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Scritti economici
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Vetriolo
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Nel caso del fascismo c'è una complicazione: che, a mio avviso, a differenza
del comunismo, il fascismo non aveva un vero e proprio programma
politico. Abbondava di intenzioni, che spesso erano belle intenzioni. Si
potrà dire oggi che si trattava di pura propaganda per strappare il consenso
delle masse. Sì, ma per chi ci viveva dentro, le intenzioni belle non erano
meno reali di tante altre meno belle, e potevano rappresentare il programma
politico di una corrente interna al regime.
Allora potremmo oggi riproporre uno di questi «fascismi possibili»,
come nuovo ed attuale progetto politico? È un problema che non intendo
affrontare qui, ma che cito perché è politicamente sensato: ho dato altrove
una risposta del tutto negativa. In particolare non è possibile nel caso di
Pound. Il fascismo poggia su una contraddizione teoretica strutturale.
Nel suo «volto bello», aspira a un programma che contenga il meglio di
tutto quanto si era pensato in termini di alternativa al capitalismo: una
sintesi. Ma si badi bene: una sintesi di movimenti attuali, che gli erano
contemporanei. Evidentemente, se oggi si riproponesse quella sintesi, non si
tratterebbe più di sintesi, ma di ideologia, che lascerebbe fuori molti
elementi della nostra contemporaneità anticapitalista; questa esclusione non
sarebbe affatto nello «spirito» del fascismo storico. D'altronde, se un
neofascismo fosse inteso nel senso di fare una sintesi tra il meglio di ciò che
si pensa oggi, non sarebbe - evidentemente - fascismo.
Poi, storicamente, la sintesi prende corpo come stato corporativo. Questo
consiste nella trasformazione in organi dello stato di strutture che nascono
ed esistono positivamente come organi della società. Il che provoca una
struttura totalitaria: la corporazione, rettamente intesa, è un'istituzione della
società contro lo stato; ha lo stato come controparte. Nel trasformarla in
organo di stato, l'intero corpo sociale viene statizzato, e il regime assume un
carattere totalitario ineliminabile dalla sua costruzione teorica. Questo
esclude qualunque concezione della società come libera dallo stato, e
dunque dà al totalitarismo ideologico la forma storica della dittatura. E con
ciò veniamo a Pound.
Jefferson e/o Mussolini (1933) è un libro che intanto parla di tre statisti:
Jefferson, Mussolini e Lenin. Lenin è sempre sullo sfondo. Inoltre,
Mussolini è visto a partire da Jefferson: è il momento interpretativo del
presente fascista contemporaneo di Pound. Entrambi, poi, - Jefferson e
Mussolini - sono visti a partire da Confucio.
I tre statisti non sono intercambiabili, ma hanno per Pound notevoli
elementi di affinità. In sintesi: governano bene. Ma, parafrasando lo stesso
Pound, bisogna dire che l'accento non cade sul fatto che governino bene,
bensì sul fatto che governano. In termini confuciani, per Pound il governare
(ciò che è realmente il governare, nella sua differenza dal giovarsi della
carica politica a scopo di lucro personale) viene definito dalla presenza di
due elementi:
1) viene compiuta un'azione, o serie di azioni, a beneficio del popolo;
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2) l'azione tiene conto degli elementi realmente presenti nel Paese, delle
condizioni date.
Ovvero, il governare è la capacità di discernere nella realtà; è la visione
adeguata del reale, sulla quale si innesta, per così dire, un valore. L'agire
politico mira a realizzare un valore, ma non si perde nell'utopia. Con
un'immagine confuciana: capacità di discernere tra il ramo e la radice. La
cosa meno importante è ciò che chiameremmo manifesto ideologico. Data
questa concezione del governare, è evidente che il manifesto ideologico e il
concreto programma politico saranno diversi in Italia, in America e in
Russia, perché avranno attinenza con condizioni reali diverse. Non solo
condizioni sociali, ma anche concezioni della vita, sensibilità culturali.
Pound non nega la necessità del consenso come elemento chiave
dell'agire politico. Semmai, credo sia propenso a pensare che il consenso si
polarizza attorno a uno o più obiettivi che qualcuno deve pur pensare,
affinché possano essere proposti. Inoltre ha un forte senso storico. Scrive nel
1910:
Non è solo una definizione della nostra era come età della
contemporaneità, ma anche la formulazione di una condizione per l'agire
politico: evidentemente, non si può pensare lo stesso programma politico
per la Russia e per il Marocco. Di conseguenza, la rivoluzione russa non è
esportabile in Marocco, né viceversa sarebbe esportabile un'ipotetica
rivoluzione marocchina. Su questo piano, certamente, Pound nega
l'internazionalismo in voga a quei tempi, anticipando in fondo una critica
che poi i comunisti del dopoguerra avrebbero accolto.
Contemporaneamente, la frase citata indica un altro piano, che pure ha
attinenza con la politica: quello dei pochi che sono capaci di vedere o
immaginare il futuro. Ma questi pochi non possono che respirare in
un'atmosfera internazionale, ovviamente. Ciò che le diverse situazioni di
fatto nazionali condizionano è la traduzione in atti politici del percorso da
realizzare per costruire qui ed ora il futuro.
Vedremo che, oltre le apparenze, questo futuro è quasi una nuova forma
di socialismo. Qui c'è un altro aspetto del senso storico di Pound: Marx
aveva detto l'essenziale, ma parlava -osserva- in vista di una società molto
diversa da quella presente; parlava di fronte a una fase storica
dell'economia, a una forma dell'economia che oggi non esiste più. Dunque,
una continuità con Marx sul piano dei valori non può sposarsi con una pari
continuità sul piano delle soluzioni proposte e delle formule
programmatiche, proprio per il mutamento dei termini del problema che
Marx affrontava. Ecco perché l'interlocutore comunista di Pound non è tanto
Marx quanto Lenin, l'uomo che nell'agire politico aveva rotto la continuità
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La prima caratteristica della politica del Duce, citata nella prima frase di
Jefferson e/o Mussolini è molto significativa dell'interpretazione poundiana:
la «pacata battaglia contro tutto ciò che è antistorico». Non ci interessa qui
se sia vero o no che Mussolini l'ha combattuta; il libro di Pound ha per
sottotitolo: «Il fascismo come l'ho visto io»; ci interessa la sua
interpretazione del fascismo, da cui desumiamo non l'ideologia del fascismo
ma le idee politiche di Ezra Pound. Poi, ognuno valuti da sé se tali idee sono
coerenti e solidali con l'interpretazione del fascismo che più gli piace.
Il secondo punto è anch'esso molto significativo e rimanda alle
osservazioni precedenti: «Mussolini non ha mai chiesto a nazioni di
costituzione storica diversa di adottare strutture tipiche del fascismo». Le
strutture cui allude sono concretamente lo stato corporativo, inteso da Pound
come «schema per l'accertamento della volontà popolare». Di fatto Pound
non è fascista in quanto crede in questo schema. Che in astratto vi creda o
no è cosa secondaria. Ciò che sta dicendo nel libro è più complesso, e cioè:
1) le strutture della democrazia parlamentare, precedente il fascismo, non
sono realmente radicate nella storia italiana, non ne sono il prodotto, ma
sono poco più di una mera importazione, un esotismo;
2) l'atto di governo di Mussolini consiste nel pensare uno schema più
semplice per accertare la volontà popolare, schema meglio adeguato alle
caratteristiche italiane e rispettoso del principio, del valore politico del
consenso;
3) dunque, lo schema scelto è la soluzione a un problema, e come
soluzione è del tutto contingente: se le condizioni storiche reali fossero state
diverse, se si fosse stati in un altro paese, si sarebbe pensato un altro
schema, adeguato alle variate condizioni;
4) questa capacità di trovare le soluzioni adeguate al Paese -che nella
fattispecie è lo stato corporativo- è un esempio reale di buon governo;
5) così, in un altro Paese, trovando soluzioni diverse dallo stato
corporativo, ma adeguate alle condizioni reali, si compirebbe ugualmente un
atto di buon governo;
6) dalla capacità di compiere questi atti di buon governo deriva
l'adesione.
Qui si innesta un ulteriore punto. L'azione di buon governo rivela, come
si diceva, un senso storico sviluppato: non solo è adeguata alle condizioni
date, ma è anche all'altezza dei tempi -che sono tempi nuovi, tempi di svolta
epocale. Questa svolta, grazie al nuovo potenziale tecnologico e produttivo,
rende sorpassate molte, se non tutte, le teorie politiche precedenti e spinge
verso nuove idee. Questo vale soprattutto in economia. Annunciando un
tema molto importante per comprendere la filiazione - e al tempo stesso la
discontinuità - da Marx, Pound scrive: «L'economista è alle prese con una
sempre minore necessità di lavoro umano» (allusione alle capacità
produttive delle macchine). La macchina è un aspetto, non certo secondario,
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della novità dei tempi. Potendosi fare le scarpe a macchina, anziché a mano,
non è più un problema oggettivo produrre una quantità di scarpe sufficiente
per l'intera popolazione: il problema della produzione, dice Pound, è risolto;
e soprattutto è risolto diminuendo il lavoro umano necessario: per dare
scarpe all'intera popolazione c'è bisogno di un numero di addetti inferiore a
quello dei calzolai, se le scarpe fossero fatte a mano. Ciò significa che resta
aperto - e si può affrontare in termini nuovi - il problema della distribuzione;
in soldoni, se abbiamo le scarpe a disposizione, si tratta di darle a tutti. Ora,
dire che questo problema resta aperto è il punto di continuità con Marx. Ma
ragionare di questo problema dopo che si è risolto quello della produzione,
significa trovarsi in una situazione storica diversa da quella di Marx, e
pensare soluzioni diverse: è il punto di discontinuità con Marx.
Per Pound, la soluzione passa, in un modo o nell'altro, attraverso l'esame
di un altro problema: quello finanziario. Se c'è un vero rimprovero che
Pound rivolge a Marx è quello di non aver mai messo in questione la natura
della moneta. E se c'è un motivo per cui Pound ha profondamente aderito al
fascismo storico è perché al suo interno ha trovato una corrente che
discuteva sulla moneta e sulla funzione creditizia. Distribuzione dei beni e
moneta sono strettamente connessi: «La distribuzione è assicurata da piccoli
biglietti di carta». L'idea, in parole molto semplici, è questa: se le scarpe ci
sono, il problema non è distribuirle grazie a complessi interventi sui
meccanismi della loro produzione; se ci sono, basta comprarle, e dunque il
problema è intervenire sulla distribuzione della moneta.
Su questo punto Pound non è propriamente fascista; piuttosto trova nel
fascismo la volontà politica di affrontare la questione. A questa volontà
politica vuol dare il suo contributo personale, dato che lo ritiene un tema
essenziale, e non trova altri movimenti disposti ad occuparsene. Ma le fonti
di Pound non sono autori fascisti, bensì Gesell, autori medievali o dell'antica
Cina.
Citazione da Mussolini, riportata da Pound: «La scienza moderna è
riuscita a moltiplicare le possibilità della ricchezza; la scienza, controllata e
pungolata dalla volontà dello Stato, deve risolvere l'altro problema: il
problema della distribuzione della ricchezza in modo che non si verifichi più
l'evento illogico, paradossale e al tempo stesso crudele, della miseria in
mezzo all'abbondanza». Questo è il punto di incontro tra Pound e il
fascismo, un punto di chiara matrice socialista. Tutto questo è solo nella
premessa del libro.
Per Pound questa è l'idea statale: una cosa che distingue accuratamente
dallo statalismo. Attribuisce al fascismo la volontà di tener fuori lo stato da
tutti gli ambiti in cui la vita sociale può funzionare autonomamente:
Per Pound, che qui rivela la sua chiave di lettura del fascismo, le idee
guida di Jefferson e dei migliori Padri dell'America stanno funzionando in
Italia. E scrive ancora:
Riferimenti bibliografici
I disordini non avranno mai fine, non avremo mai una sana
amministrazione della cosa pubblica, se non acquisteremo una nozione
precisa e netta della natura e della funzione del denaro.
Potrei tornare indietro e parlarvi della carta moneta emessa in Cina
nell'anno 840 della nostra era, ma sono le vicende della moneta nel mondo
occidentale che ci interessano.
Prima di tutto tenete presenti le parole dette da Patterson, fondatore della
Banca d'Inghilterra. Egli li assicurava che la banca avrebbe fatto buoni affari
perché «la banca lucra sugli interessi su tutto il denaro da essa creato dal
nulla».
In che cosa dunque può consistere questo denaro che il banchiere può
«creare dal nulla»?
Mezzo di scambio
Quando non si fa subito la consegna del denaro dovuto per beni o servizi
ricevuti, si dice che si ha credito. Il «credito» è la fiducia di altri nella nostra
possibilità e nella nostra volontà di consegnare a tempo debito sia il denaro,
sia altri beni misurati dal denaro.
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I buoi hanno servito a tal fine presso gli Zulù e altre tribù africane.
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Il prezzo giusto
Una volta stabilite le dimensioni del dollaro, dello scudo, o della lira che
sia, toccherà al Governo curare la stampa dei biglietti e provvedere affinché
vadano in mano agli aventi diritto.
Aventi diritto sono tutte le persone non dedite alla delinquenza, e ai sensi
di questo opuscolo la delinquenza comprende le frodi commesse a danno
altrui per mezzo della camorra monetaria.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra il volume del denaro è insufficiente (Al
momento di scrivere: 1939). Non circola in mezzo alla popolazione un
numero sufficiente di biglietti per permettere l'acquisto di quanto ad essa
occorre -e ciò nonostante il fatto che le merci si trovano nei magazzini o
marciscono sui moli dei porti.
Quando una nazione non ha o non può ottenere la quantità di derrate
occorrente al suo popolo, è una nazione povera. Quando quelle derrate
esistono e il popolo non può procurarsele con il lavoro onesto, lo Stato è
marcio, e no bastano le parole per dire quanto è marcio.
Ma quando un banchiere o un professore vi afferma che un paese non
può fare questo o quello perché manca il denaro, afferma una menzogna vile
e stupida quanto sarebbe dire che non si possono costruire le strade perché
mancano i chilometri. (La frase non è mia, ma è troppo bella perché non sia
messa in circolazione).
Roosevelt e i suoi professori si erano messi sulla buona via quando
volevano il dollaro-merce; però prevaricarono e ricorsero a sotterfugi e a
scappatoie quando si trattava di provvedere i biglietti in quantità sufficiente
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Il credito sociale
Inflazione
Il denaro statale
Le necessarie cautele
Nel fondare una dinastia o nel riordinare uno Stato, i retto criterio vuole
che in primo luogo siano assicurati i risultati voluti, cioè che si provveda
perché gli abitanti siano alimentati e alloggiati, e in secondo luogo che si
provveda a disciplinare il meccanismo che serve alla distribuzione dei beni
(sistema monetario o altro) in modo che non abbia a decadere e che non si
presti ad essere derubato.
Ad esempio J. Q. Adams, uno dei fondatori degli Stati Uniti, aveva
alcune buone idee socialiste o statali per la conservazione delle risorse
nazionali a scopi educativi o ad altri scopi di interesse superiore. Le sue
proposte erano intempestive. Il Presidente Jackson dava accesso alla terra; i
coloni potevano acquistare un buon appezzamento gratis; disposizione
tempestiva e utile. Jackson non provvedeva però ad impedire che questi
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terreni fossero trasferiti dai coloni ad altri quando non volevano più
coltivarli da sé. Di conseguenza il territorio degli Stati Uniti è caduto in
mano ai latifondisti.
Per i sistemi monetari esiste il medesimo pericolo che per i sistemi
fondiari.
Create un sistema monetario equo e perfetto, e in tre giorni i farabutti, i
bastardi dalla mentalità mercantilista e monopolista, inventeranno qualche
truffa per defraudare la gente. Il cacciatore di concessioni nascerà in una
forma o nell'altra fintanto che il letame puzzerà e l'umanità sarà afflitta da
aborti mentali.
John Adams si era accorto per tempo che i signorotti che tiranneggiavano
le campagne avrebbero avuto per successori i sensali che trafficavano in
borsa.
Nel 1860 uno dei Rothschild - bontà sua - conveniva che il sistema
bancario era contrario agli interessi nazionali, e ciò prima che l'ombra di
Hitler si fosse proiettata sulle fortune di quella famiglia.
Tocca alla nostra generazione fare quello che non fecero i democratici
dei primi tempi. Il sistema corporativo che conferisce al popolo, ordinato
per categorie, poteri collettivi, offre ad esso un mezzo per proteggersi per
sempre dalla potenza della plutocrazia.
Se non vi piacesse l'ordinamento corporativo, cercatene un altro che
possa dare i risultati voluti, ma non perdete la bussola e non dimenticatevi
del fine che tutti gli onesti vogliono raggiungere. Soprattutto non mentite a
voi stessi, e non prendete un aratro per un'ipoteca, o viceversa.
Un sistema economico
L'usura
Certi fatti sono ormai acquisiti al di sopra dei partiti, alcune percezioni
sono divenute oramai il patrimonio comune di tutti gli uomini di buona
volontà e non vi è oramai che la stampa ebraica e peggiore che ebraica che
si sforza di oscurarle. Fra i «peggiori della stampa ebraica» vanno
classificati i professori prezzolati che insegnano errori alle nuove
generazioni dei giovani, i prezzolati per mentire, i quali continuano a
mentire per accidia o per inerzia o per una loro bestiale indifferenza al
benessere del genere umano.
E qui, per evitare che la discussione sia sviata da considerazioni estranee
all'argomento, voglio distinguere tra il pregiudizio contro gli ebrei come tali,
e il desiderio che esprimo che l'ebreo voglia risolvere una volta per sempre
il problema di fronte al quale si trova.
Intende egli osservare per conto proprio la Legge di Mosè?
Intende continuare a rubare agli altri, servendosi del meccanismo
dell'usura, mentre vorrebbe essere tenuto in conto di «prossimo»?
Questo è un esempio di quella doppiezza di c riteri che la lurida
delegazione britannica voleva far prevalere, servendosi a tal fine della
corrotta Società delle Nazioni (facciata dietro la quale si ergeva a Basilea lo
strumento di una corruzione anche peggiore).
L'usura è la cancrena del mondo che non potrà essere recisa dal corpo
delle nazioni se non dal bisturi del Fascismo.
APPENDICE
A proposito dell'Inghilterra
Titolo originale: What is Money for?, Great Britain Publication, London 1939; traduzione
italiana di O. Rossetti Agresti, Edizioni San Giorgio, Napoli 1980. Il testo fu pubblicato
anche su «Il Meridiano di Roma», n. 30, 1941.
Ezra Pound
Parte prima
Capitolo I
Non avrò pace finché non mi sarò liberato dell'argomento, e non c 'è altro
modo di evitare le accuse di non sistematicità, incoerenza, dilettantismo,
vano eclettismo ecc. che scrivere un breve trattato formale.
Prego di non pensare che io intenda dire nulla di più di quel che ho
scritto. Quando vorrò intendere qualcosa di più lo dirò.
Capitolo 2
Chi deve possedere questi titoli? Ovviamente certi uomini vantano meriti
nei confronti dell'umanità o di un numero limitato di altri uomini.
I coltivatori di grano, i tessitori e i sellai, coloro che trasportano tali beni
da dove ce n'è in abbondanza a dove ce n'è bisogno, mediante carretti a
mano e aeroplani ecc.
E ANCHE COLORO che sanno dove sono le cose, o che scoprono nuovi
e più facili mezzi per «estrarle», carbone dal suolo, energia da un'esplosione
di benzina.
Produttori, trasportatori, intermediari e tutti coloro che contribuiscono al
loro piacere o comodità o che essi vogliono favorire... sequela abituale di
figli, se hanno o vogliono avere dei figli, genitori anziani che ne hanno
conquistato l'affetto.
Fin qui tutto sembrerebbe perfettamente semplice e idilliaco, ma qui
cominciano i guai.
Alcune di queste persone che lavorano o che potrebbero e vorrebbero
lavorare restano senza titoli cartacei.
Qualcun altro ha preso tutti i titoli; oppure qualcun altro ha fatto tutto il
lavoro «necessario».
È ABBASTANZA CURIOSO che, nonostante tutte le lagnanze di coloro
che erano soliti lamentarsi di essere oppressi e oberati di lavoro, l'ultima
cosa che gli esseri umani sembrano voler spartire sia il LAVORO.
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L'ultima cosa che gli sfruttatori sono disposti a lasciare che i loro
dipendenti condividano è il lavoro.
È TUTTAVIA INNEGABILE che se a nessuno venisse permesso di
lavorare (in quest'anno I933) per più di cinque (5) ore al giorno, non ci
sarebbe quasi più alcun disoccupato e alcuna famiglia priva di titoli cartacei
sufficienti per consentirle di mangiare.
Le obiezioni a questa soluzione sono oltremodo misteriose. Non ne ho
mai trovato una valida, anche se ho incontrato spesso «spiegazioni» molto
complicate dell' aumento dei costi.
Sarei pronto a porre come semplice dogma che la riduzione della giornata
lavorativa (giornata di lavoro retribuito) è il primo passo da fare. Riconosco
che non è la risposta a tutti i problemi, ma sarebbe un valido inizio far sì che
il credito venga distribuito tra gran parte della popolazione (di qualsiasi
paese) e quindi far sì che beni, sia di prima necessità sia di lusso, continuino
a essere distribuiti e a circolare.
Non è la risposta a tutti i problemi; non lo è nell'attuale situazione di
emergenza né la scienza economica consiste solo in questo.
Capitolo 3
Quando vengono prodotti beni bisogna che in qualche modo ciò venga
riconosciuto, per esempio mediante i certificati dell'esistenza di beni.
Possiamo dire che il denaro perfetto consiste in certificati autentici di
beni esistenti?
O dobbiamo limitare tale affermazione? Il denaro perfetto consiste in un
ordine efficace: Consegnate questi beni?
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Parte seconda
Capitolo I
Capitolo 3
Capitolo 4
Ho detto «il che per varie ragioni non è necessario» perché il «salario» è
ora misurato in moneta corrente che è pura convenzione, e un pezzo di carta
con su scritto 10 non è più difficile da fornire di un pezzo di carta con su
scritto 5 o 20.
Esistono vari sistemi di credito che potrebbero risolvere il problema di
lasciare la cifra 10 sul pezzo di carta, anche se la giornata di lavoro fosse
ridotta della metà.
Douglas darebbe i biglietti al commerciante. Io ho abbozzato un sistema
per fornirli via la fabbrica. Nessuno dei due è necessario. Qualche mese fa il
governo tedesco ha proposto una inflazione apparentemente senza alcun
controllo.
La «necessità» di un sistema del genere è dovuta probabilmente più alla
forza del modo di pensare, alla banalità delle idee che la massa ha sul
denaro, che ad altro.
La libertà dalla preoccupazione, inerente alla ragionevole certezza di
conservare il proprio lavoro, deve valere almeno il 25 per cento di OGNI
reddito.
È DA NOTARE che tale ragionevole certezza può esistere soltanto
quando la necessità della riduzione progressiva della giornata lavorativa,
pari passu con la innovazione meccanica, sia generalmente riconosciuta.
Nessun numero di ore arbitrariamente stabilito per il I933 sarà valido nel
1987, per non parlare del 2043.
E cosi siamo arrivati alle equazioni del Maggiore Douglas in merito ai
pregiudizi sulla valutazione dei costi.
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Parte terza
Capitolo 1
Valutazione dei costi - Non vedo proprio come si potrà fare a meno (per
sempre) delle equazioni del Maggiore.
Vi sono vari modi di dire e varie terminologie e vari approcci al
problema.
Io ho iniziato con la distribuzione del lavoro. I seguaci di Douglas non
amano iniziare così. Poi ho affrontato la richiesta di giustizia nella
distribuzione dei biglietti di credito, ma questo non smentisce la tesi del
Maggiore che nel sistema attuale non ci sono mai abbastanza biglietti di
credito per trattare il prodotto; per distribuire o comprare il prodotto; per
coniugare UNO QUALSIASI dei verbi obbligati di una sana economia o di
una vita decente e piacevole.
Il Maggiore ha evidenziato i pregiudizi inerenti al calcolo dei costi. Il
lettore può cercare i particolari in molte opere contemporanee.
Non troverà un'affermazione più semplice di questa di Douglas: Ogni
volta che compri un frutto, paghi per l'albero.
Naturalmente l'albero dev'essere curato, bisogna aggiungere qualche
frazione in più del valore del frutto, ma il calcolo di tale frazione non può e
non deve comportare grossi errori.
Un grosso errore potrebbe senza dubbio compromettere i buoni effetti di
una giornata lavorativa corta. Così come facilmente un paziente può morire
per una malattia dopo essere stato curato per un'altra.
Le esigenze finora da noi elencate sono:
1) Il «denaro» come certificato di lavoro compiuto.
2) Il «lavoro compiuto» dev'essere in un certo senso «entro un sistema»
cioè dev'essere «necessario» o comunque dev'essere lavoro che qualcuno
VUOLE che sia fatto. Il prodotto dev'essere ciò di cui qualcuno ha bisogno.
Sic: Io ho bisogno più o meno di mezza pagnotta al giorno.Ho bisogno di
qualche vestito all'anno ecc.
3) Ci deve essere un modo perché tutti abbiano abbastanza denaro o
mezzo di scambio per soddisfare ragionevolmente i propri bisogni.
La via più semplice è il lavoro e dubito che ve ne siano altre. Questo è
anche il primo grido istintivo. Si può osservare empiricamente che la prima
cosa che gli uomini chiedono è il lavoro; e solo dopo un rifiuto essi
rivendicano cibo gratuito. Se questa affermazione sta a indicare una grande
ingenua fiducia nell'umanità sono disposto ad affrontare l'accusa.
4) L'equità nell'emissione di certificati. (Ritengo che i vari piani elaborati
da Douglas rientrino soprattutto sotto questa rubrica).
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Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Parte quarta
Capitolo I
Capitolo 2
Capitolo 3
Nel I933 a che punto siamo? - 1. Per i paesi civilizzati il problema della
produzione è risolto. Senza dubbio ci sono determinati prodotti che non si
possono ottenere in determinate aree geografiche e determinate aree non
civilizzate in cui l'industrializazione, migliori metodi di produzione
risolverebbero i problemi locali, ma per le «grandi potenze» ecc. il problema
non è la produzione.
2. La riduzione della giornata lavorativa (diciamo a cinque o quattro ore)
faciliterebbe a tal punto la distribuzione generale in tutti i paesi civilizzati,
che essi potrebbero andare avanti a lungo senza ulteriori cambiamenti.
3. Ma ciò alla lunga non permetterebbe loro di eludere il problema di una
giusta e/o adeguata distribuzione dei biglietti di credito: il problema del
denaro o del sistema fiduciario.
Questo è il problema più importante e drammatico della scienza
economica. Esso attende ancora una soluzione definitiva, una soluzione
scientifica.
4. Ma una soluzione definitiva e scientifica non eliminerebbe ancora per
noi la necessità di praticare l'ARTE dell'economia; cioè a dire, noi
dovremmo ancora vigilare costantemente con la stessa circospezione con cui
il contadino seleziona il suo prossimo raccolto. Non c'è modo di fare a meno
delle facoltà di discernimento. Gli autori di piani quinquennali, decennali,
gli esperti ecc., dovranno sempre prevedere e cercare di prevedere
esattamente che cosa si deve produrre e quanto e quando.
Distribuite equamente i biglietti di carta certificanti il lavoro compiuto,
garantite la suddivisione del lavoro tra una parte sufficiente della
popolazione e ancora dovrete sempre fare attenzione per non trovarvi a
ottobre con nient'altro che grano o padelle di alluminio.
E a tal fine, probabilmente, non c'è altro modo che la massima vigilanza
del più gran numero dei più competenti.
Un casellante che si addormenta in servizio può provocare gravi danni a
una buona ferrovia.
In un mondo di Kreuger e Mellon si può dire che i tavoli di comando
sono (deliberatamente) avvolti nell'oscurità. Ciò cui voglio arrivare è che,
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Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
A LUI, cioè egli deve restituirne loro una parte, e per quella parte che
restituisce non ottiene credito diretto, anche se può ottenere la possibilità di
contrarre altri debiti (alle stesse condizioni).
Forse queste affermazioni hanno solo un valore di prova. Sto soltanto
cercando di dire che 5 più 2 fa 7 invece di affermare come gli altri
economisti che 2 più 5 fa 7 per vedere se loro o i loro lettori capiscono
quanto da loro stessi precedentemente affermato.
Dopo tutto, questo è un trattato molto elementare.
Mentre le banche hanno ottenuto più credito di quel che hanno concesso
al fabbricante, il consumatore potenziale non ha abbastanza credito per
acquistare i beni necessari. Da dove lo può ottenere? Le banche gli daranno
sempre meno di quel che egli deve dar loro. Non sono istituti di
beneficenza.
Il costo contabile dei beni è il costo (reale) dei beni più il costo o la
rendita del denaro.
Riconosco che nello Stato economico perfetto il costo del denaro si
riduce quasi a zero, a qualcosa come il mero costo di un'affrancatura, e che
tale costo è sopportato dallo Stato, cioè distribuito in modo che non gravi su
alcuno in particolare.
Una volta conseguito tale fine l'intelligenza generale può affrontare il
problema di che cosa e quanto produrre.
Lo Stato concepito come interesse pubblico. Il denaro concepito come
interesse pubblico. Né l'uno né l'altro come ricchezza privata.
Capitolo 10
Capitolo 11
1
Dopo la guerra Henry Ford provò a far smantellare un certo numero di navi militari.
Non realizzò profitto monetario, rientrò nei costi e gli restò una grande quantità di motori
che, per quanto ne so, ha ancora. Non c'è ragione di supporre che tali motori arrechino
danno, non più che le rovine di Aigues Mortes o Carcassonne.
Sì occupano spazio. Non le vorreste a Piccadilly Circus. Ho visto anche un cartello di
questo tenore: «Montagna affittasi, in grado di nutrire 30.000 montoni». C'è ancora spazio
per respirare e passeggiare sulla superficie del pianeta.
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Capitolo I2
Parte quinta
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Finale Neanche ventiquattr'ore dopo aver scritto quanto sopra scopro che
R. H. C.[4] (nel «ew English Weekly» del 16 giugno I932) ha finalmente
trovato una espressione abbastanza semplice da essere alla portata di quasi
tutti, tranne forse Maynard Keynes o qualche portavoce prezzolato del
liberalismo britannico:
Chiamereste inflazione l'emissione di biglietti per ognuno dei posti in una
sala, nonostante il fatto che la sala non era mai stata riempito in precedenza,
o la vendita di più di un quarto dei posti perché non c'erano abbastanza
biglietti disponibili?
L'inflazione consisterebbe nell'emettere più biglietti di quanti non siano i
posti.
Questo è il fondamento della nuova economia (di Douglas).
Forse Keynes ora l'ha scoperto; era incapace di capirlo nel I920, e fino a
quando non riconoscerà pubblicamente il valore di C. H. Douglas, sarò
costretto a considerarlo uno sciocco o a credere che i suoi scritti nascano da
motivazioni che giacciono nel segreto della sua coscienza più
profondamente di quanto la cortesia non mi permetta di penetrare.
pagina 65
EP.
12 febbraio, anno XI dell'Era fascista.
Ezra Pound
Carta da visita
(frammenti)
Scheiwiller, Milano 1974
LA MONETA
AUTOBIOGRAFICA
OVVERO la buona società cioè la società che, fra l'altro, legge i migliori
libri, possiede una certa dose di cortesia, ma, sopra tutto, di sincerità e di
franchezza, modulata dal tacere.
Mi disse il Consigliere Tchou: «Questi popoli (Cinese e Giapponese)
devono essere come fratelli. Leggono gli stessi libri».
Le beau monde governa perché ha il mezzo più rapido per comunicare.
Non è obbligato a leggere mattoni di tre colonne stampate. Comunica colla
frase staccata, breve o lunga, ma tempestiva.
Cosi disse il Ct. de Vergennes: «Mr. Adams, i giornali reggono il
mondo».
E Adams, nella vecchiaia: «Ogni banco di sconto è iniquità assoluta,
rubando al pubblico a profitto dei privati particolari. E se io mi metto a
scrivere questo nel mio testamento, il popolo americano sentenzierà che
sono morto pazzo».
Il sistema democratico fu tradito: nell'idea di Adams, Jefferson, Madison,
e Washington, possedeva due capisaldi: amministrazione locale e organica,
grezzamente geografica, ma che rappresentava i diversi modi di vita, i
diversi interessi, agrario, pescatorio, etc. I delegati delle tredici colonie
formavano, più o meno, una camera delle corporazioni.
E la nazione governava la moneta nazionale, in teoria sino all'anno 1863,
qualche volta anche di fatto. Questa base essenziale del sistema
repubblicano degli S. U. A. rimane oggi lettera morta, ma lettera ancora
stampata nella Costituzione degli S. U. A.
pagina 70
FAMILIARE
SOCIALE
R0MA
AM0R
DE MODO USURARUM
MONETA-MONITO
CIRCUITO
Orientamenti
(brani)
Vibo Valentia 1978
L'antico Impero Romano cadde perché non difese la valuta lavoro, non
difese la potenza d'acquisto del produttore di grano. La forza di Roma antica
sorse con le leggi Liciniane e cominciò a decadere col «dumping» cioè con
l'importazione del grano egiziano a basso prezzo.
Il nome «romano» rimase fino a che un figlio di pastore bulgaro
(Giustiniano) diventò imperatore. Oggi il nome «democrazia» è rimasto alle
usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente
corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori
di denaro.
La guerra contro «das Leibkapital» fu proclamata da Hitler due anni dopo
la marcia su Roma, ma in America si continuò ad adoperare una
terminologia che non corrispondeva più ai fatti.
Il sistema - degli Stati Uniti concepito da John Adams ed i suoi colleghi
fu un sistema statale. Nella terra incolta non fu, e non è ancora, possibile
un'organizzazione sviluppata al grado europeo. Quello che resta ancora
incompreso in America come in Europa è che questo sistema statale
americano sparì dopo l'assassinio di Lincoln. Non sparì in seguito ad una
rivoluzione aperta ed onesta. Il sistema fu tradito e cadde. Tutto quanto era
statale o rappresentativo si dissolse. La potenza fu assottigliata, il popolo fu
beffato e gli Stati Uniti rimasero daneistocrazia, usurocrazia per opera delle
sporche manovre di Rothschild, Ikleheimer, Morton, Vandergould e altri
usurai e del luridissimo traditore J. Sherman, deputato dell'Ohio.
Il tradimento si operò per mezzo del trucco bancario, buoni come basi
bancarie, etc. - come ho indicato qualche settimana fa, citando Overholser
(History of Money in the U. S.). È tempo di finirla con certi feticismi.
San Luigi re di Francia pagò la corona di spine una somma che nel 1897
Brooks Adams calcolò come equivalente ad un milione di dollari. La cifra in
moneta contemporanea è nota. Ma dopo la battaglia di Tiberiade i Crociati
non si fidarono più delle reliquie. Sorgeva la potenza marittima di Venezia.
Roosevelt ai nostri giorni ha pagato miliardi di dollari per una sostanza
quasi inutile. Certo una sostanza meno potente che non il plexiglas o il
pagina 75
Gli 800.000, più o meno, soldati di colore in Francia, per rimpiazzare gli
europei sono stati assoldati per sostenere Lazard, Rothschild ed i loro
pagina 76
strumenti Handel etc., perché gli usurai possono truffare questi poveracci
più facilmente che non i contadini francesi. E così sarà sempre dove regnano
gli usurai. L'usuraio distruggerà ogni ordine sociale, ogni decenza, ogni
bellezza. La differenza etica fra divisione dei frutti, (sportsmanship) e la
tassa fissa è fondamentale. Chi tiene l'ipoteca se ne infischia dell'andamento
della fabbrica, della fattoria o dello stato. Se falliscono, lui resta il padrone.
Ogni nazione che tollera uno stato di usurai dentro lo stato ufficiale, decade.
Chi non si interessa dei processi economici e monetari è un idiota, non certo
un letterato, ma un illetterato.
A titolo di cronaca C. H. Douglas ha da tempo sostenuto che questa
guerra mossa dall'internazionale usuraia è guerra contro gli Inglesi come
contro i Tedeschi. Egli sostiene che è guerra contro tutta la popolazione
bianca dell'Europa, a beneficio degli usurai internazionali (il domicilio
temporaneo dei migranti non importa).Sia giusta o no questa osservazione di
Douglas, possiamo ritenere come assioma che gli usurai sono e saranno,
fino a che non saranno cacciati nel più basso inferno, nemici di ogni popolo
di alta cultura, contro ogni senso vivo della realtà e delle operazioni di una
civilizzazione elevata, per la semplice ragione che più voi capite le leggi del
meccanismo sociale e più sarà difficile truffarvi con la truffa oro, o con la
truffa bancaria. (Parentesi: noto in The Annals della American Academy of
Sociale and Political Science del maggio corrente anno, una nuova variante
e cioè l'usura del 16% che ora si chiama «Industrial Banking» con l'etichetta
«Consumer Credit» rubata ai Duglasisti e pervertita agli scopi usurocratici.
Non posso determinare, dalla citazione in The Annals se il 16 per cento di
tassa sul consumatore, sia poi in verità un 16 per cento o un 160 per cento
sul vero capitale di queste banche, che concorrono coi monti dei pegni, ma
non ne temono la concorrenza).
[...]
CREDITO SOCIALE
DISTINGUIAMO
DI UN SISTEMA ECONOMICO
Oro e lavoro
Lunedì 30 Gennaio 1933 (anno XI) alle ore 17,30 l'autore delle note che
seguono portò ad un personaggio del governo italiano una lista di 18 punti,
che, dopo un decennio, furono pubblicati sul «Meridiano di Roma» col
risultato che il detto «Meridiano» fu escluso dalle poste degli S. U. A. Certe
idee sono sgradite fra i liberali.
La bibliografia dell'autore contiene, oltre opere di carattere non
economico, centinaia di lettere ed articoli sulla moneta, libri ed altri
opuscoli fra i quali:
A. B. C. of Economics. Londra, 1933
Jefferson and/or Mussolini 1935
Social Credit, An Impact. I935
What is Money For? I939
In Italiano:
Confucio, Studio Integrale (in collaborazione con Alberto Luchini)
Carta da Visita (Edizioni: Lettere d'Oggi)
Collaborazione al Meridiano di Roma, Rassegna Monetaria, ecc.
Finché non hai chiarito il tuo pensiero dentro di te stesso, non puoi
comunicarlo ad altri.
Finché non hai messo de l'ordine dentro di te stesso, non puoi essere
elemento d'ordine nel partito.
Il fatto militare dipende dall'onestà del regime.
pagina 82
LA MODA DELL'UTOPIA
Il dieci Settembre scorso passai lungo la Via Salarla oltre Fara Sabina e
dopo un certo tempo entrai nella repubblica dell'Utopia, un paese placido
giacente fuori della geografia presente1. Trovando gli abitanti piuttosto
allegri, io domandai la causa della loro serenità e mi fu risposto che essa era
dovuta alle loro leggi e al sistema d'istruzione ricevuta fin dai primi anni di
scuola.
Dicono (e in questo sono d'accordo con Aristotele e altri saggi
dell'antichità orientali e occidentali) che le nostre conoscenze generali
derivano dalle conoscenze particolari, e che il pensiero s'impernia sulle
definizioni delle parole.
Per insegnare ai piccoli ad osservare i particolari si fa una specie di
giuoco, tenendo nella mano chiusa un numero di piccoli oggetti, come p. e.
tre chicchi di orzo, un soldino, un bottoncino azzurro, un grano di caffè
ovvero un chicco d'orzo, tre bottoni diversi ecc. poi si apre la mano un
istante, e rinchiudendola subito, si domanda al bambino cosa abbia veduto.
Poi per i ragazzi si fanno cose più complicate, e finalmente ognuno sa come
vengono fatte le proprie scarpe o il cappello. E mi fu detto che, definendo le
parole, questa gente è arrivata a definire, la loro terminologia economica,
col risultato che diverse iniquità della borsa e della finanza sono scomparse
dal paese perché nessuno ci si lascia più abbindolare.
E attribuiscono la loro prosperità ad un semplice modo di raccogliere le
tasse o, meglio, la loro unica tassa, che cade sulla moneta stessa.Perché su
ogni biglietto del valore di cento, sono costretti ad affiggere una marca del
valore di uno, il primo giorno d'ogni mese. E il governo, pagando le sue
spese con moneta nuova, non ha mai bisogno di imporre imposte, e nessuno
può tesorizzare questa moneta perché dopo cento mesi essa non avrebbe
alcun valore. E così è risolto il problema della circolazione. E così la
moneta, non godendo poteri di durabilità maggiori di quelli posseduti da
genere come le patate, le messi e i tessuti, il popolo è arrivato a giudicare i
valori della vita in modo più sano. Non adora la moneta come un dio, e non
lecca le scarpe dei panciuti della borsa e dei sifilitici del mercato. E,
naturalmente, non sono minacciati d'inflazione monetaria, e non sono
costretti a fare delle guerre a piacer degli usurai. Di fatto questa professione,
o attività criminale, è estinta nel paese dell'Utopia, dove nessuno ha obbligo
di lavorare più di cinque ore al giorno, perché molte attività burocratiche
sono eliminate dal sistema di vita. Il commercio ha poche restrizioni.
Scambiano i loro tessuti di lana e di seta contro arachidi e caffè dalla loro
Africa, e i loro bovini sono così numerosi che il problema dei concimi si
1
Io avevo scritto: «Utopia, un paese placido giacente ottant'anni a Est di Fara Sabina».
Per la chiarezza e semplicità ho così cambiato. Ma per la traduzione inglese ho restaurato la
prima metafora.
pagina 83
risolve quasi da sé. Ma hanno una legge molto severa che esclude ogni
surrogato da tutta la loro repubblica.
Il popolo s'educa quasi ridendo, e senza professori superflui. Dicono che
è impossibile eliminare libri idioti, ma che ne è facile distribuire l'antidoto, e
questo fanno con un regolamento molto semplice. Ogni libraio è costretto a
tenere in vendita i libri migliori; ed alcuni di valore eccelso, egli deve tenerli
esposti in vetrina per qualche mese dell'anno. E così potendo conoscere i
libri migliori, poco a poco le porcherie della «nouvelle revue française» e
quelle selezionate dal «London Times» sono sparite dalle tavole delle
signorine (maschi e femmine) più sciocche.
Stimano la perizia nelle opere agricole come nella mia gioventù io stimai
la perizia del tennis o del calcio. Di fatto fanno la gara dell'aratro, per saper
chi può fare il solco con maggior precisione. Per questo mi sentii troppo
vecchio, ricordando un giovane amico, preso anch'egli da questa passione
arcaica, che mi scrisse del suo primo iugero: «pareva come se un maiale
fosse passato sradicando».
Dopo aver ricevuto la spiegazione tanto semplice della felicità di questo
popolo, io m'addormentai sotto le stelle sabine, meditando sugli effetti
stupendi di queste modificazione, in apparenza così piccine, e
meravigliandomi della distanza trascorsa fra il mondo del novecento e
quello della serenità.
Sopra il portone del loro Campidoglio si legge:
L'IGNORANZA
L'ignoranza dei giuochi non è prodotta dalla natura, anzi dall'arte. È stata
aiutata dal silenzio della stampa, in Italia come altrove. Inoltre
pagina 85
UNA NAZIONE
CHE NON VUOLE
INDEBITARSI
FA RABBIA
AGLI USURAI
IL PERNO
non esista, ma il fattore economico, nel problema della vita, esiste. Vivendo
di frasi, e perdendo il senso delle parole, si perde «il ben dell'intelletto».
Il commercio ha portato la prosperità della Liguria, l'usura le ha fatto
perdere la Corsica. Ma perdendo il senso della differenza fra commercio e
l'usura si perde il senso del processo storico. Vagamente in questi mesi si è
incominciato a parlare d'una forza internazionale, detta finanza, ma sarebbe
meglio chiamare questa forza «usurocrazia» ovvero il dominio dei grandi
usurai congregati e congiurati. Non i mercanti di cannoni ma i trafficanti del
danaro stesso hanno creata questa guerra, hanno create le guerre a serie, da
secoli, a piacer loro, per creare debiti, per poi sfruttarne l'interesse; per
creare debiti in moneta a buon mercato, per poi domandarne il pagamento in
danaro più caro.
Ma finché la parola moneta non viene chiaramente definita, e finché
questa definizione non sia conosciuta dai popoli, i popoli entreranno
ciecamente in guerra, senza conoscerne il perché.
Questa guerra non fu un capriccio di Mussolini, e nemmeno di Hitler.
Questa guerra è un capitolo della lunga tragedia sanguinaria che s'iniziò
colla fondazione della Banca d'Inghilterra nel lontano anno 1694,
coll'intenzione dichiarata nell'ormai famoso «prospectus» di Paterson, dove
si legge: «il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea
dal niente».
Per capire questa frase bisogna capire che cosa sia la moneta. La moneta
non è uno strumento semplice come una vanga. Contiene due elementi:
quello che misura i prezzi sul mercato, e quello che dà, il potere di comprare
la merce. Su questa duplicità gli usurai hanno giuocato. Voi capite bene che
un orologio contiene due principi, cioè quello della molla motrice, e quello
della molla bilanciere, con un ingranaggio fra le due. Ma quando uno vi
domanda cosa sia la moneta, voi non sapete cosa siano i biglietti da dieci
lire e i pezzi di venti centesimi che avete in tasca.
Sino al seicento prima del mille, quando un imperatore della dinastia
T'ang emetteva i suoi biglietti di stato (dico di stato, non di banca) il mondo
fu quasi costretto a adoprare come moneta una quantità determinata di
qualche merce d'uso comune, sale o oro secondo il grado di sofisticazione
dell'ambiente. Ma dall'anno 654 dopo Cristo, almeno, il metallo non era
necessario agli scambi fra gente civile. Il biglietto statale dei T'ang dell'anno
856, che è ancora conservato, porta un'iscrizione quasi identica a quella che
leggete sul vostro biglietto da dieci lire.
Il biglietto misura il prezzo, e non il valore; ovvero i prezzi vengono
calcolati in unità monetarie. Ma chi vi fornisce questi biglietti? E su che
direttive vengono messi in circolazione questi pezzi di carta? E, prima di
questa guerra, chi controllava l'emissione della moneta mondiale? Se voi
volete cercare le cause della guerra presente, cercate di conoscere chi
controllava e come venne controllata la moneta mondiale.
Pel momento vi ripeto una sola indicazione presa dalla storia degli Stati
Uniti d'America: il grande debito che i nostri amici (i capitalisti dell'Europa)
creeranno con questa guerra, verrà adoperato per controllare la circolazione
pagina 89
IL NEMICO
o reato condannato da ogni religione e da ogni moralista antico. Per es., nel
De Re Rustica di Catone troviamo questo frammento di dialogo.
«E cosa pensate dell'usura?».
«Cosa pensate, voi, dell'assassinio!»
Shakespeare: «Il tuo oro è forse pecore e montoni?»
No! la moneta non è radice del male. La radice è l'avarizia, la brama del
monopolio. «Captans annonam, maledictus in plebe sit!» tuonò
Sant'Ambrogio: monopolizzatori del raccolto, maledetti fra il popolo!
La possibilità d'agire con ingiustizia fu già conferita ai detentori d'oro
all'alba della storia. Ma quel che l'uomo ha creato, egli può disfare. Basta
creare una moneta che non goda la potenzialità di aspettare nel forziere fino
al momento che favorisce il detentore della detta moneta, e le possibilità di
strozzare il popolo per mezzo della moneta, coniata o stampata, spariranno
quasi da sé.
L'idea non è nuova. I vescovi del medioevo già emettevano una moneta
che fu richiamata alla zecca per essere riconiata alla fine d'un periodo
definito. Gesell, tedesco, ed Avigliano, italiano, quasi nello stesso tempo
ideavano un mezzo ancora più interessante per arrivare ad una maggior
giustizia economica. Essi proponevano una moneta carta sulla quale fu
obbligo d'affiggere una marca del valore dell'un per cento del nominativo al
principio di ogni mese.
Il sistema ha dato risultati così lodevoli in zone ristrette che un popolo
chiaroveggente ha il dovere di meditarci sopra. Il mezzo è semplice. Non
sorpassa le capacità intellettuali d'un contadino qualsiasi. Tutti sono capaci
d'affiggere un francobollo alla busta d'una lettera, o una marca da bollo a un
conto d'albergo.
Un vantaggio di questa tassa su tutte le altre tasse (dal punto di vista
umanitario) è che non può incidere che sulle persone che hanno in tasca, al
momento dell'incidenza, danaro d'un valore cento volte più grande della
tassa stessa.
Un altro vantaggio è che non impedisce le operazioni di commercio, né
di fabbricazione; cade solamente sulla moneta superflua, ovvero su la
moneta che il detentore non è stato obbligato a spendere nel corso del mese
precedente.
Come rimedio dell'inflazione, i suoi vantaggi devono essere
immediatamente comprensibili. L'inflazione consiste in una superfluità della
moneta. Col sistema gesellista ogni emissione di biglietti si consuma in
cento mesi, cioè in otto anni e quattro mesi, ovvero porta al fisco una
somma uguale all'emissione originale della moneta.
(Per rendere questo fatto ancora più chiaro, potete immaginare una nota
messa in un forziere per cento mesi; cioè una moneta che fa sciopero, che
per cento mesi non funziona come mezzo di scambio, non riempie il suo
destino. Ebbene, la tassa su questa pigrizia uguaglia il nominativo. Invece
un biglietto che passa di mano in mano può servire in centinaia d'operazioni
ogni mese prima di venire tassato affatto).
pagina 93
L'ERRORE
VALOR MILITARE
s'intende, che egli conosceva il valore della moneta carta: «No commodity
which is not subject to require more or less labour for its production» (non
esiste una merce, la cui produzione non richieda una quantità di lavoro
variabile). Sembra che DAVID RICARDO non fosse mai entrato in un
pollaio e che l'uovo di gallina fosse escluso dal suo sistema economico.
Eppure come misura di valore nutritivo (life value) l'uovo precedeva l'indice
dei prezzi. Osservando direttamente i fenomeni naturali l'uomo medio
sbaglierà meno che dopo essersi infarcito la testa di logaritmi e di mitologie
bancarie. Non ho nessuna intenzione di scherzare! Il valore dell'uovo cresce
e diminuisce in rapporto al crescere e al diminuire della fame.
Aristotile ci ha lasciato una parola di significato oscuro e complesso:
kreía. Utilità, desiderabilità che il RACKHAM, naturalmente di Cambridge,
traduce senz'altro «domanda».La scolastica non c'illumina. Aristotile «aveva
ragione» ma intendeva dire che il valore di un'unità monetaria «is worth
what you can get for it» Assolutamente vero, ma non può dirsi questa
terminologia scientifica.
Lo studente può entrare in biblioteca e consultare anche 50 pretesi trattati
d'economia senza trovarne uno che cominci euclidamente con un elenco
chiaro di definizioni dei termini più comuni, fondamentali e necessari per
discutere di questioni economiche.
Cominciamo per esempio, con il termine «moneta» Aristotele lo
definisce male, ovvero non lo definisce, ma ne parla senza veramente
definirlo. E l'umanità è rimasta per venti secoli in questo stato di semi
oscurità
Io ardirò dare alcune definizioni, pur rendendomi conto ch'esse non
potranno essere di grande utilità fino a che una qualche accademia o
congresso o meglio ancora un gruppo di specialisti seri e autorevoli, non
riconosca la validità di questo lavoro lessicografico. Per mio conto vorrei
ben essere un lessicografo come LORENZO VALLA e potermi annoverare
tra i seguaci di CLAUDIO SALMASIO, che a modo suo fu pure un
lessicografo.
Proponendoci di creare un linguaggio scientifico dobbiamo considerare
anche il modo di tradurre alcuni termini in lingua straniera. Qual è il preciso
significato delle due parole italiane «denaro» e «moneta» e quale è meglio
adoperare nelle definizioni economiche? «Denaro» significa sia carta
moneta che moneta metallica. Ho sentito un alto personaggio dire: «ma la
vera moneta è l'oro».
L'oro greggio non è moneta; lo scambio di monete d'oro con altra merce
è in fondo una specie di baratto: baratto di una certa quantità di stoffa o di
un certo, peso di merce, contro metallo, in precedenza pesato e misurato.
La qualità essenziale della moneta è d'essere misurata e di poter servire
come misura. Anche nel baratto di un disco di metallo prezioso con merce,
ciò che determina nel primo la qualità di moneta è il conio dello stato. Un
governo che dicesse: «non possiamo costruire strade perché non abbiamo
denaro» sarebbe ridicolo come un governo che, dicesse: «non possiamo
costruirne perché non abbiamo chilometri».
pagina 98
autorizzate a farlo, possano prelevare per loro uso privato la ricchezza del
popolo.
Distinguiamo tra la situazione odierna italiana e quella dei paesi
anglosassoni.Distinguiamo tra paesi dove la eccessiva disponibilità di beni
crea crisi, e paesi che invece ne hanno grave penuria e torniamo un po'
indietro per accennare in breve allo storia della «nuova economia che è poi
in tanta parte vecchia sapienza o conoscenza.
***
poco di nuovo e molto di onesto. DAVID D. HUME aveva già visto che la
prosperità non dipendeva dalla quantità di moneta di una data Nazione ma
dal fatto che questa quantità fosse in aumento (specifichiamo che l'aumento
deve essere lento e costante).
Il CAIROLI accenna che lo «Denar merce» di Carlo Magno non aveva
sempre lo stesso valore. Il denar grano «conteneva» meno grano nell'anno
808 che nell'anno 796. L'uomo morale e di buona volontà può studiare
questo fatto e il concetto del prezzo giusto nel Giusto prezzo medievale del
sacerdote L. P.CAIROLI (Merato, Tipografia Pessina, 1913), libro equo e
sano che raggiunge quasi una bellezza stilistica e un valore letterario per la
candida sincerità dell'autore.
Fra gli scrittori utili nominiamo MAC-NAIR WILSON, che ha bene
educato il suo pubblico a riconoscere che le banche non prestano denaro ma
solamente promesse di pagamento (cfr. The Promise to Pay, Londra,
Routledge).
Il GESELL, pur uscendo dall'angolo visuale libero scambista, rievoca
(bracteates) dei vescovi medievali. Con le sue «demurrage charge» queste
marchette alla moda di Avigliano che si devono attaccare al biglietto ogni
mese per mantenerne il valore dichiarato, egli intendeva stimolare la
velocità della circolazione della moneta, e il borgomastro
UNTERGUGGENBERGER a Vörgl dimostrò l'efficacia di questo sistema.
Il GESELL demolì la parte morta di MARX con la frase lapidaria: «Marx
never questioned money» cioè MARX non interrogò mai la natura del
denaro, non l'analizzò
I vantaggi del sistema di GESELL sono almeno i seguenti: 1) nei paesi
pseudo-democratici può liberare la nazione, cioè il governo e il popolo
(comprendendo in esso tutti i produttori, sia i datori di lavoro che gli operai)
dal dominio dei banchieri e degli usurai.
Benché nessun gesellista puro sangue abbia mai considerato la moneta
prescrittibile dal punto di vista statale e corporativo.
2) Con un bollo proporzionale dell'1% del valore del biglietto da
aggiungersi mensilmente, una circolazione di 12 miliardi, darebbe allo stato
una rendita di 1 miliardo l'anno, quasi senza spese per la riscossione, che
sarebbe - automatica e pressoché libera da ingerenze burocratiche.
3) Invece di ammucchiare debiti («astronomici») coi National Bonds al
modo di Roosevelt, ogni debito statale, ogni titolo alla ricchezza della
nazione, invece di raddoppiarsi si estinguerebbe in 100 mesi cioè in otto
anni e quattro mesi. (Gli inglesi pagano ancora una tassa per la battaglia di
Waterloo).
4) I buoni del tesoro potrebbero pur continuare ad esistere in mani
private, come mezzo di risparmio per chi vuol provvedere alla vecchiaia e
alla famiglia, ma sarebbero considerati come un dividendo di Stato a una
classe meritevole di cittadini non come una necessità ineluttabile per un
governo che voglia usare del suo credito.
Insisto: lo Stato non ha affatto bisogno di pagare un «noleggio», per il
suo credito cioè di prendere a prestito dai grandi usurai di professione come
pagina 101
carattere generale ricevo spesso questo invito: «Can't you write about
anything except economics?» («Può scrivere qualche cosa purché non di
economia?»).
Domando scusa ai lettori seri se ho parlato di cose troppo diverse tra loro.
Questo articolo consta di due parti: nella prima ho quasi implorato gli
economisti a ben considerare il bisogno cocente di una terminologia esatta;
nella seconda ho brevissimamente accennato a certi lavori frammentari ma
sinceri di un manipolo di scrittori sparsi, che non sono ma che potrebbero
essere coordinati se si trovasse un nucleo coerente di tecnici pronti ad
assumersi una responsabilità lessicografica.
Diciamo energicamente che senza un'etica salda non si farà economia né
sana né scientifica. Considerare soltanto il puro dinamismo senza tener
conto dello «scopo» di una politica monetaria, condurrebbe a caos. La
direzione della volontà è una componente da studiare nella scienza
dell'economia. Badoglio dicendo «il nostro oro è la volontà e le braccia dei
nostri soldati» è ben più economista di tutti i professori di Londra.
Ezra Pound
L'ECONOMIA ORTOLOGICA
IL PROBLEMA CENTRALE
1
EZRA POUND, A. B. C. of Economics, Faber, London, 1933.
2
Per errore di stampa nel fascicolo 5-6-1937 della «Rassegna Monetaria» si parlava di
biglietti emessi dal GESELL. Con la frase «moneta di Gesell» io intendevo dire moneta
emessa col sistema Gesellista. Ero in viaggio e le bozze non mi poterono raggiungere.
L'errore non verte però sulla validità del sistema Gesellista.
pagina 106
Tutto il poema senza metrica che è stampato sul verso di questa moneta
merita l'attenzione dei più profondi pensatori.
Si legge anzitutto: «Langsam umlaufendes Geld» (moneta circolante
lentamente) il che rende chiara la realtà di questa moneta emessa in contatto
diretto colle condizioni effettive di quella vallata dell'Inn, dove non c'è che
terra e uomini, dove unica ricchezza sono i raccolti, che non si producono da
sé.
Questa moneta ha circolato effettivamente. Si vede dallo stato dei
biglietti, anche di quello mio nonno3, sgualciti e sbiaditi per il continuo
passaggio da mano a mano. La ricchezza della Vallata di Wörgl risulta
direttamente dal lavoro. Ed il lavoro solo è posseduto in potenziale da tutti
gli abitanti.
Attenzione poi alla parola Geld4 sinonimo in tedesco di moneta, traccia
delle invasioni teutoniche. Il francese dice argent (argento). Lo spagnolo
danaro perché «ubicunque lingua Romana, ibi Roma».
La parola dotta e greca «numismatica» deriva dal fatto che la moneta non
è prodotto della natura ma del costume, delle abitudini sociali (nómos =
consuetudine). Così dice Aristotele e bisogna sempre fidarsi delle autorità
La parola nómos ha avuto poi anche un significato più antico: prato, posto
dove pascolano le bestie («paschi»); poi ha assunto il significato di cibo» e
infine significati meno materiali: costume, abitudine. Tutti questi significati
della parola non sono accennati da Aristotele nell'Etica Nicomathea. Eppure
egli era un uomo riflessivo.
Non conosco le vicende morfologiche della parola greca prima di
Aristotele, ma per la comprensione chiara dell'economia mi pare un gran
peccato che la parola romana pecunia, titolo a una pecora (feconda), non
abbia continuato a vivere nel suo primo significato e che il mondo sia
caduto sotto il dominio del vitello dorato, idolo artificioso, che non ha mai
partorito che stragi, paure ed avarizia.
Può essere che questo che io dico sembri ai dotti professori e specialisti
di una semplicità infantile; dovrei però rispondere che in 18 anni di curiosità
economica ho trovato in alto loco una tale ignoranza dei più semplici ed
elementari fatti e rapporti economici che sento necessariamente il bisogno di
cominciare col chiarire delle cose che sembrano «quasi infantili» o col
riferire brani lessigrafici, i più pedanteschi, per evitare guai e confusioni
ulteriori.
Le traccie di tale ignoranza sono visibili nel linguaggio stesso e la
mancanza di logica e di effettiva conoscenza domina il mondo d'oggi
3
V. illustrazioni del precedente articolo dell'A. nel fase. 5-6 ilel '<)37 della «Rassegna
monetaria».
4
Vedi HERMANN FISCHER, Schwabisches Wörterbuch, Laupp'schen
Buchhandlungm, Tübingen 1911. Sette colonne per illustrare questa parola;
cfr. Schuld = biasimo, con guilt inglese, non gilt.
Esso è simile alla voce «Gold» (oro) radice comune a tutte le lingue nordiche. Geld,
gieldan = pagare; Geld, divisione di territorio a scopi fiscali, pagamento, servizio, società
(confusione con guild); anche sterile. Geld vale anche per tributo.
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In una scienza già ben conosciuta si potrebbe quasi dire che lo stesso
tipografo avrebbe potuto evitare un errore puerile come quello che è nel mio
ultimo articolo: a pag. 395 (n. 5-6 del I937). Io non sostengo, infatti, che il
12% di 12 miliardi fa un miliardo; ma che il 12% di 8 1/3 miliardi fa un
miliardo!
Altro caso: lo SWABEY in un articolo di alto valore ed interesse in
«Criterion» a proposito della posizione della Chiesa Anglicana di fronte
all'usura, citando una lettera mia privata ed elittica confonde chi emette il
danaro con chi lo dà in prestito. Il «Criterion» essendo un trimestrale,
occorrono tre mesi per rettificare l'errore. L'articolo invece di essere
autorevole, rimane solamente interessante. Tutta la posizione del SWABEY
ne risulta indebolita.
Dà un vantaggio ai «nemici» Ma solamente nell'economia, fra tutte le
scienze, esistono «nemici» in questo senso.
L'errore deve servire ad un rischiaramento. Notare a proposito del
significato materiale di nómos che il Monte dei Paschi trovò e mise in atto le
basi valide del credito nella prima parte del seicento; e cioè:
1) l'abbondanza della natura,
2) la responsabilità di tutto il popolo.
La Chiesa o gli economisti cattolici nel millennio fra Sant'Ambrogio e
Sant'Antonino da Firenze misero in luce altri rapporti veri, considerando
l'interesse come componente nel problema del giusto prezzo. Così facendo
evitavano i fanatismi di chi voleva totalmente abolire l'interesse.
La distinzione fra usura e partecipazione non fu nuova. Pur nei libri di
Mosè si distingueva fra il frutto ed il corrosivo, neschek, il serpente che
morde.
Lo Stato, o chiunque fornisce una misura per gli scambi, lavora. In
quanto questa misura è stabile o varia in modo sistematico, chiaro a tutti, lo
Stato o l'emittente della moneta merita un compenso. Questa è la base etica
per le marchette di Avigliano e di GESELL o per i demurrage charges sulla
moneta.
Senza parlare in particolare di questo o quel processo economico insisto
che per una chiara comprensione della verità economica in genere tutte
queste premesse devono essere comprese, messe in rapporto l'una con l'altra
e con le loro basi etiche.
Nei tempi passati anche coloro che fornivano i dischi metallici avevano
una loro funzione e attraverso mille anni di ricerche del giusto compenso
l'idea del 5% si è fatta luce.
Ma dire che quelli che fanno i calcoli, che tengono una contabilità sana
non hanno diritto a niente, sarebbe un assurdo da fanatico. Su questo terreno
i socialisti inglesi o alcuni fra loro combattono il DOUGLAS, appunto
perché egli cerca il prezzo giusto per tutti i servizi e per tutte le merci.
Si deve comprendere che lo Stato emettendo moneta sana e valida serve
ed ha diritto a un compenso, compenso che differisce da qualsiasi tassa o
imposta. La differenza fra imposta e partecipazione data almeno dal sistema
«dei nove campi» dei vecchi imperatori cinesi (argomento che dovrei
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Tutta la battaglia fra lo Stato e le banche combattuta negli Stati Uniti dal
1830 al 1840 e vinta dallo Stato è quasi da tutti ignorata. Di tutto ciò non si
parla nei libri di scuola. I nostri grandi presidenti JOHN ADAMS,
JACKSON e VAN BUREN non fanno grande figura in questi libri. E
solamente in questi ultimi anni si cerca di rendere un po' di giustizia a
ANDREW JOHNSON, che successe nell'alta carica dopo la morte del
LINCOLN.
Il frutto della battaglia del 1830-1840 andò perso nella confusione della
nostra guerra civile.
La nostra scienza non sorge nel vacuo. È più di ogni altra confusa e
sabotata dagli interessi coscienti ed incoscienti. I monopolisti non sono
solamente i fautori della emissione creditizia. Gli occupatori di poltrone,
una volta dette cattedre, non tollerano serenamente di essere disturbati. Il
professore SCOTT NEARING fu cacciato. Il KITSON mi scrive: «Tre
professori che per primi adoperarono i miei libri in classe furono cacciati dai
loro posti».
Esiste il sabotaggio industriale, gli inventori hanno sempre incontrato
delle difficoltà; per esempio la storia del telefono automatico è interessante
a questo proposito. Mi sorprende che il rapporto del TWEDDEL nel
«Medical World» del gennaio 1931 sulla cura calcica della tubercolosi
polmonare (Calcium Treatment of Pulmonary Tuberculosis) non abbia
avuto maggiori ripercussioni. Ma in tutti i casi, ad eccezione della questione
monetaria, gli interessi sono speciali. I sabotatori costituiscono dei piccoli
gruppi. Contro una vera scienza economica insorgono invece i più potenti
dei monopolisti, con tutta la stampa che è padroneggiata dai grandi trusts,
banche, ecc.
E, d'altro lato, sta il popolo indeciso. T. S. ELIOT, ottimo giudice della
psicologia inglese, mi scrive: «Tutto questo interesse popolare (alla riforma
Douglasista e ad altri problemi economici) sparirà con l'aumento delle
paghe dovute al riarmo e all'attività contingente».
La curiosità delle masse nelle grandi democrazie, anche quando per un
quasi miracolo o per molte sofferenze viene sollevata, è destinata a venire
meno mediante 10 o 15 scellini la settimana.
Rimangono solamente i pochi studiosi o i grandi appassionati. E questi
ultimi commettono errori. Hanno i difetti connessi alla loro qualità. Non
osano dire: «Ho sbagliato». Qualche volta è difficile convincerli che devono
dire: «Ho sbagliato».Hanno cariche, ecc. La loro autorità dipende...ecc.
Un altissimo dignitario mi felicita della mia versatilità. Io non mi
rallegro. E non vedo la versatilità. Un poema epico è un poema che contiene
la storia. Chi non s'intende di economia non capisce affatto la storia. Senza
andare in fondo del problema economico e di quello specifico della moneta,
io farei una cosa superficiale ed idiota e non un poema serio. Ma il clima
intellettuale del tempo nostro si ribella. Ammira DANTE ma si rivolta
contro le parole: «I guai che sopra Senna induce falseggiando la moneta»,
dove il Poeta condanna una svalutazione pre-Rooseveltiana. DANTE
occupandosi di valori etici per forza doveva considerare la moneta e lo staio.
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Questo articolo può dividersi in tre parti. La prima, che riassume il mio
articolo precedente sul bisogno d'una terminologia economica chiara e
accettata dagli autorevoli competenti. e quindi sempre più comprensibile
non solamente per il lettore comune ma anche per gli specialisti; la seconda,
che tratta della definizione del problema totale e dei suoi componenti
inelluttabili ed essenziali; la terza, sulla comprensione del clima
dell'ambiente e delle circostanze nelle quali si sviluppa e si diffonde la
scienza economica.
Bisogna che almeno qualche centinaio di persone smetta di parteggiare
pro o contro per sorreggerci fra noi con un po' di comprensione. Non
desidero che le mie definizioni siano discusse, ma vorrei piuttosto
suggerimenti pratici e positivi. Come si può definire meglio la moneta, il
credito ecc.? Esistono o non esistono altri componenti fondamentali del
problema oltre la materia, il lavoro, il trasporto e lo strumento monetario,
tutti e quattro governati dalla rettitudine. dalla directio votuntatis?
EZRA POUND
Ezra Pound
ECONOMIA ORTOLOGICA
LE BASI ETICHE
Il posto più sicuro per quella riserva «The safest place for the reserve of
purchasing power» fu designato da un rozzo padre della Repubblica
Americana «in the pants of the people» nelle braghe del popolo.
Non dico che questo sia il solo ripostiglio ma è UN ripostiglio non
trascurabile, che in nessun, modo può impedire o ostacolare l'esistenza
d'altre riserve.
Oltre queste poche precisazioni etiche dubito che ve ne siano molte altre
nell'economia. MARX vedeva che «il valore sorge dal lavoro», ma non
vedeva che un'enorme quantità di lavoro era stata GIÀ compiuta dai nostri
antenati, inventori di processi meccanici.
DOUGLAS demolì il Marxismo con questa percezione, come il GESELL
lo demolì rilevando che «Marx non domandò mai: che cosa è la moneta?»
Ma tutti e due agivano nel dominio dell'intelletto quasi non entrando
nell'azione effettiva.
Ma il principio del male, il Satana del sistema pre-Fascista, pre-
Douglasista, pre-Gesellista, il padre delle bugie, è il creatore delle scarsità
artificiose.
EZRA POUND
Ezra Pound
ECONOMIA ORTOLOGICA:
DI ALCUNE INTUIZIONI
EZRA POUND
NOTA. - Per facilitare il contatto coi lettore, poiché questi articoli sono
scritti per agevolare la reciproca comprensione delle sane idee che
propugniamo, la nostra fatica ci aiuta a capire quanto JEFFERSON soffrisse
a causa dei suoi discepoli idioti e quanto così il DOUGLAS e il GESELL ne
soffrano oggi. La insufficiente preparazione degli epigoni impedisce la
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diffusione delle buone dottrine. P. es.: nel «Social Credit» del 24 settembre
1937 un certo DESBOROUGH mostra di essere ignorantissimo accusando
FRANCO di legiferare per una economia fondata sulla scarsità delle merci.
Questo è assolutamente ingiusto. Il decreto di FRANCO, preso in esame è
in accordo perfetto con gli scopi di DOUGLAS. Il Fascismo mira ad una
economia d'abbondanza, ed i derivati del Fascismo italiano in altri paesi lo
seguono in questa intenzione. Il monopolio. della moneta per scopi privati,
tendenti ad affamare il popolo, è in contradizione assoluta con tutti i
provvedimenti fascisti, con tutta la politica mussoliniana dall'inizio dell'E. F.
sino ad oggi. ma specialmente in contraddizione col discorso di Milano del
6 ottobre dell'anno XII, e con tutta la politica di bonifica e degli ammassi. Il
Sig.DESBOROUGH semplicemente non sa nulla dell'Italia e non
comprende sufficientemente il douglasismo per poter capire chi si oppone e
chi concorda con le idee luminose dell'ingegner DOUGLAS. I gusti politici
e gli orientamenti del DOUGLAS, come pure le sue abitudini rimangono
personali ma non invalidano la sua scienza economica.
A DOUGLAS come a me sembra improbabilissimo che il popolo inglese,
o un altro popolo anglosassone, possa divenire latino in una settimana o in
vent'anni. Io non credo che né il popolo inglese né il popolo degli Stati Uniti
siano capaci dell'ordine, della disciplina e della chiarezza latina. È inutile
cercare. in quei paesi l'amore dell'idea per se stessa. «Ils n'aiment pas les
situations nettes». Un elefante non cammina sui binari ferroviari. Bisogna
che arrivi a modo suo o che non arrivi: inutile offrirgli dei binari per
accelerarne la marcia.