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MICHELANGELO BUONARROTI
Nato a Caprese, vicino Arezzo nel 1475, Michelangelo Buonarroti iniziò la sua formazione
artistica sotto la guida del Ghirlandaio e di Bertoldo di Giovanni. Nel 1489 fu alla corte di
Lorenzo de’Medici dove Michelangelo conobbe personalità di spicco del suo tempo, come
Poliziano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Dopo la morte di Lorenzo, Michelangelo
lasciò Firenze e trasferì prima a Bologna poi a Roma, e di nuovo a Firenze, realizzando i suoi
primi capolavori scultorei, caratterizzati da una mirabile sintesi dei valori di armonia e
perfezione formale del rinascimento. Anche nelle successive opere di Michelangelo (anche
quelle prima della sua morte) sintetizzò sempre nella sua arte tutti i valori del Rinascimento,
preannunciando e preparando per molti versi la nascita del barocco. Michelangelo Buonarroti
morì a Roma nel 1564
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Le principali opere
1. Tondo Doni E’ l’unico dipinto sicuro che si possa attribuire a Michelangelo prima
della Sistina. Le novita’ iconografiche sono notevoli, a partire da Maria rappresentata
priva del tradizionale velo azzurro e a braccia nude emergenti, nella possente
muscolatura, da una veste classica. L’ anatomia non e’ dunque una mimesi della realta’,
ma una idealizzazione dell’umanita’, senza distinzioni di sesso e di tipologie.
L’interpretazione simbolica riconosce in Maria e Giuseppe l’umanità’ biblica cresciuta
“sub lege”, la legge di Mose’, in San Giovannino colui il quale, pur appartenendo al
mondo ebraico, intuisce l’incarnazione del Cristo e media tra i due mondi spirituali,
infine nel Bambino, che domina dall’alto la Madonna e l’intera composizione,
l’umanità’ “sub gratia”. Secondo molti studiosi l’ opera fu un preciso tentativo del
giovane.
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La volta della Cappella Sistina La
novita’ michelangiolesca nell’ affrescare la Cappella Sistina sta nell’ abbandonare
radicalmente qualsiasi preoccupazione illusionistica rispetto all’architettura e alle figure
dipinte che aveva invece caratterizzato la pittura italiana del Quattrocento. I lavori presero
avvio nell’agosto del 1508 e procedettero abbastanza speditamente per quattro anni. Le
lunette, che tra l’altro non avevano precedenti iconografici, permettono all’artista di
produrre, sempre ad altissimo livello qualitativo, un repertorio di figure umane che variano
le proprie espressioni su registri che vanno dal grottesco, al tragico, al bizzarro. La struttura
iconografica della volta Sistina si articola architettonicamente, trovando la propria
giustificazione nelle lunette e nelle vele laterali dove trovano posto gli antenati di Cristo da
Abramo a Giuseppe, mentre nei quattro pennacchi angolari sono raffigurate le miracolose
salvazioni del popolo ebraico: Giuditta e Olofene, Davide e Golia, Il serpente di bronzo, La
punizione di Amon. Nel primo registro della volta, in grandi troni matronei scorciati e
delimitati da sculture classiche si articolano le membra possenti delle Sibille e dei Profeti.
Infine, nella zona centrale, alternate ad archi, cornici marmoree e medaglioni bronzei, nei
quali si muovono figure di Ignudi. Nella volta si succedono nove storie bibliche distribuite
in ordine cronologico (La divisione della luce dalle tenebre, La creazione delle stelle, La
separazione delle acque dalla terra, La creazione di Adamo, La creazione di Eva, Il peccato
originale, il sacrificio di Noe’, Il diluvio universale, L’ebrezza di Noe’ ). Il tema generale e’
quindi quello della rivelazione di Dio, che nel registro delle vele e delle lunette mostra
un’umanità’ titanica ancora priva della sua luce; nella volta il rapporto Uomo-Dio diviene
diretto, quasi paritario, comunque eroico, di una eroicita’ morale non nuova a Michelangelo
se pensiamo al messaggio dei nudi nella Battaglia di Cascina. Ogni parte dell’affresco tende
ad isolarsi individualmente, sovvertendo ogni regola compositiva; persino le ombre non
sono sottoposte a condizioni ambientali, ma attribuite e create per ogni singola figura. Si
tratta dunque di una “visione” e non di una “rappresentazione”, secondo i concetti
neoplatonici che qui’ Michelangelo porta alla estreme conseguenze e per i quali tutto
procede non secondo natura, ma secondo l’interna legge dell’accostamento dei contrari che
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permette di collegare nella mente fatti tra loro distanti. La sottrazione degli eventi al lineare
scorrere del tempo corrisponde all’impiego dello scorcio contro la tradizionale veduta
prospettica, cosi’ lo straordinario cangiantismo dell’intera volta e’ un’ulteriore sottrazione
alle condizioni di illuminazione naturale: le sperimentazioni operate nel Tondo Doni si
amplificano su una gigantesca superficie in una scelta antinaturalistica e antileonardesca
che rappresenta la poetica della contraddizione, immediatamente colta dai manieristi quali
Rosso Fiorentino e Pontormo.
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con la Creazione del mondo, dipingendo sulla parete di fondo della cappella il Giudizio
Universale. L’ispirazione per l’affresco riconosce le sue fonti nella Bibbia e nella
costruzione immaginaria dell’ aldila’ di Dante ma piu’ profondamente trae origine dalla
concezione religiosa di Michelangelo che consisteva sostanzialmente in un impulso alla
moralizzazione della Chiesa attraverso una riforma di carattere spirituale. L’ iconografia
tradizionale del Giudizio e’ stravolta, il linguaggio razionale ed ordinato proprio del
Rinascimento e’ abbandonato. La composizione e’ dominata dalla figura possente di
Cristo giudice, circondata dalle schiere degli eletti e dei dannati che fluttuano nello
spazio obbedendo al gesto divino: i beati ascendono, i dannati precipitano. Nella figura
di San Bartolomeo si puo’ riconoscere il ritratto deforme dello stesso Michelangelo.