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ANNO V - N.17/18 - 2008 Gli elaborati possono essere inviati, al fine di essere
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30 novembre 2008 Salerno è competente per eventuali controversie.

In copertina: LAPIDARIO
immagine di
“È con i cattivi sentimenti
Ivana
che si fanno i buoni romanzi.”
Aldous Leonard Huxley
ivi_66@libero.it
SOMMARIO pag. CONTRIBUTO ANNUALE STAMPA
(4 numeri)
L’EDITORIALE 2 Tipologia contributi:

di Michele Nigro ORDINARIO ————————————————- € 20,00


Da Napoli a Taranto – Diario di viaggio di un 3
SOSTENITORE ——–———————————- € 30,00
uomo del Settecento BENEMERITO ———————————————- € 50,00
di Vincenzo Capodiferro ARRETRATI(1 copia)————————- € 6,00
Alcune considerazioni sul Novecento 17 ANNATA ARRETRATA —————————- € 24,00
di Davide Morelli Il versamento del contributo può essere
effettuato:
1)inviando i contanti in busta chiusa
L’immagine unificante della scrittura poetica e 19 (includendo l’indirizzo civico - compren-
del pensiero filosofico sivo di C.A.P. - presso cui si desidera
ricevere il periodico) al seguente indi-
di Apostolos Apostolou rizzo:

Sviste manzoniane 20 “Redazione Nugae” c/o Michele Nigro


Via G. Guinizelli n.14 Sc.A-22
di Carlo Iandolo 84091 Battipaglia (Sa)
2)versando la quota prescelta sul
Il sangue e il grano 26 Conto Corrente n.49914047 intestato a
Nigro Michele, via Guinizelli n.14 -
di Carlo D’Urso 84091 Battipaglia (Sa); specificando nella
causale: contributo annuale stampa NUGAE.
Frammenti su Body art di Don DeLillo 32 3)effettuando una ricarica PostePay
di Luca Viglialoro (www.poste.it) sulla carta n.:

Siddartha tra i Molti Loti 34 4023600458001577


di Franco Sardo 4)tramite Donazione PayPal dal blog di
“Nugae” http://rivistanugae.blogspot.com
Emily Dickinson e la traduzione di Eugenio 38 5)inviando un assegno o un vaglia al
Montale summenzionato recapito.
di Gandolfo Cascio Comunicare, al più presto, il tipo di con-
tribuzione scelta (specificando l’INDIRIZ-
SUONI DI LETTERE - Copioni e falsari 42 ZO CIVICO utile per effettuare il servizio
di spedizione) utilizzando la seguente
di Mario Visone e-mail: scrittiautografi@virgilio.it
Per informazioni: 333-5297260
L’INTERVISTA – Richard K. Morgan 45 LA SCADENZA DELL’ANNUALITA’ VERRA’ COMUNI-
CATA TRAMITE APPOSITO AVVISO INCLUSO NELLA
di Francesco Troccoli SPEDIZIONE DELL’ULTIMO NUMERO.

Swallow Inn - (L’inizio dell’incubo) 49 SERVIZIO DI RECENSIONE


di Alessandro Napolitano a cura della Redazione
La messa pezzente 57 Hai pubblicato recentemente un libro
di Antonio Padovano e ti piacerebbe leggere
Il tempo di una sigaretta 61 una nostra recensione su uno
di Michele Nigro
dei prossimi numeri di “Nugae”?
Vuoi far conoscere la tua opera
Un giardino fiorito 65 ai Lettori del nostro periodico?
di Silvana Sonno Ti piacerebbe realizzare una “recintervista”
con uno dei nostri redattori?
The Padre P.I.O. Show 68
di Michele Nigro E’ semplicissimo!
LA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO - 72 Versando un contributo di € 50,00 (“tassa di
Il cinema di Zhang Yimou
recensione”) utilizzando le stesse modalità di paga-
mento già collaudate per il servizio di abbonamento
di Mariano Lizzadro (vedi box “contributo annuale stampa”; causale da
indicare: SERVIZIO DI RECENSIONE “NUGAE”)
LA RECENSIONE 78 riceverai: una recensione di max. 2 pagine
(min. 5.000 - max. 10.000 caratteri spazi inclusi);
Luciano’s Paranoia 82 la pubblicazione della copertina del libro e delle
di Gianluca Grossi tue note bio-bibliografiche. Invia in Redazione una
copia della tua opera edita insieme a una fotocopia
POESIA 84 della ricevuta dell’avvenuto pagamento.
Autori Vari
Per informazioni: scrittiautografi@virgilio.it
CONTROEDICOLA 4ª oppure http://rivistanugae.blogspot.com
1
Le parole sono importanti! è che nessun "Galileo Galilei delle Lettere" dovrà fare

di Michele Nigro
pubblica abiura per aver scoperto ciò!
In realtà non sapremo mai con precisione cosa accade
A volte l'interpretazione soggettiva
tra i neuroni dell'essere umano che ascolta: una stessa
di una frase o di una singola parola
identica frase pronunciata ad altre cento persone deter-
può creare equivoci o deduzioni personali senza fine.
minerà cento differenti reazioni emotive e relative ri-
Qualcuno di voi potrebbe obiettare che in realtà non
sposte. L'uno, nessuno e centomila di pirandelliana
esiste un'interpretazione oggettiva ma solo quella sog-
memoria viene qui riproposto in chiave semantica, o
gettiva ha un futuro nell'economia delle relazioni uma-

L’EDITORIALE
meglio, psicosemantica. Non basta il semplice signifi-
ne.
cato delle parole a soddisfare le nostre esigenze lingui-
No, amici miei, la mia non è filosofia: è vita pratica. stiche, ma dobbiamo prevedere e a volte prevenire l'im-
Partire dal presupposto che le parole sono fisicamente patto emotivo che queste suscitano. Praticamente
limitate e confinate solo quando sono stampate è già di un'operazione impossibile da realizzare che minerebbe
per sé un atto di ingenua presunzione: anche il testo la stessa libertà dell'individuo. Quindi il linguaggio
scritto è fluido, libero, ribelle, incontenibile, riciclabile, come fonte di interpretazione unitaria dell'umanità di-
reinterpretabile, modellabile, adattabile… Soggettiva- venta un'utopia. Quando realizziamo questa spiacevole
mente adattabile. Chi legge lo sa e lo sa anche lo scrit- verità diventiamo un po' più soli, un po' più tristi, ma
tore intelligente che non si chiude nel suo castello fatto almeno più disincantati e quindi sereni. Ed è a partire
di personaggi apparentemente inattaccabili. Figuriamo- da questo preciso istante che molti scelgono il Silenzio.
ci poi la parola parlata, sonorizzata, quella che usiamo La lingua riesce a malapena a svolgere una funzione di
tutti i giorni non per relazionare dinanzi a un'assemblea coesione sociale: il linguaggio come un passe-partout
di filologi e glottologi, ma la parola quotidiana che sociale per la soddisfazione dei bisogni primari:
adoperiamo quando andiamo a fare la spesa, quando
- Scusi, a che ora parte il prossimo treno per Torino?
incontriamo un vicino, quando comunichiamo in fami-
glia sentimenti importanti, quando... viviamo. Insom- - Alle 19:20.
ma. Ci si accorge che una frase per noi lineare e sem- - Grazie!
plice da comprendere, assume nella mente del prossi-
mo una conformazione a cui non avevamo pensato, un - Prego.
significato complesso o addirittura diametralmente Senza il linguaggio sarebbe difficoltosa la trasmissione
opposto al pensiero che l'ha generata. Ma allora il lin- di una simile informazione; la scrittura in certi frangen-
guaggio e la letteratura che deriva dal tentativo plurise- ti è disagevole e porta via troppo tempo. E si consume-
colare di ordinare il linguaggio sotto forma di segni, rebbero troppi taccuini in giro per il mondo!
non sono nient'altro (si fa per dire) che il risultato di un
incontrollabile equivoco interpretativo? Ah, dimentica- Anche per quanto riguarda lo scambio delle parole ab-
vo! Ma il linguaggio basa la propria relativa tranquilli- biamo un donatore e un ricevente: il donatore sembra
tà sulla convenzione. La convenzionalità dei termini libero di agire, dal momento che è il "creatore" della
comunemente adoperati dovrebbe salvarci da questi frase che tra poco rivolgerà, ma in realtà la frase che
incidenti interpretativi; eppure qualcosa non va! Alla formula è già condizionata a priori nella sua mente,
parola "cane" la nostra mente (dove per mente s'intende schiavizzata dal substrato culturale, filtrata dalla me-
l'insieme delle nostre capacità intellettive supportate da moria, ricalibrata dall'esperienza. Il ricevente non fa
memoria, esperienza, cultura, istruzione…) associa un una vita migliore: oltre a subire una frase già adulterata
essere animato generalmente peloso, che cammina a sul nascere, dovrà in realtà sopportare anche la propria
quattro zampe e che quando è l'ora di uscire emette un schiavitù interpretativa determinata da quegli stessi
suono anche questo convenzionalmente definito ab- fattori che hanno condizionato la frase del donatore
baio. Il discorso, se compiuto su un singolo termine, (cultura, memoria, esperienza…)
appare scontato e anche un po' banale, diciamocelo. Il Se i fattori coincidono, si possono avere delle buone
problema comincia quando aumenta la complessità e la possibilità comunicative senza incidenti. Ma ciò non ci
quantità del discorso composto da queste singole unità autorizza ad abbassare la guardia.
chiamate parole. Ecco che le interpretazioni non sono
più tanto scontate e le soluzioni proposte dal nostro In poche parole: quella dell'essere parlante (e scrivente)
inconscio (più che dalla nostra ragione) aumentano è una vitaccia!
vertiginosamente e in maniera proporzionale alla no- Se riflettessimo per un attimo sulla flebile condizione
stra esperienza, alla nostra capacità deduttiva, alle ela- umana, ci accorgeremmo di come la storia (sia univer-
borazioni dietrologiche, all'insondabile che ci persegui- sale che personale) non è nient'altro che un miracolo!
ta, alla cultura che ci è stata spalmata addosso o a quel- Un miracolo laico e fisiologico (se volessimo interpre-
la che ci siamo cuciti volontariamente nel corso degli tare l'emissione dei suoni solo su una base organica
anni… Una frase pronunciata nella più totale e ingenua stimolata da alcune aree cerebrali deputate all'elabora-
spontaneità può offendere! Perché? zione delle parole) che si rinnova di giorno in giorno.
Una frase assolutamente priva di malizia per una per- Le dichiarazioni di guerra, i divorzi, le liti per il posto
sona, può generare ira e risentimento in un'altra con auto, le incomprensioni familiari, le antipatie personali
conseguenze a volte spiacevoli. La parola, dunque, che si perpetuano per anni, le chiusure al dialogo, l'in-
perde la propria inossidabile autonomia: assistiamo al comunicabilità tra gli individui: riuscire a passare in-
passaggio, anche per il linguaggio, "da un sistema geo- denni attraverso tutte queste più o meno affidabili rein-
centrico a un sistema eliocentrico". Non sono più gli terpretazioni del nostro pensiero è già di per sé un
esseri umani che girano intorno alla Parola, ma è la grande miracolo. Altro che "il pane che diventa car-
parola che gira intorno all'uomo. E la cosa interessante ne"! Il vero miracolo è riuscire semplicemente a farsi
capire dagli altri.

2
Da Napoli a Taranto tra i più conosciuti, già ampiamente studiati dal

di Vincenzo Capodiferro
Motta (2), il quale riprende in tale contesto lo studio
Diario di viaggio del Castelli. Per non andare troppo lontano, pure in
SAGGISTICA di un uomo del Settecento tempi più recenti, allorché la Lucania ancora custo-
diva quell’alone misterioso di inaccessibilità e di
conservazione di un’ancestrale cultura incontamina-
Occorre una lotta drammatica e tenace ta, si possono ricordare gli studi del De Martino, del
contro il tempo affinché, una volta superato Banfield, il famoso coniatore del contestuale famili-
smo amorale, a livello letterario del Levi, a livello
il miraggio della successione degli istanti, cinematografico capolavori di Pasolini, di Visconti,
resti solo il vissuto esasperato dell’attimo di Gibson. Non è il caso di addentrarsi in questa ul-
teriore indagine, se non per inciso ai fini di questo

“Da Napoli a Taranto”


che proietta l’individuo direttamente nell’eterno.
studio. Il nostro, come il Columella, è lucano, anche
E. M. Cioran se si definisce il Neapolitano Giacomo Castelli, sia
perché in linea paterna è napoletano, sia per una
A Mario De Stefano, questione di omaggio verso Carlo III di Borbone, sia
perché a Napoli ebbe importanti incarichi e svolse il
amico e padrino suo patronato giudiziario. Ciò che accomuna i due è
di pindarici viaggi non solo la “lucanità”, essendo il Columella nativo
sulle frontiere di Craco, ma anche la direttiva dell’itinerario Napo-
li-Taranto (3). Per il resto è una costante del Castelli
dei nostri pensieri il confrontarsi con autori pugliesi, come il Tafuri ed
il De Ferrariis, detto il Galateo. Questo lavoro stori-
co sicuramente alimenta ancor di più quell’illibato
INTRODUZIONE Mito della Lucania sconosciuta, che non è solo il
1. Nel 1999 il compianto Antonio Motta da Lauren- titolo di un libro (4), ma anche l’essenza di una real-
zana ci affidava l’incarico di tradurre dal latino tà più sostanziale, perché più nascosta, meno feno-
l’Epistola di Giacomo Castelli a Giovanni Bernardi- menica. E come non ricordare, sempre su quella scia
no Tafuri. Ci aveva seguito nei nostri sforzi, ma al- avventurosa di cui prima, alcuni di questi insigni
lora si profilava, da parte sua, la realizzazione di un viaggiatori, immaginari o reali, rammentati dal Fier-
sogno, da tanto tempo carezzato da molti storici. ro? Sthendal, Borjès, Douglas, Du Camp, Goethe,
Sapevamo benissimo che la storia non s’inventa, Lawrence, Lear, Lenormant, Swinburne, Toqueville
anzi - ricordando il Vico - la storia è filologia, il ve- e tanti altri? Riportiamo, per dare idea di questo mi-
rum ed il factum convertuntur. Nulla omettemmo to, solo una citazione, sempre dal testo, di François
allo scopo di trovare notizie e studiare documenti Lenormant: In effetti, a fianco dell’Italia, che tutto il
che si rivelassero utili alla comprensione del testo ed mondo conosce, esiste, quando ci si inoltra
a far luce sui passi più oscuri e controversi della Let- nell’estremo meridione, una seconda Italia scono-
tera, molti dei quali restano ancora misteriosi e di sciuta che non è meno interessante dell’altra, né
difficile interpretazione. Restituimmo allora al no- inferiore per bellezza di paesaggi e grandezza di
stro geostorico il materiale rielaborato per un ulte- ricordi storici. Dal Settecento ad oggi qualcosa è
riore approfondimento da parte sua, ma la morte lo cambiato, ma l’atteggiamento spirituale di chi si
colse improvvisa a Potenza, interrompendo una serie avvicina a queste terre è sempre lo stesso.
interminabile di studi e lasciandoci un vuoto incol- 2. Sulla vita dell’autore dell’Epistola Giacomo Ca-
mabile culturale ed umano. È nostra intenzione, per- stelli, nato nella piccola cittadina lucana di Carbone
tanto, e motivo di grande riconoscenza, voler ripre- il 9 febbraio 1688 e morto in Napoli il 15 novembre
sentare questo inedito e prezioso documento, nel 1759 si rilevano le annotazioni già riferite dal Motta
ricordo del grande maestro, padre ed amico, che ha nel suaccennato studio sul Columella (5). Oltre alle
consacrato la sua vita, da itinerante, a percorrere, in note di Pedio, Giustiniani (6), Minieri Riccio (7),
qualità di Ingegnere Provinciale, tutte le strade della Soria (8), Castaldi (9), ma anche di Tropea (10), di
Basilicata e da storico a ripercorrere i vecchi itinera- Vitale (11), di Bozza (12), di Gattini (13) e di De
ri, già raccolti, descritti e sviluppati in numerosi suoi Pilato (14), si possiede una ricca scheda bio-
scritti; basti citare il Carlo Afan de Rivera. Burocra- bibliografica curata da De Pinto (15), descrivendolo
te intellettuale borbonico. Il sistema viario lucano come studioso attento ed attivo, laureato in utroque
preunitario (1). Abbiamo insomma ritrovato questa iure, molto stimato dal Mazzocchi e da Re Carlo di
briciola di storia per far luce sull’antico sud, ancora Borbone, che lo nomina nel 1755 Giudice della
sotto molti aspetti sconosciuto: il Reame di Napoli. Gran Corte della Vicaria e Accademico, dal 1755 al
E il luogo privilegiato, può darsi il più rappresentati- 1759 della Reale Accademia Ercolanense di Archeo-
vo di questa incognita ed arcadica connotazione, è la logia. Brevemente lo menziona il Cirelli nella sua
Lucania. Il cuore del sud è stato sempre, infatti, og- monumentale opera sul Regno di Napoli: Il ceto su-
getto di indagini dei più disparati ricercatori da tutte periore coltiva gli studi, ed ha esempi da imitare,
le parti del mondo. Di questi accurati itinerari - non
poscia che tra i suoi avi conta un Giacomo Castelli
riprendiamo quello Antonino che pur su questa terra tra i baroni di un tal cognome che morì Consigliere
descrive città e stationes - si può richiamare alla del Sacro Regio Consiglio sotto il Regno di Carlo
mente, ad esempio, quello dell’Onorati, del Tenore, III (16). Il Vitale ritraendo il suo carattere mite e
3
poco coraggioso, più propenso alla dottrina ed alle recuperare il patrimonio paterno, e appassionato di
Antichità che alla difesa delle cause, riferisce che agricoltura. Da questa con pena doveva sfuggire a mo-
nel gennaio del 1759 fu nominato Regio Consiglie- tivo di un prolungato ed incerto stato di malessere,
re, pochi mesi prima della morte e che in un conses- quando è preso da una grave malattia e pressoché con-
so di esperti sugli scavi di Ercolano e Pompei, ordi- sunto dall’ardore del brivido febbrile, allora il trascura-
nato dal Re Carlo il 13 dicembre 1755, il Castelli fu to fondo avito era vuoto durante i giorni della vendem-
prescelto e nominato membro dell’Accademia Erco- mia e l’autunnale tempesta. Da vecchio crescevano le
lanense. Per completezza comunque è opportuno ricchezze più per un rigoglioso incremento del patri-
monio familiare che per un avventizio guadagno, con
riportare, nella traduzione, la Notizia sulla vita e le l’aiuto dello stato di celibato e di una modesta, ma non
opere di Giacomo Castelli (17) scritta da lui medesi- misera, parsimonia. Ha scritto un libro De syndicato
mo ed apposta a principio della sua Dissertazione officialium (25), e le Enarrationes in acta divae Resti-
delle origini sulla lingua Napoletana. Trattato delle tutae (26), di tanto fortunato successo, che il S. Padre
origini delle consuetudini ed altri scritti, per Vin- Benedetto XIV, a lui dedicate, per la sua grande bene-
cenzo Pauria, Napoli 1754. volenza approvò attraverso scritti come ricche di dot-
Giacomo Castelli, napoletano di padre, nasce a Carbo- trina sacra e profana e richieste dall’alta perizia del
ne in una inconsueta notte invernale: raramente sulla diritto civile, anche il Muratori le commentò assai, e
città di Pisticci, a ridosso del fiume Casuento (18), ca- molti altri. Ha scritto pure le Notae ad Cerbellinum
de così lentamente tanta neve da inzuppare (19) la terra (27) ed una raccolta di opuscoli, tra i quali l’Epistula
della Lucania orientale, poco abituata ad un inverno ad Tafurum (28), l’Iter Altavilla (29), il De nomine
prolungato e rigido. Eppure in quell’anno assetata, ove Campani amphiteatri berolais (30), il De Serico (31), e
in pianura si sazia delle succose acque, ove in pendio, molti altri saggi (32): il Manibus de origine neapolita-
invece, ne rende facile il deflusso. Si fende viceversa narum consuetudinum (33); il De origine neapolitanae
essiccata ai soli estivi e alla frequente frana e col suo linguae, ab Oscorum usque radicibus petita (34); un
candore acceca gli occhi fissi in essa, sicché si potreb- commentario, distinto in tre libri, dal titolo De equestri
be credere che il nome «Lucania» derivi dal chiarore statua Retinae (35) e le Notae ad adjectiones Castellii
della biancheggiante creta (20). Crescendo, incammi- Avi ad Galluppum (36).
nato a buoni passi, si cura di Napoli, la paterna patria e 3. Per quanto riguarda l’Epistola del Castelli è bene
dell’Apulia, sito del Regno, prima che lo zazzeruto prima soffermarsi sulle sue opere, perché alcuni ne
soldato occupasse la Città (21). Si impegna nello stu- hanno messo in discussione l’esistenza di almeno
dio del diritto civile come uditore dell’edotto Gennaro due: i Campi Veteres e l’Iter Altavilla. E si tratta di
Cusani (22). In ogni modo credesse una tale facoltà De Pinto (37), di Giustiniani (38) e di Tropea (39). Il
universitaria come poco nobile né lucrosa senza quella
avvocatesca agitazione, perciò trattenuta in segreto, si Pedio, invece, alla stregua dei precedenti studiosi,
prepara comunque a dover rispondere ai giudici e il presenta l’inesistente Itinerario, come un importante
genere di orazione dei contenziosi si avvicinava spia- saggio, in cui l’autore descrive, con ampi riferimenti
nato, spedito, ricco, finché l’oggetto fosse stato esple- storici, alcuni centri del Lagonegrese (40). E di qui
tato con concisione e brevità, evitando i dilemmi e i le preoccupazioni del Motta: solo così si può spiega-
sinuosi meandri della disputa forense. Nelle questioni re l’ultratrentennale ricerca di questo Viaggio, solo
giudiziarie, molte delle quali ha divulgato ad opera di così si può giustificare la delusione che deriva dalla
calcografi, avanzava con stile ora poco più che somma- certezza che il saggio, forse solo pensato, forse solo
rio, ora più dettagliato e armonioso, conducendo il pro- manoscritto, non è mai stato stampato. Esso sicura-
blema con potenza espressiva attraverso un’argomenta- mente avrebbe proposto molte avventure archeolo-
zione procedente dalle figure proprie alla ragione del giche, missioni e scavi, alla ricerca di civiltà sepolte
genere universale. Maggiormente nel diritto, infatti, è del Lagonegrese interno […] la Valle del Sinni e il
più opportuno sceverare sul genere, che sulla specie, Vallo di Diano laddove le pietre parlano dei popoli
non tramite lo spregevole lenocinio dell’erudizione Sirini, in rapporto costante con i popoli della costa
(23) ma in modo che questo sembri addotto conforme- jonica e tirrenica (41). Siamo certi, però, almeno
mente alla natura della materia trattata (24) più che dell’esistenza di una delle due opere: l’Iter Altavilla,
ammesso a mezzo di sfacciata ostentazione. Per il mite altrimenti perché l’autore l’avrebbe menzionata nel
carattere, propenso alle lettere, errante si fa trasportare Preconio, sopra riportato, del 1754? Forse esiste
dall’insaziabile curiosità in ogni scienza, per diletto si solo come manoscritto, non è stato mai dato alle
applica in molteplici e svariati generi di saperi, consi- stampe, ma non potrebbe essere stato solo pensato.
derando di eguale pregio tutti gli studi. Amava ed am-
mirava molto e sempre l’arte poetica, per questo nel L’Epistola Jacobi Castellii neapolitani ad eruditis-
tirocinio al foro sceglie di imitare Basilio Iannelli, ora- simum virum Jo. Bernardinum Tafuri, come si legge
tore facilmente facondo in una macchinosa causa giu- nel Calcografo per il lettore alla seconda Edizione,
diziaria, altrettanto però poco capace in una inaspetta- inserita nella Dissertazione sulle origini della Lin-
ta, proprio come colui che fiorente nell’elogio poetico, gua Napoletana e un trattato sulle origini delle Con-
non piacenti le muse nell’ispirazione, ha deposto pre- suetudini, con altre dissertazioni, dell’Avvocato
maturamente l’anelito alla laurea corona, richiesta dal Giacomo Castelli, per Vincenzo Pauria, Napoli
comporre i versi, per convertirsi alla prosaica gloria. 1754, pp. 36-46, fu scritta nel 1733 e pubblicata per
Di slanciata corporatura, dall’aspetto specioso e di non la prima volta nel Tomo XII della Raccolta di Opu-
erta nuca, al minimo ambizioso, schivo delle aule regie scoli scientifici e filologici dal camaldolese Angelo
e, con una certa ostinata negligenza, delle soglie dei Calogerà, Venezia 1735, pp. 507-525. Giacomo Ca-
potenti, alquanto, invece, più accurato e diligente nel stelli pubblicò l’opera a Venezia due anni dopo
dover custodire il credito degli interessi familiari, nel
averla scritta e la ristampò venti anni dopo a Napoli.
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Queste coordinate geostoriche si possono spiegare Salvatorelli (45), tanto per fare degli esempi. I Greci
con due ordini di motivi: il primo è che proprio nel cedettero l’Italia al dominio dei Goti, al re Teodori-
1735 gli Ispano-borboni ripresero il Regno di Napo- co ed ancor più Narsete, secondo il giudizio del car-
li, che era in potere dell’Imperatore d’Austria Carlo bonense, invitò i Longobardi in Italia. Quello stesso
VI, con il giovane Carlo III, il quale governò fino al goto, commenterebbe il Vaccai, «sebbene fosse ve-
1759, lo stesso anno in cui morì Giacomo Castelli, nuto in Italia non come re di una nazione straniera,
lasciando a successore il terzogenito Ferdinando IV. ma come funzionario romano […] chiese di essere
Fu un periodo di tentativi di grandi riforme intrapre- investito della dignità regia in Italia e lo chiese al-
se con la collaborazione del toscano Bernardo Ta- l’Imperatore d’Oriente. E poiché l’Imperatore Ana-
nucci (1698-1783). Il secondo è che fu proprio nel stasio si oppose, col suo silenzio al riconoscimento,
1755 che il Castelli fu nominato membro dell’Acca- Teodorico fece il colpo di forza, si proclamò
demia Ercolanense, da che si può desumere la sua re!» (46).
premura nel ripubblicare la Lettera che denota il suo Da buon giurista l’avvocato di Carbone difende la
interesse archeologico. Fu, infatti, l’entourage di tradizione della romanità, quella sana idea che era
Carlo III di Borbone a valorizzare le risorse di que- continuata invece in Giustiniano, nel Corpus iuris
sto studioso lucano. L’evenienza che l’opera non civilis. Nell’accenno ai Longobardi emerge pian pia-
fosse sfuggita all’illustre erudito veneziano, il Padre no poi quel tema insistito, anelito di molti scrittori e
camaldolese Angelo Calogerà (1699-1768), il quale storici, della terra Italia, un tema che sfiora il pa-
la inserì nella famosa Raccolta di opuscoli, pubbli- triottismo fino a sfociare in una aperta contestazione
cata a partire dal 1728, con l’appoggio di Antonio verso il Galateo: non sei nato in terra barbara, non
Vallisneri, ci fa capire l’importanza e la grandezza sui monti Ripei, ma in una volta potentissima padro-
di questa Lettera. na del mondo! E di qui il confronto con Ulisse.
Fatte queste dovute ponderazioni, presentiamo bre- L’Italia si configura in questa duplice opposizione
vemente l’opera, che per la sua ricchezza di conte- spazio-temporale: l’una verso l’oriente, e l’oriente è
nuti, lo stile, si può seguire nella traduzione italiana il greco descritto iperbolicamente come l’astuto, il
e nelle note. La versione è stata effettuata sull’editio temerario, non il sapiente, il giusto; l’altra nel pre-
princeps, naturalmente non mancano le collazioni e sente in opposizione all’antichità esaltata dal
le espunzioni, indicate volta per volta, con la secon- Galateo: giovane è l’animo in cui non vi è alcuna
da edizione. Il contenuto segue generalmente il se- primitiva supposizione derivante dal memorare
guente schema riassuntivo: l’antichità! Non ci soffermiamo sulla descrizione
507-510. Saluto. Annuncio del viaggio. Critica stori- dei siti, dei nomi, dei popoli strani incontrati nel
co-filologica al De situ Japygiae del Galateo. viaggio, qualche perplessità ha suscitato nella cita-
zione delle fonti dei Messapi un certo Cadmaico,
511-513. Esortazione verso il Tafuri a scrivere la che potrebbe essere, col beneficio del dubbio, il lo-
Storia dei Salentini. Descrizione dei Messapi con un gografo Cadmo di Mileto. Sulla Lucania, invece, si
accenno alle fonti storiche. Sui Salentini. Gesta me- tenga presente questa particolare propensione ad
dievali dei Salentini. Digressione sul Colosso di Ta- accomunarla ai Salentini, alle Puglie, sia cultural-
ranto, ripreso da Plinio. mente che storicamente. Il Castelli fa derivare que-
514-516. Inizio dell’itinerario Taranto-Manduria. sta profonda osmosi non solo dal dominio di Boe-
Descrizione delle popolazioni italo-greche presenti mondo di Taranto ma anche dalla comune origine e
nell’entroterra, con accenno ai dialetti, agli usi e ai dalla giustificazione giuridica del privilegio del Ve-
costumi. Sulla Iapigia. scovo di Otranto di consacrare i prelati di alcune
diocesi lucane.
517-525. Sui Lucani. Invito al Tafuri a scrivere sui
Lucani. Descrizione della Lucania. Ripresa del viag- Molti altri spunti potrebbero scaturire dallo studio di
gio da Taranto verso Metaponto. Il dominio di Boe- questo documento storico, dall’Italia Normanna alle
mondo. Il Monastero di S. Elia in Carbone. Descri- Crociate, dai dialetti alle corografie, ma non ci di-
zione di città lucane. Chiarimenti sui nomi di alcune lunghiamo, lasciamo parlare da sé il testo affidando-
località. lo alla intelligenza di ognuno. Un’ultima cosa, visto
che nell’enumerazione delle opere il Castelli nel
4. Alcune considerazioni storiche nel merito dell’at- Preconio fa seguire l’Iter Altavilla all’Epistola, si
tualità di certe questioni sollevate dal Castelli: in potrebbe ipotizzare che questa fosse una specie di
primo luogo nella critica alla Japigia di De Ferrariis, saggio propedeutico al trattato successivo. All’inizio
egli, in contrasto con la tendenza dell’autore puglie- e alla fine della Lettera, infatti si accenna ad un iter,
se ad esaltare i Greci, difende i Latini, anzi attribui- di cui si scrive al Tafuri. Questo ideale iter, che se-
sce ai primi la causa della caduta dell’Italia in mano gue la linea orientale del Regno di Napoli, potrebbe
dei barbari. È un tema di grande attualità questo an- essere stato approfondito in seguito, mentre la de-
tibizantinismo, che evidentemente si innesta in quel scrizione dei siti del Lagonegrese si trova più appro-
contestuale disprezzo di Voltaire, Montesquieu e priatamente nell’Itinerario da Carbone a Napoli,
Gibbon. Il Castelli ripercorre brevemente in questa citato dal Vitale. A quanto pare vi sono tre itinerari
ottica uno spiraglio di storia medievale. E la funzio- redatti dal Castelli, di cui uno è senz’altro quello
ne della civiltà bizantina in oriente ed occidente, presentato in questo lavoro.
nonché il rapporto tra l’impero e i regni barbarici, è
stata molto dibattuta dalla storiografia contempora-
nea, dal Diehl (42) al Silva (43), dal Cessi (44) al Vincenzo Capodiferro
5
EPISTOLA egli stesso asserisce – e così si alimentò la dissensio-
DEL NAPOLETANO GIACOMO CASTELLI ne tra Greci e Latini19. Né i Greci liberarono mai
l’Italia dalla servitù dei barbari, ma insuperbiti dalla
Avvocato Difensore della Città grandezza occupata dai Romani ed indeboliti nella
ALL’ERUDITISSIMO Corte di Bisanzio, proprio essi un tempo abbandona-
rono l’Italia, tanto quanto spregevole il fatto che la
GIOVANNI BERNARDINO TAFURI cedettero al dominio dei Goti e per l’appunto al re
Patrizio Neretino Teodorico20. Narsete, il Generale dei Greci, scosso
dall’ingiuria commessa ai danni della donna reggen-
Opusc. Tomo XII Y te21 - qual grave nefandezza! -
(510) purtroppo attirò i Longobardi in Italia, li incitò
GIACOMO CASTELLI alla preda22; contro di lui stesso, non di rado domi-
A GIOVANNI BERNARDINO TAFURI nato dalla sfrenatezza, clandestinamente diedero
principio alle ostilità nell’Italia, già straziata da tante
SALUTE1 orde di barbari e lacerata da sciagure, con una guerra
intestina. Il tentativo, inoltre, dei Latini, che eserci-
tano un’azione forte in Oriente, è consistito sempre
(507) Sai per certo, o tanto sapiente Tafuri2, quanta nell’essere stati elusi dai Greci dei quali non di rado
viva cura e sollecitudine io adoperi a Galatone3 nel abbiamo sperimentato il malaugurato vincolo del
difendere gli interessi dell’ottimo Principe e Signore giuramento e la fede spergiura. Ora pagano amara-
della città. Espletate le quali pratiche secondo il rito mente il fio del Sacro Patto tante volte rotto, oppres-
e convenientemente né essendo turbato, quantunque si da un durissimo giogo e ridotti in vile ludibrio
per breve tempo, dal gravoso lavoro dell’avvocatura,
intanto che concedevo qualche ora allo studio delle (511) [Y3] alla più completa schiavitù. Perciò, se
lettere, feci una ricerca sulle tue opere e di recente una volta per tutte comprendi che gli Italici sono
subito ti richiesi il libro del Galateo De situ stati vessati dai Greci e non aiutati, puoi constatare
Japygiae4, corredato con l’aggiunta delle note di tua quanto senza alcuna esitazione vengano sibilate que-
mano: il quale mi donasti non appena un improvviso ste ingiuste deplorazioni, che tu correttamente hai
e lungo viaggio5 si rese imminente. Accettai questo omesso, piuttosto che confutare nella tua breve an-
dono con riconoscenza6 e ti ringraziai, per quanto mi notazione. In maniera attenuata viene dichiarato,
fu permesso a motivo della tua modestia. Il viaggia- oltre a ciò, il fatto che si vergogna di essere nato in
re non è contrario al desiderio di leggere7. Ora in Italia: mi vergogno – scrive – o Spinelli23 di esser
cammino, ora soggiornando nato in Italia (con te posso parlare senza rimorsi24),
sebbene qualche Scrittore avesse posto la Iapigia
(508) presso ospiti8, ho letto il libro, [Y2] l’ho esa- fuori dall’Italia. Non in terra barbara, non sui monti
minato a fondo9, quand’anche sia lungi dal condivi- Ripei25, si professa d’esser nato: ma in una volta
derlo appieno, avendo ammirato, infatti, l’ingegno potentissima padrona del mondo, in un illustre ango-
di quest’uomo e la sua operosità abile e diligente, lo d’Italia! Nessuno mai si vergognò del patrio suo-
non fui in grado di indugiarmi e di rinviare la dovuta lo, neppure ad Ulisse, che viaggiò straniero per tanti
lettura del medesimo10. Descrisse proprio bene la mari e toccò terre felici, dispiacque giammai la sua
Iapigia con corografie ed abbondevolmente: breve il Itaca. Queste circostanze ci fanno conoscere dunque
discorso, ma ricco, pieno di contenuti e di concetti11 la temerarietà e la forbitezza propria dell’uomo gre-
citati di proposito nel suo lavoro12, cui attendeva per co: indoli queste che non si addicono affatto al sa-
renderlo più completo e sublime, onde per merito di piente e al giusto26. Chi tra tutti gli altri non ammire-
Galateo la Iapigia deve essere più attentamente com- rà la saggezza umana e la imponenza nel parlare
parata con le antichità13. Dispiace tuttavia che biasi- propria dei Latini, e la solerzia ricca d’ogni sorta di
masse l’Italia e come immemore del beneficio accet- grazia e d’attrattiva27? Concediamo dunque ad un
to la proferisse ingrata verso la Grecia. La Grecia – uomo tanto grande i suoi errori, lasciamo con animo
scrive – perì per la sua vetustà14 e la sua fortuna, sereno riposare in pace le anime dei morti.
l’Italia deliberatamente15 e per le sue discordie:
entrambe servirono i barbari; questa però (512) Tu ora continua a scrivere la tua Storia dei
spontaneamente, quella malvolentieri16. La Grecia Salentini! Impegnati, affinché il tuo zelo ed i tuoi
spesso liberò l’Italia dalla servitù dei barbari: l’Ita- sforzi ci giovino! Tutti noi attendiamo con ansia ciò
lia, invece, permise che la Grecia fosse schiava dei che ci hai promesso: le annotazioni a Galateo, che
barbari. É senz’altro un discorso pieno d’invidia ed hai scritto, vi scorgiamo quasi una certa gradualità, e
audace l’affermazione di Galateo. Non proprio l’Ita- lo intendiamo come un primo passo per le altre ope-
lia permise ai barbari di asservire la Grecia, né essa re28. Cerchiamo da te lavori ben più grandi ed aspet-
stessa si dimostrò più dura verso la misera ed afflitta tiamo. Quella che sarebbe stata la prima origine del-
fortuna dei Greci, nessuna volta ricusò di porgere la stirpe, quali i costumi, quale la lingua, quali le
aiuto alle richieste effettuate con sincera lealtà17. Ma caratteristiche dei Messapi29 e i monumenti: li ap-
la Grecia non osò mai né poté chiedere aiuto, poiché prenderemmo dai testi non si sa se di Cadmaico,
tante volte effettuò essendo un autore esule nel più vicino Illirico, o dal
Lazio, ove Carmenta ci istruisce sugli Arcadi e gli
(509) un’imprudente separazione dai Latini18, anzi Aborigeni30. Quanto poi varia è la discendenza dei
preferì dividere e segregare il mondo intero – come Greci condotta nelle colonie, la loro gloria, il valore,
6
la religione, le usanze31 – secondo come richiede la (515) l’antichità, né alcuna arcana scienza, così al
condizione degli eventi umani – la fortuna: né uomi- contrario [Y5] a coloro che disprezzano gli avveni-
ni, né città, o Tafuri, possono vedere a lungo intatte menti odierni penserei di dover dire che siano vecchi
tante rovine di insediamenti, né resti, né ruderi, se e decrepiti. Nessun vigore giovanile, cui tanto arride
qualcosa resisterà per molto tempo ancora tra i mor- l’antica scienza del mondo, in verità rimane ignorato
tali. Ecco come si presentano i monumenti delle ge- dalla storia nuova. Passano in rassegna, tanto per
sta medievali e tante illustri testimonianze del valore dire, l’avita eredità, ma ignorano a fondo quella pa-
dei Salentini: se le affidi alle lettere, mai alcun tem- terna! Se ti fa piacere, però, passiamo ad altro di-
po potrà distruggere, né scorso. A metà del piacevole percorso tra Taranto e
Manduria, e nella fertile campagna dei Greci dimora
(513) alcun oblio cancellare32. Ma chi racconterà in
una non trascurabile manodopera dedita all’agricol-
sì grande oscurità di eventi e di azioni tante egregie
tura solerte nei villaggi, nei quali essendo capitato,
imprese dei Salentini, la forza d’animo, la durezza
avvertii in me un certo desiderio dell’animo, e cioè
colla quale hanno dovuto intrepidamente resistere a
di scrutare diligentemente i costumi di quella
Totila33, quando per molto tempo ha scatenato le sue
gente42, la lingua, la pronuncia, la fonologia43, e
ire, ai Longobardi, che infuriavano con gli animi
quanto le donne siano diverse dagli uomini nella
inacerbiti, a Romualdo Duca di Benevento che tri-
scurrilità del linguaggio. Questo non accade in con-
stemente s’indignava? Intanto i Greci vittoriosi, con
formità ad un voto: le norme di vita della strada, gli
un inutile orgoglio, denominarono piccola Lango-
amici che potrebbero avere altri sentimenti, la fami-
bardia34 la parte della regione recuperata, una volta
liarità e nessuna necessità di stare con gli uomini, le
debellati i Longobardi, come se fossero stati soggio-
distolsero mai da questo proposito. Desidero appren-
gati del tutto ed aggiuntavi la terra del Bruzzio, con
dere dunque da te: quale genere è quello di uomini,
varia fortuna hanno protetto le province italiche,
simile a questo? Eppure essi che passano di villag-
mentre i Saraceni le saccheggiavano instancabil-
gio in villaggio all’aspra Iapigia, non si trovano lon-
mente, scelleratamente ed empiamente. Intanto una
tano da Gallipoli: stessa è la lingua di entrambi, stes-
luce più benigna rifulse, allorché fu Principe Boe-
mondo, noto per la pietà verso i celesti, il quale si so il dialetto44. Sappiamo che
fece moderatore della situazione, una volta costituita (516) Spartani, Tessali, Cretesi, approdarono nella
la corte principesca a Taranto, e il figlio Boemondo, Iapigia, ma di tutti questi popoli non esiste un unico
un giovane di esimio aspetto, ma di grandissima ed eguale dialetto. Una certa congettura mi induce
aspettazione e di indole degna di gloria35: questi, ad assumerne questa opinione, come credo, e cioè
partito per la Siria, e non esitando davanti a niente, che in verità questi uomini non appartenessero alla
colto inaspettatamente in Cilicia, fu rapito da una stirpe dei Greci; sembra infatti che i Greci si siano
fatale imboscata, tesagli dal tiranno del Rodano Ala- spinti verso le coste della Iapigia da Oriente, e che
piano. Ma quali altre imprese più recenti menziona- per proteggersi avessero disposto le città in modo da
re? Dico unicamente questo (checché ne pensi altri- essere circondate da mura e ben fortificate; pare,
menti Galateo, lo strenuo difensore dell’antichità36) inoltre, che abbiano permesso che questi indigeni,
che gli avvenimenti recenti non sono meno utili e per la verità sottomessi, restassero in pace, mesco-
sembrano degni di landosi con gli agricoltori greci, con gran vantaggio
delle città, soprattutto durante il tempo in cui am-
(514) massima più di quelli antichi. Veramente fa-
massavano in esse i raccolti, per la quale commistio-
mosi quei monumenti come il Colosso di Taranto,
ne i Greci coltivatori dei campi hanno appreso qual-
scolpito da Lisippo37, dalle dimensioni di quaranta
che notizia sulla Messapia, per quanto gli indigeni
cubiti. Straordinario in quest’ultimo è il fatto che,
possano grecheggiare: dalla conoscenza di questa
pur potendo essere mosso con una mano - come di-
commista lingua si apprende il fatto se rettamente
cono -, tale è il sistema di equilibrio, che non sia
essa sia né degli uni né degli altri, l’una delle due o
battuto dalle procelle. Di questo pare si sia preoccu-
soprattutto entrambe45. E se quelli che ora discendo-
pato l’artefice stesso, collocando a breve distanza
no da quella generazione, sia Greci, od Italogreci
una colonna, dalla parte in cui era più necessario che
che essi siano, conservino la lingua paterna, o greca,
fosse rotto l’impeto del vento38. Così proprio per la
o italogreca, io so solo questo, che interrogati non
sua grandezza e la difficoltà a rimuoverlo, non lo
riconobbi le parole né di CEPHAS, né di KHYROS,
toccò Fabio Verrucoso quando ebbe trasportato l’Er-
non so che di barbarico avessero pronunciato. Oh se
cole sul Campidoglio. Carete di Lindo, discepolo del
nelle città, quantunque un tempo i cittadini parlasse-
suddetto Lisippo, scolpì il Colosso di Rodi, dedicato
ro greco, come suppongo, potessimo avvalerci degli
ad Helios39: miracolo del mondo, fatto non senza il
studi comparati più facilmente e dei relativi confron-
contributo della scuola italica. I fatti storici più re-
ti, e ricercare, esaminare e ponderare i significati
centi sono tuttavia parimenti non meno illustri, e
degni di nota, e così pare che per una particolare delle
disposizione naturale40, chi ricerca sugli eventi più (517) parole46! [Y6] Ma nelle città del nostro tempo
remoti, disprezzi quelli più a noi vicini. Così disse ormai nessuno più conosce la lingua greca. Tutti
quel famoso Sacerdote Egizio a Solone Ateniese41: parlano la lingua italiana. Secondo il parere di Gala-
«Greci siate sempre fanciulli, e nessuno della Grecia teo, quando la Grecia era ormai in declino e stava
sia vecchio!» giovane è, infatti, l’animo, in cui non per tramontare, la città di Gallipoli, come le altre
v’è alcuna primitiva supposizione derivante dal me- città italiane, ancora parlavano la lingua greca e che
morare lui stesso la abbandonò quando era ancora

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fanciullo47. Le altre città egualmente presero gli usi ta, infatti, non è estranea ai
dei Latini, e abbandonarono i costumi, le abitudini48 (520) Lucani, discesi dai Sanniti, e i Sanniti dai Sa-
e la lingua greca; tuttavia da questa comunità agreste bini. Quelli stessi che chiamarono la terra lucana, un
si possono raccogliere tutte le espressioni verbali, tempo occuparono la patria degli Enotri e degli Au-
compendiare i vocaboli ricavati da esse in un’unica soni, non senza aver prima scacciato, o massacrato,
edizione. Chi esamini attentamente la raccolta di o soggiogato i coloni greci53. È un’estesa regione,
parole ricercata scruti in tutte queste quanto serve e ricca, fertile, ben irrigata dai fiumi d’ogni parte. Da
le valuti attentamente, avrà fatto un’utile ricerca, questo lato il mar Tirreno, e il golfo Pestano54, con
forse opportuna ed appropriata per molte conoscen- Paestum olente di rose ed essenze profumate, Velia
ze. Chiunque essi siano, coloro i quali ancora esisto- e Busento55; dall’altro lo Ionio impetuoso, con Me-
no, poiché vivono nel territorio dell’entroterra, nel taponto, Eraclea o Siri. Qui i campi pianeggianti,
quale nessuno ha rapporti, e non è possibile aver ubertosi, ricchi d’ogni genere di frutti, lì le altezze
relazioni con gli stranieri49, avranno conservato, cre- dei monti sovrastanti56, e le selve, ove il cinghiale
do, per un lungo periodo di tempo, la lingua dei pa- lucano57. Lì ancora i colli, i dolci frutti e i vini, che
dri incorrotta ed immutata. Fammi sapere cosa pensi non mancano di rinomanza: in verità tra tutti questi
di tutte queste supposizioni, il tuo giudizio, la tua furono largamente resi noti i Lagarini, prodotti non
valutazione. Mi resta, se mi è lecito per la tua lontano da Grumento, non solo perché erano bevan-
(518) liberalità ed umanità, che ti manifesti la pas- da gradita a Messalla, ma anche per la loro ottima
sione e l’amore che nutro per i Lucani, con termini salubrità58. Nelle zone dell’interno vi sono innume-
dei Salentini, e ti sveli in confidenza questo mio pic- revoli città, piazzeforti59, colonie, ricchissime di
colo desiderio, che ti esprimo. I Lucani, infatti, mi ogni bene e conosciute per l’enorme patrimonio ovi-
sono congiunti non unicamente per l’amicizia, ma no ed equino. Oggi, essendo stati mutati i confini, i
pure per una certa consanguineità; effettivamente Lucani hanno ceduto la parte occidentale e monta-
sono disceso in linea materna da essi e dai nostri gnosa della regione ai Picentini, i ricchi campi della
padri abbiamo appreso che non si possa trovare più piana di Sibari60 ai Bruzi: essi stessi, però, hanno
giusta ed autorevole ragione dell’amore e della fata- ricevuto dagli Appuli,
lità di quella scaturita dal vincolo di parentela e di (521) oltrepassato un po’ oltre il Bradano61, Melfi,
nascita50. Indotto a questo da una frequente voglia e Venosa ed Acerenza. Ma accontentandosi dei propri
disposizione d’animo, mi pare che, con tutto il cuo- beni, impigriti, non avendo commercio alcuno con
re, come si dice, voglio pensare soltanto alla gloria, gli stranieri, sconosciuti, nascosti tra le fauci ed i
al valore, all’onore e agli interessi dei Lucani e nel denti dei baroni, miseramente e squallidamente si
contempo rattristarmi del fatto che nessuno si sia affliggono. In secondo luogo penso che abbiano
mai assunto il compito di intessere un’ampia storia molto in comune Salentini e Lucani, e innanzitutto
su di essi, come è bene, e di narrare con uno stile più sembra che siano della stessa origine. Eccoti andan-
ricco, tutti i fatti ad essi pertinenti51. Ma a quale sco- do a piedi da Taranto verso occidente a quattro mi-
po, mi diresti, mira questo discorso, tanto lungo e glia il fiume Taranto62: a ventiquattro il Bradano,
meditato? Non indarno direi, ma affinché (conosco celebre per l’incontro e la pace tra Antonio ed Au-
infatti il tuo ingegno, le tue doti e la tua morigera- gusto63. Di qui fino a Sibari si curva la fertile costa
tezza) ti esorti, e ti preghi di recuperare questa pro- dei Lucani: i fiumi Sinni, Agri, Acalandro e Basen-
vincia, scrivendo sui to64. Le città di Eraclea, o Siri, Metaponto, fin dove
(519) Lucani, sul loro territorio, sui baluardi, sulle finisce la terza circoscrizione d’Italia65. Queste sono
città e sulle colonie. Ti prego e ti esorto proprio per città greche ma divenute di diritto lucane. Onde in
il tuo singolare ed ininterrotto amore verso la Re- merito se si studiassero le consuetudini dei Greci, le
pubblica delle Lettere, affinché tutta la tua benevo- inclinazioni, il territorio e i confini, se poi ancora
lenza verso di me la rivolga a questo lavoro. Ho ri- tutto ciò che riguarda essi, molto sarebbe in comune
posto in me molta speranza con sicura fiducia, nel agli Iapigi e ai Lucani e sembrerebbe che la storia
desiderare di chiederti questo. La liberalità e quella degli uni non sia avversa a quella degli altri66. Suc-
tua umanità, colla quale a Galatone confortasti me cede che, se scruti la storia sacra, nel medioevo, una
che ero triste ed inquieto, non perché appariscano volta fu data facoltà di consacrare i Vescovi Lucani
come alcuna lieve contrarietà arrecata al tuo animo, al Vescovo di Otranto67 e di crearli
o come imperizia di qualcuno, mi permettono di (522) presuli. Liutprando, nella legazione a Niceforo
chiedertelo nella confidenza. Due motivi mi spingo- Foca68, p. 486, dice questo: così il Patriarca di Co-
no soprattutto. L’uno che questa opera illustre e co- stantinopoli Polieuto ascrisse al Vescovo di Otran-
piosa sia degna del tuo ingegno. L’altro, che non to, fin dove lo permette la sua autorità, il privilegio
sembra essere in contraddizione colla tua storia dei di consacrare i Vescovi nelle diocesi di Acerenza,
Salentini. Chi non ammirerà difatti le imprese dei Tursi, Gravina, Matera e Tricarico, che sembrano
Lucani: le guerre con gli stranieri? L’impresa di Pir- essere di pertinenza per la consacrazione al Prelato
ro in Lucania? Le devastazioni del callido Annibale? Apostolico. Se, come credo, le attività civili e i con-
Le difficili condizioni affrontate da lui a Grumento? fini dell’Impero di Boemondo sono stati protratti da
L’elefante52 spaventato dai porci nella guerra contro Taranto ai Lucani69, si cerca fin dove arriva la terra
Pirro, o addirittura ucciso, abbattuto nella guerra di Boemondo, e penso che giunga nella Lucania
Punica? Il popolo lucano tanto supera quello italico, orientale70. Questo perché proprio il figlio Boemon-
quanto l’Italia stessa le altre nazioni: l’italica schiat- do confermò, con diplomi e concessioni, i privilegi,
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i possedimenti e le immunità che il Padre Priore del si trovava l’antico insediamento è chiamato dal vol-
Monastero di Carbone aveva concesso ai suoi mona- go Città, ovvero Civita e durante il medioevo la Cit-
ci, e donò loro una cappella di Taranto, dedicata al tà non è stata correttamente indicata come Marsico
Beato Bartolomeo, affinché ne officiassero il culto71. Avellino, ma come dissi Grumento81. Dista un mi-
Carbone è un paese della Lucania situato nelle zone glio e cinquecento passi da Saponara, paese eretto
montane, in una piccola valle tra l’Agri e il Sinni, dalle rovine sottostanti: dimora estiva dei Sanseveri-
distante sei miglia da Castelsaraceno verso il freddo no situato su di un irto e nudo poggio. Così sono le
Oriente. Carbone dunque fu sottomesso a Boemon- alture ricordate da Livio: i colli – scrive – sovrasta-
do: è infatti pertinenza del Principe72, dentro i vano nudi. Ti sia consentito di far nota di ciò al tuo
(523) confini dell’impero, non concedere altro, ma amico Muratori, tanto desideroso di conoscere la
confermare con diplomi il privilegio e le concessioni verità. Questo, infatti, abbiamo capito, che tra sa-
preesistenti. Ed Alessandro da Chiaromonte, nonché pienti non vi sia alcun occultamento della verità, o
suo fratello Riccardo (nipoti questi di Ugone), rice- mai alcuna scaltra premura nel fingere82: cosicché
vono da Boemondo diritti sulle Città e lo chiamano una notizia incerta all’uno e all’altro sia scoperta, e
Signore: riceviamo – dicono – dal Signore Boemon- chiarita. Lo
do, il condominio73 e la potestà sulla Città di Polico- (526) stesso autore in un caso analogo così dice di
ro: i documenti ed i diplomi si possono leggere in Pisciotta, un tempo Velia: - si deve notare che se
Ughelli e Santoro74. Policoro, dunque, e Chiaromon- Pisciotta è Piscinola, come sembra, della quale c’è
te, che era sotto quella dominazione e pure aveva menzione nella Miscellanea, p. 107, già dal tempo
dato il nome a quella popolazione, appartennero an- di Giustiniano si chiamava così, non altrimenti Ve-
che a Boemondo. Policoro è situato tra l’Agri e il lia, ma né l’una né l’altra opzione è vera. Si vede,
Sinni, da un lato il mare, dall’altro Anglona. Chiaro- dunque, quanto facilmente un errore si propaga da
monte, o Chiarimonti, paese in un luogo ameno e un altro errore: infatti era necessario stare attenti al
fiorente, posto sopra un colle, che il Principe75 Ugo- fatto più importante, che è a capo di tutta la faccen-
ne Normanno aveva scelto a capitale dei luoghi ri- da: proprio come è avvenuto con Pisciotta e Piscino-
dotti in suo dominio, qui collocò la sua sede, lo cir- la. Il Generale dei Greci Belisario prese gli indigeni
condò di torri e di mura, lo fortificò e diede il suo per la colonizzazione di quella nostra città distrutta:
nome a quel popolo76: dista due miglia dal fiume questi non provenivano da fuori della Lucania, bensì
Sinni, quattro da Senise, sedici da Tursi da quella stessa regione attorno alla città, che i Greci
(524) verso occidente, onde non correttamente è chiamarono Liguria, o Liburnia; ordinò agli abitanti
posto dal Cluverio77 davanti a Grumento, che si tro- che scelse da Piscinola di andare ad abitare a Napoli,
va non lontano dalle sorgenti dell’Agri. Non molto non credere a Velia. Piscinola è anche oggi un casa-
tempo fa nei libri editi dal molto dotto Muratori78, le nello stesso agro napoletano, quattro miglia a
del quale tu sei amico, e giustamente te ne glori, nord della città, e celebre al nostro tempo per la Vil-
l’autore della tavola corografica del medioevo: la, e il Teatro di Carlo Carmignano. Avendo apprese
- salgo - dice - a Chiaromonte, un tempo Grumento. queste cose per te nella Città, e confortato dal lungo
Correttamente sale a Chiaromonte, non a Grumento, e durevole viaggio, decisi di scriverti83.
lasciato il quale indietro, si allontana di molto verso Ti saluto.
oriente. Nondimeno egli stesso non rimane con la
mente incerta e dubbiosa, e riferisce che Grumento
viene denominato Agrimonte, o Agromento da Hol-
stenio79. Dove si trovi Chiaromonte, l’abbiamo det- Dato in Napoli84.
to. Agromonte è un latifondo (noi diciamo feudo
rustico), che si trova vicino al paese di Castelluccio,
a dieci miglia da Chiaromonte. Agromento, o piutto- ———————
sto Armento, dalle taglienti rocce (come corretta-
mente lo definisce il Santoro), una cittadella ben
fortificata e per gli ostacoli naturali, inaccessibile Note dell’Introduzione
alle invasioni, dista dall’Agri tre miglia, verso set-
tentrione: trecento dalla foce80. Ma nessuno dei due (1) Edito nel 1989 a Potenza, gli fu assegnato, dalla
è Grumento; come giustamente dici col nostro Gala- Giuria presieduta da Tommaso Pedio, il “Premio
teo, nessuno può tracciare una corretta corografia, Basilicata per la Saggistica”. Tra le altre opere di
se in questa regione non si è trattenuto a lungo, o vi Antonio Motta ricordiamo Memorandum per il cen-
è nato. Grumento, o Tafuri, giace in rovina non so- tro storico di Potenza (1981); Oltre Eboli (1998);
pra i monti o Giovanni Andrea Serrao Vescovo (1999).
(525) i colli, ma all’estremità di una pianura, circon- (2) Cfr. gli studi di A. MOTTA, Per le montagne di
data d’ogni parte da montagne scoscese, posto sulla Basilicata, per tutti quei paesi, più o meno alpestri,
riva destra dell’Agri, naturalmente, come testimonia titolo tratto proprio dal Viaggio di Columella, e
Livio, alla confluenza dell’Agri e del Sora: a setten- L’abbiamo percorso a piedi erborizzando, in Bollet-
trione è bagnato dall’Agri, ad occidente dal Sora. Il tino storico della Basilicata, Anno XIX, N. 20,
Sora oggi è il Sauro, o (secondo l’abitudine della Osanna Edizioni, Venosa, Ottobre 2004, pp. 61-124.
popolazione che vi abita di pronunciare la prima (3) Nella fattispecie cfr. la IV delle Memorie su
sillaba con un tono più forte) Sciauro. L’agro, dove l’economia campestre e domestica che possono ser-
9
vire di supplemento all’Opera delle Cose rustiche (22) Illustre accademico dell’Università di Napoli,
del P. Niccola Columella Onorati, parte II, Tip. appartenuto alla nobile famiglia dei Cusani, fratello
Flautina, Napoli, 1818, pp. 369-421: Viaggio filoso- di Marcello Papiniano, arcivescovo e vicerè (1690-
fico-georgico fatto nell’anno 1802 da Napoli fino a 1766) e di Biagio, anche egli giurista e professore.
Taranto per le Montagne di Basilicata. Gennaro fu maestro, tra l’altro, di Giovan Battista
(4) G. FIERRO, Il Mito della Lucania sconosciuta. Vico e di S. Alfonso Maria de’ Liguori.
Antologia di viaggiatori stranieri tra settecento e (23) Il Castelli sintetizza in questo passo il suo me-
novecento, Osanna, Venosa 1994. todo di studio, di tipo, evidentemente induttivo e
(5) G. MOTTA, cit, p. 70. procedente dal particolare (a propriis personis) al-
l’universale (ad universis generi rationem). Esprime,
(6) L. GIUSTINIANI, Memorie istoriche degli scrittori inoltre, la sua contrarietà all’erudizione fine a se
legali del Regno di Napoli, Napoli 1787, ad vocem. stessa, che paragona all’attività di chi induce o co-
Rist. anast. Forni, Bologna 2002. stringe alla prostituzione (non spreto eruditionis le-
(7) C. MINIERI RICCIO, Memorie storiche degli scrit- nocinio), certamente in riferimento all’attività foren-
tori nati nel Regno di Napoli, Tip. Dell’Aquila, Na- se.
poli 1844, ad vocem. (24) Pro re nata additum. Il Castelli vuol far inten-
(8) F. A. SORIA, Memorie storico-critiche degli sto- dere che il genere, cui l’argomentazione tende, più
rici napoletani, Stamperia Simoniana, Napoli 1781- che alla parte (de genere, quam de parte), deve sem-
1782, ad vocem. brare come se fosse “nato dalla cosa stessa” e per
questa medesima, e non scaturito da una dimostra-
(9) G. CASTALDI, Della Regale Accademia Ercola- zione di forza.
nese dalla sua fondazione sinora, con un cenno bio-
grafico dei suoi soci ordinari, Napoli 1840, pp. 115- (25) Del sindacato dei funzionari. Officialis, funzio-
120. rist. anast. Graus Ed., Napoli 2006. nario (Ulp., Dig., XII 6,26), subalterno, ministro. In
VITALE, cit. Adctiones novissimae ad Franciscum
(10) G. TROPEA, Contributo alla storia della Basili- Carrabam de Syndacatu officialum, Rispoli, Napoli
cata, Tipografia Editrice, Potenza 1890, pp. 17-42. 1741.
(11) A. VITALE, Opere edite ed inedite di autori nati (26) Le divine enarrazioni restituite agli atti. In VI-
nel Lagonegrese, Pomarici, Potenza 1890, pp. 13- TALE citata In acta Divae Restitutae Virginis et Mar-
15. tyris, Ex Typ. Johannis Simeonidis, Nap. 1742.
(12) A. BOZZA, La Lucania. Studi storico- (27) Note al Cervellino.
archeologici, Tip. Ercolani, Rionero in Vulture
1888-1889, vol. II, p. 260. Rist. anast. Forni, Sala (28) Epistola al Tafuri. In VITALE, cit. De Japygia
Bolognese 1979. epistola diretta a Giovanni Berardino Tafuri di Nar-
dò: inserita nel tomo XII di Angelo Calogerà.
(13) G. GATTINI, Saggio di biblioteca basilicatese,
La Scintilla, Matera 1908, p. 8. (29) Il percorso Altavilla.
(14) S. DE PILATO, Saggio bibliografico sulla Basi- (30) Sul nome dell’anfiteatro Campano di
licata, Garramone, Potenza 1914, p. 28. “berolais”. Si tratta dell’arena di Capua, comune-
mente chiamata Verlasci, ma il cui nome ha subito
(15) A. M. DE PINTO, Castelli Giacomo in A.A. diverse trasformazioni, Berolais, Berelasis, Berolas-
V.V., Dizionario biografico degli italiani, Roma si, e dato adito a diversi studi di vari autori, tra cui il
1978, alla voce. Mazzocchi e l’Asemanno. In VITALE adj. Ad Philip-
(16) F. M. CIRELLI, Il Regno di Napoli e Delle Due pum Fratrem.
Sicilie descritto ed illustrato, Napoli 1853, vol. III, (31) Sulla seta. In VITALE, De mataxa et serico et
alla voce Carbone, p. 37. bombyce.
(17) Praeconium a benevolo factum. A benevolo, (32) Et de aliis, letteralmente, e su molte altre cose.
complemento d’agente. Benevolus significa benevo- Nel quale vanno inserite evidentemente le altre ope-
lo, bendisposto. Letteralmente sarebbe: preconio re che riporta il Vitale, menzionate nella nota 36.
fatto da un disposto (sott. auctore) autore. Si noti nel
prosieguo dello scritto come l’autore usi sempre la (33) Sull’origine delle consuetudini napoletane ver-
terza persona. so i morti.
(18) Antico nome del fiume Basento. (34) Dell’origine della lingua napoletana, sin dalle
radici Osche.
(19) Labe residit, risiede alla caduta, naturalmente
della neve. Il Castelli lega la sua nascita ad un fatto (35) Sulla statua equestre di Retina.
raro, anche per quei tempi, come la nevicata a Pistic- (36) Annotazioni alle aggiunte dell’Avo Castelli al
ci, città del Metapontino. Galluppi. Vanno aggiunte, ad onor di cronaca altre
(20) In altri termini il Castelli fa derivare la parola opere riportate dal VITALE nella sua biografia: Ag-
Lucania da luceo, brillare, risplendere. giunta al direttorio della pratica civile, Rispoli, Na-
poli 1731; Iosepho Aurelio de Ianuario Epistola; De
(21) Urbem occuparet, la città per eccellenza, Napo- capillamentis et galericulis; De alica; Campi Vete-
li. res; Memoria intorno la vita di Giovanni Tafuri;

10
Itinerario da Carbone in Napoli; Alligazioni pel altre dissertazioni, di cui è l’Autore l’Avvocato D.
dritto di franchigia de’ Napoletani in Aversa e Ca- Giacomo Castelli.
sali, 26 luglio 1754; Le pitture antiche di Ercolano e 3
Galatanae, locativo, dovrebbe essere l’antico no-
contorni incise con qualche spiegazione, 1757. me di Galatone. Alcuni storici, infatti, tra cui Anto-
(37) Cfr. DE PINTO, op. cit. p. 720. nio De Ferrariis, asserivano che Galatone era stato
(38) Cfr. GIUSTINIANI, op. cit., p. 230. fondato dai Tessali, e ne fanno risalire la nascita al
195 a.C., quando profughi della Tessaglia ne rifon-
(39) Cfr. TROPEA, op. cit., pp. 17-42. darono qui la natia “Galatana”, da cui Galatone
(40) T. PEDIO, Storia della Storiografia lucana, Edi- (Città del latte). Ad avvalorare questa tesi la quasi
zioni del Centro Librario, Bari 1964, p. 63. omonimia tra la tessala Galatana e Galatone.
4
(41) MOTTA, cit., p. 71. De Ferrariis Antonio nacque a Galatone, oggi in
provincia di Lecce, donde trasse il nome accademico
(42) C. DIEHL, I grandi problemi della storia bizan- di Galateo, verso la metà del sec. XV dal notaio Pie-
tina, Laterza, Bari 1957. L’autore è uno dei più auto- tro e Giovanna D’Alessandro. Nato forse intorno al
revoli bizantinisti. 1444 (Boccanera ed altri) o 1448 (D. Moro), orfano
(43) P. SILVA, Il Mediterraneo. Dall’unità di Roma del padre ricevette i primi rudimenti del sapere dai
all’Impero italiano, Istituto per gli Studi di Politica monaci basiliani di Galatone, completò gli studi a
Internazionale, Milano 1942, 58 e sgg.. Nardò, maggiore centro culturale. Studiò letteratura
latina e greca, filosofia antica, geografia e medicina.
(44) R. CESSI, Regnum ed Imperium in Italia, Bolo- Nel 1465 si recò a Napoli ove approfondì gli studi
gna 1919, pp. 156 ss.. umanistici e medici. Nel 1470 fu ammesso all’Acca-
(45) L. SALVATORELLI, L’Italia Medievale. Dalle demia Napoletana: conobbe il Pontano ed il Sanna-
invasioni barbariche agli inizi del sec. XI, Milano, zaro. Nel 1474, aiutato dall’amico Girolamo Castel-
s.d. (ma 1940), p. 235 ss e passim. lo conseguì nello studio di Ferrara il Privilegium in
(46) P. VACCARI, Il particolarismo europeo nell’Al- ortibus et medicina. Da Venezia a Napoli e nel 1478
to Medioevo, in Questioni di Storia medievale, Mila- si ritirò a Gallipoli, dove sposò la nobildonna Maria
no 1956, p. 67. Lubelli, dalla quale ebbe 5 figli. Agli anni 1480-
1481 (Guerra dei Turchi, che invasero Otranto), risa-
—————— le l’opera De situ Japygiae, della quale si ha una
ristampa anastatica sull’originale del 1558 della Ca-
Note del testo sa editrice Forni (Bologna), titolo Liber de situ Ja-
1
pygiae, 1956. Cfr. B. PAPADIA, Vite di alcuni uomini
Riguardo al frontespizio le iniziali J.U.D., possono illustri salentini, Stamperia Simoniana, Napoli 1806,
dare adito a diverse interpretazioni: si riferiscono p. 26; G. BOCCANERA, Biografia degli uomini illu-
sicuramente al Patronus causarum J(uris) U(rbe) D stri del Regno di Napoli, Typ. Nicola Gennari, Na-
(icendarum), cioè l’avvocato difensore delle cause poli 1814; V. ZACCHINO, La stirpe e la famiglia di
che si sostengono nell’Urbe (Napoli), come pure Antonio De Ferrariis Galateo, in Familiare ’82, Arti
Patricium Neritinum, patrizio di Nardò. Nel seguito Grafiche Pugliesi, Martina Franca, 1982, pp. 139 e
della lettera il Castelli dichiara, infatti, di aver difeso sgg.; ID Fonti per la Storia di Galatone, Galatone
gli interessi del Principe di Galatone, ed accenna al 1986; D. MORO, Per l’autentico Antonio De Ferra-
suo lavoro di avvocato. Si noti l’accostamento di riis Galateo, Ferraro, Napoli 1991.
Urbe a Napoli, usato anche alla fine della lettera: 5
Haec ad te in Urbem receptus. Le altre iniziali S. D., Iter è propriamente il cammino, ma alla fine della
di solito significano S(alutem) D(icere), o dicit nel lettera, il Castelli parla di un viaggio (ex itinere re-
senso di salutare. creatus…) intrapreso da Napoli, durante il quale gli
2
è maturata l’idea di scrivere al Tafuri. Il viaggio,
Giovanni Bernardino Tafuri, il destinatario della oggetto della lettera, costituisce l’itinerario storico-
lettera, biografo, nacque nel 1695 in Nardò e vi morì geografico intrapreso dall’autore.
il 24 maggio 1760. Scrisse varie opere, tra cui la mo- 6
numentale Istoria degli scrittori nati nel Regno di Studiose propriamente significa “con cura, con
Napoli, Stamperia F. Carlo Mosca, Napoli 1744- amore” ed anche “con passione”, si usa il termine
1770, vol. 9, di cui abbiamo una ristampa anastatica “gratitudine” in correlazione al seguente gratias…
Forni, Bologna 1974; la Vita di S. Gregorio Armeno, egi.
7
Lecce 1723, Dell’origine, sito ed antichità della cit- In riferimento alla precedente nota si è reso il ter-
tà di Nardò, etc.. Riguardo alla presente opera, scris- mine iter con viaggiare. L’aggettivo cupidae è riferi-
se IV Ant. De Ferrariis Galatei de situ Japygiae…, to a lectioni, che ho tradotto con “desiderio di legge-
Lecce 1727, ristampate nel IV volume del Calogerà. re”. La lectio in questo contesto è interpretata come
Tafuri arricchì l’opera di alcune note, come riferisce lettura, proprio in riferimento al testo donato dal Ta-
anche il Castelli nella lettera. Nell’Editio Secunda furi.
dell’Epistola, curata da Vincenzo Pauria, in Napoli 8
Sive…sive, più che aut…aut, introduce due protasi,
1754, si trova sapientissime Tafure. L’opera in cui aventi in comune l’equivalente apodosi: librum legi.
quest’ultima edizione fu inserita risulta essere Dis- Hospes, in latino, come pure in italiano, ha significa-
sertazione delle origini della lingua Napoletana, e to ambivalente: colui che riceve o che è ricevuto. In
un Trattato delle origini delle Consuetudini, con questo caso ha valore attivo.
11
9
Si noti l’iterazione legi…perlegi. In italiano direm- vasori non furono in grado di conquistare tutta la
mo “l’ho letto e l’ho riletto”. penisola, lasciarono le regioni costiere ai bizantini, e
10
Passo un po’ controverso: miratus participio pas- si divisero il territorio conquistato in tanti ducati in-
sato di miror, trattandosi di verbo deponente ha va- dipendenti, dando inizio a quel rovinoso frazioni-
lore attivo; viri, più che riferirsi all’ingegno umano, smo, che doveva durare fino al Risorgimento; ali-
si è ritenuto opportuno rapportarlo a Galateo; legen- mentarono contrasti e divisioni, impedendo l’unità
dum gerundivo che indica la necessità dell’azione, politica e spirituale dell’Italia.
23
reso con “dovuta lettura”, o “necessaria lettura”. Altra citazione del De Situ Iap., Antonio De Ferra-
11
Res nel discorso indica il concetto, il vero, che si riis, Epist. Sal., op. cit., p. 158. Il vocativo Spinelle è
contrappone alla sententia in quanto giudizio. riferito a Giovanni Battista Spinelli, Conte di
12
Cariati, destinatario dell’opera del Galateo.
Ascisco sta propriamente per “prendere da fuori”. 24
In questo caso indica i riferimenti citati da altre ope- Sine arbitris, come per dire in italiano “senza peli
re. sulla lingua”. Nelle Epis. Sal. è tradotto senza giudi-
13
ci.
Antiquus assume non solo il valore temporale di 25
ciò che viene prima, ma anche il valore logico di ciò I monti Ripei si trovano nella Scizia. Ed. Sec.,
che è più importante e preminente. Il riferimento allo 1754: riphaeis.
26
studio comparato che il Castelli vuole interporre tra Haec dimostrativo sostantivato, ha valore di
la Iapigia e le antiche popolazioni italiche, va – co- “queste cose”, tradotto con le circostanze. L’audacia
me di seguito nella lettera si evince – in primo luogo e la levitas le ho intese in senso negativo in riferi-
alla Grecia. mento al passo successivo. La levitas è propriamente
14
Citazione del De situ Iapygiae del Galateo in Epi- la leggerezza, la poco affidabilità.
27
stole Salentine, a cura di Michele Paone, Galatina Homo adfluens omni lepore ac vetustate (Cic.),
1974, p. 158. Vetustà nel senso di antichità, vec- l’uomo ricco di ogni sorta di grazia e di attrattiva.
chiezza. Come per dire che la Grecia morì di vec- 28
Gradum, è inteso come una gradualità che segna
chiaia e di fortuna, al contrario dell’Italia. Sullo stato l’inizio (aditum) di una proficua produzione lettera-
mentale della “fine dei tempi” nella “ciclicità” anti- ria, come dire “il trampolino di lancio”.
ca, in opposizione alla “continuità” moderna cfr. A. 29
SCHIAVONE, La storia spezzata, Laterza, Bari 1996. Antica popolazione italica della penisola Salentina
15 immigrata intorno al 1000 a.C. dalle coste orientali
Consilium è quivi inteso in senso negativo, come dell’Adriatico; il dialetto messapico, attestato da c.ca
intenzione cattiva: è reso avverbialmente per mettere 200 iscrizioni, rivela una stretta parentela con quello
in evidenza il suicidium Italiae, rispetto alla morte illirico. Scontratisi più volte coi Tarentini, furono
naturale della Grecia. sottomessi dai Romani (267-266 a.C.). Città messa-
16
Invita va considerata in contrapposizione a sponte, piche erano Brindisi, Lecce e Canosa.
ecco perché è intesa come “che agisce malvolentieri, 30
In questo difficile passo sorge, forse in maniera
contro voglia, a malincuore, per forza”. più marcata che in altri, il problema delle fonti del-
17
Fides è propriamente la fede o fiducia. l’illustre carbonense. Non è tanto Carmenta a creare
18
Facto temerario dissidio…ablativo assoluto che condizioni di incertezza, quanto l’identità di Cad-
rende ragione al passo precedente, quindi trattato maicas (Cadmaico), sarà stato uno scrittore messapi-
con una causale esplicativa. co, di cui non si hanno notizie, l’unica notazione
19
apportata nel testo, autore…profugo, potrebbe far
Non a caso è giudicato da molti storici un gravissi- pensare ad un autore locale salentino, fuggito evi-
mo errore politico della classe dirigente bizantina il dentemente nel vicino (proximum) Illirico, ma cono-
sistematico rifiuto dell’Impero d’Oriente di ricono- scitore, anche se in dubbio (dicerint ne) della lingua
scere i regni romano-barbarici. e i caratteri, evidentemente alfabetici, dei Messapi.
20
In riferimento alla precedente nota la sistematica Possibili interpretazioni: 1) nome eponimo,
opposizione bizantina alla politica conciliatoria di καδμει˜ος, cadmeo, tebano, da Cadmo; 2) discen-
Teodorico creò nel re barbaro il legittimo sospetto di dente di Cadmo; 3) Cadmo stesso, che secondo la
una congiura romano-bizantina per cacciarlo tradizione, lasciò il regno di Tebe al nipote Penteo, e
dall’Italia, e per reazione divenne tiranno dominato- fuggito in Illiria con la moglie, a seguito di una pro-
re. Concessere va inteso in correlazione a misere. fezia ne divenne re, (cfr. L. BIONDETTI, Dizionario
21 di mitologia classica, Baldini & Castaldi, Milano
Trattasi di Amalasunta (526) uccisa da Teodato: 1999, alla voce) il che spiegherebbe quel passo tanto
questo fatto, infatti, fu il pretesto della guerra greco- ardito; 4) Cadmilo di Mileto, logografo ionico. Car-
gotica (535-553). Fonti: Procopio da Cesarea, De menta fu profetessa italica, una delle Camene, anti-
Bello Ghotico. che divinità delle sorgenti fluviali. Essa rendeva i
22
Proh sta per pro evocativo, perché non regge suoi oracoli in versi, come dice lo stesso nome ed
l’ablativo, nella traduzione è reso con un’espressione aveva a Roma un suo tempio, dove officiava un ap-
parentetica. Ed. Sec. (1754): proh facinus! Invitavit, posito sacerdote, il flamine carmentale. Secondo
più che invitare, indica l’azione di spingere ad agire Igino (Favole 277) Carmenta avrebbe adattato l’alfa-
proprio in rapporto a praeda. L’invasione dei Lon- beto latino da quello greco, pertanto, la disputa pro-
gobardi (568) determinò un’ulteriore rovina. Gli in- spettata dal Castelli, che sicuramente apprende da
12
quella Storia dei Salentini, innanzi detta, non è di AA.VV., Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II,
poco conto e per ragione della quale sarebbe più op- vol. III della Storia d’Italia diretta da Giuseppe Ga-
portuno forse tradurre quel caracteres, con caratteri lasso, UTET, Torino 1983, pp. 251-364; NICOLA
alfabetici più che caratteristiche. Nella Ed. Sec. Del CILENTO, Italia Meridionale Longobarda, Ricciardi,
1754, si trova cadmaicas, iniziante in minuscolo, Milano-Napoli 1971; T. PEDIO, La Basilicata Lon-
pertanto, per la medesima sono da escludere le ipote- gobarda, Levante, Bari 1987.
si 3 e 4. 35
Il Castelli definisce Boemondo pietate in superos
31
Ritus propriamente indica le cerimonie religiose, i (celesti) claro perché partecipò alla I Crociata. Fon-
rituali, ed in senso più allargato anche gli usi e i co- ti: Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum
stumi. (1101); Historia Belli sani (1118); Goffredo Malate-
32
L’autore affida il compito alle lettere di preservare sta, Lupo Protospatario, Annales Calenses, Atti del
nel tempo le testimonianze storiche. Nel corso dei Convegno di Studi: Boemondo, da Taranto, ad An-
secoli i toponimi “Salento” e “Terra d’Otranto” sono tiochia, a Canosa. Storia di un Principe Normanno,
stati usati indifferentemente. L’etnico “Salentini” si Taranto 16 Maggio 1998; T. PEDIO, La Basilicata
ritrova per la prima volta in alcuni testi latini, ed in Normanna, Levante, Bari 1987; V. FALKENHAUSEN,
particolare dal 267 a.C., dopo il trionfo dei Romani Il Monastero dei SS. Anastasio ed Elia di Carbone
sui Messapi. Salento in latino è probabilmente la in epoca Bizantina e Normanna in Il Monastero di S.
traduzione di “Terra del Sole”, mentre pare che in Elia di Carbone e il suo territorio dal Medioevo al-
messapico stesse a significare “mare”. Cfr. Carlo l’Età Moderna, a cura di Cosimo Damiano Fonseca
Siconio, Historia de regno Italiae, lib. IX (sec. e Antonio Lerra, Atti del Convegno internazionale di
XVI); Ottavio Beltramo nella Descritione del Regno studi, Potenza-Carbone 26-27 Giugno 1992, Conge-
di Napoli (1671) diviso in 12 provincie, riporta co- do Editore, Galatina 1996. E. CUOZZO, Quei male-
me settima la provincia di “Terra d’Otranto”, che detti Normanni. Cavalieri e organizzazione militare
anticamente fu anche nominata Hidrunto, Iapigia, nel Mezzogiorno normanno, Guida, Napoli 1989.
Messapia e Salento; l’abate cistercense Ferdinando Quem…abstulere. Periodo molto controverso, riferi-
Ughelli, Italia Sacra, tomo VIII (ed. veneta del to probabilmente al precedente Boemundoque filio.
1721), fa un excursus storico geografico: Provincia L’evenienza che si tratti di Boemondo junior è com-
Decimanona Seu salentina quam hodie terram provata dalla notizia della morte in Oriente, e preci-
Hydrunti vocant […] Terra Hydruntina primum Ia- samente in Cilicia (stato in luogo) per mano di Ala-
pygia Messapiaque, indi Calabria, et Salentinorum piano, proveniente dalla regione del Rodano. Rodani
regio fuit dicta Japygia ab Japygibus, qui Messapia sta per Rhodani: si riferisce al fiume Rodano e non a
denominata a Messapio Graecorum ductore […] Rodi, e più che locativo, esprime, a mio parere, pro-
Salentium Fastus solum derivat quae Salentini pene venienza (francese rhodanien). Altro personaggio
circunquanque mari ambiuntur […] Hodie ab inco- sconosciuto risulta essere il goto Alapiano e del suo
lis ab Hydrunte Terra Hydruntina, vulgo Terra ruolo storico nei fatti di Boemondo, pugliese per
d’Otranto, dicitur.; (La Provincia decimanona che origine, normanno per stirpe, (Guglielmo di Malme-
oggi chiamano la Terra di Idrunte (…) La Terra sbury, Gesta Regum, 349ss.). Sicuramente era un
Idruntina fu denominata prima Iapigia e Messapia, vassallo di Raimondo di Tolosa, il cui impero, oltre
indi Calabria e regione dei Salentini: Iapigia dagli che in oriente, si estendeva nella zona del Rodano.
Iapigi, Messapia da Messapio, condottiero Greco. Raimondo, infatti, ebbe contrasti con Boemondo di
(…) Il Fasto del Salento deriva dal fatto che i Salen- Altavilla, si battè sull’altopiano anatolico (quindi in
tini sono circondati, quasi d’ogni parte, dal mare Cilicia?) e fu sconfitto dai Turchi presso Ankara nel
(…) Oggi viene chiamata dagli abitanti di Idrunte 1109. Tornato in Siria fu fatto prigioniero da Tancre-
Terra Idruntina, per il volgo Terra d’Otranto.); Giu- di, nipote di Boemondo e liberato assalì Tripoli, sen-
seppe Pacelli, Atlante Salentino (1807); Cosimo De za portare a compimento l’impresa.
36
Giorgi, La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio, Laudator temporis acti. (Hor., A. P. 173), elogia-
2 voll. (1888). tore del passato.
33 37
Totila, re goto (542-552) riconquistò l’Italia, tran- Lisippo, scultore greco nato a Sicione nel 370 a.C.
ne Ravenna, partendo da Verona, tenne testa a Beli- Massimo rappresentante della corrente peloponne-
sario (544-549) ma venne sconfitto da Narsete a Ta- siaca e maestro di numerosi artisti, tra cui Carete.
gina (Gualdo Tadino), cfr. A. MOTTA, Totila e la Produsse un gran numero di opere in bronzo.
Lucania in Radici, n. 15. Fortitudinem…indica pro- 38
Mirum…columna: espressione di Plinio. Quando
priamente la fortezza: fortitudo, quae est dolorum fu scolpito, lo Zeus bronzeo di Lisippo era la statua
laborumque contemptio (Cic.), la fortezza d’animo, più alta del mondo greco (circa 18 m.), era posto
che è disprezzo dei dolori e delle fatiche. Nella Ed. nell’agorà di Taranto, ad oriente del canale navigabi-
Sec. del 1754 non c’è …fortitudinem qua passi le, come ci racconta Strabone (Geografia IV, 3,1).
sunt…, ma …fortitudinem? Passi sunt… Sarebbe: L’Eracle, invece, era alto 5 m. e si trovava in un re-
…imprese dei Salentini, la forza d’animo, la durez- cinto sacro dell’Acropoli, laddove oggi è la città
za? Hanno dovuto resistere a Totila… vecchia.
34
Benevento era la capitale della Langobardia meri- 39
Chares di Lindo (Rodi, fine sec. IV – inizio sec.
dionale. Sulle origini, frammentazione e fine della III a.C.) scultore greco, fu allievo di Lisippo. É cele-
Langobardia Minor, il Duca Romualdo, cfr. V. VON bre per aver eseguito per la propria isola la grande
FALKENHAUSEN, I Longobardi Meridionali, in
13
statua bronzea di Helios (Solis), il cosiddetto Colos- con significato.
so di Rodi, una delle 7 Meraviglie del mondo. Nella 47
Galateo auctore è l’ablativo assoluto che regge la
Ed. Sec. del 1754, manca supradicti, quindi si trova proposizione personale successiva.
Chares Lyndius Lysippi discipulus, Carete di Lindo 48
discepolo di Lisippo. Vestes, propriamente gli abiti: le abitudini
40 (habitus).
Et ita natura comparatum videtur, letteralmente 49
sarebbe “pare che così sia stato disposto dalla natura, Mediterraneus significa lontano dal mare, quindi
che…”. nell’entroterra. Nemini è dativo di possesso.
50
41
Solone, legislatore e poeta ateniese (634 a.C.). L’autore sembra qui delineare quell’identità pro-
Non risulta una tale citazione nei frammenti di Solo- pria dei lucani e tanto attuale.
ne, altrettanto oscura è l’identità di questo famoso 51
Si noti il paragone usato di intrecciare la storia
(ille rafforzativo, proprio quello) sacerdote egizio, con un filo più lungo (uberiori filo) tradotto con
non è da escludere che si alluda a fatti riportati dal “stile più ricco”.
mitografo Manetone, anche se, a mio avviso, la fonte 52
principale sia da ricercarsi nei dialoghi platonici e Il luca bos, lucae bovis, o bue lucano è l’elefante,
precisamente del Crizia e del Timeo, ove si parla di cfr. E. MAGALDI, La Lucania Romana, Istituto di
un sacerdote egizio, che rivelò il mito di Atlantide al Studi Romani, Roma 1947, I, pp. 215-216.
53
giovane Solone. Attico Soloni, letteralmente “a Solo- Oenoniorum, Aeusonumque quondam sedes è
ne l’Attico…”. chiarito meglio nella Editio Secunda dell’Epistola
42
Nei corsi dei secc. IX-XI si verificarono nelle Pu- come Oenotriorum, Ausonumque quondam sedes, la
glie anche cospicue immigrazioni di greci, che co- patria degli Enotri e degli Ausoni. L’Ausonia era
struirono più di quaranta villaggi dopo la riconquista indicata come quell’ampio territorio, che nell’Italia
di Basilio I (Cronaca di Teofanie Continuatus), il preromana e preellenica, andava dal basso Lazio
quale inviò 3000 uomini nella Thema di Langobar- fino allo Stretto di Messina; ed infatti gli storici e
dia per fondare nuove colonie. Il Castelli si riferisce geografi greci, chiamarono Ausoni quelli che l’abita-
probabilmente ad un popolo misto italogreco, pre- vano. La denominazione deriva da Ausone, figlio di
sente in Messapia. Ulisse e Circe, o la ninfa Calypso. I Romani li iden-
43
tificarono erroneamente con gli Aurunci, altra popo-
Vocis sono, il suono della voce, viene tradotto in lazione italica. Gli Ausoni furono tra i primi popoli
fonologia. indeuropei a stanziarsi in Italia. L’Enotria era l’anti-
44
Passo un po’ controverso. Il Castelli accenna co nome (dagli italici enotri) dato dai greci all’Italia
senz’altro ad una popolazione nomade, che ha la Meridionale, Serv. Aen. I,532; Oenotria tellus, l’Ita-
stessa lingua ed il dialetto della Iapigia e mette l’ac- lia, Verg., Aen. VII,85; Οινωτρία, Enotria, Bruttio e
cento sulla familiaritas delle donne di questo popo- Lucania, poi Italia tutta, Erodoto, Storie, 1,167;
lo, le quali, nonostante la scurrilità del discorso ARST, per maggiori approfondimenti cfr. S. MAZ-
(simplicitate sermonis), le leggi della strada (leges ZARINO, Il pensiero storico classico, Laterza, Roma-
itineris), trattandosi di un popolo di viaggiatori, gli Bari 1994, 2 voll., ed in particolare il tema della ter-
amici che potrebbero fraintendere i sentimenti ra Italia, II, pp. 212 ss..
(amici aliter sentienti), alcuna necessità di stare con 54
L’odierno Golfo di Policastro.
gli uomini (necessitudo cum hominibus nulla), cioè 55
di avere con loro rapporti, anche sessuali, non furo- Velia, l’antica Elea, colonia focese, fondata in
no mai distolte dal loro proposito, anche se non lo Lucania nel 540 a.C.; fu la prima sede della scuola
fecero mai per voto (res non accidit pro voto). L’au- eleatica, i cui esponenti principali furono Parmenide,
tore vuol metterne in evidenza il pudore di quelle Zenone e Melisso di Samo. Buxentum, antica colo-
donne misteriose e la dignità di questo popolo sco- nia romana, nacque agli albori del II secolo a. C.,
nosciuto, di cui ne descrive, ancora oltre, le caratteri- dopo che l’insediamento di Pixares andò in crisi. Nel
stiche. 187 a.C., divenne Municipium.
56
45
È il discorso precedente del dialetto, di cui l’auto- Impendentium montium altitudines, espressione
re accenna l’uso di due termini sconosciuti: cephas e classica, le altezze dei monti sovrastanti.
57
khyros. Benché il Castelli sottintenda una lingua Famosi sono stati sempre i maiali lucani ed i pro-
sconosciuta, lamentando il fatto di non potersi avva- dotti derivati dalla lavorazione delle carni suine
lere di studi comparati, si può supporre quanto se- (lucanicae), cfr. E. MAGALDI, op. cit. Nell’Ed. Sec.
gue: CEPHAS, voce di origine indoeuropea, sscr. si legge & sylvae, ubi lucanus aper.
Kapāla, tazza, piatto, cranio, guscio d’uovo, gr. 58
Salute, in riferimento ai vini è intesa come salubri-
Κεφαλή, lat. Caput, cephă, testa. KHYROS, voce di
tà, ma se si vuole anche come conservazione. Come
origine indoeuropea, sscr. Kira(t), maiale, cospar-
ci riportano gli scritti di Strabone e di Plinio, a Gru-
gente, gr. Χέω, spando.
46
mentum si producevano i vina Lagarina, che erano
Si…valeremus, più che esprimere un periodo ipo- vini dolci, delicati e medicamentosi.
tetico, mancando dell’apodosi, ha valore desiderati- 59
Oppidum è generalmente inteso come città fortifi-
vo: “fosse che, avvenisse che”. Comparatione, è in-
teso nel senso di studi comparati, come pure ponde- cata.
60
ra verborum, il peso delle parole, interpretato meglio Sibari era una città lucana celebre per il lusso e la

14
mollezza. G. ROBINSON History and Cartulary of the Greek
61
Uradanus, dovrebbe trattarsi dell’antico nome del Monastery of St. Elias and St. Anastasius of
Bradano. Nell’Ed. Sec., infatti, è scritto Bradam, Carbone in Orientalia Christiana, annate 1928-
accusativo, si suppone, pertanto, un mero errore ma- 1930.
72
teriale tipografico. Principis enim est, genitivo di pertinenza. Orien-
62
La stessa Taranto deriva dal fiume Taranto o Taro, tem brumalem versus, il freddo Oriente. Brumalem
che sbocca al mare a poca distanza dalla città; anzi il deriva da bruma (breve, onde il giorno più breve, il
nome stesso significa insediamento presso il Taro. solstizio d’inverno) e significa brumale, invernale,
Taras fu anche municipio romano fondato dal leg- freddo.
73
gendario Taras, figlio di Nettuno 12 secoli prima Cum dominium, il condominio, inteso come domi-
della fondazione di Roma. Taras era anche il nome nio insieme a Boemondo, e non potestate cum domi-
che i Messapi avevano dato al piccolo fiume. Il pas- nio, altrimenti cum avrebbe dovuto reggere l’ablati-
sus, usato d’ora innanzi, come unità di misura di vo.
lunghezza, corrisponde a m. 1,479: mille passus è un 74
Santoro, Historia, op. cit., e l’abate Ferdinando
miglio. Ibidem nota 61, Brada, nominativo. Ughelli, Italia Sacra, Venetiis 1717-22, opera mo-
63
Augusto fu a Taranto nel 37 a.C. per incontrare numentale in 6 voll.
Marco Antonio, nell’occasione della stipula di uno 75
Nella Ed. Sec. è posto illinc Anglona. Hinc…
storico patto. illinc, di qui, di lì. Regulus è diminutivo di rex, reuc-
64
L’Acalandro, l’odierno Cavone-Salandrella, il cio, re di un piccolo paese, dunque principe.
Casuento era l’antico nome del Basento. 76
Spiega il passo precedente & nomen genti dederat.
65
Tertia designa la terza circoscrizione delle provin- Il primo conte di Chiaromonte, infatti, colui che an-
ce italiche augustee. che diede il nome alla cittadina, fu Ugo I della fami-
66
Periodo ipotetico del I tipo con apodosi all’infinito glia Chiaromonte, detto anche il “Monocolo”, prove-
futuro (communia fore). Studia: le inclinazioni del niente da Clermont (Val d’Oise – Francia). Nello
popolo, oltre che gli studi. stemma della famiglia, come pure in quello di Chia-
67
romonte, compaiono, infatti, cinque monti. Le origi-
Idrunte (Otranto) nell’antichità era ascritta come ni di Chiaromonte risalgono all’epoca medievale,
città della Calabria, perché così era denominata la come è testimoniato da alcune carte greche del 1093.
Iapigia. Ricostruito dopo il terremoto del IX secolo dai Nor-
68
Citazione castelliana della Legatio Liutprandi, cfr. manni, fu feudo della famiglia Chiaromonte fino al
Monumenta Germaniae Historica, Leipzig, K. W. 1319, poi passò ai Sanseverino di Bisignano. Cfr. L.
Hiersemann, 1925-1933, tomo III, p. 361, Scripsit G. MENANGER, Inventaire des familles Normandes
itaque Polyeuctos, Constantinopolitanus Patriarcha, et franques émigrées in Italie méridionale et in Sici-
privilegium Hydruntino Episcopo, quatinus sua auc- lie (XI-XII siècle) in AA.VV., Roberto il Guiscardo e
toritate habeat licentiam episcopos consecrandi in il suo tempo. Relazioni e Comunicazioni della Prima
Acirentila, Turcico, Gravina, Maceria, Tricario, qui Giornata Normanno-Sveva (Bari, Maggio 1973),
ad consecrationem Domini Apostolici pertinere vi- Roma 1975.
detur. Due bellicosi coimperatori: Niceforo II Foca 77
Filippo Cluverio, geografo, Italia Antiqua, Lione
(963-969) appartenente alla dinastia macedone e 1624. Ed. Sec.: Cluerio.
Giovanni I Zimisce (969-976), riconquistarono Cre- 78
ta, la Cilicia, Cipro, Aleppo, Antiochia, Damasco. Ludovico Antonio Muratori (Vignola 1672 – Mo-
L’epopea bizantina si concluse con la sottomissione dena 1750) erudito e storico; sacerdote, fu prefetto
dei Bulgari, operata da Basilio II (996-1014), facen- della Biblioteca Ambrosiana di Milano e poi della
do leva sul principio dell’esercito composto da con- Estense di Modena. Fondatore della moderna storio-
tadini-soldati, che poi divennero coloni delle terre grafia, che fa assegnamento su basi scientifiche e
conquistate. In Italia lottarono coi Longobardi ed i documentarie, si occupò del primo medioevo, ordi-
Normanni. Niceforo Foca fece anche ricostruire la nando una monumentale raccolta di fonti (Rerum
città di Taranto 40 anni dopo il saccheggio dei sara- italicarum scriptores, 25 voll. 1723-51), che illustrò
ceni (15 agosto 927). Cfr. T. PEDIO, La Basilicata nelle Antiquitates Italicae Medii Aevi (1738-42);
Longobarda, op. cit., ad vocem. importanti anche gli Annali d’Italia (1744-49). In
69
estetica sostenne l’idea di una poesia utile e raziona-
Sull’impero di Boemondo, vedi nota 35. le (Della perfetta poesia 1706).
70
Quae in Orientem vergit, che si volge ad oriente, 79
Lucas Holste, detto Holstenius, od Olstenio
orientale. (Amburgo 1596 – Roma 1661), geografo, filologo e
71
Sul Monastero Basiliano di Carbone si può con- studioso di fama internazionale, fu bibliotecario del
sultare P. Emilio Santoro, Historia Monasterii Car- Barberini, della biblioteca Vaticana e di quella della
bonensis ordinis Sancti Basilici, Romae 1601, anche Regina Cristina. Sulla storia della città di Grumento
nella traduzione di Marcello Spena, Istoria del Mo- F. S. ROSELLI., Storia Grumentina, 1882; sugli erro-
nistero di Carbone, Morelli, Napoli 1831, nella qua- ri intorno al sito di Grumento, ivi, pp. 27 sgg..
le opera è riportato per intero il diploma di Boemon- 80
Ed. Sec.: Agrimons, mero errore materiale di tra-
do, pp. 60 sgg.; Il monastero di S. Elia di Carbone e scrizione. Nella Ed. Sec. non è riportato l’avverbio
il suo territorio… Atti del convegno di studi, op. cit.;
15
84
recte, riferito evidentemente al fraintendimento sui Il Castelli non appone la data della lettera ma si
siti. Ostium, significa porta, entrata, se riferito a fiu- apprende dal Calcografo per il lettore alla già citata
me si traduce con foce. seconda edizione che questa fu scritta nel 1733 e
81
Grumentum, città illustre della Lucania, sorse nel- pubblicata per la prima volta dal camaldolese Ange-
la prima metà del III sec. a. C., quasi contemporane- lo Calogerà, nella Raccolta di Opuscoli scientifici, e
amente a Venusta (291 a.C.) e Paestum (273 a.C.). filologici, Venezia 1735. Tra le due edizioni non vi
Importante nodo della Via Erculea, donde partiva sono notevoli differenze, al di là della punteggiatura,
un’altra strada che intercettava la Popilia sul versan- che in molti passi diverge, e al di là delle differenze
te tirrenico in Nerulum, Grumentum, sito militar- terminologiche, già riportate in nota alla presente
mente strategico fu scelto dai Romani come sede per traduzione, che essenzialmente si attiene all’editio
le operazioni belliche contro i Sanniti. Nel 215 e nel princeps, si riportano in generale le principali diver-
207 a.C. divenne obiettivo di conquista di Annibale, sificazioni a partire dalle radici nominali (per como-
ma a 500 passi (750 m.), sul colle di Grumento No- dità si usa per alcuni nomi ricorrenti il nominativo,
va, i Cartaginesi vi ebbero la peggio. Dopo un lungo dato che le difformità si riconducono maggiormente
periodo di floridezza economica, con la guerra so- all’uso delle lettere minuscole/maiuscole, si segue
ciale (90 a.C.), Grumentum, alleata degli Italici, che l’ordine di lettura del testo): graecus/Graecus; orien-
insorgono contro Roma, conobbe una lunga crisi, te/Oriente; Sacramenti/sacramenti; Ripheis/ripheis;
che si protrarrà sino agli inizi dell’età augustea (42 Ulissi/Ulyssi; Cadmaicas/cadmaicas; colonia/
a.C.). Da questo periodo hanno inizio i lavori di ri- Colonia; Brutio/brutio; Boemundus/Boëmundus;
costruzione del teatro, le terme, il forum ed il capito- italograecus/Italograecus; Pyrrico/pyrrico; Punico/
lium. Intorno alla fine del I sec. a.C., così fortificata punico; Paestanus/paestanus; Ionium/Jonium; Silva-
ed abbellita riprese il ruolo di città cardine della Lu- e/sylvae; baronum/Baronum; Hydruntino/
cania meridionale. Imponente la costruzione dell’ac- hydruntino; castro Saracenisco/ castro saracenisco;
quedotto, che portava l’acqua nella Civita. Nel 370 castellum/Castellum; colles/Colles; Vale/V..., inoltre
divenne sede episcopale e lo resterà sino al 954. Dal alcuni passi riportati in corsivo nella prima edizione
VI-VII sec. a.C. iniziò quel processo di abbandono, non lo sono nella seconda e viceversa.
fino agli inizi dell’anno Mille, quando fu rasa al suo-
lo dai Saraceni. Cfr. MAGALDI, cit.
82
Simulandi…sedulitas, l’atto del simulare, che nel
suo proprio senso recondito significa fare o rendere
simile, quindi anche “prendere l’aspetto di…”, poi
imitare, rappresentare, ma anche fingere. Nel conte-
sto del passo, potrebbe indicare anche l’atto del pla-
gio, ma soprattutto la finzione derivante dalla verita-
tis occultatio, cui fa riferimento il Castelli. Nella Ed.
Sec., difatti, l’autore marca ancora di più questo fat-
to:…arguta sedulitas; utque alius alii ignotam…etc,
letteralmente: siccome uno scopri una notizia ignota
all’altro e la chiarisca. Miscella, dall’aggettivo mi-
scellus, mescolato, svariato, propriamente significa
miscellanea di scritti, il contesto è chiarito dalla Ed.
Sec.: miscella, usato con iniziale minuscola. Più che Vincenzo Capodiferro è nato a Lagonegro, in Pro-
indicare un autore, pertanto, non si sa a quale scritto vincia di Potenza, nel 1973 e si è laureato in Filoso-
si riferisca. fia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. At-
83 tualmente, per motivi di lavoro, vive a Varese. Nella
L’autore chiarisce l’equivoco determinato dall’er- sua permanenza in Basilicata è stato, tra l’altro, As-
rore di confusione tra i nomi di Pisciotta, sorta nel sessore alla Cultura nel Comune di Castelsaraceno
915 d.C., dopo che i Saraceni saccheggiarono Bus- ed ha collaborato con periodici locali, quali l’Eco di
sento, infatti, molti si trasferirono al di là del pro- Basilicata di Lauria. In campo poetico ha esordito
montorio di Palinuro, dove fondarono un piccolo con Stralci e briciole di vita, Ed. Gabrieli, Roma
villaggio, che chiamarono Pixoctum (onde Pixocta – 1997. Ha curato la Prima edizione del concorso di
Pissotta – Pisciotta), e Piscinola, Casale vicino Na- poesia «Nicolò Picinni». Tutti poeti, Agesa, Moliter-
poli, a nord tra Miano Marianella e Secondigliano. no 2000, nonché la presentazione dell’opuscolo Car-
Lo scrittore, alla fine, tira le somme del suo itinera- nevale Castellano, Falabella, Lagonegro 2000, dopo
rio (iter). Questo processo di colonizzazione forzata di che si è dedicato prevalentemente a studi storici e
è sicuramente inseribile in quella politica giustinia- filosofici: Una Domenica di sangue. Terra e libertà
nea di riconquista della parte occidentale dell’Impe- nelle infime convalli lucane, edito da Paolo Laurita,
ro, nella quale ebbero un ruolo fondamentale i gene- Potenza 2002, con un’intervista a Tommaso Pedio
rali barbarici Belisario e Narsete, sebbene questo sui moti legittimisti del 1860 nel Lagonegrese ed un
processo di romanizzazione fosse iniziato molto saggio introduttivo di Antonio Motta; La dittatura di
tempo prima, in epoca romana (cfr. MAGALDI, op. Dio. Libertà e dispotismo in Nicolas Antoine Bou-
cit., pp. 193 e sgg.). In Urbem, nella Città per eccel- langer, edito da Clinamen, Firenze 2006, con Vita e
lenza, Napoli. opere di N. A. Boulanger (1722-1759) di Denis
Diderot, Introduzione di A. Viola.
16
Il novecento: il secolo che ci siamo piano. Succede però in "Garofano rosso" di Vittori-

di Davide Morelli
appena lasciati alle spalle è stato ni, in cui viene descritto il clima del fascismo e le
un secolo policromo, ricco di ismi, sue conflittualità sociali. Accade anche in "Gente
SAGGISTICA correnti letterarie, correnti critiche. d'Aspromonte" di Corrado Alvaro, in cui viene posta
Per quanto riguarda la creatività in evidenza l'arretratezza sociale ed economica del-
letteraria si è assistito a una molteplicità di forme l'Italia di allora. Le tematiche dell'inettitudine e della
espressive e comunicative. Diverse sono state le cor- follia vengono eluse anche dai grandi romanzi del
renti letterarie in Italia: il decadentismo, il crepusco- '900, che trattano in modo esemplare le conseguenze
larismo, il futurismo, l'ermetismo, il neorealismo, la del nazi-fascismo: "Il giardino dei Finzi-Contini" di

“Alcune considerazioni sul Novecento”


neoavanguardia, il postermetismo, il neosperimenta- Bassani (l'emarginazione degli ebrei), "Se questo è
lismo, il neo-orfismo. Se consideriamo anche l'Euro- un uomo" di Primo Levi (il lager), "Cristo si è fer-
pa bisogna ricordarci anche dell'espressionismo, del mato ad Eboli" di Carlo Levi (il confino). Durante il
simbolismo, del dadaismo e del surrealismo. Non periodo della guerra e dell'immediato dopoguerra la
sono naturalmente mancate le polemiche, come letteratura italiana è contrassegnata dall'impegno
quelle tra tradizione e neoavanguardia e come quelle morale e politico. L'unico che si concede un divertis-
tra neorealisti e postermetici. Mai come nell'arco del sement è Vasco Pratolini con "Le ragazze di San
'900 la letteratura ha registrato dei mutamenti così Frediano". Anche in poesia avvennero dei muta-
radicali. Nel primo novecento la letteratura italiana menti radicali. Si passò dalle reminiscenze petrar-
passò dall'estetismo dannunziano all'ermetismo, che chesche-leopardiane del Canzoniere di Saba a un
stilisticamente si distingueva per le sue analogie, le frammentismo, talvolta prosaico. Il novecento non è
sue sinestesie e per l'assolutezza della parola poeti- stato caratterizzato solo dall'originalità delle correnti
ca; da un punto di vista etico si registrava il passag- letterarie, ma anche da quella dei singoli autori. Si
gio dai vizi e dal lusso sfrenato di D'Annunzio a una pensi per esempio alle innovazioni introdotte da Un-
letteratura - come quella ermetica - intesa come im- garetti, che fu il creatore del versicolo. Nel novecen-
pegno e testimonianza civile. Se si considerano le to comparve nel mondo della scrittura anche l'altra
riviste questo cambiamento di rotta, questa svolta metà del cielo. Furono protagoniste della scena lette-
dal dannunzianesimo a un ruolo nuovo di letterato raria la poetessa Ada Negri ed Elsa Morante, che
avvenne ancora prima. Infatti "La Voce", nella prima scrisse capolavori come "L'isola di Arturo" e "La
fase diretta da Prezzolini, fu una rivista "militante", storia". Ci si ricordi anche di Natalia Ginzburg, che
che si pose problematiche filosofiche e sociali, come in "Lessico famigliare" ritrasse l'ambiente culturale
la questione meridionale e la politica del trasformi- torinese antifascista, di cui fecero parte Cesare Pave-
smo giolittiana. In prosa si passò dagli epigoni del se, Adriano Olivetti, Carlo Levi, Giacomo Debene-
verismo all'antiromanzo, cioè a un romanzo-saggio detti. Diverse sono state le correnti della critica: lo
in cui si dissolveva storicismo marxi-
il personaggio e sta, il crocianesimo,
predominavano il lo storicismo gram-
contenutismo, i sciano, lo struttura-
sociologismi e gli lismo, la critica
psicologismi. I pro- psicanalitica. Non
tagonisti dei ro- vanno nemmeno
manzi del '900 sono dimenticati gli ap-
quasi tutti inetti e/o porti più recenti
nevrotici, a comin- della semiotica e
ciare dai personag- dell'ermeneutica
gi di Svevo. Ma nell'ambito della
nella maggioranza critica letteraria. La
dei casi la causa del letteratura nel seco-
disagio esistenziale lo appena trascorso
è ignota. Solo nel non è stata conside-
"Memoriale" di rata solo a livello
Volponi la paranoia sintattico, stilistico,
del protagonista ha simbolico, ma i
un motivo certo, critici del '900 han-
ovvero l'espulsione no indagato a 360
dalla fabbrica a gradi sul rapporto
causa della tubercolosi. Molti scriveranno della ne- autore-opera e sul rapporto lettore-opera. Attualmen-
vrosi, ma Tobino con "Le libere donne di Magliano" te non è ancora possibile fare un bilancio del '900,
sarà colui che affronterà il tema della follia nel modo valutare obiettivamente la portata di correnti lettera-
più realistico. Uno dei pochi che resiste alla tentazio- rie ed autori, stimare effettivamente l'eredità di que-
ne dell'inettitudine è Fenoglio. Per lui si tratta sem- sto secolo, appena trascorso. Può accadere anche che
plicemente di osservare e trascrivere ("see and autori che nel corso della loro vita ebbero fortuna
transfer"), come riesce a fare magistralmente ne "Il critica vengano dimenticati e che autori, che non
partigiano Johnny". Raramente il malessere esisten- conobbero grande notorietà un tempo, vengano riva-
ziale dell'uomo contemporaneo passa in secondo lutati. Ciò sta in parte avvenendo con D'Arzo, Silo-

17
ne, Comisso, Brancati, Manganelli, D'Arrigo. La
letteratura del '900 è stata contrassegnata da innume- “Controedicola”
revoli svolte epocali e da profonde trasformazioni.
Tutto ciò per aderire maggiormente alle realtà socia- (anteprima)
li, economiche, politiche, antropologiche di un seco-
lo colmo di errori, orrori, nefandezze di ogni genere.
Tutto ciò per riuscire a decifrare la successione, mai
fino ad allora così veloce, di avvenimenti. Il nove-
cento è stato un secolo intenso; ricco di paradossi e
rompicapi da risolvere, di enigmi da decifrare. Illu-
stri filosofi hanno cercato di rintracciare la causa
principale della crisi della modernità. Freud scrisse
del "disagio della civiltà", Max Weber della "gabbia
di acciaio". Per Nietzsche l'origine di tutti i mali è il
nichilismo, per i marxisti il plusvalore e i mezzi di
produzione, per i cattolici la secolarizzazione, per gli
esistenzialisti l'angoscia della scelta. Per Husserl il
mancato ritorno al mondo della vita, per Mounier
l'individualismo, per Dewey il fatto che il mondo sia
aleatorio e rischioso. Per Niezsche Dio è morto, gli
strutturalisti invece annunciano la morte dell'uomo.
Ma forse non esiste una sola causa alla crisi della
modernità. Forse sono molte le cause. La letteratura
italiana del '900 ha cercato di intraprendere la sfida
al labirinto gnoseologico-culturale, di cui parlò Cal- Copertina della prima edizione di Le libere donne di
vino. Una sfida difficile, ma allo stesso tempo anche Magliano (1953) Nel suo lavoro dedicato alla cura
affascinante. La letteratura italiana del '900 proprio psichiatrica, che svolse con passione per tutta la vita,
come uno dei personaggi più famosi di Pirandello - Tobino intravide una sorta di condizione a suo modo
il fu Mattia Pascal - ha dovuto rischiare più volte il felice. Quella di una "anormalità" che riscatta, nelle
proprio patrimonio (in questo caso la propria tradi- sue manifestazioni meno atroci, la pesante
zione) come chi gioca al casinò, darsi per morta e "normalità" dei cosiddetti sani di mente. Tutto que-
cambiare identità per ritrovarsi e ritrovare il senso di sto apparve, con grande scalpore, nel romanzo
un mondo, sempre più arcano e sfuggente. Talvolta Le libere donne di Magliano che Tobino pubblicò
ha assunto rischi folli in modo ludico, presentando i nel 1953.
lati più grotteschi e più comici della realtà. Si pensi
per esempio a Landolfi, a Zavattini, a Malerba, ad “Dopo un qualche tempo che abitavo in manicomio
Achille Campanile, a Cavazzoni. e frequentavo i matti per la durata del giorno e
spesso in ore notturne, mi si maturò con lentezza
una convinzione, e giovanilmente quasi mi parve
una scoperta. Certe persone, in precisi momenti del-
la loro vita, fino ad allora senza alcun rilievo, co-
minciavano a ubbidire al loro segreto perché. Gra-
no a grano, tessera a tessera, si costruivano, forma-
vano se stesse, si creavano una personalità, che era
poi quella loro, la vera. E, quando questa era com-
pletata, la manifestavano con gioia, con orgoglio,
con sicurezza, quasi un loro dovere. Notai inoltre
che per innalzare con più agio la loro costellazione,
mettevano da parte ogni affetto, allontanavano da se
stesse quelli che sono i comuni sentimenti, la cura
dei figli, la tenerezza verso la madre, lo scambio
dell'amicizia. Mi parve dunque che queste persone
non erano colpite all'improvviso dalla follia, ma vi
arrivavano perché dettati, costretti dalla composi-
zione della loro natura.”
Mario Tobino (1910-1990), psichiatra, esordì nel
1952 con Il deserto della Libia (Einaudi), cui sono
seguiti Le libere donne di Magliano (1953), La bra-
ce dei Biassoli (1956), Il clandestino (1962, premio
Strega), Per le antiche scale (1971, premio Campiel-
lo), La bella degli specchi (1976, premio Viareggio),
per citare solo alcune delle sue opere più significati-
ve.
(Tratto da http://www.internetculturale.it)
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In un’epoca nella quale il pensiero menomamente poetica, per quanto ciò possa sor-

di Apostolos Apostolou
scivola su una fenomenologia della prendere, perché la poesia è meta-ermeneutica) poi-
perdita irrimediabile del significato ché tale sforzo resta deformante ed opera come tale
SAGGISTICA e su una duratura e indecisa inten- in base al fatto che lo sforzo ermeneutico non ha
zione espressiva, quale ruolo può sufficiente “forma”. Ma inoltre, la poesia non impo-
giocare la poesia? E di quale poesia possiamo parla- ne condizioni di dominio, che vadano oltre il signifi-
re oggi? Di una poesia del compimento trionfale del cato e il non significato. Un oltre che insidia persino
surrealismo? Di una poesia rievocativa, nostalgica, la filosofia di Derrida (l’oltre della conoscenza asso-
appartenente alla tradizione moderna, la quale non è luta, come spostamento finale e radicale allo stesso
che l’altro volto della noia? Una poesia militante, tempo, ci dirà in L’ecriture et la difference, Seuil.
empirica, che risponde alle grida con un altro grido, 1967, p. 371) e il suo pensiero, orientato da ciò che

“L’immagine unificante della scrittura poetica e del pensiero filosofico”


alla stregua di una chiamata filosofica? O forse di ribalta, allo scopo di estrarre le conseguenze, non
una poesia in bilico tra la parola pronunciata e il suo necessariamente “esistenziali” si innesta nell’ispessi-
significato? Oppure ancora di una poesia meditativa, mento di un oltre. Ecco perché è d’accordo con Phi-
che suo malgrado diviene potentemente lirica? lip Sidney, riguardo ai poeti, quando dice che essi
Tuttavia la scrittura poetica ha già attraversato l’inte- non mentono mai, ed adotta nel “Qual quelle” la
ro orizzonte meditativo. Così esiste in Baudelaire, prospettiva di Valery, secondo la quale la filosofia
“meubles voluptueux”, una teoria dell’agire comuni- dovrebbe assumere il radicamento della poesia.
cativo o dell'intenzionalità. Il desiderio di evasione è La poesia pluricausale e acausale, (secondo
rinvenibile in Ηolderlin e Rimbaud, come ritiro in- Κ.Axelos) [2] illumina la questione, affermando che
condizionato? quanto più estranee sono tra loro le cose, tanto più
L’indeterminatezza e la sconfinatezza di Kristeva si magica è la luce che prorompe dal loro contatto. Una
trova nei poeti come Jim Rosenberg, Frank O’ Hara, bellezza che scaturisce dall’incontro casuale di una
Andrew Levy e Jackson Maclow. La finitudine del macchina da cucire e di un ombrello. La parola poe-
soggetto appare in Nerval. Il vuoto senza respiro, tica, per quanto possa apparire simbolica, giunge a
come interruzione del respiro, è riproposto da Deleu- rendere l’universale concreto e il significato astratto
ze nei suoi ultimi scritti; ed esiste anche in Baudelai- un’immagine incarnata, e ciò perché essa soltanto
re (si vedano i “Fleurs du mal” per citare Proust racchiude in sé qualcosa della singolarità dell’imma-
quando parlava dell’interruzione del respiro nella gine del mondo.
scrittura di Baudelaire).
La pienezza del discorso, del suono, che carpisce
l’interiorità senza violarla, così come la contrapposi- Note
zione tra discorso e scrittura (punto di disaccordo tra
Walter Ong, Emmanuel Levinas e Derrida, in so- [1] Vedi: Hans Robert Jauss, Pour une esthetique de
stanza contrapposizione tra fenomenologia del suono la reception, trad. de l’allemand par Claude
e fenomenologia della scrittura, la quale scaturisce Maillard, ed. Gallimard, Paris 1978, p.49. Anche
da un felice fraintendimento del dialogo platonico, Wolfgang Iser, L’arte de lecture, trad. de l’allemand
nella frase “λόγους λέγειν τε και γράφειν” laddove par Eveiyne Sznycer, ed. P. Mardaga, Bruxelles
in definitiva, per numerosi filologi, il logos significa 1985, p.321. Anche Pierre Van Den Heuvel, Parole,
discorso e scrittura, e non necessariamente una qual- Mot, Silence; pour une poetique de l’enonciation,
che scissione, come sosteneva Derrida) esiste nella ed.R.Corti, Paris 1985, p.65.
poesia di Edmond Jabes. [1] [2] Vedi: K.Axelos Systematique Ouverte Les
Ciò malgrado la poesia non investe nello sforzo er- Editions de Minuit, 1984, p. 123.
meneutico (prerogativa filosofica e psicanalitica, e
Foto M.Nigro

Apostolos Apostolou
(adfapostolou@yahoo.gr)
Dottore in Filosofia, ha insegnato in diverse Univer-
sità. Fondatore del Pensiero e della Consulenza Filo-
sofico - Poetica, riconosciuto a livello mondiale;
scrittore e direttore della rivista "Yfos". Amministra-
tore dell'Istituto Europeo Pratiche Filosofiche e An-
tropologia Filosofica. Direttore dell'Università del
Tempo Libero di Atene - Nuovo Psichico (Grecia).
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È nota indispensabile – in fase pre- d’una frase esclamativa)…

di Carlo Iandolo
liminare – fare confessione pubbli- In una sintetica esemplificazione concreta, basta in-
ca d’un’incommensurabile ammi- dicare che, nell’arco del primo e del secondo capito-
SAGGISTICA razione nei confronti del capolavo- lo, abbiamo contato oltre trenta casi di punteggiatura
ro manzoniano (“I Promessi Spo- (specie virgole) decisamente contestabili e una ven-
si”), di modo che le nostre spulciature critiche tina di segni discutibili.
(dinanzi a sbavature ora “linguistiche”, ora “logiche”
nell’impalcatura narrativa) ci suscitano gli stessi Ancóra sorprende il momento in cui don Rodrigo,
beffeggiando la tronfia millanteria di quando il Griso

“Sviste manzoniane”
pudori e rimorsi di chi è vergognosamente sorpreso
nell’atto d’inseguire farfalle sotto l’arco di Tito… si preparava al rapimento di Lucia (cap. 7°: “Lasci
fare a me”), a tentativo fallito ironicamente ne
echeggia l’espressione, questa volta resa dal Manzo-
RILIEVI ORTOGRAFICI (1) ni in forma di “scriptio continua” mediante un
“signor lascifareame” (cap. 11°), ortograficamente
scorretto. Infatti occorrerebbe non solo la doppia
Risulta notoriamente scontata la scarsa familiarità consonante ufficialmente richiesta dalla preposizio-
del Nostro con la punteggiatura – soprattutto per ne “a” nei composti (cfr. accanto, affatto, Castellam-
quanto attiene a un elementare uso delle virgole – mare) ma anche l’accento grafico, indispensabile per
nel corso dei trentotto capitoli. tutti i lemmi almeno bisillabici di tipo tronco:
Qualche esempio rilevante? *signor lascifareammé (cfr. aldiquà, Oltrepò, rosso-
blú, trentatré)…
Al poetico novenario iniziale segue una proposizio-
ne relativa “necessaria o attributiva” (come testimo- Un altro rilievo – di gravità solo apparente – va mos-
nia anche il nodo costituito dall’aggettivo dimostra- so al Manzoni circa l’orientamento dell’accento gra-
tivo d’apertura = quello specifico ramo…), decisa- fico, giacché Egli usa il segnale grave là dov’è op-
mente restía alla virgola di stacco: Quel ramo del portuno l’acuto per denotare il suono fonico
lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra catene “chiuso”: chè - fuorchè - giacchè - nè - perchè - potè
non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a se- - purchè - sè - sicchè - ventitrè (= ché - fuorché -
conda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, giacché - né - perché - poté - purché - sé - sicché -
quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e ventitré).
figura di fiume,… A sua discolpa va precisato che la distinzione grafica
Lo stesso passo, nell’edizione del 1825-’27, è pun- (limitata alla vocale “e” finale di parola tronca) è
teggiato con maggiore precisione e senza gli eccessi- conquista della grammatica novecentesca (5), facili-
vi spezzettamenti delle nove minipause di fiato, ri- tata anche dalla diffusione della macchina da scrive-
dotte solo a quattro: dopo “monti”, “golfi”, “quelli” e re con la disponibilità del duplice segno; ancóra, che
“fiume”. ai suoi tempi la grammatica scolastica aveva di mira
soprattutto la “lingua scritta”, prestando scarsa o
Se è logico ed evidente che – senza l’intrusione nessuna attenzione all’effettiva pronunzia collegata
d’elementi incidentali – non può dividersi il soggetto alla lingua viva, poi sí cara alla tesi del Nostro
dal suo verbo immediatamente vicino, il Manzoni se (fiorentino parlato dalle persone cólte).
ne dimentica nel cap. 8°, confondendo il rilievo ora-
torio dato al soggetto con una pausa di stacco e se-
gnalandolo mediante una virgola erronea: Don Ab- SOLECISMI MORFO-SINTATTICI
bondio (2), vide confusamente, poi vide chiaro, si
spaventò, si stupì; lo stesso intento di risalto circa il
lemma iniziale va ravvisato nel cap. 24°: I poveri,[?] Ai nostri sensi linguistici risulta sfasato l’accordo
ci vuol poco a farli comparire birboni. maschile dell’aggettivo nel binomio questo Milano
Assurde sono altre virgole: Dicendole poi il cura- di cap. 34° (mal sostenuto da Ilio raso due volte =
to,[?] che l’aveva mandata a prendere,[?] d’ordine “rasa” nel celebre carme sepolcrale di foscoliana
dell’arcivescovo, si mise il grembiule agli occhi memoria), giacché i nomi di città propriamente usati
(cap. 24°: dove la prima virgola, lí per lí, crea l’equi- risultano femminili, eccetto “Il Cairo”; invece appa-
voco d’una frase relativa al posto d’un’infinitiva re al limite dell’accettabilità È Pescarenico una ter-
oggettiva) (3); I provocatori, i soverchiatori, tutti ricciola… poco discosto dal ponte (cap.4°), ove for-
coloro, [?] che in qualunque modo, fanno torto al- se il Manzoni avrà preferito l’uso avverbiale del
trui, sono rei (cap. 2°: ma nell’edizione del 1825-’27 lemma.
mancano la terza e la quarta virgola); Dite pure a Così risalta un uso sintattico poco raccomandabile
tutti, [?] che ho sbagliato io (cap. 2°), dimenticando della preposizione iniziale in Oltre la guerra ester-
che non può esistere stacco fra breve reggente e infi- na, era poi tribolato continuamente da contrasti in-
nitiva immediatamente successiva (4); ancóra: terni (cap. 4°), al posto di “Oltre che dalla guer-
L’aspetto di Renzo divenne così minaccioso, [?] che ra…”; ma soprattutto sorprende la forma del primo
don Abbondio, [?] non poté più nemmeno supporre aggettivo, pur se spezzato dal suo sostantivo, nell’e-
la possibilità di disubbidire (cap. 2°); Ma il pensiero spressione senza alcuno, anche lontano, pericolo del
di Lucia, [?] quanti pensieri tirava seco (cap. 2°: per 1° capitolo, giacché sono normali e legittimi “alcún
giunta, alla fine, occorrerebbe il segnale precipuo – nessún – buòn” davanti a sostantivi maschili ini-

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zianti sia con vocale che con consonante (purché Pure il binomio del titolo, lí per lí giustificabile coi
non si tratti di “s+ consonante”, di “x, z” e, per alcu- significati fondamentali del latineggiante “promessi
ni, anche di “pn, ps”), sulla scia dell’articolo indeter- = fidanzati” (cap. 7°: Agnese si staccò dai promessi)
minativo “un” di contro a “uno”. e di (“sponsi = promessi”, evolutosi in quello mo-
Ancóra: nelle proposizioni le montagne erano mezze derno) “sposi = ormai coniugi”, lascia poi perplessi
velate di nebbia (cap. 21°) e le usciva di bocca di fronte a usi promiscui e pasticciati nel prosieguo:
dell’erba mezza rosicchiata (cap. 28°) è sfuggito il palazzotto di don Rodrigo più in su del paesello
all’Autore che, dinanzi ad aggettivi e participi, degli sposi (= fidanzati: cap. 5°), gli sposi si strinse-
“mezzo” funge da avverbio, laddove è aggettivo e ro al muro e poi gli sposi rimasero immobili nelle
giustamente variabile davanti a sostantivi ufficial- tenebre (cap. 8°); lo strano accoppiamento i due spo-
mente espressi: vede mezza la faccia del Griso (cap. si rimasti promessi (cap. 8° = i due coniugi mancati
33°) e amava i mezzi ducatoni (34° capitolo) (5). e, quindi, ancora in attesa del matrimonio), dove
proprio l’eco ancóra latina di “sponsi = fidanzati”
Infine, durante il colloquio con Perpetua per permet- conferisce valore pleonastico al sintagma.
tere alla giovane coppia di salire da don Abbondio,
Agnese per far vedere che stava attenta, o Senso contemporaneamente miscelato di “fidanzato”
per ravviare il cicalìo, diceva: “sicuro: e di “(ormai quasi) coniugato” è nel cap.
adesso capisco: va benissimo: è chiara: e 7°, quando l’oste delle polpette risponde a
poi? E voi? E voi?” Renzo circa i tre strani forestieri presenti
nella locanda: E che diavolo vi vien voglia
Come il precedente “sicuro”, anche il pa- di sapere tante cose, quando siete sposo, e
rallelo aggettivo neutro dovrebbe gemel- dovete aver tutt’altro in testa?
larsi nella forma “è chiaro”, non essendo
eccessivamente giustificabile l’accordo Inutile precisare come la semantica mo-
con un sottinteso sostantivo femminile derna dei rispettivi lemmi sia ben distinta
“faccenda-questione” ecc. (6) nell’ultimo capitolo, dopo il matrimonio:
Venne la dispensa, venne l’assolutoria,
venne quel benedetto giorno: i due promessi anda-
RILIEVI LESSICALI rono, con sicurezza trionfale, proprio a quella chie-
sa, dove, proprio per bocca di don Abbondio, furono
sposi.
Qua e là, compaiono usi impropri di lemmi: ecco
“celibe” (anziché “nubile”) attribuito a Perpetua nel
1° capitolo (7); egualmente, se è ormai idiomatica la VARIETÀ DI CONTRADDIZIONI
frase raddrizzar le gambe ai cani (anch’essa nel cap.
1°), non è corretto l’uso di riunì le otto gambe dei
capponi (cap. 3°), tant’è vero che a poca distanza Molteplici e notevoli sono ulteriori instabilità nel
successiva il Manzoni ritocca con quelle povere be- romanzo.
stie, così legate e tenute per le zampe. Alla fine del 1° capitolo, si alternano – a stretto giro
E logicamente inaccettabile (pur se vivido nell’elo- espressivo – Giunto su la soglia, si voltò indietro
quio dialettale) appare il frequentissimo verbo verso Perpetua, mise il dito sulla bocca (9), a meno
“maritarsi” riferito alla condizione specifica dell’uo- che non si tratti d’oscillazione ortografica del mo-
mo o generica della coppia, al rispettivo posto di mento che, piano piano, portò l’enclitica all’ufficiale
“ammogliarsi” e “sposarsi”: dapprima in bocca ai unione anche scrittoria.
bravi (lei ha intenzione di maritare domani Renzo Egualmente colpisce – pure in tanta predilezione per
Tramaglino e Lucia Mondella?) e poi a don Abbon- lemmi soggetti ad apocope speciale (col doveroso
dio, sia con Ragazzacci, che…s’innamorano, vo- ricorso all’apostrofo: a’ = ai, co’ = coi, de’ = dei, ne’
glion maritarsi, sia con Son io che voglio maritar- = nei, que’ = quei, po’ = poco) – anche l’incoerenza
mi?” (sempre nel cap. 1°), sia con V’è saltato il gril- di fronte agl’imperativi fa’, sta’, va’…, molto rara-
lo di maritarvi rivolto a Renzo (cap. 2°); e quest’ul- mente caratterizzati dall’esatta grafia.
timo domanda a Perpetua: Spiegatemi meglio voi A mo’ d’esempio, ecco nel cap. 15° l’ingiunzione
perchè non può o non vuole maritarci (cap.2°), cosí dell’oste a Renzo: Sta zitto, buffone; va a letto; inve-
come Agnese dice al cardinale: e avesse subito mari- ce, quando l’Innominato parla al Nibbio, l’ortografia
tati i miei poveri giovani (24° capitolo) (8), e come diventa contraddittoria a brevissima distanza: e va di
conferma il verbo ripetuto molteplici volte nel capi- corsa a casa di quel don Rodrigo che tu sai, e poi
tolo terminale del romanzo… no: va’ a riposarti (21° capitolo) (10).
Rientrano nel settore anche talune tautologie: il dop- Su tale scia d’instabilità, si registra solo talvolta la
pio pleonasmo in ognuna di queste piccole oligar- giusta scrittura di “ché” (ma, quando decide d’ac-
chie aveva una sua forza speciale e propria (cap. centarlo graficamente, il Manzoni ricorre all’erroneo
1°); quando Perpetua disse: il signor curato è am- segno grave, come nel cap. 15°: Chè, per quanto
malato; e oggi non si fa nulla: Ciò detto, le salutò Renzo avesse voluto tener nascosto l’esser suo,…)
tutte in fretta (cap. 2°); la stessa ripetizione a breve col valore temporale di “allorché” o causale di
distanza disse… Ciò detto ritorna nel cap. 34° a pro- “perché”, ov’è evidente il processo d’aferesi: Sta
posito della madre di Cecilia. zitta: Non dico chi sa qualche cosa; che allora uno è
21
obbligato a intendere (cap. 24°). ta da fra’ Cristoforo (cap. 8°) e s’indirizza verso la
Ma c’è un altro tipo d’incongruenza involontaria, spiaggia opposta (= sobborgo di Garlate), sulla ter-
che però quasi rende il “cristiano” Manzoni poco raferma verso Sud trova dapprima Monza a circa
osservante d’una rigida norma morale, in vigore fino venti miglia e poi Milano (13).
a pochi anni fa nella Chiesa: il divieto assoluto di a) In occasione del “pane del perdono” chiesto da
mangiare carne il venerdì, per non incorrere in pec- fra’ Cristoforo, la cerimonia avviene nella dimora
cato mortale e nell’obbligo conseguente della con- del fratello dell’ucciso: A mezzogiorno, il palazzo
fessione-penitenza. brulicava di signori d’ogni età e d’ogni sesso (cap.
La ricostruzione del calendario circa il 10 novembre 4°).
1628 ha permesso d’individuare nel venerdì il giorno Il sintagma finale suona erroneo, poiché “ogni” im-
settimanale in cui Renzo – nell’osteria del paese con plica il concetto di molteplicità (= tutti i sessi ?!) e
Tonio e Gervaso al tramonto del sole – gusta un non di dualità, cosicché avremmo gradito anche qui
piatto di polpette, che le simili non le avete mai la tipologia espressiva di aveva destinato al chiostro
mangiate, secondo la vanitosa asserzione pubblicita- tutti i cadetti dell’uno e dell’altro sesso (cap. 9°) e,
ria del locandiere (7° capitolo). quanto ai figli dei protagonisti, Ne vennero al mon-
Polpette di carne? di venerdì? do… non so quant’altri, dell’uno e dell’altro sesso
(cap. 38°).
Ma forse “don Lisander” non si rese conto di tale
coincidenza; oppure pensò a polpette… senza carne, Egualmente poco felice è la frase Nel castello, tra
secondo alcuni dei quindici tipi di composizione quella moltitudine… di persone, varie di condizione,
della pietanza che ci risultano da una ricetta culina- di costumi, di sesso e d’età (cap. 30°), giacché il va-
ria ritrovata proprio in casa-Manzoni. lore dell’aggettivo non ci pare adatto al terzo sostan-
tivo, da quello retto; tuttavia l’effetto dell’espressio-
ne qui risulta meno aspro e stridente, più attenuato e
SBAVATURE DI LOGICA diluito. (14)
b) Nel capitolo 9° un’altra sfasatura di “logica ses-
suale” è offerta dalla monaca di Monza allorché,
Prima di soffermarci anche su alcuni illogismi tra- rivolta a Lucia, usa una strana desinenza maschile: A
sparenti dal tessuto narrativo soprattutto del capitolo voi credo… Ma avrò il piacere di sentirvi da solo a
8°, occorre qui un breve ma minuzioso tracciato to- solo.
pografico dell’ideale paesello dei due “promessi”,
per il quale Olate o Acquate o Maggianico si conten- Avrà forse influito la forma idiomatica, ma questo
dono il ruolo d’ispirazione realistica. tipo desinenziale a noi è poco gradito, come nel
“Canto notturno…” di fattura leopardiana: e in sul
Nella descrizione manzoniana, il villaggio è in altu- principio stesso – la madre e il genitore – il prende
ra, come confermano il cap. 1° (delle due viottole a consolar dell’esser nato. – Poi che crescendo vie-
quella a destra saliva verso il monte, e menava alla ne, – l’uno (= l’una) e l’altro il sostiene (vv.42-46).
cura) e il cap. 7° (fra’ Cristoforo se n’andò, corren- (15)
do, e quasi saltelloni, giù per quella viottola storta e
sassosa, per non arrivar tardi al convento). c) 10 novembre 1628: mentre il sole cadeva, Renzo
con Tonio e Gervaso si reca all’osteria prima di ten-
Inoltre il paesello forse si estende per almeno trecen- tare il matrimonio a sorpresa la sera.
to o quattrocento metri di lunghezza, avendo come
margini estremi la “cura” di don Abbondio (situata Lì trovano tre bravi spediti dal Griso: uno… sull’u-
quasi nella parte iniziale, donde si discendeva verso scio, a osservar ciò che accadesse nella strada (7°
Pescarenico) (11) e la casa di Lucia (in fondo al vil- capitolo), (16) gli altri due nell’interno, intenti a gio-
laggio, anzi un po’ fuori: cap. 2°). care alla mora.
La dimora della fanciulla appare fornita d’un primo Renzo coglie uno dei due ribaldi con tre ditacci tesi
piano e d’un piccolo cortile, dinanzi, che la separa- e allargati, e avendo la bocca ancora spalancata,
va dalla strada ed era cinto da un murettino (cap. per un gran sei che n’era scoppiato fuori in quel
2°), con un uscio di via chiuso quando le due donne momento: se provate anche voi a pronunziare “sei”,
si allontanavano (cap. 8°). La casa sorgeva nella vi accorgerete che la semivocale finale del dittongo
stessa zona che ulteriormente s’inerpicava verso il ha in sé suono chiuso, cosicché le labbra restano non
palazzotto di don Rodrigo, isolato,…sulla cima d’u- dilatate ma vicine e quasi completamente strette!…
no dei poggi… più in su del paesello degli sposi, d) Rilievi vanno avanzati anche per i due bravi che
discosto da questo forse tre miglia, e quattro dal giocano alla mora: essi sono seduti (invece, di soli-
convento di fra’ Cristoforo (5° capitolo) (12). to, si è in piedi per dare forza ai bicipiti e slancio al
Quanto a Pescarenico, è una “terricciola” distante un tiro digitale), gridando tutt’e due insieme…e me-
miglio dal centro del villaggio; si trova al livello del scendosi ora l’uno or l’altro da bere, con un gran
lago e vicino allo sbocco del Bione. È un torrente a fiasco ch’era tra loro (cap. 7°).
pochi passi da Pescarenico (cap. 8°) sulla riva sini- Ma appaiono oltremodo strane le continue e scam-
stra ed orientale, poco discosto dal ponte (cap. 4°) e bievoli bevute di vino; proprio la legge del gioco,
quindi da Lecco (cap. 1°); chi, come i nostri prota- invece, impone che il succo di Bacco rappresenti il
gonisti, s’imbarca alla riva ch’era stata loro indica- premio precipuo del vincitore, alla fine della compe-
22
tizione gestuale-orale… (in modo ancóra “acuto”) da Perpetua e Agnese ad
e) Dopo la sosta all’osteria e dopo l’ora dell’ave ma- almeno quattrocento metri, nel punto quasi opposto
ria (la minuscola è opera del Manzoni!), Renzo con del paesello?
Tonio e Gervaso preleva Lucia e Agnese dalla loro Ci è quasi facile ricostruire la distanza fra la casa del
casa, dirigendosi verso la dimora di don Abbondio curato e di Lucia: “…si fa sentire quel primo tocco
sul far della sera. di campana…, e dietro una tempesta di rintocchi in
Nel frattempo, anche il Griso è…al lavoro presso fila…lasciano andar le braccia di Menico…Menico,
l’abitazione ormai vuota delle due donne, insieme via a gambe per la strada, alla volta del campanile,
con otto “bravi” e col Grignapoco, ch’è di Bergamo dove a buon conto qualcheduno ci doveva essere”.
e ha prerogative dialettali di “dicitore” tali da depi- “Quel primo tocco, e due, e tre, e seguita…Perpetua
stare le indagini. arriva, un momento prima dell’altra (= Agne-
Due ribaldi, scavalcando il muricciolo di cinta se);…l’uscio si spalanca di dentro e sulla soglia
ch’era davanti alla casa (evidentemente l’uscio di compariscono” i quattro congiurati, “venuti giù a
strada era stato chiuso) si nascosero nel cortile, vici- saltelloni”; ricongiuntisi e rapidamente organizzati-
no all’albero di fico; il Griso picchiò fuori della si, Renzo con Lucia e la madre “s’avviavano…ma
strada e, poiché nessuno rispose e venne ad aprire, arriva Menico di corsa”.
fece calare un altro con l’ordine di sconficcare ada- Il trio – sicuramente inceppato nella velocità dalla
gio il paletto, per aver libero l’ingresso e la ritirata presenza delle donne (specie di Agnese, ultraquaran-
(cap. 8°). tenne) – può aver percorso
Semplice e naturale un’obie- una cinquantina di metri o
zione: ma tale operazione poco più, certo superando la
d’apertura dall’interno del parrocchia (infatti, incontra-
cortile non poteva essere tisi con Menico, “Voltarono,
svolta dai due ribaldi che già s’incamminarono in fretta
erano dentro, senza bisogno verso la chiesa, attraversa-
del terzo “bravo” che a sua rono la piazza” di essa);
volta scavalcasse il muretto invece il ragazzotto dodicen-
di cinta? A meno che ciò ne – che nel punto opposto
non sottolinei i limiti menta- del paese è partito lievemen-
li del Griso, regista non solo te prima – in proporzione e
“ritardatario” ma anche in virtù sia della giovinezza
“ritardato” nell’attuazione che della corsa sfrenata può
del piano… aver ricoperto almeno tre-
cento metri quasi nello stes-
f) Perpetua è trattenuta in so spazio di tempo…
strada da Agnese, mentre i
quattro si ritrovano avanti a g) Nello stesso capitolo, do-
don Abbondio nella sua casa po il fallimento del matrimo-
per celebrare il matrimo- nio, Renzo e Lucia, Agnese
nio…; ma, quando il curato e Tonio – nel frettoloso ri-
si accorge del tranello, lan- torno a casa – si scontrano
cia quel primo sgangherato con Menico sfuggito alla
grido di aiuto! aiuto! morsa dei “bravi” donrodri-
ghiani.
A tale invocazione la fidata Alessandro Manzoni
serva con notevole difficoltà Doveroso “dietro-front” solo
riesce a liberarsi dalle strette di Agnese: Diavolo per i tre familiari, insieme
d’una donna! - esclamò Perpetua, respingendola, con Menico che dà ragguagli prima di tornare
per mettersi in libertà; e prese la rincorsa. Quando, anch’egli dai genitori; poi, prosecuzione dei fuggia-
più lontano, più acuto, più istantaneo, si sente l’urlo schi verso Pescarenico, dove (fra la duplice perples-
di Menico (8° capitolo). (17) sità di fra’ Fazio: Donne in convento? di notte?),
(18) è attuato il piano già preventivato da fra’ Cristo-
Ben sappiamo che Menico, mandato dal padre Cri- foro, con trasferimento dei tre dal convento al ponte,
stoforo ad avvisar le due donne che, per l’amore del per imbarcarsi (cap. 8°).
cielo, scappassero subito di casa, e si rifugiassero al
convento, perchè…il perchè lo sapete, entrato Durante il triste attraversamento del lago, dalla riva
senz’alcuna difficoltà nell’uscio (il paletto era stato orientale a quella occidentale, l’animo di Lucia ab-
schiodato e sconficcato), è afferrato per le braccia e braccia le zone vicine e quelle a lei più care sui mon-
minacciato: Zitto o sei morto. Lui invece caccia un ti, nel paesello: Si distinguevano i villaggi, le case,
urlo (cap. 8°). le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua
torre piatta, elevato sopra le casucce…Lucia lo vide
Ci chiediamo: com’è possibile che l’esplosione vo- e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china,
cale d’un fanciullo, anche se irrefrenabile e favorita fino al suo paesello,…scoprì la sua casetta, scoprì la
dal silenzio della sera, possa propagarsi dal cortile chioma folta del fico che sopravanzava il suo muro
antistante alla casa di madre-figlia ed esser sentita del cortile, scoprì la finestra della camera.
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Ora – se sono indubbiamente in scena i vividi occhi stampa, ora mediante le variazioni su quinternetti
della fantasia e del sentimento – il Manzoni concede aggiuntivi.
a Lucia anche lo sguardo della fisicità. Tuttavia… (2) Nell’edizione del 1825 -’27 manca giustamente
È noto che la casa della fanciulla è dalla parte oppo- la prima virgola: “Don Abbondio intravide, vide, si
sta rispetto alla “cura” di don Abbondio e a Pescare- spaventò, si stupì”.
nico, sobborgo di Lecco, da cui dista ben più d’un (3) Nell’edizione 1825 -’27: “Udendo poscia da lui
miglio; quindi, ci pare impossibile che – dalla barca, come egli l’aveva mandata a prendere, d’ordine e
là dove il lago è attraversabile – ella possa inquadra- per pensata dell’arcivescovo, si tirò il grembiale su
re particolari anche minuti (soprattutto) del suo am- gli occhi”.
biente quotidiano.
(4) Più precisa la punteggiatura nel 1825 -’27, ove
Ne sono evidenti ostacoli sia la notevolissima di- manca la prima virgola al termine della principale.
stanza (circa due chilometri, un po’ meno in linea
d’aria), sia le tenebre dell’autunno inoltrato, dalle (5) Essa ha anche distinto le grafie tipo “po’ = poco”
quali è avvolto il paesello collinare (anche se ri- (anziché “pò”…) nell’apocope speciale. In realtà, in
schiarato dalla luna); inoltre (pur ammesso che la avvio dell’Ottocento sono rari i casi in cui – avendo
visione del villaggio sia nitida), l’angolazione dello di mira la lingua scritta – già si tentò il duplice
sguardo dal basso del lago verso l’altura pone il le- orientamento dell’accento grafico per diversificare la
gittimo dubbio che il muricciuolo di cinta addirittura pronunzia. Nel 1835 Carlo Mele pubblicò a Napoli
sovrasti il fico e copra il primo piano della casetta, un testo didattico (“Cenno sulla diritta Pronuncia
impedendole l’ulteriore italiana”) per segnalare il
individuazione specifica timbro aperto o chiuso
della sua finestra… delle vocali toniche “e-o”,
anche al di là di parole
Piccole sviste, insomma, tronche, mediante l’accen-
da affiancare a quelle to grave o aperto; la sua
egualmente involontarie proposta fiorentineggiante
di altri autori celebri: il ebbe un’eco nel secondo
mazzolin di rose e viole Ottocento nel lessicografo
della leopardiana donzel- Policarpo Petrocchi, che
letta (in un’epoca priva di con scarso successo pro-
coltivazione artificiale, la pose di adottare e adattare
rispettiva fioritura avveni- grafie piú fedeli alla di-
va in primavera e in in- zione tipica della città
verno, di modo che è con- gigliata.
getturabile soltanto un
tipo di…coesistenza dovuta a licenza poetica); La (5) Quindi, nel nostro eloquio giornaliero, bisogna
Luna sopra il campanile antico – pareva un punto evitare e condannare espressioni tipo “le tre e mez-
sopra un I gigante del Gozzano, con evidente ano- za” (anziché “mezzo”), trattandosi di lemma singolo
malia concettuale-ortografica, perché lo stampato e, in quanto avverbio a sé stante, invariabile nella
maiuscolo rifiuta il punto soprascritto (pertanto entra forma di base. Una sola eccezione per un uso ormai
in crisi anche una proverbiale espressione, che invita stereotipato: “la mezza”, cioè “le ore dodici e…
a porre i puntini sulle “i”: sì, purché in corsivo o in mezzo”.
tondo ma di tipo stampato minuscolo); l’abbaglio di (6) Il femminile è invece motivato nell’edizione del
Ponson du Terrail: Con una mano prese il pugnale, 1825 - ’27: “la è chiara” (in quella del 1840 -’42 è
con l’altra disse… (non si parla solo coi piedi, tal- saltato il…“la”).
volta); l’umorismo certamente inconsapevole di
Alessandro Dumas sia in Ah, ah! – rise in portoghe- (7) Rarissimo e improprio l’uso del lemma riferito a
se, sia in Quell’uomo aveva novant’anni e ne dimo- donne: cfr. “Di nuovo appare la celibe ed audace
strava almeno il doppio…! Regina del popolo Termodonzio” (Giordano Bruno).
Ne deriva la conferma che anche per i Grandi è ben (8) Tale lemma è in contrasto con l’uso generico e
valida l’aurea sentenza di Terenzio Afro (Heaut. 77), corretto di cap. 2° (con la lieta furia d’un uo-
secondo cui: mo…che deve in quel giorno sposare quella che
ama), di cap. 3° (Renzo: Non siamo ancora marito e
Homo sum: humani nihil a me alienum puto. moglie), di cap. 6° (Lucia: io voglio esser vostra mo-
glie), di cap. 7° (Gervaso: Che bella cosa…che Ren-
zo voglia prender moglie)…
Note
(9) Dobbiamo qui intendere sicuramente il dito indi-
(1) Molteplici sono le oscillazioni ortografiche nel ce della mano destra. Non saremmo cosí categorici
confronto tra le carte autografe (tuttavia quelle a di fronte a quella di cap. 6° riguardante fra’ Cristofo-
sostegno dell’edizione 1825 -’27 non ci sono perve- ro (il frate mise la mano sul capo bianco del servito-
nute complete nel numero, anche se disponiamo di re) giacché il cappuccino risulta…ambidestro, pur se
quinternetti aggiuntivi) e le correzioni dell’Autore tendenzialmente sinistroide, come si deduce dal cap.
apportate ora su di esse, ora sulle copie inviate alla 5° (appoggiò il gomito sinistro sul ginocchio, … e
censura austriaca, ora sulle bozze destinate alla
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con la destra strinse la barba e il mento) e 6°
(mettendo la destra sull’anca, alzando la sinistra
con l’indice teso verso don Rodrigo).
“Controedicola”
(10) Nell’edizione 1825 -’27 entrambi gl’imperativi
(anteprima)
sono erroneamente privi d’apostrofo.
(11) Tale particolare è desumibile dalla duplice ma
inversa direzione di marcia dei fuggiaschi (cap. 8°)
dopo il fallito tentativo di matrimonio presso don
Abbondio.
(12) Quindi il cappuccino, il giorno 9 novembre
1628, percorre piú di dieci miglia (= oltre quindici
chilometri), secondo le indicazioni dei capitoli 5°-
6°- 7°: due e mezzo la mattina fra il convento e la
casa di Lucia, otto il pomeriggio fra Pescarenico e la
dimora del signorotto.
(13) Da Garlate li trasporta il barocciaio, arrivando a
Monza dopo il levar del sole del sabato 11 novembre
(cap. 9°); poi egli guida le due donne al convento del
padre guardiano e resta con loro fino all’incontro
con la “signora”, tornando a Pescarenico verso le
ventitrè (= ventitré: cap. 11°) dello stesso giorno.
Frattanto Renzo aveva súbito proseguito a piedi per
Milano (altre dieci miglia: cap. 11°), all’aria fresca
della mattina.
(14) Invece l’apparente sfasatura del cap. 29° (non
era possibile trovar nè un calesse, né un cavallo, né
alcun altro mezzo rispetto al brano poco distante in
cui don Abbondio, affacciato alla finestra e piagnu-
colante, prega i frettolosi passanti fate la carità al
vostro pover curato di cercargli qualche cavallo,
qualche mulo, qualche asino) trova una giustifica-
zione nell’ironia manzoniana: all’assoluta irreperibi- "Esperimenti"
lità fa contrasto l’assurda richiesta del prete (qualche Ricordi, visioni, fantasie, opinioni, appunti,
= alcuni…) che, in preda alla paura, facilmente fuo-
riesce dalla realtà… piccole autarchie letterarie,
(15) Un caso analogo è offerto dallo “Pseudolus” di osservazioni didascaliche,
Plauto (vv. 1259-60): “Nam ubi amans complexust innocenti juvenilia.
amantem, ubi labra ad labella adiungit, – ubi alter A volte racconti.
alterum (= alteram) bilingui manifesto inter se pre-
hendunt…= quando uno abbraccia l’amante, quando
accosta le sue labbra alle delicate labbra di lei, quan- (raccolta)
do s’avvinghiano l’uno all’altra in un lungo bacio…
pagine 108
(16) Un’ulteriore svista, indirettamente collegata al
Manzoni, riguarda un disegno di Renato Guttuso (la di
prima edizione illustrata del romanzo offerta dall’Ei- Michele Nigro
naudi torinese risale al 1960), il quale rappresenta il
bravo di sentinella armato solo d’uno spadone, lad-
dove l’Autore precisa che teneva in una mano un "I racconti contenuti in “Esperimenti”, rappresenta-
grosso randello e che arme propriamente, [?] non ne no il diario di bordo di un piccolo gozzo letterario
portava in vista; …ma anche un fanciullo avrebbe impegnato in un viaggio attraverso la scrittura o,
pensato che doveva averne sotto quante ce ne pote- volendo essere precisi, sarebbe più corretto dire at-
vano stare. traverso le scritture, compiuto da uno sprovveduto
“alchimista” della parola alle prese con quegli irresi-
(17) Un altro piccolo rilievo sintattico: la frase di-
stibili ingredienti narrativi offerti dalla vita persona-
pendente è atipicamente presentata da sola nel perio-
le, dalle vite altrui - con cui entra in contatto - o ad-
do, senza una reggente-principale, suscitando un
dirittura e con un filo di presunzione, dalla Sto-
immediato senso d’incompletezza e di sospensione
ria..." (dalla Prefazione)
espressiva.
(18) In realtà, è sera inoltrata (forse le ore venti cir-
ca, o poco piú). Per ordinarlo:
http://www.ilmiolibro.it/libro.asp?id=14893

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Brano tratto da: destino il cui tiro è costituito unicamente dalla cara

di Carlo D’Urso
bontà d’animo del fratello Theo, che sosterrà costan-
Il sangue e il grano temente Vincent nella sua graduale discesa verso
SAGGISTICA l’inferno.
COLLAGE EPISTOLARE E così sia; van Gogh combatte quotidianamente con
innumerevoli nemici: la Perfezione, il Vitto, il Tem-
E COMMENTARIO po, i Nervi, la Ragione e gli occhi degli stolti!
DEL PERIODO DI VITA 1875-1890

“Il sangue e il grano”


Ho inteso trattare la vita di Van Gogh dal 1875 sino
DI VINCENT VAN GOGH ai suoi ultimi giorni, perchè considero tale data,
quella a mio dire fondamentale, che fornisce l’op-
portunità a Vincent di smettere i panni di semplice
“Amate l’arte per sé, e allora tutte le cose che vi
cittadino e impiegato, per catapultarlo verso il furore
occorrono vi saranno concesse. Tutte le grandi
religioso, il quale in capo a qualche anno si tramute-
civiltà hanno professato questo culto per la
rà nell’esigenza di voler intraprendere un personalis-
bellezza e per la creazione di cose belle; per esso
simo cammino nella pittura e più in generale nell’ar-
la vita di ogni cittadino diventa un sacramento e
te, pur mantenendo a parer mio, molte delle caratte-
non una speculazione.”
ristiche peculiari al sentimento e alla dedizione reli-
(Oscar Wilde) giosa.
Poichè non era mio intento nè divulgare nè tanto
PREMESSA meno saggiare per l’ennesima (e vacua) volta un
pittore, già abbondantemente trattato e sezionato dai
vari scrittori e critici, ho voluto riportare e commen-
Proviamo a compendiare e a parlare in modo il più tare una parte del rapporto epistolare tra Van Gogh e
possibile acritico e simbolico di questa luminosa il fratello, estraendo quelle parti che maggiormente
quanto oscura creatura di Dio: Vincent van Gogh. attiravano il mio interesse, nel periodo di vita del
pittore: 1875-1890.
La sua poetica entra in punta di piedi sussurrando
una nuova forza di linee e colori, nell’opulento mon- Il singolare modo nel quale tento di inquadrare e
do della pittura, certamente inaccessibile e indiffe- raccontare la vita di questo folle fiore d'una bizzarra
rente a questo nuovo verbo; esso verrà molto più primavera, è il risultato della mia sconfinata passio-
tardi innalzato quale supremo sacrificio dell’artista ne verso coloro i quali tentano in tutti i modi di ec-
ad immagine della sua stessa travagliata esistenza, cedere le forme. Ho cercato di rendere il più possibi-
specchio della testimonianza miserabile con la quale le poetico il lamento e la fatica estetica del pittore,
van Gogh si lascia calpestare dal mondo per consen- attraverso una scrittura il più possibile viscerale e
tire alla sua pittura l’opportunità di partorire la sua altera.
pregnante estetica. La mia scrittura trova preponderanza nella prosa
Il magnete più forte che sento tuttora su di me eser- poetica poichè è lo strumento più adatto per cesella-
citato da questo vulcanico artista è senza ombra di re questa infinita sostanza artistica, che il pittore
dubbio la sua iniziale incapacità nel dipingere, la sua sembra contenere difficilmente come fosse una vio-
estraneità a quel mestiere e probabilmente anche la lenza sconvolgente.
sua distanza da un talento precoce di tipo mozartia- Chi leggerà potrà rendersi conto che quelle pennel-
no. Insomma tutte le premesse che indurrebbero late non furono solamente un nuovo verbo, benchè
chiunque, anche il più caparbio degli uomini a batte- barbaramente affascinante, ma veri e propri colpi
re in ritirata, prendendo così atto del proprio scacco. d'argento scagliati da un furioso Leviatano.
Invece ho sempre sostenuto la freschezza e l’impeto La mia, spero non presuntuosa analisi, va dalla criti-
creatore verso coloro i quali concepiscano una pas- ca pittorica alla descrizione della vita quotidiana
sione o un diletto come una incarnazione di tipo di- dell’artista, partendo imprescindibilmente dalle im-
vino, un’illuminazione, un’infatuazione raggiunta pressioni epistolari del medesimo.
anche oltre l’adolescenza e gli anni dell’apprendista-
to, capace di stabilire una visione del mondo di as- Si tratta di quattro paragrafi (nel presente numero di
soluta purezza concependo con la stessa enfasi quel- “Nugae”, per motivi di spazio, ne è riportato solo
le percezioni e quelle incarnazioni che ogni natura uno: “I mangiatori di patate” - N.d.R.), che riporta-
spirituale ha sempre ricercato instancabilmente, sia no prima sinteticamente i punti, a mio avviso, più
essa quella di un devoto o di un poeta, esse necessi- interessanti delle lettere di van Gogh, di seguito
tano di una interpretazione e visione religiosa delle commentati dal sottoscritto, cercando di carpirne i
cose, affinché si giunga verso un gusto assoluto e punti essenziali.
sublime della vita, elitario ed incomprensibile per L'analisi di per sè affronta l'itinerario estetico e ideo-
chi non abbia mai avuto impulsi ad intraprendere logico di van Gogh, attraverso i punti salienti della
una qualsiasi ricerca. sua travagliata metamorfosi pittorica, ma la difficile
Falliti i tentativi di predicazione, insieme a quelli rotta da trovare e da mantenere saldamente come in
limitatissimi d’impiegato della rinomata Goupil, ogni serio scritto di natura critica, non è mai stata
Vincent van Gogh è finalmente sul cocchio del suo scevra delle impressioni del pittore, le quali come un

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sicuro timone governano la corrente critica della mia la pioggia sottile non aumentava certo la comodità.
penna. Ebbene, ed è stato proprio in questa miseria che mi
E' fondamentale per me chiarire come il mio scritto sono sentito ritornare la forza e che mi sono detto:
di per sè non avrebbe senso se il lettore perdesse di “Nonostante tutto ritornerò ancora a galla, ripren-
vista l'importanza dell'epistolario, il quale racchiude derò la matita che ho abbandonato nel mio grande
tutto il cristallo di uno spirito poetico; ogni suo ri- scoraggiamento, mi rimetterò a disegnare... Si tratta
flesso è vitale per chi voglia comprendere l'epopea, per me di imparare a disegnare bene, a dominare
il dramma e il genio di questo instancabile spirito sia la matita sia il carboncino sia il pennello, e una
cercatore. volta raggiunto questo farò delle buone cose non
importa dove, e il Borinage è altrettanto pittoresco
Del resto non voglio essere neppure per un istante quanto la vecchia Venezia, l’Arabia, la Bretagna, la
imparziale nei confronti di questo prezioso figlio del Normandia o la Piccardia... Spero di fare qualche
Sole, poichè la mia analisi non è certo un'arringa scarabocchio in cui ci sia qualcosa d’umano. Ma
malgrado abbia tutte le caratteristiche di chi voglia prima occorre che disegni il Bargue e che faccia
perorare ancora una volta una causa così nobile: altre cose più o meno spinose. La via è stretta, la
VINCENT VAN GOGH. porta è stretta, e sono in pochi a trovarla...
*Non aspiro a diventare qualcuno di
Carlo D’Urso “straordinario”; mi basta essere “ordinario” nel
————- senso che il mio lavoro sia ragionevolmente buono,
che abbia diritto di esistere e che possa servire a
uno scopo...
I MANGIATORI DI PATATE *Theo, che grandi cose sono mai il tono e il colore!
E chiunque non impari a sentirli, vive lontano dalla
vera vita... E pensare che per anni ho lottato e lotta-
[1880-1887] to, sempre in una falsa posizione! Ma ora-ora sorge
l’alba di una nuova luce... Papà non può compren-
* Involontariamente sono diventato per la famiglia dermi e seguirmi, e io non posso accettare il suo
una specie di personaggio impossibile e sospetto; sistema, che mi opprime e mi soffocherebbe. An-
qualcuno che non riscuota fiducia, e quindi come ch’io leggo la Bibbia, di tanto in tanto, come leggo
potrei essere utile a qualcuno?Per questa ragione Michelet o Balzac o Eliot; ma nella Bibbia vedo
sono del parere che il partito migliore e più logico cose diverse da quelle che vede papà e non posso
da prendere sia quello di andarmene e di tenermi a trovarvi tutto ciò che lui vi trova, interpretando se-
debita distanza, facendo come se non esistessi... Io condo la sua mentalità accademica... Gli uomini di
sono un uomo istintivo capace di fare cose più o chiesa ci chiamano peccatori, concepiti e nati dal
meno insensate, delle quali mi accade più tardi di peccato, Bah! Tutte sciocchezze! E’ forse un pecca-
pentirmi. to amare, aver bisogno d’amore, non poter vivere
senza amore? Penso che la vita senza amore sia
Mi succede anche di parlare o di agire un po’ trop- immorale e peccaminosa. Se di qualcosa devo pen-
po rapidamente, quando invece sarebbe meglio pa- tirmi, è del periodo durante il quale nozioni mistiche
zientare... E’ vero che talvolta mi sono guadagnato e teologiche m’indussero a condurre una vita troppo
il mio tozzo di pane e talvolta un amico me l’ha re- appartata. Poco per volta, ho compreso il mio erro-
galato, ho vissuto come ho potuto, sia bene che ma- re...
le, come veniva, è vero che ho perso la fiducia di
molti, è vero che le mie faccende finanziarie sono *Ho circa una dozzina di zappatori e contadini in
ridotte male, è vero che l’avvenire è alquanto buio, un campo di patate e mi chiedo se non potrei farne
è vero che avrei potuto fare di meglio, è vero che qualcosa... Ebbene, non ne sono ancora sicuro, ma
per guadagnarmi appena il pane ho perduto del presto o tardi farò qualcosa di buono su questo sog-
tempo, è vero che i miei stessi studi sono in uno sta- getto: ho seguito attentamente il lavoro dei contadi-
to abbastanza triste e disperato, e che mi manca ni, la scorsa estate... Studiando nuovi modelli mi
molto di più di quanto non abbia. Ma questo signifi- sarà possibile scoprire gli errori di proporzione
ca cadere, significa non fare niente?... Ma devo negli studi della scorsa estate...
continuare il cammino iniziato: se non faccio niente, *Ogni talvolta mi sento depresso, guardo Les pe-
se non studio, se non continuo a cercare, sono per- cheurs di Millet o Le banc des pauvres di De
duto. E allora sarà una disgrazia per me... Groux, il mio animo si solleva, accendo la pipa e
*Mi sono guadagnato qua e là qualche crosta di ricomincio a disegnare. Ma se una persona civiliz-
pane, in cambio di alcuni disegni che avevo in vali- zata dovesse attraversarmi il cammino in un tale
gia. Ma esauriti i miei dieci franchi ho dovuto bi- momento, potrebbe sentirsi dire cose tali da farlo
vaccare in piena campagna nelle ultime notti, una rinsavire... Non dobbiamo (riferendosi all’unione
volta in una carrozza abbandonata che al mattino con Sien, la prostituta incinta e malata con la quale
era tutta bianca di brina, alloggio molto discutibile; ha intrapreso una relazione...) fare caso a quanto la
una volta in un mucchio di fascine; un’altra volta, e gente dice, naturalmente non abbiamo la pretesa di
andò un po’ meglio, in un pagliaio dove sono riusci- alcun grado sociale. Non avendo molta dimestichez-
to a farmi una nicchia un poco più comoda, solo che za con i pregiudizi del mondo, quel che devo fare è
di ritirarmi dalla sfera della mia classe sociale, che
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già da molto tempo mi ha respinto. Ciò è tutto quan- contorno, che serve pure per poter più tardi intensi-
to possa fare, non posso andare più in là... Dato che ficare l’effetto del disegno. Penso che questo non lo
lei (Sien) è cattolica il matrimonio sarà ancor più si acquisti senza sforzo, ma sopratutto con l’osser-
semplice, perchè allora per forza non ci sarà que- vazione e particolarmente mediante duro lavoro e
stione di chiesa; nè lei nè io vogliamo averci nulla a ricerca; ed è anche necessario un particolare studio
che fare. dell’anatomia e della prospettiva... E’ dovere del
*Una donna non deve essere sola in una società e in pittore essere completamente preso dalla natura e
un’epoca come quella in cui viviamo, in cui non si usare tutta la sua intelligenza nel suo lavoro per
osa risparmiare i deboli ma li si calpesta, e una de- esprimere il sentimento, di modo che la sua opera
bole donna che sia caduta viene spinta sotto le ruo- possa divenire intelligibile agli altri. Secondo me
te. Quindi dato che vedo tanti deboli calpestati, du- lavorare per il mercato non è precisamente la via
bito molto della sincerità di quel che viene chiamato giusta; anzi, significa prendere in giro i cultori
progresso e civiltà. Io ritengo davvero che la civiltà, d’arte.
anche nella nostra epoca, sia solo del genere che è I pittori veri non possono averlo fatto; la simpatia
basato sulla umanità vera. che essi hanno ricevuto ad un determinato momento
*Sono spesso terribilmente malinconico, irritabile, era il risultato della loro sincerità... Quando vedo
ansioso di comprensione; e quando non ne ricevo, dei giovani pittori che compongono e disegnano a
cerco di agire con indifferenza, parlo con durezza e memoria - e poi ci spalmano sopra a caso quanto
vado a combinare dei guai. Non mi piace stare in vogliono, questo pure a memoria - poi guardano il
compagnia e spesso risultato da lontano assumendo una espressione
trovo difficile e peno- triste e misteriosa
so mescolarmi alla mentre cercano di
gente e parlare con scoprire a che cosa
loro. assomigli, in nome
del cielo, e infine ne
*Voglio fare dei dise- tirano fuori qualcosa,
gni che vadano al sempre a memoria - a
cuore della gente... volte mi disgusto, a
Sia nella figura che volte penso che tutto
nel paesaggio vorrei ciò sia estremamente
esprimere non una tedioso e poco inte-
malinconia sentimen- ressante. Il tutto mi
tale ma il dolore ve- dà la nausea. Ma
ro... Cosa sono io quei signori conti-
agli occhi della gran nuano a chiedermi,
parte della gente? non senza una loro
Una nullità, un uomo certa aria di solleci-
eccentrico e sgrade- tudine, se: “Non sto
vole - qualcuno che dipingendo, anco-
non ha posizione so- Vincent van Gogh - “I mangiatori di patate”, 1885 ra?” Ora a volte an-
ciale nè potrà averne ch’io mi siedo e, per
mai una; in breve l’infimo degli infimi. Ebbene an- così dire improvviso a caso su di un foglio di carta,
che sè ciò fosse vero, vorrei sempre che le mie opere ma a questo non dò maggior valore che ad uno
mostrassero cosa c’è nel cuore di questo eccentrico, straccio o ad una foglia di cavolo.
di questo nessuno... E’ vero che spesso mi trovo
nello stato più miserando, ma resta sempre un’ar- *Mi siedo con una tavola bianca di fronte al luogo
monia calma e pura, una musica dentro di me. Vedo che mi colpisce, guardo quel che mi sta dinanzi, mi
dipinti e disegni nelle capanne più povere, nell’an- dico: “Questa tavola vuota deve diventare qualco-
golo più lurido. E la mia mente è attratta da queste sa” - torno insoddisfatto - la metto via e quando mi
cose come da una forza irresistibile. Le altre cose sono riposato un po’, vado a guardarla con una
vanno perdendo sempre più interesse e, più me ne specie di timore. Allora sono ancora insoddisfatto,
libero, più rapidamente il mio occhio afferra le cose perchè ho ancora troppo chiara in mente quella sce-
per il valore pittorico. L’arte richiede un lavoro na magnifica per poter essere soddisfatto di quello
persistente, lavoro malgrado tutto, e osservazione che ne ho tirato fuori. Ma trovo che nel mio lavoro
continua. Per lavoro persistente, intendo un lavoro c’è in fondo un’eco di quello che mi ha colpito... So
continuativo, ma anche il non cambiare le proprie per certo che possiedo un istinto per il colore e che
opinioni a richiesta del tale o del tal altro... Di re- mi verrà sempre di più e che la pittura l’ho fin nel
cente ho avuto pochi rapporti con altri pittori. Non midollo delle ossa...
me ne sono trovato svantaggiato. Non è il linguag- * Penso che la povera gente e i pittori abbiano un
gio dei pittori, ma quello della natura che bisogna comune senso del tempo e del variare delle stagioni.
ascoltare. Naturalmente lo sentono tutti, ma non ha altrettanta
*Per poter prendere appunti dalla natura o per po- importanza per la grossa borghesia e neppure ha
ter fare dei piccoli schizzi è assolutamente necessa- molta influenza sullo stato d’animo generale. Ho
rio possedere un senso estremamente sviluppato del pensato sia tipico quello che disse un muratore:
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“D’inverno soffro il freddo quanto il grano”... calma, con un tal senso di serenità sempre presente,
*Dopo gli studi di figure, sento il bisogno di guar- anche se ci opprimono preoccupazioni di ordine
dare il mare, il fogliame color bronzo delle patate, i materiale.
campi di stoppie, oppure della terra arata. Per ri- *… Quanto ai mangiatori di patate, è un quadro che
sparmiare il mio tempo, non mi sono mai curato, ho starà meglio in una cornice dorata, ne sono sicuro,
economizzato di tutto solo per poter continuare a ma starà bene anche su una parete tappezzata con
lavorare, ma ora sono proprio sfinito. Non posso una carta color grano maturo...
più ottenere denaro togliendo ai miei bisogni perso- Ho cercato di sottolineare come questa gente che
nali; da quel lato non posso procurami un solo cen- mangia patate al lume della lampada, ha zappato la
tesimo, ho un senso di malessere e di vuoto... terra con le stesse mani che ora protende nel piatto,
*Ultimamente, mentre dipingevo, ho sentito una e quindi parlo di lavoro manuale e di come essi si
certa potenza coloristica che si andava risvegliando siano onestamente guadagnato il cibo. Ho voluto
in me, più forte e diversa da quella sentita finora... rendere l’idea di un modo di vivere che è del tutto
*Il mondo mi riguarda solo in quanto sento un certo diverso dal nostro di gente civile. Quindi non sono
debito e un senso del dovere nei suoi confronti, per- per nulla convinto che debba piacere a tutti o che
chè ho calcato per trent’anni questa terra e, per tutti lo ammirino subito... Chi preferisce vedere i
gratitudine, voglio lasciare di me un qualche ricor- contadini col vestito della domenica faccia pure
do sottoforma di disegni o dipinti - non eseguiti per come vuole. Personalmente sono convinto che i ri-
compiacere un certo gusto in fatto d’arte, ma per sultati migliori si ottengano dipingendoli in tutta la
esprimere un sincero sentimento umano... loro rozzezza piuttosto che dando loro un aspetto
convenzionalmente aggraziato. Penso che, più che
*Quando dico che sono un cattivo pittore e che ho da signora, una contadinella sia bella vestita com’è
dinanzi a me ancora anni di lotta - devo organizzare con la sua gonna e camicetta polverosa e rappezza-
la mia vita à peu près come fa un bracciante o un ta, azzurra, cui il maltempo, il vento e il sole danno
contadino - allora questo è un punto fisso, da cui i più delicati toni di colore. Se si veste da signora
derivano molte cose; il considerarle altrimenti che perde il suo fascino particolare. Un contadino è più
nel loro insieme non è che uno sradicarle... La mia vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quan-
ferma decisione è di esser morto a tutto tranne che do va alla Messa la domenica con una sorta di abito
al mio lavoro. Ma è molto duro per me parlare di da società... Penso spesso che i contadini formino
queste cose, che in sè sono semplici, ma sfortunata- un mondo a parte, che da certi punti di vista è mi-
mente collegate a cose molto più profonde... gliore del mondo civile...
*Come si diventa mediocri? Col compromesso e col *Supponiamo che io abbia ragione che questo stra-
fare concessioni, oggi su una questione, domani su no contrattare sui prezzi (nel mercato d’arte) vada
un’altra, a seconda dei dettami del mondo - senza avvicinandosi sempre più al mercato dei bulbi...
mai contraddire il mondo, e seguendo sempre la supponiamo che, come accade al mercato dei bulbi
pubblica opinione! alla fine del secolo scorso, il mercato di cose d’arte,
*Non ho iniziato ancora quel che mi ha colpito di assieme ad altri campi di speculazione, debba scom-
più in natura, ultimamente, perchè non avevo a di- parire alla fine di questo secolo come è sorto, vale a
sposizione un buon modello. I campi di grano non dire quasi di colpo. Ora può scomparire il mercato
ancora maturi sono attualmente di una tonalità di dei bulbi, ma la floricoltura resta. Per quanto mi
colore dorato, scuro, di un bronzo rossastro o dora- riguarda sono ben felice, nella buona e nella catti-
to. Ciò risalta ancor più per contrasto con il color va sorte, di restare un piccolo giardiniere che ama
cobalto dei frammenti di cielo raffigurati su di uno le sue piante... Della natura conserverò una certa
sfondo del genere, delle figure di donna, estrema- sequenza e una certa esattezza nel disporre i toni, e
mente rudi e colme di energie, dai volti, braccia e studio la natura in modo da non fare sciocchezze e
piedi abbronzati dal sole, dagli abiti polverosi e restare nei limiti del ragionevole; tuttavia non mi
grossolani color indaco, la cuffia nera a forma di importa che il mio colore sia proprio lo stesso, pur-
berretto posata sui capelli corti; e mentre si avviano chè sia bello sulla tela, tanto bello quanto in natu-
al lavoro passano attraverso il grano per un sentie- ra... Il colore in sè non vuol dire nulla, se non ne
ro polveroso di un viola rossastro, con delle erbacce può fare a meno, lo si deve impiegare; quel che è
verdi, e recano sulle spalle le zappe o una pagnotta bello, realmente bello - è anche giusto.
di pane nero - una brocca o una cuccuma d’ottone *Il cobalto è un colore divino e non c’è nulla di al-
per il caffè sotto il braccio. Questo soggetto l’ho trettanto bello per creare un’atmosfera intorno alle
visto ripetutamente negli ultimi tempi, con ogni sor- cose. Il carminio è il rosso del vino e ha il colore e
ta di varianti... è molto ricco e al tempo stesso molto il mordente del vino.
sobrio, squisitamente artistico. Ne sono molto pre-
so... *Devo guadagnare un po’ di più o avere più amici,
e preferibilmente entrambe le cose. E’ questa la
*Spero di avere un po’ di fortuna con quel quadro strada del successo, ma ultimamente è stata troppo
di mangiatori di patate. Sto lavorando anche a un dura per me... Ogni giorno dimagrisco di più e inol-
tramonto rosso. Bisogna saper fare tante cose per tre i miei abiti stanno diventando troppo lisi e così
dipingere la vita dei campi. D’altro canto, non c’è via...
cosa che io conosca cui si possa lavorare con tanta
***************
29
Van Gogh, spodestato miseramente, dalle ipocrite ti ripaga delle tue spese materiali!
coscienze delle clericali gerarchie, decide di lanciar- Dunque l’arte; la più ingrata delle illusioni, che am-
si nel vicolo cieco della ricerca artistica. E’ il princi- malia e seduce l’uomo... prima di condurlo alla paz-
pio di un cammino verso la dannazione, che van zia!
Gogh percorrerà rifiutando qualsiasi adito al com-
promesso borghese, dal quale si guarderà bene Ma Vincent, per sua fortuna, sa anche trarre respiro
dall’avere anche il più minuscolo dei contatti. e attimi di pace, nel mezzo dell’esistenziale lotta; lo
fa passeggiando piacevolmente nell’incantato Bra-
In una misura non indifferente, anche la sua fami- bante o nelle fertili pianure di Scheveninghen; egli
glia, eccettuato il fratello Theo, contribuisce alla sua accumula e fotografa nel suo cuore tutti quei colori,
infelicità non approvando le sue scelte di vita, siano quei riflessi di luce e quella flora che ricolmerà, an-
esse morali o professionali; anche se non manche- che se per pochi istanti, i suoi vuoti e le sue malin-
ranno occasioni di riconciliazione, se pur fugaci. conie. E poi ancora qualche bella incisione o acque-
Ora Vincent è in preda, o forse egli stesso è preda rello, speditagli da Theo, o qualche ottima lettura e
della pittura, delle linee, dei paesaggi e dei colori; sicuramente la graditissima visita del fratello, che in
quest’ultimi saranno l’ossessione e l’ostacolo più certi momenti dona a Vincent persino serenità.
difficile da sormontare per lui; l’estenuante ricerca Vincent in questi anni conosce Sien; una prostituta
di un colore che si possa ben accostare alla sua sel- trentenne gravida e con un figlio, col volto deturpato
vaggia spiritualità. Ma ancor prima di poter suonare dal vaiolo, abbandonata a sè stessa. Vincent non
una musica che nemmeno lui sa di poter scrivere, il rimane insensibile e l’accoglie con il figlio nella sua
suo apprendistato da pittore durerà degli anni; i ri- stanzetta. Li nutre e sostiene le spese mediche della
sultati sono lenti e precognitori d’uno stile che potrà donna, con la ferma intenzione di sposarla. Ma tutta
acquisire solo più tardi, a caro prezzo. questa carità, o forse è il caso di dire cristianità, è
Il fratello Theo, intanto divenuto ad ogni effetto oggetto di scandalo e di feroci critiche, specie da
mercante d’arte, della nota casa d’asta Goupil, non- parte della famiglia di Vincent, che lo giudica insa-
chè mentore, confidente ed unico mecenate di Vin- no nelle sue scelte. Benchè contrario in tale questio-
cent, esprime pareri dubbi e consiglia il fratello sulla ni, Theo non lo abbandona e continua a provvedere
sua primitiva produzione pittorica. Van Gogh non al suo sostentamento.
abbandona i suoi tratti religiosamente umani, e aiuta Le critiche e i pregiudizi della gente ordinaria non
tutti i diseredati che può, malgrado le sue esigue fanno che confermare il disgusto e l’avversione di
possibilità. Vincent, per una società meschina e falsamente cri-
L’esistenza in questo periodo è particolarmente va- stiana, con il quale non ha mai voluto e nè avuto
gabonda e miseranda e raramente si discosta dal nulla da spartire.
mondo rurale e dalla natura tout court. Segue co- Van Gogh prosegue, suo malgrado, a remare contro-
stantemente le figure dei carbonai, dei tessitori e dei corrente nel mare della mediocrità, che si ciba di
contadini; uniche figure all’interno della società che menzogne quotidiane e in modo accorto ostacola e
riescono decisamente ad attrarlo; la loro semplicità e dileggia gli spregiatori della pubblica opinione; egli
onestà non possono non scuotere la sensibilità di è perfettamente conscio d’essere morto per la socie-
Vincent, che per lunghi periodi mangerà e vivrà co- tà e le sue regole, ma non vi è altra via da seguire
me questi contadini, sebbene il suo sguardo tende per un artista che vuol esser tale, che non necessita
continuamente alla ricerca sfrenata di sentieri invisi- di appagare nessuna vanità, passibile d’una qualsi-
bili. voglia menzione o attenzione da parte del bestiale
Van Gogh non tarda però a conoscere la sua instabi- occhio dei profani, che imperterriti continuano ad
lità di nervi, unitamente alla sua cagionevole salute, abusare del loro tempo!
duramente provata da un’alimentazione carente e In questi anni la fresca fucina artistica di van Gogh,
fortuita; terribile prassi che porta il materiale della dà vita al suo primo grande quadro: i mangiatori di
pittura a saccheggiare tutto il contante di Vincent, patate. Codesto lavoro è il frutto di lunghi studi e
imponendogli in alcuni casi il digiuno. Mentre Vin- disegni preparatori sulla vita contadina; particolar-
cent getta tutta la sua anima e il suo tempo nello mente gli ambienti, i lavori e i suoi ritmi abitudinari
studio e nella pittura, il suo corpo e il suo stato men- colpiscono il pittore al punto da indurlo ad unire
tale non accettano tali ritmi, e codesti si ribellano tutta una serie di fattori, concernenti la dura e incor-
violentemente. Un altro nemico... La sua personalità rotta vita dei contadini sino a quella intima religiosi-
comincia ad intralciare i suoi piani obbligandolo a tà che costoro seguitano a conservare gelosamente;
lunghe degenze ospedaliere (inutili e infeconde pau- intanto fuori dal contado si sviluppano civiltà super-
se nelle quali van Gogh dovrà faticare per recupera- ficiali e antiestetiche, se pur alfabetizzate e circon-
re il ritmo del suo lavoro). date da istituzioni culturali, che tendono decisamen-
Insomma un’altro ostacolo da abbattere, prima di te a sviluppare l’uomo creandone il tipo moderno,
poter scorgere all’orizzonte qualche raggio di luce. che assorbe e ricerca tutte le pulsioni della vita urba-
Ma la notte è ancora lunga... na, ma che in fondo ha perso quella sensibilità e for-
Più che mai, forse, van Gogh in questi anni ha modo se anche quei tratti arcaici della vita, che van Gogh
di toccare con mano il peso e il triste destino d’una ha sempre ammirato e cercato instancabilmente.
vita d’artista e d’una vita per l’ARTE, che nemmen Quella società, il suo tempo, quella goccia nell’eter-
no: rappresenta la fine del mondo geometrico. Co-
30
mincia l’anarchia delle forme, tutto appare saturo di
libertà, di nuove idee e forme di sviluppo. Tutti frut- “Controedicola”
ti decisamente acerbi... ancora saldamente legati al
ramo indeciso della mente moderna, che trema al (anteprima)
primo alito di vento...
La scena de “I mangiatori di patate” è magnifica-
mente descritta dal suo autore, come riportata qui
sopra, e risulterebbe vana qualsiasi aggiunta di note
di carattere stilistico o di tecnica pittorica; nonostan-
te ciò, non posso sottrarmi dal commentare le parole
di van Gogh sul suo quadro; egli insiste, a sua detta,
sul dovere di rappresentare i soggetti in tutta la loro
rozzezza con la chiara intenzione di innalzare le loro
nature al di sopra delle altre, senza i consueti orpelli
artistici che insudicerebbero l’incanto della scena
menzionata, vale a dire la cena di una famigliola di
contadini: all’interno d’una umilissima stamberga, i
cui colori declamano miseria in ogni dove; si sta
compiendo un pasto frugale, a base di patate lesse,
che tenta di rigenerare le mille fatiche dei campi;
sono certo che chi leggerà, sarà mosso almeno per
pochi istanti dalla curiosità di vedere tale tela; se poi
costui sarà dotato anche di un vivace e curioso oc-
chio, lungi dalla critica ma soltanto ben proiettato
alla contemplazione, potrà scorgere in questo dipin-
to un’atmosfera, che forse raramente è possibile tro-
vare ai nostri infausti giorni, persino nelle liturgiche
funzioni; un silenzio aleggia in quella tela che grida
in faccia, a colui che osserva, tutto il rigore col qua-
le queste persone sopportano i loro fardelli, anche a
tavola. La luce tenue delle lampade a olio, illumina i
loro volti così come van Gogh seppe scrutarli, quasi
con timidezza e discrezione, affinché la sua presen-
za non ebbe a disturbare tutto il tepore e la grazia di
quella scena.
Caro Theo: per molto tempo, dall'agosto 1872 fino
al 27 luglio 1890, due giorni prima di morire dopo
NOTE DELL’AUTORE essersi sparato un colpo di rivoltella, Vincent Van
Gogh scrisse al fratello Theo con una costanza che
trova il solo termine di paragone nell'amore che egli
* indica l’inizio di una nuova lettera, i cui fatti e nutriva per lui. Per molto tempo Theo fu il suo unico
pensieri sono sempre inscritti nella cronologia che interlocutore; sempre fu quello privilegiato, il solo
indico nelle parentesi quadre, nel sottotitolo di ogni cui confidò le pene della mente e del cuore. Del re-
paragrafo. sto, le lettere a Theo (qui presentate in una scelta che
... i segni d’interpunzione indicano che il pensiero, riprende, con qualche variante, la versione integrale
la frase o l’avvenimento nella lettera proseguono, apparsa in Italia nel 1959) costituiscono la gran par-
malgrado io ritenga di interromperli. te dell'epistolario vangoghiano. Dalla giovinezza
**** demarcano lo spazio tra le lettere del pittore e i alla piena maturità, esse ci permettono di seguire,
miei commenti ad esse. quasi quotidianamente, la vicenda artistica e umana
del grande pittore.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Vincent Van Gogh (1853-1890) nacque in Olanda.
Visse ad Anversa, Parigi e Arles, in Provenza.
Vincent van Gogh, “Lettere a Theo” Si dedicò integralmente alla pittura dal 1880, realiz-
zando in soli dieci anni una tra le opere più decisive
a cura di Massimo Cescon, ed. Ugo Guanda Editore per l’evoluzione dell’arte moderna. Continuò a di-
S.p.a. Parma, 1984 (1° ediz.) pingere con disperato entusiasmo fino al 29 luglio
1890, quando morì. Il fratello Theo gli sopravvisse
sei mesi.

(Tratto da http://www.guanda.it)

31
Dramatis personae Quanto più l’io tenta di centralizzarsi e puntualizzar-

di Luca Viglialoro
si, tanto più vasta è la sua periferia e viceversa.
E così perso e indeterminato nella natura, nella diffe-
SAGGISTICA
Don DeLillo, come un vero filoso- renza, in un allontanamento senza precedenti, l’uo-
fo della vita, setaccia uno spazio ad mo torna a riferirsi alla natura e vi si inscrive.
assetto variabile, ovvero il corpo. In una sorta di
analisi morfologica dell’esistenza, il nostro autore
mette alle corde quell’identità che si fa di attimo in Il ruolo del registratore in questo inconsapevole ri-
attimo, che si determina sempre da capo e che resiste cercarsi, rimanda alla memoria il beckettiano L’ulti-

“Frammenti su Body art di Don DeLillo”


alle forze livellatrici dell’interiorità, come una forma mo nastro di Krapp, in cui Io, Linguaggio e Pensiero
che, nella sua avventura nel mondo, resiste alla pre- vengono completamente sbriciolati dal tempo.
carietà con un balzo, una spinta, un moto di ribellio-
ne volto all’autotrascendimento.
E’ in questo interminabile trovarsi disaminata per
lacerti, che la coscienza si dà e sopravvive come
I Atto. Dialogo nel senso coscienza.

Don DeLillo scrive Body art (1) ricominciando dal- II Atto. Senso. Dialogo col sentire e la verità.
l’ultima parola di uno dei suoi romanzi più celebri -
Underwold - che meglio mostra la possibilità di un
dialogo nel senso: pace. La verità dilatata nella narrazione. Minuti, ore, mil-
lesimi ammassati come macerie:

Quale pace?
Tutto è lento e bianco e esangue e tutto
accade interno al verbo sembrare. Tut-
La pace di Underwold nasce dalla confusione, dal te le macchine sembrano fluire con un
caos di un rimescolarsi esiziale delle cose. Dalla pal- movimento dissociato, dando l’impres-
la da baseball al presidente del Stati Uniti, dall’infar- sione di, o presentando l’apparenza di,
tato al mare di pattume, tutto si congiunge e si allon- e l’autostrada corre via con un ronzio
tana in continuo movimento. Nel vertiginoso anda- bianco (p.23)
mento delle sequenze del romanzo, la pace si instau-
ra come il gioco preliminare delle cose, quello sfon-
do opaco che abbraccia e penetra ogni stato. L’atmosfera è satura di nebbia e la verità vi si na-
E’ l’epopea tragica e vorticosa in cui si mescolano sconde, fuggendo da possibili verificazioni esterne.
epoche (il dopoguerra americano) e figure (J.E. Hoo- La casa di Lauren sembra un covo di ombre, un nu-
ver), tutte congiunte dai passaggi di mano di una golo di fantasmi (2) che si nascondono nel tostapane,
pallina, cimelio di una partita tra Giants e Dodgers, nel pentolino e negli oggetti rassicuranti. Di mattina
che fa da elemento di continuità e curioso simulacro aleggia un’aria troppo grave per essere respirata: ha
di decadenza e morte. Un presagio tangibile del Re- la densità degli incubi. Il suo peso è proporzionale
quiescat in pace, in cui la pace si sviluppa attraverso alla paura e all’infinità di oggetti che ci circondano,
l’estensione ed il moltiplicarsi dei contatti con le ma è dietro questi frammenti che tiepidamente tralu-
singolarità. ce il tuo volto:

Riposa in pace Rey Robles, l’ex-marito regista di Il tempo sembra passare. Il mondo ac-
Lauren in Body art – ma la sua, è vera pace? chi può cade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi
dirlo? a guardare un ragno accanto alla ra-
gnatela. C’è una luce nitida, un senso
di cose delineate con precisione, strisce
Lauren vive già con un altro, ma un altro (uomo? di lucentezza liquida nella baia. In una
io?) che non parla o, meglio, riesce solo ad emettere giornata chiara e luminosa dopo un
rumore (lo stesso che attraversa Underworld, ma con temporale, quando la più piccola delle
ritmo opposto), perché probabilmente esiste solo foglie cadute è trafitta di consapevolez-
come imago mortis e ferita che non si cicatrizza. za, tu sai con maggiore sicurezza chi
Altrove DeLillo lo avrebbe chiamato un rumore sei. (p.1)
bianco.
Lauren crede che l’uomo abbia un aspetto docile ed Solo attraverso il corpo di un ragno si giunge a quel
infantile, eppure si presenta improvvisamente, come attimo in cui la verità lenisce il dolore, e dove lo
una naked appearence, e ha la stessa voce di Rey. spettro di Rey impallidisce.
La sua ambiguità perseguita Lauren, che lo fa parla-
re dentro un registratore per dargli una qualche iden- Il caos sotterraneo ricombina i moti, il tempo della
tità. E’ proprio nel sentirlo che quella stessa identità verità coincide con un addio nella caducità in cui “la
sempre gli sfugge, non si lascia mettere in forma. più piccola delle foglie cadute è trafitta di consape-

32
volezza”(ibid.). Note
(1) Don DeLillo, Body art, Torino, Einaudi, 2001.
E’ qui, proprio qui che l’arte si incrocia col corpo, Ed. inglese, The body artist, Simon & Schustster,
ripristinando il sé tra le pieghe oscure della sensibili- 2001.
tà. (2) Interessante il parallelo di James Marcus,
all’interno dell’edizione originale, tra l’ambiguità di
DeLillo e quella di Henry James in Giro di vite:
L’ultima performance di Lauren artistica è Body “What follows is one of the strangest ghost stories
time, in cui all’inizio appare una anziana donna giap- since The turn of the screw. And like James’s tale, it
ponese in un palcoscenico completamente vuoto, e seems to partake of at least seven kinds of
alla fine un uomo nudo che tenta disperatamente di ambiguity, leaving the reader to sort out its riddles.”
dire qualcosa (3). Dove non c’è comunicazione non
c’è tempo e luogo; la vita è una spoliazione, che mo- (3) La scena appena descritta sembra presa diretta-
stra le rughe all’eternità. mente da Hiroshima mon amour, di Alain Resnais.
L’enfasi stilistica di entrambe le opere è, per ritmo e
Invece l’espressione, nello spazio e nel tempo, è una densità, molto simile.
minaccia blesa all’eternità.
Le parole e le cose si stanno allontanando. Luca Viglialoro (1985), Laureato in Filosofia, si
occupa del rapporto tra filosofia e letteratura. Studia
alla Humboldt Üniversität. E’ del 2007 la sua sillo-
Exodus. Senso. La verità del corpo. ge, Il lavoro del tempo (Inedition). Ha inoltre tradot-
to Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard e Samuel
Beckett.
Lauren crede che l’uomo con cui abita, ribattezzato
Mr.Tuttle come il suo goffo insegnante di liceo, stia
cercando di imitare Rey. Mentre Mr.Tuttle fa il ba-
gno, Lauren prova la dolcezza del contatto con la
“Controedicola”
sua pelle, disegnando il suo inconscio su quella figu- (anteprima)
ra: pennella con leggerezza le labbra, le orecchie, le
fattezze di chi vive. Nascere, però, può non essere
un pregio.
“Forse quest’uomo è indifeso contro la verità del
mondo. Quale verità? Pensò. Quale verità?”(p.58).
Questa è la vita? Se è così, allora perché dovremmo
pensare alla verità?
Che senso ha?
Il corpo risponderà, ancora.

“Voleva sentire l’odore forte della sal-


sedine sulla faccia e lo scorrere del
tempo dentro il corpo, voleva che le
dicesse chi era.”(p.102)

Una storia di fantasmi, forse. L'allucinazione di


un'artista costretta a confrontarsi con un dolore più
grande di lei, una meditazione sul tempo e sullo spa-
zio e un viaggio dentro il mistero della creazione
artistica. Don DeLillo scrive un libro scarno e per-
turbante che racconta la storia di un abbandono
e traccia il diario di ogni solitudine.
"Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli atti-
mi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno at-
taccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso
di cose delineate con precisione, strisce di lucentez-
za liquida sulla baia. In una giornata chiara e lumi-
nosa dopo un temporale, quando la piú piccola delle
foglie cadute è trafitta di consapevolezza,
tu sai con maggiore sicurezza chi sei".
(Tratto da http://www.einaudi.it/einaudi)
Don DeLillo
33
1 - Il Principe Infelice nale) del XIV secolo; due frammenti di un mano-

di Franco Sardo
scritto nepalese; la traduzione tibetana del testo; la
traduzione cinese del testo, quest'ultima risalente al
SAGGISTICA
“Il principe, nel vedere per la pri- V secolo d.C. Il grande lavoro del Passi non può
ma volta la strada maestra, che certo evitare che dalla lettura si possano sollevare
era piena in tal guisa di cittadini modesti con vesti dei dubbi, ma d'altronde la ricostruzione originale
pulite e sobrie, si rallegrò alquanto e credette quasi del Buddhacarita così come fu scritto è impossibile.
d'essere rinato in cielo”* Inoltre questa edizione comprende soltanto i canti

“Siddartha tra i Molti Loti”


dal I al XIV, dove invece le versioni spurie tibetane
e cinesi constano di XXVIII canti. Il motivo di tale
Così cita la strofa 25 del Canto III del Buddhacarita cernita è dovuto al fatto che le versioni spurie pos-
di Aśvaghoşa, opera poetica di argomento sacro seggono delle modifiche e delle interpretazioni rese
scritta in sanscrito, tra le più alte della letteratura inevitabili dalla traduzione, che però farebbero per-
mondiale. Da questo testo di enorme valore artistico dere uniformità e coesione a un testo che prevalente-
e religioso il grande fumettista italiano Roberto Ra- mente è preso dalla fonte più autentica, il manoscrit-
viola, meglio noto come Magnus (da Magnus Pictor to in sanscrito. Si narra così della vita di Siddhartha
Fecit = fatto da un maestro pittore), ha tratto l'ispi- fino alla sua Illuminazione, escludendo la parte rela-
razione e i testi per una delle sue opere meno cono- tiva alla sua diffusione della dottrina.
sciute, ma certamente più interessanti: Il Principe
nel Suo Giardino.
Nel Buddhacarita, conosciuto in Italia col nome Le 2 - La Conversione del Poeta
Gesta del Buddha, viene raccontata la storia della
vita terrena del principe della dinastia dei Śākya,
Sarvāsthasiddha, meglio noto come Siddhartha (1) La figura del poeta Aśvaghoşa, come tutto ciò che
Gautama, il Buddha, l'Illuminato, colui che fonderà concerne l'India antica, è avvolta in una coltre di
una delle religioni più diffuse nel pianeta. Fra i tanti mistero, a causa della totale mancanza di storiogra-
episodi che vengono raccontati, dai segni premoni- fia indigena che caratterizza la storia indiana fino al
tori alla nascita, fino alla completa illuminazione, 1000 d.C. Da un confronto tra le fonti indirette cine-
importante è quello che riguarda la visita a cui viene si e tibetane, lo studio sullo stile letterario e il lin-
forzato il Principe nel boschetto chiamato L'Adorno guaggio peculiare del testo, e i ritrovamenti archeo-
di Molti Loti, dove il fiore supremo simbolo di bel- logici probabilmente appartenenti al regno sotto il
lezza asiatico, altro non è che un paragone per indi- quale Aśvaghoşa visse, si può comunque avere un
care le donne, ed in particolare, il loro sesso. Ed è idea approssimativa della sua vita e del contesto sto-
proprio in quello che si concentra l'attenzione di rico a cui apparteneva.
Magnus, che per questo lavoro creerà 30 illustrazio- Brahmano dell'India nord orientale, quindi apparte-
ni in cui protagonisti assoluti sono il sesso e il corpo nente alla casta posta alla base delle gerarchie sacer-
della donna. Abituato a sorprendere il suo pubblico dotali Indù, Aśvaghoşa era un grande conoscitore
Raviola crea un portfolio spiccatamente erotico in- della retorica e della scrittura. Si dice che durante un
serendolo in una cornice che più epica, mitica e reli- pubblico dibattimento (che doveva essere simile a
giosa non si poteva, e cosa più importante lo fa con quello di Socrate narrato da Platone del “Gorgia”)
una coscienza e un'arte che tutto fa pensare fuorché con il maestro giainista (2) Pārśva venne sconfitto, e
a un intento blasfemo. vacillando la sua fede, seguì quel dotto convertendo-
Pubblicato per la prima e unica volta dalla Granata si infine al buddismo. Successivamente Aśvaghoşa
Press di Bologna, città natale dell'autore, nel 1994 Il avrebbe seguito in alcune campagne militari il Ma-
Principe nel suo Giardino è un'opera della tarda ma- rajà Kanişka I, divenendo poi un suo stimato poeta
turità di Magnus, e rappresenta l'ultima sua creazio- di corte. Appartenente alla dinastia dei Kuşāņa, Ka-
ne ad ampio respiro prima dell'uscita del famigerato nişka I fu uno dei più grandi sovrani del suo tempo,
Albo Gigante di Tex La Valle del Terrore, che verrà con un regno che si estendeva in tutta l'India conti-
alla luce nell'aprile del '96 dopo 7 anni di lavoro, nentale, fino a sfiorare l'odierno Tibet al nord e la
poco dopo la morte di Raviola. L'erotico nel '94 era moderna Birmania a est, a partire all'incirca dalla
genere già ampiamente trattato dall'autore di Alan prima metà del II secolo d.C. Con lui la pace, il
Ford (sua creazione più nota al vasto pubblico). Ne- commercio, le arti e le libertà confessionali conob-
cron, Le 110 Pillole, Le Femmine Incantate sono bero un periodo di grande prosperità. Fra le religioni
solo alcuni dei suoi lavori più noti in cui il sesso quella che più si sviluppò nel suo territorio, Tibet e
viene usato come espediente comico, come argo- bassa Cina soprattutto, fu proprio quella buddista,
mento etico, o come pretesto narrativo. tanto che Kanişka I ne viene considerato uno dei
patroni. L'idea dell'affiliazione di Aśvaghoşa a Ka-
Il Buddhacarita pubblicato nell'edizione presa qui in nişka I però si scontrerebbe con alcuni dati paleo-
considerazione dalla Adelphi, con la cura di Ales- grafici, tratti da alcuni manoscritti unanimemente
sandro Passi, noto studioso di letteratura indiana, ha ritenuti originali, che circoscriverebbero la vita del
una storia travagliata. Andando completamente di- poeta all'interno del I secolo dell'era volgare. Sta di
sperso l'originale, il curatore ha dovuto fare affida- fatto che sia Aśvaghoşa che Kanişka I sono dei per-
mento su alcuni testi, il più autorevoli possibili: un sonaggi storici divenuti col tempo, e grazie alla
manoscritto sanscrito (quindi stessa lingua dell'origi- mancanza di fonti certe, oggetto di numerose leg-

34
gende di stampo buddista. Fra le numerose caratteri- nasse da lui per raggiungere l'Illuminazione. Nel
stiche attribuite dai miti ad Aśvaghoşa c'è quella di frattempo la madre di Siddhartha muore, e lui viene
una straordinaria fecondità narrativa, che abbraccia- cresciuto dalla zia amorevole, fra tutti i piaceri e i
va diversi stili, diverse forme e persino diverse lin- lussi che un Re poteva concedere a suo figlio. Il re-
gue. Oltre a poemi religiosi infatti gli vengono attri- gno era sempre più florido, la terra era generosa più
buite opere teatrali, le prime della letteratura india- che mai, il popolo era in pace, la povertà e la violen-
na, e poemi epici. Ci sono poi numerosi frammenti za erano sparite, i nemici si quietavano, le virtù pro-
di altre opere che vengono, forse a ragione, assegna- speravano, e il Re per mantenere sempre a sé quel
te alla paternità di Aśvaghoşa. In totale i testi da lui suo fortunato figlio, lo fece vivere nei più alti piani
scritti, secondo la tradizione, sarebbero una ventina, del suo palazzo, circondato dalle musiche e dalle arti
ma lungi dal considerare inverosimile la mole e la di belle fanciulle, senza che potesse scendere a terra,
varietà del lavoro, le altre opere vengono sottratte ad dove, si temeva, Siddhartha avrebbe potuto assistere
Aśvaghoşa per fondate questioni linguistiche e cro- e venire turbato da scene non adatte a un Principe.
nologiche. Giunto a una certa età il Principe, come si conveniva
Tra i tanti testi due sono sicuramente suoi, accomu- nell'India del tempo, prese moglie, Yaśodharā, di
nati, oltre che dal registro aulico e poetico, anche dal grande bellezza e molteplici virtù. Da lei poco dopo,
tema, caro al poeta, della conversione. Si tratta del attraverso un rapporto puro (eseguito quindi secon-
Śāriputraprakarana e del Saundaranandakāvya. do il dharma), ebbe Rāhula, suo figlio, uno splendi-
Sulla prima si può dire poco, data l'estrema fram- do bambino nato sotto i migliori auspici.
mentarietà del testo a noi pervenuto, tranne che si Mentre quindi la vita del Principe scorreva nel più
tratta di un dramma che parla della conversione di piacevole e confortevole dei modi, egli decise di
Śāriputra e di Maudgalyāyana. La seconda opera ci andare a visitare i giardini, i campi, i boschi pieni di
è arrivata completa, grazie alla giustapposizione di meravigliose creature di cui sentiva parlare fin da
due frammenti nepalesi e uno centrasiatico. Si tratta bambino nei canti e nei racconti. Il Re a quel punto,
di un mahākāvya (poema epico-religioso), come il vedendo il figlio preso dalla naturale e irrefrenabile
Buddhacarita, che ha però come protagonista Nan- curiosità di conoscere il mondo, organizzò una gita
da, un fratellastro di Buddha dissoluto e libertino. degna del suo rango. In più per evitare ogni tipo di
Rispetto al Buddhacarita è lungo la metà e l'argo- turbamento al figlio, ordinò che dalle strade venisse-
mento è trattato con più leggerezza, nonostante per- ro allontanati tutti i vecchi, tutti i malati, e che de-
manga un comune elemento educatore. viassero le processioni funebri. Così il Principe pas-
Di certo l'argomento della scoperta della via della sando su un carro d'oro nella via maestra poté vede-
liberazione, dell'illuminazione, doveva affascinare re la città nel suo lato migliore, con i palazzi ai lati
un poeta che nella sua vita sperimentò un simile delle strade che traboccavano di gente accorsa a ve-
cammino. Nel Buddhacarita, per esempio, Aśva- derlo e a salutarlo, festosa e ammirata. A quel punto
ghoşa calca la mano sulla “sconfitta di sè stessi”. Un però, per intervento degli Dei che avevano intenzio-
concetto questo, tipico della filosofia orientale, che ne di accompagnare il Principe nella sua strada ver-
fa pensare come lui, assieme al suo pubblico, doves- so l'Illuminazione, forgiarono un vecchio tremulo e
se auto-istruirsi, per abbandonare l'illusorio mondo malconcio, e lo misero sulla strada vicino al carro di
dei sensi. Siddhartha in maniera che egli lo vedesse. “Chi è
quell'individuo?” chiese allora egli al suo auriga
“Questa dalla quale è spezzato costui si chiama vec-
3 - Il Toro degli Śākya chiaia” gli rispose quello che nella mente era guida-
to dagli stessi Dei benevoli. Colpito dalla nefandez-
za della situazione di quell'uomo e venuto a cono-
Come raccontato nel Buddhacarita, il Buddha, trova scenza dell'universalità del fenomeno, preoccupato
i suoi natali in una delle famiglie più nobili apparte- decise di tornare al palazzo. Qualche tempo dopo,
nente alla stirpe dei Śākya, alla cui origine vi era per distrarsi dai pensieri causati da quella visione,
Iksvaku, uno dei grandi sovrani della tradizione in- organizzò un'altra gita. Allora gli Dei crearono un
diana. Figlio di un Re saggio, pio e dotto e di una malato, gonfio e ansante, e lo misero in maniera tale
madre bellissima, Siddhartha nacque senza placenta, che Siddhartha lo vedesse. “Questa è la grandissima
già in grado di camminare e di parlare, annunciando pena chiamata malattia” gli spiegò l'auriga. Il Princi-
al mondo lo scopo della sua esistenza, quello di tro- pe allora terrorizzato e scosso dal vedere l'umanità
vare la Liberazione dal ciclo delle trasmigrazioni gioire nonostante incombano su tutti malattia e vec-
dell'anima. La sua nascita, come si conviene agli chiaia decise di ritornare ancora a palazzo. Là, il Re,
esseri divini, era stata annunciata da degli inequivo- che vide come fosse profondo e ormai irreparabile il
cabili segni, e il più saggio fra gli asceti del suo tem- turbamento del figlio, decise di provare l'ultima car-
po, Asita, dopo averli interpretati correttamente si ta, quella del piacere, per trattenere il Principe ed
recò nel palazzo del Re dove si trovava il neonato. evitare che egli prendesse la via della Liberazione,
Là informò il Re del destino del figlio, che avrebbe lontano dalla sua reggia. Ordinò allora di preparare
illuminato il mondo dei raggi della sua saggezza, un nuovo carro e chiamò un altro auriga, e dispose
rammaricandosi della sua età per colpa della quale che in un giardino regale nella città venissero chia-
non avrebbe potuto ascoltare le sue rette parole. mate le donne più leggiadre e abili nelle arti amoro-
Il Re, a quel punto, gioì e allo stesso tempo si preoc- se. Ma durante il viaggio verso il giardino gli Dei
cupò, per paura che il figlio tanto amato si allonta- fecero si che di fronte all'auriga e a Siddhartha sol-
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tanto si materializzasse una processione funebre. senti una rilassatezza. La terza serie di immagini è
“Per tutte le creature questo è l'atto finale” disse il poi quella più sperimentale: se le precedenti donne
cocchiere al Principe, che tremando di spavento e emergevano tutte da uno sfondo bianco, per le ulti-
incredulità chiese che il carro fosse rigirato verso il me Raviola studia uno sfondo di diversi colori, ora
palazzo. Ma l'auriga non voltò i cavalli, e anzi portò rosso ora nero, ora viola ora grigio, modificando
Siddhartha al suo giardino, L'Adorno di Molti Loti. sostanzialmente non solo la forma, ma anche la cor-
nice tematica, che si fa più eccitata, convulsa, come
se in questo modo le donne tentassero le loro ultime
4 - Il Giardino della Tentazione carte per corrompere il Principe, che comunque co-
me narra la storia rimane impassibile.
E' da notare però a questo punto una fondamentale I materiali usati per la realizzazione dei disegni sono
sintesi che Magnus opera del Buddhacarita per ve- relativamente pochi: cartoncini bianchi e colorati
nire incontro alle sue esigenze narrative de Il Princi- per gli sfondi, matite per i contorni e pastelli e pen-
pe nel suo Giardino, ridotte rispetto a quelle descrit- narelli per rifiniture e colorazioni. Con questi sem-
tive. I testi che intercorrono tra un'immagine e un'al- plici mezzi Magnus esprime una padronanza incre-
tra, infatti sono presi da due capitoli del libro origi- dibile di tecnica sopraffina. Ciò che stupirà il lettore
nale, il IV e il V, solo il primo dei quali riguarda infatti è la verosimiglianza dei corpi rappresentati
L'Adorno di Molti Loti. Il secondo invece tratta del fin nei minimi particolari, con particolare attenzione
momento in cui Siddhartha prima da solo comincia per i sessi. Le ombre della pelle, le forme dei corpi,
il suo percorso di lavoro interiore per allontanare da le espressioni del viso, sono realizzati tutti con una
sé ira, violenza, e passioni dal suo intelletto, pio in- precisione formidabile. La bellezza delle illustrazio-
contra un messaggero degli Dei che gli ispira l'ere- ni infatti non emerge solo dalle donne rappresentate,
mitaggio come retta via per l'Illuminazione, e infine che essendo di varie fattezze possono anche non
annuncia al padre il suo proposito di partire per di- piacere in tutto e per tutto, ma dall'illuminante tratto
ventare un monaco errabondo, in cerca di Liberazio- con cui vengono realizzate. Le stesse piccole imper-
ne. Ma a quella notizia, il padre terrorizzato, pianse fezioni naturali, asimmetrie, difetti, non vengono
per far desistere il figlio da quell'intento, ottenendo nascosti ma esaltati, per dare a ognuna delle figure
solo di turbare maggiormente il suo animo. Salito a una caratterizzazione unica e profondissima. A que-
quel punto a un piano superiore del palazzo, il Prin- sto molto concorrono anche gli indumenti e i gioiel-
cipe si sedette in una stanza circondato da decine di li, per cui ogni femmina a seconda del suo “genere”
splendide fanciulle dedite alla musica e ai piaceri ne indossa di appropriati. Ci si presenta così un ha-
dei sensi. Gli Dei in quell'istante addormentarono le rem in cui ogni donna, presa nella sua totalità pos-
ragazze, che così assunsero pose scomposte, buffe, siede una sua bellezza, quindi un espediente da usa-
grottesche ma allo stesso tempo sensuali. Magnus re contro l'integerrimità di Siddhartha, e del lettore,
unisce la scena del giardino a quella del palazzo, che a cui Magnus lancia una sfida pari a quella
si assomigliano effettivamente in stile e finalità, ren- dell'Adorno di Molti Loti al Principe.
dendo in un'unica sequenza il progressivo rifiuto del
Principe fatto alle donne, maestre d'amore e di pas-
sione, principali fonti di dolore dal quale egli si vo- 5 - Incontro all'Alba
leva liberare.
Siddhartha si trova così davanti a una schiera di E' proprio nell'ottica della riproposizione della
splendide donne istruite al fine di dare piacere ai “tentazione” dell'immagine che si deve considerare
sensi. Magnus a questo punto si occupa a realizzare l'opera di Roberto Raviola, che pur realizzando ta-
la sua versione grafica di questo gruppo variopinto vole di raffinato erotismo, non ha come semplice
di femmine che hanno tutta l'intenzione di far cedere fine quello di eccitare il lettore. Lo scopo è piuttosto
il Principe dai suoi saldi proponimenti di purezza e quello di metterlo di fronte a un banco di prova ipo-
imperturbabilità. La serie di illustrazioni comincia teticamente paragonabile a quello posto davanti a
con delle rappresentazioni estremamente esplicite e Siddhartha, il quale nemmeno un pensiero concesse
particolareggiate di alcuni sessi femminili. Nel Bud- a quelle donne, così sfrontate e lussuriose. Un modo
dhacarita stesso si dice che le donne sono vestite per far risplendere la figura del Principe di fronte
impudicamente o svestite, facendo così cadere l'at- alla naturale e innata condizione umana della concu-
tenzione su quella messa in mostra di nudità. Suc- piscenza, dalla quale solo con l'intraprendenza della
cessivamente si passa a delle figure di donna intere lunga strada verso la l'Illuminazione, ci si può libe-
dalle fisionomie più varie, ingioiellate nelle maniere rare. La stessa strada che poi viene descritta in ma-
più colorite, in pose estremamente sensuali e provo- niera poetica e meravigliosa nei capitoli del Buddha-
canti, tutte nude o tutt’al più coperte da leggeri indu- carita successivi al V capitolo fino al capitolo XIV,
menti e accessori, come calze e camicette. Anche momento in cui è completata la Liberazione del
qui, come si conviene allo scopo lascivo, i sessi e i Buddha.
seni sono sempre posti in risalto. In questo caso però La vicinanza di Magnus al mondo spirituale
sono le pose e le espressioni delle donne a giocare dell'oriente, e in special modo a quello della Cina,
un ruolo fondamentale. Magnus è attento a disegna- mentre questa dell'India è un'eccezione, è cosa risa-
re volti e corpi sempre protesi in un godimento ses- puta e confermata dalla grande mole di riferimenti
suale, sia che rappresenti uno sforzo sia che rappre- alla filosofia Taoista e Buddista presenti in opere
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come I Briganti, Le 110 Pillole, Le Femmine Incan-
tate, ma anche in racconti più brevi come Il Sogno
dello Scroscio di Pioggia. Da sempre Raviola, che
“Controedicola”
ascoltò in gioventù le notizie della lontanissima Ri- (anteprima)
voluzione Culturale Cinese di Mao-Tse Tung, fu
appassionato di “cineserie”, come venivano chiama- "Io non farò ritorno nella città
ti gli ammennicoli cinesi appunto che andavano tan- che ha nome da Kapila senza
to di moda all'inizio del '900. Egli usava persino aver visto l'altra sponda della
firmare alcuni suoi lavori con un simbolo tratto dal vita e della morte". Il cammi-
Libro dei Mutamenti, I Ching, che stava a indicare no del Buddha: la nascita, l'in-
“colui che cerca”, a ulteriore testimonianza della sua fanzia e la giovinezza, felici e
spiritualità intesa appunto come ricerca della verità e protette; la scoperta del mon-
della pace interiore. D'altronde nemmeno la sua reli- do e del dolore; la ricerca del-
gione più tradizionale, il cattolicesimo, è stata igno- la liberazione; il risveglio. La
rata da Magnus, che per esempio fa apparire San vita del Buddha è innanzitutto
Michele del Pericolo del Mare in uno dei bellissimi una grande favola: la storia
episodi del suo Sconosciuto, ambientati nella famosa del principe bellissimo che il
isola-penisola Mont Saint-Michel, in Normandia. padre vuole tenere all'oscuro
Non è quindi errato pensare a Il Principe Nel Suo degli orrori dell'esistenza e invece accidentalmente
Giardino, se non come libro sacro e religioso, come li scopre. Quei mali sono la vecchiaia, la malattia, la
libro dall'alta caratura morale, specialmente per i morte: e anche nel mondo di sola bellezza e piace-
testi scelti nel terzo capitolo che lo compone, privo volezza che il potente re ha approntato per il figlio
di immagini. In esso, il Principe conoscitore della essi filtrano, onnipresenti e fatali. Le gesta del Bud-
vera condizione umana e vincitore sulle passioni, dha raccontano l'itinerario del principe per giungere
insofferente all'ingannevole felicità in cui si crogiola a trovare la risposta a quei mali: l'Illuminazione, da
l'umanità, grazie al supporto delle divinità benevole, cui discenderà la dottrina della Liberazione dal ciclo
parte immediatamente alla volta dei boschi, per se- delle nascite. Annunciato dalla figura di un maesto-
guire la sua strada di Illuminato. so elefante bianco che appare in sogno a sua madre
e penetra senza dolore nel corpo di lei, il principe si
“Così quel destriero, simile a quelli che possiede il presenta con queste parole: "Per conseguire l'Illumi-
Dio Sole, andando innanzi al galoppo come sospin- nazione io sono nato, per il bene delle creature; que-
to in pensiero, corse per molte leghe, lontano, in- sta è la mia ultima esistenza nel mondo". Ma prima
contro a un cielo di stelle già appannate dall'alba, e di conseguire l'Illuminazione, il Buddha dovrà vive-
con lui anche il Principe.”* re sino in fondo la sua favola: conoscerà la felicità
di un'infanzia paradisiaca, il primo atroce sgomento
dinanzi alla totalità della vita, le tentazioni ripetute,
* Tratto da una traduzione italiana del Buddhacari- gli inganni e gli errori. Lo vedremo, bambino, gioca-
ta re con "elefantini, cerbiatti e cavallucci d'oro" e con
Note "bambole risplendenti d'oro e d'argento" ; lo vedre-
mo, giovinetto, "preda di femmine maestre di prati-
(1) L'erronea trascrizione "Siddharta" al posto di
che amorose e inesorabili nel piacere"; lo vedremo
"Siddhartha" è diffusa solo in Italia, a causa di un
sconvolto dalla rivelazione della morte, riconoscere
errore (poi non corretto) nella prima edizione del
che "l'impermanenza pervade ogni cosa"; poi, nella
romanzo di Herman Hesse.
foresta, affidarsi "al sentiero della quiete della men-
(2) Il Giainismo è una delle maggiori correnti filoso- te"; poi rispondere al padre, che vuole trattenerlo dal
fico-religiose sviluppatesi in India nel VI sec. a.C. farsi monaco errante, "non è giusto fermare uno che
La sua cosmogonia non prevede entità creatrici e per vuole uscire da una casa arsa da un incendio"; e poi
questo viene considerata una religione atea. Le divi- fuggire a cavallo, ruggendo: "Io non farò ritorno
nità presenti nel Giainismo sono gli “Jina”, ovvero i nella città che ha nome da Rapila senza aver visto
“vincitori”, coloro che seguendo la dottrina hanno l'altra sponda della vita e della morte"; e poi ricono-
raggiunto uno stato divino. Sviluppata grazie scere nell'ascesi una nuova forma dell'inganno, in
all'opera di Mahavira, un maestro spirituale indiano quanto via verso il paradiso, ma non verso la Libera-
contemporaneo del Buddha, ha un assetto sociale zione… Alla fine di queste "gesta", che si arrestano
comunitario non gerarchizzato dove i fedeli devono sulla soglia dell'Illuminazione, ci accorgeremo di
seguire una serie di rigide regole, riassunte in 5 pre- esser stati introdotti al Buddha nel modo più dolce,
cetti fondamentali: castità, non-possesso, dire la ve- suadente, sontuosamente romanzesco, da un alto
rità, non-furto, e nonviolenza. Presente ancora oggi maestro della parola, quell'Asvaghosa sapiente arti-
con all'incirca un milione e mezzo di seguaci, fra sta di Corte che Coomaraswamy ha definito "il più
laici e monaci, il Giainismo è considerata una delle grande poeta del buddhismo". Nel settimo secolo
più antiche dottrine della nonviolenza. Il suo simbo- dopo Cristo, cioè circa sei secoli dopo la composi-
lo più sacro è la svastica con gli uncini rivolti a de- zione delle o Gesta del Buddha, un pellegrino cine-
stra, i cui bracci indicano i quattro piani dell'esisten- se, I-tsing, scriveva che Asvaghosa era letto "per
za: mondo degli dei, mondo dell’uomo, mondo ani- ogni dove nelle cinque Indie e nei paesi dei mari del
male, mondo infero. Sud". (Tratto da http://www.liberonweb.com)

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L’“eccentrica” Emily Dickinson come poeta.

di Gandolfo Cascio
e la prassi di Eugenio Montale, A questo proposito sono già stati scritti degli studi
ovvero la traduzione come sulla relazione con l’opera di T.S. Eliot (5), e uno in
SAGGISTICA appropriazione particolare sulla poetessa americana (6), mentre noi
con questo contributo intendiamo soprattutto fare
Eugenio Montale è stato traduttore di prosa e di poe- un’analisi traduttiva che metta in evidenza le possi-
sia; ma se il lavoro dedicato al romanzo straniero è bili ragioni di determinate scelte linguistiche e ritmi-
stato spesso dettato da necessità economiche (1), co-metriche adottate sul testo. Quella montaliana,
soprattutto dopo che nel 1939 perse la carica di di- infatti, a noi pare essere una dinamica interpretativa

“Emily Dickinson e la traduzione di Eugenio Montale”


rettore del Gabinetto Vieusseux, la sua attenzione che, oltre allo scambio linguistico, porti a un
alla lirica è stata uno strumento personale di rifles- transfert poietico. Montale, infatti, non prova a rical-
sione. care la struttura formale del source-text, ma l’adatta
al proprio stile, cosicché gli scambi metrici e fonici
Tra il 1929 e il 1948 traduce T.S. Eliot, poeta allora saranno molteplici, presentando delle soluzioni di-
ancora sconosciuto in Italia; Shakespeare; Blake; stanti, o addirittura opposte alle precedenti, eppure
Melville; Thomas Hardy; Maragall; Joyce; Djuna tutte riportabili all’intento di una progettualità della
Barnes; Yeats; Pound; Guillén; Leonie Adams; Ka- trasposizione target oriented, dove però l’obiettivo
vafis; Dylan Thomas; Milosz; Gerard Manley Ho- non è la facilitazione di lettura nella nuova dimora
pkins e, appunto, Emily Dickinson. linguistica, ma l’appropriazione che, oltre che ad un
Le sue versioni sono pubblicate dapprincipio su rivi- livello fonosimbolico, si verifica anche in quello
sta, mentre alcune erano apparse nel volume Poeti linguistico. Queste “adattazioni” implicano dappri-
antichi e moderni tradotti da lirici nuovi (2). Nel ma l’appropriazione del testo, anche in termini con-
1948 la maggior parte di esse viene raccolta nel cettuali, e conseguentemente la sua restituzione, do-
Quaderno di traduzioni (Edizioni della Meridiana), po averlo fortemente modellato nel suo impianto
e poi ancora altre due volte da Mondadori nel set- metrico e semantico.
tembre e dicembre del 1975. Le edizioni differisco- Ci preme riflettere su questa particolarità, che carat-
no per delle aggiunte e per le Note introduttive terizza poi più in generale le traduzioni d’arte, per-
dell’autore che a volte, in modo interessante, con- ché ciò viene dimostrato dalla profonda aderenza del
traddice gli avvenimenti programmatici e di compo- testo di partenza al tessuto lirico del poeta/traduttore.
sizione (3). Oggi, giustamente, si ritrovano raccolte Il metodo adottato da Montale può allora considerar-
nel «Meridiano» assieme all’opera poetica (4). si assimilativo, dove lo stile e la struttura discorsivo-
Un’analisi approfondita della scelta dei testi e degli narrativa dell’opera viene riprodotta per analogie
autori tradotti può essere rilevan- ritmiche, strofiche o simboliche,
te sia per riconoscere gli interes- di volta in volta differenti, senza
si culturali che il poeta coltivò in dover parallelamente ripetere il
quegli anni, sia per studiare le sistema versificatorio originario.
possibili influenze e suggestioni E per tali ragioni «Si rivela tutta-
che queste versioni ebbero nella via improduttivo cercare nel
propria produzione. Ed effettiva- Quaderno un sistema chiuso e
mente il confronto si può fare coerente di schemi sintattici, di
non solo con i modernisti, ma soluzioni tecnico-poetiche for-
anche con Shakespeare metafisi- malizzabili more geometrico»
co, e nel nostro caso anche con (7).
Emily Dickinson (1830-1886), la Se poi del piano formale inten-
presenza più “eccentrica”, insie- diamo anche la sua trasmissione
me probabilmente a Hopkins, culturale, è bene ricordare che le
nell’accezione letterale, propria traduzioni delle opere letterarie
del suo status di outsider, sia subiscono nel corso degli anni un
dall’accademia, come dagli am- accelerato processo d’invecchia-
bienti letterari. mento, perché «la loro verità si
Il fatto è che il Quaderno in que- basa sul momento temporale in
sta sua specifica pluralità dimo- cui esse vengono espresse» (8).
stra la straordinaria sapienza che È per questo che il traduttore si
Emily Dickinson
Montale ha avuto nell’amalga- trova nella difficile situazione di
mare personalità tra loro spesso diversissime, se non dover riadattare la struttura lin-
addirittura contrastanti, sebbene in esso non si vuole guistica, distante dalla sua realtà, come da quella del
ipotizzare uno schema interpretativo nella disposi- nuovo fruitore. La traduzione fatta da un poeta vede
zione dei testi. La raccolta, infatti, oltre a facilitare il in questa operazione la possibilità di poter evocare il
lettore che vuole prendere visione dell’insieme del mondo poetico dello scrittore tradotto adattandolo
lavoro del genovese, non si presta a una lettura d’in- alla nuova circostanza storica. Solo allora, infatti, le
sieme, né i vari testi possono considerarsi tra loro traduzioni sono vissute come una legittima forma di
complementari. Si può instaurare invece un rapporto ποίησις:
comparativo tra essi, il traduttore Montale e Montale perché esse, movendo dalla ri-creazione della poe-
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sia originale, l’accompagnano con gli altri senti- è ciò che videro i vivi.
menti che sono in chi la riceve, il quale, per diversa Tocchi nel campanile desolato
condizionalità storica e per diversa personalità indi- mulinavano le ultime nuove.
viduale, è diverso dall’autore; e su questa nuova Quanto può giungere,
situazione sentimentale sorge quel cosiddetto tra- quanto può andarsene,
durre, che è il poetare di un’antica in una nuova in un mondo che non si muove! (13)
anima. (9) La decisione di tradurre questa poesia è probabil-
Si può parlare quindi di uso equilibrato della retori- mente stata suggerita dal richiamo tematico del ven-
ca, in una rappresentazione duale del mondo d’arri- to, della tempesta, (“bufera”), idealmente congeniale
vo, nel nostro caso quello italiano/montaliano, come alla prassi scritturale montaliana. L’ordine sintattico
di quello anglosassone/nordamericano di partenza. del poema, che incomincia con la presentazione del
L’avvicinamento all’oggetto volto in italiano, come soggetto, il vento, ovvero l’afflato lirico, viene rove-
anche al suo autore, è quindi verificabile nelle tradu- sciato, sovrapponendo all’elemento naturale l’in-
zioni pur considerando che le due personalità, e cioè gresso quasi plateale del “corno”. In questo modo si
del poeta traduttore e del poeta tradotto, sono aliene perde l’effetto narrativo originale, ma si ottiene una
l’una all’altra, perché: forte affabulazione scenica e ritmica:
la spazialità inerente al gesto del traduttore – ladro Mentre il vento irrompe con fiabesca familiarità
e latore di un messaggio – è la dimensione in cui (“There came a wind…”) nel testo della Dickinson e
esso consuma la propria storia, le tracce temporali si trasforma simultaneamente in strumento musicale
del viaggio andranno allora cercate nelle trasforma- (“like a bugle”) per ellittica similitudine, nella tra-
zioni, nelle innovazioni linguistiche che la traduzio- duzione esso è preceduto dal segnale sonoro con
ne presenta rispetto al testo di partenza, mentre le un’inversione che, mutando il rapporto metaforico
invarianti segnaleranno l’avvenuto trasferimento, la (vento / strumento) in modalità di precedenza sceni-
legittimità dell’appropriazione. (10) ca (suono / vento) e occupando l’intero primo verso,
Una prova verificabile di quello che abbiamo soste- ne rende l’arrivo regalmente enigmatico. (14)
nuto finora si riscontra nella versione che Montale I primi due versi della poesia di Dickinson si fanno
fece tra il ’38 e il ’43 di una lirica di Emily Dickin- in questo modo “montaliani”, sia per la ricostruzione
son, The Storm (11): dei richiami tematici, come per la struttura invertita
della lirica. Per verificare l’avvenuta assimilazione si
può adottare un metodo analogico-comparativo, tra
1593 questa trasposizione e la struttura di Corno inglese,
There came a Wind like a Bugle - scritta nel ’22, e già inclusa nella prima edizione
It quivered through the Grass degli Ossi. Infatti, così come il vento della poesia
And a Green Chill upon the Heat della Dickinson si tramuta in essere che assimila in
So ominous did pass sé tutti gli ornamenti, ed è capace di oltrepassare la
We barred the Windows and the Doors natura del bene e del male, così nel vento e nel mare
As from an Emerald Ghost - della lirica di Montale si riscontrano parallelamente
The Doom’s electric Moccasin gli stessi componenti, che definiscono l’origine stes-
That very instant passed - sa dell’esistenza, e dell’escatologia delle cose:
On a strange Mob of panting Trees Il vento che stasera suona attento
And Fences fled away
And Rivers where the Houses ran – ricorda un forte scotere di lame –
Those looked that lived - that Day - gli strumenti dei fitti alberi e spazza
The Bell within the steeple wild l’orizzonte di rame. (15)
The flying tidings told -
How much can come Le similitudini presenti nei due testi sono di notevo-
And much can go, le interesse e ci convincono che la traduzione può
And yet abide the World! (12) essere considerata come una seconda versione del
Corno inglese. La genesi della traduzione va cioè
ricercata nell’incontro dei paralleli contenutistici che
TEMPESTA Lonardi in un suo saggio ha definito «fasci ossessivi
Con un suono di corno importanti dell’imagery montaliana». (16)
il vento arrivò, scosse l’erba; Nel tradurre un elaborato tanto vicino alla propria
un verde brivido diaccio intelligenza, egli ha quindi visto la possibilità di
così sinistro passò nel caldo “ritrovare” la propria poesia, e la possibilità di riscri-
che sbarrammo le porte e le finestre verla, sebbene con nuovi caratteri. Non solo dunque
quasi entrasse uno spettro di smeraldo: il ritorno di un topos letterario, ma l’adattamento
e fu certo l’elettrico della propria estetica in un testo altrui, in un passag-
segnale del Giudizio. gio di esperienze che sarà stato nella direzione poeta
Una bizzarra turba di ansimanti → traduttore:
alberi, siepi alla deriva Borges credo che potrebbe parlarne come di una
e case in fuga nei fiumi «fonte» per i primi versi di Corno inglese: visto che

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quest’ultimo è del ’22, è pensabile che, giusta il pa- coli o comunque ritorni di un identico ordine sintat-
radosso borgesiano, si debba parlare di «fonte» a tico...), abbastanza facile da incontrare nella poesia
posteriori. In realtà, eccoci a un caso di ritorno del anglosassone, [...]; e 2. con l’uso frequente dell’en-
poeta in proprio sul traduttore. (17) jambement, il che fa saltare la coincidenza periodo
Esaminando i vv. 9-12 ci convinciamo della loro sintattico-misura versale [...]. (20)
appartenenza, anche strutturale, all’universo monta- La conseguenza è che le rime si perdono in più sem-
liano. Vediamo che gli alberi – come in De Chirico plici assonanze, e che il finale viene mutato in una
poi – sono strumenti, tra i cui rami il vento suscita sentenza della “negatività” dell’essere; «la conclu-
un suono di lame, sono il soggetto vibrante della sione gnomica è ben montaliana, forzando legger-
poesia di Emily Dickinson, i protagonisti che nel mente il senso originario, il poeta può evidenziare
loro ansimare trovano un nuovo tono da aggiungere l’incongruità del reale [...]» (21). Chiaramente que-
alla sinfonia già aperta dal bugle - corno. L’esercizio sta si può identificare come una strategia program-
qui, comunque costretto a un certo sconvolgimento matica, come altrove sono l’omissione dell’anafora
semantico soprattutto all’inizio, è quello di mantene- con una parafrasi, alterando la struttura fondante del
re la sonorità dei versi che gli si propongono. Nella verso (come in Watching the Needleboats at San
poesia originale troviamo la rima di “grass : pass” Sabba di Joyce (22), e la sostituzione di forme ver-
(vv. 2 e 4), e le assonanze tra “doors : ghost : pas- bali con la costruzione nominale, ripresa anche nelle
sed” (vv. 5; 6 e 8), con un frequente uso della “S”. traduzioni in prosa, è identificabile nell’assimilazio-
Montale riproduce questa sonorità “ventosa”, che è ne ellittica. La procedura si può riconoscere in Gre-
forse il dato più caratteristico del poema, scegliendo en Mansions, in cui “After making a hasty meal at
suoni alveolari polivibranti e fricativi: «il vento aR- the house” viene tradotto con una nominalizzazione
Rivò, ScoSSe l’eRba; / un veRde bRivido diaccio / ablativa in: “Dopo un pasto affrettato” (23), e anche
coSì SiniStRo paSSò nel caldo / che SbaRRammo le nel testo di Hopkins, La bellezza cangiante, dove il
poRte e le fineStRe [...]». L’eco che si riproduce ha sintagma del terzo verso “upon trout that swim”,
una matrice dantesca ed è riconducibile all’effetto viene riportato con il più immaginifico “della trota
che ritroviamo nel discorso di Pier delle Vigne in acqua” (TP, p. 743) (24). Facendo ciò Montale, se
(Inferno, XIII, 33-39): da un lato accorcia la lunghezza del verso, dall’altro
e ’l tRonco Suo gRidò: «PeRché mi SChiante?». ne aumenta il numero, e questo avviene proprio co-
Da che fatto fu poi di Sangue bRuno, me nell’architettura di molte sue composizioni, con
Ricominciò a diR: «PeRché mi SCeRpi? la formazione di diversi enjambement. La lunghezza
non hai tu SpiRto di pietade alcuno? del verso, infatti, è sempre stata una delle maggiori
Uomini fummo, e oR Siam fatti SteRpi: preoccupazione del Nostro, il quale, parlando di una
ben dovRebb’eSSeR la tua man più pia, nuova traduzione dei Sonetti di Shakespeare, dichia-
Se State foSSimo anime di SeRpi». ra che «a un decasillabo inglese raramente può corri-
spondere un endecasillabo italiano» (25), una sorta
Non è escluso che Montale abbia tenuto a mente di postulato che, anche se indirettamente, ci dà un
questo canto anche nella composizione del Corno esempio delle difficoltà e dei procedimenti affrontati
inglese, dove invece si ritrova la ripetizione di rime, durante il proprio lavoro. Per confermare questa tesi,
semirime e assonanze. Nella sua traduzione, nono- riprendiamo la versione della Tempesta, in cui, anco-
stante l’assenza dell’omeotelèuto, «rinunciando so- ra una volta, il sostantivo monosillabico non viene
prattutto alla velleità di calchi ritmici e sintattici che parafrasato, ma composto nominalmente, così a:
renderebbero un’immagine devitalizzata e stravolta “and a green chill upon the heat”, corrisponde: “un
dell’originale» (18), l’originale effetto sonoro, ven- verde brivido diaccio” (v. 3). Sulla scelta di tradurre
toso, non è affatto perduto, anzi, è ripetuto e raffor- questo sintagma con un binomio si è soffermata an-
zato nell’intero testo con l’uso delle vocali frontali; che Musatti, ponendo l’accendo sul valore semantico
in un passaggio che, possiamo dire, va da Dante al del doppio nominativo:
Corno inglese, e ripreso nella traduzione della Tem-
pesta. ove l’aggettivo, pur avendo uno scarso valore infor-
mativo in senso stretto [...], ha un’importantissima
Un ulteriore cambiamento che ci aiuta a confermare funzione d’amplificazione semantica (l’allitterazione
l’ipotesi dell’appropriazione della lirica dickinsonia- della vocale i si fa segnale dell’intensità emotiva che
na, è poi la scomparsa di un termine oggettivo come si prolunga nel verso successivo in «cosÌ sInIstro»).
il «mocassino»: L’intonazione ritmica pone l’accento semantico sul
Se il mocassino scompare è perché Montale connette sostantivo brivido che, sdrucciolo, campeggia fra
al gesto del tradurre una funzione storicizzante, e due lessemi piani. Significativa l’evidenza grafica
nel mondo ghiacciato alle soglie della guerra in cui dello schema sintattico Agg N Agg, isolato nell’am-
egli introduce questo frammento di un altro tempo e bito del verso: un artificio tecnico che ha vari esem-
di un’altra cultura non c’è spazio, tra gli oggetti pi nella poesia montaliana [...]. (26)
d’uso poetico, per la calzatura esotica [...]. (19) A questo punto risulta chiaro perché le versioni
Montale non teme di adattare il testo evitando, so- montaliane si inseriscono nel genere letterario più
prattutto, la ripetizione ritmica: complesso della riadattazione poetica, se così sensi-
bile è stata l’eredità ricevuta, e che perciò certe
il che ottiene, 1. con la variazione là dove si trovi di “appropriazioni” siano stati dei passaggi, non solo
fronte, all’opposto, alla ripetizione (epanalessi, iso- nella direzione del traduttore verso il poeta, ma, co-

40
me abbiamo cercato di dimostrare, anche viceversa. chusetts, The Belknap Press of Harvard University
Noi crediamo che questo sia il normale risultato del Press, 1955, vol. III, p. 1098.
contatto osmotico con la produzione che l’ha prece- (13) TP, p. 742.
duto e che la traduzione, che altro poi non è che una (14) M. Bulgheroni, op. cit., p. 98.
più attenta lettura, abbia stimolato gli interessi cultu-
rali di Montale, per strategie pragmatiche e temati- (15) E. Montale, Corno inglese, in TP, p. 13.
che, verso direzioni allogene. La scelta dei testi tra- (16) G. Lonardi, Fuori e dentro il tradurre montalia-
dotti, in ogni caso, «conferma indirettamente che gli no in id., Il vecchio e il giovane e altri studi su Mon-
esempi indigeni non bastavano [...]» (27). In modo tale, Bologna, Zanichelli, 1980, p. 147.
diretto le traduzioni gli offrirono dunque l’ingresso
alla modernità, e da qui la possibilità di diffonderne (17) Ibidem.
la voce distante, sebbene così paradossalmente ec- (18) M.P. Musatti, op. cit., p. 123.
centrica, periferica, come quella di Emily Dickinson,
in ambiti a lui contigui. (19) M. Bulgheroni, op. cit., p. 101.
(20) G. Lonardi, op. cit., p. 153.
Note (21) M.P. Musatti, op. cit., pp. 138-139.
(1) Sulle motivazioni e la dinamica del lavoro di (22) TP, p. 749. La prima versione uscì in «Il
Montale come traduttore si rimanda a G. Cascio, Il Mondo», n. 19, 5 gennaio 1946, p. 7.
terzo mestiere. Eugenio Montale traduttore, in (23) Il testo originale di Green Mansions, e la
«Incontri. Rivista europea di studi italiani », XVIII, traduzione di Montale sono riprodotte da M.A.
f. 2, 2003, pp. 155-165. Grignani, Prologhi ed epiloghi. Sulla poesia di
(2) Poeti antichi e moderni tradotti da lirici nuovi, a Eugenio Montale. Con una prosa inedita, Ravenna,
cura di L. Anceschi e D. Porzio, Milano, Il Balcone, Longo Editore, 1987, pp. 206-207.
1945. (24) Per l’originale cfr. G.M. Hopkins, Selected
(3) Cfr. D. Isella, Il giovane poeta Guglielmo Crol- Poetry, Edited with an Introduction and Notes by C.
lalanza, in Id., L’idillio di Meulan, Torino, Einaudi, Phillips, Oxford - New York, Oxford University
1994, p. 229. Press, 1986, pp. 117-118.
(4) E. Montale, Tutte le poesie, a cura di G. Zampa, (25) E. Montale, Shakespeare, «Letture», «Corriere
Milano, Mondadori, 1984. Le citazioni da Montale della Sera», marzo 1953, ora in Sulla poesia, Mila-
che saranno riprese da questa edizione, riportano in no, Mondadori, 1976, p. 480. L’articolo è dedicato
nota solamente la sigla TP. alla traduzione dei Sonetti di Shakespeare presso
Einaudi, a cura di A. Rossi.
(5) Si vedano in particolare i saggi di R. Luperini,
Termini di confronto: «Four Quartets» le traduzio- (26) M.P. Musatti, op. cit., p. 137.
ni, in Montale o l’identità negata, Napoli, Liguori (27) G. Lonardi, op. cit., p. 149.
Editore, 1984, pp. 162-179; e M. Praz, T. S. Eliot
and Eugenio Montale, in T. S. Eliot. A symposium,
compiled by R. March and M.J. Tambimuttu, Lon-
don, Editions Poetry, 1948, pp. 244-248.
(6) M. Bulgheroni, Dickinson / Montale: il passo
sull’erba, in AA.VV., Eugenio Montale. Profilo di
un autore, a cura di A. Cima e C. Segre, Milano,
Rizzoli, 1977.
(7) M.P. Musatti, Montale traduttore: la mediazione
della poesia, in «Strumenti critici», a. XIV, n. 41, f.
I, 1980, p. 124.
(8) A. Friedmar, Il manuale del traduttore letterario,
Milano, Guerini e Associati, 1993, p. 53.
(9) B. Croce, La poesia, Bari, Laterza, 1969, p. 94,
(I ed. 1936).
(10) M. Bulgheroni, op. cit., p. 91.
(11) La prima ed. della traduzione apparve in «Il
Mondo», a. I, n. 1, 7 aprile 1945, p. 9.
(12) Il testo originale della poesia che Montale uti-
lizzò per la sua versione, e citato nell’originale Qua-
derno a p. 48, differisce leggermente dal testo ripro- Eugenio Montale
dotto poi nelle edizioni critiche con la sola numera-
zione «1593». Cfr. The Poems of Emily Dickinson,
edited by Thomas H. Johnson, Cambridge - Massa-
41
Suoni di lettere dra (5 ottobre 1997). Il titolo di apertura era da moz-

di Mario Visone
zafiato (Mozart the plagiarist). In genere i giornali
(musica e letteratura) americani o anglosassoni (ma anche i francesi, i te-
SAGGISTICA deschi, gli spagnoli, tranne gli italiani) non amano i
titoli da scoop, quelli cubitali per intenderci, sebbe-
ne l’articolo di apertura andasse a riprendere ampia-
La scoperta di plagi e di falsi mi incute un senso di mente un precedente articolo di Sandro Cappelletto
fanciullesco ardore. Freud non mi ha mai entusia- apparso su La Stampa di Torino del giorno prece-
smato, nemmeno sotto tortura ammetterei che pla-

“Copioni e falsari”
dente. La storia, che qui riassumo, ma che è ampia-
giari e falsari possano ricondursi al patologico dop- mente documentata in un interessante articolo-
pio sessuale desiderio-impotenza; piuttosto, chiame- saggio del M° Enzo Amato sul n. 7/02 della rivista
rei in causa il Nietzsche di Sull’utilità e il danno di musica Konsequenz, è la seguente.
della Storia. Un genitore come Leopold Mozart che
“aiuta” il figlio nella sua carriera di copione e falsa- Scoprendo la bellissima Sinfonia Venezia (1776) del
rio è un omicida che tende diabolicamente a prende- «molto cognito Napolitano» (parole dello stesso
re in giro gli investigatori. Quando la verità storica Mozart) Pasquale Anfossi (1727-1797) - poi diretta
viene fuori e secoli di fraudolente convinzioni crol- dallo stesso M° Amato ed incisa dal vivo sul CD
lano, l’unica a perderne è la ragione dell’uomo, e ANTES Milano Sinfonie Napoletane - salta subito
scusate se è poco. Si obietterà evidente ai musicisti dell’Istituto
che ristabilire la verità è ciò che la straordinaria somiglianza del
la Storia stessa reclama e che la finale dell’Andante con il Confu-
ragione ne esce vittoriosa: in tal tatis del Requiem K.626 (1791)
caso, significa dire che la filoso- di Mozart. Scrive Enzo Amato:
fia non tutela l’onore e la dignità «(…) trasponendo la tonalità Re
degli storici, per cui solo a partire minore dell’Andante di Anfossi a
da questo momento, ristabilito quella di La minore del Confuta-
l’ordine morale della Storia, co- tis mozartiano, si rileva che il
minceranno ad esistere storici e modulo intervallare della cellula
musicologi (oltre che qualche melodica dell’Andante è identico
miliardo di umanità) onorevoli e a quello proposto da Mozart, as-
dignitosi. segnato alla corda dei tenori
all’inizio del Confutatis maledic-
Dunque, con quel padre, l’accon- tis, tranne che per la quarta nota
discendente Wolgang Amadeus del motivo (dove) l’Anfossi indi-
sarebbe semplicemente il “palo” ca un SI, Mozart invece un SOL
di un crimine. Alcuni troverebbe- diesis (che comunque appartiene
ro nello scambio epistolare fra alla stessa classe di intervalli)
Wolphi e la sorella Nannerl turbe Wolfgang Amadeus Mozart
sebbene il SI sia presente simul-
e solerzie incestuose, cosicché taneamente alla corda dei bassi.»
sorge il dubbio che papà Leopold covasse verso il
figlio un cupo risentimento: farlo grande sin da Sebbene reso col concitato andamento che conoscia-
bambino per sfruttarlo (come tanti altri padri musici- mo, la struttura ritmica del tema del Confutatis, co-
sti facevano coi loro pargoli prodigio), schiacciarlo me precisa il M° Amato, è esattamente simmetrica a
con la propria personalità. Ma non voglio parlare di quella dell’Andante, così come l’impianto armonico;
ciò, in quanto Mozart perpetrò i suoi delitti anche la sorprendente costruzione dell’Andante stesso ri-
dopo la morte del padre, con una tenacia pari solo a guarda lo sviluppo del delicato tema finale, derivato
quella incontinenza sessuale che sarà la causa non da «un’idea precedentemente appena accennata», un
tanto indiretta della sua morte, poiché persino la sua piccolo gioiello organizzato nella struttura ritmica,
morte ha retto per oltre due secoli a falsi, scipitezze, melodica e armonica in una connotazione di
buggerature: Mozart morì infatti assassinato, dopo «sospensione, drammaticità e attesa», che solo un
alcuni giorni di agonia, il cranio sfondato dalle ba- artista di forte sensibilità può permettersi e che è
stonate del “disonorato” cancelliere Franz Hofdemel propria delle migliori opere di… Mozart. Per dirla in
(poi suicida), che si era visto messo incinta la giova- parole povere, oltre che acri, Anfossi inventa, Mo-
ne moglie Magdalena, allieva di pianoforte del mu- zart copia; il grande compositore di Scuola Napole-
sicista, miracolosamente salva da un fendente alla tana è praticamente sconosciuto, il salisburghese è
gola sferratole dal marito. Il fascino che sollecita l’icona attorno alla quale vorticano ogni anno milio-
l’aspetto “plagio-falsario” della vita e della morte di ni di euro di interessi, che mandano avanti una infer-
Mozart è conturbante, e molto probabilmente anche nale vaporiera fatta di discografia, musei, convegni,
chi ne scrive, come me, sarebbe un interessante sog- turismo, dolciumi, vino, liquori, immaginette, statui-
getto da psichiatria forense. ne, ristoranti, trattorie, bettole… Insomma, credete-
mi, ciò che si vede a Pietrelcina, a San Giovanni
Quando per la prima volta, tanti capelli fa, mi recai Rotondo e in tante altri parti d’Italia per Padre Pio, è
nella bella sede di via Matteo Renato Imbriani a Na- un millesimo di ciò che succede per W.A.Mozart in
poli dell’Istituto Internazionale Domenico Scarlatti, Austria, e non solo.
subito mi colpì, incorniciata e appesa ad una parete,
la prima pagina di un numero del The Times di Lon- Morale della favola: il M° Amato è contattato dal
42
prof. Rudolph Angermüller, Segretario le sostenere» incalza il prof. Taboga
generale del Mozarteum di Salisburgo, il «che Mozart e Haydn siano stati allievi o
quale, approfittando di una sua visita a seguaci di Vallotti; di certo ne ignorava-
Napoli, chiede un incontro presso l’Hotel no le teorie; forse l’esistenza stessa. Ma
Capodimonte, dove consegna ai musicisti deve esistere una spiegazione logica alla
napoletani lì convenuti una medaglia di presenza di temi vallottiani in lavori di
bronzo, coniata dal Grande Oriente d’Ita- Mozart ed Haydn. Qual è l’elemento co-
lia (…) in occasione del bicentenario del- mune ai due compositori?» L’unica spie-
la morte di Mozart, un diploma e facsi- gazione logica è Andrea Luchesi, e ve-
mili di due lettere autografe del Salisbur- diamo come e perché.
ghese, invitandoli cordialmente a “gettare Riporto, ancora, dal testo della conferen-
un po’ d’acqua sul fuoco”, poiché la que- za di Bergamo: «[…] Seguace del Val-
stione non era poi così importante. lotti, con cui ebbe contatti di studio pro-
Pasquale Anfossi
Il caso Anfossi-Mozart è una nugæ a con- trattisi dal 1764 al 1771, Luchesi è il più
fronto di quello, sconvolgente, Luchesi-Haydn- importante dei molti musicisti che servirono da pon-
Mozart. te alla musica veneta e lombarda per il trasferimento
Digitate Andrea Luchesi su Google ed aprite uno dei al Nord, in maniera non episodica, ma tale da in-
siti direttamente o indirettamente a lui dedicati: co- fluenzare il futuro sviluppo della musica austriaca,
mincerete ad avere le traveggole ed una vertigine tedesca ed europea. L’importanza e la stessa persona
paurosa vi farà vacillare senza sosta; ad un certo di Luchesi sono oggetto di un bisecolare tentativo di
punto, se siete mozartiani o haydniani incalliti, spro- rimozione motivato dal nazionalismo denunciato
fonderete in un mare di vergogna verso voi stessi, e [1980] a tutte lettere dal prof. Leopold Kantner
vi direte com’è facile farsi prendere per i fondelli [docente dell’Università di Vienna, esperto della
per una vita intera. musica italiana e mitteleuropea del ‘700]. La cancel-
lazione ha inizio a Bonn il giorno 8 maggio 1784,
Giorgio Taboga, professore di matematica, musico- quando il nuovo principe elettore Max Franz dovette
logo, massimo esperto del grande compositore trevi- prendere atto che 28 sinfonie e tre messe oggi inte-
giano Andrea Luchesi (Motta di Livenza 1741— state a Joseph Haydn e 10 sinfonie che oggi figurano
Bonn 1801), ha speso fin qui la sua vita nello studia- di Mozart erano in realtà del Kapellmeister veneto
re la Wiener Klassik e i grandi falsari che ne hanno Luchesi. […] Haydn e Mozart non sono i grandi
creato il mito: Mozart, Haydn e, sebbene in misura compositori che si vorrebbe far credere, né seguaci
minore e per motivi di età anagrafica, Beethoven. di Vallotti, ma mediocri imitatori ed intestatari di
È, tra l’altro, autore di un avvincente quanto docu- lavori altrui. Questo è subito evidente per Haydn,
mentato libro, L’assassinio di Mozart, da cui ho trat- ancora accreditato di 107 sinfonie non sue di 256
to le notizie citate nella prima parte iniziali, ma altrettanto chiaro per
di questo mio scritto. In una sua fa- Mozart se si ricorda che si sono già
mosa Conferenza sul cosiddetto scoperti oltre 70 lavori non suoi ed è
Classicismo Viennese (Andrea Lu- da ridimensionare ulteriormente. La
chesi e l’origine della Wiener Klas- Wiener Klassik deve la sua usurpata
sik – Bergamo, 10 dicembre 2004), fama a due musicisti italiani, il pri-
il prof. Taboga parte da un solo, mo di scuola lombarda, Giovan Bat-
semplice spunto: la misteriosa e re- tista Sammartini, il vero “padre del-
pentina scomparsa, nella seconda la sinfonia”, autore delle prime sin-
metà del XVIII secolo, della fonie haydniane; il secondo di for-
«gloriosa tradizione musicale vene- mazione veneziana e padovana, An-
ta, che nella prima metà aveva pro- drea Luchesi, maestro di cappella a
dotto personalità quali Vivaldi, Tar- Bonn dal 1771 al 1794, fornitore di
tini, Vallotti e Galluppi, ed il con- musiche a Haydn e Mozart e vero
temporaneo emergere senza padri maestro di Beethoven [ecco spiegata
in Austria della Wiener Klassik, con l’ironia di quell’autodidatti]. Le
i tre mostri sacri “autodidatti” messe sinfoniche di cui si gloria
Haydn, Mozart e Beethoven» (e, Haydn risuonavano a Venezia 20
naturalmente, quell’autodidatti ri- anni prima del Requiem di Mozart,
suona di una straziante ironia). Co- 25 anni prima delle date dichiarate
me è potuto accadere ciò? Quale Andrea Luchesi da Haydn e 50 anni prima della Mis-
personalità musicale sta dietro ai tre sa solemnis di Beethoven.»
“grandi”?
A questo punto il discorso si farebbe troppo lungo,
Nella Messa K.194 di Mozart si trovano gli stessi cioè si dovrebbero riscrivere tutte le Storie della
temi impiegati da Vallotti in un suo lavoro polifoni- Musica dell’universomondo a partire dalla metà del
co; l’Ave verum corpus, sempre di Mozart, segue XVIII secolo, come ha cominciato tenacemente a
tecniche e linee armoniche precisamente vallottiane; fare il prof. Taboga. Il “maestro di cemballo” Lu-
l’Et incarnatus est della Messa Prima di Haydn è chesi conosce i Mozart nel 1771, a Venezia, e «dà
quasi lo stesso di quello di un Credo di Vallotti. Na- loro un suo concerto per cembalo ed archi.
turalmente siamo ai primi “spiccioli”. «È impossibi-
43
Nel 1778, Mozart spaccia
per sua la sinfonia K.297 “Controedicola”
Pariser di Luchesi e per la
scorrettezza viene cacciato (anteprima)
con ignominia da Parigi.
Solo dal 1784 Luchesi for- Nuova luce sulla vita e la morte di Wolfgang
nisce a W.A.Mozart sua Amadeus Mozart. Attraverso documenti e testimo-
musica in via continuativa e nianze l'autore fa rivivere lo scandalo che seguì
“legale”. Qui non siamo di l'assassinio del famoso compositore e punta
fronte a plagi o copiature, il dito contro la sua sepoltura anonima e segreta.
ma a false intestazioni co-
scienti, e non solo ai danni
Franz Joseph Haydn di Luchesi. Della sinfonia
K.444 Linz di Michael
Haydn, Mozart falsò l’incipit con un adagio iniziale
di 20 battute che gli assicurarono l’attribuzione fino
al 1908, quando con una manovra da giocolieri più
che da studiosi si trasferirono le leggende relative
alla nascita in tre giorni del mediocre lavoro di Mi-
chael Haydn sull’attuale K.425 Linz, nemmeno essa
di Mozart. Le sinfonie K.385 Haffner II, K.504 Pra-
ga e K.551 Jupiter escono dalla penna di Luchesi
prima dell’aprile 1783 e solo dopo il maggio 1784
divengono di Mozart per acquisto, garantito dal
principe Max Franz d’Austria, il nuovo elettore a
Bonn, coetaneo e protettore di Mozart. Max Franz
tentò pure di liberarsi dell’ereditato Kapellmeister a
vita Luchesi per far posto a Mozart, ma dovette
scendere a patti riuscendo a far intestare a Mozart,
per la maggior gloria della musica austriaca, molti
lavori di Luchesi. Ciò spiega perché Mozart fosse
oberato di debiti al momento della morte dovuta al
bastone di Franz Hofdemel, geloso marito di una sua Giorgio Taboga è nato a Venezia nel 1933 e si è
allieva. Constanze Mozart ottenne il pagamento di laureato in Scienze Economiche all'Università
tutti i debiti del marito ed una pensione cui non ave- "L. Bocconi" di Milano. Dopo diverse esperienze di
va diritto in cambio del suo silenzio sui fatti e mi- lavoro in Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna,
sfatti del marito, sui suoi legami con l’establishment è rientrato nel natio Veneto e si è dedicato all'inse-
asburgico e con Luchesi.» gnamento. A Motta di Livenza, dove è vissuto per
E ancora, sempre più sconvolgente, riprendendo una oltre quindici anni, ha preso origine il suo interesse
lettera scritta al compianto M° Luciano Chailly: per il musicista Andrea Luchesi, artista che lo affa-
«[…] Il 18 dicembre 2001 ero a Regensburg con un scina come persona al di là del valore della sua mu-
fotografo personale per fotografare all’infrarosso sica. A seguito di quasi vent'anni di studi è giunto
l’intestazione di cui all’allegato 28b […]. Si tratta alla convinzione che il caso di Andrea Luchesi sia
della fotografia dalla quale appare chiaramente che forse il più eclatante di una lunga serie di artisti e
il nome di Mozart sulla copia della sinfonia K.297 scienziati italiani ingiustamente ignorati o cancellati.
Pariser, oggi a Regensburg, è riscritto sopra quello Da questa convinzione nascono i suoi lavori Andrea
eraso di Luchese, grafia non rara del nome che Lu- Luchesi e la cappella di Bonn (1993), Andrea Lu-
chesi usò a lungo anche in alternativa. […] Quanto chesi. L'ora della verità (1994) e L'assassinio di Mo-
alle Nozze di Figaro, dispongo della locandina rela- zart (1997), oltre a numerosi articoli su riviste italia-
tiva alla prima esecuzione a Francoforte sul Meno ne e straniere. Ha anche dedicato la sua attenzione a
dell’11 aprile 1785, che precede di oltre un anno la Faustino Perisauli (1450?-1523), poeta romagnolo
prima dell’opera di Da Ponte e Mozart (1 maggio precursore ignorato di Erasmo da Rotterdam. Attual-
1786). L'esecuzione di Francoforte era nota fin dal mente sta completando la seconda parte della bio-
1901 (Wolter).» Se l’impegno, la caparbia, lo studio grafia di Luchesi, gli anni di Bonn (1771-1801),
di sterminati archivi, oltre che la profusione di in- quando il Maestro fu l'insegnante di Beethoven e
chiostro rendono tutte queste informazioni prologo fornì sua musica a J. Haydn e W.A. Mozart. Dai
ad un terremoto di vaste proporzioni (intanto che ne suoi studi emerge la certezza che la storia della mu-
hanno già squassate di anime…), il prof. Giorgio sica della fine del '700 vada riscritta in base a docu-
Taboga merita tutto il rispetto possibile. Ma se le menti, rifiutando il miracolismo interessato e fidei-
sue risultassero impeccabili costruzioni, ardimentose stico che impera oggi negli scritti sui tre grandi della
quanto straordinarie finzioni letterarie – oltre che "Wiener Klassik", Haydn, Mozart e Beethoven, tutti
storiche – verrebbe solo da dire che Taboga è un e tre seppur in diversa misura debitori della loro
genio, più genio di Mozart, Haydn e Beethoven grandezza all'oscuro e cancellato maestro italiano.
messi insieme.
44
ta che hai avuto una buona idea, hai poi scoperto
L’intervista

a cura di Francesco Troccoli


che lui l’aveva avuta prima di te. Inoltre c’è chi
sostiene che le atmosfere che tu crei possano ri-
FANTASCIENZA
RICHARD K. MORGAN cordare le sue; francamente Kovacs sembra un
essere umano degno di questo nome, nonostante i
suoi “super-poteri” e il suo cronico cinismo. Hai
Ha appena completato il suo primo romanzo Fan- fiducia nell’essere umano?
tasy, mentre il terzo capitolo della saga di Takeshi
Kovacs è prossimo alla pubblicazione in lingua ita- Se ho fiducia negli esseri umani? Be’, ad esser sin-
liana. Richard Morgan, uno dei più interessanti auto- ceri non c’è molta scelta, è tutto quel che abbiamo.
ri contemporanei di sf, ci svela alcuni retroscena Per me, l’aspetto più frustrante dell’umanità (ed è
delle sue storie e aspetti inediti del suo pensiero… questo che emerge dal cinismo di Kovacs) è il terri-
ficante senso dello spreco, ossia del potenziale che
abbiamo e che sprechiamo con il nostro comporta-

“L’INTERVISTA”
Ciao Richard, iniziamo con una domanda facile: mento. Naturalmente questo senso dello spreco è
puoi dirci quanto dovremo aspettare in Italia per un’illusione; siamo ciò che siamo in quanto umani, e
la traduzione di ‘Woken Furies’? Sarà davvero una parte di quel che siamo è la nostra aspirazione
l’ultimo capitolo della serie di Takeshi Kovacs? ad andare ben oltre ciò che è nelle nostre
(immediate) capacità. Sogniamo cose come la giusti-
Be’ posso dire che si tratta di certo dell’ultimo capi-
zia, l’uguaglianza, e poi ci disilludiamo quando non
tolo della serie per il momento. Penso proprio di
ci riesce di tirarle fuori dal cilindro in un istante. Ma
aver espresso la gran parte del potenziale del prota-
è come se io aspirassi a correre una maratona e mi
gonista e del suo ambiente, e dal momento che que-
arrabbiassi perché ho collassato ai primi chilometri.
sti romanzi sono incentrati essenzialmente sul prota-
Vuoi correre la maratona? Devi allenarti. Vuoi una
gonista, temo che scavare ulteriormente nel suo po-
società giusta ed egualitaria? Devi
tenziale possa avere un effetto di
ragionare a lungo termine. Ci
indebolimento. Qualunque perso-
vuole molto tempo per ottenere
naggio di una serie che io abbia
obiettivi di elevato valore, e per
incontrato e amato ha avuto il
farlo bisogna essere consapevoli
destino di entrare in una spirale di
dei propri limiti. Ovviamente il
progressiva riduzione della sua
problema è che l’unico prezzo da
resa, usurata da una ripetizione di
pagare per un lento e costante
romanzi senza fine, e non vorrei
allenamento alla maratona è il
mai che questo accadesse a Ko-
tempo, magari un po’ di fatica e
vacs. Detto questo, se dovesse
di dolore (oltre forse a un leggero
venirmi un’idea per un romanzo
calo di auto-stima!), mentre il
davvero efficace e nuova, sicura-
prezzo da pagare per la lentezza
mente inizierei a scriverla. Quel
del progresso sociale si esprime in
vecchio bastardo mi manca, alme-
termini di miseria umana dram-
no quanto manca a voi.
maticamente tangibile, e la mise-
In merito alla traduzione italiana ria umana è dura da sopportare.
di Woken Furies, se non sarà già L’impulso a far qualcosa in fretta,
in commercio al momento in cui con la violenza, pur di contrastar-
questa intervista sarà pubblicata, la, è ineludibile, ma come la sto-
non ci vorrà ancora molto. Mi ria dimostra, quel tipo di impulso
tengo in contatto piuttosto rego- è ostinatamente errato e del tutto
larmente con il mio traduttore controproducente nella maggior
italiano, Vittorio Curtoni, che tutti parte dei casi. Dovremo capire
gli appassionati del genere cono- bene tutto questo, prima di poterci
scono, e con gli altri coinvolti arrivare. Per rispondere alla do-
nella produzione del libro, e a quanto ho potuto in- manda quindi, sì, sono fiducioso che l’uomo abbia la
tendere la traduzione è stata terminata e rivista, quin- capacità di realizzare un mondo migliore, ma penso
di, ancora un pochino di pazienza e ci siamo! che ci vorrà un po’ per riuscirci, e che sarà possibile
solo prendendo coscienza dei nostri difetti, e questo
riguarda tutti noi. Questo genere di realismo dovreb-
Puoi darci qualche novità sulla produzione cine- be appartenere ad ogni singolo individuo.
matografica basata sul romanzo ‘Bay City’?
No, al momento non c’è nessuna novità. L’opzione è
stata prolungata e il film è ancora in preparazione, Nel futuro distopico che hai creato, la mente
ma ovviamente questo significa tutto e niente. Tene- umana può essere trasferita per via digitale da e
te le dita incrociate! nei corpi. La scissione fra corpo e mente è parte
integrante della filosofia del cosiddetto mondo
occidentale, a partire da Platone (con il concetto
In una intervista rilasciata lo scorso anno hai det- delle “idee innate” nell’uomo) ed altri pensatori
to che dovresti odiare P. K. Dick perché ogni vol- della Grecia antica, fino alla filosofia cartesiana

45
del XVI secolo, ovvero la teoria della divisione fra “nascita”? Qual è la tua idea?
la RES COGITANS (la mente) e la RES EXTEN- Ah be’, se rispondessi a questa domanda direi trop-
SA (il corpo fisico). Per contro, nella cultura po. Leggete i romanzi e andate a vedere cosa succe-
orientale, corpo e mente sono più compenetrati de!
fra loro, fino quasi a costituire un tutt’uno; sulla
base di questa visione, si potrebbe ipotizzare che
la separazione corpo/mente alla maniera occiden- Spostiamoci ora agli altri romanzi. ‘Market For-
tale possa essere causa di malattia mentale. Qual ces’ (‘Business’ in Italia, ndt) e ‘Black Man’: due
è il tuo punto di vista? rappresentazioni diverse di un futuro prossimo.
In sostanza, Bay City e i suoi due sequel rappresen- Possiamo considerarle come una fase intermedia
tano una variante della letteratura noir, ed il noir verso il futuro più lontano in cui vive Kovacs?
tende ad aggirare i grandi quesiti filosofici (quelli Assolutamente no. Ci sono alcune idee in comune
posti nelle loro forme più esplicite) e a focalizzarsi con il mondo di Kovacs, questo è vero, come lo stra-
su aspetti molto più pratici. Quindi, non la grande potere delle grandi compagnie, la colonizzazione di
ingiustizia sociale dello sfruttamento sessuale, ma lo Marte, l’attitudine alla violenza dei protagonisti. Ma
squallore soffocante e sordido della stanza di una si tratta solo di aree della rappresentazione narrativa
prostituta qualunque. Non l’ingiustizia della guerra che prediligo. Oltre a questo, non c’è alcuna relazio-
come concetto esistenziale, ma la brutale esperienza ne intenzionale.
personale di un singolo soldato sul campo. E così
via…. I personaggi dei romanzi della serie di Ko-
vacs raramente si soffermano a ponderare, a medita- Qual è lo stato dell’arte di ‘Land Fit for Heroes’?
re sui massimi sistemi (Kovacs stesso, dopotutto, è Avendo letto gli altri romanzi, è davvero difficile
un individuo molto intelligente e sofisticato) ma si pensare a un mondo fantasy creato da un autore
concentrano su aspetti più specifici, che rientrano in come te…
una scala minore. Mi auguro quindi che la narrazio-
ne lasci emergere l’effetto concreto prodotto da que- La stesura di Land fit for Heroes (il cui titolo attuale
sta scissione fra mente e corpo, ovvero cosa ci si è The Steel Remains, almeno in UK) è terminata.
guadagna, cosa ci si perde, qual è il costo sociale di Ho consegnato la bozza finale la settimana scorsa
questa tecnologia. E certamente la storia contiene (fine febbraio 2008, ndt), e dovrebbe essere pubbli-
l’idea di un danno che si produce nel processo di cata ad agosto. Penso che il modo più corretto di
scissione, sia a livello emozionale che sociale; in- descrivere il romanzo sia un ‘low fantasy’ ambienta-
somma, stiamo parlando di una tecnologia che è tut- to in un mondo di genere tipicamente ‘high fantasy’
t’altro che “pulita”. ma con personaggi e comportamenti che sono l’anti-
tesi di quelli che ti aspetteresti di trovare in un ro-
manzo ‘high fantasy’ propriamente detto. E’ brutale,
Ritieni che la mente abbia una natura divina? amorale, noir; per intenderci, la perfetta colonna so-
Che sia “superiore” al corpo? Credi in Dio? nora di quel mondo sarebbero i pezzi dei Rolling
Stones, cose come Street Fighting Man, Gimme
No, sono un ateo materialista. La mente non è affatto Shelter, Respectable, Sympathy for the Devil…
superiore al corpo, come il tessuto muscolare non è
superiore al tessuto grasso, come i cani non sono
superiori ai gatti. Ogni componente ha la sua funzio- Stai lavorando anche sulle tue storie a fumetti?
ne, la sua validità intrinseca, e c’è un’interrelazione
costante d’influenza reciproca. La mente è formata No, non in questo periodo. La mia esperienza con
dal corpo in cui essa si ritrova, e questo è fin troppo Black Widow per la Marvel non ha avuto un gran
ovvio. Nascere in un corpo più forte significa una successo (almeno non in termini di vendite) e non mi
maggior probabilità di sviluppare una predisposizio- è stato chiesto di continuarla. Non posso biasimar-
ne all’attività fisica; nascere in un corpo maschile li!!! Ho in effetti delle buone idee per storie a fumet-
significa una maggior probabilità di sviluppare una ti ed ho anche ricevuto diverse cortesi proposte edi-
forte tendenza al confronto e a modalità di interazio- toriali, ma fino a un paio di settimane fa sono stato
ne più violente, e così via. Ma c’è anche un vantag- troppo impegnato con The Steel Remains per pensare
gio in tutto ciò: via via che invecchiamo facciamo anche a questi progetti. Ora che ho finito il romanzo,
scelte, con la mente, che hanno un impatto importan- ed ho un po’ più di tempo a disposizione, vedre-
te anche sull’acquisizione di benessere a livello del mo…
corpo. Diventerò un pugile o no? Mangerò troppi
cibi zuccherati? E così via. Ritengo sia utile vedere In un’intervista, hai affermato: "la società è sem-
corpo e mente non come due elementi scissi, ma pre stata e sarà sempre un sistema per la stru-
come due aspetti di un singolo evento biologico in mentalizzazione e l’oppressione della maggioran-
corso, ovvero la nostra vita. za attraverso metodi di potere politico dettati da
un élite, attuati da criminali con o senza unifor-
Quando la mente viene scaricata in una nuova me, e sorretti dall’intenzionale ignoranza e stupi-
“custodia”, si potrebbe ipotizzare che accada dità della maggioranza stessa oppressa dal siste-
qualcosa di potente; quando la luce colpisce gli ma." Ritieni che questa idea si possa applicare
occhi del nuovo corpo possiamo parlare di una anche a quella che siamo soliti definire come

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‘democrazia’? stata parecchio diversa, e
Be’, potremmo considerare tutto sommato non a
la democrazia, la democra- quell’altezza. Sarebbe stata
zia attiva, come un antidoto più rabbiosa, molto più vio-
a questa visione. In realtà lenta, e in sostanza, molto
penso però che nelle nazio- più disperata. Il valore de
ni moderne, la democrazia I reietti dell’altro pianeta è
sia continuamente esposta proprio che cortocircuita
alle dinamiche che ho questi sentimenti e ti obbli-
espresso in questa frase. ga alla speranza nonostante
Guardate Bush in America, tutto. Le donne sono in ge-
Berlusconi in Italia. En- nerale molto più inclini de-
trambi hanno violentato la gli uomini alla speranza,
democrazia, e la gente dei nella letteratura come nella
due paesi è stata a guardare vita reale.
senza muovere un dito, anzi
in qualche caso hanno per- Vuoi darci qualche im-
sino applaudito a questo pressione su autori di lingua non anglossassone?
stupro (in UK, Blair ha fatto qualcosa di meno vio-
S. Lem? M. Ende? altri?
lento ma altrettanto squallido – nel suo caso potrei
chiamarlo uno stupro sotto l’effetto di sostanze stu- Be’, probabilmente il mio autore preferito fra tutti i
pefacenti dopo una cena romantica). Ho davvero generi è Haruki Muratami, e direi che sia corretto
paura che gli esseri umani siano soliti affrontare ar- annoverare la sua produzione nel genere FS, soprat-
gomenti complessi con un loro ‘hardware’ settato tutto il suo ultimo romanzo Kafka sulla spiaggia
sulla rigidità delle gerarchie, sulla xenofobia e sulla (nonostante io non abbia dubbi che quest’afferma-
stupidità. Bisogna sforzarsi di combattere questa zione scandalizzerà molti critici mainstream). Ma
tendenza, di rifiutarla usando la conoscenza, la giu- devo riconoscere che non leggo molta FS tradotta.
stizia e l’intelligenza. Non si tratta di una scelta, è solo che c’è già così
tanto materiale pubblicato in inglese, che diventa
statisticamente molto improbabile che mi capiti di
Quali sono i tuoi autori preferiti di fantascienza? leggere un autore non anglofono, a meno che non mi
a parte P. K. Dick… sia stato caldamente raccomandato. Sì, ho letto qual-
Ad esser sinceri, Dick non è affatto uno dei miei cosa di Lem, come Le storie del Pilota Pirx e mi
preferiti; voglio dire, ho un infinito rispetto per la sono abbastanza piaciute, ma non ho molte altre
sua incredibile inventiva, ma stilisticamente penso esperienze di lettura in tal senso.
che fosse abbastanza limitato, e che il suo livello
qualitativo sia stato estremamente mutevole. Nel tuo gradevolissimo blog/sito internet si legge
E’ quello che devi aspettarti; se uno si fa di amfeta- “Wow - Sapete quanto molti lettori abbiano odia-
mine e pubblica mezza dozzina di libri all’anno, il to Black Man/Thirteen? L’hanno odiato MOL-
controllo di qualità è a dir poco difficile a farsi. Per- TISSIMO! - come definiresti il tuo rapporto con i
ciò, se da un lato penso che Ma gli androidi sognano
lettori?
pecore elettriche? e Scorrete lacrime, disse il poli-
ziotto siano pezzi ispirati di autentica fantascienza, Il più rispettoso possibile. Penso che scrivere sia un
d’altra parte non posso dire che ho voglia di leggerli atto (o almeno il tentativo di un atto) di comunica-
una seconda volta. I romanzi di William Gibson, zione. Nei miei libri ci sono sia cose da dire che una
invece, potrei leggerli e rileggerli perché l’intensità storia da raccontare, e la mia speranza è che il lettore
della cifra stilistica ti ricompensa abbondantemente possa coglierne almeno una parte. Cerco da un lato
per il tempo che spendi per rivisitarli continuamente. di provocare una reazione emotiva, ma anche,
Penso che Gibson sia tuttora il mio autore preferito dall’altro, di stimolare il pensiero, la riflessione.
nel genere. Quando questo avviene, quando il lettore fa “click”
con il libro, è una sensazione meravigliosa. Quando
invece questo non succede, quando cioè il lettore si
Vedi differenze fra la fantascienza scritta da uo- arrabbia per qualcosa che posso aver scritto, in gene-
mini e quella scritta da donne? (penso ad esempio re le possibili cause sono due: il lettore si ritrova in
a Ursula K. Le Guin)… forte disaccordo rispetto a quanto scrivo, oppure non
Assolutamente sì. Ogni scrittore mette la sua sensi- ha colto il punto. In quest’ultimo caso, che per me è
bilità personale nel suo lavoro, e non c’è dubbio che un gran peccato, io tento continuamente, sul sito, per
la sensibilità femminile e quella maschile, benché in e-mail, negli incontri, di spiegare quello che non è
alcuni casi siano collegate, siano ben diverse. Par- stato inteso, in altre parole cerco di riaprire una linea
lando della Le Guin, I reietti dell’altro pianeta è uno di comunicazione con il lettore. Ma se la rabbia pro-
dei miei romanzi preferiti fra tutti i generi, il tipo di viene dal disaccordo, allora non c’è molto da fare.
libro che avrei voluto aver scritto io. Ma penso che Qual è la cosa più bella che ti abbia mai detto un
una versione al maschile di quel romanzo sarebbe tuo lettore? e quale invece la peggiore?

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Una volta un lettore mi disse che nel finale positivo abbastanza precisa di dove la storia sta andando (in
di Woken Furies lui aveva trovato l’ispirazione per termini di argomenti e temi, se non di trama vera e
combattere e vincere una lunga malattia di cui soffri- propria) e non è un percorso che altri possano fare al
va, e questo mi ha davvero toccato. Un altro mi rive- tuo posto.
lò che i romanzi di Kovacs lo avevano aiutato a con-
cludere il suo divorzio (il che, ad esser sinceri, mi è
parso un po’ allarmante!) Inoltre, molti lettori mi Cosa trovi più importante ed emozionante: finire
hanno contattato dopo la pubblicazione di Business la storia o pubblicarla?
per dirmi quanto il romanzo corrispondesse al loro La prima volta, è la pubblicazione, non c’è dubbio.
personale incubo di essere dipendenti di aziende Niente può eguagliare l’ebbrezza dell’essere pubbli-
americane – ed è stato bello sapere di averci azzec- cati per la prima volta in assoluto. E’ come perdere
cato – ma ancora una volta mi sono allarmato quan- la verginità nella situazione sessualmente più ecci-
do un lettore mi domandò se davvero io ritenessi che tante possibile. Ma dopo quella prima volta, direi
la violenza brutale e nichilista di Chris Faulkner (il che terminare un lavoro è quel che conta. Quando
protagonista del romanzo, n.d.t.) fosse la sola solu- batti i tasti delle ultime parole del romanzo, e senti
zione per uno nella sua situazione. Oh-oh… No! che hai detto ciò che volevi dire, quella è davvero
Abbassa la pistola… lentamente… e parliamone a una sensazione potentissima.
fondo… Per quanto riguarda i commenti negativi,
be’ fate un giro in Amazon, è pieno! Business e
Black Man soprattutto hanno ricevuto insulti pesanti, Hai mai scritto un romanzo che poi non hai pub-
penso principalmente per motivi politici. Ma per blicato?
essere onesti, la cosa peggiore per un au-
tore non è una critica ferocemente negati- No, be’, ad esser sinceri, forse sì: la mia
va, che rappresenta comunque una rea- prima storia Ethics on the Precipice, che
zione emotiva che sei riuscito a indurre, scrissi nel 1988-1989, non esiste più. Era
ma la classica “alzata di spalle”, la frase proprio imbarazzante a guardarsi, e la
“bah… non male…” che significa che hai distrussi. Onestamente penso che nemme-
fallito completamente. Il contrario no il mio editore sarebbe stato felice di
dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. pubblicarla, non era affatto un buon lavo-
ro. Se invece ti riferisci alla possibilità di
scrivere qualcosa di valido che non sia
Quali sono le condizioni ideali in cui poi stato pubblicato, no, non lo farei mai.
scrivi? Non ho così tanti soldi, né tempo da per-
dere!
Sfortunatamente, sono una persona molto
poco organizzata. Scrivo quando ne sento
l’impellenza, qualunque sia l’ora del Cosa ti senti di dire a qualcuno che
giorno o della notte, o quando una sca- Richard K. Morgan sogni di diventare un autore di FS a
denza si avvicina e devo davvero conclu- tempo pieno?
dere il lavoro. La verità è che lavoro meglio quando
sono sotto stress. Se pensate che alla mia età dovrei Di prepararsi ad un cammino lungo, faticoso e soli-
aver raggiunto un approccio più maturo alla questio- tario. Di essere certo che sia davvero questo che
ne, uhm, no, direi che a quarantadue anni sono anco- vuole. Se la tua speranza è il successo, o il denaro,
ra quello che fa i compiti sullo scuolabus… lascia perdere. Le possibilità di far tanti soldi con un
romanzo sono prossime a zero, sarebbe meglio cer-
carsi un posto di lavoro in banca o in borsa. Se è per
C’è qualcuno che ti assiste nel darti consigli sulla la fama, posso dire che sarai molto più famoso se fai
storia, a cui magari sottoponi i tuoi capitoli prima vedere le tette (o qualunque succedaneo) alla televi-
di continuare nella stesura, o vai dritto alla fine sione nazionale. In realtà, io sono stato incredibil-
senza permettere a nessuno di interferire? mente fortunato; l’80% degli scrittori non riesce a
lasciare la sua professione d’origine, e persino quelli
Non mi da fastidio che qualcuno legga le mie cose che ci riescono si ritrovano a far fatica a vivere dei
mentre sto ancora creando, non sono una “prima soli proventi dei loro libri. Nella letteratura di gene-
donna” su queste cose. Mia moglie qualche volta si re, tutto ciò è doppiamente vero. Robert Sheckley,
affaccia sulla mia spalla e da una sbirciatina, ma lei uno dei narratori migliori della FS dell’epoca d’oro,
non è un’appassionata di questo genere, perciò non morì in povertà, alla disperata ricerca di benefattori
capita spesso. Altre volte succede che un amico o un che gli pagassero le fatture dell’ospedale. Questo è
editore diano un’occhiata a un paio di capitoli se ovviamente un caso estremo, ma lo è anche la storia
sono interessati e se gli capitano fra le mani. Sarò del mio successo. La realtà è in un punto intermedio
brutalmente sincero: non mi importa molto dell’opi- fra questi due estremi. Ma se sei pronto ad accettare
nione di nessuno prima che il lavoro sia terminato. tutto ciò, e vuoi ancora scrivere FS, allora, ti auguro
Se gli piace, bene, altrimenti, fa nulla. Sei tu il solo la miglior sorte possibile, perché… ne avrai davvero
ad avere la visione d’insieme quando scrivi il ro- bisogno.
manzo, e se da un lato non ti fa male sentire le opi-
nioni altrui, non puoi certo star lì a tagliare e cam-
biare per far piacere ad altri. In genere ho un’idea
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sinistra, Martha faticava a stargli dietro. Sembravano

di Alessandro Napolitano
danzare.
Stremato, l'animaletto aspettò di essere preso e coc-
NARRATIVA colato. Martha ricordava il pelo ispido e allo stesso
modo morbido, sentiva pulsare il cuoricino osser-
“Il Signore vide che la malvagità degli uomini era vando la smorfia che lo scoiattolo le regalava.
grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal La stessa moina che ora intravedeva impressa sulla
loro cuore non era altro che male.” parete della sua stanza allo Swallow Inn.
(Genesi 6, 5 – 12) L'uomo completò il suo lavoro. Scalciò via la donna
e si alzò dal letto. Non una carezza non una parola,
solo una pedata dove un attimo prima era poggiato il

“Swallow Inn - (L’inizio dell’incubo)”


suo ventre.
Martha Mckenzie girò la testa sul cuscino, l'uomo Percorse pochi passi nella camera da letto, si servì
sopra di lei trovò lo spazio per appiccicarle le labbra dell'acqua che era compresa nel prezzo, si rivestì e
al collo. uscì dalla stanza.
Martha rabbrividiva al solletico provocato dalla sua Martha restò seduta, la schiena poggiata alla spallie-
bava che lenta colava sulle spalle. ra della branda con le gambe rannicchiate sul petto.
Decise di partire per uno dei suoi viaggi. Aveva il collo arrossato, il suo sguardo era perso tra
i pensieri ancora imprigionati tra gli alberi di Wat-
Immaginò la collina di Watton-at-Stone nella perife- ton-at-Stone.
ria londinese. Nella realtà, c'era stata solo due volte
e prima di restare orfana. Ricordava i grandi alberi Così la trovò il nuovo cliente.
secolari che come torri percorrevano la circonferen- Lo Swallow Inn era una locanda in pietre e legno, a
za del piccolo promontorio. Sentiva vivo l'odore le- due piani con un grande tetto a forma triangolare.
gnoso della fattoria che dominava il centro della col-
lina. Furono con tutta probabilità i giorni più belli La casa, vecchia più che antica, sembrava scricchio-
della sua vita. Partivano la mattina presto, lei, la ma- lare sotto il peso del camino che la sovrastava.
dre e quel tizio che le andava a prendere con la car- Alla base del locale, sul muro esterno, un'edera strin-
rozza. Succedeva geva il perimetro
spesso che qualcuno della costruzione
le prelevasse dalla lasciando libero lo
bettola che abitavano spazio per l'insegna.
in Osborne Street. Il nome della locan-
Arrivate a Watton la da era riportato con
madre spariva per caratteri in stile me-
l'intera giornata. dievale e al centro
Martha la vedeva spiccava la figura di
entrare nella casa una Succube.
dove ad aspettarla Nelle credenze popo-
c'erano tre o quattro lari, la Succube, era
uomini, tutti ben ve- un demone dall'a-
stiti. spetto femminile
Lei restava sola, gi- capace di spingere
rovagava per la radu- gli uomini ai peccati
na antistante la fatto- della carne. Esporre
ria. Si sentiva libera. quel demonio fuori
una locanda signifi-
L'uomo sopra i suoi cava segnalare la
seni grugnì; Martha presenza di un bor-
interruppe il viaggio dello.
e consentì un cambio di posizione.
Lo Swallow Inn si trovava in posizione strategica.
Si girò posando il fianco sinistro sul materasso. La- Era ai confini dell'East End londinese dove passava
sciò sgusciare l'uomo dietro le sue spalle e sollevò la la Chamber hight street. Questa, collegava la perife-
gamba destra. L' energumeno scivolò dentro di lei. ria della capitale con la cittadina di Dylath sede della
Martha fissava la parete, la sporcizia del muro dise- grande fiera commerciale.
gnava con la luce della candela una strana figura. Essere di passaggio per la Fiera garantiva allo Swal-
Sembra il musetto di quello scoiattolo, pensò, quello linn (con questo nome era conosciuta la locanda)
incontrato a Watton-at-Stone tanti anni prima. centinaia di visitatori e il gestore del locale aveva
Il viaggio proseguì. l’obbligo di assicurare il meglio della scelta.
Si ritrovò scalza con l'erba che le accarezzava le ca- Paul Prezzini versò una pinta di birra scrutando il
viglie. Lo scoiattolo scappava saltellando a destra e suo cliente.
49
- É stata di suo gradimento Martha? stava uscendo dal copione prestabilito, si fermò un
- É una brava figliola - replicò l'uomo, mentre l'oste istante e riprese: - da mio zio Jack e quando gli han-
pareggiava la schiuma al bordo del bicchiere. no ficcato un forcone in gola, mi hanno trasferita in
un orfanotrofio.
- Di certo farete molta attenzione alle vostre donne?
Inspirò, ma non ebbe tempo di espirare.
- Per me sono come delle figlie - Paul sorrise beffar-
do, lasciando intravedere i pochi denti che aveva in - Orfanotrofio? - intervenne Alice Coles, la seconda
bocca, aggiunse serioso: - Le tratto bene le mie ra- donna davanti a lei.
gazze. - Haut de la Garenne. - Si limitò a rispondere la
Il viandante, senza troppo badare alla risposta, lanciò Mckenzie.
sul bancone tante monete quante stabilite e uscì. - E voi? Da quanto tempo siete qui?
Prezzini aveva vinto la locanda a Baccarat. Era quel- Aveva detto abbastanza ed era arrivato il momento
lo che da buon giocatore gli piaceva dire. di spostare l'attenzione su qualcosa di diverso. La
In realtà la locanda era da sempre appartenuta alla sua domanda cadde nel vuoto. Si era appena avvici-
sua famiglia e lui perse lo Swallinn in una sfortunata nato un signorotto vestito di tutto punto che dopo
mano di carte. aver osservato le tre ragazze, si accostò ad Alice
sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Salvo poi rivincerla con una mano di coltelli.
La donna si alzò, prese per mano il cliente e sparì
Quella notte, si riappropriò del locale al costo di una dietro la piccola folla che stava animando il locale.
ferita da arma da taglio. La cicatrice diventò negli
anni una buona consigliera; grazie a lei, Paul, seppe - Ti abbiamo messa in difficoltà? - chiese Pearly con
tenersi fuori dai guai e pensare esclusivamente agli un tono più morbido rispetto a quello usato in prece-
affari. denza.
Martha uscì dalla stanza, percorse il ballatoio arri- - Un poco, ma sapevo sarebbe successo. - Sorrise la
vando fino alla cima delle scale. Si fermò. donna.
Il locale iniziava ad animarsi come sempre accadeva - Domani è il mio turno al mercato. Ti andrebbe di
poco prima dell'ora di cena. accompagnarmi? - Pearly Poll non aspettò la risposta
e proseguì: - Andiamo a fare provviste e poi faccia-
Il grande bancone era coperto dalle persone che si mo vedere queste belle tette in giro, magari qualcuno
accalcavano e dai boccali di birra che padrone Prez- se ne innamora.
zini spillava.
Martha acconsentì facendo solo un gesto con la te-
Appena vicino la porta d'entrata era sistemato il sa- sta.
lottino riservato alle intrattenitrici dello Swallinn.
L'indomani mattina Martha e Pearly uscirono di
Sedevano con le loro gonne ampie e colorate, le ca- buon’ora.
micette di buon lino adeguatamente scollate.
Londra era soleggiata, l'aria pulita dopo una notte di
Il resto del locale era arredato alla bene e meglio, temporali. Settembre è un mese che riesce a regalare
tavoli e sedie permettevano un po' di riposo ai vian- ancora qualche ora di sole.
danti.
Le due donne lasciarono il numero 24 di Prescot
Martha scese le scale, attraversò la sala e raggiunse Street dove era ubicato lo Swallow inn e imboccaro-
le altre due donne. no Castle Alley. I vicoli, malconci, si aprirono alla
- Ce l'hai fatta - esclamò Pearly Poll. grande strada rionale: l'East End era in fermento.
- Fortunatamente anche l'ultimo cliente ce l'ha fatta. Le carrozze passavano veloci, schizzando via dalla
- Rispose secca Martha. strada l'acqua caduta nelle ore precedenti.
Le ragazze non amavano parlare delle faccende che Le due donne percorsero Castle Alley e imboccaro-
affrontavano nelle loro camere da letto. Gli sguardi no il sottopasso che terminava direttamente sulla
delle due interlocutrici si fecero caustici. piazza del mercato.
La cosa non ebbe seguito e finì lì. Martha era sul - É da molto che sei allo Swallinn? - chiese timida-
libro paga di Prezzini solo da una settimana e la no- mente Martha.
tevole mole di lavoro non aveva permesso il suo - Da una vita, Paul è il mio padrino.
completo inserimento nel gruppo.
Martha si limitò a girare la testa in direzione di Pe-
- Perché non ci parli un po' di te? - incalzò Pearly arly che continuò.
lasciando emergere tutta la curiosità femminile.
- Mio Padre è stato assassinato quando avevo dieci
Martha era pronta ad affrontare il momento, aveva anni, era un tipo strano ma mi voleva bene. Quando
già la risposta. è morto, mia madre si è fatta scopare da Paul. A lui
- Sono nata 37 anni fa - cominciò - mio padre non so deve essere piaciuto tanto che ci ha tenute alla locan-
chi sia, mamma è stata una puttana ed è morta in da.
manicomio. Io - prosegui sempre tutta d'un fiato: - Martha ascoltava la voce di Pearly arrivare da lonta-
per un po' sono stata… sfruttata… - si accorse che no, la sua attenzione era focalizzata sugli occhi degli
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uomini che l'osservavano. to all'altezza delle ginocchia.
- Era gelosissimo di lei - proseguì Pearly: - non pote- Martha Mckenzie cercò un posto dove sedersi. Tutto
va uscire dalla sua stanza se il locale era frequentato. attorno a lei cospirava contro il suo equilibrio. Ogni
Una notte ho sentito delle urla, un casino infernale, angolo di quel posto emetteva grida e urla, vedeva le
Paul sbraitava e inveiva, sentivo mia madre piange- persone digrignare i denti; si sentiva la prelibata pre-
re. da di una battuta di caccia. Presa dall'ansia e dalla
Un conto è farti scopare e pagare nella tua camera da disperazione Martha tornò a quel giorno di dicembre
letto, pensò Martha, un altro è la violenza dei loro in cui entrò per la prima volta all’Haut de la Garen-
occhi mentre cammini per strada. ne: l'orfanotrofio comunale a cui fu assegnata dopo
la morte dello zio Jack.
- Il giorno dopo era morta - Pearly non si accorse
che parlava da sola - mi è stato detto che gli era pre- Indifesa, dovette sottostare alle cattiverie di quelle
so un colpo al cuore. - sorrise: - Un colpo, glielo ha orribili creature. Le bambine, ospiti della struttura,
dato lui. Non me l'ha fatta neanche vedere. parlavano alle sue spalle, la prendevano in giro, la
chiamavano pazza: - Pazza come tua madre! - dice-
Pearly Poll abbassò il tono della voce e concluse: - vano.
Però ha iniziato a fottermi e a darmi ai clienti dello
Swallin. Fine della mia storia. Nessuno aiutò la piccola Martha.
La donna serrò la mascella, passò una mano sulla Ricordò la violenza a cui dovette sottostare, la paura
fronte trattenendo le lacrime. che diventava sua padrona in quelle lunghe notti
d’inverno. Avvertì il terrore impossessarsi della suo
Sapeva di non poter fare troppe storie. Aveva un spirito quando le luci del dormitorio si spegnevano e
vitto, un alloggio e la possibilità di farsi un bagno le ragazzine, impietose, davano vita alla loro danza
una volta la settimana. Cosa più importante, aveva diabolica. Le legavano al letto polsi e caviglie, sfila-
un protettore che sapeva maneggiare i coltelli. vano in processione bruciando la sua pelle con la
- Io sono stata carnefice della mia vita, non vittima. - cera delle candele.
esplose Martha dalla nube dei suoi pensieri. Chiuse gli occhi nel mezzo del mercato.
- Cosa? - Replicò Pearly incuriosita. Martha correva alla cieca per tutto l'Old Brick
Non ci fu risposta. Market urtando cose e persone.
Risalirono il sottopasso sbucando in George Yard Strillava, era fuori di sé.
Place. L'Old Brick Market si apriva davanti a loro. Stava per cadere, quando una mano l'afferrò per la
Il mercato era ritenuto il centro nevralgico per lo spalla. Si girò di scatto con gli occhi persi nel vuoto
smercio e il commercio del pesce di tutta Londra. e le labbra tremanti.
Costruito interamente con mattoncini color terracot- - Cosa ti succede? - chiese Pearly tenendola ben
ta, affacciava a sud su una darsena del Tamigi. Que- stretta.
sta era capace di ospitare le chiatte che all’alba at-
traccavano stracariche di prodotti. Il piccolo porto - L'Haut de la Garenne, de la Garenne. - rispose
dava lavoro a migliaia di persone: marinai, operai e balbettando.
scaricatori. Inoltre, sfamava con i suoi rifiuti centi- - L'orfanotrofio?
naia di urlanti gabbiani. La donna fissò Pearly e rispose: - Sono tutte morte le
La darsena era da tutti conosciuta come The Pool. carogne, bruciate vive.
Martha rimase affascinata; mai aveva visto tanta Martha consumò il suo delirio e si riebbe in pochi
grandezza. I banchi del pesce coprivano gran parte istanti.
della struttura ma il mercato ospitava anche carrette Pearly Poll no. Rimase scioccata dal comportamento
della frutta e della verdura, commercianti di abiti e della sua compagna e non meno dalla sua lugubre
artigiani di oggetti in legno e in ferro. Colori e odori affermazione.
s’inseguivano per tutta la piazza e su tutto regnava il
vociare dei venditori. Decise che avrebbero ripreso la strada per lo Swal-
lin.
Le due donne iniziarono il giro di perlustrazione;
Pearly aveva un passo sicuro, sapeva già dove guar- Martha sembrava una persona diversa: saltellava tra
dare e dove no, selezionava quello che poteva essere le pozze, sorrideva ai passanti giocando con loro,
utile alla locanda e scartava ciò che era troppo caro schizzando l'acqua da terra. Il suo viso era raggiante.
da comprare. Martha si lasciava distrarre da ogni Pearly vedeva Martha ballare e sorridere ma non
dettaglio, da ogni movimento di quel mondo che le smetteva di pensare all’immagine di quelle bambine
girava attorno. bruciate vive da chissà quali eventi.
D'un tratto, l'umore di Martha cambiò. Quella gio- Le sorprese per la Poll non erano finite.
stra di odori, di rumori e di urla s'impadronì della
ragazza. Un cerchio alla testa l’assalì provocandole - Oh, una sera a teatro, come le vere signore, non ti
delle fitte lancinanti. La Mckenzie si voltò in cerca piacerebbe? - Martha era accanto al muro di una bot-
d'aiuto, chiamò Pearly Poll senza trovarla. Respirò a tega dove c'era incollato un manifesto dalla carta
fatica e annaspò; la testa girava e avvertiva un fremi- ingiallita: il Puck.

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- É tra due giorni, 6 Settembre 1888, al Teatro Sal- - Tutti? - l'uomo era definitivamente fuori di sé.
der's Well, La duchessa di Padova, di Oscar Wilde. - - Tutti i bastardi che girano da queste parti e sono
Martha leggeva e indicava le parole con il dito. diretti alla fiera di Dylath City?
- Scusa, te lo sei inventato oppure sai leggere sul Paul sferrò un ceffone a Pearly. La ragazza barcollò
serio? - Pearly non credeva alle sue orecchie. e andò a sbattere la testa contro la spalla di Martha.
- Certo che so leggere, è stato lo zio Jack, lui mi ha La forza dello schiaffo fu tale che entrambe fecero
insegnato un mucchio di cose. mezzo passo indietro.
- Non ci posso credere Martha, sei l'unica puttana - Puttane! A voi serve una lezione e se non saranno
sulla faccia di questo dannato pianeta che sa leggere. quei bifolchi che vi scopano tutte le notti, allora sarò
- Ma io non sono solo una puttana. io a darvela.
Pearly Poll, scura in volto e sempre più esterrefatta, Prezzini si passò una mano sugli occhi asciugando il
allungò il passo. sudore dalle sopracciglia.
Martha e Pearly lasciarono Castle Alley, impiegaro- Si diresse verso il bancone, girò l'angolo dalla parte
no pochi minuti per risalire Prescot Street. della cassa e si chinò verso l'ultimo cassettone in
basso. Tirò fuori un coltellaccio da cucina.
Arrivarono allo Swallow inn poco prima dell'ora di
pranzo con la locanda ancora chiusa al pubblico. Pearly chiuse gli occhi e raccomandò l'anima a Dio.
Martha rimase immobile, i suoi occhi impauriti re-
Pearly incrociò lo sguardo della Succube e tremò al starono fissi sulle mosse dell'uomo.
pensiero che il demonio si fosse manifestato nel lo-
cale. L'oste infilò il coltellaccio sotto la camicia e dietro i
pantaloni.
- L'avete vista voi due? Dove è andata a nasconder-
si? - Prezzini sbraitava. - Non muovetevi da qui. - aprì la porta e uscì.
- Cosa state cercando - domandò Pearly. Pearly si diresse verso il bancone, bevve un sorso
d'acqua attaccandosi direttamente alla brocca.
- Sto cercando quella vecchia troia. - gli urlò dietro
l'oste. Si bagnò mani e polsi, rinfrescò fronte e tempie.
Alice Coles era la veterana. Iniziò a lavorare allo - Pensavi ci uccidesse? O pensavi qualche altra co-
Swallow Inn un paio di anni prima di Pearly. sa? - sorrise Martha.
Era molto apprezzata nel quartiere. Sensuale, gentile - Non lo conosci, non sai fino a che punto può arri-
e disponibile. Una professionista che amava ciò che vare.
faceva e per questo lo faceva bene. - E tu Pearly, fino a che punto puoi arrivare con Ali-
Era sparita, nessuno l'aveva più vista dalla sera pri- ce? - Martha inclinò il viso e lasciò affacciare sulle
ma e Prezzini sembrava pronto a mordere. sue labbra un sorriso malizioso.
L'oste andava e veniva da una parte all'altra del loca- - Cosa cazzo te ne frega, sgualdrina?
le, freneticamente. Si avvicinò a Martha. - Oh, a me nulla ma, non mi venire a dire che la tua
- É venuta con voi al mercato, vero? Si è fatta fottere reazione è stata di paura per Prezzini. - Martha si
fuori da qui per intascarsi tutta la parcella? fece seria.
Martha non riusciva a sostenere lo sguardo dell'uo- - L'ho capito subito che tra te e la biondina c'è del
mo. tenero e tu sei preoccupata per la fine che ha fatto.
- No, non era con noi, io, io… - disse la Mckenzie. - La fine che ha fatto? E che fine ha fatto Alice?
- Tu cosa? Martha si avvicino a Pearly posò le mani sui suoi
fianchi schiacciandola contro il bancone.
- Ieri notte - la donna si fece coraggio - l'ho vista
uscire dalla sua stanza, dalla locanda, con l'ultimo - Però ho visto anche come guardi me. - Martha sus-
cliente, mi sembra. surrava.
- Cosa cazzo stai dicendo? Lo sai che è vietato usci- Pearly cercò di ribattere senza riuscirci, la ragazza le
re con i clienti, voi qui dentro siete roba mia, se vi aveva tappato la bocca con una mano.
toccano, toccano me, lì fuori io non posso nulla. - La teneva stretta al bancone con tutto il peso del cor-
Prezzini parlava a Martha tenendola per un braccio, po. Lasciò scivolare via le dita dalle sue labbra e la
stava a pochi centimetri dal suo naso. Con il suo mo- baciò. Pearly dapprima cercò di resistere poi aprì la
do di fare sembrava rivolgersi ad Alice Coles. bocca. Assaporò la sua lingua, succhiandola per
Martha ascoltava le sue parole. Odorano di cipolla e qualche istante, afferrò con i denti il labbro inferiore
birra pensò con freddezza. e lo morse. Martha si chinò dal dolore lasciando alla
donna una via di fuga.
- Paul, sapete che Alice è una donna prudente - Pe-
arly interruppe l'oste cercando di frapporsi tra l'uo- Pearly corse sulle scale divorandole una a una, arri-
mo e Martha. - La conoscono tutti e nessuno rischie- vò sul ballatoio e prima ancora che Martha riuscì a
rebbe la vostra collera. - Concluse. riaversi, entrò nella sua camera. Le stanze non ave-
vano serratura. La Mckenzie, dal basso del locale,
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sentì un gran baccano di mobili spostati. Pearly si - disse Martha ad alta voce alzando lo sguardo verso
era barricata. il bordo del letto.
Martha salì al piano superiore, origliò davanti l'al- Tornò a scrivere.
loggio di Pearly Poll. Percepiva solo un pianto sof-
Bambina mia, insieme abbiamo sistemato tante cose.
focato. Lasciò passare una decina di minuti e quando
fece per tamburellare le dita sulla porta, avvertì - Ho paura di quello che sento nella mia testa. - que-
Prezzini tornare. sta volta gli occhi rimasero fissi sulle parole vergate
con una calligrafia allungata dai tratti maschili.
La ragazza si attaccò alla parete lasciando un metro
tra lei e la balaustra del corridoio che dava sull’en- Adesso Martha smettila di frignare. Sistema le cose
trata della locanda. con l'ultima tua compagna. L'amicizia è una cosa
rara e neanche lei si è dimostrata buona con te. Io
Trattenne il respiro e restò immobile per non farsi l'ho sentita parlare con il padrone, dice che sei una
sentire; dalla sua posizione riusciva a intravedere strega e che con te gli affari della locanda andranno
Paul Prezzini. in malora.
L’oste era entrato di soppiatto nel locale, sudato e - Anche quelle maledette bambine dell'orfanotrofio
affaticato. In una mano teneva stretto un sacco di
mi odiavano e mi volevano male.
iuta legato all’estremità superiore da un cordone. Il
contenitore gocciolava sangue. Il male, loro non hanno potuto farti alcun male; tu
sei stata brava ad ascoltare i miei consigli e a fare
Sì, Martha non ebbe dubbi: era sangue. loro quello che hai fatto.
Prezzini lasciò il sacco ai piedi del bancone e tirò Martha era persa tra le righe del diario. Scriveva
fuori dai pantaloni il coltello con cui era uscito. An- veloce e non rileggeva le parole.
che questo era completamente imbrattato di rosso.
Strappò con cura una pagina, la poggiò sul pavimen-
Martha perse l’uomo dalla visuale, sentiva scorrere to e scrisse ancora qualche riga. Piegò il biglietto e
l’acqua nel lavabo del bancone, poi avvertì aprire e se lo infilò nel reggicalze sotto la voluminosa gonna
sbattere il cassettone posto sotto il distributore della
color crema.
birra.
Rimise al suo posto il diario, la penna d'oca e la boc-
Il coltellaccio è tornato pulito al suo posto, immagi- cia con l'inchiostro. Dopo aver chiuso il contenitore,
nò. si alzò da terra e con un piede spinse la scatola sotto
Prezzini riapparve nel suo campo visivo il tempo il letto.
necessario per prendere il sacco di iuta, pulire a terra Lo Swallow Inn aveva da poco riaperto ai viandanti,
il sangue rappreso e sparire nuovamente. Martha c'era birra fredda per tutti i clienti e un riparo dal
sentì ancora lo sbattere di sportelli. temporale che stava arrivando sulla città.
La ragazza, camminando sulle punte, decise di muo- Martha Mckenzie e Pearly Poll sedevano in bella
versi per i pochi passi che la separavano dalla sua vista nel salottino a loro riservato.
stanza; lì rientrò.
Pearly, silenziosa, evitava qualsiasi contatto visivo
L'autunno londinese era ormai alle porte. Il sole del- con la compagna di lavoro.
le mattina stava lasciando il cielo a prorompenti nu-
vole nere. La luce del giorno andava pian piano con- Martha, vivace, cercava con sguardi languidi di atti-
sumandosi. rare l'attenzione dei clienti.
Martha, affacciata alla finestra della sua camera, L’oste, indaffarato, non aveva più toccato l'argomen-
guardava l'orizzonte perdere di definizione e offu- to Alice Coles.
scarsi sotto una caparbia pioggerellina. - Lei è Paul Prezzini?
La ragazza, si avvicinò al letto, si chinò a terra e tirò Due poliziotti avvolti in mantelle scure si avvicina-
fuori un contenitore di cartone. Lo aprì. rono al bancone.
Rovistò tra alcune cianfrusaglie, spostò un paio di - Si, sono io. - rispose l'uomo preoccupato di conte-
piccole scatole. Le sue mani si muovevano nervose. nere l’irruenza della birra al bordo del bicchiere.
Cercò finché non trovò un diario con la copertina
rigida tagliata sul bordo superiore. Le pagine erano - É stato trovato il corpo senza vita di una donna. -
stropicciate dalle frequenti consultazioni. Martha continuò l’uomo in divisa.
tornò con la mano nel contenitore, pescò una lunga Martha e Pearly seguivano la discussione a distanza.
penna d'oca e una bottiglia di vetro con dell'inchio-
stro rosso. - Muore tanta gente. - si limitò a rispondere l’oste.
Iniziò a scrivere. - Si, ma non tutte lavorano con lei.
Lo sai che Zio Jack ti è sempre vicino, vero piccola Pearly sgranò gli occhi.
bambina? Ti pensa e ti aiuta quando il mondo è cat- Prezzini consegnò la pinta al cliente e intascò le mo-
tivo con te. Zio vuole solo il tuo bene anche se, qual- nete.
che volta, ti chiede piccoli sacrifici. Tu questo lo sai. - Si chiama Alice Coles. - proseguì il poliziotto: - É
- Io sento il mondo contro di me, mi devo difendere. stata trovata qui dietro, sotto il ponte di Royal mint

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street. Mi pare di capire che non è molto interessato La Mckenzie si chinò sulla figura rannicchiata ripa-
alla cosa, probabilmente perché già conosce cosa è randola dall’acquazzone. Pearly si lasciò avvolgere
successo alla poveretta. dal tenero abbraccio, si alzarono e percorso una de-
Pearly si alzò dal salottino spintonando via un clien- cina di metri, svoltarono su Wentworth lane.
te. I suoi occhi erano rossi e colmi di rabbia. Scop- Erano sole, davanti a loro un mucchio di immondizia
piò in un riso isterico prima di crollare in un chiasso- ammassata contro il muro del vicolo.
so pianto. Sbracciò ancora tra i pochi avventori pre- - Perché l'hai uccisa? - esordì Pearly.
senti e guadagnò l'uscita.
- Come puoi pensare che sia stata io?
- Non la lasciare sola. - disse Prezzini rivolgendosi a
Martha. - Non fare questa scenata con me, lo so che sei stata
tu, tu sei maledetta.
- Ci penso io. - replicò la ragazza mimando le parole
con le labbra. - Maledetta? Oppure pazza? Tutto il mondo pensa
che io lo sia, tutti mi vedono come mia madre. Ma
- Ho visto Alice l'ultima volta ieri sera, qui dentro. non è così.
Questa mattina, quando mi sono accorto che era spa-
rita, l'ho cercata per un po'. - proseguì Paul fissando - Dimmi, come hai fatto a sopravvivere al rogo
il poliziotto: - Come l'avete trovata? dell’orfanotrofio? - Pearly urlava.
- L'abbiamo trovata sventrata, chi ha fatto il lavoro si - Io ricordo solo le fiamme e la disperazione delle
è portato via un ricordo di lei. bambine, mio zio mi ha aiutato a scappare.
Prezzini abbassò gli occhi verso il pavimento. - Ti rendi conto di cosa dici, tuo zio è morto ed è per
questo che ti sei ritrovata al Haut de la Garenne! -
- Chi sono quelle due donne? - chiese il poliziotto Pearly parlava tenendo Martha per il colletto della
rivolgendo lo sguardo verso l'uscita dello Swallow camicia zuppo d’acqua; proseguì: - quell’orfanotro-
Inn. fio non deve esserti andato a genio.
- La ragazza uscita per prima si chiama Pearly Poll; - Io ho non ho mai fatto del male a nessuno, io sono
la seconda è Martha Mckenzie. Sono le mie donne. - una povera donna. - disse la Mckenzie.
la voce di Prezzini arrivò come una sentenza inap-
pellabile. Martha si strinse alla ragazza, sentiva arrivare il do-
lore alla testa che spesso l’investiva. Non ne parlava
- Voi le proteggete? mai con nessuno, l’avrebbero internata in qualche
- Come proteggo i miei affari. ospedale per malati di mente; preferiva considerare
- Prezzini - incalzò il poliziotto: - sappiamo della sua quel dolore per ciò che era: una parte di lei.
passione per i coltelli e della sua, come dire, aggres- La nevralgia colpiva senza preavviso, investiva i
sività. centri nervosi limitando i suoi movimenti e offu-
- I miei coltelli sono semplicemente il mio coltello - scando i suoi pensieri. Così era accaduto poco prima
interruppe l’oste infastidito e proseguì: - se ne avete di ritrovare il vecchio zio Jack con un forcone nel
voglia potete vederlo anche subito. collo oppure, prima di svegliarsi sulla strada con
l’orfanotrofio in fiamme.
Le guardie si guardarono negli occhi, quello che
aveva solo assistito alla conversazione fece un cenno Pearly si accorse del malore di Martha, cessò di ac-
di assenso a Prezzini e lo raggiunse dall’altra parte cusarla e ricambiò l’abbraccio. Confusa, ripensò ad
del bancone. Alice Coles, al loro amore difficile, imbarazzante,
sensuale, vergognoso, appagante, maledetto, unico.
- Ecco il mio gioiello. - disse Prezzini aprendo il
cassetto sotto le sue ginocchia. Pearly conosceva il suo destino ora che la sua amica
non c’era più. La sua sarebbe stata la vita di una pro-
Il poliziotto si chinò e tirò fuori l’arma. La scrutò, la stituta in attesa di morire, esattamente come era suc-
girò verso la finestra per guardarla in controluce. cesso a sua madre.
Soddisfatto, si abbassò per riporla ed esordì nella
conversazione: - E in questi altri due cassetti? - Alice, cosa ti è successo amore mio. - mormorò
Pearly Poll confusa e con un filo di voce.
Paul Prezzini fissò l’uomo ancora chino a terra, non
disse nulla. Il poliziotto posò il sacco di iuta sul bancone. Il suo
collega si preoccupò di far uscire i clienti dalla lo-
Il funzionario dell’ordine pubblico aprì il primo, non canda, bastò tirare fuori la pistola puntandola in dire-
trovò nulla; aprì il secondo e tirò fuori un sacco di zione dell’oste.
iuta imbrattato di sangue.
- Cosa abbiamo di bello qui, Prezzini? - disse trion-
Martha voltò l'angolo di Prescot street. La pioggia si fale l’uomo armato.
era intensificata e martellava il manto stradale; i tuo-
ni deflagravano uno dopo l’altro. Paul non fiatò. La guardia indicò con gli occhi il
sacco al collega e lo invitò ad aprire.
Il cielo era diventato nero lasciando il quartiere di
Whitechapel al buio. La ragazza si arrestò davanti a Questo eseguì l’ordine; tolse il laccio che stringeva
una donna acquattata a terra, con le mani sulla testa. la iuta lasciando timidamente scivolare l’occhio al-
Era Pearly Poll. l’interno del contenitore.

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- E’ orribile! - esclamò con la faccia ancora nel buio setto curioso che guardava e annusava, osservò la
della sacca. spensieratezza di quel piccolo essere tramutarsi in
- Non mi dire che abbiamo trovato le orecchie e le orrore quando, con le unghie delle dita, le recise la
mani della nostra Alice? Rovescia tutto sul bancone. carotide.
- disse l’uomo con la pistola. Martha si chinò per l'ultima volta sul corpo della
Prezzini guardava attento, non tradiva alcuna emo- donna, le tolse la lunga mantella rossa e la indossò.
zione tanto da sembrare assente alla scena. Il corpo di Pearly Poll fu rinvenuto poche ore più
L’uomo rivoltò il contenuto, tra viscere e sangue tardi. Un passante notò un branco di cani randagi,
caddero due conigli. con il muso imbrattato di sangue, che facevano la
spola tra Prescot street e Wentworth lane. La polizia
- Non pensavo fosse reato procurarsi il cibo da servi- e il medico legale non potettero identificare il corpo
re a cena. - il sorriso tornò sulla bocca di Paul Prez- tanto era stata accanita l'azione delle bestie. Dovette-
zini. ro servirsi della testimonianza di Paul Prezzini.
- Potremmo avere bisogno di parlare ancora con voi L'investigatore a cui fu assegnato il caso, ordinò di
e con le ragazze. - replicò infastidito il poliziotto. setacciare il quartiere alla ricerca di Martha Mcken-
- Sapete dove trovarci. - rispose divertito l’oste. zie. Nei giorni successivi ci fu qualche perquisizione
nelle case di alcuni malavitosi e molestatori. La poli-
Il vento fischiava tra i vicoli del quartiere di White- zia non trovò traccia della giovane.
chapel. La pioggia, per quanto possibile, era ancora
più intensa e nessuno si era avvicinato alle due don- Le autorità s'interrogarono a lungo se rendere pub-
ne ancora abbracciate. blico il messaggio rinvenuto nella bocca di Pearly
Poll.
- Perdonami Martha, io sono sconvolta e non ti vole-
vo ferire. - disse Pearly Poll. Inizialmente fu deciso di archiviarlo per non alimen-
tare la paura in un quartiere già colpito dal degrado e
- Martha non è più qui - la Mckenzie aveva cambiato dalla delinquenza. Qualche settimana più tardi, a
timbro della voce facendolo più cupo. seguito del ritrovamento del corpo di una prostituta,
Pearly impallidì, afferrò con le braccia la donna per martoriato a colpi di rasoio, la polizia decise di pub-
cercare di impedirle i movimenti. blicare lo scritto.
Martha la guardava fissa negli occhi, sorridendo. La lettera apparve sul Puck, foglio settimanale affis-
Leccò il suo viso, una, due volte. so periodicamente sui muri del quartiere di White-
chapel.
- Adoro il sapore della paura. - disse.
Pearly provò a pronunciare qualche parole ma lo
sgomento bloccava ogni sua preghiera. Londra, 4 settembre 1888.
- La tua vita è così inutile, sei stata fortunata a in- Dal profondo della morte.
contrare lo zio Jack, posso fare molto per te. Martha Signori,
accostò le labbra all'orecchio della donna: - Ti libero
per sempre. - sussurrò ancora. Vi lascio le spoglie di questa donna in modo che
possiate ancora approfittare di lei.
Pearly era avvinghiata alla ragazza, i suoi muscoli
erano irrigiditi dal freddo; tratteneva il fiato senza Non sarà la morte a fermare le vostre voglie.
accorgersene. Io terrò per me la sua compagna, è così bella!
Martha lasciò scivolare la mano sotto la pancera, La mangerò con tutta calma.
estrasse un rasoio. La sfida è iniziata, trovatemi.
Pearly non si accorse di nulla. Vostro.
Martha Mckenzie si riebbe qualche minuto dopo. Jack lo squartatore.
Davanti a lei il corpo di Pearly Poll era disteso a ter-
ra, in bocca aveva il foglio che aveva scritto nella
sua stanza alla locanda. Post Scriptum
All'altezza dell'addome spiccavano due squarci oriz-
zontali tanto profondi da lasciar intravedere le budel- Nell'autunno del 1888 il quartiere Whitechapel di
la. Martha prese Pearly per le braccia e arrancando Londra fu scosso da una serie di delitti perpetrati ai
la trasportò qualche metro più avanti, fino al muc- danni di alcune prostitute.
chio della spazzatura. Prima di nasconderla, sentì un
senso di compassione tanto forte da avvertirlo dolo- Cinque sono i casi di omicidio attribuiti alla figura
roso, inadeguato. Pearly aveva il volto irrigidito dal- di Jack lo squartatore ma, con ogni probabilità, al-
la sorpresa di una morte inaspettata. La Mckenzie meno altri quattro sono da attribuire al misterioso
ritornò con la mente a quel pomeriggio a Watton-at- assassino.
Stone, ai profumi di quella campagna così diversi Durante il periodo dei crimini, Scotland Yard rice-
dall'odore acre che stava respirando. Tra le sue mani vette numerose segnalazioni che avrebbero potuto
riapparve il viso dello scoiattolo; ricordò il suo mu- portare alla cattura del mostro. Tutte si dimostrarono
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false. Non di meno, la polizia e i giornali ricevettero
migliaia di lettere di confessioni, altrettanto false che
contribuirono a miticizzare la figura di Jack lo
squartatore.
L'associazione culturale BraviAutori, in collabora-
Di tutti i messaggi recapitati, solo tre sembrerebbero zione con il sito letterario nuoviautori.org, la rivista
essere autentici: “The Dear Boss”, “The Saucy Jack trimestrale "Nugae", il gruppo editoriale Edizioni
postcard” e “The from Hell”. Quest'ultimo arrivò Simple e il book on demand stampalibri.it, mette a
accompagnato da una scatola contenete il rene di disposizione alcune tipologie di abbonamento che
una vittima. Sono stati fatti numerosi tentativi per potrebbero soddisfare sia la vostra esigenza di pub-
arrivare all’identità dello squartatore. Alcune ipotesi blicare sia il vostro piacere di leggere:
hanno toccato il drammaturgo Oscar Wilde, altre si
sono focalizzate sulla mitica figura di Jack dai tacchi Abbonamento base
a molla che nello stesso periodo agitava Londra sfi- Sei mesi di abbonamento: 20,00 euro;
gurando i passanti. Indagini moderne riconducono
alla figura della Regina Vittoria intenta a proteggere Un anno di abbonamento: 30,00 euro;
il matrimonio di un nipote con una prostituta. La L'abbonamento base permette agli autori di inserire
Regina, avrebbe incaricato uno dei suoi ministri che più di un'opera nel portale, di creare una propria ve-
con l'aiuto di un frammassone (Jack lo squartatore), trina personale con un indirizzo statico simile a bra-
si sarebbe occupato di uccidere le cinque prostitute viautori.com/autori/NomeAutore e potranno creare i
capaci di riconoscere l'ex squillo e di gettare nello loro progetti letterari (anche a più mani) mediante
scandalo la famiglia reale. Ultima indagine è quella l'uso di StoryMaker.
compiuta dall'Università di Brisbane nel 2006. Ana- L'abbonamento prevede anche una piena assistenza
lizzando i francobolli con cui Jack lo squartatore da parte dello Staff per aiutare i nuovi abbonati a
spediva le sue missive a Scotland Yard, è emerso non perdersi nelle numerose opzioni messe loro a
che il DNA rinvenuto sulle affrancature fosse di una disposizione dal portale.
donna o, per meglio dire, non si può affermare con
certezza che il codice genetico fosse di genere ma- Abbonamento Plus 1
schile. Come l'abbonamento base annuale + iscrizione an-
nuale all'associazione culturale BraviAutori + tesse-
L'ipotesi di "Jill the Ripper" era già stata seguita nel
ra sociale personalizzata: 45,00 euro;
passato. L'indiziata numero uno, a ricoprire il ruolo
del serial killer più famoso della storia, era stata Essere soci dell'Associazione culturale BraviAutori
identificata in Mary Pearcey, una ventiquattrenne dà diritto a uno sconto del 20% su tutto il listino di
giustiziata nel 1890 per aver ucciso la moglie dell'a- stampalibri.it e di Edizioni Simple!
mante e la loro figlia con modalità simile a quelle Facendo un rapido conto:
utilizzate da Jack lo squartatore.
se, per esempio, hai bisogno di stampare 100 copie
Ah, dimenticavo: oggi al 24, Prescot Street di Lon- di un tuo libro, o di una tesi, o di una raccolta, grazie
dra, c’è una locanda… a questo sconto ti sarai praticamente ripagato l'intera
iscrizione all'associazione BraviAutori!
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e allo stesso tempo prevedi di stampare i tuoi libri,
Un grazie a Ivana che mi ha regalato l’immagine volantini, biglietti da visita o vendere online il tuo
d’apertura (pag.45). Potete trovare le opere della mia libro, questa è certamente l'offerta che fa per te!
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Un grazie a Wikipedia, preziosa collaboratrice e uno Come l'abbonamento base annuale + una scelta tra:
a Luca che mi ha aiutato nella rilettura del testo. Una copia dell'antologia BraviAutori.it (vedi
pag.56);
Una copia di una qualsiasi pubblicazione del sito
nuoviautori.org;
Iscrizione annuale all'associazione culturale Nugae
(vedi blog http://rivistanugae.blogspot.com);
Quattro numeri della rivista letteraria trimestrale
"Nugae".
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ordinaria: 45,00 euro;
Abbonamento completo
Come l'abbonamento base annuale + entrambe le
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56
E chiudi bene la porta!

di Antonio Padovano
La grazia l'aveva avuta. Mi dispiace. - Fece il ragazzino indietreggiando. -
Mammina non tiene i soldi. - E le chiuse la porta in
NARRATIVA Suo marito che in fin di vita le ave- faccia.
va scritto da un ospedale dell'Ar-
gentina, dove doveva operarsi un'appendicite già perfo- Donatina si sentì come un capogiro, ma non si scorag-
rata, dopo un mese le mandò una lettera in cui, ringra- giò e bussò alla porta accanto.
ziando Iddio, diceva che il pericolo maggiore l'aveva - Fate la carità.
superato ed era ormai in via di guarigione. Abbi la pace. - le rispose scostandosi la vecchietta che

“La messa pezzente”


Donatina sua moglie, povera crista, che nel ricevere era venuta ad aprire.
quella lettera terribile un mese prima s'era sentita il È per dire una messa pezzente alla Madonna del Car-
mondo sprofondare sotto i piedi e nella disgrazia già si mine. - insistette disperata Donatina mentre gli occhi
vedeva vedova con tre figli a carico, non sapendo a chi le si riempivano di lacrime.
santo votarsi, aveva fatto voto alla Madonna del Carmi-
ne che se il marito riusciva a superare quella terribile Già è passata un'altra prima di te. - mentì la vecchietta
operazione, Le avrebbe celebrato una messa pezzente. facendosi indietro e sbattendole la porta in faccia.
Ora il marito era in convalescenza e bisognava adem- Donatina voleva sprofondare sotto terra per la vergo-
piere la promessa. gna. Ma una forza irresistibile, forse perché pensava il
voto era un obbligo irreversibile e il non adempierlo
Il voto è una libera promessa che si fa a Dio o ai Santi portava disgrazia, la spinse a bussare alla terza porta.
di qualcosa che si crede sia loro gradita. E non c'era
niente di più gradito che Donatina potesse offrire alla Comparve sulla soglia un omaccione che le posò ad-
Madonna del Carmine che la mortificazione di andare, dosso uno sguardo duro e accigliato.
lei orgogliosissima, scalza, casa per casa, battere alla - Fate la carità per una messa pezzente. - chiese
porta, aspettare che l'aprissero, tendere la mano e chie- intimorita Donatina. E vedendo che quello la fissava
dere i soldi per far celebrare la messa pezzente. con sguardo minaccioso: - Non è per me. Ho fatto
Donatina era superba, inutile dirlo. un voto quando mio marito stava per morire in Ar-
gentina e lo devo adempiere se non voglio mancare
Cresciuta in una famiglia per bene, non aveva mai visto i alla parola data alla Madonna del Carmine.
suoi genitori chiedere niente a nessuno. Tanto meno lei, L'omaccione non proferì parola. L'afferrò per le spalle,
poi, che Iddio aveva voluto maritare a un uomo, suo la girò su se stessa e la spinse oltre la soglia, sibilando
marito, che per non farle mancare niente aveva sfidato tra i denti: - Qua non teniamo la macchinetta per distri-
l'acqua degli oceani andando imbarcato per dieci anni e buire i soldi né ai pezzenti né alle messe pezzenti. Spari-
da tre la solitudine angosciosa dell'emigrazione in sci ! - E rientrato in casa non chiuse nemmeno la porta
Argentina. dietro di sé.
Perciò, ora che si apprestava a sciogliere il voto, ogni Le vampate di vergogna che accendevano il viso di
qualvolta Donatina si immaginava sulla soglia di una Donatina all'improvviso si spensero diventando folate
casa protendere la mano per ricevere l'elemosina, vam- di vento gelido che dapprima le agghiacciarono il cuore
pate di vergogna l'assalivano arrossandole il viso e e poi le congelarono tutto il corpo.
soffocandole il cuore.
Ma barcollando Donatina riuscì a raggiungere la porta
E così lo faccio oggi, lo faccio domani era passato un accanto e a bussare.
altro mese, suo marito era uscito dall'ospedale, stava
quasi per tornare in Italia e lei non aveva ancora adem- - Fate la carità. - Riuscì appena a pronunciare
piuto il voto. quando le venne ad aprire, alto e smilzo, un vecchiet-
to. Questi, trovandosi innanzi più che una donna,
Finalmente un bel giorno Donatina si alzò la mattina uno spettro tanto era agghiacciante l'aspetto di Donati-
presto, rassettò la casa, mandò i suoi tre figli a scuola e na e vitreo il suo sguardo, che per togliersi dinanzi
facendo forza a se stessa uscì a fare la questua. quello spettacolo inumano, meccanicamente si mise le
Scelse un rione lontano da casa sua dove sperava di non mani in tasca e le diede 50 lire.
incontrare parenti o conoscenti. E toltasi le scarpe, Mezz'ora per raccogliere 50 lire, pensò Donatina. E
legatesele al collo, bussò alla prima porta. Il cuore nel quanto ci sarebbe voluto per mettere insieme le quin-
petto le batteva forte... dici-ventimilalire per celebrare la messa pezzente?...
Venne ad aprire un ragazzotto sui sette anni che stupito La vergogna, l'ansia e la disperazione a questo punto la
di vedersi innanzi una donna scalza e con le scarpe vinsero. E non potendosi più reggere sulle gambe, Do-
legate al collo, le piantò addosso due occhioni azzurri natina fu costretta a poggiarsi al muro per sostenersi.
pieni di meraviglia. Donatina tese la mano che le tre-
mava per la vergogna e chiese la carità. Così totale voleva Dio l'annientamento del suo amor
proprio? Si sentiva calpestata, ferita nel proprio io.
Il ragazzino subito si fece indietro e chiamò: -
Mammina, c'è una poverella che domanda l'elemo- La testa cominciò a girarle e presa da conati di vomito,
sina. rovesciò a terra tutto ciò che aveva nello stomaco.
Mandala via. - si sentì la voce stridula della madre. - Poi non potendosi più reggere sulle gambe lentamente
scivolò contro il muro cadendo di traverso sul marcia-
57
piedi. Zitta, tu! - la mise a tacere la madre.
Come una farfalla che passa da un fiore all'altro suc- Signo'! - urlò l'omaccione mentre negli occhi gli lam-
chiando il polline e volando via per posarsi sul fiore peggiava l'ira. - Qua non so' state ancora inventate le
accanto, una ragazzina sui dieci anni, gonna blu e ma- macchinette che metti i gettoni e escono i soldi!
glioncino rosso screziato di nero, passava di là saltel- È vero. - si scolpò amareggiata la vecchietta che aveva
lando sulle mattonelle del marciapiedi, attenta a mette- elemosinato la pace a Donatina. - Passano tante zingare
re il piede al centro per non toccare le fessure tra una facce toste da queste parti che avevo pensato fosse
mattonella e l'altra. una di quelle.
La gonna che svolazzava ad ogni movimento che face- Ecco perché il mondo va così male! Ecco perché au-
va, le braccine protese indietro per darsi lo scatto in mentano i miscredenti! Alle cose sacre non si crede
avanti, il piedino sinistro già sollevato da terra per spic- più! - gridò la donna inciabattata, che ora nella foga del
care l'ennesimo salto, stava per volare sulla mattonella discorso tirava sempre più la treccina alla figlia che, per
accanto quand'ecco la ragazzina si trovò la strada sbar- alleviare il dolore, si trascinava dietro la madre come un
rata da Donatina che giaceva riversa sul marciapiedi. cagnolino legato ad un guinzaglio troppo corto.
Sbalordita, rimase un attimo in quella scomoda posi- - Lasciami i capelli, mammina!...
zione. Poi lentamente poggiò a terra il piede sinistro, si
portò una mano alla vita e l'altra che con l'indice si - Fammi finire di parlare, prima!
frugava nel naso, per la meraviglia rimase a fissare Do- E sempre rivolta alla vecchietta e all'omaccione che
natina che si contorceva presa ancora dai conati di vo- per l'ira s'era gonfiato come un otre:
mito.
- Giudei siete! Altro che cristiani! Vedete come avete
Infine, resasi conto che la donna stava proprio male, ridotto quella povera femmina?!
sempre con quel ditino che frugava nel naso, cominciò
a urlare. - Come l'abbiamo ridotta?!... - chiese con le lacrime
agli occhi la vecchietta della pace.
- Aiuto! Aiuto! Una signora si sente male. Aiuto!
- Vomita e non dà più lingua.
Alle grida, la strada che un attimo prima sembrava de-
serta si riempì di gente. Chi usciva dalle case, chi ac- - E noi siamo stati?!
correva dalle strade vicine. - No… - fece acida la donna. - Io che in casa lisciavo i
Che succede?! - chiese una donna uscendo ciabattando capelli alla figlia mia!
da una casa vicina trascinandosi dietro la figlioletta per Non dire così. - La supplicò piangendo la vecchietta,
la treccina che evidentemente stava finendo di pettina- che ora sentiva la coscienza rimorderle per aver elargi-
re. - Chi è che grida così?! to solo la pace a Donatina. - Nessuno gli ha fatto nul-
Chi si sente male? - domandò un'altra donna accorsa la...
dal quartiere vicino. - È la verità! Nessuno le ha fatto nulla. - sbottò l'omac-
Quella signora per terra. Là, vicino al muro. - E solo cione che per l'ira non si conteneva più. - La colpa è di
allora la ragazzina si tolse il dito dal naso per indicare chi ha inventato le messe pezzenti!
Donatina che si contorceva ancora a terra vomitando - No! - lo redarguì la donna con tono inquisitorio. - La
l'ultima bile che aveva nello stomaco. colpa è vostra perché non avete fatto l'elemosina. Lo
Ma è la donna che cercava l'elemosina per la messa dico sempre io che bisogna fare a pezzi chi mette in
pezzente. - disse la vecchietta che poco prima aveva testa alla povera gente simili fesserie e squartare tutti
dato la pace e sbattuto la porta in faccia a Donatina. quelli che appresso a loro ci credono! - Tuonò l'omac-
cione che alle stesse sue parole già
Come?! - domandò uno studente magro e mingherlino, fiutava intorno a sé odor di sangue.
che passando di là col suo fascio di libri sotto il brac-
cio, era accorso a tutto quel trambusto. - Chiedeva - Avvicinati! - si fece minacciosa innanzi la don-
l'elemosina per la messa pezzente?! - e pronunciò que- na che finalmente aveva lasciato la treccina della fi-
ste due ultime parole come per dire che messa e pez- glia per trasformare le sue mani in due artigli di tigre.
zente unite insieme non avevano alcun significato. - Squartami se hai il coraggio!
Sì! - intervenne l'omaccione che poco prima aveva E pronta a cavare gli occhi all'omaccione se avesse mes-
così garbatamente allontanato Donatina dalla soglia di so un passo avanti, con sfida: - Qui sta una che crede
casa sua e che alle grida della bambina era accorso nei voti!
anche lui. - Diceva che in Argentina il marito stava
L'omaccione la fissò con sguardo truce, poi per non
male e aveva fatto voto alla Madonna del Carmine di
compromettersi: - Ma guard'alla madonna che mi do-
dire una messa pezzente se si fosse salvato.
veva capitare oggi?!... E gonfio d'ira, bestemmiando
E voi due?!... - domandò alla vecchietta e al- come un turco si fece indietro.
l'omaccione scandalizzata la donna che ancora si tra-
Ma insomma che significano questi discorsi? - si intro-
scinava dietro la figlia per la treccina. - E voi due?!
mise lo studente mingherlino. - Che sono queste ma-
Non le avete dato i soldi?!
donne e messe pezzenti?!
Piano, mammina. - piagnucolò la figlioletta. - Mi fai
Cercava l'elemosina. - disse la vecchietta della pace
male...
indicando Donatina che giaceva ancora a terra e nessu-
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no si prendeva la briga di soccorrere. mia di miscredenza si trasmetteva alla gente circostan-
- Per chi chiedeva l'elemosina? - domandò lo studen- te.
te. Ma ormai la disputa divampava ed era impossibile
- Per la Madonna del Carmine. spegnerla.
- Le doveva accendere un cero? Ecco come ti riducono i preti la povera gente! Ecco
come dissanguano i preti la gente ignorante! Prima la
- No. Doveva farle dire una messa pezzente. spogliano completamente e quando non hanno più
- Che roba è?!... soldi la mandano ad elemosinare per loro! - Mentì spu-
doratamente lo studente, per il quale evidentemente
- Sentite lo scomunicato. - intervenne la donna-tigre oratoria e realtà erano due cose completamente diverse.
che con un occhio teneva sempre a bada l'omaccione E ciò che contava ora era l'effetto, non la verità.
sanguinario. - Non sa nemmeno che la messa pezzente
è uno dei voti che ci fanno avere più grazie davanti a Lo dico sempre io che la maledizione della povera gen-
Dio. te sono i preti! - intervene minaccioso l'omaccione
sanguinario.
- Ah, questo significa?
Tu non parlare, faccia di Giuda! - gridò inviperita la
- Ci voleva molto a capirlo? Che sta scritto su quei donna-tigre, pronta a saltargli alla gola.
libri: a, e, i, o, u?...
La discussione aveva preso oramai questi toni roventi
- Poi fai i tuoi apprezzamenti sui miei libri, signora. tra credenti e miscredenti, ma nessuno intanto si era
Fammi raccapezzare, ora. - La mise a tacere calmo lo preso la briga di soccorrere Donatina, che sebbene ora
studente. E rivolto alla vecchietta e all'omaccione che si sentisse meglio e fosse in grado di alzarsi, continuava
continuava a bestemmiare come un dannato: - Dunque, a giacere riversa contro il muro, il volto coperto con le
se ho ben capito questa donna che prima non ha mai mani, per la vergogna di aver provocato, lei così schiva,
fatto accattonaggio, per aver ricevuto una grazia, è tutto quel trambusto che rischiava di diventare moto di
venuta in questo rione, si è sfilata le scarpe dai piedi, popolo.
se l'è legate al collo, andando chiedendo l'elemosina
per far celebrare la cosiddetta messa pezzente alla Ma- Fortuna però che il buon senso non è del tutto scom-
donna del Carmine. Messa pezzente perché celebrata parso tra la gente.
con i soldi elemosinati. Infatti mentre quella tremenda discussione continuava
Proprio così - disse la vecchietta della pace asciugan- ad infiammare gli animi dei due partiti avversi, un si-
dosi le lacrime dagli occhi. gnore che faceva parte di una comitiva di persone di-
stinte che fin dall'inizio avevano osservato in silenzio la
Io non so che vai facendo con tutti quei libri e libroni scena, accompagnato da un amico, si avvicinò a Dona-
sotto il braccio, - lo schernì la donna-tigre. - Se per tina e aiutandola a mettersi in piedi: - Tenga signora. -
capire una cosa così semplice hai bisogno di un giro disse l'uomo distinto. - Queste sono trentamila lire.
così lungo di parole.
È un dono suo - aggiunse l'amico - e dei nostri cono-
Ma questa è superstizione, signora mia, non più religio- scenti che ci accompagnano.
ne. - scoppiò a ridere lo studente. - Retaggio atavico di
vecchie superstizioni pagane!... Noi non ce ne intendiamo se il voto che ha fatto è devo-
zione o superstizione.
Lo dici tu, faccia di Caifas! - tagliò corto la donna-
tigre che evidentemente, dopo quelle parole sconsacra- Desideriamo soltanto che stia bene.
te, non intravedeva più di fronte a sé quello studentello Prenda questi soldi e faccia celebrare la messa pezzen-
magrolino e mingherlino, ma uno dei grandi sacerdoti te alla Madonna del Carmine.
del Sinedrio che condannarono Cristo alla croce. - I
voti ai Santi so' cose serie. Non chiacchiere da studenti Poi i due uomini accertatisi che Donatina si reggeva
ciucci come te! bene in piedi la salutarono e unitisi alla comitiva degli
altri amici che più discosti li attendevano, proseguiro-
Ma ormai lo studente pronto a spiccare il volo dietro no per la loro strada.
la sua alta oratoria, non l'ascoltò nemmeno.
Così Donatina vergognosa per ciò che era successo, ma
- Ecco la superstizione! Ecco il vero senso della reli- felice in cuor suo perché, in un modo o in un altro, ora-
gione! Questa donna che giace a terra ne è l'esempio. mai il voto lo poteva sciogliere, senza farsi notare fuggì
Infatti la religione è automortificazione che annienta la via; mentre gli animi dei credenti e miscredenti, non
persona riducendola ad una larva umana! accorgendosi che la causa della loro disputa era ormai
- Tu sei un verme. - cercò di metterlo a tacere la don- svanita, continuavano ad arroventarsi trascinando nella
na-tigre. - Perché non capisci ciò che dici! discussione masse sempre più numerose di gente, tanto
che io penso stiano ancora lì a discutere con gli animi
- È vero. - fece tutta scandalizzata la vecchietta della accesi dalla passione…
pace. - Che sono questi discorsi scomunicati?!
- La verità, nonnina! La verità sacrosanta! - si sentì
una voce maligna dalla folla.
- Il diavolo sta passando pure agli altri. - si fece il se-
gno della croce la donna-tigre constatando che l'epide-

59
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determinato filone letterario e le opere sono state
Lascia anche tu un post o scrivi un commento: inserite volutamente in ordine casuale. I testi sono
stati sottoposti a un discreto livello di editing e, sen-
la Redazione di “Nugae” esaminerà i contribu- za falsa modestia, crediamo che la qualità generale
ti inviati e pubblicherà i più interessanti. della raccolta sia molto buono. Ovviamente speria-
mo che siate d'accordo anche voi, ma in caso contra-
Contatti: scrittiautografi@virgilio.it rio saranno ben accette segnalazioni e consigli che ci
aiuteranno a migliorare una eventuale seconda edi-
zione. Il libro costa 16 euro (spese di spedizione
incluse, posta ordinaria). Elenco autori selezionati:

Dino Licci, Annamaria Trevale, Sara Palladino,


Filippo C. Battaglia, Gilbert Paraschiva, Luigi
Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco
Troccoli, Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro
Cancian, Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricari-
co, Antonella Iacoli, Jean Louis, Alessandro Napoli-
tano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, Miche-
le Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De
Foix, Claudia Fanciullacci, Giorgio Burello, Antonia
Tisoni, Carlo Trotta, Matteo Lorenzi, Massimo
Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone,
Monica Giussani, Annarita Petrino, Luigi Milani,
Michele Nigro, Paolo Maccallini, Maria Antonietta
Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana,
Simone Conti, Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi,
Daniele Luciani, Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.

Per qualsiasi informazione scrivete una e-mail


a l l a d i r e z i o n e ( i n f o @ b r a v i au t o r i . c o m) .

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Vi siete mai chiesti perché la vo- per fare inutilmente colpo su un'oca già a caccia di

di Michele Nigro
stra bionda preferita, pur rispettan- avvocati da sposare o gli studenti promettenti vestiti
dovi e dimostrandovi la sua sincera da adulti che bevono latte durante il resto della setti-
NARRATIVA amicizia, alla fine sceglie sempre mana, solo questi tipi crollano come pere secche già
di farsi sbattere dal tipo più impro- dopo mezzo bicchiere di J&B. Crollano sotto i ful-
babile che passa per caso al "China Jazz Club" e che mini di una divinità fermentata perché credono an-
c'ha il portafogli a mantice? Vi siete mai chiesti cora nella vita, nella facilità dei loro soldi, dei loro
quanti musicisti si ritrovano in questo fumoso buco presunti amori, nella moralità di una società che li ha

“Il tempo di una sigaretta”


cinese a fare jazz solo perché non hanno vinto il fregati sul nascere senza che se ne accorgessero, per-
concorso in qualche orchestra o nella banda munici- ché credono nell'onesto miraggio del posto fisso o
pale dove ti pagano pure i contributi per la pensione? negli affari benedetti da Dio… E il disincanto non
Vi siete mai chiesti quante volte un barman, durante ha ancora anestetizzato il loro sensibile sistema ner-
una serata e una nottata, pulisce il bancone con lo voso, rendendoli finalmente paralitici dinanzi a stu-
straccetto umido prima di servire i nuovi clienti? Vi pide gioie da week end.
siete mai chiesti quanti cadaveri vengono gettati dai L'alcol è per me come l'olio con cui si lucidano le
retro dei locali direttamente nell'immondizia dei vi- canne e gli ingranaggi delle pistole e dei fucili prima
coli stretti e puzzolenti di Neaples City? E poi, chi di di una missione delicata: se ne usi poco il metallo
voi non si è mai chiesto quanti pugni d'orzo occorro- fatica a interagire, rischi di rimanere con il pezzo
no per fare il whisky che ondeggia nel vostro bic- ingrippato davanti al fuoco nemico e… buona notte
chiere attendendo di essere tracannato? E se lo al secchio! Se ne usi troppo e capita che sei nervoso
scotch whisky on the rocks è roba da checche delica- per un qualsiasi maledetto motivo e ti sudano le ma-
te che cercano di diluire l'inferno, perché un superal- ni, può succedere - e vi giuro che è successo appena
colico come quello va bevuto liscio e basta, se sei un due settimane fa a Jimmy Spillo, riposi in pace! -
vero uomo? che ti scivola tutto di mano facendo la figura del
Certe strane domande comincio sempre a pormele, fesso mentre muori sparato tra le risa generali persi-
più o meno, dal quarto bicchiere in poi, quando l'al- no dei tuoi stessi compagni. Comicità e morte: una
col entra seriamente in circolazione e l'atmosfera schifosa miscela da evitare come la peste, se si vuole
diventa vera, disarmante e dolorosamente triste co- essere ricordati in maniera dignitosa e con un mini-
me una lama che penetra inesorabile nel tuo ventre. mo di rispetto nel mio mondo.
La maggior parte della gente beve per dimenticare e Filosofeggio, direte voi, o si tratta di un semplice
riuscire così a sorridere; io, invece, bevo per ricorda- cazzeggio da bicchiere? Forse tutte e due le cose, ma
re tutto e meglio, perché di sorridere come un ebete di sicuro, grazie a questo mio modo di pensare…
in libera uscita non me ne frega niente. Quando ti sopravvivo! A me stesso e alla vita scellerata che ho
lasci trasportare dalla tiepida onda alcolica e i tuoi scelto di vivere.
globuli rossi fanno surf usando come tavola le mole-
cole di alcol etilico, tutto diventa più chiaro e riesci
persino a far collimare cose assurde e distanti, pezzi Il motivo biondo e profumato della mia incazzatura
di vita rimossi che ritrovano la loro logica e lampan- cronica, anche stasera, come ogni sera, scende lieve-
te funzione all'interno di un meccanismo che credevi mente, come nebbia sui marciapiedi, dalle scale che
irrimediabilmente arrugginito e inservibile. portano alla toilette per signore del locale. In tanti
anni che vengo qui puntualmente per depositare pez-
Vi dirò! Vorrei essere sempre un po' brillo, venti- zi di fegato sul bancone, non l'ho mai vista entrare
quattro ore su ventiquattro: per riuscire a ragionare dalla porta del "China Jazz Club" come un cristo
meglio e per vedere lì dove non riesco a vedere qualunque. Eppure il locale non è il suo… Ma è co-
quando sono sobrio. me se lo fosse: è sessualmente suo. Le pareti, i tap-
Il lavoro? Mai avuto problemi: non ricordo una sola peti, le tovaglie e persino gli abiti dei camerieri ap-
volta in cui ho sbagliato mira oppure una sola serata pena ritirati dalla lavanderia, nonostante la quasi
durante la quale sono stato accompagnato a braccet- costante cortina fumogena presente nel locale, sono
to davanti casa dai ragazzi! Non sono il tipo che pri- impregnati del suo intimo afrore che supera di gran
ma di ficcarsi nel letto si fa togliere le scarpe da un lunga quello delle altre donne. Qualcuno, però, dirà
pivello appena sbarcato in città con la vocazione del che il mio è un naso innamorato e che il mio giudi-
gangster, io, o che si fa rimboccare le coperte da una zio non è imparziale. E forse è vero, dal momento
pollastra astemia e furba che mi considera come uno che presagisco il suo arrivo respirandola nell'aria,
zio a cui poter sfilare qualche banconota dal cappot- anche se continuo a bere con il volto girato verso la
to perché "… tanto è rintronato dal troppo bere…". fila di bottiglie del bancone, completamente disinte-
Il comando lo detengo sempre e solo io! Questo è ressato al resto del locale.
sicuro. Scende dalle scale dopo aver incipriato il suo bel
Il segreto del mio autocontrollo? Essere costante- nasino, mi chiedo, o dopo aver sniffato un po' di
mente insoddisfatto e incazzato: solo i professionisti quel carburante in polvere che le fornisco ogni setti-
vessati da una settimana di lavoro, i grassocci com- mana, prima di affrontare un'ennesima lunga notte al
mercialisti che si agitano sulla sedia come i dannati “China” tra potenziali soci in affari e cascamorti in
del purgatorio non appena il trio attacca a suonare, azione? O forse entrambe le cose? Sperando che non
solo gli avvocati ricchi che ridono in modo plateale confonda mai la cipria con la coca.

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Luana non è una semplice donna; i buddisti direbbe- mente cinico, nascondiamo un'anima soufflè.
ro che potrebbe essere tutt'al più la reincarnazione di Peccato che il suo masochismo, ormai degenerato in
una mantide religiosa in un corpo di femmina uma- autolesionismo sentimentale, non le permetta di no-
na. Si ciba della mia testa e del mio corpo, amando- tare l'adorazione quasi mariana che nutro per lei da
mi inconsapevolmente, però, solo con i suoi occhi molto tempo. Forse anch'io, a mio modo, sono un
colmi di tempesta e con le nuvolette di fumo con cui masochista perché non mi decido a lanciarle un raz-
gioca e che fuoriescono da quella sua bocca dolce- zo di segnalazione in direzione delle sue due scia-
mente letale: non muoio mai, questa è la mia con- luppe di salvataggio.
danna, e di conseguenza il mio dolore è costretto a
rinnovarsi ogni sera tra un glissando e un riff, men- In compenso ultimamente, magra consolazione, sia-
tre dalla porta della cucina giungono sprazzi di be- mo diventati soci in affari… In loschi affari. Come
stemmie cinesi tra un cameriere e il cuoco. tutti quelli di cui mi occupo.
Davvero una fine di pasta frolla per un duro come - É tornato Tony Molla? - (così soprannominato per
me. via della sua imponente collezione di coltelli a scat-
to) mi chiede Luana mentre parcheggia il suo mera-
Luana "ama" un altro, uno che la illude, la fa soffrire viglioso fondoschiena sull'alto sgabello vicino al
e che dopo essersela scopata per benino la sbatte in mio.
un taxi dicendo che ha da fare cose importanti negli
uffici del suo grattacielo e che non ha tempo per fare Il suo corpo proporzionato e micidiale, fino a quel
shopping clandestino con una ragazzina viziata del momento uniformemente fasciato da un elegante
“China”, che non vestito nero, trova
può chiedere il di- una via d'uscita attra-
vorzio a sua moglie, verso l'ampio spacco
perché quella pos- laterale che lascia
siede l'ottantatre per sfuggire, accavallan-
cento delle azioni do le gambe, una
della società eredita- delle due colonne
ta dal padre e che berniniane che lo
quindi lo tiene al sorreggono in questo
guinzaglio per le mondo abitato da noi
palle come una di poveri mortali.
quelle signore im- Prima che cominci io
pellicciate che van- a balbettare dinnanzi
no a passeggio per alla sua coscia, di-
le vie della città tra- stolgo velocemente
scinandosi dietro il lo sguardo dal suo
cagnolino, solo che corpo e le piazzo una
al posto del cane ci risposta fredda e bre-
sono i suoi "gioielli ve, tornando a fissare
di famiglia". Uno le bottiglie: - Non
che, quando Luana ancora!
parte con il suo si-
stematico pianto - Speriamo che non
greco da ragazza abbia combinato un
sedotta e abbando- casino! - continua
nata, caccia fuori la Luana facendo segno
storia sempreverde al barman di portarle
dei "figli ormai il solito.
grandi", del fatto - Per uno esperto
che lei è carina e come Tony, conse-
chissà quanti altri ne gnare un "pacchetto
può trovare e bla, di metallo" è un gio-
bla, bla… co da ragazzi. Sarà
Un tizio che, prima qui a momenti, ve-
o poi, farò sistemare come si deve da un paio dei drai. Non preoccuparti e gustati il tuo drink! - dico a
miei ragazzi. Niente di cruento o di plateale, s'inten- Luana una delle frasi più decise degli ultimi mesi.
de: giusto un "piedistallo" in cemento da abbinare a Nel gergo malavitoso consegnare un "pacchetto di
quei suoi bei mocassini da imprenditore con cui ama metallo" significa mandare un "bravo ragazzo" per
prendere a calci in culo la mia dolce Luana. pugnalare nelle natiche o a morte qualcuno che ha
La mantide sconfitta dal maiale: c'è bisogno di rie- sgarrato nel complicato mondo del traffico di droga;
quilibrare il karma di questa città. a volte la lama è più sicura e decisamente più silen-
ziosa della pistola, ma c'è bisogno di esperienza per-
Io e Luana siamo molto simili: dietro un'armatura ché la distanza di sicurezza tra la vittima e il carnefi-
caratteriale a prova di proiettili e uno stile apparente- ce è ridotta a zero. E Tony Molla è un'autorità nel
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settore lame: io questo lo so, ma Luana non conosce sento che il danno è ormai fatto e non mi resta che
i miei uomini come li conosco io e quindi freme nel attendere il verdetto.
suo vestito da femme fatale come una scolaretta pri-
ma dell'interrogazione nel suo grembiule.
Guardo pigramente, le spire profumate
Vorrei rassicurarla stringendola a me, vorrei lanciar-
le quel benedetto "razzo di segnalazione" ma so che lo vedi,
non è il momento giusto e che un suo rifiuto potreb- fumo a piccole boccate
be rovinare anche quel minimo contatto che ancora
mi permette di ascoltare la sua voce e di sentire il vorrei fermare un poco,
suo odore, a volte di sfiorarla mentre le porgo un questa punta di fuoco
bicchiere o le accendo una sigaretta. Piccoli conten-
tini adolescenziali per uno che si vanta di scontri vorrei fermare il tempo,
armati, omicidi e traffici di varia natura. ma il tempo passa e va²
Tuttavia la psiche umana è sorprendente, soprattutto
la mia. Dopo tanti discorsi sulla cautela e sulla paura Lei mi fissa mentre continuo a osservare, sfoggiando
di essere rifiutato, mi riscopro a pochi centimetri un falso interesse da duro intenditore, le varie eti-
dall'orecchio di Luana mentre le bisbiglio una frase a chette di whisky. E lentamente, distendendo la sua
dir poco storica, una frase che se l'avessi preparata immensa schiena nuda verso di me, porta le sue lab-
prima non mi sarebbe venuta fuori in modo miglio- bra rosse come la lava di un vulcano attivo a portata
re: - Che ne dici se dopo l'arrivo di Tony ce ne an- di bacio o di sputo, a seconda della risposta che ha in
diamo io e te a bere qualcosa al Cotton? Così, giusto mente per me.
per uscire da questo posto e prendere una boccata
d'aria?
I ragionamenti che facciamo a noi stessi, spesso, Vedi si consuma, questa sigaretta
servono solo a preparare il terreno alla più sfacciata tu mi dirai di sì, o mi dirai di no.
contraddizione: un po' come quando chiediamo un
parere a qualcuno ma in realtà abbiamo già deciso. E Passano i minuti,
meno male che ci contraddiciamo, aggiungerei. Ri- forse troppo in fretta
manere legati alle proprie remore non fa bene alla
io guardo gli occhi tuoi,
salute e di tanto in tanto occorre osservare il mondo
anche da un'altra angolazione, da un'altra visuale: fumando questa sigaretta…³
fosse anche quella della sconfitta o del rifiuto.
Lo sguardo di Luana da sorpreso diventa lentamente … sigaretta…
rilassato e vergato da una sfumatura di complicità
nei miei confronti. Una sensuale complicità che non … sigaretta…
avevo mai neppure concepito durante i mesi prece- … sigaretta…
denti.
… sigaretta…
- Pensaci! - decido di aggiungere un tocco di classe e
di finto distacco alla scena sotto forma di dolce ulti- … sigaretta…
matum, mentre accendo, cercando di non tremare, la … sigaretta…
mia Dunhill Gold che tengo poggiata sull'orecchio … sig…
sinistro da più di mezz'ora.
… sig…
Intanto il trio della serata, introducendo un vocalist
nel tessuto delle improvvisazioni, ci regala la versio- … aretta…
ne jazz di una vecchia canzone di Fred: … etta…
… tta…
Prima che finisca questa sigaretta
tu mi dirai di sì, oppure forse no! - Maledizione! Si è incantato di nuovo! - sbraitò il
Puoi pensarci bene, Maggiore Black nel microfono della postazione
O-37 all'indirizzo dell'operatore della Sala Ologram-
non avere fretta mi che, come al solito, già dalla seconda scena s'era
hai tanto tempo ancor, mezzo appisolato sulla consolle del computer olo-
il tempo di una sigaretta ¹ grafico, tanto quelle storie le conosceva a memoria.
- Maggiore, ma perché si ostina a voler far girare
sempre la stessa vecchia storia? - cominciò l'opera-
Luana fissa sorridendo il fondo del suo bicchiere tore una polemica con il Maggiore che sapeva di già
mentre un ciuffo di capelli, staccandosi dalla massa vissuto.
profumata e bionda, scivolando verso il mento le
carezza una guancia. All'improvviso il suo sguardo - Non sono affari che ti riguardano e non farmi sem-
passa fulmineamente dal bicchiere ai miei occhi e pre la stessa domanda…

63
- Abbiamo dei nuovi titoli, li vuole almeno sentire? -
tentando una timida promozione della merce.
- Non m'interessano gli altri titoli! Non ti avevo già
riVISTE
detto di risolvere il problema? - rispose secco il a cura della Redazione
Maggiore.
- Proprio ieri è arrivato fresco, fresco dal database
della Compagnia una storia intitolata "La conquista
di Phobos"… - continuando imperterrito - e narra
della nostra gloriosa colonizzazione del pianeta
Ph…
- … Non m'interessano i tuoi nuovi stupidi titoli, lo
capisci o no?!
- … Lei potrebbe interpretare la parte del patriarca
dei coloni. Che ne pensa?
- Penso che questo tuo insistere nel tentare di farmi
cambiare ologramma sia disonesto e puerile!
- Oppure c'è… Aspetti, aspetti: mi gioco una setti-
mana di paga che questa storia le piace! - correndo
dietro il cliente deluso che già s'apprestava a lasciare
la sala.
- Sentiamo!
- "Sette spose per i trivellatori di Adrastea", ambien-
tato su uno dei satelliti di Giove: uno spasso dal pri-
mo all'ultimo fotologramma.
- Ma per piacere… Hai appena perso una settimana
di paga.
- Va bene, faccia come crede! Capisco che lavorare
nella base mineraria di un planetoide che gravita
intorno a un sole lontano migliaia di parsec dal pro-
prio, possa causare nostalgie e squilibri psichici va-
ri… Ma incaparbirsi per un ologramma malfunzio-
nante non aiuterà certamente il suo umore.
- Lascia stare il mio umore e pensa piuttosto a farti
trasmettere una nuova copia di questo ologramma
dalla base… - disse risoluto il Maggiore: - La prossi-
ma volta che verrò qui, dovrà procedere tutto liscio
fino alla fine!
- Agli ordini!
- Devo assolutamente sapere se Luana mi bacerà o
no! Se accetterà di venire con me al "Cotton" per un
drink!

¹ ² ³ brani tratti dalla canzone “Una sigaretta” di


Fred Buscaglione – Chiosso

——————
Nella foto a pag.62: Rita Hayworth

64
Da bambino cominciai a spiare in particolare, che si faceva guardare mentre stava in

di Silvana Sonno
mia mamma e mia sorella quando bagno. Io la spiavo, inseguendo quell’antico ricordo,
andavano in bagno. Non chiudeva- e lei intanto approfittava per lavarsi le calze. Me le
NARRATIVA no mai a chiave e spesso lasciava- faceva odorare prima e poi le infilava nel lavabo,
no la porta socchiusa. con uno sguardo d’intesa. Era affettuosa e mi inco-
Mio padre era una persona riservata, che si teneva a raggiava a masturbarmi, diceva che ne aveva tanti di
rispettosa distanza dal pudore delle sue donne, ed io clienti come me, ero normale, non dovevo preoccu-
ero troppo piccolo per essere visibile. parmi, e intanto lavava le calze e poi anche le mu-
tandine e altra biancheria… A un certo punto, nono-

“Un giardino fiorito”


Mia madre s’era sposata molto giovane e con mia stante le sue buone parole, ho cominciato a sentirmi
sorella giovinetta aveva un rapporto di complicità, a disagio, il suo tono di voce mi ha ricordato Linda e
anche fisica. Parlottavano in continuazione, rideva- così ho smesso di frequentarla.
no, si facevano confidenze, andavano in bagno in-
sieme. Ci ho messo un po’ di tempo, ma alla fine l’ho capi-
to: le donne a me non piacciono; non le sopporto.
Avrò avuto nove anni quando vidi per la prima volta Stanno sempre a chiedere, vogliono aiutarti, s’intru-
l’ombra ricciuta spuntare sotto le gonne e sentii folano nella tua vita, ma al dunque non sanno stare
quell’odore aspro e salino. Rimasi senza respirare al loro posto. Potrei fare facilmente a meno di loro,
incollato allo spiraglio della porta, mentre le due se non ci fosse la questione dei peli.
prime donne della mia vita si scambiavano di posi-
zione: water, lavabo, e ritorno, senza smettere di Quando stavo in collegio i miei compagni parlavano
parlottare e ridacchiare. spesso di sesso. Al ritorno dalle vacanze estive c’era
sempre qualcuno che dichiarava d’aver perso la ver-
Provai una sensazione fortissima e strana. Eccitazio- ginità - normalmente portato a puttane da un mem-
ne, ma senza saperlo, perché non conoscevo quella bro adulto della famiglia - e si profondeva in raccon-
parola. ti particolareggiati davanti ad un pubblico di ragaz-
Dopo, una volta cresciuto, ho sempre ricercato quel- zini arrapati. Di solito tutti i ragionamenti finivano
la prima impressione ed è forse questa la ragione per per convergere su un punto d’accordo: le donne so-
cui non mi sono mai piaciute le ragazze troppo pro- no un buco con un mucchio di roba inutile intorno.
fumate e quelle depilate. Ricciuto afrore, questo è Questa affermazione suscitava ogni volta ilarità, e
profumo di donna per me. tra le risate si scioglieva la tensione che quelle testi-
monianze suscitavano. Io mi sono sempre tenuto in
Qualche anno dopo mia sorella si sposò e i miei si disparte da quelle chiacchiere e, anzi, le ho sempre
separarono, così io completai i miei studi in colle- trovate di scarso interesse e volgari, ma, col passare
gio. Sono venuto su timido e ombroso – questo al- del tempo, sono arrivato anch’io ad una conclusione
meno dicevano le mie note caratteriali sul certificato simile: le donne sono un buco intorno al quale fiori-
scolastico – ma ho completato i miei studi regolar- sce un giardino profumato e solo questo le rende
mente. Che altro c’era da fare in collegio se non stu- irrinunciabili. Il resto non conta.
diare?
Con questo non voglio dire che loro sono tutte ugua-
Sono ragioniere e a venti anni ho cominciato a lavo- li per me. Non è assolutamente così. Ad esempio le
rare per una ditta di materiali da costruzione. Tene- bionde non mi piacciono. Quelle naturali, intendo.
vo la contabilità: pochi soldi ma un ambiente tran- Hanno un che di dolciastro, slavato. La peluria poi è
quillo. Sul lavoro ho conosciuto una ragazza, Linda, inconsistente, setosa, ti si affloscia tra le mani.
faceva la telefonista. Era una brunetta di colorito
scuro e pelosa, dalla risata facile; me ne innamorai - Alle rosse non mi ci avvicino proprio; quella pelle
così almeno mi parve - e cominciammo a uscire in- bianca mi ricorda la pancia delle lucertole e un che
sieme. Non la esibivo volentieri davanti ai miei co- di rettile ce l’hanno per come camminano, come ti
noscenti, ma a letto mi faceva impazzire. Non durò guardano con quegli occhi quasi senza ciglia. Mi
molto. Linda si stancò presto di me e mi lasciò. Di lì fanno ribrezzo.
a breve sposò un giovane geometra appena diploma- Nessun confronto con le brune, di pelle e capelli, le
to che frequentava l’azienda. Era incinta, ma mi as- vere bellezze mediterranee.
sicurò che non ero io il responsabile.
Loro sì che hanno una fica fiorita; un pelame aspro,
Nella sua voce avvertii un che di affettuoso scherno. folto e succoso, da perdercisi; e quei riccioletti in-
Non ero abbastanza uomo da poter ingravidare una diavolati che sprizzano fuori delle mutandine e
donna? Eppure io l’avevo sentita godere, e vibrare s’inerpicano tra le cosce, li puoi arrotolare intorno
tutta, mentre l’accarezzavo, l’annusavo e leccavo alle dita, te li avvicini, e sprofondi nell’odore del
ogni oscura zona del suo corpo. No, non facevamo mare. Ne ho colti ormai tanti di questi “fiori” e
niente altro, ci piaceva così; che altro avrei dovuto quando li tiro fuori dai loro contenitori – sono tutti
fare? ben conservati e classificati – e me li spargo tutti
Dopo Linda, per molto tempo non ho avuto rapporti addosso, e li accarezzo, e li annuso, me li godo, d’un
con donne. A parte le prostitute, ma quelle non con- piacere che nessun strizzacervelli potrà mai capire.
tano. Le paghi e loro stanno lì, ferme, e fanno tutto Tutto è cominciato una sera d’estate di qualche anno
quello che gli dici. Era umiliante, ma dopo mi senti- fa – ricordo che ero nervoso, stanco, mi sentivo co-
vo bene, come scaricato d’un peso. Ne ricordo una, me una molla compressa – . Attacco discorso con

65
una ragazzetta alla stazione dell’autobus. Lì vicino tore pacioccava una penna, la stessa che gli ho visto
c’è un parco con un piccolo chiosco, così le ho do- usare in tutti i nostri incontri. Ne aveva tante sulla
mandato se voleva bere qualcosa con me. Lei ha scrivania, ma quando doveva prendere gli appunti
detto di sì, che era ancora presto per tornare a casa, e cercava quella e scriveva solo con quella. “Perché?”
abbiamo bevuto un paio di birre a testa. Poi le ho avrei voluto chiedergli “che le rappresenta quella
proposto un giro sotto gli alberi e ci siamo seduti penna?”
vicino alla fontana. C’era un bel fresco, eravamo Dottore, lei è fortunato: se la sua penna si rompe
soli e c’era giusto quel poco di luce che resta subito può farla aggiustare e magari al negozio può trovar-
dopo che il sole è tramontato. Abbiamo un po’ par- ne una proprio uguale, può ordinarla via internet, …
lato, poi lei si è stesa sulla panchina e mi ha tirato ma io i peletti odorosi dove li trovo? Chi me li dà?
verso di sé; era sudata e io ho di nuovo sentito quel-
l’odore. Le ho tolto le mutandine e lei ci stava; ha D’altra parte è più forte di me: quando sto vicino ad
chiuso gli occhi, così io ho preso dalla tasca dei pan- una donna, ad esempio sull’autobus e fa caldo e si
taloni il mio coltellino svizzero, che tengo ben affi- sta per forza appiccicati; magari è estate e lei ha un
lato, e le ho depilato il pube. Lei subito non ha capi- braccio alzato per mantenersi attaccata alla mani-
to, ha visto il coltello e si è spaventata; ha pensato glia, e lo tiene teso proprio davanti alla mia faccia, e
che volessi farle del male e s’è messa a strillare, ma dall’incavo del braccio emana un odore… ricciuto;
io non le ho dato retta. Ero felice; tenevo in mano oppure al cinema, è inverno, e sto vicino ad una che
quei riccioletti odorosi ed ero finalmente felice. Però accavalla le gambe e ad ogni movimento è come se
sono dovuto scappa- si accendesse una
re, perché si stava freccia che indica
radunando della gen- proprio lì, dove s’in-
te e la ragazza non la contrano le cosce su
finiva più di chiedere in cima e lo sfrega-
aiuto. Ce li ho ancora mento dovuto alla
quei peletti, dentro posizione non può
una bustina, e ogni non fare attrito con la
tanto li tiro fuori e li peluria che spinge
annuso. Sanno solo di contro le mutandi-
plastica, ormai, ma ne…; o quando pas-
mi ci sono affeziona- seggio davanti alle
to. toilettes pubbliche e
vedo uscire una don-
Sono un feticista? Ho na e m’immagino
sentito una volta il quell’operazione: giù
dottore del centro la biancheria, prima
d’igiene mentale che water e poi lavabo, e
lo diceva ad un colle- Gustav Klimt, Nudo di donna distesa, 1912 - 1913
poi di nuovo è tutto
ga. Che vuol dire feti- coperto, lei esce e si
cista? E poi, anche se fosse, che c’è di male? Quan- sta allontanando… fra poco sarà persa per me; beh,
do facevo la prima media mia madre s’era accorta io non riesco sempre a controllarmi e allora le se-
che prendevo la biancheria sua e di mia sorella dal guo, mi avvicino, ci parlo…
cesto dei panni sporchi e la conservavo sotto il cu-
scino, così mi aveva portato da uno psicologo e All’inizio ho provato a chiederglieli i peletti, ma non
quello le aveva detto di non preoccuparsi, che cre- era facile trovare le parole, cominciavo a farfugliare,
scendo le cose sarebbero andate a posto da sole. a gesticolare, diventavo tutto rosso - ho già detto che
Aveva parlato d’un oggetto transizionale; aveva sono timido, no? - e loro si mettevano a strillare,
spiegato che i bambini di solito scelgono coperte, scappavano, chiamavano gente… per forza ho dovu-
peluches, pezzi di stoffa, che li aiutano a crescere, a to ad un certo punto imbavagliarle e legarle. Non
distaccarsi dalla madre. Io avevo scelto le sue mu- sono matto, la violenza mi fa orrore; le cose potreb-
tandine usate; certo era un po’ inusuale, certo ero bero essere così semplici, solo ci fosse un po’ di
già grandicello e quella fase avrei dovuto averla già collaborazione…
superata, ma questo dimostrava che ero immaturo, e Ultimamente ci si sono messi anche i giornali e sono
niente più. La mamma non s’era convinta però e diventato il maniaco del rasoio, lo stupratore del
continuava a tenermi d’occhio e a sospirare; ho an- parco – questa sì che è grossa! –, il barbiere delle
che creduto che si fosse separata da mio padre per donne, e se con i titoli non ci vanno leggeri, quello
colpa mia, per allontanarsi da me dopo che mia so- che raccontano negli articoli è tutta robaccia, bugie,
rella l’aveva lasciata, ma anche questo è un pensiero senza un briciolo di verità. Mi hanno definito dege-
infantile, no? Delirio d’onnipotenza… nerato, pervertito, mostro, hanno messo in mezzo la
Tornando alla questione del feticismo, io ci ho riflet- mia famiglia. Non è vero niente; io non sono un vio-
tuto. A me sembra che a tutti piace baloccarsi con lento, anche il nastro adesivo che uso è quello cerato
qualcosa: un oggetto, un’immagine, un’idea, un dell’ospedale, così a toglierlo non fa male, come
guanto, una persona, più persone, il proprio fallo, i non faccio male io: una passatina di rasoio – adesso
piedi,… Mentre parlava del mio feticismo quel dot- sono ben attrezzato – e il gioco è fatto. Io sono con-
tento e loro risparmiano i soldi della depilazione.
66
Ma c’è poco da scherzare. Intanto sono stato arresta-
to e chissà quanto tempo dovrò restare dentro, rin-
chiuso. M’hanno beccato perché stavano cercando
degli spacciatori nel parco e io sono capitato proprio
quando i poliziotti facevano la retata. Ho cercato di
nascondere la ragazza e di non farci scoprire. Non
l’avevo legata stretta perché di solito faccio presto e
anche per loro è meglio, ma invece quello è stato la
causa di tutto. Lei si divincolava, mugolava forte, e
io per tenerla ferma mi sono agitato, ho fatto un ge-
sto brusco e il rasoio è affondato nell’inguine; i pe-
letti si sono bagnati e sono diventati tutti rossi. In-
servibili. Sono rimasto a guardarli come paralizzato,
poi è arrivata la polizia. Sì, lo so che è morta, dis-
sanguata, per via che ho reciso l’arteria femorale.
Ma io non volevo, mi dispiace.
L’avvocato ha detto di scrivere tutto, che punterà
sull’infermità mentale, che è come dire che se mi va
bene diranno che sono matto e mi manderanno al
nugæ
manicomio criminale, e giù sedute cogli strizzacer- rivista letteraria trimestrale
velli, pillole, isolamento.
Chissà, magari stavolta mi capita una psichiatra Anno V - n.19
donna.
Chissà se posso scegliere. Perché no? Dopotutto
faciliterebbe la terapia, è chiaro.
(Ottobre/Dicembre 2008)
Il dottore del centro lo diceva sempre che tra noi la
relazione terapeutica non funzionava perché io non Invito alla realizzazione
mi affidavo e aveva ragione: lui e la sua penna mi
facevano innervosire e se ho continuato ad andare
alle sedute è perché c’era quella paziente che veniva del 3° numero monografico:
prima di me e che incontravo sulla porta, mentre
entravo nello studio, che mi piaceva tanto. Aveva
una gran massa di capelli ricci e nerissimi e la pelle “Howard Phillips Lovecraft
color della notte. Era ivoriana. Un giorno sono arri-
vato in anticipo, il dottore era uscito e lei stava stesa e la letteratura dell’orrore”
sul lettino a occhi chiusi. Sono entrato senza far ru-
more, mi sono messo in ginocchio vicino a lei e le
ho appoggiato il viso in grembo. Non dimenticherò La Redazione della rivista "Nugae" è lieta
mai il suo odore acuto e la piega del suo vestito sot-
to il ventre e la mia bocca e il naso che premevano, di lanciare il tema del suo prossimo
premevano e succhiavano. Ogni volta che ci ripenso numero monografico intitolato
mi vengono i brividi. Fu il mio primo ricovero. "H.P.Lovecraft e la letteratura del-
Sì, domani glielo dico all’avvocato: lo psichiatra lo l'orrore" e invita tutti i narratori e i sag-
voglio femmina, con la gonna, e che sia mora. gisti, eventualmente interessati, a inviare
i propri scritti entro e non oltre il
30 novembre 2008. Le forme letterarie
richieste: saggistica e narrativa di
Silvana Sonno vive a Perugia. Ha abitato a lungo a
Torino dove ha insegnato nei corsi per lavoratori genere (racconti, lunghezza massima:
(«150 ore») e si è occupata di educazione degli adul- 10 cartelle ovvero meno di 20.000
ti. Ha conseguito il diploma di counsellor, secondo il caratteri s.i.).
metodo della gestalt psico sociale, ed è socia fonda- I partecipanti selezionati riceveran-
trice dell’Associazione Asterischi che si occupa di
tematiche relative al benessere psicofisico. Ha pub- no una copia omaggio del numero 19.
blicato due romanzi (Colpo di stecca, Nuove Scrittu-
re, Milano 2004; Il gioco delle nuvole, Graphe.it, Per saperne di più:
Perugia 2007) e una raccolta di storie di donne
(Femminile singolare, Il Filo, Roma 2007). Parteci-
pa con testi diversi a raccolte antologiche e blog. Un http://rivistanugae.blogspot.com/2008/04/
racconto e una poesia, rispettivamente Occhio per il-3-numero-tema-di-nugae.html#links
occhio e Notte, sono stati accolti nel n.16 della rivi-
sta Nugae, dedicato alla letteratura fantasy.
67
di Michele Nigro
fedeli peccatori che volevano continuamente essere
confessati. Tu entravi in quegli affari di legno del
tutto simili ai confessionali che c'erano una volta, ti
NARRATIVA "Tutta la vita delle società nelle inginocchiavi e cominciavi a vomitare fuori tutte le
quali predominano nefandezze commesse e i pensierini poco cristiani
le condizioni moderne di produzione formulati nei giorni e nelle settimane precedenti.
si presenta come un'immensa Solo che, dall'altra parte della grata, non c'era il clas-
accumulazione di spettacoli. sico prete in devoto e comprensivo raccoglimento o

“The Padre P.I.O. Show”


Tutto ciò che era direttamente vissuto semiaddormentato, pronto a trovare le parole giuste
si è allontanato in una rappresentazione." da affibbiarti per alleggerire l'anima, ma una serie di
(Guy Debord - "La società dello spettacolo") sofisticati sensori collegati tramite una vasta giungla
di fili e marchingegni vari a un cervellone elettroni-
"Tutta la chiesa sempre più d'accordo, co piazzato, addirittura, in un lontano sotterraneo di
sempre più lontano Città del Vaticano. Questo computer centrale, forte
già nel terzo millennio di un database contenente più di ottomila definizioni
loro ragionano così… di peccati standard e un corpus di millecinquecento
Altro che giorno per giorno." peccati particolarmente fastidiosi e "pesanti", era
(Vasco Rossi - "La fine del millennio") capace di elaborare una penitenza personalizzata nel
giro di pochi decimi di secondo, dopo che ci si alza-
"Fine del mondo in Mondovisione. va dall'inginocchiatoio. Il tempo di ringraziare in
Diretta da S. Pietro per l'occasione." direzione della webcam il prete virtuale e già, zaaa-
(Ligabue - "A che ora è la fine del mondo") ac!, t'usciva il biglietto da un'apposita fessura con
tanto di preghiere da recitare e atti riparatori da com-
piere nel giro di ventiquattrore. Cantava Giorgio
San Giovanni Rotondo, 24 Aprile 2028 d.C. Gaber alcuni decenni prima: "E la chiesa si rinnova
per la nuova società!"
Non appena la porta automatica della chiesa si chiu-
se alle mie spalle, fui avvolto da un piacevole silen- Ero stato inviato dal mio giornale, ovviamente in
zio soprannaturale e l'odore di cui tanto si parlava qualità di giornalista scientifico e non certo di devo-
raggiunse persino le mie agnostiche narici. Il tempo to del santo di Pietrelcina, in occasione di un evento
di compiere pochi passi in direzione della zona dove storico tanto fondamentale quanto segreto: l'inaugu-
presumibilmente avrei trovato l'entrata della cripta e razione ufficiosa del P.I.O. ¹ a cui avrebbero assistito
fui intercettato da una sorridente vecchietta, bassa di pochi e selezionati giornalisti accreditati direttamen-
statura e con una borsetta nera aperta che penzolava te dal Vaticano e le più alte cariche religiose della
da un braccio. regione, in primis il vescovo.
- Giovanotto, mi scusi! Sarebbe così gentile da leg- La robotica aveva fatto passi da gigante durante que-
germi il biglietto di quella macchina infernale? - e gli ultimi venti anni e l'immagine del santo con il
nel pronunciare la parola infernale si girò veloce- volto siliconato, che fece scalpore nel 2008, stava
mente verso l'altare sussurrando termini incompren- per essere archiviata definitivamente. Le ricerche
sibili come a voler chiedere perdono di qualcosa: - riguardanti il cervello positronico avevano già dato
Ho dimenticato di portare con me le lenti per leggere ampie soddisfazioni sul versante della gestione indu-
da vicino: credevo di averle messe nella borsetta e striale e commerciale: robot capaci di gestire sportel-
invece… li bancari o di pilotare petroliere senza commettere
- Non si preoccupi, mi faccia vedere. - presi in mano alcun errore, avevano da tempo fatto la loro compar-
un piccolo rettangolo di carta bianca che non avevo sa sui vari scenari della vita pubblica.
mai visto o utilizzato prima: - Qui c'è scritto, signo- Stavolta si trattava, però, di applicare gli stessi con-
ra, che dovrebbe recitare tre avemarie e quattro pa- cetti in un campo decisamente più delicato ed emoti-
drenostro oppure, fa lo stesso, può andare sul sito vamente sensibile: riproporre al pubblico credente il
della diocesi, se è "pratica di Internet", e cliccare tre corpo di un santo morto da sessant'anni. L'equipe
volte sull'immagine della Madonna e quattro su internazionale di esperti aveva lavorato per più di un
quella di Gesù. anno sui pochi resti del frate, cercando di riprodurre
- La ringrazio tantissimo, Lei è un giovanotto molto un simulacro umanoide in metallo leggero. Non era
gentile! Che Dio la benedica e buona giornata. tanto importante creare esattamente le fattezze cor-
- Si figuri, per così poco. poree del santo che sarebbero state ricoperte da una
Ah, sì! Ne avevo già sentito parlare di quelle mac- muscolatura e un tegumento in gomma compatta e
chine infernali o forse avevo letto qualcosa da qual- dall'immancabile saio, quanto piuttosto fabbricare
che parte: si trattava degli avveniristici Confessiona- delle mani convincenti e soprattutto un nuovo volto,
li Intelligenti della Soulsoft, una società tailandese utilizzando una speciale plastica gommosa capace di
con una sede importante anche a Milano specializza- assecondare i movimenti dei sottostanti meccanismi
ta in arredamenti liturgici interattivi. Una vera fica- robotici; congegni precisissimi che avrebbero dovu-
ta! Almeno dal punto di vista tecnologico. Dopo la to interpretare esattamente le espressioni umane, le
grave crisi vocazionale d'inizio millennio, al Vatica- smorfie, gli stati d'animo del frate. Un'impresa farao-
no sembrò essere l'unica soluzione praticabile per nica se confrontata con la vecchia e sorpassata ma-
arginare la pressante richiesta d'ascolto da parte dei schera in silicone.

68
I tecnici, grazie a quella prova, avrebbero presto sa- Ripensavo, durante l'attesa, ad alcuni passaggi delle
puto se gli sforzi di quei lunghi mesi fossero stati interviste che avevo realizzato il giorno prima giron-
inutili o se potevano finalmente dichiarare aperta zolando tra i fedeli che frequentano costantemente la
una nuova stagione della robotica. Il "santo robot" chiesa di San Giovanni Rotondo.
avrebbe potuto interagire con i fedeli, ascoltarli, toc- - Io sono uno dei miracolati! - mi disse convinto un
carli, benedirli, schiaffeggiarli se necessario, cocco- uomo di mezza età con uno strano sorriso stampato
larli, sbatacchiarli, incensarli, trastullarli, mandarli in faccia: - Avevo un tumore e dovevo essere opera-
fuori a pedate dalla cripta, tirare le orecchie ai bam- to. La sera prima mi addormentai, sognai Padre Pio
bini, confessarli, ungerli, battezzarli, sposarli, cresi- e quando mi svegliai non avevo più niente! Capisce?
marli proprio come avrebbe fatto il vero frate Pio da Certo, capivo. Dopo alcuni minuti, parlando con sua
Pietrelcina durante gli anni perduti della sua vita moglie che l'accompagnava, seppi la verità sul
carnale. "miracolo". Il poveraccio interpretava il "sogno"
Si passava così da una venerazione statica a una ve- come una metafora dell'anestesia generale: infatti era
nerazione dinamica e interattiva: i fedeli, pur sapen- stato regolarmente operato da un'equipe di chirurghi
do che non si trattava di un vero corpo umano, sa- oncologi ed effettivamente al suo risveglio non c'era
rebbero stati felici di illudersi dinanzi al robot, più traccia della neoplasia. All'uomo piaceva credere
avrebbero fatto finta di poter che fosse stato Padre Pio a
recuperare un rapporto mai levarglielo e continuai a far-
vissuto con il famoso frate, si glielo credere, tanto non mi
sarebbero riscaldati al fuoco costava nulla.
confortante delle sue sante Vivere e commerciare sfrut-
parole come bimbi seduti ai tando la figura non sempre
piedi di un nonno ecumenico, cristallina di quel frate: questo,
parole elaborate in tempo reale forse, era stato il vero miraco-
e senza esitazione dal calcola- lo. Il miracolo economico.
tore centrale del P.I.O. Avreb- Come aveva scritto un collega
bero, insomma, vissuto una su "la Repubblica" qualche
nuova e sofisticata fase di illu- giorno prima: "… si tratta di
sione attuata dalla santa madre vestigia di un mondo pre-
chiesa, che farebbe di tutto pur moderno… dell'incapacità da
di non allentare la presa sull'e- parte dell'italiano medio di
motività e sulla fedeltà delle praticare una religione spiri-
sue pecorelle smarrite. tuale, di andare al di là della
La spettacolarizzazione della materia, di distinguere tra spi-
religione stava per raggiungere rito e materia… Il materiali-
il suo massimo livello storico, smo della religione per esalta-
facendo apparire ridicoli tutti re l'incorruttibilità del santo…
gli sforzi architettonici dei Santità e corruzione non stan-
secoli passati, tutte le crociate no bene insieme…"
lanciate in nome di Dio, tutta Il mio amico giornalista era
la maestosità del vicario di stato sempre molto delicato e
Cristo fatta di ori e raffinati paramenti. E io avrei diplomatico nei suoi articolo: al posto suo io avrei
avuto la fortuna di assistere a quella eccezionale an- parlato, invece, di "pornografia religiosa" e l'avrei
teprima pensata per pochi. fatto senz'altro nell'articolo che m'apprestavo a scri-
- Sono uno dei giornalisti accreditati. - dissi mo- vere, dopo la prova che stava ormai per cominciare.
strando il mio tesserino al supervisore del program- Non si trattava, ovviamente, della classica pornogra-
ma mentre, stando in piedi davanti alla porta della fia a cui il nostro pensiero troppo facilmente ci ri-
sala controllo, cercava il mio nome nella lista. manda, ma dell'ostentazione di un'oscena corporeità,
- Tutto a posto, può entrare. seppur santa, che denunciava un'immaturità spiritua-
- Grazie! le gravissima, anche se condivisa da migliaia di ri-
Avevano ricavato una certa quantità di spazio, in cui spettabilissime persone. La gente aveva bisogno di
collocare la sala controllo del P.I.O., utilizzando una vedere e la filosofia mediatica (per non dire televisi-
delle cappelle laterali opportunamente chiusa con un va!) che stava alla base di questo bisogno collettivo,
muro. Al centro della cripta c'era uno scranno impo- era la stessa che alimentava tutti gli altri campi del-
nente su cui sedeva immobile il santo robot ricoperto l'umana comunicazione commerciale: il santo come
dall'immancabile saio marrone e con il cappuccio in un detersivo, né più né meno.
testa. Dalla sala i tecnici potevano tenere sotto con- Togliere macchie o tumori, la differenza non impor-
trollo la cripta e il suo serafico ospite, non visti, at- tava quasi a nessuno.
traverso un vetro a specchio: sulla consolle pullulan- - Buongiorno Eminenza, è tutto pronto! - disse il
te di luci e tasti le mani frenetiche degli operatori capo del programma quando vide entrare il vescovo
attendevano agli ultimi preparativi tecnici prima del- nella sala.
l'arrivo dell'alto prelato che avrebbe dato il via alla - Potete procedere, allora! - rispose il prelato seden-
prova generale del "Padre Pio Show". dosi su una delle poltrone appositamente preparate
per l'occasione.

69
- Circuiti preliminari? oltre il bambino, una madre anziana, una giovane
- Pronti! ragazza con il fidanzato, un carabiniere, un parroco
- Percentuale di elaborazione dati positronici? diocesano, un contadino, un medico, un hippy, un
- 98%! neonato, un veterinario, un tetraplegico, un ragazzo
- Bene… Procediamo con l'invio dei primi schemi affetto dalla sindrome di Down, un ex alcolizzato,
mentali. un ex galeotto, un tossicodipendente di una vicina
- … 3… 2… 1: invio in corso. comunità e un gatto nero… Gli schemi mentali era-
Per alcuni secondi non accadde nulla di interessante, no stati quasi tutti caricati nel cervello positronico
poi all'improvviso il robot positronico cominciò a del santo e le prove sembravano procedere per il
muovere le dita della mano destra e alzò il braccio di meglio: le reazioni erano più o meno uguali a quelle
quel lato fino all'altezza del viso come a volersi ren- del vero frate Pio. Vi fu anche un momento di gene-
dere conto di sé stesso, della propria "esistenza", rale ilarità quando il frate positronico ordinò
come a voler registrare accuratamente il dato all'hippy: - Guagliò, vatti a lavare e tagliati sti capill!
"mano". Gli schemi mentali di Padre Pio erano stati Sinnò nun t' facc trasì cchiù!
preparati da un attento gruppo di agiografi e di psi- Era proprio lui: il burberamente dolce frate cappuc-
cologi comportamentali sulla base di una vasta gam- cino era "tornato" per continuare a operare il bene
ma di informazioni culturali e biografiche che anda- tra i suoi amati fedeli. Il vescovo sembrava volesse
vano dal 1887, anno di nascita del santo, fino al gridare al mondo intero: - Santi positronici di tutto il
1968, anno della sua morte. Schemi che avevano lo mondo, unitevi!
scopo di riprodurre, tramite il simulacro robotizzato, Ma l'entusiasmo generale sarebbe stato di lì a poco
la maggior parte dei gesti e delle reazioni tipiche del ridimensionato.
frate, quando questo era realmente vivo in Puglia e - Registro un preoccupante aumento dell'energia
gli scorreva del sangue vero nelle vene. Insieme a positronica nel lobo frontale! - avvertì nervosamente
me, tra il selezionato "pubblico", vi erano infatti uno dei tecnici rivolgendosi al capo programma che
molti anziani testimoni che avevano avuto la fortuna da dieci minuti gongolava in compagnia del vescovo
di conoscere personalmente Padre Pio all'epoca della discutendo degli sviluppi futuri della prova.
sua prima vita organica e avrebbero potuto così sug- - Dammi sul monitor un grafico dello schema men-
gellare, con la loro presenza e il loro consenso, il tale generale. - ordinò il capo programma rientrando
successo o meno dell'esperimento. bruscamente dalla gioia prematura.
- Sta benedicendo! - esclamò in maniera concitata - Ecco… Sembrerebbe tutto a posto, ma nonostante
uno di loro in direzione del capo programma. questi dati non riesco a spiegarmi l'aumento…
- É un miracolo… - incalzò il capo programma visi- - Diminuiamo del 5% il flusso di dati mentali posi-
bilmente esaltato - … della scienza! - si affrettò a tronici e controlliamo il buffer overflow!
concludere. - Siamo già all'87%, ma mancano ancora i dati men-
Il santo robot si alzò dallo scranno su cui era seduto tali relativi agli anni sessanta…
e fece i primi passi nella cripta. Il cervello positroni- - Tu non ti preoccupare: diminuisci il flusso come ti
co stava registrando minuziosamente tutte le caratte- ho detto e tieni sotto controllo l'energia.
ristiche dell'ambiente e presto i dati raccolti avrebbe- - Va bene!
ro permesso alla macchina di muoversi autonoma- Ma ormai era troppo tardi: il sovraccarico positroni-
mente senza più bisogno di ricevere ulteriori dati co aveva già destabilizzato la griglia motoria del
dalla sala controllo. robot e dalla sala controllo, da quell'istante in poi,
- Mandiamogli un bambino! - disse risoluto il vesco- avrebbero potuto solo assistere passivamente alle
vo. follie robotiche del marchingegno andato in tilt.
- Fate entrare il bambino! - comandò un tecnico da - I’m singing in the rain just singing in the rain! - la
un microfono della consolle. versione robotizzata di Padre Pio da Pietrelcina co-
Si aprì una porta e comparve timidamente un minciò a cantare improvvisamente, tra lo stupore
"fortunato" bambino scelto per estrazione tra i tanti generale, imitando addirittura i passi di danza di Ge-
concorrenti della parrocchia di San Giovanni Roton- ne Kelly nel celeberrimo film "Cantando sotto la
do. pioggia".
- Fatti più avanti, Luigino! - intimò il tecnico dall'al- - Interrompi l'energia! - sbraitò il capo programma.
toparlante. - Fatto… Non succede niente! - rispose il tecnico
- E tu chi sì? - chiese tra lo stupore generale il santo guardando la faccia terrorizzata del capo.
robot, pronunciando le sue prime parole. - Il sovraccarico positronico sta gestendo in maniera
- Mi chiamo Luigino e questo fiore è per te! - il autonoma l'immane quantità di dati che abbiamo già
bambino preventivamente addomesticato era entrato introdotto nella memoria positronica…
nella cripta con un giglio in mano. - E ora cosa facciamo?
- Grazie guagliò! La vuoi na caramella? - Bisognerebbe entrare nella cripta e togliere diretta-
- Sì! mente dalla testa del robot il chip mnemonico…
Il vescovo, strappandosi quasi le vesti di dosso, si - La vedo difficile, capo!
alzò in piedi ed esclamò: - Funziona! - Lo so: se entriamo lì dentro, quello sarebbe capace
E tutti, tranne io, si inginocchiarono per pregare. di prenderci a calci in culo fino a domani mattina!
Intanto il frate positronico, imitando Gassman, con-
La prova generale del "Padre Pio Show" procedeva tinuava indisturbato la sua inaspettata performance
ormai da più di un’ora: avevano mandato nell'arena, teatrale: - Essere o non essere, questo è il problema:

70
se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i
sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi “Controedicola”
contro un mare di triboli e combattendo disperderli?²
- Fermatelo, per carità! - guaiva il vescovo ormai in (anteprima)
preda a una vera e propria crisi isterica.
- Ci stiamo provando! - cercò di rassicurarlo senza Patricia Cornwell, da
troppa convinzione il capo programma. sempre interessata al
- Con ventiquattromila baci… così frenetico è l'amo- caso di Jack lo Squarta-
re… in questo giorno di follia… ogni minuto è tutto tore, il serial killer che
mio! - tirando in ballo persino il Molleggiato, il ro- nel 1888 uccise brutal-
bot s'era messo a cantare un motivo sempreverde del mente cinque donne
1961 di Adriano Celentano; segno evidente che, al- nella nebbia della Lon-
meno fino a quell'anno, i dati mnemonici erano stati dra vittoriana, ricostrui-
incamerati. sce la morbosa psicolo-
gia di una mente crimi-
La sala era ormai in preda a un comprensibile tram- nale e dà nome e volto
busto: frati cappuccini che correvano da tutte le par- al colpevole. Sarebbe il
ti, suore con in mano i sali per il vescovo svenuto, pittore impressionista
tecnici disperati e assolutamente impotenti che guar- Walter Sickert, inesora-
davano il cybercappuccino attraverso il vetro a spec- bilmente riportato in
chio mentre cantava un vecchio successo di Frank vita per rispondere dei
Sinatra: - But more, much more than this, I did it my suoi crimini, prova dopo
way! prova. Il libro è la storia di un'indagine durata anni,
Non c'era più traccia in me del freddo cronista scien- che si legge come un romanzo.
tifico in giacca e cravatta; ero disteso da più di due
minuti sulla sedia e avevo le mani premute sulla **********
pancia per cercare di trattenere il dolore derivante
dalle forti risate a cui m'ero abbandonato. Mentre
tutti intorno a me fuggivano e si strappavano i capel-
li, io ero forse l'unico a non aver perso la testa. Padre Pio
L'unico ancora capace di ridere della vita, delle fol- Miracoli e politica nell'Italia del Novecento
lie del mondo: per non prendere quella buffonata di Sergio Luzzatto
pseudo-religiosa troppo seriamente. L'esperimento
malriuscito, poi, aveva rappresentato il massimo - Einaudi -
della stupidità umana: gli individui della mia specie Credevamo di sapere già tutto su padre Pio, onnipre-
erano capaci di atti assolutamente esilaranti e la co- sente nella realtà come nell'immaginario dell'Italia
micità derivante da questi fatti aumentava progressi- contemporanea. E invece, a ben guardare, non sape-
vamente in relazione alla grandiosità e all'austerità vamo quasi niente. Prima della ricerca di Sergio
che li accompagnava. Luzzatto, la figura del cappuccino con le stigmate
- Proprio strana la specie umana! - pensai tra me era vincolata soltanto alla
mentre mi apprestavo a lasciare la sala controllo. fede degli uni, all'incre-
Avevo guadagnato ormai l'uscita della cripta e mi dulità degli altri. Un san-
dirigevo verso il sagrato della chiesa, all'aria aperta, to vivo, addirittura un
sotto il sole cocente di Puglia. Non ridevo più e re- «altro Cristo» per gli in-
spiravo decisamente meglio. numerevoli suoi devoti.
Un uomo ambiguo, addi-
Non sapevo ancora cosa avrei scritto nel mio artico- rittura un personaggio
lo, ma di una cosa ero fermamente convinto: non losco per gli altrettanto
capivo il trambusto dei frati e la disperazione scatu- numerosi suoi detrattori.
rita dagli eventi a cui avevo appena assistito. In fin Adesso, grazie al monu-
dei conti, e malgrado tutto, il "Padre Pio Show" c'era mentale lavoro di scavo
stato e, almeno io, m'ero divertito come non mi suc- archivistico su cui si fon-
cedeva ormai da anni. da questo libro, padre Pio
viene finalmente conse-
gnato alla storia del ven-
tesimo secolo. Un'avven-
turosa storia di frati e
soldati, pontefici e gerar-
¹ P.I.O.: acronimo di “Positronic Intelligence chi, beghine e spie. Soprattutto, una storia istruttiva.
Ostensory” – Ostensorio ad Intelligenza Positroni- Perché fra crismi e carismi, miracoli e politica, quel-
ca. la che Luzzatto racconta con mestiere e con brio è
una parabola sull'Italia novecentesca.
² William Shakespeare - “Amleto”, atto III, scena
I. (tratto da http://www.liberonweb.com)

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Il cinema come perfezione: go dove la possiede. Al ritorno dal viaggio la
l’uso del colore nei film di neo sposa si ritrova neo vedova, poiché il vec-
Zhang Yimou. chio marito è stato misteriosamente assassinato.
CINEMA Nove Fiori assume così la direzione della distil-
leria conducendola abilmente e trattando i di-
Adoro il cinema di Zhang Yimou, per me rasen- pendenti con giustizia e rispetto, sposa Yu dal
ta quasi la perfezione. Mi piace quell’intreccio quale ha un figlio e vive per anni felice con lui.
di storie, colori, fotografia e coraggio che è poi Quando il loro bambino ha nove anni la zona è
la cifra stilistica di questo regista che è uno dei invasa dai giapponesi, questi ultimi impongono
maggiori cineasti cinesi ed oserei dire mondiali. ai contadini la distruzione dei campi di sorgo
Nato a Xi'an, nella Cina sud-orientale, dopo per la costruzione di una strada. Terribile la sce-
un’infanzia travagliata, da studente viene co- na in cui un operaio cinese viene costretto dai
stretto dal partito per motivi politici ad abbando- giapponesi a scuoiare vivo un ribelle.

di Mariano Lizzadro - LA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO


nare la scuola e successivamente a lavorare dappri- Gli abitanti del luogo, stanchi di queste continue
ma come operaio tessile e poi come contadino, pri- angherie, si uniscono per difendere il loro paese e
ma di essere ammesso con pieni voti all'istituto di preparano una trappola mortale contro gli invasori,
cinematografia cinese. Zhang Yimou è uno dei mag- useranno la grappa di sorgo per confezionare bombe
giori esponenti della cosiddetta “quinta generazio- incendiarie. Ma l’attentato finisce in una strage, in
ne”, ossia quel gruppo di registi cinesi che ha scelto cui muoiono sia Nove Fiori che Yu. La strage è resa
il cinema per esprimere la propria esigenza di libertà ancor più drammatica ed epica da un'eclisse di sole
e per criticare la realtà. Nel Suo cinema la volontà di che accentua questo triste epilogo. Questa opera ci-
rinnovamento e lo spirito di denuncia si fondono con nematografica è molto interessante per la sua favolo-
i caratteri tipici del teatro cinese, così come è pre- sa fotografia, che pone la massima attenzione ai det-
sente una straordinaria capacità di creare immagini tagli ed ai particolari. I colori sono veicolo di comu-
forti, sia dal punto di vista cromatico che da quello nicazione nella loro valenza simbolica, il rosso è la
della messa in scena. chiave delle vicende legate alla vita del villaggio in
SORGO ROSSO ogni parte del racconto: all’inizio con i campi di sor-
go che sono anche la ricchezza del villaggio, poi la
Esordisce alla regia con "Sorgo Rosso" nel 1988, grappa rossa che è la ricchezza dei lavoratori delle
vincitore dell’Orso d'Oro al Festival di Berlino, sto- terre. Il vento tra gli steli del sorgo, il calore e il co-
ria violenta ambientata in una Cina feudale piena di lore di una natura rigogliosa, la violenza e il deside-
usanze e di imposizioni, che appaiono molto strane rio in un incontro di insolite premesse per una storia
ai nostri occhi di occidentali, ma che in realtà risul- d'amore. La giovane donna, nel corso del suo tumul-
tano vive ancora oggi in alcune zone della Cina. La tuoso viaggio verso la casa del promesso sposo,
protagonista principale è una bellissima ragazza, comprende che il futuro che l'attende sarà tormenta-
costretta dalla sua contingenza a sposare un ricco e to da dolore e passioni: il marito che l'aspetta è un
anziano distillatore, affetto da lebbra. Dopo la morte vecchio lebbroso, la distilleria di sua proprietà è
violenta del marito, si risposa con un lavoratore che punto di riferimento per vagabondi e briganti. Il rac-
si comporta eroicamente nel momento dell’invasione conto procede tra squarci elegiaci in un crescendo di
giapponese della Manciuria. “Sorgo rosso” è una tensione.
“Il cinema di Zhang Yimou”

“sorta” di sinfonia in rosso, un viaggio campestre


raffinato in cui la vita contadina è scandita sia dalla Alla scomparsa del vecchio marito la bella Nove
violenza che dall’avventura. “Sorgo rosso” mischia fiori ha saputo come destreggiarsi: ha preso in mano
momenti di folklore ad altri drammatici e violenti. l'azienda, fronteggiando con furbizia le scorrerie del
bandito Tre Cannoni, ha messo in riga il balordo
La vicenda narrata parte negli anni venti del nove- spasimante che l'aveva posseduta, legandolo a sé con
cento, quando un gruppo di uomini rozzi trasporta la nascita di un figlio, ha potuto alfine gustare la
dentro una portantina rossa la giovanissima Nove grappa del sorgo, frutto del lavoro suo e dei suoi
Fiori per una vallata solitaria, diretti verso la casa dipendenti, in un'armonia di uomini e ambiente feli-
del suo futuro e sconosciuto sposo. L’uomo che l’at- cemente ripristinata. Ma l'invasione giapponese fa
tende è un vecchio e ricco lebbroso, proprietario di esplodere all'improvviso una nuova violenza: anche
una distilleria di grappa color rosso sangue, ricavata nella comunità che vive intorno alla distilleria, il
dalle piante di sorgo, unica ricchezza di quella zona. rosso del fuoco, del sangue e del dolore si uniscono
Questo vecchio possidente è riuscito ad ottenere la in una metafora dal forte impatto visivo.
giovane dai suoi genitori in cambio di un mulo. Nella sofferenza comune, uomo e donna ribadiscono
Mentre il piccolo gruppo attraversa i campi di sorgo ruoli contrapposti ed in una società in lacerante tra-
rosso, commentando la sorte della giovane che si sformazione il brutale cammino della Storia sembra
troverà di fronte ad un orribile marito, un bandito non conoscere pietà, lasciando nel cuore e negli oc-
armato li coglie di sorpresa, deruba i portantini e chi dei sopravvissuti solo un allucinato paesaggio di
tenta di violentare la giovane, ma uno dei portantini, morte e desolazione.
Yu, mette in salvo Nove Fiori. Il terzo giorno dopo
le nozze, come vuole l’usanza, la giovane sposa si LANTERNE ROSSE
reca in visita presso i genitori, ma durante il viaggio, Tutta l'opera di Zhang Yimou si caratterizza per
Yu che l’aveva salvata, la porta in un campo di sor- un’attenzione ai particolari ed una dedizione assolu-

72
ta per la fotografia e l'uso particolare dei colori, in nella sua pittura popolare. Ed è anche il colore che
special modo il rosso. Nel 1991 esce "Lanterne ros- simbolizza le tre fasi della vita ossia nascita, matri-
se", film di fatto pluri-premiato a livello internazio- monio e morte. La trama appare costruita intorno al
nale. Si tratta ancora di una tragedia in una società colore rosso, colore della vita che in “Lanterne ros-
feudale caratterizzata da rigidi rituali. Siamo negli se” appare trattenuto a forza nelle mura di una ricca
anni venti del novecento in Cina. La giovane e bel- residenza della Cina feudale, in cui tutto è rituale ed
lissima Song Lian abbandona la casa e l'università al contempo tutte le comparse di questo film appaio-
per diventare la quarta moglie del ricco signor Chen. no per così dire “spersonalizzate”. L’uso del colore
E’ la numero quattro, la più giovane e perciò la favo- fa parte di una ricerca della perfezione, presente poi
rita. Ogni sera il signor Chen decide la sposa con cui anche in molta parte della produzione successiva
trascorrere la notte deponendo una lanterna rossa dell’estro creativo di Zhang Yimou… rappresenta
innanzi alla porta della moglie. Song Lian, tuttavia, una cifra del Suo immenso talento.
non riesce ad accettare la logica violenta di servili- *****
smo che si nasconde dietro l’ordine patriarcale. Do-
po aver inscenato una finta gravidanza, finisce emar- Appunti vari e sparsi e dispersi sul cinema di Zhang
ginata ed abbandonata da tutte e da tutti, e scopre Yimou. Per cercare di parlare del rapporto indivi-
ben presto l'ostilità, l'invidia e la perfidia delle altre duo-potere, che a mio avviso è forse uno dei nodi
mogli. Questo clima torbido coinvolge Song Lian in centrali di tutta l’opera cinematografica di Zhang
una spirale di violenza che la spinge alla pazzia. E Yimou mi tocca ripartire da dove il discorso era ri-
forse in fondo anche a capire le altre donne che co- masto sospeso ossia dal dopo “Lanterne rosse”.
me lei condividono lo stes- Zhang Yimou realizza nel
so ruolo di mogli dello 1989 “Ju Dou” film che
stesso uomo. Dunque la non ho mai avuto l’oppor-
diciannovenne Song Lian, tunità di poter vedere e poi
in contrasto con la matri- nel 1992 “La storia di Qui
gna, ha abbandonato l'uni- Ju”. Storie di primi piani.
versità ed ha accettato di “La storia di Qui Ju” si
sposare un ricco cinquan- chiude su una immagine
tenne, signore di un'antica della bellissima Gong Li e
casata che ha già tre mogli: ritorna in mente un altro
una signora anziana che gli grande primo piano del
ha dato un figlio, un’altra cinema di Zhang Yimou,
donna ambigua ed infine quello che apre appunto
una ex cantante ancora at- “Lanterne rosse”. Il volto è
traente. Il segno del privile- lo stesso: Gong Li è ora la
gio sono le lanterne rosse contadina cocciuta Qiu Ju
che il marito - padrone fa che sfida il potere, che op-
deporre accese davanti alla pone la sua fragile dignità
stanza della sposa con la alla macchina possente
quale trascorrerà la notte. della legge e dello stato,
La prescelta gode delle mentre appunto in
ancelle migliori, di un mas- “Lanterne rosse” era la bel-
saggio tonificante ai piedi e lissima e raffinata Song
perfino del diritto di deci- Lian che si ribellava al
dere i pasti del giorno do- mondo arcaico e maschili-
po. Song Lian scopre pre- sta. Molte cose sono cam-
sto tutti i roghi che covano Zhang Yimou
biate: dalla Cina degli anni
sotto le ceneri di un mondo Venti si è passati a quella
che sembra consistere tutto nel cortile rettangolare e contemporanea. I rituali di un palazzo feudale hanno
nelle eleganti decorazioni architettoniche dell'antico lasciato il posto ai modi spicci della cultura contadi-
palazzo. La trama scorre fra false amicizie che na- na. Ma Zhang Yimou rimane fedele alla passione di
scondono voglie di morte, forti gelosie ed intrighi cui vive il suo cinema: l'intuizione sofferta dell'op-
vari che conducono a morti e punizioni violente. posizione tra individuo e potere. In “La storia di Qiu
L'estate successiva arriva la "quinta signora", una Ju” è ancora una donna a patire questa opposizione.
bambina che nota una giovane donna vagare come Anche nei film precedenti vengono narrate storie di
una sonnambula nel cortile: è Song Lian diventata donne in rivolta contro il potere maschile, pur non
pazza. Ed adesso il rosso però è il colore della follia. essendo il cinema di Zhang Yimou riducibile ad una
In “Lanterne rosse” la messa in scena è perfetta e mera questione di ruoli sessuali. Caso mai è a partire
tutto si incastra armoniosamente. Insomma un capo- dai ruoli sessuali che si illumina una dimensione che
lavoro estasiante, una sintesi sublime di storie colori travolge uomini e donne. In “Lanterne rosse” il ma-
suoni fotografia e coraggio. Rosse sono le lanterne rito - padrone ha tutto il potere nel e del palazzo poi-
che danno il titolo come rosso era il sorgo del suo ché la storia gli dà un ruolo che il cinema, giudice
primo film. Il rosso appartiene alla storia ed alla cul- silenzioso, gli nega. È vertice del sistema di dominio
tura della Cina. E’ presente nelle sue cerimonie e materializzato nei rituali rigidi della casa, ma alla

73
fine è anch'egli sua trascurabile appendice, incatena- Qiu Ju ritiene chiusa la lite: oramai, le leggi e i tribu-
to all'ordine del suo mondo. Questa violenza oggetti- nali possono ritirarsi sullo sfondo, lasciando il cam-
va del potere o del dominio, questa sua vocazione a po agli individui. Ma non è questo il carattere del
schiacciare i singoli, uomini o donne che siano, è potere, che non conosce ragioni soggettive, che non
appunto il nocciolo centrale, il cuore di “La storia di si adatta agli individui e alle loro esigenze interiori.
Qiu Ju”. Il cinema di Zhang Yimou non denuncia in Wang è arrestato e la donna in rivolta è costretta a
modo diretto ma lo fa semmai in maniera indiretta, guardare negli occhi il gelido mostro ed il coraggio e
allusiva. “La storia di Qiu Ju” è realistica come può l'ottimismo si scoprono sconfitti. Come in quello di
esserlo una favola. Della favola ha infatti le ripeti- Song Lian, nel primo piano di Qiu Ju ora c'è consa-
zioni e la morale. Tutta la vicenda non è che la ripe- pevole spavento. La storia di Qiu Ju segna in appa-
tizione della discesa di Qiu Ju dal suo villaggio di renza una forte rottura con l'opera precedente di
montagna verso la pianura che serve anche a mostra- Zhang Yimou. Mentre “Sorgo rosso” e “Lanterne
re il profondo cambiamento della Cina di questi an- rosse” privilegiavano immagini raffinatissime e una
ni. Il passaggio è dalla semplicità immediata di un cura quasi maniacale delle scenografie, questa volta
mondo rurale fatto di individui verso la complessità prevale il massimo di realismo, con molti attori non
mediata di un mondo post moderno. Ogni volta, professionisti ed una “sorta” di cinema sporco. Ma, a
quella discesa si fa più complessa, più radicale. Ogni ben guardare, restano le costanti di fondo: il ruolo
volta, cresce la distanza dal punto di partenza, ossia centrale del personaggio femminile, la sua lotta soli-
dalla semplicità immediata degli individui. D’altron- taria contro l'oppressione, l'attenzione amorosa per i
de le favole procedono con un accumulo di ripetizio- dettagli, a partire dall'amatissimo colore rosso, pre-
ni e con un'attesa suggerita e indotta. Che i burocrati sente in ogni inquadratura in questo ennesimo capo-
abbiano l'anima, che tutti i burocrati di “La storia di lavoro del cinema di Zhang Yimou. Nel 1994 è la
Qiu Ju” ne abbiano una che ci sembra irrealistica, è volta di “Vivere!”, che narra venti anni di storia del-
essenziale alla trama. la Repubblica popolare cinese, dalla seconda metà
Se non ce l'avessero, se fossero come in genere sono degli anni '40 sino alla rivoluzione culturale, attra-
i burocrati, non ci sarebbe più modo per riconoscere verso le dolorose traversie di Fugui, ex ricco e ani-
la morale della favola. I singoli burocrati, a partire matore di un teatro ambulante delle ombre, e di sua
dallo stesso Wang, non sono mostri di malvagità. Al moglie Jazhen. La trama di “Vivere!” in apparenza
contrario, sono funzionari ideali messi in scena per sembra raccontare alcuni decenni di avvenimenti
mettere in risalto il carattere oggettivo del potere. storici vissuti fra mura domestiche, dove si piange e
Più e meglio di Song Lian, Qiu Ju è una donna in si ride, dove qualcuno muore e altri tirano avanti.
rivolta che vuole giustizia. Wang, il capo del villag- Negli anni Quaranta Fugui è un giocatore di dadi
gio di una zona contadina della Cina del Nord da cui che perde al gioco la casa del padre, che ne muore di
proviene Qui Ju, ha colpito suo marito al basso ven- crepacuore. L’inizio del film racconta la casa da gio-
tre con un calcio. Wang ha agito in un momento co animata dal teatro d’ombre che il protagonista,
d'ira, dopo che l'avversario, la cui moglie è incinta, dilettante di quest’arte, avrà in prestito dal padrone
gli ha rinfacciato di non poter più avere eredi ma- Long. Con il suo teatrino, Fugui batte l’intero paese
schi, infatti è già padre di quattro femmine e la pia- finché nel 1949 finisce prigioniero dell’esercito con-
nificazione delle nascite gli proibisce di mettere al tro rivoluzionario. In mezzo all’epica avanzata
mondo altri bambini. La sua reazione, tuttavia, è dell’esercito rosso, il nostro eroe sperduto e perdente
stata troppo violenta e ora Qiu Ju pretende le scuse. si rende conto che in guerra sopravvivere è tutto.
Ma non c’è niente da fare poiché Wang non vuole Tornato a casa, Fugui apprende che sua figlia è di-
perdere la faccia di fronte al villaggio. Accetta sì una ventata muta e intanto Long viene giudicato e fucila-
mediazione di un bonario poliziotto che propone di to come proprietario, tanto che il protagonista com-
risarcire le spese mediche, ma in quanto a scusarsi menta: “Se non mi fossi giocato la casa sarei stato
neanche a parlarne. Anzi, getta i soldi a terra, preten- fucilato io... E’ bene essere poveri”. Ottimista o ras-
dendo che la donna gli si chini davanti per racco- segnato, l’uomo accetta i miti del nuovo regime,
glierli. La giovane sposa non è tuttavia tipo da arre- speranzoso che con Mao: “si mangeranno ravioli
starsi di fronte alle difficoltà. Accompagnata dalla tutti i giorni”. In questi venti anni la famiglia subisce
cognata, affronta duri viaggi invernali sotto la piog- lutti e avversità. Ad un certo punto arriva perfino
gia e la neve per incontrare funzionari di volta in l’ordine di bruciare il teatro d’ombre, poiché ciò che
volta più importanti dell'amministrazione giudizia- è vecchio è antirivoluzionario. Un operaio zoppo,
ria. Lei, contadina, si avventura nella grande città: attivista delle Guardie Rosse, accetta di sposare la
inesperta, sembrerebbe avere la peggio se qualcuno, figlia muta ed il matrimonio si svolge in divisa, agi-
per sua fortuna, non finisse sempre per prenderne a tando il libretto di Mao. Però poi la giovane muore
cuore il caso. Ma una notte, mentre il marito è lonta- di parto perché nell’ospedale i medici bravi sono
no, arrivano le doglie ed è proprio Wang il solo che stati cacciati dalle giovani infermiere contestatrici e
la può aiutare. Dunque Qui Ju non vuole il denaro di non serve ripescarne uno, all’ultimo momento, reso
Wang ma vuole le sue scuse. Con coraggioso ottimi- quasi folle dalle privazioni e dalla fame. La trama ed
smo, con chiara determinazione, cerca il riconosci- il racconto di “Vivere!” sono quasi stoici: chi è riu-
mento della sua dignità, la proclamazione della sua scito a salvarsi dalle imboscate della storia, forse ce
ragione. E li vuole proprio dalla struttura del potere. la farà di nuovo. Gong Li ancora una volta incarnan-
La favola potrebbe avere un lieto fine, ma in effetti do una madre dolorosa ci conduce attraverso le emo-
non va a finire proprio così. Wang le salva la vita, e zioni di un film che alterna scene di massa con mo-

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menti di intenso intimismo. E questo mi pare sia il blu, telefonini e cercapersone, casino e frastuono,
messaggio che un grande cineasta quale è Zhang fretta e nervosismo, gente sempre attaccata alla bot-
Yimou mandi dall’interno di una società vulnerata e tiglia d'acqua minerale come negli stati occidentali,
ancora incerta sulla via da intraprendere verso un gangster in grosse macchine, computer e software, il
avvenire migliore. Zhang Yimou si mantiene lontano protagonista tutto in jeans con testa rasata e collana
da sofisticazioni stilistiche, divagazioni allegoriche, d'oro, ragazze eleganti pazze per lo shopping, gratta-
preoccupato soltanto di ricreare l'estenuante lotta per cieli, risse continue, luci fluorescenti e tutto ciò a
la sopravvivenza di Fugui e della sua famiglia in un dispetto del titolo che tradotto vorrebbe significare:
Paese sottoposto alle prove più difficili. Il tutto con stiamo calmi! Secondo me il film mostra come si
umana pietà, tenerezza per i suoi personaggi, com- vive oggi a Pechino, fra tradizioni e post modernità,
mozione e partecipazione emotiva, non disgiunta da fra fame di soldi e ricerca di valori. Nel ritrarre Pe-
un’ironia di fondo. Come quando marito e moglie, chino, Zhang Yimou, sembra sussurrare alle orec-
travolti dalla Rivoluzione culturale, si guardano dol- chie dello spettatore: stiamo calmi, dialoghiamo an-
cemente negli occhi per poi sussurrarsi: “ora siamo ziché aggredirci! Inoltre questo film narra anche dei
massa popolare!”. Dunque un film “semplice”, dislivelli sociali che nascono da una non equa ammi-
“storico” e “popolare”, nel nistrazione delle leggi dato
senso più elevato di questi che poi i protagonisti vogliono
termini, che alterna scene epi- farsi giustizia da soli con me-
che di battaglia ad altre più todi arcaici come ad esempio
intime. Il motivo conduttore mediante il taglio della mano!
del teatrino delle ombre serve Per descrivere tutta questa
ad alleggerire la dolorosa vi- ingiustizia Zhang Yimou usa i
cenda, ma è ammirevole an- toni della commedia con tinte
che la misura con cui Zhang che vanno dal comico al grot-
Yimou riesce a tenere in equi- tesco. Film girato sempre con
librio il privato e il pubblico, a la macchina a mano, il cui
collegare le vicende di Fugui e movimento sussultorio contri-
della sua famiglia con i dram- buisce a dare a “Keep Cool” e
matici avvenimenti storici, a alla Pechino descritta un ritmo
suggerire la dimensione del- inquieto, frammentato, affan-
l'assurdo del “Grande Passo in nato il tutto ulteriormente ac-
Avanti” e della “Rivoluzione centuato da una colonna sono-
Culturale” senza forzare le ra sospesa fra pop cinese e
tinte. Per ripercorrere questo canzoni melodiche fino al vec-
lungo affresco, il cineasta ci- chio inno delle Guardie Rosse.
nese si serve di uno stile al- Lo sconcerto, l'ironia e forse
quanto eterogeneo, mettendo la malinconia per il Paese mal
in campo insegnamenti e sug- cambiato si esprimono attra-
gestioni provenienti da tutta la verso una storia buffa: un ne-
storia del cinema: il melo- goziante di libri deciso a ri-
dramma, il comico, il cinema conquistare l'amore d'una ra-
epico con le sequenze di largo gazza bella, elegante e sexy
respiro delle battaglie s'intrec- che gli ha preferito un losco
ciano a scene di sottile ironia. proprietario di locali notturni.
Anche una certa riflessione Il protagonista principale nel
sul teatro delle ombre in quan- momento in cui viene malme-
to metafora del cinema, sul suo mutare funzione a nato, fatto picchiare dal proprietario di locali nottur-
ogni nuovo padrone, fino alla sua distruzione totale ni vuole vendicarsi, mentre un ricercatore che nella
in una civiltà della comunicazione e massificazione rissa ha avuto distrutto l'amato computer vuol vendi-
globale, entra a far parte del gioco. Insomma un’al- carsi di lui e d'un cuoco aggressore. Dunque “Keep
tra grande riflessione sul rapporto individuo-potere, cool” descrive il cambiamento della Cina che abban-
ed in forma più generale sul rapporto fra individuo e donati i vecchi valori sta inseguendo quelli occiden-
storia! Invece “Keep cool” del 1997 è la storia di un tali, quasi senza fare i conti con un passato la cui
irruente e balbettante venditore di libri e l'anziano, memoria s’attenua e con un presente nel quale si
mite ricercatore che cerca di dissuaderlo dal vendi- mescolano alla rinfusa biciclette e telefonini, com-
carsi col sangue del nuovo ricco che l'ha fatto mal- puter e karaoke. Non a caso, in una piccola parte del
menare per ragioni di donne. Si tratta di una comme- film appare lo stesso Zhang Yimou che tirando un
dia critica, razionale, lucida la cui trama serve per carretto stracolmo di ciarpame e vecchie cose, attra-
descrivere in maniera ironica e sarcastica come Pe- versa lo schermo ossia, un enorme spiazzo vuoto
chino possa apparire più caotica e consumistica di sovrastato da gelidi grattacieli, quasi fosse l’ironico
Hong Kong, abitata da gente stressata, affamata di robivecchi d’una storia e d’una cultura millenarie.
soldi, con dislivelli sociali accentuati come nell'Oc- La poetica di questo immenso cineasta non è soltan-
cidente capitalista e con una preoccupante deriva to specchio di una visione sociologica: è creatore
verso la perdita di una identità culturale. Discoteche d’un suo proprio mondo. In “Keep Cool” fin dalle

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prime inquadrature, la macchina da presa sempre vertà, i gessetti per la lavagna sono un bene prezio-
tenuta in mano ha il ruolo di un grande occhio curio- so. Là, il prezzo d'una Coca Cola è misurato in mat-
so. E tutto questo finisce per darci l’impressione che toni: quante centinaia, quante migliaia occorre tra-
siamo proprio noi a reggerla, questa macchina da sportarne, per riceverne un compenso sufficiente a
presa in movimento continuo, che siamo proprio noi comprarsi una di quelle lattine rosse che vengono da
a osservare il mondo attraverso questo grande occhio lontano? In città invece, fra centinaia di auto e mi-
curioso. La continua mescolanza fra primi piani e gliaia di biciclette, in una concitazione che ricorda
improvvisi piani totali crea una “sorta” di disorienta- quella di “Keep Cool”, sembra che trionfi, se non
mento rafforzato da immagini di particolari ingran- l’opulenza dell'Occidente, almeno una sua imitazio-
diti fino a non essere più riconoscibili, sgranati a tal ne o forse il desiderio d'una sua imitazione. C’è an-
punto e montati con un tale ritmo da trasformarsi in che questo, in “Non uno di meno” ossia questa de-
puro colore e in movimento astratto come nella scrizione, talvolta rammaricata, d'una società che si
splendida sequenza in cui il protagonista viene assa- trasforma velocemente, radicalmente. In pochi de-
lito e brutalmente picchiato. C’è qui anche una feli- cenni, una storia e una cultura millenarie hanno dap-
cità creativa dell’occhio oltre che alla questione prima conosciuto e poi sempre più percorso la post
sempre posta dal cinema di questo immenso cineasta modernità. Terribili miserie sono state vinte. Tutta-
sul rapporto tra libertà e potere, tra individuo e siste- via, altre e nuove miserie minacciano di prendere il
ma. Infatti Zhang Yimou è testimone della realtà in posto delle antiche. Tra esse c’è l'ineguale distribu-
mutamento del suo Paese e per estensione di tutto il zione delle risorse.
mondo e lo fa creando e ricreando mondi e storie in E poi ci sono il lavoro minorile e l'abbandono diffu-
grado di superare confini geografici e culturali e so- so della scuola. Dunque la poetica di questo cineasta
prattutto ammaliando lo sguardo di noi spettatori! continua ad avvicinarsi a queste tematiche pur es-
Nel 1999 è la volta di “Non uno di meno”. In un sendo espresse in veri e propri capolavori. Lo sguar-
lontano villaggio della campagna cinese, dove le do di Zhang Yimou è capace di vedere e mostrare il
strutture sono modeste e il livello di vita è molto vuoto apparente della campagna cinese, trasfiguran-
povero, il maestro Gao deve assentarsi per un mese dolo in un pieno d'umanità, di descrivere i rapporti
per andare ad assistere la madre gravemente malata. tra gli adulti e i ragazzini, i sentimenti e i desideri, i
Per sostituirlo il sindaco sceglie Wei, una ragazzina discorsi e i volti in modo immediato e complesso al
tredicenne senza alcuna esperienza d'insegnamento. contempo. Per cui alla fine anche i nostri occhi par-
Prima di partire, Gao raccomanda a Wei di fare in tecipano a questa vicenda, narrata in questi ambienti
modo che nessun allievo si ritiri dalla scuola durante rurali dai colori bellissimi, della giovanissima inse-
la sua assenza. Con la promessa di un compenso di gnante Wei e la sua caparbietà ingenua ed il suo co-
cui ha molto bisogno, Wei si appresta ad affrontare raggio. Insomma un altro grande ritratto di donne in
un compito che però si rivela molto difficile: i bam- rivolta del cinema di Zhang Yimou. Come alla pro-
bini sono irrequieti e spesso preoccupati per le molte tagonista di “La storia di Qiu Ju” a cui tocca affron-
difficoltà che vivono in famiglia. Quasi inevitabil- tare la burocrazia della città. E’ in città, appunto, che
mente dunque una mattina il piccolo Huike i cui ge- la caparbietà della ragazzina si libera della sua ca-
nitori sono fortemente indebitati, lascia la classe, sualità, e cresce fino a diventare coraggio consape-
scappa dal villaggio e va in città a cercare un lavoro. vole. Non sono più i 60 yuan promessi dal maestro
Wei non ha esitazione e decide di andare alla sua Gao che la spingono a cercare Huike. La muove un
ricerca. Nel panorama urbano confuso e disordinato, sentimento ben più forte: una nostalgia di colori
Wei affronta situazioni del tutto sconosciute. Alla chiari e netti, di colline e campi assolati, di rapporti
fine una rete televisiva viene a conoscenza della sua immediati, una povertà senza miserie, anche se poi
storia e ne fa oggetto di un servizio specifico. Huike alla fine pare che la generosità virtuale trionfi: la
allora ricompare. Quando tornano al villaggio, la televisione ritrova Huike e porta a Shuiquan una
troupe li segue e insieme porta una serie di oggetti promessa è un desiderio d'opulenza. Ma il film ha
raccolti grazie alle donazioni e per la scuola si apro- anche un primo finale, ben più addolorato: con il
no nuove prospettive. Intanto i bambini scrivono volto bagnato di pianto, e poi dopo qualche attimo di
sulla lavagna con tanti gessetti colorati. Intimidita, silenzio con coraggio, la maestria Wei guarda in
ma salda nel suo piccolo coraggio la piccola mae- macchina e sta per parlare. Proprio allora, rovescian-
stria Wei fronteggia la sguardo della televisione. Il do la prospettiva del cinema, Zhang Yimou inquadra
suo volto si riga di pianto. Poi, in controcampo e in l'obbiettivo della telecamera: interlocutore muto,
primo piano, Zhang Yimou inquadra l'obbiettivo occhio mostruoso. Ed è come se all'ingenuità felice
della telecamera. A quest’occhio mostruoso la ragaz- della maestrina Wei ora toccasse d'esserne divorata.
zina ora chiede aiuto. A questo interlocutore muto, Amara riflessione sul rapporto tra essere umano e
che la scruta minaccioso, la supplente del maestro mezzi di comunicazione di massa, tra individuo e
Gao affida la disperata speranza di ritrovare Huike. potere!
Potrebbe finire qui, “Non uno di meno”.
“La strada verso casa” datato 1999 è il film che più
Il cammino della tredicenne Wei si è compiuto. Dal- ho amato e che più mi è rimasto impresso fra tutti i
la povertà d'una scuola sperduta in un angolo della film di Zhang Yimou che ho visto ed è quello che
Cina contadina, la maestrina Wei ha ripercorso in forse ha meno a che vedere col discorso che sto por-
pochi giorni la storia recente del suo paese. In città, tando avanti in questo articolo. Stranezza e potenza
del villaggio di Shuiquan e della sua scuola elemen- del ricordo, io adoro questo film! La trama di questa
tare non c’è neppure il ricordo. Là, in un'antica po-
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meravigliosa opera d’arte si dipana intorno alle vi- sua postuma ricostruzione e re-invenzione è un pic-
cende di Luo che ritorna al villaggio natale nel nord colo, grande gesto della madre che si aggiunge alla
della Cina, per l'improvvisa morte del padre avvenu- sua decisione di riportare a casa il padre morto se-
ta durante la sua permanenza in città. Lo zio e il ca- condo l’antico rituale ormai abbandonato: a piedi,
po del villaggio lo informano delle ultime volontà reggendolo a spalla, gli amici di tutta una vita gli
del padre e dei funerali che dovranno essere celebra- mostreranno la via che, dalla città dove è morto, lo
ti, secondo la madre, osservando le antiche tradizioni ricondurrà al villaggio e a casa. Gli parleranno, du-
rituali: la madre desidera che il marito venga portato rante il cammino, rivolgendosi a lui e chiamandolo
“a braccio" sulla strada verso casa e che un drappo per nome, come se ancora fosse lì tra loro, insieme
tessuto di sua mano ne avvolga le spoglia. A Luo con loro. Ma prima ancora, nell’attesa di quel ritor-
tutto questo sembra, all’inizio irragionevole, ma la no, lei tesserà un drappo da posare sulla bara. Ora,
memoria dell'amore straordinario che unì indissolu- appunto, Zao è al telaio, un vecchio arnese di legno
bilmente la madre e il padre lo convincerà a onorarla che ha conservato per quarant’anni e che un artigia-
come si onora un testamento. E così se il presente si no rimette in sesto. Sulle immagini di lei che tesse,
scolora in un bianco e nero raffreddato dalla neve, il che intreccia veloce e attenta fili antichi, altre imma-
passato si dipinge dei colori dell'amore. E nella lun- gini riemergono, come per una profonda analogia
ga "strada verso casa" la storia individuale dei geni- emotiva. Qui, dunque, il film passa dal bianco e nero
tori che sono entrambe due maestri diventa la Storia al colore, prima sullo splendore cromatico di un’e-
di un popolo che può pensare il futuro solo celebran- state lontana, poi sul rosso acceso d’un altro drappo
do il passato. Allora il regista reintegra ciò che la che, diciottenne, Zao tesse per la nuova scuola del
Rivoluzione culturale marito. È profonda-
aveva rimosso: la tra- mente femminile, il
dizione e l'individuali- suo gesto al telaio.
tà. Luo ricorda e dal Così come per il suo
bianco e nero nasce il panno, con la stessa
colore. Quasi come al cura Zao tesse il suo
padre, anche a lui la amore. Femminile,
madre mostra il cam- ancora, è la premura
mino che lo riporterà con cui prepara il cibo
indietro, al tempo del- per il marito, portan-
l’infanzia e della pri- dolo poi dove lui, con
ma giovinezza. Di lei, gli altri uomini, è in-
infatti, sono i ricordi tento a costruire la
che ora lui stesso ri- scuola. Anche qui,
corda e che anzi rico- ben più che un ruolo
struisce e re-inventa e di subordinazione, si
che sullo schermo intuisce un antico luo-
s’accendono di luci e go dell’immaginario,
colori. Per quanto l’io una potenza simbolica
narrante esplicito di “La strada verso casa” sia Luo, che scavalca il tempo. E lo stesso accade per la tena-
la prospettiva dalla quale Zhang Yimou ne vede e ne cia con la quale attende il ritorno del suo innamorato
mostra immagini, idee ed emozioni è piuttosto una e per la scelta coraggiosa che la porterebbe da lui,
prospettiva femminile come ad esempio attraverso nella città lontana, se l’inverno poi non la vincesse.
l’immagine della madre di Luo, appunto Zao, corag- Ritorna in mente la Cina occidentalizzata di “Keep
giosa come tutte le donne descritte da Zhang Yimou Cool” e sembra quasi che Zhang Yimou, proprio
che silenziosamente ed eroicamente capovolge una come Luo, stia ricreando, re-inventando una madre
condizione antica d’inferiorità sociale. Lo fa con una dimenticata. Ossia una cultura antica, un tempo del-
determinazione e insieme con una dolcezza che sono l’inizio. La memoria del passato apre al futuro: così
pari solo alla certezza solare dell’amore per suo fi- l’io narrante chiude “La strada verso casa”, tornato
glio Luo. Accanto alla determinazione e alla dolcez- al bianco e nero. “La strada verso casa” è un’elegia
za, si dipana questo film in cui il presente cerca e straziante sulla vita che ci sfugge inesorabilmente,
trova se stesso nel passato riuscendo a immaginare un canto d’amore per la giovinezza e per la primave-
una nuova apertura verso il futuro. Con emozione, ra dei sentimenti, una canzone sulla forza della pas-
con sorpresa e con calore, dal volto ormai sfiorito sione capace di superare ogni avversità e che affida
della madre il figlio vede riemergere la fanciulla che all’immortalità questo film e direi tutta l’opera cine-
fu e che di sicuro lui non ha conosciuto. O che ha matografica di questo grandioso cineasta! Dopo “La
solo intuito negli anni dell’infanzia e della prima strada verso casa” Zhang Yimou ha girato “La lo-
giovinezza, che ha forse sospettato in quel che ne canda della felicità”, “Hero”, “La foresta dei pu-
restava e che però, anno dopo anno, ha finito per gnali volanti”, “Mille miglia lontano” e “La città
dimenticare, come se fosse appartenuta a un tempo proibita”.
del tutto altro, senza continuità con il proprio. E quel E io non ho più parole!
suo tempo, in tal modo, ha finito per apparirgli come
un presente senza radici, senza inizio. Quello che lo
induce alla riscoperta della memoria o forse ad una

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Regina di fiori e di perle anziano tiene a precisare dopo aver finito la sua sto-

LA RECENSIONE
Gabriella Ghermandi ria sui “talian sollato”, quando verranno fermate su
carta, le parole dovranno essere “sistemate”, per
Donzelli Editore, 2007, 264 pp. “non recare offesa a chicchessia”, perché “parlare
di qualcuno equivale a renderlo ospite. Ospite delle
proprie parole. E da noi l’ospite è sacro” (151).
Il primo romanzo della scrittrice italo-etiope-eritrea Attraverso le azioni e i ricordi dei suoi personaggi,
Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Gabriella Ghermandi sembra voler rovesciare anche
sembra essere animato dal desiderio di esplorare e alcune percezioni stereotipate che un occidentale
ricostruire la vera Storia della penetrazione coloniale potrebbe forse avere dell’Africa tradizionale: pur
italiana nel Corno d’Africa, cogliendola da una pro- non togliendo dignità alle differenze, uomini e don-
spettiva inconsueta, attraverso gli occhi di chi è stato ne hanno pari diritti e libertà, oltre a godere di ana-
oggetto - mai passivo - di dominazione. Parallela- loghe possibilità di formazione e istruzione.
mente, il romanzo si propone di recuperare nella
pagina scritta il gusto per la narrazione orale, l’ener- La chiusa del romanzo è speculare all’inizio, trasfor-
gia della parola pronunciata, la mando così la narrazione in una
vitalità di un racconto che, nel spirale senza soluzione di conti-
suo essere depositario di valori nuità; Mahlet, che da adulta ave-
sciolti dalla contingenza e nel va dimenticato la promessa fatta
suo procedere in modo circolare, a Yacob, recupera il ricordo, le
senza distinguere tra inizio e fi- sue memorie e la storia della
ne, riesce a sconfiggere la linea- propria terra quando lascia Bolo-
rità del tempo che cancella il gna e torna in Etiopia, per pian-
ricordo, per proiettarsi in una gere la morte dell’anziano Ya-
dimensione quasi metastorica. cob. Ogni giorno, mentre si reca
da un venerabile saggio per pre-
Il romanzo si apre sull’immagine gare assieme a lui, diventa in-
della piccola e curiosa Mahlet (la consapevole depositaria del rac-
narratrice principale) e sulla pro- conto di un nuovo personaggio
messa solenne da lei fatta al ve- che le si affianca, che versa in lei
nerabile Yacob, l’anziano proge- parole come linfa di un passato
nitore che, profetizzando il ruolo da mantenere in vita. Ed ecco
di “cantora” della sua terra d’ori- che, finalmente, Mahlet ricorda
gine che era destinata a ricoprire, la promessa, ed ecco che Mahlet,
inizia a intrecciare fili di memo- finalmente, scrive, iniziando dal-
rie alla trama ancora sottile della la descrizione di sé, bambina,
vita della bimba: “allora pro- illustrando il suo rapporto privi-
metti davanti alla Madonna del- legiato col vecchio Yacob, cui
l’icona. Quando sarai grande aveva fatto la promessa solenne
scriverai la mia storia”, dichiara di raccontare.
con solennità il vecchio Yacob,
“la storia di quegli anni e la Regina di fiori e di perle è un
porterai nel paese degli italiani, invito alla comunicazione auten-
per non dare loro la possibilità tica, che si basa non solo sul sa-
di scordare” (57). Gabriella Ghermandi incastona per dare corpo con la voce ai propri pensieri, ma
nella narrazione primaria (che si snoda seguendo lo anche sul sapere ascoltare, sull’accogliere la pro-
sviluppo di Mahlet fino agli anni universitari in Ita- spettiva di un altro con il quale si finisce per svilup-
lia e al suo ritorno in Etiopia) perle preziose di rac- pare un rapporto di profonda empatia. Il romanzo ci
conto; intreccia sul capo della narratrice una ghirlan- appare come uno splendido shemmà, un mantello
da di fiori colorati di parole, raccolti e offerti in do- etiope tradizionale, che Gabriella Ghermandi ha sa-
no a Mahlet dalle persone che la giovane incontra puto tessere con pazienza e cura, partendo da tanti
sul suo cammino. Mettendosi seduto ad ascoltare fili diversi e colorati.
accanto a Mahlet, il lettore partecipa ai racconti or- Elisabetta Marino
gogliosi della resistenza etiope, gode delle descrizio-
ni appassionate dei paesaggi, osserva con ammira-
zione il coraggio delle donne-combattenti, sostenute Gabriella Ghermanti è nata ad Addis Abeba nel
dal desiderio di difendere una terra tanto amata 1965 e si è trasferita a Bologna, la città paterna, nel
quanto in pericolo, si immerge nell’intensa storia 1979. Gabriella ha vinto nel 1999 il primo premio
d’amore finita in tragedia tra una ragazza etiope e un del concorso per scrittori migranti “Eks&Tra” e, nel
soldato italiano, ed è spinto a riflettere sull’amara 2001, si è classificata terza. I suoi racconti compaio-
conclusione di quest’ultimo: “non siamo venuti a no su varie riviste letterarie e in numerose collane. Il
portare la civiltà ma a distruggerne una” (45). Lun- primo romanzo, intitolato Regina di fiori e di perle,
gi dall’indulgere nella parzialità, le parole della ha riscosso un notevole successo di pubblico e ampi
scrittrice ci appaiono sempre come portatrici di veri- consensi da parte della critica, oltre a vincere il pre-
tà, piene di rispetto pur nella denuncia. Come un mio “Popoli in cammino” nel 2007.
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Attraverso i miei occhi sandra Galdiero affonda gli occhi, il cuore ed il cer-

LA RECENSIONE
Alessandra Galdiero vello nel suo dolore portandone fuori un’analisi
scrupolosa e non asettica di una crescita imposta ma
MEF – L’autore libri Firenze affrontata con coraggio e caparbietà. L’incontro con
l’amore, avvenuto subito dopo il tragico evento, suo-
na quasi come uno scherzo beffardo, un richiamo al
L’opera prima di Alessandra Galdiero è un libro da continuo saliscendi della vita che trasforma tutto nel
leggere. Questa è la prima cosa che viene in mente suo contrario e riduce a dubbi fugaci delle incrolla-
quando si arriva all’ultima pagina. Attraverso i miei bili certezze.
occhi si articola, quasi involontariamente, in due fasi
che sono l’una l’opposto dell’altro, ma anche la na- Una menzione particolare merita l’azzeccata e diffi-
turale prosecuzione degli eventi. Il romanzo racconta cile scelta di iniziare a narrare la seconda parte della
della vita di una giovane ragazza che troppo presto storia dalla fine, facendo il percorso nel senso inver-
ha dovuto affrontare il grande dolore derivante dalla so di come è accaduto. Una scelta che conferisce
perdita della madre. Tutto perde senso, ancora più enfasi a determinati momen-
le certezze crollano in un istante e l’ab- ti, che permette di soppesare frasi, affer-
bandono è la naturale conseguenza. Non mazioni e stati d’animo. E’ evidente la
c’è logica né spiegazione ad un evento cura con cui l’autrice sceglie le parole
così tragico e la protagonista si trova a più adatte a tradurre in scrittura la mate-
lottare con domande urlate in silenzio ria di cui sono fatte le emozione, che è
per le quali non esiste risposta. In segui- per sua stessa natura intraducibile. E
to a questo episodio la protagonista risa- pure la scrittrice riesce a far esprimere
le dall’abisso grazie ad un amore, totale senza apparente sforzo, la voce del sen-
e viscerale come solo nell’adolescenza timento, della coscienza, della ragazza
questo sentimento sa essere. La seconda intrappolata in una dimensione che non
parte si divincola in questa storia intri- ha sostanza, ma solo echi e ricordi con-
cata, coinvolgente ma straziante, che fusi.
restituisce alla protagonista la voglia di Attraverso i miei occhi prende, scrolla
riconoscere il bello, di imparare il caldo di dosso i falsi bisogni, fa riscoprire le
e il freddo delle emozioni, di compren- necessità sentimentali di cui si ha biso-
dere che la vita va vissuta in tutte le sue gno e rende partecipi di un’analisi ap-
fasi, rialzandosi dalle cadute e godendo profondita di sé, offrendo spunti molto
dei momenti di felicità. L’amore vissuto interessanti per guardarsi dentro e fare i
a distanza amplifica le sensazioni, com- conti con sé stessi.
plica le situazioni, ma riesce anche a dare una poten-
za viscerale agli eventi, facendoli vivere con una E’ un diario pensato ad alta voce, una ricerca quasi
intensità senza paragoni. Ed è tra questi sentimenti ossessiva di qualcosa che pare nascondersi, celarsi
contrastanti, tra questi picchi di emozioni indefinite dietro intriganti arabeschi del destino, senza svelarsi
e senza controllo che il libro si snoda in modo fles- mai troppo, ma garantendo la propria esistenza. Af-
suoso attraverso attimi di vita, ragionamenti a voce fronta tematiche forti come l’amore e il dolore, ma si
alta, richieste di aiuto non espresse e domande trop- scioglie in sfumature morbide che abbracciano e
po grandi per poter essere assecondate. avvolgono per colpire al cuore quando ci si abban-
dona. Un esordio deciso, forse difficile da scrivere
Il primo lavoro letterario della scrittrice lascia ben per la forte componente autobiografica, che svela
sperare per il futuro. L’esordio è assolutamente posi- un’autrice delicata, da romanzo ottocentesco, che
tivo, ben costruito, la linearità della scrittura si con- affronta tematiche umane in una società veloce e
trappone al precipitarsi degli eventi. meccanicizzata, dove diventa facile distrarsi da sè
Il racconto è scorrevole, appassionato e mai banale, stessi. Un libro da leggere, metabolizzare e, perché
trascina per mano il lettore nelle emozioni, spesso no, consigliare a chi ha voglia di scoprire e riscoprir-
fortissime, senza lasciare il tempo di respirare. La si, attraverso un processo non scientifico ma alta-
scrittura è fluida, ferisce e lenisce con maestria e mente umano e sentimentale verso la profondità del-
attenzione, emoziona, toccando con decisa delicatez- le emozioni.
za le corde più nascoste. L’autrice riesce nella non Edoardo Stivensoni
facile impresa di trascinare il lettore in un vortice
avvolgente che si lascia malvolentieri. In alcuni pas- Alessandra Galdiero nasce a Napoli nel 1980, si
saggi è facile riconoscere i propri dubbi, le proprie laurea in Scienze Politiche presso l’Orientale con
paure derivanti dalla mancanza di certezze, dalla una tesi in Filosofia su Hannah Arendt e le sue ri-
continua necessità di prendere scelte in momenti in flessioni sulla “banalità del male” e l’annullamento
cui si vorrebbe solo fermarsi un attimo per poter dell’identità umana nei campi di concentramento. Il
prendere aria, per raccontarsi una favola a cui crede- talento narrativo dell’autrice si fa vivo già in teneris-
re senza pensarci troppo. Certe pagine contengono sima età e raggiunge in questo racconto maturità e
parole pungenti, uno sfogo contro una logica inesi- concretezza. La forza della sua scrittura vibrante e
stente, una sorta di “j’accuse” nei confronti di un sinuosa, capace di coinvolgere ed emozionare, tra-
mondo e di una vita che non protegge, ma mette a scina il lettore in un vortice di passioni che lascia un
nudo le debolezze di chi cerca di conoscersi. Ales- segno delicato ma incisivo.
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“Caffè freddo” elementi fondamentali (amari o gioiosi) della vita

LA RECENSIONE
di umana, per alcuni scontati (“Al trillo della sveglia”).
Giuseppe Agliastro Lo spontaneismo verseggiante di Agliastro viene
espresso chiaramente in una lirica in particolare, che
ci riserviamo di citare in coda:
Leggendo le poesie di Giuseppe Agliastro contenute “Rimpianto” (pag.37). Qui l’Autore chiede scusa ad
nella raccolta “Caffè freddo” (ed. Il Filo), si nota un’ideale interlocutrice per essere stato incapace di
subito e senza grandi ripensamenti che si tratta di amare (-la) con moderazione, come se fosse possibi-
una poesia acerba e giovanile, legata al bisogno di le verseggiare e amare seguendo delle regole precise
un classico sfogo diaristico tipico di certe età; una capaci solo di alterare la naturalezza del gesto poeti-
poesia intimistica che spesso sfocia in una sorta di co o amoroso. L’Autore si scusa, è vero, e rimpiange
prosa poetica trasudante quotidianità. Le tematiche i momenti in cui avrebbe dovuto usare ben altri at-
proposte, anche se non originalissime, non sono mai teggiamenti dettati da una moda comportamentale
banali e donano al Lettore infinite possibilità di ri- artefatta, ma in realtà non fa nient’altro che rivendi-
flessioni interiori e sociali, quindi esteriori. L’Autore care la propria appartenenza a quella fetta di genere
non sembrerebbe tanto interessato umano ancora maledettamente (e
all’ottenimento, per mezzo dei pro- fortunatamente) affetta dalla Pas-
pri versi, di un effetto estetico mu- sione:
sicalmente piacevole, quanto piut-
tosto all’impellente necessità di
trasmettere il proprio vissuto trami- …non tradire proprio nessuna
te una serie di intime voci che sem- emozione
brano seguire le regole di un mostrare falsa escogitata indiffe-
“verso libertino” più che libero; il renza…
linguaggio usato (e i termini che lo
compongono) è decisamente non
aulico ma confidenziale e dialo- L’Autore rifiuta palesemente quelle
gante. La poetica dell’Autore con- posture studiate da psicoesperti di
tiene gli elementi di una lotta anco- riviste patinate e talk show, e ancor
ra in atto tra la liricità di alcuni di più rifiuta la tecnica disumana
versi e la praticità comunicativa dell’indifferenza applicata all’“arte
immediata offerta da altri. Nessun della seduzione”:
aspetto viene trascurato da Giusep-
pe Agliastro: le emozioni intime
derivanti dalle naturali dinamiche …dovevo librarmi anch’io in volo
affettive si ritrovano sullo stesso indifferente
piano di quelle suscitate da eventi non farti capire ch’eri tanto impor-
socio-politici, come a voler ribadi- tante…
re la piena appartenenza del poeta
al mondo.
Si passa così dalla tristezza metropolitana vergata da Ma come si può amare in modo “indifferente” se
elementi naturali (“Licantropo”) alla giusta polemica l’Amore è fuoco, terremoto, dolce stravolgimento?
geopolitica e anti-interventista derivante dai fatti di Come si può verseggiare solo ed esclusivamente in
Nassirya (“XII novembre”); dall’utopia della ricerca maniera ordinata e accademica se la Poesia è il risul-
della felicità (“Felicità”) all’ironia con cui, a volte, tato di una suggestione momentanea ed effimera che
può essere gestita una faccenda triste come la guerra ha bisogno di essere fissata sul foglio prima che
(“Uranio impoverito”); dall’irriverenza agnostica e scompaia per sempre?
canzonatoria (“Padre Nostro”) al ricordo di un fami-
liare (“La nonna”); dalla falsità di certi rapporti …Scusami,
umani (“Bifronte”) all’invettiva par condicio che
non risparmia nessuno (“Odio”); dall’immancabile sono incapace di amare con moderazione
amore in tutte le sue forme e gradazioni sarebbe troppo forte la contraddizione. (m.n.)
(“L’invisibile filo”, “Saponetta”, “Soliloquio con
Giulia”, “Le cose che sei”…) a una doverosa ricerca
della funzione della poesia nella vita dell’uomo (“A Giuseppe Agliastro è nato a Erice (TP) il 12 mag-
cosa servono i versi”), anche se l’Autore afferma gio del 1983. Dopo la laurea in Economia e
altrove, come a voler ribadire la natura semplice e Management per l’Arte, la Cultura e la Comunica-
stilisticamente disimpegnata dei propri versi: zione presso l’università “Luigi Bocconi di Milano”
“Giulia, io non sono un Poeta” (pag.34). si è perfezionato negli USA e in Spagna e ha svolto
un tirocinio MAE-CRUI presso l’Ufficio Politico
“Caffè freddo” è un monologo poetico non affetto da dell’Ambasciata d’Italia a Mosca. Attualmente è
quella ricerca ossessiva di uno stilema fasullo ed allievo del master in giornalismo dell'università Cat-
elitario come spesso accade in chi trasmette il vuoto, tolica di Milano. Le poesie della raccolta Caffè fred-
ma punta direttamente alla registrazione di quegli do sono state scritte tra il 1999 e il 2007.
80
Il sibilo dei sommersi l’elemosina, il gesto grafico di un “writer”, il sem-

LA RECENSIONE
di plice osservare la folla; e scendendo in un ambito
meno pubblico: il divano che diventa testimone di
Maurizio Piccirillo un fallimento esistenziale e affettivo; il momento del
suicidio (la poesia intitolata “Premi pure il grilletto”
possiede alcune interessanti analogie con il brano
Con “Il sibilo dei sommersi” (Ed. Il Filo), Maurizio “Breve invito a rinviare il suicidio” di Franco Battia-
Piccirillo regala ai propri lettori un chiaro esempio to, presente nell’album “L’ombrello e la macchina
di poetica visionaria ed evocativa costituita da im- da cucire”); la libertà racchiusa nell’oggetto
magini forti e, a volte, dolorose ma mai eccessiva- “bicicletta” che nasconde, in realtà, un richiamo
mente ed inutilmente eclatanti. Il poeta non vuole agrodolce alla solitudine (“Io/ ho una bicicletta ros-
stupire; si affida a certe vincenti associazioni tra ter- sa,/ l’adoro,/ ma ci vado da solo.”); la consapevo-
mini apparentemente improbabili ma capaci, in real- lezza tragica di un’assenza (“E’ dura,/ fare colazio-
tà, di creare emozioni grazie a quella alchemica e ne senza le tue gambe,…”). E poi la presenza co-
salvifica drammaticità che solo la parola ricercata e stante ma discreta dell’alcol e dell’amore comprato
cesellata può donare: “…colonne di fumi d’ossa…”; per strada come a voler ribadire ulteriormente che la
“…un letto di fiori recisi…”; “…imprigionato nel- poesia deve innanzitutto preoccuparsi di esaltare gli
l’umidità…”; “…il graffio del conflitto…”; aspetti definiti decadenti e, per questo motivo, veri
“…togliere le squame che la guerra mi ha appicci- dell’essere umano e non quelli pubblicamente vir-
cato…”; “…respirare…il legno…”; “…scorgere la tuosi e di conseguenza artefatti e falsi. Piccirillo si
danza dei chiodi…”; “…rugginosa domenica d’au- affida alla devastante ma necessaria ispirazione del
tunno…” “momento”: uno sguardo, un odore, un colore, un
Può esserci speranza per l’amore e la tenerezza in gesto, un’istantanea colta per caso… Tutto può di-
uno scenario esistenzialista solitario e disperato? ventare poesia nella brevità di uno scatto fotografico
Leggendo le poesie di Piccirillo sembrerebbe di sì: che “impressiona” la pellicola poetica di un animo
non vi è una sola lirica, in questa raccolta, caratteriz- sensibile e attento. Il poeta tenta invano, in alcuni
zata da una totale assenza di speranza. Anche dagli momenti, di liberarsi di questa dannazione scritta
scenari più tristi sembra emergere un grido amaro (“Quanti libri ho nella stanza./ Vorrei bruciarli tut-
che riconduce i protagonisti e i lettori verso una risa- ti,/ ma poi/ preferisco spezzarmi qualche costola.”),
lita speranzosa. Per niente affetto dalla “sindrome si pone legittime domande sulla funzione di questa
della poesia lunga”, il nostro poeta si diletta nella dannazione (“A cosa serve,/ a cosa serve la poe-
stesura, in rapide zaffate, di versi pittorici capaci di sia?”), arriva addirittura a rinnegare la propria esi-
descrivere scenari surreali (grazie all’alchimia a cui stenza sapendo di mentire a sé stesso (“Non vorrei
accennavamo) ma sentimentalmente reali e vicini ad mai essere un poeta,/ dico davvero…”), per accor-
ognuno di noi. Piccirillo compie, inoltre, esercizi di gersi che si tratta di una vana ribellione e che la tera-
autoconsapevolezza quando chiede a sé stesso e agli pia a questa malattia poetica può e deve essere solo
altri: “Ma chi è il vero prigioniero?”; esplora le for- di tipo omeopatico: guarire il bruciore interiore cau-
me ibride, ma non meno intense, della passione sato dalla poesia, poetando…
quando esclama: “Che razza d’amore!”; s’imbatte “…Ma il fatto,
nei resoconti fallimentari di chi non ha saputo, potu-
to o voluto raccogliere i frutti del cuore e nel corso il fatto è che non si può
della propria esistenza ha soltanto “…baciato le orti- sotterrare un’anima inquieta…”
che”. La poesia di Piccirillo è ricca di espressioni
uniche e sconvolgenti nella loro potenzialità visiona- (m.n.)
ria: solo chi non teme la sperimentazione e osa,
Maurizio Piccirillo è nato nel 1968 a Massa di
unendo termini apparentemente inconciliabili, può
Somma (NA), ma vive e lavora in Toscana da molti
offrire inquadrature poetiche di sicuro effetto, ibrida-
anni. Poeta, scrittore e musicista, partecipa a concor-
zioni istantanee che possono esistere solo sulla carta,
si letterari, reading di poesia radiofonica, perfor-
nel mondo fittizio del poetare, ma che si riferiscono
mance artistici di strada, corsi di scrittura creativa e
a eventi materiali e umani ben individuabili. L’ani-
frequenta circoli culturali. Varie sue opere sono sta-
ma dell’autore è un’anima terrestre che ha visto e
te pubblicate da riviste specializzate, siti Web ed
vede le cose del mondo così come appaiono, e non
antologie di premi. Ha pubblicato le raccolte di poe-
ha nessuna intenzione di immedesimarsi in un verso
sie “Dietro le Nuvole” 1998 (Ed. Il Gabbiano), “Le
trascendentale e fasullo: “Piove/ e mi si bagna l’ani-
Lacrime degli Angeli” 2001 (Ed. I Miei Colori), “Il
ma”. Un’anima che non ha paura di sperimentare gli
Sentiero” 2002 (Ed. Il Foglio), “L’Albero di sale”
elementi della vita, perché è solo dal contatto dell’a-
2004 (Proposte Editoriali), “Il Sibilo dei sommersi”
nima con la vita vera che nasce il verso sobrio e ca-
2005 (Ed. Il Filo), “L’Ultimo chiuda la porta” 2006
pace di testimoniare il dolore pubblico e privato, il
(Ed. Il Foglio) e “Poesie scelte 1998-2004” 2006
bisogno di una libertà che spesso siamo incapaci di
(Ed. Il Quadrifoglio). Inoltre, le opere di narrativa
raccogliere pur essendo liberi fisicamente (“Da un
“Binari di solitudine” 2002 (Prospektiva Editrice),
ramo/ penzola qualcosa./ E’ il mio sogno di uomo
“Sussurri & Sospiri” 2003 (Ediclub), “Angeli, Bar-
libero”). Una poesia che registra eventi, a volte, non
boni & Cavalieri” 2004 (Ed. Il Foglio),
storicamente rilevanti ma presenti nella nostra quoti-
“Benzennerdezoster” 2005 (Ed. il Foglio), “Battiti
dianità indifferente e veloce: un ragazzo che chiede
Anomali” 2007 (Editrice Zona).
81
Mi chiamo Luciano Pinardi e i peraltro. Insomma: ho sempre preferito gestirmi gli

di Gianluca Grossi
prossimi sono 35. 35 non sono po- innamoramenti lontano da casa. Senza rendere par-
chi, ma non sono nemmeno qui- tecipi i miei delle mie faccende sentimentali. Chia-
NARRATIVA squilie. E comunque una volta miamolo pudore, chiamiamola riservatezza, chia-
c’era meno casino. L’aria era me- miamolo… Il punto è che io sto bene così. Le cose
no inquinata. I centri commerciali non esistevano. mi vanno bene così. Io sono sereno così. Perché gli
C’era molto più verde. E poi c’era il glam metal. altri, il popolo, il mondo, mi devono rompere le sca-
C’erano band con i capelloni. C’erano gli Skid Row, tole dalla mattina alla sera? Perché non devono ri-
porca miseria. Era tutto un altro vivere. Adesso in- spettare la mia originalità? La mia individualità?

“Luciano’s Paranoia”
vece non ho che mia madre che mi tramortisce le Vivo ancora con i miei solo perché non ho un lavoro
meningi dalla mattina alla sera e mio padre che le dà fisso. Solo perché oggi lavoro in un mollificio e do-
spago. Lavorano in tandem. Entrambi con l’osteopo- mani chissà. Solo perché non ce l’ho fatta a finire
rosi e mille altri acciacchi dell’età. Il loro cruccio l’università: mi ero iscritto alla facoltà di lettere mo-
principale? Ch’io possa rimanere per l’eternità senza derne, ma poi… ho dato solo un paio di esami in un
ragazza, un single. Non avendomi mai visto con una paio di anni. Solo perchè il mio conto in banca urla
donna al mio fianco, non se ne capacitano. Eppure pietà, e i miei non sono così ricchi – anzi non lo so-
non ti abbiamo fatto così brutto, pare si chiedano. no per niente – per comprarmi una casa tutta per me.
Non sarà mica dell’altra sponda, fa il papi. Oddio, Il destino ha voluto così, ma non me ne dispiaccio.
no, non è possibile: all’asilo stava dietro alla Mara, Vivere con i miei vecchi, tutto sommato, è un van-
che aveva la frangetta bionda, la bella nipotina del taggio. C’è sempre pronto da mangiare e ci sono
Tarcisio, cugino di tuo cugino di secondo grado, che sempre i vestiti puliti e profumati. No, non amo par-
adesso abita a Desio. Sì, ma sono passati quasi 40 ticolarmente bere. E nemmeno fumare, se è per que-
anni, le fa il vecchio. Si pongono sul mio conto mil- sto. Più di una volta ho provato la marijuana, ma
le interrogativi senza tregua. E io comincio a non non mi ha dato grandi soddisfazioni. Lo stesso è
sopportarli più, anche se ho quasi 35 anni, e vivo accaduto con l’hashish. Il cinema? Ogni tanto vado
ancora con loro, e dovrei aver imparato a sopportar- a vedere qualche film, ma la cosa non mi entusiasma
li, perché con la maturità si impara, o meglio, si do- più di tanto. Più che altro è la coda per andare a
vrebbe imparare a sopportare chi comincia a dare prendere i biglietti che mi snerva. È questo il proble-
segni di squilibrio mentale. Per carità, no che non ma principale. Il tale che abita sotto di me, anche lui
intendo prendere per i fondelli coloro che mi hanno sulla trentina, ma molto più pelato, più di una volta
dato la vita, e che amo infinitamente, ma il fatto è mi è venuto a citofonare per andare con lui al cine-
che… davvero… talvolta mi sembrano così ottusi, ma. Anche l’altro giorno. Mi ha detto che è uscito
così tristi, così bigi. Sono ancora lì a credere che un un nuovo film di un nuovo regista. Si intitola “La
uomo possa essere ritenuto tale solo se prende mo- banda”. Parla di un gruppo di palestinesi che fa ami-
glie. Solo se va a vivere sotto un tetto con una che cizia con un gruppo di israeliani. Non mi interessa,
crede di sapere chi è e che dopo sei mesi di convi- gli ho detto e lui ci è rimasto malissimo. Ha quindi
venza si rende invece conto di non avere mai cono- insistito per un po’, poi, però, non ha potuto far altro
sciuto e di non voler mai conoscere. Se non prende che riprendere immalinconito la strada di casa. La
moglie è un uomo-sessuale, va avanti il papi. Oppu- politica poi… Sempre a ripetere le stesse cose. Ma i
re un alcolizzato. Un paranoico. Un troglodita. I politici non si rendono conto che sono ridicoli? Non
miei non si rendono proprio conto che i tempi sono si rendono conto che un qualunque italiano media-
cambiati. Che oggi va bene qualunque cosa. Anche mente intelligente non è così pirla da credere alle
sposarsi con il proprio pappagallino, se le cose do- loro parole? Temo che non se ne rendano conto,
vessero buttare in una qualche maniera. I tempi sono sennò non sparerebbero così tante boiate. Durante la
cambiati, miei cari mamma e papà. Una volta c’era campagna elettorale sbocciano così sorrisi da para-
la guerra, oggi non c’è più; oddio, c’è ancora, ma plegici, in tv e sui cartelloni della pubblicità, che mi
lontano dall’Italia. Un tempo non c’era la televisio- danno la nausea. E mi tocca quindi stare a sentire
ne, oggi c’è. Un tempo erano quasi tutti analfabeti, certe proposte assurde, velleitarie, infantili… I miei?
oggi parlano e scrivono più o meno tutti bene. Oggi, Naturalmente la pensano esattamente all’opposto di
quindi, uno dovrebbe avere il sacrosanto diritto di me. Per loro la politica e i politici sono il sale della
non sposarsi, o no? E grazie a Dio non ci si mette esistenza. Non si può vivere senza i politici, senza
anche mia sorella che se ne è andata da casa a 25 gli amministratori, senza un controllo. Chissà, forse
anni – ne ha uno in meno di me – e ha già procreato hanno ragione loro, ma di che controllo parlano? Di
per tre volte con il suo bel maritino romagnolo, co- che politica parlano? Chi è il politico per loro? A
nosciuto in un campeggio a Tenerife, professione questa stregua chiunque potrebbe quindi pensare a
informatico. Lei se ne sta sulle sue, dice ai miei di me come a una specie di nichilista, uno che non sa
non interferire nelle mie faccende, che so il far mio, bene chi è e cosa fa, e mille altre cose, ma in realtà
e che presto o tardi arriverà anche il mio momento. non è così. Non è affatto così. In realtà c’è una cosa
Ha ragione. 35 anni… ma che diamine ho fatto in che mi dà grandi emozioni, che mi piace fare e che
questi quasi 35 anni? Nulla. Quante ragazze ho avu- continuo a fare: è leggere. Ebbene sì: mi piace la
to in quasi 35 anni? Qualcuna. Però i miei non ne lettura. No, non ho detto scrivere, ho detto che mi
hanno mai vista mezza. Ecco perché mio padre si piace leggere. A volte penso di avere un certo gusto
ostina a pensare ch’io sia dell’altra sponda. Come se nella lettura. Mi accorgo di ciò dal fatto che difficil-
ci fosse qualcosa di male a essere dell’altra sponda, mente scelgo i libri riportati nella topten settimanale

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del Corriere della Sera. Tutti sanno infatti che i libri mente, ma si sa, in questi casi, non è certo la lettera-
riportati nella topten settimanale del Corriere della tura a tenerti incollato al libro. Di Dean ho amato
Sera sono libri che valgono poco o nulla perché sono soprattutto le beghe che ha avuto con Jerry Lewis,
quelli che leggono tutti quelli che di lettura non capi- sua celebre spalla, e i retroscena del suo rapporto
scono un accidenti. I libri che di solito ti trovi subito con Frank Sinatra e Sammy Davis Junior, il cosid-
davanti agli occhi appena entri in una libreria. I libri detto Rat Pack, Branco di ratti. In fondo io e Dean
che vendono anche all’Esselunga di Vimercate non siamo amici da lustri. Ero un bambinetto quando
lontano dalle merendine del Buondì che amo ancora vidi per la prima volta “Un dollaro d’onore”, film
mangiare. Personalmente amo le biografie. Amo leg- del 1959, in cui canta “My rifle, my pony and me”,
gere testi dove qualcuno, famoso o no, racconta qual- con di fianco John Wayne. La mia timidezza? Beh,
cosa di un qualcuno sicuramente famoso. Non so se sì, forse il vero problema dei miei problemi sta pro-
mi sono spiegato. Spesso l’autore dei miei libri è prio in questo. Nella mia timidezza quasi patologica.
quindi uno sconosciuto, mentre è una celebrità colui Sono troppo timido. Mi nascondo dietro a mille scu-
di cui va raccontando… D’altra parte ci possono an- se, storie, congetture, ma poi, senza tanti giri di pa-
che essere le cosiddette autobiografie dove, invece, la role, l’unica verità è questa: sono troppo timido. Ho
notorietà dell’autore corrisponde necessariamente a sempre fatto fatica a interagire col prossimo. Non
quella del protagonista; ho detto una cosa scontata e che il prossimo mi faccia schifo o paura. Ma il pros-
scimunita, lo so, tuttavia, essere chiari non è certo un simo mi imbarazza. Mi mette in soggezione. Mi im-
peccato. Sicché di questi ultimi tempi ho letto almeno pensierisce. E così amo starmene spesso per i fatti
tre interessanti biografie: quella del Re Sole, quella miei, magari a leggere. Anche con le ragazze le cose
della poetessa russa Achamtova e quella di Dean Mar- non sono mai andate alla grande per via di questa
tin. Mi sono piaciute tutte e tre. Della prima mi hanno mia inclinazione caratteriale. Penso per esempio a
affascinato la figura del padre di Luigi il Grande, dal uno dei miei primi amori, forse il più importante:
pessimo carattere e dalla cagionevole salute; quella Linda. Linda mi piaceva in tutto e per tutto, ma poi
del Richelieu, con il suo assolutismo monarchico e la le cose fra noi non sono andate avanti perché secon-
sua lungimiranza; quella del Mazzarino, un mezzo do lei non ero abbastanza volitivo. Perché non mi
siciliano e mezzo abruzzese che - succedendo al Ri- divertivo come gli altri. Perché non ero abbastanza
chelieu - per vent’anni rimbambì i francesi con il suo aggressivo sessualmente. Preferisco gli schiaffi alle
genio politico e amministrativo. Infine Anna d’Au- carezze, diceva. Sicché Linda, ora, sta con un altro.
stria, la mamma del sovrano. Anche lei mi ha galva- Si è sposata da poco e aspetta un bambino. Pochi
nizzato, con i suoi amori veri o presunti, la sua innata giorni fa ci siamo rivisti al supermercato. Aveva un
eleganza, la sua opulenza. E dunque mi fa specie pen- livido sulla guancia destra ma mi ha detto di non
sare che il libro ha iniziato ad annoiarmi proprio nel essersi mai sentita così bene in vita sua, aggiungen-
momento in cui, in teoria, avrebbe dovuto iniziare a do che mi vedeva molliccio come sempre. Mollic-
interessarmi, quando cioè è entrato nel merito delle cio? Sì, molliccio. Insomma, eccomi qui, con le mie
vicende del re. Ho trovato, probabilmente, divertenti solite paranoie, a domandarmi perché e percome e
la sua infanzia e le sue scorribande da un letto all’al- per chi sto ancora qui a pensare a tutte ste stronzate.
tro, ma poi il resto… mi è sembrato così… risaputo. Ormai ho quasi 35 anni, un’età in cui non c’è più
La biografia dell’Achamatova mi ha intrigato perché tempo per filosofeggiare. Ormai è tempo di agire. E
la sua storia coincide con uno dei periodi storici che allora agiamo. Stasera ho messo a punto un piano.
mi esaltano di più: il periodo a cavallo fra l’Ottocento Da stasera intendo cambiare registro. Stasera voglio
e il Novecento. Arrivano la teoria della relatività, il rifarmi una vita. Avere quasi 35 anni, può anche
cubismo di Picasso, la rivoluzione russa, la prima significare avere ancora tutta la vita davanti a sé. Ho
guerra mondiale. È un periodo così pregno e florido di anch’io quindi il diritto di sognare, di crederci. E
avvenimenti che oggi mi sembra che non accada più allora stasera… stasera… stasera faccio un salto alla
nulla, escludendo l’11 settembre. Ho l’impressione Mondadori e vedo se è uscito qualcosa di nuovo.
quindi che il genere umano si sia rammollito. L’arte Compro un nuovo libro e poi l’indomani vado a leg-
decaduta e così la letteratura… Della biografia della gerlo su una panchina del parco di villa Borromeo,
Achamtova mi sono rimasti impressi i primi tempi, ad Arcore. So già che - in pieno percorso vita - mi
quelli della sua giovinezza; con i primi amori, le pri- passerà davanti una giovane fanciulla che mi si sie-
me poesie, gli incontri con Block e Modì, le notti bra- derà accanto chiedendomi delucidazioni in merito al
ve al Cane Randagio. Poi con lo scoppio della rivolu- testo che ho fra le mani. E fra noi sarà come esserci
zione bolscevica il fascino si squaglia, tutto cambia, conosciuti da sempre. Senz’altro andrà a finire così.
tutto diviene pericolante, angosciante, grigio e freddo. Mi esorterà quindi a bussare alla porta di qualche
Non c’è più da mangiare. Block muore, fucilano il casa editrice per lavorare come recensore e corretto-
marito della poetessa, il figlio Lev Nikolaievic, nato re di bozze. Dopodichè, sarà mio dovere presentarla
nel ’12, finisce in un campo di prigionia. Finché un ai miei, invitarla a cena dai miei, e… Mi chiamo
giorno anche il suo debole cuore cede: è il 5 marzo Luciano Pinardi e i prossimi sono 35. 35 non sono
del 1966. Infine mi sono confrontato con il buon vec- pochi, ma non sono nemmeno quisquilie. E comun-
chio Dean - padre di una moltitudine di figli, marito di que una volta c’era meno casino. L’aria era meno
una moltitudine di mogli - anche lui, come il Mazzari- inquinata. I centri commerciali non esistevano.
no, di origine italiana. Il suo vero nome era Dino Cro- C’era molto più verde. E poi c’era il glam metal.
cetti e i suoi venivano dall’Abruzzo. La sua biografia C’erano band con i capelloni. C’erano gli Skid Row,
è stata scritta da Nick Tosches. Non è scritta divina- porca miseria.

83
Autori Vari
Rock di sera… Ti prego, ho detto… Tramonta!
buon tempo si spera! E porta con te il disincanto
POESIA di chi ha sofferto
e per questo sceglie di far soffrire.
Tramonta il sole triste

POESIA
d’inizio settembre Ci illudiamo di essere centro
sui grigi parcheggi periferici ma siamo sempre alla periferia
vuoti d’umanità vagante di noi stessi
tra lucenti vetri di bottiglia e dei nostri sogni.
e calme schegge di gioventù.

Iniezioni di rock e birra


Sottofondo autostradale per dimenticare questo giorno.
per elettriche note di prova.
Le gru nel cielo rossazzurro Dopo di che
come plettri dolorosi striscerò
su anime solitarie apparentemente soddisfatto
attendono il rock notturno. verso casa
nel freddo metallo
Mi lascio alle spalle di un vettore solitario
inganni e mezze verità rimuovendo
mentre spingo progetti e speranze.
sull’acceleratore malinconico
di sangue e spazzatura. Michele Nigro

Angolo squallido di gioia nera


e vuoti cartelloni bianchi
in attesa di colori e occhi.

Quando anche l’ultima


freccia dolente di sole
scomparirà dietro nuove terre,
daremo fuoco al palcoscenico.

Tramonta sole, tramonta!


Oggi anche tu fai male
…se mi guardi.

Spontanei agglomerati umani


in cerca di energia sonora
mi ricordano solitudini
e viaggi per un solo passeggero.

84
Salento: ritratto a colori

Meriggio.

Attraverso
Iconoclastia la terra sanguigna,
spaccata di frutti,
Mi inseguono gli adoratori di dio,
sotto un sole
di un dio declassato che sgretola
mentre le Furie iconoclastiche piccole case di gesso.

incarnano la parte Scuri muri


di un attore venuto a secco,
da lontano, troppo lontano! fatti di pietre,
sormontati
Nel visibile, nascosto da pale
di fichi
Il nunzio è tra la folla irti e
ad annunciare la novella, spinosi.
la novella del nulla
Ulivi bassi,
dove l’essere e il non essere neri di nodi,
si confondono nell’acque... mi tendono
...nell’acque del Lete rami carichi.

rafferme, raggelate - il raccolto,


quest’anno,
come l’onda desertica sarà ricco -

cancellata non dall’Harmattan Cerco


con gli occhi
ma dai coturni di un falso profeta la cicala che canta,
che incanta.
distruttore dell’ancestrale Io
Ne seguo il suono.

Vittorio Orlando Un frullio


di ricordi
nel cuore.

La memoria
del tuo viso
fra le dita.
Elisabetta Marino
“Controedicola”
"Poesie"
collana Saggi. Arti e lettere
A cura di Silvana Ghiazza.
Prefazione di Guido Sacerdoti;
pp. LVIII- 358; 2008
Opere di Carlo Levi a cura della
Fondazione Carlo Levi - Roma.

A dare no-
torietà al
grande au-
tore pie- “I beati anni del castigo”
montese di
furono alcu-
ne delle sue Fleur Jaeggy “L’uomo in bilico”
opere in - gli Adelphi - di
prosa, rima-
ste tra i ca- Saul Bellow
polavori "Intinta nell'inchiostro blu - Mondadori -
della lette- dell'adolescenza, la penna di Fleur
ratura italia- Jaeggy è il bulino di un incisore
na di tutti i tempi: da Cristo si è che disegna le radici, i ramoscelli Joseph, protagonista del romanzo,
fermato a Eboli a L’orologio. Ma e i rami dell'albero della follia che è un borghese che un giorno deci-
Levi fu artista eclettico e instan- cresce nello splendido isolamento de di rifiutare il proprio ruolo nel-
cabile pensatore, che passava con del piccolo giardino svizzero della la società. Per farlo chiede di ar-
estrema scioltezza dalla pagina conoscenza fino a oscurare col ruolarsi nell'Esercito, dove la fer-
alla tela, dal dibattito pubblico ai suo fogliame ogni prospettiva. rea regola militare lo assolverà da
versi. La scrittura poetica infatti Una prosa straordinaria. Durata qualsiasi obbligo sociale. A parti-
attraversa l’intero arco della vita della lettura: circa quattro ore. re da questa decisione, quello che
di Carlo Levi, ed è strettamente Durata del ricordo, come per si apre agli occhi del lettore è un
intrecciata alla sua opera di prosa- l'autrice: il resto della vita". (j.b.) viaggio allucinato nell'alienazione
tore e alla multiforme attività di del mondo contemporaneo alla
Un collegio femminile in Svizze- ricerca dei fondamenti di una nuo-
pittore, politico e intellettuale. ra, nell'Appenzell. Un'atmosfera
Questo volume raccoglie in edi- va vita. Anche al prezzo della ne-
di idillio e cattività. Arriva una gazione di ogni principio di liber-
zione integrale i suoi principali "nuova"; è bella, severa, perfetta,
testi poetici, alcuni dei quali solo tà.
sembra che abbia già vissuto tutto.
episodicamente apparsi su riviste La protagonista - un'altra interna Saul Bellow. Nato a Lachine
o cataloghi di mostre o in antolo- del collegio - si sente attratta da [Quebec] nel 1915, figlio di ebrei
gie incomplete e filologicamente questa figura, che lascia intrave- russi di recente immigrati in Ca-
inadeguate. Si tratta di un mate- dere qualcosa di quieto e terribile. nada, nel 1924 si trasferì con la
riale che, seppur talora disuguale E il terribile, a poco a poco, si famiglia a Chicago, che da allora
negli esiti lirici, è tuttavia impo- scopre: è, la terra dì nessuno tra divenne la sua città d'elezione. Si
nente per vastità e interesse e re- perfezione e follia. Lo stile limpi- laureò a Chicago in antropologia e
stituisce un tassello importante do e nervoso, l'acutezza delle no- sociologia. Alterna insegnamento
per la conoscenza dell’opera tazioni, l'intensità di questa storia e attività letteraria. Nel 1976 il
leviana, rivelandone un aspetto fanno risuonare una corda segreta, premio nobel con questa motiva-
rimasto sempre in ombra. Si of- quella che si nasconde nell'imma- zione: "for the human understan-
frono dunque per la prima volta al ginario collegio da cui tutti siamo ding and subtle analysis of con-
lettore le Poesie, risalenti agli usciti. E ci lascia toccati da un'e- temporary culture that are combi-
anni 1934-1947, così come già mozione rara, fra lo sconcerto, ned in his work". Bellow aveva
raccolte e ordinate da Levi stesso l'attrazione e il timore, come se al vinto anche il Premio Pulitzer e
– insieme alla compagna Linuccia centro di un'aiuola ben curata ve- tre National Book Awards. Bel-
Saba – in vista di una pubblica- dessimo aprirsi una voragine. low ha avuto una vita sentimental-
zione che non fu però mai portata mente movimentata, con cinque
a termine. Ad arricchire il volume "E forse furono gli anni più belli, mogli (e quattro divorzi), oltre a
una preziosa silloge delle altre pensavo. Gli anni del castigo. Vi è numerosissime amanti. E' morto il
poesie, in gran parte inedite, che come un'esaltazione, leggera ma 6 aprile 2005 nella sua casa di
coprono gli anni precedenti costante, negli anni del castigo, Brookline, nel Massachusetts, con
al 1934 e successivi al 1947. nei beati anni del castigo". accanto la moglie e la figlia.

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