You are on page 1of 3

Tullio De Mauro: Italia analfabeta Il linguista lancia l'allarme incultura

Secondo l'accademico della Crusca soltanto il 20 per cento degli italiani in grado di orientarsi nella vita della societ contemporanea
Pubblichiamo un estratto dellintervista di Bruno Simili al professore Tullio De Mauro pubblicata sulla rivista trimestrale di cultura e politica Il Mulino, da luned nelle librerie. De Mauro parla non solo della scuola ma dei problemi dellistruzione in Italia, del tasso di analfabetismo e del confronto con gli altri Paesi europei. Al Mulino ha affidato le pagine pi belle in cui racconta la propria giovinezza tra Napoli e Roma tratteggiando lItalia degli anni 1930-1950. Linguista di fama internazionale, De Mauro allattivit di studioso ha sempre affiancato limpegno civile con una costante attenzione alle politiche per leducazione e alla scuole. Dal 2000 al 2001 stato ministro della Pubblica Istruzione e dal 2007 presidente del Premio Strega. Nel fascicolo numero 6 della rivista, tra gli altri articoli, anche quelli di Loredana Sciolla e Claudio Giunti sullistruzione, un approfondimento sul caso italiano di Michele Salvati e Paolo Onofri oltre ad una Finestra sul mondo e al Confronto sulla political economy di Germania e Italia.
Anche nel caso della scuola, come per tanti altri problemi veri, assistiamo a una sorta di paradosso. Sembra quasi che, con il crescere dei dati disponibili e dei conseguenti allarmi, crescano anche linattivit e il disinteresse. Non crede che i partiti dovrebbero sfruttare questo vuoto del governo tecnico per farsi portavoce di un programma per la scuola sintetizzato, per quanto possibile, in un programma politico? In un momento che mi appariva molto triste, anzi drammatico, allinizio del primo governo Berlusconi, leditore Laterza ide una collanina di volumi intitolata Idee per il governo. A me affid il volumetto La scuola. Ci che sto per dirle ora lo avevo gi scritto allora e, per quanto sia odioso citarsi, la sua domanda mi costringe a farlo. La risposta pu essere riassunta sinteticamente in tre punti. Vale a dire? Innanzitutto sulla nostra vita associata il livello di incultura della popolazione adulta pesa enormemente. un livello della cui pochezza non ci rendiamo conto perch la scuola ha lavorato per portare nuove generazioni a livelli alti di istruzione, perlomeno formale cifre mai viste in questo Paese, al 75, all80% di diplomati. Nonostante gli ammonimenti di molti demografi, ma anche di economisti come Sylos Labini (...), noi ci immaginiamo che quellalta percentuale di persone che hanno proseguito oltre la scuola media e sono arrivati al diploma sia proiettabile sulla societ nel suo complesso. Non cos. una consapevolezza relativamente recente, per. nel 1995 che accade qualcosa di nuovo dal punto di vista dellacquisizione dei dati. Prima di allora avevamo a disposizione solo ipotesi e congetture sullo stato delle effettive

competenze degli adulti, al di l dei livelli formali di istruzione. Ora possiamo contare su due indagini comparative internazionali, osservative, sui livelli di alfabetizzazione degli adulti; dallanno prossimo dovremmo avere ogni tre anni i dati del programma Ocse sui livelli di alfabetizzazione. A costo di apparire troppo enfatico, devo dire che gi adesso per il quadro drammatico. Dati catastrofici, da quel che so. Effettivamente i dati che vengono fuori per il nostro Paese possono essere definiti catastrofici. Queste indagini vengono condotte osservando il comportamento dinanzi a sei questionari graduati e vedendo come gli interpellati rispondono, se rispondono, a richieste di esibire capacit di lettura e comprensione, scrittura e calcolo. interessante notare che in tutti i Paesi ci sono fenomeni di regressione in et adulta rispetto ai livelli formali, e questo del resto il motivo per cui lOcse ha sposato questa indagine. Questo oramai bisogna rassegnarsi un dato fisiologico. Quanto ricordiamo, ad esempio, dei nostri studi liceali... S. Ad esempio, quanto greco, per chi lo ha studiato per cinque anni brillantemente, rimane dopo ventanni? Nulla o quasi, se non si continua a sfogliare qualche libro in greco ogni tanto. Fenomeni di regresso appartengono alla fisiologia, entro certi limiti naturalmente. Ma noi siamo alla patologia (...) I nostri dati sono impressionanti. Un 5% della popolazione adulta in et di lavoro quindi non vecchietti e vecchiette, ma persone tra i 14 e i 65 anni non in grado di accedere neppure alla lettura dei questionari perch gli manca la capacit di verificare il valore delle lettere che ha sotto il naso. Poi c un altro 38% che identifica il valore delle lettere ma non legge. E gi siamo oltre il 40%. Si aggiunge ancora un altro 33% che invece legge il questionario al primo livello; e al secondo livello, dove le frasi si complicano un po, si perde e si smarrisce: la fascia definita pudicamente a rischio di analfabetismo. Si tratta di persone che non riescono a prendere un giornale o a leggere un avviso al pubblico anche se scritto bene, cosa tutta da vedere e verificare. E cos siamo ai tre quarti della popolazione... Non resta neppure il solito 30%... Resta un quarto neppure della popolazione su cui la seconda delle due indagini infierisce, introducendo domande pi complesse, di problem solving, cio di capacit di utilizzazione delle capacit alfanumeriche dinanzi a problemi inediti. Cos facendo, si arriva alla conclusione che solo il 20% della popolazione adulta italiana in grado di orientarsi nella societ contemporanea: nella vita della societ contemporanea, non nei suoi problemi, beninteso. Ma se si comparano i nostri dati con tre grandi Paesi europei, ad esempio, Francia, Inghilterra e Germania? In queste prime comparazioni la Germania non era presente. Ma a parte ci resta il fatto che siamo al di sotto di qualsiasi standard. Tra i Paesi considerati, bisogna arrivare allo Stato del Nuevo Lon, in Messico, per trovarne uno pi malmesso di noi. Con i dati Ocse dellanno venturo avremo un quadro comparativo molto pi articolato e vario: per ora siamo

al penultimo posto nella graduatoria... Tra i Paesi ricchi, intende? No, fra tutti i Paesi studiati. Da questi dati emergono chiaramente sacche di regressione verso lanalfabetismo. Questo perch, per quanto le scuole possano lavorare, i livelli di competenze delle famiglie e pi in generale della societ adulta si riflettono massicciamente sullandamento scolastico dei figli. Quindi riuscire a comprendere quanto sia rilevante il problema della scarsa competenza alfanumerica degli adulti significa anche capire quanto la nostra scuola lavora, per cos dire, in salita. Linsegnante che cerca di occuparsi del ragazzino o della ragazzina che viene da una famiglia in cui mai sono entrati un libro o un giornale fa una fatica spaventosa; cos la scuola deve svolgere un compito immane. Negli altri Paesi esistono degli eccellenti sistemi di educazione permanente. Da noi siamo a zero. Insieme a Saverio Avveduto e ad altri che, come capitava a me, avevano particolarmente a cuore questo tema, riuscimmo a persuadere Luigi Berlinguer a introdurre nella legge di riorganizzazione del sistema pubblico dellistruzione un articolo in cui si diceva che listruzione permanente degli adulti doveva esserne parte integrante. Purtroppo per questo articolo poi rimasto lettera morta.

You might also like