzazione di tele come Decio Mure congeda i littori o Achille tra le figlie di
Licomede. Nella bottega di Rubens, ormai pittore affermato in tutta Europa, van Dyck fece conoscere il suo nome negli
ambienti dell'aristocrazia e della ricca borghesia e venne a contatto con la cultura classica e l'etichetta di corte . Il
giovane Antoon imparò ad imitare i modelli del maestro, adottandone molte caratteristiche, come è facile constatare
nel dipinto L'imperatore Teodosio e sant'Ambrogio. Nel 1620 Rubens aveva firmato un contratto con i Gesuiti di
Anversa per la decorazione della loro chiesa, basata su disegni di Rubens, ma eseguita da van Dyck; oltre a questa
importante commessa, Antoon ricevette anche numerose richieste da privati per la realizzazione di ritratti. Risalgono a
questi anni dipinti come il Ritratto di Cornelius van der Geest o Maria van de Wouwer-Clarisse.

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Nell'ottobre del 1620, quando aveva ventuno anni, van Dyck si trasferì a Londra, presso la corte del re d'Inghilterra
Giacomo I. Durante il soggiorno a Londra, ottenne da Giacomo I una pensione annuale di cento sterline; tuttavia ben
presto il conte di Arundel gli concesse un permesso di viaggio all'estero per otto mesi: non sarebbe tornato per undici
anni. Le opere eseguite da van Dyck durante il primo soggiorno inglese sono profondamente diverse da quelle
realizzate sino ad allora nelle Fiandre. Ad Anversa, da poco ritornata al cattolicesimo, Antoon aveva la possibilità di
eseguire solamente tele a carattere religioso o ritratti. A Londra invece godette di maggiore libertà, sia nell'esecuzione
dei dipinti, sia nelle scelta del tema da rappresentare. Nel quadro Sir George Villiers, futuro duca di Buckingham e la
moglie Lady Katherine, come Venere e Adone, per esempio, van Dyck rappresenta i novelli sposi come non aveva mai
fatto: la tela ha carattere allegorico, con un gusto tipicamente pastorale, ispirato a Tiziano, e i due soggetti sono
rappresentati a grandezza naturale.8] Altri dipinti conosciuti del periodo sono La continenza di Scipione ed un ritratto
del conte di Arundel.
Tornato ad Anversa, vi rimase per circa otto mesi; in questo lasso di tempo, in cui Rubens si trovava lontano, dipinse
alcuni dei suoi ritratti più brillanti ed innovativi, come il Ritratto di Isabella Brant, prima moglie di Rubens, ed il Ritratto
di Frans Snyders e di sua moglie Margareta de Vos. Quando comunicò la sua decisione di partire per l'Italia, Rubens gli
fece dono di un cavallo per il viaggio e di numerose lettere di presentazione a pittori e a committenti.

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Nel 1621 decise di partire per l'Italia, tradizionale viaggio dei pittori fiamminghi, dove rimase per sei anni, studiando ed
analizzando i lavori dei grandi artisti del Quattrocento e del Cinquecento e dove si affermò la sua fama di ritrattista. Il
3 ottobre 1621 partì dalla città natale alla volta della prima tappa italiana: Genova. Arrivò nella città marittima, in
quel tempo retta da un governo dogale, il 20 novembre 1621 e prese alloggio nella dimora dei pittori e collezionisti
d'arte fiamminghi Lucas e Cornelis de Wael. Al suo arrivo a Genova, Antoon aveva già realizzato circa trecento
9]
dipinti, situazione opposta a quella del suo maestro Rubens o di Nicolas Poussin, che al loro arrivo in Italia non
avevano ancora avuto occasione di lavorare così intensamente. Presentato alla migliore aristocrazia cittadina, ebbe
modo di ritrarre alcuni esponenti delle più facoltose famiglie del patriziato locale (Spinola, Durazzo, Lomellini, Doria,
Brignole etc.); il suo immediato successo è dovuto in modo particolare alla fama di Rubens, che era vissuto ed aveva
lavorato molto a Genova, e di cui van Dyck era visto come il nuovo rappresentante e continuatore.

In seguito alla fortunata esperienza genovese, van Dyck partì, nel febbraio 1622, alla volta di Roma, dove soggiornò
sino all'agosto di quell'anno e per gran parte del 1623. Accolto con favore nella Roma pontificia, venne introdotto nei
migliori ambienti della società; durante il suo secondo soggiorno ricevette dal cardinale Guido Bentivoglio due
importanti commissioni, che consistevano nella realizzazione di una Crocifissione e di un ritratto a figura intera dello
stesso cardinale, il Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio. Bentivoglio era divenuto cardinale l'anno prima ed era il
10]
protettore della folta comunità fiamminga romana, essendo stato nunzio pontificio a Bruxelles dal 1607 al 1615.
Oltre al ritratto del cardinale Bentivoglio, uno dei più famosi di tutta la produzione di van Dyck, il giovane pittore
11]
ritrasse anche il cardinale Maffeo Barberini, che sarebbe divenuto di lì a poco papa, con il nome di Urbano VIII. Di
questo periodo sono anche numerosi ritratti come quelli dei coniugi Shirley (Ritratto di Lady Theresa Shirley e Ritratto
di Sir Robert Shirley). A differenza del maestro Rubens, van Dyck non amò mai il mondo classico. Ne è testimonianza il
suo Taccuino italiano, diario di schizzi e disegni realizzati sulla base di grandi opere studiate durante il soggiorno
10]
italiano. A Roma ebbe comunque l'opportunità di osservare e copiare i capolavori dei grandi del Rinascimento,
contenuti principalmente a Palazzo Ludovisi e a Villa Borghese.

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Da Venezia passò a Mantova, dove fu introdotto alla corte dei Gonzaga. Qui conobbe Ferdinando e Vincenzo II
Gonzaga, che era stato protettore di Rubens. Con il soggiorno a Mantova, van Dyck ebbe la possibilità di vedere la
collezione dei duchi prima che venisse dispersa. Nel 1623 fu nuovamente a Roma, città nella quale si era rifiutato di
venire in contatto con la locale associazione di pittori fiamminghi, lontani dallo stile accademico, che conducevano una
14]
vita semplice e non ostentata come la sua. Gian Pietro Bellori, nella sua opera Le Vite de' pittori scultori e architetti
moderni così scrive del periodo romano di van Dyck:

Da Roma passò a Genova, fermandosi prima a Milano e a Torino, dove fu ricevuto dai Savoia.

Nell'aprile 1624 Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di Sicilia per conto del re di Spagna Filippo IV, invitò van Dyck a
Palermo, perché gli facesse un ritratto. Antoon accolse l'invito e si trasferì in Sicilia, dove ritrasse il viceré; poco tempo
dopo la città di Palermo fu colpita da una terribile epidemia di peste che uccise lo stesso Emanuele Filiberto. Malgrado
l'infuriare della pestilenza, van Dyck rimase in città all'incirca fino al settembre 1624. Qui conobbe l'anziana pittrice
Sofonisba Anguissola, ormai novantenne, che sarebbe morta l'anno seguente e di cui Antoon fece un ritratto. Durante
l'incontro, che van Dyck descrisse come "cortesissimo", l'anziana donna, quasi completamente cieca, diede preziosi
16]
consigli ed avvertimenti al giovane pittore, oltre a raccontargli episodi de lla sua vita. Il ritratto di Sofonisba
17]
Anguissola è conservato nel Taccuino italiano. Poco dopo il ritrovamento delle reliquie di santa Rosalia (15 luglio),
che fu fatta patrona della città, a van Dyck furono commissionate alcune tele che avrebbero dovuto raffigurare la
santa. Visto il continuo infuriare della peste, Antoon tornò a Genova, dove completò la realizzazione della pala
18]
Madonna del rosario, poi inviata a Palermo, considerata come il maggior capolavoro religioso dell'artista. Negli anni
che seguirono, sino al 1627, van Dyck risiedette quasi sempre a Genova, eccetto un breve periodo nel 1625 in cui fu
ospite in Provenza dell'umanista Nicolas-Claude Fabri de Peiresc.

Durante il periodo di permanenza a Genova, van Dyck fu soprattutto ritrattista. Pur non abbandonando temi religiosi e
mitologici, l'artista si concentrò sul genere del ritratto: le sue tele erano solitamente di grandi dimensioni e
raffiguravano personaggi della migliore nobiltà spesso a figura intera. I ritratti spiccano per la loro maestosità e per la
grande resa psicologica delle persone, che emerge senza il bisogno di un simbolismo particolare. I ritratti doppi sono
rari e sempre divisi in due tele differenti, come il Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole-Sale, creato assieme al
19]
Ritratto di Paolina Adorno, marchesa di Brignole-Sale. Attenzione particolare è rivolta da van Dyck ai ritratti di
gruppo, come La famiglia Lomellini, e ai ritratti di bambini. Pur essendo ancora una volta Rubens il suo costante
riferimento, van Dyck riesce a far irradiare dai suoi personaggi un maggiore distacco ed il senso di grandeur che i
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grandi nomi della ricca aristocrazia cittadina desideravano mostrare. I bambini sono colti con grande maestria,
singolarmente, come nel caso del Ritratto di Filippo Cattaneo ed il Ritratto di Maddalena Cattaneo (già nota come
Clelia Cattaneo) o accompagnati dai loro genitori, come il Ritratto di nobildonna genovese con il figlio.

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20]
Nel settembre 1627 tornò nella natia Anversa, richiamato dalla morte della sorella Cornelia. I primi mesi furono
caratterizzati da una grande produzione religiosa: Antoon, fervente cattolico, si unì alla Confraternita dei Celibi, creata
dai gesuiti di Anversa, che gli commissionarono anche due pale d'altare, eseguite tra il 1629 ed il 1630. In questo
periodo i ritratti di carattere mitologico ( Sansone e Dailia) sono rari, mentre abbondano quelli a carattere biblico-
religioso, tra i quali spiccano il dipinto Estasi di sant'Agostino, posto accanto ad una tela di Rubens e ad una di
Jordaens e l'Adorazione dei pastori. Oltre a ciò, van Dyck eseguì anche sei Crocifissioni, un Compianto sul Cristo morto
21]
e una Incoronazione di spine. Tutti questi lavori sono intrisi di un fervore e di una profondità intensi e mistici, ma
22]
soprattutto nell'ultimo, appaiono note preromantiche oltre alla linea barocca predominante.

La fama di grande ritrattista con la quale era tornato dal soggiorno in Italia, gli permise di entrare al servizio
dell'arciduchessa Isabella d'Asburgo, reggente dei Paesi Bassi per conto del re di Spagna, di cui divenne pittore di corte.
Dipinse un ritratto dell'arciduchessa, per il quale ricevette in cambio una collana d'oro, e di numerosi membri della sua
corte. Con l'ingresso a corte crebbe maggiormente la sua fama di ritrattista. I committenti erano molto numerosi ed
appartenevano alle grandi famiglie della nobiltà di Fiandra e del Brabante. Uno dei maggiori lavori dell'epoca è il
Ritratto di Maria Luisa de Tassis, appartenente ad una delle più ricche famiglie del nord Europa. La nobildonna appare
fiduciosa, consapevole della propria bellezza, con un abito prezioso ed elaborato. Nel settembre 1631 van Dyck
ricevette nel suo atelier la regina di Francia Maria de' Medici assieme al figlio minore Gastone d'Orléans, in esilio, che
si fecero ritrarre. La regina ha lasciato un resoconto della sua visita a van Dyck, ammettendo di aver visto nella sua
23]
collezione diverse opere di Tiziano. Antoon era infatti riuscito ad accumulare un numero consistente di opere di
24]
pittori italiani: diciassette di Tiziano, due di Tintoretto, tre di Anthonis Mor, tre di Jacopo da Bassano e altre. Oltre ai
ritratti di personaggi aristocratici, van Dyck ritrasse anche amici artisti, come l'incisore Karel de Mallery, il musicista
Henricus Liberti ed il pittore Marin Rijckaert. E malgrado le Fiandre e l'Olanda fossero in guerra, van Dyck riuscì a
giungere alla corte de L'Aja, dove ritrasse Federico Enrico d'Orange con la moglie ed il figlio Guglielmo. Per il principe
eseguì anche due tele con soggetti ripresi dalla letteratura italiana, Amarilli e Mirtillo (da Guarini) e Rinaldo e Armida
23]
(da Tasso). Presso la città di Haarlem, conobbe Frans Hals. E durante un secondo soggiorno in Olanda, tra il 1631 ed
il 1632 conobbe anche Federico V, ex re di Boemia in esilio, che gli commissionò i ritratti dei due figli, Carlo Luigi e
Rupert. Dal 1629 iniziarono i rapporti tra van Dyck ed il re inglese Carlo I. Tramite il suo intermediario Sir Endymion
Porter, il re acquistò la tela a carattere mitologico Rinaldo e Armida.

 

Carlo I fu, tra i sovrani inglesi del passato e quelli europei suoi contemporanei, quello che più apprezzò l'arte pittorica e
25]
che si dimostrò sempre un munifico mecenate e protettore degli artisti. Il pittore preferito dal re era Tiziano ed in
van Dyck vedeva il suo erede: prima dell'arrivo di van Dyck a Londra, alla corte di Carlo lavoravano già numerosi pittori,
come l'anziano Marcus Gheeraerts il Giovane, ritrattista di Elisabetta I, Daniel Mytens e Cornelis Janssens van Ceulen.
Con l'arrivo di van Dyck, tutti questi pittori sparirono. Carlo aveva trovato finalmente il pittore di corte che de siderava
da anni.26]

Qualche anno prima, nel 1628 Carlo aveva acquistato dal duca di Mantova la grande collezione di dipinti accumulati
negli anni dai Gonzaga, anch'essi noti protettori di artisti di fama internazionale. Inoltre, fin dalla sua ascesa al trono,
Carlo I aveva cercato di introdurre alla sua corte artisti di diverse nazionalità, in particolare italiani e fiamminghi. Nel
1626 era riuscito a convincere a trasferirsi a Londra il pittore italiano Orazio Gentileschi, che fu nominato pittore di
corte e che si dedicò, tra le altre cose, alla decorazione della Casa delle Delizie, residenza della regina Enrichetta Maria
presso la città di Greenwich. Pochi anni dopo, nel 1638 riuscì a far approdare in Inghilterra anche la figlia di Orazio,
Artemisia Gentileschi di cui conservò un celebre dipinto, l'Autoritratto in veste di Pittura.

Entro l'aprile 1632, van Dyck era giunto per la seconda volta in Inghilterra. Accolto con tutti gli onori, fu presentato al
re, che aveva conosciuto anni prima come principe di Galles, e prese alloggio a Londra, presso la dimora di Edward
27]
Norgate, scrittore d'arte, a spese della Corona. In seguito cambiò residenza per stabilirsi a Blackfriars, lontano
dall'influenza della Worshipful Company of Painter-Stainers, importante organizzazione di pittori londinese. In questa
grande casa, dono del re, con un giardino sul Tamigi, riceveva ospiti e spesso eseguiva i suoi dipinti. Pochi mesi dopo, il
5 luglio 1632 Carlo I gli conferì il titolo nobiliare di baronetto, nominandolo membro dell'Ordine del Bagno e gli garantì
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una rendita annua di duecento sterline, oltre a rendere ufficiale la sua nomina a primo pittore di Corte. Bellori si
espresse in questo modo sul periodo inglese di van Dyck:

Tuttavia, nel 1634, per circa un anno, van Dyck decise di trasferirsi ad Anversa e a Bruxelles, per far visita alla famiglia.
Dopo aver acquistato una tenuta ad Anversa, in aprile fu chiamato a Bruxelles. Qui assistette all'entrata in città del
Cardinale-Infante Ferdinando d'Asburgo, fratello del re Filippo IV di Spagna, nuovo reggente dei Paesi Bassi spagnoli.
Van Dyck ritrasse numerose volte il nuovo reggente e numerosi esponenti del clero e dell'aristocrazia. Uno dei più
ambiziosi ritratti di gruppo di questi anni è il Ritratto del conte Johannes di Nassau Siegen e la sua famiglia. Nel corso
del suo soggiorno a Bruxelles incontrò anche Tommaso Francesco di Savoia, primo principe di Carignano e comandante
generale delle forze spagnole nei Paesi Bassi, di cui eseguì un grande ritratto equestre, in cui il principe appare in tutta
la sua maestà, tenendo con fermezza uno splendido cavallo bianco mentre si impenna. Questo ritratto fu anche
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modello per il Ritratto del conte-duca di Olivares a cavallo di Diego Velázquez. Poco prima del suo ritorno in
Inghilterra, van Dyck fu chiamato ad eseguire un grande ritratto di gruppo raffigurante tutti i membri del Consiglio
cittadino e del borgomastro, coloro che avevano il compito di governare la città. Il quadro era destinato alla sala del
tribunale del Municipio di Bruxelles. Durante il bombardamento francese su Bruxelles ordinato dal maresciallo de
Villeroi nel 1695, il dipinto andò distrutto. 31]

Tornato a Londra, van Dyck entrò a far parte del folto gruppo di cortigiani cattolici fedeli alla regina Enrichetta Maria,
tra cui Kenelm Digby ed Endymion Porter. Il re si fece ritrarre innumerevoli volte, in ritratti singoli, accompagnato dalla
regina o dai figli. La tela più famosa di Carlo assieme alla sua famiglia è il Greate Peece, di grande formato e
raffigurante il re e la regina seduti: accanto al sovrano sta in piedi il piccolo Carlo, principe del Galles, mentre fra le
braccia della regina siede Giacomo, duca di York. La regina fu altrettanto esigente con van Dyck, che la ritrasse in
molte tele, tra cui il più celebre è La regina Enrichetta Maria con il nano Jeffrey Hudson, in cui Enrichetta, con abiti da
caccia è raffigurata in compagnia del suo nano Jeffrey Hudson. Alla regina, piuttosto bassa, van Dyck addolcì la forma
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del naso e la mascella, enfatizzando il candore della carnagione. Carlo commissionò anche dipinti raffiguranti i suoi
figli, come I tre figli maggiori di Carlo I , un ritratto di nobiltà tra i più riusciti, sug gestivo quanto sontuoso, poi inviato
dalla regina a sua sorella la duchessa di Savoia e I cinque figli maggiori di Carlo I.

Oltre a dipingere, Antoon apriva la sua casa alla migliore nobiltà e si intratteneva con musici e buffoni; offriva
banchetti, possedeva servi, carrozze e cavalli. Uno dei più assidui frequentatori della casa di van Dyck era proprio Carlo
I, che fece addirittura fare delle modifiche al giardino della casa del suo pittore perché potesse raggiungerlo facilmente
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via fiume. Nella casa di van Dyck visse anche la sua amante, Margaret Lemon, ritratta più volte in vesti allegoriche e
mitologiche. Si dice che la donna fosse talmente gelosa di Antoon che una volta tentò di mordergli un dito della mano
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per impedirgli di ritrarre delle signore. Nel 1640 Antoon decise di prendere moglie e, ormai quarantenne, sposò una
nobildonna scozzese, Mary Ruthven, dama di compagnia della regina. Ma l'unica sua attività a Londra era quella di
35]
ritrattista, mentre egli sognava un progetto più grande, un ciclo pittorico di carattere di storico. Aveva iniziato la
realizzazione di una serie di arazzi volti all'esaltazione dell'antico Ordine della Giarrettiera, che però non ebbe seguito.
Quando nel maggio 1640 morì Rubens, gli venne offerto di andare ad Anversa a dirigere la sua bottega. Mentre stava
per partire, gli venne riferito che il re di Francia Luigi XIII era alla ricerca di un artista che decorasse le sale principali
della reggia del Louvre. Era ciò che stava aspettando da anni; nel gennaio 1641 si recò a Parigi, rientrando a Londra in
maggio. In questa occasione dipinse il doppio ritratto Ritratto di Guglielmo II di Nassau -Orange e la principessa Maria,
per celebrare le nozze tra i due principi. In ottobre si recò ad Anversa e poi di nuovo a Parigi, dove ricevette la notizia
che la decorazione del Louvre era stata affidata a Nicolas Poussin e a Simon Vouet e dove fu costretto a rifiutare
36]
l'esecuzione del ritratto di un cardinale (non si sa se Richelieu o Mazzarino). Per motivi di salute dovette fare
precipitosamente ritorno a Londra. Il re inviò presso la dimora di van Dyck il suo medico personale, offrendogli trecento
sterline se fosse riuscito a salvare la vita del suo pittore. Il 1º dicembre 1641 lady van Dyck diede alla luce la loro prima
figlia, Justiniana. Qualche giorno dopo Antoon fece testamento, a favore della figlia, della mogl ie, delle sorelle e di una
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figlia naturale che aveva avuto ad Anversa. Il 9 dicembre Antoon van Dyck morì nella sua casa di Blackfriars e venne
sepolto alla presenza della corte nella Cattedrale di San Paolo. La tomba andò distrutta pochi anni dopo, insieme alla
Cattedrale stessa, nel Grande incendio di Londra nel 1666.


   

L'imperatore Toedosio e sant'AmbrogioÔ    Ô


 

All'inizio della sua formazione, nella bottega di van Balen, il giovane Antoon si cimentò principalmente nella
realizzazione di opere a carattere religioso. Nell'Anversa appena riconquistata dal cattolicesimo romano, il genere
pittorico più richiesto era proprio quello religioso e biblico. La prima grande commissione che ricevette van Dyck fu
proprio l'incarico di realizzare dipinti raffiguranti i dodici apostoli. Con l'avvicinarsi alla bottega di Rubens gli incarichi
religiosi crebbero notevolmente. Rappresentativa dei dipinti pittorici a carattere sacro della produzione di van Dyck è la
tela L'imperatore Teodosio e sant'Ambrogio del 1619-20.

Questa grande tela rappresenta l'incontro tra il peccatore Teodosio I e l'arcivescovo di Milano Ambrogio. Per la
realizzazione della tela, van Dyck fece rife rimento a L'imperatore Teodosio e sant'Ambrogio, che aveva eseguito
qualche anno prima assieme a Rubens. Tuttavia le differenze appaiono chiare: nel dipinto di van Dyck, conservato a
Londra ed attualmente esposto a Roma a Palazzo Venezia, l'imperatore è senza barba, lo sfondo architettonico è
maggiormente evidenziato, e oltre al pastorale, si stagliano nel cielo diverse armi, portate dal seguito di Teodosio. E
mentre nella tela conservata a Vienna di Rubens sul mantello del vescovo si possono vedere ritratti Cristo e san Pietro,
che sottolineano l'autorità di Ambrogio, in quella di van Dyck il mantello si presenta come un esempio di grande
bravura nella realizzazione pittorica di stoffe e ricami. Altra aggiunta di van Dyck è il cane, posto ai piedi
42]
dell'imperatore. Le pennellate sono, nel dipinto di Londra, date con energia e vigore, mentre in quella di Vienna
appaiono più morbide e leggere.

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