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ENCICLOPEDIA EINAUDI [1982]

LINGUAGGIO
Judith Aissen_Jorge Hankamer - AMBIGUIT Jean Sumpf - COMPETENZA/ESECUZIONE Morris Halle - FONETICA Jorge Hankamer - GRAMMATICA Giulio C. Lepschy - LESSICO Luigi Rosiello - LINGUA Giulio C. Lepschy - LINGUA/PAROLA Gino Baratta - LINGUAGGIO Noam Chomsky - LINGUAGGIO Morris Halle_Sameul Jay Keyser - METRICA Diego Marconi - SEMANTICA Richard Carter_Pierre Jacob - SENSO/SIGNIFICATO Giulio C. Lepschy - TRADUZIONE Giorgio Raimondo Cardona - UNIVERSALI/PARTICOLARI pag.4 pag.21 pag.29 pag.42 pag.65 pag.77 pag.104 pag.110 pag.116 pag.140 pag.156 pag.171 pag.183 pag.190

Lingua

I.

La nozione.

Una denizione del concetto di lingua che sia valida per ogni tipo di linguaggio naturale e applicabile a ogni universo linguistico storicamente determinato una conquista abbastanza recente della scienza linguistica, non solo perch recente lo studio delle lingue con metodi empiricamente adeguati, ma perch tale studio ha richiesto Felaborazione di un concetto teorico di lingua che ha permesso di analizzare sistemi linguistici diversi sia nel tempo sia nello spazio. Da sempre, cio, storicamente parlando, dall'antichit non solo classica occidentale, le lingue, anzi le lingue madri (in ogni civilt lo studio linguistico muove dall'analisi della lingua madre), sono state studiate secondo un certo concetto soggiacente di lingua che ha permesso di creare diversi modi di analisi in funzione di ci che si voleva ottenere: la trasmissione (orale o scritta) di una certa tradizione religiosa e culturale, la messa a punto di strumenti di comunicazione idonei allorganizzazione politica della classe dominante, l'uso della lingua come strumento logico dell'analisi del pensiero, ecc. Lo studio delle lingue 0 delle lingue madri sempre avvenuto secondo un certo concetto di lingua elaborato in base a motivazioni di carattere ideologico, culturale, politico prima che strettamente linguistico. Il concetto universale e oggettivo di lingua come sistema comunicativo di segni, socialmente e storicamente determinato, , come s' detto, un risultato abbastanza recente della scienza linguistica che solo nellepoca moderna ha elaborato teorie e metodi in grado di assumere come oggetto delle proprie analisi i dati linguistici (scritti e parlati) empiricamente denibili.
1.1. Scritto e parlato.

In realt nel fare la storia degli studi linguistici, vale a dire dei vari modi approcci che si sono succeduti nel tempo, si fa in effetti, prima di tutto, la storia dei concetti di lingua che hanno rappresentato nel tempo gli oggetti delle analisi logiche, grammaticali, lologiche, ecc., che nelle varie epoche e nelle diverse civilt hanno caratterizzato i vari atteggiamenti che le singole culture hanno tenuto nei confronti dei propri modi di espressione linguistica. Fin dalle prime analisi linguistiche condotte sulle lingue madri sia direttamente, come il caso delle analisi fonetiche e morfologiche degli antichi gramrnatici indiani, sia indirettamente, come il caso delle analisi delle unit signicative, implicite nell'elaborazione di sistemi di scrittura ideograca (egiziana, cinese, ecc.), emerge una concezione dello strumento comunicativo come patrimonio culturale di una classe al potere che individua nella comunicazione linguistica (parlata e scritta) uno st-rumento del proprio dominio fondato
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sull'organizzazione (burocratica, scolastica, ecc.) di una casta di intellettuali a cui adato il compito della trasmissione di una certa tradizione culturale e dell'elaborazione degli strumenti comunicativi idonei a consolidare l'ideologia della classe dominante. La creazione e l'adozione di sistemi di scrittura ideograca, come ad esempio quello cinese o quello egiziano, implicano l'organizzazione culturale di una casta di funzionari, gli scribi, altamente qualicati e particolarmente addestrati in apposite scuole in cui veniva impartito un severo insegnamento; cos come le acute analisi fonetiche e grammaticali di Pnini e degli altri grammatici indiani condotte sulla lingua dei testi vedici postulano un certo tipo di organizzazione dellinsegnamento scolastico destinato a coloro cui era affidato il compito della trasmissione (orale e scritta) dei testi della lingua perfetta , il sanscrito. Se vero, come afferma acutamente il l\/Ieillet, che lastruttura dellalingua ha condizionato ogni invenzione decisiva nello. sviluppo della scrittura, come si pu vedere ad esempio nell'evoluzione della scrittura egiziana da un sistema logografico a certi modi di notazione sillabica (evoluzione non vericatasi per esempio nella scrittura cinese), pu essere anche vero (ma sarebbe da vericare con approfonditi studi) che la ssazione di norme di scrittura ha rappresentato una certa stilizzazione dell'uso linguistico e ha altres inuito nella ssazione di una norma di lingua colta. Insomma, lf assunzione del sistema linguistico come sistema privilegiato di comunicazione culturale implica la ssazione di una norma scritta e parlata direttamente funzionale agli interessi di una classe dominante al potere, come notava Gramsci, stabilendo un parallelo tra la funzione del latino medievale in Occidente e la funzione del sistema di scrittura cinese: Per alcuni aspetti la situazione cinese pu essere paragonata a quella dell'Europa occidentale e centrale nel, Medio Evo, ajl cosmopolitismo cattolico cio, quando il mediolatino" era la""li'nguavdelleilclassi dominanti e dei loro intellettuali: in Cina la funzione del mediolatino svolta dal "sistema di scrittura, proprio delle classi dominanti e dei loro intellettuali [i930-32, p. 5 58].

I.1.1. Logica

grammatica.

Anche nella tradizione del pensiero linguistico occidentale il concetto di 'lingua colta' costituir per una lunga tradizione, che risale all'antichit greca, Foggetto delle analisi e delle teorizzazioni grammaticali che assumono la lingua della classe dominante come strumento di conoscenza del pensiero o come strumento di persuasione, nelle due tradizioni losoche platonico-aristotelica e sofistica. Platone e Aristotele infatti assunsero la lingua soprattutto nel suo aspetto semantico e individuarono i componenti signicativi fondamentali della frase, mentre i sosti colsero l'aspetto pragmatico del linguaggio intendendo la comunicazione linguistica come incidenza sul comportamento umano. Aristotele definisce gli elementi del discorso (lgos) distinguendo quelli signicativi da quelli non-signicativi a seconda che abbiano 0 meno un significato per se stessi. Dal punto di vista logico-semantico egli prende in considerazione gli elementi signicativi, il nome (noma) e il verbo (rhma), gi indi\

viduati da Platone, quelli, cio, che formano la frase dichiarativa (lgos apophantks) a cui si attribuiscono valori di verit o falsit in sede di analisi logica, senza con ci escludere altri tipi di discorso a cui non si applicano valori di verit. E tale distinzione operata da Aristotele all'interno del concetto di `lgos significativo' gli permette di fondare e delimitare linguisticamente l'ambito della logica e di inaugurare quella tradizione di pensiero logico-semantico che si ritrover sviluppata nella scolastica medievale. Ma, come si sa, chi diede il maggior impulso alla linguistica greca vera e propria furono gli stoici che svilupparono la concezione della lingua (greca) come strumento ed espressione del pensiero, inaugurando una tradizione di studi fonetici e grammaticali che giunger, insieme alla tradizione aristotelica, no all'analisi del discorso della logica medievale e della tarda scolastica. Con la linguistica stoica si instaura definitivamente quella identicazione tra il concetto di 'lingua' e il concetto di 'lingua scritta', di lingua colta (della classe dominante) che attraverso la latinit, il medioevo, il rinascimento giunger no alla sistematizzazione grammaticale seicentesca di Port-Royal. A proposito della linguistica stoica stato giustamente affermato che, come la fonologia greca si fondava sulla pronuncia delle lettere dell'alfabeto greco, cos la grammatica greca si concentr sulla lingua scritta, per lo pi lattico degli autori classici [Robins 1967, trad. it. p. 45]; e lo studio grammaticale presso gli alessandrini venne inteso in senso analogistico e in funzione dell'analisi lologica dei testi degli autori classici (Omero, ecc.). In Dionisio Trace, autore della prima grammatica greca giunta no a noi, si trova infatti questa definizione: La grammatica la conoscenza diretta di ci che generalmente detto presso poeti e prosatori. Se si pensa che lo schema grammaticale di Dionisio Trace ha rappresentato un modello, diretto 0 indiretto, a cui si rifatta tutta una tradizione di grammatiche che giunge no a quelle delle lingue occidentali moderne, si avr la misura di come e di quanto la lingua intesa esclusivamente come lingua scritta, lingua letteraria abbia rappresentato l'oggetto privilegiato di analisi e di studio grammaticale e linguistico nella Cultufa OficldentaleLa linguistica romana, debitrice in larga misura al pensiero greco del proprio modo di grammaticalizzare la lingua latina, conferma denitivamente, per la tradizione che inaugurer, il carattere letterario e scritto dell'oggetto delle proprie analisi: la denizione della grammatica data da Varrone, nei libri conservatici del De lingua latina, sembra parafrasare quella di Dionisio Trace; la funzione assegnata da Quintiliano alla grammatica quella di una propedeutica allo studio letterario e all'educazione retorica. Il compito che i grammatici latini si assegnarono fu principalmente quello di trasferire e adattare le categorie del sistema grammaticale greco, cos come era stato elaborato dagli stoici, da Dionisio Trace, da Apollonio Discolo, ecc., alla grammatica della lingua letteraria degli scrittori latini, con una certa consapevolezza delllafnit dei due sistemi linguistici nelle loro espressioni colte. Pare che Varrone conoscesse le fonti stoiche della grammatica greca, ma il modello diretto a cui si rif, pur con una certa indipendenza e originalit, Dionisio Trace

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da cui mutua e traduce Schemi e terminologia (a iui si deve ii termine mms accusatr-,vus ehe e un errore di traduzione dei termine di Dionisio ai-ti-atik ptss Caso causativd con riferimento al Concetto di <CauSa espresso dalla pa_

rola greca ata assunta erroneamente nell'altro signicato di 'accusa'). A circa sei secoli di distanza il grammatico latino Prisciano, nelle sue monumentali Insttutiones grammaticae, si attiene con maggior aderenza, nel suo intento di traduzione e adattamento alla lingua latina, alle categorie grammaticali dei modelli di Dionisio Trace e di Apollonio Diseoio dal quale mutua e Sviluppa lo schema di analisi sintattica. La grammatica di Prisciano, riprodotta in parecchie centinaia di manoscritti, ebbe unenorme fortuna e costitu il fondamento dello studio e dell'insegnamento della lingua latina che dal medioevo in poi sar- ancora per alcuni secoli la lingua della cultura della classe dominante e che costituir il fondamento universale di analisi per la costruzione* delle grammatiche delle lingue moderne (non si dimentichi che ancora oggi molta terminologia grammaticale e esemplata sulla grammatica latina). Tutta l'opera dei grammatici latini, soprattutto quella del tardo periodo classicistico, altro non che una descrizione dell'uso letterario della lingua degli scrittori e urntroduzione aipapprendimento di tale uso linguistico: Viene con ci perpetuata e consegnata alle epoche posteriori la concezione della lingua inteSa come lingua Scritta, come lingua della classe C01ta_ Si pu dire che nella storia del concetto di 'lingua' e nella storia della linguistica il medioevo sta a rappresentare il momento cruciale in cui l'ideologia universalistica assegna definitivamente al latino il primato di lingua scritta della cultura dominante e il ruolo di fondamento alla costruzione di una teoria logico-semantica della grammatica ispirata ai principi della losoa aristotelico-tomistica e praticata poi universalmente sia nel tempo (no all'et moderna), sia nello spazio (lingue occidentali), anche oltre, cio, i limiti storici effettivi di Validit teorica e pratica_ come s detto, le grammatiehe di Priseiano e di Donato furono la base di descrizione empirica della lingua latina per tutto il periodo medievale; ma non furono assunte nella loro originaria funzione di conoscenza della lingua letteraria degli scrittori classici , bensi come fondamento di analisi della lingua latina divenuta la lingua universale della cultura e della comunicazione dotta. Ma ia iingua latina era anche una lingua parlata (dai dotti) e presentava quindi una grande Variet di proriunzie diverse a Seconda dei luoghi e dei paesi. e l'elemento unicatore continu a essere la lingua scritta la cui supremazia acquist in questo periodo una sanzione su scala internazionale. I loso medievali nel loro progetto di rifondazione teorica delle categorie empiriche della grammatica latina tradizionale, non tennero conto alcuno delle variet fonetiche del latino stesso e rivolsero la loro attenzione soprattutto all'aspetto semantico e in particolare ai modi della signicazione (modi signzcandi) che rappresentano i modi del pensiero (modi intellzgendi) corrispondenti per astrazione alle propriet del reale (modi essendi). La grammatica che ne deriv fu denominata dai modisti (cos sono chiamati i grammatici-loso scolastici) grammatica speculativa in quanto Venne concepita come un riesso (speculum)
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del pensiero e della realt essenziale sottostante il mondo fenomenico. Secondo le premesse della losoa e della logica aristotelico-tomistica venne cos fondata, sulla base dell'analisi della lingua universale trasmessa per via scritta,
e Pleplla nnmlegla llngnletlea ln enl le ealegolle del Penslefo COTllspendentl al medl delliessele genelane l medl dellyesplesslnne llnglllstlea Va' lldl unlvelsalmenteSe da un late l glammatlel medlsll SVllllPPal0n0 l Plesllppostl metaslel dell'aristotelismo tomista. nel_senso di una fondazione ontologica della teoria glammane_ale dalllaltle l leglel lefmlnlslli ene Sl flfaeevano eemple alla lla' dlzloue austoteuca madueulata dal Coutubuu dl Bozlo 6 dl Abeuud0 sVl` luupalollo sulla baee dl un Penelele ndmlnallsta una lnglea enlafamente lln' gulstlca (fermoclnalzs) eneePlta lndlpendenmmente dalle eledenze mefallslellei Cdme llsclellza della Struttura del lln_gllaggl0_ [Plen l953a ed- 1976 P- 24lSl dalla dl quella Corrente del Penslele medlevalelappleeentala Seplaltlltm nel SeC0l0 XI_II dalle Iffdililones m logzmm di Guglielmo di Shyreswood, dalla Summfl dl L_21mbef'C0 C11 AU_Xerre, dalle Suimulae logzcales di Pietro ilspano (Pena Glovalllll XXI) e eondnllata da Gllgllelme dl Oelmam da Glevannl Buridano e dai loro seguaci. Essi accentuarono il carattere sermocnals della loglcae della dlaleltlea (n0Zl0m SP@SS0_US_f_ Silwnilnilnlente), carattere che la logica condivide con le altre due discipline trzwales, la grammatica ei la lemflca' La loglca e la dlalettlea aequlelane un ealallele enlalamente melalln' glllSlle0_ ln <lUaHt0 V@ff0I10 nen Sul riferimento raglroggetti signicati,_b_ens solo escluslvamente sul termini (da QUI la d_I10II11n21_Z10I1e d1_10g1Ca terminista) che formano la etluttula formale del Slllegleme (ela Vele Sla PlbablllSll_e0) e sul loro lappolll che assegnano Valel l dl Vellla agll ennnelanl sono due Selen' Ze_de_ seymone Che_CupmuO luuem uuguagglu Slenuco' Il Carattere metaun` gulstlcu e la duasl ldelltlneazlnne dl leglea e dlaletnea enmP0llan0 enmella dimostrato Giulio Preti _[i953a], lestensionedel probabilismo, caratteristico della dialettica (<< Sola enim dvalectica probabiliter,_disputat de principiis omnldm alllnml>) ad Ognl tlP0 e0ll0SeenZ_a Sla lelanva (uff) Sla assoluta 0513"" tm); e tal_e_StnS_l0u_e 6 esplleltamente lleeneselllla da Plelle lSPane ll quale alla dennlzlene. dl d1a1ff1C, ldenflea 2 quella di Lamberto, fa seguire l'affermazluuel Et ldeo ln acdulsllldne Selentlalllm dlalellea denet esse Pllnl llLa concezione terministica della logica e della dialettica come scienze sermocmales comporta lanalisi e la considerazione degli elementi fondamentali del dlscolso che sono ll sun la Palola (vox) e la Plepeslzlnne- ln Lambelle dl Auxerre sl uova una delllzlone del Suono come elemenm fondamentale del linguaggio* desclltto anche nel suol eemllenenll lleloleglel dl allleelazlene (Nadllalla lnstlnmenla Slmt hecf 05, 1313121, denteS, lingua, palatum, guttur et Slullllafn' Il Suono natulalltel lnsllllmentls mlmallle Puo Plednlle Pa' role dlgulcatlve 6 Paldle nn_'5lglllneatlVe7 le llme Sl dlvldnne ln Parole che Slgnllleano natlllalltel ll e_ln Palele elle Slnlneane ad Plaellnml _Na' t_lllalllef Cine Iltllfl agente allquid signicat ut gemitus inrniorum et simiue' Ad pllflcltullb que ex numana lnstldltlnne Slgnllleallenem leellalll dlee Gll' glielmo di Shyreswood con molta chiarezza arontando il problema secolare

una Vela

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in quanto il sillogismo il risultato della trasformazione di proposizioni sintatticamente ben formate (recte loqui) a cui vengono applicate determinate regole che le rendono formule di discorso dimostrativamente vero (vere loqui). l\/Ia perch, ci si pu domandare, i manuali di logica terministica iniziano

la cui impostazione risale, come si sa, al Cratilo di Platone e seguendo sostanzialmente la tradizione che risale ad Aristotele; entro gli stessi termini di denizione si tiene Lamberto di Auxerre, mentre Pietro Ispano se ne discosta e, applicando l`attributo di universalit alla vox significativa naturaliter, sembra anticipare le posteriori teorie sull'onomatopea, sul linguaggio infantile, in genere sulle affinit elementari tra le lingue. Seguono poi in ogni trattato le denizioni di nome come vox signicativa ad placitum sine tempore >, di 'verbo' come <<vox signicativa ad placitum cum tempore, di discorso come vox signicans ad placitum, cuius partes per se separate aliquid signicant , ecc.; ma, come si vede, in queste denizioni i terministi non si discostano dalla tradizione. La novit piuttosto costituita dal fatto che essi .considerano come base di ogni espressione signicativa la vox formata dai suoni naturali del linguaggio, ponendo in rilievo l'aspetto fonetico e, in una certa misura che verr chiarita pi avanti, parlato delluso scientico della lingua latina. Un elemento di novit rispetto sia alla tradizione, sia agli altri trattatisti si trova nella teoria della proposizione esposta da Guglielmo di Shyreswood che distingue due concetti, quello di 'enunciato' da quello di 'proposizione': la proposizione tale se viene collocata nella struttura formale del sillogismo, ma se viene considerata in se stessa avulsa da tale contesto un semplice enunciato: Si in se consideratur, est enuntiatio. Si autem consideratur, ut est in sillogismo, sic est propositio>. Questa distinzione pu consentire di intravederne unaltra pi generale: quella tra linguaggio naturale, in cui gli enunciati hanno valore in s, e linguaggio formale, in cui le proposizioni acquistano un valore dai rapporti tra gli elementi che costituiscono il sillogismo. E il rapporto esistente tra linguaggio naturale e linguaggio formale rappresentato nella relazione che si stabilisce tra grammatica e logica, anche se in Lamberto di Auxerre si affaccia la tentazione di considerare la logica come linguistica generale che investe tutte e tre le scienze de sermone di cui <<quelibet potest dici logica , Ma la logica ha per oggetto i termini e all'analisi di essi si arresta la sua funzione (<<terminus est minimum in logica ) e non pu prendere in considerazione i suoni (litteras) e le sillabe come invece fa la grammatica, anche se li presuppone come base fonetica di ogni tipo di discorso; la grammatica, che ha per oggetto sermonem congruum et incongruum, precede la logica che ha per oggetto sermonem verum et falsum>; infatti viene esplicitamente riconosciuto che prior est grammatica quam logica (Lamberto di Auxerre). In altri termini, la logica, scienza sermocinalis, stabilisce le regole per la costruzione del linguaggio formalizzato nella struttura del sillogismo, linguaggio che ha per il suo fondamento nel linguaggio naturale, le cui regogole fonetiche, morfologiche e sintattiche sono stabilite dall'altra scienza sermocinalis, vale a dire la grammatica. Il rapporto tra linguaggio naturale e linguaggio formale, tra grammatica e logica un rapporto di trasformazione,
<<

tutti trattando

accademica (disputatio) e scientica, cogliendo nel discorso l'aspetto parlato della lingua latina che, se dai grammatici modisti riceve la sanzione di grammatica universale, dai terministi viene assunta come linguaggio ideale e come metalinguaggio capace di produrre le strutture formali necessarie alla comunicazione scientica scritta e parlata. Ci siamo soffermati a lungo sulle teorie linguistiche medievali, in quanto esse rappresentano nella storia del pensiero e nella storia del concetto di lingua un momento nodale da cui non possibile prescindere per capire i successivi sviluppi delle riflessioni sugli usi linguistici delle classi colte e dominanti no almeno alle soglie del XVIII secolo. The line of development from medieval grammar, through Scaliger and Sanctius, Caramuel and Campanella, is in many respects, apart from the distorted version of the linguistic sign presented by Port-Royal, an unbroken one down to the end of seventeenth century [Padley
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de sono e de voce? Non si dimentichi che essi dnno un rilievo prioritario, come s' visto, alla dialettica come teoria pragmatica della disputa

1976, p. 263].

I_I'2_ Retorica

grammatici

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letteraria'. Anche se, a ben vedere, i grammatici umanisti sono debitori nei riguardi dell'elaborazione grammaticale medievale pi largamente di quanto essi stessi riconoscessero, tuttavia nelle loro opere, come quelle di un Lorenzg Valla (De lin-

La lingua latina che nel medioevo era stata assunta da un lato come rappresentazione dell'ordine razionale dell'essere e dall'altro come rr_1etali~ng-uaggio della comunicazione scientica, viene ad assumere nel periodolumanistico :lun ruolo specico come strumento di educazione della nuova classe irite`ll`tt'ale, politico-amministrativa. Gli umanisti, diversamente dagli intellettuali medievali operanti in una dimensione comunicativa di tipo universalistico, elaborano un modello di comportamento linguistico e un ideale educativo di classica eleganza che doveva rispondere alle mutate condizioni politiche e culturali degli Stati; riutano gli astratti strumenti linguistici della logica e della dialettica per concentrare la propria attenzione sulla lologia e sulla retorica: la grammatica viene di nuovo funzionalizzata alla lettura degli scrittori classici e agli esercizi della retorica. Vengono ripristinate le auctoritales degli scrittori e col riuto delle astrazioni teoriche della speculazione linguistica medievale ci si richiama direttamente alle fonti latine della grammatica empirica (Donato e Prisciano) e della retorica (Cicerone e Quintiliano). Ma, riutando l'astratto formalismo della logica e della grammatica medievali, gli umanisti riutano anche il loro alto valore conoscitivo e scientico in favore di un sapere linguistico pi concreto e pratico teso alle verit lologicamente accertate nei testi e a un tipo di formazione intellettuale che ponesse in primo piano non tanto la verit del discorso quanto la sua persuasiva accettabilit: la grammatica viene usata in funzione prevalentemente normativa e retorica, e il concetto di lingua di nuovo strettamente identicato con quello comunicazione

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