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- Serge Latouche -

sintesi a cura di Silvia Pelliciardi

Cos lo sviluppismo? Latouche spiega come lo sviluppismo si fondi sulla convinzione che sia possibile ottenere prosperit materiale per tutti: ma ci sostenibile per il mondo? Ovviamente no. Bisogna quindi riconsiderare concetti fondamentali quali quelli di crescita, povert, bisogni essenziali. Bisogna pensare a forme di unalternativa allo sviluppo. Con questo libro Latouche vuole fare una sintesi delle critiche dello sviluppo e aprire le vie per la costruzione di un doposviluppo. Dalla nascita del concetto di sviluppo, cio dal famoso discorso del presidente degli Stati Uniti Truman, del 1949, questo concetto non pi stato messo in discussione. Cos il mondo stato diviso in paesi del Nord e paesi del Sud, in unottica dove i paesi ricchi avrebbero aiutato i paesi poveri a raggiungere uno sviluppo economico. In realt, come sappiamo, ci nascondeva semplicemente la volont degli USA di impadronirsi dei mercati degli ex imperi coloniali europei e di impedire ai nuovi stati indipendenti di cadere nellorbita sovietica. Cos lo sviluppo finito per diventare il proseguimento mascherato della colonizzazione (neoimperialismo). Ma che cos lo sviluppo? Nella letteratura viene definito come la realizzazione dei desideri e delle aspirazioni di tutti e di ciascuno, al di l del contesto storico, economico, sociale e culturale. Questa appare un po una visione mitica dello sviluppo, in quanto una condizione del genere non si mai verificata in nessuna parte del mondo. Guardando oggi allo sviluppo reale si pu definire invece come un processo che porta a mercificare i rapporti tra gli uomini e tra questi e la natura. Lo scopo sfruttare, valorizzare, ricavare profitto dalle risorse naturali e umane. Lo sviluppo stato ed loccidentalizzazione del mondo. A seguito della concettualizzazione dello sviluppo, si entrati nellera degli sviluppi particolari con i quali si tentato di esorcizzare gli effetti negativi dello sviluppismo. Si quindi iniziato ad aggiungere aggettivi eufemistici alla parola sviluppo: autocentrato, endogeno, partecipativo, integrato, equo, locale, ecc.. Si cercato, in poche parole, di dare un volto sociale, umano, allo sviluppo, senza per riuscire a mettere da parte laccumulazione capitalistica. Latouche analizza brevemente quattro tipologie di nuovi sviluppi. Lo sviluppo sociale. Attraverso questa dicitura si vuole aggiungere una dimensione sociale alla crescita economica. Lo sviluppo sociale rappresenta di per s un paradosso: sul piano dellimmaginario si tratta di un pleonasmo (una ridondanza), in quanto lo sviluppo non pu non essere sociale, mentre sul piano del vissuto si tratta di un ossimoro, in quanto lo sviluppo realmente esistente non pu non produrre ingiustizia sociale. Lo sviluppo sociale solo un esempio di questa operazione di abbellimento eufemistico appena denunciato. Lo sviluppo umano.

in qualche modo il completamento statistico dello sviluppo sociale. Per andare oltre il Prodotto Interno Lordo (PIL), indicatore prettamente economico che non pu descrivere lo stato di sviluppo di un paese, lUNDP1 ha elaborato lIndice di Sviluppo Umano (ISU) che prende in considerazione oltre al PIL fattori sociali quali listruzione, la speranza di vita, la sanit, ecc Per quanto ci rappresenti un passo in avanti, Latouche sostiene che si tratta sempre di variazioni pi o meno sottili sul tema del tenore di vita, cio si tratta sempre sostanzialmente del numero di dollari pro-capite. Lo sviluppo locale. Anche qui troviamo un paradosso: in mondo globalizzato lo sviluppo il risultato di un processo economico che non n locale, n regionale e neppure nazionale, bens mondiale. Anche se sempre pi deterritorializzato il processo mondiale si realizza in un contesto spaziale. Lo sviluppo mondiale una somma di trasformazioni situate localmente, ma la logica del processo in primo luogo globale. Lo sviluppo, si pu dire, ha distrutto il locale, concentrando sempre pi i poteri industriali e finanziari. E allora, quale sviluppo locale? Non bisogna confondere sviluppo locale e crescita localizzata, n, per quanto riguarda il Sud del mondo, sviluppo locale e dinamismo informale. Ogni cambiamento locale non sviluppo, la reazione di sopravvivenza di un organismo aggredito dallo sviluppo. Lo sviluppo durevole (o sostenibile). entrato in scena alla Conferenza di Rio (giugno 1992). Si tratta di uno sviluppo economicamente efficace, ecologicamente sostenibile, socialmente equo, democraticamente fondato, geopoliticamente accettabile, culturalmente diversificato. Ma lidea stessa di sviluppo durevole alquanto ambigua ed al centro del dibattito tra ONG e la maggior parte degli industriali, dei politici e degli economisti: da una parte viene infatti visto come la preservazione degli ecosistemi (dunque sviluppo compatibilmente alla difesa dellambiente), dallaltra viene inteso sviluppo che possa durare indefinitamente. Lo sviluppo sostenibile lastricato di buone intenzioni: gli esempi di compatibilit tra sviluppo e ambiente non mancano. Ma per chi dirige gli affari, in primo luogo non lambiente che si deve preservare, bens lo sviluppo! Il problema con lo sviluppo sostenibile non sta nella parola sostenibile, ma nel concetto di sviluppo, dato che il modello di sviluppo finora seguito da tutti i paesi fondamentalmente non durevole, nonostante le tante dichiarazioni raccolte finora. Secondo Sachs forse arrivato il momento di proporre una rivoluzione semantica e di tornare al termine sviluppo senza nessuna qualificazione, a condizione di ridefinirlo come concetto pluridimensionale.

Dopo questa carrellata di sviluppi molto interessanti dal punto di vista dellimmaginario ma, poco realistici, si sente la necessit di uno sviluppo alternativo, o meglio, di unalternativa allo sviluppo. Si vuole costruire un doposviluppo e una decrescita sostenibile. Ma per realizzare ci si dovrebbe avere unaltra economia, unaltra razionalit, unaltra concezione del tempo e dello spazio.

UNDP sta per United Nations Development Programme, programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo.

Secondo Latouche lo sviluppo al tempo stesso unimpostura concettuale, a causa della sua pretesa universalistica, e unimpostura pratica, a causa delle sue profonde contraddizioni. Quello che noi chiamiamo sviluppo veramente quello che vogliono gli abitanti dei villaggi? Il fatto stesso che molte civilt non conoscevano il concetto dello sviluppo prima del contatto con lOccidente e che in quasi tutti i paesi del Sud del mondo la traduzione di sviluppo nelle loro lingue sia stata impresa difficile ci deve insegnare molto2. Latouche si chiede quanto ancora bisogna aspettare prima di capire che lo sviluppo lo sviluppo realmente esistente. Perch non esiste nessun altro sviluppo. E lo sviluppo realmente esistente la guerra economica, il saccheggio senza limiti della natura, loccidentalizzazione del mondo e lomologazione planetaria, il genocidio per tutte le culture differenti. Lalternativa allo sviluppo non pu essere un impossibile ritorno al passato e non pu sicuramente prendere la forma di un modello unico, dato che la buona qualit di vita si declina in molteplici forme a seconda dei contesti. Latouche identifica per il Nord del mondo due forme di questa alternativa: la decrescita conviviale e il localismo. La nostra supercrescita economica supera gi largamente la capacit di carico della Terra: se tutti i cittadini del mondo consumassero quanto gli americani e gli europei medi, i limiti fisici del pianeta sarebbero largamente superati. Se si prende come indice del peso ambientale del nostro modo di vita limpronta ecologica di questo modo di vita in termini di superficie necessaria, si ottengono risultati insostenibili tanto dal punto di vista dellequit di accesso alle risorse naturali quanto dal punto di vista della capacit di rigenerazione della biosfera3. Decrescita non significa una riduzione del benessere, ma significa rinunciare allimmaginario economico, cio alla credenza che di pi uguale a meglio. Ma il bene e la felicit si possono realizzare a minor prezzo. Per concepire la societ della decrescita bisogna uscire dalleconomia e dallottica della necessit dei bisogni socialmente costruiti. Dobbiamo mettere in discussione il dominio delleconomia sulla vita, ma soprattutto sulle nostre teste. La costruzione di una societ meno ingiusta si tradurrebbe nel recupero della convivialit e di un consumo pi limitato quantitativamente e pi esigente qualitativamente. Si tratta di mettere in discussione il volume esagerato degli spostamenti di uomini e merci sul pianeta, con il relativo impatto negativo sullambiente, la pubblicit ossessiva e a volte nefasta, e infine lobsolescenza accelerata dei prodotti, concepiti col sistema usa e getta soltanto per far girare sempre pi velocemente la megamacchina infernale: tutto questo costituisce delle riserve importanti di decrescita nel consumo materiale.
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La parola sviluppo stata tradotta nei PVS nei modi pi disparati: in Guinea equatoriale si utilizza un termine che significa allo stesso tempo crescere e morire; in Ruanda si costruisce a partire da un verbo che significa camminare, spostarsi, senza che nella nozione sia compresa alcuna direzionalit; nella lingua wolof significa la voce del capo; in Camerun significa sogno del bianco. 3 Tenendo conto dei bisogni di materie prime e di energia, compresi quelli relativi allo smaltimento dei rifiuti della produzione e del consumo, e aggiungendo limpatto dellhabitat e delle infrastrutture, i ricercatori del WWF hanno calcolato che lo spazio bioproduttivo consumato pro capite dallumanit di 1,8 ettari. Un cittadino degli USA consuma in media 9,6 ettari, un canadese 7,2, un europeo medio 4,5. Siamo dunque ben lontani dalluguaglianza planetaria e ancora di pi da una civilt durevole che dovrebbe limitarsi al consumo di 1,4 ettari, ammesso che la popolazione attuale rimanga stabile.

Gli effetti sul nostro tenore di vita della maggior parte delle riduzioni dei nostri prelievi sulla biosfera corrisponderebbero necessariamente ad un maggior benessere qualitativo. Tutto questo senza parlare delle possibili riduzioni delle spese militari, n naturalmente dei cambiamenti profondi dei nostri valori e dei nostri modi di vita, che porterebbero a dare pi importanza ai beni relazionali e a rivoluzionare i nostri sistemi di produzione e di potere. La decrescita ha come obiettivo soprattutto quello di segnare il fondamentale abbandono del perseguimento insensato della crescita per la crescita, il cui motore soltanto la ricerca sfrenata del profitto da parte dei detentori del capitale. Chiaramente, la decrescita non punta a uninversione caricaturale che consisterebbe nella decrescita per la decrescita. Soprattutto, decrescita non significa crescita negativa. Sappiamo che il semplice rallentamento della crescita oggi precipita le nostre societ nello smarrimento, a causa della disoccupazione e dellabbandono dei programmi sociali, culturali e ambientali che assicurano un minimo di qualit della vita. Osvaldo Pieroni ispirandosi alla carta Consumi e stili di vita4 propone un programma di sei R: - Rivalutare i valori nei quali crediamo e sui quali organizziamo la nostra vita; - Ristrutturare lapparato di produzione e i rapporti sociali in base al cambiamento dei valori; - Ridistribuire le ricchezze e laccesso al patrimonio culturale; - Ridurre limpatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e di consumare; - Riutilizzare i beni duso; - Riciclare. Tutto questo non necessariamente antiprogressista e antiscientifico: si tratta di unaltra crescita per il bene comune. Per quanto riguarda i paesi del Sud, colpiti in pieno dalle conseguenze negative della crescita del Nord, si tratta non tanto di decrescere, quanto di riannodare il filo della loro storia spezzato dalla colonizzazione, dallimperialismo e dal neoimperialismo militare, politico, economico e culturale, per riappropriarsi delle loro identit. la condizione perch questi paesi siano in grado di dare adeguate soluzioni ai propri problemi. Proporre la decrescita conviviale come uno degli obiettivi globali urgenti e gi oggi identificabili e realizzare delle alternative concrete localmente sono elementi complementari. necessario rivitalizzare lhumus locale. Ed necessario che sia al Nord che al Sud, perch anche in un mondo virtuale si vive comunque localmente. Ma soprattutto necessario per uscire dallo sviluppo e dalleconomia e per lottare contro la mondializzazione. La scommessa consiste nellevitare che il glocale serva da alibi al proseguimento della desertificazione del tessuto sociale e sia un cerotto su una ferita aperta. Leconomia mondiale, con laiuto delle istituzioni di Bretton Woods, ha escluso territori popolati da milioni e milioni di persone, ha distrutto i loro modi di vita, ha soppresso i loro mezzi di sussistenza per gettarle e mescolarle nelle bidonville e nelle periferie del Terzo mondo. Sono i naufraghi dello sviluppo. Queste persone, condannate dalla logica dominante a scomparire, per sopravvivere non hanno altra scelta che organizzarsi secondo
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Proposta al Forum delle ONG di Rio.

unaltra logica, sono costrette ad inventare un altro sistema, unaltra vita. A questa alternativa stato dato il nome di economia informale, in cui leconomico viene incorporato nel sociale, quasi si dissolve. Cos i naufraghi dello sviluppo producono e riproducono la loro vita, al di fuori dei circuito ufficiale, attraverso strategie relazionali. Al Nord la riduzione dellelemento nazionale5 riattiva il regionale e il locale: il tempo libero, la salute, leducazione, lambiente, la casa, i servizi alla persona si gestiscono a livello microterritoriale. Questa gestione del quotidiano d luogo a iniziative di cittadinanza ricche e meritorie: dall Europa agli Stati Uniti, allAustralia, si vede fiorire una miriade di associazioni senza scopo di lucro (imprese cooperative in autogestione, comunit neorurali, banche del tempo, banche etiche, movimenti per il commercio equo e solidale, ecc). Latouche evidenzia come le eventuali ricadute economiche di tutto questo siano problematiche: si tratta di posti di lavoro nel settore dei servizi (amministrativi o alle imprese), di lavori di subappalto o di servizi di prossimit per i residenti. chiaro che non si tratta di risultati di una dinamica integrata. Essendo connessi allo sviluppo economico e al mercato mondiale (con i sussidi dello Stato e dellUnione Europea), questi risultati prima o poi sono condannati a scomparire o a confluire nel sistema dominante. Allora perdono completamente la loro anima e finiscono per essere strumentalizzati dai poteri pubblici, dalle imprese, e anche dagli stipendiati delle organizzazioni. Realizzare la societ locale significa non trincerarsi in un terzo settore, ma colonizzare progressivamente gli altri due, cio il mercato capitalistico e lo Stato. Si tratta anche di appoggiarsi su una democrazia locale rivitalizzata. Proporre, contro lo sviluppo, uno sviluppo durevole, locale, sociale o alternativo, significa in fin dei conti cercare di prolungare il pi possibile lagonia del paziente nutrendo il virus che lo sta uccidendo. necessaria, secondo Latouche, una vera e propria cura di disintossicazione collettiva. La crescita infatti al tempo stesso un virus perverso e una droga. Forse non rinunceremmo volentieri n allo sviluppo, n al nostro modo di vita, n alle tecniche che gli sono associate. Allora non c n speranza n prospettiva per lumanit? Laberrazione di una razionalit mossa dalla ricerca senza limiti del profitto produce catastrofi che, sebbene dolorose, creano occasioni per la messa in discussione dello stato di cose esistente. Chernobyl ieri, la mucca pazza oggi, leffetto serra domani, per non parlare degli innumerevoli rischi tecnologici quotidiani, sono potenti spinte alla riflessione. La pedagogia delle catastrofi stimola il necessario cambiamento dellimmaginario, una delle condizioni necessarie perch le alternative possano farsi luce e trionfare.

..e delle sue tutele.

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