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Dal punto di vista storico i primi studi scientifici sul distacco di vortici furono
effettuati da Strouhal nel 1878 in merito all’emissione sonora di fili, cavi e
barre tesate sottoposte all’azione del vento. Egli osservò che il tono del suono
emesso risultava essere dipendente dalla velocità del vento e dal diametro del
cavo. Mise inoltre in evidenza che l’emissione sonora avveniva sia quando i
modelli oggetto di studio rimanevano fermi sia quando questi venivano messi
in vibrazione dal forzamento dovuto al vento incidente. Da ultimo notò il
fenomeno della sincronizzazione, osservò cioè che la frequenza del distacco di
vortici, fonte dell’emissione sonora, viene guidata dalla frequenza di vibrazione
del corpo investito dalla vena fluida.
La ricerca del valore numerico della costante St, effettuata dallo stesso
Strouhal, ha messo in evidenza la complessità del fenomeno. In particolare gli
esperimenti di Strouhal mostrarono che il valore di St per una data sezione è
funzione della velocità della vena fluida incidente o meglio è funzione del
numero di Reynolds Re, definito come segue:
dove ρ è la densità del fluido, V la velocità della vena fluida, D una dimensione
caratteristica dell’oggetto investito (il diametro nel caso di corpi cilindrici a
sezione circolare) e μ la viscosità dinamica del fluido.
Si nota l’assenza di un filetto fluido che leghi i diversi vortici. Il momento del
distacco, e quindi la frequenza a cui esso avviene, cioè il numero di Strouhal, è
determinato dalla distanza tra i due vortici in formazione ai due lati opposti del
cilindro e dalla velocità della vena indisturbata, pertanto St si mantiene
costante, almeno finchè le condizioni di flusso non cambiano.
Il regime critico è caratterizzato dalla crisi del Drag, come mostrato nella
seguente figura che mostra il coefficiente di Drag in funzione del numero di
Reynolds, in particolare sono riportate curve ottenute per differenti valori della
scabrezza superficiale.
dove con ρ,V,D sono indicati rispettivamente la densità del fluido, la velocità
della vena fluida incidente e il diametro della sezione di base del cilindro,
mentre
e rappresentano i coefficienti di Drag e di Lift.
I coefficienti aerodinamici dipendono dalla forma dell’oggetto investito dal
flusso, dalla finitura superficiale, dal tipo di flusso che si stabilisce intorno ad
esso.
Essendo la forza di resistenza funzione del recupero delle pressioni a valle del
cilindro e quindi della larghezza della scia, dalla descrizione effettuata nella
sezione precedente si comprende come il coefficiente di Drag sia funzione del
numero di Reynolds.
Nella tabella seguente sono indicati i valori di Drag medi per i differenti regimi
di flusso:
Regime di Reynolds
flusso
Subcritico 300 1,2
Critico
Supercritico
Ipercritico > 0,7
Sulla base di questo parametro, per un cilindro libero di muoversi nello spazio,
si distinguono i comportamenti riportati nella seguente tabella:
L’effetto del forzamento produce spostamenti molto più evidenti nella direzione
ortogonale al fluido incidente, rendendo questi più significativi in fase di analisi
della dinamica indotta dal distacco di vortici.
Questi cambiamenti delle proprietà della scia si ripercuotono sulle forze di Drag
e di Lift: un aumento della correlazione tra i vortici provoca un incremento della
forza fluttuante di Lift mentre le oscillazioni danno origine a un incremento
delle dimensioni della scia originando forze di Drag più elevate rispetto al caso
di cilindro stazionario.
Nella figura seguente sono riportate le storie temporali dei coefficienti di Drag
e di Lift misurati su un cilindro libero di oscillare in direzione cross-flow: si noti
la variazione del valor medio del coefficiente di Drag che a regime, per
ampiezze di oscillazione pari a 0,6 volte il diametro, è pari a CD=1,8. Le
ampiezze di vibrazione raggiunte dal cilindro sono autolimitate e funzione non
lineare del rapporto di sincronizzazione, cioè del rapporto tra la velocità del
fluido e la velocità di Strouhal.
In figura sono mostrate delle visualizzazioni di flusso e degli schizzi dei due
differenti modi di distacco.
Il modello del cilindro risulta quindi attraversato dai due cavi e vincolato ad essi
mediante le due piastre di estremità di alluminio mostrate in figura:
Per lo studio del comportamento fluidodinamico del cilindro nella zona di lock-
in è stato progettato un set-up di misura che consente di identificare il campo
di pressioni superficiali attorno al cilindro e che permettesse di misurare quindi
anche le forze idrodinamiche agenti. A tale scopo una sezione trasversale del
modello è stata strumentata tramite 32 prese di pressione distribuite lungo la
sezione stessa, come illustrato nella figura seguente.
Si noti che la distribuzione delle prese è stata maggiormente infittita nella zona
sottovento per migliorare la definizione del campo di pressioni in
corrispondenza della zona di separazione. Le prese di pressione sono state
quindi collegate mediante tubi in PVC a uno scanner miniaturizzato ESP
costituito da 32 trasduttori al silicio, con amplificatore e multiplexer interni e
gestito da un sistema di acquisizione dati ad alta velocità (PSI-System 8400); la
tecnologia impiegata ha permesso di ottenere misure ad alta risoluzione sia
della componente media sia che di quella fluttuante del segnale nel dominio
del tempo. Date le sue piccole dimensioni è stato possibile posizionare lo
scanner all’interno del modello stesso, come mostrato in figura:
Nel corso della campagna sperimentale sono state realizzate due differenti
tipologie di prove: regimi progressivi e transitori (build up).
Con Lower Branch si identifica la regione del campo di sincronismo a più alti
valori di V/Vs : tale stato è caratterizzato come l’Initial State da bassi valori di
ampiezza di vibrazione anche se risulta soggetto a fenomeni fluidodinamici
molto differenti rispetto alla regione iniziale.
Confrontando le campane UP ottenute per i tre livelli di smorzamento testati, si
nota come l’Initial State non sia influenzato dal numero di Scruton: le tre
campane risultano infatti perfettamente sovrapposte per ampiezze V/Vs<1,12.
Nella prima figura, relativa alla parte iniziale del build-up mostra un
coefficiente di Lift ad ampiezza variabile e non sincronizzato con lo
spostamento, al contrario nella seconda è riportato il comportamento a regime
di forza e di spostamento. Si nota che a regime il coefficiente di Lift assume un
andamento sinusoidale monoarmonico con frequenza pari a quella di
oscillazione, a testimonianza dell’avvenuta sincronizzazione, e con sfasamento
circa nullo rispetto allo spostamento.
Analizzando l’andamento nel tempo dello spettro del coefficiente di Lift,
mostrato nella figura seguente,
In figura sono riportati gli andamenti nel tempo del modulo della trasformata di
Fourier di CL e z/D in corrispondenza della frequenza di oscillazione del sistema
e la fase della funzione di trasferimento tra i due valutata sempre in
corrispondenza di fn : l’analisi in frequenza dei due segnali è stata effettuata
per successive finestre temporali della durata di 6s in modo da definire
l’andamento degli spettri nel corso del tempo.
Osservando l’andamento del modulo dei due segnali e della fase relativa si
nota, come già evidenziato in precedenza, che nei primi 42 s il modulo del CL è
piccolo mentre la fase della funzione di trasferimento ha valori molto elevati
pari a circa 120°. Tale fase, il cui segno positivo indica che la forza di Lift risulta
essere in anticipo rispetto allo spostamento, permette al piccolo contributo
della forzante aerodinamica di introdurre energia nel sistema.
In un istante A (t=27 s), primo tratto della storia temporale in cui non si
osserva distacco di vortici, si nota che le distribuzioni sono molto simmetriche
e non sono influenzate dal moto del cilindro. In verde è riportata la forza
aerodinamica agente sul modello.
Nella figura precedente sono invece riportate le distribuzioni misurate
nell’intorno di t=35 s, (istante B) ovvero in presenza di vortex shedding non
sincronizzato: si nota che le distribuzioni presentano delle dissimmetrie non
imputabili al moto del cilindro, ma associate a una forza aerodinamica con
componente verticale in controfase rispetto allo spostamento.
a testimonianza del fatto che si alternano fasi in cui viene introdotta potenza
nel sistema e fasi in cui la potenza viene dissipata.
Per velocità del vento molto superiori a quella di sincronismo, in particolare per
valori di V/Vs relativi alla zona del Lower Branch, sono state misurate ampiezze
di oscillazione di entità non trascurabile sebbene la forzante aerodinamica
presenti un andamento pulsante caratterizzato da valori contenuti.
Per altre velocità del flusso invece, dove l’ampiezza di trigger V/Vs viene
raggiunta, il sistema in configurazione si comporta in modo analogo al
sistema poco smorzato, pur raggiungendo ampiezze di oscillazione a regime di
minore entità (vedi la figura seguente, che propone l’andamento nel tempo
degli spettri per V/VS=1,15). In particolare si osserva che in entrambi i casi la
transizione avviene per valori di z/D pari a 0,1.
L’analisi delle due prove di regime alla luce del build up che le interseca mostra
come essere rappresentino due diversi stati di uno stesso fenomeno, mettendo
in evidenza come il sistema si regimi nella situazione più stabile in funzione
della fluidodinamica che l’interazione tra flusso e struttura origina.
Per il valore di V/Vs osservato si vede quindi come l’incremento a piccoli step
della velocità del flusso crei i presupposti perché il sistema possa raggiungere
più elevate ampiezze di vibrazione portandosi verso una condizione di Upper
Branch, mentre si nota come procedendo da velocità di flusso più elevate il
sistema tenda a conservare una struttura fluidodinamica relativa al Lower
Branch, senza che la transizione possa essere innescata.
L’analisi delle pressioni misurate sulla riga frontale (disposizione angolare 0°)
ha messo in evidenza una non perfetta uniformità del profilo incidente in
corrispondenza della regione della camera di prova in cui il modello del cilindro
è stato posizionato: tali prove, condotte per velocità esterne al campo di
sincronismo, hanno mostrato delle differenze percentuali in termini di velocità
pari a ΔV/V=±2,5 %. Nella figura seguente sono riportate le variazioni misurate
lungo l’asse del cilindro, sia in termini di velocità che di pressione dinamica
incidente, valutate rispetto alla misura di velocità di riferimento del flusso
indisturbato. (*)
In termini di componente fluttuante della misura di pressione è stato invece
possibile valutare l’indice di correlazione del flusso lungo l’asse del cilindro:
nella figura seguente è riportata la funzione di cross-correlazione ρC p1Cp2 per la
riga di pressioni disposta in corrispondenza di θ=0° , assumendo come
riferimento la misura relativa alla presa di pressione associata all’anello A.
Per isolare gli effetti di disuniformità del profilo incidente nella valutazione della
correlazione lungo l’asse del cilindro del fenomeno di distacco di vortici sono
previste prove in galleria del vento a valle di interventi che permetteranno di
rendere maggiormente omogeneo il profilo, riducendo le variazioni percentuali
misurate.
Anello A:
Anello B:
In t=60 s le distribuzioni misurate dai due anelli sono invece molto simili,
perché la transizione è ormai avvenuta in entrambe le sezioni.
Anello A:
Anello B:
La potenza è frutto del prodotto tra le misure di forza e di velocità istante per
istante e, come si vede dalla figura, è caratterizzata da elevate oscillazioni e da
un valor medio positivo non nullo che nel tratto esaminato cresce in funzione
del tempo.
Lo schema meccanico è stato scelto sulla base della natura fisica del fenomeno
di distacco di vortici. Le forze di Drag e di Lift definite rispetto alla direzione
della velocità relativa del flusso possono essere espresse come:
dove CLr e CDr sono i coefficienti di Lift e Drag nel sistema di riferimento
considerato, è la densità del fluido, la velocità relativa tra il cilindro in
moto e la corrente fluida incidente e D ed L sono le dimensioni caratteristiche
del cilindro considerato, rispettivamente diametro e lunghezza. La forza di Lift,
in maniera semplificata, può essere vista come una sinusoide agganciata alla
frequenza propria del cilindro e caratterizzata da una fase variabile, ,
all’interno dell’intervallo di sincronizzazione.
dove ψ è l’angolo formato dalla velocità relativa con la direzione della vena
incidente.
La sperimentazione ha mostrato che la forza di Lift è una funzione non lineare
delle ampiezze di vibrazione, sulla base di questa osservazione il coefficiente di
Lift è stato definito come segue:
dove con K’ Acc e K’Aer sono indicati i termini lineari rispettivamente della
rigidezza di
accoppiamento e di quella aerodinamica, tenendo conto inoltre che
fs;
• il comportamento aerodinamico del cilindro dipende dalla velocità del
flusso incidente pertanto i parametri di rigidezza e smorzamento del
modello sono formulati come funzioni della velocità V della vena fluida;
• gli elementi smorzanti RAcc e RAer sono responsabili dell’introduzione o
della dissipazione di energia nel sistema, in funzione della velocità del
fluido e delle condizioni di moto del modello sezionale. La loro
formulazione deve essere tale da garantire che, al variare del rapporto
V/VS , la fase tra lo spostamento della massa aerodinamica η e
spostamento del cilindro z cambi modulando l’introduzione (o la
dissipazione) di energia nel sistema, congruentemente con le rilevanze
sperimentali.
Le non linearità del fenomeno reale sono evidenti nel fatto che l’intervallo di
velocità del flusso entro cui si manifesta l’eccitazione del cilindro ha dimensioni
differenti a seconda delle modalità con cui la velocità stessa varia rispetto alla
velocità di Strouhal Vs e nella dipendenza dell’ampiezza di vibrazione dal
rapporto V/Vs.
= - gKaer(η) – gRaer(
K’acc (zi-ηi)-K’’acc ( 3
’acc ( - ’acc ( 3
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
• Tesi di Dottorato di Ricerca in Ingegneria dei Sistemi Meccanici di Sara
Muggiasca “Vibrazioni indotte dal fenomeno di distacco di vortici su corpi
cilindrici: dall’analisi sperimentale allo sviluppo di un modello numerico”-
Relatore Prof.Giorgio Diana