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Bittul ha-yesh

PRELIMINARI LA TECNICA PRIMA FASE I SAGGI DEL PARDES SECONDA FASE TERZA FASE Il documento che segue la relazione presentata dal Carissimo Fratello Pignatelli F. al seminario di studi tenutosi a Licenza nell'anno di Vera Luce 5994, sul tema la Meditazione. Lo studio sviluppa una indagine su di una tecnica segreta in uso nelle Pilpul cabalistiche. Il documento ha quindi il carattere dell'originalit, voglia il nostro visitatore considerarlo con benevolenza. Il suo contenuto non esplicita di necessit il punto di vista della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto riconosciuto al Fratello. Federico Pignatelli

Il mio contributo per questo seminario, una relazione sulla tecnica cabalistica conosciuta con il nome di Bittul ha-Yesch il cui significato letterale svuotare per riempire, vedremo nella esposizione diffusa di questa relazione cosa che si svuota e di cosa si riempie. Sia cosa ben chiara a tutti voi, il mattone che offro, che per la verit non mi gratifica affatto malgrado vi abbia dedicato del bel tempo, da intendersi relazione e come tale non riempita da alcuna pretesa propositiva, anche se per necessit di esposizione investir il personale. Oggi vi confermo quanto tra il serio e il faceto annunciavo, il mio sar un mattone di quelli pesanti. Ma non date aspettative particolari al termine pesante, esso utilizzato nel significato stretto del termine, in quanto la relazione riuscir di difficile digeribilit per gli immanentisti, i trascendentisti, i teisti i monisti i panteisti e in genere per tutti quei Fratelli che suppongono che la ricerca possa considerarsi esaustiva con il solo nozionismo e da attuarsi il solo gioved o anche il venerd. bene fissare, immediatamente un concetto di grande contenuto: il processo della reintegrazione dellessere, che poi anche il percorso della Bittul ha-Yesch, che per inciso fa riferimento allasse centrale dellalbero Sephirotico, non lastricato di dialettica, di mentalismi o di erudizione edonistica; , al contrario, pavimentato di distacchi, di solitudine un sentiero disseminato di abissi, che non conduce su palcoscenici e non accetta uditori, via strettamente sperimentale ed operativa, e la meta si raggiunge per via negationis e non diversamente. Ma chi persegue veramente lintegrale soluzione della propria incompiutezza? Vi sono, senza dubbio, molti esoteristi, molti occultisti, eruditi di Qabalah ma sono pochi quelli che nel silenzio del proprio cuore sanno sferrare il colpo fatale allignoranza metafisica. Da sempre rivendico per luomo il ricercatore. Il Massone la possibilit diritto, di uno stato coscienziale che lo collochi fuori dai limiti del quaternario, in altre parole, avoco il diritto e lesistenza di uno status interiore, eterno ed immutabile, fondato sulla libert dalla legge Binaria e sulla libert dalla dualit spazio temporale.

Della Bittul ha-Yesch, della tecnica dello svuotare per riempire, che poi lo spirituale annullamento dellesistenza nel Nulla divino, An, poco se ne parlato e ancora meno divulgato, la stessa loquacit di Abulafia si interrompe deferente a proposito di tale soggetto, limitandosi soltanto ad accenni laconici, fornendoci, comunque come ora vedremo, indizi nodali. a tutti noi noto che le istruzioni sulle metodiche in uso nella meditazione della Qabalah ed in quella ebraica in generale, formavano parte degli insegnamenti occulti e segreti, e se si escludono alcune regole generali, non venivano mai resi pubblici, la trasmissione avveniva bocca orecchio. Abulafia fu, in un certo senso, il maestro di cabala demitizzante, al diritto di non dare sostitu il coraggio di dire e a proposito dellItbodenut, cio della tecnica meditativa incentrata sullisolamento di se, cos si esprime: si deve osservare ci che dentro la testa, la lunga osservazione, continua, conduce il cabalista ad una condizione in cui cessa di essere un semplice cabalista per divenire un profeta. Allora egli conosce Dio non pi perch una luce lo illumina dallo esterno, non per via mentale, ma perch il suo spirito lo abbandona, si unisce a Dio e forma un tuttuno con Lui, conoscendolo per identit. In un certo senso sono queste delle affermazioni estreme, scioccanti per noi ma ancora di pi per i contemporanei del maestro, del resto il personaggio Abulafia non era estraneo a simili stimoli estremi. Limbarazzo, attenzione, non emerge per da questa ipotesi di conoscenza per identit, la quale anche se vero che non fu mai apertamente questionata nelle Pilpul cabaliste, era comunque sussurrata presente in forma strisciante partecipe, infatti, come interiore aspirazione nelle Yihudin (unificazioni), sistema Luriano in uso presso la scuola di Eliezer Azikri nel 1601, e nella Kavvanah, da intendersi come lattenzione spirituale rivolta alla forma simbolica delle lettere del Tetragramma hwhy, azione in cui lo spirito sovra razionale e iper mentale dello invocante, tutto proiettato sulla realt divina infinita che si cela nelle lettere, fa si che tutto lessere delluomo si raduni in questo raccoglimento del suo spirito e si unifichi in questa unione con lUno. Il turbamento emerge proprio dalle modalit operative che introduce il termine osservare, Vaer.

Fin dagli albori la Hitbonenuth, vale a dire la tecnica meditativa incentrata sulla comprensione di se, da non confondersi con la Hitbodenuth di Abulafia, che riguardava lisolamento di se, fu intesa soltanto come concentrazione protratta del pensiero, sulle luci superne del mondo divino e dei mondi spirituali in genere. A met del XIV secolo, negli scritti dei maestri, compaiono i termini Kavvanah e Devequt con il significato di attaccamento prolungato del pensiero ad un distinto soggetto. Sulla Devequth consulta in questa stessa sezione La Devequth

La Hitboneuth interpretata, quindi, soprattutto come possibilit di valutazione massima di un dato o situazione, e solo dopo avervi indugiato per un periodo prolungato lintelletto passava ad un gradino di comprensione pi alto, era in altri termini intesa, soprattutto per i circoli esterni, come una sorta di lavorio mentale particolare. Con la Bittul ya Yesch, la concentrazione protratta sostituita dal puro Vaer, dal puro osservare. Non esistono, a nostra conoscenza, riferimenti documentali su questa tecnica, per cui quanto verr riferito in questo seminario ha il privilegio delloriginalit. Questa tecnica poggia su di un assioma abbastanza intuitivo, e su di un postulato che non tenteremo di dimostrare, anche se nella prima stesura di questa relazione tutto questo era contemplato, vi facciamo quindi grazia di una ventina di pagine irte di riferimenti allo Zohar e di citazioni.

Postulato Lessenza originale delluomo in definitiva An il Nulla, che in effetti la realt suprema, assoluta; la sua forma originale, il suo archetipo primo, EHIEH lEssere, cio leterna auto conoscenza, auto affermazione e auto rivelazione della Realt Suprema.

Assioma Tutto ci che deve essere Reale, ritenuto che An tutto ci che Reale, esso deve essere tutto ci che . Induzione: Al di fuori di An non esiste niente altro.

Come pu avvertirsi sono due scritti molto forti, le cui implicanze per lessere, si differenziano notevolmente da quelle proposte dagli immanentisti, dai monisti dai teisti e trascendentisti e separa nettamente la Qabalah dal Panteismo.

Qui affermiamo apertamente che nella loro essenza increata ed eterna, tutte le realt sono An stesso, solo in quanto creature esse manifestano il divino con diverso grado di perfezione, secondo la loro conformit o difformit con il principio supremo. Per onest di informazione occorre precisare che nonostante la storia di Israele conosca oltre a Enoch, Mos ed Elia alcuni altri profeti che realizzarono questo processo, non siamo in grado di presentare ai Fratelli testimonianze dirette, della identit di essenza fra luomo e An. Nessuna scuola e nessun maestro ne ha mai espressamente parlato; e come sopra accennavamo, soltanto il maestro Abulafia ne ha tratteggiato, Nacmanide laconicamente lha indicata come lo strumento catartico di soluzione radicale, e Luria lha segnalata nella sua opera Ghilgul Ghilgulim o Trasmigrazione delle Anime. Se questo per sufficiente ad ipotizzare che i tre maestri di Qabalah la conoscessero, altrettanto facilmente non si pu congetturare sulla paternit o filiazione a scuole specifiche. Tuttavia, data la natura della stessa, ma soprattutto le finalit operative perseguite, possiamo avanzare lipotesi che si tratti di una tecnica super scolae, le cui origini si perdono in un passato remoto, e fondata su esperienze personali caratterizzate dallassenza dellelemento esegetico. Del resto possiamo convenire che non vi alcuna necessit di utilizzare i versetti della Sacra Scrittura per legittimare un esperienza personale; la pratica vissuta sufficiente a ratificare i tre gradi della stessa. La tecnica, vantando una finalit in se stessa, ed essendo, quasi certamente, un insegnamento scaturente da esperienze individuali, pratiche imitabili, esposizione di un percorso diretto, non avverte la necessit della legittimazione Scritturale. La Bittul ha Yesch , comunque, ampiamente documentata nel Sepher ha- Zohar e confortata dalla tradizione Aggadica. Cosa intende con conoscenza per identit? Come da leggere questo termine, quali gli strumenti idonei ad attuarla. Non pu essere certo accettata come una identit fisica. Del resto mi sembra di ricordare che proprio noi della Montesion a proposito del passaggio scritturale ad immagine di Dio lo cre, la prima cosa che facemmo fu il sorridere sullipotesi di una lettura fisica. Daltro canto non possiamo non essere daccordo sul dato che una identit pu essere stabilita soltanto tra elementi della stessa natura, non possiamo ignorare che una reintegrazione, come quella ipotizzata dalla Bittul ha Yesch, realizzabile soltanto se lessenza tra gli elementi di relazione identica e osservandomi non mi sembra di appartenere alla natura dellAssoluto, anzi tutto testimonianza della dualit, la mia stessa esistenza determinata da una dualit (padre madre), il mio stesso mondo di manifestazione la dualit relazionale, il tempo e lo spazio, poi, sembrano essere le coordinate assolute sulle quali mi muovo. Siamo quindi condannati per intero e in una maniera irreversibile, ad essere interamente sottomessi alle condizioni della relativit? Siamo condannati, come qualche Fratello erroneamente sostiene, al solo piacere intellettuale della ricerca? Siamo condannati alla sperimentazione irreversibile della dualit piacere dolore, vita morte, bene male, amore odio? Si e no. La risposta si se la coordinata di riferimento quella che percorre laspetto del particolare, quello del separato, di ci che sembra essere, la coordinata dellEmek ha Melek (letteralmente ombra della divinit), la risposta no se al contrario seguiamo la coordinata del divino, vale a dire la via centrale dellAlbero.

Ora secondo linsegnamento della Qabalah, lanima umana possiede una natura molteplice, e alla pari degli elementi corporei che rivestono luomo, possiede una quintessenza da cui si enuclea la sua quadruplice natura e dove si consacra in unit. Non per una quintessenza materiale come per il corpo, ma spirituale, la quale si identifica con lo spirito umano universale, vale a dire con Metradon che a sua volta, forma un tuttuno con la presenza dellUno, in altri termini della Shekhinah. I quattro aspetti o gradi o propriet interiori dellanima, rammentiamolo in modo rapido, sono Nephesh (letteralmente soffio vitale) che lanima animale, Ruach (letteralmente aria o vento) che lanima pensante, Neschamah (testualmente il respiro) vale a dire lanima puramente spirituale o sacrale, Chajah o anima vivente eternamente. Questi quattro aspetti dellanima umana hanno pertanto in comune un'unica quintessenza, detta appunto lUnica Jechidah, cio lunit in se stessa, e la sua propria essenza consiste, secondo quanto riferito dallinsegnamento tradizionale, nellunit fondamentale assoluta di tutte le variet dellUno assoluto originario. Essa analoga alla Shekhinah e con la quale, in quanto realt di Metradon, vi si identifica concretamente. [L'uomo e l'Assoluto secondo la Cabala, di Leo Schaya. Edizioni Rusconi 1976]. Sullanima, secondo il pensiero cabalista, consulta in questa stessa sezione Lanima secondo la Qabalah

La tecnica si trova descritta in:

Ezechiele I,4 Guardavo (osservavo), ed ecco un vento di tempesta che veniva da settentrione, una grande nuvola, un fuoco che si sprigionava

Questo passo di Ezechiele, chiosato ed interpretato in modi e maniere diverse, lo scrigno che custodisce la Bittul ha Yesch. In esso sono riportate tutte le istruzioni operative e le tre fasi della tecnica. bene ricordare, facendo eco al Kaplan, che lo Zohar insegna che il vento, la nuvola e il fuoco sono le tre barriere che il cabalista deve varcare per entrare nel regno della divinit. Una volta superate accade quanto Abulafia ha descritto e abbiamo ricordato in precedenza: Il cabalista perviene ad una condizione in cui cessa di essere un semplice cabalista per divenire un profeta. Allora egli conosce Dio non pi perch una luce lo illumina dallesterno, non per via mentale, ma perch il suo spirito lo abbandona, si unisce a Dio e forma un tuttuno con Lui e lo conosce per identit. Lo strumento operativo quindi contenuto nel termine Guardavo.

La prima fase della tecnica contenuta nella locuzione Ruach vento di Tempesta. La seconda nelle parole Una grande Nuvola. La terza nei lemmi Fuoco che si sprigionava.

Vaer, Osservare ecco la chiave, luovo di Colombo Ezechiele ce lo grida Vaer dice forse sembrer incredibilmente semplice ma questo tutto La tecnica della Bittul ha Yesch e la conseguente reintegrazione dellessere inizia e si esaurisce in questa non azione, Vaer. Vi sembra troppo semplice? Bhe! Provate. Il termine Vaer (Guardavo) non ovviamente riconducibile allazione fisica del guardare, ma piuttosto ad una condizione particolare di costante vigile attenzione di quanto avviene, come appunto raccomanda Abulafia e Nacmanide, nella nostra testa. Osservare, sia nella dimensione interiore, sia in quella esteriore, vuol dire nella Tradizione Cabalista (e non solo questa), percepire, prendere coscienza di..., avere consapevolezza di... Ecco che il termine Osservavo ci introduce nei dettami di una Meditazione consistente nell'osservare osservare senza fare altro, in altre parole senza creare consapevolmente ulteriori pensieri. indispensabile essere pura osservazione, pura attenzione. Si deve percepire, vedere, sentire ogni nostro contenuto psichico senza valutare, giudicare, senza condannare, senza esprimere giudizi su ci che si osserva; il che equivale a dire, osservare il pensiero involontario-subconscio senza alimentarlo con pensieri volontari aggiuntivi. Questa condizione non certamente cosa nuova, anzi e un requisito noto a tutte le accademie e a tutti i maestri, essa chiamata Visione vigile.

descritta nel Siphra de-Tzeniutha al capitolo secondo come Vista preveggente di chi non si addormenta mai e sorveglia senza sosta.

Il testo letterale del Siphra de-Tzeniutha si trova in questa stessa sezione Siphra de-Tzeniutha

NellIdra de-Maschanah come gli occhi di Jechidha che espletano lindagine di tutto, in alto e in basso.

Il testo dellIdra de-Maschanah si trova tradotto in questa stessa sezione Idra de-Maschanah

In Geremia XXXII, 19 indicata come gli occhi sempre aperti.

Al capitolo nono dellIdra Rabba Qadisha (Maggiore Santa Assemblea), simboleggiata come occhi che non hanno palpebre ne sopracciglia. NellIdra Zuta Qadischa (Minore Santa Assemblea) presentata come i due occhi in uno, eguali, sempre vigili e mai dormienti.

ovvio che per conseguire durevolmente questa posizione di vigile osservazione, occorre comprendere adeguatamente il funzionamento dei processi mentali, la loro natura e il loro reale comportamento. Questo primo congetturato ci innesta in maniera naturale nel contenuto della locuzione: Vento di tempesta. Il termine vento, come ha fatto acutamente osservare il Kaplan ha un doppio significato poich la parola ebraica Ruach significa certamente vento, ma anche spirito. Pertanto si pu anche leggere Ezechiele in questa maniera: vide uno spirito tempestoso. Questo spirito tempestoso connesso alla prima fase fase in cui la coscienza, con un movimento centripeto, tende a ritirarsi verso un centro di stabilit, prendendo consapevolezza dei caotici baluginii presenti nella mente, in altri termini la consapevolezza della tempestosit del nostro pensato. La rappresentazione del vento di tempesta, come raffigurazione della irrequietezza mentale, stata abbondantemente impiegata dai mistici di tutti i paesi e di tutte le religioni, nel 1459 se ne fece uso persino nel testo Le nozze chimiche di Cristian Rosencrutz, e a proposito del viaggio nel secondo giorno cos riporta: Appena mi girai per guardare, vidi venirmi incontro un vento cos forte che mi avrebbe facilmente fatto cadere, mentre se non guardavo non mi accorgevo di niente. Per attuare questa prima fase necessaria non una passivit irrazionale, ma maggiore vigilanza, maggiore volizione, maggiore equilibrio e maggiore centralit coscienziale questa la prima barriera che il cabalista deve superare. Distacco dal pensato, ritorno al centro. In questa prima fase, la Bittul ha Yesch una tecnica psicologica e neanche tanto inedita considerato che, anche se con diverse finalit, fu adottata nella scuola di Psicosintesi di Roberto Assaggioli va da se che come ogni tecnica esige impegno e tensione. Poi, con l'esercizio, la lunga applicazione e la consapevolezza del praticato, la tecnica si trasforma in attitudine o stato coscienziale; si muta, in altre parole, in una modalit di essere naturale.

noto il racconto dei quattro Saggi che entrarono nel Pards, ma forse altrettanto non la lezione che ne da lo Zohar. Ebbene al di la del simbolo contenuto nel Midrasch, la trattazione la pura descrizione di quanto andiamo esponendo. La fine del primo cos raccontata (Zohar sezione Bereschit 25b), esso giunse fino al fiume "Pischon ( uno dei quattro capi in cui si divideva il fiume che uscendo dallEden irrigava il giardino) Pischon parola che vuol dire Pi schon halakoth (la bocca che comunica la Legge). Vogliamo estrarne la lezione? Essa contenuta nellintroduzione di questa relazione, a dire Il sentiero della reintegrazione dellessere, la via proposta dalla Bittul Ya Hesch, che per inciso il percorso riferito allasse centrale dellalbero Sephirotico, non lastricato di ciance, di mentalismi o di nozionismo edonistico; , al contrario, pavimentato di distacchi, di solitudine un sentiero disseminato di abissi, che non conduce su palcoscenici e non accetta uditori. Il fagocitare eruditivo del nozionista non appartiene alla reintegrazione dellessere, ma soltanto alla cultura del concetto, la quale pu essere anche di contenuto spirituale ma sempre e comunque semplice dialettica. Quale fu la fine del secondo? Esso penetr, cos ci racconta lo Zohar sempre nello stesso passaggio, al foglio 25b, fin nel canale Ghiohon, che significa il luogo in cui si seppellisce quanto riporta la Scrittura (Levitico XI,42): Tutto ci che emerge. In questo capo, continua lo Zohar, si disseta Gabriel, il cui nome composto da Gheber-el (luomoDio), e a cui fanno allusione le parole della Scrittura (Giobbe III,23): luomo (gheber) che cammina in una via sconosciuta e che Dio ha ricoperto del suo velo. Non forse un riferimento tradizione di quanto affermato fino ad ora? Quale significato pu avere la locuzione il luogo in cui si seppellisce ci che emerge. Operativamente parlando sarebbe da fuoco eretico ipotizzare che questo luogo sia mente? E sarebbe

da lapidazione blasfema, leggervi la possibilit di percorrere questa via sconosciuta e che Dio ha ricoperto dal suo velo da un Gheber-el (uomo Dio)? Il passo non lascia dubbi, in termini di soluzione operativa, il Gheber-el, luomo Dio, si disseta in questo fiume, e questo fiume la mente non c identificazione fra i due e non forse possibile leggere Gheber-el lUomo Dio con i contenuti che abbiamo riconosciuti a Jechidah, lunica? Per ripresentare questa prima fase, in un linguaggio che forse pi vicino ad una modalit di percorso tradizionale cabalista, diciamo che il tragitto della Bittul ha-Yesch, o via del fuoco, si snoda lungo la linea o pilastro centrale dellAlbero. Esso tocca Malcouth, Yesod, Tiphereth Kether e infine Cade in An. Sono quindi i quattro centri che occorre incenerire entro la propria spazialit psichica, quattro Olim o stati interiori che bisogna conseguire quali condizioni coscienziali individuali. Sulla linea di risalita bisogna quindi:

Fermare il moto discendente delle energie che scorrono nelle cineroth, nei sentieri. Ci sottintende organizzarsi come baricentro neutro nelloscillazione del riflusso energetico. In altri termini appunto un ritorno al centro. Successivamente occorre orientare di nuovo verso lalto il movimento psichico, risolvendo cos lorizzontalit della squadra. In altri termini occorre operare il ribaltamento, e ci comporta il passaggio da uno stato esteriorizzato ad uno interiorizzato.

Tutto questo appartiene alla prima fase.

Consideriamo ancora il passo di Ezechiele, quale lelemento che immediatamente dopo ci si presenta una grande nube la seconda barriera che il cabalista deve superare una nube. In ebraico la parola nube si scrive da ED. Ora commentando il passo scritturale una grande nube (Ed) ricoprir la terra lo Zohar al foglio 22b dei Preliminari cos ci informa "con queste parole la Scrittura vuole intendere che Ed (nuvolada) sar tolta dal nome Adona (ynda) e vi si unir una vav e la nun (lettera che non dimentichiamolo indica sempre luomo) ottenendo la parola Adon (nwda) che significa maestro di tutta la terra Ma cosa si intende con Terra? Se accettiamo lipotesi di questo lavoro, e che stiamo trattando di una tecnica realizzativa, con quel termine non possiamo disconoscere luomo signore delle proprie attivit del pensiero, che ha gi trasformato la prima fase della tecnica in attitudine, in modalit di essere naturale. Vi siete mai chiesti cosa pu fare una nuvola? semplice! ostacola il guardare (Vaer), ed essa usata in questo contesto proprio con questa accezione opacizza il nostro spirito rappresentando lottundimento, la chiusura allosservazione. In questa seconda fase non esiste una possibilit di transito, di passaggio, di attraversamento, c il fondato rischio di smarrirsi Ezechiele riferisce, del resto, di una grande nuvola grande quanto lintera nostra spazialit psichica, grande quanto lo Shiour Qomah (la misura del corpo), e tanto vasta da non poter non poter essere superata la nube va disintegrata. Se nella prima fase era necessaria la pura osservazione senza nulla fare, in questa seconda allo stato di centralit conseguito va aggiunta lazione catartica. Quando stabilizzato quel famoso nucleo focale di coscienza risolutivo, allora possiamo, essere pronti per questa seconda fase del processo.

Per attuarla al meglio occorre, come sempre, comprendere ci che dobbiamo fare e su cosa dobbiamo operare. Nel tentativo di stabilizzare quel Centro Punto Forza (prima fase) il ricercatore, nella sua sperimentazione, scopre che ci sono molti contenuti conflittuali nel campo della propria spazialit psichica e che il Centro, essendo instabile e debole, viene continuamente trascinato dall'ingorgo pensativo immaginativo. Per attuare uno stato di quiete o silenzio sonoro mentale occorrono quindi tre cose. 1. 2. 3. Comprendere la natura degli oggetti-eventi psichici, causa di conflitto e di sfaldamento del centro (prima fase). Trovare il mezzo adeguato per risolvere questo dinamismo subconscio e proiettivo imprigionante (fase intermedia). Disintegrare le varie cristallizzazioni subconsce, disintegrare in altri termini la Nube (terza fase).

concetto accettato che un immagine mentale non altro che uno stato vibratorio che assume una certa forma. Del resto innegabile che tutto vibrazione nella vita, e la nostra sostanza mentale stessa non altro che movimento, ritmo che pu assumere indefiniti accordi formali. Cos ogni contenuto psichico, essendo una modalit vibratoria, pu essere risolto con altre modalit vibratorie. In altri termini, una vibrazione pu essere modificata, trasformata o annullata con un altra vibrazione. La teoria del Mantra (suono-vibrazione) poggia su questo fatto scientifico. Se vogliamo dunque rettificare e persino annullare le cristallizzazioni vibratorie, che si trovano nel nostro campo psichico, dobbiamo contrapporre, come mezzo strumento, una combinazione particolare di vibrazione, una rapida ed intensa vibrazione suono, ritmato sul giusto tono. Qui entriamo in quegli aspetti operativi che investono il personale e di cui accennavo nellintroduzione. La mia sperimentazione si esplica sullutilizzo come Mantra della parola shin, che poi una delle tre lettere madri. Non star a tediarvi esponendo quali sono state le motivazioni allorigine della scelta, pellegrine non sono comunque la semplicit di pronuncia, larmonia sonora, leco di propagazione, le analogie con il fuoco e una particolare vibrazione che epidermicamente percepisco durante la tecnica, che mi da la sensazione di un infrangersi su qualcosa di metallico con effetti dirompenti. Devo riferire che la cosa funziona, ma questo non significa che la scelta sia condizione sine qua non, suppongo, anzi invito alla verifica, che la scelta di una qualsiasi altra parola ebraica che presenti gli stessi requisiti, armonia sonora, eco di propagazione, facilit di pronuncia, ottenga gli stessi risultati. Del resto da sottolineare che se la vibrazione suono in s, lelemento portante di questa seconda fase, la condizione interiore delloperatore, quale campo in cui si combatte questa battaglia, sia di primaria importanza, perch sar soltanto questa condizione che permetter il propagarsi al suono con onde vibrazioni concentriche fino alla estrema periferia.

In questo movimento ritmico e lungo la sua traiettoria ogni contenuto forma cristallizzato si vedr sgretolare, disintegrare, proprio come avviene a livello oggettivo fisico, quando un ultrasuono disintegra una forma grossolana materiale. Anche la modalit di pronuncia investe il personale. Il soggettivo una modalit a livello mentale (suono pensato) molto prolungato, ma credo possa essere ripetuto ad alta voce (suono parlato) o anche realizzato come coscienza, ottenendone gli stessi effetti. La posizione coscienziale di preparazione, per eseguire tale tecnica ci fornita da uno scritto di Tommaso Campanella, Estasi Filosofica, che un testo sulla meditazione; non che il testo dia istruzioni sul come eseguire questa seconda fase della Bittul ha Yesch, ma da istruzione sulla posizione delloperatore per tutte le forme meditative, dice: Lanimo sia spogliato dogni minima passione o pensiero, non sia occupato n di mestizia o dolore, o allegrezza o timore, o speranza; non pensieri amorosi, o cure famigliari, o di cose proprie o daltri; non di memoria di cose passate o di oggetti presenti, et che si resti del tutto insensato interiormente et esteriormente, et diventi immobile come se fussi una pianta o una pietra naturale: et cos lanima, non essendo occupata in alcuna azione, n vegetale, n animale si ritira in se stessa . Il testo completo si trova nella sezione "Contributi Esterni" Estasi Filosofica

Quindi: necessario un ritiro al centro, attuando un momento di silenzio mentale, e poi iniziare a risuonare il Mantra. Il suono deve propagarsi, con onde vibrazioni concentriche, fino alla periferia o orizzonte psichico. Quando, durante la tecnica, si vedono cessare le onde suono, con la loro frequenza, allora si ripete nuovamente il Mantra; e cosi di seguito. L'attenzione deve essere rivolta esclusivamente all'evento risolutore, diversamente il Mantra perde di potenza e di ritmo. La tecnica richiede la totale concentrazione sull'evento, per cui la coscienza stessa rimane sempre impegnata nel processo. Non bisogna imprimere volont al Mantra, ci che conta solo di essere compenetrati dell'evento e osservare con quella certezza, che ci viene dalla conoscenza della legge sul ritmo, che il mondo cristallizzato si risolve, rendendo finalmente la mente libera di ogni contenuto imprigionante. Sapete come fini il terzo saggio che penetr nel Pards? Il terzo, ci informa lo Zohar, giunto fino al fiume chiamato Hideqel, che vuol dire Had qal (suono facile), forse sconveniente tale maestria per valicare la seconda barriera? E il quarto infine, raggiunse il fiume chiamato Perath, vi entr in pace e vi usc in pace. Ben inteso, non si supponga che il racconto dello Zohar si discosti da quello ortodosso del Talmud, alla sezione Haggadah 14B si legge: Il loro fatto dimostra che ci troviamo di fronte ad esperienze spirituali raggiunte mediante la contemplazione e lestasi. Shimon Ben Azzai guard e mor, Ben Zoma guard e fu colpito mentalmente, Elisch Ben Avuyah dimentic, Rabbi Akiba entr in pace e discese in pace. Come si intuisce la stessa cosa.

Lultimo elemento nel passo considerato di Ezechiele il fuoco che si sprigionava il che naturalmente ci porta ad esaminare il terzo grado della tecnica. Per onest dobbiamo anticipare che non abbiamo notizie dirette per questa terza condizione, per cui quanto diremo esclusivamente di origine intuitiva e deduttiva. Se la finalit della tecnica quella della conoscenza per identit, dobbiamo supporre che con questa terza fase la cosa sia conseguibile. Possiamo intuire che, se le due fasi (quella di 1 e di 2 grado) sono state eseguite diligentemente, il terzo stadio della meditazione dovrebbe aversi come conseguenza naturale. Tale ipotesi poggia sul fatto che una spazialit psichica non pi oberata da vecchie cristallizzazioni, e allenata alla posizione della coscienza osservante, non pu non acquietarsi e riassorbirsi nel punto al centro. Conseguenza che in questo stadio, dovremmo stabilizzare la condizione di silenzio o di unit senza secondo in cui scompaiono completamente le idee, le percezioni e ogni eventuale movimento psichico conformante. Max Plank, premio nobel per la fisica, nella sua opera Dio e la relativit per le edizioni Vega Parigi, ci informa che per la scienza l'universo un continuo-discontinuo, e che se luomo riuscisse ad inserirsi tra queste due attivit vitali, uscirebbe dal quadro tridimensionale, trascenderebbe il divenire universale grossolano, perch in questo iato esistente tra il movimento continuo discontinuo conoscerebbe una condizione di impermanenza. Se accettabile che, ci che in alto come ci che in basso, dobbiamo supporre che la psiche un particolare moto energetico, uno stato vibratorio peculiare, un continuo discontinuo e che tra un pensiero e laltro esista un vuoto, una condizione non manifesta. La pura ed eterna Coscienza o Presenza non duale il punto di arrivo della tecnica del Bittul haYesch.

Questo tutto quello che posso dire, per via mentale, di questa terza fase, e me ne scuso con tutti voi per lincompletezza dellinformazione. Forse quella condizione per noi, uomini del 2000, perduta, distratti come siamo dalloggetto esterno, per in umilt ci sufficiente sapere che per chi ama la libert, non certo quella dellio, che altra strada non v se non quella che porta ad An. Per chi ama la libert dalla dualit spazio temporale la Qabalah indica un sentiero di fuoco che sa bruciare il desiderio di potenza e di esistenza non solo individuale ma anche universale. Yesod Tiphereth Kether An questa la via del fuoco. Le istanze sessuali di Yesod andranno sublimate in amore in Tiphereth, Tiphereth quale umile riflesso deve reintegrarsi in Kether, Kether quale semplice determinazione o Punto di An deve morire a se stesso e ritrovarsi libert assoluta. Consentitemi, cari Fratelli, di tediarvi ancora un istante e di chiudere questa mia relazione riferendovi un brevissimo passo estratto dallIdra Rabba Qadisha al foglio 1a: I giorni sono pochi e il creditore urge, laraldo grida a gran voce ogni giorno ma i mietitori sono pochi, coloro che sono alla fine della vigna non osservano e non sanno quale possa essere il giusto posto. Unitevi o miei fratelli in uno spazio aperto, unitevi forniti di armi e di lance, siate pronti nelle vostre pratiche, nella ponderazione, nel discernimento, nellequanimit, nellosservazione, nellattenzione siate pronti con mani e piedi!

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