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Il metodo degli Elementi Finiti per lanalisi dei prodotti industriali

Politecnico di Milano Dipartimento di Meccanica

ELEMENTI 1D: BEAM


Mario Guagliano

Elementi 1D
Gli elementi finiti 1D sono caratterizzati da geometria mono-dimensionale (ma applicazione spaziale) e sono particolarmente adatti a rappresentare componenti dove una dimensione prevalente sulle altre due. Da questo punto di vista, la geometria corrisponde allasse baricentrico del componente stesso BAR (barra o biella): presentano la sola azione assiale Struttura reticolare gdl: solo traslazioni BEAM (trave): presentano azione assiale, taglio, flessione e torsione

Telaio gdl: traslazioni e rotazioni


Elementi 1D: Beam

Elementi 1D

Elementi 1D: Beam

Beam nel piano

Elemento trave 2D Solo momento nel piano e forza trasversale 4 gdl: v1, 1, v2, 2 v = v(x) Per forze e momenti applicati agli estremi, la v(x) di una trave con EJ costante cubica
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Rigidezza col metodo diretto

I termini di [K] sono uguali alle forze e momenti nodali che generano (o mantengono) la deformata corrispondente allattivazione di un gdl unitario (gli altri 0): c una somiglianza col metodo degli spostamenti Le corrispondenti deformate sono le funzioni di forma Ni
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Rigidezza col metodo diretto


Soluzioni semplici da linea elastica , PLV o metodi affini
=-L2/2EJ v=L3/3EJ F=1 +

=-L/EJ v=L2/2EJ M=1

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Rigidezza col metodo diretto

Deformata della trave da espressioni note: definiamo k11 e k21 in modo che la deflessione sia unitaria e la rotazione nulla

L3 L2 v1 = 1 k11 k 21 =1 3EJ 2EJ L2 L 1 = 0 k11 + k 21 =0 2EJ EJ

Equilibrio della trave

F M

y y

=0

k11 + k 31 = 0

= 0 k11L + k 41 + k 21 = 0
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Rigidezza col metodo diretto

L3 L2 k 21 =1 v1 = 1 k11 3EJ 2EJ L2 L = 0 k + k 21 =0 1 11 2EJ EJ soluzione: 12EJ k11 = 3 L 6EJ k 21 = 2 L

k11 + k 31 = 0 k11L + k 41 + k 21 = 0 soluzione: 12EJ k 31 = 3 L 6EJ k 41 = 2 L

I valori k sono funzione di E, J e L (materiale e geometria) alcuni valori di k sono negativi (per garantire lequilibrio) la soluzione trovata rappresenta una colonna (in questo caso la prima) della matrice [K]
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Rigidezza col metodo diretto


Procedendo allo stesso modo con gli altri gdl

6EJ 12EJ 6EJ 12EJ 3 2 L3 L L L2 4EJ 6EJ 2EJ 6EJ 2 L2 L L L [K ] = 12EJ 6EJ 12EJ 6EJ 2 2 3 3 L L L L 6EJ 2EJ 6EJ 4EJ 2 2 L L L L
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v1 u} = 1 { v 2 2

Osservazioni
Limitazioni Lipotesi di v(x) cubica fa riferimento alla deformata di una trave ad asse rettilineo, sezione costante, caricata agli estremi. Un carico distribuito comporta una v(x) di quarto grado. La soluzione fornita dagli elementi beam sotto lazione di carichi distribuiti approssimata, ma lapprossimazione migliora allaumentare del numero degli elementi (infittimento della mesh) Sforzi Gli sforzi sono espressi dalla relazione x=My/J, dove M legato alla curvatura espressa in funzione degli spostamenti nodali {u}

d2 v M = EJ 2 = EJ[B]{u} dx
Essendo i termini di [B] lineari, M varia linearmente con la coordinata x lungo ogni elemento
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Beam nel piano + azione assiale


In questo caso, si hanno sei gdl

u1

u2

0 AE L 0 12EJ L3 0 6EJ L2 [K ]{u} = AE L 0 0 12EJ L3 6EJ L2 0

0 6EJ L2 4EJ L 0 6EJ L2 2EJ L

AE L 0 0 AE L 0 0

0 12EJ L3 6EJ L2 0 12EJ L3 6EJ L2

u1 6EJ L2 v1 2EJ L 1 0 u2 6EJ L2 v 2 4EJ L 2 0

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Beam nello spazio


y, Jy

z, Jz

12 gdl (3 traslazioni e 3 rotazioni per ogni nodo) Per il gdl x bisogna considerare la rigidezza torsionale

x =
kt = GJp L
per sezione circolare
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Mt kt

kt =

G con < Jp L per sezione generica

Sezioni generiche si torcono maggiormente


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Beam nello spazio

T=Torque=Mt

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Beam nello spazio


0 0 X 0 0 Y1 0 0 0 Z1 0 Z2 S 0 Z3 [K ]{u} = sym Zi come 0 Y2 0 0 0 Y3 X 0 0 0 0 0 X 0 Y1 0 0 0 Y2 0 Y1 0 0 Z1 0 Z2 0 0 0 Z1 0 0 0 S 0 0 0 0 0 S 0 0 Z 2 0 Z4 0 0 0 Z2 0 Z3 0 u1 Y2 v1 0 w1 0 x1 0 y1 Y4 z1 0 u2 Y2 v 2 0 w 2 0 x2 0 y2 Y3 z2

Y, ma con Jy al posto di Jz i (rigidezza torsionale)


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S = GK / L

Servono molte caratteristiche geometriche e del materiale


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Coordinate globali

[K] = [T] [K][T]


[ ] 0 [T] = 0 0 0 [ ] 0 0 0 0 [ ] 0 0 0 0 [ ]

l1 m1 n1 [ ] = l2 m2 n2 l3 m3 n3
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Riduzione dei carichi distribuiti


I carichi sono da intendersi generalizzati (forze e momenti) Carichi distribuiti: carichi per unit di lunghezza (travi, elementi piani) o di area (shell, solidi) forze di massa (peso, inerzia) I carichi concentrati devono essere applicati ai nodi I carichi distribuiti agiscono invece tra i nodi N.B. I carichi concentrati possono essere applicati solo ai nodi che possiedano il gdl corrispondente al carico generalizzato (es.: non possibile applicare un momento ad un nodo di un elemento bar) {u} = [K]-1{f}, con {f} forze nodali => necessario definire una procedura di riduzione dei carichi distribuiti ai nodi
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Riduzione dei carichi distribuiti


Elemento bar

Il carico totale distribuito su un elemento vale qL e viene applicato in parti uguali e concentrato (qL/2 in questo caso) su ogni nodo Nel caso di pi elementi, ad un nodo comune viene applicato un carico concentrato che la somma dei contributi dei singoli elementi adiacenti al nodo stesso
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Riduzione dei carichi distribuiti


Elemento beam

In questo caso, necessario aggiungere anche momenti flettenti che sono le reazioni vincolari del problema iperstatico, cambiate di segno (ovvero applicate al nodo). Esempio: Le forze si sommano e, se gli elementi hanno ugual lunghezza, i momenti si elidono
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Riduzione dei carichi distribuiti


I carichi concentrati sostitutivi di quelli distribuiti si dicono cinematicamente equivalenti e producono lo stesso lavoro del carico distribuito stesso.
F1 M1 z1 v1
L

F2 z2 M2 v2

F1v1 M1z1 F2 v 2 + M2z2 = qv(x)dx


0

con v(x) = 1 + 2 x + 3 x 2 + 4 x 3
Per calcolare F1, F2, M1 e M2 bisogna introdurre le funzioni di forma
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Riduzione dei carichi distribuiti


v(x) = N1(x) v1 + N2 (x) z1 + N3 (x) v 2 + N4 (x) z2 F1v1 + M1z1 + F2 v 2 M2 z2 = = q (N1(x) v1 + N2 (x) z1 + N3 (x) v 2 + N4 (x) z2 )dx
0 L

3x 2 2x 3 qL F1 = qN1(x)dx = q 1 2 + 3 dx = 0 0 L L 2 2 L L 3x 2x 3 qL F2 = qN3 (x)dx = q 2 3 dx = 0 0 L 2 L


L L

2x 2 x 3 qL2 M1 = qN2 (x)dx = q x 2 dx = 0 0 L L 12 L L x 3 2x 2 qL2 M2 = qN4 (x)dx = q 2 + dx = 0 0 L 12 L


L L
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Riduzione dei carichi distribuiti


I carichi concentrati che producono lo stesso lavoro del carico distribuito si dicono anche staticamente equivalenti perch le loro risultati coincidono con quelle del carico distribuito stesso. Si pu rinunciare a questa propriet, ad esempio, concentrando solo i carichi trasversali e trascurando i momenti Questapproccio tipicamente preferito per gli elementi che possiedono gdl rotazionali I momenti nodali agli appoggi A e B non dovrebbero essere presenti Inoltre se gli elementi fossero di lunghezza differente, si creerebbero dei momenti netti ai nodi che in realt non Entrambe le metodologie (con e senza ci sono e quindi si equivalenza sul lavoro) garantiscono la perderebbe in accuratezza convergenza alla soluzione esatta infittendo del risultato il modello
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Riduzione dei carichi distribuiti


In generale, i gdl nodali calcolati col FEM non sono esatti Nel caso particolare di elementi bar e beam uniformi (geometria e materiale) con carichi lavoro-equivalenti invece i gdl nodali calcolati sono esatti Ci non significa che gli spostamenti siano esatti tra i nodi, n che lo siano gli sforzi nodali

Se i carichi nodali non sono lavoro-equivalenti, anche i gdl nodali non sono esatti, per, a seconda delle situazioni, gli sforzi calcolati possono risultare pi accurati
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Riduzione dei carichi distribuiti


Un software FEM determina gli spostamenti locali e da questi gli sforzi: x=Ex=E[B]{u}

Usualmente gli spostamenti son pi accurati degli sforzi perch questi ultimi sono proporzionali alle deformazioni e queste sono derivate degli spostamenti (e la derivata genera differenze significative tra le funzioni) I valori pi accurati degli sforzi sono solitamente quelli di centro elemento, per i valori pi alti (e ricercati) sono quelli al bordo. Un problema tipico del FEM Nel caso di elementi beam, si parte dal momento flettente (ricavato dalla curvatura), ma la procedura, a volte, pu generare momenti dove in realt non ce ne sono
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