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Indizi e ipotesi
Indizi Ipotesi
1) Il destinatario è il Duca Cosimo de’ 1) Dagli oggetti ritrovati si deduce che si
Medici. tratta di una donna.
2) Si annuncia la celebrazione di un 2) La persona in questione è originaria
matrimonio. della Spagna.
3) Abbiamo concluso che potrebbe
3) Si inviano oggetti legati al ricordo
trattarsi della futura sposa di
della terra natia.
Cosimo…
4) Il tono della lettera ci fa capire che chi
4) … Eleonora da Toledo.
scrive è innamorata del Duca Cosimo.
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Addì 15 Febbraio 1539
Vostra affezionatissima
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Un fantastico viaggio nella storia
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Bambini, mettetevi comodi,
rilassatevi, chiudete gli occhi e
preparatevi a compiere un tuffo
…nel passato…
“E’ primavera, un sole splendente illumina il cielo azzurro e l’aria è intrisa dal
profumo dei fiori appena sbocciati.
In lontananza, in fondo al viale che conduce a Poggio a Caiano, si intravede la
lettiga, seguita dal corteo nuziale.
Lungo il percorso il popolo saluta festoso la nuova duchessa, applaude,
accompagnando il battito delle mani con grida di gioia.
I servitori suonano la tromba, annunciando l’arrivo della futura sposa e del suo
seguito.
Improvvisamente il cancello si apre, le damigelle lanciano petali di rose e
s’inchinano al suo passaggio.
La lettiga, ricoperta di veli, si ferma all’ingresso principale.
All’interno Eleonora mantiene un atteggiamento regale, come si conviene ad una
vera duchessa; è felice e preoccupata al tempo stesso.
I veli si aprono e finalmente si intravede il volto pallido di Eleonora.
I capelli castani sono raccolti in una crocchia, sostenuta da una retina dorata,
adornata da tante piccole perline. Il giovane viso è ricoperto da una veletta, che
lascia intravedere soltanto i due grandi occhi marroni, che brillano per l’emozione.
Cosimo si avvicina.
E’ vestito con un abito verde rifinito in oro, ha la camicia di seta bianca, candida,
con una grande gorgiera intorno al collo, è avvolto in un lungo mantello di velluto
scuro, indossa un cappello con una grande piuma bianca.
Cosimo le porge la mano e l’aiuta a scendere. La giovane è vestita con un abito
rosso porpora.
La figura di Cosimo è imponente, spicca vicino all’esile corpo di Eleonora, che tiene
lo sguardo basso per la timidezza.
Il duca la guida su per la scalinata, ricoperta per l’occasione da un tappeto rosso;
insieme visitano le ampie sale della villa, poi la conduce in giardino e qui Eleonora
si toglie la veletta lasciando l’uomo senza parole per la sua straordinaria bellezza”.
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Nei panni di…..
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Mi sveglio la mattina e davanti alla porta trovo una pergamena in cui è scritto:
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Io, Cosimo de’ Medici, sono nato nel Mugello, mio padre era Giovanni dalle
Bande Nere, mia madre è Maria Salviati.
Ero sempre in giovane età, quando venni a sapere che mio padre era morto,
perché gli avevano tagliato una gamba con il moschetto.
Questo evento mi addolorò moltissimo.
Appena compiuti diciotto anni, mi nominarono governatore della Toscana.
Dopo un po’ di tempo, ordinai agli uomini di Cerreto Guidi e dei dintorni di
costruirmi una villa in quella zona, lavorando gratis per me.
Là andavo a caccia e mi divertivo con gli amici; cacciavamo volpi, tassi,
cinghiali, daini.
Avevo circa diciannove anni quando conobbi la prima figlia del vicerè di
Napoli, il cui padre si chiamava Don Pedro Alvares da Toledo, ma ella non
mi piacque molto.
<<Io so che voi avete anche una seconda figlia, potrei vederla?>>chiesi io.
<<Certamente. Eleonora vieni giù, qualcuno ti vuole vedere!>>disse Don
Pedro.
Eleonora rispose:
<<Sì, padre, vengo subito!>>
Appena Eleonora scese le scale, io rimasi incantato dalla sua bellezza e dal
suo splendore.
Ma proprio in quel momento Don Pedro mi chiese di sposare la sua prima
figlia, Margherita, che, rispetto a Eleonora, era molto più brutta.
Io presi per mano Eleonora e le chiesi di sposarmi, lei mi rispose con un
raffinato ma allo stesso tempo deciso: <<Sì>>
Oggi, 30 giugno1539, finalmente mi sposo con Eleonora.
Sono emozionantissimo, sono in viaggio per la chiesa di S. Lorenzo, a
Firenze, dove verranno celebrate le nozze.
Fuori dalla chiesa, il popolo festante lancia fiori.
Ebbi una vita molto felice con Eleonora. Dal nostro matrimonio nacquero
nove figli.
Quando lei morì, a circa quarantuno anni, io rimasi solo con la mia angoscia
e la mia disperazione.
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Sono nata in Spagna nel 1519.
Quando avevo circa tre anni, i miei genitori si sono trasferiti a Napoli, dove ho
trascorso tanti anni felici e spensierati.
Adesso sono abbastanza matura per decidere come spendere il resto della mia vita.
Almeno, così credevo…
Un giorno, quando non ero nemmeno dell’ umore giusto, mi arrivò un messaggio
sconcertante: mi si comunicava che io, Eleonora, figlia di Don Pedro Alvarez da
Toledo, ero stata scelta come sposa da un tal Cosimo de’ Medici.
Rimasi folgorata dalla notizia: io, Eleonora, figlia di Don Pedro Alvarez da Toledo,
ero perfettamente in grado di scegliere da sola il mio futuro marito.
Finsi di stare al gioco, ma dentro di me preparavo la battaglia: avrei mostrato a tutti
chi era Eleonora da Toledo!
Nei giorni seguenti mio padre mi fece sapere che ci sarebbe stata una grande festa in
mio onore, alla quale era stato invitato a partecipare anche il futuro sposo.
Mia madre, mia sorella, le damigelle, tutte le donne del palazzo, si mobilitarono per
trovare l’abito adatto da farmi indossare per l’occasione. La scelta cadde su un
vestito bianco, decorato con perle e pietre preziose di grande valore.
Mi lasciai vestire e pettinare, certa che, in qualche modo, sarei riuscita a non farmi
sposare da questo Cosimo.
Ma quando lo vidi…
… Allora sì che rimasi fulminata! Fu amore a prima vista…
Ed ora sono qui, nella mia lettiga, in viaggio per Poggio a Caiano, dove ci
incontreremo di nuovo, per non lasciarci mai più.
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Oggi 30 Giugno 1539 la mia piccola Eleonora si sposa.
Sono molto emozionata, perché io sono stata la sua balia.
Da oggi non dipenderà più da me.
Ricordo ancora i bei momenti trascorsi con lei a Napoli; quando andavamo a cavallo
insieme lungo le coste sabbiose e morbide, in riva al mare brillante; andavamo
anche a passeggio per il parco della villa, mentre suo padre andava a caccia con i
suoi soldati e i suoi amici.
Anche Eleonora questa mattina era molta emozionata. Mentre la vestivo, mi
raccontava che stava pensando a Cosimo e a quei momenti trascorsi con lui. C’era
stato così poco tempo per conoscersi! Chissà come sarebbe stato vivere a Firenze
con lui!
Per le nozze lei aveva indossato un abito bianco con delle perle sparse sul vestito,
una veletta racchiudeva una bellissima crocchia; e Cosimo, come sarebbe stato
vestito? Lei immaginava che Cosimo avrebbe indossato un abito nero ed una camicia
bianca sotto il vestito.
Ora sto andando a sedermi in San Lorenzo per la cerimonia nuziale; ancora pochi
minuti e poi entrerà la sposa…
Eccola, è così bella e radiosa! E anche Cosimo, sembra così innamorato!...
Dopo la cerimonia Eleonora e Cosimo salgono sulla lettiga guardandosi negli occhi,
felici, mentre i cittadini applaudono e lanciano il riso.
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“Ricordo di esser sempre stato vicino a Cosimo, fin da quando eravamo bambini; lo seguivo
dappertutto come un’ombra, fin da allora…
Eravamo inseparabili…
Ah, dimenticavo, mi chiamo Silvio Casanova, ho circa trent’anni e sono la guardia del corpo di
Cosimo, l’unica persona di cui può fidarsi ciecamente, a parte i suoi genitori…
… Ho sempre vivo nella memoria quando Giovanni dalle Bande Nere, padre di Cosimo, disse
alla moglie: “Butta giù mio figlio!” ….
Io rimasi a bocca aperta vedendo la madre buttare davvero dalla finestra il piccolo, che, tra il
sollievo generale, fu afferrato al volo dal padre.
Crescendo, siamo stati entrambi addestrati a combattere: sono contento di essere diventato
un soldato leale e coraggioso, perché in questo modo ho avuto l’opportunità di rimanere
ancora vicino al duca Cosimo e di condividere con lui i momenti più importanti dell’esistenza.
… E questo è uno di quei momenti…
Infatti, mi trovo qua, al castello di Napoli, ed ho il compito di accompagnare Eleonora, la
giovane e bella figlia del vicerè, a Poggio a Caiano, dove Cosimo aspetta, ansioso e
innamorato, di incontrare la sua futura sposa.
Ultimamente i nemici di Cosimo hanno organizzato numerose imboscate, per tentare di
eliminarlo; alcune settimane fa, durante un agguato, sono stato ferito alla gamba con un
coltello…
Beh, vi devo confessare che quella sera il mio aggressore ha compiuto la sua ultima azione…
Nonostante la ferita mi faccia ancora male, non potevo mancare al matrimonio.
Infatti, eccomi qua, fuori del portone di San Lorenzo, emozionato quasi quanto lo sposo, ma
con tutti i sensi all’erta: se qualcuno approfittasse dell’occasione per far fuori Cosimo, io sarei
pronto a rischiare nuovamente la mia vita per salvare la sua.
D’altronde, Cosimo è sempre stato il mio migliore amico!!!
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Io, Cosimo, sono nato nel Mugello. Sono figlio, come tutti sapete, di
Giovanni dalle Bande Nere e di Maria Salviati.
Un giorno, quando avevo circa due anni, la mamma mi buttò giù dalla
finestra… No, non era impazzita! Era stato mio padre ad ordinarle di
buttarmi! Ma neanche lui era diventato matto! Infatti, per fortuna, il
babbo era di sotto, pronto ad afferrarmi al volo!
La mamma aveva paura che non riuscisse a prendermi, la finestra era a
parecchi metri di altezza…
Erano circa le tre del pomeriggio: l’aria era profumata di pino e di
cipresso, si sentiva il cinguettio degli uccelli, ma in quel momento terribile
anche loro smisero di cantare e le persone presenti di respirare…
Già a sette anni andavo a caccia, dove c’erano cinghiali e grossi uccelli, e a
pesca di trote.
A diciotto anni ebbi l’incarico di governare la Toscana.
Per dimostrare che ero una persona importante, feci costruire alcune ville
nei luoghi che preferivo, sfruttando gratuitamente la manodopera locale.
Quando vidi per la prima volta Eleonora, rimasi fermo a guardarla, mentre
anche lei mi guardava. Era bellissima, elegante, con capelli e occhi scuri,
che si intravedevano appena sotto il velo che le nascondeva il viso.
Diventai rosso per l’emozione e il cuore mi batteva forte come un
tamburo. Decisi di sposarla subito, ma lei, che era spagnola, mi disse:
“Fra due anni… ”
Ci sposammo, infatti,quando io avevo vent’anni e lei sedici.
Ricordo ancora il giorno in cui Eleonora arrivò con il suo corteo alla villa di
Poggio a Caiano. Io l’aspettavo in fondo alla scalinata. Lei scese dalla sua
lettiga e percorse il lungo tappeto rosso; quando mi raggiunse, la guidai
nel giardino e qui, per la prima volta, potei ammirare la bellezza del suo
viso…
Sono morto dieci anni dopo di lei, ma, in realtà, il mio cuore ha smesso di
battere nello stesso istante in cui la mia Eleonora mi ha lasciato.
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Sono Benedetta, la balia di Eleonora.
Mi ricordo ancora quando mi fu affidata Eleonora, era appena nata, la mattinata era
serena, il cielo limpido. Nella stanza penetravano pochi raggi di sole, si riusciva a
intravedere Eleonora: era il 1519. Tutti aspettavano con grande ansia di dare il
benvenuto alla piccola.
Ormai era grande, aveva 16 anni quando seppe che sua sorella si doveva sposare con
un certo duca Cosimo de' Medici. Eleonora mi parlava sempre di come sarebbe stato
il suo futuro cognato. Era giunta ormai l'ora dell'incontro ufficiale tra Cosimo e la
famiglia di Isabella da Toledo. Eleonora fissava Cosimo con grande stupore, Cosimo
vedendo Isabella e Eleonora, capì l'enorme differenza, io lo dicevo sempre che
Eleonora era bella, intelligente e una brava cavallerizza, a differenza di sua sorella.
Ogni sera, mentre pettinavo i suoi meravigliosi e lunghi capelli neri, mi diceva
sempre:<<Benedetta credo di essermi innamorata di Cosimo e credo che pure lui lo
sia di me>>. Infatti qualche settimana dopo arrivò una lettera da parte di Cosimo,
iniziai a leggerla ad Eleonora:
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Io, Eleonora da Toledo, stavo dormendo nel mio letto a baldacchino di un colore
roseo, quando sentii bussare alla porta.
Era la mia balia, Maddalena dei Medici, venuta a svegliarmi; erano le otto del
mattino, la mia colazione mi attendeva; prima però dovevo vestirmi. Indossai un
vestito nero perlato, mi diressi verso il salone dove si trovava un tavolo lungo circa
cinque metri, era la stanza dove si cenava, pranzava e dove si faceva colazione. Mi
sedetti su una sedia molto ingombrante, ne occupavo solo la metà.
Nella grande sala tutta la famiglia si era riunita, tranne mio padre, che stava
tornando da un lungo viaggio a Poggio a Caiano. Non sapevo per quale motivo, ma
speravo che arrivasse il più presto possibile.
Ad un certo punto le trombe annunciarono il suo ritorno. Mio padre aveva un’aria
molto allegra, non era mai stato così felice. Mi prese per mano e, correndo, mi
trascinò nella sala dove tutta la famiglia si riuniva a parlare; preso dalla gioia mi
disse:
“Figlia mia, lo so che sei giovane, ma ti attende un matrimonio”.
Io rimasi stupita, pensavo di sposarmi più tardi, invece è capitato così.
Colta di sorpresa, mi rinchiusi nella mia camera insieme alla mia balia, per
chiederle dei consigli.
Quella giornata mi sembrò tanto lunga; alla sera Maddalena mi mise la vestaglia e
andai a letto. Per tutta la notte la mia mente pensava solo a come poteva essere il
mio futuro sposo.
La mattina seguente rimasi a letto fino all’ora di pranzo. Mancavano solo tre giorni
al ricevimento nella grande villa di Poggio a Caiano, dove sarebbe stato annunciato
ufficialmente il mio matrimonio.
Il tempo passò velocemente. Arrivò il grande giorno.
Partii con la mia lettiga verso la villa di Poggio a Caiano e lì incontrai per la prima
volta Cosimo…
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IN QUESTO MOMENTO SONO IN VIAGGIO PER NAPOLI E STO ANDANDO A
PRENDERE ELEONORA, CHE PRESTO DIVENTERÀ LA MOGLIE DEL DUCA.
MI CHIAMO GIANLUCA ALESSANDRI E FIN DA PICCOLO SONO STATO IL
MIGLIORE AMICO DI COSIMO; ADESSO SONO ANCHE IL SUO MIGLIOR
SOLDATO. PER ME È UN GRANDE ONORE ESSERE UN SOLDATO DEL DUCA.
ECCO, FINALMENTE SONO ARRIVATO AL CASTELLO.
QUANDO SONO SCESO DA CAVALLO, SONO RIMASTO SENZA PAROLE: NON
CREDEVO CHE LA FUTURA MOGLIE DI COSIMO FOSSE COSÌ BELLA. ORA
CAPISCO PERCHÉ HA TANTA FRETTA DI SPOSARLA!
DURANTE IL VIAGGIO CHE LA CONDUCEVA A POGGIO A CAIANO, ELEONORA
ERA MOLTO EMOZIONATA.
FINALMENTE È ARRIVATO IL GIORNO DEL MATRIMONIO.
IO ASPETTERÒ FUORI DAL PORTONE, PERCHÈ NON POSSO ASSISTERE ALLA
CELEBRAZIONE, DEVO VEGLIARE SULLA LORO SICUREZZA. MA,
NONOSTANTE CIÒ,SONO UGUALMENTE MOLTO FELICE PER COSIMO ED
ANCHE PER ELEONORA.
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Sono così emozionata…
Oggi è il 30 giugno del 1539.
E’ il giorno delle nozze di Eleonora e Cosimo I° .
Sono talmente felice per Eleonora che mi viene da piangere; le lacrime mi sfiorano
la pelle. E pensare che si sposa a soli 17 anni…
Ripenso ancora al giorno in cui è nata, da Don Pedro Alvarez da Toledo e Maria
Francesca I, nel 1519.
Fin dalla sua nascita sono stata la sua balia e sono sempre stata orgogliosa di
esserlo.
Mi ricordo ancora i momenti più belli vissuti con la piccola Eleonora; quando la
mattina la svegliavo, aprivo le tende di velluto rosso e lei mi sussurrava:
“Mia cara balia, il sole è troppo forte per i miei occhi, accosta le tende, per favore.”
“Io sono la tua balia e ho il compito di lavarti, vestirti e tan…”
Lei mi interrompeva sempre dicendo:
“Balia Bea, mi ripeti sempre le stesse cose, ormai conosco a memoria i tuoi doveri.”
Io non continuavo il discorso e iniziavo a vestirla.
Quando le mettevo il bustino faceva così tanti capricci!!!
Era davvero tremenda; dopo questa impresa me ne aspettava un’altra ancor più
tremenda, le dovevo pettinare i capelli. Appena appoggiavo la spazzola sulla sua
testa, iniziava a strillare inferocita, a volte mi arrabbiavo, ma dentro il mio cuore
sentivo molto amore verso di lei.
Tutte le primavere andavamo a fare delle lunghe passeggiate e a vedere i fiori che
sbocciavano; Eleonora amava molto la natura, il profumo dei fiori, il silenzio e,
soprattutto, il cinguettio degli uccellini.
Eleonora è stata come una figlia per me; adesso avrete capito perché sono così
emozionata nell’assistere alle sue nozze!
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Nei panni di…
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Buongiorno, sono la dama di compagnia di Eleonora, il mio nome è Sophie e adesso voglio raccontarvi
quanto forte fosse il mio legame con la duchessa.
Era una mattina splendente, il sole accecava gli occhi. Eleonora si trovava nel grande gazebo a godersi il
panorama di Firenze. Io, come al solito, le ero accanto e parlavamo del più e del meno. Ad un certo punto
Eleonora si alzò e mi propose di andare a cogliere dei fiori in un grande prato per farci una collana; questo, del
resto, era il nostro passatempo preferito. Ne raccogliemmo un bel mazzo, poi lasciammo i fiori sotto il gazebo
e facemmo una lunga passeggiata.
Fu in quel momento che lei incominciò a parlare di cose importanti.
Eleonora mi raccontò dei suoi figli e di Cosimo.
Intanto Giovanni e Garzia erano a caccia. Loro due si divertivano ad ammazzare i fagiani; al ritorno dalle loro
battute di caccia ne portavano a casa in gran quantità e la sera organizzavano banchetti succulenti a base di
cacciagione.
Mentre stavamo chiacchierando, le sue damigelle la chiamarono per darle una missiva da parte di Cosimo.
Nel bigliettino si diceva:
Appena ebbe finito di leggere, Eleonora scappò via piangendo disperatamente e si chiuse in camera.
In quel momento, pensai che fosse meglio lasciarla sola, per darle modo di sfogare la sua profonda tristezza,
così me ne andai.
Il giorno dopo tornai per vedere come stava, se era tornata ad essere più serena.
Aprii lentamente la porta e con discrezione entrai nella sua camera.
Nella stanza tutto era in disordine, tranne il letto di Eleonora, sul quale lei era distesa.
Pensavo stesse dormendo, le misi la mano sul cuore e scoprii che non batteva più. A quel punto capii che era
morta.
Chiamai il medico.
Il medico arrivò, entrò in camera, la vide, posò la valigetta e iniziò a visitarla.
Cominciò dal polso e provò a sentire il battito del cuore, ma non batteva, le aprì la bocca per vedere se aveva
ingerito dei farmaci, ma nulla.
Ad un certo punto disse, con la voce rotta dal pianto, che era morta.
Ripensai a ciò che era accaduto il giorno precedente; rividi la sua disperazione e capii che il suo cuore non
era riuscito a sopportare il dolore di quell’atroce dubbio.
In quel momento ero sconvolta per la perdita della mia più cara amica, ma ero anche piena di rimorsi: forse se
l’avessi seguita e le fossi stata vicina in quel momento così triste, avrei potuto darle un po’ di conforto, evitare
che tutto questo succedesse…
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M i svegliai la mattina e davanti alla porta trovai una pergamena in cui era
scritto:
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Nell’ottobre del 1562 successe una cosa terribile…
Ecco quel che accadde…
Una mattina d’autunno, con un vento che portava via le foglie, ci siamo svegliate e
vestite in fretta per preparare, come al solito, la colazione a Eleonora, la nostra
duchessa.
Con il vassoio in mano, ci siamo dirette verso la sua camera.
Ad un certo punto, abbiamo visto il duca Cosimo che saliva le scale di fretta per
andare a salutare Eleonora, come faceva sempre prima di uscire.
Ma Eleonora non rispondeva, probabilmente stava ancora dormendo.
Cosimo allora scese in sala da pranzo, dicendo che sarebbe salito di nuovo dopo aver
fatto colazione a sua volta.
Arrivate davanti alla porta della signora, con le mani sollevate nell’atto di bussare,
abbiamo avvertito uno strano rumore provenire dalla camera. L’abbiamo chiamata, le
abbiamo chiesto se andava tutto bene, ma lei non ci ha risposto. Ci siamo fatte
coraggio e siamo entrate: Eleonora era distesa per terra, pallida e immobile.
Abbiamo chiamato a gran voce il duca, che è accorso subito, l’ha sollevata tra le
braccia e l’ha deposta amorevolmente sul letto, rimanendo inginocchiato accanto a lei
fino all’arrivo del dottor Gerolamo Mercuriale. Egli, dopo averla visitata, ha scosso la
testa con tristezza e ha detto:
“Mio duca, la nostra bella e dolce Eleonora ci ha lasciato.”
Per Cosimo è stato un momento di tremendo dolore. E’ rimasto immobile, come se
fosse morto anche lui.
Piangendo, siamo scese in cucina per preparare una camomilla, nel tentativo di
calmare un po’ la disperazione che ci aveva colpito alla tragica notizia della morte
della duchessa.
Tutti erano molto addolorati: Messer Mercuriale, le damigelle di compagnia, Cosimo;
se n’era andata una paziente, un’amica, una grande duchessa, ma, soprattutto, la
donna amata.
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“Sono molto triste per la morte di Eleonora, nel profondo del mio cuore sento un
dolore così forte che mi si spezza il cuore.
Io sono sempre stata la dama di compagnia di Eleonora, fino a quel maledetto giorno
dell’ottobre del 1562.
Ero la sua migliore amica, mi confidava sempre tutto ed ero presente anche al
momento della sua morte.
Nell’attimo più disperato della sua vita, lei mi confidò che si sentiva così male perché
non poteva credere alla versione del duplice omicidio. Si diceva infatti che Garzia,
durante una battuta di caccia, avesse ucciso suo fratello Giovanni e si mormorava
inoltre che Cosimo, per fare giustizia, avesse a sua volta ucciso Garzia.
L’ultima volta che la vidi, fu quando la deposero nella sua bara, per seppellirla nella
cappella di San Lorenzo.
Anche se il suo medico di fiducia afferma che la sua morte è stata causata dalla
malaria, io continuo a pensare che sia morta di crepacuore, perché la morte di due
figli è una sofferenza troppo forte da sopportare per il cuore di una giovane madre.
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Il giorno 17ottobre del 1562, andai a visitare urgentemente
Eleonora.
Eleonora si sentiva male, la visitai attentamente e dopo tante
osservazioni scoprii che era affetta da malaria: era, infatti, pallida,
respirava a fatica e non riusciva più a parlare.
I sintomi erano chiari, non poteva che essere malaria. Uscii dalla
stanza e andai a parlare con la damigella di corte e con la sua dama
di compagnia e comunicai loro che Eleonora ormai aveva pochi
giorni di vita. La situazione era estremamente grave, pregai quindi
la servitù di avvisare immediatamente il Granduca.
Quando a Cosimo giunse la notizia che Eleonora stava molto male,
corse subito da lei. Era disperato, non l’avevo mai visto in quelle
condizioni. Provai a consigliargli di portare Eleonora in un posto
dove potesse respirare aria più pulita, gli suggerii di farla
soggiornare in una località marina, anche se credevo che non le
sarebbe servito per guarire. Purtroppo pochi giorni dopo, quando la
damigella di corte andò a svegliarla, la trovò morta.
La notizia della morte della Granduchessa mi giunse mentre ero in
viaggio; la cosa non mi sorprese, sapevo che le sue condizioni erano
molto gravi, ma la sua perdita mi causò ugualmente una gran
tristezza. Eleonora era una donna giovane e bella, intelligente e
sensibile, il Granduca e la Toscana avevano ancora bisogno di lei.
In quel momento pensai che la sua morte avrebbe avuto
ripercussioni sul governo della città e in effetti nei mesi successivi la
disperazione di Cosimo gli impedì di assolvere ai suoi compiti e
così fu per molto tempo. Il Granduca era profondamente
innamorato e nella sua vita non riuscì mai a dimenticare la sua
amata sposa.
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<<Eleonora cosa hai? In questi giorni ti vedo un po’ giù!>>
<<Sai, Ginevra, in questo periodo mi fa male proprio qui: in mezzo ai
polmoni>>.
<<Vuoi che ti chiami un medico?>>
<<No, grazie, e per adesso questo deve rimanere un segreto fra me e te>>.
Si sentì bussare alla porta, era Cristina che veniva a mettermi la camicia da
notte.
Ginevra mi salutò dicendomi che si stava facendo tardi e che lei doveva
andare a dormire.
Appena Ginevra fu fuori dalla stanza, Cristina iniziò a pettinarmi e a
mettermi la camicia da notte.
<<Ciao Eleonora, verrò domani a svegliarti presto per il controllo
semestrale del dottor Gerolamo Mercuriale>>
Cristina mi salutò.
La mattina dopo arrivò il dottore nella stanza:
<<Buon giorno, cominciamo con la visita, signora duchessa?>>
<<Sì, va bene, leviamoci il pensiero!>>
Il dottore iniziò il controllo: prima osservò le urine e disse che erano
piuttosto rossicce, poi le assaggiò e commentò che erano aspre, annusò le
feci ed esclamò che avevano un odore forte.
<<Qui ci vuole un salasso>>disse deciso il dottore.
Fatto il salasso, mi impose di andare a Pisa per l’inverno, dove l’aria era
mite e là il mio malessere avrebbe potuto placarsi.
In questo momento mi trovo a Pisa con i miei tre figli Garcia, Ferdinando
e Giovanni. Siamo arrivati alla villa, i miei figli sono andati ad una battuta
di caccia.
<<Signora, signora, corra presto, Giovanni è morto!!>>
Nel frattempo è arrivato anche Cosimo, il suo viso è molto triste.
Tutti mi sentono sussurrare:
<<Come avete potuto farmi questo?!...>>
Prima di cadere a terra, vidi gli sguardi di quelli che mi circondavano:
erano sconvolti e pieni di lacrime, molti cercavano di calmare Cosimo, ma
lui non voleva parlare con nessuno.
In quel momento sentii una fitta al cuore e...
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Io sono la dama di compagnia di Eleonora, mi chiamo Marilù.
Nell'ottobre del 1562 successe una cosa terribile.......
Era un pomeriggio piovoso, quando sentii piangere Eleonora.
Ero preoccupata,perciò andai nel corridoio, davanti a me c'era la
porta di camera di Eleonora; l'aprii piano piano, vidi Eleonora
pallidissima sul letto.
Era molto impaurita, le andai vicino, mi sedetti sul letto e le chiesi
perché piangesse. Non mi rispose, ma capii che era molto
sofferente.
Uscii dalla camera e andai in cucina, preparai una camomilla e la
portai ad Eleonora.
Lei la bevve e si calmò un po’. Poi, singhiozzando, mi disse che
aveva un brutto presentimento.
In quel momento arrivò la Damigella di Corte, che posò una
lettera sul letto; Eleonora l'aprì e la lesse ad alta voce. C'era scritto
questo:
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Oggi 13 Ottobre 1562 sono andato dalla Duchessa Eleonora, perchè non
stava tanto bene.
Arrivato a palazzo mi annunciarono alla Duchessa, che mi fece entrare
subito in camera sua; la vidi molto ammalata.
Le controllai le feci e le urine;le feci erano secche,le urine invece erano aspre
e rossicce. Queste cose in realtà non si dovrebbero verificare, così le praticai
un salasso; il suo sangue era molto scuro, opaco e denso.
A questo punto cominciai a ragionare e scoprii che si trattava di malaria,
quindi decisi di mandarla a Pisa per farle respirare aria buona, anche se
pensavo che non sarebbe guarita.
La Duchessa seguì i miei consigli, ma le sue condizioni non migliorarono e
dopo qualche mese morì.
Ero molto dispiaciuto per lei; la mia diagnosi però era giusta.
Per quanto riguarda Cosimo, era come morto anche lui, gli si era spezzato il
cuore; dalla morte di Eleonora non era più attivo come prima, era così
distrutto che passava la maggior parte del tempo chiuso in camera sua. Non
parlava con nessuno e usciva solo per mangiare.
L’ultima volta che lo vidi fu poco prima della sua morte, dieci anni dopo
Eleonora.
Durante gli ultimi anni della sua vita continuai a essere il medico di fiducia
di corte, ma mai seppi trovare una medicina per curare il suo mal d’amore.
Senza la sua amata moglie si sentiva solo e senza il suo sostegno era debole e
incapace di prendere qualsiasi decisione.
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Il mistero della morte di Eleonora
Abbiamo ascoltato con grande attenzione i testi prodotti da ogni gruppo ed abbiamo
osservato che tutti i lavori erano stati svolti con grande motivazione; i racconti
ottenuti sono così risultati accattivanti e coinvolgenti.
Dalla lettura è emerso, inoltre, che un gruppo aveva individuato due possibili cause
della morte di Eleonora.
La prima ipotizza che la Duchessa e i figli siano morti in seguito ad un’epidemia di
malaria; nella seconda, invece, si suppone che Eleonora sia morta di crepacuore per
una tragedia familiare, secondo la quale Garzia avrebbe pugnalato il fratello
Giovanni, e Cosimo, in un impeto d’ira, avrebbe, a sua volta, ucciso il figlio Garzia.
A questo punto ognuno di noi ha espresso la propria opinione: si sono formati così
due schieramenti.
Nella fase successiva del percorso ciascuno dei due gruppi cercherà, sulla base delle
notizie raccolte, di individuare gli elementi necessari a sostenere la propria tesi.
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Processo in aula
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Signor giudice, signori della corte,
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Signori giudici, signori giurati…
Secondo le prove in nostro possesso Eleonora da Toledo è sicuramente morta di
malaria.
A tale conclusione siamo arrivati perché, nel Cinquecento, questa malattia era
difficile da curare, in quanto non erano stati ancora scoperti rimedi capaci di
contrastarne l’evoluzione.
Qualche tempo fa, svolgendo ricerche presso il museo degli “Uffizi”, abbiamo
casualmente rinvenuto il diario del grande fisiatra Gerolamo Mercuriale.
Sfogliandone le pagine, ci siamo imbattuti in un documento di eccezionale valore
storico, di cui riportiamo alcuni passi:
“ Oggi mi sono recato a visitare la duchessa Eleonora, stava molto male, accusava
forti dolori ai polmoni e alla testa, aveva abbondante sudorazione. Ho provveduto a
controllare le feci, queste apparivano secche, le urine invece erano aspre e scure. I
sintomi non erano per niente incoraggianti.
Decisi allora di farle un salasso, ma non produsse gli esiti sperati. Sospetto che si
tratti di quartana.
Seguirò il decorso della malattia e nei prossimi giorni potrò essere più preciso…”
Questa testimonianza ci conferma che Eleonora soffriva di malaria.
A sostegno di questa tesi, possiamo citare che il nostro territorio era allora paludoso,
basti pensare che il Padule di Fucecchio si estendeva fino alle pendici di Cerreto
Guidi. Esistono, inoltre, numerosi documenti che riportano notizie secondo le quali,
in quegli anni, in Toscana, erano largamente diffuse epidemie di malaria.
Infine, come ulteriore prova, abbiamo motivo di ritenere che, viste le sue precarie
condizioni di salute, la duchessa non sia stata informata della disgrazia capitata ai
suoi figli.
Quindi, a conclusione di questa arringa, signori giudici e signori giurati, possiamo,
senza alcun dubbio, sostenere che Eleonora da Toledo è morta di malaria.
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Supplemento d’indagine
Dalla lettura delle due documentazioni è emerso che gli argomenti portati a sostegno
delle tesi risultano ugualmente convincenti, tanto che, in entrambi gli schieramenti,
alcuni bambini hanno cambiato opinione.
Prima di emettere il verdetto, i giudici hanno perciò ritenuto opportuno ordinare un
supplemento d’ indagine.
Soltanto dopo aver esaminato altre prove, la corte depositerà la sentenza…
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… Ecco il verdetto
Addì 31 marzo
…malaria.
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