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Progetti

Paolo Giardielllo

Ove Hidemark (1931) presentato nel volume Sweden - 20th Century Architecture, a cura di C. Caldenby, J. Lindvall e W. Wang, come una delle figure pi eminenti nel campo del recupero e restauro architettonico. Tale riconoscimento sostanziato sia dai numerosi interventi di edifici storici, quali il palazzo barocco di Skokloster (1968-78) vicino Stoccolma, il restauro con un nuovo edificio annesso a Stra Spring (1969), la chiesa di St. Birgitta a Kalmar (1975), il crematorio Lille Aska a Linkping (1988),il China Palace a Drottningholm (1990-96), sia dal contributo teorico sviluppato attraverso linsegnamento e

ove hidemark

Il restauro della Katarina Kirka a Stoccolma


la pubblicistica specializzata. Hidemark ha messo a punto, negli anni, una concezione del restauro definibile libera che, pur basandosi sul rispetto delle dottrine consolidate e sui principi riconosciuti dalla cultura contemporanea, non prevede un metodo operativo astratto e preconcetto ma, piuttosto, una profonda conoscenza del caso per caso ed un lavoro lento ed accurato fondato sullanalisi storica e sulla comprensione delle scelte tecnologiche. In particolare, il rispetto ed il mantenimento dellimpostazione tecnologica originale diviene uno dei punti di maggiore attenzione nel lavoro dellarchitetto svedese. Egli afferma che larchitetto restauratore ogni volta diviene ora un poeta, ora uno storico, ora un ingegnere, e che il mantenimento in

vita di unopera architettonica, per difenderla dallaggressione del tempo, avviene attraverso i suoi stessi materiali che ci possono raccontare lo spirito e le scelte progettuali dellepoca in cui stata costruita. Questo legame con le capacit espressive e narrative delle tecnologie e dei materiali consente ad Hidemark di operare, di volta in volta, scelte che possono risultare anche difficili e in qualche caso oggetto di dibattito con lopinione pubblica. noto, infatti, quanto sia delicato il campo del restauro architettonico (e non solo; si pensi alle recenti querelle sul restauro di quadri ed affreschi) e quanto da principi teorici unanimemente riconosciuti si finisca poi, troppo spesso, a discutere sugli esiti e sulla prassi progettuale. Senza addentrarsi in tale dibattito,quello che maggiormente interessa rilevare nel lavoro di Hidemark il rigore e la coerenza, al di l degli stessi risultati che in fondo parlano da soli, ed in particolare lattenzione verso un campo,quello dellanalisi dei sistemi e delle ragioni che hanno informato le scelte costruttive, che sembra rilevante anche al fine di intuire le possibili aspirazioni a divenire di quelle opere architettoniche che neces-

Pianta. Nella pagina a fianco: veduta della chiesa dal mare.

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Sezione.

Nella pagina a fianco: interno della chiesa dopo lincendio del 1990. Costruzione delle volte e degli archi in mattoni degli spazi interrati.

sariamente hanno bisogno di essere integrate con parti nuove. Il restauro della Katarina Kirka, durato dal 1990 al 1998, in collaborazione, per le strutture, con Krister Berggren, Marie-Louise Engstrm e Assar Legerstam, rappresenta pertanto la soluzione di un caso estremamente difficile che ha mobilitato lopinione pubblica intorno alle scelte operative effettuate. La chiesa, a pianta centrale, fu costruita a Sdermalm, a Stoccolma, tra il 1650 e il 1695 da Jean de la Valle. Il suo impianto originale consisteva in un volume tronco piramidale sovrastato da una bassa cupola. Nel 1723 un grande incendio, che coinvolse tutta la citt,distrusse anche la chiesa che fu ricostruita da Gran Josuae Adelcrantz con un alto tamburo ottagonale, in

forme barocche. Nel 1990, la notte del 17 maggio, un incendio invase di nuovo la chiesa distruggendo la cupola in struttura lignea e devastando gli interni. La nuova perdita della chiesa fu molto sentita nella citt, non solo per il valore storico e per la memoria di evento gi accaduto, ma anche perch la cupola della Katarina Kirka rappresentava un punto di riferimento nello skyline ur-

bano. Le scelte che si prospettavano erano molto differenti tra loro: ricostruire la cupola secondo la forma originaria o quella pi recente,lasciare lopera in rovina come testimonianza dellaccaduto o inserire una copertura ispirata a linguaggi dellarchitettura contemporanea? Ove Hidemark ha operato, anche in questo caso, tenendo conto di tutte le necessit presenti: ha optato per la ricostruzione della cupola secondo le linee settecentesche per recuperare un valore che andava oltre quello della singola opera e che coinvolgeva limmagine stessa della citt, e ha scelto di intervenire allinterno mediando tra le forme del passato e interventi nuovi che si integrassero con lo spazio ma che suggerissero lappartenenza ad un tempo diverso. In particolare, per affrontare la ricostruzione della cupola in legno e di quelle interne in laterizio, larchitetto si affidato al suo metodo scegliendo di adoperare tecnologie e materiali originali, esprimendo e mantenendo una coerenza tra la forma e la struttura. Il lavoro di restauro partito da un accurato inventariamento e rigorosa documentazione dello stato di fatto, non solo per conservare la memoria dellaccaduto ma anche per cercare indizi utili a comprendere le logiche costruttive adoperate. Lo studio preliminare si allargato fino a cercare tutte le testimonianze possibili - fotografie depoca,dipinti,disegni originali - della chiesa prima dellincendio, oltre che i metodi e le tecnologie utilizzate attraverso libri e manuali del tempo. Allo studio accurato delle tecnologie del legno e del mattone ai fini della ricostruzione corretta delle parti da innestare sulle murature rimaste, per non generare sollecitazioni dannose tra il vecchio ed il nuovo, si affiancata unanalisi finalizzata allottimizzazione degli spazi e delle parti della struttura in base alle nuove esigenze funzionali e alle variate logiche del rito sacro nella chiesa.Si sono cos realizzate delle nuove celle nellala orientale, sotto la quota del pavimento, e distribuiti gli arredi fissi in os-

servanza della liturgia odierna. Lopera restituita alla citt ha ottenuto, con la sua forma esterna,lo scopo di ricucire il profilo del panorama urbano demandando allinterno la funzione di sollevare dubbi sullautenticit del complesso e soprattutto sulla datazione di alcune parti.Sebbene ogni intervento di restauro possa essere facilmente criticato quel che maggiormente affascina nellopera di

Hidemark linteresse culturale spostato dalla sfera dei linguaggi - soggetti per loro stessa natura al variare del gusto e della cultura - alle ragioni che collegano materiali, struttura, tecniche e forma della struttura, radici antiche ed autentiche del fare architettura.

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Veduta dellinterno restaurato.

Veduta di uno scorcio del piano interrato.

Nella pagina a fianco e foto a destra in alto: particolari della costruzione in legno della cupola.

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