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Lezioni di

Teoria dei Gruppi


Andrea Mori
Dipartimento di Matematica
Universit`a di Torino
Maggio 2005
Questo lavoro `e dedicato alla memoria di
Lia Venanzangeli (19592004)
amica e compagna.
Gigni de nihilo nihilum,
in nihilum nil posse reverti.
PERSIO, Satira III, 8384.
Prefazione
TESTO PREFAZIONE
Andrea Mori
Torino, Febbraio 2004
Indice
1 Prime denizioni e propriet`a 1
1.1 Denizione di gruppo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Sottogruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2 Omomorsmi 13
2.1 Denizione ed esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.2 Automorsmi, coniugio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3 Gruppi quozienti 19
3.1 Classi laterali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
3.2 Sottogruppi normali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
3.3 Costruzione del gruppo quoziente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.4 I teoremi domomorsmo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
4 Altre costruzioni 29
4.1 Prodotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
4.2 Limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
5 Azioni 37
5.1 Azione di un gruppo su un insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
5.2 La formula di Burnside . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
6 Gruppi niti 45
6.1 Gruppi niti e permutazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
6.2 Invertire Lagrange? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
6.3 Il Teorema di Sylow . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
7 Generatori (e relazioni) 53
7.1 Gruppi liberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
7.2 Presentazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
8 Gruppi abeliani nitamente generati 59
8.1 Torsione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
8.2 Teoremi di struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
8.3 Reticoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
9 Estensioni, I 69
9.1 Prodotto semidiretto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
9.2 Il primo gruppo di coomologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
viii A. Mori: Teoria dei Gruppi
10 Estensioni, II 81
10.1 Il secondo gruppo di coomologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Introduzione
La matematica `e una gigantesca costruzione intellettuale, molto
dicile, se non impossibile, di essere compresa nella sua interezza.
Mi piace a volte pensarla come ad un iceberg, con una sua piccola
parte visibile ed una grande, invisibile. Per parte visibile intendo quella
utile al mondo, per la tecnologia, la sica, le scienze naturali, eccetera,
di cui `e innegabile limportanza e la ragione sociale. [. . . ]
Daltra parte nel suo sviluppo la matematica ha acquisito una sua vita propria,
ed i matematici si sono vieppi` u interessati a problemi puramente matematici [. . . ].
Questo forma la parte invisibile delliceberg. [. . . ]
Ci`o non signica che queste ricerche mai troveranno applicazione, che la parte
invisibile diventi visibile. Lesperienza mostra il contrario. [. . . ]
Ma questo non ha importanza per il matematico, che lavora in un
mondo di forme intellettuali dotato di leggi e motivazioni proprie
e che `e spesso guidato da considerazioni estetiche.
Armand BOREL, dal discorso di accettazione del Premio Balzan, (1962)
1
TESTO INTRODUZIONE
1
T.d.A.
Lezione 1
Prime denizioni e propriet`a
Le strutture sono le armi del matematico.
BOURBAKI
Pluralitas non est ponenda sine necessitate.
GUGLIELMO di OCKHAM (1285?1349?).
1.1 Denizione di gruppo.
Sia G un insieme non vuoto. Unoperazione binaria denita su G `e una funzione
: GG G (1.1)
che per comodit`a denoteremo (a, b) = a b = ab per ogni a, b G e chiameremo prodotto di a
e b. Loperazione (1.1) `e detta soddisfare la
propriet`a associativa, se per ogni a, b, c G vale lidentit`a (ab)c = a(bc);
propriet`a commutativa, se per ogni a, b G vale lidentit`a ab = ba.
Se la propriet`a associativa `e soddisfatta `e possibile denire ricorsivamente in modo non
ambiguo il prodotto di tre o pi` u elementi:
abc = (ab)c, abcd = (abc)d, eccetera.
In particolare, per n = 1, 2, 3, . . . e a G poniamo
a
n
= a a, n fattori.
Un elemento u G `e detto essere un elemento neutro per loperazione (1.1) se per ogni a G
valgono le identit`a
au = ua = a.
Se lelemento neutro esiste ed `e unico viene solitamente denotato 1 od 1
G
se linsieme G non `e
ben precisato dal contesto.
Nota Bene. Unoperazione che soddisfa la propriet`a commutativa `e sovente denotata col
simbolo + e lelemento +(a, b) = a+b `e detto somma di a e b. Se lelemento neutro delloperazione
+ `e unico, esso `e solitamente denotato 0 o 0
G
.
Possiamo dare ora la denizione di gruppo.
2 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Denizione 1.1.1. Un gruppo G `e un insieme non vuoto dotato di unoperazione binaria tale
che:
1. `e soddisfatta la propriet`a associativa;
2. esiste un elemento neutro u G;
3. per ogni elemento x G esiste un elemento y G tale che xy = yx = u.
Si noti che non si richiede che la propriet`a commutativa sia soddisfatta. Un gruppo in cui la
propriet`a commutativa risulti soddisfatta si dice gruppo abeliano.
Una conseguenza immediata della denizione `e che in un gruppo G vale la regola di cancel-
lazione:
Teorema 1.1.2. Per ogni a, b, c G,
ac = bc a = b e ca = cb a = b.
Dimostrazione. Se y G `e tale che cy = u si ha
ac = bc acy = bcy au = bu a = b
e analogamente per la cancellazione a sinistra.
Dalla regola di cancellazione segue immediatamente che in un gruppo
esiste un unico elemento neutro u;
per ogni elemento x esiste un unico elemento y tale che xy = yx = u.
`
E dunque lecito parlare de lelemento inverso di un elemento x G. Esso viene denotato x
1
.
Se il gruppo `e abeliano e loperazione denotata +, linverso di un elemento x `e detto anche
opposto e denotato x. Vale la formula
(xy)
1
= y
1
x
1
(notare lo scambio di ordine!).
Infatti si ha (xy)y
1
x
1
= x(yy
1
)x
1
= xx
1
= 1.
Diamo ora alcuni esempi fondamentali di gruppi.
Esempi 1.1.3. 1. Gli insiemi Z, Q, R e C dei numeri interi, razionali, reali e complessi rispet-
tivamente sono gruppi abeliani rispetto alla consueta operazione di somma. Lelemento
neutro `e, in ciascun caso, il numero 0.
Gli stessi insiemi non sono gruppi rispetto alla consueta operazione di prodotto perch`e 0
non ammette inverso.
Linsieme N = 0, 1, 2, . . . dei numeri naturali non `e un gruppo rispetto alla somma perch`e
gli elementi non nulli sono privi di opposto in N.
2. Sia K = Q, R, C od un campo qualunque e poniamo G = K

= K 0. Allora G `e un
gruppo abeliano rispetto alla consueta operazione di somma. In ciascuno caso lelemento
neutro `e il numero 1, e linverso del numero x `e il numero 1/x.
Linsieme Z0 non `e un gruppo rispetto alla consueta operazione di prodotto in quanto
linverso dei numeri interi x ,= 1 non `e un numero intero.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 1. Prime denizioni e propriet`a 3
3. Linsieme Z/nZ delle classi resto modulo n `e un gruppo abeliano rispetto alloperazione
di somma x +y = x +y con elemento neutro 0 e x = x per ogni x Z/nZ.
La classe 1 `e lelemento neutro delloperazione di prodotto xy = xy. Daltra parte,
per lidentit`a di Bezout, esiste una classe y Z/nZ tale che xy = 1 se e soltanto se
MCD(x, n) = 1. Quindi Z/nZ non `e un gruppo rispetto al prodotto, ma
(Z/nZ)

= x Z/nZ tale che MCD(x, n) = 1


lo `e.
4. Sia X un insieme qualunque. Una permutazione su X `e una funzione biettiva f : X X.
Poniamo
S
X
= permutazioni su X.
Linsieme S
X
`e un gruppo rispetto alloperazione di composizione di funzioni f g(x) =
f(g(x)) per ogni x X. Lelemento neutro `e la mappa identit`a i
X
: X X, i
X
(x) = x
per ogni x X, e linverso di una permutazione f `e la funzione inversa f
1
.
Quando X `e un insieme nito con n elementi, ad esempio X = 1, . . . , n, il gruppo S
X
si
denota solitamente S
n
e si dice gruppo delle permutazioni su n elementi (questa notazione
verr`a giusticata nellesempio 2.1.7(2)). Il gruppo S
n
conta n! elementi ed `e non abeliano
se n 3. Infatti siano a, b e c tre elementi distinti di X ed f e g S
n
tali che f(a) = a,
f(b) = c, f(c) = b e g(a) = b, g(b) = c, g(c) = a. Allora f g(a) = c e g f(a)b e quindi
f g ,= g f.
Ricordiamo qui alcuni fatti riguardanti le permutazioni in S
n
che ci saranno utili in seguito.
Una permutazione f S
n
si denota solitamente
f =
_
1
f(1)
2
f(2)
...
...
n
f(n)
_
.
La permutazione f `e detta ciclica, o ciclo, se esiste un sottoinsieme X

= x
1
, x
2
, . . . , x
l

1, 2, . . . , n tale che
f(x
1
) = x
2
, f(x
2
) = x
3
, . . . , f(x
l
) = f(x
1
), e f(x) = x per ogni x / X

.
Denoteremo tale ciclo
f = (x
1
x
2
. . . x

)
e chiamiamo lunghezza del ciclo f lintero (f) = l. Due cicli f = (x
1
x
2
. . . x
r
) e
g = (y
1
, y
2
, . . . , y
s
) si dicono disgiunti se
x
1
, x
2
, . . . , x
r
y
1
, y
2
, . . . , y
s
= .
Allora:
(a) se f S
n
`e un ciclo, la sua lunghezza (f) `e il pi` u piccolo intero positivo r tale che
f
r
= 1;
(b) cicli disgiunti commutano in S
n
;
(c) ogni permutazione f S
n
si decompone come prodotto di cicli disgiunti e tale
decomposizione `e unica.
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4 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Il primo punto discende dallosservazione che leetto della permutazione f
r
sugli elementi
di X

`e f(x
k
) = x
k+r
per ogni k = 1, . . . , l e dove lindice k +r deve essere preso modulo l.
Il secondo punto segue subito calcolando leetto delle composizioni dei cicli sul generico
elemento k 1, . . . , n. La decomposizione del terzo punto si ottiene induttivamente
come segue. Poniamo Y = e scegliamo k 1, . . . , n Y . Sia r il pi` u piccolo intero
positivo tale che f
r
(k) = k e poniamo
c
1
= (k f(k) . . . f
r1
(k)).
Se k, f(k), . . . , f
r1
(k) = 1, 2, . . . , n si ha f = c
1
e laermazione `e vera. Altrimenti si
ripeta la procedura con Y sostituito da Y k, f(k), . . . , f
r1
(k) per ottenere un nuovo
ciclo c
2
disgiunto dal preceente e cos` via. Siccome ad ogni passaggio linsieme Y diventa
strettamente pi` u grande, ad un certo punto si ottiene Y = 1, 2, . . . , n e se c
1
, . . . , c
t
sono
i cicli disgiunti sin l` prodotti risulta
f = c
1
c
t
.
Lasciamo per esercizio (vedi problema 1.2) il compito di dimostare che tale decomposizione
`e unica.
Nota Bene : coerentemente con linterpretazione delle permutazioni come funzioni, adot-
teremo la convenzione secondo cui le permutazioni si compongono da destra verso sinistra.
Ad esempio (1 3 2)(2 4 1) = (2 4 3), eccetera.
5. Sia V uno spazio vettoriale su un campo K e sia Aut(V ) linsieme di tutti gli automorsmi
lineari T : V V . La composizione di automorsmi denisce una struttura di gruppo su
Aut(V ). Lelemento neutro `e la mappa identit`a i
V
e linverso di un automorsmo lineare
T `e la funzione inversa T
1
.
6. Sia R un anello e sia M
n
(R) linsieme delle matrici n n ad elementi in R. Il prodotto
righe per colonne di due matrici A = (a
ij
) e B = (b
ij
), denito come
(a
ij
)(b
ij
) = (c
ij
) dove c
ij
=

n
k=1
a
ik
b
kj
per ogni 1 i, j n
ha la propriet`a che det(AB) = det(A) det(B) (Teorema di Binet) ed ammette come el-
emento neutro la matrice identit`a I
n
= (
ij
). Una matrice A ammette inverso esatta-
mente quando lelemento det(A) R possiede inverso in R. In tal caso si ha A
1
=
1
det(A)
((1)
i+j
A
ij
)
t
dove A
ij
`e il determinante della matrice di ordine n 1 ottenuta da
A cancellando la riga i-esima e la colonna j-esima e ( )
t
indica la trasposizione. Dunque
il sottoinsieme
GL
n
(R) = A M
n
(R) tale che det(A) `e invertibile in R
`e un gruppo detto gruppo lineare generale di rango n a coecienti in R.
1.2 Sottogruppi
Un gruppo pu`o contenere al suo interno dei gruppi pi` u piccoli.
Denizione 1.2.1. Un sottoinsieme non vuoto H di un gruppo G ne `e un sottogruppo se `e un
gruppo rispetto alloperazione di G ristretta alle coppie in H H.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 1. Prime denizioni e propriet`a 5
Si noti che per la propriet`a di cancellazione (che vale in G) un elemento neutro per loperazio-
ne di G ristretta ad H deve essere neutro anche per G. Pertanto un sottoinsieme H di G `e un
sottogruppo se
1. per ogni a, b H risulta ab H;
2. 1 H;
3. per ogni a H risulta a
1
H.
Per le applicazioni il criterio seguente torna spesso utile.
Proposizione 1.2.2. Un sottoinsieme H di un gruppo G `e un sottogruppo se e soltanto se per
ogni a, b H risulta ab
1
H.
Dimostrazione. La condizione `e ovviamente necessaria. Per la sucienza ponendo a = b H
si ha innanzitutto 1 H. Posto poi a = 1 si ha che se b H, allora b
1
H. Inne, prendendo
a e b
1
si ottiene ab H.
Il simbolo H < G signica che H `e un sottogruppo di G.
Esempi 1.2.3. 1. Qualunque sia G, il sottoinsieme 1 costituito dal solo elemento neutro
`e un sottogruppo. Anche G stesso `e un sottogruppo di G. Tali sottogruppi sono detti
banali.
2. Chiaramente Z < Q < R < C e Q

< R

< C

.
3. Dato m Z consideriamo il sottoinsieme di Z costituito dai multipli di m, cio`e
Zm = km[ k Z Z.
Esso `e un sottogruppo di Z in quanto per ogni h, k Z si ha hmkm = (h k)m Zm.
Se m ,= 0, 1 il sottogruppo Zm non `e banale. Viceversa, sia H < Z un sottogruppo
non banale. Si vede subito che linsieme h H[ h > 0 `e un sottoinsieme non vuoto di
N0 e quindi ammette un elemento minimo m. Per ogni h H lalgoritmo di divisione
euclidea permette di scrivere h = mq + r con 0 r < m. Riscrivere tale relazione come
r = h mq rende evidente il fatto che r H e quindi, per minimalit`a di m, deve essere
r = 0. Dunque h `e un multiplo di m, cio`e H = Zm.
4. Se Y X, possiamo considerare il sottoinsieme
S
X,Y
= f S
X
tale che f(y) = y per ogni y Y
delle permutazioni che lasciano sso Y . Per ogni f, g S
X,Y
risulta f g
1
(y) =
f(g
1
(y)) = f(y) = y per ogni y Y e quindi S
X,Y
`e un sottogruppo di S
X
.
5. Sia R un anello. Poniamo
SL
n
(R) = A GL
n
(R) tale che det(A) = 1.
Chiaramente I
n
SL
n
(R) e dal Teorema di Binet segue che se det(A) = det(B) = 1 allora
det(AB) = det(A
1
) = 1. Pertanto SL
n
(R) `e un sottogruppo di GL
n
(R), detto gruppo
lineare speciale di rango n a coecienti in R.
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6 A. Mori: Teoria dei Gruppi
6. Sia G un gruppo qualunque. Il centro di G `e il sottogruppo
Z(G) = x G tali che xg = gx per ogni g G.
Il centro Z(G) `e abeliano e Z(G) = G se e soltanto se G`e abeliano. Per vericare che Z(G)
`e un sottogruppo si osservi che dalla relazione xg = gx segue, moltiplicando a destra e a
sinistra per x
1
che gx
1
= x
1
g. Dunque da x, y Z(G) segue gxy
1
= xgy
1
= xy
1
g,
cio`e xy
1
Z(G).
Come esempio concreto osserviamo che
Z(S
n
) = 1, se n 3.
Infatti se 1 ,= f S
n
esiste x tale che f(x) = y ,= x. Siccome n 3 esiste z
1, . . . , n x, y. Allora si vede subito che f (y z) ,= (y z) f e quindi f / Z(S
n
).
7. Sia n 3 e sia P
n
il poligono regolare con n lati che possiamo pensare centrato nellorigine
delle coordinate del piano R
2
. Sia D
n
linsieme delle isometrie f di R
2
che lasciano invariato
P
n
, cio`e tali che f(P
n
) = P
n
.
`
E chiaro che D
n
`e un gruppo, detto gruppo diedrale di ordine
n, perch`e la composizione di isometrie `e unisometria cos` come linversa di unisometria
`e unisometria e la richiesta f(P
n
) = P
n
resta soddisfatta sia per composizione che per
passaggio allinversa. Si vede subito che:
ogni elemento di D
n
ssa il centro di P
n
e quindi D
n
pu`o rivedersi come sottogruppo
del gruppo 1
0
studiato nel problema 1.2;
ogni elemento di D
n
permuta i vertici di P
n
in quanto i vertici possono essere caratter-
izzati come i punti del poligono a distanza massima dal centro. Pertanto, assegnata
una numerazione dei vertici, il gruppo D
n
pu`o rivedersi come un sottogruppo del
gruppo S
n
.
Per la seconda osservazione sopra, possiamo subito concludere che D
n
`e un gruppo nito.
Le seguenti trasformazioni sono visibilmente elementi di D
n
:
le n potenze
r
0
= id, r, r
2
, . . . , r
n1
della rotazione oraria r di 2/n radianti. Esse costituiscono un sottogruppo in D
n
.
le simmetrie assiali, per cui dobbiamo distinguere due casi secondo la parit`a di n. Se
n `e dispari ci sono n simmetrie per gli n assi che congiungono un vertice al centro
e bisecano il lato opposto. Se n `e dispari ci sono n/2 simmetrie per gli assi che
congiungono coppie di vertici opposti e n/2 simmetrie che bisecano coppie di lati
opposti.
In ogni caso si hanno n simmetrie assiali e siccome evidentemente nessuna simmetria `e una
rotazione, abbiamo cos` almeno 2n elementi in D
n
. Il nostro obiettivo ora `e di dimostrare
che quelli costruiti sono tutti gli elementi di D
n
e di determinarne la struttura di gruppo.
Consideriamo un lato di P
n
e ne siano P e Q i vertici ordinati nel senso di rotazione oraria.
Siccome P e Q costituiscono, pensati come denenti vettori nel piano, una base di R
2
, un
elemento f D
n
resta completamente determinato da f(P) e f(Q). Se f(P) precede
f(Q) nel verso orario, f risulta essere una rotazione (infatti se P

`e il vertice che precede


P, allora f(P

) deve essere il vertice che precede f(P) e cos` via a ritroso). Se invece f(Q)
precede f(P) e se r
k
`e la rotazione che sposta P in f(P), allora lelemento r
k
f D
n
non
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Lezione 1. Prime denizioni e propriet`a 7
`e lidentit`a e ssa P e deve dunque essere la simmetria s = s
P
rispetto allasse passante
per P. Dunque gli elementi di D
n
sono tutti e soli quelli della forma
r
k
s

k 0, 1, . . . , n 1 0, 1.
Inoltre, unanalisi del comportamento delle isometrie sui vertici (vedi problema 1.2) per-
mette di ottenere la relazione
sr
k
= r
k
s k 0, 1, . . . , n 1 (1.2)
che insieme allovvia s
2
= 1 determina completamente la tavola di moltiplicazione (e quindi
la struttura) di D
n
.
Linsieme dei sottogruppi di un gruppo G `e ordinato naturalmente dallinclusione (insiemistica).
Si osservi che dal criterio 1.2.2 segue immediatamente che:
1. se K < H e se H < G allora K < G;
2. se H
i

iI
`e una famiglia arbitraria di sottogruppi di G allora

iI
H
i
`e un sottogruppo
di G.
Invece lunione insiemistica di due (o pi` u) sottogruppi non `e, in generale, un sottogruppo. Ad
esempio, in Z lunione H = Z2 Z3 non `e un sottogruppo in quanto 1 = 3 2 / H. Se H
i

iI
`e una famiglia arbitraria di sottogruppi di G chiamiamo sottogruppo generato dagli H
i
il pi` u
piccolo sottogruppo di G contenente H =

iI
H
i
. Lo denotiamo H).
Esempio 1.2.4. Siano a, b Z con d = MCD(a, b) e m = mcm(a, b). Allora Za Zb = Zm e
Za Zb) = Zd. Infatti Za Zb `e costituito interamente da interi multipli simultaneamente di
a e di b (ed m `e il pi` u piccolo tale intero) e
Za Zb) = xa +yb [ x, y Z = Zd
per lidentit`a di Bezout.
Pi` u in generale, se H G `e un qualunque sottoinsieme di G chiamiamo sottogruppo generato
da H, denotato H), il pi` u piccolo sottogruppo di G contenente H. Se risulta G = H) diciamo
che G `e generato da H. In particolare, se g G risulta
g) = g
Z
= . . . , g
2
, g
1
, 1, g, g
2
, . . . G
in quanto g
m
(g
n
)
1
= g
mn
g), vedi problema 1.2, e quindi il sottoinsieme di tutte le
potenze di g `e il pi` u piccolo sottogruppo di G che contiene lelemento g (si noti lanalogia con i
sottogruppi Zm di Z). Il sottogruppo g) `e detto sottogruppo ciclico generato da g e se H < G
`e della forma H = g) diremo che g `e un generatore di H. Inne, G stesso `e un gruppo ciclico
generato da g se G = g).
Esempi 1.2.5. 1. Gli esempi standard di gruppi ciclici sono Z = 1) e Z/nZ = 1).
2. Il sottogruppo delle rotazioni in un gruppo diedrale `e ciclico.
3. Il gruppo Q non `e ciclico. Infatti se q =
m
n
Q i denominatori dei numeri razionali in
q) = 0, q, 2q, . . . sono dei divisori di n. Quindi, ad esempio,
1
2
q Qq).
Universit`a di Torino
8 A. Mori: Teoria dei Gruppi
4. In S
n
una trasposizione `e un ciclo di lunghezza 2. Ogni ciclo `e prodotto di trasposizioni,
in quanto
(x
1
x
2
. . . x
l
) = (x
1
x
2
)(x
1
x
3
) (x
1
x
l
).
Siccome ogni permutazione `e prodotto di cicli, vedi esempio 1.1.3(4), ogni permutazione
pu`o scriversi come prodotto di trasposizioni, cio`e
S
n
= T), dove T = trasposizioni.
Contrariamente alla decomposizione di una permutazione in cicli disgiunti, la scrittura di
una permutazione come prodotto di trasposizioni non `e unica, ad esempio
(1 2 3) = (1 3)(1 2) = (1 4)(1 3)(4 3)(1 2).
`
E per`o vero che la parit`a del numero delle trasposizioni che occorrono per ottenere una
data permutazione `e ben determinata, ovvero
t
1
t
r
=
1

s
con t
i
e
j
trasposizioni = r s mod 2
Infatti se la permutazione f si potesse scrivere come prodotto di un numero pari e anche
come prodotto di un numero dispari di trasposizioni, il prodotto 1 = ff
1
ci permetterebbe
di scrivere la permutazione identica come prodotto di un numero dispari di trasposizioni.
Sia k il pi` u piccolo numero intero tale che 1 ammette una scrittura come prodotto di 2k+1
trasposizioni:
1 = t
1
t
2
t
2k+1
. (1.3)
Sia x un elemento che compare in una delle trasposizioni t
i
. Ogni segmento della forma
(x y)(z z

) con x, y z, z

= pu`o riscriversi (z z

)(x y) ed ogni segmento della forma


(x y)(y z) pu`o riscriversi (y z)(x z) senza modicare il numero delle trasposizioni. Quindi
possiamo assumere che x non compare nelle prime r < 2k + 1 trasposizioni e che sia
t
r+1
t
2k+1
= (x y
r+1
) (x y
2k+1
).
Se gli y
i
sono tutti distinti quello appena scritto `e il ciclo (x y
2k+1
. . . y
r+1
), cosa impos-
sibile perch`e la permutazione a destra in (1.3) non lascerebbe sso x. Deve allora essere
y
u
= y
v
con u ,= v. Utilizzando ora lidentit`a (x z)(x y) = (x y)(y z) possiamo avvic-
inare le due trasposizioni (x y) no a renderle adiacenti. A questo punto possono essere
eliminate dalla scrittura (1.3), ottenendo una nuova scrittura con 2k 1 = 2(k 1) + 1
trasposizioni. Questo contraddice la minimalit`a di k.
Possiamo allora denire
A
n
= f S
n
tali che f `e prodotto di un numero pari di trasposizioni
e risulta chiaro che si tratta di un sottogruppo di S
n
che contiene
1
2
n! elementi. Esso
prende il nome di gruppo alterno su n elementi. Ad esempio A
3
`e il sottogruppo ciclico di
S
3
generato dal ciclo (1 2 3).
Vale la pena notare che il sottogruppo g) non `e necessariamente costituito da inniti elementi
potendosi avere delle ripetizioni; ad esempio in G = Z/12Z si ha 4) = 0, 4, 8. Si hanno 2
possibilit`a.
1. Non esistono ripetizioni fra i g
n
. In tal caso g) contiene inniti elementi. Diciamo che g
ha ordine innito, ord(g) = .
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 1. Prime denizioni e propriet`a 9
2. Esistono a, b Z con a ,= b tali che g
a
= g
b
. Allora g
ab
= 1 e pertanto linsieme
t > 0 [ g
t
= 1 `e non vuoto. Sia m il minimo di tale insieme. Per ogni n Z, scritto
n = mq +r con 0 r < m, si ha
g
n
= g
mq+r
= (g
m
)
q
g
r
= 1
q
g
r
= g
r
.
Daltra parte g
a
= g
b
con 0 b < a < m contraddice la minimalit`a di m e quindi
g) = 1, g, g
2
, . . . , g
m1

consiste di esattamente m elementi. Diciamo che g ha ordine m, ord(g) = m.


Lo stesso (sotto)gruppo ciclico ammette pi` u di in generatore. Nel primo caso, in cui ord(g) = ,
si ha g) = g
1
) e per ogni n ,= 0, 1 lelemento h = g
n
non genera g) in quanto le potenze
di h sono solo le potenze di g con esponente multiplo di n. La situazione `e pi` u complessa nel
secondo caso.
Proposizione 1.2.6. Se ord(g) = m allora g) = g
n
) se e soltanto se MCD(m, n) = 1
Dimostrazione. Risulta g) = g
n
) se e soltanto se g = (g
n
)
t
per un opportuno t. Siccome
g
s
= 1 se e soltanto se s 1 mod m, la condizione `e equivalente a quella di poter trovare t e t

tali che tn t

m = 1. Questo `e possibile se e soltanto se MCD(m, n) = 1.


Questo risultato permette di reintrepretare la funzione di Eulero,
(n) = [x N tali che 1 x n e MCD(x, n) = 1[
come
(n) = numero dei generatori di un gruppo ciclico con n elementi
(dallesempio 1.1.3(3) si ha anche (n) = [(Z/nZ)

[).
Nel caso dei gruppi ciclici possiamo determinare esplicitamente tutti i sottogruppi.
Teorema 1.2.7. Sia G = g) un gruppo ciclico. Allora:
1. se G `e innito, i sottogruppi di G sono tutti e soli quelli della forma g
n
) con n Z.
Inoltre g
m
) < g
n
) se e soltanto se m[n;
2. se ord(g) = n, G possiede uno ed uno solo sottogruppo con m elementi per ogni divisore
m di n. Tale sottogruppo `e ciclico e generato da g
n/m
.
Dimostrazione. Nel primo caso lunica cosa non ovvia `e che ogni sottogruppo non banale `e
della forma g
n
) per un opportuno n ,= 0, 1. Sia H < G. Ogni elemento di G `e della forma g
t
con t Z. Siccome H non `e banale, esiste un n > 0 minimale rispetto alla condizione g
n
H.
A questo punto si procede come nellesempio 1.2.3(2).
Nel secondo caso la dimostrazione `e analoga. Se H < G, H ,= 1, ragionando come sopra
si ottiene H = g
d
) per un d opportuno (minimo tale che g
d
H). A questo punto si scriva
n = dq +r con 0 r < d: allora 1 = g
n
= (g
d
)
q
g
r
e quindi g
r
= (g
d
)
q
H. Per minimalit`a di
d risulta r = 0, cio`e d[n. Siccome gli elementi 1, g
d
, g
2d
, . . . , g
(
n
d
1)d
sono tutti distinti, H `e un
sottogruppo con m = n/d elementi ed `e chiaramente lunico con tale propriet`a.
In particolare, il teorema appena dimostrato implica che in un gruppo ciclico G = g) con
n elementi per ogni divisore d[n ci sono esattamente d elementi tali che x
d
= 1, precisamente
quelli del sottogruppo g
n/d
). Vediamo ora che questa propriet`a caratterizza i gruppi ciclici.
Universit`a di Torino
10 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Teorema 1.2.8. Sia G un gruppo nito con n elementi tale che per ogni divisore d[n linsieme
degli x G tali che x
d
= 1 ha al pi` u d elementi. Allora G `e ciclico.
Dimostrazione. Iniziamo col dimostrare che se n 1 `e un intero, allora
n =

d|n
(d). (1.4)
Infatti c`e una partizione Z/nZ =

d|n

d
dove
d
`e linsieme dei generatori del sottogruppo di
Z/nZ con d elementi. Allora n = [Z/nZ[ =

d
[
d
[ =

d
(d) `e la (1.4).
Sia d[n e supponiamo esista x G tale che ord(x) = d. Per ogni elemento y x) vale
y
d
= 1 e quindi, per ipotesi, ogni altro elemento di G di ordine d appartiene a x). Dunque di
elementi di ordine d ce ne `e o (d) o nessuno. Dovendosi avere
G =
_
d|n
elementi di ordine d
dovr`a essere n =

d
[elementi di ordine d[

d
(d) = n per la (1.4). Quindi linsieme degli
elementi di ordine d `e non vuoto per ogni d ed in particolare devono esistere elementi di ordine
n.
Questo risultato ha la seguente notevole applicazione.
Corollario 1.2.9. Sia K un campo e sia G un sottogruppo nito del gruppo moltiplicativo K

.
Allora G `e ciclico.
Dimostrazione. In un campo lequazione x
d
= 1 ammette al pi` u d soluzioni qualunque sia d.
Esempio 1.2.10. Un caso importante del corollario precedente `e quello del gruppo

n
= z C[ z
n
= 1
detto gruppo delle radici n-esime dellunit`a. Tale gruppo ha n elementi perch`e i suoi elementi
sono le radici complesse del polinomio X
n
1 che `e privo di radici multiple. Per il corollario,

n
`e ciclico. Un generatore di
n
`e chiamato radice n-esima primitiva dellunit`a.
Particolarizzando il corollario al caso dei campi niti si ottiene il
Teorema 1.2.11. Il gruppo moltiplicativo di un campo nito `e ciclico.
Si noti che la dimostrazione di tale risultato non ore alcun indizio per la determinazione,
in concreto, di un generatore di F
p
. Citiamo, a tale proposito, la celebre congettura seguente
che resta tuttora indimostrata per ogni valore di n.
Congettura 1.2.12 (Artin). Sia n N un numero intero non quadrato. Allora la classe n
modulo p genera F
p
per inniti primi p.
PROBLEMI
Il simbolo G denota sempre un gruppo.
1.1. Dimostrare lunicit`a dellelemento neutro e dellinverso di un elmento in un gruppo.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 1. Prime denizioni e propriet`a 11
1.2. Sia a G. Dimostrare dapprima che per ogni n = 1, 2, 3, . . . si ha a
n1
= (a
1
)
n
. Poi,
posto a
n
= (a
n
)
1
, mostrare che per ogni m, n Z si ha a
m+n
= a
m
a
n
.
1.3. Dimostrare che in G le equazioni ax = b e xa = b ammettono sempre una soluzione e che
essa `e unica.
1.4. Dimostrare che G `e abeliano se e soltanto se (xy)
2
= x
2
y
2
per ogni x, y G.
1.5. Sia f = (x
1
x
2
. . . x
r
) un ciclo in S
n
. Dimostrare che f
1
= (x
r
x
r1
. . . x
1
).
1.6. Decomporre in prodotto di cicli disgiunti le permutazioni
_
1
4
2
6
3
5
4
1
5
2
6
3
_
,
_
1
8
2
6
3
1
4
5
5
9
6
2
7
4
8
3
9
7
_ _
1
8
2
7
3
3
4
2
5
11
6
5
7
4
8
10
9
6
10
1
11
9
_
e riscrivere come prodotto di cicli disgiunti i seguenti prodotti di cicli
(1 4 7)(4 5 2), (2 3)(3 5)(5 2), (3 1 5 6)(4 1 2 6).
1.7. Dimostrare lunicit`a della decomposizione di una permutazione in cicli disgiunti.
1.8. Dimostrare che se G `e nito con un numero pari di elementi esiste g G, g ,= 1, tale che
g = g
1
. Dedurre quindi che G possiede un sottogruppo con 2 elementi.
1.9. Nello spazio vettoriale reale R
n
consideriamo la metrica euclidea standard d(x, y) =
_

n
i=1
(x
i
y
i
)
2
. Sia 1
0
linsieme delle isometrie di R
n
che lasciano sso il punto O, cio`e
1
0
= f : R
n
R
n
tali che f(0) = 0 e d(x, y) = d(f(x), f(y)) per ogni x, y R
n
.
Si dimostri che:
1. ogni f 1
0
`e completamente individuata dai valori f(x
1
), . . . , f(x
n
) dove x
1
, . . . , x
n
`e
una base di R
n
;
2. ogni f 1
0
`e lineare;
3. 1
0
`e un sottogruppo del gruppo Aut(R
n
) dellesempio 1.1.3(5).
1.10. Dimostrare dettagliatamente la formula (1.2) per il gruppo diedrale D
n
1.11. Sia H G un sottoinsieme e sia H linsieme dei sottogruppi K < G tale che H K.
Dimostrare che H) =

KH
K.
1.12. Determinare un generatore del gruppo moltiplicativo del campo con p elementi, p primo,
per p 19.
Universit`a di Torino
Lezione 2
Omomorsmi
The Theory of Groups is a branch of mathematics in which one
does something to something and then compares the result
with the result obtained from doing the same thing to
something else, or something else to the same thing.
James R. NEWMAN, The World of Mathematics (1956)
2.1 Denizione ed esempi
Siamo ora interessati a studiare le funzioni tra gruppi. Tra tutte le funzioni isoliamo quelle che
sono compatibili, nel senso preciso della denizione seguente, con le operazioni.
Denizione 2.1.1. Siano G e H due gruppi. Una funzione f : G H `e detta un omomorsmo
se vale luguaglianza
f(xy) = f(x)f(y) per ogni x, y G. (2.1)
La relazione (2.1) ha due implicazioni immediate per un omomorsmo f:
1. f(1) = 1, ottenibile applicando la legge di cancellazione a f(x) = f(x1) = f(x)f(1);
2. per ogni x G, deve aversi
f(x
1
) = f(x)
1
. (2.2)
Infatti dal punto precedente si ha 1 = f(1) = f(xx
1
) = f(x)f(x
1
).
Denotiamo Hom(G, H) linsieme degli omomorsmi G H.
Osservazioni 2.1.2. 1. Se G = g) `e ciclico, ogni elemento f Hom(G, H) (qualunque sia
H) `e completamente determinato da f(g). Infatti una semplice induzione su n mostra
che f(g
n
) = f(g)
n
se n > 0, e poi la relazione si estende ad ogni n Z prendendo in
considerazione (2.2).
2. La funzione costante e
0
: G H che assegna ad ogni g G lelemento neutro di H,
cio`e e
0
(g) = 1, `e un omomorsmo per cui si ha sempre Hom(G, H) ,= . Daltra parte `e
possibile che e
0
sia lunico elemento in Hom(G, H). Ad esempio, ogni f Hom(Z/nZ, Z)
`e determinata da f(1) w dovendosi avere, in Z, luguaglianza nf(1) = f(n1) = f(n) =
f(0) = 0 si ha lunica possibilit`a f(1) = 0 e quindi f = e
0
.
14 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Diamo ora degli esempi di omomorsmi.
Esempi 2.1.3. 1. Per ogni gruppo G la funzione identit`a id: G G denita come id(g) = g.
2. La funzione esponenziale
exp : R R

, t e
t
.
3. La funzione
E : R C

, t e
2it
= cos(2t) +isen(2t).
4. La funzione f che ad ogni intero n Z associa la classe resto n Z/NZ.
5. La funzione det: GL
n
(K) K

che associa ad ogni matrice n n il suo determinante.


6. La funzione

N
: Z/NZ
N
, n
n
dove `e una radice primitiva n-esima dellunit`a.
Ad un omomorsmo f : G H `e associato il suo nucleo
ker(f) = g G[ f(g) = 1
Il nucleo ker(f) `e un sottogruppo di G in quanto f(1) = 1, f(x
1
) = f(x)
1
= 1 se x ker(f)
e f(xy) = f(x)f(y) = 1 se x, y ker(f). Il prossimo risultato rende esplicita la relazione tra il
nucleo di un omomorsmo e le propriet`a generali di questultimo.
Proposizione 2.1.4. Un omomorsmo f `e iniettivo se e soltanto se ker(f) = 1.
Dimostrazione. Se f non `e iniettivo, esistono x ,= y in G tale che f(x) = f(y). Allora
f(xy
1
) = 1 e dunque 1 ,= xy
1
ker(f).
Viceversa se esiste 1 ,= x ker(f), si ha f(x) = f(1) = 1 e dunque f non `e iniettiva.
Esempi 2.1.5. Con riferimento alla lista di esempi 2.1.3 e mantenendo la stessa numerazione:
1. chiaramente ker(id) = 1;
2. si ha e
t
= 1 solo per t = 0, dunque ker(exp) = 0;
3. si ha simultaneamente cos(x) = 1 e sen(x) = 0 se e soltanto se x `e un multiplo intero di
2, cio`e ker(E) = Z;
4. n = 0 in Z/NZ se e soltanto se n `e un multiplo di N, cio`e ker(f) = ZN;
5. ker(det) = SL
n
(K) (vedi esempio 1.2.3.(5));
6.
n
= 1 se e soltanto se n `e un multiplo di N. Daltra parte i multipli di N, cio`e ZN, sono
esattamente gli interi che hanno classe resto nulla modulo N. Pertanto ker(
N
) = 0.
Limmagine f(G) dellomomorsmo f `e un sottogruppo di H: se f(x) = a e f(y) = b si ha
f(xy
1
) = f(x)f(y)
1
= ab
1
f(G).
Denizione 2.1.6. Un omomorsmo f : G H `e un isomorsmo se `e biettivo.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 2. Omomorsmi 15
Diremo che due gruppi G e H sono isomor, in simboli G H, se esiste un isomorsmo
f : G H. Naturalmente un omomorsmo tra gruppi isomor non `e necessariamente un
isomorsmo, ad esempio la funzione x 2x denisce un omomorsmo Z Z che non `e
suriettivo.
Se f `e un isomorsmo, esiste la funzione inversa f
1
che `e anchessa un isomorsmo. Infatti
se x, y H e se f(a) = x, f(b) = y si ha f
1
(xy) = ab = f
1
(x)f
1
(y). Insieme col fatto che la
mappa id `e un isomorsmo e che la composizione di isomorsmi `e un isomorsmo (vedi Problema
2.2), questo mostra che la relazione di isomorsmo tra gruppi `e una relazione di equivalenza.
Esempi 2.1.7. 1. La funzione esponenziale ha come immagine il sottogruppo R
>0
del grup-
po moltiplicativo R

costituito dai numeri positivi. Dunque la funzione esponenziale


denisce un isomorsmo R

R
>0
il cui inverso `e la funzione logaritmo.
2. Sia : X Y una biezione tra insiemi. Allora lassociazione f
1
f denisce
un isomorsmo S
Y

S
X
che ha come inverso la mappa h h
1
. Dunque la
classe di isomorsmo di S
X
dipende solo dalla classe di equipollenza di X, giusticando
la notazione S
n
se [X[ = n (vedi Esempio 1.1.3(4)).
3. Siano G = g) e H = h) due gruppi ciclici tali che ord(g) = ord(h) N . Allora
la funzione f : G H tale che f(g) = h `e un isomorsmo. Quindi ogni gruppo ciclico `e
isomorfo o a Z, se innito, o a Z/mZ, se costituito da m elementi.
In particolare Z/nZ
n
e lisomorsmo pu`o realizzarsi come n
n
(vedi esempio
2.1.3.(6)) per una scelta di radice primitiva n-esima . In tal senso lisomorsmo Z/nZ

n
non `e canonico
1
.
4. Sia K un campo qualunque, V un K-spazio vettoriale di dimensione n. Fissata una base
e
1
, . . . , e
n
di V , ad ogni trasformazione K-lineare T : V V resta associata la matrice
M(T) = (m
ij
) M
n
(K) secondo la regola
T(e
j
) =
n

i=1
m
ij
e
i
. (2.3)
Si verica che M(T T

) = M(T)M(T

) (prodotto righe per colonne) e che lassociazione


T M(T) `e una biezione. Per questultima, si noti che la 2.3 dice che T `e completa-
mente determinata da M(T) e, letta da destra verso sinistra, che ogni matrice M = (m
ij
)
denisce una trasformazione lineare T tale che M = M(T). Restringendo la denizione
a T Aut(V ), resta cos` denito un isomorsmo M : Aut(V )

GL
n
(K), anchesso non
canonico.
Una propriet`a importante degli omomorsmi `e quella di conservare i sottogruppi, nel senso
della
Proposizione 2.1.8. Sia f : G G

un omomorsmo di gruppi e siano H e H

sottogruppi di
G e G

rispettivamente. Allora
1. f(H) `e un sottogruppo di G

,
2. f
1
(H

) `e un sottogruppo di G.
1
Diciamo che un isomorsmo f : G

H `e canonico se per ogni g G la denizione di f(g) non dipende da
scelte arbitrarie. Per un esempio di isomorsmo canonico vedi il Teorema 3.4.1.
Universit`a di Torino
16 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Dimostrazione. Se x = f(a) e y = f(b) sono elementi di f(H) si ha xy
1
= f(ab
1
) f(H).
Se, invece, a e b G sono tali che f(a), f(b) H

, allora risulta f(ab


1
) = f(a)f(b)
1
H

,
cio`e ab
1
f
1
(H

).
In particolare, limmagine im(f) = f(G) di un omomorsmo f : G H `e un sottogruppo
di H.
2.2 Automorsmi, coniugio.
Un automorsmo di un gruppo G `e un isomorsmo G

G. Lidentit`a `e un automorsmo cos`
come linverso di un automorsmo e il composto di due automorsmi `e un automorsmo. Quindi
linsieme
Aut(G) = automorsmi di G Hom(G, G),
`e un gruppo rispetto alloperazione di composizione di funzioni.
Esempio 2.2.1. Sia G = g) un gruppo ciclico. Sappiamo che un omomorsmo Hom(G, G)
`e completamente determinato da (g). Lomomorsmo `e un automorsmo se e soltanto se
(g) `e anchesso un generatore di G.
Nel caso G Z ci sono 2 generatori e quindi 2 automorsmi: lidentit`a e lautomorsmo
tale che (g) = g
1
. Siccome = id, risulta che Aut(Z) Z/2Z.
Nel caso G Z/nZ i generatori sono in corrispondenza biunivoca con le classi resto
invertibili modulo n. Osserviamo che la funzione
(Z/nZ)

Aut(Z/nZ), m
m
dove
m
(a) = am
`e un isomorsmo perch`e
mm
=
m

m
(hanno lo stesso eetto sul generatore 1).
Una classe importante di automorsmi di un gruppo G `e quella degli automorsmi interni.
Lautomorsmo interno associato allelemento g G `e la funzione

g
: G G,
g
(x) = gxg
1
per ogni x G;
essa `e un automorsmo in quanto:

g
(xy) = gxyg
1
= gxg
1
gyg
1
=
g
(x)
g
(y);
ker
g
= 1 perch`e se
g
(x) = gxg
1
= 1, moltiplicando a sinistra per g
1
e a destra per
g si ottiene x = 1;
per ogni y G si ha y =
g
(g
1
yg).
Linsieme degli automorsmi interni di G, denotato Int(G) `e un sottogruppo di Aut(G). Infatti
si ha
1
= id,
g
1
=
g
1 e
g

h
=
gh
per ogni g, h G. Lultima uguaglianza si ottiene
osservando che
g

h
(x) =
g
(hxh
1
) = ghxh
1
g
1
=
gh
(x) per ogni x G, e la precedente
ponendo h = g
1
in questa.
Denizione 2.2.2. Due elementi x, y G si dicono coniugati se esiste g G tale che y =
gxg
1
.
Il coniugio `e una relazione di equivalenza (vedi problema 2.2) e la classe di coniugio dellele-
mento g `e denotata [g]. Vale la caratterizzazione
Z(G) = g G[ [g] = g.
Il fatto seguente mette in maggior risalto la correlazione tra commutativit`a e coniugio.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 2. Omomorsmi 17
Proposizione 2.2.3. In un gruppo G due elementi x e y sono coniugati se e soltanto se esistono
a e b G tali che x = ab e y = ba.
Dimostrazione. In un verso, basta osservare che ab = a(ba)a
1
. Nellaltra direzione, se
y = gxg
1
si ponga a = g e b = xg
1
.
Nel gruppo S
n
il calcolo delleetto di un automorsmo interno si riduce al calcolo dellauto-
morsmo su un generico ciclo.
Proposizione 2.2.4. Sia x = (x
1
x
2
. . . x
l
) un ciclo in S
n
e sia f S
n
una permutazione
qualunque. Allora
fxf
1
= (f(x
1
) f(x
2
) . . . f(x
l
)).
Dimostrazione. Posto y = (f(x
1
) f(x
2
) . . . f(x
l
)) bisogna controllare che y e fxf
1
hanno lo
stesso eetto su ciascun t 1, . . . , n. Se t = f(x
i
) per qualche i = 1, . . . , l, allora fxf
1
(t) =
fx(x
i
) = f(x
i+1
) = y(t).
Se, invece, t ,= f(x
i
) per ogni i = 1, . . . , l, allora fxf
1
(t) = ff
1
(t) = t e y(t) = t.
In particolare, coniugando i cicli non si cambia la loro lunghezza. Viceversa, cicli che hanno
la stessa lunghezza sono coniugati: se x = (x
1
x
2
. . . x
l
) e y = (y
1
y
2
. . . y
l
) sono due cicli
di lunghezza l una qualunque permutazione f S
n
tale che f(x
i
) = y
i
per ogni i = 1, . . . , n
soddisfa la relazione y = fxf
1
, come si verica facilmente.
Diciamo che due permutazioni x, y S
n
hanno la stessa struttura ciclica se si decompongono
nello stesso numero di cicli disgiunti di pari lunghezza. Siccome i cicli della decomposizione di x
e di y sono disgiunti, la permutazione f sopra pu`o essere costruita in modo da coniugare ciascun
ciclo di x in un ciclo di y di medesima lunghezza. Pertanto risulta y = fxf
1
.
Assegnare una particolare struttura ciclica in S
n
vuol dire assegnare numeri interi positivi
l
1
l
2
. . . l
k
tali che
n = l
1
+l
2
+ +l
k
. (2.4)
Una tale scrittura `e detta partizione di n. Viceversa assegnata una partizione di n come in (2.4)
`e possibile trovare una permutazione f S
n
con corrispondente struttura ciclica, ad esempio
f = (1 . . . l
1
)(l
1
+ 1 . . . l
1
+l
2
) (n l
k
+ 1 n).
Possiamo riassumere la discussione sin qui condotta nel seguente enunciato.
Teorema 2.2.5. Nel gruppo S
n
due permutazioni sono coniugate se e soltanto se hanno la stessa
struttura ciclica. Inoltre, le classi di coniugio sono in numero uguale a quello delle partizioni di
n.
La determinazione del numero p(n) delle partizioni di n, per cui non esitono formule esatte,
`e un problema dicile su cui esiste una vasta letteratura. In queste note ricordiamo solo (senza
dimostrazione) due risultati classici. Nel primo si ottiene una forma chiusa per la funzione
generatrice della successione p(n).
Teorema 2.2.6 (Eulero). C`e un identit`a

n=0
p(n)q
n
=

n=1
1
1 q
n
.
Il secondo risultato fornisce landamento asintotico per la successione p(n) per n .
Universit`a di Torino
18 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Teorema 2.2.7 (Hardy-Ramanujan, 1917). Per n si ha
p(n)
1
4n

3
e

2n/3
.
PROBLEMI
2.1. Siano f : G H e g : H K due omomorsmi. Mostrare che la composizione
g f : G K `e un omomorsmo e, in particolare, che se f e g sono isomorsmi anche g f lo `e.
2.2. Sia f : G H un omomorsmo e K < H. Mostrare che f
1
(K) < G.
2.3. Siano G e H due gruppi e supponiamo G H. Dimostrare che Aut(G) Aut(H).
2.4. Vericare che la relazione di coniugio fra gli elementi di un gruppo G `e unequivalenza.
2.5. Mostrare che per ogni h G si ha ord(h) = ord(ghg
1
).
2.6. Mostrare che se H < G, allora gHg
1
< G per ogni g G.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 3
Gruppi quozienti
3.1 Classi laterali
Sia G un gruppo ed H un suo sottogruppo. Consideriamo la relazione
xy xy
1
H.
Si verica facilmente che la relazione `e una relazione di equivalenza. Infatti:
xx
1
= 1 H qualunque sia x (riessivit`a);
se xy, allora xy
1
H e (xy
1
)
1
= yx
1
H, cio`e yx (simmetria);
se xy e yx, allora (xy
1
)(yz
1
) = xz
1
H come prodotto di elementi in H, cio`e xz
(transitivit`a).
In modo del tutto analogo si dimostra che la relazione
xy x
1
y H
`e unequivalenza. Le due relazioni e coincidono se il gruppo G `e abeliano, ma non coincidono
in generale: se G = S
3
e H =< (1 2) >, posto x = (1 2 3) e y = (2 3) si ha xy
1
= (1 2) H e
x
1
y = (1 3) / H. La classe di equivalenza di un elemento x G secondo la `e costituita dagli
elementi y tali che xy
1
H, cio`e dagli elementi y G scrivibili nella forma hx con h H.
Pertanto essa `e linsieme
Hx := hx G tale che h H,
detto il laterale destro di H denito da x. Analogamente, la classe di equivalenza di x G
secondo la `e il laterale sinistro di H denito da x, cio`e linsieme
xH := xh G tale che h H.
Proposizione 3.1.1. I laterali destri (oppure sinistri) di un sottogruppo H < G costituiscono
una partizione di G. Inoltre, ciascuno di essi `e in biezione con H.
Dimostrazione. Che i laterali formino una partizione `e immediato dal fatto che sono delle
classi di equivalenza. Inoltre, per ogni x G la funzione che ad h H associa lelemento hx
`e una biezione H

Hx in quanto `e ovviamente suriettiva e dalluguaglianza h
1
x = h
2
x segue
h
1
= h
2
per la propriet`a di cancellazione.
Siccome e sono equivalenze, possiamo considerare gli insiemi quozienti G/ e G/.
20 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Proposizione 3.1.2. C`e una biezione G/ G/.
Dimostrazione. Consideriamo la funzione che associa al laterale destro Hx il laterale sinistro
x
1
H. Si ha
Hx = Hy xy
1
H y
1
x
1
H x
1
H = y
1
H
e dunque lassociazione `e biettiva.
Denizione 3.1.3. Sia H < G, Chiamiamo indice di H in G la cardinalit`a dellinsieme
quoziente G/. In simboli,
[G : H] := [G/[ = [G/[ .
Si noti che si pu`o senzaltro avere [G : H] = , ad esempio nel caso G = Z e H = 0, ma
anche [G[ = e [G : H] nito, come nel caso G = Z e H = nZ (n ,= 0) dove [G : H] = n.
Teorema 3.1.4 (Lagrange). Sia G un gruppo nito e H < G. Allora [H[ divide [G[ e
[G : H] =
[G[
[H[
.
Dimostrazione. Dalla partizione in laterali G =

Hx si ottiene [G[ =

[Hx[. Siccome
[H[ = [Hx[ per ogni x e siccome il numero degli addendi `e [G : H], la formula enunciata si
ottiene subito.
Corollario 3.1.5. Sia G un gruppo nito.
1. Per ogni g G, ord(g) divide [G[. In particolare g
|G|
= 1.
2. Se [G[ = p `e primo, allora G `e ciclico e G Z/Zp.
Dimostrazione. Il primo punto segue subito dal teorema di Lagrange applicato al sottogruppo
H = g).
Per il secondo punto, si scelga g ,= 1. Per il primo punto deve essere ord(g) = p e dunque
G = g). Allora c`e un isomorsmo
G

Z/Zp, g
n
n = n

1.
La teoria n qui svolta ci permette di dimostrare molto rapidamente il seguente risultato
celebre.
Teorema 3.1.6 (Eulero). Sia n > 1 un intero e sia a tale che MCD(a, n) = 1. Allora
a
(n)
1 mod n
Dimostrazione. La condizione su a, n equivale a dire che a `e invertibile in Z/nZ. Siccome
[(Z/nZ)

[ = (n) la congruenza enunciata `e una conseguenza immediata del punto 1 del Corol-
lario precedente.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 3. Gruppi quozienti 21
3.2 Sottogruppi normali
Abbiamo visto sopra con un esempio concreto come, in generale, Hg ,= gH per un sottogruppo
H < G ed un elemento g G. Chiedere che risulti gH = Hg equivale evidentemente a chiedere
che H = gHg
1
. Possiamo riprafasare questa equivalenza nel modo seguente.
Osservazione 3.2.1. Sia H < G e g G. C`e una coincidenza di laterali destri e sinistri
Hg = gH se e soltanto se
g
(H) = H dove
g
`e lautomorsmo interno denito da g.
Denizione 3.2.2. Un sottogruppo H < G si dice normale se soddisfa le seguenti condizioni
fra loro equivalenti:
i laterali destri di H coincidono con i laterali sinistri;
H `e trasformato in s`e da ogni automorsmo interno.
Esempi 3.2.3. 1. I sottogruppi banali sono normali.
2. Se G `e abeliano, ogni sottogruppo di G `e normale.
3. Il centro Z(G) `e sempre normale in G. Infatti se z Z(G) e g G si ha gzg
1
= g
1
gz =
z.
4. Se f : G G

`e un omomorsmo, il nucleo ker(f) `e normale in G. Infatti, per ogni


k ker(f) e per ogni g G si ha f(gkg
1
) = f(g)f(k)f(g)
1
= f(g)f(g)
1
= 1, cio`e
gkg
1
ker(f).
Ad esempio il gruppo lineare speciale SL
n
`e normale nel gruppo lineare GL
n
in quanto `e
il nucleo del determinante.
5. Se [G : H] = 2 le partizioni di G nei laterali destri e sinistri devono essere G = H Hg e
G = H gH dove g / H. Pertanto si ha Hg = gH e H risulta normale.
Come caso speciale di questa situazione il gruppo alterno A
n
`e un sottogruppo normale di
S
n
.
6. Il sottogruppo Int(G) degli automorsmi interni di un gruppo G `e un sottogruppo normale
del gruppo Aut(G). Infatti se g G e f Aut(G) si ha
f
g
f
1
(x) = f(gf(x)g
1
) = f(g)xf(g)
1
per ogni x G
e dunque f
g
f
1
=
f(g)
Int(G).
Una conseguenza immediata della denizione `e che un sottogruppo `e normale se e soltanto
se `e unione di classi di coniugio. Usiamo questo fatto per determinare i sottogruppi normali di
S
n
per n = 3 e 4. Sappiamo che le classi di coniugio in S
n
corrispondono alle partizioni di n ed
assegnata una partizione indichiamo con C

la classe di coniugio corrispondente e c

= [C

[.
Si determinano le tabelle seguenti (vedi problema 3.4): per S
3
si ha
c
1+1+1
= 1, c
1+2
= 3, c
3
= 2 (3.1)
e per S
4
si ha
c
1+1+1+1
= 1, c
1+1+2
= 6, c
1+3
= 8, c
2+2
= 3, c
4
= 6. (3.2)
La compatibilit`a col Teorema di Lagrange restringe i possibili sottogruppi normali di S
3
a
H = C
1+1+1
C
3
,
Universit`a di Torino
22 A. Mori: Teoria dei Gruppi
che `e eettivamente un sottogruppo, e i possibili sottogruppi normali di S
4
a
H
1
= C
1+1+1+1
C
2+2
, H
2
= C
1+1+1+1
C
1+3
C
2+2
.
Essi sono entrambi sottogruppi: H
2
`e il gruppo alterno A
4
e H
1
`e un sottogruppo perch`e ogni
elemento di struttura ciclica 2 + 2 coincide col suo inverso e il prodotto di due tali elementi
distinti `e ancora dello stesso tipo. Si noti che H
1
< H
2
.
Denizione 3.2.4. Un gruppo G si dice semplice se gli unici sottogruppi normali di G sono i
sottogruppi abeliani.
Proposizione 3.2.5. I soli gruppi abeliani semplici sono i gruppi ciclici di ordine primo.
Dimostrazione. Un gruppo ciclico di ordine primo non possiede sottogruppi non banali e
quindi `e semplice.
Se G `e abeliano con n elementi ed n non `e primo, basta controllare che G possiede un
sottogruppo non banale. Si scelga una decomposizione n = rs in fattori 1 < r, s < n e sia g G,
g ,= 1. Se ord(g) < n, g) `e un sottogruppo proprio non banale. Se, invece G = g) allora il
sottogruppo ciclico g
r
) `e un sottogruppo proprio non banale.
Lesempio successivo riveste una certa importanza.
Teorema 3.2.6. Il gruppo alterno A
n
`e semplice se n 5.
Dimostrazione. Sia N ,= 1 un sottogruppo normale di A
n
e scegliamo un elemento x N,
x ,= 1, tale da minimizzare il numero degli elementi j tali che x(j) ,= j. Supponiamo che la
decomposizione di x in cicli disgiunti contenga un ciclo di lunghezza 4. A meno di coniugio
possiamo scrivere
x = (1 2 3 4 . . .)(. . .) . . . (. . .).
Poniamo y = (1 2 3)x(1 2 3)
1
= (2 3 1 4 . . .)(. . .) . . . (. . .). Allora xy
1
N perch`e N `e
normale. Per`o y
1
x = (1 2 3 4 . . .)(4 1 3 2 . . .) . . . = (2)(3 1 . . .) . . . sposta meno elementi di
quanti ne sposta x. Pertanto nella decomposizione di x possono comparire solo cicli di lunghezza
3.
Supponiamo che x si decomponga come un ciclo di lunghezza 3 ed altri cicli non banali. A
meno di coniugio possiamo supporre che
x = (1 2 3) . . . , e x(4) ,= 4.
Poniamo z = (4 1 2)x(4 1 2)
1
= (2 4 3)(1 . . .) . . .. Allora zx N perch`e N `e normale. Per`o
zx = (2 4 3 . . .)(1 . . .)(1 2 3 . . .)(4 . . .) . . . = (2)(1 4 . . .) . . . sposta meno elementi di quanti ne
sposta x.
Se nella decomosizione di x compaiono due trasposizioni, poniamo x = (1 2)(3 4) . . . e
coniugando con il 3-ciclo (1 2 5), cosa possibile perch`e n 5, otteniamo w = (1 2 5)x(1 2 5)
1
=
(2 5)(3 4) . . . e wx = (2 5)(3 4) . . . (1 2)(3 4) . . . = (1 2)(2 5) . . . `e un elemento di N che sposta
meno elementi di x.
In denitiva x `e un ciclo di lunghezza 3.
Ma x non pu`o essere una trasposizione, perch`e le trasposizioni non stanno in A
n
e se x =
(1 2 3) allora coniugando con (1 2)(3 k) si ha che ogni 3-ciclo della forma (2 1 k) con k = 4, . . . , n
`e in N.
Ogni elemento g A
n
si scrive come prodotto di un numero pari di trasposizioni della forma
(2 h). Raggruppando tali trasposizioni a due a due si ottiene una scrittura di g come prodotto
di di cicli (2 k)(2 h) = (2 h k). Inoltre (2 h k) = (2 1 k)(2 1 h)(2 1 h) e quindi g ammette
una scrittura come prodotto di cicli della forma (2 1 k) con k = 4, . . . , n. Questo vuol dire che
linsieme di tali cicli genera A
n
, cio`e N = A
n
.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 3. Gruppi quozienti 23
Teorema 3.2.7. Ad eccezione del caso n = 4, il gruppo alterno A
n
`e lunico sottogruppo normale
non banale di S
n
.
Dimostrazione. I casi n 4 o sono ovvi o sono stati discussi precedentemente. Se n 5 la
dimostrazione procede come per il teorema precedente con lulteriore possibilit`a che lelemento
x possa una trasposizione. Ma contenendo una trasposizione un sottogruppo normale dovr`a
contenerle tutte e le trasposizioni generano S
n
.
3.3 Costruzione del gruppo quoziente
Sia N un sottogruppo normale nel gruppo G e consideriamo linsieme dei laterali G/ = G/
che per comodit`a penseremo come laterali destri. Osserviamo che vale unidentit`a
NxNy = nxn

y G[ n, n

N = Nxy.
di sottoinsiemi di G. Infatti, se n N risulta nxy = (nx)(1y) NxNy, e se n

N esiste (vedi
Problema 3.4) m N tale che xn

= mx e quindi nxn

y = nmxy Nxy. Deniamo allora


unoperazione in G/ ponendo
(Nx) (Ny) = Nxy. (3.3)
Osservazione 3.3.1. Nel caso in cui N non `e normale, la (3.3) non `e ben denita (vedi
Problema 3.4) e quindi non denisce unoperazione nellinsieme quoziente.
Verichiamo ora che linsieme quoziente con loperazione (3.3) soddisfa gli assiomi di gruppo
della Denizione 1.1.1. Infatti loperazione
`e associativa, in quanto (Nx) ((Ny) (Nz)) = (Nx) (Nyz) = Nx(yz) = N(xy)z =
(Nxy) (Nz) = ((Nx) (Ny)) (Nz) per ogni x, y, z G.
possiede un elemento neutro N = N1, in quanto (N) (Nx) = (Nx) N = Nx per ogni
x G
possiede lelemento inverso di ogni elemento Nx, in quanto (Nx)(Nx
1
) = Nxx
1
= N.
Denizione 3.3.2. Linsieme dei laterali di un sottogruppo normale N di G con loperazione
(3.3) si chiama gruppo quoziente di G rispetto ad N e si denota G/N.
Si noti come tale denizione generalizza in modo diretto la costruzione elementare delle classi
resto Z/NZ modulo un numero intero N. Diremo che G/N `e un quoziente non banale di G se
N non `e un sottogruppo banale.
Si osservi che se G `e abeliano, ogni suo quoziente `e abeliano. Daltra parte, un gruppo non
abeliano pu`o possedere quozienti abeliani non banali, ad esempio il quoziente S
3
/(1 2 3)) ha 2
elementi e pertanto `e abeliano a fortiori.
Lassociazione
: G G/N, (g) = Ng
`e, in conseguenza diretta della denizione (3.3) un omomorsmo suriettivo (detto omomorsmo
quoziente canonico) il cui nucleo `e evidentemente
ker() = g G[ (g) = 1
G/N
= g G[ Ng = N = N.
Ricordando lesempio 3.2.3(4), otteniamo la caratterizzazione dei sottogruppi normali di un
gruppo G come i nuclei degli omomorsmi con dominio G.
Nota Bene. Per semplicare la notazione, nel seguito indicheremo talvolta G/H linsieme
dei laterali sinistri di H in G anche quando H non `e necessariamente normale. Analogamente
denoteremo HG linsieme dei laterali destri.
Universit`a di Torino
24 A. Mori: Teoria dei Gruppi
3.4 I teoremi domomorsmo
La costruzione del gruppo quoziente G/H ha lo svantaggio di essere astratta: anche in casi
concreti, lo studio del quoziente G/H non `e sempre agevole. Torna utile, a volte, identicare il
quoziente con un gruppo pi` u concreto. I teoremi di isomorsmo orono uno strumento tecnico
per la realizzazione di questo obiettivo.
Teorema 3.4.1 (Primo Teorema dIsomorsmo). Sia f : G H un omomorsmo di gruppi.
Allora G/ ker(f) im(f).
Dimostrazione. Consideriamo la funzione

f : G/ ker(f) im(f) tale che

f( x) = f(x) dove,
per brevit`a, abbiamo posto x = ker(f)x. La funzione

f `e ben denita perch`e se x = y allora
esiste g ker(f) tale che y = gx e allora f(y) = f(gx) = f(g)f(x) = f(x).
Osserviamo che

f `e un omomorsmo in quanto

f( x y) = f(xy) = f(x)f(y) =

f( x)

f( y) ed `e
iniettivo perch`e se

f( x) = f(x) = 1 allora x ker(f), ovvero x = 1, cio`e ker(

f) = 1. Siccome

f `e ovviamente suriettivo,

f realizza lisomorsmo dellenunciato.
Il Primo Teorema dIsomorsmo viene talvolta rappresentato per mezzo del diagramma com-
mutativo
G
f
H

G/ ker(f)

f
im(f)
dove `e lomomorsmo quoziente canonico e la mappa verticale destra linclusione.
Esempi 3.4.2. 1. La mappa esponenziale E : R C

, E(t) = e
2it
dellesempio 2.1.3(3)
ha nucleo Z (vedi esempio 2.1.5(3) e immagine il sottogruppo S
1
dei numeri complessi di
norma 1. Pertanto dal Teorema 3.4.1 risulta un isomorsmo
R/Z S
1
.
2. Ogni numero complesso non nullo z si pu`o scrivere in modo unico non ambiguo nella forma
z = re
2it
con r R

. La mappa
f : C

, f(z) = r
ha ker(f) = S
1
e im(f) = R
>0
. Pertanto si ha un isomorsmo
C

/S
1
R
>0
.
3. Lapplicazione z z
2
denisce un omomorsmo S
1
S
1
. Esso `e suriettivo (di ogni
numero complesso si pu`o estrarre una radice quadrata) e ha come nucleo il sottogruppo
1. Dunque si ha un isomorsmo
S
1
/1 S
1
.
Tale esempio mostra come un gruppo innito possa essere isomorfo ad un suo quoziente
non banale.
4. La mappa
: G Aut(G), (g) =
g
1
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 3. Gruppi quozienti 25
che associa ad un elemento g lautomorsmo interno x gxg
1
`e un omomorsmo in
quanto (gh)(x) =
gh
(x) = ghxh
1
g
1
=
g
(
h
(x)) = ((g) (h))(x) per ogni x G.
Lomomorsmo ha nucleo ker() = g G[ gxg
1
= x per ogni x G = Z(G) e
quindi
G/Z(G) im() = Int(G).
Siano H e K sottogruppi di G e poniamo
HK = g G[ g = hk per opportuni h H e k K.
In generale HK ,= KH e nessuno dei due `e un sottogruppo di G. Se per`o K `e normale, si ha
HK =
hH
hK =
hH
Kh = KH e HK risulta essere un sottogruppo di G (vedi Problema
3.4) e precisamente il sottogruppo generato da H K.
Possiamo ora enunciare gli altri due teoremi disomorsmo.
Teorema 3.4.3 (Secondo Teorema dIsomorsmo). Siano H e K sottogruppi di un gruppo G
e supponiamo H normale nel sottogruppo generato da H K. Allora
1. H K `e normale in K, e
2. H K)/H

K/(H K).
Dimostrazione. Siccome H `e normale in H K) risulta, come nella discussione prece-
dente, H K) = HK = KH. Consideriamo lomomorsmo quoziente canonico composto con
linclusione di K in HK,
K HK

HK/H.
Tale composizione `e evidentemente suriettiva in quanto gli elementi del quoziente HK/H sono
i laterali Hk con k K. Il nucleo della composizione `e costituito dagli elementi k K tali che
Hk = H come laterali in HK e questo succede esattamente quando k H K. Ci`o dimostra
il punto 1 in quanto H K si `e dimostrato essere nucleo di un certo omomorsmo, ed anche il
punto 2 come diretta applicazione del Teorema 3.4.1.
Teorema 3.4.4 (Terzo Teorema dIsomorsmo). Siano K < H sottogruppi normali di un
gruppo G. Allora
1. H/K `e normale in G/K, e
2.
G/K
H/K
G/H.
Dimostrazione. Deniamo una funzione f : G/K G/H ponendo f(Kg) = Hg per ogni
g G. La funzione f `e ben denita perch`e se Kg = Kg

allora esiste k K H tale che


kg = g

e dunque Hg = Hg

. La funzione f `e evidentemente suriettiva ed `e un omomorsmo,


perch`e f(Kx Ky) = f(Kxy) = Hxy = Hx Hy = f(Kx)f(Ky).
Il nucleo di f `e costituito dai laterali Kg tali che Hg = H e questo si ha se e soltanto se
g H. Pertanto ker(f) = H/K e questo prova il punto 1 immediatamente, ed il punto 2 come
applicazione del Teorema 3.4.1.
Esempi 3.4.5. 1. Consideriamo i sottogruppi S
1
e R

di C

. Essi sono entrambi normali


e S
1
R

= C

cosicch`e il Secondo Teorema di Isomorsmo fornisce isomorsmi


C


S
1
1
S
1
.
Universit`a di Torino
26 A. Mori: Teoria dei Gruppi
e
C

1
R
>0
.
Lultimo isomorsmo si ottiene applicando il Primo Teorema dIsomorsmo allomomor-
smo [[ : R

R
>0
.
2. Se d `e un divisore di N, c`e un inclusione NZ dZ di sottogruppi di Z. Allora per il Terzo
Teorema dIsomorsmo
Z/NZ
dZ/NZ
Z/dZ.
Concludiamo questa sezione mostrando come la struttura dei sottogruppi di un gruppo
quoziente G/N sia ottenibile da quella di G. Precisamente, vale il risultato seguente.
Teorema 3.4.6. Sia N un sottogruppo normale in G. Lomomorsmo quoziente canonico
denisce una corrispondenza biunivoca

sottogruppi di G
contenenti N
sottogruppi di G/N
che conserva indici e normalit`a.
Dimostrazione. Al sottogruppo N < H < G associamo il sottogruppo (H) = H/N di G/N.
`
E chiaro che tale associazione `e iniettiva: se (H) = H/N = K/N = (K) si ottiene H = K
dallunione dei vari laterali. Viceversa, se H < G/N allora
1
(H) `e un sottogruppo di G che
contiene N =
1
(1).
Se N < K `e un sottogruppo normale di G, allora Kg = gK per ogni g G e quindi
(K)(g) = (g)(K). Siccome `e suriettiva, questo mostra che tutti i laterali destri di (K)
coincidono con i sinistri e quindi (K) `e normale.
Se K < G/N `e normale, scrivendo K = H/N = (H) con N < H < G si vede che H `e il
nucleo della composizione G G/N
G/N
K
. Pertanto H =
1
(K) `e normale in G.
Inne per qualunque sottogruppo N < H < G, lassociazione Hh (H/N)Nh tra i laterali
di H in G e quelli di H/N in G/N `e evidentemenete suriettiva, ed `e anche iniettiva perch`e se
g, g

G sono tali che (H/N)(g) = (H/N)(g

) allora esistono n, n

N e h H tali che
g = nhn

e siccome N < H questo mostra che Hg = Hg

. Resta dunque provata luguaglianza


[G : H] = [G/N : (H)].
PROBLEMI
3.1. Spiegare perch`e lassociazione Hx xH non denisce, in generale, una biezione tra
laterali destri e sinistri di un sottogruppo H < G.
3.2. Sia H =< (1 2 3 4) > in S
4
. Calcolare [S
4
: H] e determinare un sistema completo di
rappresentanti per i laterali destri e per i laterali sinistri.
3.3. Sia N < G. Si dimostri che N `e normale se e soltanto se vale la condizione seguente: per
ogni g G e per ogni n N esiste un n

N tale che ng = gn

.
3.4. Sia K < H < G una catena di sottogruppi in G. Si dimostri che se K `e normale in G
allora K `e normale in H. Mostrare invece con un controesempio che se H `e normale in G allora
non necessariamente K `e normale in G.
3.5. Ricostruire le tabelle (3.1) e (3.2).
3.6. Trovare un esempio esplicito di sottogruppo non normale H < G ed elementi x, x

, y, y

G
tali che Hx = Hx

, Hy = Hy

ma Hxy ,= Hx

.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 3. Gruppi quozienti 27
3.7. Si spieghi perch`e un gruppo nito G non pu`o avere quozienti non banali isomor a G
stesso.
3.8. Generalizzare lesempio 3.4.2(3) ottenendo un isomorsmo S
1
/
n
S
1
per ogni n 1.
3.9. Dimostrare che se H e K sono sottogruppi di G tali che HK = KH, allora HK `e un
sottogruppo di G e difatti HK = H K).
Universit`a di Torino
Lezione 4
Altre costruzioni
In questa lezione studieremo due altre tecniche, in aggiunta alla costruzione dei ruppi quozienti,
che permettono di ottenere nuovi gruppi a partire da altri gi`a disponibili.
4.1 Prodotti
Siano G
1
e G
2
due gruppi. Consideriamo linsieme prodotto cartesiano
G = G
1
G
2
= (g
1
, g
2
) [ g
1
G
1
, g
2
G
2

e su esso deniamo loperazione di prodotto componente per componente


(g
1
, g
2
)(g

1
, g

2
) = (g
1
g

1
, g
2
g

2
). (4.1)
`
E facile vedere che loperazione 4.1 denisce su G una struttura di gruppo. Infatti:
lassociativit`a delloperazione 4.1 segue immediatamente dallassociativit`a in ciascuna com-
ponente;
se u
i
`e lelemento neutro in G
i
(i = 1, 2) lelemento (u
1
, u
2
) `e neutro in G;
lelemento (g
1
, g
2
) G ha inverso (g
1
1
, g
1
2
).
Denizione 4.1.1. Il gruppo G = G
1
G
2
`e detto prodotto diretto (esterno) dei gruppi G
1
e
G
2
.
Esempi 4.1.2. 1. Siano m, n due interi tali che MCD(m, n) = 1. Allora
Z/mZ Z/nZ Z/mnZ.
Infatti, d = ord(

1,

1) `e il pi` u piccolo intero positivo per cui d(

1,

1) = (

d,

d) = (

0,

0), e
quindi d = mcm(m, n) =
mn
MCD(m,n)
= mn. Dunque Z/mZ Z/nZ `e ciclico.
2. Il gruppo G = Z/2Z Z/2Z consiste dei 4 elementi
u = (

0,

0), e
1
= (

1,

0), e
2
= (

0,

1), e
3
= (

1,

1)
che soddisfano le relazioni
e
2
1
= e
2
2
= e
2
3
= u, e
i
e
j
= e
k
ogniqualvolta i, j, k = 1, 2, 3. In particolare G non `e ciclico.
30 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Sul gruppo prodotto G = G
1
G
2
sono deniti due omomomorsmi suriettivi
pr
i
: G G
i
, pr
i
(g
1
, g
2
) = g
i
i = 1, 2
detti, rispettivamente, la prima e la seconda proiezione. Il risultato seguente mostra come i
gruppi G
1
e G
2
possano essere ricostruiti a partire dal prodotto.
Proposizione 4.1.3. Sia G = G
1
G
2
il prodotto dei gruppi G
1
e G
2
. Allora esistono sot-
togruppi H
i
in G, i = 1, 2, tali che
1. H
i
G
i
,
2. H
i
`e normale in G,
3. G = H
1
H
2
,
4. H
1
H
2
= 1
G
.
Dimostrazione. Poniamo H
1
= (g
1
, 1) = ker(pr
2
) e H
2
= (1, g
2
) = ker(pr
1
). I punti 1, 2
e 4 sono evidenti. Per il punto 3 basta osservare che (g
1
, g
2
) = (g
1
, 1)(1, g
2
).
Denizione 4.1.4. Se G `e un gruppo che possiede due sottogruppi H
1
e H
2
che soddisfano le
propriet`a 14 della Proposizione 4.1.3 diciamo che G `e prodotto diretto (interno) di H
1
e H
2
.
Il nostro obiettivo `e ora di mostrare che non c`e sostanziale dierenza tra prodotto diretto
esterno ed interno.
`
E necessario dimostrare due Lemmi preliminari.
Lemma 4.1.5. Siano H e K due sottogruppi normali in un gruppo G tali che H K = 1
G
.
Allora hk = kh per ogni h H, k K.
Dimostrazione. Consideriamo lelemento x = hkh
1
k
1
G. Associando (hkh
1
)k
1
, per
normalit`a di K si ha x K ed Associando h(kh
1
k
1
), per normalit`a di H si ha x H. In
denitiva x = 1, cio`e hk = kh.
Lemma 4.1.6. Siano H e K due sottogruppi normali in un gruppo G tali che G = HK e
H K = 1
G
. Allora ogni g G ammette ununica scrittura g = hk con h H e k K.
Dimostrazione. Una scrittura g = hk esiste per ipotesi. Posto g = hk = h

, si ha kk

1
=
h
1
h

H K, da cui h = h

e k = k

.
Possiamo ora dimostrare quanto promesso in precedenza.
Teorema 4.1.7. Sia G un gruppo prodotto diretto interno di due suoi sottogruppi G
1
e G
2
.
Allora G G
1
G
2
.
Dimostrazione. Consideriamo la funzione
G
1
G
2
G, (g
1
, g
2
) g
1
g
2
.
Essa `e un omomorsmo per il Lemma 4.1.5 e per il Lemma 4.1.6 `e iniettivo.
Esempi 4.1.8. 1. Z non `e isomorfo al prodotto di due suoi sottogruppi perch`e due sot-
togruppi non banali di Z hanno intersezione non banale.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 4. Altre costruzioni 31
2. S
n
non `e isomorfo al prodotto di due suoi sottogruppi perch`e possiede, se n ,= 4, un solo
sottogruppo normale e due soli sottogruppi normali ad intersezione non banale se n = 4.
3. Se m ed n sono interi con MCD(m, n) = 1 allora
Z/mnZ mZ/mnZ nZ/mnZ
(vedi Esempio 4.1.2(1)).
Finora ci siamo limitati. per semplicit`a al caso del prodotto di due gruppi. In realt`a il
prodotto diretto pu`o essere denito per una famiglia arbitraria G
i

iI
di gruppi. Se la famiglia
1 `e nita, la generalizzazione `e immediata: assegnati gruppi G
1
, G
2
, . . . , G
n
il loro prodotto
diretto `e linsieme G =

n
i=1
G
i
= G
1
G
2
. . . G
n
con operazione
(g
1
, g
2
, . . . , g
n
)(g

1
, g

2
, . . . , g

n
) = (g
1
g

1
, g
2
g

2
, . . . , g
n
g

n
).
Tutti i risultati enunciati e dimostrati sopra per il caso del prodotto di 2 gruppi continuano a
valere in questa situazione pi` u generale.
Se la famiglia 1 ` u innita la denizione corretta `e la seguente.
Denizione 4.1.9. Sia G
i

iI
una famiglia arbitraria di gruppi. Si dice prodotto diretto della
famiglia il gruppo
( =

iI
G
i
=
_
funzioni f : 1

iI
G
i
tali che f(i) G
i
per ogni i 1
_
con loperazione
(f f

)(i) = f(i)f

(i). (4.2)
`
E facile controllare che loperazione 4.2 denisce eettivamente un gruppo e che:
1. le proiezioni pr
i
: ( G
i
sono omomorsmi suriettivi,
2. il sottogruppo H
i
di ( costituito dalle f ( tali che f(j) = 1 per ogni j ,= i `e normale ed
isomorfo a G
i
,
3. i vari sottogruppi H
i
commutano fra di loro elemento per elemento.
`
E per`o falso che i sottogruppi H
i
generano (: se f ( `e tale che f(i) ,= 1 per un insieme innito
di indici i, non c`e modo di scrivere f come prodotto di elementi ciascuno dei quali preso in un
H
i
. Pertanto, un gruppo non pu`o essere prodotto diretto di una sua famiglia di sottogruppi se
tale famiglia `e innita.
Il prodotto diretto ( possiede il seguente sottogruppo notevole.
Denizione 4.1.10. Sia G
i

iI
una famiglia arbitraria di gruppi. Si dice somma diretta della
famiglia il gruppo
G =

iI
G
i
= f ( tali che f(i) = 1 eccetto che per un numero nito di i 1
Vale la seguente caratterizzazione.
Proposizione 4.1.11. Sia G
i

iI
una famiglia arbitraria di gruppi. La somma diretta G della
famiglia `e il sottogruppo del prodotto diretto ( generato dai sottogruppi H
i
.
Universit`a di Torino
32 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Dimostrazione. Se f
1
H
i1
, . . . , f
n
H
in
il prodotto g = f
1
f
n
`e in G perch`e g(j) = 1 se
j / i
1
. . . i
n
.
Viceversa, se g G e se g(j) = 1 per ogni j / i
1
. . . i
n
, allora g = f
1
f
n
dove
f
k
(i) =
_
g(i) se i = i
k
,
1 altrimenti.
4.2 Limiti
Una famiglia induttiva (G
n
,
n
) di gruppi `e il dato per ogni n Z di un gruppo abeliano G
n
e
di un omomorsmo
n
: G
n
G
n+1
. Una famiglia induttiva pu`o dunque rappresentarsi come
un diagramma
. . . G
n1
n1
G
n
n
G
n+1
. . . .
Il caso signicativo pi` u semplice di famiglia induttiva `e quello in cui ogni gruppo G
n
`e sot-
togruppo di un gruppo H e ogni
n
`e uninclusione. In tal caso lunione insiemistica G =

nZ
G
n
`e un sottogruppo di H in quanto se x, y G esiste un indice N Z tale che x, y G
N
e dunque xy
1
G
N
G. Come esempio concreto si consideri il seguente.
Esempio 4.2.1. Fissato un numero primo p poniamo G
n
= 1 se n 0 e G
n
=
p
n < C

se
n > 0. Come
n
prendiamo linclusione
p
n
p
n+1 e poniamo

p
:=
_
iZ

p
n = z C tali che z
p
n
= 1 per un n opportuno.
Si noti che
p
`e un gruppo innito in cui ogni elemento ha ordine nito.
Per una famiglia induttiva qualunque non ha senso procedere direttamente con un unione
dei G
n
perch`e le mappe
n
non sono necessariamente iniettive. Nel caso in cui i gruppi G
n
sono
abeliani procediamo come segue.
1. Sia G =

nZ
G
n
la somma diretta dei gruppi G
n
. Per ogni n, sia f
n
: G
n
G linclusione
delladdendo n-esimo nella somma diretta.
2. Sia H il sottogruppo di G generato da tutti gli elementi della forma
f
n
(g) f
n+1
(
n
(g))
per ogni n Z e per ogni g G
n
.
Denizione 4.2.2. Si dice gruppo limite diretto della famiglia induttiva (G
n
,
n
) di gruppi
abeliani, denotato
lim
n
(G
n
,
n
) = lim
n
(G
n
),
il gruppo quoziente
_
nZ
G
n
_
/H
Componendo le mappe f
n
con lomomorsmo quoziente :

nZ
G
n
lim

(G
n
) si otten-
gono mappe

f
n
: G
n
lim

(G
n
) che soddisfano la compatibilit`a

f
n
=

f
n+1

n
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 4. Altre costruzioni 33
per ogni n Z, in quanto

f
n
(g) = f
n
(g)+H = f
n+1
(
n
(g))+H =

f
n+1
(
n
(g)) per ogni g G
n
.
Nel caso in cui i G
n
non sono abeliani consideriamo lunione disgiunta A =

nZ
G
n
che,
naturalmente, non `e un gruppo. Diciamo che h G
n+k
`e un iterato di g G
n
se k = 0 e g = h,
oppure se
h =
n+k1

n
(g).
In A introduciamo la relazione di equivalenza
x y esiste z A tale che z `e iterato sia di x che di y (4.3)
e indicata [x] la classe di equivalenza di x A deniamo un operazione di prodotto nellinsieme
quoziente ponendo
[x][y] = [x

] (4.4)
dove x

, y

G
N
sono iterati rispettivamente di x ed y per un opportuno N 0. Loperazione
`e ben denita:
se x

, y

G
N
sono altri iterati di x e y ed assumendo N

> N `e chiaro che x

e y

sono
iterati di x

e y

rispettivamente cosicch`e [x

] = [x

];
se x g e y h possiamo scegliere come x

e y

iterati comuni a x e g ed a y e h
rispettivamente.
Loperazione appena denita soddisfa le richieste per la struttura di gruppo: lassociativit`a segue
immediatamente dallassociativit`a delloperazione nei singoli G
n
e chiaramente [1] `e un elemento
neutro e [x]
1
= [x
1
].
Denizione 4.2.3. Si dice gruppo limite diretto della famiglia induttiva (G
n
,
n
), denotato
lim
n
(G
n
,
n
) = lim
n
(G
n
),
il gruppo denito sullinsieme A/ dalloperazione (4.4).
Esempi 4.2.4. 1. Sia K un campo e consideriamo la famiglia induttiva
. . . 1 1 GL
1
1
GL
2
(K)
2
GL
3
(K) . . .
dove
n
(M) =
_
M
1
_
. Allora gli iterati di una matrice M si ottengono prolungando la
diagonale principale col valore 1 ripetuto e riempiendo gli altri posti con degli zeri. Questo
permette di moltiplicare fra loro, nel limite
GL

(K) = lim
n
GL
n
(K),
matrici di dimensioni diverse ottenendo un gruppo che le include tutte.
2. Sia H
n
una arbitaria successione di gruppi, n = 1, 2, . . .. Per ogni n > 0 poniamo
G
n
= H
1
H
n
. Ci sono inclusioni ovvie G
n
G
n+1
che fanno dei G
n
una famiglia
induttiva. Nel limite lim

G
n
ogni elemento g G
n
`e identicato con quelli ottenuti da
g = (g
1
, . . . , g
n
) riempiendo con 1 le coordinate successive alla n-esima. Risulta allora
chiaro che
lim
n
H
1
H
n
=

n0
H
n
Universit`a di Torino
34 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Una famiglia proiettiva (G
n
,
n
) di gruppi `e il dato per ogni n Z di un gruppo abeliano
G
n
e di un omomorsmo
n
: G
n+1
G
n
. Una famiglia induttiva pu`o dunque rappresentarsi
come un diagramma
. . . G
n+1
n
G
n
n1
G
n1
. . . .
Si noti che, da un punto di vista graco, una famiglia proiettiva si ottiene da una induttiva (e
viceversa) semplicemente scambiando il verso delle frecce.
Sia (G
n
,
n
) una famiglia proiettiva. Un elemento (g
n
)

nZ
G
n
si dice essere coerente
per la famiglia se

n
(g
n+1
) = g
n
per ogni n Z.
Linsieme degli elementi coerenti forma un sottogruppo del prodotto

nZ
G
n
in quanto se (g
n
)
e (h
n
) sono coerenti, allora
n
(g
n+1
h
1
n+1
) =
n
(g
n+1
)
n
(h
1
n+1
) = g
n
h
1
n
.
Denizione 4.2.5. Si dice limite inverso della famiglia proiettiva (G
n
,
n
), denotato
lim
n
(G
n
,
n
) = lim
n
G
n
,
il sottogruppo di

nZ
G
n
degli elementi coerenti.
Si noti che per ogni k Z la k-esima proiezione pr
k
:

nZ
G
n
G
k
denisce, per re-
strizione, un omomorsmo

k
: lim
n
G
n
G
k
.
Inoltre, valgono evidentemente le compatibilit`a

k
=
k

k+1
.
Esempi 4.2.6. 1. Poniamo G
n
= Z e
n
(x) = 2x per ogni n Z. Sia (a
n
) lim
n
Z: risulta
a
n
= 2
n
a
0
Z per ogni n 0 e questo `e possibile se e solo se a
0
= 0, nel qual caso deve
essere a
n
= 0 per ogni n Z. Quindi
lim
n
Z = (0).
In particolare, questo esempio mostra come gli omomorsmi
k
non siano necessariamente
suriettivi.
2. Se nellesempio precedente sostituiamo Z con Q, allora riusciamo a costruire degli elementi
coerenti non banali. Ad esempio, per ogni q Q lelemento (a
n
) con a
n
= 2
n
q `e coerente.
Daltra parte, `e chiaro che ogni elemento coerente deve avere questa forma con q = a
0
e
quindi
lim
n
Q = Q.
Si noti che ogni
k
: lim
n
Q Q realizza lisomorsmo.
3. Fissato un numero primo p, si consideri la famiglia proiettiva
. . . Z/p
3
Z Z/p
2
Z Z/pZ 0 0 . . .
dove Z/p
n+1
Z Z/p
n
Z `e la mappa quoziente canonica. Il limite inverso
Z
p
:= lim
n
Z/p
n
Z
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 4. Altre costruzioni 35
`e detto gruppo dei numeri interi p-adici. Ogni numero intero p-adico `e una successione
a
1
, a
2
, . . . di numeri interi tali che
a
n+1
a
n
0 mod p
n
e due tali successioni a
1
, a
2
, . . . e b
1
, b
2
, . . . rappresentano lo stesso numero p-adico se e
soltanto se p
n
[(a
n
b
n
) per ogni n. La somma in Z
p
corrisponde alla somma di successioni
componente per componente. In particolare le successioni costanti a
n
= k con k Z sono
numeri interi p-adici, cio`e c`e uninclusione
Z Z
p
.
Daltra parte `e chiaro che Z `e un sottogruppo proprio di Z
p
, ad esempio la successione
1, 4, 13, 40, 121, . . . denita ricorsivamente dalla regola a
n+1
a
n
= 3
n
rappresenta un
elemento in Z
3
non in Z.
In questo caso, le mappe
k
: Z
p
Z/p
k
Z sono suriettive, perch`e lo sono gi`a ristrette a
Z. In termini di successioni
ker(
k
) = a
1
, a
2
, . . . tali che a
1
= . . . = a
k
= 0
ed allora per ogni y ker(
k
) esiste x Z
p
tale che y = p
k
x. Daltra parte, linclusione
p
k
Z
p
ker(
k
) `e ovvia. Dunque
ker(
k
) = p
k
Z
p
e per il Primo Teorema dIsomorsmo
Z
p
p
k
Z
p

Z/p
k
Z.
Lesempio dei numeri interi p-adici ammette la seguente generalizzazione. Sia G un gruppo
qualunque e sia assegnata una successione decrescente G = G
0
> G
1
> G
2
> . . . di sottogruppi
normali. Allora ci sono mappe quoziente canoniche
G/G
n+1
G/G
n
, G
n+1
g G
n
g
e possiamo considerare la famiglia proiettiva
. . . G/G
3
G/G
2
G/G
1
1 1 . . .
ed il limite

G := lim
n
(G/G
n
)
detto anche il completamento di G rispetto alla famiglia G
n
. Come nel caso dei numeri p-adici,
che si riottiene ponendo G = Z e G
n
= p
n
Z, abbiamo un omomorsmo
G

G, g (G
n
g).
Teorema 4.2.7. Lomomorsmo G

G `e iniettiva se e soltanto se

n0
G
n
= 1.
Dimostrazione. Un elemento g G diventa lelemento neutro in

G se e soltanto se G
n
g = G
n
per ogni n, cio`e quando g G
n
per ogni n. Questo rende evidente che il nucleo della mappa
G

G `e

n0
G
n
= 1.
Universit`a di Torino
36 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Esempio 4.2.8. Sia G = C[X], il gruppo additivo dei polinomi in una variabile a coecienti
complessi, e poniamo G
n
= X
n
C[X], il sottogruppo dei polinomi che hanno 0 come radice di
molteplicit`a n. Siccome ogni laterale in G/G
n
ammette un ed un solo rappresentante di
grado n 1, un elemento P

G pu`o essere pensato come una successione (p
n
(X)) dove
p
n
(X) `e un polinomio di grado n 1 e p
n+1
(X) p
n
(X) = c
n
X
n
per un opportuno c
n
C.
Partendo da p
0
= c
0
e sostituendo ricorsivamente, a P resta identicata la serie formale P(X) =
c
0
+c
1
X +c
2
X
2
+. . ..
Daltra parte, ragionando al contrario, ad ogni serie formale P(X) = c
0
+c
1
X +c
2
X
2
+. . .
resta canonicamente associato un elemento in

G. Dunque

C[X] = C[[X]].
PROBLEMI
4.1. Dimostrare che Z Z non `e ciclico.
4.2. Dimostrare che Z Z/nZ non `e ciclico per ogni n 2.
4.3. Vericare che Z(GH) = Z(G) Z(H).
4.4. Dimostrare che Int(GG) = Int(G) Int(G) ma che Aut(G) Aut(G) `e un sottogruppo
proprio non banale di Aut(GG)
4.5. Enunciare correttamente e dimostrare le generalizzazioni della Proposizione 4.1.3 e del
Teorema 4.1.7 nel caso di un prodotto nito di gruppi.
4.6. Per ogni i = 1, 2, . . . sia G
i
= Z una copia del gruppo dei numeri interi. Sia G =

iN
Z
e ( =

iN
Z. Dimostrare che
( Hom(G, Z).
4.7. Vericare che la relazione (4.3) `e unequivalenza.
4.8. Vericare che nel caso dei gruppi abeliani le denizioni 4.2.2 e 4.2.3 sono equivalenti.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 5
Azioni
5.1 Azione di un gruppo su un insieme
Sia G un gruppo e sia X un insieme.
Denizione 5.1.1. Unazione sinistra di G su X `e una mappa
GX X, (g, x) g x
tale che
1. per ogni g, h G e per ogni x X si ha g (h x) = (gh) x,
2. per ogni x X si ha 1 x = x
Si noti che la seconda richiesta non `e un caso particolare della prima. Se `e data unazione
sinistra di G su X diremo che G agisce a sinistra su X.
Simmetricamente si denisce azione destra di G su X il dato di una mappa
X G X, (x, g) x g
tale che
1. per ogni g, h G e per ogni x X si ha (x g) h = x (gh),
2. per ogni x X si ha x 1 = x
Diremo che G agisce a destra su X se `e assegnata unazione destra di G su X.
Esempi 5.1.2. 1. Si consideri il caso in cui X = G. Allora la mappa di prodotto in G pu`o
essere vista alternativamente come il dato di unazione a sinistra o a destra di G su se
stesso. Nel primo caso si ha g x = gx e nel secondo caso x g = xg.
Vale la pena osservare che la moltiplicazione a destra non `e unazione sinistra! Infatti,
posto g x = xg, si ha in generale
g (h x) = g (xh) = xhg = (hg) x ,= (gh) x
perch`e il gruppo G non `e commutativo.
38 A. Mori: Teoria dei Gruppi
2. Sia X linsieme delle funzioni denite su G a valori complessi e pensiamo G dotato
dellazione destra su se stesso data dalla moltiplicazione a destra come nellesempio prece-
dente. Allora G agisce a sinistra su X come
(g )(x) = (xg) per ogni X e per ogni g, x G
in quanto (g (h ))(x) = (h ))(xg) = (xgh) = (gh) (x) e, ovviamente, 1 = .
Osserviamo che ( g)(x) = (xg) non denisce unazione destra su X in quanto (( g)
h)(x) = ( g)(xh) = (xhg) = ( (hg))(x) ,= ( (gh))(x) in generale.
Risultati perfettamente simmetrici si ottengono a partire dallazione sinistra di G su se
stesso data dalla moltiplicazione.
3. Il coniugio g x = gxg
1
denisce unazione sinistra di G su se stesso in quanto
g (h x) = gh xg
1
ghxh
1
g
1
= (gh)x(gh)
1
= (gh) x
e ovviamente 1 x = x.
Supponiamo assegnata unazione (sinistra) del gruppo G sullinsieme X. Lasciamo al lettore
il compito di rileggere le denizioni e i risultati seguenti nel caso delle azioni destre.
Denizione 5.1.3. Sia x X.
1. Si dice stabilizzatore di x il sottoinsieme
G
x
= g G tali che g x = x G.
2. Si dice orbita di x il sottoinsieme
Orb(x) = y = g x X tali che g G X.
3. Si dice nucleo dellazione di x il sottogruppo
g G tali che g x = x per ogni x X =

xX
G
x
.
Riassumiamo nellunico enunciato seguente le propriet`a fondamentali di unazione.
Teorema 5.1.4. Sia data unazione del gruppo G sullinsieme X. Allora:
1. Per ogni g G, la funzione
g
: X X,
g
(x) = g x `e una biezione.
2. Per ogni x X lo stabilizzatore G
x
`e un sottogruppo di G.
3. Per ogni x X c`e una biezione di insiemi G/G
x

Orb(x).
4. Linsieme delle orbite costituisce una partizione di X.
5. Se due elementi x, y X appartengono alla stessa orbita allora gli stabilizzatori G
x
e G
y
sono coniugati.
6. Il nucleso dellazione `e un sottogruppo normale di G
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 5. Azioni 39
Dimostrazione. Per le regole che deniscono unazione le mappe
g
e
g
1 sono inverse una
dellaltra. Questo prova il punto 1.
Per il punto 2 si osserva direttamente che 1 x e (gh) x = g (h x) = g x = x se g, h G
x
.
Inoltre, se g G
x
si ha
x = 1 x = (g
1
g) x = g
1
(g x) = g
1
x,
cio`e g
1
G
x
.
Per il punto 3, la mappa
G/G
x
X, gG
x
g x
`e ben denita ed iniettiva. Ben denita perch`e se G
x
si ha g x = g ( x) = g x ed
iniettiva perch`e se se g x = h x allora gh
1
x = x e dunque gh
1
G
x
. Allora la mappa
denisce una biezione di G/G
x
con la sua immagine in X, che `e evidentemente Orb(x).
Per il punto successivo, si osservi innanzitutto che essendo x Orb(x) si ha sicuramente
X =
xX
Orb(x). Per dimostrare che lunione `e disgiunta si osservi che se y = h x Orb(x)
allora ogni elemento in Orb(y) `e della forma g(hx) = ghx e dunque Orb(y) Orb(x). Siccome
per`o x = h
1
y Orb(y) vale anche linclusione simmetrica e pertanto Orb(x) = Orb(y).
Inoltre, se y = g x Orb(x) si verica immediatamente che
G
y
= gG
x
g
1
.
Inne, il nucleo dellazione `e il nucleo dellomomorsmo G S
X
che ad ogni g G assegna
la permutazione
g
.
Denizione 5.1.5. Unazione del gruppo G sullinsieme X si dice
1. transitiva se X = Orb(x) per un elemento x X (e quindi per tutti),
2. fedele se ha nucleo banale.
Esempi 5.1.6. 1. Lazione di G su se stesso per moltiplicazione sinistra `e sicuramente tran-
sitiva e fedele, G = Orb(1), e per ogni g G lo stabilizzatore G
g
consiste del solo elemento
neutro.
2. Nellazione di G su se stesso data dal coniugio le orbite coincidono con le classi di coniugio
e quindi. in generale, lazione non `e transitiva. Per ogni x G lo stabilizzatore
G
x
= g G tali che gx = xg
`e anche detto centralizzante di x in G, denotato C
G
(x), e pu`o essere caratterizzato come
il pi` u grande sottogruppo di G commutante con x. Se G `e nito, per il Teorema 5.1.4(3)
risulta
[G[
[C
G
(x)[
= [[x][ .
Lazione non `e neanche fedele perch`e il suo nucleo coincide col centro Z(G).
3. Fissato un sottogruppo H < G, il gruppo G agisce sui laterali G/H per moltiplicazione
sinistra, g (xH) = gxH. Lazione `e transitiva perch`e per ogni g G, gH = g H e risulta
chiaramente
G
gH
= gHg
1
.
Universit`a di Torino
40 A. Mori: Teoria dei Gruppi
4. Sia calH linsieme dei sottogruppi di G. Allora G agisce su H per coniugio. Lorbita
Orb(H) `e costituita da tutti i sottogruppi coniugati di H e lo stabilizzatore
G
H
= g G tali che gHg
1
= H,
detto anche normalizzante di H in G e denotato N
G
(H), pu`o essere caratterizzato come
il pi` u grande sottogruppo di G contenente H in cui H `e normale.
5. Il gruppo S
1
(Esempio 3.4.2(1)) agisce su C per moltiplicazione. Se per w, z C risulta
[[w[[ = [[z[[ , = 0, allora = w/z S
1
e z = w. Questo dimostra che per ogni z C
Orb(z) = w C tali che [[w[[ = [[z[[
e la decomposizione in orbite di C `e la decomposizione di un piano in circonferenze con-
centriche. Per quanto riguarda gli stabilizzatori, si ha
S
1
z
=
_
1 se z ,= 0
S
1
se z = 0
5.2 La formula di Burnside
Sia G un gruppo nito che agisce su un insieme nito X. Un problema generale `e la determi-
nazione del numero C delle orbite.
Consideriamo la funzione
: G N
dove (g) `e denito essere il numero degli elementi ssati da g, cio`e il numero degli x X tali
che g x = x, Vale allora il risultato seguente.
Teorema 5.2.1 (Formula di Burnside).
C =
1
[G[

gG
(g).
Dimostrazione. Considerimao la somma

gG
(g). un elemento x X `e ssato da g se e
soltanto se g G
x
. Dunque, il contributo di x alla somma `e [G
x
[. Siccome stabilizzatori di
elementi nella stessa orbita sono coniugati e sottogruppi coniugati contengono lo stesso numero
di elementi, gli elementi di Orb(x) danno complessivamente un contributo alla somma pari a
[Orb(x)[ [G
x
[ = [G : G
x
] [G
x
[ = [G[ .
Il contributo di ogni orbita `e dunque lo stesso ed allora

gG
(g) = C [G[. La formula segue
immediatamente.
Esempio 5.2.2. Nellazione di G su se stesso per coniugio, gli elementi ssati da g sono gli
elementi del centralizzante C
G
(g), Pertanto, per la Formula di Burnside ci sono
c(G) =
1
[G[

gG
[C
G
[ (g)
classi di coniugio in G.
La funzione gode di alcune propriet`a che ne semplicano il calcolo.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 5. Azioni 41
Proposizione 5.2.3. 1. Se g, h G sono coniugati, allora (g) = (h).
2. Se g) = h) allora (g) = (h).
Dimostrazione. Scritto h = g
1
si osservi che g ssa x se e soltanto se h ssa x. Questo
denisce una biezione tra linsieme degli elementi ssati da g e linsieme degli elementi ssati da
h e prova il punto 1.
Per il punto 2 si osservi che una potenza di g ssa tutti gli elementi ssati da g. Questo
basta, perch`e g e h sono uno potenza dellaltro.
In particolare, se G = g) `e ciclico di ordine n, la Formula di Burnside diventa
C =
1
n

d|n
(g
d
)(n/d). (5.1)
Infatti per la Proposizione precedente la funzione assume lo stesso valore sui (n/d) generatori
dellunico sottogruppo di G di ordine n/d, e g
d
`e uno di questi.
Esempio 5.2.4. Ad una tavola circolare siedono n persone ciascuna dei quali indossa un cap-
pello di uno tra k colori possibili. Il numero totale delle congurazioni di colori `e k
n
ma due
congurazioni deniscono la stessa disposizione se una si ottiene dallaltra per una rotazione.
Dunque il numero delle disposizioni `e uguale al numero C delle orbite dellazione del gruppo
ciclico delle rotazioni sullinsieme delle congurazioni. tale gruppo ciclico `e generato da g, ro-
tazione antioraria di 2/n. Per la formula semplicata di Burnside (5.1),
C =
1
n

d|n
k
n/d
(n/d) =

d|n
k
d
(d)
in quanto le congurazioni ssate da g
d
sono esattamente quelle che ripetono ciclicamente le
prime n/d posizioni (che sono arbitrarie). Ad esempio, se n = 10 e k = 3, C =
1
10
(3 + 3
2
+ 3
5

4 + 3
10
4) = 23718.
Faremo ora vedere come dalla Formula di Burnside si possa far discendere un classico risultato
di Jordan che a sua volta ha alcune interessanti conseguenze apparentemente non legate alla
teoria dei gruppi. Premettiamo il seguente risultato tecnico sulla funzione .
Lemma 5.2.5.
1
|G|

gG

2
(g) 2
Dimostrazione. Consideriamo lazione di G su X X data da g (x, x

) = (gx, gx

) (azione
componente per componente). Una coppia (x, x

) `e ssata da g se e soltanto se x e x

sono
ssati da g. Dunque
2
(g) `e il numero degli elementi ssati da G in X X e per la Formula
di Burnside
1
|G|

gG

2
(g) conta le orbite in cui `e ripartito X X. Daltra parte, lazione
componente per componente muta la diagonale
= (x, x) tale che x X X X
in s`e, e quindi devono esserci almeno due orbite distinte.
Possiamo ora enunciare il risultato seguente.
Teorema 5.2.6 (Jordan). Sia G un gruppo che agisce transitivamente su un insieme nito X
tale che [X[ 2. Allora esiste un elemento g G che agisce su X senza ssare punti.
Universit`a di Torino
42 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Dimostrazione. Sia K il nucleo dellazione. Allora, per il Primo Teorema dOmomorsmo, il
gruppo quoziente G/K `e isomorfo ad un sottogruppo di S
X
ed in particolare `e nito. Possiamo
allora assumere che G `e nito.
Poniamo n = [X[ e denotiamo G
o
il sottoinsieme di G degli elementi che agiscono senza
ssare punti, cio`e il sottopinsieme degli elementi di G per cui (g) = 0. Per ogni g GG
o
si
ha 1 (g) n e quindi
((g) 1)((g) n) 0.
Siccome si ha
1
|G|

gGGo
((g) 1)((g) n) 0 vale la stima
1
[G[

gG
((g) 1)((g) n)
1
[G[

gGo
((g) 1)((g) n) =
1
[G[
[G
o
[ n.
La parte sinistra di questa disuguaglianza si scrive anche
1
|G|

gG
(
2
(n+1)(g)+n). Siccome
lazione di G `e transitiva si ha
1
|G|

gG
(g) = 1 per la Formula di Burnside e usando anche il
Lemma precedente si ottiene una seconda stima
1 = 2 (n + 1) +n
1
[G[

gG
((g) 1)((g) n).
Combinando le due stime si ottiene
[G
o
[
n
[G[
1
e quindi, in particolare, [G
o
[ > 0.
Osservazione 5.2.7. La dimostrazione presentata qui del Teorema di Jordan, dovuta a P. J.
Cameron e A. M. Cohen [1] permette di ottenere la stima pi` u precisa
[G
o
[
[G[
>
1
n
.
Una discussione sia pure sommaria di alcune conseguenze del Teorema di Jordan risulterebbe
troppo lunga per queste note. Il lettore interessato `e invitato a consultare [2] dove vengono
discusse le applicazioni seguenti
Teorema 5.2.8. Sia S
1
il cerchio unitario e sia f : T S un ricoprimento nito di grado
2 di uno spazio topologico S con T connesso per archi. Allora esiste una mappa continua
: S
1
S che non pu`o essere sollevata al ricoprimento T.
Teorema 5.2.9. Sia f Z[X] un polinomio irriducibile di grado n 2 e per ogni primo p
sia N
p
(f) il numero degli zeri di f modulo p. Allora linsieme dei primi tali che N
p
(f) = 0 ha
densit` a
1
n
Con riferimento a questultimo teorema si ricorda che la densit`a di un insieme di numeri
primi T `e se
= lim
x
p T tali che p x
(x)
dove (x) denota il numero dei primi x. Quindi, in particolare, un insieme T di primi di
densit`a > 0 contiene inniti primi.
PROBLEMI
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 5. Azioni 43
5.1. Sia G un gruppo. Vericare che le posizioni
g x = xg
1
, x g = g
1
x
deniscono rispettivamente unazione sinistra ed unazione destra di G su se stesso.
5.2. Dimostrare direttamente usando la denizione di sottogruppo normale che il nucleo di
una azione `e normale.
5.3. Dimostrare le caratterizzazioni del centralizzante C
g
e del normalizzante N
G
(H) menzio-
nante negli esempi 5.1.6(2) e (4) rispettivamente.
5.4. Supponiamo che un gruppo G agisca transitivamente su un insieme X. Dimostrare che
allora X `e necessariamente nito e che [X[ divide [G[.
5.5. Determinare il numero di anagrammi di una parola assegnata di n lettere non necessari-
amente distinte.
5.6. Il gruppo GL
n
(R) ha unazione naturale su R
n
: una matrice A agisce su un vettore
colonna X per moltiplicazione AX. Descrivere orbite e stabilizzatori.
Universit`a di Torino
Lezione 6
Gruppi niti
In questa lezione raccogliamo alcuni risultati sui gruppi niti che possono essere dimostrati
facendo ricorso ad una particolare azione del gruppo stesso o di qualche suo sottogruppo notevole.
La teoria dei gruppi niti per sua stessa natura si presta ad argomentazioni di tipo aritmetico-
combinatorico che proveremo anche ad illustrare con qualche esempio concreto
6.1 Gruppi niti e permutazioni
Il primo risultato che vogliamo dimostrare `e il seguente.
Teorema 6.1.1 (Cayley). Sia G un gruppo nito di ordine n. Allora G `e isomorfo ad un
sottogruppo del gruppo S
n
.
Dimostrazione. Consideramio lazione (sinistra) di G su se stesso data dalla moltiplicazione
a sinistra. Come abbiamo osservato nellesempio 5.1.6(1) tale azione `e fedele.
Dunque assegnare ad ogni g G la permutazione x gx di G denisce un omomorsmo
iniettivo G S
G
. Siccome [G[ = n risulta S
G
S
n
e G rimane identicto ad un sottogruoppo
di S
n
.
Un modo concettuale per esprimere tale risultato `e che la collezione dei gruppi S
n
, n =
2, 3, . . ., con i loro sottogruppi esaurisce la teoria dei gruppi niti. In realt`a questo punto di
vista pu`o risultare illusorio nel senso che la teoria dei gruppi niti risulta aatto semplicata da
questa osservazione.
Possiamo porci il problema di determinare un immersione minimale di un gruppo G in un
gruppo di permutazioni: assegnato un gruppo nito G, qual `e il valore minimo di n per cui G
`e isomorfo ad un sottogruppo di S
n
? Per il Teorema di Cayley sappiamo che risulta n [G[ e
per la dimostrazione che ne abbiamo dato `e evidente che il problema `e equivalente a quello della
determinazione del pi` u piccolo insieme X (dove la grandezza `e misurata dalla cardinalit`a [X[)
su cui G agisce fedelmente. Ci limitiamo qui a qualche osservazione.
Osservazioni 6.1.2. 1. Condizione necessaria per avere G < S
n
`e che [G[ divida n!. Gi`a
questo basta a concludere che se G `e ciclico di ordine primo limmersione data dal Teorema
di Cayley `e minimale.
2. Supponiamo G ciclico di ordine n e sia
n = p
1
p
r
46 A. Mori: Teoria dei Gruppi
la decomposizione primaria di n dove i primi p
i
non sono necessariamente distinti e poni-
amo N =

r
i=1
p
i
. Allora il prodotto di cicli disgiunti
(1 . . . p
1
)(p
1
+ 1 . . . p
1
+ 2) (N p
r
+ 1 . . . N) S
N
ha ordine esattamente N e quindi G < S
N
.
3. Fissato n, la determinazione delle partizioni di n permette di specicare le strutture cicliche
e quindi gli ordini degli elementi di S
n
, vedi Teorema 2.2.5. Questo permette di stabilire
quali gruppi ciclici sono immergibili in S
n
. Ad esempio
n = 2 ordini 1, 2
3 1, 2, 3
4 1, 2, 3, 4
5 1, 2, 3, 4, 5, 6
6 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 9
6.2 Invertire Lagrange?
Sia G un gruppo nito con [G[ = n. Il Teorema di Lagrange 3.1.4 esprime una condizione
necessaria per lesistenza di un sottogruppo H < G con [H[ = d: precisamente deve aversi che
d divide n.
Possiamo chiederci se la condizione d divide n `e anche suciente per lesistenza di un
sottogruppo H con d elementi oppure, in caso negativo, isolare delle classi di gruppi per cui
questo accade e per cui possiamo dire, con un certo abuso di linguaggio che il Teorema di
Lagrange si inverte. Ad esempio, sappiamo dal Teorema 1.2.7 che i gruppi ciclici possiedono
un sottogruppo per ogni divisore dellordine.
Iniziamo dimostrando il risultato classico seguente.
Teorema 6.2.1 (Cauchy). Sia G un gruppo nito e sia p un numero primo che divide [G[.
Allora esiste in G un sottogruppo con p elementi.
Dimostrazione.
`
E chiaro che basta trovare un elemento 1 ,= g G tale che g
p
= 1. Conside-
riamo linsieme
X = (g
1
, . . . , g
p
) G
p
tali che g
1
g
p
= 1.
Sullinsieme X agisce il gruppo Z/pZ per permutazioni cicliche: se

k Z/pZ si ha

k (g
1
, . . . , g
p
) = (g
k+1
, . . . , g
p
, g
1
, . . . , g
k
) X
in quanto posto a = g
1
g
k
e b = g
k+1
g
p
la relazione g
1
g
p
= ab = 1 implica ba =
g
k+1
g
p
g
1
g
k
= 1. Ci sono due tipi di orbite per questa azione:
1. le orbite costituite da un unico elemento, e
2. le orbite costituite da p elementi.
Se supponiamo ci siano r orbite di tipo 1 e s orbite di tipo 2 risulta [X[ = r +ps.
Daltra parte ogni scelta arbitraria di p 1 elementi g
1
, . . . , g
p1
in G pu`o essere completata
in modo unico ad un elemento di X ponendo g
p
= (g
1
g
p1
)
1
Dunque risulta anche [X[ =
[G[
p1
. Confrontando le due valutazioni di [X[ si ottiene
[G[
p1
= r +ps
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 6. Gruppi niti 47
da cui p[r. Siccome r 1 in quanto (1, . . . , 1) X deve essere r p 2 e quindi esiste
1 ,= g G tale che (g, . . . , g) X, cio`e g
p
= 1.
Vediamo ora come il Teorema di Cauchy permetta di costruire sottogruppi di ordine arbitrario
per G appartenente a due classi notevoli di gruppi niti.
Teorema 6.2.2. Sia G un gruppo abeliano nito con [G[ = n. Allora G possiede almeno un
sottogruppo di ordine d per ogni divisore d di n.
Dimostrazione. Sia n = p
1
p
r
la decomposizione primaria di n dove non si richiede che
i primi siano distinti. Procediamo per induzione su r. Nel caso in cui r = 1 lenunciato `e
ovviamente soddisfatto.
Possiamo quindi assumere il Teorema vero per ordini decomponibili come prodotto di r1
primi. Sia d un divisore di n. Se d = 1 lasserto `e ovviamente vero per d. Se d > 1 scegliamo un
primo p[d e sia C un sottogruppo di ordine p di G, la cui esistenza `e garantita dal Teorema di
Cauchy. Per labelianit`a di G, il sottogruppo C `e normale e possiamo considerare il sottogruppo
quoziente G/C. A meno di riordinare i primi nella decomposizione di n possiamo assumere
p = p
r
e allora
[G/C[ =
n
p
r
= p
1
p
r1
.
Per ipotesi induttiva G/C possiede un sottogruppo

H di ordine d/p
r
. Allora il sottogruppo H
controimmagine in G di

H secondo la mappa quoziente possiede d elementi.
Deniamo ora la seconda classe di gruppi niti per cui riusciremo ad invertire il Teorema di
Lagrange.
Denizione 6.2.3. Sia p un numero primo. Un gruppo nito G `e detto un p-gruppo se [G[ = p
n
,
n N.
Al risultato vero e proprio `e necessario anteporre il lemma seguente.
Lemma 6.2.4. Sia G un p-gruppo. Allora Z(G) ,= 1.
Dimostrazione. Consideriamo le orbite dellazione di G su se stesso per coniugio, cio`e le classi
di coniugio in G. Ogni classe di coniugio `e costituita o da un unico elemento, oppure da un
numero di elementi multiplo di p (perch`e `e identicabile ad un certo insieme completo di laterali
di G). Inoltre Z(G) `e lunione delle classi di coniugio costituite da un unico elemento ed allora
la partizione
G = Z(G)
_ _
[x]={x}
[x]
fornisce, passando alle cardinalit`a, unidentit`a p
n
= [Z(G)[ +

[x]={x}
[[x][ = [Z(G)[ + pM,
da cui p[ [Z(G)[. Siccome Z(G) contiene sicuramente un elemento (lelemento neutro) ne deve
contenere almeno p 2.
Possiamo ora enunciare il risultato sui p-gruppi.
Teorema 6.2.5. Sia G un p-gruppo con [G[ = p
n
. Allora G possiede un sottogruppo con p
t
elementi per ogni 1 t n.
Dimostrazione. Procediamo per induzione su n, il caso n = 1 essendo ovvio.
Sia dunque G un p-gruppo con p
n
elementi. Per il Lemma precedente il centro Z(G) di G non
`e banale. Applicando il Teorema di Cauchy a Z(G), deduciamo lesistenza di un sottogruppo
C con p elementi tale che C < Z(G). siccome ogni elemento di C commuta con tutto G, il
Universit`a di Torino
48 A. Mori: Teoria dei Gruppi
sottogruppo C `e normale in G e possiamo considerare il gruppo quoziente G/C che ha p
n1
elementi.
Possiamo allora produrre un sottogruppo H < G con p
t
elementi come controimmagine di
un sottogruppo

H < G/C con p
t1
elementi. Questultimo esiste per ipotesi induttiva.
Per`o `e possibile trovare esempi di gruppi che non possiedono sottogruppi di un dato divisore
del loro ordine.
Esempio 6.2.6. Con lEsempio 3.2.3(3) si `e visto che un sottogruppo di indice 2 `e forzatamente
normale. se n 5 il gruppo alterno A
n
ha ordine pari in quanto 2[(n!/2). Per quanto appena
ricordato, se A
n
possedesse un sottogruppo di ordine n!/4, questo sarebbe normale, contrad-
dicendo il fatto che A
n
`e semplice (Teorema 3.2.6). Pertanto A
n
non possiede sottogruppi di
ordine n!/4.
Il risultato seguente non `e direttamente legato alla costruzione di sottogruppi di un deter-
minato ordine, ma `e una generalizzazione della propriet`a dei sottogruppi di indice 2 utilizzata
nellesempiuo appena discusso.
Teorema 6.2.7. sia G un gruppo nito e sia p il pi` u piccolo divisore primo di [G[. Allora ogni
sottogruppo H < G tale che [G : H] = p `e normale.
Dimostrazione. Se H < G ha indice p, lazione di G sui p laterali sinistri di H per moltipli-
cazione sinistra denisce unapplicazione
f : G S
p
che si riconosce subito essere un omomorsmo. Posto K = ker(f), il Primo Teorema dIsomor-
smo permette di rivedere il gruppo quoziente G/K come un sottogruppo di S
p
.
Sia q un fattore primo di [G/K[.
Siccome [G/K[ divide [S
p
[ = p! deve essere q p, e
siccome q divide [G[ deve essere anche, per ipotesiq p.
Quindi q = p, cio`e G/K `e un p-gruppo. Per`o p
2
non divide [S
p
[ e dunque [G/K[ = p. Si noti
che per denizione KH H, e quindi K H. Siccome [G : K] = [G : H] deve essere H = K e
quindi H `e normale in qunto nucleo di un omomorsmo.
6.3 Il Teorema di Sylow
Vogliamo ora dimostrare i risultati classici ottenuti da Sylow che restano una delle chiavi fon-
damentali per comprendere la struttura dei gruppi niti. Premettiamo una denizione.
Denizione 6.3.1. Sia G un gruppo nito e sia p un numero primo con [G[ = p
t
m e (p, m) = 1.
Si dice p-sottogruppo di Sylow di G (o pi` u semplicemente p-Sylow) un sottogruppo H < G tale
che [H[ = p
t
.
In altri termini, un p-Sylow in G`e un p-sottogruppo del pi` u alto ordine possibile. Indicheremo
Syl
p
(G) linsieme dei p-Sylow di G. A priori, potrebbe risultare Syl
p
(G) = ed il primo dei
risultati di Sylow nega proprio questa possibilit`a. Si noti che sia la denizione che il risultato
seguente restano sensate per p che non divide [G[ o per G stesso un p-gruppo, ma in tal caso
lunico p-Sylow esistente `e banale.
Teorema 6.3.2. Sia G un gruppo nito con p
t
m elementi dove p `e primo e (p, m) = 1. Allora:
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 6. Gruppi niti 49
1. Syl
p
(G) contiene almeno un elemento;
2. se P `e un p-sottogruppo di G e se S Syl
p
(G), esiste g G tale che gPg
1
< S;
3. posto n
p
=

Syl
p
(G)

si ha
n
p
1 mod p, e
n
p
[m.
Dimostrazione.
1. Consideriamo linsieme
T = A G tali che [A[ = p
t

che evidentemenete ha cardinalit`a [T[ =


_
p
t
m
p
t
_
. Osserviamo che risulta
[T[ m mod p
ed in particolare [T[ non `e un multiplo di p. Infatti nellanello Z/pZ[X, Y ] vale lidentit`a
(X+Y )
p
t
= X
p
t
+Y
p
t
e, pertanto, confrontando i coecienti di X
p
t
Y
p
t
(m1)
nellidentit`a
p
t
m

k=0
_
p
t
m
k
_
X
k
Y
p
t
mk
= (X +Y )
p
t
m
= (X
p
t
+Y
p
t
)
m
=
m

j=0
X
p
t
j
Y
p
t
(mj)
si ottiene
_
p
t
m
p
t
_
= m in Z/pZ. Linsieme T `e ripartito nelle orbite dellazione di G data
da moltiplicazione sinistra, g A = gA. Per quanto appena osservato deve esistere almeno
unorbita O T tale che [O[ non `e un multiplo di p. Scegliamo un elemento A O e sia
G
A
il suo stabilizzatore. Allora:
dallidenticazione G/G
A
O risulta p
t
m = [G[ = [G
A
[ [O[, e quindi p
t
divide [G
A
[
per quanto detto sopra;
per ogni a A, deve aversi G
A
a A e quindi [G
A
[ [A[ = p
t
.
Mettendo insieme le due cose, concludiamo che [G
A
[ = p
t
e quindi G
A
`e un p-Sylow.
2. Consideriamo linsieme SG degli m laterali destri di S su cui facciamo agire P per molti-
plicazione destra. Le orbite dellazione di un p-gruppo o sono banali (ridotte cio`e ad un
unico elemento) oppure contengono un numero di elementi multiplo di p. Siccome p non
divide m, linsieme SG deve contenere almeno unorbita banale, esiste cio`e un laterale Sg
tale che Sgh = Sg per ogni h P. Dunque ghg
1
S per ogni h P, ovvero gPg
1
S.
3. Sia Syl
p
(G) = S
0
, S
1
, . . . , S
r
, cosicch`e n
p
= 1 + r. Se r = 0 le aermazioni sono vere,
dunque possiamo supporre r > 0.
Il coniugato di un p-Sylow `e un p-Sylow, e se g S
0
, il coniugato gS
i
g
1
non `e S
0
se
i ,= 0 (altrimenti si otterrebbe subito S
i
= S
0
). Dunque S
0
agisce per coniugio sullinsieme
o = S
1
, . . . , S
r
. Supponiamo esista un indice i > 0 per cui
gS
i
g
1
= S
i
per ogni g S
0
.
Allora S
0
e S
i
sono due p-Sylow nel normalizzante N
G
(S
i
) e per il punto precedente
(applicato al gruppo N
G
(S
i
)) S
0
e S
i
dovrebbero essere coniugati e questo non `e possibile
perch`e S
i
`e normale in N
G
(S
i
).
Universit`a di Torino
50 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Dunque o `e ripartito in orbite, ciascuna delle quali ha un numero di elementi multiplo di
p. Allora anche r = [o[ `e un multiplo di p. Questo dimostra che n
p
1 mod p.
Inne, osserviamo che per il punto precedente G agisce transitivamente su Syl
p
(G) =
S
0
, S
1
, . . . , S
r
per coniugio e S
0
< G
S0
= N
G
(S
0
). Dunque
n
p
=

Syl
p
(G)

= [G : N
G
(S
0
)] =
[G[
[N
G
(S
0
)[
e siccome p
t
[ [N
G
(S
0
)[ risulta n
p
[m.
La dimostrazione del Teorema di Sylow `e cos` completa.
Vediamo alcuni esempi concreti di come il Teorema di Sylow permetta di ottenere infor-
mazioni sulla struttura di alcuni gruppi.
Esempi 6.3.3. 1. Sia G un gruppo nito con [G[ = pq dove p < q sono due primi distinti
tali che p non divide q 1. Allora G `e ciclico.
Infatti per il Teorema 6.2.7 un q-Sylow `e normale perch`e ha indice p. Sia ora S un p-
Sylow ed N = N
G(S)
il suo normalizzante. Siccome S < N ci sono due sole possibilit`a:
o vassN = p (cio`e N = S), o [N[ = pq (cio`e N = G). Se [N[ = p, allora [G : N] = q
e siccome lindice del normalizzante di un sottogruppo `e il numero dei coniugati di quel
sottogruppo, risulta n
p
= q. Questo per`o contraddice il Teorema di Sylow (n
p
1 mod p)
in quanto per ipotesi q 1 non `e un multiplo di p. Deve dunque aversi N = G, cio`e
n
p
= 1 ed S `e normale. In denitiva, il p-Sylow ed il q-Sylow sono ciclici entrambi normali
e quindi commutano elemento per elemento. Il prodotto di un generatore di uno per un
generatore dellaltro ha ordine pq e quindi G `e ciclico.
In virt` u di questo esempio tra i gruppi di ordine 100 sono ciclici quelli di ordine
15, 33, 35, 51, 65, 69, 77, 85, 87, 91, 95.
2. Sia G un gruppo nito con [G[ = 2p dove p `e un primo (si noti che questo caso non rientra
tra quelli dellesempio precedente). Allora G possiede un p-Sylow normale S e le possibilit`a
per n
2
sono due: o n
2
= 1 o n
2
= p.
Nel primo caso, lunico 2-Sylow `e normale e ragionando come nellesempio precedente si
vede che G `e ciclico. Nel secondo caso, i p 2-Sylow forniscono p elementi distinti di ordine
2. Fissiamo un elemento y di ordine 2, siccome y / S deve risultare
G = S Sy = s
k
y

[ k = 0, 1, . . . , p 1, = 0, 1
dove abbiamo scelto S =< s >. Se z un altro elemento di ordine 2 deve aversi z = s
t
y
per un qualche t ,= 0 e allora 1 = z
2
= s
t
ys
t
y, da cui ys
t
y = s
t
. Se k `e un inverso
moltiplicativo di t modulo p,prendendo k-esime potenze otteniamo (ys
t
y)
k
= s
tk
= s
1
da cui
sy = ys
1
.
La struttura di G `e cos` completamente determinata.
3. Sia G un gruppo nito con 30 elementi. Allora G possiede un sottogruppo normale non
banale.
Infatti possiamo dimostrare che almeno uno dei numeri n
2
, n
3
, n
5
`e uguale ad 1. Se cos`
non fosse, il Teorema di Sylow permette le sole altre possibilit`a
n
2
= 3, 5, 15 n
3
= 10 n
5
= 6.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Consideriamo due qualunque sottogruppi di Sylow distinti S e S

in G. Siccome il loro
ordine `e 2 o 3 o 5, devono essere ciclici e privi di sottogruppi propri, cosicch`e S S

= 1.
Anche nel caso in cui si avessero solo 3 2-Sylow. i sottogruppi di Sylow necessiterebbero un
totale di 3 +10 2 +6 4 = 47 elementi oltre lelemento neutro, contraddicendo lipotesi
[G[ = 30.
PROBLEMI
6.1. Fissato r > 0, sia G = (Z/2Z)
r
. Qual `e il pi` u piccolo valore di n tale che G < S
n
? Tale
minimo valore n `e anche il pi` u piccolo intero per cui [G[ = 2
r
divide n! ?
6.2. Estendere a piacere la tabella dellosservazione 6.1.2(3).
6.3. Dimostrare che un gruppo nito G con [G[ = 2m dove m > 1 `e dispari, possiede sempre
un sottogruppo normale non banale (Suggerimento: considerare nellazione di G su se stesso per
moltiplicazione destra la permutazione indotta da un elemento di ordine 2).
6.4. Dimostrare che lintersezione di tutti i p-Sylow di un gruppo nito G `e un sottogruppo
normale di G.
6.5. Sia H un sottogruppo normale di un gruppo nito G. Si dimostri che se S `e un p-Sylow
in G, allora H S `e un p-sylow in H. Inoltre, si dimoostri che se p non divide [G : H] allora H
contiene tutti i p-Sylow di G.
6.6. Si dimostri che G `e un gruppo nito G con [G[ 20, 36, 48, 200 possiede almeno un
sottogruppo normale non banale.
clearpage
Lezione 7
Generatori (e relazioni)
7.1 Gruppi liberi
Se A `e un insieme non vuoto e x A possiamo costruire un gruppo x) prendendo come insieme
linsieme x Z con loperazione (x, m) + (x, n) = (x, m + n). Si tratta chiaramente di un
gruppo ciclico innito, quindi isomorfo a Z stesso. Risulter`a conveniente denotare lelemento
(x, n) X o come nx (se si vuole usare una notazione additiva) o come x
n
(se si vuole usare
una notazione moltiplicativa).
Denizione 7.1.1. Sia A un insieme. Si dice gruppo abeliano libero su A il gruppo
L = L
X
=

xX
x).
La cardinalit`a di A si dice rango di L, in simboli rg(L) = [A[.
Per denizione, il tipico elemento di L `e unespressione
n
1
x
1
+n
2
x
2
+. . . n
r
x
r
dove x
1
, x
2
, . . . , x
r
sono arbitrari elementi di A e n
1
, n
2
, . . . , n
r
sono numeri interi arbitrari (la
scrittura additiva `e puramente convenzionale). Si pu`o osservare sin da ora una certa analogia
formale tra un gruppo abeliano libero ed uno spazio vettoriale: la dierenza sostanziale `e che
nellespressione di un vettore arbitrario come combinazione lineare dei vettori di una base i
coecienti sono liberi di variare in un campo, mentre nel caso di un gruppo abeliano libero i
coecienti non nulli non risultano in generale invertibili. Nella sua essenzialit`a, questo fatto
rende impossibile applicare tout court le tecniche dellalgebra lineare ai gruppi abeliani nita-
mente generati ed alcuni fatti veri per gli spazi vettoriali risulatno falsi per i gruppi abeliani
liberi. Vediamo alcuni esempi.
Esempi 7.1.2. 1. Sia L un gruppo abeliano libero su A. Un sottoinsieme } L `e detto
un sistema di generatori per L se ogni elemento x L pu`o scriversi nella forma x =
n
1
y
1
+. . . n
r
y
r
con y
1
, . . . , y
r
} e n
1
, . . . , n
r
Z.
Supponiamo che } sia un sistema di generatori per L tale che [}[ > rg(L) (disuguaglianza
stretta). Allora, in generale NON `e possibile trovare un sistema di generatori }

}
tale che [}

[ = rg(L). Ad esempio 2, 3 `e un sistema di generatori di Z, ma n`e 2, n`e 3


singolarmente generano Z.
Diremo che un sistema di generatori } `e minimale se:
54 A. Mori: Teoria dei Gruppi
(a) [}[ = rg(L),
(b) ogni sottoinsieme proprio }

} non `e un sistema di generatori per L.


2. Un gruppo abeliano libero L pu`o avere sottogruppi liberi di pari rango. Ad esempio
linclusione Z 2Z `e un inclusione di moduli liberi di rango 1.
3. Sia L un gruppo abeliano libero su A di rango n e supponiamo assegnato un sistema
minimale di generatori y
1
, . . . , y
n
. Allora le espressioni
y
i
=
n

j=1

i,j
x
j
, x
i
=
n

j=1

i,j
y
j
per i = 1, . . . , n deniscono matrici A = (
i,j
) e B = (
i,j
) per cui vale la relazione
AB = I
n
, come si riconosce subito sostituendo unespressione nellaltra. Essendo le ma-
trici a coecienti in Z deve risultare det A = 1. Pertanto, si vede che i sistemi di
generatori con n elementi sono in corrispondenza biunivoca con le matrici a coecienti in
Z di determinante 1.
Siano A e } due insiemi e supponiamo che esista una biezione f : A

}. Allora
lapplicazione
L
X
L
Y
,

xX
n
x
x

xX
n
x
f(x)
`e un isomorsmo. Dunque, gruppi abeliani liberi dello stesso rango sono isomor. Il prossimo
risultato mostra che il rango individua esattamente la classe disomorsmo di gruppi abeliani
liberi.
Teorema 7.1.3. Siano L e L

due gruppi abeliani liberi isomor. Allora rg(L) = rg(L

).
Dimostrazione. Sia : L L

un isomorsmo di L con L

. Scegliamo un numero primo p e


sia pL il sottogruppo di L e costituito dagli elementi dell forma px = x + . . . + x (p volte) con
x L. Sia pL

lanalogo sottogruppo di L

. La composizione
L

L

/pL

`e ovviamente suriettiva e ha come nucleo il sottogruppo


K = x L tali che (x) pL

= x L tali che esiste y L

con py = (x).
Se vale py = (x) in L

, risulta x = px

dove x

L `e lunico elemento tale che (x

) = y.
Pertanto K = pL e, per il Primo Teorema dIsomorsmo, esiste un isomorsmo di gruppi abeliani

: L/pL

L

/pL

.
Si noti che per la classe resto

k Z/pZ, la moltiplicazione

k x = k x = kx `e ben denita e
denisce una struttura di Z/pZ-spazio vettoriale su L/pL e L

/pL

e che lisomorsmo `e allora


un isomorsmo di spazi vettoriali. Allora si ha
rg(L) = dim
Z/pZ
(L/pL) = dim
Z/pZ
(L

/pL

) = rg(L

).
I gruppi abeliani liberi ammettono, fra tutti i gruppi, una importante caratterizzazione, per
la quale `e necessario premettere una denizione.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 7. Generatori (e relazioni) 55
Denizione 7.1.4. Sia A un insieme non vuoto e sia /
X
linsieme delle coppie (A, ) con
A gruppo abeliano,
: A A una funzione.
Un elemento (A
u
,
u
) si dice universale per /
X
se per ogni (A, ) /
X
esiste un unico omo-
morsmo f : A
u
A tale che la composizione
A
u
A
u
f
A
`e uguale a .
Teorema 7.1.5. Sia A un insieme non vuoto.
1. Se (A
u
,
u
) e (B
u
,
u
) /
X
sono entrambi universali per /
X
, allora esiste un unico
isomorsmo : A
u
B
u
tale che
u
=
u
.
2. (L
X
, A L
X
) `e universale per /
X
.
Dimostrazione. Per universalit`a di (A
u
,
u
) deve esistere un unico omomorsmo : A
u
B
u
tale che
u
=
u
. Simmetricamente, per universalit`a di (B
u
,
u
) deve esistere un unico
omomorsmo : B
u
A
u
tale che
u
=
u
. Componendo con si hanno omomomorsmi
: A
u
A
u
, : B
u
B
u
tali che
u
=
u
e
u
=
u
. Applicando ancora la denizione di universalit`a, si
ottiene = id
Au
e = id
Bu
. Dunque `e unisomorsmo. Questo dimostra il punto 1.
Per il punto 2 basta osservare che per ogni (A, ) /
X
lomomorsmo f : L
X
A tale che
f(n
1
x
1
+. . . +n
r
x
r
) = n
1
(x
1
) +. . . +n
r
(x
r
)
estende lapplicazione : A A ed `e lunico ad avere tale propriet`a.
Una applicazione di una certa importanza teorica di questa propriet`a universale dei gruppi
abeliani liberi `e la seguente. Supponiamo assegnato un omomorsmo di gruppi
f : G H.
Per ogni gruppo la composizione con f denisce unapplicazione
f

: Hom(, G) Hom(, H), f

() = .
Possiamo chiederci se delle propriet`a di f si riettono in propriet`a di f

, in generale o anche
sotto certe condizioni da imporre al gruppo .
Proposizione 7.1.6. Sia L un gruppo abeliano libero e sia f : G H un omomorsmo suri-
ettivo di gruppi abeliani. Allora per ogni omomorsmo Hom(L, H) esiste un omomorsmo
Hom(L, G) tale che f

() = f = .
Dimostrazione. Sia A un insieme minimale di generatori per L e per ogni x A si usi la
suriettivit`a di f per scegliere un elemento g
x
G tale che f(g
x
) = (x).
Per la propriet`a universale di L, esiste un unico omomorsmo : L G che estende la
funzione x g
x
. Si controlla subito che ha la propriet`a voluta.
Possiamo prendere spunto dalla caratterizzazione del Teorema 7.1.5 dei gruppi abeliani liberi
come gruppi abeliani soddisfacenti una certa propriet`a universale per denire i gruppi liberi nel
caso generale (non abeliano). La denizione seguente `e unimmediata generalizzazione della
Denizione 7.1.4.
Universit`a di Torino
56 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Denizione 7.1.7. Sia A un insieme non vuoto e sia (
X
linsieme delle coppie (G, ) con
G un gruppo,
: A A una funzione.
Un elemento (G
u
,
u
) si dice universale per (
X
se per ogni (G, ) (
X
esiste un unico omo-
morsmo f : G
u
G tale che la composizione
A
u
G
u
f
G
`e uguale a .
La dimostrazione del punto 1 del Teorema 7.1.5 si adatta facilmente per ottenere una di-
mostrazione del risultato seguente.
Teorema 7.1.8. Se (G
u
,
u
) e (H
u
,
u
) (
X
sono entrambi universali per (
X
, allora esiste
un unico isomorsmo : G
u
H
u
tale che
u
=
u
.
Denizione 7.1.9. Sia A un insieme non vuoto. Un gruppo F si dice gruppo libero su A se
esiste unapplicazione : A F tale che (F, ) `e universale per (
X
.
Naturalmente il problema che ci si pone ora `e quello di decidere se un elemento universale
per (
X
esiste o meno. Risolveremo questo problema costruendo, per un assegnato insieme non
vuoto A un gruppo F
X
con unimmersione A F
X
che risulter`a essere universale per (
X
.
Per questa costruzione, linsieme A prende tradizionalmente il nome di alfabeto e i suoi
elementi quello di lettere. Una parola `e una scrittura arbitraria
x
1
1
x
2
2
. . . x
r
r
(7.1)
dove x
i
`e una lettera (le ripetizioni sono ammesse) e
i
= 1 per ogni i = 1, . . . , r (se
i
= 1
lesponente viene generalmente omesso dalla scrittura della parola). Tra le parole includiamo
la parola vuota. Data la parola 7.1, le sue sottoparole sono le parole della forma x
i
i
. . . x
j
j
con
1 i j r. Una parola `e detta ridotta se non contiene sottoparole della forma xx
1
o x
1
x.
Sono esempi di parole ridotte sullalfabeto A = a, b, c le parole
ab
1
, c
1
aab, a
1
, c
1
bb
1
ca
1
ab
1
lultima delle quali `e non ridotta. Da una parola se ne ottiene sempre una ridotta cancellando
le sottoparole della forma x

: dallesempio sopra in cui


c
1
bb
1
ca
1
ab
1
c
1
cb
1
b
1
si vede che loperazione di riduzione pu`o richiedere pi` u di un passaggio.
`
E comunque chiaro che
la procedura di riduzione produce una ben denita parola ridotta. Poniamo
F
X
= parole ridotte nellalfabeto A
dove loperazione tra parole `e la giustapposizione seguita, se necessario, da una riduzione:
(x
1
1
x
r
r
)(y
1
1
y
s
s
) = x
1
1
x
r
r
y
1
1
y
s
s
.
Con tale operazione F
X
`e un gruppo in quanto:
1. la giustapposizione di parole `e sicuramente associativa,
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 7. Generatori (e relazioni) 57
2. la parola vuota `e un elemento neutro per la giustapposizione,
3. la parola x
1
1
x
2
2
. . . x
r
r
ammette come inversa la parola x
1
r
. . . x
2
2
x
1
1
.
Esempi 7.1.10. 1. Se A = x `e costituito da ununica lettera, ogni parola ridotta `e di uno
dei due tipi seguenti
x
n
:= x. . . x
. .
n
, x
m
:= x
1
. . . x
1
. .
m
.
Si vede subito che x
n
x
m
= x
nm
e quindi che F
{x}
L
{x}
Z.
2. Se [A[ 2 il gruppo F
X
non `e commutativo: (a)(b) = ab ,= ba = (b)(a).
Ogni lettera x A pu`o essere rivista come parola costituita da quellunica lettera. Quindi
F
X
`e naturalmente equipaggiato con unapplicazione (di fatto unimmersione)
X
: A F
X
.
Teorema 7.1.11. Sia A un insieme non vuoto. Allora (F
X
,
X
) `e universale per (
X
.
Dimostrazione. Sia (G, ) (
X
. Per ogni parola x
1
1
. . . x
r
r
F
X
poniamo
f(x
1
1
. . . x
r
r
) = (x
1
)
1
(x
r
)
r
G.
Evidentemente
1. f : F
X
G `e un omomorsmo,
2. per ogni lettera x A, f(x) = f
X
(x) = (x).
Daltra parte la richiesta che un omomorsmo f

: F
X
G soddis la relazione f
X
= lo
fa coincidere con f su qualunque parola, e quindi f

= f.
7.2 Presentazioni
Una delle ragioni per introdurre la classe dei gruppi liberi (abeliani o no) `e che essi permettono,
nel senso reso preciso dal prossimo risultato, di ricostruire qualsiasi gruppo.
Teorema 7.2.1. Sia G un gruppo. Allora G `e isomorfo al quoziente di un gruppo libero.
Dimostrazione. Scegliamo un insieme A di generatori di G. Linclusione naturale di A in G
denisce un elemento (G, A) (
X
. per il Teorema 7.1.11 esiste (ed `e unico) un omomorsmo
f : F
X
G tale che, con un piccolo abuso di notazione. f(x) = x.
Siccome A genera G lomomorsmo f `e suriettivo e dunque G F
X
/ ker(f) per il Primo
Teorema dIsomorsmo.
Se il gruppo G `e abeliano, (G, A) /
X
e allora, con identica dimostrazione, otteniamo il
risultato particolare seguente.
Teorema 7.2.2. Sia G un gruppo abeliano. Allora G `e isomorfo al quoziente di un gruppo
abeliano libero.
Esempi 7.2.3. 1. Sia G = g) un gruppo ciclico di ordine n. Allora G`e quoziente del gruppo
abeliano libero L
{g}
Z. Questo `e consistente col fatto che G Z/nZ.
2. Il gruppo S
n
`e generato dalle trasposizioni. Risulta per`o (1 x)(1 y)(1 x) = (x y) e quindi
le n 1 trasposizioni (1 2), . . . , (1 n 1) bastano a generare S
n
. Allora S
n
`e quoziente
del gruppo libero su n 1 lettere.
Universit`a di Torino
58 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Sia G un gruppo e supponiamo di ave espresso G come quoziente F/K con F = F
X
gruppo
libero. Il Teorema 7.2.2 ci assicura che questo `e sempre possibile. Si vede facilmente (Problema
7.2) che le classi degli elementi di A generano G. Un sottoinsieme / F `e detto costituire un
sistema completo di relazioni per G se K `e il pi` u piccolo sottogruppo normale di F contenente
/.
Denizione 7.2.4. Una presentazione di un gruppo G `e il dato di un alfabeto A e di un
sottoinsieme di parole / F
X
, in simboli
G = A[/),
tali che G = F
X
/K e / `e un sistema completo di relazioni per G.
Esempi 7.2.5. 1. Il gruppo ciclico di ordine n ammette la presentazione
x[x
n
).
2. Il gruppo S
3
`e generato dalle trasposizioni (1 2) e (1 3) e quindi ammette la presentazione
x, y[x
2
, y
2
, (xy)
3
).
3. Il gruppo abeliano libero su due generatori ZZ pu`o rivedersi come quoziente del gruppo
libero su 2 generatori. Le relazioni sono quelle che rendono il gruppo abeliano e pertanto
una sua presentazione `e
x, y[xyx
1
y
1
).
Se ogni gruppo G ammette una presentazione perch`e, come abbiamo visto, `e quoziente
di un gruppo libero, bisogna per`o insistere sul punto che lo stesso gruppo ammette diverse
presentazioni. Una ragione per questo fatto `e che non esite un insieme di generatori canonico.
Ad esempio, il gruppo S
3
ammette come generatori anche le permutazioni (1 2) e (1 2 3) e
pertanto pu`o essere presentato anche come
x, y[x
2
, y
3
, (xy)
2
, (xy
2
)
2
).
Sorge quindi il problema di trovare criteri per decidere quando due presentazioni A[/) e A

[/

)
deniscono gruppi isomor. Sfortunatamente questo problema `e sostanzialmente impossibile da
risolvere persino in casi concreti non troppo semplici.
PROBLEMI
7.1. Sia L il gruppo abeliano libero su A = x
1
, x
2
, . . .. Vericare che x
1
, x
2
x
1
, x
3
x
2
, . . .
`e un sistema minimale di generatori per L.
7.2. Completare i dettagli della dimostrazione del Teorema 7.1.3 dimostrando in particolare
che
1. L/pL e L

/pL

sono Z/pZ-spazi vettoriali,


2. se A `e un sistema minimale di generatori per L, allora le classi degli elementi di A costi-
tuiscono una base di L/pL.
7.3. Supponiamo [A[ 2. Dimostrare che Z(F
X
) = 1.
7.4. Sia G = F/K con F = F
X
gruppo libero. Si dimostri che le classi laterali denite dagli
elementi di A generano G.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 8
Gruppi abeliani nitamente
generati
8.1 Torsione
Sia G un gruppo abeliano che denoteremo additivamente. In questa lezione lipotesi fondamen-
tale che faremo su G `e quella che G sia nitamente generato, cio`e che ammetta un insieme nito
di generatori o, equivalentemente, che sia quoziente di un gruppo abeliano libero di rango nito.
Se g
1
, g
2
G sono due elementi tali che ord(g
1
) = n
1
, ord(g
2
) = n
2
e g
1
)g
2
) = 0 risulta
ord(g
1
g
2
) = n dove n = mcm(n
1
, n
2
).
Infatti, per ogni k Z si ha k(g
1
+ g
2
) = kg
1
+ kg
2
e non potendo mai essere kg
1
= kg
2
a
meno che kg
1
= kg
2
= 0, il pi` u piccolo valore positivo di k per cui k(g
1
+ g
2
) = 0 `e il minimo
comune multiplo degli ordini di g
1
e g
2
.
Esempi 8.1.1. 1. Se G non `e abeliano, il prodotto di due elementi di ordine nito non ha
necessariamente ordine nito. Ad esempio le matrici
A =
_
1
0
0
1
_
B =
_
cos
sen
sen
cos
_
hanno entrambe ordine 2 (sono delle riessioni), ma il loro prodotto
BA =
_
cos
sen
sen
cos
_
`e una rotazione che ha ordine innito se / 2Q.
2. Se g
1
)g
2
) , = 0 lordine esatto di g
1
+g
2
pu`o essere minore del minimo comune multiplo
degli ordini di g
1
e g
2
, ma ne `e comunque un divisore.
Dal fatto che il prodotto di elementi di ordine nito ha ordine nito segue che il sottoinsieme
G
tor
= g G tali che ord(g) `e nito
`e un sottogruppo, detto sottogruppo di torsione di G.
Esempi 8.1.2. 1. Si ha certamente Z
tor
= 0 e, pi` u in generale L
tor
= 0 per ogni gruppo
abeliano libero L.
60 A. Mori: Teoria dei Gruppi
2. Se G `e un gruppo (abeliano) nito, si ha G
tor
= G.
3. Daltra parte, se G = G
tor
non necessariamente il gruppo G `e nito. Il gruppo
p

dellesempio 4.2.1 `e un gruppo innito che coincide col suo sottogruppo di torsione.
Si hanno due casi estremi:
G
tor
= 0, nel qual caso G `e detto privo di torsione;
G
tor
= G, nel qual caso G `e detto gruppo di torsione.
Il prossimo risultato deve essere interpretato alla luce degli esempi precedenti.
Proposizione 8.1.3. Un gruppo abeliano nitamente generato e di torsione `e nito.
Dimostrazione. Sia g
1
, . . . , g
t
un insieme di generatori di G e sia n
i
= ord(g
i
) per i =
1, . . . , t. Allora ogni elemento g G ammette unespressione
g = r
1
g
1
+ +r
t
g
t
con 0 r
i
< n
i
per ogni i = 1, . . . , t. Allora G ha al pi` u

t
i=1
n
i
< elementi.
Il prossimo risultato mostra come la torsione possa essere eliminata mediante un semplice
passaggio al quoziente.
Proposizione 8.1.4. Sia G un gruppo abeliano. Allora il gruppo G/G
tor
`e privo di torsione.
Dimostrazione. Indichiamo per semplicit`a g il laterale G
tor
+g per g G. Se ord( g) = n <
in G/G
tor
risulta n g = G
tor
, cio`e ng G
tor
. Ci`o implica che esiste un m > 0 tale che m(ng) =
(mn)g = 0 in G. Ma allora g G
tor
, ovvero g = 0.
Per poter dimostrare il risultato fondamentale di questa sezione abbiamo bisogno di un
lemma tecnico preliminare.
Lemma 8.1.5. Sia G un gruppo abeliano nitamente generato. Se esistono un insieme di
generatori minimale g
1
, . . . , g
r
per G e interi non tutti nulli m
1
, . . . , m
r
tali che
m
1
g
1
+ +m
r
g
r
= 0,
allora G
tor
,= 0.
Dimostrazione. Sia c linsieme dei numeri interi che compaiono come coecienti di qualche
identit`a m
1
x
1
+ + m
s
x
s
= 0 per un qualunque insieme di generatori minimale in G. Per
ipotesi c ,= 0 e siccome c contiene lopposto di ogni suo elemento, c possiede un minimo
positivo che denotiamo e. Sia
ey
1
+e
2
y
2
+ +e
t
y
t
un identit`a in cui compare e. Si ha [e
i
[ e per ogni i = 2, . . . , r e lalgoritmo di divisione
euclidea permette di scrivere la relazione precedente come
e(y
1
+q
2
y
2
+ +q
t
y
t
) +r
2
y
2
+ r
t
y
t
con e
i
= q
i
e + r
i
e 0 r
i
< e per ogni i = 2, . . . , t. Posto z
1
= y
1
+ q
2
y
2
+ q
t
y
t
, linsieme
z
1
, y
2
, . . . , y
t
`e un nuovo sistema minimale di generatori in quanto
y
1
= z
1
q
2
y
2
q
t
y
t
, e
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 8. Gruppi abeliani nitamente generati 61
eliminando qualunque elemento non si riottiene pi` u y
1
.
In particolare, z
1
,= 0. Allora, per minimalit`a di e, deve essere r
2
= . . . = r
t
= 0 e z
1
G
tor
.
vale allora il risultato seguente, che caratterizza i gruppi abeliani liberi in termini della loro
torsione.
Teorema 8.1.6. Un gruppo abeliano nitamente generato e privo di torsione `e libero.
Dimostrazione. Scegliamo un sistema minimale di generatori g
1
, . . . , g
r
del gruppo abeliano
nitamente generato G e sia H
i
= g
i
) per i = 1, . . . , r. Siccome G `e privo di torsione, ogni
H
i
`e ciclico innito, cio`e isomorfo a Z. Per costruzione, ogni g G si esprime nella forma
g = m
1
g
1
+ m
r
g
r
per unopportuna scelta di interi m
1
, . . . , m
r
e quindi
G = H
1
+ +H
r
. (8.1)
Sia

H
i
il sottogruppo di G generato dagli elementi g
1
, . . . , g
i1
, g
i+1
, . . . , g
r
. Se lintersezione
H
i


H
i
fosse non banale, si avrebbe un elemento y ,= 0 che ammette la doppia espressione
y = m
i
g
i
= m
1
g
1
+ +. . . +m
i1
g
i1
+m
i+1
g
i+1
+ +m
r
g
r
e quindi unidentit`a
m
1
g
1
+ +. . . +m
i1
g
i1
m
i
g
i
+m
i+1
g
i+1
+ +m
r
g
r
= 0
dove i coecienti a sinistra non sono tutti nulli. Per il lemma precedente il gruppo G dovrebbe
avere torsione, ma siccome cos` non `e, deve essere
H
i


H
i
= 0. (8.2)
Per la generalizzazione del Teorema 4.1.7 al caso di un mumero arbitrario ma nito di sot-
togruppi, le 8.1 e 8.2 implicano subito che G H
1
H
r
.
8.2 Teoremi di struttura
Il nostro obiettivo `e ora quello di determinare la struttura di un gruppo abeliano nitamente
generato. Al risultato nale si arriver`a per gradi. Iniziamo con lo studiare i sottogruppi di un
gruppo abeliano libero nitamente generato.
Teorema 8.2.1. Sia G un gruppo abeliano libero nitamente generato di rango n e sia H < G.
Allora H `e libero di rango m n.
Dimostrazione. Procediamo per induzione su n. Se n = 1 `e G Z e dallanalisi dei sottogruppi
di Z fatta nellesempio 1.2.3(3) sappiamo che o H = 0, o H `e un sottogruppo ciclico (innito)
generato da un elemento di G. In ogni caso lasserto del Teorema `e vericato.
Supponiamo dunque n > 1 e ssiamo un sistema minimale di generatori g
1
, . . . , g
n
di G.
Se risulta H < G

= g
1
, . . . , g
n1
, H `e un sottogruppo di un gruppo libero di rango n 1
e possiamo applicare direttamente lipotesi induttiva. Eliminato questo caso, possiamo allora
assumere che esiste un elemento h H della forma
h = m
1
g
1
+. . . +m
n
g
n
, m
n
,= 0.
Stiamo dunque assumendo che linsieme c dei numeri interi che compaiono come coeciente di
g
n
nelle espressioni degli elementi di H non `e banale. Siccome H contiene gli opposti dei suoi
Universit`a di Torino
62 A. Mori: Teoria dei Gruppi
elementi, la medesima cosa succede per c e quindi resta individuato il minimo postivo s di c.
Fissiamo
= m
1
g
1
+. . . +m
n1
g
n1
+sg
n
H.
Per ogni h = m
1
g
1
+. . .+m
n
g
n
H, posto m
n
= qs+r con 0 r < s si ha hq = . . .+rg
n
H
e quindi, per la minimalit`a di r, h q H

< G

dove abbiamo posto H

= H G

.
Consideriamo ora il gruppo H

+ ). Evidentemente H

+ ) < H, e siccome ogni h H


pu`o scriversi come h = (hq) +q vale anche linclusione opposta e in denitiva H = H

+).
Per ipotesi induttiva, H

`e libero di rango m 1 rg(G

) = n 1 e scegliamone un sistema
minimale di generatori
1
, . . . ,
m1
. Allora H `e generato da
1
, . . . ,
m1
, . Una relazione
a
1

1
+. . . +a
m1

m1
+a = 0 riscritta in termini dei generatori g
1
, . . . , g
n
diventa
b
1
g
1
+. . . +b
n1
g
n1
+ag
n
= 0
perch`e g
n
non interviene nei
i
e quindi dapprima a = 0 e poi allora anche a
1
= . . . = a
m1
= 0.
Pertanto H `e libero di rango m.
Corollario 8.2.2. Sia G un gruppo abeliano nitamente generato e sia H < G. Allora H `e
nitamente generato.
Dimostrazione. siccome G `e nitamente generato, G `e quoziente di un gruppo abeliano libero
L di rango nito. Denotiamo : L G la mappa quoziente. Allora
1
(H) `e un sottogruppo di
L che per il teorema precedente deve essere libero di rango nito. Se h
1
, . . . , h
t
sono generatori
di
1
(H) gli elementi (h
1
), . . . , (h
t
) sono ovviamente dei generatori di H.
Nellaltra situazione estrema, in cui il gruppo abeliano in questione `e nito, si ha il teorema
di struttura seguente.
Teorema 8.2.3. Sia G un gruppo abeliano nito con n elementi. Allora G `e isomorfo ad un
prodotto C
1
. . . C
t
dove ciascun C
i
`e un sottogruppo ciclico di G e se indichiamo e
i
lordine
di C
i
si ha
1. e
i+1
[e
i
per ogni i = 1, 2, . . . , t 1;
2.

t
i=1
e
i
= n;
3. gli e
i
sono univocamente determinati dalle due condizioni precedenti.
Dimostrazione. Iniziamo la dimostrazione osservando che se x G `e un elemento di ordine
massimo, allora lordine di ogni altro elemento y G divide lordine di x. Infatti, se cos` non
fosse, per un qualche primo p risulterebbe ord(y) = p
h
r e ord(x) = p
k
s con h > k e (p, rs) = 1.
Allora ord(p
k
x) = s e ord(ry) = p
h
sono coprimi e pertanto ord(p
k
x + ry) = p
h
s > ord(x)
contraddicendo la massimalit`a di ord(x).
Se poi H = x) `e il sottogruppo ciclico generato da un elemento di ordine massimo, ogni
laterale H + y, y G, contiene un elemento di ordine uguale allordine di H + x in G/H.
Infatti, se m = ord(H + y) deve essere my H e quindi my = tx per un certo t. Allora
ord(my) = h/d dove h = ord(x) e d = (h, t). Se ord(y) = s si ha da una parte s = mq e
dallaltra s[m(h/d). Ma siccome h/d divide q (perch`e q(my) = 1) si ha anche m(h/d)[s e quindi
in denitiva s = m(h/d). Per quanto detto prima s[h, cio`e m(h/d)[h e quindi m = dk. Posto
u = t/d si ha dunque my = (mku)x e posto z = y (ku)x risulta z H + y e mz = 1. Inne
non pu`o essere ord(z) < m altrimenti si avrebbe anche ord(H +y) < m.
Possiamo ora procedere per induzione su n, il caso n = 1 essendo ovvio.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 8. Gruppi abeliani nitamente generati 63
Assumiamo allora n > 1 e scegliamo in G un elemento g
1
di ordine massimo e
1
> 1 e poniamo
C
1
= g
1
). Il gruppo quoziente G/C
1
ha n/e
1
< n elementi e quindi, per ipotesi induttiva, si
decompone come
G/C
1
C
1
+g
2
) . . . C
1
+g
t
)
dove gli ordini dei sottogruppi soddisfano le propriet`a di divisibilit`a enunciate dal teorema. Per
quanto detto precedentemente, possiamo assumere ord(g
i
) = e
i
per i = 2, . . . , t e e
2
= ord(g
2
)[e
1
.
Per ogni g G si ha una decomposizione di laterali
C
1
g = h
2
(C
1
g
2
) + +h
t
(C
1
g
t
) = C
1
+ (h
2
g
2
+ +h
t
g
t
),
quindi g = h
1
g
1
+ h
2
g
2
+ + h
t
g
t
. Ci`o implica che G = C
1
+ g
2
) + + g
t
) e siccome
[G[ = [C
1
[ [g
2
)[ [g
t
)[ deve risultare G = C
1
C
2
C
t
dove C
t
= g
t
). Questo dimostra
i punti 1 e 2 del teorema.
Per dimostrare che i valori e
i
sono univocamente determinati supponiamo di avere due de-
composizioni
G C
1
C
t
D
1
D
s
(8.3)
dove D
i
= h
i
) `e ciclico di ordine f
i
e tali valori soddisfano anchessi i punti 1 e 2 del teorema.
Si osservi che f
1
= e
1
perch`e `e, in ogni caso, il massimo ordine degli elementi di G. Per assurdo
supponiamo e
1
, . . . , e
t
, = f
1
, . . . , f
s
e sia k il minimo indice tale che e
k
,= f
k
. Senza perdere
in generalit`a, possiamo assumere e
k
> f
k
.
Consideriamo allora f
k
G, il sottogruppo di G costituito dagli elementi che sono multipli
f
k
-esimi in G. Dalla prima decomposizione in (8.3) si ha
f
k
G = f
k
g
1
) f
k
g
k
) f
k
g

),
dove e

> f
k
e
+1
, e dalla seconda decomposizione in (8.3) si ha
f
k
G = f
k
h
1
) f
k
h
k1
).
Siccome per j < k si ha ord(f
k
h
j
) = f
j
/f
k
, questultima scrittura per f
k
G permette di valutare
[f
k
G[ =
f
1
f
k

f
k1
f
k
=
e
1
e
k1
f
k1
k
mentre dalla precedente si ottiene
[f
k
G[
e
1
e
k1
f
k1
k
e
k
(e
k
, f
k
)
>
e
1
e
k1
f
k1
k
che `e unevidente contraddizione. Questo completa la dimostrazione del teorema.
Nel caso generale, otteniamo il seguente teorema di struttura.
Teorema 8.2.4. Sia G un gruppo abeliano nitamente generato. Allora G `e isomorfo ad un
prodotto F T dove F `e un gruppo abeliano libero di rango nito e T `e un gruppo abeliano
nito.
Dimostrazione. Poniamo T = G
tor
. Dal Corollario 8.2.2 sappiamo che T `e nitamente
generato, e quindi nito per la Proposizione 8.1.3.
Consideriamo il quoziente G/T ed osserviamo che (G/T)
tor
= 1 in quanto se esistesse
g G col laterale T +g elemento di ordine nito in G/T, per la commutativit`a di G si avrebbe
m(Tg) = T+mg = T per un opportuno m > 0. Ma allora mg T e quindi g T, cio`e T+g = T.
Universit`a di Torino
64 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Per il Teorema 8.1.6 il quoziente G/T `e libero e possiamo trovare elementi g
1
, . . . , g
s
G (s
minimo) tali che
G/T = T +g
1
) + +T +g
s
).
Sia F = g
1
, . . . , g
s
) < G. Il sottogruppo F `e privo di torsione, in quanto se risultasse t =
m
1
g
1
+ +m
s
g
s
T per qualche scelta non banale di coecienti m
1
, . . . , m
s
, allora risulterebbe
m
1
(T +g
1
) + +m
s
(T +g
s
) = T in G/T e per il Lemma 8.1.5 il quoziente G/T non potrebbe
essere privo di torsione.
Per ogni g G, per le posizioni fatte, si ha una scrittura T +g = m
1
(T +g
1
) + +m
s
(T +
g
s
) = T +(m
1
g
1
+ +m
s
g
s
) in G/T che riletta in G fornisce una decomposizione G = T +F.
Abbiamo cos` controllato che i sottogruppi T ed F soddisfano le condizioni anch`e G risulti
il loro prodotto diretto (vedi il Teorema 4.1.7 e la discussione che lo precede).
Concludiamo questa sezione mostrando come combinando i risultati sin qui ottenuti possiamo
migliorare il risultato iniziale sui sottogruppi di un gruppo libero. Il risultato che otterremo ora
deve essere visto come una generalizzazione nellambito dei gruppi abeliani liberi della ben nota
propriet`a degli spazi vettoriali per cui una base di uno sottospazio pu`o essere completata ad una
base dello spazio.
Teorema 8.2.5 (dei divisori principali). Sia F un gruppo abeliano libero di rango n e sia H un
sottogruppo di F. Allora esistono un insieme minimali di generatori u
1
, . . . , u
n
di F e numeri
interi e
1
, . . . .e
m
, m n tali che
1. e
i+1
divide e
i
per ogni i = 1, 2, . . . , m1;
2. e
1
u
1
, . . . , e
m
u
m
`e un sistema minimale di generatori di H.
Dimostrazione. Dal teorema 8.2.1 sappiamo che H `e libero e dal teorema 8.2.4 sappiamo che
il quoziente F/H, che `e sicuramente abeliano e nitamente generato `e isomorfo ad un prodotto
L T dove L `e abeliano libero e T `e nito. Di fatto T = (F/H)
tor
.
Denotando ancora una volta

f il laterale H + f di un elemento f F, possiamo trovare
elementi
1
, . . . ,
r
, t
1
, . . . , t
s
di F tali che
L =
r

i=1
Z

i
, T =

t
1
)

t
s
)
dove i periodi e
i
= ord(

t
i
) soddisfano le propriet`a enunciate nel teorema 8.2.3. Poniamo
L

=
1
, . . . ,
r
), T

= t
1
, . . . , t
s
)
(sottogruppi di F). Si noti in particolare che L

e T

sono liberi. Se : F F/H `e la mappa


quoziente si ha una decomposizione
F = L

1
(T).
Infatti la condizione L

1
(T) `e palesemente soddisfatta, mentre per ogni f F lesistenza di
una scrittura

f = m
1

1
+. . . +m
r

r
+

t con

t T implica che f (m
1

1
+. . . +m
r

r
)
1
(T),
quindi provando che F = L

+
1
(T).
Per la proposizione 7.1.6 esiste un omomorsmo :
1
(T) T

tale che la composizione

1
(T)

T


|T

T
`e la mappa quoziente canonica. Poniamo K = ker(). Si noti che K H. Risulta KT

= 0
per ragioni ovvie e, con ragionamento simile a quello fatto pi` u sopra,
1
(T) = K+T

. Dunque
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 8. Gruppi abeliani nitamente generati 65

1
(T) = K T

ed in particolare H = (H K) T

. Siccome K/H K `e libero (in quanto


privo di torsione) possiamo scegliere un sistema minimo di generatori k
1
, . . . , k
t
del gruppo
abeliano libero K in modo che H K = k
1
, . . . , k
h
) con 0 h t. In denitiva, otteniamo
una scrittura
F = Z
1
Z
r
Zk
1
Zk
t
Zt
1
Zt
s
tale che
H = Zk
1
Zk
h
Ze
1
t
1
Ze
s
t
s
.
Il teorema `e dunque dimostrato.
8.3 Reticoli
Studieremo ora una classe notevole di gruppi abeliani che risulteranno nitamente generati
(e, di fatto, liberi). Iniziamo osservando che la struttura di gruppo dello spazio euclieo R
n
`e
compatibile con la struttura metrica nel senso che le funzioni addizione e passaggio allopposto
x +y x +y, x x
sono continue. Ne segue che per ogni x R
n
le traslazioni
x
: R
n
R
n
,
x
(y) = x + y
sono omeomorsmi in quanto funzioni continue, perch`e restrizioni di una funzione continua, con
inversa continua.
Un sottogruppo < R
n
si dice discreto se `e discreto come sottospazio dello spazio metrico
R
n
, cio`e se per ogni `e possibile trovare > 0 tale che `e lunico elemnto di nella sfera
aperta S(, ) di centro e raggio . Vale la caratterizzazione seguente.
Lemma 8.3.1. Sia < R
n
un sottogruppo. Le seguenti aermazioni sono equivalenti.
1. `e discreto.
2. Per ogni sottoinsieme compatto K R
n
lintersezione K consiste di un numero nito
di elementi.
3. Esiste un > 0 tale che S(0, ) = 0.
Dimostrazione. Lequivalenza tra i primi due punti `e una ben nota caratterizzazione dei
sottospazi discreti di R
n
.
Limplicazione 1 3 `e parte della denizione, e quindi resta da far vedere solo limplicazione
inversa. Sia dunque e sia S(0, ) = 0. Allora

(S(0, )) = S(, ) e chiaramente


S(0, ) = .
Esempi 8.3.2. 1. Il prototipo dei sottogruppi discreti di R
n
`e il gruppo Z
n
dei vettori che
hanno componenti intere rispetto alla base canonica di R
n
. Si noti che Z
n
`e libero.
2. Supponiamo n = 1 e sia < R un sottogruppo discreto non nullo. Siccome contiene
gli opposti dei suoi elementi ed `e discreto, deve esistere in un minimo positivo
0
.
Siccome R `e privo di torsione, Z
0
< . Supponiamo esista x Z
0
. A meno di
sostituire x con il suo opposto e per la minimalit`a di
0
deve esistere un intero n tale che
n
0
< x < (n + 1)
0
. Ma allora 0 < x n
0
<
0
contraddice la minimalit`a di
0
. Si
vede cos` che `e libero di rango 1.
Lobiettivo principale di questa sezione `e quello di mostrare come, in un certo senso, la
situazione generale non sia dissimile da quella dellesempio appena fatto.
Universit`a di Torino
66 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Teorema 8.3.3. Sia un sottogruppo discreto di R
n
. Allora esistono r n vettori linearmente
indipendenti x
1
, . . . , x
r
tali che
=
r

i=1
Zx
i
.
Dimostrazione. Sia y
1
, . . . , y
r
un insieme massimale di vettori R-linearmente indipendenti
in e consideriamo il sottoinsieme T dei vettori x R
n
che ammettono una scrittura
x =
1
y
1
+. . . +
r
y
r
con 0
i
1 per ogni i = 1, . . . , r. Linsieme T `e chiuso e limitato e dunque `e compatto.
Pertanto T `e nito.
Per la massimalit`a di y
1
, . . . , y
r
, ogni elemento pu`o scriversi come combinazione
lineare = a
1
y
1
+ + a
r
y
r
a coecienti a
i
R. Fissato un tale elemento consideriamo la
successione
n
denita da

n
= n
r

i=1
[na
i
]y
i
=
r

i=1
(na
i
[na
i
])y
i
.
Siccome 0 na
i
[na
i
] 1, la successione `e in T . Per la nitezza di T otteniamo allora
che:
1. `e nitamente generato, in quanto potendo scrivere =
1
+

r
i=1
[a
i
]y
i
si vede che ogni
elemento `e combinazione lineare a coecienti interi degli y
i
e di T ;
2. devono esistere interi m ,= n tali che
m
=
n
. In particolare otteniamo luguaglianza
(mn)a
i
= [ma
i
] [na
i
] per ogni coeciente a
i
e quindi a
i
Q.
Dunque `e un gruppo abeliano libero generato da un numero nito di vettori che sono combi-
nazioni lineari degli y
i
a coecienti razionali. Sia M un multiplo comune dei denominatori che
compaiono tra i coecienti dei generatori di . Posto

= M risulta

<
r

i=1
Zy
i
(8.4)
e quindi

`e un gruppo abeliano libero di rango r per il teorema 8.2.1. Daltra parte la


moltiplicazione per M denisce un isomorsmo

e quindi rg(

) = rg() r dove
lultima disuguaglianza segue dallinclusione

r
i=1
Zy
i
< . Dal confronto delle disuguaglianze
segue che rg() = r. Dunque, ritornando alla (8.4) e applicando il Teorema dei divisori principali
8.2.5 si vede che esiste un sistema di generatori y

1
, . . . , y

r
e numeri interi e
1
, . . . , e
r
(le cui
propriet`a di divisibilit`a sono qui irrilevanti) tali che i vettori x
i
=
ei
M
y

i
formano un insieme
minimale di generatori per . Siccome i vettori y
i
sono linearmente indipendenti su R, anche
gli x
i
devono esserlo.
Denizione 8.3.4. Un reticolo `e un sottogruppo discreto < R
n
tale che rg() = n.
Risulta chiaro dal teorema 8.3.3 che i reticoli in R
n
sono esattamente i gruppi abeliani liberi
generati dalle basi di R
n
. Daltra parte, assegnate due basi x
1
, . . . , x
n
e y
1
, . . . , y
n
di R
n
i
corrispondenti reticoli concidono se e soltanto se esiste una matrice M SL
n
(Z) che trasforma
una base nellaltra. Questo segue subito dallosservazione che si ha coincidenza dei reticoli
esattamente quando ogni elemento di una base si pu`o scrivere come combinazione lineare a
coecienti in Z dellaltra.
La proposizione seguente generalizza lesempio 3.4.2
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 8. Gruppi abeliani nitamente generati 67
Proposizione 8.3.5. Sia < R
n
un reticolo. Allora
R

S
1
S
1
. .
n copie
.
Dimostrazione. Sia x
1
, . . . , x
n
una base di R
n
tale che =

n
i=1
Zx
i
. Siccome `e anche
R
n
=

n
i=1
Rx
i
risulta subito R
n
/ =

n
i=1
(Rx
i
/Zx
i
)

n
i=1
(R/Z).
Ricordando che si ha unidenticazione C
n
R
2n
, un reticolo in C
n
`e il gruppo abeliano
libero generato da una 2n-pla di vettori linearmente R-indipendenti di C
n
. La presenza di una
struttura complessa ha delle implicazioni notevolissime per la geometria del quoziente C
n
/ la
cui analisi va ben oltre gli scopi ed i limiti di queste lezioni. Per una discussione dettagliata
dellesempio seguente si veda [?]
Esempio 8.3.6 (Weierstrass). Sia < C un reticolo e consideriamo la funzione di variabile
complessa
(z) =

(z) =
1
z
2
+

{0}
_
1
(z )
2

1

2
_
,
detta funzione di Weierstrass. La funzione (z) converge ad una funzione meromorfa su C
con poli di ordine 2 e residuo nullo nei punti di e soddisfa la relazione funzionale
(z +) = (z) per ogni .
Insieme alla sua derivata

(z) la funzione di Weierstrass soddisfa lidentit`a

(z)
2
= 4(z)
3
g
2
(z) g
3
dove g
2
= g
2,
= 60G
4,
, g
3
= g
3,
= 140G
6,
e G
2k,
=

{0}

2k
`e la cosiddetta serie
di Eisenstein di peso 2k. Dunque, la funzione z [(z) :

(z) : 1] identica il quoziente C/


con la cubica proiettiva piana E

di equazione
y
2
z = 4x
3
g
2
xz
2
g
3
z
3
(8.5)
Si osserva che:
1. la cubica E

`e priva di punti singolari in quanto il suo discriminante g


3
2
27g
2
3
risulta essere
sempre non nullo. Inoltre ogni cubica non singolare E pu`o essere trasformata mediante un
opportuno cambiamento di coordinate proiettive in una cubica di equazione (8.5). In altre
parole, al variare di tra i reticoli di C le cubiche E

esauriscono le classi di isomorsmo


di cubiche proiettive piane.
2. Lidenticazione C/ E

permette di trasportare la struttura di gruppo da C/ alla


cubica. Tale struttura di gruppo sulla cubica `e caratterizzata dal fatto che tre punti
P, Q, R E

sono allineati se e soltanto se P +Q+R = 0.


PROBLEMI
8.1. Si dimostri laermazione fatta nellesempio 8.1.1(2).
8.2. Sia f : G H un omomorsmo di gruppi. Dimostrare che f denisce, per restrizione un
omomorsmo f
tor
: G
tor
H
tor
e dire se le seguenti aermazioni sono vere o false.
Universit`a di Torino
68 A. Mori: Teoria dei Gruppi
1. f iniettiva f
tor
iniettiva;
2. f suriettiva f
tor
suriettiva;
8.3. Sia G = L H dove L `e un gruppo abeliano libero e H `e un gruppo abeliano tale che
H
tor
= H. Dimostrare che G
tor
= H e che G/G
tor
L.
8.4. Sia G un gruppo non abeliano e supponiamo che linsieme G
tor
degli elementi di ordine
nito sia un sottogruppo. Allora si dimostri che G
tor
`e un sottogruppo normale e che il quoziente
G/G
tor
`e privo di torsione.
8.5. Siano p e q due primi distinti. Spiegare perch`e lidentit`a p
1
p
q
1
q
= 0 mostra che il gruppo
additivo Q non `e libero. Far discendere da questo fatto che Q non `e nitamente generato.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9
Estensioni, I
9.1 Prodotto semidiretto
Riconsideriamo il gruppo diedrale D
n
introdotto nellEsempio 1.2.3.7. Il sottogruppo C
n
delle
rotazioni `e ciclico di ordine n generato dalla rotazione r di 2/n radianti e quindi normale. Se
S `e il sottogruppo di D
n
di ordine 2 generato dalla simmetria s risulta
D
n
= C
n
S, C
n
S = 1
e anche D
n
/C
n
S, ma D
n
non `e isomorfo al prodotto C
n
S (ad esempio perche questultimo
`e abeliano mentre D
n
non lo `e). Questo esempio mostra che `e possibile avere due gruppi non
isomor G e G

con sottogruppi normali K < G, K

< G

in modo che risulti


K K

, G/K G

/K

.
Sorge quindi spontaneo il problema di classicare i gruppi G che possiedono un sottogruppo
normale isomorfo al gruppo K con quoziente G/K isomorfo al gruppo H, per H e K gruppi
assegnati.
Denizione 9.1.1. Il gruppo G `e detto prodotto semidiretto del sottogruppo K mediante il
sottogruppo H se
1. G = KH;
2. K `e normale in G;
3. K H = 1.
Esempi 9.1.2. 1. Per quanto detto sopra, il gruppo diedrale D
n
`e prodotto semidiretto del
gruppo delle rotazioni mediante il sottogruppo S generato da una simmetria.
2. Sia S
n
una trasposizione qualunque e sia T < S
n
il sottogruppo di ordine 2 da essa
generato. Dalla decomposizione in laterali S
n
= A
n
A
n
segue che S
n
= A
n
T e S
n
`e
prodotto semidiretto di A
n
mediante T.
3. Sia GL
2
(R)
+
il sottogruppo delle matrici in GL
2
(R) a determinante positivo e sia U <
GL
2
(R) il sottogruppo di ordine 2 generato dalla matrice u =
_
1
0
0
1
_
. Poiche
GL
2
(R) = GL
2
(R)
+
GL
2
(R)
+
_
1
0
0
1
_
risulta GL
2
(R) = GL
2
(R)
+
U e GL
2
(R) `e prodotto semidiretto di GL
2
(R)
+
mediante U.
70 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Se G `e prodotto semidiretto di K mediante H, lapplicazione Kh h denisce un omo-
morsmo G/K H in quanto, per normalit`a di K, (Kh)(Kh

) = Khh

. Tale omomorsmo `e
evidentemenete suriettivo ed `e anche iniettivo perche ha nucleo banale. Quindi
G/K H.
Si osservi che in G = KH si ha anche
(kh)(k

) = k(hkh
1
)hh

,
cio`e, la moltiplicazione in G `e completamente determinata dalla decomposizione G = KH e
dallazione di coniugio di H su K, che possiamo rivedere come un particolare omomorsmo
: H Aut(K),
detto omomorsmo strutturale del prodotto semidiretto.
Esempi 9.1.3. 1. Nel caso del gruppo diedrale D
n
, lomomorsmo strutturale : S
Aut(C
n
) `e quello per cui (s)(r) = r
1
.
2. Nel caso del gruppo GL
2
(R) dellesempio 3 sopra, lomomorsmo strutturale : U
Aut(GL
2
(R)
+
) `e

__
a
b
c
d
__
=
__
a
b
c
d
__
.
Viceversa, supponiamo assegnati gruppi H e K ed un omomorsmo : H Aut(K).
Nellinsieme prodotto K H consideriamo loperazione
(k, h) (k

, h

) = (k(h)(k

), hh

). (9.1)
Osserviamo che:
1. Loperazione `e associativa, infatti
((k, h) (k

, h

)) (k

, h

) = (k(h)(k

), hh

) (k

, h

) = (k(h)(k

)(hh

)(k

), hh

)
e
(k, h) ((k

, h

) (k

, h

)) = (k, h) (k

(h

)(k

), h

) = (k(h)(k

(h

)(k

)), hh

)
ed `e chiaro che le due espressioni nali coincidono;
2. lelemento (1, 1) `e neutro per loperazione 9.1, come si verica subito;
3. per ogni (k, h) K H si ha
(k, h) ((h
1
)(k
1
), h
1
) = ((h
1
)(k
1
), h
1
) (k, h) = (1, 1).
Pertanto loperazione (9.1) denisce sullinsieme KH una struttura di gruppo che denotiamo
K

H.
Osservazione 9.1.4. Come gruppo K

H non `e, in generale, isomorfo al prodotto diretto


KH (ad esempio, anche se K ed H sono abeliani non `e detto che K

H lo sia). Il prodotto
diretto K H si riottiene come caso particolare di questa costruzione per omomorsmo
costante, cio`e (h) = id
K
per ogni h H.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9. Estensioni, I 71
Il risultato seguente pu`o essere visto, anche alla luce dellosservazione precedente, come un
analogo della coincidenza tra prodotto diretto esterno ed interno (teorema 4.1.7).
Teorema 9.1.5. Siano H e K gruppi e sia assegnato un omomorsmo : H Aut(K). Allora
esistono
1. un sottogruppo normale K

in K

H con un isomorsmo : K K

,
2. un sottogruppo H

in K

H con un isomorsmo : H H

,
tali che K

H `e prodotto semidiretto di K

mediante H

con lomomorsmo strutturale

: H

Aut(K

) tale che
(h

) = (
1
(h

))
1
, per ogni h

.
Dimostrazione. Poniamo K

= (k, 1) [ k K e H

= (1, h) [ h H. Dal calcolo degli


inversi fatto sopra risulta (k, 1)
1
= (k
1
, 1) e (1, h)
1
= (1, h
1
), quindi
(k, 1)(k

, 1)
1
= (k(k

)
1
, 1) e (1, h)(1, h

)
1
= (1, h(h

)
1
)
da cui risulta subito che K

e H

sono sottogruppi di K

H e che le applicazioni (k) = (k, 1)


e (h) = (1, h) sono isomorsmi di K in K

e di H in H

rispettivamente. Inoltre K

`e normale
perche `e il nucleo dellomomorsmo suriettivo
K

H H, (k, h) h
Osserviamo anche che lidentit`a (k, h) = (k, 1) (1, h) comporta che K

H = K

e ovvia-
mente K

= (1, 1). Dunque K

H `e prodotto semidiretto di K

mediante H

.
Resta solo da determinare lomomorsmo strutturale. Ricordando che lomomorsmo strut-
turale si ottiene dallazione per coniugio di H

su K

, per concludere basta osservare che


(1, h) (k, 1) (1, h
1
) = ((h)(k), 1)
ed applicare le identicazioni e denite sopra.
Se il teorema rende evidente ul fatto che un elemento g del prodotto semidiretto G = KH
si decompone in modo unico come g = kh con k K e h H e altres` chiaro che la scelta del
sottogruppo H per scrivere la decomposizione non `e unica.
Denizione 9.1.6. Un complemento di K in K

H `e un sottogruppo H

di K

H tale che
K

H `e prodotto semidiretto di K mediante H

, cio`e
1. K

H = KH

,
2. K H

= 1.
Esempio 9.1.7. La realizzazione del gruppo diedrale D
n
come prodotto semidiretto si ottiene
ssando una scelta di simmetria assiale s. Unaltra scelta s

, e le simmetrie assiali sono in tutto


n, denisce un nuovo sottogruppo S

= s

) ed una nuova decomposizione D


n
= C
n
S

. Ciascun
S

`eun complemento di C
n
in D
n
.
Osservazione 9.1.8. Un modo naturale per ottenere complementi di K nel prodotto semidi-
retto K

H `equello di considerare i coniugati di H. Si noti che se H

= gHg
1
, decomposto
g = kh con k K e h H, si ha H
p
rime = kHk
1
. Cio`ebasta coniugare H per elementi in K.
Universit`a di Torino
72 A. Mori: Teoria dei Gruppi
`
E possibile che omomorsmi , : H Aut(K) diversi producano gruppi K

H e K

H
isomor tra di loro. Il risultato seguente fornisce un criterio di isomorsmo.
Proposizione 9.1.9. Siano H e K gruppi e siano , : H Aut(K) omomorsmi assegnati.
Se esitono automorsmi : K K e : H H tali che
((h)) = (h) per ogni h H
allora K

H e K

H sono isomor.
Dimostrazione. Si verica facilmente che la condizione enunciata `e esattamente quella che
rende la biezione (k, h) ((k), (h)) un omomorsmo.
Lesempio seguente mostra come la tecnica di costruzione dei prodotti semidiretti fornita dal
teorema 9.1.5 possa servire, congiuntamente con la proposizione 9.1.9 per risolvere dei problemi
di classicazione.
Esempio 9.1.10. Sia G un gruppo nito con 12 elementi. Il numero dei 3-Sylow in G `e n
3
= 1
oppure n
3
= 4 (vedi teorema 6.3.2). Siccome un 3-Sylow `e ciclico di ordine 3, nel caso in cui
n
3
= 4 gli elementi di ordine 3 sono 8 lasciando spazio per un solo 2-Sylow (che ha ordine 4).
Dunque, G possiede sempre un sottogruppo di Sylow normale. Poiche Sylow relativi a divisori
primi distinti hanno intersezione banale e 12 possiede solo 2 fattori primi distinti, G `e sempre
prodotto semidiretto di un p-Sylow S
p
mediante un q-Sylow S
q
, p, q = 2, 3. A meno di
isomorsmi,
S
3
= Z/3Z e S
2
= Z/4Z, oppure (Z/2Z)
2
.
Abbiamo quindi le seguenti possibilit`a:
1. S
2
= (Z/2Z)
2
`e normale in G. Gli automorsmi di S
2
si ottengono permutando in modo
arbitrario gli elementi non nulli di S
2
, cio`e Aut(S
2
) = S
3
. Per un omomorsmo strutturale
: Z/3Z S
3
abbiamo dunque 3 scelte,

1
(1) = 1,
2
(1) = (1 2 3),
3
(1) = (1 3 2).
Per losservazione 9.1.4 (Z/2Z)
2

1
Z/3Z `e il prodotto diretto (Z/2Z)
2
Z/3Z Z/6Z
Z/2Z. Invece, la proposizione 9.1.9 per = 1 e (x) = x
2
implica che
(Z/2Z)
2

2
Z/3Z (Z/2Z)
2

3
Z/3Z.
Il prodotto semidiretto (Z/2Z)
2

2
Z/3Z ha una partizione in 4 laterali S
3
aS
3
bS
3
cS
4
con a
2
= b
2
= c
2
= 1. Lomomorsmo strutturale
2
`e tale che lazione di G su se stesso
per moltiplicazione sinistra permuta tali laterali, denendo uninclusione G S
4
. Allora
deve essere G = A
4
, unico sottogruppo di S
4
con 12 elementi.
2. S
2
= Z/4Z `e normale in G. Il gruppo degli automorsmi di S
2
`e Aut(Z/4Z) = (Z/4Z)

,
un gruppo di ordine 2. Pertanto lunico omomorsmo
: Z/3Z Aut(S
2
)
`e lomomorsmo costante e G Z/4Z Z/3Z Z/12Z.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9. Estensioni, I 73
3. S
3
= Z/3Z `e normale in G e Aut(S
3
) Z/2Z. Gli omomorsmi strutturali costanti
S
2
Aut(S
3
) danno luogo a gruppi prodotto gi`a considerati sopra. Se S
2
= (Z/2Z)
2
ci
sono 3 omomorsmi non costanti

1,2,3
: S
2
Z/2Z
che corrispondono ai tre sottogruppi di indice 2 in (Z/2Z)
2
. Siccome gli automorsmi di
(Z/2Z)
2
permutano fra loro questi sottogruppi, per la proposizione 9.1.9 i vari prodotti
semidiretti Z/3Z
i
(Z/2Z)
2
, i = 1, 2, 3, sono tutti isomor fra di loro ed isomor al
gruppo diedrale D
6
. Per questultimo fatto, basta osservare che lelemento non banale
x ker(), inducendo lazione identica su S
3
, commuta con S
3
e quindi `e nel centro di G.
Pertanto il sottogruppo H = x) `e lintersezione dei 2-Sylow in G e lautomorsmo non
banale indotto dallomomorsmo strutturale manda un generatore del gruppo ciclico con
6 elementi Z/3ZH nel suo inverso. Questa `e la caratterizzazione strutturale del gruppo
diedrale.
Se, invece, S
2
Z/4Z otteniamo il gruppo = S
3

S
2
caratterizzato dalla relazione
yxy
1
= x
1
per S
2
= y) e S
3
= x).
Quindi, in denitiva, esistono esattamente 5 gruppi di ordine 12:
Z/12Z, Z/2Z Z/6Z, A
4
, D
6
, .
Tra questi, solo i primi 2 sono quelli abeliani, come confermato dal teorema di struttura per i
gruppi abeliani niti (teorema 8.2.3).
9.2 Il primo gruppo di coomologia
Iniziamo con le denizioni seguenti.
Denizione 9.2.1. Una successione di gruppi ed omomorsmi
. . . G
n1
fn1
G
n
fn
G
n+1
. . .
si dice esatta se im(f
n1
) = ker(f
n
) per ogni n Z.
Resta implicitamente inteso che linsieme degli indici n Z per cui esiste un gruppo G
n
pu`o
essere limitato inferiormente e/o superiormente, ottenendo delle successioni esatte tronche.
In particolare abbiamo la nozione seguente.
Denizione 9.2.2. Una successione esatta corta `e una successione esatta
1 K

G

H 1. (9.2)
Risulta chiaro come una successione esatta corta possa estendersi ad una successione esatta
nel senso della denizione 9.2.1 aggiungendo a sinistra ed a destra una successione di gruppi
banali 1. Luso della notazione 1 per il gruppo banale presuppone luso della notazione
moltiplicativa: pu`o essere anche denotato 0 laddove sia richiesto dal contesto. Nel caso di una
successione esatta corta (9.2), lesattezza si traduce in quanto segue:
`e iniettiva, in quanto ker() = im(1 K) = 1;
Universit`a di Torino
74 A. Mori: Teoria dei Gruppi
`e suriettiva, in quanto im() = ker(H 1) = H;
K = im() = ker(), e dunque K `e normale in G e
G
K

G
im()

G
ker()
im() = H
per il primo teorema disomorsmo 3.4.1.
Quindi, in particolare, per ogni scelta di gruppi K ed H e di omomorsmo : H Aut(K)
c`e una successione esatta corta
1 K K

H H 1.
Siano e G due gruppi arbitrari. Il dato di un omomorsmo
: Aut(G)
denisce unazione sinistra di su G che denotiamo

g = ()(g), per ogni e g G.


Infatti
1
g = (1)(g) = id(g) = g e

g = (

)(g) = ()((

)(g)) =

(

g). Poniamo allora


denire il sottogruppo dei -invarianti
G

= g G [

g = g per ogni .
Si tratta eettivamente di un sottogruppo di G in quanto per ogni :
1.

1 = ()(1) = 1;
2.

(gg

) = ()(gg

) = ()(g)()(g

) =

g

= gg

per ogni g, g

;
3. (

g)
1
=

(g
1
) per ogni g G perche

g

(g
1
) = ()(gg
1
) = 1 ed in particolare

(g
1
) = g
1
per ogni g G

.
Supponiamo assegnato un sottogruppo K < G con la propriet`a che

K K per ogni ga .
Allora lazione di sui laterali sinistri data da

Kg = K

g
`e ben denita in quanto se Kg = Kg

si ha g

= kg per un opportuno k K e quindi



g

g K

g, cio`e K

g = K

. In particolare, se K `e anche normale lazione di su G discende


ad unazione di sul gruppo quoziente G/K e possiamo certamente considerare il sottogruppo
dei -invarianti di questultimo, (G/K)

. Il rapporto generale tra K

, G

e (G/K)

`e espresso,
nel linguaggio della successione esatta (??) dalla proposizione seguente.
Proposizione 9.2.3. La restrizione delle mappe e ai rispettivi gruppi di -invarianti
denisce una successione esatta
1 K

.
Dimostrazione. Infatti risulta che:
1.

`e iniettiva perche K

`e un sottogruppo di G

;
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9. Estensioni, I 75
2. se k K

allora

(k) = (k) = 0;
3. se

(x) = 0, allora x K G

= K

.
In generale, per`o, la successione esatta non si completa ad una successione esatta corta,
ovvero lomomorsmo

non `e necessariamente suriettivo.


Esempi 9.2.4. 1. Siano G = (Z/2Z)
2
= 0, a, b, c, K = 0, c e = 1, dove
Aut(G) S
3
`e tale che

a = b,

b = a e

c = c. Allora
G

= 0, c = K, (G/K)

= K, K +a
e

(c) = K +c = K, cio`e

`e la mappa costante nulla (quindi non suriettiva).


2. Siano G = Z, K = 2Z e = 1, con

n = n per ogni n Z. In questo caso

non
pu`o essere suriettiva in quanto Z

= 0, ma (Z/2Z)

,= (0) perche

1 = 1 1 mod 2.
Ci poniamo dunque il problema di determinare delle condizioni necessarie e sucienti anch`e
la mappa

ri sulti suriettiva o, equivalentemente, anch`e risulti G

/K

(G/K)

. Per
semplicare lesposizione e rendere pi` u intelligibili i risultati, da ora in poi supporremo vericata
la seguente
Ipotesi: K `e abeliano
Compatibilmente con lipotesi di abelianit`a useremo la notazione additiva per la struttura di
gruppo di K. Per`o quando K sar` a pensato come sottogruppo di G manterremo la notazione
moltiplicativa.
Premettiamo una denizione ed alcuni risultati di carattere generale.
Denizione 9.2.5. Sia A un gruppo abeliano e sia un gruppo qualsiasi con assegnata azione
: Aut(A) di su A. Un omomorsmo crociato di a valori in A `e una funzione f : A
tale che
f(

) = f() +

f(

) per ogni ,

.
Denotiamo Z
1
(, A) linsieme degli omomorsmi crociati di a valori in A. Come si verica
immediatamente, loperazione naturale di somma fra funzionI, (f +f

)() = f() +f

() rende
Z
1
(, A) un gruppo abeliano.
Osservazioni 9.2.6. In generale gli omomorsmi crociati non sono omomorsmi ma:
1. un omomorfsmo crociato `e unisomorsmo esattamente quando lazione di `e banale;
2. se f `e un omomorsmo crociato, si ha f(1) = f(1 1) = f(1) +
1
f(1) = f(1) + f(1) e
dunque f(1) = 0.
Nella nozione di omomorsmo crociato `e codicata la struttura del gruppo semidiretto A

,
come precisato dal risultato seguente.
Teorema 9.2.7. Sia A un gruppo abeliano e sia un gruppo qualsiasi con assegnata azione
: Aut(A) di su A. Allora c`e una corrispondenza biunivoca
Z
1
(, A) complementi di A in A


Universit`a di Torino
76 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Dimostrazione. Iniziamo con f Z
1
(, A) e consideriamo il sottoinsieme
f
di A

denito
da

f
= (f(), ) [
(cio`e il graco di f). Vogliamo dimostrare che
f
`e un complemento di A. Prima di tutto
verichiamo che `e un sottogruppo di A

.
1. Per ogni ,

si ha (f(), )(f(

),

) = (f() +

f(

),

) = (f(

),

)
f
;
2. (0, 1)
f
per losservazione 9.2.6;
3. per ogni , (f(), )
1
=
(
1
)
(f()
1
) = (f(
1
),
1
)
f
.
A questo punto occorre controllare che le condizione della denizione 9.1.6 sono soddisfatte.
1. Ogni x = (a, ) A

si pu`o scrivere nella forma x = (a f(), 1)(f(), ). Questo


dimostra che A

= A
f
;
2. per lunicit della scrittura secondo la decomposizione A

= A, lunico elemento in A
della forma (f(), ) `e (0, 1).
Nellaltra direzione, iniziamo con un complemento

di A in A

. La scrittura di (0, )
secondo la decomposizione A

= A

denisce un elemento a

A tale che (a

, )

.
Daltra parte, se (a, ), (a

) sono entrambi in

risulta
(a, )(a

)
1
= (a, )(
(
1
)
( a

),
1
) = (a a

, 1) A

= 1,
cio`e a = a

. Pertanto, per ogni lelemento a

`e lunico tale che (a

, )

e dovendo
essere a fortiori (a

, )(a

) = (a

) si verica facilmente che la funzione f

: A,
f

() = a

`e un omomorsmo crociato.
La caratterizzazione di
f
come graco di f e di f

come la funzione di cui

`e il graco
endono evidente che le costruzioni sono luna linversa dellaltra. Pertanto la corrispondenza `e
certamente biunivoca.
Fissato un elemento a A, consideriamo la funzione f : A denita da
f() =

a a. (9.3)
Essa `e un elemento di Z
1
(, A) in quanto per ogni ,

vale f(

) =

aa =

(

a a)+
(

aa) =

f(

) +f(). Un omomorsmo crociato della forma (9.3) si dice principale. Siccome


(

a a) (

b b) =

(a b) (a b) per ogni a, b A
linsieme B
!
(, A) degli omomorsmi crociati principali `e un sottogruppo di Z
1
(, A).
Denizione 9.2.8. Il primo gruppo di coomologia di a coecienti in A `e il gruppo quoziente
H
1
(, A) =
Z
1
(, A)
B
1
(, A)
.
Esempio 9.2.9. Nel caso in cui agisce su A in modo banale sappiamo dallosservazione 9.2.6.1
che Z
1
(, A) = hom(, A). Inoltre non ci sono omomorsmi crociati principali non nulli perch`e
per ogni a A e per ogni si ha

a a = a a = 0, ovvero B
1
(, A) = 0. In denitiva
H
1
(, A) =
hom(, A)
0
= hom(, A).
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9. Estensioni, I 77
Il prossimo risultato spiega il signicato del primo gruppo di coomologia dal punto di vista
della biezione del teorema 9.2.7.
Teorema 9.2.10. Sia A un gruppo abeliano e sia un gruppo qualsiasi con assegnata azione
: Aut(A) di su A. Allora c`e una corrispondenza biunivoca canonica
H
1
(, A) classi di coniugio di complementi di A in A

.
In essa, la classe degli omomorsmi crociati principali corrisponde alla classe di coniugio di .
Dimostrazione. In virt` u della gi`a acquisita corrispondenza biunivoca del teorema 9.2.7, `e
suciente dimostrare che se
1
e
2
sono complementi di A in A

con corrispondenti
omomorsmi crociati f
1
e f
2
, allora
1
e
2
sono coniugati se e soltanto se f
1
f
2
B
1
(, A).
Iniziamo col supporre
1
e
2
coniugati. Ricordando losservazione 9.1.8 possiamo scrivere

2
= a
1
a
1
con a A. Allora per ogni `e possibile trovare

con (f
2
(), ) =
(a, 1)(f
1
(

),

)(a, 1)
1
= (a

a + f
1
(

), /) da cui =

e f
1
() f
2
() =

a a, cio`e
f
1
f
2
B
1
(, A).
Viceversa, se esiste a A tale che f
1
()f
2
() =

aa per ogni , il calcolo precedente,
che `e completamente reversibile, mostra che
2
= a
1
a
1
.
Possiamo ora tornare al problema della determinazione di condizioni per la suriettivit`a della
mappa

in 9.2.3 e vedere come, in un certo senso, il calcolo di H


1
(, A) ne sia una soluzione.
Teorema 9.2.11. Sia 0 A

G

H 1 una succesione esatta corta di gruppi con
unazione del gruppo ed A abeliano. Allora c`e una successione esatta di gruppi
0 A


H
1
(, A).
Dimostrazione. Come prima cosa dobbiamo denire la mappa . Sia h H

. Per suriettivit`a
di , esiste g G tale che (g) = h. Per ogni , c`e unuguaglianza di laterali Kg = h =

h =

(Kg) = K

g, cio`e (

g) = h. Allora per lesattezza in G della successione originale

gg
1
ker() = im() = A e possiamo considerare la funzione
f : A, f() =

gg
1
che risulta essere un omomorsmo crociato in quanto f(

) =

gg
1
=

(

gg
1
)

gg
1
=

f(/) +f() per ogni ,

.
Se g

`e un altro rappresentante di h in G e se f

`e lomomorsmo crociato a valori in


A costruito come sopra a partire da g

, scrivendo g

= ag per un opportuno a A, si ha
f

() =

g

1
=

a

gg
1
a
1
=

af()a
1
= f() +

a a (per lultima uguaglianza si
ricordi che A `e abeliano e la convenzione adottata sullo scambio tra notazione moltiplicativa ed
additiva). Il calcolo mostra che f

f + B
1
(, A) e quindi la classe [f] di f in H
1
(, A) non
dipende dalla scelta del rappresentante g. Allora `e ben denita la funzione
: H H
1
(, A), (h) = [f].
Per vedere che `e un omomorsmo si noti che se g e g

rappresentano rispettivamente h e h

,
allora gg

rappresenta hh

e allora

gg

(gg

)
1
= f() +f

().
Bisogna inne controllare che im(

) = ker(). Se h = (g) con g G

risulta subito f() =


0 e quindi (h) = 0. Viceversa, se (h) = 0, allora lomomorsmo crociato f associato come
sopra alla scelta di un rappresentante g di h deve essere principale, cio`e f() =

gg
1
=

a a
per un a A opportuno. Ma allora

(a
1
g) = (a
1
g) G

e h =

(a
1
g).
Universit`a di Torino
78 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Corollario 9.2.12. Sia G un gruppo con unazione : Aut(G) del gruppo sia A un
sottogruppo abeliano di G tale che

A = A e H
1
(, A) = 0. Allora (G/A)

/A

.
Dimostrazione. Se H
1
(, A) = 0 si ha, per il teorema precedente, una successione esatta
corta
0 A

(G/A)

0
dove denota la mappa quoziente.
Esempi 9.2.13. Riprendiamo ora gli esempi 9.2.4 facendo vedere come, concordamente col
corollario appena dimostrato, alla non suriettivit`a della mappa

corrisponde una coomologia


non nulla.
1. in questo caso si ha K = 0, c e = 0, con

c = c. Dunque agisce banalmente su
K e per quanto visto nellesempio 9.2.9
H
1
(, K) = hom(, K) Z/2Z.
2. In questo caso si ha K = 2Z e = 0, con

(2n = 2n. per ogni n Z la funzione
f
2n
: 2Z denita da
f
2n
(0) = 0, f
2n
() = 2n
denisce un omomorsmo crociato, risultando soddisfatta la relazione 0 = f
2n
(1) =
f
2n
(
2
) =

f
2n
() +f
2n
() = 2n + 2n. Pertanto Z
1
(, 2Z) = 2Z. Inoltre, si verica im-
mediatamente che lomomorsmo crociato principale determinato dallelemento 2n 2Z
`e la funzione f
4n
. Dunque
H
1
(, 2Z) =
2Z
4Z
Z/2Z.
Siano A e B gruppi abeliani con azioni : Aut(A) e : Aut(B) del gruppo . Un
omomorsmo F : A B si dice -equivariante se

(f(a)) = f(

a), per ogni a A, .


Esempi 9.2.14. 1. Se A `e un sottogruppo di B e lazione denita da `e la restrizione ad
A dellazione su B denita da , linclusione di A in B `e -equivariante.
2. Come abbiamo visto sopra, in presenza di un sottogruppo -invariante lazione di su
un gruppo discende ad unazione sul gruppo quoziente. in tal caso, la mappa quoziente `e
sempre -equivariante.
Se F : A B `e un omomorsmo -equivariante, la composizione con F denisce una mappa
F

: Z
1
(, A) Z
1
(, B), F

(f) = F f.
Si ha infatti F

(f)(

) = F f(

) = F(

f(

) +f()) = F(

f(

)) +F(f()) =

F(f(

)) +
F(f()) =

F

(f)(

) +F

(f)(). Si verica immediatamente che F

`e un omomorsmo. Se poi
f `e principale, scritto f() =

a a con a A risulta F

(f)() = F(

a a) = F(

a) F(a) =

F(a) F(a), cio`e F

(f) `e lomomorsmo crociato principale associato allelemento F(a) B.


Pertanto
F

(B
1
(, A)) B
1
(, B)
e allora la mappa F

induce una mappa


F

: H
1
(, A) H
1
(, B).
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 9. Estensioni, I 79
Teorema 9.2.15. Sia 0 A

B

C 0 una succesione esatta corta di gruppi abeliani
con unazione del gruppo . Allora c`e una successione esatta di gruppi
0 A


H
1
(, A)

H
1
(, B)

H
1
(, C).
Dimostrazione. In virt` u del teorema 9.2.11 resta solo da dimostrare lesattezza in H
1
(, A)
ed in H
1
(, B).
Iniziamo con [h] = (c) H
1
(, A). Dalla denizione di data nella dimostrazione del
teorema 9.2.11 si vede che deve essere h() =

b b A con (b) = c. Applicando

lespressione non cambia, ma questa volta visto a coecienti in B, lomomorsmo crociato

(h)() =

b b B `e principale. Dunque

([h]) = 0 e im() ker(

).
Sia ora [h] H
1
(, A) tale che

([h]) = 0. Allora

(h) B
1
(, B) e quindi

(h) =

b b
per un opportuno b B. Siccome h `e a coecienti in A deve risultare (

b b) = 0. Questo
vuol dire che (b) C

e quindi h = ((b)). Dunque ker(

) im().
Per ogni [h] H
1
(, A) si ha

(h)() = (()) = 0 per ogni in quanto = 0.


Questo mostra che im(

) ker(

).
Inne, se [h] H
1
(, B) `e tale che

([h]) = [0] allora lomomorsmo crociato

(h) deve
essere principale. Ci`o vuol dire che per un c C opportuno

(h)() =

c c per ogni .
Possiamo allora scrivere
h() =

b b +a

dove b B rappresenta c (cio`e (b) = c) e a

A. Si controlla facilmente che la funzione


f() = a

`e un omomorsmo crociato, di fatto a coecienti in A. Allora tale scrittura fornisce


una decomposizione [h] = [

b b] + [f] = [f] che rende palese come [h] im(

). Dunque
ker(

) im(

) e la dimostrazione `e completa.
La successione esatta del teorema 9.2.15 pu`o essere utile per la determinazione esplicita dei
gruppi H
1
. Negli esempi successivi vediamo alcuni casi speciali.
Esempi 9.2.16. Sia 0 A

B

C 0 una succesione esatta corta di gruppi abeliani
con unazione del gruppo . Supponiamo che:
1. C

= 0 e H
1
(, C) = 0. Allora la successione esatta include un segmento
0 H
1
(, A)

H
1
(, B) 0,
cio`e

`e un isomorsmo.
2. H
1
(, B) = 0. Allora la successione esatta include un segmento
0 A


H
1
(, A)0,
da cui H
1
(, A)
(B/A)

/A

(vedi problema 9.2). Si confronti questa situazione col corollario


9.2.12.
3. i gruppi A, B, e C siano niti. Allora, con riferimento ai problemi 9.2 e 9.2, la conoscenza
del numero degli elementi in qualcuno dei gruppi della successione esatta fornisce infor-
mazioni sugli altri.
PROBLEMI
9.1. Siano C
m
e C
n
gruppi ciclici di ordine m ed n rispettivamente. Dare condizioni su m ed n
anche ogni prodotto semidiretto di C
m
mediante C
n
sia isomorfo al prodotto diretto C
m
C
n
.
Universit`a di Torino
80 A. Mori: Teoria dei Gruppi
9.2. Determinare tutti i gruppi, a meno di isomorsmi, che sono prodotto semidiretto di Z/7Z
mediante Z/6Z.
9.3. Dimostrare in dettaglio che ogni coniugato di H `e un complemento di K in K

H.
9.4. Vericare tutte le aermazioni fatte nel corso dellanalisi dei gruppi di ordine 12 (Esempio
9.1.10).
9.5. Sia 0 A B C D 0 una successione esatta. Mostrare che D
C
B/A
.
9.6. Sia 0 G
1
G
2
. . . C
r1
C
r
0 una successione esatta con [C
i
[ = n
i
(nito)
per ogni i = 1, . . . , r. Si dimostri che

i
= 1
r
(1)
i
n
i
= 0.
9.7. Supponiamo che A sia un gruppo abeliano nito con unazione del gruppo . Si dimostri
che H
1
(, A) `e nito.
9.8. Sia = ) un gruppo ciclico di ordine 2, e facciamo agire su Q ponendo

q = q.
1. Dimostrare che H
1
(, Q) = 0.
2. Determinare il pi` u piccolo sottogruppo Z < G < Q tale che H
1
(, G) = 0
9.9. Sia Z e sia G un gruppo su cui agisce con G

,= 0. Si dimostri che H
1
(, G

) ,=
0.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 10
Estensioni, II
10.1 Il secondo gruppo di coomologia
Manteniamo lipotesi semplicativa per cui A `e un gruppo abeliano.
Denizione 10.1.1. Sia A un gruppo abeliano e sia un gruppo qualunque. Un estensione di
A per `e il dato di una successione esatta corta
0 A

E

1. (10.1)
Il gruppo E si dice elemento centrale dellestensione (10.1).
La nozione di estensione di A per generalizza quella di prodotto semidiretto, come le seguenti
osservazioni rendono chiaro.
Osservazioni 10.1.2. 1. Come gi`a osservato nella discussione successiva la denizione 9.2.2
di successione esatta corta, un prodotto semidiretto A

da luogo ad unestensione
0 A A

1 di A per .
2. Daltra parte non `e vero che per ogni estensione (10.1) il gruppo centrale E ha la struttura
di prodotto semidiretto di A mediante perch`e in generale non `e detto che E contenga
un sottogruppo isomorfo a . Ad esempio, si consideri lestensione
0 Z
2
Z Z/2Z 0
dove la mappa iniettiva `e moltiplicazione per 2.
`
E importante osservare come la denizione 10.1.1 di estensione non si concentri sul solo
elemento centrale E, ma consideri lintera successione esatta nel suo complesso. La ragione di
denire le cose in questo modo `e che lo stesso gruppo E pu`o denire estensioni diverse, come
mostreremo ora. Prima di tutto, per`o occorre dare una denizione precisa di isomorsmo di
estensioni.
Denizione 10.1.3. Due estensioni del gruppo A per il gruppo con elementi centrali E ed
E

si dicono isomorfe se esiste un isomorsmo f : E



E

tale che il diagramma


0 A

E

0

_
id
A

_
f

_
id
0 A

0
82 A. Mori: Teoria dei Gruppi
commuti.
`
E chiaro che questa relazione disomorsmo `e una relazione dequivalenza (vedi problema 10.1).
Possiamo ora giusticare laermazione precedente mostrando come un isomorsmo f : E

E

non denisce necessariamente un isomorsmo di estensioni.


Esempio 10.1.4. Sia p un numero primo, p ,= 2, e si considerino le p 1 estensioni
0 Z/pZ

k
Z/p
2
Z

Z/pZ 0,
k
(

1) =

k
per k = 1, . . . , p 1. Si noti che qualsiasi sia k limmagine
k
(Z/pZ) `e lunico sottogruppo di
ordine p di Z/p
2
Z e quindi la mappa non dipende da k ed `e comune a tutte le estensioni.
Per ogni scelta di valori distinti r ed s le estensioni corrispondenti alle immersioni
r
ed
s
non
sono isomorfe: se lo fossero dovrebbe esistere un isomorsmo f : Z/p
2
Z

Z/p
2
Z che rende
commutativo il diagramma
0 Z/pZ
r
Z/p
2
Z

Z/pZ 0
_
_
_

_
f
_
_
_
0 Z/pZ
s
Z/p
2
Z

Z/pZ 0
.
Per la commutativit`a del rettangolo di sinistra deve aversi f(

1) =

h dove h ,= 1 soddisfa la
relazione hr s (mod p), ma allora (

1) ,= (f(

1) nega la commutativit`a del diagramma di


destra.
La seguente osservazione completa ldea di unestensione come generalizzazione di un prodot-
to semidiretto e risulter`a cruciale per meglio denire il problema di classicazione.
Osservazione 10.1.5. Unestensione 0 A E

1 denisce unomomorsmo
: Aut(A)
e quindi unazione di su A come segue. Dato scegliamone un rappresentante g E e
poniamo
g
: A A il coniugio per g, cio`e
g
(x) = gxg
1
. Se g

E `e un altro elemento tale


che (g

) = si ha g

= ga per un a A opportuno e
g
(x) = g

xg

1
= gaxa
1
g
1
= gxg
1
=

g
(x). Quindi lautomorsmo
g
dipende solo da e pu`o essere denotato

. Poniamo allora
() =

.
Sulla scorta di questa osservazione possiamo supporre che il gruppo abeliano A dato in-
izialmente sia equipaggiato in partenza con unazione : Aut(A). Allora, diremo che
unestensione di A per realizza gli operatori se = , cio`e se lazione di su A risultante
dalla struttura dellestensione coincide con quella data preventivamente. Con tale terminologia,
possiamo enunciare il problema centrale della teoria:
Problema fondamentale della Teoria delle Estensioni. Assegnati un gruppo abeliano A
con unazione : Aut(A), classicare le estensioni di A per che realizzano gli operatori.
Come primo passo verso la soluzione di questo problema, diamo una caratterizzazione alternativa
dei prodotti semidiretti nel linguaggio delle successioni esatte.
Denizione 10.1.6. Una sezione di unestensione 0 AE

1 `e una mappa di insiemi
s : E tale che s = id

e s(1) = 1
Lestensione si dice spezzata se esiste una sezione che `e un omomorsmo.
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 10. Estensioni, II 83
Si noti che in ogni caso una sezione deve essere iniettiva.
Proposizione 10.1.7. La successione 0 AE

1 `e spezzata se e soltanto se E `e
prodotto semidiretto di A mediante .
Dimostrazione. Se E = A

, la sezione s() = (0, ) `e un omomorsmo.


Daltra parte, se esiste una sezione s : E che `e un omomorsmo, si ha:
A s() = 0, in quanto lelemento neutro `e lunico elemento di A della forma (0, ),
E = As(), in quanto se x E risulta (xs((x)
1
) = 1, ovvero xs((x))
1
ker() = A.
Allora E risulta prodotto semidiretto di A mediante s(), e quindi lasserto per lidenticazione
tra e s().
Denizione 10.1.8. Sia A un gruppo abeliano con unazione del gruppo . Un sistema di
fattori per a coecienti in A `e una funzione
: A
tale che
1. (, 1) = (1, ) per ogni ;
2.

(

) (

) +(,

) (,

) = 0 per ogni ,

.
Usando la solita denizione di somma di funzioni tra funzioni a valori in un gruppo A, si
vede subito che linsieme Z
2
(, A) dei sistemi di fattori per a coecienti in A forma un gruppo
abeliano.
Denizione 10.1.9. Sia A un gruppo abeliano con unazione del gruppo . Un cobordo per
a coecienti in A `e una funzione : A per cui esista una funzione f : A con
f(1) = 0 per cui
(,

) =

f(

) f(

) +f()
per ogni ,

.
Anche i cobordi formano un gruppo, denotato B
2
(, A).
Proposizione 10.1.10. B
2
(, A) `e un sottogruppo di Z
2
(, A).
Dimostrazione. Lasserto si verica mediante un calcolo diretto. Se `e il cobordo denito
dalla funzione f si ha:
per ogni , (, 1) =

f(1) f() +f( 1) = 0 e (1, ) =
1
f() f(1) +f(1 ) = 0;
per ogni ,

,

(

)(

)+(,

)(,

) =

f(

f(

)+

f(

f(

) +f(

) f(

) +

f(

) f(

f(

) +f(

) f() = 0
perch`e i termini dellultima espressione si cancellano tutti luno con laltro.
Dunque la funzione soddisfa le richieste della denizione 10.1.8.
Denizione 10.1.11. Il secondo gruppo di coomologia di a coecienti in A `e il gruppo
quoziente
H
2
(, A) =
Z
2
(, A)
B
2
(, A)
.
Universit`a di Torino
84 A. Mori: Teoria dei Gruppi
Il risultato seguente risolve il problema fondamentale della teoria delle estensioni.
Teorema 10.1.12. Sia A un gruppo abeliano con unazione del gruppo . C`e una corrispon-
denza biunivoca canonica
H
2
(, A)
_
classi di isomorsmo di estensioni di A per
che realizzano gli operatori
_
.
Dimostrazione. Supponiamo assegnata unestensione 0 AE

1 e scegliamo una
sezione s : E. Per ogni ,

poniamo
(,

) = s() +s(

) s(

).
Il calcolo diretto fornisce
(, 1) = s() +s(1) s() = 0 e (1, ) = s(1) +s() s() = 0 per ogni ;
(,

) +

) +(,

) (

) = (s(

) s(

) s()) +(s() +s(

) +
s(

)s(

)s())+(s()+s(

)s(

))+(s(

)s(

)s(

)) = 0 perch`e i
termini si cancellano tutti. Si noti che il riordinamento dei termini in questultimo calcolo
non `e causale. Siccome la sezione prende valori in E, che nonostante la notazione additiva
non `e in generale abeliano, la cancellazione tra elemnto e il suo oppostopu`o essere fatta
in sicurezza solo quando i termini sono adiacenti.
Per studiare la dipendenza di dai dati, se 0 AE

1 `e unestensione isomorfa
alla precedente mediante un isomorsmo : E

E

con la scelta di sezione s

: E

e
sistema di fattori

, possiamo passare alla composizione


1
s

ed assumere che E = E

.
Allora se deniamo la funzione
f : A, f() = s

() s()
(che ha veramente immagine in A in quanto (s

()) = (s())) risulta


f(1) = s

(1) s(1) = 0,
s

() +s

) = f() +s() +f(

) +s(

) = f() +

f(

) +s() +s(

) = f() +

f(

) +
(,

) f(

) +s

) da cui

(,

) = (,

) +f() +

f(

) f(

) per ogni ,

,
ovvero e

deniscono la stessa classe in H


2
(, A).
Viceversa, assegnato un sistema di fattori : A deniamo unoperazione nellinsieme
prodotto E = A ponendo
(a, ) + (a

) = (a +

a

+(,

),

)
per ogni a, a

A e per ogni ,

. Con questa operazione E `e un gruppo. Infatti:


vale la propriet`a associativa, in quanto per ogni a, a

, a

A e ,

i calcoli
((a, ) + (a

))+(a

) = (a+

+(,

),

)+(a

) = (a+

+(,

)+

+
(

),

) e (a, ) +((a

+ (a

))) = (a, ) +(a

+(

),

) =
(a +

a

+

(

) +(,

),

) forniscono il medesimo risultato;


lelemento (0, 1) `e neutro;
Quaderni del Dipartimento di Matematica
Lezione 10. Estensioni, II 85
per ogni (a, ) E lidentit`a
(a, ) + (

1
a

1
(,

),
1
) = (0, 1)
ne denisce lelemnto inverso.
PROBLEMI
10.1. Vericare che la relazione di isomorsmo di estensioni, denizione 10.1.3, `e una relazione
dequivalenza.
Universit`a di Torino
Bibliograa
[1] Cameron P. J. e Cohen A. M. On the number of xed point free elements in a permutation
group. Discrete Math., 106:135138, 1992.
[2] Serre J.-P. On a theorem of Jordan. Bulletin A. M. S., 40:429440, 2003.
Indice Analitico
elemento
inverso, 2
neutro, 1
opposto, 2
gruppo
abeliano, 2
operazione binaria, 1
propriet`a
associativa, 1
commutativa, 1

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