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Dal latino al volgare Perch una letteratura italiana potesse nascere, occorreva lesistenza di volgari italiani e la loro precisa

distinzione dal latino. Dopo la fine dellImpero romano dOccidente (476 d. C.) gli scambi tra le popolazioni romanizzate e i nuovi dominatori germanici e la limitata diffusione del latino scritto favorirono la differenziazione linguistica tra le ex province dellImpero (che costituivano la Romnia). I fenomeni pi vistosi furono: a livello fonetico: la caduta delle consonanti finali s (comparabilis - comparabile) ed m; a livello morfologico: nuove forme verbali del futuro e del passato prossimo; a livello strutturale: la scomparsa dei casi nella declinazione e lapparire dellarticolo Con il termine di lingue romanze (perch parlate nel territorio della Romnia) o neolatine si intendono le diverse lingue derivate dal latino (italiano, latino, provenzale o lingua doc, francese o lingua doil, castigliano o spagnolo, portoghese, basco, rumeno, ladino), diverse sia dal latino classico che dal latino medievale, lingua di cultura del mondo cattolico. ovvio che tale lingue furono elaborate prima per la comunicazione, rimanendo il latino la lingua scritta. Il fenomeno in Francia e Germania arriva a compimento gi nel secolo IX. Primi documenti in volgare italiano In Italia gi dal secolo VIII-IX esistono documenti che attestano luso scritto del volgare. Il documento pi antico che si conosca il cos detto Indovinello veronese di quattro versetti: Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio tenebat negro semen seminaba. Gratias tibi agimus, potens sempiternus Deus. (Si spingeva davanti i buoi, bianchi prati arava, un bianco aratro teneva, nero seme seminava. Ti ringraziamo, potente sempiterno Dio.)

Il copista, evidentemente in un momento di riposo dal lavoro, si divertito a trascrivere nelle lingua parlata, un indovinello, basato sulla metafora della scrittura come aratura di un campo: la mano spinge avanti i tre buoi, medio indice e pollice, e ara il foglio, che come un prato bianco. Tiene un aratro bianco (la penna doca) e semina un seme nero, linchiostro. Del 960 il placito capuano, un atto notarile che risolve una controversia per il possesso si alcune terre. Latto in latino, ma sono in volgare le frasi che vengono riportate dei testimoni. Altro documento importante sono i quattro placiti cassinesi, quattro testimonianze giurate risalenti alla met del secolo X: essi testimoniano luso del volgare nel linguaggio cancelleresco, ufficiale e dotto. Questi ed altri documenti simili non hanno alcun valore letterario, ma servono a dimostrare la crescente diffusione del volgare in ogni regione italiana. ovvio che il volgare italiano non nasce come lingua unitaria, ma si sviluppa su base regionale.

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