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MEZZOLARA PER LAMBIENTE CONFERENZA (Bagnarola/Budrio, 13.09.2012) BIO-DECADENZA.

. Il grande inganno del biogas Michele Corti* La minaccia da parte delle finte energie rinnovabili non finita; i progetti vanno avanti, e ci aspetta una campagna di lungo periodo contro questi interventi devastanti. Affronto subito gli aspetti delluso delle risorse e dellimpatto sul territorio; dellaspetto paesistico parleranno altri. Mi concentro su quello che sta succedendo nel mondo. La grave siccit di questanno, che ha interessato una vasta parte del pianeta (India, Russia, America ed Europa), ha giustamente creato non poco in allarme. Una contemporanea riduzione nella produzione di tutti i principali cereali e della soia fa s che tutto il mercato mondiale sia stato sottoposto alla stessa conseguenza: un aumento del prezzo di questi beni il quale provoca a sua volta laumento a cascata di quelli di tante delle materie prime che servono allagricoltura e agli allevamenti animali. Questi allevamenti sono gi pesantemente in crisi perch subiscono la concorrenza nelluso delle biomasse per la produzione di energia elettrica e di biocarburanti, che fa lievitare laffitto dei terreni e il costo dei foraggio. Per effetto della siccit il costo dei mangimi aumenter ulteriormente. Qui non siamo in una zona a vocazione zootecnica ma gli effetti negativi si avranno anche da noi. Lobiettivo di avere un pianeta che produce ancora cibo per tutti e quello di riavvicinare la produzione al consumo si scontrano con una tendenza in atto verso la superspecializzazione in agricoltura che dovrebbe essere riconsiderata o invertita. Dovrebbero essere coltivati cereali un po dappertutto. Nello stesso tempo bisogna evitare le produzioni forzate rispetto al clima; ad esempio, produrre grano duro in Canada ha costi molto pi elevati, in quanto si utilizzano molti pi diserbanti e pesticidi che nellarea del Mediterraneo, a causa del periodo vegetativo che assai pi lungo. Dietro queste specializzazioni esasperate ci sono forti consumi di energia non rinnovabile e di prodotti chimici. Altro esempio: le mele in Italia vengono coltivate in prevalenza nella Val di Non, riempita fino allinverosimile di pesticidi e il consumatore apprezza questa mela a causa di una martellante campagna promozionale. Bisognerebbe invece che anche le mele venissero prodotte un po dovunque; lo stesso vale per il latte, e non doverlo importare dallUngheria e dalla Polonia etc. Tutte le buone intenzioni dichiarate di riportare lagricoltura vicina al consumatore, riducendo i costi dei trasporti e quindi delle emissioni si scontra con la realt: se si spinge la produzione di biomasse a fini energetici tutte le altre forme di agricoltura vengono messe in condizione di grave sofferenza. Riavvicinare la produzione agricola al consumatore invece evita o riduce i costi delle catene commerciali, dei magazzini per la conservazione, risparmia lenergia che va spesa in trasporti etc. Dietro il biogas c, al contrario, la prospettiva della monocultura, c unagricoltura che produce solo mais e sorgo, cio quelle produzioni che danno come risultato la maggiore quantit di biomasse richieste dagli impianti. E lo fa con un grande consumo dacqua e di pesticidi. Quindi di bio in questi impianti c solo il nome. Se il biogas spinge a sprecare lacqua e lenergia fossile va nella direzione opposta rispetto allobiettivo di un uso oculato delle risorse. Il bilancio energetico di questi impianti (considerati trasporti, irrigazione, produzione di pesticidi etc.) minimo; in alcuni progetti presentati e fortunatamente non approvati era addirittura negativo.

Veniamo allacqua che un problema centrale perch, se si conferma la tendenza che sembra delinearsi dopo lestate del 2003 e quella del 2012, le precipitazioni tenderanno a diminuire e a concentrarsi in eventi violenti, cosa che non favorisce lagricoltura. Questestate abbiamo avuto delle brutte avvisaglie perch dove stato coltivato il mais per alimentare impianti a biomasse non si guardato al risparmio dellacqua. Questo dipende anche dal sistema col quale la si fa pagare. Da noi vige un sistema a superficie, cio si paga un tot ad ettaro indipendentemente dalle coltivazioni; come conseguenza chi preleva lacqua dal canale di irrigazione emiliano-romagnolo non indotto ad usarla in modo oculato. E infatti documentato che in alcuni casi i campi sono stati addirittura allagati, con lacqua che rimasta per diversi giorni nei fondi dei fossi. Se si va a vedere il consumo dacqua di questanno si scopre infatti che cresciuto ancora rispetto allanno della precedente grande siccit, il 2003. La ragione sta anche nel fatto che tra 2003 e 2012 diverse centrali sono entrate in funzione. E poich il biogas molto redditizio, il pericolo che si vada ad una concorrenzialit nelluso della risorsa acqua, capace di mettere ulteriormente in difficolt le altre forme di agricoltura. Il biogas va anche contro un altro obiettivo che viene da tempo proclamato, quello di valorizzare i prodotti tipici, come risorsa economica. In tutte le zone della pianura padana e altrove dove arriva il biogas le coltivazioni specializzate di maggior pregio, non importa se tutelate in vario modo, subiscono forti contrazioni. Il rischio per il futuro che intere produzioni sviluppate su superfici limitate spariscano del tutto. E siccome il biogas dura per 15 anni - il periodo in cui la tariffa onnicomprensiva verr fruita dagli speculatori questo periodo sufficientemente lungo perch molti prodotti locali vadano in crisi in quanto non raggiungeranno pi la quantit necessaria per inserirsi nella filiera a arrivare ai mercati. E anche gli agricoltori che inizialmente resistono, col tempo si troveranno senza mercato e cesseranno; di molte di queste coltivazioni non rester neppure la memoria. Forse qualcun altro, magari la Cina, imparer nel frattempo a copiarle. Ci accingiamo quindi a eliminare una risorsa estremamente importante non solo in termini di produzione agricola ma anche in termini di esportazioni: quelle che hanno retto negli anni e hanno sostenuto un po la bilancia commerciale sono state proprio le esportazioni agricole. E stata talmente grave la siccit in tutto il pianeta questestate, e i prezzi dei cereali stanno talmente aumentando, che la FAO ha chiesto la moratoria dei biocarburanti. Non bisogna fare confusione tra questi e il biogas; per se consideriamo che entrambi distolgono risorse dai consumi alimentari, in qualche modo il biogas peggiore perch il biocarburante pu avere una bassa resa ma viene realizzato in impianti industriali che possono lavorare ad un ritmo pi o meno intenso: se si decide di ridurre luso del mais per impianti di bioetanolo si pu farlo. Invece il biogas lavora in modo fisso, cio decine di tonnellate di biomasse devono entrare ogni anno per far funzionare il biodigestore il quale altrimenti non funziona. Dopo i 15 anni poi le preoccupazioni non si riducono, anzi aumentano. La paura che, tolte le sovvenzioni al biogas si inventino altre forme speculative di uso del terreno agricolo che potrebbero essere altrettanto negative se non di pi. Lopposizione a questa prospettiva deve pertanto essere assolutamente continuativa e non si deve abbassare la guardia. In primo luogo perch si stanno approvando molti impianti: la tariffa onnicomprensiva ancora in vigore e la scadenza entro cui completare la costruzione e la messa in funzione degli impianti stata spostata dal Governo, dal 31 2

dicembre 2012 al 30 aprile 2013. Un ulteriore regalo, forse dovuto al fatto che i progetti sono stati rallentati dalla reazione della gente etc. Per quelli che entreranno in funzione dopo il 30 aprile la tariffa sar inferiore ma ancora economicamente conveniente. Se non ci sar un forte movimento di opposizione continueranno a costruirne altri negli anni a venire. I comitati devono rimanere attivi anche per garantire il controllo del funzionamento di questi impianti, perch rispettino almeno le norme. Infatti c un atro rischio. Gli inceneritori incontrano una fortissima opposizione, le biomasse diventeranno sempre pi costose (crescono i costi dellacqua, laffitto dei terreni etc.) mentre gli impianti diventeranno sempre pi numerosi e voraci. La soluzione prospettata, nero su bianco, dalle lobby quello delluso dei rifiuti urbani per farli funzionare. Questo render impossibile il controllo: se gi difficile controllare gli impianti di trattamento e stoccaggio dei rifiuti, diventer quasi impossibile farlo con centinaia di piccoli impianti disseminati sul territorio, dove si arriva col trattore, che parte con un certo tipo di materiale e arriva con un altro. Gi oggi sono molti gli aspetti discutibili: ci sono biodigestori che lavorano con diverse matrici, tra cui scarti di diversa natura, alcuni dei quali molto negativi dal punto di vista della conservazione dei materiali e delle possibili contaminazioni biologiche. Tutto questo rende i digestati ancora pi pericolosi.
(*) Michele corti docente presso lUniversit degli studi di Milano dove insegna Sistemi Zootecnici e pastorali montani. Ha collaborato e collabora con diversi enti (Regione Lombardia, Regione Piemonte, Province di Co, Va, Bg, Tn, Comunit Montane, Ersaf, Irealp, Camera di Commercio di Vb) a progetti di caratterizzazione, tutela e valorizzazione di risorse pastorali, prodotti locali, nonch di sviluppo del turismo rurale.

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