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PEZZI DUMANA COMMEDIA 2K Guido Travaglini Nei "Pezzi dUmana Commedia 2K", immagino di visitare con Dante Alighieri

l'Inferno, il Paradiso ed il Purgatorio. Mia intenzione di aggiornare la "Divina Commedia" con personaggi pi o meno noti vissuti quasi tutti dopo l'epoca di Dante, soprattutto i pi recenti della storia dell'umanit (2K), scelti fra coloro che si sono distinti per il bene ed il male fatti o per la loro stupidit ed ignavia. Fra costoro: Pio XII, RAI, Rosy Bindi, Massoud, Khomeini, Napoleone Bonaparte, San Franceso dAssisi, Mahatma Ghandi, Benazir Bhutto, Vaffangrillo, Bellarmino, Mandela, Renzi, M.L. King, Tutu e Biko.

INTRODUZIONE AI PEZZI D'UMANA COMMEDIA. Dio sol sa qual pesante penitenza fu queste mille ed 800 strofe scrivere. Ci mi dette lacrime e sofferenza, ma mi spieg limportanza del Vivere. Le scrissi tutte sul filo della Morte poco prima che maprisse le sue porte. Scelsi della vita la via del sapere, volli scansare quella dellavere: Ci mi cost molte pene e troppi guai ma a testa alta sempre camminai. Navigai lungo le autostrade della storia che dnno gioia , vita e gloria, evitai le strade di paese, belle, ma nel nulla appese. ********* Se tu dsti amor, arte o scienza nel Paradiso eterno tu vivrai; se togliesti vita o conoscenza nelle fiamme dell'Inferno perirai. Riempir d'aria i vuoti del cervello ti d il Purgatorio e solo quello. Ma l molto attento dovrai stare il Gran Giudizio devi aspettare. Gioia della vita e dolore della morte:

questi i regali di sempiterna Sorte. ******** Fammi sentir come parli e ti dir chi sei questo vecchio brocardo mhanno insegnato, sicch, prima di cimentarmi nel mio impegno, dell'Italiano dtto alcune regole d'ingegno: le regole sono poche non sono tante per usar correttamente la lingua di Dante. Da queste poche regole non si scappa, chi non sa usarle pu dirsi unautentica zappa. Se l'Italiano non vorr imparare neppur le lingue straniere potr parlare, ma solo star con chi pascola e sa ragliare, quantomeno con chi pilla e sa beccare. Prima regola per chi abbia in zucca il sale: il collettivo e l'impersonale se volete l'Italiano ben parlare vogliono il verbo al solo singolare. "Una decina furon fatti preti " forma giusta solo per analfabeti, e poi "Si vendono appartamenti" ha logica degna solo per dementi. Inoltre non si posson porre condizioni * degno di chi dalla bocca spara scorreggioni. di seguito notoriamente imperativo col che e il se usare il congiuntivo qualor nella frase vi sia incertezza. Di seguito un esempio da mondezza: "credo che " da somarello; "credo che sia" giusto e bello. "Non so se sia" e "so che " sono corretti, "Se sarebbe" neppur per scolaretti. Infine: sono convintissimo che vada ** frase detta solo da una checca di strada. Gl'individui ignoranti e volgari non sanno usare i verbi ausiliari. "Volere", "potere" e "dovere" si fan servire solo dall'avere: "io non sono potuto andare" forma giusta solo per chi sa ragliare,

"io ho dovuto andare" giusto per chi abbia un minimo di gusto. Quarta regola: in prosa imperativo usar bene il complemento attributivo: neppur fatta salva una domanda, nell'affermativo Dante comanda che mi e si, in maniera definitiva, siano attaccati all'azione riflessiva. Cos "mi vado a fare una bevuta frase degna d'una prostituta, "vado a vestirmi" la corretta forma se di nostra lingua seguiam la norma. "Lo vado a trovare" similmente orrendo "Vado a trovarlo" a dir poco stupendo. Penultima regola: dei tempi scolastici negar l'uso d'attributi pleonastici: "entra dentro", "esci fuori" e "pi migliore" s'usan solo negli alberghi ad ore, non cera nessuna scusa degno solo di chi di droga abusa. Infine, grazie di essere stato frase degna dun giornalista raccomandato, cos come sta nella spiaggia o nella strada meglio che allasilo lesto se ne vada. * On.ssima Miceli, PD; On.le Colaninno, PD. INFERNO. Al final del cammin della mia vita mi ritrovai per una selva oscura; ch la diritta via era smarrita. Ahi quanto, a dir qual'era, cosa dura, questa selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura. Dinanzi a me non fr cose create, se non eterne: ed io eterno duro, lasciate ogni speranza voi ch'entrate. ........................................................... All'ingresso dell'antro mi condusse il sommo poeta che cont di noi

Dante era: non credevo chei fusse. Egli per mi sorrise, indi poi con vezzo mostr i suoi vestiti: un jeans e una maglietta da cowboy. Mi abbracci appena fummo partiti, poi disse: "credi in Dio che sempre il tuo io e che governa tutti i cieli infiniti". Salimmo all'Inferno, Dante ed io, contai i minuti nonch le ore che mi separavan dall'ultimo addio. I cieli del picciol nostro cuore i cieli della nostra breve vita i cieli che sovrastano l'Amore, quei cieli di una luna mai sopita quei cieli d'un sole sempre ardente ora m'illuminano questa salita. Ripida la via ed ascendente, sassosa, ostile ed inesperta ancor viva nel mio cuore e nella mente. La porta dell'Inferno fu aperta. Ne superammo il caldo ingresso: la via del contrappasso qui erta, men facile per del compromesso che ogni persona, per altrui rispetto, usa con chi negli occhi suoi riflesso. Belzeb davanti al mio cospetto: nessun mortale, neppure col pensiero, vorrebbe vederlo dirimpetto. Ma chi pass per quest'ingresso nero in vita in s l'odio ha coltivato, con volont ha ucciso l'Amore vero. Iris guardava gi, verso il basso, anche lei un d uccise l'amore, ora lenta incedeva con piccol passo: "Sol'io posso vedere nel mio cuore sol'io so il peso di questo masso che, in tutte queste notti senza ardore, mi comanda e mi dice - io ti veglio! sovvenendomi sempre il grande amore vivo nel mio sonno e nel risveglio. La torre della chiesa segna le ore,

par che dalle vene il sangue trabocchi, il tempo passa e cresce l'amore. Lascia poi che rimiri i tuoi occhi profondi come il cielo e come il mare finch questa campana non rintocchi, finch il gallo non venga a svegliare il sonno degli altri ed il sogno che il tuo amore mi volle donare. Ti conto la mia storia, ne ho bisogno, io che lo amavo da impazzire vivevo ogni giorno come un sogno. Il giorno stesso prima di morire disse che oltre a me ne amava molte nulla che io potessi profferire. Ma la pistola s'infiamm tre volte incendiata dentro dalla gelosia io feci come poche donne stolte. Dissi tutto il vero alla polizia venni gettata in una galera oscura poi cancellai d'un tratto la vita mia. Ora son qui fra queste luride mura arsa dall'amore e dal dolore ed in eterno questa pena dura, costretta in piedi per lunghe ore sdraiata solo quando i demoni con violenza voglion farmi l'amore". Dianzi a lei, tanti aguzzi bastoni circondavan un angusto e nero pozzo senza scale da scendervi carponi. Scendemmo dunque per quell'antro sozzo ci sporcammo le vesti di fango nero al final ci trovammo col fiato mozzo. O forse era l'empia scena invero, due mostri urlavan a pieni polmoni: Hitler e Pacelli, nemici del vero. Il finto santo di sacri sermoni, fece violentar Roma a primavera e don gli Ebrei ai piedi dei cannoni. Roma priva di suoi figli in una sera occupata da Nazisti e da lacch immersa in una lunga notte nera,

nera come le luride camicie che con le nette tuniche cardinali a nessun poteron spiegare il perch atti ascosi o palesi, sempre ferali, trancian le menti e dei cuori fan dominio per gestire poteri temporali. Il sozzo re dei campi di sterminio: Hitler, ammanettato con Pacelli, ora gronda sangue rosso carminio, quel sangue che li fece due fratelli, ora si confonde nelle loro vene; tentano di celarlo coi mantelli. L'uno dette all'uomo troppe pene l'altro finse d'esser un sordomuto or son puniti come a Dio conviene. Dai loro capi esce il contenuto: poco cervello e tanto odio. I diavoli l'han raccolto, poi bevuto. Belzeb li osserva sopra un alto podio: egli di lor barbarie lor latore, come loro vive nel perenne odio. Guarda Pacelli, il silente attore, che all'altro don il filo spinato con cui si volle strangolar l'amore. Sotto un piede di Belzeb, sdraiato, vedo un re semidio che un d fu forte: Bin-Laden che ulula a perdifiato. Sotto di lui per non si f forte ma dolorante sta col corpo lacerato, son le schegge impazzite della morte, quelle che un tempo ebbe donato ad innocenti d'ogni parte del mondo e che adesso lo hanno mutilato. Finalmente usc quel ratto immondo a Dio mai nascosta la sua fogna: un antro roccioso e profondo. Ora egli sta nella giusta gogna, Fahd il vile e Saddam il criminale con lui dividono sporca vergogna. Dal loro corpo oramai mortale cadon pezzi di carne sanguinante

per loro l'unico pasto serale. Ma le bestie voraci sono tante, le prime i loro fedeli terroristi da molti reputati anime sante. "Se la paura delle genti tu conquisti che tu voglia o no creder nell'Islam - disse un d il capo dei Bahtisti avrai il potere di mille imam: ai tuoi piedi ogni uomo e donna affamati di te, come al Ramadam". Davanti a lui, con lunga nera gonna, colui che dell'Islam si volle astro e che ora bestemmia e smadonna. Molte sue vittime ad un pilastro mani e piedi legati verso su, di empie torture fu il capomastro. or'appeso ai piedi per l'ingi il folle ayatollah Khomeini, l'imam supremo di orride virt. Mand a morte donne e bambini: tra putride paludi ed alte vette ora i loro scheletri giacciono supini. Il fil che ogni bestia ora si mette percorso da una corrente che ogni secondo invia saette. Osserva il demone attento perch ognuno con quell'altro si torturi e supino e fermo resti finch il loro intestino non si sturi schizzandone le feci per paura sui volti altrui sempre pi scuri. Quest'empia scena in eterno dura ogni giorno quello schifoso rito anche per altre bestie tal tortura: Togliatti e Beria col lor Partito, Quisling e traditori d'ogni risma, chiunque di violenza scimunito, pronto a darsi ad ogni color del prisma: color delle bandiere dei predoni che detter morte pi d'un cataclisma. Dei forti servi e dei deboli padroni,

vigliacchi della peggiore specie, or son fatti a pezzi dai demoni. Ecco Arafat che il patto mortal fece con terrore nascosto ed abietto paludato da colomba ma, invece, fu lator del sangue suo infetto: sparse con Hamas sangue innocente tradendo il Verbo di Maometto. Morir fece la sua e l'altra gente come d'Africa molti generali: Idi Amin Dada che ora si pente ed altri morti senza funerali, senz'alcun che ne piangesse la morte: Eichmann con altri nazi criminali. Per altre infamie v' simil sorte: Vittorio Emanuele III di Savoia che a palazzo, con la sua corte, dell'Italia fece una gran troia; poi il Santo Roberto Bellarmino che il Cristo difese con paranoia. Volle alla scienza impor cammino giudicando in empi tribunali, con mezzo di tortura molto fino. Tranci di netto le colorate ali che fan volare spirito e mente oltre gl'immensi confini astrali, le ali che il Nostro Supremo Ente da sempre e per sempre ci ha dato per vivere al meglio nel presente. Cos Egli ci ha comandato; fosse Allah, Dio, Yahv o Manitou da chiunque e comunque venerato. Vedo il conquistatore del Per Pizarro il grande criminale anch'egli appeso coi piedi all'ins. Agl'Incas la Croce subliminale impose col fuoco dei cannoni: l'amor di Cristo tradusse in male. E con lui i Gesuiti fanfaroni, Domenicani e molti porporati che oggi qui mangiano i dobloni.

"Eh s, d'oro e soldi gli affamati per contrappasso ora son costretti ad ingoiare piatti prelibati! Piatti ricchi pieni di confetti un p indigesti a dire il vero ma per questi ladri son perfetti!" Il duca mio queste parole pronunci: a chi f finta d'essere sincero a chi mai all'altrui soldi rinunci, a chi per il proprio conto invero regal illusioni o la morte spetta ingoiar il maltolto per intero. Per chi vend l'amor questa la sorte cos per cortigiane e primedonne che si fecero aprire le tre porte, che per soldi alzarono le gonne e per vuoto di testa e di valori fingean d'essere le pie donne. Si fecero donar gioie ed ori a tutti il proprio corpo han commerciato, venduto ad onesti ed impostori. Ora son tutte in fila da un lato pronte ad ingoiarsi il sugo dei demoni quello che in vita ebbero assaggiato. Dianzi a tale scempio son testimoni alcuni gran finocchi della storia: di valori ed anime furon ladroni. Scalfaro qui non ha pi gloria: mantenne fin poco prima di morire la sua Cristiana imperitura boria. Si contorce ora fra le mortali spire di un boa gigante che gli spiega cosa senza menzogne deve dire. Dio, cha nessun di favellare nega, ogni volta che da lui viene citato gli taglia la lingua e poi la lega. Poi le troie di cui ho raccontato al sepolcro imbiancato della Chiesa in bocca un palo han conficcato. Sotto a lui giace una figura distesa di invero stramba foggia vestito

un colbacco e una tunica discesa: di Togliatti portaborse accanito, Napolitn, esempio dincoerenza, lecc sacri piedi e trad il Partito. Ora qui f eterna penitenza, non scalda poltrone milionarie ma, travolto dalla resipiscenza, non si d pi boriose arie. Or muto resta con lingua offesa e muto osserva il suo Woytila che la ricchezza sempre ha difesa. Le umili genti sempre in fila dinanzi al suo soglio pontificio, giunte fin da Ushuaia e da Manila, credetter nel suo falso artificio: con mani piene di solidariet ei dispensava a tutti un beneficio. Illusoria forma di piet allorquando nei Vaticani fasti smemore dellaltrui povert compensava con abbondanti pasti le pance vuote dei suoi adulatori vomitando santi finch mai basti. Mentre aguzzini e torturatori ad Auschwitz dormivan notti tranquille dei loro fiati sentiva i fetori. Un d nascosti in ricche ville molti generali sudamericani, che di libert spenser le scintille, ora son legati con piedi e mani a quei fili elettrici emittenti. I diavoli, di loro pi umani, ne raccolgono le feci puzzolenti: per Stalin, Mao e Pol Pot giusto pasto ch un d mangiaron altri condimenti. In vita, infatti, insieme a Castro, ben si nutrivano ai propri deschi diversamente dal popolo figliastro. Di lor follia milioni di teschi son testimoni nei campi della morte, per noi vivi ricordi sempre freschi.

Tali bestie violentarono la Sorte che di vita ed amore permeata e che sempre al bello apre le porte. Il Dio d'ogni mortale l'ha creata ed essa la giusta ed unica via: mai dovrebbe esser abbandonata. Chi la traversa non persona pia qui all'Inferno presto o tardi arriva ed in eterno quella colpa espia. "Sappi per che quando era viva pascolava sopra un fertile terreno coltivato da molti alla deriva, molti dei suoi col cuore d'odio pieno che in lui sovente hanno riflesso per s il pi e per gli altri il meno. un contronaturale amplesso che per costumanza culturale in certi popoli vive ancor adesso. A molti di costoro sembra naturale viver anche solo un d di gloria procurando ad altri solo il male. I grandi criminali della storia che or vedi qui cos afflitti mai moriran nell'umana memoria. N mai pene e mali saran sconfitti finch quel terreno sar produttivo e i suoi coltivatori sempre invitti". Avanza verso me con fare schivo una fra le tante che un figlio vendette ascosa dietro un futile motivo. "Di quelle come lei molte cose son dette - principi il duca mio con voce bassa difficil che faccian cose rette quando la lor morale tanto lassa da porre propria vita davanti a tutto, al mal che fecer non risponde tassa. Lo so, devo dirlo, proprio brutto: ma lei ora sconta una gran pena poich smerci del suo ventre il frutto! Si chiama Annarita ed ora per cena, come ogni sera qui, per contrappasso,

deve ingoiar bimbi morti con gran lena. Nel cuor del suo bimbo nato un sasso: solo una magica alchima d'amore scioglier quell'orrido sconquasso. Un d sentir il dolce tepore dun paterno e affettuoso abbraccio e doner vita con gran fervore. Di sua madre non scioglier il ghiaccio ma in lui crescer sempre luminosa una stella nel suo passato addiaccio". S il duca mio con commozion ascosa parl di questa storia d'abbandono: il pensar di ci in me mai riposa, e vorrei, cos come penso e sono, che mai fra noi mortali tal lordura torni tra genitori indegni di perdono. Torquemada, il re della tortura, davanti a Dio ora resta silente, di lui il mio ricordo sempre dura. Egli ancor adesso non si pente d'aver creato il sacro orrido mostro d'ogni umano sapere: l'Inquirente. appeso ad un alto rostro quello che us per l'empie sue torture contrarie all'intimo spirito nostro. Le Chiese espressero tali lordure per amor di potere e sicurezza, violentando le anime pi pure. tuttora motivo di tristezza veder quei superpaludati vecchi, che per celar del loro cuor mondezza, s'arrampicano lungo polverosi specchi per dimostrar con circonvoluzioni come chi in Dio non crede pecchi. Non son per Lui tali allocuzioni bens per difendere i loro privilegi celati da sacrali motivazioni. Usano velate minacce e sortilegi infondendo nelle genti la paura che un d Lui per sempre le sfregi. Da troppo tempo tale scempio dura

da Roma a Qom, da Lima alla Mecca, di Lui violata la credenza pura. In altre caste egualmente si pecca: quelle dove con ben poco orgoglio il sedere dei potenti si lecca. Quelle che succhian l'altrui portafoglio rendendo sovente solo mondezza e dove onest come il quadrifoglio. Vedo Custer sconvolto da tristezza: ai Gringos parl con lingua biforcuta per lui e loro finita l'ebbrezza. Voller la lingua Sioux per sempre muta, iniziando deglIndiani la mattanza dalle Colline Nere fino allUtah. Distrussero ogni loro speranza spargendo sangue nella Gran Pianura, ora in certi libri godon latitanza. Ma qui, all'Inferno, regna la paura: il genocidio delle Indiane genti nell'umana sporca storia sempre dura e lancia un messaggio ai viventi: chiunque di morte si sia macchiato qui vivr in eterno fra mille stenti. Vedo accanto a Custer abbracciato Kim addobbato d'una strana foggia ben grasso per aver troppo mangiato. Gli fanno degna compagnia Hoxa, Ceausescu, Honecker e Gomulka, impegnati nella danza della pioggia. Ballano tutti una specie di Polka, i demoni lanciano tizzoni ardenti ognuno salta e la paura molta. Per contrappasso questi delinquenti - fra i peggiori criminali della storia son costretti a strani movimenti: dimagrir pena obbligatoria per chi in vita mangi dall'altrui desco: danzar f bene ai re della boria. "A veder altre schifezze non riesco - dissi al duca mio con gran tristezza non ce la faccio proprio pi, io esco".

Lasciammo quest'orrida mondezza e risalimmo per l'angusto pozzo. Cominci a pervadermi la stanchezza. Appena uscito vidi il volto rozzo di quel Papa che troppo volle per s Alessandro Farnese, il santo sozzo, non visse come Cristo ma come un re; adesso il suo sangue copioso cola inondando il volto di altri tre. Sono Valentino e Savonarola uno il troppo volle e l'altro il niente, stessi figli della Cristiana scuola. C' poi don Benzi che sempre mente anche qui la carne lo ossessiona: bistecche umane mangia rapidamente. Diavole discinte gli mostrano la mona, ma il sangue agli occhi non gli f vedere cos' cosa cattiva e cosa buona. Sul suo volto posa un gran sedere che peteggia cos com'egli ciarla: di Suor Immacolata Belvedere. Dal suo volto egli non pu staccarla, per lui lei produce un fresco vento pi del puzzo della sua bocca che parla. Finalmente rido, sono contento, scena di ridicola mondezza. Poi vedo Prodi col sorriso spento, Non so se sia s od altri che disprezza qui non ride pi come un cretino ad ogni sua politica stoltezza. Non pi mistero se sia furbo o bambino lui qui mostra, poich mentir non pu, il suo grasso pubblico bottino. Prodi un tempo passato foraggi la falsa idea di solidariet, coi vescovi italiani falsific quel che a molti d umana dignit e che ogni persona semplice apprezza. Con mentite vesti trad la seriet. Avvolto da un manto di tristezza, accanto a lui siede il Santo Padre Pio

che lossa dei demoni ratto spezza. Egli us lantro tetro del proprio io e a chi danimo lindo o docchio guercio con plagio mostr chi fosse il suo Dio. Di lui nel gran tempio fu fatto smercio: pagani idoli, del denaro ebbrezza, furon venduti con animo lercio. Fuori dalla gran porta c' la brezza, la luna in cielo pur se non la vedi. Il Giudizio, per chi gli altri disprezza, anche se mai, mentendo, non lo chiedi presto o tardi giunge sulla tua pelle a guisa di mannaia sopra i piedi. Per chi rifiut in vita le cose belle l'Inferno giusta e dovuta punizione. Prima di poter rimirar le stelle, un prato dallo sterco ammantato con alberi ripieni di orrendi frutti avremmo dovuto aver sorpassato. Pendevano in sconce forme tutti di don Dossetti gli stolidi eredi di fetidi liquami pieni e costrutti. Tu nel bello della storia non credi - url Dante ad un suo compaesano ancor oggi il suo percorso non vedi, scambiasti la bocca col deretano!. Il finto povero e comico attore teneva alcuni frutti nella mano, di dobloni in vita gran mangiatore or singozzava di quanto avea venduto. Volle di cultura farsi latore, dun sudicio saio ora vestuto: lempio Benigni il cacator di Dante. Non rideva pi, ma sdraiato muto sul bruno prato maleodorante il suo sguardo ora era perduto, i suoi occhi non pi da brigante. Fissava alcuni frutti marcescenti, tra questi Lucianina Litizzetto anchella ricca di culturali intenti. Dal suo pi inutile buchetto

men stolidi e inutili fendenti che mai causano risibile effetto. Unignuda grassa candida balena sgrufolava nello sterco immondo: in vita si comport come una iena. Il suo muso vidi a tutto tondo, sgradevole vista per chi era l, pescava nella merda fino in fondo. Orfana degli orfani della Dicc pregava Dio con le zampe conserte ogni giorno, ogni notte ed ogni d. E Rosy Bindi il duca mio mavverte anchella scelse la via di Dossetti che di sera, sotto calde coperte, immaginava di dormir coi poveretti! Lei, lui e tutti gli altri come loro ognid sedevano ai banchetti, ai Lazzaro un minimo ristoro!. Un conato di vomito tutto mi pervase senzalcun decoro, nel corpo e nellanima ero distrutto. S, molto peggiore dun Picasso questo quadro davvero immondo, un etico ed estetico sconquasso! io gli dissi in modo inverecondo. Non atteso al nostro ultimo passo cera un uomo senza testa dinnanzi: incedea l con incerto passo. Non era un decollato, ma anzi, era lanacefalo Vaffangrillo che sera preso tutti gli avanzi deglItalici con la testa a spillo. Egli volle col suo mezzo neurone e con ogni suo singolo strillo portar in Italia la Rivoluzione. Non sapea ahim che solo il colto pu guidare vera rivoluzione, non certo chi di Storia incolto e crede dessere di Dio in gloria. Non cacca ma il nulla qui vendette, per ci lInferno giusta punizione,

Avesse almen contato barzellette, ben pi seria la sua apparizione sarebbe stata che non cento vignette, un gran bene avrebbe fatto alla nazione! dissi al duca mio, ridendo di cuore. Sorpreso dal nostro attraversare, un grasso pangolino adulatore da tempo sera posto a leccare un lubrico e paludato monsignore. Lubrico come lui, clto sul fatto, ingobbito lo vedemmo sfregare dorsi e palmi delle mani, disfatto da quellempia carnale congiunzione, ma felice per lorrido misfatto. Tanto fra un po sacra confessione estinguer ogni ombra di peccato, basta una pentita genuflessione! url Dante dianzi alletico reato. Occhi birichini e lingua felpata, il pangolino da noi pizzicato fugg dallorrida abbeverata. Non per noi, bens per un sicofante che sul seder gli stampa una pedata, pronto a posseder, mi dice Dante, il lubrico e ricco re dei vescovadi. AllInferno le sorprese sono tante, quasi che Dio giocasse a dadi, mai ne avrei attesa una s grande neppur girando a 360 gradi! Non si tratta certo di educande - sorridendo disse il duca mio bens di gente senza le mutande. Te lo giuro, te lo dico proprio io son Geilschwein, Nazinger e Bruno Vespa tre falsi vicari di Cristo e Dio. Come col vento il mare sincrespa, presto lanciando onde e tsunami, cos a tale guardar si f crespa la mia anima e poi si f Yanomami. Questo trio vorrei io avvelenare per trasformarli in grassi salami

da consegnar a chi li vuol mangiare. Ottimi salami per ricchi pasti chalcuni Rom dovean apprestare per numerosi neri bacarozzi: si trattava di preti pederasti un d vomitator di predicozzi oggi coinvolti in peggiori fasti. Dovean ingurgitar schifosi lardi, vomitandone poi i resti sozzi. Ti prego, lascia che io mi attardi - dissio basito - non me lo negare ma lui rispose che sera fatto tardi, dovevamo lasciar quellorrido mondo tutto pieno di stronzi e di bastardi. Cos lasciammo quel fetido prato quasi fossimo inseguiti da Chimere, il nostro pensare sera accorato lInferno cera entrato sotto pelle il cuore dalla mente sera staccato. Al final uscimmo a riveder le stelle. PURGATORIO. Questo il luogo del dubbio eterno: c' la Gran Corte Divina d'Appello che potr spedirti anche all'Inferno. Se ti nascondesti sotto al cappello tuo non il Paradiso, pi facile sar trasire la cruna col cammello. Se avesti in vita furbizia agile, pronta per fregare molti o tutti quella che con l'intelletto delle aquile nulla spartisce, siate belli o brutti, se il tuo fu spirito di mendicanza or qui tu ne raccogli i marci frutti. Il Giudice Estremo nella sua stanza non vuole avvocati difensori: questa la divina costumanza. Per chi don sofferenze o favori i livelli del Purgatorio sono tre: il primo, ampi ed aridi pianori

E poi una fetida marana c' infestata da topi puzzolenti, infine un alto colle per certi re. Or Ges, pastor di cuori innocenti, attende il giudizio di Nostro Padre: se d'amor fr i suoi dispensamenti, se egli rub, come le gazze ladre, i diamanti dell'anima che Dio ci don insieme a nostra madre. "Il dubbio grande, dissi io, miracoli e finte guarigioni per i suoi fedeli erano il fo da pagare ai Vedici santoni!" "Lascia che sia Lui a giudicare se tu ragion al cuore sovrapponi all'uomo negherai di respirare, gl'impedirai d'avere la speranza di viver coi sogni e di volare". Cos mi parl con somma creanza il poeta Dante ed io gli risposi: "Ma se tu, duca mio, hai rimiranza, e con il cuore la tua mente sposi saprai scinder, con coltello affilato, fin a qual punto la Sorte sfidar osi, separando il giusto dallo sbagliato che con scienza e sapere taglierai. Con l'animo del bimbo appena nato, invece, qualunque cosa sceglierai sempre dietro la bandiera del pap orgoglioso del tuo latte marcerai, errando sovente di qua e di l ben poco imparando dalla vita inseguendo le infantili fatuit. Sol con altri bimbi avrai partita giocando sempre a quei tre dadini non sapendo contar su cinque dita! Terra fertile, questa dei bambini, per furbi e malfattori d'ogni risma che facilmente salgon sui gradini, esibendo un altrui sacro crisma. Costoro, dall'alto pulpito elevati,

somministrano a tutti un clisma che da dietro, ch non si possa vedere, entra nelle visceri recipienti con caldi fiotti nel sedere. Oppio per deboli, sempre contenti, che fingendo di non sapere della vita nulla danno ai loro discendenti!". "Ors, rispose con voce compita per differenza, a tutti questi, che quasi mai onest hanno tradita, se non piet e amor cosa daresti? Fosti sempre forte tu? Su rispondi! Ogni dura battaglia tu vincesti? Ti salvasti sempre dalle onde che la Sorte ogni tanto provvede e come raggiungesti le sue sponde? Tutto appare e nulla si vede: della realt il forte f la scienza del semplice e del debole la fede. Ma il furbo che con insipienza del semplice e del debole profitta pronto per l'eterna penitenza. Il forte che indica la via dritta e al debole perdona l'ignoranza avr felicit in eterno scritta. L'ignavo, per divina costumanza, qui nel Purgatorio in eterno resta e mai acceder all'ultima sentenza. Dunque tu, scolpisciti nella testa che in vita debolezze avesti, semprech tua mente fosse onesta, a qualcuno aiuto tu chiedesti: mio caro amico, confessa il vero! qui tutti i difetti son manifesti. Tutto sempre per Egli sincero nulla di noi pu esserGli nascosto il nostro mosaico per Lui intero. Egli di nostra vita ha poi preposto che la ruota giri come la mola che lenta macina il passito mosto. Dobbiamo seguire questa scuola:

il tempo avanza, non torna indietro, ogni cosa passa e poi s'invola. Ogni d sar luminoso o tetro ma, per non entrar nel Purgatorio, in vita devi usar il giusto metro. Questo sar per te liberatorio cos che la tua vita sar lieta e scevra d'ogni evento aleatorio. Amico mio - cos fin il poeta se ti liberi d'ogni stolta vanit, se degli altri non fai la tua mta, se persegui la tua e la Sua verit, se abbandoni ogni presunzione e rinneghi le superficialit, qui solo una minima porzione del tempo reputato giusto resterai: poi il Paradiso tuo per sempre sar. Ma qui deterna noia morirai se in vita fosti zecca o petecchia: come allora anche adesso fallirai. Se poi dall'una all'altra orecchia in vita ti pass il vento del sapere sappi che qui di noia mai s'invecchia !". Parole giuste, memorie da tenere quelle del duca mio, ma c'era un dubbio: quanto deve pendere il bilancere? Risponde il fraticello di Gubbio "Sono Santo! in Paradiso devo stare! perch mai quest'orribile connubio? All'Inferno non ci voglio andare, detesto quest'orrendo matrimonio: fra certo ed incerto c' un grande mare! Forse Dio ha obbedito al Demonio? All'umanit con amore ho lasciato un prezioso ed enorme patrimonio: agli uccellini il canto ho insegnato, ai grandi i bimbi ho detto d'imitare, le cose pi semplici ho coltivato! Vanit io ho voluto rifiutare ho donato molte parole buone solo poco andando a mendicare.

Chi e come adesso di me dispone ? Forse Dio di me si scordato? Io fui Suo propagator di religione!" Ma il duca mio, a lui tutto d'un fiato: "A te l'estrema decisione non compete non puoi tu decidere il tuo fato. Anche se desti cose parve o liete chiss se, dopo tutti questi anni, finalmente Dio, che mai si ripete, stabilir, vestendo umani panni, se al mondo abbia donato di pi colui che segu i primi tuoi anni. Accanto a lui l'Imperator che fu, siccome immobile adesso sta a tutti il lei dava, ora a tutti d del tu. sempre altera Sua Maest il piccolo grande Napoleone che delle armi dett la nobilt. Nonostante la carne da cannone, data sui campi di battaglia in pasto per vendicare la Rivoluzione, alla Francia don degni fasti e sculacci altri imperatori ma all'Europa di fati nefasti. Rub argenti, ori, vite, amori neg la vita e dolori regal, pi per lui furon morti che vivi i cuori. Quando Sorte lontano lo confin sulle sponde di Sant'Elena perdute in quel mare egli il suo Nulla anneg. Pens che di salite e ricadute fatto il gran pendolo della storia: proclami urlati e poi parole mute, momenti di codardia e poi di gloria, in uno come in molti dei mortali, d'entrambe sempre tracce di memoria. Accovacciato sotto ai suoi stivali Pompidou con Chirac inebetito: di Lui vollero seguir l'orme fatali, ma della 'grandeur' il glorioso mito con surrettizie manovre d'interessi

hanno prima sporcato e poi svilito. Non v' alcun dubbio al mondo che essi abbiano svenduto Madama Francia facendo i suoi gentili figli fessi. Del potere si godettero una trancia fingendo ridicoli eroismi ma riempiendosi vieppi la pancia. Napoleone, con appropriati clismi, ora svuota le loro sporche budella a dispetto dei gallici stilismi. La scena divertente e bella, adesso de Gaulle vado a visitare: anche lui di Francia fu una stella. Stella appannata che vorrei lucidare: fu capo fuggiasco mentre i maquisardi da soli i nazi voller contrastare. Torn in patria che gi era tardi ma partecip in prima fila dei trionfi agguant gloria come i ghepardi. Ora sdraiato dopo i tonfi subiti ad Orano e Dien Bien Phu coi suoi generali or non pi tronfi. Mesto mesto ha lo sguardo all'ingi lo lascio per andare, dove non so, certo malvissuto egli non solo fu. Scorgo davanti a me il gran Tenn: Hirohito l'imperatore del Giappone che con grandi potenze rivaleggi. Dei tempi suoi egli colse l'occasione per voler l'Oriente colonizzare iniziando un'orrenda tenzone. Con feroce campagna militare l'antico spirito dei samurai volle nel suo popol rinovellare. Port fiamme fin quasi agli Altai tra monti, giungle, mari e citt Fu onor o follia ? non lo dir mai. Or davanti a noi tutto compunto sta in attesa d'esser da Dio giudicato per i suoi delitti contro l'umanit. Del suo paese buie pagine ha firmato

dall'emozion si fatto trascinare sol per questa potr essere scusato. Volle i divini venti sacrificare ancorch i kamikaze fossero eroi che per con coraggio militare han spiegato il confine a tutti noi che separa il guerriero dal vigliacco: ci vuol davvero poco solo se lo vuoi. Poi, chi pose la testa dentro al sacco volendo nascondersi dietro al dito ora subisce un tremendo smacco: qui triste e forse molto pentito e attende di conoscer verit: perch mai il suo cuore stato ardito. Ora implora la divina piet davanti al niente inginocchiato con altri eguali figli di meschinit. N morte n vita egli ha dato, all'Inferno forse non dovr andare, ma certo un puro ignavo stato. "Vita finita in fondo al mare, scender pi facil che salire" avverte il duca mio con serio fare. Il suicida a me qualcosa vuol dire ma la sua lingua bloccata da singulti non v' parola che riesca ad uscire. "Per quelli come te non vi son indulti: se tu della vita il salir temi, se lasciasti i tuoi giovani virgulti nell'abbandonar di tua barca i remi, privando i tuoi figli di un futuro, all'ora final giusto che tu tremi" Queste parole Dante a muso duro a lui proffer ma poi cos parl: "Se la tua fu scelta d'animo puro, se tua vita altrui vita mai incroci, se tua barca mai bianca fece la scia, a Lui di voi come te un d parler. La tua, certo, fu pura codardia oltre ai parenti distruggesti te stesso e su ragione vinse la follia".

V' poi qui chi per apparente sesso il proprio partner ebbe a tradire cercando amor in un casual amplesso. Costui o costei volle dipartire per noia o solitudo (mai lo sapr) dal caldo letto dove usava dormire. Chiss cosa adesso a me dir vorr di quei due amori sulla bilancia se mia curiosa mente interrogher. "Amor mai la verit in due trancia, nostra mente invece pi precisa non come il cuor che sempre si lancia. Nella mia recente memoria incisa l'immagine dell'amore che ho lasciato, ma il nuovo scelsi a sua stessa guisa. Mente e cuore mi han determinato di prender tal via forse sofferta che sicuramente avrei evitato se del piatto non fosse stata certa, al momento della pesa, l'inclinazione che ognun di giusta misura allerta". La marana dei ratti ha popolazione fatta di pezzenti e dignoranti indegna d'ogni commiserazione. Molti di questi sono lestofanti a cui pes sapere e lavorare e d'ogni insidia furon abili mercanti. Molti di loro dovranno andare, appena il Giudizio sar sciolto, tra le fiamme dell'Inferno a bruciare. Tra questi vedo maghi che han tolto, infondendo nei buoni una speranza, dei loro soldi e cuori invero molto. Or son qui avvolti da puteolanza cercando il lor futuro di divinare ma han gi perso la loro tracotanza. Corni, croci e sfere seppero usare e poi zodiachi, numeri e tarocchi. Il Gran Giudizio, ora, stanno ad aspettare. A nulla serviranno i lor malocchi contro le vicine fiamme dell'Inferno.

Guardano in basso, mesti negli occhi. Vedo burocrati e ladri di governo che coi soldi del contribuente fecero vacanze al sole dell'inverno. Anche qui ciascun a s e ad altri mente: finse di lavorare tutto l'anno invece oziava spudoratamente. A chi li foraggi fecero un danno, tra questi alcuni finti professori che fingean d'insegnare tutto l'anno. Vedo professor dai cervelli nani che per fornir i lor insegnamenti invece delle bocche aprivan gli ani ed ai loro improvvidi studenti del saper forniron pessimi servigi con desueti e stolidi argomenti. Pare un branco di somari bigi questa cricca che ignuda passeggia: al loro dovere mai furon ligi. D'un tratto odo una scureggia (strano per questo luogo silenzioso!) Dante ride di gusto e lo dileggia. "Ahi, tu uomo avido e pretenzioso al final, come l'altri, il meglio desti di t stesso: un vento odoroso! Inutil per te legger difficil testi sempre vuoto sar il tuo cervello ancorch molta attenzione tu presti. Sei e resterai qui qual somarello a nulla servir il non sapere se non le stolte gesta di Panariello. Leccasti il culo a chi avea potere e potere esercitasti su chi potevi sia che ti prestasse o no il sedere. Ignoranza e sol quella tu chiedevi, in cambio di mille riverenze, dagli alti scranni su cui sedevi. Le tue parole eran flautolenze che uscian dal nettato tuo sedere, or non ti servon false resipiscenze ! Tal legge di bassezza pu valere

se fosti non donna ma una gallina che sempre ragion con il sedere. Facendo finta d'essere bambina tu nascondevi sotto la sottana l'unica cosa di tutta te carina. S, tu sapevi d'esser cortigiana che per te v' spesso chi soldi spende ma non sapevi d'essere puttana. Sapevi che bellezza non si vende, tantomeno quella del nostro cuore, ora, che l'estremo Giudizio pende, capirai quanto pi vale l'amore di mille falsi inchini e moine che dei soldi non celano l'odore. Quei somari e quelle galline a stolti capi rendean omaggi, che in vita, dall'inizio alla fine, come i satrapi e i preti Magi esibivano piume da pavone pretendendo d'essere i pi saggi. Mai insegnar ad un somarone l'arte del rispetto o del pennello rimarr per sempre un gran coglione, che mai coltiver il giusto e il bello e che si far per sempre guidare da chi dianzi a lui non si leva il cappello. Iniziammo di seguito a scalare le pendici di un alto ed erto colle, per il tanfo di ratti e ciucci lasciare. C' qui di certi re il ventre molle quello che ogni mortal chiama e mai vilt da coraggio scinder volle. Su questo colle sopra la marana stan seduti accanto sorridenti Reza Pahlavi e il Dalai Lama, re caduti di regni decadenti non videro il confin fra elsa e lama e perci oggi qui son penitenti. Anche se lor regni periron per lama (che non usaron per esperir giudizio) c ancor molta gente che li ama.

La paura, che grave umano vizio, raramente soggetta a divina venia, li f fuggiaschi in modo surrettizio. DallAnnapurna fin verso lArmenia da quella paura nacquero due mostri, i cui nomi son uninfernale nenia Per i diavoli che li legano ai rostri. Reza e Lama amaron le lor genti ma come le gocce dei colostri per esse furon aride sorgenti, sempre assisi sui lor dorati troni ben lontani dagli umani eventi. Furon di certo non stolti pavoni, come chi resiede nella marana, ma falliron le massime decisioni. Sorridono per: la linea mezzana che separa il male dal bene dal secondo forse non lontana. Sperano che di vita le loro pene nellultimo giudizio sian lammenda per il lor poco sangue nelle vene. La stessa sorte da Dio esprimenda l'imperator Traiano e Temujin attendon sperandola non reprimenda. Per vie diverse decise dal destin solcaron mari ed immense pianure e legaron due continenti al fin. Con virt diverse, entrambe pure, lun con civilt e laltro con la forza a molti levaron o donarono paure. Sol la storia lever la scorza al frutto dei loro ampi seminati il cui sapor da secoli mai si smorza. La storia ce li ha consegnati: da Roma fino a Samarkanda i loro nomi da tutti son ricordati. Essa per anche ci tramanda la scia di sangue dietro ai loro passi ed al divin giudizio la rimanda. Ai popoli recaron molti sconquassi: poich molte pacifiche nazioni

distrussero con fuoco, spada e sassi. Ai mortali restan le emozioni che l'inarrestabile fiume della storia porta a chi sempre sente sensazioni. La loro fu e rester vera gloria, forse Dio vorr con la giusta pesa bilanciar, per la futura memoria, ogni azione da loro intrapresa e separare il sangue dal coraggio l'onore delle armi dall'offesa. Poich per Egli vilt oltraggio e verit sempre una e nuda a lor sar forse dato degno aggio. "Nulla f Egli che noi mortal deluda, nulla che tradisca il nostro proprio io, pur se qualche decisione pare cruda!". Cos, scientemente, disse il duca mio. " vero, la storia gi storia fatta, a noi leggerla bene", risposi io. Capii che il passato mai ritratta le sue scelte di storie brutte o belle. "Ad esse il mortal sempre si adatta". Di Dante le parole furon quelle. Incontrammo un signore scuro in volto camminava con inceder lento, in vita fu re del pubblico ascolto. Ogni ora del giorno e della notte chiedea quando il giudizio si sarebbe sciolto. volea risposte nuove, non decotte. Qui sempre resterai con o senza bile, dispensasti a vacue italiche frotte notizie e informazioni da cortile, filmacci orrendamente doppiati, giornalisti ed attori da porcile, semianalfabeti e strapagati. Ora mal ti va io continuai il bello ed il grande del sapere tu negasti, proprio come alla RAI! La copiasti dissi al Cavaliere magari neppur tu ora lo sai, preferendo a Hawking la De Filippi,

pubbliche futilit regalasti che alla cultura mortali scippi donarono in cambio di vacui fasti che riempion la mente finch non strippi! Tranquillo per, il futile donasti, mentre della RAI i grassi papponi tutti allInferno mangian ferali pasti: vendetter merda in cambio di dobloni. E l ancor oggi baciano le porpore di vescovi potenti e fanfaroni che vollero un popolo di umili tortore, ovvero, dindividui sempre proni s da poterne mirar le forfore a pi o a meno novanta gradi conserti e ripiegati, non importa, ma sempre fedeli ai vescovadi!. Poi, prima che sapra la grigia porta, con far mesto ci saluta Mollica, che al solo guardarlo si intende che in vita sua mai ha visto una fica. Accanto ad egli brutta ci attende una vecchia pittata molto tarda che sua favella ben poco sintende. Ogni parola chella sazzarda, forse per la sua sghemba dentiera o per la sua lingua non savoiarda favella degna duna pattumiera. E Botteri detta nonna Abelarda che mal parla per colpa dei dobloni per anni ingurgitati dalla RAI e che potrai contare a milioni. Basta bassezze! Tu ancora ce la fai? - urlo stizzito basta coi baroni forieri dignoranza e troppi guai!. LItalia fu dalla provincia uccisa di nostra nobil lingua fr fatti scempi, radice del bello per sempre recisa da cotali baroni stolti ed empi, azzerati di logica ed estetica veneratori di crociati templi, padri di cultura analfabetica,

figli di mangiapasta e mangiapizza!, cos il duca mio davanti alla porta tanto url con non ascosa stizza chAbelarda dalluscio sera sporta il rugoso volto mosso dalla strizza. Si fatto tardi, sapre quella porta, qui ne abbiamo viste delle belle, quasi tutte inattese, ma certo giuste. Abbiamo fretta, dobbiamo andare, dobbiamo salire fino alle stelle. PARADISO. Qui ora vive chi visse sulla Terra vita lunga o breve, ma spezzata, figlia o figlio di una guerra, di virt mai venduta n comprata di onore, amore e libert a tutti il primo giorno regalate. Quel giorno in cui la divinit decise in parte il nostro fato e ci dette intelletto, non falsit, per scinder, con coltello affilato, caso e certezza, acqua e roccia, il giusto ed il vero dallo sbagliato. Ogni d, qual trasparente goccia, l'amore che albergava in loro nutr il fiore che qui sempre sboccia, quel fiore dun prato tutto d'oro che con gli altri da sempre qui adorna l'alba ed il tramonto di costoro. Nella mente dei vivi sempre torna il ricordo dei forti e poi quel fiore che l'acqua della vita sempre aggiorna. Quell'acqua che, sempre con amore, irrora pianure e cieli tersi e giunge fino al nostro cuore. Al ritmo delle note o dei versi o delle geometrie della scienza o traversando sentieri avversi, l'acqua pura dell'umana esistenza

ad ogni mortal spiega la giusta via da seguir con onore, amor e scienza. Qualunque difficolt al mondo ci sia quell'acqua sangue nel nostro cuore che scaccia ogni forma di codarda. Fra tante di qui, una storia d'amore degna ora d'esser raccontata mentre il sole, al passo delle ore, cede alla luna inargentata gli spazi del cielo e della mente finch'ella, in torno, sar tramontata. Questa notte, magica e silente, rotta solo dal canto dei ranocchi, porta memorie in me mai spente. "Coi tuoi occhi leggesti nei miei occhi l'amor che mai si cela ed in te si specchia finch qual fiume nel tuo mar non sbocchi. Mi donasti il fuoco che mai s'invecchia quel fuoco che riscalda le mie vene. Poi sussurrai ti amo nell'orecchia". Amor ch'ognuno nel proprio scrigno tiene pi prezioso d'ogni preziosa gemma che cancella piccole e grandi pene, amor impresso nel cuore come stemma mi fece tuo e con me tu fosti mia, poi finalmente sciolse il mio dilemma: l'Amore uno solo e sempre sia la piccola e la grande fiamma che illumina la tua, la mia e l'altrui via. Cos poco dopo diventasti mamma: le gocce di sudore del tuo parto un arcobaleno di colorata gamma. Ed il sarto nobile e divino ha tessuto lenzuola di broccato perch dorma tranquillo il tuo bambino. A lui preziose virt ha donato a te con suo padre a lui mostrarle: questo compito vi fu affidato. Non nascondete mai fra stolte ciarle le verit immobili del mondo a voi, qual'abili pittori, d'imitarle.

Dal cielo e dal mare pi profondo prendete le bellezze a piene mani: con quelle dipingerete lo sfondo del gran mosaico del suo domani. Lui poi trover le giuste tessere pur con difficolt talora immani. destino d'ogni umano essere cercar lontano oltre l'orizzonte la perfezione del Supremo Essere. Dovr per scalar un alto monte ed il grande fiume dovr navigare: ed i valori vostri sono la sua fonte. Forse dei dolori dovr provare, dovr patire qualche sofferenza ma sempre avanti dovr andare: ci della vita gli dar la scienza, sapr che il dolor vita non nega ma che ai nostri cuori d coscienza. Del dolor questa la giusta spiega: Sorte volle ai mortali insegnare che il bello della vita mai si rinnega, dandoci talor di sofferenze un mare: i cinismi e le superficialit lungo nostra via ci f abbandonare. Augurio nostro che felicit abbondi presso lui qual cornucopia ma che mai gli dia la falsa vanit di vivere nel regno dell'utpia, dove il cervello con altri ottuso ed ognuno dal pi stolto copia. Giunger qui solamente d'uso per chi don amore e libert, per chi coraggio e ingegno ha profuso. Qui non il luogo delle falsit: qui non giunge chi non seppe amare, n chi predic le false santit. Una folla immensa mi appare, occupa tutte le vallate verdi. E sterminata: grande come il mare. Al sol guardarla il tuo occhio perdi: tutti morti prima del d fatale

qui e in vita nell'inceder sempre certi. Morti nei campi dell'odio e del male in Germania, Russia, Cina, Polonia vittime di una "soluzione finale". Vive ancor oggi la gran fandonia ch'essi non ebber torture e umiliazioni ma vera verit lo testimonia. L ed in molte altre nazioni perse l'umanit la sua purezza ma i suoi candidi gigli sono milioni. Solo chi vivo la vita apprezza, impara quest'amore dai suoi avi le iniquit con coraggio spezza. Mi appare una gran folla di schiavi liberi finalmente da catene piccoli grandi eroi, mai ignavi. Ebbero a patire troppe pene pi di quante voglia la nostra Sorte che talora ci dona a mani piene. Essa non don loro buona Sorte ora qui loro non patiranno pi quella vita trasformata in morte. Loro guardano a noi mortali di quaggi or che loro vita dolce eternit ci dirigon sulle vie della virt. Vedono le nostre ombre e falsit, con lenti gesti quasi impalpabili ci apron le porte della verit. Con sguardi teneri ed amabili con parole mute e silenziose, dalle nostre menti incancellabili, a noi lor tutti dicono le cose che ci dnno la fiamma del sapere, e nei nostri cuori nascono le rose. Fiori, colori ed amore da tenere: sono doni piccoli ed immensi che tutti dovremmo voler avere. Sono doni dai sentimenti intensi e profumati come mille fiori, tutti incisi nei nostri sei sensi. Se poi loro fr nostri genitori

nei sogni le pi dolci rimembranze ci colorano come fossero pittori. Ora sono vuote quelle stanze dove loro vegliavan su di noi quando da piccoli facevam lagnanze, ch non volevamo dormire, ma poi, con le loro soavi e dolci parole davan sangue al nostro cuore e a noi. Se poi fu creatura di nostra prole con lei per sempre vorremmo dormire chiedendo a Dio di far ci che vuole. Vorremmo infatti subito finire il tormento che nostra vita azzera e con lei la morte compartire. Grazie a chi ci don la vita vera, grazie per i forti battiti del cuore per quei sogni che, sempre ogni sera, ci fanno vivere nel regno dell'Amore e volare ben oltre l'Universo per fare d'ogni nostro d il migliore. Mai il vostro esempio sar perso, perdno se i vostri occhi non leggemmo: eran trasparenti come il cielo terso. Io ed altri il sole schermammo per non saper cosa la vita ci d, vuoti nel cuor e nella testa fummo. Forse il tempo, col tempo, insegner a noi piccoli mortali immaturi dov' nascosta, se mai lo fu, la verit. Noi oggi viventi, un d morituri, mai dobbiamo far finta di nulla: ogni cosa lascia segni imperituri. Per te, Lia, mai vi fu pi bella culla: tua madre s'ispir al divino sarto, di tua vita futura non scord nulla. Per te lei, dal giorno del suo parto, grandi vie di terra e cielo prepar: la forza del tuo paterno picciol Marte con sua venerea dolcezza intrecci in quell'eterno gioioso ballo che per sempre Sorte a voi don.

Quello stesso amoroso ballo che vi port fra le coltri calde a volervi finch il dolce sballo fece vostre mani per sempre salde riscaldando sensi e sensazioni e sciogliendoli come calde cialde. Viveste grandi e piccole emozioni: nessun di noi mortali si stupisce se le verit sono vere visioni. Cos il corpo la mente non tradisce quando con amore si f l'amore e poi il magico sogno ci assopisce. Sciolgo questi sogni in tal tepore, poi mi risveglio, lo so, devo partir. Tutti vorrei abbracciare con calore. Ecco Massoud il leone del Panjshir, il suo sorriso come il suo coraggio accompagnato dal califfo Amir. Per anni il primo sul Taleb fu d'aggio, il secondo Alessandria liber ebbe cuore aperto nonch saggio, ch i barbari Cristiani evacu. Portano il vessillo del Profeta che egli d'amor e di forza color che alla Mezzaluna indic la meta dalle calde coste del Nostro Mare oltrepassando la Via della Seta fin ai Regni di Bali e di Harare. Ora egli seduto accanto a loro d'amor e rispetto ama conversare. Ha parole di fuoco per coloro che di sangue innocente lordano le vie del mondo fin alla Costa d'Oro. Morte vile ed ascosa essi portano paludati con abiti e nome di Colui che per finta adorano. Ancor oggi lui si domanda come, salvata e poi diffusa la grecit, i califfi d'oggi sian bestie predone, bestie pronte ad ogni malvagit, urlata con ogni forma di perfidia

dai minareti di campagne e di citt. Il seme dell'odio oggid insidia il vivere civile delle genti: frutto d'arroganza e d'accidia. "Questi sono sporchi delinquenti, il Paradiso non vuole assassini!" urla il Profeta a noi presenti. "Mai io intesi far morir bambini n depredare il cuore delle genti: l'Islam non religione per cretini" con lui Marx che svegli le menti cont idee nuove senza inganno mai vestito di ricchi paramenti, non come Papi o re che spesso fanno discorsi travestiti da importanti recando al popolo sempiterno danno. Le sue furon parole pi pesanti di quelle di mille sacri Concistori poich scritte per esseri pensanti. Ancorch rabbiosi i suoi fervori che volean papi e re a lavorare che volean le plebi sugli allori, egli dett sul come devi fare, se tu sei povero, per elevarti e per poterti alla fine affrancare. La razion storica sopra le parti a noi don qual ascia per spezzare i miti nascosti dietro false arti. Quei miti usati per governare, per vuotare anime e portafogli, per meglio i semplici ingannare. Se tu nel suo verbo il giusto cogli, usando l'intelletto che ti fu dato, mentite verit di vesti tu spogli. Verit che troppi gli han rubato: mntori e mentitori d'ogni parte che segnaron delle plebi il fato. Quel fato per loro creato ad arte che le pose come vili strumenti di finte lotte, poi le cacci in disparte. Nonostante questi stolidi elementi,

che pur si macchiaron di genocidi, vinsero della democrazia i venti. Nel suo nome troppi gli omicidi: fin il suo verbo per esser infangato tra mille burocratici stillicid. Ancor oggi egli nominato da finti borghesi e falsi proletari che libert di mente han cancellato. Ma Sorte disegn itinerar copiando dalla verit il vero: inutili dunque troppi conversar. DellAfrican grande popolo nero troppe lacrime e sangue noi contiamo: di Sorte il fil fu troppo severo. Le loro gesta oggi noi cantiamo da loro imparammo l'animo amico che dell'umano profondo conosciamo. Il loro spirito, dolce ed antico, di Mandela e Tutu ha il volto, e poi di Martin L. King e Steven Biko, poi di altri, che a noi dettero molto: un sorriso, un ballo o una canzone per dar alla vita quanto Sorte ha tolto. Effimera ed eterna espressione di quel voler viver che mai sopisce finch dura nostra breve transizione. E cos ognun di noi capisce come il nostro futuro esorcizzare s che mai il presente si tradisce. Grazie per averci fatto passare sopra gl'insicuri ponti della vita, per arrivare sorridenti fino al mare. Ulterior forza a noi garantita dalla pi grande storica belt che dal cranio d'Atena fu partorita. l'antica grande greca civilt che del bello fece la ragione del viver umano per l'eternit: Prassitele, Fidia e poi Mirone, con loro Euripide e Policleto ed i grandi Aristotele e Platone.

Fu dei Greci il fascino discreto di descriver ogni forma di natura rendendo ad ognuno l'animo lieto. Lor lezion di vita da sempre dura quella che un la Terra alle stelle con stile, amore ed eleganza pura. Lor finezza nel pensar le cose belle rese gli uomini non bestie passive ma gli artefici della propria pelle. Mai del saper lor menti furon schive in mille modi trovarono l'essenza di leggi universali sempre vive. Apelle disse a Giotto di dar movenza e geometria al tempo ed allo spazio, di dar forme e colori all'esistenza. Cos egli tinse il cielo di topazio, pose lacrime sul volto della gente: piccole perle d'un immenso strazio. Giotto dette fuoco e luce ardente alla pittura da secoli sopita e fond la nuova arte rinascente. Cos per sempre rest scolpita la legge della penna e del pennello che dai barbari Cristiani fu bandita. E Natura, che sempre segue il bello, ci don Leonardo che dett le norme liberando il sapere d'un fardello. Segu infatti le perfette forme (della donna le dolci sinuosit) e c'insegn che mai l'ingegno dorme: ad arte e scienza dette nobilt, color le vene di foglie e mani, don l'Ultima Cena all'umanit. Le scoperte dei freschi dei Romani illuminaron le idee di Raffaello che dipinse sempre a piene mani. La Scuola d'Atene di pennello ma il sapere umano tutto spazia e concentra ogni virt del bello. Mi saluta e poi mi ringrazia, con un sorriso che mal si cela

ed una curiosit che non lo sazia. Chiede com' oggi l'arte della tela: "Cosa la mente dei pintor moderni muove ?". Come il maestrale gonfia la vela quando su mare e terra forte piove, mi sento nella voce uno sconquasso: "Perdonami, ma queste tele nuove, sai, quelle di Van Gogh e Picasso, son buone solo per il focolare: in quelle menti solo un gran fracasso. Quelle tele non si pu guardare: macchie informi di colore dappertutto son fatte giusto solo per bruciare !". Risponde Raffaello un p distrutto: "Dunque, ognun di questi un apprendista d'ignoranza ed insipienza il frutto ?". "Certo, di costoro lunga la lista sar perch sono cambiati i tempi ma l'imbrattatele ama dirsi artista. Se sol d'aria il tuo cervello riempi questi sono gli ovv risultati le opere d'ingegno son solo scempi !". Il viaggio continua, siamo riposati. Entriamo in altra bella contrada di questo Paradiso dei beati. Ecco Buddha, che la giusta strada all'uomo indic con verbi illuminati perch mai si perda ovunque vada. Ci attende davanti alla sua soglia ci parla con voce profonda e quieta e spiega come rifuggir la doglia. "Superficialit non cosa lieta ma ricca fonte d'idiozia suprema che mai nessuno al mondo disseta. Conoscer la sofferenza estrema, nostra od altrui, il cuore accende cos che nessun vita o morte tema. Lungo il corso di vita si apprende delle cose la vera misura giusta sian alcune brutte od altre stupende. Nessuno mai potr usar la frusta,

una falsa cena calda od un sollazzo, (quasi fossimo una filibusta) per darci ordini sul comun andazzo. Nostra coscienza alberga tutti i valori che dn di luce il quotidiano sprazzo. Tanti, troppi, sono gli impostori che vogliono dar corso a nostra vita fingendosi dei princip i difensori". E cos parl con voce suavita le sue parole, profonde litanie, mi sovverran sempre per la mia vita. Beethoven ricam dolci melodie che prese dai rurali balli e da Natura e c'incant con possenti sinfonie. Ci don ricchezza che sempre dura scatenando anche con le sue sonate la parte nostra dell'anima pi pura. Al chiar della luna voi che andate per tornar a casa o per divertimento auguro quelle note rimembrar possiate. Rinnov il nostro sentimento, del nostro cuore tocc ogni corda: la gioia fu il suo completamento. Con lui Mozart, che nessuno scorda, di violini e pianoforti virtuoso all'orecchia e all'anima pi sorda di vita don l'aspetto pi lezioso, espresso in regali e nobili danze, per vista e udito un dono prezioso. Tra chi scrisse le pi belle stanze Shakespeare e Milton vedo in controluce: contaron dell'umane gioie e speranze contaron di ci che pi ci seduce e di passioni, amori, tradimenti: tutto ci che di forte in noi traluce. "Portatemi a comprendere le genti, dell'animo umano datemi spiega: perch alberga diversi sentimenti ?" "Dio a nessun mortal di viver nega: la mente vola ed il cuore pulsa, l'uno l'altro mai un sol d rinnega.

Con uno solo, vita sarebbe insulsa. Il sangue di vita irrora entrambe, vita dell'uno dall'altra mai avulsa. Pensar dobbiamo per muovere le gambe e cos come al cuor non si comanda senza mente si f sol cose strambe". Cos risposer alla mia domanda: capii che di nostra barca nelle procelle mente e cuore insieme reggono la randa. Prima di partir per rimirar le stelle duna cosa eccelsa ebbi cognizione: era s la pi bella fra le belle. Per principar ogni nostra azione rammentar sempre noialtri dobbiamo che, di nostra vita, mezza porzione di gioia poich la vita amiamo e laltra di dolor sovente grande. Nel suo profondo pozzo cader si deve per poi salirne le viscide sponde e poter mirare il bello della vita. Incoronate da vistose ghirlande, due nobildonne con fiori fra le dita di multicolori sars vestite lente incedevan con regale passo. Lislamica boria le volle zittite, ora sorridon Benazir e Indira: dellodio le fonti ora son rinsecchite. Quando il popolo con amor ti mira poich al popolo amore hai donato il ricordo di te sempre respira, nei cuori e nelle menti coltivato. Quellamore i secoli trascende e per sempre e da sempre ricambiato e del popolo le speranze accende. Coi vostri dolci occhi in lui vedeste le pi belle e tragiche vicende, tutte umane. Voi col cuore ascoltaste lor miserie, forze e debolezze. Al vostro popolo voi regalaste non solo speranze ma concretezze. Cos Dante a lor riguardo sespresse.

E poi: Tu donasti grandi bellezze nel cuor dei Fiorentini ancora impresse quali dolci e primaverili brezze, lopposto del meteorista e cacatore che di me cont con lurido fervore. Cos parl Dante a Renzi rivolto mentregli con passo certo le segua qual figlio sempre pronto allascolto. So di certo che lidea non mia, ma il banal dilemma in me s risolto: lamore crea e lodio distrugge, il ghiaccio d vita solo se sciolto e lanimo freddo dal calore fugge. Cos disse Matteo, dato per cretino da un branco di beceri che non sfugge dal proprio lapidario destino di politiche mummie imbalsamate che, con animo e cerebro non fino, palate di dobloni hanno incassate. Davanti a lui Bindi fu pecorella, a santini e vesti porporate rinunci, per Dio non pot farla pi bella. Dietro a lui Marini blatte pronunci che niun al mondo pu aver compreso, ch un dialetto dalla bocca scorreggi. Essi allInferno da poco hanno appreso che s leterna punizione dura quanto ci che dalla vita hanno preso. Or ride di lor chi ebbe vera sventura, il proprio corpo martoriato, di propria morte scevro di paura: leroe che sua vita ebbe donato per ordine del suo immenso cuore che ebbe nellorecchio sussurrato di far vivere leterno Amore. Ella ed egli ci hanno spiegato che fonder in uno due arcobaleni cosa semplice e naturale, logica ed etica sequenza dettata dal Dio Universale. Fra di loro scorgo in lontananza

Viriato ed Ettore con me cordiale e poi Geronimo che ora danza con la varsoviana bella Nathalie. Loro ed altri guidan truppa immensa la cui fine non posso veder da qui. Tutti pervasi da gioia intensa, con timido fare mi salutano. Questo luogo per loro ricompensa - dice Dante or qui vedono il bello che nel brutto videro allora. Il mortal tramonto non pi vivono, per loro loggi sempiterna aurora. Vedo poi Garibaldi al comando dei pi beglItaliani della storia che, da Mentana al Piave espiando lor unica colpa desser senza boria a fronte del barbaro straniero, ci donarono libert e gloria, ci mostrarono lanimo sincero. Non pi sangue sgorga dal loro cuore, che da carminio si fece nero nel donarci il loro immenso amore ed intridendo lor camicie e divise. Sar laver visto tanto fervore, ma un fiotto di lacrime mi scoppia irrigando qual fiume a primavera le rugose valli del mio volto cos che la mia vista si sdoppia. Non riesco neppur pi a rimare so solo che tanti altri bei gigli io devo andare ad incontrare. . Prima d'andar a rimirar le stelle vidi Ben-Gurion ed il Mahatma: fr eccelsi maestri di cose belle. Ambasciatori di due popoli grandi, millenarie culle di nostra civilt, vollero che il figlio al figlio tramandi quelle poche e semplici verit: passion per estro ed ingegno l'uno, ricchezza di vita contro povert

per l'altro, viste come figlie dell'Uno. Jahv e Brahma, poi, sono lo stesso Dio, ogni dio non pu non esser di nessuno. Lui da sempre governa l'umano io e nell'io di noi mortali sempre vive. Dei nostri sbagli ci fa pagare il fo, ma se facciam cose d'errori prive queste le trasforma in perle belle anche se talor ci paiono tardive. Prima dandare a rimirar le stelle, di scienziati incontrai una schiera, maestri veri sol di cose belle. A noi il conoscer la verit vera dettero con amor a piene mani anche se essa talor non sembra vera. Loggi per loro sempre il domani: di corpo e mente ci han donato agi trasformandoci da bestie in umani. Non come quelle di preti, mullah e Magi fr loro formule incomprensibili n usate come loro per volgari plagi. Con esse han fatto miracoli impossibili, che han mostrato alluomo com grande Dio dallumana storia imprescrittibili. Ed ora cos mi parla il duca mio: Egli da sempre vive sotto nostra pelle albergando nel cuore del nostro io: Amor che muove il sole e l'altre stelle.

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