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Consorzi di bonifica e contorni / 1

3.224 caratteri
20 maggio 2011

Dall’Unità d’Italia alla II guerra mondiale


Dagli albori dello Stato unitario agli inizi del ‘900 la bonifica è intesa come
prosciugamento delle paludi per combattere la malaria: si punta così a
opere puramente idrauliche.
Nel 1882 la legge ‘Baccarini’ prevede l’intervento dello Stato, che finanzia la
realizzazione e manutenzione di opere con relativa trasformazione agraria,
ma ai soli fini igienici e non economici.
Nel 1904 si dà il via al “Regolamento sulle bonificazioni delle paludi e dei
terreni paludosi”, mentre nel 1905 si prevedono specifici interventi per
l’agro romano (entro 10 km. dal centro di Roma), onde consentire
l’insediamento umano e il miglioramento agricolo.
La concezione della bonifica cambia a partire dalla metà degli anni ’20 del
Novecento: oltre al prosciugamento delle paludi, alla sistemazione delle
colline e al risanamento delle pendici delle montagne, viene in rilievo il
“pubblico interesse”. Si punta così anche al miglioramento del tenore di vita
delle popolazioni.
Il Regio Decreto ‘Serpieri’ del 1933 codifica la bonifica come “integrale”,
finalizzandola con grande lungimiranza a scopi di pubblico interesse,
mediante opere di bonifica e miglioramenti fondiari, che interessano anche i
terreni attigui non coperti di acqua: viene così in rilievo la gestione integrale
del territorio, con interventi organici per la difesa e lo sviluppo di estese
porzioni di territorio.
Pur mantenendo la centralità degli interventi rivolti al suolo per uso agricolo,
trova spazio anche l’irrigazione, la difesa e il regime delle acque. Gli
interventi sono volti anche a conseguire “vantaggi igienici, demografici,
economici o sociali”.
Viene inoltre sancita la partecipazione dei privati a tutte le fasi della bonifica
attraverso la formazione di consorzi di bonifica, formati da utenti, con il
compito di predisporre il piano di bonifica, eseguire le opere (affidate dallo
Stato per mezzo dello strumento della concessione). A conclusone della
bonifica il consorzio rimane operante per la relativa manutenzione.
Per il finanziamento delle opere interviene lo Stato, mentre per la
manutenzione il consorzio ha diritto di esigere contributi dai propri
consorziati (il pagamento ha natura di onere reale, ha carattere tributario ed
è rapportato al beneficio conseguito dai proprietari).
Ai fini della riscossione del suddetto contributo risulta di particolare valore la
previsione dell’art. 10 che, innovando rispetto alle norme del 1904, specifica
che ne sono gravati i proprietari di “immobili” (nel precedente testo di inizio
secolo si parlava esclusivamente di “terreni”), “compreso lo Stato, le
Province ed i Comuni per i beni di loro pertinenza”.
Tale fondamentale distinzione risulterà particolarmente utile nel prosieguo
dell’esame delle problematiche, allorquando si parlerà di beni agricoli ed
extra-agricoli.
Quanto alla figura giuridica, i Consorzi sono tipizzati come “persone
giuridiche pubbliche”, caratterizzate dall’auto-governo dei consorziati,
ovvero gli utenti.
Il primo efficace intervento di bonifica integrale è realizzato negli anni ’30 e
riguarda l’Agro Pontino (provincia di Latina), successivamente ripopolato
con l’insediamento di 30.000 persone trasferite dal Friuli, dal Veneto e dal
ferrarese e la creazione di nuove città.
Leonardo Rubino

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