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Ignoro se la dura educazione ricevuta sia buona in linea di principio, ma essa fu adottata dai miei senza un disegno prestabilito,

per una conseguenza naturale dei loro temperamenti. Sicuramente ha reso le mie idee meno simili a quelle degli altri. Ancor pi certo che ha impresso nei miei sentimenti un carattere malinconico, nato in me dallabitudine a soffrire nellet della fragilit, dellimprevidenza e della gioia. Franois-Ren de Chateaubriand (in Memorie doltretomba, giugno 1812)

Pino Blasone

La malinconia, nellarte e in letteratura

1 Socrate e la Musa, rilievo laterale del Sarcofago delle Muse: Muse du Louvre, Parigi; e statua ellenistico-romana della Musa Polimnia: Musei Capitolini-Centrale Montemartini, Roma

La malattia di Democrito Per quanto concerne i moventi originari della filosofia, nei dialoghi platonici c unapparente contraddizione. Entrambi i termini del contrasto sono ascritti al pensiero di 1

Socrate, altrettanto famoso maestro di Platone. Infatti, nel Teeteto Socrate per primo ad affermare: Provare meraviglia il sentimento [pthos] del filosofo, non altro il principio della filosofia (155d), intuizione pi tardi ripresa nella Metafisica di Aristotele (982b). Questi puntualizza che quel sentimento di stupore di fronte tanto allordine cosmico quanto allaffabulazione del mito, insomma natura e cultura insieme. 1 Tuttavia, nel dialogo Fedone, il personaggio di Socrate disquisisce della filosofia come , vale a dire meditazione sulla morte o, pi letteralmente, allenamento alla morte ( melt thantou; 81a).2 pur vero che ivi non si pu prescindere dalla circostanza drammatica del filosofo condannato a morte, paradossalmente intento a consolare gli astanti del trauma della sua perdita. Comunque, una qualche contraddizione sussiste. Tuttal pi si pu commentare che le due motivazioni, meraviglia e malinconia, sono dialettiche e complementari. Cosmico o antropico che sia, allo stupore facilmente subentra un atteggiamento malinconico in merito alla finitudine delle cose e del soggetto pensante, cio luomo. Non meno della meraviglia, la malinconia esistenziale genera o alimenta quella riflessione che chiamiamo filosofia. In uno scritto tramandato quale opera di Aristotele, ma che potrebbe essere stato semplicemente redatto in ambito peripatetico, il tema viene messo a fuoco in maniera esplicita e autonoma, bench basata sulla teoria medica ippocratica diffusa a quei tempi. Come mai quanti eccelsero in filosofia, in politica, in poesia o nelle arti, erano notoriamente di temperamento malinconico, e certi a tal punto, da soffrire di disturbi causati da un eccesso di umor nero, cos come si narra di Eracle tra gli eroi? (Problemata XXX 1, 953a): il testo in questione si sforza di rispondere positivamente a un tale quesito, posto

1 Cfr. P. Blasone, Stupor Mundi: la meraviglia filosofica, allindirizzo Web http://www.scribd.com/pinoblasone/d/43856778-Stupor-Mundi-la-meraviglia-filosofica. 2 Sul Sarcofago delle Muse, reperto marmoreo della prima met del II secolo d. C. proveniente dalla romana via Ostiense e oggi al Museo del Louvre di Parigi, il fronte mostra le nove deit protettrici in senso lato delle arti, quante e quali tramandate dalla tradizione mitologica ellenica prevalente in epoca classica. Su un fianco, scolpita la figura di Socrate, seduto e argomentante. Con un gomito poggiato su una colonnina, la Musa davanti a lui lo osserva ascoltando con espressione pensosa e malinconica, in piedi e almeno sul momento in silenzio, quasi in attesa di poter interloquire. Questa Musa di Socrate, ovvero ispiratrice della filosofia, da un lato somiglia alla Musa Polimnia raffigurata nel rilievo frontale e in altre sculture greco-romane; dallaltro, ella rammenta una versione arcaica del mito delle Muse, secondo cui esse erano tre anzich nove. Una delle tre si chiamava appunto Melete, Musa dellesercizio del pensiero. Cfr. P. Blasone, Immagini del pensiero, fra antichit e modernit, allindirizzo Web http://independent.academia.edu/PinoBlasone/Papers/1076185/Immagini_del_pensiero.

palesemente in chiave retorica.3 Si tenga presente che, in origine, il termine greco composto /melanchola altro non significava se non bile nera. Pur mantenendo unimpronta psicosomatica, la malinconia si emancipa da unaccezione meramente patologica, passando a designare una particolare disposizione dellanimo: I malinconici sono individui eccezionali per natura, non per malattia (955a). Oltre Eracle, Bellerofonte e Aiace Telamonio sono esempi addotti dal redattore dello scritto. Ancor pi che dalla mitologia o dallepica, essi sono dedotti dalla tragedia classica, che contribu a innovare il concetto di malinconia. Neanche Ulisse sfugg a tendenze malinconiche. Ma la genialit malinconica raggiunse una sua acme in personaggi storici quali Lisandro, Socrate e Platone. Questi ultimi pensatori, guarda caso, sono precursori o maestri di Aristotele stesso. 4 In gran parte suo malgrado, il filosofo destinato a divenire emblematico della malinconia era per altri. Pi ancora che le sue dottrine o reali vicende biografiche, lessere egli connazionale e contemporaneo nel V-IV secolo a. C. del medico Ippocrate concorse a fare di Democrito uno dei protagonisti dellaneddotica filosofica. Si tratta di poche lettere attribuite a Ippocrate, attendibilmente risalenti allet ellenistico-romana, che insieme compongono un apologo di orientamento cinico-stoico. 5 Nella seconda epistola indirizzata a
3 Cfr. Aristotele, La melanconia delluomo di genio, a cura di C. Angelino ed E. Salvaneschi, Il Melangolo, Genova 1981; e, pi in generale, Jean Starobinski, Histoire du traitement de la mlancolie des origines 1900, Acta Psychosomatica, J. R. Geigy, Basilea 1960 (Storia del trattamento della malinconia dalle origini al 1900, trad. it. di F. Paracchini, Guerini, Milano 1990). Starobinski torner sullargomento specialmente in Democrito parla (Lutopia malinconica di Robert Burton): premessa a R. Burton, Anatomia della malinconia. Introduzione, trad. it. di G. Franci e F. Fonte Basso, Marsilio, Venezia 1983 e 1994. 4 Una pregnante annotazione di Aristotele si legge pure in Per mnms kai anamnses (Su memoria e reminiscenza): ' , , , ' , (Che tale sentimento abbia un carattere somatico, e che la reminiscenza sia ricerca di rappresentazioni, lo segnala la frustrazione di alcuni per qualche incapacit di ricordare, malgrado gli sforzi di ripensamento: lo sconforto dura anche quando abbiano desistito dal rammentare, specialmente nei temperamenti malinconici, essendo essi maggiormente commossi dalle rappresentazioni dellimmaginazione). 5 mile M. P. Littr (a cura di), Lettres, dcret et harangues, nel tomo IX delle Oeuvres compltes di Ippocrate: edizione bilingue, J.-B. Baillire et fils, Parigi 1861; lettere dalla n. 10 alla n. 17. Cfr. Ippocrate, Lettere sulla follia di Democrito, trad. it. con testo originale a fronte a cura di Amneris Roselli, Liguori Editore, Napoli 1998, oppure: Sul riso e la follia, a cura di Yves Hersant, trad. it. di A. Zanetello, Sellerio, Palermo 1991. Nel Seicento, lincontro leggendario di Democrito con Ippocrate ispirer opere paesaggistiche di Claes C. Moeyaert, Nicolaes Berchem, Pieter Lastman, Jan S. Pynas. Nel Settecento e nellOttocento, sar il suo problematico rapporto con gli Abderiti a ispirare i pittori Franois-Andr Vincent, Camille Corot, Gustave Moreau.

un certo Damageto, lepisodio culminante racconta di un incontro fra Democrito e Ippocrate, avvenuto in circostanze quanto meno singolari e non prive di spunti ironici. Concittadini del filosofo, gli abitanti di Abdera avrebbero convocato laltrettanto celebre medico, preoccupati per lo stato di salute mentale del primo, il quale alterna solitari e strani studi privati a una inspiegabile e inopportuna ilarit pubblica. I sintomi da loro descritti configurano quella che noi moderni potremmo definire sindrome maniaco-depressiva. Sulle prime, Ippocrate non si mostra poi lontano da una diagnosi del genere, tanto da proporsi di aprire gli occhi al filosofo sul suo malessere: O Democrito, ti tormenta la bile nera.6

2 Salvator Rosa, Democrito in meditazione: British Museum, Londra, o Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, Milano, e altrove (stampa ripresa da un dipinto dello stesso autore); lo stesso soggetto, in una incisione di Johann Heinrich Schnfeld: British Museum (1654). Forti analogie presenta unaltra stampa, di Giovanni David, detta Democrito cieco: Rijksmuseum, Amsterdam; 1775

Nondimeno, lincontro con Democrito in persona a far cambiare idea al medico, oriundo dellisola di Coo. Eppure, al suo arrivo questi assiste a una scena sconcertante. In un sito campestre prossimo alla sua dimora ma distante dal resto dellabitato, il filosofo della natura attorniato da volumi e da carcasse di animali, mentre intento a dissezionarne altri, interrompendosi solo per prendere appunti. Interrogato sul suo operato, dopo aver fatto
6 Nella prima lettera di Ippocrate a Damageto, in op. cit.: si veda la nota precedente.

conoscenza con lillustre ospite, egli risponde di stare indagando sulle cause fisiologiche della malinconia. Il che potrebbe suonare come irridente parodia delle teorie ippocratiche in materia. Preso in contropiede, Ippocrate finge di non rendersene conto, insistendo nel dialogare col suo potenziale paziente alla ricerca di elementi per valutare se quello che gli sta di fronte sia un caso clinico, o un comportamento eccentrico che sfugge alla comprensione della media degli Abderiti. Va da s che gli argomenti impiegati da Democrito sono tali, da eclissare ogni sospetto di morbosa misantropia nei suoi confronti, e da convincere alfine il medico del contrario: cos esclusivamente affannati a perseguire obiettivi da loro ritenuti connaturati con la vita pratica, sono i concittadini del filosofo a essere affetti da morale cecit e follia, oggetto di riso amaro da parte dello stesso. Pertanto, il racconto si rivela essere unapologia dellesistenza secondo natura o di un ideale ascetico di vita, nonch una critica della scienza sperimentale ai suoi primordi. La filosofia resta ricerca delle cause prime laddove la scienza rischia di venir sviata dallesame di quelle immediate, perdendo di vista i problemi di fondo (contrasto che, nellepistola di Ippocrate a Filopemene, assume la forma pi convenzionale di quello tra due allegorie: la Verit e lOpinione). Ci non toglie che un accumulo di sapere nel senso di varia scienza, piuttosto che vissuta saggezza pu provocare uno stato danimo innaturale ovvero un atteggiamento analogo a quello preteso in base a un eccesso di bile. Nellantichit, Luciano di Samosata ad accennare a un Democrito somigliante a quello dellapologo pseudo-ippocratico.7 In seguito, questo non incontr successo tanto nel Medioevo quanto nel Rinascimento e agli inizi della modernit, quando la malinconia culturale, oltre che psicologica, torna dattualit in Europa. Di nuovo protagonista Democrito, nel 1447 il terzo libro della composita satira Momus vel De principe di Leon Battista Alberti rimanda alla seconda lettera a Damageto. Nel 1621, gi il titolo del trattato The Anatomy of Melancholy di Robert Burton, alias Democritus junior, ne tradisce lispirazione originaria. Nel 1679, la vicenda di Dmocrite et les Abdritains riproposta da Jean de La Fontaine nella sua
7 In latino, un riferimento al riso di Democrito si trova pure nelle Epistole del poeta Orazio (II 1, v. 194), mentre nella decima delle sue Satire Giovenale accenna al riso e al pianto dei due sapienti, cio Democrito ed Eraclito (vv. 28 e segg.). Seneca si sofferma sullo stesso argomento nel De ira (X 3). Una tarda testimonianza di Sidonio Apollinare, in una lettera al vescovo Fausto di Riez, attesta inoltre che gi nellantichit Democrito ed Eraclito venivano popolarmente raffigurati come filosofo che ride e filosofo che piange (Epistulae IX 9, 14). Nel pensiero moderno, non mancheranno di riprendere tale aneddotica Michel de Montaigne e Immanuel Kant, peraltro simpatizzando per Democrito non diversamente da Seneca a suo tempo.

favola in versi VIII 26. Infine, il personaggio del filosofo di Abdera quale delineato dallaneddoto dello Pseudo-Ippocrate ricompare nel romanzo satirico Die Geschichte der Abderiten, La storia degli Abderiti, pubblicato nel 1774 da Christoph Martin Wieland. In Vendita delle vite allincanto, uno dei fantasiosi e parodistici Dialoghi di Luciano, Democrito che ride era stato brevemente contrapposto a Eraclito, filosofo che piange, sintende di fronte alle vicende di questo mondo e alle miserie umane. Non solo il filosofo che ride o quello che piange, ma entrambe le figure in fondo complementari tra loro non mancheranno di influenzare la pittura europea tra XV e XVII secolo. Distinte o insieme ritratte, esse diventano un Leitmotiv dal Bramante a Rubens, da Van Haarlem a Ter Brugghen, e presso molti altri. Soprattutto un quadro di Salvator Rosa, Democrito in meditazione (Statens Museum for Kunst, Copenhagen; circa 1650), si rif alla seconda epistola a Damageto, in particolare alla scena iniziale ivi descritta. Qui il filosofo, e occasionale anatomista, non ride affatto. Egli raffigurato in uno dei suoi momenti di vera malinconia, seduto in un ambiente boschivo con rovine, a fronte di una natura morta composta da ossa umane e di animali. Il fascicolo gualcito in mano alluomo sta a segnalare una controproducente vanit del sapere. Nel complesso, si tratta di una Vanitas, genere di dipinti assai in voga allepoca. In una incisione a stampa della stessa opera (British Museum, Londra; ca. 1660), oltre a minime varianti lautore aggiunge una scritta in latino: Democritus omnium derisor in omnium fine defigitur. Possiamo ben darne una traduzione estensiva, in accordo col concetto di ascendenza biblica della Vanitas vanitatum: Irridente verso tutto e tutti, ecco Democrito immortalato mentre riflette sulla fine di ogni cosa.

3 Sguardo malinconico della Madonna di S. Sisto o Nostra Signora del Rosario: Monastero di S. Maria del Rosario, Roma; una datazione incerta la fa risalire a un periodo che va da IV al VII secolo

Madonne e Maddalene Romanticamente, si potrebbe supporre il Medioevo come immune da autentica malinconia, essendo questultima tipica dellet classica e di quella moderna, sebbene con motivazioni e caratteri alquanto differenti. Almeno in teoria, le certezze della fede religiosa avrebbero dovuto impedire, a un sentimento cos indefinito da sembrare a volte immotivato, di fare presa duratura sullanimo umano. In effetti, specialmente in ambienti monastici uno stato danimo del genere venne percepito come condizione transitoria e oziosa o perfino peccaminosa, una vera e propria tentazione istillata da un non meglio identificato demone meridiano. la cosiddetta acedia o accidia, uno dei sette vizi capitali nella teologia morale cristiano-cattolica, in quanto indifferenza di fronte al male e inerzia nel fare del bene ovvero astensione da ogni attivit laboriosa o azione costruttiva. Lincertezza relativa al sentimento in questione veniva proiettata allesterno e soggettivata in unentit diabolica, pi o meno di fantasia. Nel dialogo Secretum, libro secondo, Francesco Petrarca fa dire al personaggio di SantAgostino: Habet te funesta quedam pestis animi, quam accidiam moderni [...] dixerunt, Ti possiede una vaga malattia funesta dellanimo, la quale i moderni hanno chiamato accidia. In realt il termine deriva dal greco antico , akda, che 7

vuol dire letteralmente indolenza, e indicava un misto di noia e paralizzante tristezza. Siamo nel 1347-1353. In qualche misura, la vaga malattia funesta di Petrarca anticipa il male oscuro ovvero la malattia mortale della moderna angoscia o depressione. Il sottotitolo della sua opera illuminante: De secreto conflictu curarum mearum, Sul segreto conflitto delle mie angosce. Daltro canto, lingenua ed esorcizzante soggettivazione cenobitica in un demone meridiano richiama alla mente unacuta dichiarazione posteriore dellinglese Robert Burton: che lui scriveva sulla malinconia anche per prendere le distanze da essa, in una sorta di procedimento di oggettivazione autoterapico temporaneo e redicivante; abbiamo ben sei edizioni della sua ponderosa Anatomia della malinconia, via via accresciute nel tempo. Altro rimedio palliativo poteva essere la comicit, se non proprio lilarit sospetta attribuita allantico Democrito. Volentieri, la commedia dellarte italiana si fece carico di tale compito. In Frutti delle moderne comedie, et avisi a chi le recita , il capocomico e commediografo Piermaria Cecchini annoter, in lode del suo collega napoletano Silvio Fiorillo, inventore delle maschere Matamoros e Pulcinella: Questo gustosissimo huomo ha introdotto una disciplinata goffaggine, la quale al primo suo apparire conviene che la malenconia se ne fugga, o almeno si concentri, et stia rilegata per longo spatio di tempo.8 Bench implicito, nasce il clich del comico malinconico. Anche se non una piena guarigione, in via generica la malinconia concede quindi parentesi di distrazione o di distensione a chi ne sia affetto e convivente, salvo periodiche ricadute. La sua natura ciclica, o ciclotimica, gi abbastanza chiara nel XVII secolo. Ma torniamo al Medioevo, a una malinconia pi discreta e apparentemente meglio motivata. Larte sacra se ne fa spia suggestiva, e non di rado consapevole specchio, pur senza nominarla ma semplicemente rappresentandola. Ci particolarmente sensibile per quanto riguarda liconografia mariana, fin quasi dagli inizi. Consideriamo la tipologia detta dai latini Advocata, e dai bizantini Hagiosoritissa (da Haga Sors, Santa Urna, in cui si serbavano presunte reliquie di oggetti personali di Maria, nel santuario della Chalkoprateia a Costantinopoli). Lesemplare pi antico, pi bello e imitato, si trova a Roma, oggi nel Monastero femminile di S. Maria del Rosario a Monte Mario. Difficilmente si pu
8 Quella salutare vis comica, prosegue lautore ferrarese, consiste nel simulare una pazzia tale da apparire prossima alla saggezza: Dissi disciplinata goffaggine, poscia chegli fa un assiduissimo studio per passare i termini naturali e mostrar un goffo poco discosto da un pazzo e un pazzo che di soverchio vuol accostare un savio (op. cit., Guareschi, Padova 1628; pp. 34 e segg.).

immaginare uno sguardo dipinto pi penetrante e triste, diretto verso losservatore. Questa Madonna di mezza et, databile al VI o VII secolo, ritratta da sola, con le mani alquanto divaricate e protese verso il lato sinistro dellicona rispetto a chi guarda. A chi rivolto il suo gesto supplice e intercessore? Se confrontiamo con unaltra pi tarda Advocata romana, quella attualmente nella Galleria di Palazzo Barberini, ce ne rendiamo meglio conto. In alto e in piccolo a sinistra, compare un Cristo in gloria. Maria si rivolge al figlio che non pi su questa terra. La Hagiosoritissa una variante malinconica della Madonna Addolorata.

4 Giovanni Bellini, Madonna col Bambino: National Gallery of Art, Washington; e Andrea Mantegna, Madonna col Bambino dormiente: Gemldegalerie, Berlino

Una espressione triste comune pure a non poche Madonne bizantine con Bambino, quasi in virt di un presentimento dei patimenti e della morte di Ges. Questo tipo di immagini favoriva una identificazione con le proprie sofferenze da parte dei fedeli, in un processo di empatia partecipativa. Tutto ci diventa specialmente evidente in un sottotipo chiamato Madonna della Passione, fiorito dapprima a Creta e diffusosi altrove nel tardo Medioevo, dove la malinconia della madre si associa allo sgomento del figlio. Infatti, le figure minori di due arcangeli alati mostrano al bambino gli strumenti di tortura della futura passione, ivi inclusa la croce. Spaventato, egli cerca rifugio tra le braccia materne, aggrappandosi con le piccole mani a una mano di Maria. In unicona dipinta intorno al 1450 da Andreas Ritzos da Candia, in un trittico nella Basilica di S. Nicola a Bari, compare pure 9

una iscrizione esplicativa in latino: Qui primo candidissime gaudium indixit / prehindicat nunc passionis signacula./ Carnem vero XRS mortalem indutus/ timensque letum talia pavet cernendo, Colui che con gran candore inaugur il tempo della gioia [Gabriele, angelo dellannunciazione della nascita di Ges a Maria]/ prefigura e indica ora i simboli della passione./ Rivestito di carne mortale, Cristo/ li contempla con apprensione e timore della morte. La sentita umanit di cui investita la persona di Ges concorre a far s che questa Madonna della Passione appaia allo stesso tempo una Madonna della compassione. 9 Tuttavia, certi mezzi impiegati a tal fine possono sconcertare una sensibilit attuale. Il candore e il gaudio dellAnnunciazione, evocati nella scritta, stridono con i simboli del supplizio rappresentati e col timore della morte da essi provocato. Per giunta, anche qui lo sguardo di Maria non rivolto al figlio bens allosservatore, in modo da creare un gioco di rimandi per cui il destinatario principale del messaggio ambivalente permane il devoto. Questo dettaglio, e non solo esso, verr ereditato da alcune Madonne con Bambino rinascimentali, in particolare di Giovanni Bellini e di Andrea Mantegna. Si noti che questi ultimi e Ritzos sono pressoch coetanei. Senza dover ricorrere agli espedienti adottati dalliconografo tardo-bizantino, la Madonna greca (Pinacoteca di Brera, Milano; 1460-64) e una Madonna col Bambino (National Gallery of Art, Washington; 1480-86) di Bellini, unaltra Madonna col Bambino (Museo Poldi Pezzoli, Milano; 1490-1500) e la Madonna col Bambino dormiente (Gemldegalerie, Berlino; 1465-70) entrambe di Mantegna, sono in effetti tra le Madonne pi malinconiche mai dipinte. La psicanalista Julia Kristeva ha potuto dedicare a quelle di Giovanni Bellini studi interessanti, incentrati sui temi universali della maternit oltre che della malinconia. Meno convince il tentativo di fondare lanalisi nel vissuto personale dellautore, di cui si sa ben poco, venendo cos egli a essere defilato rispetto al contesto pittorico-artistico, a lui pi familiare nel tempo e nello spazio. 10
9 Cfr. P. Blasone, Archeologia mariana. Dallimmagine allicona, allindirizzo Web http://independent.academia.edu/PinoBlasone/Papers/1283890/Archeologia_mariana. 10 In particolare nella Madonna della National Gallery of Art di Washington, di una bellezza struggente, lespressione malinconica comune anche al Bambino. La paternit belliniana ne stata messa eccezionalmente in dubbio dalla critica darte, per la verit con argomenti non molto persuasivi. Quanto agli studi di J. Kristeva, si legga il bel saggio Maternit selon Giovanni Bellini, in Polylogue, Seuil, Parigi 1977, pp. 409-436; lautrice di Soleil noir. Dpression et mlancolie (Gallimard, Parigi 1987) poi tornata sul tema delle Madonne belliniane in La Haine et le Pardon, Fayard, Parigi 2005. Il solo confronto con le Madonne di Leonardo da Vinci, da parte della Kristeva, risulta un po troppo riduttivo e freudiano. Daltro canto, se esaminata nei dettagli, sembra darle indirettamente ragione una presunta Allegoria della Malinconia dello

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Nellarte sacra del Seicento, Santa Maria Maddalena assurge a personaggio malinconico per eccellenza. La peccatrice pentita e penitente, quale narrata da tradizioni non necessariamente evangeliche, ben si prestava a interpretare tale ruolo. Se torniamo a esaminare Democrito in meditazione di Salvator Rosa, tra le ossa di animali ai piedi del filosofo noteremo un cranio umano. A maggiore o minor ragione questo simbolo di mortalit e della vanit delle vanit viene associato alla Maddalena, nelle sue raffigurazioni da penitente e nostalgica della presenza di Ges su questa terra. Anche la posa assorta in cui ella ritratta somiglia a quella del Democrito di Rosa, o viceversa, sebbene intuibilmente pi dolente. Come nel quadro del pittore napoletano, al teschio vengono spesso abbinati uno o pi libri, a simboleggiare per non tanto una vanit del sapere quanto la verit contenuta nei testi rivelati. Data peraltro lambientazione, La Melanconia o Maria Maddalena di Domenico Fetti (ne esistono pi versioni, una delle quali nelle Gallerie dellAccademia di Venezia: ca. 1620) fa da pendant al dipinto di Rosa, salvo restando lattendibile modello compositivo comune dellincisione allegorica Melencolia I di Albrecht Drer (Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe; 1514). Opera analoga Melancholia o Maria Maddalena, di Hendrick ter Brugghen (Art Gallery of Ontario, Toronto; 1627-28). Quasi divenuto superfluo, il teschio scompare in Maria Maddalena come Melanconia di Artemisia Gentileschi (due versioni: Cattedrale di Siviglia e Museo Soumaya, Citt del Messico; ca. 1621-25), talmente intensa qui lespressione di una malinconia tutta virata al femminile.

stesso Bellini nelle Gallerie dellAccademia, Venezia (ca. 1490-1500). Non meno incentrata sul genere sessuale, ma con reminiscenze hegeliane, lanalisi della malinconia in Judith Butler, La vita psichica del potere e Vite precarie (traduzioni italiane, Meltemi, Roma 2005 e 2004).

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5 Domenico Fetti, La Melanconia o Maria Maddalena: Gallerie dellAccademia di Venezia (una variante molto nota al Louvre, Parigi); Artemisia Gentileschi, Maria Maddalena come Melanconia: Cattedrale di Siviglia (pure di essa una variante al Museo Soumaya, Citt del Messico)

Unallegoria alata Fra gli antichi cultori di Epicuro, e di riflesso dellatomista Democrito suo precursore, c il poeta latino Tito Lucrezio Caro. Sublimata nel suo poema De rerum natura, Sulla natura delle cose, la visione del mondo materialistica di Democrito ed Epicuro avrebbe dovuto liberare gli animi dalle paure delle pene nellaldil e soprattutto dai sensi di colpa che esse potevano suscitare, restituendo gli uomini alle loro effettive responsabilit e a una realistica gioia di vivere. Ma pare che questa cura razionalistica poco funzionasse per il poeta stesso, perlomeno non a tempo pieno. Nel suo Chronicon, San Girolamo di lui riferisce che amatorio poculo in furorem versus, cum aliquot libros per intervalla insaniae conscripsisset, [...] propria se manu interfecit anno aetatis XLIV (essendo impazzito per effetto di un filtro damore e avendo composto alcuni libri negli intervalli della sua follia, [...] si uccise a 43 anni di et). 11 Per la verit, Girolamo non una fonte molto affidabile, in quanto cristiano essendo avverso al materialismo epicureo del pagano Lucrezio. comunque probabile, filtri magici a parte, che il male del poeta fosse
11 Girolamo, nel Chronicon, per quanto concerne gli eventi notevoli verificatisi nel 94-93 a. C., e con riferimento alla data di nascita di Lucrezio.

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una ciclica depressione, la quale gli consentiva lunghi periodi di felice attivit creativa. Questa congettura ci rimanda alla concezione aristotelica della malinconia quale componente della natura umana, in alcuni eccezionalmente sviluppata o, se si preferisce, squilibrata e alla radice della loro genialit. Assai pi tardi, nella Scuola di Atene affrescata da Raffaello Sanzio nelle Stanze Vaticane, il filosofo Eraclito sar ritratto con le fattezze di Michelangelo Buonarroti, in una posa pensosa e triste che non si discosta molto da quelle dei Democriti o delle Maddalene che abbiamo visto da altri rappresentati. Ci si pu chiedere perch mai proprio Michelangelo. solo un omaggio di Raffaello al gi illustre collega? Una mezza risposta si pu trovare in un componimento del grande artista, nonch poeta, toscano: La mia allegrezz la maninconia (Rime, 267, v. 25). In una forma semiseria ma intercalata da immagini lugubri, ivi egli si interroga sul senso dellarte. N manca nel picciol volo del quarto verso uneco, pi che citazione, dellUlisse dellInferno dantesco, navigatore ormai anziano e nostalgico cos come lo il pittore e scultore che qui si mette in versi. Unallusione alla scultura, arte prediletta da Michelangelo e qui paragonata alla navigazione di scoperta, da leggersi nella conclusione grottesca: Che giova voler far tanti bambocci,/ se mhan condotto al fin, come colui/ che pass l mar e poi affog ne mocci?/ Larte pregiata, ovalcun tempo fui/ di tantopinon, mi reca questo,/ povero, vecchio e servo in forzaltrui,/ chi son disfatto, si non muoio presto.12 A ogni modo, nellarte europea ormai moderna le figure rappresentative della malinconia non si limitano a Democrito o Eraclito, n alla Maddalena e tanto meno allUlisse di Dante Alighieri. Nella su citata Melencolia I di Drer, essa acquista autonomia come allegoria a s stante, nelle vesti di una personificazione alata. Nellincisione in bianco e nero, la Malinconia in persona appare seduta, con una quantit di arnesi, solidi geometrici e altri oggetti ai suoi piedi e alle spalle, che sono stati croce e delizia per generazioni di eruditi interpreti, compresi alchimisti e astrologi.13 Non mancano altri pseudo-personaggi
12 Vv. 49-55; il componimento della met del 500, e la scoperta dellAmerica ancora recente. Dai versi di Michelangelo trapela gi quasi un consapevole orgoglio di aver contribuito a iniziare la modernit nellarte, cos come Cristoforo Colombo laveva inaugurata nella storia europea. 13 Ad esempio, in astrologia si credeva che la malinconia fosse indotta da influssi del pianeta Saturno. In effetti, lopera di di A. Drer potrebbe essere stata influenzata da idee contenute nel De occulta philosophia, redatto da Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim. Fatto sta che il trattato magico-cabalistico fu completato nel 1530, notevolmente dopo ledizione dellincisione di Drer. Quanto al titolo di questultima, esso sembra comportare una Melencolia II o III... In realt, lincisione forma un trittico coerente con altre due eseguite dallartista tedesco nello stesso periodo, fra il 1513 e il 1514: Il cavaliere, la morte e il diavolo e San Gerolamo nella

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minori. Ancor pi che quellassortita variet, la qualit enigmatica dellimmagine nel suo complesso ad averne fatto la meritata fortuna, forse inattesa dallo stesso autore. Lidentificazione del personaggio favorita dalla scritta in un cartiglio in cielo sullo sfondo, dove pure compaiono una cometa e un arcobaleno: MELENCOLIA I, appunto. Siamo quindi allaperto, come nei dipinti successivi di S. Rosa e di D. Fetti sopra menzionati. La circostanza importante: essa chiama in causa la natura oltre che la cultura, e in questo caso amplia lorizzonte a una dimensione cosmica. Causa prima della filosofia, la meraviglia cosmica si convertita in una sensazione di impotenza da parte di quella stessa primogenita a indagare le cause prime delluniverso, sia esso macrocosmo o speculare microcosmo, tanto pi quanto la scienza principia ad aver successo nellindagine delle cause seconde.

6 Hans Sebald Beham, Melencolia: Herzog Anton Ulrich-Museum, Braunschweig; Albrecht Drer, Melencolia I: Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe, Germania

Un tale assurdo ben rappresentato nella creatura allegorica dotata di ali, che
cella. Cfr. Klibansky, Panofsky e Saxl, Saturno e la melanconia. Studi su storia della filosofia naturale, medicina, religione e arte, trad. it. di R. Federici, Einaudi, Torino 1983 e 2002. Tra le imitazioni italiane dellopera di Drer va ricordata lacquaforte La Melanconia di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto (1640-47), in cui unallegoria al femminile senzali regge in grembo un teschio mutuato dalle raffigurazioni della Maddalena penitente. infine da citare un riferimento di Grard de Nerval, nel suo Voyage en Orient del 1851: Le soleil noir de la mlancolie, qui verse des rayons obscurs sur le front de lange rveur dAlbert Drer, Il sole nero della malinconia, che versa raggi oscuri sulla fronte dellangelo visionario di Albert Drer.

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presumibilmente non le permettono di volare verso lalto, come suggerisce perfino il dettaglio di una scala a pioli. Quello della malinconia un angelo caduto, sprofondato in una forzosa e narcisistica contemplazione di s. Paradossalmente, tutto il contrario di quella che sar la percezione dello stesso sentimento da parte di John Milton, autore di poemi quali Paradiso perduto e Paradiso riconquistato, ma anche dei poemetti LAllegro e Il Penseroso. In questultimo, pubblicato nel 1645, pure per il poeta inglese la malinconia unallegoria, che assume una forma personale e femminile. Angelo o Musa che sia, ella non necessita di ali per elevarsi, di per s impersonando lispirazione poetica nella sua accezione pi alta. Anzi, in via iperbolica, trasfigurata in una dea o divina apparizione: But hail thou Goddess, sage and holy,/ Hail divinest Melancholy/ Whose Saintly visage is too bright/ To hit the Sense of human sight;/ And therefore to our weaker view,/ O er laid with black, staid Wisdoms hue (Salve a te, o dea saggia e santa,/ salve, assai divina Malinconia,/ il cui sacro volto troppo risplende/ per esser percepito dallumana vista;/ perci nella nostra debole visione/ esso si vela di nero, tinta severa della Saggezza; vv. 11-16). Cos, Milton precorre il mito romantico di una dolce malinconia, rimpiangendo un vecchio ideale ascetico di vita. Questo romanticismo ante litteram suona alquanto affettato, l dove il poeta si attarda a descrivere la sua visione: Possa alfine la mia stanca et/ trovare il suo eremo di pace,/ una veste villosa e una cella muschiosa,/ ove sedendo io enumeri a una a una/ le stelle di cui il cielo trapunto/ e ogni erba che sugge la rugiada./ / Tali, o Malinconia, sono i piaceri che dispensi/ e con te voglio scegliere di vivere; vv. 168-76). Forse, dati i tempi e i luoghi, sarebbe meglio parlare di preromanticismo gotico. Quando nel 1782 il ritrattista inglese Thomas Beach dipinge lattrice Sarah Siddons nel personaggio di Malinconia, in Il Penseroso di Milton, la ritrae a figura intera vestita di nero e con un velo scuro sul capo, in un ambiente tenebroso connotato da uno scenico arco ogivale alle sue spalle (olio su tela venduto allasta presso Sotheby, Londra, nel 1993).14 Ma facciamo un passo indietro, dalle
14 T. Beach non fu il solo pittore inglese a ispirarsi, sia pure indirettamente, al poemetto di Milton, o a illustrarlo. Sia William Blake sia Charles West Cope ritrarranno lallegoria della Malinconia quale immaginata dal poeta, con in pi qualche sfumatura rispettivamente preromantica e romantica. Pi originale Il Penseroso di Thomas Cole, paesaggio malinconico con figure ispirato ai versi di Milton, ma romanticamente autonomo sebbene complementare con un altro paesaggio dello stesso autore: LAllegro (Los Angeles County Museum of Art; 1845). Il paesaggio o la veduta malinconici richiederebbero una trattazione a parte. Basti accennare al paesaggio con rovine, i cui precedenti sono opere quale Il cimitero ebraico di Jacob van Ruisdael: il suo nome iscritto su una tomba, ma vi torna larcobaleno di Drer e di M. Gerung, timido messaggio trascendente di speranza (Gemldegalerie Alte Meister, Dresda; 1653-54).

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Malinconie angelicate a quelle soltanto alate. Infatti, quella di Drer non la sola. Nel 1532 in Germania, Lucas Cranach il Vecchio dipinge Die Melancholie, unallegoria femminile ispirata a Melencolia I del suo compatriota, salvo che gli oggetti o animali e putti qui raffigurati sono portatori di un simbolismo ancor meno decifrabile se non bizzarro. Sulle prime, pu sorgere il sospetto che essi rivestano un mero ruolo decorativo. In compenso, il viso della donna meno rabbuiato, nonostante che le ali scure contribuiscano a conferirle un aspetto seduttivo ma diabolico. Per il resto, i colori sono accesi. Secondo un uso pittorico rinascimentale di importazione italiano, attraverso una finestra si scorge la veduta di una cittadella o abbazia, su una rupe inaccessibile (Muse dUnterlinden, Colmar, Francia). Nel quadro di Cranach, si cercato di intravedere qualche nesso con la Riforma protestante, di cui il pittore fu coevo e seguace. Unipotesi plausibile che il personaggio ivi principale, abbigliato come una cortigiana e con in mano un piccolo coltello, rappresenti una personale interpretazione della tentatio tristitiae, tentazione esercitata dalla malinconia, e implichi la condanna di ogni eventuale cedimento o compiacimento in essa. Insomma, una versione al femminile del demone meridiano di medievale memoria, insidiatore di conventi e abbazie. Malgrado somiglianze formali, sussiste una sostanziale differenza tra la Melencolia di Drer e la Melancholie di Cranach. Nella seconda, una specie di strega, lelemento angelico del tutto assente. pur vero, le diverse interpretazioni confermano la complessit o ambiguit del sentimento in questione, alle soglie della modernit e oltre. Cranach ne fu ossessionato, al punto da produrre quattro varianti del medesimo soggetto, allincirca nello stesso periodo. Quella oggi allo Statens Museum for Kunst di Copenhagen ci mostra una Malinconia seduta in basso con ali bianche, la quale osserva con disincanto dei putti nudi giocare in un interno. 15 Ma la scena che si offre alla vista sullo sfondo oltre la finestra una cruenta battaglia, mentre deit selvagge e pagane cavalcano in cielo: le stesse che infestano fosche nubi, nel dipinto consimile al Museo di Unterlinden. Probabilmente deluso da eventi contemporanei, da esistenziale che era il pessimismo dellautore si fa storico, investendo di s un mondo predestinato a una violenta perdizione. Nera o bianca o a colori che fosse, la sua malinconia il cupo presentimento di una incombente apocalisse.
15 Pi che a Drer, il particolare enigmatico dei putti che giocano con una sfera rimanda vistosamente al precedente allegorico di Giovanni Bellini qui citato nella nota n. 9. Quanto al coltellino impugnato dalla strega di L. Cranach nelle varie versioni del suo quadro, con esso ella intenta a fare la punta a un lungo ramo, quasi a voler preparare unarma acuminata con cui i putti giocosi cio unumanit inconsapevole o incosciente possano trafiggersi a vicenda!

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7 Lucas Cranach il Vecchio, Die Melancholie: Statens Museum for Kunst, Copenhagen; 1532

La dolce malinconia Pi fedele al prototipo umanistico di Drer la Melencolia dellincisore tedesco Hans Sebald Beham, del 1539 circa (Herzog Anton Ulrich-Museum, Braunschweig). Come in molte immagini di questo tipo, una mano di questa Malinconia ne sorregge la testa in atteggiamento meditativo e sconsolato. Il braccio poggia il gomito su un volume chiuso, la cui funzione impropria contrasta con leloquenza dellimmagine stessa. Ma pu darsi che esso sia piuttosto una sorgente della malinconia, almeno stando a un versetto dellEcclesiaste biblico: Dov molta sapienza c grande affanno, e chi cresce in conoscenza aumenta la sua sofferenza (I 18). Un discorso a parte meriterebbe la Melancolia alata dipinta da Matthias Gerung nel 1558 (Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe). Ritratta frontalmente, ella siede sovrana al centro di un paesaggio animato da una folla di personaggi minori e minimi. Essi sono intenti in varie attivit mondane, n pi n meno che gli Abderiti nellapologo pseudo-ippocratico su Democrito, sotto un cielo che trasmuta dalla notte al giorno e dal cattivo al bel tempo, l dove un arcobaleno la nota di speranza multicolore che spezza la monotonia. Dovr passare del tempo, prima che allegorie in ogni caso inquietanti cedano il posto a immagini della malinconia pi familiari e rassicuranti. Gi nel Settecento esse si collocano a met fra lallegoria e il ritratto, che non solo di un determinato individuo o di un modello generico, ma anche dello stato danimo specifico, il

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quale pu essere permanente o occasionale. Nel secondo caso, per dirla con Sigmund Freud, si tratta spesso del lutto e melanconia per la morte di un familiare o una persona amata. Un esempio notevole Anne Home come La Musa Pensosa, incisione a stampa di William Winne Ryland ripresa nel 1767 da un ritratto perduto eseguito da Angelica Kauffmann (Wellcome Library, Londra). Linglese Anne Home Hunter (17411821) fu una poetessa e scrittrice di testi per canzoni, alcuni dei quali musicati da Franz Joseph Haydn. Nella sua poesia ormai presente tutto il repertorio romantico relativo alla malinconia. Nellultima raccolta di versi pubblicata nel 1802, Poems, nel petrarchesco sonetto Dopo la morte di Laura, The Pensive Muse diventa The melancholy muse, companion of my tears , La musa malinconica, compagna delle mie lacrime ovvero, tout court, la Musa della Malinconia. Musa malinconica stato anche lappellativo riservato dalla critica letteraria a Phillis Wheatley, prima poetessa afro-americana nota (1753-84), per cui la malinconia soprattutto lutto, in unaccezione letterale prima che letteraria. Ma mettiamo a fuoco la dolce malinconia in senso pi generale, e nei suoi espliciti esordi pittorici. La Douce Mlancolie intitolato un quadro precocemente neoclassico, dipinto dal francese JosephMarie Vien nel 1756 (Cleveland Museum of Art, U.S.A.). Mentre una mano sostiene il capo della dama seduta, con lo sguardo diretto verso il basso e in abbigliamento classicheggiante, laltra trattiene una bianca colomba. Pure classicistica lambientazione. Un incensiere e un vaso di fiori hanno qui rimpiazzato dettagli lugubri o vesti e veli scuri. Una lettera spiegata su un tavolo presumibilmente allude a un amore distante oppure bruscamente interrotto. Siamo ancora lontani dalla quieta e dolce malinconia di un Giacomo Leopardi 16, ma essa non esercita pi una seduzione ritenuta morbosa o peccaminosa, n strettamente collegata a una mancanza o a unassenza determinate. Nella letteratura in lingua inglese, senza dubbio la nuova percezione si rif allantecedente miltoniano. Nel 1757, lamericano Francis Hopkinson uno dei futuri padri costituenti degli U.S.A. pubblica una parafrasi in versi variata e aggiornata sia del Penseroso sia dellAllegro di Milton. La frase ivi ricorrente
16 I migliori momenti dellamore sono quelli di una quieta e dolce malinconia dove tu piangi e non sai di che, e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale: G. Leopardi, Zibaldone 142, 27 giugno 1820. Nonostante il diverso contesto, si pu ben confrontare col naufragar m dolce in questo mare nella lirica Linfinito, nei Canti dello stesso poeta italiano. Oppure, con i versi pi popolari, composti da Ippolito Pindemonte e musicati da Vincenzo Bellini nel 1829: Malinconia, Ninfa gentile,/ la vita mia consacro a te;/ i tuoi piaceri chi tiene a vile,/ ai piacer veri nato non .... Si pu anche annotare che un tale sentimento ben diverso dalla noia di Blaise Pascal, o dal tedio leopardiano, che ne un conseguente sviluppo.

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Sweet Melancholy raise thy head, Dolce Malinconia, solleva la testa, suona invito al raccoglimento in vista di una ponderata azione, piuttosto che unistanza rinunciataria. 17 Alla luce dei successivi sviluppi, lecito supporre che quellazione fosse anche politica. Il Romanticismo, di l da venire, rivaluter sia la passione amorosa sia quella civile e politica, magari ammantandola di una toga neoclassica. Quella malinconia non pi inquietante ma illuministica, ben diversa dallaccidia medievale, non era tuttavia esente da qualche positiva inquietudine. Quanto alla sua aspra dolcezza, forse meglio si pu apprezzarla nelle arti figurative, o in unOde alla Malinconia, composta dal romantico John Keats nel 1819.

8 Joseph-Marie Vien, La dolce malinconia: Cleveland Museum of Art, U.S.A. (1756); Thomas Beach, Sarah Siddons nel personaggio di Malinconia, in Il Penseroso di Milton: collezione privata (1782)

Gi La Mlancolie dipinta da Jacob o Jacques van Loo verso la met del XVII secolo era stata poco pi di un ritratto femminile, a mezza figura e col capo appoggiato su una mano della donna (Muse dArt Thomas Henry, Cherbourg-Octeville, Francia). Allievo di Carles o Charles van Loo, nipote del precedente, nel 1785 circa il pittore francese Louis Jean Franois Lagrene esegu anche lui un bel ritratto simile a quello di Jacques van Loo, e
17 F. Hopkinson, LAllegro. Il Penseroso, in American Magazine and Monthly Chronicle for the British Colonies n. 1, novembre 1757, pp. 84-88. Cfr. Hopkinson, The Miscellaneous Essays and Occasional Writings, editi da W. Dunlap, Philadelphia 1763. Nel 1777 lo stesso autore pubblicher il libello The Political Catechism, Il catechismo politico, a sostegno e giustificazione della guerra di indipendenza anti-coloniale nel suo Paese e altrove. Si deve in parte a Hopkinson anche il disegno della bandiera degli Stati Uniti dAmerica.

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con lo stesso titolo (Muse du Louvre, Parigi). NellOttocento, quello del ritratto malinconico diverr un vero e proprio genere pittorico, eccezionalmente raffigurante un uomo e quindi privo di intenzioni allegoriche, tuttal pi simboliche: si veda lesempio di pi versioni della Melancholia di Edvard Munch, eseguite fra il 1891 e il 1896, due delle quali alla Nasjonalgalleriet di Oslo e al Kunstmuseum di Bergen in Norvegia. In questi tendenziali autoritratti, il paesaggio marino di sfondo assume rilevanza non secondaria. 18 Fra i ritratti femminili intitolati alla Malinconia, in varie lingue europee, sono da ricordare quelli dipinti da Constance-Marie Charpentier (Muse de Picardie, Amiens, Francia; 1801), da Francesco Hayez (Pinacoteca di Brera, Milano; 1840-41), da Arnold Bcklin (Kunstmuseum, Basilea; 1871-72), da Edgar Degas (Phillips Collection, Washington; ca. 1874), da Josef Israls (Rijksmuseum, Amsterdam; ca. 1880-99), da Jean-Jacques Henner (possibile ritratto di Suzanne Valadon: collezione privata; seconda met del secolo). Pi di una sono poi le malinconiche, o le Mlancolies, dipinte da Jean-Baptiste Camille Corot. A distanza di anni dalla fine della stagione rivoluzionaria in America e in Europa, nella lirica su citata di Keats la Malinconia era tornata a essere velata come quella di Milton. Ma ella aveva il pregio di convivere con la Bellezza e col Piacere: difficile, gustare luna o laltro senza la condivisione con la Malinconia e lintercessione da parte di essa; perfino lemozione estetica ha un suo costo. Ecco il ritratto della sublime Dark Lady, quale illustrato nei versi del poeta inglese: Ay, in the very temple of Delight/ Veild Melancholy has her sovran shrine,/ Though seen of none save him whose strenuous tongue/ Can burst Joys grape against his palate fine;/ His soul shall taste the sadness of her might,/ And be among her cloudy trophies hung (Ahi, proprio nel tempio della Delizia,/ Malinconia velata ha il suo regale santuario,/ invisibile a tutti tranne a chi con ostinata lingua/ sa schiacciare gli acini della Gioia contro un fine palato./ La sua anima guster il triste potere di lei,/ e poi se ne star fra i suoi trofei appesi tra le nuvole; vv. 25-30). Per la verit, la tardiva allegoria di Keats assomiglia pi a una delle statue neoclassiche di Antonio Canova che a una
18 E. Munch torner sul tema espressamente, ed espressionisticamente, nel 1896-99 e nel 1906-07. In entrambi i casi la figura umana di una donna: nel primo caso, la sorella Laura, sofferente di disturbi mentali; nel secondo, non dato scorgerne il volto n ricostruirne lidentit. Veri e propri autoritratti, intitolati Melancholik, saranno invece quelli del polacco Wojciech Weiss (1875-1950). Ritratti malinconici con soggetti maschili non erano comunque certo una novit: basti citare Bartholomeus Hopfer, Exilium Melancholiae, con lallora immancabile e giocoforza asessuato teschio in primo piano (Muse des Beaux-Arts, Strasburgo; ca. 1643).

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romantica eroina. A ogni modo, essa rappresenta laltra faccia del Piacere, Delizia o Gioia che sia, e non aliena da unammiccante ironia o autoironia da parte del poeta malinconico. Unimmagine letteraria della dolce malinconia ancor pi pertinente pu rinvenirsi in una confessione del filosofo danese Sren Kierkegaard, nellopera Enten-Eller ovvero Aut-Aut, firmata nel 1843 con lo pseudonimo Victor Eremita: Fuori del mio nutrito giro di conoscenze, mi rimane un intimo confidente: la mia malinconia. Nel bel mezzo della gioia o del lavoro, lei fa un segnale e mi chiama in disparte, anche se fisicamente resto sul posto. Detta malinconia lamante pi fedele da me conosciuta: nessuna meraviglia, se ne ricambio lamore, di conseguenza (prima sezione, Diapsalmata ad se ipsum). Negli stessi aforismi, lautore aggiunge che di solito lattitudine malinconica non disgiunta da senso del comico. Anzich disgusto e pi o meno volontario esilio, insomma, un temporaneo chiamarsi fuori e prendere le distanze dal mondo, per poterlo meglio osservare e considerare criticamente. Nel capitolo Riflessi della tragedia antica nella modernit , incontriamo una valutazione pi generale e drammatica: Dallantica Grecia si differenzia non poco la nostra epoca, in quanto pi malinconica e incline alla disperazione: abbastanza malinconica per, da rendersi meglio conto della natura della responsabilit. Messa in questi termini, in quelli cio di una pretesa superiore coscienza del bene e del male, la questione fa sorgere il sospetto che qui si alluda a complessi di colpa ancor pi che a sensi di responsabilit etica. Il pensiero di Nietzsche, e lanalisi di Freud, sono gi alle porte. Unobiezione alternativa, di ascendenza hegeliana, pu essere tuttavia che la cosiddetta coscienza infelice possa anche nascere da una falsa coscienza, i cui motivi a monte siano di ordine sociale e politico. 19

19 Cfr. Sandra Plastina, Lenigma della melanconia. Identit e rappresentazione della vita psichica in J. Butler, in Fare e disfare. Otto saggi a partire da Judith Butler, a cura di M. Pasquino e S. Plastina, Mimesis, Milano-Udine 2008 (con speciale riferimento a J. Butler, The Psychic Life of Power: Theories in Subjection, Standford University Press, 1997; e Precarious Life: The Powers of Mourning and Violence, Verso, Londra-New York 2004: per la trad. it., si veda la nota n. 9). A riprova di quanto i temi della malinconia e dellangoscia siano collegati con una personale rilettura della filosofia continentale, da parte della stessa pensatrice americana, si legga pure J. Butler, Kierkegaards Speculative Despair in The age of German idealism (a cura di Robert C. Solomon e Kathleen M. Higgins, Routledge, Londra-New York 1993 e 2003).

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9 Thomas Cole, Il Penseroso, paesaggio romantico malinconico, ispirato con qualche libert al poemetto di J. Milton dallo stesso titolo: fra i personaggi, si noti perfino una Madonna col Bambino

Una malinconia urbana Lo studioso della malinconia Jean Starobinski ha dedicato a Charles Baudelaire ben tre saggi: La Mlancolie au miroir. Trois lectures de Baudelaire (Ed. Julliard, Parigi 1989).20 Pi una poetica che unestetica della malinconia, espressa altres dal poeta francese in scritti in prosa. Qui commentiamo in breve la sua lirica pertinente pi famosa Spleen, nella raccolta Les fleurs du Mal, I fiori del male, pubblicata nel 1857 e riedita nel 1861. La parola francese mlancolie non vi risuona, ma il termine inglese spleen del titolo significa inizialmente bile; in seguito, passa a designare nullaltro se non la malinconia.
20 Cfr. J. Starobinski, La malinconia allo specchio. Tre letture di Baudelaire, trad. it. di D. De Agostani, prefazione di Yves Bonnefoy, Garzanti, Milano 1990. Piace qui riportare almeno un paio di aforismi in prosa, dai Diari intimi di Baudelaire: Non nego che la gioia possa allearsi con la bellezza, ma la prima ne uno degli ornamenti pi volgari, mentre la malinconia sua eminente compagna da sempre. [] Una testa bella e seducente, voglio dire una testa femminile, lascia sognare di volutt e insieme di tristezza, sia pure in forma confusa. Ci presuppone unidea di malinconia, di indolenza, perfino di saziet, e nondimeno il suo contrario, ossia un desiderio e ardore di vivere, associato a una rifluente amarezza, quasi originata da qualche privazione o disperazione. Il mistero e il rimpianto sono altrettanti caratteri del bello. Una bella testa maschile non ha invece bisogno di suggerire, sintende agli occhi di un uomo e forse tranne che a quelli di una donna, una tale idea di volutt, la quale nel volto femminile risulta tanto pi provocante e attraente quanto esso in genere appare pi malinconico (I 10). Non potrebbe darsi una giustificazione e teorizzazione migliore, del ritratto malinconico al femminile.

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Neppure, questultima unallegoria impersonata, come abbiamo visto presso altri poeti quali Milton e Keats. Nel testo tuttavia, compaiono vaghe e fugaci personificazioni, quali una Speranza soccombente e lAngoscia vittoriosa. Ciononostante, protagonista assoluto resta il paesaggio, che da esteriore si fa interiore, tramite un processo di riflessione e di introiezione. A dire il vero, la proiezione reciproca. Infatti quel paesaggio attendibilmente urbano, funestato dal maltempo, influisce sullanimo del soggetto almeno quanto la sua malinconia si riversa sul paesaggio, confondendosi con esso e allegorizzandolo ai propri fini espressivi. Va da s, quel soggetto il poeta stesso, ma in maniera talmente intensa, che esso facilmente corrisponde e si identifica con una soggettivit malinconica estesa. La forza della soggettivit malinconica sta appunto nel travestirsi da oggettivit, quasi simulandola. Nellarte del Novecento, unanaloga visione della realt venne specialmente recepita dallEspressionismo, dal Surrealismo e ancor prima di questultimo dalla cosiddetta Pittura Metafisica. Al posto del poeta o del pensatore, abbiamo ovviamente un artista, quale fu eminentemente Giorgio de Chirico. Nella sua pittura metafisica il tema emerge nominalmente nel 1912 con Melancolia, ma il biennio successivo a essere maggiormente segnato dalla vena malinconica, in opere quali La malinconia di una bella giornata, Stazione Montparnasse (malinconia della partenza) , Piazza dItalia (malinconia di autunno) e Mistero e malinconia di una strada . Di nuovo durante e al termine o subito dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1916 e 1918 o 1919, abbiamo due quadri rispettivamente intitolati La malinconia della partenza e Malinconia ermetica. Assai pi tarda, del 1938, Melanconia delluomo politico. Come altri dipinti di De Chirico ed eccetto La malinconia della partenza e Malinconia ermetica, essi rappresentano vedute urbane, in cui non di rado elementi classicistici si mescolano con altri tipici dellera industriale. A differenza che le rovine frequenti nei paesaggi dellarte barocca o di quella romantica, ci che conferisce loro unatmosfera malinconica sono una spaesante trasfigurazione e una studiata semplificazione della realt, le quali rasentano quella visione onirica che verr privilegiata dai Surrealisti. Ma vediamo se per caso ricorre, al loro interno, qualche riconoscibile residuo allegorico. Non mancano figure o sagome suggestive, quali la bambina che corre facendo ruotare per gioco un cerchio davanti a s in Mistero e malinconia di una strada, oppure la statua monumentale vista di spalle in Melanconia delluomo politico. Per ce n una che ha una sua storia, e che ritroviamo in pi opere di De Chirico, oltre che in Melancolia, in La 23

malinconia di una bella giornata e in Piazza dItalia. Dovette esserci unassociazione piuttosto stretta fra questimmagine e la malinconia, nella mente del pittore. Si tratta di una scultura ellenistica di Arianna giacente e dormiente, di cui sussistono copie in pi musei europei. Stando al mito che era piaciuto a Friedrich Nietzsche, leroina viene abbandonata durante il sonno da Teseo su unisola deserta. Al suo risveglio ella lamenter la propria solitudine e disperazione, ma alla fine sar consolata dal dio Dioniso. Secondo una interpretazione gi antica, un tale incontro avverr non nellimmediatezza della vita, bens nelleternit della morte. La verit che ignoriamo che cosa davvero accadde dopo il risveglio di Arianna. Ma, lo insegna sempre il mito, sappiamo che lei sa come entrare e uscire indenne dai labirinti dellinconscio. Sar di qualche profitto questa sua esperienza?

10 Lutto, malinconia e angoscia, in tre figure femminili rispettivamente di Angelica Kauffmann (stampa ripresa da un ritratto perduto), Federico Zandomeneghi (Associazione Edmondo Sacerdoti, Milano; 1912-13) e Kthe Kollwitz (si veda il testo principale)

Ancor pi che dellanima umana e della coscienza in generale, quellArianna addormentata al centro delle belle piazze dItalia di De Chirico, e attorniata da lunghe ombre, unallegoria dellintuizione artistica. I sogni apparentemente stravaganti dellarte allora contemporanea sono futili distrazioni, o utilizzabili presentimenti e avvertimenti? Almeno in retrospettiva, essi non paiono meno irrazionali di certi incubi dellesistenza e della Storia. La stessa storia dellarte sembra avere un senso, l dove la Storia tout court non sempre mostra di averne, quasi che si tratti di percorsi paralleli sebbene comunicanti. Fra i Surrealisti, Salvador Dal fu un altro frequentatore dellispirazione malinconica, alternata a 24

esibizionistici entusiasmi. Suoi sono alcuni ritratti femminili malinconici, ovviamente aggiornati alla maniera surrealista. Ma qui pi interessa un composito paesaggio alla Hieronymus Bosch, dallo strano titolo come tante opere di Dal: Idillio atomico e uranico malinconico (Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid). La data di composizione non a torto richiama alla mente il bombardamento atomico da parte di aerei degli U.S.A. sulle citt giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nel 1945. Questo evento dovette esercitare una profonda impressione sullartista, per lo pi distaccato dallimpegno politico. Se non proprio politica, la malinconia del quadro in questione storica: il termine idillio presente nel titolo da intendersi come amaro sarcasmo. Esso fa da pendant con la pi celebre Guernica, dipinta da Pablo Picasso allepoca della guerra civile in Spagna. Laereo bombardiere che vola al centro del paesaggio di Dal, sganciando il suo carico di morte, lascia scarso spazio allallegorismo e relega in secondo piano perfino le componenti surreali. Una constatazione malinconica investe di sospetto lutilizzo della tecnica nella modernit, e la civilt da essa prodotta. Daltronde, lallegoria era riapparsa nel quadro dellespressionista tedesco Otto Dix Melancholie, nella veste abbastanza inedita di una donna nuda e dallo sguardo perverso. Seduta in un interno su un basso sedile, ella solleva con un braccio e una mano un manichino presumibilmente maschile, mostrandogli un bagliore dincendio oltre una finestra. Ai piedi di lei giace il teschio tradizionale delle Vanitas pittoriche, ma il suo ghigno sinistro ha poco del vecchio memento mori con intento edificante (Kunstmuseum, Stoccarda; 1930). Pi che altro, la Malinconia di Dix ricorda quelle di Lucas Cranach, premonitrici di imminenti sventure. Un Elogio della malinconia o verr invece dipinto dal surrealista Paul Delvaux nel 1948, a catastrofe avvenuta (collezione privata). Questallegoria femminile ugualmente nuda e riccamente ingioiellata, sdraiata su un sof in un interno dallarredo antiquato e artificioso. Unica nota di modernit, lampade elettriche illuminano lambiente vagamente equivoco, una via di mezzo tra una casa di piacere di lusso e una sala daspetto di prima classe in una stazione ferroviaria. Se paragonata alla statuaria Arianna pure seminuda di De Chirico, questa signora malinconia s sveglia e immortalata in carne ed ossa, ma non meno impassibile nel suo ruolo da rebus. Lerotismo freddo e malinconico di Delvaux si pu infine confrontare con la sensualit discreta di un maestro della malinconia urbana anzi, metropolitana , lo statunitense Edward Hopper. Nella sua produzione non c nulla di surreale o di onirico. La 25

realt da lui ritratta non trasfigurata n deformata; tuttal pi, per cos dire, essa sovraesposta. In un suo dipinto intitolato Escursione nella filosofia, un uomo in maniche di camicia siede sulla sponda di un letto, mentre una donna seminuda riposa distesa alle sue spalle. Poggiato a fianco del primo, un libro aperto in formato tascabile. Un quadro solo in parte visibile appeso a una parete della camera. Uno scorcio campestre si intravede attraverso una finestra spalancata (collezione privata; 1959). Ivi la malinconia diffusa; ogni congettura causale immediata diventa banale, n importa molto quali pensieri attraversino la mente delluomo dallespressione corrucciata, che anzich guardare la natura luminosa oltre la finestra concentra platonicamente? la sua attenzione sul riquadro di luce da essa proiettato sul pavimento. Evidentemente qualcosa si incrinato, nel rapporto con una dimensione naturale del vivere. Ci contribuisce a far s che allinterno della stanza alberghi una doppia solitudine. La filosofia non nella lettura del libro lasciata in sospeso, bens in quella gran parte del mondo che uno stile di vita stereotipato ha escluso dalla nostra comprensione e partecipazione. Questa filosofia di Hopper sar pure un po nave. Le va comunque riconosciuto il merito di aver rispecchiato certe condizioni, che hanno consentito alla malinconia di divenire un fenomeno endemico, da elitario o circoscritto che era. 21

21 Nella produzione di Hopper, un precedente Morning Sun del 1952, dove alcuni ingredienti sono analoghi ma la malinconia rischiarata dal sole al mattino tutta urbana e il soggetto malinconico una donna. Probabilmente, Excursion into Philosophy si ispira anche allo schema compositivo assai simile di un dipinto dellitaliano Mattia Preti: Boezio e la Filosofia (collezione privata; ca. 1680). In questo caso, la situazione ben pi drammatica e meno erotica. unallegoria femminile della filosofia, piuttosto discinta in verit, a sedere sul bordo del letto e a consolare con i suoi discorsi Severino Boezio, condannato a morte. I libri dellantico filosofo e politico romano giacciono sul pavimento, e lambiente un oscuro carcere, privo di visibili finestre. Per quanto riguarda invece le scene cittadine di Hopper, si potuto stabilire un paragone con lantecedente delle non meno malinconiche periferie urbane del nostro Mario Sironi.

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11 Edvard Munch, Melancholia: Kunstmuseum, Bergen, Norvegia; 1894-96

Lutto, malinconia e angoscia Nel saggio del 1915 Lutto e melanconia, Sigmund Freud distingue fra lutto consapevole per la perdita delloggetto del proprio amore o desiderio, e malinconia come nostalgia causata da una separazione da qualcuno o qualcosa, non ben identificata per effetto di una eventuale rimozione dei ricordi relativi: Saremmo quindi inclini a connettere in qualche modo la malinconia a una perdita oggettuale sottratta alla coscienza, a differenza del lutto in cui nulla di ci che riguarda la perdita inconscio.22 Nel primo caso la sofferenza pu restare nel vago oppure orientarsi verso altri oggetti, non solo in quanto desiderio compensatorio, ma anche come risentimento nei confronti di se stessi o di terzi.
22 S. Freud, Lutto e melanconia, in Metapsicologia, trad. it. di R. Colorni, Bollati Boringhieri, Torino 2002; p. 128. Cfr. un saggio del 1956 di Ludwig Marcuse: Due diagnosi dellangoscia: Freud e Kierkegaard (Zwei Diagnosen der Angst: Freud und Kierkegaard), in Sigmund Freud. La sua concezione delluomo, trad. it. di M. Don, Garzanti, Milano 1971. Lautore vi critica la ereditariet dellangoscia sia nella concezione religiosa di sensi di colpa per un peccato originale, sia in quella freudiana di rimorsi per una uccisione del padre primigenio. Pure per Kierkegaard langoscia nasce dal rischio di una perdita di s, anzi del s in senso radicale. Essa anzitutto sconcerto di fronte allassoluta libert umana, di agire tanto per il bene quanto per il male fino ad estreme conseguenze. Il che equivale al potersi sentire abbandonati a se stessi, in balia di forze che minacciano di annullare il soggetto e oggetto dellazione, luomo nella sua essenza. Sconcerto tanto maggiore, quanto quelle forze distruttive si presentano come endogene, prima di realizzarsi allesterno e potersi ritorcere contro la loro fonte di provenienza.

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Gli oggetti in questione possono inoltre non essere singole persone, bens entit collettive o astratte, e unapprensione che a questo punto chiameremo piuttosto angoscia pu scaturire perfino dal timore di una perdita a venire, non esclusa quella di s ovvero della propria memoria identitaria. Sempre che si accetti limpostazione inaugurata dal padre della psicanalisi, in questa breve sintesi sono gi impliciti i confini tra lutto, malinconia e angoscia, i quali per sono tuttaltro che netti anche in condizioni psichiche non patologiche. Molto dipende da quale criterio di normalit, e quale concetto di inconscio. In unaccezione filosofica e non clinica, linconscio tanto dentro quanto fuori di noi, in una relazione di tendenziale specularit e ripercussione emotiva. pur vero che facilmente la malinconia pu degenerare in angoscia, e in media un soggetto malinconico maggiormente propenso a concepire immagini angosciose. Nella storia dellarte, abbiamo visto Michelangelo ritratto da Raffaello nelle vesti del filosofo presunto malinconico Eraclito. Nel Giudizio Universale affrescato dal primo nella Cappella Sistina in Vaticano, incontriamo la figura di un dannato, divenuta emblematica del sentimento dellangoscia. Con una mano egli si copre un occhio, mentre laltro sbarrato nella visione della propria perdizione. La sua perdita di s infatti definitiva, stando al credo religioso. Angoscia appunto il rendersi conto non solo di una perdita, ma soprattutto della sua irrimediabilit, e ci la imparenta sia con il lutto sia con la malinconia, tanto da potersi dire una somma delle due. Assai pi tardi, avremo immagini a carattere laico, ispirate allo stesso sentimento. Ad esempio, la sagoma deforme quasi deformata dalleco del proprio urlo nellaltrettanto famoso dipinto Lurlo di Edvard Munch (Galleria Nazionale, Oslo; 1893). In altri casi, come in certi autoritratti di Vincent van Gogh o in seguito della tedesca Elfriede LohseWchtler, il timore della perdita di s coincide con quello purtroppo realistico della follia. Nellambito dellEspressionismo tedesco, unangoscia a sfondo sociale pi che esistenziale quella illustrata da Kthe Kollwitz, l dove il tema la perdita indotta della dignit della persona, come in Nachdenkende Frau (Donna pensosa, in due versioni consimili, di cui una al Milwaukee Art Museum, U.S.A.). Questa litografia del 1920 notevole, anche perch il modello palese quello michelangiolesco della Cappella Sistina. Questo dannato per su questa terra e al femminile. Una sua mano insiste nel coprire un occhio, ma ambedue sono chiusi, per non vedere la miseria intorno e le prove della propria impotenza o dellaltrui mancanza di piet. Pi che una vena patetica ancora ottocentesca, 28

nella grafica e nella scultura della Kollwitz c la capacit di avvertire un presente drammatico e di preavvertire un destino comune tragico, a conferma del fatto che motivi storico-politici sovente si affiancano a quelli individuali nel determinare uno stato danimo quale la malinconia e nel trasformarla in angoscia. Sia presso la Kollowitz sia nella LohseWchtler, si rileva poi quel complesso elemento psicologico prevalentemente femminile che Julia Kristeva analizzer come abiezione. Larte di entrambe venne considerata degenerata dai Nazisti in Germania. A stento la Kollowitz pot evitare linternamento in un campo di concentramento, morendo poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. La Lohse-Wchtler fu soppressa in una finta casa di cura per malati mentali.

12 Giorgio de Chirico, Melancolia: collezione privata (1912); Otto Dix, Melancholie: Kunstmuseum, Stoccarda (1930)

Resta da chiedersi in che modo la malinconia, o langoscia sua figlia illegittima, possano suscitare o alimentare la riflessione filosofica. Paradossalmente un pensatore quale Martin Heidegger, compromesso col Nazismo e comprensibilmente controverso, pu fornirci qualche spunto utile per abbozzare una risposta. Di lui, ricorre qua e l una citazione da Essere e tempo, secondo cui la radice di ogni atto creativo affonderebbe nella malinconia, anche se non detto che tutti i malinconici debbano essere soggetti creativi n che la malinconia sia necessariamente lanticamera del sublime. Ne consegue per che, in quanto agire creativo ed essenziale dellesserci umano, la filosofia nella Grundstimmung 29

della malinconia, l dove Grundstimmung sta per umore di fondo.23 Tuttavia, una asserzione del genere non risulta molto originale n specifica. Essa si colloca nella scia di una tradizione di rivalutazione della malinconia in quanto sentimento o temperamento creativo, che abbiamo visto essere antica e gi di per s filosofica. Cercando qualcosa di meno generico, lo rinveniamo in un passo di Introduzione alla Metafisica, corso accademico tenuto nel 1935, ma il cui testo stato riveduto e pubblicato da Heidegger nel 1966. Una certa vena intimistica, insolita in un filosofo, fa s che anche questo brano sia spesso citato: Non si tratta, presumibilmente, di una domanda qualsiasi. chiaro che la domanda Perch vi , in generale, lessente e non il nulla? la prima di tutte le domande. Non certo la prima per quanto riguarda lordine temporale. I singoli, e anche i popoli, si pongono una quantit di domande nel corso del loro sviluppo storico attraverso i tempi; affrontano, esplorano, indagano ogni sorta di cose prima di imbattersi nella domanda: Perch vi , in generale, lessente e non il nulla?. Capita [...] a ciascuno di noi di essere, almeno una volta e magari pi di una, sfiorato dalla forza nascosta di questa domanda, senza tuttavia ben rendersene conto. In certi momenti di profonda disperazione, ad esempio, quando ogni consistenza delle cose sembra venir meno e ogni significato oscurarsi, la domanda risorge. Pu darsi che una sola volta essa ci abbia colpito, come il suono cupo di una campana echeggiante nellintimo e che vada via via morendo. Oppure la domanda si presenta in una esplosione giubilante del cuore, allorch repentinamente tutte le cose si trasformano e ci attorniano come per la prima volta, tanto che riuscirebbe pi facile concepire che esse non siano piuttosto che siano proprio come sono. La domanda si presenta anche in certi momenti di noia, quando ci sentiamo ugualmente distanti dalla disperazione come dalla gioia; ma in
23 M. Heidegger, Essere e tempo, trad. it. di P. Chiodi da Sein und Zeit (1927), Longanesi, Milano 1992; pag. 271. Potremmo essere tentati di considerare le simpatie di Heidegger per il Nazismo un effetto distorto della sua malinconia, e indizio della natura morbosa di essa. Ma sarebbe un azzardo quanto meno inopportuno. La malinconia tardo-decadente sembrerebbe essere impolitica o piuttosto bipartisan, se si tiene conto del fatto che altri, segnatamente un pensatore come Walter Benjamin, attribuiva scherzosamente il proprio temperamento malinconico alla circostanza di essere nato sotto il segno di Saturno, e fin vittima sia pure indiretta dei Nazisti. Sulla concezione della malinconia in Benjamin, si legga specialmente Max Pensky, Melancholy Dialectics: Walter Benjamin and the Play of Mourning, University of Massachusetts Press, 2001; e Giorgio Agamben, Langelo malinconico, in Luomo senza contenuto, Quodlibet, Macerata 1994 (vi si trova pure unoriginale descrizione e commento della Malinconia alata di Drer). Ma linterpretazione pi progressista probabilmente di Livio Bottani in Malinconoia ed epoch (Mercurio, Vercelli 1995), secondo cui la malinconia pu funzionare da cesura nel conformismo dellio, infrangendo i luoghi comuni o i pregiudizi di un consenso oppressivo.

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modo tale che lincombente normalit di ci che induce a una desolazione nella quale appare indifferente che ci che sia o non sia. Allora, in guisa ancor pi pertinente, risuona ancora la domanda: Perch vi , in generale, lessente e non il nulla?. 24 Qui Heidegger d per scontato il nome del formulatore della domanda metafisica fondamentale, la quale avrebbe inaugurato la filosofia moderna. Peraltro, egli in parte altera quella formulazione e ne decurta la completezza. Nelloriginale , si tratta di un doppio interrogativo: in primo luogo, Pourquoy il y a plustt quelque chose que rien?, Perch c qualcosa piuttosto che niente?; in seconda istanza, suppos que des choses doivent exister, il faut quon puisse rendre raison, pourquoy elles doivent exister ainsi, et non autrement , supposto che delle cose debbano esistere, occorre che si possa rendere ragione del perch esse debbano esistere cos, e non altrimenti. 25 Pertanto, il secondo quesito sarebbe Perch le cose devono esistere cos, e non altrimenti?. Proprio su questultimo Gottfried W. Leibniz aveva basato il suo ragionamento relativo al principio di ragione sufficiente, convincente o meno che esso fosse, anzich sul primo quesito. Al momento dello smarrimento pi o meno malinconico, subentrava e si rinnovava quello di una pensosa meraviglia. Stupore, che non escludeva neanche il poter essere altrimenti delle cose, sia pure per assurdo. Di nuovo come nellantichit, la filosofia non scaturiva se non da una tale concatenazione: quasi un corto circuito, che in Heidegger stenta a riprodursi, concentrato e angosciato come egli sulla prospettiva eventuale del nulla dischiusa dal primo quesito. 26

24 M. Heidegger, Introduzione alla Metafisica, trad. it. di G. Masi da Einfhrung in die Metaphysik, Mursia, Milano 2003; pp. 13-14. Per una critica della concezione di Heidegger, basata peraltro sullesperienza terapeutica, cfr. Ludwig Binswanger, Melanconia e mania. Studi fenomenologici, trad. it. di M. Marzotto da Melanchonie und Manie (1960), Bollati Boringhieri, Torino 2006. 25 G. W. von Leibniz, Principes de la nature et de la grce, fonds en raison, 7; 1714. 26 Semmai quel colpo dala si era avuto nel 1928, in Max Scheler, La posizione delluomo nel cosmo (trad. it. a cura di Guido Cusinato, FancoAngeli, Milano 2004; p. 177), dove la grundfrage, la domanda fondamentale diventa Perch mai esiste un mondo? Perch e come mai io sono?: nelloriginale, Warum ist berhaupt Welt, warum und wieso bin ich berhaupt?. Il che implica Perch io sono io e non altro, ovvero un altro, in generale?, andando tendenzialmente in una direzione gi indicata da Leibniz, cio del problema di una chiusura monadica dellente coscienziale, ermetica salvo lintervento di un fattore comunicativo esterno, prestabilito e provvidenziale o meno che esso sia...

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13 Edward Hopper, Escursione nella filosofia: collezione privata; 1959

Altri saggi dello stesso autore, in italiano, agli indirizzi Web: http://www.scribd.com/doc/2078222/Tempo-spazio-e-narrazione http://www.scribd.com/doc/2181646/Il-Labirinto-e-il-Mandala http://www.scribd.com/doc/2257952/Sillogistica-figurata http://www.scribd.com/doc/2297024/I-cigni-e-la-luna-Archeologia-dellEssere http://www.scribd.com/doc/2531989/Nonostante-Raffaello-Altre-Annunciazioni http://www.scribd.com/doc/2533685/Zoom-su-Ernst-Bloch http://www.scribd.com/doc/3458860/Il-canto-delle-Sirene-o-le-voci-di-dentro http://www.scribd.com/doc/3461604/Alcesti-la-donna-che-visse-due-volte http://www.scribd.com/doc/38852748/Immagini-del-pensiero http://www.scribd.com/doc/43856778/Stupor-Mundi-la-meraviglia-filosofica http://www.scribd.com/doc/48276061/Orientalismo-stereotipi-e-archetipi http://www.scribd.com/doc/54208474/Cinque-ritratti-di-donne-a-Palermo http://www.scribd.com/doc/54997194/Locri-divinita-al-femminile http://www.scribd.com/doc/57710691/Morgantina-le-dee-ricomponibili http://www.scribd.com/doc/59895725/Antigone-e-la-Sfinge 32

http://www.scribd.com/doc/64657971/L-Aquila-Madonne-rosoni-e-chiostri http://www.scribd.com/doc/69349228/Figure-della-memoria-e-dell'inconscio http://www.scribd.com/doc/75902652/Il-Se-attraverso-l-Altro-nel-pensiero-arabo http://www.scribd.com/pinoblasone/d/78041708-Archeologia-mariana Copyright pinoblasone@yahoo.com 2012

14 Raffaello Sanzio, Michelangelo Buonarroti ritratto come Eraclito, particolare della Scuola di Atene, nelle Stanze Vaticane; e M. Buonarroti, un dannato, particolare del Giudizio Universale: Cappella Sistina, Citt del Vaticano, Roma

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