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Stamattina si è svegliata presto.

Un misto di ansia e gioia ha mosso tutti i suoi gesti: ha fatto il


caffè
e per sbaglio ha versato un po’ di zucchero nel lavandino.Non le è importato.
Il giornale era ancora sul tavolo e quando si è girata per prenderlo ha alzato gli occhi sulla
finestra e ha visto la neve.Si è avvicinata al vetro: una pioggia gelata, bianca, cadeva nel
cortile a fiocchi spessi.
Non è riuscita a smettere di guardare.Qualcosa ha cominciato a sciogliersi dentro di lei e a
scorrerle lungo le braccia, le gambe.Un po’ alla volta tutto è diventato nuovo, anche lei.
E non è che non abbia sentito il frastuono che viene dall’altra stanza.Solo, non vuole
muoversi, andare di là.
Si sente rinata ed è contenta di averlo fatto.(incipit concorso Muller Blusubianco)

Antonietta, Herr Bauer e il Rote Tulpe

Caffè nero, ristretto, fumante. Nella tazzina piccola, molto zuccherato. Così piace a lei.
"Loro", qui, chiamano caffè quella brodaglia marroncina che bevono in tazza grande.
Un po' di zucchero le è caduto nel lavandino mentre, maldestra come sempre, lo versava dal
barattolo di latta color arancio. Le sono venuti subito due pensieri: il primo che non si sente in colpa
a metterne tre cucchiai nel caffè. L'altro la riporta in Italia, molti anni prima, quando bambina goffa
e ingombrante versava qualcosa e puntuale arrivava "la carocchia" sulla testa: le nocche dure e
nodose di nonna Nunziatina- "Antoniè, stai accorta! I danari mica li troviamo per strada, e pulisc ,
sennò sai le formiche come ci combinano la cucina?"Ma qui, dove la neve cade abbondante per
molti mesi , di formiche nemmeno l'ombra.Scalza sul pavimento freddo si è avvicinata alla finestra
ed ha appoggiato la fronte spaziosa e rotonda al vetro, una pioggia gelata scendeva imbiancando il
cortile, il cielo borotalco era carico di neve.
Si è stretta nel kimono di raso nero i e sorseggiando il caffè ha continuato a fissare quella la neve
così immacolata.
I tigli imbiancati nel buio del cortile sembravano fantasmi ,gli uomini cominciavano ad avviarsi al
lavoro , puntuali nei loro paletot grigi con le mani guantate che reggevano ventiquattore compatte :
così normali, così lontani dai gesti della notte.
Si sente felice,rinata. Solo poco tempo prima era Antonietta, l'italiana, quella che un tempo stava a
servizio dai signori Schmidt. La cicciona che arrancava lungo il viale con le caviglie gonfie e le
borse dell' Edeka o di Aldi cariche di insalata e crauti blu. Ma si, Antonietta , la moglie di Vito,
quello del ristorante "Giardino di Sorrento", sulla Lindenstrasse!
Vito che, finito di lavorare, passa le notti al night a sperperare il guadagno con le ninfette fruste dal
corpo sinuoso e il pube biondo rasato.
Quindici anni di matrimonio tra tradimenti e umiliazioni : aveva buttato giù: cibo e tristezza fino a
scoppiare.
Era arrivata a pesare 120 chili . Vito la maltrattava e lei mangiava, la ignorava e lei mangiava. Si
guardava riflessa nelle vetrine ed entrava in una pasticceria a mangiarsi una, due, tre fette di torta
alla crema. Che cosa poteva pretendere?

"Antonietta, il suo corpo è un monumento, ci ha mai pensato?" le aveva detto una sera Herr
Bauer."Questo vuole pazziare" aveva pensato
"Was sagen Sie, Herr Bauer?"(cosa sta dicendo?) aveva risposto invece, poggiandogli un'altra Pils
sul tavolo.
Herr Bauer l'aveva fissata con sguardo azzurrino dietro le lenti con la montatura sottile e dorata e
poi le aveva infilato nel tovagliolo il bigliettino da visita, attento a non farsi notare da suo marito.
Era un cliente fisso del ristorante, uno da "trattare bene". Così lo aveva definito Vito.
Era uno dei pochi a ordinare l'acqua minerale in bottiglia. Uno giusto. Ad Amburgo tutti
conoscevano la sua fama di impresario capace. Aveva vari locali al quartiere San Pauli, nella
Reeperbahn.
La faccia di Herr Bauer era liscia e bianca come una mozzarella di Aversa, quella che la amdre di
Antonietta comprava sotto casa, da Mimì"'O Putecaro". I capelli biondi e lisci pettinati con la riga di
lato e gli occhialini lo facevano somigliare ad una matricola di un college di rango . Per qualche
giorno lei si era rigirata tra le mani quel bigliettino con un tulipano rosso e oro in campo nero. Poi
lo aveva chiamato
"Può fare una prova, Antonietta..venga a trovarmi "
Così, in un pomeriggio piovoso, mentre Vito dormiva sul divano dopo l'ennesima notte di bagordi ,
era andata al "Tulipano rosso".Herr Bauer l'aveva accompagnata nel box ,con modi cosi' gentili che
lei aveva visto solo nei films, le aveva mostrato la pedana tonda girevole, le pareti ricoperte di
specchi. , le luci soffuse e psichedeliche intervallate da fari tipo semaforo
"Non è difficile Antonietta, lei si siede sulla poltrona e ogni volta che la luce verde si accende
toglierà qualcosa, Tatiana le insegnerà. Loro, gli spettatori , non vedono il suo viso e lei, mentre la
pedana ruota,.vedrà solo se stessa riflessa negli specchi .."
Si era rigirata nel letto per due notti, poi guardando il posto vuoto di Vito , aveva deciso di provare.
L'importante era che nè il marito, nè alcun altro venisse a saperlo
"Antonietta..La privacy è sacra nella mia professione.."La mano ossuta di Herr Bauer aveva stretto
quella morbida e calda di lei lasciandole sulle dita un buon profumo di legno e spezie.
Sulla strada di casa si era fermata alla Sankt Michael kirche a pregare. Pochi giorni dopo era
diventata "Orizia, la stella del Rote Tulpe".
Herr Bauer, appassionato d'arte, le aveva parlato di un quadro dove veniva rappresentato il
rapimento della ninfa Orizia "La sua pelle ricorda un dipinto di Rubens, Antonietta. "-le aveva
detto.
Lei aveva accettato, certa che nessuno di sua conoscenza avrebbe associato il suo nome a quello di
questa Orizia ,che lei stessa, alla fine, non aveva nemmeno capito bene chi fosse.
La prima sera era stato tutt'altro che facile , lei quasi astemia aveva dovuto bere due Gin Tonic per
trovare il coraggio di salire su quella pedana, agghindata a quel modo poi , con la maschera rosa di
seta, a coprirle gli occhi da gatta persi in quel viso di luna piena.
Alla prima luce verde aveva sciolto lo chignon e lasciato che i capelli inchiostro scivolassero sui
seni rotondi coperti appena da ricami di pizzo, una calza e poi l'altra, fino all'ultimo gesto: il più
atteso
Con il passare dei giorni aveva acquisito più sicurezza, le bastava pensare a Vito e protetta dalla
musica assordante e dalle luci soffuse, mentre la pedana girava , ammiccare come le donnette dei
suoi giornalini, atteggiando a "O" le labbra rosso fuoco
coprendo più a lungo del dovuto, con le dita dalle unghie smaltate, le zone più ambite, la sua carne
bianca e abbondante.
Herr Bauer le aveva chiesto di aumentare le ore, la clientela aumentava. Le offriva uno sproposito.
"Ci penserò," aveva risposto Antonietta. In fondo i soldi non le interessavano, le bastava sentirsi
viva e desiderabile

La neve continua a scendere ,il silenzio viene interrotto dalle voci provenienti dalla stanza accanto:
Vito e suoi amici" finiscono la nottata di poker e azzardo tra risate sguaiate.
Antonietta si gusta il caffè , ne respira l'aroma che pervade la cucina e dà un occhiata al giornale
poggiato sul tavolo.Ride, alla faccia di Vito che ignora che il proprio vizio gli si è rivoltato contro.
Sfogliando quelle riviste piene di sesso e sudore , la tigre ha trovato un varco attraverso quella
montagna di burro che era il suo corpo.
Eppoi, in fondo lei era sempre la solita brava moglie sottomessa, no?
Solo la notte diventa "Orizia, la stella del Rote Tulpe". La notte, quando per il mondo e per suo
marito lei non esiste da anni
-"Antoniè, Herr Bauer è un buon cliente e va trattato bene, hai capito?"-Questo le aveva detto suo
marito.
E lei aveva ascoltato.E obbedito.Come sempre.

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