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CORSO DI STATISTICA SPERIMENTALE E MISURE

Prof. G. Barbato Politecnico di Torino

La misura della massa con trasduttori di forza


1 RELAZIONE TRA MASSA E FORZA

La massa un concetto base di ampio utilizzo nelle equazioni della fisica e nella vita di ogni giorno (basta pensare alla sua importanza nelle transazioni commerciali). Pi difficile darne una definizione operazionale, cio definire il concetto di massa descrivendo una metodologia che ne consenta la misura. In effetti la misura della massa avviene quasi sempre per mezzo di una misura della forza o del momento prodotto da una forza. La bilancia, sia a bracci uguali, sia stadera, non altro che uno strumento che evidenzia la condizione di equilibrio tra due momenti agenti sul fulcro, quello prodotto dalla forza peso1 del misurando, e quello prodotto dalla massa campione o dal romano. Anche le bilance che non utilizzano la forza di gravit (esperimenti di pesata sui satelliti, o anche strumenti usati sui pescherecci per pesare il pescato in condizioni fortemente perturbate dai moti di beccheggio e rullio) utilizzano, tuttavia, delle forze dinerzia. Nella maggior parte delle bilance tradizionali viene, per, fatto un confronto di masse, eventualmente, come si detto prima, confrontando i momenti prodotti dal misurando e da una massa campione, e ci consente di fare una trattazione nellipotesi, sensibilmente verificata, di uguaglianza di relazione massa-forza2. Molte delle bilance attualmente in uso, invece, utilizzano direttamente dei trasduttori di forza, cio fanno una misura della forza peso, che pu essere descritta mediante la formula:
Fp = m g 1 a m ove: (1)

m gl a m

massa delloggetto che produce la forza peso; accelerazione di gravit locale; massa volumica del fluido in cui immerso loggetto; massa volumica delloggetto;

In questo testo viene fatta una distinzione tra forza di gravit e forza peso. Viene detta Forza di gravit la forza prodotta dalla sola gravit, Fg = mgl, data dal prodotto tra la massa m e laccelerazione di gravit locale gl, che la forza agente su un grave nel vuoto. Viene detta Forza peso quella presente in generale nelle operazioni di pesatura, Fp = mgl(1-a/ m) cio la forza agente su corpi di massa volumica m immersi in un fluido di massa volumica a, condizione in cui oltre alla forza di gravit presente anche la spinta di Archimede FA = -Vmagl = -(m/ m) agl = - mgl(a/ m).
2

Si noti che la forza, eliminata in qualche modo dalla trattazione, deve essere subito presa in considerazione quando si definisce il concetto di valore convenzionale di massa che non altro che il valore di massa di un oggetto di massa volumica 9000kg/m3 che in aria standard di massa volumica 1,25 kg/ m3 produce la stessa forza peso prodotta dal misurando.
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Per passare dalla forza peso alla massa quindi necessario conoscere laccelerazione di gravit locale, la massa volumica del fluido allatto della pesata e la massa volumica delloggetto. Ci spiega perch in molte regolamentazioni vengono stabiliti dei valori e delle tolleranze per tali parametri.

1.1

Leffetto della densit dellaria. Il valore convenzionale di massa

Come si detto, loperazione di pesatura tradizionale porta, tenendo conto eventualmente di parametri strumentali come la lunghezza dei bracci, a stabilire una condizione di uguaglianza tra due forze, quella prodotta dal misurando m e quella prodotta dal campione mc, descritta nellequazione seguente in cui il pedice c aggiunto ai simboli indica i parametri che si riferiscono alla massa campione:

Fp = Fpc m g 1 a = mc g m
c

1 a mc

(2)

Si pu subito porre una certa semplificazione considerando sensibilmente uguali le accelerazioni di gravit applicate al misurando ed al campione, anche se i due oggetti non potranno essere presenti nello stesso punto dello spazio nello stesso istante, per cui le pesate si fanno o ponendo gli oggetti in punti differenti, o ponendoli nello stesso punto in istanti successivi.

m 1 a mc 1 a m mc

(3)

Resta il problema delle masse volumiche del misurando, del campione e dellaria. La prima e lultima sono, in generale, incognite. La seconda pu essere nota, ma in generale abbastanza scomodo tenerne conto. In conclusione evidentemente impossibile una gestione pratica della situazione, almeno in ambito commerciale. Pensate, infatti, se ad ogni pesata si dovesse correggere luscita della bilancia introducendo di volta in volta la massa volumica del prosciutto o del formaggio, e cosa fare quando si debba pesare il formaggio coi buchi! La questione stata risolta introducendo il valore convenzionale di massa mt, cio il valore di massa di un campione ideale di densit mc = 8000 kg/m3 che in aria tipo di densit at = 1,25 kg/m3 produce una forza uguale a quella del misurando, cio, nellapprossimazione gi vista per la gravit:
m 1 at mt 1 at 8000 m (4)

Osserviamo, innanzitutto, che anche per il campione sar noto il valore convenzionale di massa mtc: mc 1 at mc mtc 1 at 8000 (5)

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e che la parte destra dellequazione (3) (e cambiando ordinatamente i simboli anche la sinistra) pu essere modificata come segue:

at 1 a a a m m = m 1 at = m 1 at m = mt 1 at m m 1 a 8000 m at m 1 at m 1 at m m at m m
1 per cui lequazione (3) diviene3:

(6)

a a mt 1 at m = mtc 1 at mc 8000 mc at 8000 m at a 1 m = mtc mt at 1 1 m


1 1 mt = mtc 1

a mc at mc at m
m 1 a 1 + at tc mc mc a m

a mc at mc

1 1

1 at 1 a m m

mt mtc 1 a + at at + a mc mc m m
ed infine: a at a mt mtc 1 + at mc m (7)

Questa equazione evidenzia il grande vantaggio del valore convenzionale di massa che sensibilmente uguale a quello del campione, essendo i termini correttivi molto piccoli (le differenze di densit dellaria, dellordine di 0,1 kg/m3 sono divise per i valori della densit del campione, prossima a 8000 kg/m3, e della densit delloggetto misurato, mediamente dellordine di 1000 kg/m3, ed inoltre sono di segno opposto per cui si compensano parzialmente). Leffetto della variazione della densit dellaria rappresentato nel grafico di figura 1. So nota bene che leffetto potrebbe essere significativo solo nella pesatura di oggetti di bassa densit. Nel caso la misura di massa sia fatta nellambito di processi per i quali interessa la massa reale, allora necessario conoscere la densit delloggetto misurato e calcolare dal valore convenzionale di massa il valore fisico della massa mediante la (4),
3

Nello svolgimento delle equazioni si far uso di unapprossimazione valida quando molto minore di 1, e

quindi 2 trascurabile rispetto a 1, per cui si ha

(1 ) = (1 ) 1 . Unaltra 1 = 1 + (1 + )(1 ) 1 2

approssimazione usata quando 1 ed 2 sono molto minori di 1, tali che 1 2 sia trascurabile rispetto a 1, riguarda il prodotto 1 + 1 1 + 2 1 + 1 + 2

)(

) (

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eventualmente tenendo conto anche delle condizioni di densit dellaria durante la pesatura, che possono essere determinate con misure di pressione atmosferica, temperatura, umidit |a|, utilizzando lequazione (8). a m mtc 1 at + a + at 8000 mc m (8)

Analogamente a quanto si visto prima, leffetto significativo per valori di densit delloggetto o di densit della massa campione piccoli, e questo , appunto, il fattore che viene preso in considerazione per stabilire i limiti di densit per le masse campione nelle varie regolamentazioni.
2,0E-04 1,0E-04

Errore relativo

0,0E+00 -1,0E-04

a/(kg/m )
-2,0E-04 -3,0E-04 0 5000 10000 15000
3

1,15 1,25

1,2 1,3

20000

m/(kg/m )

Fig. 1

Andamento dellerrore relativo dovuto alla variazione di pressione atmosferica durante le operazioni di pesatura.

Come evidente dalla figura 1 nei casi pi comuni leffetto della variazione di densit dellaria non supera le due parti su diecimila, entit trascurabile per gran parte delle bilance di uso commerciale.

1.2

Leffetto dellaccelerazione di gravit

Differente importanza assume leffetto dellaccelerazione di gravit per quelle bilance che stabiliscono la misura della massa utilizzando un trasduttore di forza e quindi una misura diretta della forza. Luscita di tali bilance proporzionale alla forza peso, che, come si vede dalla formula (1) qui ripetuta, dipende dallaccelerazione di gravit locale. Fp = m g 1 a m (1)

In tal caso, infatti, il valore convenzionale di massa che viene indicato dalla bilancia si ottiene sostituendo nella (1) il valore di m ricavato dalla (4):

Fp mt 1 at 1 + at g m 8000
e infine:
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1 a mt g m

a 1 at + at 8000 m

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mt

Fp a g 1 at + at 8000 m

(9)

quindi, a parte leffetto della densit dellaria, gi trattato prima, rimane leffetto dellaccelerazione di gravit locale. Questa volta non possibile adottare lapprossimazione di costanza dellaccelerazione di gravit, perch le distanze non sono pi limitate alla distanza tra i due piatti di una bilancia o alla distanza tra una testa misuratrice a masse oscillanti e la piattaforma di una pesa a ponte, ma di decine o centinaia di chilometri legati agli spostamenti da un mercato allaltro o allo spostamento di uninstallazione da una citt allaltra. In tal caso laccelerazione di gravit subisce notevoli variazioni, principalmente legate alla distanza dal centro di gravit della Terra ed alla componente di accelerazione centrifuga dovuta al suo moto di rotazione. Data la forma non perfettamente sferica della superficie terrestre, approssimabile come un ellissoide di rotazione sul quale si sovrappongono le irregolarit della configurazione orografica, i contributi di variazione della distanza dal centro di gravit sono legate alla posizione sullellissoide, essenzialmente alla distanza dallequatore, dalla latitudine quindi, ed alla altitudine rispetto ad un ellissoide di riferimento che viene preso al livello del mare. La componente di accelerazione centrifuga dipende sia dalla distanza dallasse di rotazione, sia dalla inclinazione della verticale locale rispetto allasse di rotazione, e quindi dipende nuovamente dalla latitudine e dallaltitudine del luogo considerato. Landamento dellaccelerazione di gravit rispetto alla latitudine ed allaltitudine a, espressa in metri, dato da una formula fissata dalla Commissione Geodetica Internazionale, recepita nel DM : g = [9,780318 (1 + 0,0053024 sen2 - 0,0000058 sen2 2) - 0,000003085 a] ms-2 (10)

A tale situazione pressoch regolare si sovrappongono, poi, delle irregolarit locali, legate alla presenza di minerali di diversa densit nel sottosuolo. proprio ci che rende interessante lo studio delle variazioni di gravit per la ricerca mineraria, e che ha portato alla determinazione, per ogni nazione, di una rete gravimetrica che consente di conoscere con bassissima incertezza relativa (dellordine di 10-7) il valore dellaccelerazione di gravit locale. La gestione dei sistemi per pesare non richiede, per, tanta accuratezza. Nel caso di impianti fissi, il problema potrebbe essere risolto direttamente con una taratura sul posto del sistema per pesare, ma ci risulta inutilmente costoso in molti casi. Pi conveniente la taratura preventiva degli strumenti per pesare nel luogo di produzione, e a tale scopo nel DM vengono presentati due metodi proposti dal WELMEC, che coprono anche le necessit di regolamentazione degli impianti mobili, per i quali , evidentemente, improponibile una taratura sul luogo duso. Le soluzioni proposte dal WELMEC sono la suddivisione del territorio nazionale in zone convenzionali nelle quali la variazione dellaccelerazione di gravit sia contenuta al punto da poter operare senza superare i limiti consentiti. In alternativa la zona di utilizzazione pu essere definita dai limiti di latitudine e di altitudine, controllando con lequazione (10) assegnata che le variazioni di gravit non producano effetti superiori a quanto accettabile. Tutta la materia trattata nel DM , e le condizioni operative sia per le zone convenzionali, sia per quelle limitate in latitudine ed altitudine, sono riportate rispettivamente negli allegati I e II, mentre lallegato III descrive i metodi di identificazione della zona da applicare allo strumento.

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I TRASDUTTORI DI FORZA A ESTENSIMETRI ELETTRICI A RESISTENZA

Una delle metodologie pi diffuse nel campo della misurazione della forza consiste nellutilizzazione delle caratteristiche elastiche dei materiali, cio della relazione fissa, quando un elemento elastico sia definito nella geometria e nel materiale, tra il sistema di forze applicate ed il campo di spostamenti e deformazioni conseguenti. Per comprendere tale relazione bisogna, innanzitutto, descrivere cosa si intenda con sistema di forze e con campo di spostamenti e deformazioni.

2.1

Il sistema di forze.

In generale, ed in particolare nel settore della pesatura, ci si occupa frequentemente della forza di gravit, e, per definirla, si usa un solo numero, tant che ancora oggi, ad oltre dieci anni dallintroduzione legale del Sistema Internazionale di Unit di Misura (SI) molto diffusa labitudine, completamente errata, di misurare la forza in chilogrammi (nemmeno in chilogrammi forza, come previsto da un precedente Sistema di Unit di Misura detto Sistema degli Ingegneri). Ci ha portato ad uno schema mentale, legato al fatto che la forza di gravit ha una direzione ben definita, la verticale locale, che trascura le caratteristiche di direzione e verso che sono fondamentali per definire il concetto di forza. Ciascuno di noi ha sperimentato forze che agiscono in direzioni diverse dalla verticale, ad esempio le forze dinerzia che agiscono durante una frenata o percorrendo una curva (forza centrifuga). Per definire una forza non basta, quindi, un solo numero. Si dice che la forza unentit vettoriale che deve essere definita dal modulo (il numero che abbiamo sempre usato per definire la forza peso), dalla direzione in cui agisce (verticale, come la forza peso, orizzontale, come le forze dinerzia sopra citate, obliqua), dal verso (verso il basso, la forza di gravit, verso lalto la spinta di Archimede) e dal punto di applicazione. La direzione insieme al punto di applicazione definisce la retta d'azione della forza. Per indicare anche formalmente questa condizione vettoriale i simboli delle forze e dei momenti, come in generale tutti i simboli dei vettori, sono dati in neretto o soprassegnati con una freccia, come ad esempio F o F . Esperienza comune, inoltre, che in molti casi le azioni fisiche non conviene schematizzarle solo con azioni di spinta o di trazione (forze), ma anche con azioni di torsione, come accade quando si svita il tappo di una bottiglia. Al concetto di Forza bisogna, quindi, aggiungere il concetto di Momento, che anchesso molto applicato, per esempio, in tutto ci che riguarda le leve. Il Momento di una forza rispetto ad un punto O definito come il prodotto del modulo della forza per il braccio, che la distanza della retta di applicazione della forza dal punto O. Per rendere pi concreti questi discorsi cerchiamo proprio di usare alcuni esempi basati sulle leve e sulla valutazione della condizione di equilibrio. Mettiamo di avere una leva, come il giogo di una bilancia stadera. Se viene appoggiato un peso nel piatto, cio applicata una forza peso al suo primo coltello, la leva si sposter dalla sua posizione orizzontale, cio non sar pi in equilibrio. Per riportarla nella posizione orizzontale possiamo fare due cose: sollevare il piatto della bilancia con la mano, ma cos facendo applichiamo una forza verso lalto che contrasta la forza peso; spostare il romano verso lestremit della leva, e cos, senza cambiare forza, riusciamo tuttavia a ripristinare una condizione di equilibrio.

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Fig. 2

Forze e momenti esemplificati da una bilancia. Allinizio la bilancia in equilibrio sotto leffetto del peso del piatto F1 e del romano F2. Laggiunta del peso FP fa inclinare lasta della bilancia, che pu essere rimessa in equilibrio o applicando al piatto una forza uguale e contraria ad FP (ad esempio reggendo il piatto con la mano), o spostando il romano. Lequilibrio si ottiene quando la distanza del romano dal fulcro b tale che (F1+FP)a = F2b.

I due metodi descritti esemplificano le condizioni di equilibrio: applicare una forza che contrasta la forza peso mi dice che due forze uguali e contrarie si fanno equilibrio. Come condizione generale si dice che la risultante delle forze applicate deve essere nulla. spostare la forza generata dal romano sullasta della stadera non mi cambia lentit delle forze, ma cambia il momento La condizione di equilibrio, analoga a quella per le forze, che la risultante dei momenti sia nulla, cio (F1+FP)a = F2b

Quindi un corpo in equilibrio quando le risultanti delle forze e dei momenti applicati sono nulle.

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Esaminiamo ora cosa succede allinterno del corpo, e, per iniziare da un esempio pi semplice, invece dellasta della stadera prendiamo in considerazione un solido prismatico che subisce una forza nella direzione del suo asse longitudinale. Se la forza, come usuale, non cos elevata da produrre la rottura, tutte le parti del solido saranno ferme le une rispetto alle altre. Se, invece, praticassimo un taglio trasversale come rappresentato in figura 3, le due parti, sottoposte per ragione dequilibrio a forze uguali e contrarie, si separerebbero e si allontanerebbero. Per sapere quale la forza scambiata tra le due parti , quindi, sufficiente, utilizzando la condizione di equilibrio, determinare il valore della forza interna N che mantiene la condizione di equilibrio.

Fig. 3

Sollecitazioni interne N dovute a forze di trazione. Per lequilibrio di ciascuna parte evidente che N = F.

La forza N assume il nome di sollecitazione normale. Nel caso della trazione o compressione la forza produce allinterno del pezzo solo la sollecitazione normale, ma nel caso di una forza trasversale viene prodotto in ogni punto del pezzo anche un momento flettente che, come si visto, dato dal prodotto della forza F per la distanza x del punto dalla sua retta di applicazione. Se vogliamo determinare le sollecitazioni interne in una sezione (ad esempio la sezione alla distanza x dal punto di applicazione della forza), separiamo la struttura in due parti e valutiamo le sollecitazioni che ripristinano lequilibrio. Ci schematizzato in figura 4. Si noti che lentit del momento M dipende dalla distanza x, quindi diverso in ogni sezione. Per rappresentare il suo andamento si traccia il diagramma del momento sulla linea dasse, che, avendo unaltezza proporzionale al prodotto Fx, assume una forma triangolare con laltezza in ogni punto proporzionale alla distanza x dal punto di applicazione della forza.

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Fig. 4

Sollecitazioni in presenza di flessione. Per ristabilire lequilibrio quando si separi idealmente la struttura necessario applicare una forza T uguale e contraria ad F ed un momento M uguale e contrario al momento Fx prodotto da F.

Fig 5

Forze interne prodotte da una forza trasversale come sollecitazione di taglio T.

Se si volesse separare idealmente leffetto della forza da quello del momento, ci si potrebbe mettere nella condizione in cui il momento piccolissimo, cio a una distanza ridottissima (idealmente infinitesima) dalla retta di applicazione della forza, come rappresentato nella figura 5. questa la situazione che si verifica, ad esempio, durante le operazioni di tranciatura (ad esempio tagliando un foglio di carta con le forbici), nelle quali si applicano due forze uguali e contrarie praticamente sulla stessa retta di azione. Per analogia leffetto di tale situazione viene detto sollecitazione di taglio T.
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Abbiamo cos descritto le sollecitazioni principali pi comuni in una struttura piana, cio la cui forma ed il sistema di forze e momenti applicati possa essere approssimativamente descritto in modo bidimensionale. Per strutture tridimensionali aumenta la complicazione pratica, nel senso che oltre alla descrizione fatta, che ammettiamo descriva la situazione in un piano orizzontale, bisogna aggiungere unanaloga descrizione nel piano orizzontale, quindi con un diagramma del momento e del taglio che agiscono nel piano orizzontale, e prendere anche in esame il momento torcente rispetto allasse longitudinale. Il sistema completo di sollecitazioni che pu agire in ogni sezione quindi costituito dallo sforzo assiale N, da due momenti flettenti Mf1 ed Mf2, da due sforzi di taglio T1 e T2 ed infine da un momento torcente Mt. Ci descrive il primo passo nella misura della forza da parte di un trasduttore di forza, cio il passaggio dalla forza F che si vuole misurare alle sollecitazioni interne nella sezione dellelemento elastico ove gli estensimetri elettrici a resistenza misureranno la deformazione. Le sollecitazioni ora definite sono, per uninformazione globale della situazione in una sezione dellelemento elastico del nostro trasduttore, mentre gli estensimetri sono molto piccoli e rilevano la deformazione localmente. Ci, da un lato, molto utile perch consente allelemento elastico di essere selettivo e misurare la forza che si vuole misurare con un disturbo ridotto da parte delle altre forze e momenti eventualmente presenti, ma rende necessaria unanalisi di come la sollecitazione sia distribuita nella sezione strumentata.

2.2

La distribuzione interna delle tensioni meccaniche

Per comprendere come una sollecitazione produce unazione distribuita nella sezione resistente di una struttura bisogna prendere in considerazione una legge dellelasticit, la legge di Hooke, che dice che lo sforzo proporzionale allallungamento delle fibre elastiche. Se prendiamo un filo dacciaio ed applichiamo ad esso una forza di trazione, misurando contemporaneamente di quanto si allunga (nel caso applicassimo una compressione ad una colonnina di quanto si accorcia), osserveremmo che nella parte iniziale, quando la forza inferiore ad un determinato limite dipendente dallarea della sezione e dal tipo di materiale, tra le variazioni della forza F e le variazioni di lunghezza L si stabilisce una relazione di proporzionalit. Possiamo usare questa considerazione per cercare di capire cosa succede nel caso delle sollecitazioni semplici sopra descritte. Considereremo, inoltre, che per una prima approssimazione sia valido il principio di De Saint-Venant, che dice che, purch la zona di applicazione della forza sia abbastanza lontana dalla sezione in esame, la distribuzione delle tensioni prodotte dalle sollecitazioni indipendente dalla distribuzione della forza nella zona di applicazione. Applichiamo subito tale principio alla situazione semplice di carico assiale, ed immaginiamo che il nostro solido prismatico resistente sia costituito da tante fibre longitudinali. Visto il principio di De Saint-Venant ogni fibra si trova in una condizione perfettamente omogenea rispetto alle altre, per cui la sollecitazione normale si distribuisce in maniera uniforme sulla superficie, come rappresentato in figura 6. La tensione assiale quindi data dal rapporto tra lo sforzo assiale N e larea A della sezione resistente. La tensione si indica, di solito, con la lettera greca s, per cui la relazione ora definita rappresentata dalla formula (11):

N =

N A

(11)

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Si noti che lomogeneit sopra citata implica anche che ogni fibra si allunghi della stessa entit, quindi il valore di allungamento L costante per tutta la sezione.
Fig 6 Lo sforzo normale N prodotto dalle tensioni interne nelle fibre del materiale. Poich il principio di De Saint-Venant rende la distribuzione delle tensioni indipendenti dalla posizione della forza F, in prima approssimazione la distribuzione delle tensioni uniforme.

Pi complessa la situazione nel caso della flessione. In tal caso il principio di De Saint-Venant ci dice solo che la distribuzione delle tensioni assumer una forma regolare, per cui si parte dallipotesi che le sezioni deformandosi si mantengano piane, quindi con gli allungamenti e, per la legge di Hooke, le tensioni che variano linearmente. La seconda considerazione che deve essere fatta che in direzione assiale non sono presenti sollecitazioni, quindi la somma delle tensioni deve essere nulla. Nel caso di una forma della sezione simmetrica rispetto ad un asse diretto come il momento flettente (asse neutro), queste due condizioni sono verificate da una distribuzione triangolare di valore nullo al centro e di segno opposto nelle due semi sezioni separate dallasse neutro, come rappresentato in figura 7. Si noti che nel caso della flessione il campo di tensione uniassiale con direzione parallela allasse longitudinale del solido prismatico, con valori di tensione variabili proporzionalmente alla distanza dallasse neutro, quindi con valori massimo (positivo) e minimo (negativo uguali e di segno contrario sulle due superfici opposte del prisma.

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Fig. 7

Stato di tensione corrispondente alla sollecitazione di momento flettente puro, per una sezione simmetrica rispetto allasse neutro. Per il principio di De Saint-Venant si assume un andamento regolare, rettilineo, della variazione di M. Landamento simmetrico, met positivo e met negativo, produce una risultante assiale nulla. La superficie superiore del prisma subir la massima trazione e la superficie inferiore la massima compressione.

Resta da comprendere la tensione prodotta dallo sforzo di taglio. In tal caso dobbiamo pensare ad uno strato sottile di materiale con una forza su un lato ed unaltra forza uguale ed opposta sullaltro lato. Tali forze agiranno tangenzialmente alla superficie, quindi non produrranno n trazione, n compressione, ma tenderanno a far scorrere ogni strato del materiale rispetto a quello adiacente (immaginate una pila di fogli di carta appoggiati sul tavolo, metteteci sopra una mano e spingete trasversalmente rispetto allasse della pila. La forza applicata far scorrere ogni foglio sul precedente e la pila si incliner senza allungarsi o accorciarsi, n tensioni di trazione o compressione, ma una tensione di scorrimento che viene spesso indicata con la lettera greca . Si dice che lo sforzo di taglio T produce uno scorrimento , che appunto corrispondente alla inclinazione della pila prodotta. La forza di taglio una sorta di forza dattrito, che, di nuovo, in prima approssimazione rispetta le condizioni di uniformit dettate dal principio di De Saint-Venant per cui mediamente la tensione di scorrimento corrispondente data da:

T A

(12)

In realt lo sforzo di taglio non costante, ma assume un andamento pressoch parabolico che ha il suo massimo proprio in corrispondenza dellasse neutro della flessione. In figura 8 rappresentato un pezzo di struttura su cui si sono evidenziate le sollecitazioni di taglio, ingrandite poi nello spostamento a scorrimento proposto e nel diagramma di taglio parabolico corrispondente.

2.3

Il passaggio dalle tensioni alle deformazioni

Per comprendere luso degli estensimetri elettrici a resistenza, che misurano la deformazione trasformandola in una variazione di resistenza elettrica, bisogna comprendere, appunto, cosa sia lo stato di deformazione. Abbiamo parlato prima di forze ed allungamenti, e della legge di Hooke che stabilisce tra di essi una relazione lineare. Abbiamo introdotto anche il concetto di tensione, come forza riferita allunit di superficie; ora definiamo anche la deformazione (da non confondersi con la deformata, che la forma assunta dalla struttura sottoposta alle forze ed ai momenti esterni).

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Fig. 8

Effetti della sollecitazione di taglio. Parte di struttura sottoposta a taglio (a), evidenziata ingrandita (b) insieme agli spostamenti di scorrimento prodotti (c), allequilibrio delle tensioni di taglio (d) ed alla loro distribuzione evidenziata dal diagramma delle tensioni di taglio.

La deformazione lallungamento riferito alla lunghezza iniziale. Se prendiamo un pezzo di filo dacciaio lungo L1=10 cm e lo sottoponiamo alla forza F di trazione, produrremo su di esso un allungamento L1. Prendiamo ora un pezzo dello stesso filo di acciaio lungo L2=1 m, e sottoponiamolo alla stessa forza F, produrremo su di esso un allungamento L2 che sar diverso da L1. Infatti possiamo considerare il filo lungo 1 m come composto da 10 parti lunghe 10 cm, ognuna delle quali si allungher di L1. Lallungamento totale sar, quindi L2=10 L1. Se, per, prendiamo lallungamento relativo L1/ L1 o L2/ L2, che viene chiamato deformazione, vediamo che uguale nei due casi, e viene, in generale, indicata dalla lettera greca . La deformazione, rispetto allallungamento, elimina leffetto della lunghezza del pezzo, come la tensione elimina leffetto dellarea, e caratterizza gli effetti delle forze applicate in modo confrontabile con le caratteristiche dei materiali, che vengono, di solito rappresentate appunto con un diagramma deformazioni tensioni. Il rapporto tra la tensione applicata e la deformazione prodotta segue di nuovo un andamento lineare, almeno fino a che la tensione non supera determinati valori, per cui il rapporto tra tensione e deformazione costante / = E ed una caratteristica del materiale che si chiama Modulo Elastico o Modulo di Young. Una ulteriore caratteristica dei materiali allatto della loro deformazione una tendenza a mantenere costante il volume. Prendiamo in considerazione un prisma di lunghezza L a base quadrata di lato a, e sottoponiamolo alla forza F di trazione. Il prisma si allungher
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della lunghezza L, e, per mantenere pressoch costante il volume, il lato a diminuir di a (che assume un valore negativo), in modo tale che sia (L+ L)(a+ a)2 = La2. Cio allincirca La2 + L2a a + a2 L La2 cio 2La a -a2 L ed infine, dividendo ambo i membri per il volume La2 si ha: 2Laa a 2 L La 2 La 2 (13) a L 0,5 a L La conservazione del volume si ha solo per materiali molto plastici. Per i materiali metallici la deformazione trasversale a minore, quindi il coefficiente che lega la deformazione trasversale t = a/a alla deformazione assiale = L/L, che viene chiamato coefficiente di Poisson e indicato con la lettera greca , minore di 0,5 ed assume un valore prossimo a 0,3. Le caratteristiche sopra descritte, in particolare il diagramma delle tensioni di momento flettente e di taglio e leffetto di contrazione trasversale di Poisson, verranno utilizzate per rendere lelemento elastico efficiente e selettivo, cio consentirgli di essere sensibile alla forza che si vuole misurare e pressoch insensibile alle forze e ai momenti che non si vogliono misurare ed agli altri effetti di disturbo come gli effetti termici. Per comprendere come ci accada bisogna esaminare il passo successivo nella catena di trasduzione della forza, cio il passaggio dalla deformazione al segnale elettrico che costituisce luscita del trasduttore di forza.

2.4

La misura della deformazione con gli estensimetri elettrici a resistenza

Lestensimetro elettrico a resistenza non altro che un filo elettrico, di solito disposto a serpentina o in altra forma adatta a localizzare la zona in cui misurare la deformazione, il cui funzionamento facilmente spiegabile. Consideriamo un filo rettilineo che viene allungato di L. Come si visto subir anche una contrazione trasversale a. Essendo la resistenza R di un conduttore a sezione costante data dalla seconda legge di Ohm:

R=
ove:

L L = 2 A a

(14)

L A

la resistivit del conduttore e dipende dal materiale di cui fatto la lunghezza larea della sezione, che pu essere considerata quadrata di lato a

Quando il conduttore viene allungato la sua resistenza aumenter perch aumenter la lunghezza L, diminuir la sezione A e varier anche la resistivit perch vengono modificate le distanze inercristalline:

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R + R = ( + )

(L + L ) (a + a )2

R + R ( + ) (L + L ) a2 = R L (a + a )2 (14) 1+ R L a 1 + 1 + 1 2 R L a

R L a + 2 R L a Se si prende in considerazione solo la parte geometrica, ricordando che per i materiali metallici il coefficiente di Poisson vale circa 0,3, si pu determinare la relazione tra la variazione relativa di resistenza e la deformazione : L a R 2 = 2 t = + 2 = (1 + 2 ) L a R g (15)

quindi, essendo allincirca = 0,3, il contributo geometrico della variazione di resistenza relativa uguale a circa 1,6 volte la deformazione. Nel caso dei materiali metallici il contributo della variazione di resistivit significativo anche se non elevatissimo, e porta il rapporto tra variazione relativa di resistenza e deformazione, rapporto che assume il nome di fattore di taratura dellestensimetro ed in genere indicato con la lettera k, ad un valore che va da 2 (leghe di rame e nichel) a 4 (platino). Per i materiali semiconduttori, che non vengono usati nei trasduttori di precisione per lelevata sensibilit alla temperatura, leffetto della variazione di resistivit preponderante e porta il fattore di taratura a valori superiori a 100. La relazione tra la variazione relativa di resistenza e la deformazione viene scritta, di solito, nella forma:

R = k R

(16)

essendo in campo elastico dellordine di 10-3, la variazione di resistenza molto piccola e deve essere misurata con metodi specifici. Nel campo dei trasduttori di forza si usa il circuito a ponte di Wheatstone. Fig 9 Circuito per la misura di piccole variazioni di resistenza denominato ponte di Wheatstone.

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Nella condizione iniziale le quattro resistenze R1, R2, R3 ed R4 sono uguali. Una piccola variazione negativa -R4 (o positiva R3) produce un aumento del potenziale alla connessione 3-4, quindi un aumento di V, che pu essere anche prodotto da un aumento R1 e da una diminuzione - R2 che produce una diminuzione del potenziale della connessione 1-2. Si vede, quindi, che gli effetti delle variazioni di resistenza su lati opposti danno un contributo uguale, mentre le variazioni su lati adiacenti danno un contributo opposto. Lequazione semplificata del ponte di Wheatstone la seguente:

V
V

1 R1 R 2 R3 R 4 + 4 R1 R2 R3 R4

(17)

e, sostituendo al posto delle variazioni di resistenza quanto dato dalla (16) si ha:

V
V

k ( 1 2 + 3 4 ) 4

(18)

Con questultima descrizione viene completata la catena di trasduzione dalla forza applicata al trasduttore di forza alla sua uscita in variazione relativa di tensione elettrica attraverso, come si visto, allinserimento della forza da misurare nellelemento elastico, alla sua trasformazione in un campo di tensioni meccaniche , che a loro volta producono un campo di deformazioni , da cui, con luso di estensimetri elettrici a resistenza si ottiene una serie di piccole variazioni di resistenza elettrica che, infine, sono gestite dal ponte di Wheatstone per produrre la variazione relativa di tensione elettrica che costituisce luscita del trasduttore. Come si gi ripetuto, le caratteristiche di passaggio da una grandezza ad unaltra vengono sfruttate per ottenere una buona sensibilit alla forza che si desidera misurare, ed una bassa sensibilit alle forze ed ai momenti che non si desidera misurare.

2.5

Alcuni esempi di elementi elastici

Gli elementi elastici sfruttano, di solito, una sola delle sollecitazioni principali per produrre le deformazioni misurate dagli estensimetri. Bisogna, per, sempre ricordare che sono sempre presenti anche le deformazioni prodotte dalle altre sollecitazioni presenti nella sezione strumentata dellelemento elastico, e quindi valutarne leffetto. 2.5.1 Elementi che utilizzano lo sforzo normale N Come si visto, lo sforzo normale presente in elementi caricati assialmente. La sollecitazione prodotta in una sezione ortogonale allasse di carico di area A data da:

N =

N A

(19)

Lo sforzo normale non produce altre tensioni, per cui lo stato tensionale si dice uniassiale. Le deformazioni che corrispondono a tale stato sono, per, due, come spiegato dalleffetto Poisson, una deformazione longitudinale, ed unaltra t trasversale, che si possono calcolare tenendo conto del modulo elastico E e del coefficiente di Poisson :

N
E

N EA

t = =

N EA

(20)

Sulla superficie dellelemento elastico, di solito di forma pressoch prismatica, vi sono due deformazioni, una in direzione assiale ed una in direzione trasversale alla prima, che
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hanno segno opposto tra di loro. Si possono quindi disporre gli estensimetri e fare il circuito a ponte in modo che le deformazioni con segno opposto capitino su lati adiacenti, cio, prendendo la simbologia della figura 9, si fa in modo da avere: 1 = e quindi unuscita: 2 = t = - 3 = 4 = t = - (21)

V
V

k ( 1 2 + 3 4 ) = k ( + + + ) = k (1 + ) 4 4

(22)

Vediamo ora cosa accade se nella sezione di misura sono presenti anche un momento flettente ed il taglio prodotti da forze e momenti spuri. Come si visto lo sforzo di taglio non produce deformazione nelle direzioni longitudinale e trasversale, ma il momento s, produce deformazioni che sulle facce opposte anno segno uguale e contrario. Chiamiamole M e M e ipotizziamo la condizione peggiore, cio che si sommino in corrispondenza degli estensimetri 1 e 3. Si avr quindi: 1 = + M 2 = t = - 3 = M 4 = t = - (23)

luscita del ponte sar quindi:

V
V

k ( 1 2 + 3 4 ) = k [( + M ) + + ( M ) + ] = k (1 + ) 4 4

(24)

cio luscita non subir variazioni, poich i dure contributi M e M si compensano tra di loro. Si dice che lelemento selettivo. Si noti che ci vero se effettivamente sui due estensimetri opposti la deformazione spuria esattamente uguale e contrari e se il loro fattore di taratura esattamente uguale. Ci non mai perfettamente verificato, per cui una piccola parte del disturbo permarr nel segnale di uscita. Gli elementi a colonna non sono molto critici per questo problema, poich possibile costruirli con zone di applicazione del carico molto piccole, per cui la posizione dellintroduzione della forza ben definita. 2.5.2 Elementi a flessione Pi problematica la situazione sugli elementi cosiddetti off center, che vengono usati apposta per tollerare condizioni di carico anche fortemente eccentrico. Ad esempio quando il piatto di una bilancia retto da una sola cella di carico centrale. Si ricorre in tal caso ad elementi a flessione che assumono in gran parte dei casi una forma caratteristica (fig. 10), detta a binocolo di Dorsey dal nome di Jimmy Dorsey che propose tale forma. Fig. 10 Forma dellelemento elastico detto Binocolo di Dorsey insieme alla sua deformata. Sulle parti pi sottili in corrispondenza dei diametri verticali dei due fori vi sono delle zone a flessione che producono deformazioni di segno opposto, in cui si pongono i quattro estensimetri.

Nella figura 10 rappresentata sia la forma, sia la deformata di tale elemento.


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Questo elemento elastico presenta numerosi vantaggi, legati alla separazione delle diverse sollecitazioni principalmente dovuto alla distanza degli elementi che portano gli estensimetri, ma, dal punto di vista pratico, la ragione che giustifica la sua ampia diffusione la possibilit di modificare gli spessori delle quattro zone strumentate anche dopo il montaggio degli estensimetri. Tali modifiche fatte con una piccola mola vanno a compensare le piccole variazioni di spessore preesistenti e la differenza di sensibilit e di resistenza elettrica dei quattro estensimetri, in modo che la compensazione teorica delleffetto del momento, prodotto dai grandi spostamenti della forza connessi alla pesata con piatti di decine di centimetri di lato, sia realizzata anche in pratica. 2.5.3 Elementi a taglio Come si vede dalla figura 8d la sollecitazione di taglio produce uno scorrimento, nel senso che ogni volume elementare di forma cubica si trasforma in una forma prismatica con base a losanga. Nel passaggio della base quadrata alla base a losanga i lati non cambiano lunghezza, quindi in direzione assiale e trasversale non vi deformazione. La deformazione si vede bene, invece se pensiamo alle diagonali. Nella trasformazione da quadrato a rombo, infatti, una delle diagonali si allunga e l'altra si accorcia, producendo due deformazioni uguali ed opposte come richiesto per luso del ponte di Wheatstone. La sollecitazione di taglio sempre associata ad una sollecitazione di momento, che produce un disturbo, come si visto prima con lo sforzo normale e con la flessione. Leffetto del momento viene ridotto rendendo tozze le strutture strumentate a taglio, facendole, cio, con una altezza pressoch uguale alla lunghezza, oppure rinforzando con strutture flessibili la parte superiore ed inferiore della sezione, che viene ad assumere cos una forma ad I.

3
|a|

BIBLIOGRAFIA Davis R.S Equation for the Determination of the Density of Moist Air (1981/91) Metrologia, 1992, vol 29, n1, 67-7

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