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REGIONE PIEMONTE
Assessorato allo sviluppo della montagna e foreste
Realizzazione a cura di IPLA S.p.A. Settore Vegetazione e Fauna C.so Casale 476, 10132 Torino (www.ipla.org)
Testi a cura di Andrea Ebone, Paolo Camerano, Franco Gottero, Pier Giorgio Terzuolo con la collaborazione di Annalisa Guaraldo (*), Aldo Canepa (*)
Regione Piemonte 2007 Progetto e coordinamento editoriale a cura di Assessorato allo sviluppo della montagna e foreste, opere pubbliche, difesa del suolo Direzione Economia Montana e Foreste Settore Politiche Forestali Corso Stati Uniti 21 10128 Torino Dirigente del Settore: Franco Licini, funzionari incaricati: Marco Corgnati, Lorenzo Camoriano, Franca De Ferrari, Gabriele Peterlin, con la collaborazione di Nathalie DAndrea Questo libro stato realizzato nellambito dei progetti di interesse regionale, affidati dalla Regione Piemonte allIstituto per le Piante da Legno e lAmbiente (IPLA S.p.A.) I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese microfilm e copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi Forma raccomandata per la citazione: GOTTERO F., EBONE A., TERZUOLO P., CAMERANO P., 2007 I boschi del Piemonte, conoscenze e indirizzi gestionali Regione Piemonte, Blu Edizioni, pp. 240
Per richiedere il volume: Regione Piemonte Settore Politiche Forestali Corso Stati Uniti 21 10128 Torino Tel. 011 432 4307 Fax 011 432 5910 tosettore.foreste14-2@regione.piemonte.it Progetto grafico e impaginazione: Maria Beatrice Zampieri Stampa a cura di Blu Edizioni C.so Cairoli, 8 bis 10123 Torino Finito di stampare nel mese di febbraio 2007 presso Stargrafica srl, San Mauro (TO)
Presentazione
I boschi del Piemonte costituisce la naturale sintesi delle indagini che da anni lAssessorato regionale alle politiche per la montagna, le foreste e i beni ambientali svolge nel settore forestale. Attraverso lelaborazione delle carte tematiche forestali e sulla base dei dati dellinventario forestale regionale contenuti nel Sistema Informativo Forestale Regionale,il volume fornisce una serie di informazioni e di sintesi che permettono di mettere in relazione categorie forestali e le relative forme di gestione, le destinazioni ed attitudini degli ambienti forestali e gli indirizzi di intervento gestionale miranti alla valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale; i dati sono presentati a scala regionale, provinciale e per fasce altimetriche. La parte centrale del testo inquadra in modo dettagliato le 21 categorie forestali presenti nel territorio piemontese, attraverso le loro caratteristiche compositive, dendrometriche ed ecologiche, con larticolazione in tipi forestali. Inoltre sono analizzati i dati sulla viabilit silvopastorale, indicando stato di servizio, funzioni e migliorie da realizzare. Infine, con 47 schede sintetiche si descrivono le caratteristiche di ogni Area Forestale omogenea in cui stato suddiviso il territorio regionale ai fini gestionali. Rivolto ad amministratori, professionisti e tecnici del settore, I boschi del Piemonte un documento schematico che fornisce un inquadramento completo dello stato attuale dei boschi regionali. E quindi uno strumento che risponde allattuale esigenza di conoscere meglio la risorsa per attuare la gestione razionale e sostenibile del patrimonio forestale regionale, anche in relazione allavvio del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 e agli strumenti organizzativi ed economici previsti dal disegno di legge forestale recentemente approvato dalla Giunta Regionale.
BRUNA SIBILLE Assessore allo sviluppo della montagna e foreste, opere pubbliche, difesa del suolo
Indice
1.
Fonte dei dati forestali regionali 1.1. Introduzione 1.2. Caratteristiche dei Piani Forestali Territoriali (PFT) Quadro di sintesi Il territorio 3.1. Luso del suolo 3.2. La superficie forestale 3.3. Superfici forestali per fasce altimetriche 3.4. Boschi di neoformazione 3.5. Formazioni lineari Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali 4.1. Protezione del territorio 4.2. Naturalistica 4.3. Produzione e protezione 4.4. Produzione 4.5. Fruizione 4.6. Evoluzione libera 4.7. Le destinazioni per fasce altimetriche Indirizzi gestionali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale 5.1. Interventi selvicolturali 5.2. La gestione dei cedui Ceduazione Conversione a fustaia 5.3. La gestione delle fustaie Tagli intercalari Tagli di rinnovazione 5.4. Interventi straordinari 5.5. Monitoraggio (Evoluzione controllata) 5.6. Evoluzione naturale 5.7. Indirizzi gestionali per fasce altimetriche Aspetti patrimoniali 6.1. Tipi di propriet rilevate 6.2. La propriet nei boschi piemontesi Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 7.1. Introduzione alla tipologia forestale 7.2. Categorie Forestali del Piemonte Formazioni legnose riparie Robinieti Querco-carpineti
2. 3.
11 12
4.
31
5.
41
6.
51
7.
56
Querceti di roverella Orno-ostrieti Pinete di pino marittimo Querceti di rovere Cerrete Castagneti Pinete di pino silvestre Boscaglie pioniere e dinvasione Alneti planiziali e montani Acero-tiglio-frassineti Faggete Abetine Peccete Larici-cembrete Pinete di pino montano Arbusteti subalpini Arbusteti planiziali e montani Rimboschimenti 8. Accessibilit e sistemi di esbosco 8.1. Sviluppo e caratteristiche della viabilit silvopastorale 8.2. Accessibilit e miglioramento della rete 8.3. Sistemi e distanze di esbosco Prodotti ottenibili dalla gestione forestale 122
9.
10. Biodiversit forestale 11. Le Aree Forestali del Piemonte 12. Sistema Informativo Forestale Regionale (SIFOR) 13. Testi di riferimento
Fonte dei dati forestali regionali Figura 1 I livelli di pianificazione e gestione forestale in Piemonte.
no realizzati con aree di saggio temporanee a densit fissata su basi statistiche, e interessano lintera superficie forestale del Piemonte. Il reticolo inventariale utilizzato a maglia quadrata di 500 m di lato, con una densit pari a un punto di campionamento ogni 25 ha. In funzione di fattori legati a Tipo Forestale, destinazione prevalente, tipo di propriet, valore del soprassuolo, produttivit e accessibilit, la densit di campionamento stata talora modificata, da un minimo di unarea di saggio ogni 100 ha a un massimo di una ogni 5 ha di superficie boscata. In totale sono state rilevate 14.164 aree di saggio. Le conoscenze stazionali e quelle delle cenosi vegetali sono state approfondite al continuo su base cartografica mediante lindividuazione delle Categorie e Tipi Forestali con i relativi assetti evolutivo-colturali:questi costituiscono gli elementi della carta forestale e il fondamento della valutazione delle potenzialit per definire le scelte gestionali di destinazioni, interventi e relative priorit. Oltre alle superfici forestali e pastorali sono state rilevate le altre coperture del territorio e le formazioni lineari, creando una carta di Land cover regionale a scala di dettaglio (Carta Forestale e delle altre Coperture del Territorio). Lindirizzo gestionale volto a valorizzare le risorse forestali, pascolive e naturali tenendo conto delle funzioni svolte e attualmente richieste a tali aree e dei vincoli territoriali e ambientali esistenti (idrogeologico, paesaggistico-ambientale, aree protette, Siti di Importanza Comunitaria, fasce fluviali ecc.) nonch della potenzialit di produzione diretta,oggetto della pianificazione forestale tradizionale.Ne segue una compartimentazione per destinazioni funzionali anchesse riportate su carta tematica allegata a ciascun PFT (Carta delle Destinazione Funzionali Prevalenti), sulla cui base si definiscono gli obiettivi selvicolturali e quindi gli indirizzi dintervento, anchessi cartografati, nella loro distribuzione spazio-temporale (Carta degli Interventi Gestionali e della Viabilit). Le norme dintervento del PFT vengono delineate a livello di categoria e, ove op-
portuno, di Tipo forestale, con specificazioni secondo le destinazioni e le propriet; il PFT fornisce anche un quadro di norme gestionali generali, a integrazione locale delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. Il periodo di riferimento degli indirizzi gestionali di 15 anni, con priorit articolate in quinquenni. Nellambito dei PFT stata inoltre svolta unindagine patrimoniale per lanalisi della consistenza delle propriet forestali e pascolive dei diversi Enti pubblici e delle principali propriet private,georeferenziate sulla base della Carta Tecnica Regionale (Carta delle Compartimentazioni). Lindagine sul patrimonio pastorale costituisce parte integrante dei PFT, volta ad acquisire adeguate conoscenze sulla consistenza delle praterie e delle strutture dalpe, che permettano di programmare e impostare una corretta gestione dei comprensori di pascolo. Parallelamente alle attivit sopraesposte stata realizzata unindagine mirata a individuare, descrivere e classificare la viabilit di interesse forestale e pastorale. Il censimento ha due obiettivi: integrare la CTR e ottenere una banca dati che permetta di conoscere le funzioni e le caratteristiche di ogni tracciato che abbia sviluppo superiore ai 300 m. I dati raccolti vengono utilizzati per redigere una carta tematica che individua ciascun tracciato schedato e, mettendo in relazione i dati della pianificazione forestale, evidenzia le zone effettivamente servite per lesbosco (indice QS). Si inoltre effettuata la classificazione del territorio in Unit di Terre e il rilievo dei dissesti con lindividuazione delle situazioni di vulnerabilit presenti e la verifica dellassetto delle fasce di corsi dacqua in ambito forestale, prescindendo tuttavia dai fenomeni pi rilevanti gi noti e classificati, che esulano dalle competenze dei tecnici forestali. Dallunione dei dati puntuali e cartografici rilevati in ciascuna Area Forestale con gli studi per i PFT inseriti nel Sistema informativo regionale si sono ottenuti linventario e le carte tematiche forestali regionali, aggiornate convenzionalmente allanno medio 2000, cui sono riferiti i dati riportati nel presente rapporto. Lopera di redazione degli studi per i PFT ha avuto inizio nel 1996 con la sperimentazione della metodologia su tre Aree Forestali (Val Varaita, Val Vigezzo e Collina torinese); successivamente, a partire dal 1999 al 2004, stata portata a termine su tutto il territorio regionale. Questo strumento di pianificazione stato cofinanziato tramite fondi strutturali dellUnione Europea (INTERREG II Italia-Francia per le Aree montane delle province di Cuneo e Torino, Reg. 2081/98 Ob. 5b per le Aree montane delle province di Alessandria, Asti, Vercelli e parte di Verbania e dal Piano di Sviluppo Rurale 20002006 per le restanti zone di montagna, collina e pianura). Linvestimento complessivo per la redazione dei PFT stato di circa 9.000.000 di euro, che si traducono in circa 2,6 euro/ha di superficie territoriale o 7,2 euro/ha di superficie forestale. Informazioni metodologiche di maggiore dettaglio sono reperibili su:Regione Piemonte, IPLA S.p.A, 2004 La pianificazione forestale in Piemonte Norme Tecniche per i Piani Forestali Territoriali Indirizzi Metodologici per i Piani Forestali Aziendali, CD Rom in distribuzione gratuita presso la Direzione Economia Montana e Foreste della Regione Piemonte.
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2. Quadro di sintesi
Ettari 2.538.297 874.660 48.206 922.866 262.398 612.262 Ettari 541.756 208.903 42.183 81.818
% 100 34 2 36 30 7 % 62 24 5 9 Superficie gestione attiva 89% 56% 66% 86% 34% 31% 61% 1% 61% 42% 62% Superficie destinazioni produttive 84% 67% 58% 82% 50% 33% 45% 4% 52% 24% 62% Ripresa potenziale [m3/anno] 1.230.900 337.200 288.600 403.000 91.500 79.800 76.900 80.600 34.600 2.623.100
Protettivoproduttiva 46%
arboricoltura da legno totale Superficie boscata pubblica Superficie boscata privata Assetti colturali dei boschi Cedui semplici e composti Fustaie Boschi di neoformazione Boschi senza gestione
Macrocategorie forestali Castagneti Faggete Querceti e Ostrieti Robinieti Boschi di neoformazione Lariceti Pinete Arbusteti Abetine e Peccete Formazioni igrofile Totale Fasce altimetriche Montagna Collina Pianura Totale
Superficie [ha] 204.368 135.770 133.244 108.136 100.779 79.536 36.789 34.317 24.046 17.675 874.660 Superfici [ha] 627.259 157.025 90.376 874.660
Provvigione [m3/ha] 220 204 133 111 124 184 207 36 317 166 175
Incremento corrente [m3/ha/anno] 8,3 5,6 5,7 8,1 5,5 2,7 5,8 1,1 5,6 7,7 5,8
Produttiva 16%
11
3. Il territorio
3.1. Luso del suolo
Elaborando i dati dalla Carta forestale e delle altre coperture del territorio, acquisiti in un sistema informativo geografico (GIS), sono state quantificate le superfici dei diversi tipi di occupazione del suolo dellintero territorio regionale; la Figura 4 mostra una sintesi delle informazioni relative alle categorie pi significative oggetto di rilievo. Si evidenzia che la superficie forestale occupa pi di 1/3 del territorio regionale, con un indice di boscosit medio pari al 36% (34% boschi e 2% arboricoltura da legno).Tra gli altri tipi di occupazione del suolo una notevole estensione raggiungono le aree agricole (37%), e quelle di interesse pastorale (prateria e prato-pascoli montani).
Tabella 1 superfici delle categorie di copertura del territorio.
Ambito
Aree a valenza pastorale Praterie rupicole Cespuglieti Cespuglieti pascolabili Totale Prati stabili di pianura Seminativi Aree agricole Frutteti e vigneti Coltivi abbandonati Totale Impianti per arboricoltura da legno Aree urbanizzate, infrastrutture Aree urbanizzate Aree verdi urbane Aree estrattive Totale Rocce, macereti e ghiacciai Acque Greti Acque, greti e zone umide Canneti, zone umide, torbiere Praterie aride di greto Totale Boschi Totale 350 545 34.684 874.660 2.538.297 107.608 11.336 906.926 48.206 139.780 12.597 3.531 155.908 177.743 24.747 9.042
63.676 724.306
12
Il territorio Figura 4 Ripartizione della superficie delle principali categorie di coperture del territorio.
Boschi 34%
Aree urbanizzate 6%
Categoria Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cerrete
Categoria
Categoria Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie
Larici-cembrete 9,1% Faggete 15,5% Cerrete 0,5% Castagneti 23,4% Boscaglie pioniere di invasione 6,9% Arbusteti planiziali, collinari, montani Alneti planiziali 0,3% e montani 0,6%
Rimboschimenti 2,2%
13
Il territorio
14
Il territorio
15
Il territorio
Verbano-Cusio Ossola
Biella
Novara
Torino Vercelli
16
Il territorio
Provincia Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino VerbanoCusio Ossola Vercelli Regione
Castagneti [ha] 19.860 3.378 18.540 76.567 9.223 41.840 24.953 10.007 204.368
Faggete [ha] 4.524 0 4.933 49.098 266 28.530 32.706 15.713 135.770
Robinieti [ha] 21.799 26.947 5.561 18.384 10.242 18.095 719 6.389 108.136
Altre categorie [ha] 59.955 12.522 17.776 78.135 14.497 90.900 50.192 22.873 346.850
Totale [ha] 106.138 42.847 46.815 242.286 34.228 220.164 124.798 57.384 874.660
Ceduo semplice 42% Ceduo a sterzo 0,5% Ceduo in conversione 1% Ceduo composto 19% Boschi senza gestione 9% Fustaia 22% Bosco di neoformazione 5%
Rimboschimenti 2%
17
Il territorio
18
% Ceduo a sterzo [ha] % % % % % Ceduo composto [ha] Fustaia [ha] Rimboschimento [ha] Bosco di neoformazione [ha] Bosco senza gestione per condizionamenti stazionali [ha] % Totale [ha]
Formazioni legnose riparie 71 4 1 48 17 6 87 25 1.323 12.989 3 159 1.067 4.266 0 77 61 6 162.791 2 1 0 2 0 19 14.708 7.871 71.616 1.410 55 1 534 190.482 25 15.885 39 10 97 89 90 53 0 0 3 22 14 364 8 147 186 19.803 212 4.397 293 7 788 7 7.399 1.332 5 42.173 9 4.257 493 3 42.007 31 12.857 31 1.600 31 0 2.901 5 14.756 1.274 9 12.478 9.893 20 11.308 663 17 684 12.470 32 2.972 8 406 50 386 358 3 104 349 3 2 1 0 0 1 33 4 11 0 0 1 0 23 52 0 5 4.047 9 1.591 4 1.507 4 20.685 35 238 77 89 49 62 73 4 29 10 47 0 0 0 42 59 12.202 1 5 19.872 18 5.711 4.292 4 1.508
1.982
18.439 18.439
97 2
5.394 1.906 279 2.469 595 3.708 164 1.121 388 20.174 460 3.435 8.248 20 788 6.065 1.252 24.204 1.151 81.821
43 2 1 6 5 10 4 1 3 34 9 8 6 0 9 8 47 76 45 9
12.475 108.136 35.039 42.763 12.897 806 38.578 3.967 204.369 14.326 59.933 5.200 40.846 135.770 15.221 8.825 79.536 2.669 31.770 2.546 18.989 874.660
Robinieti
39
76.316
Querco-carpineti
127
77
33.072
Ostrieti
36
11.455
Querceti di rovere
247
18.817
Cerrete
Castagneti
3.578
148.322
41
87
Acero-tiglio-frassineti
114
Faggete
3.811
64.165
Abetine
Peccete
Larici-cembrete
Arbusteti subalpini
Rimboschimenti
Totale
8.162
366.527
Il territorio
A livello di singole specie la Figura 10 mostra che la pi diffusa, sia in termini numerici sia di volume legnoso, risulta il castagno; seguono il faggio, la robinia e il larice, specie che costituiscono le quattro categorie forestali pi diffuse gi citate. Il larice tuttavia, sebbene risulti in numero di individui/ha inferiore rispetto alla robinia, possiede valori di volume e area basimetrica superiori. Fra le altre specie, escludendo quelle il cui apporto in termini di area basimetrica inferiore all1% del totale, risultano significative fra le latifoglie le diverse specie quercine, le latifoglie mesofile (frassino, ciliegio, aceri di monte e riccio) e fra le conifere il pino silvestre,labete bianco e labete rosso.In termini numerici circa il 90% degli alberi del Piemonte costituito da latifoglie mentre solo il restante 10% da attribuire alle conifere; queste tuttavia vedono la loro incidenza raddoppiata (20% circa) in termini di volume.
20%
10%
0%
ia rn Fa lla re ve Ro lla tu Be io cc a , ri ni bi no ta Ro on m o o er tic Ac lva se e o gi or gi lie Ci ag m o sin as Fr La re ve Ro e et Ab e et Ab io gg Fa no ag st Ca no Pi tre Al e ric lie og tif la re st ve sil
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Figura 10 Composizione specifica dei boschi piemontesi in % di alberi/ha, volume/ha e area basimetrica/ha.
e re fe ni co
Sintesi caratteristiche dendrometriche (dati per ettaro) N alberi polloni da seme, affrancate Ceppaie (n) Area basimetrica (m2) Diametro medio (cm) Ripartizione diametrica 20 cm (n) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) Volume (m3) Incremento corrente (m3) 928 54% 46% 243 24 18 278 (29,9 %) 31 (3,3 %) 175 5,8
Tabella 5 Sintesi delle caratteristiche dendrometriche medie a ettaro.
19
Il territorio
A livello di superfici, le categorie forestali a prevalenza di latifoglie coprono circa 706.158 ha (81%), quelle costituite da conifere 115.513 ha (13%) mentre le formazioni miste di conifere e latifoglie, in cui ciascuno dei due gruppi di specie ammonta a almeno 1/4 della copertura, sono pari ai restanti 52.989 ha (6%). Dallanalisi dei dati inventariali emerge che i boschi piemontesi in generale presentano un elevato numero di soggetti/ha, dovuto al tipo di assetto prevalente che risulta, per oltre il 40% della superficie, a ceduo pi o meno invecchiato. I polloni, con oltre il 50% dei soggetti, risultano prevalenti rispetto agli individui da seme o affrancati, anche se il loro apporto in volume pari a solo poco pi del 30%.
Provincia Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio Ossola Vercelli
Tabella 6 Ripartizione dellindice di boscosit per province.
Superficie territoriale Superficie forestale [ha] [ha] 355.622 150.928 93.780 689.090 134.061 682.780 225.540 206.498 2.538.297 106.138 42.847 46.815 242.286 34.228 220.164 124.798 57.384 874.660
Indice di boscosit 30% 28% 50% 35% 26% 32% 55% 28% 34%
Regione
Statisticamente in Piemonte vegetano oltre 812.000.000 di alberi (con diametro superiore ai 7,5 cm) con volume medio unitario pari a circa 0,2 m3. Il diametro medio,inferiore ai 20 cm,e la ripartizione diametrica,con meno del 30% dei soggetti nelle classi superiori o pari ai 20 cm (che peraltro formano circa l80% del volume totale) e solo poco pi del 3% nella classe superiore ai 35 cm, completano il quadro dellassetto prevalente dei boschi. A spostare verso il basso la seriazione diametrica sono i soggetti appartenenti alla classe dei 10 cm che costituiscono quasi il 50% del totale degli individui, contribuendo tuttavia a meno del 10% in termini di volume. A fronte dei dati medi di sintesi sopra enunciati, la situazione delle singole categorie forestali e delle diverse fasce altimetriche e Aree Forestali assai articolata.
20
Il territorio
21
Il territorio
Verbano-Cusio Ossola
Biella
Novara
Torino Vercelli
22
Il territorio
Aree urbanizzate 2%
Boschi 54%
Acqua, greti e zone umide 1% Aree agricole 2% Aree a valenza pastorale 26%
23
Aree urbanizzate 4% Aree a valenza pastorale 6% Acqua, greti e zone umide 0,2%
Aree a valenza pastorale 2% Acqua, greti e zone umide 2% Rocce, macereti e ghiacciai 0,01%
Arboricoltura da legno 4%
Boschi 9%
Ambito Aree a valenza pastorale Acqua, greti e zone umide Arboricoltura da legno Boschi Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai Aree agricole
Tabella 7 Categorie di coperture del territorio per fascia altimetrica.
Montagna [ha] 298.693 12.217 499 627.259 23.693 176.534 22.708 1.161.603
Collina [ha] 26.207 662 10.537 157.025 17.501 1.070 200.099 413.101
Pianura [ha]) 15.271 21.805 37.170 90.376 114.713 139 684.119 963.593
Totale
24
i ar ip ti r pe op pi ti ie et men lic i Sa sch bo m i e Ri er et ni ov la ir bi l Ro ti d ere v ce er i ro Qu ti d ti ne e ce er rpi str Qu -ca silve o n co er ino nta Qu di p mo o e et ino rittim a Pin i p m ed o et in Pin i p o ed in et lp Pin oa ete ntan cc Pe di o ti ne ti Al strie -o no Or ti e ric La e et gg ne Fa e sio t va rre i i in Ce et e d gn ier sta ion Ca lie p ni ta ag on sc Bo ti ,m ste ziali ti e i bu Ar plan ssin ti fra one Al tigli oer Ac ne eti Ab
i ar rip ti pe op pi ie ti et en lic m Sa hi sc bo m Ri i re et ni ve bi ro Ro di lla ti re ce ve er ro Qu i di t ti ce ne er re pi st ar Qu ve -c sil co o er no ttim pi i Qu ar di m te no ne pi Pi di te ti ne Pi rie st -o no Or e et gg ne Fa sio te va in rre i di t Ce re ne ie ag on st pi Ca lie ag ni sc ta Bo on i et i, m st al i bu izi et Ar an pl sin ti as ne io fr Al l tig o er Ac
40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
i ar rip ti pe op pi ie ti et en lic m Sa hi sc bo m Ri i re et ni ve bi ro Ro di lla ti re ce ove er r Qu i di t ti ce ne re er pi st ar Qu ve -c sil co o er no ttim pi i Qu ar di m te no ne pi Pi di te ti ne Pi rie st -o no Or e et gg ne Fa sio te va in rre i di t Ce e ne er ag o n i st pi Ca lie ag ni sc ta Bo on i et i, m st al i bu izi et Ar an pl sin ti as ne io fr Al l tig o er Ac
5%
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
30%
25%
20%
15%
10%
10%
5%
0%
0%
25
Categoria Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cerrete Faggete Larici-cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale
Montagna [ha] 15.221 37.972 2.837 1.320 50.094 166.779 1.774 135.390 79.534 7.041 31.770 8.825 403 2.669 12.465 4.472 10.838 29.253 11.088 16.452 1.063 627.259
Collina [ha] 0 23 254 1.137 6.918 29.991 1.912 358 0 5.804 0 0 398 0 1.038 11.153 31.086 6.610 57.254 1.519 1.570 157.025
Pianura [ha] 0 2.851 2.109 89 2.921 7.599 281 22 2 52 0 0 5 0 823 19.414 839 2.715 39.794 1.018 9.842 90.376
In montagna la forma di governo prevalente, su oltre 1/3 della superficie, risulta il ceduo semplice (generalmente con matricine) a cui seguono per diffusione la fustaia e il ceduo composto. Fra le categorie forestali con assetto a ceduo prevalgono Castagneti (52%), Faggete(28%) e Querceti di rovere (7%). Fra le categorie con assetto a fustaia prevalgono viceversa: Larici-cembrete (43%), Acero-tiglio-frassineti (9%), Abetine (9%), Boscaglie pioniere e dinvasione (8%), Faggete(8%) e Pinete di pino silvestre (7%). Fra i cedui composti le categorie forestali maggiormente rappresentate sono: Faggete(38%), Castagneti (32%), Acero-tiglio-frassineti (11%) e Querceti di rovere (8%). Poco pi del 10% della superficie costituita da boschi senza gestione, assetto attribuito ai popolamenti di origine naturale, situati in stazioni di scarsa accessibilit (limiti superiori della vegetazione forestale, zone impervie, rupestri, a suolo superficiale, colatoi di valanga, stazioni riparie) e senza possibilit di interventi selvicolturali, la cui composizione per categorie forestali risulta la seguente: Alneti di ontano verde (34%), Boscaglie pioniere e dinvasione (27%), Faggete(12%) e Larici-cembrete (9%).
26
Il territorio
Con riferimento al regime patrimoniale in ambito montano la propriet pubblica costituisce circa 1/3 della superficie forestale.
Figura 19 Ripartizione degli assetti dei boschi montani.
Analogamente allambito montano in collina la forma di governo prevalente, qui su quasi i 2/3 della superficie, il ceduo semplice a cui seguono il ceduo composto, la fustaia e i boschi di neoformazione. Fra le categorie forestali con assetto a ceduo prevalgono Robinieti (40%), Castagneti (25%) e Querceti di roverella (24%). Fra i cedui composti le categorie forestali maggiormente rappresentate sono ancora i Robinieti (36%), e a seguire Querco-carpineti (28%) e Querceti di roverella (10%). Le fustaie sono viceversa rappresentate per circa il 25% da Querco-carpineti, per il 21% da Robineti e per 11% da Querceti di roverella. I boschi di neoformazione sono formati per oltre il 42% da Boscaglie pioniere e dinvasione, per il resto da Robinieti e Arbusteti. Per quanto concerne il regime patrimoniale in collina la quota di superficie forestale ascrivibile a propriet pubbliche scende al 4%.
Figura 20 Ripartizione degli assetti dei boschi collinari.
Ceduo in conversione 1%
27
Il territorio
Anche in ambito planiziale prevale il governo a ceduo, in quota percentuale intermedia tra montagna e collina; in pianura la percentuale di boschi con assetto a ceduo composto superiore alle altre fasce e la quota a fustaia tripla rispetto alla collina. Fra i cedui semplici prevalgono i Robinieti (74%) mentre fra i cedui composti e le fustaie le maggiori estensioni sono raggiunte dai Querco-carpineti (rispettivamente con il 43 e il 47%). interessante notare che in pianura i boschi senza gestione risultano pi numerosi sia in percentuale sia in termini assoluti rispetto alla collina; su tale assetto incidono soprattutto le Formazioni legnose riparie (75%) delle aree golenali. In pianura la quota di superficie forestale di propriet pubblica sale rispetto alla collina, portandosi all11% in relazione alla diffusione delle aree di demanio fluviale.
Figura 21 Ripartizione degli assetti dei boschi planiziali.
Tabella 9 Suddivisione degli assetti dei boschi suddivisi per ambiti territoriali.
Assetti colturali Ceduo in conversione Ceduo semplice Ceduo a sterzo Ceduo composto Fustaia Bosco di neoformazione Rimboschimenti Boschi senza gestione Totale
Montagna [ha] 7.008 226.270 4.263 109.708 164.761 28.703 15.902 70.644 627.259
Collina [ha] 931 102.879 3 27.695 9.245 9.811 1.519 4.942 157.025
Pianura [ha] 223 37.373 25.367 16.498 3.659 1.018 6.238 90.376
28
Il territorio
Arbusteti 2%
Acero-tigliofrassineti 22%
Robinieti 30%
Come si osserva dalla Figura 23 tra le categorie in cui maggiore lestensione di Tipi forestali con carattere dinvasione,spiccano i Robinieti,le Boscaglie pioniere e dinvasione, gli Acero-tiglio-frassineti e gli Alneti di ontano verde. Circa il 76% della superficie risulta di propriet privata mentre la restante parte riconducibile a vario titolo a propriet pubbliche. Circa il 46% di tali boschi hanno potenziale funzione di produzione,associata o meno alla protezione,e su tale quota si prevede di intervenire nel prossimo quindicennio in particolare con ceduazioni, tagli di miglioramento e tagli di rinnovazione in fustaia. Solo 1/4 di tali popolamenti non sono considerati suscettibili di gestione attiva, nemmeno a lungo termine (arbusteti).
Naturalistica 13%
Turistico-ricreativa 1%
29
Monitoraggio 32%
Ceduazione 25%
Superficie indagata (ha) 208.812 131.831 27.054 219.185 101.378 296.235 129.325 1.113.821
Superficie potenziale (ha) 168.560 87.562 17.178 179.871 74.190 197.185 108.184 832.730
Metri formazioni lineari 1.637.203 561.843 120.596 1.438.310 581.314 2.069.560 622.934 7.031.760
Metri/ha lordi 7,8 4,3 4,5 6,6 5,7 7,0 4,8 6,3
Metri/ha netti 9,7 6,4 7,0 8,0 7,8 10,5 5,8 8,4
30
Le funzioni dei boschi, come ormai ampiamente riconosciuto, sono oggi molteplici e prevaricano gli aspetti puramente produttivi e protettivi, un tempo prevalenti; hanno dunque assunto sempre maggiore importanza le funzioni pi propriamente sociali e ambientali, tra le quali il valore estetico-paesaggistico, la funzione climatica (igienico-ossigenante e di riduzione delleffetto serra), la fruizione turistica, per escursionismo e ricreazione, senza dimenticare gli aspetti naturalistici di conservazione della biodiversit e scientifici,essendo i boschi tra gli ecosistemi pi complessi e naturali presenti sul territorio. Lapproccio alla pianificazione e alla gestione forestale nella realt attuale non pu quindi che essere quello multifunzionale per tutti i boschi, indipendentemente dallubicazione e dal regime patrimoniale. Tuttavia affinch le foreste possano assolvere alle funzioni attese, attraverso la definizione di modelli gestionali e colturali mirati ed efficaci, necessario che vengano di volta in volta evidenziate le funzioni e le relative destinazioni prioritarie, come definite nellambito della pianificazione forestale territoriale,di seguito elencate nellordine logico di valutazione e ampiamente descritte nella trattazione successiva: protezione generale e diretta Definizione Funzione (destinazione protettiva); conservazione naturalistica Stazioni di versante Protezione (destinazione naturalistica); con insediamenti e diretta produzione di legno associata infrastrutture a protezione del territorio (deConservazione stinazione produttiva-proAree protette (parchi, degli riserve, S.I.C.) o di tettiva); produzione diretta di ecosistemi particolare interesse legno e altri prodotti (destinaper la conservazione zione produttiva); fruizione della biodiversit Fruizione pubblica,turismo e ricreazione pubblica (destinazione fruizione); amAree di propriet bientale generale senza possipubblica di facile Ambientale bilit di benefici diretti (destiaccesso ad elevata generale fruizione turistica e nazione evoluzione libera).
ricreativa Boschi Ambienti con forti limitazioni stazionali presenti anche nelle fasce riparie Ambienti senza limitazioni con buona fertilit e possibilit di esbosco Stazioni senza forti limitazioni con copertura forestale e feracit almeno discreta (passiva)
Destinazione
Protettiva
Naturalistica
Fruizione
Evoluzione libera
Mig
lior abi
le
Protezione generale
Protettiva
Produttiva
Produttiva Protettiva
31
Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Figura 26 Destinazioni dei boschi a livello regionale.
Produttiva 16%
Protettivoproduttiva 46%
Naturalistica 15%
Tabella 11 Ripartizione delle destinazioni per categoria forestale.
Categorie
Fruizione % 213 725 97 417 1.209 1.613 3.109 26 69 104 121 117 499 10 417 524 1.345 72 10.687 2 7 1 4 11 15 28 0 1 1 1 1 5 4 5 13 1
Naturalistica ha 4.842 3.100 1.341 580 9.783 14.080 700 20.167 19.069 369 9.902 1.174 138 1.603 1.987 15.162 3.051 9.221 9.213 3.173 3.885 % 4 2 1 1 7 11 1 15 14 0 7 1 0 1 2 11 2 7 7 2 3
Produttiva ha 442 5.764 923 147 2.825 55.226 244 7.409 3.698 593 579 4 1.078 8.706 1.811 3.575 43.168 2.260 302 % 0 4 1 0 2
Protettiva ha 2.016 9.345 1.326 725 10.539 15.748 1.182 13.342 18.094 5.178 5.403 1.399 172 803 4.309 831 11.068 4.935 9.330 5.489 6.050 % 2 7 1 1 8 12 1 10 15 4 4 1 0 1 3 1 9 4 7 4 5 100
Abetine Acero-tigliofrassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cerrete Faggete Larici-cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale
648 858 141 186 15.481 1.534 288 9.153 13.182 956 15.979 1.136 179 623 138 1.137 995 386 162 533 63.695
40 116.571 5 3 0 0 1 6 1 3 31 2 0 1.553 84.086 22.384 5.775 417 4.433 375 80 6.212 9.703 25.686 19.435 45.515 6.560 1.633
100 132.540
100 138.754
100 401.700
100 127.284
32
33
Verbano-Cusio Ossola
Biella
Novara
Torino Vercelli
34
Provincia Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino VerbanoCusio Ossola Vercelli Regione
Evoluzione libera [ha] 1.531 226 1.649 13.997 44 12.776 25.622 7.850 63.695
Naturalistica [ha] 14.558 7.848 12.976 26.197 7458 32.175 18.512 12.816 132.540
Produttiva [ha] 16.844 10.509 12.099 44.473 13.700 26.967 6.719 7.443 138.754
Produttiva protettiva [ha] 51.836 22.386 16.575 114.117 11.691 104.845 59.322 20.928 401.700
Protettiva [ha] 20.006 1.866 2.551 41.144 1.264 39.844 13.008 7.601 127.284
Totale [ha] 106.138 42.847 46.815 242.286 34.228 220.164 124.798 57.384 874.660
Assetti
Totale ha %
Ceduo in conversione Ceduo semplice con o senza matricine Ceduo a sterzo Ceduo composto Fustaia Bosco di neoformazione Rimboschimento Bosco senza gestione per condizionamenti stazionali
8.162 100
22 197.991 3.188
33.246
41
371
24.195
30
645
5.289
18.078
22
81.824 100
35
Interventi
Tagli di miglioramento Tagli di rinnovazione in fustaia Ceduazione Gestione ceduo composto Monitoraggio Evoluzione naturale Totale
4.2. Naturalistica
I boschi a destinazione naturalistica costituiscono circa il 15% della superficie forestale. Tali boschi comprendono i soprassuoli forestali inseriti in Aree Protette, Siti di Interesse Comunitario (SIC), ZPS, o di particolare valore per la conservazione della flora e della fauna, esclusi quelli di protezione diretta; tali ambienti necessitano una gestione improntata al mantenimento, miglioramento o recupero della funzionalit dellecosistema,sempre secondo gli approcci della selvicoltura prossima alla natura, considerando che tale destinazione non significa affatto abbandono.Tra le foreste a destinazione naturalistica prevalgono le Faggete e a se-
36
guire Larici-cembrete e Querco-carpineti, con assetto a fustaia prevalente. Oltre il 60% della superficie, almeno nel prossimo quindicennio, non sar soggetta a interventi di gestione attiva; tuttavia su circa 1/5 della superficie sono previsti interventi di miglioramento e in particolare diradamenti e conversioni a fustaia nei cedui semplici o composti (12%).
4.4. Produzione
I boschi di produzione (16% a livello regionale) comprendono i soprassuoli di buona fertilit, possibilit di accesso ed esbosco, che non presentano particolare rilevanza naturalistica o protettiva; essi costituiscono, in termini assoluti e percentuali, la destinazione prevalente in ambito planiziale. In tale funzione ricadono per circa il 40% Castagneti e per oltre il 30% Robinieti. Per quanto riguarda gli interventi, il governo a ceduo (semplice e composto) interessa circa il 60% della superficie, mentre i tagli di rinnovazione in fustaia (per un totale del 6%) sono equamente ripartiti fra i diversi interventi di tagli a scelta colturali, successivi e a buche. Fra i tagli di miglioramento prevalgono diradamenti e conversioni.
4.5. Fruizione
La destinazione di fruizione attribuita alle aree boschive soggette ad alta frequentazione turistica per ricreazione,in cui prevale tale funzione sociale,e comporta una gestione mirata a mantenere/migliorare la struttura e la stabilit del soprassuolo per consentire la massima frequentazione possibile in sicurezza. A tale funzione molto circoscritta, che a livello regionale corrisponde a circa l1% della superficie forestale totale, con diffusione prevalentemente in propriet pubbliche montane, assolvono in maggior misura i Larici-cembreti. La forma di governo pi frequente la fustaia, generalmente rada, adatta alla frequentazione sia invernale che estiva. Operativamente su circa il 45% della superficie si prevedono interventi di miglioramento tra i quali diradamenti (17%) e completamento della conversione a fustaia (15%).
37
Produttiva 11%
Protettivoproduttiva 47%
Naturalistica 15%
Turistico-ricreativa 2%
Protettiva 15%
La destinazione naturalistica riguarda il 15% della superficie; questa funzione attribuita a popolamenti inclusi in Aree Protette (Parchi e Riserve Naturali Nazionali e Regionali), Siti della Rete Natura-2000 (SIC, ZPS) e altri ambiti o di particolare importanza per la conservazione della biodiversit; le categorie pi rappresen-
38
tative risultano ancora: Faggete(21%), Larici-cembrete (20%), Castagneti (12%), Alneti di ontano verde (10%) e Boscaglie pioniere e dinvasione (9%). Poco pi del 15% della superficie forestale montana costituita da boschi destinati alla libera evoluzione, popolamenti per i quali non si evidenzia alcuna valenza specifica n possibilit di gestione attiva, soprattutto a causa di forti limitazioni stazionali; tale distinzione stata attribuita prevalentemente ad Alneti di ontano verde (26%),Boscaglie pioniere e dinvasione (24%), Larici-cembrete (22%) e Faggete(15%). Anche in ambito collinare la destinazione prevalente quella produttiva-protettiva, che insieme a quella produttiva costituisce oltre i 3/4 della superficie forestale totale; rispetto alla montagna si mantiene sostanzialmente costante la percentuale destinata alla protezione, qui soprattutto in funzione antierosiva mentre si riduce fortemente la percentuale in evoluzione libera. Fra le categorie maggiormente produttive prevalgono Robinieti (41%), e seguono a distanza le altre categorie pi diffuse, Castagneti (21%) e Querceti di roverella (18%). Le categorie che maggiormente assolvono alla funzione di protezione risultano nuovamente, sebbene in ordine invertito, Querceti di roverella (35%) propri delle stazioni con maggiori limitazioni, Robinieti (20%) e Castagneti (13%) questi diffusi in stazioni pi favorevoli. Le categorie di maggiore interesse naturalistico risultano Querco-carpineti (27%), Robinieti ove misti con latifoglie spontanee (23%) e Castagneti nelle varianti con querce(16%).
Figura 30 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi in collina.
Naturalistica 9%
In pianura la destinazione prettamente produttiva risulta prevalente e insieme alla destinazione produttivo-protettiva supera il 60% della superficie; contribuiscono a tale funzione soprattutto i Robinieti (54%) e i Querco-carpineti (16%). La destinazione naturalistica, attribuita principalmente a Querco-carpineti (43%), a Robinieti misti con latifoglie autoctone (22%) e a Formazioni legnose riparie (16%), risulta nettamente superiore alle altre fasce altitudinali; in percentuale e in assoluto per estensione quasi doppia rispetto a quella riscontrata in collina, in relazione alla rarit e pregio dei boschi seminaturali residui. Anche in pianura la funzione di protezione non marginale; rispetto agli altri ambiti, dove la difesa dei versanti e delle pendici prioritaria, essa soprattutto rivolta alla tutela dellassetto spondale dei corsi dacqua; essa infatti interessa per circa il 42% le Formazioni legnose riparie.
39
Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Figura 31 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi in pianura.
Produttiva 38%
Protettivoproduttiva 24%
Naturalistica 25%
Turistico-ricreativa 1%
Tabella 15 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi suddivise per ambiti territoriali.
Destinazioni Evoluzione libera Turistico ricreativa Naturalistica Produttiva Protettivo produttiva Protettiva Totale
40
Cure colturali Interventi ordinari Tagli di miglioramento Interventi straordinari Trasformazione Tagli a scelta colturali In fustaia Tagli di rinnovazione In cedui semplici In cedui composti Gestione passiva Evoluzione naturale Tagli successivi adattati Tagli a buche Ceduazione Gestione del ceduo composto Conversione a fustaia Diradamento Ricostituzione boschiva
41
Categoria
Taglio di Monitoraggio miglioramento ha % 1 8 0 0 3 27 0 30 3 0 0 1 0 0 1 4 1 7 6 7 0 ha 4.495 12.482 2.500 1.871 31.852 19.294 1.733 40.993 35.630 2.594 7.083 1.856 258 1.201 6.124 8.814 16.051 9.643 14.220 4.427 6.640 % 2 5 1 1 14 8 1 18 16 1 3 1 0 1 3 4 7 4 6 2 3
Evoluzione naturale ha 1.431 1.303 343 539 21.240 2.866 291 19.052 19.636 956 24.468 1.529 39 1.450 693 183 1.520 3.045 602 231 802 % 1 1 0 1 21 3 0 19 19 1 24 1 0 1 1 0 1 3 1 0 1
Tagli di rinnovazione in fustaia ha 7.988 5.454 146 266 276 77 5.949 17.872 3.784 4 4.273 6.161 167 674 753 1.208 658 55.710 % 14 10 0 0 0 0 11 32 7 0 8 11 0 1 1 2 1
Ceduazione ha 2.128 785 78 608 111.608 1.215 9.299 8.933 10 415 20.363 7.942 62.179 134 2.386 % 1 0 0 0 49 1 4 4 0 0 9 3 27 0 1
Gestione ceduo composto ha 2.755 550 135 16.126 127 1.417 279 41 415 10.997 2.084 3.777 19.270 1.086 59.059 % 5 1 0 27 0 2 0 0 1 19 4 6 33 2 100
Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cerrete Faggete Lariceti e cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale
1.307 16.724 876 58 5.832 54.198 524 59.060 6.398 135 209 1.656 468 14 2.821 8.469 2.578 13.497 11.112 12.989 903
199.828 100
42
Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Figura 33 Ripartizione degli interventi per assetti strutturali.
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
Trasformazione Tagli a buche Tagli successivi Taglio a scelta Ricostituzione boschiva Evoluzione naturale Evoluzione controllata Diradamento Diradamento e conversione Conversione attiva Gestione ceduo composto Ceduazione Cure colturali
o du Ce
o du Ce
Bo
ne tio es ag nz to Se en m hi ne sc io bo az m m Ri or of ne di
o sc
in
43
Conversione a fustaia
Su circa il 16% dei cedui semplici e il 38% dei cedui composti prevista la conversione a fustaia; si tratta di interventi che riguardano prevalentemente popolamenti invecchiati oltre il turno massimo di ceduazione, stabilito orientativamente in 35-40 anni oltre i quali si esaurisce la capacit pollonifera (ad eccezione di robinia e castagno) aventi struttura,stabilit e fertilit idonee a essere avviati a fustaia.Lopportunit di intervenire in tal senso pu essere dettata non solo dalla possibilit di ottenere assortimenti di maggiore pregio e valore, in unottica di incremento della qualit della produzione, ma anche, nel caso di popolamenti inseriti in aree protette,dalla necessit di conferire al bosco una struttura pi simile a quella naturale e quindi in maggiore equilibrio con i fattori ambientali, ovvero dallesigenza di assicurare una maggiore protezione diretta da caduta massi e valanghe.Tali interventi interessano prevalentemente le Faggete, seguono i Castagneti misti e in minor misura i Querceti, soprattutto di rovere. Un cenno meritano i boschi con assetto gi a ceduo in conversione e i cedui a sterzo, presenti rispettivamente su poco meno del 2% e dell1% della superficie forestale totale. Su tali popolamenti si intende intervenire principalmente con interventi di completamento della conversione attiva, che interessano circa met dei cedui a sterzo e i 2/3 dei cedui in conversione.
Tagli intercalari
I tagli intercalari includono le cure colturali e i diradamenti; le prime riguardano gli interventi nelle fasi pi giovanili del soprassuolo, dal novelleto alla spessina, ma anche le operazioni di contenimento dalla vegetazione avventizia nei giovani rimboschimenti e gli interventi di spalcatura e potature, anche a carico di Castagneti da frutto. I diradamenti afferiscono viceversa agli stadi evolutivi pi avanzati del popolamento, dalla perticaia alla giovane fustaia. Per oltre i 3/4 della superficie le cure colturali incidono su Castagneti, spesso da frutto, e per circa l8% su Rimboschimenti. I diradamenti riguardano prevalentemente Acero-tiglio-frassineti (19%),Rimboschimenti (18%) e Larici-cembrete (12%). Riguardo gli assetti i diradamenti interessano per circa il 43% rimboschimenti e per il 13% fustaie.I tagli intercalari interessano per oltre il 10% boschi con funzione prevalente di protezione diretta.
Tagli di rinnovazione
Nel periodo di riferimento dei PFT i tagli di maturit, ovvero di rinnovazione e di curazione, intesi come tagli a buche/fessura, tagli successivi adattati e tagli a scelta colturali, complessivamente possono interessare circa 1/4 della superficie delle fustaie corrispondenti ad appena il 6% della superficie totale. In particolare i tagli a buche, idonei alla messa in rinnovazione di boschi coetanei con specie prevalentemente eliofile o che necessitano di particolari condizioni di illuminazione e mineralizzazione del suolo negli stadi iniziali, interessano circa il 6% delle fustaie,le categorie maggiormente interessate sono Larici-cembrete (57%) e in misura minore Abetine (14%) e Pinete di pino silvestre (9%).
44
I tagli successivi adattati,destinati anchessi alla rinnovazione di fustaie coetanee generalmente per gruppi pi o meno grandi, attraverso interventi scalari nel tempo di diversa intensit (da 2 a 5, tra preparazione, sementazione, secondari e di sgombero), interessano anchessi circa il 6% delle fustaie; tale intervento incide principalmente su Faggete(28%), Acero-tiglio-frassineti (19%), Querco-carpineti (19%) e Pinete di pino silvestre (18%). Il taglio a scelta colturale (taglio saltuario o di curazione), trattamento proprio delle fustaie disetanee per gruppi o per piede dalbero, comprende interventi in tutte le fasi di sviluppo del bosco. Risulta applicabile complessivamente su circa il 13% delle fustaie (3% della superficie forestale). Il taglio a scelta incide principalmente su Larici-cembrete (34%), Abetine (21%) e Querco-carpineti (12%).
45
46
Verbano-Cusio Ossola
Biella
Novara
Torino Vercelli
47
Provincia
Ceduazione (ceduo semplice e composto) [ha] 61.074 24.040 21.281 81.121 17.376 58.355 14.040 9.855 287.142
Tagli di rinnovazione in fustaia [ha] 1.443 173 4.397 11.873 2.319 22.414 11.137 1.954 55.710
Tagli di miglioramento [ha] 19.420 3.136 6.817 59.701 7.137 51.830 33.085 18.702 199.828
Monitoraggio [ha] 20.763 15.195 9.913 65.981 7.193 66.216 31.164 13.336 229.761
Evoluzione naturale [ha] 3.438 303 4.407 23.610 203 21.349 35.372 13.537 102.219
Totale [ha] 106.138 42.847 46.815 242.286 34.228 220.164 124.798 57.384 874.660
Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio Ossola Vercelli Regione
Monitoraggio 28%
Nellambito dei tagli di miglioramento, gli interventi pi estesi risultano quelli di conversione dei cedui a fustaia con l8% della superficie, prevalentemente su Faggete e Castagneti; il diradamento previsto su circa il 6% della superficie, prevalentemente a carico di Acero-tiglio-frassineti, Rimboschimenti e Larici-cembrete. Tra gli interventi di rinnovazione in cedui e fustaie, la ceduazione (19%) riguarda prevalentemente Castagneti, Faggete e Querceti di rovere, la gestione del ceduo composto (4%) principalmente i Castagneti, mentre i tagli a scelta interessano soprattutto Larici-cembrete, Abetine, Peccete e Acero-tiglio-frassineti.
48
In collina la superficie potenzialmente interessata da gestione attiva superiore, in termini percentuali,a quella riscontrata in ambito montano; infatti solo il 2% della superficie destinata all evoluzione naturale e solo 1/4 della superficie non gestibile attivamente nei prossimi 15 anni.
Figura 37 Ripartizione degli interventi previsti nei boschi collinari.
Monitoraggio 24% Tagli di miglioramento 11% Evoluzione naturale 2%
Su oltre il 60% della superficie sono previsti tagli di rinnovazione, costituiti per oltre il 50% da ceduazioni, principalmente a carico di Robinieti e Castagneti e per circa il 12% da interventi di gestione del ceduo composto, prevalenti su Robinieti.Fra i tagli di miglioramento prevale la conversione dei cedui composti (12%), in particolare a carico di Robinieti e Querco-carpineti. Su circa il 4% della superficie sono previsti interventi di conversione di cedui semplici a carico di Querceti di rovere, Castagneti e Robinieti. In pianura solo poco pi del 20% dei boschi non sar potenzialmente interessato da interventi di gestione attiva nellarco del quindicennio di riferimento; le rilevanti superfici gestibili con tagli di rinnovazione e secondariamente con tagli di miglioramento, vedono prevalere nella prima categoria la ceduazione (31%), che interessa per il 75% Robinieti, e la gestione del ceduo composto (19%); fra i tagli di miglioramento prevalgono per il 7% diradamenti e per il 6% diradamenti abbinati a conversioni.
49
Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Tabella 18 Interventi suddivisi per fasce altimetriche.
50
6. Aspetti patrimoniali
6.1. Tipi di propriet rilevate
Lindagine patrimoniale ha permesso di rilevare le propriet agro-silvo-pastorali di Enti pubblici (Demanio dello Stato,Regione Piemonte,Province,Comuni) o altri Enti e Societ di pubblico servizio (ASL, Universit, ENEL, AEM, Ferrovie ecc.), di eventuali propriet collettive (Consorzi, Consorterie, Frazionisti ecc.) e miste pubbliche e private; le propriet di privati sono state rilevate ove superiori a 100 ettari di superficie o 25 ettari se boscati purch accorpati. Per maggiore chiarezza e leggibilit del dato le propriet di soggetti affini sono state raggruppate come segue: propriet pubblica (Demanio dello Stato, Regione, Province, Comuni), privata rilevata, Altri Enti, Consorzi, propriet miste (ASL, Universit, ENEL, AEM, Ferrovie, Consorzi, Consorterie, Frazionisti, ecc.) e altre propriet private, nelle quali confluiscono prevalentemente le propriet private non rilevate, ossia di estensione unitaria inferiore a quella richiesta dalle Norme TecTabella 19 Ripartizione in niche. percentuale delle propriet per
categoria forestale.
Categorie forestali Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Cerrete Faggete Lariceti e cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Superficie forestale totale
51
Aspetti patrimoniali Figura 39 Ripartizione dei tipi di propriet della superficie forestale piemontese.
Privata rilevata 2%
Pubblica 28%
Altri Enti 2%
52
Aspetti patrimoniali
53
Aspetti patrimoniali
Verbano-Cusio Ossola
Biella
Novara
Torino Vercelli
54
Aspetti patrimoniali
Provincia Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio Ossola Vercelli Regione
Propriet pubblica [ha] 6.807 505 10.460 69.829 2.604 70.825 69.183 12.150 242.363
Propriet privata rilevata [ha] 2.540 87 1.521 3.384 635 4.318 3.058 722 16.265
Altri enti, consorzi e propriet miste [ha] 2.059 246 488 4.447 127 1.975 4.559 3050 16.951
Altre propriet private [ha] 94.732 42.009 34.346 164.626 30.862 143.046 47.998 41.462 599.081
Totale [ha] 106.138 42.847 46.815 242.286 34.228 220.164 124.798 57.384 874.660
Propriet Propriet pubblica Propriet privata rilevata Altri Enti, Consorzi e propriet miste Altre propriet private Totale
Montagna % 40 2 3 55 100
Collina % 3 1 1 95 100
Pianura % 16 3 3 78 100
55
56
Formazioni legnose riparie Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 548 polloni 36% seme 64% Ceppaie (n) 116 Area basimetrica (m2) 19 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 211 (39%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 31 (6%) Volume (m3) 146 Incremento corrente (m3) 8 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1500 m (formazioni arbustive) Ambiti geografici prevalenti Pianura e fondivalle principali montani e collinari Superficie 12.475 ha (1,4%)
I popolamenti possono essere suddivisi in base alla fisionomia in formazioni arbustive prevalentemente di greto (con Salix purpurea, S. eleagnos e S. triandra), e arboree a salice bianco, a pioppo nero in particolare sulle porzioni di greto pi ciottolose, e a pioppo bianco.
Tabella 21 Tipi forestali delle Formazioni legnose riparie e relative superfici.
Tipo Saliceto arbustivo ripario Saliceto di salice bianco Pioppeto di pioppo nero Pioppeto di pioppo bianco
% 24 46 18 12
100%
Alberi
Figura 42 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Formazioni legnose riparie.
Rov ere
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ino
ma gg iore
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Pio pp i cl ona li
ec oni fere
La composizione specifica che emerge dallanalisi inventariale non comprende i popolamenti e le specie arbustive, generalmente costituite da soli salici che difficilmente raggiungono diametri cavallettabili; la dizione altre latifoglie, che costituisce circa l80% di composizione e volumi, comprende salici a portamento arboreo, pioppo nero e pioppo bianco e sporadici ontani. La tendenza evolutiva strettamente legata alla dinamica fluviale e alleventuale
57
gestione tradizionale a ceduo, in assenza delle quali i popolamenti, che in condizioni naturali con presenza di portaseme e continuit forestale evolverebbero verso formazioni a legno duro (Querceti), sono spesso destinati alla senescenza e al collasso, o allinvasione di specie esotiche arbustive e suffruticose.
Figura 43 Ripartizione delle propriet delle Formazioni legnose riparie.
Privata rilevata 1%
Pubblica 29%
Altri Enti 1%
Il numero di piante/ha,cos come i valori di area basimetrica e volume,risultano tra i meno elevati se comparati alle altre categorie; tuttavia il valore del volume/ha superiore ad altre formazioni come Robinieti, Querceti di roverella e Orno-ostrieti in cui maggiore lattitudine produttiva; lincremento corrente, di poco inferiore agli 8 m3/ha, risulta fra i pi elevati in relazione alla buona disponibilit idrica, inferiore solo a Robinieti e Castagneti. A fronte di una ripartizione diametrica concentrata nelle classi inferiori, il diametro medio superiore ai 20 cm va attribuito alla presenza, sebbene in numero limitato, di individui di grandi dimensioni, pioppi anche clonali e salici fino a 80/100 cm di diametro. Gli assetti sono in gran parte anchessi il risultato del continuo disturbo naturale operato dal corso dacqua, che genera boschi in parte di origine agamica da talee naturali fluitate e in parte da seme con struttura articolata e privi di impronta gestionale. Lo stadio di sviluppo prevalente, come conseguenza della preponderanza di popolamenti senza gestione, quello irregolare. La destinazione funzionale prevalente, con quasi il 50% della superficie, quella protettiva generale, di stabilit delle fasce fluviali dallerosione in massa e di laminazione delle piene, a difesa di insediamenti e infrastrutture umane, a cui tali cenosi possono assolvere solo se opportunamente gestite e monitorate; si tratta di una delle categorie in cui la quota di superficie destinata alla protezione risulta pi elevata. Della restante superficie circa 1/3 assume destinazione naturalistica, trattandosi di formazioni radicate prevalentemente in aree protette fluviali e in particolare lungo il corso del Po, soprattutto nei tratti cuneese e alessandrino.
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Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 44 Ripartizione delle destinazioni delle Formazioni legnose riparie.
Produttiva 2%
Protettivoproduttiva 13%
Protettiva 49%
Naturalistica 31%
Fruizione 1%
Evoluzione libera 4%
Per quasi il 60% della superficie si tratta di boschi in cui non sono previsti interventi per il prossimo quindicennio o a tempo indeterminato (formazioni arbustive di greto). Sulla restante parte ritenuta utile la gestione attiva con tagli di miglioramento, in particolare diradamenti (4%), e con tagli di rinnovazione mediante ceduazione (19%),gestione dei cedui composti (9%) e tagli a scelta (5%); si tratta di interventi finalizzati prevalentemente al mantenimento di popolamenti stabili, vitali e meno soggetti a rischio di erosione e asportazione, capaci di ospitare lavifauna nidificante (ardeidi).
Figura 45 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Formazioni legnose riparie.
Evoluzione naturale 6%
Trattandosi di aree prevalentemente planiziali le attivit di taglio ed esbosco risultano prive di particolari limitazioni e possono essere eseguite,dove necessario,per oltre il 60% con trattore.
Robinieti (RB)
I Robinieti per estensione sono la terza Categoria forestale in Piemonte.Hanno diffusione prevalentemente collinare, planiziale e talora pedemontana, con rare digitazioni allinterno delle vallate alpine.
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Robinieti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 772 polloni 46% seme 54% Ceppaie (n) 299 Area basimetrica (m2) 15 Diametro medio (cm) 16 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 155 (20%) Ripartizione diametrica > 35cm (n) 11 (1%) Volume (m3) 111 Incremento corrente (m3) 8,15 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 800 m Ambiti geografici prevalenti Collinare, planiziale e pedemontano (fondivalli e distretti esalpici) Superficie 108.136 ha (12,4%)
In passato la specie fu ampiamente diffusa dalluomo, e lo tuttora in alcune aree del Piemonte, per le sue caratteristiche di frugalit, rapidit di accrescimento, sviluppo dellapparato radicale, a elevato potere consolidante, ma soprattutto per le caratteristiche del legno, assai resistente e durabile, impiegabile in svariati usi dalle travature, alla paleria e ottimo come combustibile. Tuttavia la specie, proprio per la sua facilit di diffusione, soprattutto agamica mediante polloni radicali, ha progressivamente colonizzato e in parte sostituito le formazioni forestali naturali collinari e planiziali, causando la rarefazione e la degradazione dal punto di vista della biodiversit. Se da un lato i Robinieti hanno accresciuto nei boschi la produzione di biomassa destinabile a legna da ardere,dallaltro ne hanno impoverito, se non nelle stazioni pi fertili, le potenzialit, in termini di assortimenti legnosi di pregio, di ricchezza specifica e capacit di rigenerazione, in caso di abbandono della ceduazione a regime, rendendo i popolamenti maggiormente vulnerabili a processi di senescenza e collasso. La composizione dei Robinieti risulta costituita per circa 2/3 da robinia in termine di volume, quota che sale a quasi il 75% per numero di alberi/ha; tuttavia dove la ceduazione mantenuta a regime con turni medio-brevi sono molto frequenti formazioni quasi in purezza. Una quota del 10% costituita da specie quercine, in particolare farnia e rovere, spesso con soggetti di grosse dimensioni in qualit di matricine/riserve; meno del 5% costituito da castagno, che talvolta pu essere considerato relittuale in popolamenti degradati e successivamente infiltrati dalla robinia. Le latifoglie mesofile come ciliegio selvatico, frassino maggiore, olmo campestre possono essere presenti accanto alla robinia in boschi di neoformazione, cui talora partecipa anche la farnia.
Tabella 22 Tipi forestali dei Robinieti e relative superfici.
ha 106.421 1.751
% 98 2
I dati emersi dallinventario trovano riscontro nella composizione delle varianti del Tipo pi diffuso dove prevale quella con latifoglie mesofile, cui queste ultime contribuiscono con pi del 25% di copertura; seguono il Tipo sostanzialmente puro e la variante con castagno.
60
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 46 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Robinieti.
Alberi Volume Area basimetrica
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Cas tag no
Far n
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Rov ere
Cili Rob Fra ssin egi inia os om elv agg atic iore o
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tifo
glie
ec oni
fere
Raffrontando i dati dendrometrici con le altre Categorie ad assetto analogo, prevalentemente riconducibile al ceduo, risulta che nei Robinieti il numero di piante a ettaro assai limitato; anche il volume/ha risulta tra i pi bassi, in relazione allassidua gestione attiva ed superiore solo ai Querceti di roverella e agli Ostrieti, dove evidentemente incidono i fattori stazionali; il valore di incremento corrente, con pi di 8 m3/ha, fra i pi elevati, inferiore solo ai Castagneti.
Figura 47 Ripartizione delle propriet della categoria Robinieti (%).
Privata rilevata 1%
Anche la ripartizione diametrica evidenzia una scarsit di individui nelle classi diametriche maggiori.Tutti questi fattori trovano giustificazione nellassetto colturale prevalente, in cui i turni di utilizzazione possono essere assai brevi (anche entro i 10 anni), e tenendo conto che il rilascio di matricine, se non appartenenti a specie autoctone o richiesto in specifici strumenti pianificatori, non attualmente obbligatorio. Tra gli assetti prevalgono i cedui semplici (con o senza matricine), con una lieve prevalenza per quelli giovani a regime; seguono i cedui composti, in cui la robinia viene ceduata a turni brevi e la fustaia rada viene destinata alla produzione di assortimenti da lavoro. Le fustaie non sono da ricondurre a popolamenti di origine gamica, ma da polloni radicali per colonizzazione ed includono una quota di cedui invecchiati i cui polloni risultano totalmente affrancati.
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La destinazione prevalente quella produttiva, che diviene polifunzionale produttivo-protettiva per le aree collinari sottoposte a vincolo idrogeologico; la superficie destinata alla produzione risulta per estensione inferiore solo a quella dei Castagneti e delle Faggete. Si conferma quindi limportanza di questi boschi per la produzione di biomassa, in particolare per scopi energetici. I Robinieti vengono destinati a funzione protettiva (fasce fluviali,versanti sedimentari instabili) e a funzione naturalistica (qualora compresi in aree protette) in egual misura, circa 9%; infatti in alcuni ambiti planiziali, in cui lindice di boscosit risulta assai basso,anche i Robinieti, puri o meglio ove misti, assumono importanza in termini naturalistici, come unico possibile habitat e rifugio per la fauna locale.
Figura 48 Ripartizione delle destinazioni dei Robinieti (%).
Produttiva 40%
Protettivo-produttiva 42%
Fruizione <1%
La tendenza evolutiva di questi popolamenti fortemente legata al tipo di gestione e alla frequenza degli interventi di utilizzazione: in popolamenti abbandonati vi pu essere il rischio di senescenza e collasso per perdita di vitalit della robinia e mancanza di rinnovazione,spesso ostacolata dal denso sottobosco presente (rovi, vitalba, sambuco). La ceduazione a regime favorisce la robinia e pu diminuire la mescolanza specifica rallentando ogni processo evolutivo; interventi di conversione e diradamento in popolamenti misti di buona fertilit conferiscono loro maggiore stabilit permettendo in tempi successivi, con altri interventi intercalari o di rinnovazione,di incrementare la partecipazione delle altre latifoglie.In accordo con la funzione prevalentemente produttiva svolta dai Robinieti gli indirizzi di intervento prevedono la gestione attiva su quasi l80% della superficie; sono previsti tagli di rinnovazione su oltre i 3/4 della superficie, principalmente attraverso la ceduazione (57%) e la gestione del ceduo composto (18%) da cui si ottengono assortimenti prevalentemente utilizzabili a scopo energetico ma potenzialmente anche da opera e paleria; interventi di miglioramento vengono essenzialmente attuati con conversioni (3%) e diradamenti (3%).Poco meno del 15% della superficie, almeno nel medio periodo (15 anni), non sar soggetta a interventi di gestione attiva per la giovane et dei popolamenti,recentemente ceduati o sviluppatisi su coltivi abbandonati.
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Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 49 Ripartizione degli indirizzi di intervento nei Robinieti (%).
Tagli di miglioramento 10%
Evoluzione naturale 1%
Monitoraggio 13%
Le possibilit di utilizzazione in generale risultano prive di forti limitazioni, trattandosi di aree prevalentemente planiziali e collinari,e lesbosco eseguibile,per quasi il 90% della superficie, con trattore.
Querco-carpineti (QC)
Querco-carpineti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 589 polloni 32% seme 68% Ceppaie (n) 121 Area basimetrica (m2) 21 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 220 (37%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 41 (7%) Volume (m3) 182 Incremento corrente (m3) 7,7 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 600 m Ambiti geografici prevalenti Collinare, planiziale, fondovalli e rilievi alpini (distretto esalpico) e appenninici. Superficie 35.039 ha (4%)
I Querco-carpineti sono formazioni costituite principalmente da farnia e carpino bianco con differenti gradi di mescolanza,e con la partecipazione secondaria di altre latifoglie (frassino maggiore, ciliegio, tiglio selvatico ecc), in funzione delle caratteristiche stazionali e dellassetto evolutivo-colturale. I Querco-carpineti sono per estensione la nona Categoria forestale, con una diffusione che interessa circa il 60% delle Aree Forestali. Si tratta di formazioni ad ambito prevalentemente planiziale e collinare dove,accanto ai boschi planiziali pi rilevanti,nuclei generalmente di limitata estensione si sono conservati in stazioni favorevoli lungo i corsi dacqua principali al di l delle golene, sulle scarpate e sommit dei terrazzi fluvio-glaciali meno fertili, nellalta pianura negli impluvi e fondivalle collinari. Si tratta in realt di stazioni relittuali di un areale assai pi vasto che un tempo doveva interessare in particolare gran parte della pianura ora agricola; alcuni popolamenti di particolare interesse per estensione e grado di conservazione sono oggetto di tutela nei Parchi e Riserve Naturali Regionali, tra questi il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC), de La Mandria (TO), di Stupinigi (TO), le Vaude (TO) e le Baragge (VC, BI).
63
Dalle analisi inventariali e della carta forestale risulta che accanto alla farnia e al carpino bianco spesso presente un ampio corteggio di altre latifoglie mesofile, oltre alla diffusissima robinia. In particolare nei Querceti della bassa pianura, in cui sono incluse le formazioni golenali generalmente prive di carpino bianco, la specie pi frequente la robinia, favorita dove i turni di utilizzazione sono pi brevi, accanto a varianti con latifoglie mesofile dove le condizioni stazionali risultano caratterizzate da una maggiore freschezza dei suoli. Anche nellalta pianura dei terrazzi fluvio-glaciali, sia con elevate sia con basse precipitazioni, e negli ambienti mesoxerofili dei rilievi collinari interni, accanto alle formazioni pi naturali,sono frequenti i popolamenti con robinia.Nellalta pianura spesso divengono rilevanti i popolamenti con varianti a castagno e rovere, in particolare sulle scarpate e declivi dove minori sono i rischi di ristagno; viceversa nelle stazioni dove si hanno fenomeni di idromorfia stagionale compaiono i Sottotipi a Molinia sp. con pioppo tremolo e betulla. Nei rilievi collinari interni, in condizioni di maggiore mesofilia, accanto alla variante con robinia prevale quella con latifoglie miste. La dinamica dei Querco-carpineti, al di l di altri fattori stazionali biotici e abiotici, in gran parte condizionata dalla presenza di robinia e dalla sua gestione; dove le ceduazioni sono pi frequenti i popolamenti tendono alla progressiva semplificazione della composizione specifica e della struttura, condizione che si verifica spesso nelle aree prive di strumenti pianificatori specifici, dove talora il taglio delle matricine/riserve di farnia avviene in modo indiscriminato senza assicurarne la rinnovazione.
Tabella 23 Tipi forestali dei Querco-carpineti e relative superfici.
Tipo Querco carpineto della bassa pianura Querco-carpineto dalta pianura a elevate precipitazioni Querco-carpineto dalta pianura a basse precipitazioni Querceto misto dimpluvio dei rilievi collinari interni Querco-carpineto mesoxerofilo del Monferrato e/o Colline del Po
% 18 46 8 18 10
Figura 50 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querco-carpineti.
60%
Alberi
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Bet ulla Cer ro Cas t agn Far n o ia Rov ere Car p ino bia Fra ss nco ino ma Cili Rob egi inia os elv gg atic ior o e On Alt Pio re l tan pp atif i cl on on og ero ali lie e
con ifer e
64
Con un volume/ha di poco superiore ai 180 m3 i Querco-carpineti a livello regionale evidenziano un valore di provvigione relativamente modesto; tuttavia nelle stazioni pi fertili collinari e di pianura, escludendo quindi i terrazzi dove il suolo difetta in drenaggio o le aree golenali dove viceversa il suolo risulta troppo drenante, le provvigioni salgono a 200 e sino a 400 m3/ha. Modesti valori di volume legnoso trovano riscontro in bassi valori di area basimetrica e nel limitato numero di individui presenti nelle classi diametriche superiori.
Figura 51 Suddivisione delle propriet della categoria Quercocarpineti (%).
Altri Enti 3%
Lincremento corrente, con quasi 8 m3/ha annui risulta fra i pi elevati, e localmente pu essere anche superiore e raggiungere valori di 10 m3/ha. Lassetto prevalente, con quasi il 60% della superficie, il ceduo composto, forma di governo tradizionale in cui la fustaia costituita da farnia, e il ceduo da carpino bianco e nocciolo,specie tolleranti lombreggiamento; tuttavia fustaie pi rade,per la perdita progressiva di riserve non compensata da rinnovazione, ospitano frequentemente cedui di robinia; segue in ordine di estensione lassetto a fustaia, che interessa oltre il 30% della superficie. In entrambi gli assetti risultano prevalere gli stadi adulti. I Querco-carpineti hanno rilevante funzione naturalistica in quanto rari e spesso inclusi nelle aree protette gi citate e risultano tra le categorie con la maggiore estensione di superficie con tale destinazione dopo Faggete e Lariceti; si tratta di popolamenti di elevato interesse conservazionistico per la ricchezza specifica, talvolta estremamente localizzata,del sottobosco erbaceo,riconosciuta anche a livello europeo (Direttiva Habitat 42/93/CEE). Tali popolamenti rivestono anche un valore storico-culturale quali vestigia della vegetazione forestale che un tempo ricopriva gran parte degli ambienti planiziali. Pi del 50% della superficie, includendo anche i boschi di ambiti sottoposti a vincolo idrogeologico,possiede destinazione produttiva; tuttavia in termini di superficie il valore risulta poco rilevante se comparato con le altre categorie.
65
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 52 Ripartizione delle destinazioni della categoria Quercocarpineti (%).
Naturalistica 44%
Produttiva 25%
Fruizione 1%
Protettiva 2%
Protettivoproduttiva 28%
Gli indirizzi di gestione prevedono soprattutto tagli di rinnovazione,da attuarsi prevalentemente attraverso la gestione sostenibile dei cedui composti (31%),tagli a scelta (10%) e tagli successivi (8%) in fustaia.I tagli di miglioramento prevedono,sull11% della superficie, la conversione a fustaia attraverso interventi misti di diradamento a carico della fustaia e selezione di allievi sulle ceppaie del ceduo. Si tratta di una forma di gestione auspicata soprattutto nei popolamenti con migliore struttura delle stazioni pi fertili e in generale nelle aree incluse nei Parchi; su circa il 10% della superficie sono previsti interventi di diradamento a carico delle fustaie. Solo poco pi di 1/4 della superficie,almeno per il prossimo quindicennio,non verr sottoposta a interventi di gestione attiva. Da notare che anche in popolamenti con destinazione prevalentemente naturalistica risulta necessario intervenire in tempi relativamente brevi.Formazioni da lungo tempo sottoposte a gestione attiva pi o meno razionale in cui la robinia, e altre specie esotiche in minor misura, hanno progressivamente colonizzato il sottobosco, devono essere guidate nellevoluzione per evitarne la repentina degradazione e assicurarne la stabilit e lavvenire.
Figura 53 Ripartizione degli indirizzi di intervento della categoria Querco-carpineti (%).
Monitoraggio 25%
La localizzazione dei popolamenti prevalentemente planiziale o comunque caratterizzata da elementi orografici poco impervi,agevola le operazioni di esbosco che, per quasi il 90% della superficie, pu essere attuato mediante trattore.
66
I Querceti di roverella sono popolamenti dominati da roverella o da talora da forme ibride (con farnia e rovere). In Piemonte la Categoria viene suddivisa, a seconda degli ambiti geografici, in formazioni dei rilievi collinari e appenninici e delle Alpi. Dallanalisi inventariale emerge che la specie pi frequente accanto alla roverella lorniello; tale specie, a temperamento pioniero e frugale, risulta abbondante sui rilievi collinari interni, sullAppennino e talora nelle Alpi Marittime mentre altrove pi sporadica e forma nuclei di limitata estensione. Altre specie legate ai Querceti di roverella sono pino silvestre, castagno, cerro e carpino nero. La dinamica evolutiva di questi popolamenti piuttosto lenta a causa dei forti condizionamenti stazionali; lallungamento dei turni nei cedui ha talora determinato la regressione del castagno e del pino silvestre, questultimo condizionato anche da fattori climatici essendo specie relitta di periodi post-glaciali pi freddi.
Tipo Orno-querceto di roverella Querceto mesoxerofilo di roverella dei rilievi collinari interni e dellAppennino Querceto xero-acidofilo di roverella con Erica arborea Querceto xero-basifilo di roverella delle Alpi Querceto mesoxerofilo di roverella delle Alpi Querceto xero-acidofilo di roverella delle Alpi
% 43 42 2 1 8 4
67
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 54 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querceti di roverella.
60%
Alberi
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Cas tag n
Rov ere
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Rov ere
Cer ro
Car p
ino
Orn ner o
iell
ec oni fere
Il numero di piante/ha risulta fra i pi elevati, avvicinandosi a condizioni di elevata densit e bassa statura propri dei cedui appenninici; la provvigione risulta modesta,a causa dei forti condizionamenti stazionali come dimostrano anche gli scarsi incrementi,di poco superiori a quelli riscontrati in Pinete di pino montano,Ostrieti e categorie con fisionomia arbustiva.
Figura 55 Ripartizione delle propriet nei Querceti di roverella (%).
I soggetti risultano prevalentemente ripartiti nelle classi diametriche inferiori ai 20 cm e solo una minima parte, riconducibile alle matricine di pi turni, ricade nelle classi superiori. Lassetto principale dunque il ceduo matricinato che risulta prevalentemente allo stadio maturo (31%) e secondariamente allo stadio giovane (16%). Ai Querceti di roverella si riconosce una funzione principalmente produttiva e protettiva; le condizioni stazionali spesso limitanti, come emerge dallanalisi dei dati dendrometrici, ne riducono le potenzialit ma senza precludere la gestione attiva, ora sporadica per motivi economici.Molti Querceti di roverella svolgono anche funzione prioritaria di protezione, su una superficie, assoluta e percentuale, che risulta fra le pi elevate tra le categorie forestali, legata soprattutto allimportante ruolo di difesa dallerosione di suoli gi impoveriti.
68
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 56 Ripartizione delle destinazioni dei Querceti di roverella (%).
Protettivoproduttiva 60%
Produttiva 4%
Naturalistica 7%
Evoluzione libera 3%
Protettiva 26%
Su quasi il 50% della superficie si prevede la possibilit di mantenere lattuale forma di governo, spesso nellambito di cedui composti, con interventi di ceduazione che forniranno prevalentemente assortimenti a uso energetico.Tagli di miglioramento potranno essere attuati principalmente attraverso la conversione a fustaia (5%). Su oltre il 40% della superficie per ragioni legate allo stadio di sviluppo, scarsit di prodotti e accessibilit,non sono previsti interventi di gestione attiva almeno nellarco dei prossimi 15 anni.
Figura 57 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Querceti di roverella (%).
Evoluzione naturale 4%
Monitoraggio 38%
Tagli di miglioramento 6%
Lesbosco risulta eseguibile per oltre il 65% della superficie con trattori e su circa il 10% mediante avvallamento.
69
Orno-ostrieti (OS)
Orno-ostrieti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1293 polloni 70% seme 30% Ceppaie (n) 509 Area basimetrica (m2) 17 Diametro medio (cm) 13 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 127 (10%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 3 (0,2%) Volume (m3) 85 Incremento corrente (m3) 5,2 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, collinari interni (Alta Langa) e alpini (Alpi Marittime). Superficie 12.897 ha (1,5%)
Sono popolamenti formati prevalentemente da carpino nero e da orniello (frassino minore). Gli Ostrieti occupano di preferenza stazioni collinari o montane con caratteristiche da mesofile a mesoxerofile mentre nellAppennino possono divenire formazione pioniera, colonizzando limitati ambienti detritici, e dinvasione su pascoli e coltivi abbandonati. Dallanalisi della composizione specifica emergono popolamenti costituiti da un ampio corteggio di specie arboree: accanto alle due specie principali si associano roverella e cerro (specie stabili), castagno e pino silvestre. Sia in ambito collinare sia appenninico prevalgono le varianti con querce, in particolare roverella, e secondariamente con pino silvestre.Viceversa in ambito montano alpino le specie che pi frequentemente danno origine a varianti sono faggio e castagno. I popolamenti ceduati a regime risultano relativamente stabili grazie anche alla notevole facolt pollonifera del carpino nero; se indisturbati generalmente si arricchiscono di specie mesofile in ambito alpino,e prevalentemente quercine in quello appenninico.
Tabella 25 Tipi forestali degli Orno-ostrieti e relative superfici.
Tipo Orno-ostrieto dellAppennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia Orno-ostrieto delle Alpi Liguri e Marittime Orno-ostrieto dei rilievi collinari marnoso-arenacei
% 29 21 50
70
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 58 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica negli Orno-ostrieti.
60%
Alberi
50%
40%
30%
20%
10%
0%
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Rov ere
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os
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Gli Orno-ostrieti sono la Categoria con il numero di piante/ha pi elevato,a cui corrisponde tuttavia un valore di volume/ha assai modesto, superiore solo agli Arbusteti (dove tuttavia gli apporti in volume non sono dalle specie costitutrici la categoria ma da quelle accessorie arboree).Il valore di diametro medio risulta il pi basso fra tutte le categorie forestali, e come conseguenza la ripartizione diametrica vede solo una minima parte di individui presenti nelle classi superiori ai 20 cm, da ricondurre principalmente a matricine di querce di pi turni o pini.
Figura 59 Ripartizione delle propriet degli Orno-ostrieti (%).
Lassetto riconducibile per quasi il 90% a cedui matricinati,come evidenziato anche dai parametri dendrometrici, il cui stadio prevalente riconducibile ad adulto/maturo, secondariamente invecchiato. La destinazione prevalente quella produttivo-protettiva, legata allutilizzazione del ceduo, essendo minima la componente a fustaia. La quota di superficie destinata alla protezione diretta in percentuale, se comparata con le altre categorie forestali, risulta tra le pi elevate in ragione della marcata fragilit e scarsa fertilit delle stazioni, seconda solo alle formazioni riparie. Con linvecchiamento dei cedui abbandonati per scarsa redditivit in taluni casi il riequilibrio passa attraverso fasi di collasso delle ceppaie di carpino.
71
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 60 Ripartizione delle destinazioni degli Orno-ostrieti (%).
Protettivoproduttiva 45%
Protettiva 40%
Produttiva 5% Naturalistica 3%
Gli interventi, possibili, consistenti principalmente nel mantenimento/ripresa del governo a ceduo,interessano oltre il 70% della superficie,quota in assoluto pi elevata fra tutte le categorie forestali. Si propone dunque di mantenere attiva lattitudine produttiva di questi popolamenti che possono fornire assortimenti a uso energetico di buona qualit con turni anche relativamente brevi, pur se in modesta quantit.
Figura 61 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Ornoostrieti (%).
Monitoraggio 20%
Tagli di miglioramento 1%
Lesbosco risulta eseguibile prevalentemente con trattori (oltre 50% della superficie), secondariamente mediante gru a cavo e avvallamento, entrambe su oltre il 10% della superficie.
72
Le Pinete di pino marittimo comprendono le formazioni boschive naturali in cui vi sia almeno il 50% della copertura dovuta a Pinus pinaster. Le Pinete di pino marittimo sono la Categoria forestale con la minore estensione in Piemonte e possiedono una diffusione territoriale assai limitata in ambito appenninico; altre superfici in aree limitrofe sono di origine artificiale e quindi annoverate tra i rimboschimenti.
Tabella 26 Tipi forestali delle Pinete di pino marittimo e relative superfici.
Tipo Pineta di pino marittimo st. rupicolo Pineta di pino marittimo st. dinvasione
ha 193 613
% 24 76
Analizzando la composizione di queste pinete si osserva, accanto al pino marittimo, la significativa presenza di castagno e soprattutto rovere; questultima insieme alla roverella costituisce una delle varianti pi diffuse nei popolamenti del sottotipo di invasione. In tali specie il rapporto tra n alberi e volume, in netto favore del primo, indica la presenza di soggetti di dimensioni ridotte, da ricondurre a cedui sotto fustaia o a nuclei di rinnovazione ormai affermata sotto la copertura del pino. La diffusione del piano dominato in successione viene agevolata dalla bassa densit e dal carattere eminentemente pioniero del pino marittimo, come evidenziato dal numero limitato di alberi/ha: essendo specie eliofila perde progressivamente competitivit nei confronti delle querce e delle altre latifoglie, soprattutto dove cessano fenomeni di disturbo, tra i quali gli incendi che viceversa ne agevolano la rinnovazione (pirofita attiva).
73
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 62 Composizione specifica percentuale ad ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino marittimo.
60%
Alberi Volume
50%
Area basimetrica
40%
30%
20%
10%
0%
Cas t
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Rov ere
Pin om arit
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Le Pinete di pino marittimo, a causa delle forti limitazioni stazionali, presentano bassi valori di volume/ha, e accrescimenti modesti soprattutto per la componente pino marittimo (2,7 m3/ha); come conseguenza la ripartizione diametrica evidenzia uno scarso numero di individui nelle classi superiori.
Figura 63 Ripartizione delle propriet delle Pinete di pino marittimo (%).
Privata rilevata 7%
Pubblica 8%
Altri Enti 4%
Gli assetti prevalenti sono il ceduo composto e la fustaia, la quale risulta per oltre il 60% allo stadio adulto/maturo. La destinazione prevalente quella produttivo-protettiva mentre circa 1/5 della superficie, essendo compresa nellarea protetta del Parco Regionale Capanne di Marcarolo, ha funzione naturalistica; le pinete possono costituire, in ambienti indisturbati, habitat preferenziali per lavifauna e in particolare per gli uccelli rapaci. Si tratta di formazioni che per assetto e struttura possono svolgere, anche nellambito dell area protetta, unimportante funzione di fruizione.
74
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 64 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino marittimo (%).
Protettivoproduttiva 47%
Naturalistica 17%
Fruizione 15%
Protettiva 21%
Gli indirizzi di intervento prevedono il monitoraggio su oltre 1/3 dei boschi e per il resto il miglioramento attivo, agendo su popolamenti spesso degradati o di pi antica origine artificiale, non ritenuti in sufficiente equilibrio con i fattori stazionali e non rispondenti alle destinazioni funzionali attese. Su circa 1/3 della superficie si prevede la trasformazione, ossia un insieme di interventi misti di diradamento, conversione e, dove necessario, anche rinnovazione artificiale, volti a produrre una profonda modificazione delle struttura e della composizione specifica delle pinete, accelerandone levoluzione verso boschi pi stabili con maggiore presenza di latifoglie. Secondariamente si prevede di intervenire con diradamenti e conversioni (16%) in popolamenti con assetto a ceduo composto e con diradamenti (7%) in fustaia, anche al fine di mantenere o rinnovare alcune pinete rappresentative.
Figura 65 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino marittimo (%).
Monitoraggio 37%
Tagli di rinnovazione 5%
Lesbosco risulta eseguibile su oltre il 50% della superficie mediante trattore e su circa il 20% con avvallamento.
75
I Querceti di rovere, con una diffusione che interessa il 90% delle Aree Forestali, risultano una Categoria assai frequente a livello regionale ma con popolamenti in genere frammentati e di ridotta estensione che raggiungono globalmente una superficie non vasta, di poco inferiore ai 40.000 ha . I tre ambiti di diffusione dei Querceti, alpino, appenninico e collinare, ne identificano altrettanti Tipi fisionomici ed ecologici ben caratterizzati. In ambito alpino, nei distretti pi asciutti, sono frequenti i Tipi con sottobosco a Potentilla alba e Teucrium scorodonia, dove betulla, faggio, castagno e altre latifoglie mesofile costituiscono le varianti con le maggiori estensioni, mentre nei settori con precipitazioni pi abbondanti si ha la formazione di Querco-tiglieti, in cui la Variante con castagno risulta la pi estesa. Nel Tipo appenninico, affine a quello collinare, risulta frequente la mescolanza con castagno e secondariamente con pino marittimo (pino silvestre in collina).
Tipo Querceto di rovere a Teucrium scorodonia Querco-tiglieto Querceto di rovere/roverella con orniello ed Erica cinerea Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei rilievi collinari interni Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati silicatici dellAppennino Querceto di rovere a Potentilla alba
% 42 5 1 9 32 11
Dallanalisi della ripartizione specifica emerge lampia eterogeneit che caratterizza i Querceti di rovere, con soggetti appartenenti a numerose specie di latifoglie che, tuttavia, solo nel caso del castagno superano il 10% in n alberi e volume.
76
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 66 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querceti di rovere.
60%
Alberi
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Cas t
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Cer ro
Car p
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Orn ner o
iell
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La dinamica evolutiva fortemente condizionata dai fattori stazionali, per un fenomeno che in passato ha visto il progressivo confinamento dei Querceti di rovere in stazioni marginali, spesso rupicole, a favore del castagno e di colture agrarie. Attualmente i popolamenti delle aree meno fertili risultano i pi stabili, ove non intervengano fattori esogeni come gli incendi, soprattutto per la scarsa competitivit offerta dalle altre specie. Negli ambiti pi favorevoli i Querceti tendono gradualmente alla costituzione di formazioni miste,alle quote superiori potenzialmente anche con faggio ove meno pesante stata la secolare sostituzione antropica con il castagno, che ha separato le fasce di vegetazione di queste due specie.
Altre propriet private 75%
Pubblica 19%
Con quasi 1000 piante/ha i Querceti di rovere sono tra le categorie con il maggior numero di individui per unit di superficie; il valore di volume/ha risulta invece fra i meno elevati, in quanto le forti limitazioni stazionali incidono sugli accrescimenti che risultano modesti.Lassetto prevalente quello ceduo,spesso composto con componente agamica tradizionalmente a castagno,ora spesso con robinia; rilevanti sono pure i popolamenti senza gestione.Scarsa fertilit e assetto si riflettono sulla ripartizione diametrica,dove solo 1% dei soggetti supera la classe dei 35 cm (matricine/riserve). Lo stadio di sviluppo prevalente nel ceduo quello maturo (26%), seguito dal ceduo invecchiato (15%), mentre per la fustaia quello adulto.
77
La destinazione prevalente quella produttivo-protettiva, trattandosi di ambiti collinari e montani con marcate limitazioni prevalentemente sottoposti a vincolo idrogeologico.Circa 1/4 della superficie,che in termini assoluti risulta tra le pi elevate, possiede destinazione naturalistica, poich inclusa in aree protette tra cui lestesa propriet regionale alle Capanne di Marcarolo, ponendo quindi tra i principali obiettivi della gestione dei Querceti la conservazione e il miglioramento, aspetto di particolare importanza per popolamenti relittuali di elevato valore.
Figura 68 Ripartizione delle destinazioni dei Querceti di rovere (%).
Produttiva 9%
Protettivoproduttiva 50%
Protettiva 13%
Nellottica di una valorizzazione polifunzionale dei Querceti gli interventi di miglioramento vengono previsti su una porzione di superficie significativa; in particolare si prevedono interventi di diradamento e conversione (16%) e conversione (14%).I Querceti di rovere sono la categoria su cui gli interventi selvicolturali di miglioramento previsti raggiungono la maggiore estensione. I tagli di rinnovazione prevedono il mantenimento del governo a ceduo su circa 20% della superficie, e ceduo composto sul 10%. Su 1/3 della superficie non si prevede gestione attiva per almeno un quindicennio.
Figura 69 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Querceti di rovere (%).
Evoluzione naturale 8%
Monitoraggio 25%
Lesbosco risulta attuabile su circa il 50% della superficie con trattori,su circa il 15% con gru a cavo e su poco meno del 15% con avvallamento.
78
Cerrete (CE)
Cerrete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1190 polloni 56% seme 44% Ceppaie (n) 385 Area basimetrica (m2) 26 Diametro medio (cm) 17 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 275 (23%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 25 (2%) Volume (m3) 161 Incremento corrente (m3) 7,5 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 800 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, alpini (dei distretti pi esterni), collinari interni e alti terrazzi della pianura. Superficie 3967 ha (0,5%)
La Cerreta tra le Categorie meno rappresentate sul territorio piemontese ma con una presenza relativamente diffusa, di poco superiore al 40% delle Aree Forestali, soprattutto nei rilievi collinari meridionali e appenninici. La composizione specifica risulta abbastanza eterogenea ma gli apporti pi significativi sono forniti da orniello, castagno, roverella e carpino nero; tali specie tuttavia, almeno in termini di area basimetrica, non superano il 5%, conferendo alle Cerrete un aspetto spesso puro. Il castagno e il carpino nero costituiscono le Varianti con maggiore estensione, rispettivamente nei Tipi Cerreta mesofila e acidofila e nei Tipi mesoxerofilo e appenninico. Le Varianti con roverella e latifoglie miste sono ancora frequenti rispettivamente nei Tipi mesoxerofilo e mesofilo.
Tabella 28 Tipi forestali delle Cerrete e relative superfici.
Tipo Cerreta mesofila Cerreta mesoxerofila Cerreta acidofila Cerreta mista appenninica a Sesleria cylindrica
% 25 48 12 16
Lutilizzazione con la ceduazione a regime tende a mantenere stabile la composizione con prevalenza di cerro; viceversa labbandono o sistemi di gestione orientati al trattamento delle fustaie favoriscono la mescolanza specifica e lingresso di altre latifoglie pi esigenti.
79
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 70 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nelle Cerrete.
70%
Alberi
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Cas t
agn
Rov ere
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Far n
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Car p
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Orn ner o
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Le Cerrete possiedono un numero di alberi/ha fra i pi elevati, a cui corrispondono valori di volume e area basimetrica/ha altrettanto alti se comparati con le altre categorie a prevalente assetto ceduo; anche lincremento medio annuo, con oltre 7,5 m3/ha, risulta fra i maggiori. La ripartizione diametrica indica un numero limitato di individui nelle classi diametriche superiori ai 35 cm, come conseguenza di una preponderanza di cedui o di popolamenti a fustaia in evoluzione non sottoposti a diradamenti. Sia negli assetti a ceduo sia a fustaia lo stadio di sviluppo pi frequente risulta quello adulto (in entrambi i casi con il 29%).
Figura 71 Ripartizione delle propriet delle Cerrete (%).
Privata rilevata 1%
Pubblica 5%
La destinazione prevalente quella produttivo-protettiva, ma una percentuale elevata di superficie ha funzione di protezione. La destinazione naturalistica incide per quasi un quinto della superficie e interessa popolamenti che solo in parte sono gi sottoposti a tutela; questi necessitano di una particolare attenzione essendo estremamente frammentati, a carattere relittuale sia in pianura, nelle colline settentrionali sia in ambito montano alpino, quindi di particolare valore.
80
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 72 Ripartizione delle destinazioni delle Cerrete (%).
Protettivo-produttiva 39%
Produttiva 6%
Naturalistica 18%
Evoluzione libera 7%
Protettiva 30%
Una quota di poco superiore al 50% della superficie almeno nei prossimi 15 anni non suscettibile di gestione attiva. I tagli di rinnovazione riguardano principalmente cedui per i quali si prevede il mantenimento su circa met della relativa superficie. Su una significativa parte dei cedui semplici o composti invecchiati si prevede la conversione attiva a fustaia.
Figura 73 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Cerrete (%).
Monitoraggio 44% Evoluzione naturale 7%
Lesbosco possibile per oltre il 70% della superficie mediante luso di trattori,mentre su circa il 20% si prevede linstallazione di gru a cavo.
81
Castagneti (CA)
Castagneti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1134 polloni 75% seme 25% Ceppaie (n) 339 Area basimetrica (m2) 31 Diametro medio (cm) 19 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 363 (32%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 34 (3%) Volume (m3) 220 Incremento corrente (m3) 8,3 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini (nei distretti pi esterni), appenninici, collinari interni e scarpate di terrazzi planiziali. Superficie 204.367 ha (23,4 %)
I Castagneti sono la Categoria forestale con la maggiore estensione in Piemonte e una presenza che interessa quasi il 100% delle Aree Forestali. Tale diffusione, spesso in purezza, di una specie pur indigena soprattutto opera delluomo che fin dallantichit ha progressivamente sostituito le formazioni boschive originarie,in particolare Querceti di rovere e,alle quote superiori,faggio,con il castagno. Molteplici sono le possibilit di impiego di questa specie che in passato costitu fonte di cibo, energia e materia prima per costruzioni, attrezzi e paleria, per le popolazioni delle aree montane e collinari. Progressivamente limportanza del castagno si ridotta:prima per lavvento di nuove colture (mais e patata),che ne hanno diminuito limportanza alimentare,poi per un complessivo mutamento delle condizioni socio-economiche e il conseguente spopolamento delle montagne, e infine per il diffondersi di importanti patologie come il mal dellinchiostro e il cancro corticale; questultimo, dotato inizialmente di unelevata virulenza, aveva fatto temere per la stessa sopravvivenza della specie. Con il diffondersi di ceppi ipovirulenti oggi il cancro corticale risulta dannoso solo nelle aree meno vocate per il castagno, ossia dove vi sono gi forti condizionamenti stazionali; ci ha alimentato negli ultimi anni un nuovo interesse per la castanicoltura da frutto e da legno, sostenuto attraverso programmi di recupero e ricerca applicata volti al miglioramento dei cedui e dei Castagneti da frutto, anche con la costituzione di campi collezione per la conservazione del patrimonio genetico delle pi importanti cultivar locali. Un nuovo recente pericolo costituito dalla diffusione dellImenottero Cinipide Dryocosmus kuriphilus,rinvenuto nella provincia di Cuneo nel 2002, i cui effetti nelle zone di maggiore diffusione sono stati estremamente dannosi. Dallanalisi inventariale emerge che i Castagneti risultano costituiti per oltre l80% da castagno; tuttavia la partecipazione delle altre specie, a seconda delle condizioni ambientali, assetti e stadi di sviluppo, pu localmente non essere secondaria. I Castagneti, essendo formazioni di origine antropica, si mantengono stabili solo attraverso una gestione attiva che una volta cessata innesca, in tempi pi o meno brevi, la regressione del castagno passando anche attraverso fasi di collasso delle ceppaie dominate. Nei Castagneti da frutto abbandonati si ha linsediamento progressivo di latifoglie pioniere e mesofile che, in tempi relativamente brevi, ne modificano la composizione e la struttura.
82
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 29 Tipi forestali dei Castagneti e relative superfici.
Tipo Castagneto da frutto Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi Castagneto acidofilo a Physospermum cornubiense dellAppennino e dei rilievi collinari interni Castagneto neutrofilo dellAppennino e dei rilievi collinari interni
% 5 39 37 11 8
Dallanalisi della composizione specifica dei vari Tipi si osserva che le latifoglie mesofile,quindi faggio,aceri,frassino e localmente rovere costituiscono le varianti con maggiore estensione nei Castagneti a Salvia glutinosa, mentre in quelli a Teucrium scorodonia a comporre le Varianti con maggiore superficie sono betulla e, nuovamente, rovere e faggio.
Figura 74 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica.
90%
Alberi
Cas t
agn
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Rov ere
Bet
ulla
ec oni fere
Il numero di alberi/ha risulta fra i pi elevati, con oltre 1100 individui, a cui corrisponde un valore di volume e area basimetrica/ha altrettanto significativo e superiore a quello riscontrabile nelle altre categorie ad assetto ceduo prevalente.Gli accrescimenti annui, di poco superiori agli 8 m3/ha, risultano i pi elevati e localmente, nelle stazioni pi fertili, possono anche superare i 10 m3/ha.
Altre propriet private 89%
Privata rilevata 1%
Pubblica 9%
Altri Enti 1%
83
Come conseguenza del tipo di assetto prevalente gli individui per quasi il 70% risultano polloni compresi nella classe inferiore ai 20 cm, mentre solo il 3% degli alberi incluso in quella superiore ai 35; tale apporto prevalentemente dovuto ai popolamenti con assetto a fustaia inquadrabili nel Tipo Castagneto da frutto o a riserve di querce e faggio nei cedui composti. Lassetto prevalente il ceduo matricinato, con oltre il 70% della superficie e, secondariamente il ceduo composto (20%); lo stadio evolutivo prevalente nel ceduo e nella fustaia quello adulto (rispettivamente 40% e 12%), segue quello a ceduo invecchiato.
Figura 76 Ripartizione delle destinazioni dei Castagneti (%).
Protettivo-produttiva 56%
Produttiva 27%
Naturalistica 7%
Fruizione 1%
Evoluzione libera 1%
Protettiva 8%
La destinazione prevalente quella produttivo-protettiva che in valore assoluto raggiunge lestensione maggiore rispetto tutte le altre categorie forestali; anche la funzione prettamente produttiva raggiunge lincidenza massima, nel cui ambito ricadono i Castagneti da frutto e in generale i popolamenti ubicati in stazioni con buona stabilit dei versanti. Nelle stazioni pi fertili, ove non sia diffuso il difetto delle cipollatura, il castagno pu fornire anche assortimenti da lavoro destinabili alla tranciatura, segheria, falegnameria e travatura, oltre a paleria. Lelevato contenuto di tannino (ampiamente sfruttato da un grande impianto di estrazione in provincia di Cuneo), rende difficoltosa la combustione; tuttavia limpiego come combustibile, almeno a livello famigliare dopo una lunga stagionatura in ambiente aperto, risulta elevato e decisamente ampliabile in impianti razionali di maggiori dimensioni. La produttivit del Castagneto non si limita al legname o al frutto ma si estende anche ai prodotti, comunemente definiti secondari, come i funghi fra i quali i pi noti e apprezzati sono i boleti del gruppo porcino (Boletus aereus, B. aestivalis, B. edulis e B. pinophilus) e gli ovuli (Amanita caesaria) che in valore possono superare quello del legno. Si tratta comunque di una produzione complementare essendo tali specie fungine legate a una gestione attiva del bosco che mantenga vitali le piante simbionti e favorisca, con la periodica messa in luce del suolo, la decomposizione della lettiera. Poco meno del 10% della superficie dei Castagneti ha funzione naturalistica, trattandosi di popolamenti inclusi in Aree Protette; con la Direttiva Habitat (93/42/CEE) i Castagneti sono stati designati tra gli habitat di interesse comunitario, sebbene in ambito regionale, data lampia diffusione, non costituiscano una reale emergenza naturalistica.
84
In considerazione della funzione prevalentemente produttiva su circa il 90% della superficie, che in termini assoluti di gran lunga quella con maggiore estensione per una Categoria forestale a livello regionale, sono previsti interventi di gestione attiva nei prossimi 15 anni. Si tratta prevalentemente di tagli di rinnovazione, attuabili attraverso il mantenimento/ripresa delle ceduazioni (55%); tale forma di gestione se applicata con turni pi lunghi (35-50 anni) e accompagnata da 1 o 2 diradamenti intercalari, consente di ottenere assortimenti da lavoro con incrementi regolari, riducendo anche i rischi di difetti legati alla formazione della cipollatura, senza compromettere la vitalit delle ceppaie, pressoch illimitata per il castagno. Tra gli interventi di miglioramento sono previsti la conversione a fustaia, per circa il 7% dei cedui semplici e il 13% dei cedui composti (generalmente popolamenti misti con altre specie).Circa il 5% della superficie potr essere oggetto di interventi di cure colturali, destinate prevalentemente alla gestione e recupero dei migliori Castagneti da frutto.
Figura 77 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Castagneti (%).
Tagli di miglioramento 27%
Evoluzione naturale 1%
Monitoraggio 9%
Lesbosco risulta eseguibile su circa il 60% della superficie mediante trattori, su circa il 10% mediante avvallamento e su circa il 15% con gru a cavo.
85
Le Pinete di pino silvestre sono diffuse discontinuamente, in prevalenza sulle Alpi (85%), secondariamente in ambito planiziale e sui rilievi collinari interni. Lanalisi della composizione specifica evidenzia la presenza di latifoglie e altre conifere con ecologia assai differente; tuttavia in termini di area basimetrica, solo il larice supera in media il 5%. Il pino silvestre, specie eliofila, mesoxerofila-xerofila, spiccatamente pioniera, subentra nelle prime fasi di colonizzazione ma, in assenza di disturbo, si mantiene stabile solo in stazioni marginali, talora rupicole, dove la concorrenza delle altre specie risulta limitata. La formazione di popolamenti misti con faggio, abete bianco, rovere, roverella e castagno pi frequente nel Tipo acidofilo dei distretti mesalpici, dove tali specie potenzialmente stabili, a seconda della condizioni stazionali, costituiscono le varianti con maggiore estensione; le querce e le latifoglie miste sono frequenti anche nei Tipi mesalpici basifili e dei rilievi collinari interni.
Tipo Pineta di brughiera su morene e terrazzi fluvio-glaciali Pineta endalpica basifila di pino silvestre Pineta endalpica acidofila di pino silvestre Pineta endalpica di greto di pino silvestre Pineta endalpica mesoxerofila di pino silvestre Pineta mesalpica acidofila di pino silvestre Pineta mesalpica basifila di pino silvestre Pineta di pino silvestre dei rilievi collinari interni
% 6 13 3 2 7 37 22 10
Figura 78 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino silvestre.
80%
Alberi
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so
Lar
ice
Cas t
agn
Fag g
io
Rov ere
lla
Rov ere
Bet
ulla
ec oni fere
86
Le Pinete di pino silvestre, con oltre 200 m3/ha, possiedono un valore di biomassa tra i pi elevati se comparati con le altre categorie forestali,a cui tuttavia corrisponde un incremento corrente modesto, a conferma di un limitato interesse produttivo da cui discendono gli accumuli di biomassa. Lanalisi della ripartizione diametrica evidenzia poco meno del 50% dei soggetti nelle classi diametriche superiori a 20 cm, indicando la presenza di popolamenti in stadio evolutivo adulto; nelle fustaie questo risulta esteso a circa il 70% della superficie.
Figura 79 Ripartizione delle propriet delle Pinete di pino silvestre (%).
Privata rilevata 1%
Pubblica 51%
Con oltre il 40% della superficie la destinazione prevalente risulta quella produttiva-protettiva; in tal senso le potenzialit delle pinete aumentano nelle aree di maggiore diffusione, come lAlta Valle Susa e le Valli Chisone e Germanasca, dove sono presenti popolamenti accessibili con soggetti caratterizzati da buon portamento. Nelle Pinete di pino silvestre la percentuale destinata alla protezione una delle pi elevate fra le diverse categorie forestali; il pino,in popolamenti comunque soggetti a cure minime, in grado di svolgere tale funzione in modo efficace, grazie al profondo e robusto apparato radicale.
Figura 80 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino silvestre (%).
Protettivo-produttiva 43%
Fruizione 1%
Evoluzione libera 4%
Protettiva 30%
87
Nei prossimi 15 anni sono previsti interventi di gestione attiva su poco pi del 50% della superficie, per lo pi attraverso lapplicazione di tagli di rinnovazione; in particolare si intende ricorrere a tagli successivi adattati per gruppi (18%), ampiamente utilizzati nella selvicoltura delle pinete in Alta Valle Susa e secondariamente tagli a buche (9%). I tagli di miglioramento consistono soprattutto in diradamenti che potenzialmente interessano il 15% della superficie.
Figura 81 Ripartizioni degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino silvestre (%).
Monitoraggio 42%
Evoluzione naturale 5%
Lesbosco risulta non eseguibile solo su una minima quota, mentre su circa il 40% della superficie possibile utilizzare trattori, su circa il 15% lavvallamento e su circa il 30% le gru a cavo.
Boscaglie pioniere e dinvasione Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 731 polloni 42% seme 58% Ceppaie (n) 182 Area basimetrica (m2) 14 Diametro medio (cm) 16 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 158 (22%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 10 (1%) Volume (m3) 93 Incremento corrente (m3) 4,6 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino ai limiti della vegetazione arborea Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini, collinari interni e pianura. Superficie 59.933 ha (6,9 %)
88
Lanalisi della composizione specifica evidenzia la prevalenza di betulla, con circa il 30%, diffusa soprattutto in ambito montano, secondariamente ciliegio selvatico e olmo, il secondo prevalente in collina e pianura, poi faggio, castagno e sorbi ancora di ambiti montani.
Tipo Betuleto planiziale di brughiera Betuleto montano Boscaglie dinvasione Corileto dinvasione Pioppeto dinvasione a pioppo tremolo Saliceto paludoso di Salix cinerea Boscaglia rupestre pioniera ha 440 21.525 15.772 3.709 391 3 18.092 % 1 36 26 6 1 0 30
Tabella 31 Tipi forestali delle Boscaglie pioniere e dinvasione e relative superfici.
I popolamenti sono di tipo pioniero o primario in stazioni rupicole, greti e detriti di falda soggetti a disturbo naturale, o secondario se dinvasione su superfici agricole abbandonate. Solo nelle stazioni pi fertili si osserva unevoluzione dei popolamenti con progressiva infiltrazione delle specie pi esigenti, mentre altrove i forti condizionamenti stazionali limitano i processi evolutivi.
Figura 82 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Boscaglie pioniere e dinvasione.
40%
Alberi Volume Area basimetrica
30%
20%
10%
0%
Lar
ice
Cas t
agn
Fag g
io
Far n
ia
Fr A C R Rov B Alt P Sor S P re l bo ere assin iliegio ceri m obini etulla ioppo ioppi orbo at a m u om c o tre mo lonali ccella ontan ifoglie agg selvat ntan tor o, r ico lo iore o ec i icc oni io fere
Le Boscaglie possiedono un volume/ha tra i meno elevati a livello regionale, a cui corrispondono valori di area basimetrica e diametro medio altrettanto modesti,dovuti a incrementi annuali non particolarmente sostenuti e agli stadi evolutivi giovanili; anche la ripartizione dei diametri risulta sbilanciata verso le classi diametriche inferiori. Assai eterogeneo risulta lassetto, con prevalenza di boschi senza gestione per condizionamenti stazionali, e, secondariamente, di neoformazione e fustaie; come conseguenza lo stadio evolutivo prevalente quello irregolare, cui seguono per estensione gli stadi pi giovanili delle fustaie.
89
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 83 Ripartizioni delle propriet delle Boscaglie pioniere e dinvasione (%).
Altre propriet
private 54% Privata rilevata 2%
La destinazione rispecchia leterogeneit,con quasi il 40% di popolamenti potenzialmente produttivi. Circa 1/5 della superficie ha specifica funzione di protezione, imponendo su tali una gestione mirata da attuarsi prevalentemente attraverso diradamenti e ricostituzione boschiva, e/o un periodico monitoraggio. Le forti limitazioni stazionali fanno destinare oltre1/5 della superficie alla libera evoluzione, valore che in termini assoluti risulta fra i pi elevati a livello regionale.
Figura 84 Ripartizione delle destinazioni delle Boscaglie pioniere e dinvasione (%).
Protettivoproduttiva 34%
Protettiva 18%
Produttiva 5%
Naturalistica 16%
Fruizione 1%
Solo su poco pi del 10% della superficie prevista la gestione attiva nei prossimi 15 anni; si tratta in prevalenza di tagli di miglioramento e in particolare diradamenti (6%) e cure colturali (2%).
90
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 85 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Boscaglie pioniere e dinvasione (%).
Monitoraggio 53%
Per lesbosco su circa il 45% della superficie possibile utilizzare trattori, su poco pi del 5% lavvallamento e su poco meno del 15% le gru a cavo; su circa 1/3 della superficie lesbosco risulta non necessario essendo aree prive di gestione attiva, mentre solo una minima parte della superficie risulta non esboscabile.
Gli Alneti hanno estensione limitata costituendo meno dell1% delle superficie forestale complessiva; tuttavia, sebbene in nuclei di modesta estensione, risultano avere diffusione elevata con una presenza che interessa oltre l80% delle Aree Forestali soprattutto planiziali. Analizzando la composizione specifica emerge che, accanto allontano nero, frassino maggiore, castagno, ciliegio selvatico e olmo (sempre di modeste dimensioni, spesso non cavallettabile) sono le specie maggiormente rappresentate.Pi sporadica la presenza dellontano bianco, come conseguenza di una minore diffusione del Tipo forestale montano. Il frassino costituisce una fase evolutiva di tali popolamenti, altrimenti stabili, in cui per cause naturali o di origine antropica vi sia un progressivo abbassamento della falda o cessino i disturbi legati alla dinamica dei versanti.
91
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 32 Tipi forestali degli Alneti planiziali e montani e relative superfici.
ha 3.528 1.672
% 68 32
La Categoria comprende essenzialmente due Tipi forestali: il primo caratterizzato dalla predominanza dellontano nero con diffusione prevalentemente planiziale e pedemontana,inclusi i fondivalle alpini; il secondo costituito da ontano bianco, che viceversa presenta diffusione prevalentemente montana, con rare discese a quote inferiori lungo le aste dei principali fiumi e torrenti, qui talora anche in mescolanza con lontano nero.
Figura 86 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Alneti planiziali e montani.
60%
Alberi Volume
50%
Area basimetrica
40%
30%
20%
10%
0%
Ace ri
mo
nta
Fra ss
ino
ma
gg
Bet
ulla
con ifer e
Con un volume di poco inferiore ai 180 m3/ha, risultano formazioni che, se comparate con le altre categorie, presentano un valore di biomassa considerevole con incrementi anchessi piuttosto elevati, in particolare per lAlneto di ontano nero, grazie alla disponibilit idrica. Circa 1/3 degli individui risultano compresi nella classe diametrica superiore a 15 cm mentre solo una minima parte, inferiore al 5%, presenta diametri di classe superiore ai 35 cm. Lassetto prevalente risulta il ceduo
Figura 87 Ripartizioni delle propriet degli Alneti planiziali e montani (%).
Altri Enti 3%
92
composto,secondariamente il ceduo e la fustaia; gli stadi di sviluppo risultano prevalentemente giovani o adulti nelle fustaie e adulti/maturi per i cedui. Trattandosi di ambiti prevalentemente planiziali, non inclusi in territori sottoposti a vincolo idrogeologico, la percentuale destinata alla produzione risulta relativamente elevata. Circa 1/3 della superficie assume destinazione naturalistica trattandosi di aree sottoposte a tutela e comunque di interesse conservazionistico; gli Alneti infatti sono inclusi tra gli habitat di interesse comunitario prioritario in base alla Direttiva Habitat. Possono inoltre divenire siti elettivi per la nidificazione degli ardeidi, in particolare nei popolamenti in cui lestensione di alcuni ettari.
Figura 88 Ripartizione delle destinazioni degli Alneti planiziali e montani (%).
Produttiva 18%
Protettivo-produttiva 26%
Naturalistica 26%
Fruizione 2%
Circa il 50% della superficie, almeno nei prossimi 15 anni, non suscettibile di interventi di gestione attiva; circa 1/3 della superficie pu essere viceversa percorsa attraverso la gestione del ceduo semplice (15%) o composto (11%) e diradamenti in fustaia (8%).
Figura 89 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Alneti planiziali e montani.
Lesbosco,dato lambito prevalente di diffusione, pu essere attuato su circa il 70% della superficie mediante trattori mentre solo una minima parte risulta non esboscabile.
93
Acero-tiglio-frassineti (AF)
Acero-tiglio-frassineti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 850 polloni 39% seme 61% Ceppaie (n) 154 Area basimetrica (m2) 21 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 255 (30%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 23 (3%) Volume (m3) 159 Incremento corrente ( m3) 6,3 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1600 m Ambiti geografici prevalenti Alpi in fondovalle, forre e versanti, in prevalenza su coltivi e pascoli abbandonati. Superficie 40.846 ha (4,7%)
Si tratta di una delle categorie con la superficie pi estesa a livello regionale. Le specie principali costituenti il soprassuolo sono il frassino maggiore, gli aceri di monte e riccio, tigli e castagno. In particolare il frassino maggiore, acero di monte e tiglio cordato sono le specie che, nellambito del Tipo dinvasione, rappresentante circa i 3/4 della superficie dellintera categoria, pi frequentemente costituiscono popolamenti puri, ossia con almeno il 75% della copertura di una sola delle prime due specie. Il castagno, viceversa, cos come il faggio, risultano specie accessorie, del Tipo di invasione. Si tratta in prevalenza di formazioni secondarie, sviluppatesi in ambito montano in seguito allabbandono di prati e coltivi dei fondivalle e dei versanti pi freschi, caratterizzati da una maggiore fertilit stazionale; la facilit di disseminazione e la rapidit di accrescimento hanno contribuito alla diffusione di queste formazioni, talora in nuclei di limitata estensione, determinata dal regime patrimoniale e dalla conseguente frammentazione particellare. Il ruolo di specie pioniere svolto dal frassino maggiore e dallacero di monte viene sottolineato dalla rapida evoluzione che spesso i popolamenti dinvasione subiscono,in particolare dove pi favorevoli risultano le condizioni stazionali; in tali ambiti alle specie principali costituenti il soprassuolo ne subentrano altre che costituiranno le cenosi definitive in equilibrio con i fattori ambientali locali. Condizione pi marginale assunta dagli Acero-tiglio-frassineti di forra che si sviluppano su greti, impluvi incassati e versanti ombrosi con suoli poco profondi o a tasche; si tratta di popolamenti di tipo primario,soggetti a periodici ringiovanimenti, la cui dinamica evolutiva risulta pi lenta o del tutto bloccata.
ha 10.852 29.988 6
% 27 73 <1
94
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 90 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Acero-tigliofrassineti.
60%
Alberi Volume
50%
Area basimetrica
40%
30%
20%
10%
0%
Ace ri
mo
nta
Fra ss
ino
ma
gg
Bet
ulla
con ifer e
Analizzando i parametri dendrometrici il volume medio risulta modesto, compensato tuttavia da valori di incremento significativi se comparati con le altre categorie.Circa 1/3 dei soggetti risulta ripartito nella classi diametriche superiori ai 15 cm, mentre solo una minima parte possiede diametri di dimensioni elevate. Tale ripartizione diametrica, che evidentemente si riflette sui modesti valori di biomassa, trova riscontro nellattuale stadio di sviluppo prevalente che risulta per circa 1/4 dato dalla fustaia giovane.
Figura 91 Ripartizione delle propriet degli Acero-tiglio-frassineti (%).
La destinazione, per circa i 2/3 della superficie, risulta almeno in parte produttiva, relativamente agli ambiti di invasione con caratteristiche stazionali e di fertilit, versanti poco acclivi e facilmente accessibili. La fertilit dei suoli, un tempo destinati alle colture agrarie e alla praticoltura, contribuisce al rapido sviluppo dei soggetti che, se opportunamente assistiti da interventi intercalari, possono assumere buone caratteristiche forestali a elevato valore degli assortimenti legnosi da opera. Circa 1/4 della superficie possiede destinazione protettiva, assunta in maggior misura dal Tipo di forra che occupa le stazioni caratterizzate da maggiore instabilit e a rischio di dissesto. La destinazione naturalistica, che include le superfici ricadenti in aree protette, in-
95
cide per poco meno del 10%; il tipo di forra caratterizzato anche da notevole ricchezza floristica del sottobosco costituisce habitat di interesse prioritario in base alla Direttiva omonima.
Figura 92 Ripartizioni delle destinazioni degli Acero-tigliofrassineti (%).
Protettivoproduttiva 51%
Su circa il 40% della superficie sono previsti interventi di miglioramento, prevalentemente costituiti da diradamenti (21%), e diradamento-conversione (17%) destinati ai cedui composti. Gli interventi intercalari,in considerazione della qualit del legname ritraibile e della facilit di accesso, possono essere anche remunerativi ma rimangono comunque essenziali al fine di incrementare la stabilit, la rapidit di accrescimento dei popolamenti e il valore del legname. Si prevede di attuare tagli di rinnovazione principalmente attraverso tagli successivi adattati (7%),che ben si prestano a formazioni con prevalenza di frassino e acero di monte,specie tolleranti un certo grado di ombreggiamento almeno negli stadi iniziali di accrescimento; nelle strutture disetaneiformi si prevedono tagli a scelta per gruppi (6%) mentre su circa il 5% della superficie si prevede di mantenere il ceduo a regime. Su oltre 1/3 della superficie non si prevedono interventi, almeno a medio termine.
Figura 93 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Acerotiglio-frassineti (%).
Evoluzione naturale 3%
Monitoraggio 31%
96
Su oltre il 50% della superficie possibile effettuare lesbosco per mezzo di trattori mentre su il 10% possibile utilizzare lavvallamento e su circa il 15% gru a cavo.
Faggete (FA)
Faggete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1207 polloni 63% seme 37% Ceppaie (n) 318 Area basimetrica (m2) 29 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 333 (28%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 33 (3%) Volume (m3) 204 Incremento corrente (m3) 6 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 400m fino a 1900 m Ambiti geografici prevalenti Versanti meno esposti dei rilievi alpini (distretti esalpici e mesalpici), appenninici baraggia novarese e rilievi collinari interni. Superficie 135.770 ha (15,5%)
Costituiscono una delle categorie con la superficie pi estesa a livello regionale, seconda solo ai Castagneti. Le Faggete occupano prevalentemente lambito montano, e in particolare la catena alpina, collocandosi nei distretti pi esterni dove possono raggiungere il limite altitudinale della vegetazione arborea come avviene nelle zone appenniniche. In tali ambiti le precipitazioni risultano pi abbondanti e le temperature mitigate per la risalita di aria pi calda e umida dalla pianura, con minore rischio di gelate tardive e precoci. Il faggio una specie mesofila a temperamento suboceanico favorita appunto da ambienti piuttosto livellati in termini di temperature e di precipitazioni; il suo optimum rappresentato da stazioni con inverni anche freddi, ma non gelidi e con primavere piovose e nebbiose, senza gelate. Dallanalisi inventariale le Faggete risultano popolamenti in gran parte in purezza, dove il faggio costituisce circa l80% in termini di area basimetrica, volume e numero di piante/ha. Ci dovuto alla gestione storica, che ha eliminato le conifere e anche alla scarsa associabilit del faggio che esercita una forte concorrenza sulle altre specie che relega a un ruolo secondario; castagno,larice,betulla e abeti rosso sono le altre specie rilevate pi frequentemente, la cui consistenza tuttavia non supera in media il 5%; le specie pioniere si diffondono quando la faggeta regredisce dopo ceduazioni in popolamenti immediati. Il Tipo forestale pi diffuso risulta la Faggeta oligotrofica, presente in tutto larco alpino; la formazione in cui maggiore la mescolanza specifica e in particolare risultano pi estese le Varianti comprendenti latifoglie miste, betulla e abete bianco. La Faggeta una cenosi tendenzialmente stabile dove il faggio,specie notoriamente sciafila, rinnova sotto la propria copertura, mantenendo una netta predominanza sulle altre specie. Le secolari ceduazioni tuttavia hanno contribuito a impoverire la composizione specifica delle Faggete con una selezione negativa in particolare a carico dellabete bianco.
97
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 34 Tipi forestali delle Faggete e relative superfici.
Tipo Faggeta appenninica a Physospermum cornubiense Faggeta eutrofica appenninica Faggeta mesoxerofila Faggeta eutrofica delle Alpi Faggeta mesotrofica Faggeta oligotrofica Faggeta altimontana a megaforbie Faggeta basifila pioniera
Figura 94 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Faggete.
80%
Alberi Volume
70%
Area basimetrica
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so
Lar
ice
Cas t
agn
Fag g
io
Bet
ulla
ec oni fere
Con un volume di poco superiore ai 200 m3/ha, ripartito su oltre 1200 piante/ha, le Faggete risultano fra le categorie con la maggiore quantit di biomassa; larea basimetrica sfiora i 30 m2/ha e il diametro medio compreso nella classe dei 20 cm. Analizzando la ripartizione diametrica risulta che poco meno di 1/3 degli individui ricade nella classe diametrica superiore ai 15 cm mentre solo una minima parte, inferiore al 5%, raggiunge diametri superiori alla classe 35 cm (matricine adulte e rare fustaie). Tale ripartizione concorda con quanto emerge dallanalisi degli assetti che indicano una prevalenza del ceduo semplice (su circa il 50% della superficie) e composto (circa 30%). Lo stadio di sviluppo relativamente prevalente il ceduo adulto/maturo con circa 1/3 della superficie, a cui seguono i cedui invecchiati e le fustaie giovani/adulte, entrambi con valori prossimi al 25%; rari sono i relitti di cedui a sterzo anchessi invecchiati. La situazione evolutivo-colturale attuale il frutto della gestione pregressa dove il ceduo di faggio fu, in ambito montano, la fonte primaria di energia per riscaldamento domestico (tronchetti e carbone), per forni (fascine) e attivit artigianali-industriali; in seguito ai noti mutamenti socio-economici dal secondo dopoguerra il rapporto tra uomo e risorse forestali si modificato, lasciando alla libera evoluzione una notevole estensione di boschi un tempo assiduamente utilizzati e anzi degradati, con conseguente accumulo di biomassa.
98
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 95 Ripartizione delle propriet delle Faggete (%).
Privata rilevata 3%
Pubblica 48%
Altri Enti 2%
Oltre i 2/3 della superficie possiede funzione almeno in parte produttiva; la legna da ardere sta riprendendo un notevole interesse e risulta un prodotto largamente disponibile nelle vallate alpine. Circa il 15% delle Faggete assumono destinazione naturalistica, entit che in valore assoluto risulta pi elevato fra le categorie forestali piemontesi. In termini di superficie le Faggete, dopo Lariceti e Castagneti, sono la categoria che maggiormente concorre alla protezione diretta delle infrastrutture e del territorio. Una quota inferiore al 10%, comunque significativa in termini di superficie (circa 10.000 ha), destinata alla libera evoluzione trattandosi di popolamenti con forti limitazioni stazionali.
Figura 96 Ripartizioni delle destinazioni delle Faggete (%).
Protettivo-produttiva 62%
Produttiva 5%
Naturalistica 15%
Fruizione 1%
Evoluzione libera 7%
Protettiva 10%
Su oltre il 50% della superficie sono previsti interventi di gestione attiva e in particolare interventi di miglioramento. Si tratta per il 40% della superficie di interventi di completamento o di avvio alla conversione dei cedui invecchiati; tali popolamenti hanno ormai ridotto la facolt pollonifera e in caso di ulteriori ceduazioni non pi garantita la continuit del soprassuolo; pertanto occorre optare per la conversione a fustaia, attraverso una fase transitoria, che garantisca la perpetuit del soprassuolo,senza rinunciare alla fornitura di grandi quantit di legna da ardere .
99
Solo per circa il 7% dei cedui previsto, nellarco del quindicennio, il mantenimento dellattuale forma di governo con taglio del ceduo. Su circa 1/3 delle fustaie, oggi costituenti circa il 10% delle Faggete, vengono previsti tagli successivi, opportunamente adattate per gruppi.
Figura 97 Ripartizioni degli indirizzi di intervento delle Faggete (%).
Monitoraggio 30%
Su oltre il 30 % della superficie lesbosco pu avvenire solo mediante gru a cavo, su circa 1/4 delle superficie possibile utilizzare i trattori, mentre su poco meno del 15% si pu effettuare lavvallamento.
Abetine (AB)
Con oltre 15.000 ha le Abetine costituiscono poco meno del 2% della superficie forestale totale. Si tratta di una categoria diffusa su tutto larco alpino, sebbene spesso a formare popolamenti circoscritti e di limitata estensione; questi sono il risultato di una sistematica eliminazione dellabete in favore del larice, per accrescere le superfici a pascolo.
Abetine Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 720 polloni 16% seme 84% Ceppaie (n) 71 Area basimetrica (m2) 36 Diametro medio (cm) 25 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 356 (49%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 98 (14%) Volume (m3) 318 Incremento corrente (m3) 6,2 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 400 fino a 2000 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie 15.221 ha (1,7%)
Le Abetine sono presenti in maggior misura nelle Alpi Pennine, Cozie e Marittime. I popolamenti sono per lo pi in purezza o misti con faggio, che mostra notevoli potenzialit di reinserimento soprattutto dove vi sono sufficienti piante portaseme, non frequenti a causa della selezione negativa operata in passato dalluomo alle quote superiori; gli elevati valori di numero di alberi e volume, indicano per
100
questa categoria la presenza di soggetti di dimensioni ridotte riconducibili a rinnovazione affermata anche da latifoglie e a polloni del ceduo costituenti il piano dominato, accanto ad alberi spesso di grandi dimensioni, lasciati sviluppare per lo scarso interesse commerciale.Viceversa lapporto del larice e dellabete rosso dovuto a soggetti di dimensioni maggiori che partecipano alla composizione del piano dominante; localmente (Alta Valle di Susa-Gran Bosco di Salbertrand) si osserva, alle quote superiori, una progressiva mescolanza anche con il pino cembro. Con un volume/ha pari a circa 320 m3 risulta la categoria forestale con la quantit di biomassa pi elevata a livello regionale, valore che diviene significativo anche considerando i valori medi riscontati in popolamenti di altre regioni alpine e appenniniche. I popolamenti risultano composti da un numero elevato di soggetti appartenenti alle classi diametriche superiori o uguale a 20 cm,come si evidenzia dallanalisi della ripartizione diametrica, e, indirettamente, dallelevato valore di area basimetrica e dal basso rapporto n soggetti/volume della maggior parte delle principali specie costituenti il soprassuolo. Con oltre 6 m3/ha gli incrementi annui risultano tra i pi elevati se si considerano unicamente le categorie ad ambito prevalentemente montano.
Tabella 35 Tipi forestali delle Abetine e relative superfici.
Tipo Abetina eutrofica Abetina mesotrofica mesalpica Abetina oligotrofica mesalpica Abetina altimontana a megaforbie Abetina endalpica
% 11 22 61 1 5
Analizzando la composizione dei Tipi, il faggio costituisce le varianti con maggiore superficie nei Tipi eutrofico,mesotrofico e oligotrofico mesalpico; il larice e labete rosso danno origine alle varianti con maggiore superficie rispettivamente nei Tipi mesotrofico e oligotrofico endalpico.
Figura 98 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Abetine.
70%
Alberi Volume
60%
Area basimetrica
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so
Lar
ice
Fag g
io
ec oni fere
101
La dinamica evolutiva delle Abetine differisce in funzione delle condizioni stazionali; in generale la minore pressione antropica ha favorito la rinnovazione delle latifoglie aumentando la mescolanza specifica. In aree in cui il carico di ungulati risulta elevato spesso tuttavia labete stenta a rinnovarsi trattandosi di una specie assai appetita e il popolamento invecchia perdendo in termini di struttura e quindi di stabilit. Lassetto prevalente la fustaia che risulta per oltre il 60% allo stadio adulto e per la restante quota disetanea.
Figura 99 Ripartizione delle propriet delle Abetine (%).
Altri Enti 7%
Si tratta di boschi con buone potenzialit produttive,nellambito comunque di una funzione polivalente e in particolare protettiva trattandosi di boschi montani spesso in stazioni acclivi o su macereti.Circa il 13% assolve a funzione di protezione generale o diretta. Oltre il 30% ha funzione naturalistica per la conservazione dellhabitat in aree protette, mentre solo una minima parte, soggetta a condizionamenti stazionali o inaccessibile, viene destinata alla libera evoluzione.
Figura 100 Ripartizione delle destinazioni delle Abetine (%).
Produttiva 3% Protettivoproduttiva 47%
Su oltre il 50% della superficie prevista la gestione attiva attraverso lapplicazione di tagli di rinnovazione, da attuarsi prevalentemente con tagli a scelta (39% della superficie) e tagli a buche (12%).
102
Con la finalit di aumentare la stabilit e facilitare lingresso delle latifoglie, in popolamenti prevalentemente in purezza, sono previsti tagli di miglioramento e in particolare diradamenti su circa il 4% della superficie. Su circa 1/3 della superficie, almeno per il quindicennio di riferimento, non sono previsti interventi di gestione attiva.
Figura 101 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Abetine (%).
Evoluzione naturale 9%
Monitoraggio 30%
Tagli di miglioramento 9%
Su oltre il 50% della superficie lesbosco risulta attuabile con gru a cavo, secondariamente utilizzabile lavvallamento (oltre il 10%) e il trattore (10%).
Peccete (PE)
Peccete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 670 polloni 13% seme 87% Ceppaie (n) 43 Area basimetrica (m2) 37 Diametro medio (cm) 27 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 342 (51%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 106 (16%) Volume (m3) 317 Incremento corrente (m3) 4,4 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 700 fino a 2200 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie 8.825 ha (1,0%)
Le Peccete hanno una modesta estensione e diffusione limitata ai distretti climatici pi interni delle valli, a climi continentali ma con precipitazioni abbondanti. La frammentariet dei popolamenti in Piemonte dovuta, oltre che alla diversa ridistribuzione dellareale in seguito allultima glaciazione, a una pi recente opera delluomo che ne ha limitato la diffusione a favore di altre specie, in particolare del larice.
103
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 36 Tipi forestali delle Peccete e relative superfici.
% 73 7 20
I popolamenti raramente risultano in purezza, salvo limitati nuclei; pi frequentemente emerge dallanalisi inventariale la mescolanza con larice,abete bianco,faggio e castagno.Il larice costituisce le varianti con maggiore estensione sia nelle Peccete montane, nel distretto mesalpico unitamente al faggio, e in quelle subalpine. Le Peccete risultano generalmente stabili sotto laspetto evolutivo e talora in espansione rinnovandosi, in ambito montano e subalpino, sotto la copertura dei larici nei Lariceti pascolivi in abbandono.
Figura 102 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Peccete.
70%
Alberi Volume
60%
Area basimetrica
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so Ab ete bia nco Lar ice Cas tag no Fag gio Alt re l a tifo glie
ec oni
fere
Con un volume/ha pari a 317 m3,dopo lAbetina, la seconda categoria con la maggiore provvigione a ha; viceversa i valori di area basimetrica e di diametro medio risultano in assoluto i pi elevati. Gli incrementi annui sono di poco superiori ai 4 m3/ha, valori in linea con altre categorie dei piani montano e subalpino, e delle stazioni marginali. Gli elevati valori di area basimetrica e diametro medio si riflettono sulla ripartizione diametrica dei soggetti; oltre il 50% degli individui risultano nelle classi diametriche superiori ai 15 cm, dato inferiore solo a quello riscontrato nei Larici-cembreti, e per circa il 16% in quelle superiori ai 35 cm, dato in assoluto pi elevato. Lassetto prevalente risulta la fustaia con quasi il 90% mentre circa il 10% privo di gestione; lo stadio di sviluppo prevalente, con oltre il 60%, la fustaia giovane/adulta, mentre circa 1/4 della superficie a fustaia disetanea.
104
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 103 Ripartizione delle propriet delle Peccete (%).
Circa il 60% della superficie possiede potenzialit almeno in parte produttiva; tuttavia la frammentariet dei popolamenti e lo status di Habitat di interesse comunitario, ne amplia linteresse e la funzione naturalistica anche oltre la percentuale attribuita. Oltre 1/6 della superficie assolve a funzione di protezione generale o diretta di infrastrutture e insediamenti umani, mentre circa il 13% viene destinato alla libera evoluzione.
Figura 104 Ripartizione delle destinazioni delle Peccete (%).
Tagli di rinnovazione 43% Tagli di miglioramento 19%
Monitoraggio 21%
Su oltre il 60% della superficie possibile, per i prossimi 15 anni, la gestione attiva, ricorrendo prevalentemente a tagli di rinnovazione e, subordinatamente, a tagli di miglioramento con diradamenti delle fustaie (18%); nei popolamenti maturi sono previsti principalmente tagli a scelta (32%) e tagli a buche (11%).
105
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 105 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Peccete (%).
Tagli di rinnovazione 43% Tagli di miglioramento 19%
Monitoraggio 21%
Lesbosco risulta attuabile su circa il 60% della superficie con gru a cavo; secondariamente sono utilizzabili lavvallamento e il trattore, entrambi su circa il 15% della superficie, mentre sulla restante superficie lesbosco risulta non eseguibile.
Larici-cembrete (LC)
Larici-cembrete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 467 polloni 11% seme 89% Ceppaie (n) 28 Area basimetrica (m2) 24 Diametro medio (cm) 25 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 251 (54%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 64 (13%) Volume (m3) 184 Incremento corrente (m3) 2,70 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 800 fino a 2300 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie 79.536 ha (9,1%)
I Larici-cembreti sono la quarta Categoria forestale per estensione in Piemonte,con una diffusione limitata al settore alpino che interessa poco pi del 50% delle Aree Forestali. La specie in passato fu ampiamente favorita dalluomo, a scapito delle altre conifere anche al di fuori del proprio ambito ottimale, per le caratteristiche tecnologiche del legno e per lo scarso ombreggiamento della chioma che consentiva nel sottobosco la formazione di un cotico erbaceo adatto al pascolamento. Il larice specie pioniera di climi continentali che trova il suo optimum nei distretti endalpici presenti nelle vallate alpine pi profonde ed estese, caratterizzate da scarsa nuvolosit e bassa umidit dellaria. I popolamenti,puri o frequentemente misti con pino cembro,peccio,faggio e abete bianco, ma senza che questa mescolanza incida significativamente in termini di volume e area basimetrica, sono presenti a partire da quote inferiori ai 1000 m fino ai limiti della vegetazione arborea.
106
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 37 Tipi forestali dei Laricicembrete e relative superfici.
Tipo Lariceto pascolivo Lariceto montano Lariceto mesoxerofilo subalpino Lariceto a megaforbie Lariceto-cembreto su rodoreto-vaccinieto Lariceto dei campi di massi Cembreta xero-acidofila Lariceto di greto
% 15 26 3 5 44 5 1 0,2
90%
Alberi
Figura 106 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica dei Larici-cembrete.
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so
Lar
ice
Fag gio
Pin oc em bro
Alt
re l a
tifo
glie
ec oni
fere
Alle quote superiori il pino cembro in presenza di portaseme (spesso relegati in zone rupicole) pu risubentrare nella dinamica di questi popolamenti incrementando progressivamente la propria consistenza; in assenza di pascolo o altri fattori di disturbo, a tuttoggi sono assai rare le Cembrete in purezza, riscontrabili nel bosco dellAlev (Val Varaita CN) e in limitati lembi del Piccolo Bosco di Salbertrand (Alta Valle Susa TO). Alle quote inferiori la permanenza dei Lariceti puri legata a una selvicoltura mirata o ad altri fattori esogeni come il mantenimento del pascolo i quali, una volta cessati, consentono la rinnovazione, a seconda delle stazioni, di altre conifere (peccio e abete bianco) e latifoglie e in particolare faggio, frassino e acero di monte con altre specie pioniere secondarie.Tale circostanza ben evidenziata nel Tipo montano, in cui le varianti di maggiore estensione sono determinate dalle specie succitate. Il larice forma inoltre cenosi prevalentemente pure stabili per condizioni stazionali e su detriti di falda caratterizzati da elementi litoidi di grandi dimensioni sfruttando le tasche di suolo ivi presenti anche lungo i greti dei torrenti. Con un volume medio di poco inferiore ai 200 m3/ha i Lariceti presentano un valore di provvigione media non molto elevata essendo popolamenti che possono insediarsi nelle fasce altitudinali pi elevate, fino al limite della vegetazione arborea e, in generale, in ambiti caratterizzati da una bassa fertilit stazionale; conseguentemen-
107
te anche il valore di incremento corrente risulta modesto, superiore unicamente a quello riscontrabile nelle categorie arbustive e nelle Pinete di pino uncinato. Tuttavia localmente,negli ambienti pi favorevoli,e in particolare nelle stazioni del piano montano,si possono avere formazioni di interesse produttivo anche per lelevato pregio del legname ritraibile. I popolamenti risultano composti da quasi 500 piante/ha, con una quota superiore al 50% appartenenti alle classi diametriche superiori ai 15 cm, fattore evidenziato dallanalisi della ripartizione diametrica e, indirettamente, dal basso rapporto n soggetti/volume del larice. Lassetto prevalente la fustaia e lo stadio di sviluppo fustaia adulta (con oltre il 60%), mentre poco meno del 10% costituisce boschi privi di gestione a causa di forti condizionamenti stazionali.
Figura 107 Ripartizione delle propriet dei Larici-cembrete (%).
Pubblica 68% Altre propriet private 26%
Privata rilevata 3%
Altri Enti 3%
Oltre il 30% della superficie possiede destinazione prevalentemente produttivaprotettiva o produttiva, valore che in termini di superficie risulta fra i pi elevati a livello regionale.
Figura 108 Ripartizione di superficie delle destinazioni dei Larici-cembrete (%).
Produttiva 5%
Protettivoproduttiva 27%
108
I Larici-cembreti sono la Categoria con la superficie a specifica destinazione di protezione generale diretta di infrastrutture e manufatti, pi estesa; si tratta di ambiti prevalentemente alpini dove i pericoli naturali risultano particolarmente elevati. Circa 1/3 della superficie assume destinazione naturalistica,essendo inclusa in aree soggette a tutela; ai sensi della Direttiva Habitat tali cenosi sono considerate di interesse comunitario. Quasi il 5% della superficie, che in termini assoluti risulta la pi elevata a livello di categoria, ha funzione di fruizione, destinazione che i Lariceti svolgono negli ambiti pi antropizzati e dove preferenzialmente le strutture dei boschi risultano semplificate, con radi soggetti di medio-grandi dimensioni, riferibili in particolare al Tipo del Lariceto pascolivo. Nei Larici-cembreti sono previsti interventi di gestione attiva, nei prossimi 15 anni, su circa il 30% della superficie; per oltre il 20% si tratta di tagli di rinnovazione, da attuarsi principalmente attraverso tagli a scelta (12%), in formazioni prevalentemente del piano subalpino caratterizzate da maggiore mescolanza specifica e struttura pi diversificata, e tagli a buche e/o a fessura (9%) destinati viceversa a popolamenti con struttura pi semplificata, prevalentemente del piano montano, in cui si intende mantenere una buona partecipazione del larice. Su circa l8% della superficie sono previsti tagli di miglioramento, prevalentemente diradamenti, (7%) volti a regolare lo spazio di crescita e migliorare le condizioni di sviluppo dei soggetti ritenuti pi idonei in popolamenti con strutture tendenzialmente semplificate. Circa 1/3 della superficie totale viene lasciata alla libera evoluzione a tempo indefinito; la restante e pi consistente parte della superficie non percorribile con interventi di gestione attiva, almeno a medio termine.
Figura 109 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Laricicembrete (%).
Tagli di miglioramento 8%
Monitoraggio 45%
Su circa il 30% della superficie lesbosco risulta attuabile con trattore, su meno del 10% per avvallamento e su ben il 35% con limpiego di gru a cavo o teleferiche; poco pi del 6% della superficie risulta non esboscabile.
109
Le Pinete di pino montano occupano una superficie estremamente limitata, con una diffusione frammentaria e puntiforme esclusiva dellambito alpino. Le maggiori estensioni si sono rilevate in particolare nelle Alpi Marittime e Cozie. I popolamenti sono per lo pi in purezza con oltre il 90% di piante e l80% dellarea basimetrica di pino montano; il larice tra le altre specie la pi frequente, in particolare dove le Pinete di pino montano entrano in contatto con Larici-cembrete; anche il pino silvestre di cui pu essere considerata specie vicariante nelle stazioni pi difficili del piano montano.
Tabella 38 Tipi forestali delle Pinete di pino montano e relative superfici.
ha 1.786 883
% 67 33
Nellambito di tale Categoria sono presenti due diversi Tipi forestali, distinti in base alla fisionomia: nel primo caso i soggetti possiedono portamento prevalentemente eretto, nel secondo prostrato con individui policormici di aspetto arbustivo. Si tratta di formazioni che prediligono stazioni marginali, poco fertili, del piano montano e subalpino e, nel caso specifico del pino montano prostrato, ambiti di macereti o ghiaioni mobili al limite per la vegetazione arborea.
110
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 110 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino montano.
90%
Alberi Volume
80%
Area basimetrica
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Lar
ice
Pin om
re l a
tifo
glie
ec oni
fere
Si tratta di popolamenti stabili, in equilibrio con le condizioni stazionali locali; con un volume/ha inferiore a 100 m3 risultano una delle categorie forestali con la minore massa legnosa, superiore solo agli ostrieti e alle categorie a fisionomia arbustiva. Larea basimetrica altrettanto modesta, a cui tuttavia corrisponde un diametro medio di 20 cm; poco meno del 40% degli individui risulta compreso nelle classi diametriche superiori o uguali ai 20 cm. Lassetto risulta ripartito tra fustaia, prevalentemente allo stadio giovane/adulto, e popolamenti senza gestione per condizionamenti stazionali.
Figura 111 Ripartizione delle propriet delle Pinete di pino montano (%).
Pubblica 83%
Privata rilevata 1%
Altri Enti 5%
Si tratta di boschi con scarso o nullo interesse produttivo che tuttavia svolgono un importante ruolo protettivo, essendo radicati in aree spesso instabili e soggette a dissesti; ma la valenza delle Pinete di pino montano soprattutto naturalistica; essendo tra laltro annoverate tra gli Habitat di interesse comunitario, prioritario se radicate su suoli calcarei.
111
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 112 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino montano (%).
Evoluzione libera 7%
Naturalistica 60%
Protettiva 30%
In considerazione della funzione prevalentemente naturalistica gli interventi di gestione attiva, almeno nei prossimi 15 anni, sono previsti su una superficie assai limitata; poco meno del 50% della superficie tuttavia viene sottoposta a monitoraggio, e in particolare i boschi di protezione dei quali opportuno seguirne levoluzione valutando la possibilit di programmare cure minime qualora vi siano elementi che possano pregiudicarne la stabilit. La quota maggioritaria invece destinata allevoluzione naturale.
Figura 113 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino montano (%).
Monitoraggio 45%
Trattandosi di boschi privi di gestione lesbosco risulta prevalentemente non necessario mentre sul restante 30% circa possibile utilizzare altre modalit.
112
Si tratta della pi rilevante categoria di vegetazione forestale arbustiva, diffusa esclusivamente sullarco alpino, in particolare nel piano subalpino, con preferenza per i versanti esposti a settentrione,lungo i quali pu scendere anche al piano montano. Gli Alneti di ontano verde prevalgono nei settori alpini centro-settentrionali, e in particolare nelle Alpi Cozie e Graie. Si tratta di formazioni arbustive prevalentemente pure, nelle quali a seconda della quota e delle caratteristiche stazionali possono infiltrarsi altre specie arboree e in particolare il larice, faggio, abete rosso, betulla e sorbo degli uccellatori. I popolamenti sono suddivisi in due principali Tipi forestali: uno primario, evolutosi prevalentemente su canaloni di valanga e uno secondario, dinvasione su aree precedentemente pascolate.Nel primo caso levoluzione pressoch assente,ostacolata dalle dinamiche naturali,nel secondo pi evidente con reinsediamento progressivo delle specie arboree anticamente eliminate dalluomo, in particolare larice, altre conifere e latifoglie pioniere.
Tipo Alneto di ontano verde st. primario Alneto di ontano verde st. dinvasione
ha 10.137 21.633
% 32 68
113
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 114 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Arbusteti subalpini.
70%
Alberi
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ab ete ros so
Lar
ice
Fag gio
Pin on ero
Bet
ulla
Sor
bo
ucc ella
Alt tor i
re l a
tifo
glie
ec oni
fere
Trattandosi di una cenosi prevalentemente arbustiva, con soggetti in gran parte sotto la soglia cavallettabile, la massa legnosa risulta estremamente bassa, cos come i valori di area basimetrica. Anche gli incrementi risultano assai modesti, di poco superiori a 1 m3/ha anno. Conseguentemente la ripartizione diametrica risulta sbilanciata verso le classi diametriche inferiori e solo 1/5 delle piante compreso nella classe superiore o uguale a 20 cm. Lassetto prevalente dato da formazioni prive di gestione per evidenti condizionamenti stazionali; lo stadio evolutivo risulta di conseguenza prevalentemente irregolare.
Figura 115 Ripartizione delle propriet degli Arbusteti subalpini (%).
Pubblica 55%
Privata rilevata 6%
Altri Enti 6%
Si tratta di cenosi che per fisionomia, struttura e accessibilit risultano in gran parte prive di una specifica destinazione e pertanto vengono lasciate alla libera evoluzione. Poco meno di 1/5 della superficie possiede destinazione protettiva, con funzione di consolidamento dei versanti, in particolare per quanto riguarda la pre-
114
servazione dai dissesti pi superficiali. Su oltre 1/3 della superficie prevale la destinazione naturalistica; si tratta di cenosi che, anche in ambiti esterni alle aree protette costituiscono importanti aree di rifugio per la fauna alpina e in particolare per il gallo forcello che fra gli arbusti trova riparo, siti per la nidificazione e fonte di nutrimento.
Figura 116 Ripartizione delle destinazioni degli Arbusteti subalpini (%).
Fruizione <1%
Naturalistica 31%
Protettiva 17%
Protettivoproduttiva 1%
Date le particolari destinazioni, su oltre i 3/4 della superficie non sono previsti interventi di gestione attiva, sulla restante parte nel prossimo quindicennio previsto il monitoraggio, in particolare per i boschi di protezione sui quali potranno rendersi necessari interventi di cure specifiche.
Figura 117 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Arbusteti subalpini (%).
Monitoraggio 22%
Tagli di miglioramento 1%
Trattandosi di boschi senza gestione lesbosco risulta in gran parte non necessario; sul 10% circa della superficie possibile intervenire con altre modalit.
115
In tale Categoria rientrano le cenosi composte in prevalenza da specie arbustive con altezza non superiore ai 3 m e copertura inferiore al 20%; qualora vi sia un superamento di tali parametri si ricade automaticamente nelle Boscaglie. La diffusione di tale Categoria risulta piuttosto frammentaria sebbene presente in vari ambiti del territorio regionale a causa dellelevata eterogeneit e valenza ecologica dovuta alla presenza di tipi forestali a varia ecologia; tuttavia le maggiori estensioni sono state rilevate per gli Arbusteti mesoxerofili di Prunus spinosa e Cornus sanguinea localizzati con maggiore frequenza negli ambiti collinari, dei rilievi appenninici e collinari interni, su coltivi e pascoli abbandonati. Dallanalisi inventariale emerge che le specie arboree pi frequenti sono quelle quercine e in particolare farnia e rovere; tuttavia il maggior contributo fornito dalla categoria altre latifoglie e conifere nella quale confluiscono un mosaico di specie arboree e arbustive i cui singoli apporti non sono valutabili. Levoluzione di tali cenosi estremamente variabile in funzione del Tipo forestale; per gli Arbusteti mesoxerofili di Prunus spinosa e Cornus sanguinea, pi diffusi e interessanti sotto laspetto produttivo, levoluzione spesso accompagnata dalla rinnovazione delle prime specie arboree,e in particolare, quelle quercine,che conducono alla costituzione in tempi pi o meno rapidi di popolamenti arborei.
Tabella 40 Tipi forestali degli Arbusteti planiziali e montani e relative superfici.
Tipo Arbusteto montano xerofilo di Prunus sp.pl/Berberis vulgaris Arbusteto rupestre di Amelanchier ovalis Arbusteto montano di Buxus sempervirens Arbusteto mesoxerofilo di Prunus spinosa e Cornus sanguinea Arbusteto di Spartium junceum
% 18 8 1 65 8
116
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 118 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Arbusteti planiziali e montani.
80%
Alberi Volume Area basimetrica
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Far n
ia
Rov ere
Pio pp i cl ona li
ec oni fere
La struttura e la fisionomia di tale Categoria, con composizione prevalentemente arbustiva e copertura assai modesta, influisce negativamente sulla quantit di biomassa, che risulta la meno elevata rispetto alle altre categorie. Tuttavia la presenza di un modesto numero di piante cavallettabili ma con diametro elevato produce un diametro medio di classe 20, fra i pi elevati, con conseguente ripartizione di circa il 50% degli individui nella classe superiore o uguale a 20 cm. Lassetto attribuito in parte a boschi senza gestione e in parte a quelli di neoformazione, con stadio di sviluppo prevalentemente irregolare.
Figura 119 Ripartizione delle propriet degli Arbusteti planiziali e montani (%).
La destinazione prevalente risulta quella produttiva; con levoluzione e il progressivo insediarsi delle latifoglie le potenzialit produttive di alcuni popolamenti, in funzione del Tipo forestale e della localizzazione,potrebbero essere elevate,in prospettiva anche per il conseguimento di assortimenti di pregio.
117
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 120 Ripartizione delle destinazioni degli Arbusteti planiziali e montani (%).
Protettivo-produttiva 36%
Protettiva 28%
Produttiva 6%
Naturalistica 23%
Evoluzione libera 7%
Su circa il 95% della superficie, almeno nel prossimo quindicennio, non sono previsti interventi di gestione attiva.
Figura 121 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Arbusteti planiziali e montani (%).
Monitoraggio 74%
Lesbosco risulta attuabile mediante trattori, su oltre il 50% della superficie, mentre sulla restante parte non strettamente necessario.
118
Rimboschimenti (RI)
Rimboschimenti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 874 polloni 10% seme 90% Ceppaie (n) 41 Area basimetrica (m2) 31 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n) 417 (48%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n) 41 (5%) Volume (m3) 221 Incremento corrente (m3) 7,7 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino ai limiti della vegetazione Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini e appenninici, prevalentemente del piano montano. Superficie 18.989 ha (2,2%)
I Rimboschimenti in Piemonte occupano poco pi del 2% della superficie forestale totale e hanno diffusione prevalentemente alpina soprattutto nella fascia pedemontana. Si tratta di impianti con et assai variabile, realizzati diffusamente a partire dallinizio del secolo scorso. Le conifere maggiormente utilizzate risultano larice, abete rosso, pino nero e pino silvestre; la quercia rossa risulta la specie pi impiegata in ambito planiziale. Nella categoria delle altre latifoglie e conifere incluso il pino strobo, ampiamente utilizzato in ambito planiziale e collinare; le altre latifoglie autoctone presenti sono da considerarsi prevalentemente spontanee, fase di evoluzione naturale, che diviene particolarmente rapida nei popolamenti realizzati con specie fuori stazione.
Tabella 41 Tipi forestali dei Rimboschimenti e relative superfici.
Tipo Rimboschimento dei piani planiziale e collinare Rimboschimento del piano montano Rimboschimento del piano subalpino
% 30 66 4
119
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 122 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica dei Rimboschimenti.
30%
Alberi Volume Area basimetrica
20%
10%
0%
Fag g
io
Cas t
agn
Pin on ero
Bet
ulla
ec oni fere
Con un volume/ha pari a oltre 220 m3 i Rimboschimenti risultano una delle categorie con la maggiore biomassa, inferiore solo alle Abetine e Peccete; anche gli incrementi annuali risultano fra i pi elevati a livello regionale. Larea basimetrica superiore a 30 m2/ha e il diametro medio superiore a 20 cm, con circa il 50% dei soggetti nella classe superiore o uguale ai 20 cm.Tali parametri indicano anche lassenza o carenza di interventi intercalari. Lassetto prevalente il rimboschimento, che viene attribuito a quei popolamenti dove la copertura della fustaia artificiale superiore al 50%; lo stadio di sviluppo prevalente risulta la fustaia giovane/adulta con circa il 70% della superficie.
Privata rilevata 4%
Pubblica 52%
Altri Enti 4%
Si tratta di boschi con buone potenzialit produttive, come sottolineato dalla ripartizione delle destinazioni; poco meno di 1/3 della superficie svolge funzione protettiva o generale diretta di infrastrutture e insediamenti umani. In termini di percentuale e di estensione risulta una delle categorie in cui la funzione di fruizione assume maggiore importanza.
120
Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 124 Ripartizione delle destinazioni dei Rimboschimenti (%).
Protettivo-produttiva 34% Produttiva 12%
Naturalistica 17%
Su oltre i 3/4 della superficie prevista la gestione attiva, attraverso tagli di miglioramento che prevedono in particolare diradamenti (43%) e trasformazioni (11%) verso diverse composizioni. Sono interventi che guidano levoluzione del bosco, ne migliorano la stabilit e la resistenza agli incendi boschivi che spesso li devastano le priorit sono in particolari contesti in cui sono state impiegate specie esotiche o autoctone fuori stazione.
Tagli di rinnovazione 7%
Evoluzione naturale 1%
Monitoraggio 23%
Lesbosco risulta attuabile con trattori su oltre il 50% della superficie; su circa il 20% con gru a cavo e su oltre il 10% con lavvallamento; solo una minima parte, inferiore al 5%, non risulta esboscabile.
121
Sulla base della cartografia ufficiale di riferimento (CTR Regione Piemonte 1:10.000) e di sopralluoghi sul terreno sono stati individuati e censiti tutti i tracciati che attraversano aree silvopastorali per almeno 300 m di sviluppo. Per ciascuno di essi stata compilata una scheda descrittiva relativa a caratteristiche dimensionali e costruttive dellopera, stato di manutenzione, aspetti patrimoniali e regime duso. A partire da queste informazioni stato quindi possibile eseguire una classificazione delle strade/piste da un punto di vista costruttivo e funzionale. Per quanto riguarda il tipo costruttivo, la classificazione adottata differisce in parte da quelle utilizzate da altri Autori*. La classificazione secondo le funzioni ha invece inteso descrivere lattuale utilizzo prevalente dellinfrastruttura. La rete stata suddivisa fra viabilit pubblica (costruita e gestita per finalit di collegamento, utilizzabile limitatamente per le attivit agro-forestali) e la rete agro-silvopastorale, destinata specificamente alle attivit di gestione, con transito motorizzato riservato ai soli aventi diritto.
Caratteristiche
Larghezza prevalente piano viabile (esclusa eventuale cunetta) (m) Larghezza minima della carreggiata nei rettifili (m) Raggio minimo di curvatura (m) Pendenza media massima (%) Pendenza massima per brevi tratti (max 50 m) (%) Contropendenza max (%) Massicciata Cunetta longitudinale Opere di sostegno
Tabella 42 Parametri dimensionali e costruttivi utilizzati per la classificazione della viabilit in Piemonte.
4 9 10 18 10 s s s
3 6 10 18 10 s s s
2,5 5 12 20 10 s a tratti s
* Le piste camionabili e trattorabili sono state considerate come viabilit principale e permanente,mentre stata introdotta unulteriore categoria rappresentata dalle piste per mezzi agricoli minori, ovvero da tracciati di sezione trasversale ridotta transitabili solo con piccoli trattori. Tali piste, diffuse nelle propriet private della fascia pedemontana, non consentono allo stato attuale limpiego di macchinari moderni e produttivi, ma costituiscono lunica via di accesso al bosco.
122
Per quanto riguarda lanalisi delle esigenze di viabilit e lo stato di servizio,vengono individuate,per ogni tracciato,fasce servite a monte e a valle di ampiezza planimetrica pari a 100 200 e 400 m, in base al tipo di intervento selvicolturale e al sistema di esbosco.
SISTEMI DI ESBOSCO ED AMPIEZZA DELLE FASCE SERVITE PENDENZA DEL TERRENO 100 m 200 m 400 m Assortimenti di piccole e medie dimensioni Classe Descrizione salita discesa Assortimenti di grandi dimensioni salita discesa
1 0-25%
Terreni pianeggianti
2 P= 26-50%
Terreni pendenti
Avvallamento libero
3 P>51%
Inoltre la metodologia utilizzata distingue le esigenze di accesso alle foreste da quelle di esbosco. Si richiede il solo accesso di personale munito di attrezzature leggere (motoseghe, decespugliatori,attrezzi manuali,ecc.) quando,nel quindicennio di validit del piano, si prevedono interventi colturali in soprassuoli giovani o cure minime nei boschi di protezione senza lesbosco di legname. In questi casi si considera servita una fascia dellampiezza di 400 m planimetrici a partire dalla strada,uguale per tutte le classi di pendenza.Ci significa che il tempo di accesso per raggiungere il punto pi lontano della particella e il corrispondente dislivello da percorrere non sono costanti,ma crescono allaumentare della pendenza del terreno,variando da 15
Figura 126 Ampiezza delle fasce servite dalla viabilit (espressa in metri e considerata uguale a monte e a valle del tracciato) in funzione degli assortimenti ritraibili e della pendenza del terreno. Si considera legname di grandi dimensioni quello proveniente da alberi aventi diametro >30 cm, di piccole e medie dimensioni da alberi rispettivamente di 15-20 e 20-30 cm.
123
minuti a un ora. Nelle aree dove invece si prevede di ritrarre legname in ragione di almeno 10 m3/ha sono state considerate servite le fasce, a monte e valle di ciascun tracciato, di ampiezza planimetrica pari a 100, 200 o 400 m. Lampiezza stabilita in base alle attrezzature impiegabili, scelte secondo una griglia di valutazione che prende in considerazione pendenza del terreno e dimensioni del legname (Figura 126): si distinguono i terreni da trattori (fino al 50% di pendenza) dove prevalgono i sistemi di esbosco via terrestre,da quelli da teleferiche dove le linee aeree integrano e sostituiscono la viabilit, in misura sempre maggiore allaumentare della pendenza del terreno. Il metodo cos concepito porta a prevedere una maggiore necessit di viabilit (densit da 25 a 50 m/ha) nelle comprese costituite da boschi cedui dove, quando i terreni superano il 25% di pendenza, le dimensioni ridotte del legname limitano la scelta dei sistemi di esbosco; nelle fustaie la rete viabile pu essere meno densa poich sono ipotizzabili, per ragioni tecniche ed economiche, distanze di esbosco maggiori, grazie anche a un impiego diffuso delle gru a cavo, con una densit di strade preferibilmente camionabili compresa fra 15 e 25 m/ha.
Con riferimento alla classificazione per tipi costruttivi la viabilit pubblica costituita per il 27% da strade camionabili principali, il 37% da camionabili secondarie, il 26% da strade trattorabili e il restante 10% da piste. Le caratteristiche dimensionali della viabilit agro-silvopastorale sono mediamente inferiori, con soli 1.984 km di tracciati camionabili (14%) e il restante 86% della rete costituito da piste o strade di larghezza inferiore a 3 m .
124
18000
MP
16000
P2
P1
14000
MP
12000 Sviluppo (km)
S3
10000
8000
P2 S2
6000
4000
P1
2000
S3
0 Viabilit agrosilvopastorale
S1 S2
Viabilit pubblica di interesse forestale
Figura 128 Ripartizione della rete viabile in funzione dei tipi costruttivi.
I dati che seguono sono da riferirsi esclusivamente al territorio montano, dove sono stati rilevati in quanto essenziali per la corretta gestione dellaccessibilit al patrimonio forestale e pastorale. Per quanto riguarda le opere darte, i dati evidenziano una generale carenza. Le opere di sostegno sono presenti in quantit limitate nel 41% dei tracciati: prevalgono quelle in pietrame con il 36% dei casi, seguiti dai tracciati ove si hanno pi tipologie costruttive (32%) e dai manufatti in calcestruzzo (30%) mentre le tecniche di ingegneria naturalistica sono ancora poco utilizzate (2%). Con riferimento alle opere di regimazione delle acque, le cunette longitudinali sono presenti su tutto il tracciato o anche solo a tratti, nel 41% dei casi (in genere strade e piste camionabili), nel restante 52% esse sono del tutto assenti. Le cunette trasversali dovrebbero integrare le precedenti nei tratti a maggiore pendenza; il numero rilevato per solo pari a 2 unit per chilometro, circa 10 volte inferiore ai valori ritenuti idonei per percorsi di montagna*; meno di un terzo dei tracciati presenta manufatti per lattraversamento di acque superficiali: si contano 2.054 fra ponti e ponticelli, rispetto alle 4.686 opere presenti a corredo della viabilit pubblica. Spicca altres il modesto numero di piazzali di manovra e deposito del legname (aventi superficie di almeno 30 m2), attualmente in ragione di uno ogni 3,6 km di tracciato.Tale carenza va a detrimento della sicurezza di circolazione, ma soprattutto causa di difficolt e maggiori costi nellorganizzazione ed esecuzione delle operazioni di utilizzazione forestale.
* Non sono state registrate le opere costruite con soli movimenti di terreno quali piccoli sciacqui o
dossi trasversali.
125
Tipo costruttivo
Tutti i tracciati
Fondo artificiale o migliorato Sostegno scarpate Ponti e tomboni Cunette longitudinali Cunette trasversali Piazzole
Tabella 43 Presenza di manufatti nella viabilit agro-silvopastorale (espressa come frequenza percentuale di tracciati che presentano il manufatto, rispetto al totale della categoria).
82
18
Frequenza (%)
58 42 68 3,4
41 29 42 3,7 0,4
21 16 31 2,2 0,5
16 13 13 1,8 0,4
17 7 3 0,7 0,2
20 15 17 2,0 0,4
Unit/km 0,6
Per quanto riguarda lo stato di manutenzione della rete viabile agro-silvopastorale montana, si rileva che quasi il 29% dei tracciati richiede interventi: principalmente emerge la necessit di lavori di spianamento o ricolmatura del fondo stradale (24%) e di miglioramento/ripristino dellefficienza delle opere di sgrondo delle acque (42%). Tombini, opere di sostegno e ponti richiedono invece cure manutentive rispettivamente nel 19, 23 e 13% dei tracciati ove presenti. Il 5% delle strade e piste non percorribile in seguito a fenomeni erosivi intensi, franamenti delle scarpate o invasione del piano stradale da parte di vegetazione legnosa.
126
Area Forestale
Indice QS [%]
Val Curone, Grue e Ossona Val Borbera e Valle Spinti Val Lemme e Alto Ovadese Alta Valle Orba e Valle Erro Langa Astigiana Valli Po, Bronda e Infernotto Valle Varaita Val Maira Val Grana Valle Stura Valli Gesso,Vermenagna e Pesio Valli Monregalesi Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta Valli Antigorio e Formazza Valle Vigezzo Valle Antrona Valle Anzasca Valli Ossolane Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta Val Grande,Val Cannobina e Alto Verbano Valle Pellice Valli Chisone e Germanasca Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone Bassa Val di Susa e Val Cenischia Alta Valle di Susa Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese Valle Orco e Soana Val Chiusella,Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana Val Sesia Alta e Bassa Valle Cervo,Val Sessera, Valle Mosso, Prealpi Biellesi Alta e Bassa Valle Elvo Totale montagna
13.335 23.834 22.302 24.877 8.028 17.711 21.074 25.756 11.638 22.589 32.483 25.130 41.347 25.196 14.568 6.635 15.673 20.627 17.589 24.498 13.789 27.718 20.017 24.047 25.680 29.047 18.152 20.390 12.837 46.247 30.740 9.173 692.727
5.066 9.235 7.287 8.099 2.102 6.661 6.441 6.220 3.077 5.445 7.934 9.533 13.844 4.222 1.219 605 1.271 1.797 2.928 3.335 5.331 4.545 6.992 4.396 7.109 7.909 5.380 1.935 4.547 5.123 11.244 4.918 175. 747
4.957 9.676 8.484 11.735 1.874 7.075 9.007 7.307 2.568 8.336 6.553 7.309 13.198 6.639 7.517 2.460 7.322 3.938 9.065 5.946 3.602 8.958 8.228 8.997 5.323 7.640 9.147 4.675 2.549 15.721 7.050 2.942 225. 796
3.312 4.923 6.531 5.043 4.052 3.976 5.626 12.230 5.994 8.807 17.997 8.288 14.305 14.335 5.831 3.570 7.080 14.892 5.597 15.218 4.856 14.215 4.797 10.654 13.248 13.498 3.626 13.781 5.740 25.403 12.445 1.312 291.183
51% 49% 46% 41% 53% 48% 42% 46% 55% 40% 55% 57% 51% 39% 14% 20% 15% 31% 24% 36% 60% 34% 46% 33% 57% 51% 37% 29% 64% 25% 61% 63% 44%
127
Area Forestale
Indice QS [%]
Alta Langa e Langa Esterna Alto Novarese Monferrato Casalese Basso Monferrato Astigiano Alto Monferrato Astigiano Roero Colline del Po, tratto Torinese Canavese-Eporediese Totale collina
5.792 5.956 5.348 11.807 5.241 6.131 4.913 6.253 51.441 Pianura
Pianura Alessandrina Settentrionale Pianura Cuneese Pianura Torinese Meridionale Pianura Vercellese Pianura Biellesie Pianura Novarese Pianura Alessandrina Meridionale Totale pianura Totale Piemonte
Tabella 44 Indici di servizio da viabilit delle Aree Forestali piemontesi.
Unulteriore elaborazione riguarda le zone boscate servibili sfruttando la prossimit delle stesse con terreni agricoli facilmente percorribili nella stagione invernale, quando cio non sono coltivati e il suolo consolidato dalle basse temperature permette una buona transitabilit. A tale fine, attorno alle categorie di uso del suolo considerate percorribili, stata costruita una fascia di 150 m che, qualora intersechi delle superfici boscate, le rende servite. I risultati di questa elaborazione vengono riportati nella tabella che segue.
128
Area Forestale
Indice QS [%]
Val Curone, Grue e Ossona Val Borbera e Valle Spinti Val Lemme e Alto Ovadese Alta Valle Orba e Valle Erro Langa Astigiana Valli Po, Bronda e Infernotto Valle Varaita Val Maira Val Grana Valle Stura Valli Gesso,Vermenagna e Pesio Valli Monregalesi Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta Valli Antigorio e Formazza Valle Vigezzo Valle Antrona Valle Anzasca Valli Ossolane Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta Val Grande,Val Cannobina e Alto Verbano Valle Pellice Valli Chisone e Germanasca Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone Bassa Val di Susa e Val Cenischia Alta Valle di Susa Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese Valle Orco e Soana Val Chiusella,Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana Val Sesia Alta e Bassa Valle Cervo,Val Sessera,Valle Mosso, Prealpi Biellesi Alta e Bassa Valle Elvo Totale montagna
13.335 23.834 22.302 24.877 8.028 17.711 21.074 25.756 11.638 22.589 32.483 25.130 41.347 25.196 14.568 6.635 15.673 20.627 17.589 24.498 13.789 27.718 20.017 24.047 25.680 29.047 18.152 20.390 12.837 46.248 30.740 9.173 692.728
7.859 14.410 10.376 14.882 3.881 8.743 10.540 7.926 3.737 7.306 10.379 12.366 18.179 5.921 2.038 739 1.810 2.629 3.579 3.990 6.327 5.564 8.724 5.974 8.341 10.845 11.249 2.981 6.194 6.672 13.125 6.980 244.261
2.164 4.501 5.396 4.952 96 4.992 4.909 5.600 1.907 6.477 4.108 4.476 8.863 4.940 6.698 2.326 6.784 3.106 8.413 5.291 2.606 7.939 6.496 7.419 4.092 4.704 3.278 3.628 902 14.171 5.170 881 157.282
3.312 4.923 6.531 5.043 4.052 3.976 5.626 12.230 5.994 8.807 17.997 8.288 14.305 14.335 5.831 3.570 7.080 14.892 5.597 15.218 4.856 14.215 4.797 10.654 13.248 13.498 3.626 13.781 5.740 25.403 12.444 1.312 291.182
78% 76% 66% 75% 98% 64% 68% 59% 66% 53% 72% 73% 67% 55% 23% 24% 21% 46% 30% 43% 71% 41% 57% 45% 67% 70% 77% 45% 87% 32% 72% 89% 61%
129
Area Forestale
Indice QS [%]
Alta Langa e Langa Esterna Alto Novarese Monferrato Casalese Basso Monferrato Astigiano Alto Monferrato Astigiano Roero Colline del Po, tratto Torinese Canavese Eporediese Totale collina
13.695 9.855 7.923 14.658 8.640 8.683 11.724 8.507 83.684 Pianura
Pianura Alessandrina Settentrionale Pianura Cuneese Pianura Torinese Meridionale Pianura Vercellese Pianura Biellesi Pianura Novarese Pianura Alessandrina Meridionale Totale pianura Totale Piemonte
Tabella 45 Indici di servizio da coperture del territorio delle Aree Forestali piemontesi.
Come si pu vedere dal confronto tra le due tabelle, la percentuale di zone servite aumenta sensibilmente,con un evidente miglioramento per le zone di collina e sopratutto di pianura, dovuta a una maggiore eterogeneit e inframmezzamento tra zone boscate e zone agricole.
Considerando il valore sufficientemente elevato delle zone da considerarsi servite, le proposte di miglioramento della rete viabile risultano assai diversificate fra le Aree montane e le zone collinari e planiziali. La metodologia di rilievo dei PFT prevedeva una proposta di tracciati per massimizzare laccesso al bosco solamente nelle zone montane; complessivamente sono stati previsti come necessari alla gestione forestale e pastorale 1660 km di nuova viabilit,ai quali si devono aggiungere un congruo numero di interventi di adeguamento e di ripristino da effettuarsi sulla viabilit esistente. In particolare nelle aree a orografia alpina dotate di una rete viabile pubblica poco densa (da 5 a 15 m/ha) sono previste nuove strade per consentire una razionale gestione forestale, condizionatamente al rispetto della Nella pagina a fianco: stabilit dei versanti e degli equilibri idrogeologici.
Tabella 46 Confronto tra gli indici QS ex-ante e ex-post in funzione degli interventi sulla viabilit previsti dai PFT delle Aree Forestali montane.
130
Area Forestale
Interventi previsti Adeguamenti [km] 23 87 141 43 5 62 18 70 109 4 81 19 8 3 nd 2 2 29 14 11 20 69 175 9 5 18 132 5 14 5 1.183 Apertura [km] 17 30 138 42 46 41 203 65 24 45 15 50 59 nd 8 38 12 17 33 14 203 22 130 10 182 19 37 8 104 48 1.660
Val Curone, Grue e Ossona Val Borbera e Valle Spinti Val Lemme e Alto Ovadese Alta Valle Orba e Valle Erro Langa Astigiana Valli Po, Bronda e Infernotto Valle Varaita Val Maira Val Grana Valle Stura Valli Gesso,Vermenagna e Pesio Valli Monregalesi Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta Valli Antigorio e Formazza Valle Vigezzo Valle Antrona Valle Anzasca Valli Ossolane Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta Val Grande,Val Cannobina e Alto Verbano Valle Pellice Valli Chisone e Germanasca Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone Bassa Val di Susa e Val Cenischia Alta Valle di Susa Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese Valle Orco e Soana Val Chiusella,Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana Val Sesia Alta e Bassa Valle Cervo,Val Sessera,Valle Mosso, Prealpi Biellesi Alta e Bassa Valle Elvo Totale
51% 49% 46% 41% 53% 48% 42% 46% 55% 40% 55% 57% 51% 39% 14% 20% 15% 31% 24% 36% 60% 49% 46% 33% 57% 51% 37% 29% 64% 25% 61% 63% 44%
53% 53% 58% 46% nd 51% 46% 62% 66% 42% 59% 64% 53% 41% nd 24% 22% 26% 42% 62% 65% 50% 67% 64% 60% 42% 34% 67% 28% 67% 64% 51%
131
Nelle aree pedemontane, dove la viabilit silvopastorale maggiormente diffusa e, unitamente a quella pubblica, permette di raggiungere valori di densit da 1520 fino a 30 m/ha, sono previsti principalmente miglioramenti delle caratteristiche costruttive e geometriche dei tracciati, a partire da quelli che hanno un ruolo strategico per il servizio delle superfici silvopastorali.
Sistema di esbosco Avvallamento Gru a cavo Trattore Non necessario Non eseguibile Totale
Tipo di esbosco
Distanza di Distanza di esbosco su pista esbosco totale m m 600 650 650 500 750 1000 750 650
132
Tipo di esbosco
Distanza di Distanza di esbosco su pista esbosco totale m m 550 500 500 450 650 700 600 550
Tipo di esbosco
Distanza di Distanza di esbosco su pista esbosco totale m m 300 800 600 550 400 1400 700 650
133
Gli interventi utili e sostenibili sullintero territorio regionale interessano circa il 60% della superficie forestale (circa 542.689 ha) che corrispondono potenzialmente a pi di 36.000 ha/anno percorribili per il prossimo quindicennio. Per giungere alla definizione dei volumi retraibili per ciascun tipo di intervento, la metodologia adottata prevede lapplicazione di indici di prelievo medi standard, variabili anche in funzione della categoria forestale. La maggiore variabilit presente nelle ceduazioni,dove incidono fortemente sulle possibilit di prelievo la differente composizione e struttura dei popolamenti. Nei cedui composti si ipotizza di prelevare il 25% della provvigione, in cui notevole il volume costituito dalle riserve da rilasciare; nei boschi di neoformazione, la cui stabilit va assicurata intervenendo in modo non uniforme, in funzione della morfologia del territorio e rilasciando i soggetti affrancati o da seme pi stabili anche con funzione di riserva per favorire le dinamiche naturali del bosco, lindice del 50%; nelle Faggete, Castagneti e Querceti il tasso di prelievo con la ceduazione sale al 60% e fino all80% per i Robinieti, in cui comunque necessario prevedere il rilascio delle specie autoctone come matricine/riserve per una gestione sostenibile. Nei diradamenti e tagli di conversione a fustaia si ipotizza di prelevare in media rispettivamente il 25% e il 30% mentre nei tagli di rinnovazione in fustaia si sono adottati i seguenti tassi: 25% tagli a scelta colturale, 30% tagli a buche e 40% tagli successivi adattati. Relazionando la provvigione/ha di ogni singola categoria per la superficie soggetta ai diversi interventi e applicando il tasso di prelievo ad essi correlato, si possono stimare le masse ottenibili; queste a loro volta vengono ripartite, sempre ricorrendo a indici, secondo i diversi assortimenti legnosi: da triturazione per usi energetici e industriali, tronchetti da ardere, paleria e tondame da lavoro. Sulla base di tali elaborazioni emerge che oltre il 60% della ripresa ottenibile con le ceduazioni, che interessano il 60% dei cedui, a loro volta corrispondenti a oltre il 40% della superficie forestale totale. I tagli intercalari e di miglioramento boschivo, da considerarsi complessivamente a macchiatico negativo o al pi in pareggio, forniscono circa il 30% della massa prelevabile; la restante quota (10%) viene da interventi in fustaia. In sintesi circa l87% della massa retraibile con interventi a macchiatico positivo proviene dallutilizzazione di 1/4 della superficie boschiva. Lintero volume potenzialmente utilizzabile nellarco del prossimo quindicennio ammonta a circa 2,6 milioni di m3/anno, equivalente al prelievo di 4,8 m3/ha/anno riferito alla superficie forestale percorribile e poco di meno di 3 m3/ha/anno sulla superficie boscata totale.Tale valore complessivamente prossimo allincremento medio dellintera superficie forestale; ci significa che attuando tutti i prelievi possibili non si intaccherebbe il capitale attuale. Le tabelle che seguono riassumono i prelievi possibili per tipo di intervento, categoria forestale o tipo di assortimento ottenibile.
134
Interventi Cure colturali Ceduazione Diradamenti e conversioni Tagli di rinnovazione Totale gestione attiva Evoluzione controllata Evoluzione naturale Totale gestione passiva Totale
Superficie [ha] 19.291 228.091 234.780 60.526 542.688 229.765 102.207 331.972 874.660
Provvigione [m3] 3.900.385 38.249.919 42.819.797 12.638.148 97.608.249 36.932.387 14.136.411 51.068.798 148.677.047
Categoria Alneti planiziali e montani Formazioni legnose riparie Formazioni legnose igrofile Castagneti Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e dinvasione Boschi di neoformazione Faggete Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Cerrete Ostrieti Querceti e ostrieti Robinieti Pinete di pino silvestre Pinete di pino uncinato Pinete di pino marittimo Rimboschimenti Pinete Arbusteti subalpini
Arbusteti planiziali,collinari e montani
Superficie [ha] 5.200 12.475 17.675 204.367 40.846 59.933 100.778 135.770 35.039 42.765 38.578 3.967 12.897 133.246 108.136 14.326 2.669 806 18.989 36.789 31.770 2.546 34.317 79.536 15.221 8.825 24.046 874.660
Provvigione [m3] 179 153 220 159 93 204 182 91 136 161 85 111 206 89 102 221 65 33 184 318 317
Tabella 52 Quadro riassuntivo delle principali caratteristiche dendrometriche delle categorie forestali con raggruppamenti in macro categorie (dati per ettaro).
135
Macrocategorie/ prodotti retraibili Formazioni igrofile Castagneti Abetine e Peccete Lariceti Faggete Boschi di neoformazione Pinete Querceti e ostrieti Robinieti Totale
Assortimenti da triturazione 389.225 10.154.871 531.684 299.237 1.264.591 420.073 428.252 1.082.317 1.511.406 16.081.656
% 75% 55% 44% 25% 25% 31% 37% 25% 25% 41%
Legna da ardere 93.414 3.692.680 193.739 119.695 3.287.938 746.774 148.817 2.597.560 3.325.093 14.205.709
% 18% 20% 16% 10% 65% 54% 13% 60% 55% 36%
Tondame da lavoro 25.948 1.846.340 483.615 778.015 505.837 137.276 577.070 649.390 302.281 5.305.772
Totale 518.966 18.463.402 1.209.038 1.196.947 5.058.366 1.372.761 1.154.139 4.329.267 6.045.623 39.348.508
I Castagneti sono la categoria che concorre in misura maggiore alla produzione di biomassa, con una quota pari al 47% del totale e a quasi 2/3 del materiale di triturazione; seguono Robinieti, Faggete e Querceti che globalmente concorrono con il 40% circa. Si tratta tuttavia di Categorie in cui prevale la propriet privata, per oltre il 90%; solo nelle Faggete tale quota scende al 51%. I Castagneti, sebbene i 3/4 della massa risultino destinati a triturazione e legna da ardere, forniscono potenzialmente anche il maggior quantitativo di paleria e assortimenti da lavoro, rispettivamente con il 75% e il 35% del totale. Per quanto concerne le altre Categorie, Robinieti, Faggete e Querceti forniscono circa il 42% delle biomasse destinate alla triturazione e alluso energetico. Quasi la met degli assortimenti da lavoro fornita nellordine da Lariceti, Querceti, Pinete e Faggete . Ci premesso si osserva che le biomasse attualmente disponibili nei boschi piemontesi sono prevalentemente destinate a uso energetico o alla triturazione (77%) mentre solo il 13% pu essere utilizzato per produrre assortimenti di maggior pregio a uso durevole. Con lapplicazione delle rilevanti migliorie boschive previste, a medio termine tale percentuale potrebbe decisamente aumentare.
136
In Piemonte i Siti afferenti alla Rete Natura-2000 (SIC e ZPS) e le Aree Protette, intese come Parchi Naturali Regionali e Nazionali, Riserve e Zone di salvaguardia, complessivamente si estendono per oltre 370.000 ha, corrispondenti al 15% della superficie territoriale regionale e con uguale incidenza nella superficie forestale. I Siti Natura-2000 sono in Piemonte 183, di cui 85 in tutto o in parte coincidenti con i limiti delle 63 Aree Protette, che ne risultano a loro volta comprese per l83,5% della superficie. La rete Natura 2000 nasce per iniziativa dellUE (in applicazione delle Direttive 92/43/CEE Habitat e 79/409/CEE Uccelli) con lobiettivo di garantire il mantenimento, e alloccorrenza, il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali,delle specie europee e di flora e fauna pi rappresentative e a rischio (rare, minacciati o vulnerabili).
Tipologia
Definizione Parchi naturali regionali e Nazionali, Riserve e Zone di salvaguardia SIC ZPS
Numero di aree
ha superficie territoriale
ha superficie forestale
Aree protette
85 128 55
La superficie forestale piemontese riconducibile in quota consistente, per caratteristiche compositive, fitosociologiche ed ecologiche, ad habitat di interesse comunitario in base allInterpretation Manual of European Habitat, redatto dallUE; in particolare sono stati identificati 6 gruppi di habitat forestali comprendenti in tutto 16 habitat dinteresse.
Tabella 54 Ripartizione delle superfici complessive e forestali incluse in Siti della rete Natura-2000 e in Aree protette.
137
Biodiversit forestale
Categorie
Gruppo di habitat
Codice Natura-2000
Denominazione Manuale europeo Habitat Natura-2000 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Faggeti del Luzulo-Fagetum Faggeti dellAsperulo-Fagetum Faggeti subalpini dellEuropa Centrale con Acer e Rumex arofolius Faggeti calcicoli dellEuropa Centrale del Cephalanthero-Fagion Querceti di farnia o rovere subatlantici e dellEuropa Centrale del Carpinion betuli Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
100
100
Querceti di rovere
9180* 91E0* Torrenti Alpini (32) Foreste di caducifoglie mediterranee (92) 3240
0,4
100
92A0
Foreste di Castanea sativa Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea) Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata su substrato gessoso o calcareo
95 100 100
Foreste montane di conifere della fascia temperata (94) Arbusti e cespugli della fascia temperata (40) Foreste montane di conifere mediterranee (95)
9540
100
138
Biodiversit forestale
La correlazione tra le Categorie e gli Habitat di interesse comunitario stata ampiamente valutata a cura dellIPLA, per ulteriori approfondimenti si rimanda alla manualistica regionale (Tipi forestali del Piemonte, 2004; Ambienti e specie della Direttiva Habitat, 2003). Come osservabile nella Figura 129 ben undici categorie forestali su ventuno risultano in parte o del tutto riconducibili ad habitat di interesse comunitario. Alcune di esse tuttavia presentano solo una minima percentuale inclusa negli Habitat, relativa ad alcuni tipi. Per quanto riguarda gli Acero-tiglio-frassineti vi rientra solo la parte minoritaria riguardante i popolamenti di forra, escludendo quelli di invasione; nei Querceti di rovere solo il raro Tipo del Querco-tiglieto incluso negli habitat di interesse comunitario tra le foreste del Tilio-Acerion; per i Castagneti sono stati esclusi i popolamenti da frutto,come specificato nel manuale Habitat (EUR25), cos come tra le Pinete di pino montano sono stati esclusi i popolamenti acidofili di pino montano a portamento prostrato. Su una superficie forestale complessiva regionale di 874.660 ha,quella riconducibile ad habitat dinteresse comunitario di 485.066 ha,pari a circa il 55%,di cui 77.864 ha circa (16%) sono inclusi in aree tutelate (Rete Natura-2000 e Aree Protette). Il quadro che segue considera la sola quota di habitat forestali dinteresse comunitario inseriti allinterno della Rete Natura-2000 e nelle Aree Protette. Sono prevalenti le Foreste di caducifoglie mediterranee e i boschi misti di latifoglie della fascia temperata; fra i primi dominano i Castagneti (40%), fra le seconde le Faggete, in particolare i Tipi forestali riconducibili ai boschi acidofili di faggio (23%). Tra le foreste montane di conifere della fascia temperata,prevale nettamente la categoria dei Larici-cembrete, mentre circoscritta lestensione per gli altri habitat (Peccete e Pinete di pino montano). Allinterno della Rete Natura-2000 e Aree Protette (Tabella 56), si nota che percentualmente gli Arbusteti della fascia temperata (comprendenti 1 solo habitat circoscritto) risultano quasi totalmente protetti, seguiti dai boschi di conifere montani (Lariceti, Peccete, Pinete di pino uncinato) protetti per circa 1/4 e dalla vegetazione arbustiva dei greti e torrenti alpini con analoga percentuale.Con percentuali inferiori al 20% si trovano i boschi di latifoglie (Faggete,Acero-frassineti di forra,Querco-carpineti) e i popolamenti di pino marittimo. In minore misura risultano protetti i Castagneti, anche se in assoluto la loro superficie protetta estesissima.
Habitat Foreste dellEuropa temperata (91) Foreste di caducifoglie mediterranee (92) Foreste montane di conifere della fascia temperata (94) Foreste montane di conifere mediterranee (95) Torrenti alpini (32) Arbusti e cespugli della fascia temperata (40) Totali
Inclusi in SIC/ZPS/AAPP ha 36.882 16.261 23.319 150 798 456 77.864 %* 19,1 8,2 25,9 18,6 26,6 87,4 15,9
Non inclusi in SIC/ZPS/AAPP ha 156.267 18.1215 6.6795 657 2.202 66 407.202 % 80,9 91,8 74,1 81,4 73,4 12,7 84,1 ha
Tabella 56 Ripartizione dei gruppi di Habitat rispetto alla Rete Natura-2000 e alle Aree Protette.
139
Biodiversit forestale
Il livello medio di protezione, ponderato in funzione della superficie di ogni habitat, di poco inferiore al 16%. Si nota che a maggiore diffusione dellhabitat, corrisponde percentualmente un minor livello di inclusione in SIC, ZPS o Aree Protette; il caso pi evidente per i Castagneti e per le Faggete. Le figure che seguono illustrano lo stato di fatto per i singoli habitat.
Figura 129 Ripartizione della superficie degli Habitat dinteresse comunitario fra Aree protette e non (in scala logaritmica).
1000000
100000
10000
1000
100
10
3240
9110
9130
9140
9150
9160
9260
9410
9420
9430
4070*
9180*
92A0
Aree Natura2000
Non Protette
Figura 130 Percentuale di protezione per i singoli Habitat dinteresse comunitario (lindicazione Aree Natura-2000 riferito alla sola quota fuori da aree gi protette).
100%
80%
60%
%
40%
20%
0% 4070* 9180* 9430* 3240 9110 9130 9140 9150 9160 9260 9410 9420 9430 91E0* 92A0 91F0 9540
Aree Natura2000
Non Protette
Analizzando i dati per ogni singolo habitat si osserva come vi sia molta variabilit e che livelli di protezione elevatissimi (prossimi all80%) si riscontrino solo in 2 habitat molto rari: faggete altimontane a megaforbie e acero di monte (9140) e pinete di pino mugo (4070); allopposto livelli di protezione prossimi al 20% si verificano in 4 habitat: faggete acidofile (9110), foreste di versante, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (9180), foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (92A0) e pinete mediterranee di pini mesogeni (9540).
140
9430*
91E0*
9540
91F0
Biodiversit forestale Tabella 57 Classi di percentuale di superficie protetta per gli Habitat di interesse comunitario.
Livello di protezione % < 10% fra 10% e 20% fra 20% e 50% fra 50% e 80% > 80% 9180 e 9260 9110, 9130, 92A0, 9540
Habitat
9150, 9160, 91E0, 91F0, 9410, 9420, 9430, 3240 9140 e 4070
Infine si rileva come il numero di Habitat forestali tutelati nelle singole Aree protette piemontesi sia piuttosto variabile: si va infatti da un minimo di 1 per alcune aree protette collinari e planiziali di ridotta estensione, a massimi di 10 per aree montane vaste.
141
142
Di seguito vengono elencate le 47 Aree Forestali del Piemonte: 1 Valli Curone Grue e Ossona 2 Val Borbera e Valle Spinti 3 Alta Val Lemme e Alto Ovadese 4 Alta Valle Orba e Valle Erro 5 Langa Astigiana Val Bormida 6 Valli Po Bronda Infernotto 7 Valle Varaita 8 Valle Maira 9 Valle Grana 10 Valle Stura 11 Valli Gesso, Vermenagna e Pesio 12 Valli Monregalesi 13 Alta Val Tanaro Mongia Cevetta Langa Cebana 14 Langa Cuneese 15 Valli Antigorio e Formazza 16 Valle Vigezzo 17 Valle Antrona 18 Valle Anzasca 19 Valle Ossola 21 Valle Strona Cusio Mottarone Orta 23 Val Grande Alto Verbano Val Cannobina 25 Val Pellice 26 Valli Chisone e Germanasca 28 Pinerolese Pedemontano Val Sangone 29 Bassa Valle Susa e Val Cenischia 30 Alta Valle di Susa 32 Valli di Lanzo 33 Val Ceronda Casternone Alto Canavese Pianura Torinese Settentrionale 34 Valli Orco e Soana 36 Valle Sacra Val Chiusella Dora Baltea Canavesana 38 Val Sesia 41 Alta Valle Cervo Bassa Valle Cervo Val Sessera Valle Mosso Prealpi Biellesi 44 Baragge Novaresi 45 Alta e Bassa Valle Elvo 51 Monferrato Casalese 52 Pianura Alessandrina Settentrionale 53 Basso Monferrato Astigiano 54 Alto Monferrato Astigiano 55 Roero 56 Pianura Cuneese 57 Pianura Torinese Meridionale 58 Collina e Fascia Fluviale del Po 59 Canavese Serra di Ivrea 60 Pianura Vercellese 61 Baragge Biellesi e Vercellesi 62 Pianura Novarese 63 Pianura Alessandrina Meridionale
143
LE AREE FORESTALI
Area appenninica in cui la superficie boschiva, costituita in prevalenza da cedui di roverella, ha estensione di poco inferiore al 50% del totale ma risulta ancora in incremento; la superficie agraria (seminativi e frutteti) preponderante sulla restante porzione di territorio. La gestione forestale improntata allutilizzazione dei Superficie territoriale: 30.953 ha Superficie forestale: 13.335 ha cedui; il prodotto ha poca Indice di boscosit: 43% incidenza sul tessuto produttivo ed generalmente finalizzato allutilizzo diretto. La superficie forestale di propriet prevalentemente privata con conseguente difficolt a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Buone le potenzialit di sviluppo del turismo che tuttavia non supportato da adeguate strutture ricettive. Area vocata alla produzione tartuficola, in particolare tartufo bianco, possibile elemento, unitamente ad altri prodotti (vini, frutticoltura), di richiamo turistico.
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Protettiva 39%
Produttivo-protettiva 49%
25%
20%
15%
Area appenninica a elevato indice di boscosit dovuto, oltre che ai castagneti, anche a querceti di roverella e ornoostrieti; bassa incidenza delle superfici antropizzate anche per la scarsa densit della popolazione in particolare nella fascia montana. Modesta la superficie a destinazione naturalistica di Superficie territoriale: 38.116 ha Superficie forestale: 23.834 ha interesse tuttavia per la tutela di Indice di boscosit: 64 % ambienti fluviali e del paesaggio appenninico. Le attivit selvicolturali sono ingenti ma di scarso valore, legate soprattutto alla legna da ardere e paleria. In valle esiste una tradizione di artigiani mobilieri che tuttavia utilizzano legname in prevalenza di origine estera. Tra le produzioni rientra il formaggio, vertice di una filiera con notevoli potenzialit di sviluppo in valle. Di notevole interesse la produzione di funghi eduli (porcini e tartufi). Linstallazione di una centrale termica a cippato pu valorizzare la filiera locale.
Categorie forestali principali Castagneti Orno-ostrieti Querceti di roverella Faggete Cerrete Superficie (ha) 6.367 5.332 4.343 2.628 1.597 Area basimetrica (m2/ha) 34 16 16 33 22 Volume (m3/ha) 212 70 73 212 111 Incremento (m3/ha/anno) 9,7 4,6 3,1
10%
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Protettiva 39%
Boschi 63%
Produttivoprotettiva 44%
Evoluzione naturale 5%
Terzo quinquennio 6%
Area Forestale
25%
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15%
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te rre Ce eti gn re sta Ca nie pio lie e ag on , sc asi i Bo i inv izial ni d lan nta ti p o ste i e m bu ar Ar ollin c
70% 65% 60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
i iet bin ti Ro en im sch bo ti Rim ien rp ca ola erc rel Qu ve ro di eti erc re Qu ve ro di eti erc Qu o Pin di o ete tim Pin arit i m iet str -o no Or i ie ion ar az rip rm se Fo gno le
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Boschi 62%
Produttivoprotettiva 46%
Produttiva 17%
Evoluzione naturale 7%
Monitoraggio 22%
Area appenninica con indice di boscosit assai elevato (60%); la superficie forestale dovuta in prevalenza a cedui di roverella e rovere, di propriet quasi esclusivamente privata. Sono presenti habitat, oggetto di tutela, di interesse per la conservazione di ambienti a carattere mediterraneo. Superficie territoriale: 41.999 ha Gli interventi a macchiatico Superficie forestale: 24.877 ha positivo derivano unicamente Indice di boscosit: 60% dallutilizzazione dei cedui. Operano nellarea 20 imprese forestali di dimensioni piccole e medie (da 1000-8000 q annui); operano inoltre 2 segherie (Spigno Monferrato, Molare) orientate rispettivamente alla lavorazione del pioppo e del legname da lavoro. Viabilit forestale carente per estensione e difetti strutturali. Buone potenzialit per il turismo tuttavia non adeguatamente supportato e pianificato. Area con buona attitudine alla tartuficoltura possibile fonte di integrazione del reddito delle aziende agricole.
15% 10% 5% 0%
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Aree urbanizzate 3%
Boschi 59%
Arboricoltura da legno 1%
Produttivoprotettiva 54%
Produttiva 19%
Area Forestale
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Categorie forestali principali Querceti di roverella Castagneti Robinieti Boscaglie pioniere di invasione
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Arboricoltura da legno 3%
Tagli di miglioramento 4%
Monitoraggio 47%
Evoluzione naturale 4%
Area Forestale
50%
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70% 65% 60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
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Arboricoltura da legno 1%
Produttivoprotettiva 49%
Evoluzione naturale 5%
Terzo quinquennio 8%
25%
20%
Area montana con copertura forestale, in costante incremento, in cui le faggete e i lariceti e cembrete, di propriet prevalentemente pubblica, incidono per oltre 1/3. Area di interesse per la conservazione di ambienti forestali montani (Cembreta del Bosco dellAlev). Superficie territoriale: 48.241 ha Il settore del legno (mobili, infissi, Superficie forestale: 21.074 ha oggettistica, giocattoli) Indice di boscosit: 44% costituisce elemento trainante delleconomia ma la materia prima prevalentemente di origine estera. Lattuale viabilit non sufficiente a soddisfare le esigenze di servizio delle aree silvo-pastorali. Il turismo in costante incremento con possibilit di rilancio del settore agroforestale. La legna da ardere presenta un mercato attivo, soprattutto nella media valle. Nellambito dei prodotti secondari del bosco i funghi e le castagne hanno una certa rilevanza economica.
15%
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Produttivoprotettiva 63%
Produttiva 1%
20%
Area montana con superficie forestale costituita per circa il 50% da lariceti e cembrete e faggete; le superfici a uso pastorale sono ingenti con netta prevalenza per le praterie. Area di interesse per la conservazione di rare specie botaniche, ambienti forestali e di particolari forme di erosione (RNS Ciciu del Villar) Superficie territoriale: 63.211 ha Superficie forestale: 25.756 ha La filiera legno pur disponendo Indice di boscosit: 41% di imprese di prima lavorazione e trasformazione non appare adeguata alle potenzialit del territorio. I danni da incendio sono sensibili soprattutto nella media Valle sui versanti pi esposti. Il turismo rurale non di massa attivit in forte rilancio con possibilit di sviluppo per il settore agro-forestale. La raccolta dei funghi attivit di notevole interesse con forte richiamo turistico. Sono presenti alcune centrali termiche a cippato che se ulteriormente incrementate potrebbero contribuire a sviluppare la filiera.
15%
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La ric em i-c e et br
te ne Pi no pi di re st ve sil
35%
30%
Categorie forestali principali Castagneti Faggete Larici-cembrete Acero-tiglio-frassineti Pinete di pino silvestre
25%
20%
15%
10%
5%
0%
eti gn sta Ca eti sin as -fr lio -tig ero Ac ete gg Fa e eti ric La ete br m ce tre es ilv os Pin di ete Pin
Produttiva 16%
Monitoraggio 37%
30%
25%
Area montana del settore alpino pi esterno con superficie forestale estesa a circa il 50% della superficie costituita in prevalenza da faggete; notevole lo sviluppo delle formazioni di invasione che occupano circa il 15% della superficie forestale. Lo sfruttamento delle risorse boschive pu essere incrementata anche attraverso Superficie territoriale: 23.913 ha Superficie forestale: 11.638 ha interventi di miglioramento. Indice di boscosit: 49% La viabilit deve essere migliorata e potenziata. Laspetto turistico se adeguatamente sostenuto e sviluppato pu costituire un elemento di valorizzazione del territorio. Di notevole interesse la produzione castanicola con variet di elevato pregio. I funghi epigei (soprattutto porcini) rappresentano una rilevante risorsa del bosco con notevole richiamo anche fuori valle. La zootecnia riveste un ruolo importante grazie a produzioni casearie pregiate (Formaggio Castelmagno).
20%
15%
10%
5%
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Qu t ce er id el er ov ir la
25%
eti gn sta Ca
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Produttivoprotettiva 72%
Monitoraggio 38%
Terzo quinquennio 1%
Area Forestale
10
25%
20%
15%
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5%
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rie ipa er os gn i le ion i az t en rm Fo him sc bo Rim i iet re bin rove Ro di a eti rell erc rove e Qu di str eti silve erc o to Qu i Pin ina d nc ete o u Pin Pin di ete Pin i ete alpin cc Pe i sub t ste bu i Ar iet str ete -o br no em Or ec eti ric La e ion ete as gg inv Fa di eti re gn nie sta Ca e pio i li ag ntan sc ni Bo i mo onta t ,m ste bu iziale i Ar n et pla ssin eti fra Aln lio-tig ero Ac e etin Ab
e in et Ab
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g Fa ge te
La et ric ie m ce e et br
Ro bi ni et i
30%
25%
20%
15%
10%
3,3
5%
Aree agricole 1%
Pubblica 62%
Produttivoprotettiva 30%
Produttiva 24%
11
Area montana con copertura arborea, estesa a poco meno del 50% della superficie, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di faggio. Area a elevata superficie con destinazione naturalistica per la presenza di 2 Parchi Regionali. La gestione forestale improntata allutilizzo del ceduo. territoriale: Risulta necessario ladeguamento Superficie forestale: 72.787 ha Superficie 32.483 ha della rete viaria Indice di boscosit: 44% Nei territori allo sbocco delle valli gli incendi possono assumere una certa gravit in occasione di inverni siccitosi. La pressione antropica notevole per la presenza di aree estrattive, industriali e urbane di estese dimensioni. Il razionale utilizzo delle risorse silvo-pastorali (tra cui la castanicoltura) e paesaggistiche possono incrementare lo sviluppo economico. Un importante sbocco per la filiera costituito dalla possibilit di diffusione di centrali termiche alimentate a biomassa.
15% 10% 5% 0%
i et ric La ete e gg ion Fa as inv eti di gn re i sta nie Ca tan pio on lie li, m ag sc izia Bo i lan tan ti p on ste ,m bu iali Ar niz eti pla sin eti as Aln -fr lio -tig ero Ac
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Categorie forestali principali Faggete Castagneti Arbusteti subalpini Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione
ete gg Fa
Altri Enti 7%
Naturalistica 33%
Pubblica 45%
Aree agricole 9%
Produttiva 15%
Nessuna 55%
Terzo quinquennio 6%
12
50%
40%
Area montana con copertura arborea caratterizzata in maniera preponderante dalla presenza dei castagneti, sia cedui che da frutto. Anche le coperture a valenza pastorali sono estese e estremamente importanti nellambito delleconomia di questo territorio. Superficie territoriale: 51.082 ha Area di grande valenza Superficie forestale: 25.130 ha naturalistica con la presenza di Indice di boscosit: 50% numerose aree protette regionali e Siti della Rete Natura-2000. Spiccata vocazione forestale del comprensorio con elevata possibilit di sfruttamento sia in termini economici, attraverso utilizzazioni forestali guidate anche mediante tecniche volte a valorizzare assortimenti di maggiore qualit e conseguente beneficio economico. Importante filiera sviluppata sulla base dei prodotti non legnosi: castagne, funghi, tannino. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa.
30%
20%
10%
0%
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e etin Ab
70% 65% 60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
eti gn sta Ca
i iet bin Ro
ete gg Fa
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
eti gn sta Ca
i iet bin Ro
ete gg Fa
Arboricoltura da legno 1%
Produttivoprotettiva 67%
Produttiva 24%
Evoluzione naturale 3%
Monitoraggio 30%
Area Forestale
13
g Fa ge te
Qu t ce er id el er ov ir la
Or no -o st rie ti
50%
40%
30%
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Aree agricole Acque greti e 14% zone umide Arboricoltura <1% da legno <1%
Produttivoprotettiva 48%
Produttiva 27%
Evoluzione naturale 4%
14
25%
20%
Area collinare con copertura arborea presente su oltre 1/3 della superficie, caratterizzata da cedui di castagno, robinia e roverella. Le aree agricole, diffuse su oltre il 50% del territorio, sono costituite in maggioranza da vigneti, frutteti e noccioleti. Numerosi i siti (9) della Rete Superficie territoriale: 80.990 ha Natura 2000 a tutela di Superficie forestale: 27.778 ha importanti emergenze Indice di boscosit: 37% naturalistiche. Preponderante la propriet forestale privata con conseguente difficolt a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Scarso sviluppo della filiera legno, anche per la scarsa qualit e quantit della risorsa, basata principalmente sulla legna da ardere. L'attivit agricola di notevole importanza per quantit e qualit; di particolare interesse per il comparto silvo-pastorale, la produzione casearia e la tartuficoltura. Particolarmente sviluppato il settore turistico, con importanti ricadute sul settore agro-forestale.
15%
10%
5%
0%
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Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
ete gg Fa
s Ca ta gn et i
Or no -o st rie ti
Qu t ce er id el er ov ir la
Ro bi ni et i
30%
25%
20%
15%
10%
5%
i iet bin Ro
eti gn sta Ca
i iet str -o no Or
Arboricoltura da legno 3%
Produttivoprotettiva 41%
Produttiva 18%
Evoluzione naturale 6%
Terzo quinquennio 6%
15
25%
20%
15%
Area montana alpina interna con morfologia scoscesa a tutte le quote, ove prevalgono nettamente i boschi di conifere, larici-cembreti e peccete, cui si associano boschi di neoformazione (boscaglie miste e acero-frassineti) nella fascia di media montagna. I ghiacciai, le rocce e le acque coprono quasi 1/3 della Superficie territoriale: 59.785 ha Superficie forestale: 25.196 ha superficie, domina la propriet Indice di boscosit: 42% pubblica. Significativa la presenza di Aree protette e Siti della Rete Natura 2000, anche a tutela di habitat forestali. A fronte di circa 1/3 di boschi destinati allevoluzione naturale, nel prossimo quindicennio la superficie potenzialmente percorribile non supera il 30% del totale. Tra gli assortimenti ottenibili prevalgono il legname da lavoro di conifere, associato a materiale da triturazione che potrebbe trovare sbocco per la filiera energetica.
10%
5%
0%
ete gg Fa eti gn re sta nie Ca i pio lie e tan ag n n sc asio o Bo i inv ilai, m d niz pla eti eti sin as Aln -fr lio -tig ero Ac
e os gn i le ion az rm Fo arie enti rip im sch bo Rim i iet re bin ve Ro ro di tre eti es erc ilv Qu os Pin di ete Pin
e etin Ab
e eti ric La
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo a sterzo Ceduo semplice
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
g Fa ge te
La ric em i-c e et br
c Pe te ce
Categorie forestali principali Larici-cembrete Peccete Boscaglie pioniere di invasione Acero-tiglio-frassineti Faggete
ete gg Fa
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Aree agricole 1%
Pubblica 68%
Produttivoprotettiva 37%
Produttiva 4%
Naturalistica 11%
Nessuna 70%
16
Area esclusivamente montana con elevato indice di boscosit dovuto alla diffusione prevalente di faggete e boschi di conifere (lariceti, peccate, abetine). Linteresse naturalistico dovuto alla presenza del Parco Val Grande che racchiude la pi vasta area "wilderness" delle Alpi. Notevole in passato lincidenza Superficie territoriale: 21.223 ha dei tagli boschivi con Superficie forestale: 14.568 ha utilizzazione ingente di altofusto; Indice di boscosit: 69% i tagli di legna da ardere rappresentano ancora la seconda realt produttiva ossolana. Ai fini del razionale utilizzo delle risorse silvopastorali necessario adeguare la viabilit La ricerca dei funghi attivit largamente praticata divenendo talora fattore localizzato di degrado del bosco. Di notevole interesse il settore zootecnico in particolare la produzione casearia. Il turismo costituisce una risorsa importante con possibilit di ulteriore valorizzazione.
60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
g Fa ge te
La ric em i-c e et br
e in et Ab
ni pi al ub is et st bu Ar
te ne Pi no pi di re st ve sil
60%
Altre propriet i t
50%
Categorie forestali principali Faggete Larici-cembrete Abetine Arbusteti subalpini Pinete di pino silvestre
40%
30%
20%
10%
Boschi 69%
Produttivoprotettiva 37%
Produttiva 4%
Naturalistica 11%
Turisticoricreativa 3%
17
Piccola area montana alpina a versanti ripidi, caratterizzata da rilevante copertura forestale tra cui dominano lariceti e alneti di ontano verde, a ridotta potenzialit di gestione attiva. Labbandono delleconomia montana tradizionale ha drasticamente ridotto la pressione antropica sul territorio, determinando uninvasione Superficie territoriale: 15.929 ha Superficie forestale: 6.635 ha naturale della vegetazione Indice di boscosit: 41% forestale, soprattutto boscaglie miste e acero-frassineti, su ex coltivi, prati e pascoli. Rilevante lincidenza delle superfici di propriet pubblica, mentre assai bassa la quota di boschi serviti da viabilit anche in relazione alla morfologia accidentata. Tuttavia le esigenze di servizio sono relativamente ridotte, in quanto la quota di boschi da lasciare in libera evoluzione raggiunge qui unincidenza record. Un possibile sbocco locale per la filiera del legno potrebbe essere determinato dalla valorizzazione degli assortimenti di minore valore come combustibili in centrali termiche per piccole reti di teleriscaldamento degli abitati.
10% 8% 6% 4% 2% 0%
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Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
La ric em i-c e et br
ni pi al ub is et st bu Ar
i on pi l i e ne a g io sc vas B o i in d e er e
e in et Ab
Qu t ce er id e er ov ir
25%
Categorie forestali principali Larici-cembrete Arbusteti subalpini Boscaglie pioniere di invasione Abetine Querceti di rovere
20%
15%
10%
5%
4,6
0%
re ve ro di eti erc Qu
e etin Ab
i lin ap ub ti s ste bu Ar
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6,2 4,8
ete br m ce
Pubblica 74%
Produttivoprotettiva 24%
Produttiva 9%
Naturalistica 7%
Turisticoricreativa <1%
Nessuna 55%
18
20%
15%
Area montana con elevato indice di boscosit, comune ad altre aree ossolane, dovuto alla diffusione principalmente di faggete, abetine e lariceti. Notevole lincidenza dei suoli nudi a causa della morfologia particolarmente impervia. Area di interesse paesaggistico arricchito dai circhi glaciali del Superficie territoriale: 30.053 ha Massiccio del Monte Rosa. Superficie forestale: 15.673 ha Il patrimonio forestale di Indice di boscosit: 52% notevole entit, ma con un ridotto tasso di utilizzazione. La viabilit carente aumenta i costi di esbosco. Forte contrazione negli ultimi anni del numero di imprese boschive. La filiera legno costituita da una ditta boschiva, una cooperativa forestale e tre segherie, che utilizzano anche legname locale. Linstallazione di una centrale termica a cippato pu ulteriormente valorizzare la produzione forestale locale. Il comparto turistico particolarmente sviluppato, ma interessa unicamente lalta valle.
10%
5%
0%
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La ric em i-c e et br
re ie on pi e l i e ion a g as sc inv B o di e
30%
25%
Categorie forestali principali Faggete Abetine Larici-cembrete Castagneti Boscaglie pioniere di invasione
20%
15%
10%
5%
0%
eti gn sta Ca re nie pio lie e ag n sc asio Bo i inv d e etin Ab ete gg Fa e eti ric La ete br m ce
Aree agricole 1%
Pubblica 41%
Produttivoprotettiva 60%
Produttiva 4%
Naturalistica 7%
19
25%
20%
Area montana con indice di boscosit particolarmente elevato, dovuto principalmente a Castagneti e Faggete. Il patrimonio forestale di notevole entit, ma con un ridotto tasso di utilizzazione. Presenza di un Parco Naturale Nazionale, una Riserva Naturale Speciale e diversi biotopi. Superficie territoriale: 32.200 ha La viabilit carente e la diffusa Superficie forestale: 20.627 ha inaccessibilit, dovuta anche alla Indice di boscosit: 64% morfologia particolarmente impervia, aumenta i costi di esbosco. Un grave problema determinato dagli incendi che per frequenza e estensione raggiungono in questarea i massimi regionali. Settore turistico sviluppato per la maggior parte in localit di commercio, di terme e vicine ai laghi. La presenza di forme associate di gestione forestale assicurano un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa, alcune peraltro gi in funzione.
Categorie forestali principali Faggete Castagneti Larici-cembrete Boscaglie pioniere di invasione Querceti di rovere Superficie (ha) 5.922 5.157 2.636 1.895 1.812 Area basimetrica (m2/ha) 26 21 34 15 18 Volume (m3/ha) 247 163 251 149 134 Incremento (m3/ha/anno) 6,0 8,4 2,7 4,6 4,9
15%
10%
5%
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re ie on pi e l i e ion a g as sc inv B o di e
s Ca ta gn et i
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La ric em i-c e et br
Qu t ce er id e er ov ir
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
eti gn sta Ca re nie pio lie e ag n sc asio Bo i inv d ete gg Fa e eti ric La ete br m ce re ve ro di eti erc Qu
Boschi 65%
Pubblica 74%
Produttivoprotettiva 37%
Turisticoricreativa 2%
Monitoraggio 37%
Nessuna 73%
Area Forestale
21
30%
25%
20%
15%
10%
5%
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Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
eti gn sta Ca
ete gg Fa
Naturalistica 3%
Boschi 64%
Pubblica 37%
Produttivoprotettiva 72%
Produttiva 9%
Area Forestale
23
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
rie ipa er os gn i le ion az ti rm en Fo im sch bo Rim i iet re bin ve Ro ro di tre eti es ilv erc os Qu to pin di ina nc ete ou Pin pin di ete Pin e te ion rre as Ce inv eti di gn re sta nie i Ca pio tan lie on ag ,m sc iali Bo niz eti pla sin eti as -fr Aln lio -tig ero Ac e etin Ab ete gg Fa ini ete cc alp Pe ub ti s ste ete br bu Ar em ec eti ric La
55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
20%
15% 10% 5% 0%
eti gn sta Ca
ete gg Fa
Aree urbanizzate 6%
Boschi 66%
Pubblica 53%
Produttivoprotettiva 45%
Produttiva 4%
Naturalistica 26%
Monitoraggio 24%
Nessuna 63%
25
25%
20%
Area montana con superficie forestale estesa a circa il 50% del territorio e costituita in prevalenza da lariceti, faggete e formazioni di invasione . Circa il 10% dellarea ha destinazione naturalistica a tutela di ambienti alpini e di rare emergenze faunistiche e floristiche. Superficie territoriale: 29.354 ha Della ripresa complessiva circa Superficie forestale: 13.789 ha l80% costituito da legna da Indice di boscosit: 48% ardere di faggio mentre il restante legname da opera di larice. Gli incendi boschivi in bassa valle, in seguito allabbandono e la scarsa accessibilit, presentano caratteri di pericolosit notevoli. Il legno di castagno, principale risorsa della valle, scarsamente utilizzato a causa della modesta qualit. In generale la ricettivit turistica appare di discrete potenzialit, ma non ancora adeguatamente sfruttata. Buone le potenzialit della zootecnia in particolare per la produzione casearia.
15%
10%
5%
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e etin Ab
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
La ric em i-c e et br
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
eti gn sta Ca eti sin as -fr lio -tig ero Ac ete gg Fa e eti ric La ete br m ce
Aree agricole 6%
Pubblica 48%
Produttivoprotettiva 66%
Produttiva 15%
Monitoraggio 22%
Area Forestale
26
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
La ric em i-c e et br
ete br m ce
te ne Pi no pi di re st ve sil
Aree agricole 1%
Pubblica 42%
Produttivoprotettiva 62%
Area Forestale
28
ete e gg Fa ion as eti inv di gn re sta nie Ca i pio tan lie on ag sc m ai, Bo izil lan i et ip et sin as Aln -fr lio tig oer Ac
rie ipa er os gn i le ion az rm ti Fo en him sc bo Rim i iet re bin ve Ro i ro ti d ce lla er re ve Qu i ro ti d ce er ti Qu ine rp ca tre oes erc silv Qu ino iP ed ini et alp Pin ub ti s ste e et bu br Ar m ce ie et ric La
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
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Qu t ce er id e er ov ir
Ro bi ni et i
50%
40%
30%
20%
10%
Arboricoltura da legno 2%
Produttivoprotettiva 62%
Evoluzione naturale 6%
Monitoraggio 18%
Area Forestale
29
20%
15%
10%
5%
0%
rie ipa er os gn i le ion ti az en rm Fo him sc bo Rim i iet ere bin ov Ro i di r lla re et erc ove Qu di r eti eti erc in Qu carp estre o- silv erc o o Qu i Pin ntan d o ete o m Pin i Pin d ete Pin ini ete alp cc b Pe ti su e ret ste bu emb Ar ec eti ric La ete gg e Fa ion te as rre inv Ce eti di gn niere sta Ca e pio li li ia ag niz ani sc Bo ti pla ont ste ai, m il bu Ar laniz eti p sin eti -fras Aln lio -tig ero Ac e etin Ab
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
s Ca ta gn et i
g Fa ge te
La ric em i-c e et br
Qu t ce er id el er ov ir la
30%
25%
Categorie forestali principali Faggete Castagneti Larici-cembrete Boscaglie pioniere di invasione Querceti di roverella
20%
15%
10%
5%
0%
eti gn sta Ca
ete gg Fa
Arboricoltura da legno 1%
Pubblica 46%
Produttivoprotettiva 51%
Produttiva 4%
Monitoraggio 33%
30
50%
40%
Area dei settori alpini pi interni, con copertura arborea prevalentemente dovuta a fustaie di conifere. LArea di interesse naturalistico in quanto ricca di habitat differenti per caratteristiche ecologiche, protetti con listituzione di 1 Parco Regionale e 15 S.I.C. Superficie territoriale: 38.377 ha Con una ripresa media annua di Superficie forestale: 25.680 ha 3 circa 6000-7000 m larea una Indice di boscosit: 40% delle zone di maggiore produzione di assortimenti da fustaia di elevata qualit. La gestione forestale dellestesa propriet pubblica condotta da un singolo Consorzio. I costi di esbosco sono contenuti grazie a unestesa rete stradale. La pressione antropica elevata con rischio di ulteriore erosione delle risorse ambientali. Labbandono delle tradizionali pratiche alpicolturali causa di impoverimento del paesaggio. Il turismo assai sviluppato e in crescita con possibili ricadute sul settore agro-silvo-pastorale.
Area basimetrica (m2/ha) 32 12 28 21 33
30%
20%
10%
0%
ri ipa ti r pe iop ep eti enti lic Sa him sc re bo ove Rim i di r lla et re erc ove e Qu di r str eti silve erc o o Qu i pin ntan d o ete o m Pin pin di ete e Pin rd ve ete no cc ta Pe on te di e br eti Aln cem e eti ric e La ion as ete nv gg d'i i Fa eti n ee gn ier onta sta on Ca ie pi i e m l gl izia tani sca lan n Bo ti p mo ste li e ia bu ti Ar aniz l ine ti p rass f ne Al glio-ti ero Ac ne eti Ab
e etin Ab
eti gn sta Ca
ie et ric La ete br m ce
Categorie forestali principali Larici-cembrete Pinete di pino silvestre Castagneti Abetine Acero-tiglio-frassineti
Pubblica 64%
Protettiva 24%
32
20%
15%
Estesa area montana, caratterizzata da elevata estensione di foreste e di coperture a valenza pastorale. Elevata valenza naturalistica per la presenza di estesi Siti della Rete Natura 2000. Il numero di imprese boschive estremamente esiguo e limitato nella fascia pedemontana o di Superficie territoriale: 69.535 ha bassa valle. Sono ditte di tipo Superficie forestale: 29.047 ha individuale o con qualche Indice di boscosit: 43% dipendente, con poche possibilit di sviluppo, specialmente di carattere occupazionale. I prodotti legnosi si limitano in genere a legna da ardere, spesso prodotta per autoconsumo da operatori non professionali. Importante valenza turistico-paesaggistica, specialmente alla testata delle valli, dove il turismo, bench stagionale, merita di essere nuovamente valorizzato. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa.
Area basimetrica (m2/ha) 32 15 33 3 22
10%
5%
0%
rie ipa er os gn i le ion az ti rm en Fo im sch bo Rim i iet re bin ve Ro ro di a eti rell erc ve Qu ro di eti ti erc ine Qu rp o ca tan oon erc Qu om Pin di ete Pin ete ini cc alp Pe ub ti s ste ete bu br Ar em ec eti ric La ete e gg ion Fa as inv eti di gn re sta nie Ca i pio tan lie on ag sc i, m ila Bo niz eti pla sin eti as Aln -fr lio -tig ero Ac
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
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Categorie forestali principali Faggete Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Arbusteti subalpini Acero-tiglio-frassineti
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eti gn sta Ca re nie pio lie e ag n sc asio Bo i inv d ini alp ub ti s ste bu Ar eti sin as -fr lio -tig ero Ac ete gg Fa
0,5 6,0
Protettiva 28%
Naturalistica 8%
Aree agricole 1%
Produttivoprotettiva 33%
Produttiva 19%
Monitoraggio 28%
Area Forestale
33
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eti gn sta Ca
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Arboricoltura da legno 3%
Produttivoprotettiva 34%
Produttiva 14%
Evoluzione naturale 4%
34
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15%
Area montana caratterizzata da territori di alta quota dove prevalgono i larici-cembreti e gli arbusteti subalpini e da uningente fascia di media montagna, prospiciente la pianura, dove sono presenti cedui di castagno e di faggio. I ghiacciai, le rocce e i macereti coprono circa il 42% del territorio dellArea. Superficie territoriale: 61.622 ha Superficie forestale: 20.390 ha Significativa presenza di Aree Indice di boscosit: 33% Protette: il Parco Nazionale del Gran Paradiso e diversi Siti della Rete Natura 2000. Il legname lavorato dalle Valli Orco e Soana si limita a poche centinaia di m3 di castagno proveniente da lotti privati. La scarsissima estensione della viabilit agro-silvo-pastorale, condizionata dalla morfologia del territorio non consente una razionale gestione delle risorse forestali. La scarsa pressione antropica esercitata sul territorio, determina uninvasione naturale da parte dei boschi nei confronti dei terreni marginali e non. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa.
Area basimetrica (m2/ha) 28 8 32 15 31
10%
5%
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25% 20%
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Ro bi ni et i
Categorie forestali principali Larici-cembrete Arbusteti subalpini Castagneti Boscaglie pioniere di invasione Faggete
15%
10%
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eti gn sta Ca
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Naturalistica 29%
Produttivoprotettiva 43%
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Monitoraggio 53%
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Area Forestale
36
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Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione
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Privata rilevata Pubblica Altre propriet private Altri Enti
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s Ca ta gn
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50%
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eti gn sta Ca
Aree agricole 3%
Produttivoprotettiva 71%
Evoluzione naturale 2%
Monitoraggio 43%
38
25%
20%
Area montana alpina ospitante tutte le fasce di vegetazione da quella di fondovalle riparia e planiziale a quella subalpina. Lindice di boscosit tra i maggiori a livello regionale, con alcuni comuni di media valle che vedono il territorio boscato per oltre il 90%. La ridotta pressione antropica sul territorio rurale ha determinato Superficie territoriale: 76.238 ha Superficie forestale: 46.247 ha uninvasione naturale da parte Indice di boscosit: 61% dei boschi nei confronti di prati e pascoli marginali. La categoria nettamente prevalente sono le faggete, per lo pi cedui fuori regime in successione a fustaia, con rilevanti superfici pubbliche. La scarsa estensione della viabilit silvo-pastorale, condizionata dalla morfologia del territorio, non consente una agevole gestione delle risorse forestali, soprattutto in alta valle. Vivace da tempo lattenzione alle risorse forestali locali, che ha fatto nascere progetti e forme associative. Un interessante sbocco per la filiera del legno della bassa e media valle potrebbe essere determinato dalla valorizzazione degli assortimenti migliori dei castagneti, associata alluso degli scarti come combustibili nelle centrali termiche in attivit e in costruzione.
Categorie forestali principali Faggete Castagneti Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti subalpini Acero-tiglio-frassineti Superficie (ha) 15713 8679 5107 4681 3494 Area basimetrica (m2/ha) 29 32 12 8 20 Volume (m3/ha) 217 221 77 64 158 Incremento (m3/ha/anno) 6,4 9,4 3,0 1,1 8,0
15%
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5%
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rie ipa er os gn i le ion az ti rm en Fo im sch bo Rim i iet re bin ve Ro ro di a eti rell erc ve Qu ro di eti ti erc ine Qu o rp ca tan oon erc om Qu Pin di ete Pin ini ete cc alp Pe ub ti s ste ete br bu Ar em ec eti ric La e ete ion gg as Fa inv eti di gn re sta nie i Ca pio tan lie on ag i, m sc ila Bo niz eti pla sin eti as -fr Aln lio -tig ero Ac e etin Ab
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione
e re ie on pi lie ne ag io sc s va Bo in di i et sin
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Boschi 61%
Produttivoprotettiva 39%
Produttiva 6%
Naturalistica 21%
Nessuna 56%
Area Forestale
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ALTA E BASSA VALLE CERVO VALLE SESSERA VALLE MOSSO PREALPI BIELLESI
Area montana caratterizzata dalla notevole estensione della superficie boscata, costituita principalmente dai castagneti e faggete cedui, spesso invecchiati. Negli ultimi 50 anni vi stata una sensibile contrazione delle aree agricole e pascolive a vantaggio del bosco e dellurbanizzato. Circa 12.000 ha sono situati in Superficie territoriale: 45.653 ha Aree Protette Regionali o in Siti Superficie forestale: 30.740 ha della Rete Natura 2000. Indice di boscosit: 67% Le valenze ricreative e paesaggistiche dei boschi sono da tenere in particolare considerazione, per la sua discreta vicinanza a grandi agglomerati urbani. Discreta valenza attribuibile ai cedui, per la produzione di legna da ardere e paleria. Lo scenario futuro presenta inoltre importanti margini di sviluppo, soprattutto per linstallazione di numerose caldaie a cippato in corso. La presenza di forme associate di gestione forestale assicura un utilizzo razionale della risorsa.
Categorie forestali principali Castagneti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Robinieti Querceti di rovere Superficie (ha) 13269,11 5278,764 4346,135 1741,006 1637,964 Area basimetrica (m2/ha) 32 16 30 23 20 Volume (m3/ha) 232 202 212 194 143 Incremento (m3/ha/anno) 8,9
rie ipa er os gn i le ion az ti rm en Fo im sch bo Rim i iet re bin ve Ro i ro id a et rell erc ve Qu i ro id et ti erc ine Qu rp ca tre oes ilv erc os Qu Pin di ete Pin
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Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo a sterzo Ceduo semplice Ceduo in conversione
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s Ca ta gn et i
g Fa ge te
Qu t ce er id e er ov ir
Ro bi ni et i
50%
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Pubblica 28%
Naturalistica 34%
Boschi 67%
Produttivoprotettiva 45%
Produttiva 14%
44
Area a morfologia prevalente collinare morenica ma che ha al suo interno anche la Comunit Montana dei Due Laghi. Nella porzione montana prevalgono i cedui di castagno, mentre in quella collinare e planiziale i robinieti e i quercocarpineti, questi ultimi spesso a fustaia. Superficie territoriale: 32.152 ha Zona di rilevante importanza Superficie forestale: 17.965 ha naturalistica con la presenza di Indice di boscosit: 57% 13 aree protette tra riserve naturali e Siti della Rete Natura2000 per la tutela di ambienti forestali e ripari. La fruizione turistica gravita principalmente attorno ai due laghi principali. La propriet dei boschi appare assai frammentata; tuttavia non mancano alcune grandi propriet comunali. Le principali problematiche gestionali sono: in montagna, il recupero dei cedui di castagno, legato alle prospettive di valorizzazione dei suoi assortimenti; in pianura, la gestione sostenibile delle fustaie e la limitazione dellaggressivit di alcune specie esotiche (ciliegio tardivo e ailanto). Recentemente stata costituita lAssociazione Forestale dei Due Laghi che potr contribuire a organizzare la filiera forestalegno soprattutto nella zona settentrionale, dominata dal castagno.
Categorie forestali principali Castagneti Robinieti Querco-carpineti Superficie (ha) 8.353 3.630 3.519 Area basimetrica (m2/ha) 32 16 29 Volume (m3/ha) 264 142 322 Incremento (m3/ha/anno) 10,7 9,4 9,2
55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
s Ca ta gn et i
Qu co er ca rp in et i
Ro bi ni et i
50%
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eti gn sta Ca i iet bin Ro ti ine rp ca oerc Qu
Naturalistica 15%
Produttivoprotettiva 45%
Produttiva 35%
Area Forestale
45
s Ca ta gn et i
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Qu co er ca rp in et i
Ro bi ni et i
50%
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Aree agricole 7%
Produttiva 65%
Area Forestale
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MONFERRATO CASALESE
Area in gran parte collinare con copertura arborea costituita principalmente da fustaie sopra ceduo di robinia; sensibile e ancora in aumento la superficie interessata da boscaglie di invasione. Luso del suolo e prevalentemente agricolo, costituito da seminativi in asciutta (frumento); nellarea Superficie territoriale: 37.148 ha permangono lembi di castagneti, Superficie forestale: 8.970 ha Indice di boscosit: 30% querceti e di vegetazione riparia di interesse naturalistico. La gestione forestale prevede la conversione di una parte dei cedui composti mentre la restante viene mantenuta nellattuale forma di governo con possibilit di differenziazione degli assortimenti. La pressione antropica ed stata elevata, a scapito delle risorse ambientali. Il turismo rurale pu essere unattivit di interesse per lo sviluppo economico locale. Il territorio vocato alla tartuficoltura (tartufo bianco), oggetto di promozione e valorizzazione.
i iet bin re Ro ve ro di eti a erc rell Qu ve ro di eti erc ti Qu ine rp ca oerc Qu i iet str -o no Or
i iet bin Ro
Arboricoltura da legno 6%
Produttivoprotettiva 70%
Terzo quinquennio 2%
Area Forestale
52
55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
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Privata rilevata Pubblica Altre propriet private Altri Enti
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50%
40%
30%
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10%
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i iet bin Ro
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Produttiva 21%
Naturalistica 49%
Evoluzione naturale 1%
Monitoraggio 28%
53
60%
50%
40%
Area in maggior parte collinare a uso agrario prevalente (seminativi). La superficie forestale, con una ripresa stimata media annua superiore ai 60.000 m3, consistente e in espansione su ex coltivi, ma costituita prevalentemente da cedui di robinia. Superficie territoriale: 71.702 ha Sebbene in nuclei puntiformi, Superficie forestale: 22.054 ha nellarea risiede una superficie Indice di boscosit: 36% boschiva ascrivibile ai Quercocarpineti (habitat di interesse comunitario) tra le pi elevate. Scarsa cultura nella gestione boschiva multifunzionale legata essenzialmente al ceduo con conseguente minore attenzione alla salvaguardia della stabilit ecologica dei boschi. La morfologia e la fitta rete viabile permettono una buona accessibilit ai boschi. Il turismo rurale in crescente sviluppo con possibili ricadute sul settore agroforestale. Area vocata alla tartuficoltura (tartufo bianco), oggetto di valorizzazione anche attraverso la tutela degli alberi e dei boschi produttori.
30%
20%
10%
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Bosco di neoformazione Fustaia
i iet bin Ro
ti ine rp ca oerc Qu
20% 10% 0%
i iet bin Ro
ti ine rp ca oerc Qu
Naturalistica 22%
Arboricoltura da legno 5%
54
Area in maggior parte collinare a uso agrario prevalente (seminativi). La superficie forestale, consistente e in espansione su ex coltivi, ma costituita prevalentemente da cedui di robinia. Presenza di diversi SIC e riserve naturali per la tutela della Superficie territoriale: 59.586 ha biodiversit. Superficie forestale: 12.689 ha Preponderante la propriet Indice di boscosit: 26% forestale privata con conseguente difficolt a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Gestione boschiva con utilizzazioni legate al ceduo per usi energetici, con scarsa attenzione alla salvaguardia della stabilit ecologica e alla multifunzionalit dei boschi. La morfologia e la fitta rete viabile permettono una buona accessibilit ai boschi. Il notevole autoconsumo locale di legna da ardere, comporta il mantenimento di strutture semplificate utilizzabili anche da operatori non professionali. Il turismo rurale in crescente sviluppo con possibili ricadute sul settore agroforestale quale paesaggio da valorizzare.
te rre Ce
70% 65% 60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
i iet bin Ro
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Protettiva 8%
Naturalistica 17%
Arboricoltura da legno 5%
Produttivoprotettiva 50%
Produttiva 25%
Monitoraggio 32%
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Area in maggior parte collinare (rocche), con terrazzi planiziali antichi solcati da vallecole, a uso agrario prevalente, con indice di boscosit elevato, cui partecipa una significativa quota di arboricoltura da legno. La superficie forestale consistente, anche per recente espansione su ex coltivi marginali, costituita Superficie territoriale: 39.802 ha Superficie forestale: 10.081 ha prevalentemente da cedui di Indice di boscosit: 30% robinia che infiltrano anche i relitti querco-carpineti, i querceti e castagneti dei rilievi. Tra le emergenze naturalistiche e paesaggistiche da segnalare la presenza di pino silvestre e di castagneti da frutto secolari. Prevale la propriet forestale privata frammentata, orientata a utilizzazioni per usi energetici e prelievi a scelta commerciale delle querce dalto fusto, con conseguente difficolt a predisporre una gestione sostenibile. La morfologia e la rete viabile rurale consentono una buona accessibilit ai boschi, escluse le rocche. Il turismo rurale a orientamento eno-gastronomico in crescente sviluppo, con possibili ricadute anche sul settore agroforestale quale componente del paesaggio da valorizzare.
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
e re ie on pi lie ne ag io sc vas Bo i in d
Privata rilevata Pubblica Altre propriet private Altri Enti
s Ca ta gn et i
Qu co er ca rp in et i
Ro bi ni et i
50%
40%
30%
20%
10%
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Naturalistica 27%
Arboricoltura da legno 5%
Produttiva 53%
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Area planiziale a prevalente uso agricolo, in cui la superficie forestale e la risorsa legno ricoprono un ruolo secondario. I pochi boschi presenti si estendono lungo le fasce fluviali ma spesso sono costituiti esclusivamente da robinia. Presenza di diverse aree protette e Siti Natura 2000, creati per la Superficie territoriale: 131.857 ha salvaguardia di particolari Superficie forestale: 6.705 ha ambienti e tutela di realt Indice di boscosit: 10% floristiche e faunistiche. Trattandosi di un territorio pianeggiante presente una forte componente produttiva, non limitata dalle difficolt di accesso. Non esiste una filiera legno strutturata ma spesso sono gli agricoltori che gestiscono i boschi per ottenere legna da ardere. Fondamentale promuovere la multifunzionalit del bosco con un occhio di riguardo ai relitti boschi planiziali e alle fasce fluviali, che sono parte integrante delle reti ecologiche.
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60%
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Produttivoprotettiva 50%
Monitoraggio 16%
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Area totalmente planiziale, agricola con rilevanti zone urbanizzate prossime allarea metropolitana torinese, con superficie e indice di boscosit minimo rispetto alla media della pianura piemontese, ove il contributo dellarboricoltura da legno (soprattutto pioppeti) sfiora il 50%. I boschi sono relegati alle fasce Superficie territoriale: 91.423 ha Superficie forestale: 3.203 ha fluviali (Po, Sangone), Indice di boscosit: 8% allimportante Parco di Stupinigi e alle scarpate di terrazzo dellaltopiano di Poirino, sedi di aree protette regionali ora anche Siti Natura2000. Lutilizzazione dei boschi, tra cui i robinieti superano il 50% della superficie, legata al ceduo per uso energetico. Notevoli sono le potenzialit di ulteriore sviluppo dellarboricoltura da legno a riconversione di suoli agrari, anche con limpianto di specie a breve ciclo per la produzione di biomassa e la ricostituzione delle formazioni lineari. La densit di popolazione residente e limitrofa allarea e la sensibilit ambientale diffusa possono costituire buone opportunit per lo sviluppo di progetti di miglioramento boschivo e di riforestazione multifunzionale con un particolare orientamento alla fruizione.
Categorie forestali principali Robinieti Querco-carpineti Formazioni legnose riparie Superficie (ha) 1.665 818 439 Area basimetrica (m2/ha) 14 20 14 Volume (m3/ha) 105 170 113 Incremento (m3/ha/anno) 11,2 11,1 10,7
i iet bin Ro
ti en im sch bo Rim
i iet bin Ro
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50%
40%
30%
20%
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i iet bin Ro
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Produttiva 42%
Terzo quinquennio 2%
Area Forestale
58
30%
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Arboricoltura da legno 4%
Produttivoprotettiva 93%
Area Forestale
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CANAVESE EPOREDIESE
Area collinare eterogenea, con un ampio tratto pianeggiante nella porzione intramorenica, in cui prevalgono i cedui di robinia e castagno ma risultano anche particolarmente estesi i boschi umidi (alneti planiziali). Il paesaggio prevalentemente agricolo con preponderanza dei seminativi irrigui. Superficie territoriale: 46.866 ha Area di notevole interesse Superficie forestale: 11.933 ha naturalistico, per la Indice di boscosit: 27% conservazione di zone umide e ambienti lacuali, e paesaggistico per la presenza dellimponente anfiteatro morenico. Lutilizzazione forestale basata sulla gestione del ceduo semplice ma permane una quota derivante dal ceduo composto, che permette una maggiore differenziazione degli assortimenti. Nellarea il cancro corticale nei castagneti appare ancora particolarmente virulento. Buona lattitudine allarboricoltura nelle aree planiziali con possibilit di integrazione e miglioramento della rete ecologica.
30%
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Privata rilevata Pubblica Altre propriet private Altri Enti
Ro
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Naturalistica 27%
Arboricoltura da legno 7%
Produttivoprotettiva 20%
Produttiva 32%
60
50%
40%
Area planiziale a prevalente uso agricolo, vocato alla risicoltura in cui la superficie forestale e la risorsa legno ricoprono un ruolo secondario; la diffusione dei boschi maggiore nella parte occidentale e settentrionale dellarea dove prevalgono i rilievi collinari e montuosi. Area ricca di zone protette di limitata estensione (circa il 5% Superficie territoriale: 129.977 ha Superficie forestale: 11.227 ha della sup.), ma importanti per la Indice di boscosit: 11% tutela dellavifauna e dei boschi planiziali (Parco di Trino). Lutilizzazione dei boschi limitata al ceduo per produzione di legna da ardere. Forte risulta la pressione antropica sugli elementi naturali. La rinaturalizzazione delle sponde dei corsi dacqua offrirebbe lopportunit di migliorare la rete ecologica. Notevoli sono le potenzialit di sviluppo degli impianti forestali, a riconversione di suoli agrari, con destinazione naturalistica o per arboricoltura da legno.
30%
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10%
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i iet bin Ro re ve ro di eti erc a Qu rell ve ro di eti erc Qu ti ine rp ca oerc Qu e ion eti as gn inv sta di Ca re nie pio lie ag sc li Bo izia lan ti p ste bu Ar iale niz pla eti eti Aln sin as -fr lio -tig ero Ac rie ipa er os gn i le ion az rm Fo ti en im sch bo Rim
60% 55% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
Bosco senza gestione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione
s Ca ta gn et i
Privata rilevata Pubblica Altre propriet private Altri Enti
Qu co er ca rp in et i
Qu t ce er id e er ov ir
Ro bi ni et i
60%
50%
40%
30%
20%
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i iet bin Ro
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Produttivoprotettiva 24%
Produttiva 40%
61
Area di alta pianura e terrazzi antichi con cordoni morenici, in cui per la ridotta capacit duso agricolo dei suoli (baragge) si conservata una discreta estensione forestale, con indice di boscosit massimo rispetto alla media della pianura piemontese, corrispondente ad aree a connotazione collinare. Zona di rilevante importanza Superficie territoriale: 26.044 ha Superficie forestale: 6.833 ha anche naturalistica per la qualit Indice di boscosit: 28% delle formazioni seminaturali, che sfiorano il 60% del totale, tra cui in particolare i querco-carpineti, sottolineata dallistituzione di aree protette e Siti della Rete Natura 2000 per la tutela di ambienti forestali, di brughiera e lacustri. La propriet dei boschi essenzialmente privata e frammentata, al di fuori delle aree demaniali militari; le utilizzazioni sono orientate alla legna da ardere e al prelievo a scelta commerciale delle querce mature, senza prospettive di rinnovazione per queste ultime. Le principali problematiche e prospettive gestionali sono quindi la gestione sostenibile delle fustaie planiziali e dei castagneti nei rilievi, anchessi spesso misti a querce, promuovendo lassociazionismo.
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Privata rilevata Pubblica Altre propriet private
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Arboricoltura da legno 2%
Produttiva 30%
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Area planiziale agricola con particolare estensione della risicoltura. La superficie forestale, cos come la risorsa legno, ricopre un ruolo secondario, anche se lindice di boscosit superiore alla media della pianura piemontese, principalmente legato alle fasce fluviali del Ticino e del Sesia, importanti aree protette Superficie territoriale: 100.690 ha Superficie forestale: 16.341 ha regionali e Siti Natura2000. Indice di boscosit: 18% Lutilizzazione dei boschi, tra cui dominano i robinieti, legata al ceduo per uso energetico. Forte risulta la pressione antropica sugli elementi naturali residui, con conseguente impoverimento floristico degli ambienti forestali (querco-carpineti), per la diffusione ed espansione di piante esotiche, tra cui ciliegio tardivo e quercia rossa oltre alla naturalizzata robinia, e progressiva riduzione delle formazioni lineari e zone umide. Notevoli sono le potenzialit di sviluppo dellarboricoltura da legno a riconversione di suoli agrari, anche con limpianto di specie a breve ciclo per la produzione di biomassa. Si auspica la ricostituzione della rete ecologica con importanti funzioni anche produttive, ripiantando le fasce arborate, principalmente lungo la rete irrigua sviluppata per la risicoltura.
Categorie forestali principali Robinieti Querco-carpineti Boscaglie pioniere di invasione Castagneti Superficie (ha) 6.613 5.393 1.254 871 Area basimetrica (m2/ha) 13 19 14 20 Volume (m3/ha) 110 168 106 159 Incremento (m3/ha/anno) 10,7 8,2 12,6 13,2
Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice
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Arboricoltura da legno 2%
Produttiva 45%
Evoluzione naturale 1%
Area Forestale
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Naturalistica 10%
Produttivoprotettiva 46%
Produttiva 29%
Evoluzione naturale 2%
Requisiti minimi di sistema: Processore di classe Pentium II (consigliato Pentium IV) 128 Mb di RAM (consigliato 256 Mb o superiore) Supporto Video SVGA (65.536 colori, 1024x768 pixel) Sistemi operativi: Windows 98/ 2000/ XP Software sviluppato con Microsoft Visual FoxPro v.6.0.e con componenti ESRI MapObjects LT2. Nel CD sono presenti documenti in formato PDF: per visualizzarli e stamparli occorre installare il software Acrobat Reader (programma di installazione presente nel CD). Nel caso non venisse visualizzata nessuna finestra allinserimento del CD nellunit CD-ROM, si esegua il file sifor_demo.exe (doppio click sul file) che si trova nella directory principale del CD. vietata qualsiasi forma di diffusione, riproduzione e vendita del software presente nel CD. Grafica, layout e contenuti sono di propriet della Regione Piemonte. La riproduzione non autorizzata e la distribuzione di questo prodotto o parti di esso per altri fini potr essere perseguita a termini di legge.
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Ettari 2.538.297 874.660 48.206 922.866 262.398 612.262 Ettari 541.756 208.903 42.183 81.818 Incremento corrente [m3/ha/anno] 8,3 5,6 5,7 8,1 5,5 2,7 5,8 1,1 5,6 7,7 5,8 Fasce altimetriche Montagna Collina Pianura Totale Superficie gestione attiva 89% 56% 66% 86% 34% 31% 61% 1% 61% 42% 62% Superfici [ha] 627.259 157.025 90.376 874.660 Superficie destinazioni produttive 84% 67% 58% 82% 50% 33% 45% 4% 52% 24% 62%
% 100 34 2 36 30 70 % 62 24 5 9 Ripresa potenziale [m3/anno] 1.230.900 337.200 288.600 403.000 91.500 79.800 76.900 80.600 34.600 2.623.100 Indice boschi serviti per lesbosco 44% 89% 88% 46%
arboricoltura da legno totale Superficie boscata pubblica Superficie boscata privata Assetti colturali dei boschi Cedui semplici e composti Fustaie Boschi di neoformazione Boschi senza gestione Macrocategorie forestali Castagneti Faggete Querceti e Ostrieti Robinieti Boschi di neoformazione Lariceti Pinete Arbusteti Abetine e Peccete Formazioni igrofile Totale Superficie [ha] 204.368 135.770 133.244 108.136 100.779 79.536 36.789 34.317 24.046 17.675 874.660 Provvigione [m3/ha] 220 204 133 111 124 184 207 36 317 166 175
ISBN 978-88-7904-029-7