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DE LA PALESTRA

A la palestra, como a la maestra de tutte queste cose et como a la parte più prestante meritamente
avemo dato il principio. La quale facultate non intendere sia la durezza la asperità che solevano
usare et observarevare li antiqui; imperò che nui chiamamo intemperie questa parte che nel
successo da noi serà assignata, per la quale li autori, et maxime li più, circunspetti si fanno e benché
lassi fare a li altri al modo loro, io tamen quando ho voluto investigare cosa alcuna spectante al
corpo overo a lo animo sempre ho avuto per guida questa perizia de la quale io parlarò. La qualcosa
anche mi ha facto redure le altre exercitatione del corpo da me retrovate a questa moderna facultate,
de le qual tutte il fondam<en>to è esa temperie, qual da nui altrove è stata diffinita e la qual fa star
sopra di sé quilli che la observano e in parte alcuna non li lassa portare et operare impetuosamente;
li fa anche caminare cum justa mesura de li passi et insigna battere longo et breve como bisogna.
La ne mostra etiam anticipare le contrarie parte de li inimici et resistere e contraponersi a li loro
impeti per avversa via; la non sole anche tacerne le parte loro più subiecte al periculo et quella che
da noi più facilmente possono essere offese.
Quando incomenzamo abrazare si deve principiare abbassato et cum le genoche piegate
equalmente, jmperò che se tu le vorai piegare più da una parte che da l'altra andarai a periculo; le
membra se debano appizare cum una certa simulatione temperata et nondimeno appensatamente.
Abisogna redure nel pecto tutta la forza bene unita, a ciò che delie' più facilmente la possa
succorrere alle altre parte affaticate. Si convien fare li passi curti et le punte de li pedi devono
guardare un pochetto al lato de fora: le qual parte cum ogni diligentia debiamo observare ne lo
inimico, perché el si vede per experientiache in ogni picola variatione de ditte puncte de pedi
consiste la graveza de ruinare et la fermeza di resistere a la expugna-atione.E'anchora bello* a
continerci et retraherci un poco da la furia et impeto de lo avversario, quando se apiciamo, per
potere cognoscere quello che esso ha intenzione de operare; anzi sopravenendo et insistando lo
inimico, non possemo essere molto offesi, ma quelli che si cacciano, per lo più exempli si è visto
che cercano il suo male benché siano più forti che l'adversario. Quando se accorrgemo che lo
inimico vole expugnare el nostrolato, lo dovemo cum presteza retirarlo. Se dovemo anche sforzare
che lui non ficchi le sue braze sotto le nostre, presertim se havemo a combattere cum homini di
gran statura, quali benché non habiano industria, tamen la lor grandeza et ponderosità molto noce a
li pizoli. Ahora anche dovemo armare et retirarci a fora, jmperò che quilli che concurreno
intemperatamente et cum impeto sono puniti da la ruina per il furor suo stesso. Se deve menare li
pedi pari, cioè che uno non preceda l'altro. Non bisogna dare le mane per controversia, cioè
coniungere dextra cum dextra o sinistra cum sinistra, perche da questo poteria de facili seguire che
se romperiano le braze, presertim soto gombito in giro sia posto sopra la spalla, et quando siamo
tirati inante per questa presa facilmente ni potè esser tolte le spalle Ma quando la nostra mano si
piglia como hravemo dicto, nui dovemo subvenirli cum l'alra prestamente, il che si può fare curn
dui nodi: overo cum la nostra opprimere la sua, ovvero ponere presto la mano nostra sopra il pecto
de lo inimico. Né alhora si deba tenir forte il lato che lui si storza pigliare ma si de' tenirlo indreto,
et di questa subiectione chi ben considera li nostri documenti, avegna che siano
presi tamen poteranno de facili recuperare la sua pristina libertate. Né alhora ni è licito revocare el
nostro brazo preso per dritta linea perché et brutta et periculosa cosa che lo inimico a quello tracto
ce armi, ma dovremo astringere li pugmi et converterli per il loco inferiore, per la maior parte verso
nui: el qual ordine se da nui fia servato, poteremo andare senza fatica et non potremo esser offesi.
Ma quando si procede cum quello altro modo sopraditto, non si pò negare che siamo presi e tenuti
per forza et a mal grado nostro. 0ltra di questo, facta la presa da ogni banda, dovremo andare
drittamente, cioè che dovemo luctare elevati o deritti, exempli gratia quando si abbraccia per le
mane overo cum un bracio mo cum 1'altro overo cum la gagate del zupone et quando pigliamo el
lato. Solamente giova andare abbassato; dovemo etiam inclinare il corpo quando lo inimico ne
occupa il lato, né mai si de' omettere questo: quando lo adversario ce arma da qualche loco et
quando nui facemo sforzo overo tendemo insidie a lo jnimico, pro viribus ce dovemo elavare. Ma
se quando combattemo per fronte el nostro capo è depresso sotto le ale de l'altro, alhora bisogna
dirizarsi e toccare li pedi de lo inimico cum li nostri et coniongerli a quilli; ma se lo accadera il
contrario, oprimeremo lo inimico al corpo_et le nostre forze se deveno drizare sopra il collo de lo
inimico. Doverne andar sopra de nui ne dovemo pendere più in una parte che in l'altra: nel che
precipuamente dovemo observare et vitare lo hoste, ché non siamo da lui inganati. El giova anche
seguire lo adversario dove lui va né mai si vole andare a quella parte dove lui se sforza redurne,
perché el non ci dà loco per altro se non perché ruinamo. Et questo però si de' intendere dappo che
son fatte le prese, perché da longi overo armando seria periculo, como quando per la sacaligna
desjeramo battere il compagno el quale prima trahemo a noi a ciò che la repulsa di quello adiuti il
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nostro intento. Li pedi cun levità si debeno menare et fermare in terra, perché quando li firmano
rigidamente et restanno in terra fixi assai ne fanno più atti a potere essere levati et alzati; como
quando volemo portare due cose di equal grandeza, de le qual una sia di ferro et l'altra di lana o di
penne, più facile è da levare quella di ferro per la sua rigidità et unicura che quella più lieve. La
solutione et laxitudine di la quale noce assai, sì che temperatamente dovemo firmarci et senza
rigore ponere la mano a ciò lo possamo lassare quando lui ne voi menar donde possemo ruiare;
quando nui tenemo molto stretto lo inimico, non meno siamo offesi da la nostra che da la sua presa.
Anzi tenendo la man lieve et non molto stretta solemo aiutarci bene et per questo interrumpemo lo
ordine et la forza del compagno. Ma quando strengemo troppo ne havemo nocumento assai, perché
siamo constrecti a mancar presto et facemo manifesto avante tracto quello intenderno di fare et per
tal causa non potemo comprendere che voglia fare lo inimico, perché nel stringer siamo tanti
occupati che l'oste potè far cose assaiprima che nui possamo fare le guarde et li presidij che
abisognano.
Jl che si experimenta cusì: se nui cum la man nostra strengemo fortela mano de un altro et cum
l'altra nostra mano li volemo cercare ilpolso, non lo possemo bene trovare.
Non combatterai però al tutto soluto perché questo seria un procedere da uno extremo ad l'altro,
perché se tu non tochi uno non lo conoscerai, ma se lo volemo apprendere impetuosamente ogni
pocho che ti manchi una mano o un pè, per poco de spinta andarai a terra. Adoncha, per la più
secura, quando lo inimico se arma contra nui, se deba far questo cum maturità, cioè sogliere la
mano dal loco dove la tenemo et firmarla ne lo pecto de lo inimico como di sopra havemo dicto. Et
questa versutia basta per tutte, perché le altre, o siano per offendere o per defendere, fortificando
una sol parte, lassano le altre parte prive de presidio.
Possemo usare le rotatione più spesso et cum maiore secureza che tutte le altre versutie de questa
arte; anzi queste rotatione si possono usare sempre da ogni banda, ma le altre versuatie solo in una
parte terminata.
La rotatione si fa cusì: ponendo uno de li nostri pedi quasi infra mezo quilli de lo inimico, mezo
cum l'altro, si scontra uno schincho de lo ini<mi>co, el quale obstando sopra quello medesmo pè, le
nostre braccia lo deportano insino a la ruina cum grande undatione.
Li piedi si debeno firmare distanti mediocremente, jmperò che è nocivo tenerli gionti insieme overo
troppo allargati; et quando sono mediocriter disionti possemo intrare et uscire senza tardità et prima
che siamo sentiti quando voleme armare, ma quando sono fixi in terra molto separati bisogna fare
dui tempi ad expugnare et a defendersi. Si convene, et cum celerità et senza ostentatione de forze,
intrare, perché se nui demostramo quelle a lo inimico se impedisce lo nostro effecto; lo hoste se de'
superare non a lo intrare ma a lo uscire, et però ahora si vol ponere et dimostrar le forze et in quello
tempo, benché siamo sentiti, nondimeno il presidio sempre vien tardo.
0gni modo di armare deve essere tanto alzato che li pedi de lo expugnante avanzi le gambe de lo
inimico et pervegnano a quella parte del schinco dove terminano le polpe o in fronte overo a la
contraria.
La sacaligna si fa per la buca de la gamba overo per il poplite o almanco per la sura mettendo uno
de li nostri pedi fra le gambe sue et cum uno altro ancinato alligando la parte di fora del pede suo et
carcandoli adosso cum lo corpo, per modo che cagia indreto rinversato.
Lo clunilevio si sol far cusì : quando li combattenti si opponeno quasi el dosso cum dosso, xse
suloleva lo inimico cum la clune et cum le braza cum revoluzione e si spiana a terra cum le spalle;
la quale versuzia da li hispani si chiama anche discaderada (armarai sempre alto per el sobrasaltar).
Quando lo inimico ne appresenta le rotazione e bone inclinare il corpo sopra le ginocchie et
firmarsi sopra quelle; per contrario dovenìo fare a la sacaligna et a la mediana, perché allora ce
dovemo drizzare.
La mediana da li spagnoli è dicta quando una gamba a modo de un serpente incavalca et implica
l'altra a sé contraria per la parte de drento et però la poi etiam chiamare anguigera.
Dovemo armare cum solutione et desinvoltura et cum ogni forza et presteza, senza le qual parte
nesuno farà mai grande effecto per dextro che '1 sia et nesuno è de si poca industria che almanco el
non dmìostri grande operatione se lo haverà le parte dicte, cioè solutione forza et presteza, perché
mai il succorso non vene a tempo contra la magna facta cum presteza.
Da poi quando armamo dovemo firmare tutta la nostra persona sopra quello pedo che è firmato in
terra, jmperò che se nui se firmaremo pure un pochetto sopra l'altro, perdemo la forza et andiamo a
periculo de cadere.
Ma se '1 nostro adversario menarà li passi visti el si de' tanto agitare di qua e di là che '1 sia
constrecto per mutare lo ordine et facto questo cum animo già victorioso el si de' assaltare et non si
de' mettere pure un passo da quella parte dove lui cercha di armare, ma per il contrario per fare il
facto nostro dovemo ponere la nostra forza in dritto per quella linea dove volemo armare.
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La obictione de li pedi non è altro che un certo incontro, quali da li hjspani è ditto jntropiezo.
Imperò che como quando inzampamo ne la via el nostro impeto procedendo oltra ne constringe a
cadere cum retenereni li pedi, cusì ne la palestra et la forteza adversa et el pede obiecto debeno
tenere una medesima via, salvo che bisogna che '1 pede stia forte et le braza si spinzano overo si
contraghino.
Jn qualche parte si pigliano le gambe cum le mano e noi bisogna armare in quel che da lo
adversario si suloleva.
Queste versutie overo industrie si possono farre da l'uno e l'altro lato né hanno difformitate alcuna,
in quanto a sé, a farle più qui che colì, benché a certi omini per un certo habito piaza luctare da un
brazo et hanno molesto a luctare da lo altro. Ma a volere narrartutte le cose che si possono fare in
questa arte, seria un dilactare l'opera che nui intendemo abbreviare; ma scriveremo la maior parte
de le insidie et maxime quelle che sogliono assai giovare a li autori, ma ne li presidij quali da li
hjspani sono dicti desfactc non si extenderemo se non quanto ni parrà necessario.
Quando le mano se pigliano overo quando si vogliono congiongere, debiamo firmare una nostra in
una de lo inimico et l'altra nostra libera se debe mettere sotto il brazo appreso et da poi armare de 1i
la rotazione, collocando in terra uno de li nostri pedi in tra li soi, et bisogna menare quello
medesmo ahora cum presteza da la parte de la faza sua. Jl che se de' observare cum questa industria
in ogni loco, excepto quando pigliamo del collo, perché alhora bisogna fare a la contraria et allora
lo inimico se de' deducere et tirare da quel lato dove consiste la nostra mano più alta.
El contrario de la qual versutia è quel medesimo che la rotazione, fatta però per incontro1 cum la
sacaligna posta contra el pede che lo sustene; et a|hora giova assai sopra salire quello pedo cum lo
quale el ce lega et cum il nostro di sopra pigliar quello et anche squassarlo et inundarlo1 et
mettergli la sacaligna1 et inclinando il nostro corpo, percoterlo nel pecto cum una mano e spingerlo
como di sopra è dicto, per modo che il convenga andare indietro. De la qual versutia la rotatione è
essa solutione, overo rebuttarlo indreto per lato firmo.
Li spagnoli chiamano furtada quando contraemo l'horno da un brazo e pigliamo quello per spalla; el
nocumento de la quale versuzia si è la sacaligna overo ponere la nìano sopra il pecto.
Transpede(cusì la chiamano li spagnoli): in parte se de' assaltare fictamente,la qual quando fuge si
convene assaltare l'altro pede ma quando ce viene armato da ogni banda ce dovemo piegare sopra le
genochj et occurrere cu la mano nostra nel loco de la cintura de lo inimico.
Oltra di questo, quando si piglia quella parte de lo zupone che sta sopra il collo, si pote fare la
rotatione ad amhedui li pedi, benché sia necessario mutare l'altra mano superiore dal collo setta la
laxena più vicina de lo inimico, a ciò che la rotatione si ponga in quello lato nel quale è la nostra
mano più bassa. Contra le qual cose il presidio consiste ne la sacaligna et ne la rotatione.
Da quello medesimo loco anchora si fa la sacaligna, quando detrahemo lo inimico per gyro
concitato nel quale havemo mostrato non si dovere armare la falsa rotatione; ma chi vole fare bene
experientia vederà che e molto meglio a seguitare et a consentire al contrahente.
Da qui anche possemo fare il transpede et non è inutile, qual nondimeno deve havere queste
condizione: cioè deve la nostra punta del pede ligare il calcagno de lo inimico per la parte exteriore
et superiore et... la qual magna se noi volemo solvere, bisogna menare et strasinare la nostra mano
di sopra per il pecto di quello non senza forza et maxime ne lo extremo sito et bisogna extrahere
fora il pede apresso il fine di questa actione. Ma questo molto si deve advertire, che allora di subito
non ne siano facte la rotazione overo il disvio.
La vera deviatione overo desvio si fa da questa sola parte et in questo modo più prestantemente
cioè quando tentamo lo hoste per la rotatione, subito cum un certo salto levissimo e prestissimo il
nostro pede exteriore fuge et l'altro in quello modo si mette fra li soi per denanzi, per modo che '1
nostro groppone assista contra le sue parte pudibunde, sopra el quale lui se de' menare a terra: il si
si fa senza gran forza de l'una et l'altra mane.
Contra tale astucia quelli che sono offesi con questa magna si deno fortificare; debeno inclinarsi et
cum presteza pigliare et torre il lato de lo inimico overo spingerlo con la mano per modo che '1 si
rivolti; si de' anche sogliere la mano superiore, cum la qual pigliando il suo brazo giova a ponere la
rotatione.
La oneratione overo carico si fa cusi: li autori voltano li lumbi alo inimico, nel qual tempo pigliano
il braccio che è sopra il collo, il qual si de' temere non si rompa, overo possono rivoltare quello
medesimo sopra il capo et romperlo. Contra li quali si de' far la sacaligna cum la punta del pede
inclinando quella mano medesima.
Quando per equale divisione de le braze, cioè pigliamo li corpi in mezo, parimente si fa questa
generazione di pugna.

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Si de' usare queste versuttie sì ne lo expugnare como nel defendersi che di sopra havemo dicto; ne
la apprehensione del collo, cioè fare la sacaligna, ponere la rotatione, benché essa sacaligna de qui
non si soglia fare se non dal pede più remoto.
La mediana anche, qual etiam si pò dire anguigera, a le fiate si pote fare i<n> la medesima gamba.
Jl modo di solvere essa anguigera è multiplice: cioè armare a lo inimico la sacaligna overo urtare il
corpo di quello overo deducere il nostro pede sopral'altro disciolto et cum lo ligato percotere il suo
de dreto, per modo ch'è forza che'1 patrone' a terra cada.
Contra ogni rotatione la sacaligna è uno presidio grandissimo.
Jn questo loco anche si sole fare la nescia, qual non è proprio versutia, ma cusì ditta da li spagnoli
per la similitudine sua, e da lei non soleno cadere se non quilli che si assimigliano a lei, cioè li
nescij. Jl periculo precipuo di questa è a li autori.
Ma quando quelli si sforzano levarci da terra o da poi che già ce hanno levati, si convene subito
mettere una ampia magna che da li hispani è dicta ancha.
La ancia si fa quando, alzando assai una gamba de lo inimico cum una de le nostre, rivoltamo
quello per spalla; giova anche scacciarlo sopra il lato overo quando piegando li lombi per la
anguigera revoltamo ne lo inimico, et da questa versutia assai si possono aiutare li homini de gran
statura.
Jn poche parole tè dirò como si fanno le conversione overo vortice, quale da li hispani se chiamano
buelte. Una mano si deve ponere sopra li fianchi et l'altra sopra li lombi, da poi convene a lo autore
ponere uno pede fra quilli de lo adversario cum presto salto et cum grandissima undatione in terra,
et bisogna, rivoltando il tergo de lo adversario, torselo sul pecto et sopra sé, né allora è da firmarsi
ma si de' seguitare l'opera incomenzata perfin che iterum atque iterum sia rotato lo inimico. Et
queste conversione non altramente se schivano che le se fanno. Jmperò che quando lo inimico vole
incomenzare a rotarci, cum simil modo nui lo dovemo sublevare overo li dovemo armare la
sacaligna cum lo talare.
Preterea quando si lucta da ciascheduno brazo, da porsi come fanno spesso li abbrazatori, allora le
rotatione hanno optimo loco; anzi alcuna fiata si de' menazare quello pede che è meno propinquo al
periculo: jl che si de' observare in ogni industria di questa arte.
Ma contra queste rotatione sono certe altre simile da l'altro lato, contrarie però, a le quale tutte
molto sole contradire la sacaligna posta da l'uno et l'altro pede; ma quando nui volemo torli quello
pedo cum lo quale lui ci offende, è necessario suprasalire; de qui anche, como dal collo, possemo
fare il traspede; se fanno et la jnscia et la oneratione.
Quella magna anchora che da li hispani si chiama furtada altrove non si fa più prestantemente che
da questo loco, jmperò che quando il brazo de lo adversario si mena inanzi, facilmente si pò tore la
spalla; or in quello almanco posta una mano de lo offendente si mette una ampia quale lì in questo
modo si fa meglio, cioè collocando uno nostro crure nel suo femore intra ambe le crure et condure
quello a quella anterior parte ne la qual sta l'altro suo crure.
Et finalmente se da questa presa ne viene tolto il capo, a ciò possamo fare la rotatione overo la
anguigera bisogna contrahere il collo intra le spalle et accostarci assai a lo hoste sublevando quello.
Ma le nostre mane alora deno abraciare la sua cinctura et nui dovemo ponere la rotaàione overo la
sacaligna per la bucha del suo crure et allora il se de' seguitare a la indreto benché per il primo
colpo il non cadesse.
Jì clunilevio si fa dal lato qual a ciò sia bono; si de' fare per il poplite et non si de' ponere senza
grande impeto, a ciò possa piegare essa bucha. Jl contrario de la quale è suprasaltare et ponere il
transpede nel suo fisso pede.
La mediana anche de lì si fa optimamente quando si salta et cum maximo rigore si rivolta indreto et
lo inimico si leva sopra il groppone; non dubitare che non si possine fare molti altri presidij
contrarj, ma tu piglia li megliori.
Havendo adonche pigliato il suo pede consistente in terra, tu lì de' armare per lo calcagno in quello
che'1 salta esalerà et nui bisogna stare sopra l'altro lato, a ciò possamo defendere noi e ferire lo
inimico. Ma se in questo modo ci è impugnata questa magna, se dovemo rivoltare in la sacaligna
cum la punta del pede, cum grandissima presteza. Né altramenti si de' fare nel clunilevio. Quando
anche da questa parte volemo fare la sacaligna, absolutamente dovemo tirare a noi lo inimico cum
inundatione grandissima e facendo la versutia sopradicta ce li dovemo firmare sopra, per modo che
'1 cada in spalla (contra la quale adversitate lo inimico si de' sublevare) al quale di botto il nostro
pede in fra li suj de' armare, il qual benché scazamo non si de' fare senza qualche rotatione inverso
nuj. La ampla non si fa più di qui che da ciascuno brazo.
Da poi quella astucia che sempre sole affligere et a le fiate rompere 11 lombi (onde è chiamata
delumbata) si fa havendo preso il capo et facto un salto in oltra se lo avversario segue doppo nui ma
se '1 bisognarà in quella parte infringere o almeno strachare lo inimico(il che mai non si de' fare nel
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gioco) la nostra forza si de' drizare sopra le spalle di quello; et quando tu destderi trattare male
qualdhuno che il meriti overo farlo attonito et stordito, per allora si deba tenere questa presa
firmamente et non consumare il tempo in guardare a quelli che caminano di fora; ma a ciò nui
interrompamo quella cruda et aspcra dicta delumbata. dovemo fugere presto da quella parte
dove siamo et lo inimico si de' denudare di ogni sustentaculo unde advene che lui cade in
spalla senza alcuna forza.
Ma se da poi che lo haverà preso il nostro collo el deliherarà di t enerlo firrnarnente, la nostra
mano si de' ponere sopra il suo urnero et si de' torre da la sua faza cun tal conditìone: o che '1 si
dirompa o die '1 si rivolti in spalla et indreto; et se lui ce imponerà la sacaligna, subito bisogna
drizarsi quanto si pò et quello sullevare in dritto, a ciò la sua forza in tutto se li toglia o saltem si
diminuisca per la maior parte.
Ma quando el ne havera imposto la anguigcra, si deba andare sul lato absoluto et condure esso
a quella parte medesma in la quale ce defendemo cum inclinarci; contra il cluni levio alcuna
fiata anche ce aiutarne cum le undatione quale in parte tendono del modo de le rotatione. Ma
quando il nostro lato è tenuto da lo adversario, a ciò almanco nui recuperiamo la libertà, dovemo
tollere la nostra mano ch'e di sopra et mettere l'altro nostro brazo sotto la laxena sua et dopoi
ponerli il clunilevio, onde fia necessario o che lui vada a periculo di cadere o di rompersi un
brazo.
Ma quando nui occuparno la parte inferiore dovemo andare iontamente et sublevarc l'altro
cum la rotatione, abench'è più securo e manco fatica intendere più presto a le defese che a le
expu-gnatione. Et finalmente nel principio di questa apprehensione solum quello che è più
basso deve rotare lo aversario et contenere il proprio capo, a ciò il possa pigliare la spalla.
Ma quelli che togliono l a spalla a lo inimico non deveno transmettere le mano a la parte
anteriore, ma vole havere le mane in su li soi lati t 'da poi de' con diligenzia provedere da qual
parte lui intende voltarsi: contra, la qual subito se dovemo armare et se nui labpramo de la
medesma a dversitate, ce dove<mo> sforzare di potere havere le sue mane davante a ciò che '1 ne
sia ben accosto, et facto questo dovemo dimostrare de inclinarci et de volere far la magna
nomata oneratione, la qual tamen dovemo permutare cum repentino et impetuoso moto in la
crudele delumbata.
Si de' anche deducere lo inimico a la parte anteriore et da poi si de convenire in sacaligna per
quello pede il qual ne seguitava; ma se de qui lui ne leva da terra, è opportuno aligare cum una
de le nostre gambe la sua per la parte exteriore, a ciò quando lui cum ruina ne vorà spingere a
terra nui cadamo in pedi et non altramente o almanco quello pede che serà libero tochi la
terra.
Li homeni che dextrani, cioè che più expeditamcnte usano la man dextra, como fanno la più
parte, se li se exerciterano alcuni dì, molto più facilmente faranno le rotatione sopra la mano
sinistra che sopra la dextra.
Ma li sinidextr<i> overo ambidextri, cioè quilli che commodamente usano l'una et l'altra, per lo
contrario, per quella consuetudine di voltarsi in l'altro lato, faranno il simile; ma ne la sacaligna et
desvio apertamente si experimenta il contrario, per la maior forza del lato prospero et dextro ad
contrahere; et questo appare non si fare per natura ma per habito jmperò che se li genitori
lassasseno li fioli picolini usare il suo arbitrio, è cosa non conosciuta qual brazo usasse la majore
parte de li homeni, etsi vede che li stancanari non hanno mancho forza nel suo lato che li
dextrani.
Preterea ogni industria doppo che la exscogitata e consulta si de exequire presto né se deno
negare a quello o ad alcuno la celerità la forza et la strenuità de lo animo. Ma ahora se non si
possono fare queste parte le dovemo reservare in noi, ma nel periculo ogni cosa si de' ponere (ne
manco se la fortuna ci contrasta), dovemo resistere al novo presidio, se da quello siamo adversati,
che siamo intrati ad espugnare lo inimico fortemente et quella medesma conditione senza
differentia dovemo usare a la nostra defensione.
Jmperò che quantunche il nostro capo già para toccare terra, per questo mai non si de'
abandonare et remettere il corpo, ma sempre doviamo sforzarsi di sotto revoltare il nemico a ciò
che se la forluna ci è adversa, almanco la ruina si possa ascrivere ad ambidui.
Anzi de qui, quilli che sono di grande animo spesso remangono | incolumi et di sopra. La qual
via si de' observare in ogni actione; mai non ce dovemo i nclinare ne remettere a parte alcuna
insin che pervenemo al statuto et ordinato fine overo almanco non siamo iudicati haverlo
omesso per culpa nostra.
<A>dduremo anche alcune defese et presidij; cum li quali ce possemo defendere contra la
grandeza de la industria de le persone et contra le varietà de li lochi e de le complexione ; et
agiongeremo certe regule et lege che si deno observare ne la palestra overo lucta.
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Adonche cum quilli hornmi che sono robusti è utile abbrazare cum le veste, calze et corazo di
stolte, perché ogni persona in quello modo pare più soluta et expedita et se lo è tirato, più
facilmente il pò vitare o fugere lo impeto de lo inimico et con questa conditione nesuno de
facili ne pò pigliare. Ma con quilli che sono debili et imbecilli di forze, ma di arte et industria
sono prestanti, bisogna fare1o opposito. Jmperò che ciò che nui pigliamo loco firmo, et quando
simili avversarij ne fugono li dovemo seguitare insin che pervengono al muro o a lo extremo del
cerchio nel qual se dovemo coniungere a le strecte cum loro, perché allora benché armino (il
che di raro ponno fare) non ne possono mai tanto adducere che la mano o qualche altro nostro
membro appoggiato al muro non ritrovi presidio et non ci lassa sottomettere a gran periculo.
Ma se loro si sforzaranno di condurci a quello medesimo periculo, dovemo andare sopra l'altro
lato overo diffugere, et quando lo adversario andarà a questa parte, tu observa quella et opponi
al pecto suo la mano et il capo; et in quello tempo lo dovemo assaltare che lui pone le sue forze
sopra nui. Uno de li dui extremi bisogna pigliare cum li robusti: o exsperire ogni cosa, tentando
la fortuna per vincerli, overo expettare quello tempo nel quale lui cada ne le insidie mentre che
el ni seguita et caccia. Il qual precepto si de' observare hadavolta che nui judicamo per
ragione havere la pegiore et potere manco che il compagno.
Cum li staturosi et grandi de persona ci dovemo coniungere et prenderli per la centura perché
le loro braccia et gambe ne avanzano, onde avviene che quando vanno separatamente ne
possine armare et prenderni a modo loro.
Con li picolini si de' luttare remotamente più che sia possibile, perché cusì non ci ponno bene
pigliare né offenderci cum li pedi, li quali se pugnano de coniungersi dovemo desviare il
nostro corpo per tirare il suo a terra cum qualche industria.
Li homini abundanti di grandeza et di grosseza sogliono luctare più commodamcnte nudi
perché cingono cum le mano li corpi sutili, il per il contrario per niente si per fare a loro; ma
quando siamo coperti de veste possemo essere da loro presi et tirati.
Con quilli che sono forti et in questa arte non hanno pratica, mai non si de' luctare in terreno
molle perché li pedi si ficcano lì ultra modo et quello che sta in terra sole scorrere a terra su lo
armare.
Ma lo adersario grave pare che si piante per modo in tal loho che non si possi cavare se non
cum forza grandissima, il che a li imperiti che sono forti da grande favore et disfavorisce quilli
che aquistano victoria più per arte che per forteza.
Jmperò che quilli che sono muniti di forza et arte debeno combattere in quello loco dove la fortuna
non ha possanza, cioè in loco selezato de quadrelli overo in terra solida et dura, a ciò che
aritrovamo lo inimico ne la summitate et quando volemo armare li nostri pedi ritrovino
firmeza. In questi simili lochi si pò assaltare presto et senza impedimento, ma in loco molle non
possemo fugere né defenderci né offendere cum industria, per modo che bisogna venire
grossamente.
E' periculoso luctare in loco bagnato et irriguo presertim dove siano marmori o pietre vive,
perché lì facilmente sblisigano li pedi, maxeime quilli de lo offendente, perché levando uno
pede l'altro spesso fuge qua e là. Jn loco anche che non è equale quello che è di sopra arma assai
senza proposito, perché non potemo da quel loco attrahero lo inimico, qual facilmente contrahemo
da la parte inferiore. Non è anche licito armare appresso la gente overo apresso qualche retegno o
sustentaculo et aiuto de lo adversario , imperò che volendo nui lì imponerli la sacaligna, lo inimico
appogiando lì la spalla o la schina potè pigliare et premere il nostro capo, stando nui demissi; et se
nui li volemo fare la rotatione, abenché il sia ignaro nondimeno firmando un pede al muro ne farà
cadere per schena in terra. .
Lì grandi più che li picoli sono prestanti ab sublevare da terra ogni cosa, presertim quando a l'uno e
a l'altro è concessa equale apprehensione et cum pare divisione fanno una cosa medesima.
Jmperò che cercando ciascheduno la preda secondo lo arbitrio suo como si de' fare, ogni homo
cerca la sua convenientia, et quando si apizano cum equale divisione di braza et di lombi, quando
il grande se diriza non altramente subleva il minore che lui il vinza di grandeza; ma il piccolo
benché il si pieghi in schena et meni il capo appresso terra, anchora non pò dimovere li pedi del
grande.
Quando si lucta cum equal divisione de braza, si potè fare un grande exesso che da pochi è
advertito, cioè pigliar la mano che lo inimico mette sotto il nostro brazo et collocando quella ne
la sua cintura de primerla; et alhora se nui se coniungemo seco, non pò fare molta resisterntia ne
defendersi che nui non lo subleviamo de facili, se nui armaremo la sacaligna o la rotatione.
Questa presa anche ci mostra una astucia assai megliore, cioè pigliare il brazo cum lo quale lo
inimico porta le arme et acostarci a quella medesma parte a ciò lui non possa fare il colpo; et
quando lo hoste de qui se de' spianare non si de' far per altro che per rotatione o traspede.
De la palestra 6
Et queste magne exelleno nel principio et nel progresso de la pugna per molte cause e maxime per
questa, perché cum quelle restando noi integri spianarne in terra lo adversario cum lo quale involto
mai non si de' cadere.
Le altre industrie vengono tarde et quasi sempre dividono il danno.
Ma quilli maestri de arme che ne la pugna over gioho presumeno pigliar la spada, debiamo
lassarli devenire al nostro brazo qual subito mutato sotta il suo, opponendo la rotatione
facilmente ruinano per la sua medesima forza et impeto.
Preterea quando l'altro arma o fa il colpo cum forza, il non si de' mai aspectare in quello modo
che stavamo, ma per lo opposito, o di sotto in su, o per il contrario, o permutando li lati, ce dovemo
movere. Jmperò che lui mena la forza instructa et dritta in quella parte dove nui stavamo, onde
se quella si muta da noi, la sua arte assai se remett e et la forza perde il suo vigore. Et se nui
volessimo cogliere tutti li colpi et havessimo cum multi a combattere, faciliter seressimo offesi et
si corromperia il nostro corpo et seria infine superato. Et como nui conservamo l a nostra forza a
tempo et a loco opportuno, cusì dovemo deludere et abandonare li colpi falsi e irriti de lo
inimico, salvo se la necessità non ni constringesse a defenderci.
Dovemo molto mitigare l'ira et il furore cum quelli che se defendeno, et certamente maiore
periculo sole seguire se nui exspugnarno lo imimico di mediocre forza in ciascuno acto del
corpo che cum uno valido et gaiardo che offendesse, se nui expectamo de fare li nostri colpi
quando lui si scopre. Jmperò che quello che solo cercha li presidij et defensione si prove <de>
talmente che non lo possemo .havere et assaltare se non per loci strecti et assai periculosi, per li
quali et da la nostra forza stessa et per falsa estimatione spesso siamo conducti dove è la intentione
de lo adversario.
Questo almeno non si potè negare, che quilli che fugono de defendersi parano brutti et deformi et
per sé non possono fare molta opera, salvo quando lo inimico per qualche sagura se affligono,
quali alhra anche vincti sono quasi iudicati non haver perso.
Ma invero bona defensione devehlvere altra via, jmperò che nesuno pò molto resistere se '1 se
contrh ae continuamente, ma bisogna expectare overo saltem fare tanta pausa che lo assalti lo
inimico cum lo ordine turbato. Adonche lo adersario si de' affrontare subito cum lo animo
determinato et senza impedimento et tarditate alcuna. Se sempre nui fugessimo indreto,
facilmente perderessimo ciò che nui possidessimo et quello veneria in potestà de li inimici.
Finalmente quello che desjdera congiongersi et che desjdera la pugna più stretta, molto si de'
temperare jmperò che spesso la voluntà et lo appetito tanto obcecano l a ragione che le membra,
lassato l'ordine, pigliano quelli loci da li quali se ne receve .danno et vergogna insieme.
<Q>uesto è il modo di propugnare et defendersi: vestirsi in prima de veste sciolte e poi
temperatamente andare un poco inclinati sopra le genoche et fare li passi indreto o almeno in
altro lato, perché lo andare avanti è da offensione; mettere le mano et il capo al petto è
utilissimo, et se '1 ci è loco dove lo inimico ci possa astringere, bisogna andare in gjro et in volta
et ponerli la rotatione o il desvio quando li à messo già fora la sua forza. Jmperò che è molto più
faticha batterlo se nui desviamo overo subtrahemo la nostra persona.
Ma quelli che offendano deveno andare cum passi minuti et menare li pedi avanti il corpo,
imperò che non è molto necessario a quilli che vanno inanti provedere di non cadere indreto. Si
deve anche andare assai inclinato né pendere o accostarsi da banda alcuna et dare le braccia
curte a ciò presto faciamo la presa et che nui stiamo a presso lo inimico et a ciò sia in nostra
potestate lassarlo, se volemo.
Ma questo sempre si deve advertire, sì ne lo offendere como nel defendere, che le mane vogliono
havere una certa misura, cum la quale il para che l'una et l'altra pigli e observi un medesmo regi-
mento.
Et a questa cosa si agionge etiam un'altra conditione precipua, cioè sempre conducere il corpo
drittamente imposto sopra li pedi, como si fa quando si porta una canna dritta sopra la mano o
sopra
la punta de le dita; jl che non si pò fare mai bene se a quelle parte dove se inclina o mancha la
canna, quella parte che la porta non li consenta sustinendola, perché, fermandosi la mano, subito
cade la virga como si vede per experientia.
In qual modo si deve abbracciare circa la varietà de le complexione, a ciò meglio il possino fare li
nostri discipuli, non è da tacere; che quando le nostre membre sono strache o hanno ritrovato
qualche grande difficultà, le debiano roborare e fortificare defendendosi overo evigorando
overo non le lassino stare in li periculi, sottrahendo quelle e fugire de lo inimico le parte più forte
e expugnare le più debile.

De la palestra 7
Jl sanguineo imprima mena furore e poi presto mancha e rcmettc le forze, e però bisogna nel
principio resisterli cum grandissima solerzia e tolerare il suo impeto mentre che esso medemo
si rompa, perché in brevi il si extenua e mancha per tutta la persona.
Giova anche assai a coniungersi seco perché lo ha poca forza ne li lombi e ne le gambe. Ma
quelli che hanno forteza ne le cosse nel pecto e ne le cubiti possono molto offendere da la longe.
Con lo sanguineo flematico anche si de' coniongere e si deve assaltare essendo finito lo impeto
del sangue, prima che la flegma esca a la pugna, abenché non si de' ignorare che in queste
medesme complexione si potè includere la differenntia de le forze e de lo anelito benché la
medesma quantità, cum la habitudine, sia data ad ambedue; le quale conditione assistente, sole
nascere poca differentia et questo adviene perché alcuni exedeno di un poco di corpulentia e
alcuni de depuratione e di grandeza di osse e di nervi.
Li alimenti anche e la differenzia de li loci e habitudine conferisce anche a questa cosa. como
spesse fiate se è visto per experientia.
Adonche la habundantia de la carne nel principio tene molta forza e celeritate, qual nondimeno
in una hora manca e se risolve. Ma quilli che hanno la forza e firmeza de li ossi e nervi non sono
coleri né demostrano forza in prima facie, benché mostrino una certa grandeza e mole da non
tractare e voltare facilmente, per la qual cagione anche ne li fatti si accrescono cum grande
pertinacia e pacienzia de lo anhelito.
Ma quando si da fra li homini questa disperata dissimilitudine de osse, de nervi e di carne, di raro
possedeno quella medesima habitudine o complexione.
Cum li colerici, in questa cosa si de' pugnare disionto e a la larga, perche hanno molta forza ne li
lombi e ne le gambe e cubiti ; per la qualcosa quando sono appresso, sono a suo utile e a
nocumento de lo inimico, e in questa parte usano quelli mèmbri che in loro sono più forti. Cum li
homini di questa complexione non si deve accelerare o differire il tempo, se non quanto ne
mostra la loro remissione o la negligenzia de l'ordine, benché nel principio de loro natura
sogliano mettere minore forza, nondimeno non accedono appresso il periculo.
Jl colerico malanconico nel principio sera più forte e in ogni tempo mostrarà maior dureza; per
la qual cagione cum lui non bisogna stringersi. Questo è proprio de li soi mèmbri che mai non
lassano quello che una volta afferrano: la qual parte più tenacemente possono conservare de simili
loci, ma questo modo noce assai a chi amano le permutatione.
Li melancolici benché nel modo de lo operare non siano molto presti, nondimeno mostrano
celerilà perché sempre consistono cum dureza a lo exedente; e però si deno expugnare cum
temperanza, perché quella è il maior contrario che si possa ritrovare contra tal complexione.
Coniongersi seco non bisogna per il loro rigore et perché fra loro molti hanno grandissima forza
e non hanno l'arte cum che adiutino epsa forza. Ma quando ne stanno appresso, poca industria li
fa bisogno, perché cum questa presa non si pò luctare
cum agilitate, ma da lunge bisogna usare maior arte. Et quando tentano di fare qualche cosa
soleno tardare tanto in modo insegnano a lo adversario, che non ponno pervenire a lo optato
fine senza sua grandissima forza e conato.
Questa è la qualità de la natura sua a la qual di raro contradicono per arte; et non sono presti ne lo
imparare ne habili nel fare, onde anchora che siano homini forti non possono se non vincere li
imb<e>cilli.
Ma li agili e legieri imparano meglio ogni cosa e operano cum disavoglitura perché vanno e
ritornano cum poca loro faticha e senza cognitione de li inimici, anzi benché habiano victoria
nondimeno non appare a li vincti che costoro habiano facto alcuna cosa; li quali homini cum
mediocre forze fano integre e grande actione. Ma lo robusto per lo contrario si experimenta di
fare, ma se nui siamo levi e legieri se non possemo vincere li inimici saltem ce possemo
defendere da loro; per la qualcosa se la scientia li sia admixta, nui concludemo che li levi e legieri,
quali chiamarne gentili, tengono il principato e la megliore parte, benché li robusti apresso li
ignoranti siano tenuti più gaiardi perché fra loro si de' fare ogni cosa rusticamente, a li quali più
propinquo è il malancolico che il leve; né altramente a quilli intervene ne le altre fatiche: l'uno
tolera la faticha perché non la sente, l'altro la supporta per la raxone, da la quale como è
abandonato subito fuge la faticha. Et se ad ambidui è data equale forza, sempre il lieve serà
vincitore.
Li flemmatici nel principio vengono debili e tardi né dovemo a quilli mostrare dissimile
affetione a ciò li possemo assaltare inopinatamente. Preterea quando armamo , a quisti tali
dovemo intrare cum celerità e cum ogni nostra forza, perché la laxitudine senza sensazione
facilmente ne va a terra; in questo modo né giova tentarli perché le loro forze sogliono
acrescere per la agitatione, e, in picola tardità che si interponga, non li retrovamo como prima
demostravano, imperò che per il spacio doventano megliorj. Cum li quali per doppia cagione è
De la palestra 8
bono coniungerci: l'una è perché exedeno di alteza, l'altra perché quando si vogliono inclinare, il
più si sogliono firmare sopra lo inimico ; jl flegmatico malanconico benché '1 sia più forte e più
duro, tamen ha mancho di temperie. A li quali la ruina e certissima como se inclinano a qualche
parte; ma con quilli che sonno conformi a la nostra complexione, è conveniente confugere a la
arte più presto che seguitare la natura che equalmente favoreggia ad ambidui. E benché lui
sappia poco, nondimeno per la natura sua che ni è simile, in quello loco pò fare assai; jmperò
che la natura è para, ma non cusì l'arte, pre-sertim quando diversamente li homini usano la
industria e per accidente.
Queste cognitione che havemo disputato sono precipue e più prestante ne la palestra, abenché
molte altre assai se ne potessono scrivere qual non si poteriano intendere né la loro cognitione
molto giovarla. Ma quando alcuno in quest'arte volesse procedere più oltra seria constrecto ad
observare questa via.
La lege del luctare se hanno in diversi modi, perché ciascuno le usa secondo il costume de la
sua patria et secondo il suo arbitrio; ma nui statuiremo qui una certa regula et norma, qual da tutti
universamente si poterà observare.
Jn prima il numero non de' essere maior né minor che due ruine, et una si poterà dare per qualche
infortunio onde la victoria serà dubia et non colta drittamente, et quando el si passa ultra due,
l'altro per il mancare del fiato pote perdere la victoria; per la qualcosa si de' statuire un termino
celere al qual presto si possi pervenire et il qual non si finisca prima che le forze de tutti
vengano a la pugna.
Le veste cum le quale si ha a luctare non deno in tutto essere disciolte né in tutto ligate, benché
in alcuni lochi si lucti nudo, il che per due cause non si fa dirittamente: l'una perché è brutta et
dishonesta cosa, l'altra perché la facultà del luctare sempre è coniunta et cognata a le arme; e
quando si combatte da vero non è utile a ritrovarsi nudo, perché in quello modo molto ci
exponeressimo al periculo et se uno torsi volesse demettere le veste lo adversario non voria. Per
la qualcosa si de' luctare cum le calze et giuppone né quelle veste si vogliono colligare insieme,
abenché ne la cintura la thorace si de' coniungere cum una certa pelle a ciò il mezzo si osservi
da ogni banda, imperò che quando siamo ligati la habilità ne è tolta, presertim chi havesse le
calze curte o che non fusse uso a portarle.
Jl modo di cadere è questo, cioè quando ambidui in un medesimo instante toccano terra, colui
che arma certamente avanza, benché a quello non si debia dare il prezio; ma se qualunca
membro, salvo che li pedj, imprima tocca terra, l'altro si de' judicare vincitore et questo vinto; né
sempre l'altro va di sotto che è extimato maxime secondo la opinione de li ignoranti.
Alcuni, quando se arma, alcuna fiata tanto si piegano in la schena che subito, quando lo inimico
cade cum le mane, loro li cadeno anche in su la schena, per la qualcosa si sol fare judicio contra
quello che si doveria, perché si extima che lo offendente sia superato, ch'è tutto il contrario. Et
quando l'altro pone la anguigera o la transbucata ct cade sopra il capo di quello benché il meni
le mani di basso et di sotto, iustamente si chiama vincitore ne lui abandona la sua prestantia
ancora che siano in terra. Se tutti quilli che errano in questa parte dovessino essere puniti, pochi
seriano senza punitione; perché poca differenzia si discerne in fra la gente comune, se alcuno
vince per propria virtute et exellentia o per fortuna et a caso.
Ma li infortunij et simili impedimente (per non lassare il lectore senza qualche exemplo) si
sogliono fare in quilli mcdesmi lochi, cioè quando li pedi, per inconstantia o per vitio del loco o
di qualche altra cosa, sblissigano, overo quando casse o banche o simil cose impediscono il loco
dove si lucta. Ne la qualcosa reprehendemo più acremente et cum maiore ragione quilli che si
tengono di sapere qualche cosa, ché li ignari quali se vcdeno lo vincitore non scianno la causa.
Ma quando nuj intendemo judicare quello che la natura suggerisce a lo nostro animo, il più
seguitamo la megliore parte, et jmperò quando per una simile desgratia uno cade, se nui volemo
dire chiaramente che '1 sia vinto noi offendemo alquanto la ragione, perché sempre nel successo
ne occorre quella sua mala fortuna.
Et quando nui siamo retracti overo ce rivoltiamo a qualche parte, se cum li calcagni ovviamo et
incontramo in qualche bostaculo et per questo ce inculamo et sedemo, pur che '1 sedile avanzi
in alteza la misura d'uno palmo non si de' chiamare iustamente ruina perchè non anche siamo
vinti ne la maior parte né tutta quella parte ne la qual paremo superati si fa per forza de lo inimico.
Ma quando li pedi sono disiuncti da lo sedile, se per lo impeto de lo adversario nui ruinamo,
benché in esso successo nui toccamo cum li pedi lo obstaculo, justamente nui siamo messi di
sotto.
Ciascuno secundo il suo arbitrio et potestà potè apprehendere et fare le prese, pur che lo si
astegna da li lochi vergognosi et periculosi como sono li coloni, la bocca, il naso, li ochi, capilli,

De la palestra 9
la gola, perché essendo nui constretti dal collo non possemo respirare; ne le altre cose ogni
homo usa la sua libertate.
Le gambe anchora debeno fare la sua pugna cum le gambe insieme ne alcuna adulteratione et
falsità in quelle si de' permettere da le mane, benché jm Alemagna, Ungaria, Bohemia, Polonia et
in quelle regione circunvicine habiano in usanza di pigliare le gambe cum le mane: jl che non
fanno però senza qualche coloratione benché falsa. Jmperò che pensano che ogni cosa sia licita a
fare per vincere lo inimico et io non haverta ardire di negarlo, se di questa aprehe<n>- sione li
adversarij succombesseno.
Ma como di sopra è dicto, como la facultà del luctare è simigliante a le arme, cusì deba
observare la regula et lege de le arme per non cadere nel suo contrario. Jmperò che como quello
che combatte cum ferro abandona quelle prese che lo avea fatto et se inclina vene al basso,
convenientemente già si pote dire che '1 sia perditore, in modo che mostrano errare.
Et non solo in queste regione che havemo dicto questo si sole fare, ma cum le mane et pedi
firmati in terra soleno andare et luctare in terra como bestie di quatro pedi. Havendo la natura
facto l'omo diricto et fermatolo in dui pedi a ciò lui portasse il capo alto et elevato (il che si iudica
excellente da la raxone doppo longa exploratione), il quale seguiti quella parte iudicata da la
natura et da la raxone più prestante, como la pegiore la desprezano, anzi loro si debano
dexprexiare quali iudichino la forza obnubilata de lo intendere.
Ne l'una et l'altra Brittagna non si judica che alcuno ruini, se lui non cade in schena; il che
volendo loro fare depongano in terra molte sue membra: il che dicono fare a ciò sia para più
aspcra cosa a lo inimico lo esser vinto; jl che per modo alcuno non è licito perché già una volta
loro si sono mostrati vinti. Et quando lo adversario si volesse mettere a quello periculo al quale
loro si mettano, mai non lassariano quello ridursi in porto tranquillo.
Ma quilli sono in manifesto errore che excludono et exceptuano tutti li altri modj et generatione
di rumare, excepto quello suo modo di cadere, imperò che chadavolta o caminando o currando
o saltando o volteggiando o movendosi altramente, in ogni modo che l'omo ruini a terra se dice
cadere: il che si sole dire prima; da poi si sol domandare qual membro prima cascò; cum quale
graveza ruinò; et quanto sia per statuire epsa ruina non sortisce men forza il minimo membro
che '1 maiore quantunche il colpo sia dispare.
Li spagnoli anche non dicano cadere quello che spontaneamente mette in terra le genoche e le
mane, ma se ciò facesse coactamente dicono il contrario; il che mai non si de' permettere per li
inconvenienti dicti, sì etiam per evitare li scandali. Perché alcuno diria che lo havesse posto il
genochio in terra de sua voluntà et alcuni diria che lo havesse posto coactamente, et in quella
differentia non se daria fede ne a l'uno ne a l'altro. Onde nel resto di Spagna excepto ne la
Portugalia dove si observa il sopra dicto costume, et in Sicilia et in la maior parte de Jtalia, da li
pedi in fora ogni altro membro che tochi terra, senza contrastare si chiama ruina, abenché in
alcune parte de Jtalia e per tutta Franza non si observi questa lege; ma quella pazzia de non
cadere se non indereto si obcerva se non fra pazzi et vinolenti.
Ne la Gallia cisalpina overo cispadana overo transpadana de la quale è capo Milano, luctano
cincti cum una grossa corregia overo staphile da cavallo et non li hanno molta astutia o destreza
et solo si sforzano cum lo animo et cum lo corpo di far questo, cioè di portar et levare da terra lo
inimico et questo si sforzano fare solum cum lo ginochio et cum la clune et forsi seguitano
questa via perché non è questa cosa a loro conveniente: perché abundano di carne et di
osse et nondimeno non sono temperati.
Jn terra di Grecia avegna che non sogliano pigliare le gambe, nondimeno non dicono che
alcuno ruini se '1 non si spiana in terra et la sua misura si distenda in terra.
Jn Brittagna maiore, quale al presente è chiamata Anglia overo Angliterra, si exercita la
palestra cum drappi di tela circumligati al collo, qual pigliando cum mano a le volte involveno
et torziano si che per la rinclusione de lo anelito cadeno in terra.
Deo jmmortali gratiae.

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