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1
(A F. Klein per il cinquantesimo anniversario del dottorato.)
Emmy Noether a Gottinga.
Comunicazione presentata da F. Klein nella seduta del 26 luglio 1918
2
.
1
Invariante Variationsprobleme, Nachrichten von der Koniglichen Gesellschaft
der Wissenschaften zu Gottingen, Math.-phys. Klasse 1918, 235-257.
2
La versione nale del manoscritto sar`a pronta alla ne di settembre.
2
Si tratta di problemi variazionali che ammettono un gruppo continuo (nel
senso di Lie); le conseguenze che da ci`o risultano per le equazioni dierenziali
corrispondenti trovano la loro espressione pi` u generale nei teoremi enunciati
nel 1, dimostrati nei paragra successivi. Su queste equazioni dierenziali
che originano da problemi variazionali si possono fare aermazioni molto pi` u
precise che su equazioni dierenziali arbitrarie che ammettano un gruppo,
le quali costituiscono loggetto delle ricerche di Lie. Quanto segue si fonda
quindi su un collegamento dei metodi del calcolo formale delle variazioni
con quelli della teoria dei gruppi di Lie. Per gruppi e problemi variazionali
particolari questo collegamento dei metodi non `e nuovo; rammento Hamel
e Herglotz per gruppi speciali niti, Lorentz ed i suoi allievi (per esempio
Fokker), Weyl e Klein per gruppi speciali inniti
1
. In particolare la seconda
nota di Klein e gli sviluppi presenti si sono mutuamente inuenzati, sicche
posso rimandare alle osservazioni conclusive della nota di Klein.
1. Osservazioni preliminari ed enunciazione dei teoremi.
Si assumer`a che tutte le funzioni che compariranno nel seguito siano
analitiche o almeno continue e derivabili un numero nito di volte, e univoche
nel dominio considerato.
Per gruppo di trasformazioni si intende notoriamente un sistema di
trasformazioni tale che per ogni trasformazione esista uninversa contenuta
nel sistema, e che la composizione di due trasformazioni qualsiansi del si-
stema appartenga ancora al sistema. Il gruppo si chiama un gruppo nito
continuo G
un
gruppo, le cui trasformazioni pi` u generali dipendano da funzioni essenzial-
mente arbitrarie p(x) e dalle loro derivate, funzioni che siano analitiche o
almeno continue e derivabili un numero nito di volte. Come termine inter-
medio tra i due gruppi esiste il gruppo che dipende da un numero innito
di parametri, ma non da funzioni arbitrarie. Inne si chiama gruppo misto
un gruppo che dipenda sia da funzioni arbitrarie che da parametri
2
.
1
Hamel: Math. Ann. Vol. 59 e Zeitschrift f. Math. u. Phys. Vol. 50. Herglotz: Ann.
d. Phys. (4) Vol. 36, in particolare 9, pagina 511. Fokker, Verslag d. Amsterdamer
Akad., 27./1. 1917. Per lulteriore bibliograa si veda la seconda nota di Klein: Gottinger
Nachrichten 19 luglio 1918. In un lavoro di Kneser apparso or ora (Math. Zeitschrift Vol.
2) si tratta della costruzione di invarianti con metodi analoghi.
2
Lie denisce nei Fondamenti per la teoria dei gruppi di trasformazioni inniti conti-
3
Siano x
1
, ..., x
n
variabili indipendenti, u
1
(x), ..., u
(y). Nel-
le trasformazioni possono anche comparire le derivate delle u rispetto alle
x, ossia u/x,
2
u/x
2
, ...
3
. Si dice che una funzione `e un invariante del
gruppo, se vale una relazione:
P
_
x, u,
u
x
,
2
u
x
2
, ...
_
= P
_
y, v,
v
y
,
2
v
y
2
, ...
_
.
In particolare un integrale I sar`a quindi un invariante del gruppo se vale
una relazione
4
:
I =
_
_
f
_
x, u,
u
x
,
2
u
x
2
, ...
_
dx =
_
_
f
_
y, v,
v
y
,
2
v
y
2
, ...
_
dy, (1)
integrato
5
su un dominio reale arbitrario delle x e sul corrispondente dominio
delle y.
Per un integrale I arbitrario, non necessariamente invariante, costruisco
altres` la variazione prima I e la trasformo mediante integrazione per parti
secondo le regole del calcolo variazionale.
`
E noto che, se si assume u tale
da annullarsi al contorno assieme a tutte le derivate che intervengono, ma
altrimenti arbitrario, risulta:
I =
_
_
fdx =
_
_ _
i
_
x, u,
u
x
, ...
_
u
i
_
dx, (2)
nui (Ber. d. K. Sachs. Ges. der Wissensch. 1891) [citato come Fondamenti] i gruppi
inniti continui come i gruppi di trasformazioni, le cui trasformazioni siano date dalle
soluzioni pi` u generali di un sistema di equazioni dierenziali alle derivate parziali, purche
tali soluzioni non dipendano soltanto da un numero nito di parametri. Si ottiene cos` uno
dei tipi anzidetti, distinti dai gruppi niti; mentre inversamente il caso limite di inniti
parametri non necessariamente deve soddisfare un sistema di equazioni dierenziali.
3
Trascuro gli indici - eventualmente anche nelle sommatorie - ; quindi
2
u/x
2
sta per
2
u/x
x, eccetera.
4
Scrivo per brevit`a dx, dy al posto di dx1...dxn, dy1...dyn.
5
Tutti gli argomenti x, u, , p(x) che compaiono nelle trasformazioni devono essere
assunti come reali, mentre i coecienti possono essere complessi. Poiche nei risultati
nali si ha a che fare con identit`a nei parametri x, u e nelle funzioni arbitrarie, queste
valgono anche per valori complessi, purche tutte le funzioni che intervengono siano assunte
analitiche. Una gran parte dei risultati si pu`o ottenere del resto senza integrali, sicche
la restrizione al campo reale appare anche fondamentalmente non necessaria. Invece le
trattazioni alla ne del 2 e allinizio del 5 non paiono essere eseguibili senza integrali.
4
dove le indicano le espressioni lagrangiane, ovvero i primi membri delle
equazioni di Lagrange del corrispondente problema variazionale I = 0. A
questa relazione integrale corrisponde unidentit` a senza integrali in u e nelle
sue derivate, che risulta scrivendo i termini al contorno. Come mostra lin-
tegrazione per parti, questi termini al contorno sono integrali su divergenze,
cio`e su espressioni
DivA =
A
1
x
1
+ +
A
n
x
n
,
dove A `e lineare in u e nelle sue derivate. Risulta quindi:
i
u
i
= f + DivA. (3)
Se in particolare f contiene solo derivate prime delle u, nel caso dellinte-
grale semplice lidentit`a (3) `e identica a quella che Heun chiama equazione
centrale lagrangiana:
i
u
i
= f
d
dx
_
f
u
i
u
i
_
,
_
u
i
=
du
i
dx
_
, (4)
mentre per lintegrale ennuplo la (3) diventa:
i
u
i
= f
x
1
_
u
i
x
1
u
i
_
x
n
_
u
i
xn
u
i
_
. (5)
Per lintegrale semplice e derivate delle u la (3) `e data da
i
u
i
= f
d
dx
_
_
_
1
1
_
f
u
(1)
i
u
i
+
_
2
1
_
f
u
(2)
i
u
(1)
i
+ + (
1
)
f
u
()
i
u
(1)
i
__
+
d
2
dx
2
_
_
_
2
2
_
f
u
(2)
i
u
i
+
_
3
2
_
f
u
(3)
i
u
(1)
i
+ + (
2
)
f
u
()
i
u
(2)
i
__
+ (1)
dx
)
f
u
()
i
u
i
_
, (6)
ed unidentit`a corrispondente vale per lintegrale ennuplo; A contiene in
particolare u no alla derivata dordine 1. Che le espressioni lagrangiane
i
siano denite eettivamente dalle (4), (5), (6) discende dal fatto che
con le combinazioni dei secondi membri tutte le derivate superiori delle u
sono eliminate, mentre `e altres` soddisfatta la relazione (2), alla quale porta
univocamente lintegrazione per parti.
5
Si tratta ora nel seguito dei due teoremi:
I. Se lintegrale I `e invariante rispetto ad un G
, allora combinazioni
linearmente indipendenti delle espressioni lagrangiane diventano delle diver-
genze - inversamente segue da questa circostanza linvarianza di I rispetto
ad un G
i
(du
i
/dx) = 0. Un ulteriore esempio fornisce la teoria
della relativit`a generale dei sici; si tratta in questo caso del gruppo di
tutte le trasformazioni delle x: y
i
= p
i
(x), mentre le u (indicate come g
i
u
i
, ed anche delle divergenze che compaiono nel teorema I, allorche i
6
Per certe eccezioni triviali si veda il 2, nota 13.
7
Un po pi` u in generale si pu`o anche porre i = Ti, vedasi 3, nota 15.
8
Vedasi la conclusione del 3.
9
Si confronti in proposito lesposizione di Klein.
10
Cio`e
, p
/x, ...;
corrispondentemente i valori a
+ con p
+ p(x), p
/x + p/x eccetera.
7
0 = I =
_
_
f
_
x, v(y),
v
y
, ...
_
dy (7)
_
_
f
_
x, u(x),
u
x
, ...
_
dx,
dove il primo integrale va esteso sul dominio x+x corrispondente al domi-
nio x. Ma questa integrazione si pu`o anche trasformare in unintegrazione
sul dominio x per mezzo dello sviluppo, valido per x innitesimi
_
_
f
_
x, v(y),
v
y
, ...
_
dy (8)
=
_
_
f
_
x, v(x),
v
x
, ...
_
dx +
_
_
Div(f x)dx.
Se si introduce al posto della trasformazione innitesima u la variazione:
u
i
= v
i
(x) u
i
(x) = u
i
u
i
x
, (9)
la (7) e la (8) diventano:
0 =
_
_
_
f + Div(f x)
_
dx. (10)
Il secondo membro `e la nota formula per la variazione simultanea delle
variabili dipendenti e indipendenti. Poiche la relazione (10) `e soddisfatta per
integrazione su ogni dominio arbitrario, lintegrando deve annullarsi identi-
camente; le equazioni dierenziali di Lie per linvarianza di I si trasformano
quindi nella relazione
f + Div(f x) = 0. (11)
Se in essa, secondo la (3), si esprime f mediante le espressioni lagrangiane,
si ottiene:
i
u
i
= DivB (B = A f x), (12)
e questa relazione rappresenta quindi per ogni integrale I invariante uni-
dentit`a in tutti gli argomenti che vi compaiono; essa `e la forma cercata
13
delle equazioni dierenziali di Lie per I.
13
La (12) diventa 0=0 nel caso triviale - che pu`o avvenire soltanto se x, u dipendono
anche da derivate delle u - quando Div(f x) = 0, u = 0; queste trasformazioni
innitesime vanno quindi sempre separate dal gruppo, e nelle enunciazioni del teorema va
contato solo il numero dei parametri o delle funzioni arbitrarie rimanenti. Deve rimanere
indeciso se le restanti trasformazioni innitesime formino ancor sempre un gruppo.
8
Si assuma ora G come gruppo nito continuo G
1
+ + B
()
, u = u
(1)
1
+ + u
()
,
dove quindi u
(1)
, ... sono funzioni di x, u, u/x, ..., dalla (12) discendono
le relazioni di divergenza cercate:
i
u
(1)
i
= DivB
(1)
, ...
i
u
()
i
= DivB
()
. (13)
Diventano quindi divergenze combinazioni linearmente indipendenti
delle espressioni lagrangiane; lindipendenza lineare discende dal fatto che
per la (9) da u = 0, x = 0 discenderebbe anche u = 0, x = 0, e quin-
di una dipendenza tra le trasformazioni innitesime. Ma essa per ipotesi
non `e soddisfatta per nessun valore dei parametri, perche altrimenti il G
i
u
i
=
,i
i
_
a
()
i
(x, u, )p
()
(x) + b
()
i
(x, u, )
p
()
x
+ + c
()
i
(x, u, )
p
()
x
_
.
Ora, analogamente alle formule dellintegrazione per parti, a seguito delli-
dentit`a
(x, u, ...)
p(x)
x
= (1)
i
u
i
= (14)
_
_
a
()
i
i
_
x
_
b
()
i
i
_
+ + (1)
_
c
()
i
i
_
_
p
()
+ Div,
14
Linverso `e dimostrato dal fatto che non `e restrittivo assumere le p indipendenti dalle
u, u/x, ... .
9
e in combinazione con la (12)
_
_
a
()
i
i
_
x
_
b
()
i
i
_
+ + (1)
_
c
()
i
i
_
_
p
()
= Div(B ). (15)
Costruisco ora lintegrale ennuplo sulla (15), esteso su un dominio qualsiasi, e
scelgo le p(x) in modo tale che esse assieme a tutte le derivate che compaiono
in B si annullino al contorno. Poiche lintegrale su una divergenza si
riduce ad un integrale al contorno, si annulla anche lintegrale del primo
membro della (15) per p(x) arbitrarie, solo nulle al contorno assieme ad
un numero suciente di derivate; e da qui discende con ragionamenti noti
lannullarsi degli integrandi per ogni p(x), quindi le relazioni
_
_
a
()
i
i
_
x
_
b
()
i
i
_
+ + (1)
_
c
()
i
i
_
_
= 0,
( = 1, 2...). (16)
Queste sono le dipendenze cercate tra le espressioni lagrangiane e le loro de-
rivate a seguito dellinvarianza di I rispetto a G
; lindipendenza lineare
si dimostra come prima, poiche linverso riconduce alla (12), e poiche dalle
trasformazioni innitesime ci si pu`o di nuovo riportare a quelle nite, co-
me sar`a mostrato in dettaglio nel 4. Quindi anche per un G
gi`a nelle
trasformazioni innitesime intervengono sempre trasformazioni arbitrarie.
Dalla (15) e dalla (16) segue ancora Div(B ) = 0.
Se, in corrispondenza ad un gruppo misto, x e u si assumono lineari
negli e nelle p(x), si vede, ponendo una volta le p(x), una volta gli uguali
a zero, che sussistono sia relazioni di divergenza (13) che dipendenze (16).
3. Inverso nel caso del gruppo nito.
Per dimostrare linverso si devono essenzialmente eseguire le considera-
zioni precedenti in ordine invertito. Dalla validit`a della (13) segue median-
te moltiplicazione con gli e addizione la validit`a della (12), e a seguito
dellidentit`a (3) una relazione f Div(A B) = 0. Se quindi si pone:
x = (1/f) (A B), si perviene alla (11); da qui discende inne per inte-
grazione la (7): I = 0, quindi linvarianza di I rispetto alla trasformazione
innitesima denita da x, u, dove i u si determinano da x e u se-
condo la (9), e x e u risultano lineari nei parametri. Ma I = 0 porta
con s`e in modo noto linvarianza di I rispetto alle trasformazioni nite che
risultano per integrazione dei sistemi simultanei:
dx
dt
= x
i
,
du
i
dt
= u
i
, (x
i
= y
i
, u
i
= v
i
per t = 0). (17)
10
Queste trasformazioni nite contengono parametri a
1
, ..., a
, ossia le
combinazioni t
1
, ..., t
_
u
x
_
=
u
x
u
x
,
sicche il numero delle derivate delle u in generale cresce ad ogni passo. Un
esempio d`a:
f =
1
2
u
2
, = u
, x =
d
dx
(u u
x), u = x ,
x =
2u
u
2
, u =
_
x
2u
u
_
.
11
Poiche lespressione lagrangiana di una divergenza si annulla identica-
mente, linverso in conclusione mostra ancora quanto segue: Se I ammette
un G
con
lo stesso u, le trasformazioni innitesime del quale in generale conterranno
derivate delle u. Cos` secondo lesempio precedente
f
=
1
2
_
u
d
dx
_
u
2
x
__
ammette la trasformazione innitesima u = x, x = 0, mentre nelle
trasformazioni innitesime che corrispondono ad f compaiono derivate delle
u.
Se si passa al problema variazionale, cio`e se si pone
i
= 0
15
, le (13)
diventano le equazioni: DivB
(1)
= 0, ..., DivB
()
= 0, che spesso vengono
indicate come leggi di conservazione. Nel caso monodimensionale risulta
quindi: B
(1)
= cost., ..., B
()
= cost., e inoltre le B contengono al mas-
simo derivate dellordine 2 1 delle u (per la (6)), purche u e x non
contengano alcuna derivata dordine superiore di quelle dordine -esimo
che compaiono in f. Poiche in in generale compaiono
16
derivate dordine
2, si ha lesistenza di integrali primi. Che possano esistere sotto queste
dipendenze non lineari, lo mostra ancora la f precedente. Alle u =
1
,
x =
2
linearmente indipendenti corrispondono le relazioni linearmente
indipendenti:
u
=
d
dx
u
, u
=
1
2
d
dx
(u
)
2
,
mentre tra gli integrali primi u
= cost., u
2
= cost. sussiste una dipendenza
non lineare. Inoltre si tratta del caso elementare per il quale u, x non
contengono
17
alcuna derivata delle u.
15
i = 0 o un po pi` u in generale i = Ti dove le Ti sono funzioni di nuova introduzione,
saranno designate in sica come equazioni di campo. Nel caso i = Ti le identit`a (13)
diventano le equazioni: DivB
()
=
Tiu
()
i
, che in sica sono indicate ancora come leggi
di conservazione.
16
Purche f non sia lineare nelle derivate -esime.
17
Altrimenti si ha ancora u
(u
)
1
=
1
d
dx
(u
.
12
4. Inverso nel caso del gruppo innito.
Si mostra in primo luogo che lassunzione della linearit`a di x e u non
costituisce alcuna restrizione, cosa che gi`a risulta senza inverso dal fatto che
G
+ b(x, u, ...)p
1
p
x
+cp
2
_
p
x
_
2
+ + d
_
p
x
_
+
_
p
= (p
(1)
)
1
...(p
()
)
_
,
e analogamente per v = B (x, u, u/x, ...; p), per composizione con z =
A(y, v, v/y, ...; q) risulta per i termini di ordine pi` u basso:
z = x +
a(p
+ q
) + b
_
p
1
p
x
+ q
1
q
x
_
+c
_
p
2
_
p
x
_
2
+ q
2
_
q
x
_
2
_
+ .
Se vi `e qualche coeciente diverso da a e da b che sia diverso da zero, e
quindi se si ha realmente, per > 1, un termine
p
_
p
x
_
+ q
_
q
x
_
,
esso non si pu`o scrivere come derivata di una funzione singola, o come po-
tenza di questa; il numero delle funzioni arbitrarie `e quindi cresciuto contro
lipotesi. Se si annullano tutti i coecienti diversi da a e da b, per ciascun
valore degli esponenti
1
...
i
u
i
= Div, e da qui se-
gue come nel 3 la determinazione di x e u e linvarianza di I rispetto
a queste trasformazioni innitesime, che eettivamente dipendono linear-
mente da funzioni arbitrarie e dalle loro derivate no allordine . Che
queste trasformazioni innitesime, quando non contengano alcuna derivata
u/x, ..., certamente costituiscano un gruppo, discende come nel 3 dal
fatto che altrimenti per composizione apparirebbero pi` u funzioni arbitrarie,
mentre per ipotesi le (16) devono dare solo dipendenze; esse costituiscono
quindi un gruppo innito di trasformazioni innitesime. Ma un gruppo
siatto (Fondamenti, teorema VII, pagina 391) risulta dalle trasformazioni
innitesime pi` u generali di un certo gruppo innito G di trasformazioni
nite, denito nel senso di Lie. Ogni trasformazione nita sar`a generata
da una innitesima (Fondamenti, 7)
18
, e risulta quindi per integrazione del
sistema simultaneo:
dx
i
dt
= x
i
,
du
i
dt
= u
i
, (x
i
= y
i
, u
i
= v
i
per t = 0);
per`o pu`o essere necessario assumere le funzioni arbitrarie p(x) dipendenti
anche da t. G dipende quindi eettivamente da funzioni arbitrarie; se
basta in particolare assumere le p(x) indipendenti da t, questa dipenden-
za sar`a analitica nelle funzioni arbitrarie
19
q(x) = t p(x). Se compaiono
derivate u/x, ..., pu`o essere necessario aggiungere ancora trasformazio-
ni innitesime u = 0, Div(f x) = 0, ma si arriva sempre alla stessa
conclusione.
In connessione con un esempio di Lie (Fondamenti, 7) si presenter`a
ancora un caso abbastanza pi` u generale, nel quale ci si pu`o spingere no
a formule esplicite, che mostrano parimenti che le derivate delle funzioni
arbitrarie compaiono no allordine , dove linverso `e quindi completo. Tali
sono i gruppi di trasformazioni innitesime, alle quali corrisponde il gruppo
di tutte le trasformazioni delle x e delle trasformazioni delle u indotte da
queste; ovvero trasformazioni delle u per le quali le u e di conseguenza le
u dipendono soltanto dalle funzioni arbitrarie che compaiono in x, e nelle
quali si assume ancora che le derivate u/x,... non compaiano in u. Si
18
Da qui segue in particolare, che il gruppo G generato dalle trasformazioni innitesime
x, u di un G si riconduce a G. Infatti G non contiene nessuna trasformazione
innitesima diversa da x, u, dipendente da funzioni arbitrarie, e non pu`o nemmeno
contenerne alcuna indipendente da queste, e dipendente da parametri, perche altrimenti
sarebbe un gruppo misto. Ma secondo quanto detto prima le trasformazioni nite sono
determinate dalle trasformazioni innitesime.
19
Le questione, se intervenga sempre questultimo caso, `e stata proposta con altra
formulazione da Lie (Fondamenti, 7 e conclusione del 13).
14
ha quindi:
x
i
= p
(i)
(x),
u
i
=
n
=1
_
a
()
i
(x, u)p
()
+ b
()
i
p
()
x
+ + c
()
i
p
()
x
_
.
Poiche la trasformazione innitesima x = p(x) genera ogni trasformazione
x = y + g(y) con g(y) arbitrario, si pu`o determinare in particolare p(x) con
una dipendenza da t tale che si generer`a il gruppo con un solo termine:
x
i
= y
i
+ t g
i
(y), (18)
che per t = 0 diventa lidentit`a, per t = 1 va nel cercato x = y + g(y). Per
derivazione della (18) risulta infatti:
dx
i
dt
= g
i
(y) = p
(i)
(x, t), (19)
dove p(x, t) si determina da g(y) per inversione della (18), e inversamente
la (18) risulta dalla (19) grazie alla condizione aggiuntiva x
i
= y
i
per t = 0,
mediante la quale lintegrale `e determinato univocamente. Grazie alla (18)
gli x in u si possono sostituire con le costanti di integrazione y e con t;
inoltre le g(y) compaiono no alla derivata di ordine , purche in
p
x
=
g
y
x
si esprima y/x mediante x/y, e in generale
p/x
mediante il suo
valore in termini di g/y,..., x/y,
x/y
g
y
, u, t
_
(u
i
= v
i
per t = 0),
nel quale solo t e le u sono variabili, mentre le g(y),... appartengono alla
categoria dei coecienti, sicche lintegrazione d`a:
u
i
= v
i
+ B
i
_
v, g(y),
g
y
, ...,
g
y
, t
_
t=1
,
quindi trasformazioni che dipendono esattamente da derivate delle funzioni
arbitrarie. Lidentit`a `e contenuta per la (18) quando g(y) = 0, e la propriet`a
di gruppo discende dal fatto che, siccome il procedimento dato produce ogni
trasformazione x = y + g(y), mediante la quale lindotta delle u `e ssata
univocamente, il gruppo G verr`a esaurito.
15
Dallinverso risulta ancora inoltre che non costituisce alcuna restrizione
il fatto di assumere le funzioni arbitrarie dipendenti solo dalle x e non dalle
u, u/x,... . In questultimo caso infatti comparirebbero nello sviluppo
identico (14), quindi anche nella (15), oltre alle p
()
anche
p
()
u
,
p
()
u
x
,...
. Se
ora si assume che le p
()
siano successivamente di grado zero, uno ... in u,
u/x,..., con funzioni arbitrarie di x come coecienti, risultano ancora di-
pendenze (16), solo in numero pi` u elevato, le quali tuttavia, secondo linverso
di cui sopra, per composizione con funzioni arbitrarie dipendenti solo dalle
x, riconducono al caso precedente. Si dimostra parimenti che alla comparsa
simultanea di dipendenze e di relazioni di divergenza indipendenti da queste
corrispondono gruppi misti
20
.
20
Come nel 3 segue anche qui dallinverso che oltre ad I anche ogni integrale I
diverso
dal primo per un integrale su una divergenza ammette parimenti un gruppo innito, con
lo stesso u, ma per il quale tuttavia x e u in generale conterranno derivate delle
u. Einstein ha introdotto un integrale I
Kg
+ 2
K
w
= 0.
Sia ora: I
=
_
_
K
dS, dove K
= K, dove
K
Kp
+ 2Div(
K p
) = 0;
K
+ Div
_
2g
K p
_
= 0.
Per confronto con lequazione dierenziale di Lie: K
+ Div(K
w) = 0 ne consegue:
w
=
1
K
2g
K p
_
, g
= p
_
(
i
u
i
) dx, e quindi linvarianza relativa di
i
u
i
21
, intendendo con
una qualsiasi variazione. Si ha infatti da un lato
I =
_
_
f
_
x, u,
u
x
, ...
_
dx =
_
_
f
_
y, v,
v
y
, ...
_
dy,
e dallaltro per u, (u/x), ... che si annullano al contorno, ai quali per la
trasformazione lineare omogenea di u, (u/x), ... corrispondono dei v,
(v/y), ... che pure si annullano al contorno:
_
_
f
_
x, u,
u
x
, ...
_
dx =
_
_
_
i
(u, ...) u
i
_
dx,
_
_
f
_
y, v,
v
x
, ...
_
dy =
_
_
_
i
(v, ...) v
i
_
dy,
conseguentemente per u, (u/x),... che si annullano al contorno, si ha:
_
_
_
i
(u, ...) u
i
_
dx =
_
_
_
i
(v, ...) v
i
_
dy
=
_
_
_
i
(v, ...) v
i
_
y
i
x
dx.
Se si esprimono nel terzo integrale y, v, v mediante x, u, u, e lo si pone
uguale al primo, si ottiene quindi una relazione:
_
_
_
i
(u, ...) u
i
_
dx = 0
per u che si annullano al contorno, ma altrimenti arbitrari, e da qui discen-
de, come noto, lannullarsi dellintegrando per u arbitrari; identicamente
in u, vale quindi la relazione:
i
(u, ...) u
i
=
y
i
x
k
i
(v, ...) v
i
_
,
21
Vale a dire
iui assume per trasformazione un fattore, cosa che nella teoria degli
invarianti algebrici si indicherebbe sempre come invarianza relativa.
17
che aerma linvarianza relativa di
i
u
i
e conseguentemente linvarianza
di
_
_
(
i
u
i
) dx
22
.
Per applicare ci`o alle relazioni di divergenza e alle dipendenze derivate,
occorre prima dimostrare che u, ottenuto da u, x soddisfa eettiva-
mente alle leggi di trasformazione per la variazione u, purche i parametri,
rispettivamente le funzioni arbitrarie in v siano determinate in modo ta-
le da corrispondere al gruppo analogo delle trasformazioni innitesime in
y, v. Se T
q
indica la trasformazione che porta le x, u in y, v, e se T
p
`e
una trasformazione innitesima in x, u, quella analoga in y, v `e data dalla
trasformazione T = T
q
T
p
T
1
q
, dove quindi i parametri, rispettivamente le
funzioni arbitrarie r, si determinano a partire da p e q. In formule questo si
esprime cos`:
T
p
: = x + x(x, p), u
= u + u(x, u, p),
T
q
: y = A(x, q), v = B(x, u, q),
T
q
T
p
: = A(x + x(x, p), q), v
= v + v(r),
purche in conformit`a allinverso di T
q
si considerino le x come funzioni delle
y e si tenga conto solo dei termini innitesimi; si ha quindi lidentit`a
= y + y(r) = y +
A(x, q)
x
x(p), (20)
v
= v + v(r) = v +
B(x, u, q)
x
x(p) +
B(x, u, q)
u
u(p).
22
Queste conclusioni non valgono quando le y dipendono anche dalle u, perche allora
f (y, v, v/y, ...) contiene anche termini come
B(x, u, q)
u
u(p),
v(y, v, ...r) =
B
u
(x, u, p),
cosicche le formule di trasformazione sono eettivamente soddisfatte per le
variazioni purche solo v venga assunto dipendente dai parametri, o rispet-
tivamente dalle funzioni arbitrarie r
23
.
Ne discende quindi in particolare linvarianza relativa di
i
u
i
, quindi
anche per la (12), poiche le relazioni di divergenza sono soddisfatte anche
in y, v, linvarianza relativa di DivB, e inoltre, per la (14) e la (13), linva-
rianza relativa di Div e dei primi membri delle dipendenze, riassunti con
le p
()
, dove nelle formule trasformate si devono sempre sostituire le p(x) (o
rispettivamente i parametri) arbitrari con le r. In tal modo risulta ancora
linvarianza relativa di Div(B ), quindi di una divergenza di un sistema
di funzioni non identicamente nullo B, la quale si annulla identicamente.
Dallinvarianza relativa di DivB nel caso monodimensionale e per grup-
pi niti si pu`o ancora trarre una conclusione sullinvarianza degli integrali
primi. La trasformazione dei parametri corrispondente alla trasformazione
innitesima sar`a per la (20) lineare ed omogenea, e per linvertibilit`a di tut-
te le trasformazioni anche gli saranno lineari ed omogenei nei parametri
trasformati
in
DivB(x, u, ...) =
dy
dx
DivB(y, v, ...
)
anche i
d
dy
B
()
(y, v, ...) saranno funzioni lineari omogenee dei
d
dx
B
()
(x, u, ...),
cosicche da
d
dx
B
()
(x, u, ...) = 0 ovvero B
()
(x, u, ...) = cost. discende anche
che
d
dy
B
()
(y, v, ...) = 0 ossia B
()
(y, v) = cost.
23
Si mostra inoltre che y deve essere supposto indipendente da u, eccetera, perche le
conclusioni siano valide. Come esempio si rammentino le quantit`a presentate da Klein
g
, e sia G
. Al gruppo innito G
. Linvarianza rispetto a G
non pu`o quindi portare a nessuna relazione di divergenza diversa dalle (13).
Poiche dallesistenza delle (16) discende linvarianza di I rispetto alle tra-
sformazioni innitesime u, x di G
.
Le relazioni di divergenza
i
u
()
i
= DivB
()
devono quindi essere con-
seguenza delle dipendenze (16), e queste ultime si possono anche scrivere:
i
a
()
i
= Div
()
, dove i
()
sono combinazioni lineari delle espressio-
ni lagrangiane e delle loro derivate. Poiche gli intervengono linearmente
24
Nei casi in cui gi`a dallinvarianza di
_
(
u)dx ammette la
trasformazione innitesima: x = 2, u = 1 + x3, mentre lintegrale primo u u
x =
cost., che corrisponde a x = 0, u = x3, non ammette le altre due trasformazioni
innitesime, perche contiene esplicitamente sia u che x. A questo integrale primo corri-
spondono trasformazioni innitesime per f che contengono derivate. Si vede quindi che
linvarianza di
_
_
(
()
). I B
()
stessi si compongono linearmente con i
, vale a dire con le espressioni lagrangiane e le loro derivate, e con funzioni
la cui divergenza `e identicamente nulla, come le B che compaiono alla
ne del 2 , per le quali Div(B ) = 0, e dove la divergenza ha parimenti
carattere invariante. Designer`o come improprie le relazioni di divergenza,
per le quali i B
()
si possono comporre nel modo illustrato prima con le
espressioni lagrangiane e con le loro derivate, tutte le altre come proprie.
Se inversamente le relazioni di divergenza sono combinazioni lineari delle
dipendenze (16), quindi improprie, dallinvarianza rispetto a G
risulta
quella rispetto a G
; G
sar`a sottogruppo di G
. Le relazioni di diver-
genza corrispondenti ad un gruppo nito G
u
i
x
.
Linvarianza rispetto al gruppo degli spostamenti aerma, come `e noto, che
in I =
_
_
f (x, u, u/x, ...) dx le x non appaiono esplicitamente in f.
Le n relazioni di divergenza corrispondenti
i
u
i
x
= Div B
()
( = 1, 2, ...n)
sono indicate come relazioni dellenergia, poiche le leggi di conservazione
DivB
()
= 0 che corrispondono al problema variazionale corrispondono alle
leggi dellenergia, e i B
()
corrispondono alle componenti dellenergia. Si
ha quindi: Se I ammette il gruppo degli spostamenti, le relazioni dellenergia
sono improprie se e solo se I `e invariante rispetto a un gruppo innito, che
contenga il gruppo degli spostamenti come sottogruppo
25
.
Un esempio di tali gruppi inniti `e dato dal gruppo di tutte le trasforma-
zioni delle x e di quelle trasformazioni indotte delle u(x) nelle quali compa-
iono solo derivate delle funzioni arbitrarie p(x); il gruppo degli spostamenti
25
Le leggi dellenergia della meccanica classica e parimenti quelle della vecchia teoria
della relativit`a (nella quale
dx
2
va in se stesso) sono proprie perche in questo caso
non intervengono gruppi inniti.
21
risulta dalla specializzazione p
(i)
(x) =
i
; deve tuttavia rimanere indeciso,
se con esso - e per mezzo dei gruppi che risultano per variazione di I per un
integrale al contorno - sono gi`a dati i pi` u generali di questi gruppi. Trasfor-
mazioni indotte del tipo suddetto sottengono quando si sottopongono le u
alla trasformazione dei coecienti di una forma dierenziale totale, vale
a dire di una forma
ad
x
i
+
bd
1
x
i
dx
, e di solito si
sono considerate solo queste.
Un ulteriore gruppo del tipo prima dato - che per la presenza del ter-
mine logaritmico non pu`o essere nessuna trasformazione di coecienti - `e il
seguente:
y = x + p(x), v
i
= u
i
+ ln(1 + p
(x)) = u
i
+ ln
dy
dx
,
x = p(x), u
i
= p
(x)
26
, u
i
= p
(x) u
i
p(x).
Le dipendenze (16) saranno in questo caso:
i
_
i
u
i
+
d
i
dx
_
= 0,
e le relazioni dellenergia improprie saranno:
i
_
i
u
i
+
d(
i
+ cost.)
dx
_
= 0.
Un integrale invariante semplicissimo del gruppo `e:
I =
_
e
2u
1
u
1
u
2
dx.
Il pi` u generale I si determina per integrazione della equazione dierenziale
di Lie (11) :
f +
d
dx
(f x) = 0,
che, sostituendo i valori per x e u, purche si assuma che f dipenda solo
dalle derivate prime delle u, diventa
f
x
p(x) +
_
f
u
i
f
u
i
u
i
+ f
_
p
(x) +
_
f
u
i
_
p
(x) = 0
26
Da queste trasformazioni innitesime si calcola a ritroso la trasformazione nita
mediante il metodo illustrato alla ne del 4.
22
(identicamente in p(x), p
(x), p
1
u
2
)
_
u
1
u
2
,
e
u
1
u
1
u
2
_
,
dove indica una funzione arbitraria degli argomenti considerati.
Hilbert esprime la sua aermazione dicendo che la mancanza di leggi
dellenergia vere e proprie `e un segno caratteristico della relativit`a genera-
le. Perche questa aermazione valga testualmente, bisogna interpretare il
termine relativit`a generale in modo pi` u vasto del solito, estenderlo anche
ai gruppi prima considerati, dipendenti da n funzioni arbitrarie
27
.
27
In proposito si riconferma la correttezza di unosservazione di Klein, che il termine
relativit`a, usuale in sica, va sostituito con invarianza rispetto ad un gruppo. (Sui
fondamenti geometrici del gruppo di Lorentz. Jhrber. d. d. Math. Vereinig. Vol. 19, p.
287, 1910; pubblicato su phys. Zeitschrift.)