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APPUNTI DI GEOMETRIA

1. Prodotto scalare di due vettori


Denizione 1. Assegnati due vettori liberi u, v non nulli dello spazio ordinario
o, dicesi angolo di u e v langolo convesso A

OB formato dalle semirette che con-


tengono due loro rappresentanti (O, A) e (O, B) uscenti da un punto arbitrario O
dello spazio.
Figura 1.1.
Osservazione 2. Cambiando il punto di applicazione dei due vettori, langolo non
cambia. Infatti, se u =

OA =

e v =

OB =

, allora A

OB

= A

,
poich`e angoli con i lati paralleli e concordi sono congruenti. Ne segue che la
denizione `e ben posta.
Langolo di u e v `e di solito denotato con uv ed `e soggetto alle limitazioni
0 uv
avendo assunto come unit`a di misura degli angoli il radiante. Langolo di due
vettori risulta indeterminato se almeno uno dei due vettori `e il vettore nullo.
Si denisce allo stesso modo langolo di due vettori di V
2
.
Figura 1.2.
Denizione 3. Dicesi prodotto scalare (o interno) di due vettori liberi non nulli
u, v di V
3
(o V
2
) e si indica con il simbolo u v, il numero reale
1
APPUNTI DI GEOMETRIA 2
(1.1) u v := |u| |v| cos ( uv)
Nel caso in cui almeno uno dei due vettori sia il vettore nullo 0, si conviene che
il prodotto scalare sia nullo.
Osservazione 4. Se due vettori u e v sono entrambi non nulli, u v = 0 se e
solo se cos ( uv) = 0, cio`e se e solo se uv =

2
. In altre parole, lannullarsi del
prodotto scalare di due vettori non nulli `e equivalente alla loro ortogonalit`a. Tenuto
conto del fatto che il vettore nullo, avendo direzione indeterminata, pu`o considerarsi
ortogonale ad ogni vettore, concludiamo che:
due vettori liberi u, v sono ortogonali (in simboli, uv) se e solo se u v = 0.
Assegnati in V
3
tre vettori non complanari (cioe, lineramente indipendenti)
u, v, w, il piano individuato dai rappresentanti (O, A) e (O, B) di u e v ap-
plicati in un punto qualsiasi O dello spazio, divide lo stesso in due semispazi, uno
dei quali `e quello individuato da w. Pi` u precisamente, tale semispazio `e quello cui
appartiene lunico punto C tale che w =

OC.
Denizione 5. Una terna ordinata u, v, w di vettori liberi di V
3
non complanari
(o, equivalentemente, una base ordinata di V
3
) si dice positiva (o destrorsa) se
la pi` u piccola rotazione che porta u a sovrapporsi a v nel piano `e vista dal
semispazio individuato da w in senso antiorario. In caso contrario si dice negativa
(o sinistrorsa).
Nella gura sottostante a sinistra `e rappresentata un aterna positiva, a destra
una terna negativa.
Figura 1.3.
In altre parole, un osservatore disposto lungo w con i piedi nel punto O, vede
u sovrapporsi a v con una rotazione di un angolo convesso, eettuata in senso
antiorario.
Si pu`o dare anche una denizione alternativa, nota come regola della ma-
no destra: la base a, b, c dicesi positiva se i tre vettori nellordine hanno
rispettivamente il verso del pollice, dellindice e del dito medio della mano destra.
APPUNTI DI GEOMETRIA 3
Figura 1.4.
Denizione 6. Una base di vettori di V
3
si dice ortonormale se `e costituita da tre
vettori di modulo unitario (versori ) a due a due ortogonali.
Osservazione 7. Una base ortonormale positiva verr`a indicata nel seguito con la
notazione i, j, k.
Figura 1.5.
Il prodotto scalare tra vettori liberi di V
3
(di V
2
e di V
1
) gode delle seguenti
propriet`a.
Proposizione 8. Per ogni u, v, w V
3
e per ogni a R, si ha che:
1) u v = v u (propriet`a commutativa);
2) (u +v) w = u w + v w (propriet`a distributiva rispetto alla somma di
vettori);
3) (au) v = u (av) = a (u v) (propriet`a associativa rispetto al prodotto per
uno scalare);
4) u u 0 e u u = 0 u = 0 (positivit`a).
Dimostrazione. Le propriet`a si dimostrano facilmente facendo uso della denizione
di prodotto scalare e di considerazioni di geometria elementare.
Osservazione 9. Possiamo concludere aermando che il prodotto scalare `e unappli-
cazione f : V
3
V
3
R che ad ogni coppia ordinata di vettori liberi (u, v) associa
APPUNTI DI GEOMETRIA 4
un numero reale f (u, v) = u v dato dalla 1.1 e che soddisfa le propriet`a 1), 2), 3)
e 4) della precedente Proposizione. Nel prossimo capitolo, vedremo che il concetto
di prodotto scalare pu`o estendersi a spazi vettoriali reali astratti.
Dalla denizione di prodotto scalare, segue che, ssata una base ortonormale
B = i, j, k, risulta:
(1.2) i i = j j = k k = 1
(1.3) i j = j k = k i = 0
Note le componenti di due vettori u e v rispetto a tale base ortonormale B, il
prodotto scalare di u e v si pu`o calcolare facilmente. Infatti, se
u = u
1
i +u
2
j +u
3
k
e
v = v
1
i +v
2
j +v
3
k
allora, dalle propriet`a del prodotto scalare sopra elencate e dalle formule 1.2 e
1.3 segue che:
(1.4) u v = u
1
v
1
+u
2
v
2
+u
3
v
3
Mantenendo le stesse notazioni, osservato che per denizione uu = |u| |u| cos (0) =
|u|
2
e che, per quanto appena dimostrato, uu = u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
, si ottiene la seguente
formula che esprime la lunghezza di un vettore in funzione delle sue componenti
rispetto ad una base ortonormale:
(1.5) |u| =
_
u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
Se u ,= 0, allora il versore di u ha componenti rispetto alla base B:
vers (u) =
1
|u|
u =
u
1
|u|
i+
u
2
|u|
j+
u
3
|u|
k =
u
1
_
u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
i+
u
2
_
u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
j+
u
3
_
u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
k
Inne, se u e v sono due vettori non nulli, dalla denizione di prodotto scalare
e dalle formule 1.4 e 1.5, si ricava il coseno dellangolo dei due vettori in funzione
delle componenti dei vettori rispetto a B:
(1.6) cos ( uv) =
u v
|u| |v|
=
u
1
v
1
+u
2
v
2
+u
3
v
3
_
u
2
1
+u
2
2
+u
2
3
_
v
2
1
+v
2
2
+v
2
3
2. Prodotto vettoriale di due vettori
Denizione 10. Assegnati due vettori u, v V
3
, dicesi prodotto vettoriale (o
esterno) di u e v e si denota con il simbolo u v (o, anche, u v), il vettore cos`
denito:
1) Se i due vettori sono paralleli (in particolare se almeno uno dei due vettori
`e il vettore nullo), allora u v := 0.
2) Se i due vettori non sono paralleli, il vettore u v ha :
APPUNTI DI GEOMETRIA 5
a) lunghezza data da |u v| := |u| |v| sin( uv);
b) direzione ortogonale a u e v;
c) verso tale che la terna ordinata u, v, u v sia positiva.
Figura 2.1.
Osservazione 11. Lannullarsi del prodotto vettoriale di due vettori non nulli `e
equivalente al loro parallelismo. Ricordando che il vettore nullo, avendo direzione
indeterminata, si conviene essere parallelo a qualsiasi vettore, concludiamo che:
due vettori liberi u, v sono paralleli (in simboli, u//v) se e solo se u v = 0.
Osservazione 12. Se u e v sono due vettori non paralleli, il modulo |u v| del loro
prodotto vettoriale `e pari allarea del parallelogrammo avente come lati consecutivi
due loro rappresentanti (O, A) e (O, B) uscenti da un punto arbitrario O.
Il prodotto vettoriale tra vettori liberi di V
3
gode delle seguenti propriet`a.
Proposizione 13. Per ogni u, v, w V
3
e per ogni a R, si ha che:
1) u v = v u (propriet`a alternante o anticommutativa);
2) u (v +w) = u v +u w (propriet`a distributiva rispetto alla somma di
vettori);
3) (au) v = u (av) = a (u v) (propriet`a associativa rispetto al prodotto
per uno scalare).
Dimostrazione. Le propriet`a 1) e 3) seguono direttamente dalla denizione di pro-
dotto vettoriale. Omettiamo la dimostrazione della propriet`a 2).
Osservazione 14. Dalla 1) e dalla 2) si ricava che:
(u +v) w = u w +v w
Dalla denizione di prodotto vettoriale segue che, ssata una base ortonormale
B = i, j, k, valgono le seguenti relazioni:
(2.1) i i = j j = k k = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 6
(2.2)
_
_
_
i j = k; j i = k
j k = i; k j = i
k i = j; i k = j
Utilizzando le propriet`a del prodotto vettoriale e le formule 2.1 e 2.2, ssata una
base ortonormale B = i, j, k, assegnati due vettori
u = u
1
i +u
2
j +u
3
k
e
v = v
1
i +v
2
j +v
3
k
si ha che:
u v = (u
1
i +u
2
j +u
3
k) (v
1
i +v
2
j +v
3
k) =
= u
1
v
1
i i +u
1
v
2
i j +u
1
v
3
ik+
+u
2
v
1
j i +u
2
v
2
j j +u
2
v
3
j k+
+u
3
v
1
k i +u
3
v
2
k j +u
3
v
3
k k =
= (u
2
v
3
u
3
v
2
) i + (u
3
v
1
u
1
v
3
) j + (u
1
v
2
u
2
v
1
) k
Tale espressione si pu`o ottenere sviluppando lungo la prima riga il seguente
determinante formale:

i j k
u
1
u
2
u
3
v
1
v
2
v
3

Esplicitamente
(2.3) u v =

u
2
u
3
v
2
v
3

u
1
u
3
v
1
v
3

j +

u
1
u
2
v
1
v
2

k
3. Prodotto misto di tre vettori
Denizione 15. Dicesi prodotto misto di tre vettori liberi u, v, w V
3
il numero
reale:
w u v
Le propriet`a del prodotto misto conseguono direttamente dalle propriet`a del
prodotto scalare e del prodotto vettoriale. in particolare
il prodotto misto w u v `e nullo se e solo se u, v, w sono complanari.
APPUNTI DI GEOMETRIA 7
Proposizione 16. Il valore assoluto del prodotto misto di tre vettori u, v, w non
complanari uguaglia il volume del parallelepipedo costruito sui tre vettori applicati
in un medesimo punto.
Figura 3.1.
Dimostrazione. Applichiamo i tre vettori in un punto arbitrario O dello spazio.
Siano A, B, C i tre punti tali che
u = AO v = B O w = C O
Se H rappresenta la proiezione ortogonale di C sulla retta parallela al vettore
u v, detto langolo dei due vettori w e u v, evidentemente laltezza h del
parallelepipedo costruito sui tre vettori `e
h = |w| [cos [
Poich`e larea S del parallelogrammo costruito sui vettori u e v `e pari a |u v|,
essendo il volume V del parallepipedo pari a Sh, ne segue che
[w u v[ = [|w| |u v| cos [ = |u v| |w| [cos [ = Sh

Osservazione 17. Se i vettori u, v, w hanno componenti rispetto ad una base or-


tonormale B = i, j, krispettivamente (u
1
, u
2
, u
3
), (v
1
, v
2
, v
3
) e (w
1
, w
2
, w
3
), allo-
ra, dalle espressioni ottenute in precedenza per il prodotto scalare e il prodotto
vettoriale (1.4 e 2.3), si ottiene che:
(3.1) u v w =

u
1
u
2
u
3
v
1
v
2
v
3
w
1
w
2
w
3

APPUNTI DI GEOMETRIA 8
4. Riferimento cartesiano nello spazio
Denizione 18. Si chiama riferimento cartesiano ane dello spazio ordinario o e
si denota con !/(O, B) una coppia ordinata costituita da un punto O dello spazio
detto origine e da una base B = u
1
, u
2
, u
3
di V
3
.
Osservazione 19. Fissando nello spazio un riferimento cartesiano ane, si realizza
una corrispondenza biunivoca tra o e V
3
. Infatti, per ogni v V
3
esiste un unico
punto P o tale che v =

OP.
Daltra parte, V
3
`e isomorfo a R
3
: per ogni v V
3
esiste ununica terna ordinata
(x
1
, x
2
, x
3
) R
3
tale che v = x
1
u
1
+x
2
u
2
+x
3
u
3
. Ci`o giustica la seguente:
Denizione 20. Fissato nello spazio un riferimento cartesiano ane !/(O, B),
ad ogni punto P o resta associata la terna ordinata (x
1
, x
2
, x
3
) R
3
tale che

OP = x
1
u
1
+x
2
u
2
+x
3
u
3
Tali tre numeri si dicono le coordinate cartesiane ani di P: x
1
dicesi ascissa,
x
2
ordinata e x
3
quota.
Applicando i vettori u
1
, u
2
, u
3
in O, si ottengono i segmenti orientati
(O, U
1
) , (O, U
2
) , (O, U
3
)
Le tre rette uscenti da O e orientate concordemente a tali segmenti orientati, si
indicano, rispettivamente, con x, y, z e si chiamano asse delle x o delle ascisse, asse
delle y o delle ordinate, asse delle z o delle quote. I piani individuati da due assi si
dicono piani coordinati e si indicano con [xy] , [xz] , [yz].
Denizione 21. Si chiama riferimento cartesiano ortonormale (od ortogonale mo-
nometrico o metrico) e si denota con !(O, x, y, z) o !(O, i, j, k) la coppia ordinata
costituita da un punto O e da una base ortonormale B = i, j, k. Il riferimento si
dice positivo se tale risulta la base B.
Nel seguito utilizzeremo sempre un riferimento metrico positivo. Indicheremo
con (x, y, z) le coordinate cartesiane ortogonali di un punto P dello spazio,
cioe le componenti del vettore

OP rispetto alla base B = i, j, k. Scriveremo in
modo sintetico P (x, y, z), sottintendendo che, nel riferimento metrico ssato:
(4.1) P (x, y, z)

OP = xi +yj +zk
APPUNTI DI GEOMETRIA 9
Figura 4.1.
Analogamente, per ogni vettore libero v scriveremo in modo sintetico v =
(l, m, n), sottintendendo che, nel riferimento metrico ssato:
v = (l, m, n) v = li +mj +nk
Considerati due punti A(x
1
, y
1
, z
1
) e B(x
2
, y
2
, z
2
), tenuto conto del fatto che

OA+

AB =

OB, e, quindi, che

AB =

OB

OA, dalla 4.1, segue che:

OA = x
1
i +y
1
j +z
1
k

OB = x
2
i +y
2
j +z
2
k
da cui
(4.2)

AB = (x
2
x
1
) i + (y
2
y
1
) j + (z
2
z
1
) k
In altre parole, il vettore rappresentato dal segmento orientato (A, B) ha compo-
nenti (rispetto alla base B = i, j, k) che si ottengono calcolando le dierenze tra
le coordinate di B e le coordinate di A, cioe tra le coordinate del secondo estremo
e quelle del primo estremo del segmento orientato. Questo giustica il motivo per
cui tale vettore viene anche indicato come dierenza di due punti

AB = B A
Facendo uso della 4.2, si prova la formula che consente di calcolare le coordinate
del punto medio M di un segmento, note le coordinate dei suoi estremi.
Infatti, assegnati due punti distinti A(x
1
, y
1
, z
1
) e B(x
2
, y
2
, z
2
), il punto medio
M `e lunico punto dello spazio tale che

AM =

MB. Ora, se M ha coordinate
(x
M
, y
M
, z
M
), risulta:

AM = M A = (x
M
x
1
) i + (y
M
y
1
) j + (z
M
z
1
) k
APPUNTI DI GEOMETRIA 10

MB = B M = (x
2
x
M
) i + (y
2
y
M
) j + (z
2
z
M
) k
Uguagliando le componenti dei due vettori, si ottiene:
(4.3) x
M
=
x
1
+x
2
2
, y
M
=
y
1
+y
2
2
, z
M
=
z
1
+z
2
2
Equivalentemente

OM =
1
2
_

OA+

OB
_
Osservazione 22. La formula del punto medio appena ricavata continua a valere
nel piano, a patto di eliminare la variabile z.
5. Equazioni di un piano
Un piano pu`o essere individuato geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P
0
ed un vettore n ,= 0 ortogonale al piano;
(2) un suo punto P
0
e due vettori w, w

linearmente indipendenti e paralleli al


piano (vettori di giacitura del piano).
Figura 5.1.
Ricordiamo che:
un vettore libero v si dice parallelo al piano (e si scrive v//) se appli-
cando il vettore in un punto arbitrario A del piano, il segmento orientato
(A, B) che lo rappresnta giace interamente nel piano (o, equivalentemente,
B appartiene al piano);
un vettore libero non nullo n si dice ortogonale (o perperdicolare o
normale) al piano (e si scrive n) se `e ortogonale ad ogni vettore
parallelo al piano, cioe se nv per ogni v//.
Si osservi che, nel caso 2. rientrano anche quelli in cui il piano risulti individuato
da:
tre suoi punti A, B, C non allineati;
una retta r contenuta in esso e un punto A del piano che non appartiene a
r;
due rette r, s parallele e distinte in esso contenute;
due rette r, s incidenti in esso contenute.
APPUNTI DI GEOMETRIA 11
Infatti, se A, B, C , allora i vettori w =

AB e w

=

AC sono linearmente indi-
pendenti (cioe non paralleli) poiche i tre punti non sono allineati e sono chiaramente
paralleli al piano.
In tutti gli altri rimanenti casi, basta scegliere opportunamente tre punti non
allineati.
Cominciamo con lesaminare il caso 1.
Fissato nello spazio un riferimento metrico !(O, x, y, z), se P
0
ha coordinate
(x
0
, y
0,
z
0
) e il vettore non nullo n ortogonale al piano ha componenti (a, b, c), allora
un punto P (x, y, z) appartiene al piano se e solo se il vettore

P
0
P `e parallelo al piano
o, equivalentemente, `e ortogonale a n. Daltra parte, due vettori sono ortogonali se
e solo se il loro prodotto scalare `e nullo. Dunque:
P

P
0
Pn

P
0
P n = 0
Dalla 4.2,

P
0
P = P P
0
= (x x
0
) i + (y y
0
) j + (z z
0
) k. Applicando la
1.4, si ottiene lequazione cartesiana del piano
(5.1) a (x x
0
) +b (y y
0
) +c (z z
0
) = 0
Sviluppando i calcoli, si perviene ad unequazione lineare nelle tre incognite
(x, y, z)del tipo
(5.2) ax +by +cz +d = 0
Osservazione 23. Viceversa, ogni equazione del tipo 5.2 rappresenta un piano ort-
gonale al vettore n = (a, b, c). Infatti, poich`e (a, b, c) ,= (0, 0, 0), esiste almeno un
punto P
0
(x
0
, y
0
, z
0
) dello spazio le cui coordinate soddisfano lequazione, tale cio`e
che ax
0
+by
0
+cz
0
+d = 0. Pertanto, essendo d = ax
0
by
0
cz
0
la 5.2 diventa
a (x x
0
) +b (y y
0
) +c (z z
0
) = 0, equazione che rappresenta il piano passante
per P
0
e ortogonale al vettore ai +bj +ck.
Osservazione 24. I coecienti a, b, c delle incognite che compaiono nellequazione
cartesiana 5.2 di un piano, costituiscono le componenti di un vettore non nullo
ortogonale al piano stesso. Se si moltiplica la 5.2 per un numero reale arbitrario
non nullo , si ottiene una nuova equazione che rappresenta il medesimo piano. In
altre parole, lequazione cartesiana 5.2 di un piano `e denita a meno di un fattore
di proporzionalit`a non nullo. Inne, si osservi che la 5.1, al variare di (a, b, c) in
R
3
(0, 0, 0), rappresenta la totalit`a dei piani passanti per il punto P
0
, cioe la
stella di piani di centro P
0
.
Se nella 5.2 qualche coeciente `e nullo, il piano `e in posizione particolare rispetto
al sistema di riferimento. Pi` u precisamente:
se d = 0, il piano passa per lorigine O;
se a = 0, il piano `e parallelo allasse x;
se b = 0, il piano `e parallelo allasse y;
se c = 0, il piano `e parallelo allasse z;
se a = b = 0, il piano `e parallelo al piano coordinato [xy] e quindi perpendi-
colare allasse z;
se a = c = 0, il piano `e parallelo al piano coordinato [xz] e quindi perpendi-
colare allasse y;
APPUNTI DI GEOMETRIA 12
se b = c = 0, il piano `e parallelo al piano coordinato [yz] e quindi perpendi-
colare allasse x.
In particolare, i piani coordinati hanno equazioni:
[xy] : z = 0 [xz] : y = 0 [yz] : x = 0.
Esaminiamo, ora, il caso 2.
Se il piano passa per P
0
(x
0
, y
0
, z
0
) ed `e parallelo ai vettori linearmente indi-
pendenti w, w

, allora, un punto P (x, y, z) appartiene al piano se e solo se i vettori

P
0
P, w, w

sono complanari. Supponendo che w = li+mj+nk e w

= l

i+m

j+n

k,
ricordando che tre vettori liberi sono complanari se e solo se il loro prodotto misto
`e nullo, dalla 3.1 segue che:
P (x, y, z)

P
0
P w w

= 0

x x
0
y y
0
z z
0
l m n
l

= 0
Sviluppando tale determinante, si perviene allequazione cartesiana del piano che
sar`a ancora del tipo 5.2
`
E possibile esprimere la complanarit`a dei tre vettori

P
0
P, w, w

in un altro mo-
do equivalente. Infatti,

P
0
P, w, w

sono complanari se e solo se il vettore



P
0
P `e
combinazione lineare di w e w

, cioe se e solo se esistono due numeri reali u, v tali


che:

P
0
P = uw +vw

Questultima `e detta lequazione vettoriale del piano. Passando alle compo-


nenti, si ottengono le equazioni parametriche del piano:
(5.3)
_
_
_
x = x
0
+ul +vl

y = y
0
+um+vm

z = z
0
+un +vn

che restituiscono, al variare di (u, v) R


2
, le coordinate di tutti i punti del piano.
Osservazione 25. Si pu`o passare dalle equazioni parametriche 5.3 allequazione
cartesiana 5.2 del piano, ricavando u, v da due equazioni delle 5.3 e sostituendo
nella terza. In tal caso, si suol dire che si procede nella eliminazione di parametri.
Il passaggio dalla 5.2 alle 5.3 `e molto pi` u semplice: basta indicare con un
parametro due incognite e ricavare la terza dalla 5.2.
Si osservi che il caso 2. pu`o ricondursi al caso 1. prendendo come vettore
ortogonale al piano, il vettore
n := w w

Tale vettore `e non nullo perche w, w

sono linearmente indipendenti (cioe non


paralleli).
Inne, se indichiamo con W := L(w, w

) il sottospazio di V
3
generato da w, w

,
il piano pu`o esprimersi come linsieme dei punti P dello spazio tali che P P
0
W.
Tenuto conto della identicazione tra V
3
, o e R
3
, lequazione vettoriale del piano
pu`o riscriversi cos`:
P = P
0
+W
APPUNTI DI GEOMETRIA 13
In altre parole, un piano `e un traslato di un sottospazio bidimensionale W di
R
3
. Il sottospazio W `e detto lo spazio direttore (o la giacitura) di ; si dice
anche che il piano passa per P
0
ed `e parallelo a W.
Esercizio 26. Fissato nello spazio un riferimento metrico !(O, x, y, z), si consi-
derino i punti A(2, 1, 0), B(3, 1, 2) e C(3, 0, 2). Dopo aver vericato che i tre
punti non sono allineati, scrivere lequazione cartesiana del piano passante per
essi.
Consideriamo i vettori

AB = B A = i 2k = (1, 0, 2)
e

AC = C A = i j + 2k = (1, 1, 2)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Risulta cos` univo-
camente individuato il piano per essi passante. Un vettore non nullo ortogonale al
piano `e:
n =

AB

AC =

i j k
1 0 2
1 1 2

= 2i + 4j +k = (2, 4, 1)
Il piano passa per il punto A ed `e perpendicolare al vettore n; quindi la sua
equazione `e:
2 (x + 2) + 4 (y 1) + 1 (z 0) = 0
cioe
2x 4y z + 8 = 0
In modo alternativo potevamo procedere osservando che
P (x, y, z)

AP

AB

AC = 0

x + 2 y 1 z
1 0 2
1 1 2

= 0
Sviluppando il determinante si perviene allequazione cercata.
Inne, ricaviamo le equazioni parametriche del piano. Un punto P (x, y, z)
se e solo se esistono due numeri reali u, v tali che

AP = u

AB +v

AC
Passando alle componenti, si ottengono le:
_
_
_
x = 2 u v
y = 1 v
z = 2u + 2v
(u, v) R
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 14
6. Posizione reciproca di due piani
`
E noto che due piani ,

nello spazio possono essere


paralleli se non hanno alcun punto in comune (

= ) o sono coinci-
denti (

);
incidenti se si intersecano secondo una retta r (

= r).
Supponiamo che e

abbiano equazioni rispettivamente:


: ax +by +cz +d = 0

: a

x +b

y +c

z +d

= 0
Gli eventuali punti P

avranno coordinate (x, y, z) soluzione del seguente


sistema lineare:
(6.1)
_
ax +by +cz +d = 0
a

x +b

y +c

z +d

= 0
Denotate con A e A

le matrici
A =
_
a b c
a

_
A

=
_
a b c d
a

_
si ricordi che (a, b, c) ,= (0, 0, 0) e (a

, b

, c

) ,= (0, 0, 0); ne segue che, certamente,


r (A) > 0.
Si presentano tre possibilit` a:
1. r (A) = r (A

) = 2
In tal caso, per il Teorema di Rouche-Capelli, il sistema 6.1 `e compatibile e
ammette
1
soluzioni. Tali soluzioni rappresentano i punti della retta r intersezione
dei due piani che, pertanto, risultano incidenti.
2. r (A) = 1, r (A

) = 2
Sempre per il medesimo Teorema, il sistema 6.1 `e incompatibile. Dunque, i piani
e

sono paralleli e distinti.


3. r (A) = r (A

) = 1
In questo caso, il sistema 6.1 `e compatibile e ammette
2
soluzioni. Tali soluzioni
rappresentano tutti i punti di un piano: i piani e

sono coincidenti.
In ultima analisi, osservato che il parallelismo tra i due piani si realizza nei casi
2. e 3., condizione necessaria e suciente anche i due piani siano paralleli `e che il
rango della matrice A sia pari a 1. In simboli:
//

r
_
a b c
a

_
= 1
Osservazione 27. La condizione analitica di parallelismo tra piani poteva essere
ricavata in modo pi` u semplice osservando che i piani e

sono paralleli se e solo


se lo sono i vettori n(a, b, c) e n

(a

, b

, c

) ortogonali a e

. Tali vettori sono


paralleli se e solo se sono linearmente dipendenti. Dunque:
//

n//n

r
_
a b c
a

_
= 1
APPUNTI DI GEOMETRIA 15
Se e

non sono paralleli, le coordinate dei punti della retta r intersezione dei
due piani sono le soluzioni del sistema lineare
_
ax +by +cz +d = 0
a

x +b

y +c

z +d

= 0
La retta r pu`o quindi essere rappresentata attraverso queste due equazioni che
si dicono equazioni cartesiane di r.
Denizione 28. Dicesi fascio improprio di piani la totalit`a dei piani paralleli ad
un piano assegnato. Dicesi fascio proprio di piani di asse r la totalit`a dei piani
passanti per la retta r.
Per quanto visto in precedenza, se il piano ha equazione:
: ax +by +cz +d = 0
allora il generico piano parallelo a ha equazione:
(6.2) ax +by +cz +h = 0
Al variare di h in R, si ottengono tutti e soli i piani paralleli a . Per questo,
la 6.2 dicesi lequazione del fascio improprio di piani individuato da .
Per quanto concerne il fascio proprio di piani di asse r, sussiste la seguente:
Proposizione 29. Fissato nello spazio un riferimento metrico !(O, x, y, z), siano
e

due piani di equazioni:


: ax +by +cz +d = 0

: a

x +b

y +c

z +d

= 0
Se e

non sono paralleli, detti r la retta intersezione dei due piani e un


piano, sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) r ;
b) (, ) R
2
(0, 0) tale che ha equazione:
(6.3) (ax +by +cz +d) +(a

x +b

y +c

z +d

) = 0
Dimostrazione. Proviamo che b) a). Sia Q(x
0
, y
0
, z
0
) r. Allora
ax
0
+by
0
+cz
0
+d = 0
a

x
0
+b

y
0
+c

z
0
+d

= 0
Ne consegue che
(ax
0
+by
0
+cz
0
+d) +(a

x
0
+b

y
0
+c

z
0
+d

) = 0 + 0 = 0
e quindi Q .
Proviamo ora che a) b). Supponiamo, quindi, che r . Sia A(x
1
, y
1
, z
1
) un
punto di che non appartiene a r. Questultima condizione implica che
ax
1
+by
1
+cz
1
+d ,= 0 a

x
1
+b

y
1
+c

z
1
+d

,= 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 16
Posto
:= a

x
1
+b

y
1
+c

z
1
+d

:= (ax
1
+by
1
+cz
1
+d)
si verica facilmente che il piano di equazione:
(ax +by +cz +d) +(a

x +b

y +c

z +d

) = 0
contiene r (lo abbiamo provato nella prima parte della dimostrazione) e passa per
A dal momento che.
(ax
1
+by
1
+cz
1
+d) +(a

x
1
+b

y
1
+c

z
1
+d

) = 0
Tale piano, dunque, coincide con il piano .
La 6.3 si dice lequazione del fascio proprio di piani di asse r o anche
lequazione del fascio di piani individuato da e

. Al variare di (, ) in
R
2
(0, 0), si ottengono tutti e soli i piani contenenti la retta r.
7. Equazioni di una retta
Abbiamo gi`a visto nel precedente paragrafo che una retta r, individuata come in-
tersezione di due piani e

, pu`o essere rappresentata mediante il sistema formato


dalle loro equazioni cartesiane:
(7.1)
_
ax +by +cz +d = 0
a

x +b

y +c

z +d

= 0
ottenendo le equazioni cartesiane di r. In realt`a, i piani che contengono r
sono inniti e due qualsiasi di essi (purche distinti) possono essere usati per la
rappresentazione di r.
Una retta r pu`o anche essere individuata assegnando un suo punto P
0
e un
vettore u ,= 0 parallelo a r.
Figura 7.1.
Se P
0
ha coordinate (x
0
, y
0
, z
0
) e il vettore u ha componenti (l, m, n), allora un
punto P (x, y, z) dello spazio appartiene alla retta r se e solo se il vettore

P
0
P `e
parallelo a u. In simboli:
APPUNTI DI GEOMETRIA 17
P r

P
0
P//u t R

P
0
P = tu
Lequazione

P
0
P = tu si chiama equazione vettoriale della retta r. Passando
alle componenti, il parallelismo tra i vettori

P
0
P e u si traduce nelle seguenti tre
equazioni:
(7.2)
_
_
_
x = x
0
+lt
y = y
0
+mt
z = z
0
+nt
dette equazioni parametriche di r, equazioni che forniscono le coordinate di
tutti i punti della retta r al variare del parametro reale t.
Osservazione 30. Altre equazioni parametriche di r si possono ottenere sostituendo
u con un vettore non nullo hu ad esso parallelo (h R

) oppure cambiando il punto


P
0
di r con un altro punto P
1
(x
1
, y
1
, z
1
) r, ottenendo le equazioni parametriche
_
_
_
x = x
1
+hlt
y = y
1
+hmt
z = z
1
+hnt
t R
che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette innite
rappresentazioni parametriche.
Osservazione 31. Il parallelismo tra

P
0
P e u pu`o altres` esprimersi dicendo che
r
_
x x
0
y y
0
z z
0
l m n
_
= 1
o equivalentemente che
(7.3)
x x
0
l
=
y y
0
m
=
z z
0
n
con la convenzione che, se `e nullo qualche denominatore, si deve porre uguale a
zero il corrispondente numeratore. Pertanto, se lmn ,= 0 (cio`e i tre numeri sono
tutti non nulli), una rappresentazione cartesiana di r `e, ad esempio
r :
_
xx0
l
=
yy0
m
yy0
m
=
zz0
n
Se mn ,= 0 e l = 0, si ha
r :
_
x x
0
= 0
yy0
m
=
zz0
n
Inne, se l = m = 0 (e necessariamente n ,= 0, dal momento che (l, m, n) ,=
(0, 0, 0)), si ha che
r :
_
x x
0
= 0
y y
0
= 0
Le 7.3 si dicono equazioni della retta r sotto forma di rapporti uguali.
APPUNTI DI GEOMETRIA 18
Denizione 32. Si chiamano parametri direttori di una retta r le componenti
(l, m, n) di un vettore u non nullo parallelo a r. Le componenti del versore di u si
dicono i coseni direttori di r. Il vettore u `e detto vettore direttore o direzionale di
r.
Osservazione 33. Ovviamente se u//r, per ogni h R

anche il vettore hu `e non


nullo e parallelo a r. Pertanto, se (l, m, n) sono parametri direttori di r, lo sono
anche i numeri (hl, hm, hn). In altre parole, i parametri direttori di una retta r sono
deniti a meno di un fattore di proporzionalit`a non nullo. Ovviamente, i
coseni direttori di r sono individuati a meno del segno. Se (l, m, n) sono parametri
direttori di r, i coseni direttori di r saranno dati da:

_
l

l
2
+m
2
+n
2
,
m

l
2
+m
2
+n
2
,
n

l
2
+m
2
+n
2
_
Nel caso in cui r sia la retta passante per i due punti distinti A(x
1
, y
1
, z
1
) e
B(x
2
, y
2
, z
2
), un vettore direzionale di r `e

AB e i parametri direttori di r sono dati
da (x
2
x
1
, y
2
y
1
, z
2
z
1
).
Concludiamo il paragrafo vedendo come si passa da una rappresentazione allal-
tra di una retta r.
Per passare dalle equazioni parametriche 7.2 alle equazioni cartesiane 7.1 si
elimina il parametro t dalle 7.2.
Viceversa, se della retta r sono assegnate le equazioni cartesiane 7.1, per ottenere
una rappresentazione parametrica della stessa occorrer`a determinare una soluzione
particolare del sistema 7.1 (cioe le coordinate di un punto P
0
r) e i parametri
direttori (l, m, n) di r. Per quanto concerne questi ultimi si osservi quanto segue.
`
E noto che
n(a, b, c) n

(a

, b

, c

Il vettore u := n n

essendo ortogonale sia a n che a n

, risulta parallelo sia al


piano che al piano

. In simboli.
un un

u// u//

u//

= r
In ultima analisi, u `e un vettore direzionale di r e le sue componenti sono proprio
i parametri direttori (l, m, n) cercati. Dalla 2.3, segue che:
(7.4) l =

b c
b

, m =

a c
a

, n =

a b
a

APPUNTI DI GEOMETRIA 19
Figura 7.2.
Osservazione 34. Ripetendo quanto gi`a fatto con il piano, indicati con V := L(u)
il sottospazio di V
3
generato da u e con P
0
un punto della retta r, lequazione
vettoriale di r si pu`o riscrivere cos`:
P = P
0
+V
In altre parole, una retta r `e un traslato di un sottospazio unidimensionale V di
R
3
. Il sottospazio V `e detto lo spazio direttore di r; si dice anche che la retta r
passa per P
0
ed `e parallela a V .
8. Posizione reciproca di una retta e di un piano
Nello spazio una retta r e un piano possono essere:
paralleli se non hanno nessun punto in comune (r = ) o se r ;
incidenti se hanno un sol punto in comune (r = P).
Supponiamo che, nel ssato riferimento metrico, il piano abbia equazione:
: ax +by +cz +d = 0
e che la retta r abbia equazioni parametriche:
r :
_
_
_
x = x
0
+lt
y = y
0
+mt
z = z
0
+nt
Un punto P (x, y, z) r ha coordinate (x
0
+lt, y
0
+mt, z
0
+nt) e appartiene al
piano se solo se ne soddisfa lequazione cartesiana, cioe:
a (x
0
+lt) +b (y
0
+mt) +c (z
0
+nt) +d = 0
Sviluppando i calcoli si perviene alla seguente equazione di primo grado nellin-
cognita t:
(8.1) (al +bm+cn) t +ax
0
+by
0
+cz
0
+d = 0
Distinguiamo tre casi:
1. al +bm+cn ,= 0
In questo caso, lequazione 8.1 ammette ununica soluzione data da
APPUNTI DI GEOMETRIA 20
t =
ax
0
+by
0
+cz
0
+d
al +bm+cn
A tale unico valore di t corrisponde un unico punto P di r che giace su .
Dunque, r e sono incidenti e r = P.
2. al +bm+cn = 0 ax
0
+by
0
+cz
0
+d = 0
La 8.1 `e indeterminata, cioe `e vericata per ogni t R. Ne segue che tutti i
punti di r giacciono su , cioe r .
3. al +bm+cn = 0 ax
0
+by
0
+cz
0
+d ,= 0
La 8.1 `e impossibile. Ne segue che nessun punto di r giace su , cioe r = .
Il parallelismo tra retta e piano si realizza nei casi 2. e 3. Dunque la condizione
analitica di parallelismo tra r e `e:
r// al +bm+cn = 0
Osservazione 35. La condizione di parallelismo poteva essere ottenuto in un altro
modo osservando che, detti u(l, m, n) il vettore direzionale di r e n(a, b, c) il vettore
ortogonale ad , chiaramente
r// nu n u = 0 al +bm+cn = 0
Esercizio 36. Determinare lequazione cartesiana del piano passante per i punti
A(2, 1, 0) e B(1, 0, 1) e parallelo alla retta
r :
_
x +y 4z 1 = 0
x y + 2z + 1 = 0
Risolviamo lesercizio in due modi. Innanzitutto ci calcoliamo i parametri diret-
tori della retta, utilizzando le 7.4:
l =

1 4
1 2

= 2 m =

1 4
1 2

= 6 n =

1 1
1 1

= 2
Dunque, un vettore direzionale di r `e r = (2, 6, 2) o anche u = (1, 3, 1). Il
piano cercato passa per A ed `e parallelo ai vettori

AB = B A = (3, 1, 1) e u.
Un vettore non nullo ortogonale a `e:
n = u

AB =

i j k
1 3 1
3 1 1

= (4, 4, 8) // (1, 1, 2)
Lequazione del piano `e:
1 (x 2) 1 (y 1) + 2 (z 0) = 0
cioe:
: x y + 2z 1 = 0
Un secondo metodo di risoluzione `e il seguente.
Sia s la retta passante per A e B. Essa ha equazioni parametriche:
APPUNTI DI GEOMETRIA 21
s :
_
_
_
x = 2 3t
y = 1 t
z = t
ed equazioni cartesiane:
s :
_
x + 3z 2 = 0
y +z 1 = 0
Il piano contiene s, pertanto ha equazione:
(x + 3z 2) +(y +z 1) = 0
con (, ) R
2
(0, 0) da determinare imponendo che sia //r. Esplicitando,
lequazione del piano `e:
x +y + (3 +) z 2 = 0
Dalla condizione analitica di parallelismo si ha che:
r// (, , 3 +) (1, 3, 1) = 0 =
Tenuto conto del fatto che ,= 0 (se cos` non fosse si avrebbe = = 0),
lequazione del piano `e:
(x + 3z 2) (y +z 1) = 0
Dividendo ambo i membri per si ottiene lequazione nale
: x y + 2z 1 = 0
9. Posizione reciproca di due rette
Si ricordi che nello spazio due rette r e s possono essere:
complanari se esiste un piano che le contenga entrambe (r s );
sghembe in caso contrario.
Nel primo caso, sono parallele se sono coincidenti o non hanno alcun punto in
comune (r s r s = ) oppure sono incidenti se hanno un sol punto in comune
(r s = P).
Per stabilire la posizione reciproca di due rette r e s dello spazio si pu`o procedere
nel modo che segue.
Siano r (l, m, n) e s (l

, m

, n

) due vettori direttori di r e s rispettivamente. Se


r//s (cioe se i due vettori sono proporzionali) allora le rette r e s sono parallele e,
quindi, complanari.
In caso contrario, resta da stabilire se le rette sono incidenti (e, quindi, complana-
ri) oppure sghembe. Per fare ci`o, si considerino un punto P
0
r ed un punto P
1
s
(la scelta `e del tutto arbitraria). Allora, `e chiaro che le rette r e s sono complanari
se solo se i vettori r, s,

P
0
P
1
sono complanari. Se P
0
ha coordinate (x
1
, y
1
, z
1
) e P
1
ha coordinate (x
2
, y
2
, z
2
), ricordando che tre vettori liberi sono complanari se e solo
se il loro prodotto misto `e nullo, dalla 3.1 segue che le rette sono complanari se e
solo se:
APPUNTI DI GEOMETRIA 22
(9.1)

l m n
l

x
2
x
1
y
2
y
1
z
2
z
1

= 0
In caso contrario, se, cioe, tale determinante `e non nullo, le rette sono sghembe.
Figura 9.1.
Si osservi che potrebbe capitare che nella scelta dei punti P
0
e P
1
ritroviate
che P
0
P
1
... Ebbene, avete trovato proprio il punto comune alle due rette che,
pertanto, sono incidenti. In questo caso

P
0
P
1
= 0 e chiaramente la 9.1 continua a
valere. Tale condizione continua a valere anche se le rette sono parallele. Quindi, la
9.1 fornisce una condizione necessaria e suciente di complanarit`a di due
rette.
Un secondo modo di procedere nello studio della posizione reciproca di due rette,
supponendo che non siano parallele, consiste nel considerarne le equazioni cartesiane
(metodo algebrico). Supponiamo che r e s abbiano equazioni:
r :
_
ax +by +cz +d = 0
a

x +b

y +c

z +d

= 0
s :
_
x +y +z + = 0

x +

y +

z +

= 0
Allora un punto P (x, y, z) r s se solo se (x, y, z) `e soluzione del seguente
sistema lineare di 4 equazioni in 3 incognite:
_

_
ax +by +cz +d = 0
a

x +b

y +c

z +d

= 0
x +y +z + = 0

x +

y +

z +

= 0
In virt` u del Teorema di Rouche-Capelli, il sistema `e compatibile se e solo se il de-
terminante della matrice completa `e nullo (in caso contrario si avrebbe che r (A

) >
r (A)). Dunque, una seconda condizione necessaria e suciente di complanarit`a di
due rette `e data da:
(9.2)

a b c d
a

= 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 23
Esercizio 37. Siano assegnate le rette r e s di equazioni rispettivamente:
r :
_
_
_
x = 2 2t
y = 1 + 4t
z = t
t R s :
_
_
_
x = 1 + 2t
y = 2 +t
z = 2 t
t R
Stabiliamo la posizione reciproca di tali rette.
Un vettore direzionale di r `e:
r = (2, 4, 1)
un vettore direzionale di s `e:
s = (2, 1, 1)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Ne segue che r e s
sono sghembe o incidenti (complanari). Scelti arbitrariamente i punti A(2, 1, 0)
r e B(1, 2, 2) s, le due rette sono complanari se e solo se
r s

AB = 0
Nel nostro caso, tale prodotto misto `e:

2 4 1
2 1 1
3 3 2

= 35 ,= 0
Pertanto le rette sono sghembe.
Procedendo in modo algebrico, le rette hanno equazioni cartesiane
r :
_
y 4z 1 = 0
x + 2z + 2 = 0
s :
_
y +z = 0
x 2y 5 = 0
Il sistema
_

_
y 4z 1 = 0
x + 2z + 2 = 0
y +z = 0
x 2y 5 = 0
`e incompatibile poiche

0 1 4 1
1 0 2 2
0 1 1 0
1 2 0 5

= 35 ,= 0
Esercizio 38. Vericare che le rette
r :
_
_
_
x = t
y = t
z = 1 +t
t R s :
_
x +y z = 0
2y +z 4 = 0
sono incidenti e determinare lequazione cartesiana del piano che le contiene.
Un vettore direttore di r `e
APPUNTI DI GEOMETRIA 24
r = (1, 1, 1)
Utilizzando le 7.4 si ottiene che un vettore direttore di s `e
s = (3, 1, 2)
Tali vettori non sono proporzionali per cui le rette non sono parallele. Conside-
riamo i punti P (0, 0, 1) r e Q(2, 2, 0) s. Dal fatto che
r s

PQ =

1 1 1
3 1 2
2 2 1

= 0
segue che le rette sono incidenti. Il piano che le contiene pu`o essere ottenuto
in due modi: considerando il generico piano per r e imponendo il passaggio per
un punto di s non appartenente a r oppure considerando il generico piano per s e
imponendo il passaggio per un punto di r non appartenente a s. Se utilizziamo il
primo metodo, `e necessario scrivere le equazioni cartesiane di r:
r :
_
x y = 0
x z + 1 = 0
Il generico piano contenente r ha equazione:
(x y) +(x z + 1) = 0
con (, ) R
2
(0, 0). Imponendo il passaggio per il punto Q s (che non
appartiene alla retta r) si ottiene = 4. Osservato che ,= 0, si ottiene:
: 3x +y 4z + 4 = 0
Il lettore verichi che il punto di intersezione delle due rette ha coordinate
(1, 1, 2).
10. Angoli nello spazio
Denizione 39. Assegnate due rette r e s dello spazio si deniscono angoli di r e
s gli angoli di due vettori qualsiasi non nulli paralleli alle due rette.
Pertanto, se r (l, m, n) `e un vettore direzionale di r e s (l

, m

, n

) un vettore
direzionale di s, gli angoli delle due rette r e s, indicati con rs sono dati da
rs :=
_
rs
rs
Ne segue che
cos rs = cos rs
Dalla 1.6 del Cap. 5 si ricava:
(10.1) cos rs =
ll

+mm

+nn

l
2
+m
2
+n
2

l
2
+m
2
+n
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 25
formula che consente di calcolare gli angoli di due rette noti i parametri direttori
delle stesse.
In particolare le due rette sono ortogonali se e solo se rs =

2
. Quindi, se e solo
se cos rs = 0. Dalla 10.1, si ottiene la condizione analitica di ortogonalit`a di
due rette:
(10.2) ll

+mm

+nn

= 0
Se r//s allora gli angoli delle due rette sono 0 e .
Osservazione 40. La nozione di angoli di due rette prescinde dal fatto che le due
rette si intersechino oppure no; quello che si vuole valutare `e langolo formato da due
vettori non nulli paralleli alle rette stesse o, anche, gli angoli formati da due rette
r

e s

parallelle rispettivamente alle rette r e s e passanti per un punto arbitrario


dello spazio.
Si osservi che la condizione 10.2di ortogonalit`a di due rette pu`o essere ottenuta
immediatamente dal momento che
rs rs r s = 0 ll

+mm

+nn

= 0
Denizione 41. Assegnati due piani e si deniscono angoli di e gli angoli
di due rette n e n

perpendicolari rispettivamente a e .
Figura 10.1.
Osservazione 42. A rigore, bisognerebbe distinguere due casi. Se i piani e sono
paralleli, lo sono anche le rette n e n

. Ne segue che gli angoli dei due piani sono 0


APPUNTI DI GEOMETRIA 26
e . Se i due piani non sono paralleli e si intersecano secondo la retta s = ,
considerato un piano perpendicolare a s, dette r = e r

= le rette
intersezioni di e con , gli angoli dei due piani sono, per denizione, gli angoli
di r e r

(gli angoli individuati da una qualsiasi sezione normale dei diedri deniti
da e ). Tuttavia, se n e n

sono due rette perpendicolari a e , gli angoli di r


e r

sono congruenti a quelli di n e n

.
Se i due piani hanno equazioni:
: ax +by +cz +d = 0 : a

x +b

y +c

z +d

= 0
le rette n e n

hanno come vettori direzionali n(a, b, c) e n

(a

, b

, c

) rispettiva-
mente. Pertanto, indicati con

gli angoli dei due piani, cos

= cos

nn

. Quindi,
dalla 10.1si ha:
(10.3) cos

=
aa

+bb

+cc

a
2
+b
2
+c
2

a
2
+b
2
+c
2
In particolare, la condizione analitica di ortogonalit`a di due piani `e data
da:
(10.4) aa

+bb

+cc

= 0
Osservazione. Anche la condizione 10.4 di ortogonalit`a tra piani pu`o essere ricavata
semplicemente osservando che
nn

n n

= 0 aa

+bb

+cc

= 0
Concludiamo il paragrafo introducendo la denizione di angolo tra una retta ed
un piano.
Denizione 43. Assegnati una retta r ed un piano , langolo di r con `e langolo
denotato con r e denito nel modo seguente:
a) Se r, allora r :=

2
.
b) Se r non `e perpendicolare a , detta r

la retta proiezione ortogonale di r su


, r `e il pi` u piccolo degli angoli formati da r e r

.
Si ricordi che la retta r

`e la retta intersezione di con il piano perpendicolare


ad e contenente r. Pertanto, se n `e una retta perpendicolare ad , indicato con
langolo acuto formato da n ed r se r non `e parallela ad , =

2
se r//, risulta
(10.5) r =

2

APPUNTI DI GEOMETRIA 27
Figura 10.2.
La 10.5 `e valida anche se r. Infatti, in tal caso, n//r e = 0.
Se r//, allora r

r. Ne segue che r = 0 (in questo caso =



2
).
Ora
sin r = sin
_

2

_
= cos
Tenuto conto che un vettore direttore di n `e n(a, b, c), che cos 0 (essendo
acuto o retto), se (l, m, n) sono i parametri direttori di r allora dalla 10.1 segue che:
(10.6) sin r =
[al +bm+cn[

a
2
+b
2
+c
2

l
2
+m
2
+n
2
11. Distanze nello spazio
Cominciamo il paragrafo con la denizione generale di distanza tra due gure
dello spazio ordinario o. A tale scopo, premettiamo alcune denizioni.
Denizione 44. Dicesi gura dello spazio ordinario o un insieme non vuoto T di
punti.
Denizione 45. Assegnati due punti A e B dello spazio, dicesi distanza tra A e
B, il numero reale non negativo
d (A, B) :=
_
_
_

AB
_
_
_
Se T e ( sono due gure dello spazio, si denisce distanza tra esse il numero
reale non negativo
d (T, () := inf d (P, Q) [ P T, Q (
In questo paragrafo aronteremo solo il caso semplice in cui le gure in esame
siano punti, rette e piani. In tali casi, la distanza cercata `e un minimo ed esiste un
metodo esplicito che ci consente di calcolarla.
APPUNTI DI GEOMETRIA 28
11.1. Distanza tra due punti. Assegnati due punti A(x
1
, y
1
, z
1
) e B(x
2
, y
2
, z
2
),
ricordando che il vettore

AB ha componenti (x
2
x
1
, y
2
y
1
, z
2
z
1
), dalla 1.5
segue che:
(11.1) d (A, B) =
_
(x
2
x
1
)
2
+ (y
2
y
1
)
2
+ (z
2
z
1
)
2
11.2. Distanza di un punto da una retta. Assegnati un punto P
0
e una retta r,
la distanza di P
0
da r coincide con la distanza di P
0
dalla sua proiezione ortogonale
H sulla retta r
d (P
0
, r) = d (P
0
, H)
Il punto H si determina come intersezione della retta r con il piano passante
per P
0
e perpendicolare alla retta stessa. Se P
0
r, ovviamente d (P
0
, r) = 0.
Figura 11.1.
Un secondo metodo per il calcolo della distanza d (P
0
, r) sfrutta il signicato
geometrico del modulo del prodotto vettoriale di due vettori. Se P
1
e P
2
sono due
punti distinti arbitrari di r, evitando il caso banale in cui P
0
r, larea del triangolo
P
1
P
2
P
0
`e uguale alla met`a del modulo del prodotto vettoriale

P
1
P
2

P
1
P
0
. Daltra
parte la stessa area `e pari alla met`a del prodotto di
_
_
_

P
1
P
2
_
_
_ per laltezza relativa al
lato P
1
P
2
, altezza che coincide con la distanza cercata. Uguagliando le espressioni
si ottiene la formula:
(11.2) d (P
0
, r) =
_
_
_

P
1
P
2

P
1
P
0
_
_
_
_
_
_

P
1
P
2
_
_
_
APPUNTI DI GEOMETRIA 29
11.3. Distanza di un punto da un piano. La distanza di un punto P
0
da un
piano coincide con la distanza di P
0
dalla sua proiezione ortogonale H su .
d (P
0
, ) = d (P
0
, H)
Il punto H si ottiene intersecando il piano con la retta n passante per P
0
e
perpendicolare al piano stesso. Se P
0
, ovviamente d (P
0
, ) = 0.
Figura 11.2.
La formula che consente di calcolare tale distanza, note le coordinate del punto
e lequazione cartesiana del piana `e fornita dalla seguente:
Proposizione 46. Fissato nello spazio un riferimento metrico !(O, x, y, z), siano
assegnati un punto P
0
(x
0
, y
0
, z
0
) ed un piano : ax + by + cz + d = 0. Allora la
distanza di P
0
da `e data da:
(11.3) d (P
0
, ) =
[ax
0
+by
0
+cz
0
+d[

a
2
+b
2
+c
2
Dimostrazione. La retta n perpendicolare a ha parametri direttori (a, b, c) e passa
per P
0
. Ne segue che le equazioni parametriche di n sono:
n :
_
_
_
x = x
0
+at
y = y
0
+bt
z = z
0
+ct
Il punto H proiezione ortogonale di P
0
su appartiene a n. Dunque h R
tale che le coordinate di H sono (x
0
+ah, y
0
+bh, z
0
+ch). Il punto H appartiene
anche a . Imponendo tale condizione si ottiene il valore di h.
H a (x
0
+ah) +b (y
0
+bh) +c (z
0
+ch) +d = 0
Sviluppando i calcoli, osservato che (a, b, c) ,= (0, 0, 0) e, quindi a
2
+b
2
+c
2
> 0,
si ottiene:
h =
ax
0
+by
0
+cz
0
+d
a
2
+b
2
+c
2
Quindi, facendo uso della 11.1
d (P
0
, ) = d (P
0
, H) =
_
a
2
h
2
+b
2
h
2
+c
2
h
2
= [h[
_
a
2
+b
2
+c
2
=
APPUNTI DI GEOMETRIA 30
=

ax
0
+by
0
+cz
0
+d
a
2
+b
2
+c
2

_
a
2
+b
2
+c
2
=
[ax
0
+by
0
+cz
0
+d[

a
2
+b
2
+c
2

11.4. Distanza di una retta da un piano. Siano assegnati una retta r ed un


piano . Se r e sono incidenti oppure se r , chiaramente d (r, ) = 0.
Nel caso in cui r e siano paralleli e disgiunti, allora
d (r, ) = d (P, )
dove P `e un punto qualsiasi della retta r.
11.5. Distanza tra due rette. Siano assegnate due rette r e s. Dalla denizione
generale di distanza tra due gure segue che:
se r e s sono incidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e coincidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e distinte, allora d (r, s) = d (A, s) = d (B, r) dove A
`e un arbitrario punto di r e B un arbitrario punto di s.
Si osservi che nel caso di rette parallele il calcolo della distanza tra rette si riconduce
a quello di distanza punto-retta.
Nel caso in cui r e s siano rette sghembe, `e noto dalla geometria elementare che
esiste ununica retta m ortogonale e incidente ad r e s. Detti P
1
r e P
2
s i
punti per cui passa la retta m, si ha che:
d (r, s) = d (P
1
, P
2
)
La retta m `e detta la retta di minima distanza tra r e s e la distanza tra r e
s `e detta a sua volta minima distanza tra le rette sghembe.
Vediamo esplicitamente come si determina la minima distanza tra due rette
sghembe.
Il primo metodo si basa sulla denizione di retta di minima distanza. Precisa-
mente, si tratta di determinare le coordinate dei punti P
1
e P
2
per cui passa m.
Conviene usare una rappresentazione paramerica delle due rette.
Se r ha equazioni parametriche
r :
_
_
_
x = x
0
+lt
y = y
0
+mt
z = z
0
+nt
e s ha equazioni parametriche
s :
_
_
_
x = x
1
+l

t
y = y
1
+m

t
z = z
1
+n

t
allora esisteranno due numeri reali h e k tali che
P
1
(x
0
+lh, y
0
+mh, z
0
+nh) , P
2
(x
1
+l

k, y
1
+m

k, z
1
+n

k)
A questo punto , i due parametri h e k si determinano imponendo che il vettore

P
1
P
2
sia ortogonale sia a r (l, m, n) che a s (l

, m

, n

), vettori direttori di r e s
rispettivamente. Il sistema lineare che consente di calcolare i due parametri `e:
APPUNTI DI GEOMETRIA 31
_

P
1
P
2
r = 0

P
1
P
2
s = 0
Lindividuazione dei due punti P
1
e P
2
consente di determinare sia la minima
distanza che la retta di minima distanza.
Se fossimo interessati solo al calcolo della minima distanza tra le due rette
sghembe, questultima pu`o ottenersi nel modo che segue.
Si consideri il piano contenente r e parallelo a s o il piano contenente s e
parallelo a r. Allora
d (r, s) = d (s, ) = d (r, )
In questo modo ci si riconduce al calcolo di una distanza retta-piano.
Figura 11.3.
Esercizio 47. Vericare che le due rette
r :
_
_
_
x = 2
y = 3 +t
z = 1 2t
t R s :
_
_
_
x = 1 +t
y = 1 t
z = 3
t R
sono sghembe. Calcolare la minima distanza tra le due rette e determinare le
equazioni della retta m di minima distanza.
I vettori direzionali di r e s sono rispettivamente:
r (0, 1, 2) s (1, 1, 0)
La verica che le due rette siano sghembe `e lasciata al lettore. Sappiamo che
esiste ununica retta m incidente r e s e ortogonale alle stesse. Siano P
1
e P
2
i punti
delle due rette per cui passa la retta m di minima distanza. Il punto P
1
r ha
coordinate (2, 3 +h, 1 2h) mentre il punto P
2
s ha coordinate (1 +k, 1 k, 3).
Determiniamo i parametri h e k imponendo che
_

P
1
P
2
r = 0

P
1
P
2
s = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 32
Esplicitando i calcoli, dopo aver determinato il vettore direzionale di m

P
1
P
2
= P
2
P
1
= (k 1, 2 k h, 2 + 2h)
si ottiene il seguente sistema lineare di due equazioni nelle due incognite h, k
_
5h +k + 6 = 0
h + 2k + 1 = 0
la cui soluzione `e la coppia ordinata
_

11
9
,
1
9
_
. Sostituendo, si ottiene
P
1
_
2,
16
9
,
31
9
_
P
2
_
10
9
,
8
9
, 3
_

P
1
P
2
=
_

8
9
,
8
9
,
4
9
_
// (2, 2, 1)
Dunque, la retta di minima distanza ha equazioni parametriche
m :
_
_
_
x =
10
9
+ 2t
y =
8
9
+ 2t
z = 3 +t
t R
e la minima distanza tra le due rette `e:
d (r, s) = d (P
1
, P
2
) =
_
_
_

P
1
P
2
_
_
_ =

8
9
_
2
+
_

8
9
_
2
+
_

4
9
_
2
=
4
3
Se avessimo voluto calcolare solo la minima distanza tra le due rette, avremmo
potuto procedere nel modo seguente.
La retta r ha equazioni cartesiane:
r :
_
x 2 = 0
2y +z 7 = 0
Il piano contenente r e parallelo alla retta s ha equazione
: (x 2) +(2y +z 7) = 0
con (, ) R
2
(0, 0) da determinare imponendo che //s. Un vettore
ortogonale a `e n = (, 2, ). Ricordando la condizione di parallelismo tra retta
e piano si ottiene:
//s n s = 0 = 2
Dunque, eettuando semplici calcoli si ha:
: 2x + 2y +z 11 = 0
Scelto ad arbitrio un punto di s, ad esempio A(1, 1, 3) s
d (r, s) = d (s, ) = d (A, ) =
[2 + 2 + 3 11[

4 + 4 + 1
=
4
3
APPUNTI DI GEOMETRIA 33
11.6. Distanza tra due piani. Siano e due piani. Se i piani sono incidenti o
coincidenti, chiaramente d (, ) = 0.
Nel caso in cui e siano paraleli e distinti, allora
d (, ) = d (A, ) = d (B, )
dove A `e un punto arbitrario di e B un punto arbitrario di .
12. Esercizi
In tutti gli esercizi che seguono supporremo ssato nello spazio un riferimento
metrico !(O, x, y, z).
Esercizio 48. 1. Scrivere le equazioni della retta s passante per A(1, 0, 0) e inci-
dente ortogonalmente la retta
r :
_
_
_
x = 2 3t
y = t
z = 1 + 2t
t R
Successivamente, calcolare la distanza del punto B(2, 0, 1) dalla retta r.
Risolviamo lesercizio in due modi.
La retta s `e incidente la retta r (si dice anche che la retta s si appoggia alla
retta r); pertanto passa per un punto Q(2 3h, h, 1 + 2h) r oltre che per il punto
A. Un vettore direzionale di s `e quindi
s =

AQ = QA = (1 3h, h, 1 + 2h)
La retta s `e ortogonale alla retta r, dunque:
sr sr s r = 0 h =
1
14
Pertanto s =
_
11
14
,
1
14
,
8
7
_
// (11, 1, 16). Le equazioni parametriche di s sono:
s :
_
_
_
x = 1 + 11t
y = t
z = 16t
t R
Quelle cartesiane:
s :
_
x 11y 1 = 0
16y z = 0
Un secondo modo di risolvere tale esercizio `e il seguente.
Dire che la retta s passa per il punto A ed `e incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano contenente r e A.
Dire che la retta s passa per A ed `e ortogonale alla retta r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e perpendicolare a r. Dunque
s =
Facendo i calcoli si ottiene che
: x + 5y z 1 = 0 : 3x y 2z 3 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
APPUNTI DI GEOMETRIA 34
s :
_
x + 5y z 1 = 0
3x y 2z 3 = 0
Tale rappresentazione cartesiana della retta non `e in contraddizione con quella
ottenuta precedentemente dal momento che:
x + 5y z 1 = 1 (x 11y 1) + 1 (16y z)
e
3x y 2z 3 = 3 (x 11y 1) + 2 (16y z)
cioe i piani e appartengono al fascio proprio di asse s individuato dai piani
: x 11y 1 = 0 e

: 16y z = 0.
Il piano passante per B e perpendicolare alla retta r ha equazione
: 3x y 2z 8 = 0
e interseca la retta stessa nel punto H
_
20
7
,
2
7
,
3
7
_
. Pertanto
d (B, r) = d (B, H) =
2

35
7
Esercizio 49. 2. Scrivere le equazioni della retta s passante per A(1, 1, 0) perpen-
dicolare alla retta
r :
_
_
_
x = 2
y = 3 +t
z = 1 2t
t R
e parallela al piano : y +z 1 = 0.
Sia s (l, m, n) un vettore direzionale di s. Le due condizioni da imporre sono:
sr s r = 0 (l, m, n) (0, 1, 2) = 0
e
s// s n = 0 (l, m, n) (0, 1, 1) = 0
essendo r (0, 1, 2) un vettore direzionale di r e n(0, 1, 1) un vettore ortogonale
al piano . Risolvendo il sistema:
_
m2n = 0
m+n = 0
si trova m = n = 0. Poiche l ,= 0 (in caso contrario sarebbe l = m = n = 0
contraddicendo la denizione di vettore direzionale di una retta) si ha che
s (1, 0, 0) = i
Le equazioni parametriche di s sono:
s :
_
_
_
x = 1 +t
y = 1
z = 0
t R
APPUNTI DI GEOMETRIA 35
Le equazioni cartesiane di s sono:
s :
_
y = 1
z = 0
Allo stesso risultato si perveniva seguendo questaltra strada.
Dire che la retta s passa per il punto A ed `e perpendicolare a r equivale a dire
che la retta s giace nel piano passante per A e perpendicolare alla retta r.
Dire che la retta s passa per A ed `e parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e parallelo ad . Dunque
s =
Facendo i calcoli si ottiene che
: y 2z 1 = 0 : y +z 1 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
s :
_
y 2z 1 = 0
y +z 1 = 0
Al lettore `e lasciata la verica che tale rappresentazione cartesiana della retta s
non contraddice quella trovata in precedenza.
Esercizio 50. 3. Scrivere le equazioni della retta s passante per O(0, 0, 0) parallela
al piano : x +y 3 = 0 e incidente la retta
r :
_
_
_
x = 1
y = 3 +t
z = 1 + 2t
t R
La retta s passa per O e per il punto A(1, 3 +h, 1 + 2h) r con parametro reale
da determinare imponendo che s sia parallela al piano . Un vettore direzionale di
s `e:
s =

OA = AO = (1, 3 +h, 1 + 2h)
s// s n = 0 (1, 3 +h, 1 + 2h) (1, 1, 0) = 0 h = 4
essendo n(1, 1, 0) un vettore ortogonale a . Dunque la retta s ha equazioni
parametriche:
s :
_
_
_
x = t
y = t
z = 7t
t R
ed equazioni cartesiane:
s :
_
x +y = 0
7x +z = 0
Allo stesso risultato si perveniva procedendo nel modo seguente.
Dire che la retta s passa per il punto O ed `e incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e contenente la retta r.
Dire che la retta s passa per O ed `e parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e parallelo ad . Dunque
APPUNTI DI GEOMETRIA 36
s =
Facendo i calcoli si ottiene che
: 5x 2y +z = 0 : x +y = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
s :
_
5x 2y +z = 0
x +y = 0
Tale rappresentazione non contraddice quella precedente dal momento che
5x 2y +z = 2 (x +y) + 1 (7x +z)
Esercizio 51. Assegnate le rette
r :
_
x +y 2z = 0
2x + 2y z + 1 = 0
s :
_
3x +y z = 0
5x + 2y z + 3 = 0
stabilirne la posizione reciproca. Successivamente calcolare gli angoli delle due
rette.
Le rette sono sghembe e, applicando la formula relativa agli angoli di due rette,
si trova
rs =
_

6
5
6

Esercizio 52. Assegnati i due piani


: y +z 4 = 0 : x +z 1 = 0
stabilirne la posizione reciproca. Dopo calcolare gli angoli dei due piani.
I due piani sono incidenti e, applicando la formula relativa agli angoli di due
piani, si trova

=
_

3
2
3

Esercizio 53. Siano dati il piano : x +y 5 = 0 e la retta


r :
_
_
_
x = 1
y = t
z = 3 t
t R
Studiare la posizione reciproca di r e e determinare langolo che la retta forma
con tale piano.
APPUNTI DI GEOMETRIA 37
La retta e il piano sono incidenti (r = P con P (1, 4, 1)) e, applicando la
formula relativa allangolo che una retta forma con un piano, si ha che
r =

6
13. Geometria analitica del piano. Rappresentazioni di una retta.
Posizione reciproca di due rette.
In perfetta analogia con quanto detto nel precedente capitolo, un riferimento
metrico (o cartesiano ortonormale) del piano ordinario `e costituito da un
punto O del piano (origine del sistema di riferimento) e da una base ortonormale
B = i, j di vettori liberi del piano. Il riferimento si dice positivo se tale `e la base
B. Le rette passanti per O e orientate concordemente ai versori della base si dicono
rispettivamente asse delle ascisse o asse x ed asse delle ordinate o asse y. Il
riferimento metrico si indica usualmente con !(O, i, j) o !(O, x, y). Nel seguito si
supporr`a ssato un riferimento metrico positivo.
Come nello spazio, anche nel piano ssando un riferimento metrico si stabilisce
una corrispondenza biunivoca tra i punti del piano , i vettori liberi di V
2
e le
coppie ordinate di R
2
. In particolare le coordinate cartesiane ortogonali (x, y) di
un punto P del piano sono le componenti del vettore

OP rispetto alla base B, cioe
P (x, y)

OP = P O = xi +yj
Per ogni vettore libero v del piano, scriveremo
v = (l, m) v = li +mj
Una retta r nel piano pu`o essere individuata geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P
0
ed un vettore libero non nullo n ortogonale a r;
(2) un suo punto P
0
ed un vettore livero non nullo u parallelo a r.
Nel caso 1, se P
0
r ha coordinate (x
0
, y
0
) e il vettore non nullo n ha componenti
(a, b), allora un punto P(x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore

P
0
P `e ortogonale a n. Dunque, ripetendo quanto fatto nel precedente capitolo
P (x, y) r

P
0
P n

P
0
P n = 0 a (x x
0
) +b (y y
0
) = 0
Sviluppando i calcoli si ottiene l

equazione cartesiana della retta


ax +by +c = 0
Figura 13.1.
APPUNTI DI GEOMETRIA 38
Osservazione 54. Come nel caso del piano, si dimostra facilmente che ogni equazione
lineare del tipo ax + by + c = 0 rappresenta una retta ortogonale al vettore n =
(a, b). Moltiplicando lequazione per un numero reale non nullo , si ottiene una
nuova equazione che rappresenta la stessa retta. In altre parole, anche lequazione
cartesiana di una retta `e denita a meno di una costante moltiplicativa non nulla.
Al variare di (a, b) in R
2
(0, 0), lequazione a (x x
0
)+b (y y
0
) = 0 rappresenta
la totalit`a delle rette del piano passanti per il punto P
0
, cio`e il fascio proprio di
rette di centro P
0
.
Passando al caso 2, se il vettore non nullo u ha componenti (l, m), un punto
P (x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore

P
0
P `e parallelo a u.
Quindi
P (x, y) r

P
0
P//u t R

P
0
P = tu
Come nel caso della retta nello spazio, lequazione

P
0
P = tu dicesi equazione
vettoriale di r. Passando alle componenti, si perviene alle equazioni parametriche
di r
_
x = x
0
+lt
y = y
0
+mt
t R
equazioni che, al variare di t in R, danno le coordinate (x, y) di tutti e soli i punti
di r.
Osservazione 55. Altre equazioni parametriche di r si possono ottenere sostituendo
u con un vettore non nullo hu ad esso parallelo (h R

) oppure cambiando il punto


P
0
di r con un altro punto P
1
(x
1
, y
1
) r, ottenendo le equazioni parametriche
_
x = x
1
+hlt
y = y
1
+hmt
t R
che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette innite
rappresentazioni parametriche. Anche nel piano, le componenti (l, m) di un vettore
u non nullo parallelo a r si dicono parametri direttori di r e sono deniti a meno
di un fattore di proporzionalit`a non nullo. Il vettore u dicesi vettore direttore o
direzionale di r. Si dicono coseni direttori di r, le componenti del versore di u
(individuate a meno del segno). Se (l, m) ,= (0, 0) sono parametri direttori di r, i
coseni direttori di r saranno dati da:

_
l

l
2
+m
2
,
m

l
2
+m
2
_
Il parallelismo tra

P
0
P e v pu`o anche esprimersi imponendo che
r
_
x x
0
y y
0
l m
_
= 1
o equivalentemente che
x x
0
l
=
y y
0
m
con la solita convenzione , nel caso di denominatore nullo, di porre uguale a zero
il corrispondente numeratore. In particolare se l = 0, risulta u//j, cio`e la retta `e
verticale ed ha equazione
x x
0
= 0
Se m = 0, risulta u//i, cio`e la retta `e orizzontale ed ha equazione
y y
0
= 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 39
Una retta r pu`o anche essere individuata geometricamente assegnando due suoi
punti distinti A(x
1
, y
1
) e B(x
2
, y
2
). Questo caso si riconduce immediatamente a
quello 2. considerando come vettore direzionale di r il vettore

AB e come punto di
r il punto A (o, indierentemente, il punto B).
Osservazione 56. Nel piano, due rette possono essere parallele (se coincidono o non
hanno alcun punto in comune) oppure incidenti (se hanno un solo punto in comune).
Tutte le denizioni relative agli angoli di due rette, al parallelismo, allortogonalit`a,
alle distanze nel piano sono del tutto simili a quelle introdotte nel precedente ca-
pitolo nello studio della geometria analitica dello spazio. In particolare, assegnate
due rette
r : ax +by +c = 0 s : a

x +b

y +c

= 0
le rette r e s sono parallele se e solo se sono paralleli i rispettivi vettori direzionali
r e s o, equivalentemente, i due vettori n e n

ad esse ortogonali. Si osservi che


il vettore n = (a, b) `e ortogonale a r ed un vettore non nullo parallelo ad r `e, ad
esempio, il vettore r = (b, a). Analogamente, il vettore n

=(a

, b

) `e ortogonale a
s e un vettore direzionale di s `e, ad esempio il vettore s = (b

, a

) (basta osservare
che n r = n

s = 0). In generale, se r = (l, m) `e un vettore direzionale di r e


s = (l

, m

) `e un vettore direzionale di s, allora


r//s r//s

l m
l

= 0
r//s n//n

a b
a

= 0
cos ( rs) =
ll

+mm

l
2
+m
2

l
2
+m
2
r s r s r s = 0 ll

+mm

= 0
r s n n

n n

= 0 aa

+bb

= 0
Se le rette r e s sono incidenti, cio`e se ab

b ,= 0, detto P
0
il loro punto di
intersezione, si dice fascio proprio di rette individuato da r e s il fascio proprio
di rette di centro P
0
, ossia linsieme di tutte le rette del piano passanti per P
0
.
Ripetendo quanto fatto in riferimento ai fasci propri di piani, si prova la generica
retta del fascio ha equazione
(ax +by +c) +(a

x +b

y +c

) = 0
con (, ) R
2
(0, 0). Analogamente, dicesi fascio improprio individuato
dalla retta r il fascio improprio di rette parallele a r, ossia linsieme di tutte le rette
del piano parallele a r. La generica retta del fascio ha equazione
ax +by +k = 0
con k R. Fissati due punti A(x
1
, y
1
) e B(x
2
, y
2
), la loro distanza `e il modulo
del vettore B A =

AB = (x
2
x
1
)i + (y
2
y
1
) j. Quindi:
d (A, B) =
_
_
_

AB
_
_
_ =
_
(x
2
x
1
)
2
+ (y
2
y
1
)
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 40
Se A e B sono distinti, il punto medio M del segmento AB ha coordinate
(x
M
, y
M
) date da
x
M
=
x
1
+x
2
2
y
M
=
y
1
+y
2
2
Equivalentemente

OM =
1
2
_

OA+

OB
_
Lasse del segmento AB `e la retta s per M perpendicolare alla retta passante
per A e B. Il vettore n = B A `e un vettore non nullo ortogonale allasse s che,
pertanto, ha equazione
s : (x
2
x
1
) (x x
M
) + (y
2
y
1
) (y y
M
) = 0
Inne, si prova in modo del tutto simile a quanto fatto nel precedente capitolo
che la distanza del punto P
0
(x
0
, y
0
) dalla retta r : ax +by +c = 0 `e data da:
d (P
0
, r) =
[ax
0
+by
0
+c[

a
2
+b
2
14. Generalit` a sulle curve nel piano. Circonferenza
Una curva nel piano pu`o rappresentarsi come:
(1) luogo geometrico dei punti P (x, y) del piano le cui coordinate soddisfano
unequazione del tipo f(x, y) = 0 detta equazione cartesiana di ;
(2) luogo dei punti P (x, y) del piano le cui coordinate sono funzioni del para-
metro reale t
_
x = x(t)
y = y(t)
t I R
con I intervallo.
Nel secondo caso, si parla di equazioni parametriche di .
Osservazione 57. In generale si pu`o passare, almeno su piccoli tratti di curva, dalla
2. alla 1. eliminando il parametro t; viceversa risolvendo la 1. rispetto ad una delle
incognite si perviene alla 2. Conviene altres` osservare che, anch`e si possa parlare
di curva, le funzioni che compaiono in 1. ed in 2. devono soddisfare determinate
condizioni di regolarit`a (prima fra tutte, la continuit`a).
Denizione 58. Se nella 1. f (x, y) `e un polinomio di grado n (n 1), la curva
si dice curva algebrica di ordine n. In caso contrario la curva si dice trascendente.
Le rette sono, pertanto, curve algebriche del primo ordine. Le curve algebriche
del secondo ordine prendono il nome di coniche. In questa classe di curve rientra,
come caso particolare, la circonferenza, di cui forniamo subito la denizione.
Denizione 59. Siano C (x
0
, y
0
) un punto del piano ed R > 0 una costante
positiva. Si dice circonferenza in di centro C e raggio R il luogo geometrico dei
punti P del piano che hanno distanza costante R da C, cio`e tali che
|P C| = R
o, equivalentemente
CP
2
= R
2
Passando alle coordinate, un punto P(x, y) di appartiene alla circonferenza
se e solo se
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
= R
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 41
Questa `e lequazione cartesiana della circonferenza di centro C (x
0
, y
0
) e
raggio R. Sviluppando i calcoli, si ottiene
x
2
+y
2
+ax +by +c = 0
ove
a = 2x
0
b = 2y
0
c = x
2
0
+y
2
0
R
2
Ne segue che
x
0
=
a
2
y
0
=
b
2
R =

a
2
_
2
+
_

b
2
_
2
c =
_
x
2
0
+y
2
0
c
Esercizio 60. Scrivere lequazione della circonferenza tangente alla retta s :
2x +y 1 = 0 nel punto A(2, 3) e passante per il punto B(2, 1).
Il centro C della circonferenza cercata appartiene allasse a della corda AB e
alla retta b per A ortogonale a s. Si verica facilmente che lasse a ha equazione
y + 1 = 0 mentre la retta b ha equazioni parametriche
b :
_
x = 2 + 2t
y = 3 +t
t R
e, quindi, equazione cartesiana x 2y 8 = 0. Ne segue che il centro ha coor-
dinate C (6, 1) e raggio R = AC =
_
(6 2)
2
+ (1 + 3)
2
= 2

5. Lequazione
cartesiana della circonferenza `e:
(x 6)
2
+ (y + 1)
2
= 20
o, equivalentemente
x
2
+y
2
12x + 2y + 17 = 0
Se denotiamo con [0, 2) langolo che il vettore

CP forma con il versore i,
si ha che
P C = Rcos i +Rsin j
Ne segue che
P O = (P C) + (C O) = Rcos i +Rsin j +x
0
i +y
0
j
Dunque, tenuto conto del fatto che P O = xi + yj, le equazioni parametriche
di una circonferenza di centro C (x
0
, y
0
) e raggio R sono
_
x = x
0
+Rcos
y = y
0
+Rsin
[0, 2)
APPUNTI DI GEOMETRIA 42
Figura 14.1.
Denizione 61. Siano assegnati una curva L nel piano e un puntoP
0
L. Se la
retta passante per P
0
e P (con P L, P ,= P
0
) ammette una posizione limite r al
tendere di P a P
0
, tale retta r `e detta la retta tangente alla curva L nel punto P
0
.
Figura 14.2.
Se la curva L ha equazioni parametriche
_
x = x(t)
y = y(t)
t I
e P
0
(x(t
0
), y (t
0
)), nelle ipotesi che x(t) e y (t) siano derivabili in I e che (x

(t
0
) , y

(t
0
)) ,=
(0, 0)si ha che la retta r tangente a L in P
0
ha equazione
x x(t
0
)
x

(t
0
)
=
y y (t
0
)
y

(t
0
)
con la solita convenzione che, nel caso in cui uno dei due denominatori sia nullo,
lequazione si riduce al numeratore uguagliato a zero. Infatti, se P (x(t) , y (t)) `e
un punto della curva distinto da P
0
(pertanto risulta t ,= t
0
), la retta per P
0
e P ha
equazione
x x(t
0
)
x(t) x(t
0
)
=
y y (t
0
)
y (t) y (t
0
)
APPUNTI DI GEOMETRIA 43
o, equivalentemente
(y (t) y (t
0
)) (x x(t
0
)) = (y y (t
0
)) (x(t) x(t
0
))
Moltiplicando ambo i membri per
1
tt0
si ottiene
y (t) y (t
0
)
t t
0
(x x(t
0
)) = (y y (t
0
))
x(t) x(t
0
)
t t
0
Se P tende a P
0
lungo la curva., t tende a t
0
. Per denizione di derivata
x

(t
0
) := lim
tt0
x(t) x(t
0
)
t t
0
e
y

(t
0
) := lim
tt0
y (t) y (t
0
)
t t
0
Dunque, la retta per P
0
e P ammette la posizione limite r la cui equazione `e
y

(t
0
) (x x(t
0
)) = x

(t
0
) (y y (t
0
))
Concludiamo questo paragrafo, arontando i cambiamenti di riferimenti carte-
siani.
Siano !(O, i, j) e !(O

, i

, j

) due riferimenti metrici (cio`e, cartesiani ortonormali


positivi). La matrice P di passaggio dalla base B = i, j alla base B

= i

, j

rappresenta geometricamente una rotazione nel piano in senso antiorario di un certo


angolo ed `e data da
P =
_
cos sin
sin cos
_
dal momento che, come si verica facilmente,
i

= cos i + sin j
e
j

= sin i + cos j
Supponiamo che un punto P del piano abbia coordinate (x, y) rispetto al ri-
ferimento !(O, i, j) e coordinate (x

, y

) rispetto al riferimento !(O

, i

, j

). Ci
proponiamo di determinare le relazioni intercorrenti tra tali coordinate.
Figura 14.3.
APPUNTI DI GEOMETRIA 44
Se il punto O

ha coordinate (x
0
, y
0
) rispetto al riferimento !(O, i, j), si ha che:
P O = xi +yj
P O

= x

+y

O = x
0
i +y
0
j
e, quindi
PO = (P O

)+(O

O) = x

+y

+x
0
i+y
0
j = x

(cos i + sin j)+y

(sin i + cos j)+x


0
i+y
0
j
da cui
P O = (x

cos y

sin +x
0
) i + (x

sin +y

cos +y
0
) j
Ne segue che le equazioni del cambiamento di riferimento sono date da
_
x = x

cos y

sin +x
0
y = x

sin +y

cos +y
0
o, equivalentemente, in forma compatta
_
x
y
_
= P
_
x

_
+
_
x
0
y
0
_
Si verica facilmente che P
T
P = PP
T
= I
2
e [P[ = 1. In altre parole, P `e una
matrice ortogonale speciale (una matrice P R
n,n
dicesi ortogonale se P
1
=
P
T
; in tal caso ha certamente determinante uguale a 1, se P ha determinante
uguale a 1 `e detta speciale).
15. Definizione geometrica e algebrica di conica
Denizione 62. Siano assegnati nel piano un punto F (detto fuoco) e una retta
d (detta direttrice). Dicesi conica il luogo geometrico ( dei punti P del piano tali
che
d (P, F)
d(P, d)
= e
dove e rappresenta una costante positiva (e > 0) detta eccentricit`a.
Supponiamo che, nel ssato riferimento metrico !(O, x, y), il fuoco F abbia
coordinate (x
0
, y
0
) e che la direttrice d abbia equazione ax+by +c = 0. Allora, un
punto P (x, y) appartiene alla conica ( se e solo se
_
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
= e
[ax +by +c[

a
2
+b
2
cio`e
P (x, y) (
_
a
2
+b
2
_
_
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
_
= e
2
(ax +by +c)
2
Dalla denizione geometrica appena data, si evince che una conica `e una curva
algebrica del secondo ordine. Se F d, la conica ( si dice degenere e si spezza in
due rette (distinte o coincidenti). Se F / d, la conica ( si dice non degenere e si
distinguono tre casi:
(1) Se e > 1, la conica si dice iperbole.
(2) Se e = 1, la conica si dice parabola.
APPUNTI DI GEOMETRIA 45
(3) Se e < 1, la conica si dice ellisse.
Per comprendere meglio la natura di tai curve, conviene semplicare lequazione
trovata scegliendo un opportuno sistema di riferimento.
Se F d, scegliendo un riferimento metrico in cui la direttrice d coincide con
lasse y e il fuoco F coincide con lorigine O, lequazione della conica ( diventa:
_
1 e
2
_
x
2
+y
2
= 0
Posto k = 1 e
2
, si presentano tre possibilit`a:
se e < 1 (cio`e k > 0), la conica si riduce al solo punto F (0, 0) o, meglio, si
spezza in due rette complesse coniugate
r
1
: i

kx y = 0 r
2
: i

kx +y = 0
se e = 1 (cio`e k = 0), la conica `e costituita dallasse x, contato due volte o,
meglio, si spezza in due rette coincidenti
r
1
: y = 0 r
2
: y = 0
se e > 1 (cio`e k < 0), la conica `e costituita da due rette reali e distinte o,
meglio, si spezza nelle due rette
r
1
:

kx y = 0

kx +y = 0
Se F / d, scegliamo il riferimento in modo che lasse x coincida con la retta
passante per F e ortogonale a d (tale asse dicesi asse focale o asse principale
della conica). A prescindere dalla scelta dellorigine O del sistema di riferimento,
il fuoco F avr`a coordinate (c, 0) mentre la direttrice d avr`a equazione x = h con
h ,= c (dal momento che F non appartiene a d) , c > 0. Con tale scelta, lequazione
diventa
(15.1)
_
1 e
2
_
x
2
+y
2
2
_
c e
2
h
_
x +c
2
e
2
h
2
= 0
A questo punto distinguiamo due casi.
se e ,= 1, la conica interseca lasse x in due punti A e A

. Infatti ponendo
y = 0, si ottiene lequazione
(15.2)
_
1 e
2
_
x
2
2
_
c e
2
h
_
x +c
2
e
2
h
2
= 0
in cui

4
= e
2
(c h)
2
> 0. Daltra parte, `e noto anche dal punto di vista
geometrico che esistono esattamente due punti A e A

tali che
d(A,F)
d(A,r)
=
d(A

,F)
d(A,r)
= e; detto H (h, 0) il punto di intersezione dellasse x con la di-
rettrice d, si dice che A e A

dividono armonicamente il segmento HF.


Scelta lorigine coincidente con il punto medio di AA

, le coordinate di A
e A

sono rispettivamente (a, 0) e (a, 0) con a > 0. In tal modo, le solu-


zioni dellequazione 15.2 sono x
1
= a e x
2
= a; pertanto, x
1
+ x
2
= 0 e
x
1
x
2
= a
2
. Ricordando le relazioni intercorrenti tra le soluzioni di une-
quazione di secondo grado e i coecienti della medesima (se lequazione `e
ax
2
+bx +c = 0 allora x
1
+x
2
=
b
a
e x
1
x
2
=
c
a
) si ottiene
c e
2
h = 0,
c
2
e
2
h
2
1 e
2
= a
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 46
da cui seguono le seguenti relazioni
h =
a
2
c
, e
2
=
c
2
a
2
A questo punto, lequazione 15.1 diventa
_
a
2
c
2
_
x
2
+a
2
y
2
= a
2
_
a
2
c
2
_
Posto b
2
:= a
2
c
2
se e < 1 e b
2
:= c
2
a
2
se e > 1, lequazione della conica
( diventa
x
2
a
2
+
y
2
b
2
= 1 se e < 1, e
x
2
a
2

y
2
b
2
= 1 se e > 1.
se e = 1, lasse x interseca ( in un unico punto V . Scelta lorigine coinci-
dente con V , lequazione diventa
y
2
2 (c h) x +c
2
h
2
= 0
Poich`e O (, deve risultare c
2
h
2
= 0. Questo si verica se e solo se h = c
(essendo h ,= c). Posto p := 2c, si perviene, alla ne, allequazione
y
2
= 2px
Riepilogando, se la conica ( `e non degenere:
1. se se e < 1, la conica prende il nome di ellisse e la sua equazione canonica
`e
x
2
a
2
+
y
2
b
2
= 1 (a > b > 0)
Figura 15.1.
Intersecando lellisse con gli assi coordinati si trovano quattro punti di interse-
zione, detti vertici: A(a, 0) , A

(a, 0) , B(0, b) , B

(0, b).
Per ogni P (x, y) (, risulta che [x[ a, [y[ b; ne segue che tutti i punti
dellellisse sono interni al rettangolo individuato dalle rette x = a e y = b.
Se P (x, y) (, si verica facilmente che appartengono allellisse anche i punti
P
1
(x, y) , P
2
(x, y) , P
3
(x, y): in altre parole, lellisse possiede due assi di
simmetria ortogonali (lasse x e lasse y) che si dicono assi dellellisse e un
centro di simmetria (lorigine O del riferimento) punto di incontro degli assi
detto centro dellellisse. Dalle propriet`a di simmetria appena evidenziate segue che
anche il punto F

(c, 0) e la retta x = h sono rispettivmente fuoco e direttrice:


APPUNTI DI GEOMETRIA 47
lellisse, pertanto, ha due fuochi e due direttrici. Utilizzando i due fuochi si pu`o
dimostrare che lellisse `e il luogo geometrico dei punti del piano aventi da
due punti ssi, detti fuochi, distanze con somma costante 2a, propriet`a
caratterizzante dellellisse che viene anche usata per denirla.
2. se e = 1, la conica prende il nome di parabola e la sua equazione canonica
`e
y
2
= 2px (p > 0)
Figura 15.2.
Tale curva passa per lorigine detto vertice della parabola, che `e lunico punto di
intersezione con gli assi coordinati. Se P
1
(x, y) (, si verica facilmente che anche
P
2
(x, y) (; in altre parole, lasse delle x `e asse di simmetria detto asse della
parabola. Non vi `e simmetria rispetto allasse y, non c`e un centro di simmetria,
la parabola possiede un solo fuoco F
_
p
2
, 0
_
e una sola direttrice di equazione
x =
p
2
.
3. se e > 1, la conica prende il nome di iperbole e la sua equazione canonica
`e
x
2
a
2

y
2
b
2
= 1 (a > 0, b > 0)
APPUNTI DI GEOMETRIA 48
Figura 15.3.
Anche nel caso delliperbole, si hanno le simmetrie rispetto agli assi coordinati
e rispetto allorigine: in altre parole, anche liperbole ha due assi di simmetria
ortogonali (lasse x e lasse y), un centro di simmetria (lorigine O del riferi-
mento), due fuochi (F (c, 0) e F

(c, 0)) e due direttrici (x = h). Solo lasse


x ha intersezioni reali con liperbole nei punti A(a, 0) e A

(a, 0) detti vertici;


lasse y non interseca liperbole: per tale motivo, lasse x `e detto asse trasverso
e lasse y asse non trasverso. A dierenza dellellisse e della parabola, liperbole
consta di due rami; inoltre, al crescere di [x[ cresce anche [y[ e la curva si avvicina
indenitamente alle rette di equazione y =
b
a
x oppure y =
b
a
x , rette che rappre-
sentano gli asintoti delliperbole. Come per lellisse, facendo uso dei due fuochi,
si pu`o dimostrare che liperbole `e il luogo geometrico dei punti del piano
aventi da due punti ssi, detti fuochi, distanze con dierenza costante in
valore assoluto 2a, propriet`a caratterizzante delliperbole che viene anche usata
per denirla.
Osservazione 63. Nel caso dellellisse, scegliendo come asse focale lasse y, la sua
equazione resta invariata con b > a. Nel caso delliperbole, invece, tale scelta
modica lequazione canonica della stessa che diventa
x
2
a
2

y
2
b
2
= 1 (a > 0, b > 0)
Lasse trasverso `e lasse y, quello non trasverso lasse x. Inne, nel caso della
parabola, se p < 0, la concavit`a della parabola volge nel verso opposto a quello
dellasse x (la parabola giace interamente nel II e III quadrante o, equivalentemente,
nel semipiano x 0).
Osservazione 64. Lapproccio geometrico seguito per denire le coniche, basato sul
concetto di eccentricit`a, presenta un unico inconveniente: quello di escludere come
conica la circonferenza. In realt`a, `e possibile considerare una circonferenza come
una curva ottenuta da unellisse, mediante un passaggio al limite, con il fuoco F che
tende verso il centro e la direttrice che tende allinnito. Tale passaggio al limite
APPUNTI DI GEOMETRIA 49
`e equivalente a far tendere a 0 leccentricit`a e, cio`e a porre a = b nellequazione
canonica dellellisse.
Alla luce di tale inconveniente, in generale, conviene intraprendere lo studio delle
coniche da un punto di vista algebrico. Diamo, pertanto, una denizione algebrica
di conica che ci consentir`a di arontare lanalisi delle stesse facendo uso dellalge-
bra lineare. Pi` u precisamente utilizzeremo i concetti di autovalore, autovettore e
determinante di matrici per dedurre propriet`a geometriche delle coniche.
Denizione 65. Fissato nel piano un riferimento metrico!(O, x, y), si dice conica
il luogo ( dei punti P del piano le cui coordinate (x, y) soddisfano una equazione
polinomiale di secondo grado a coecienti reali:
f (x, y) = a
11
x
2
+ 2a
12
xy +a
22
y
2
+ 2a
13
x + 2a
23
y +a
33
= 0
con (a
11
, a
12
, a
22
) ,= (0, 0, 0). Alla conica ( restano associate due matrice reali
simmetriche
A =
_
_
a
11
a
12
a
13
a
12
a
22
a
23
a
13
a
23
a
33
_
_
B =
_
a
11
a
12
a
12
a
22
_
dette rispettivamente matrice associata ad f e matrice dei termini di secondo grado
di f.
Lintroduzione di tali matrici permette di riscrivere lequazione di una conica in
forma matriciale
f (x, y) =
_
x y 1
_
A
_
_
x
y
1
_
_
= 0
come si pu`o facilmente vericare con un calcolo esplicito.
Osservazione 66. Se la conica ( ha equazione f (x, y) = 0, per ogni R 0,
lequazione f (x, y) = 0 rappresenta la medesima curva (. In altre parole, lequa-
zione di una conica (come del resto quella di una curva qualsiasi) `e denita a meno
di un fattore di proporzionalit` a non nullo.
A questo punto si pongono due problemi: classicare tutte le coniche e ricono-
scerle.
Teorema 67. Se si eettua un cambiamento di riferimento metrico passando da
!(O, x, y) a !(O

, X, Y ) mediante una rototraslazione, lequazione della conica (


diventa
a

11
X
2
+ 2a

12
XY +a

22
Y
2
+ 2a

13
X + 2a

23
Y +a

33
= 0
Denotate con A

e B

le nuove matrici associate a (


A

=
_
_
a

11
a

12
a

13
a

12
a

22
a

23
a

13
a

23
a

33
_
_
B

=
_
a

11
a

12
a

12
a

22
_
risulta che
1. [A[ = [A

[
2. r(A) = r(A

)
3. B e B

sono simili (in particolare hanno lo stesso determinante, lo stesso


polinomio caratteristico, gli stessi autovalori e la medesima traccia).
APPUNTI DI GEOMETRIA 50
Alla luce di tale fondamentale teoremache mette in luce il comportamento delle
matrici associate ad una conica rispetto a cambiamenti di riferimento, si deduce
che, in generale, una rototraslazione modica lequazione di una conica ( lasciando
per`o inalterati i seguenti tre numeri reali:
I
3
:= [A[ =

a
11
a
12
a
13
a
12
a
22
a
23
a
13
a
23
a
33

I
2
:= [B[ =

a
11
a
12
a
12
a
22

I
1
:= tr(B) = a
11
+a
22
detti gli invarianti ortogonali o metrici della conica. Se si moltiplicano entrambi
i membri dellequazione della conica per un numero reale non nullo , la conica non
cambia mentre i numeri I
3
,I
2
e I
1
risultano moltiplicati rispettivamente per
3
,
2
e . Per questo motivo I
3
`e detto l

invariante cubico, I
2
`e detto l

invariante
quadratico e I
1
`e detto l

invariante lineare.
Luso degli invarianti si rivela di particolare utilit`a per riconoscere il tipo di
conica. Una conica ( si dice degenere o riducibile se il polinomio f (x, y) si
puo scrivere come prodotto di due polinomi di primo grado a coecienti reali o
complessi coniugati
f (x, y) = (ax +by +c) (a

x +b

y +c

)
In questo caso la conica ( `e costituita da due rette e diremo che si spezza nelle
due rette di equazione ax + by + c = 0 e a

x + b

y + c

= 0. Ad esempio, la conica
di equazione x
2
4y
2
= 0 `e degenere e si spezza nelle due rette reali di equazioni
x +2y = 0 e x 2y = 0. La conica di equazione x
2
+y
2
= 0 `e anchessa degenere e
si spezza nelle due rette complesse coniugate di equazioni x +iy = 0 e x iy = 0.
Si tratta della circonferenza degenere di raggio nullo; essa ha un solo punto reale,
lorigine degli assi. La conica di equazione y
2
1 = 0 `e degenere e si spezza nelle
due rette reali parallele y = 1 e y = 1. Le ellissi, le parabole e le iperboli non
sono ovviamente coniche riducibili. Vedremo ora che esse sono le uniche coniche
non degeneri. Sussiste, infatti, il seguente fondamentale teorema di classicazione
(metrica) delle coniche.
Teorema 68. (di classicazione delle coniche) Mantenendo le stesse nota-
zioni introdotte precedentemente, si hanno sette famiglie fondamentali di coniche.
Precisamente:
1. Se I
3
= 0 e I
2
< 0, la conica ( `e degenere e di tipo iperbolico; essa si spezza
in due rette reali incidenti (ortogonali se I
1
= 0).
2. Se I
3
= 0 e I
2
> 0, la conica ( `e degenere e di tipo ellittico; essa si spezza in
due rette complesse coniugate (e si riduce ad un solo punto reale).
3. Se I
3
= 0 e I
2
= 0, la conica ( `e degenere e di tipo parabolico; essa si spezza
in due rette parallele (reali o complesse coniugate).
4. Se I
3
,= 0 e I
2
< 0, la conica ( `e non degenere (irriducibile) di tipo iperbolico;
essa `e uniperbole (equilatera se I
1
= 0).
5. Se I
3
,= 0 e I
2
> 0, la conica ( `e non degenere (irriducibile) di tipo ellittico;
essa `e una ellisse reale se I
1
I
3
< 0 (in particolare una circonferenza reale se a
11
=
a
22
e a
12
= 0).
APPUNTI DI GEOMETRIA 51
6. Se I
3
,= 0 e I
2
> 0, la conica ( `e non degenere (irriducibile) di tipo ellit-
tico; essa `e una ellisse immaginaria se I
1
I
3
> 0 (in particolare una circonferenza
immaginaria se a
11
= a
22
e a
12
= 0).
7. Se I
3
,= 0 e I
2
= 0, la conica ( `e non degenere (irriducibile) di tipo parabolico;
essa `e una parabola.
Dunque, una conica `e degenere se e solo se linvariante cubico I
3
`e nullo. Le
coniche aventi linvariante quadratico I
2
non nullo (di tipo ellittico o iperbolico)
sono dette coniche a centro. Il centro C di tali coniche coincide con il centro
dellellisse e delliperbole nel caso non degenere, con il punto di intersezione delle
due rette in cui la conica si spezza, nel caso degenere. Si dimostra che le coordinate
di C sono date dalla soluzione del seguente sistema lineare
_
a
11
x +a
12
y +a
13
= 0
a
12
x +a
22
y +a
23
= 0
16. Riduzione a forma canonica dellequazione di una conica
Sussiste il seguente fondamentale teorema.
Teorema 69. (di riduzione a forma canonica per le coniche) Sia ( :
f (x, y) = 0 una conica nel piano riferito al sistema di coorodinate !(O, x, y).
Se ( `e una conica a centro, allora esiste un opportuno sistema di riferimento car-
tesiano ortonormale !(O

, X, Y ) rispetto al quale lequazione della conica diventa


del tipo
X
2
+Y
2
+ = 0
ove ,, R, = 0 se ( `e degenere e ,= 0 se ( `e non degenere. Se ( `e una
conica di tipo parabolico, allora esiste un opportuno sistema di riferimento cartesia-
no ortonormale !(O

, X, Y ) rispetto al quale lequazione della conica diventa del


tipo
Y
2
+ 2X + = 0
ove ,, R, = 0 se ( `e degenere, ,= 0 e = 0 se ( `e non degenere. Se
la matrice B dei termini di secondo grado ha due autovalori distinti e , gli assi
X e Y sono paralleli a due autovettori di B relativi a tali autovalori. Se ( `e una
iperbole o una ellisse, gli assi X e Y coincidono con gli assi di simmetria di (; se
( `e una parabola, gli assi X e Y coincidono rispettivamente con lasse di ( e la
tangente nel vertice di ( e sono paralleli, nellordine, agli autovettori di B relativi
agli autovalori 0 e .
Le equazioni introdotte nel teorema di cui sopra, diconsi le equazioni cano-
niche di una conica. Per determinare una equazione canonica di una conica (,
si possono utilizzare vari metodi. Il pi` u rapido e semplice `e quello basato sulluso
degli invarianti ortogonali.
Supponiamo che la conica sia a centro (I
2
,= 0). In tal caso ( ha unequazione
canonica del tipo
X
2
+Y
2
+ = 0
ove
= I
3
= I
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 52
+ = I
1
Se la conica `e non degenere ( ,= 0), a seconda dei segni di ,, , si hanno le
seguenti equazioni canoniche:
(1)
X
2
a
2
+
Y
2
b
2
= 1 (ellisse con asse focale lasse X se a > b, lasse Y se a < b e
come caso particolare circonferenza se a = b);
(2)
X
2
a
2
+
Y
2
b
2
= 1 (ellisse immaginaria);
(3)
X
2
a
2

Y
2
b
2
= 1 oppure
X
2
a
2

Y
2
b
2
= 1 (iperbole avente come asse trasverso
lasse X oppure lasse Y rispettivamente).
Se la conica `e degenere ( = 0), a seconda che > 0 (tipo ellittico) o < 0
(tipo iperbolico) si hanno rispettivamente le seguenti equazioni canoniche:
(1)
X
2
a
2
+
Y
2
b
2
= 0 (conica ridotta al solo punto reale (0, 0), che si spezza in due
rette complesse coniugate);
(2)
X
2
a
2

Y
2
b
2
= 0 (conica che si spezza in due rette reali incidenti).
Se la conica `e di tipo parabolico (I
2
= 0), distinguiamo i due casi. Nel caso
non degenere (I
3
,= 0), la conica `e una parabola e ammette una rappresentazione
canonica
Y
2
+ 2X = 0
ove

2
= I
3
= I
1
cio`e, unequazione del tipo
Y
2
= 2pX
con p ,= 0.
Se la conica `e degenere (I
3
= 0 e quindi = 0), allora essa ha unequazione
canonica del tipo
Y
2
+ = 0
cio`e del tipo
Y
2
= k
In tal caso, essa si spezza in una coppia di rette parallele, reali e distinte se k > 0,
coincidenti se k = 0, complesse coniugate se k < 0. Tuttavia la determinazione di
k non `e questa volta immediata. Si pu`o provare che
k =
a
2
13
[a
11
I
1
[

a
33
I
1
Un metodo diverso per la determinazione dellequazione canonica di una conica `e
quello basato sulluso degli autovalori e degli autovettori della matrice B dei termini
di secondo grado di f (x, y). Metodo un p`o pi` u laborioso dal punto di vista dei
calcoli, ma che consente di trovare esplicitamente le equazioni del cambiamento di
riferimento che porta lequazione della conica a diventare di tipo canonico. Come
primo passo, si determinano le equazioni della rotazione che porta a far scomparire
il termine xy nellequazione della conica. Poich`e la matrice B `e reale e simmetrica
esiste una matrice ortogonale speciale P tale che P
1
BP =
_
0
0
_
con ,
APPUNTI DI GEOMETRIA 53
autovalori di B. Le colonne di P rappresentano le componenti rispetto alla base
i, i dei versori i

, j

del nuovo riferimento. Eettuando la trsformazione


_
x
y
_
= P
_
x

_
lequazione
a
11
x
2
+ 2a
12
xy +a
22
y
2
+ 2a
13
x + 2a
23
y +a
33
= 0
diventa
x
2
+y
2
+ 2a

13
x

+ 2a

23
y

+a

33
= 0
A questo punto, eettuando una opportuna traslazione di equazioni
_
x

= X +r
y

= Y +s
lequazione diventa
X
2
+Y
2
+ = 0
nel caso di ellissi o iperboli
Y
2
+ 2X = 0
nel caso di parabole.
Denizione 70. Sia P
0
(x
0
, y
0
) un punto del piano e ( una conica di equazione
a
11
x
2
+ 2a
12
xy +a
22
y
2
+ 2a
13
x + 2a
23
y +a
33
= 0
La polare p
0
di P
0
rispetto alla conica ( `e la retta di equazione
_
x
0
y
0
1
_
_
_
a
11
a
12
a
13
a
12
a
22
a
23
a
13
a
23
a
33
_
_
_
_
x
y
1
_
_
= 0
Proposizione 71. Mantenendo le notazioni precedenti, si ha che:
1. Se P
0
( e ( `e non degenere, allora la polare p
0
di P
0
coincide con la
tangente alla conica in P
0
.
2. Siano P e Q due punti del piano. Se P appartiene alla polare di Q, allora Q
appartiene alla polare di P rispetto alla stessa conica (.
3. Se la polare p
0
di P
0
rispetto a ( interseca ( in due punti M e N, allora le
due rette P
0
M e P
0
N sono tangenti alla conica.
4. Siano R e S due punti distinti della polare p
0
di P
0
rispetto alla conica (. Se
da R si possono condurre le due tangenti a ( (cio`e se R `e un punto esterno alla
conica), si denoti con r la retta passante per i due punti di contatto. Analogamente,
se anche S `e esterno a (, condotte le due tangenti a (, si indichi con s la retta
passante per i due punti di contatto. Allora, r e s sono incidenti in P
0
.
APPUNTI DI GEOMETRIA 54
Figura 16.1.
17. Sfera e circonferenza nello spazio
Denizione 72. Assegnati un punto C nello spazio e una costante R > 0, dicesi
supercie sferica (o sfera) di centro C e raggio R il luogo geometrico dei punti
P dello spazio aventi distanza R da C, cioe tali che
d (C, P) = |P C| = R
Fissato nello spazio un riferimento metrico !(O, x, y, z), se C ha coordinate
(x
0
, y
0
, z
0
), un punto P (x, y, x) dello spazio appartiene a se e solo se:
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
+ (z z
0
)
2
= R
2
o anche
x
2
+y
2
+z
2
+ax +by +cz +d = 0
avendo posto
a := 2x
0
, b := 2y
0
, c := 2z
0
, d := x
2
0
+y
2
0
+z
2
0
R
2
In particolare, ne segue che
x
0
=
a
2
y
0
=
b
2
z
0
=
c
2
R =
_
x
2
0
+y
2
0
+z
2
0
d
Si considerino ora un piano : ax + by + cz + d = 0 e la supercie sferica
di centro C (x
0
, y
0
, z
0
) e raggio R. Per studiare la posizione reciproca di e ,
occorre valutare la distanza di C dal piano . Si hanno tre casi:
(1) d (C, ) > R; il piano `e esterno alla supercie sferica ;
(2) d (C, ) = R; il piano ha un solo punto T in comune con e si dice
tangente alla supercie sferica in T (detto punto di tangenza o di
contatto);
(3) d (C, ) < R; il piano interseca la supercie sferica secondo una
circonferenza .
Pertanto, nello spazio una circonferenza , rappresentata come intersezione di un
piano e di una supercie sferica, ha equazioni cartesiane:
:
_
x
2
+y
2
+z
2
+ax +by +cz +d = 0
ax +by +cz +d = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 55
Il centro C
1
della circonferenza si ottiene intersecando il piano con la retta
s per C perpendicolare ad . Il raggio r di si calcola mediante il Teorema si
Pitagora ed `e dato da
r =
_
R
2
d
2
ove d = d (C, ) = d (C, C
1
).
Figura 17.1.
Esercizio 73. Determinare lequazione cartesiana della supercie sferica di
centro C (1, 2, 2) e tangente al piano : x z + 1 = 0.
Il raggio R di `e pari alla distanza di C dal piano
R = d (C, ) =
4

2
= 2

2
Ne segue che ha equazione
(x 1)
2
+ (y + 2)
2
+ (z + 2)
2
= 8
cio`e
: x
2
+y
2
+z
2
2x + 4y + 4z + 1 = 0
Esercizio 74. Determinare lequazione cartesiana della supercie sferica di
centro C (1, 0, 1) e tangente alla retta
r :
_
y = 2
x +z = 4
Il raggio R di `e pari alla distanza di C da r. Calcoliamo tale distanza facendo
uso del prodotto vettoriale. Scelti ad arbitrio due punti P
1
(0, 2, 4) e P
2
(4, 2, 0) di
r, la distanza cercata `e pari a
d (C, r) =
_
_
_

P
1
P
2

P
1
C
_
_
_
_
_
_

P
1
P
2
_
_
_
Svolgendo i calcoli si trova che

P
1
P
2

P
1
C =

i j k
4 0 4
1 2 3

= 8i + 8j 8k
APPUNTI DI GEOMETRIA 56
Pertanto
R = d (C, r) =

192

32
= 2
_
3
2
da cui
: (x 1)
2
+y
2
+ (z 1)
2
= 6
o, equivalentemente
: x
2
+y
2
+z
2
2x 2z 4 = 0
Esercizio 75. Data la supercie sferica : x
2
+ y
2
+ z
2
2x + 8y + 11 = 0,
determinare lequazione cartesiana del piano tangente a nel punto A(3, 3, 1).
Il piano passa per A ed `e perpendicolare al vettore

AC = (2, 1, 1).
Pertanto ha equazione
2 (x 3) (y + 3) (z 1) = 0
Esplicitando
: 2x +y +z 4 = 0
Esercizio 76. Determinare lequazione cartesiana della supercie sferica tan-
gente al piano : x +y +2z 4 = 0 nel punto P (2, 0, 1) e avente centro sul piano
: x +y +z + 1 = 0.
Il centro C di appartiene alla retta s passante per P e perpendicolare al piano

s :
_
_
_
x = 2 +t
y = t
z = 1 + 2t
t R
Daltra parte C deve giacere anche sul piano ; dallintersezione di s con si
trova che C ha coordinate (1, 1, 1). Il raggio R `e pari a
d (C, P) =

6
Pertanto
: x
2
+y
2
+z
2
2x + 2y + 2z 3 = 0
Esercizio 77. Determinare centro e raggio della circonferenza
:
_
x
2
+y
2
+z
2
x +z 3 = 0
x y z + 2 = 0
ha centro C
_
1
2
, 0,
1
2
_
e raggio R =
_
7
2
. Il centro C
1
della circonferenza si
ottiene intersecando il piano : x y z + 2 = 0 con la retta s passante per C e
ortogonale ad
APPUNTI DI GEOMETRIA 57
s :
_
_
_
x =
1
2
+t
y = t
z =
1
2
t
t R
Svolgendo i calcoli si ottiene C
1
_

1
2
, 1,
1
2
_
. Osservato che
d = d (C, C
1
) =

3
si ha che il raggio r di `e dato da
r =
_
R
2
d
2
=

2
2
18. Generalit` a sulle superfici. Curve nello spazio
Fissato un riferimento metrico nello spazio, una supercie S pu`o essere rappre-
sentata come il luogo dei punti P (x, y, z) le cui coordinate soddisfano lequazione
(18.1) f (x, y, z) = 0
detta equazione cartesiana della supercie;
oppure mediante equazioni parametriche del tipo
_
_
_
x = x(u, v)
y = y (u, v)
z = z (u, v)
(u, v) !
dove ! R
2
`e una regione di R
2
, cioe un insieme tale che il suo interno
o
! `e un
aperto non vuoto e connesso.
Denizione 78. Sia assegnata una supercie S rappresentata mediante la 18.1. Se
la funzione f `e un polinomio di grado n nelle variabili x, y, z, S `e detta una supercie
algebrica di ordine n. In caso contrario si dice una supercie trascendente.
Pertanto il piano `e una supercie algebrica di ordine 1 e la supercie sferica `e
una supercie algebrica di ordine 2. In generale, le superci algebriche del secondo
ordine prendono il nome di quadriche.
Una curva / dello spazio si pu`o rappresentare in due modi:
a) come intersezione di due superci S
1
e S
2
, cioe come il luogo dei punti
P (x, y, z) dello spazio le cui coordinate soddisfano un sistema del tipo
_
f (x, y, z) = 0
g (x, y, z) = 0
b) mediante equazioni parametriche del tipo
_
_
_
x = x(t)
y = y (t)
z = z (t)
t I
dove I R `e un intervallo.
Denizione 79. Una curva / nello spazio si dice piana se esiste un piano che la
contiene. In caso contrario,dicesi sghemba oppure gobba.
Osservazione 80. Le rette e le circonferenze sono curve piane.
APPUNTI DI GEOMETRIA 58
Per decidere se una curva / `e piana si possono seguire due metodi che ora
esplicitiamo.
Primo metodo. Si considerano tre punti non allineati A, B, C /; si
determina il piano passante per essi e si verica se / `e contenuta in
.
Secondo metodo. Se la curva / `e data in forma parametrica
_
_
_
x = x(t)
y = y (t)
z = z (t)
t I
allora / `e contenuta nel piano : ax +by +cz +d = 0 se e solo se
ax(t) +by (t) +cz (t) +d = 0
per ogni t I con (a, b, c) ,= (0, 0, 0).
Esempio 81. Stabilire se la curva
/ :
_
_
_
x = t t
2
y = 2t + 1
z = t
2
+ 1
t R
`e piana o sghemba.
Applichiamo il primo metodo. Assegnando al parametro t rispettivamente i valori
0, 1, 1 si ottengono i tre punti
P
1
(0, 1, 1) P
2
(0, 3, 2) P
3
(2, 1, 2)
I tre punti di / non sono allineati dal momento che

P
1
P
2
= (0, 2, 1) e

P
1
P
3
=
(2, 2, 1) non sono paralleli. Il piano per essi passante ha equazione
2x y + 2z 1 = 0
Verichiamo, ora, che / , cio`e che P / risulta P . In eetti, per ogni
t R:
2
_
t t
2
_
(2t + 1) + 2
_
t
2
+ 1
_
1 = 0
Dunque, la curva `e piana e il piano che la contiene `e proprio .
Applichiamo il secondo metodo. Ci chiediamo se esiste un piano : ax + by +
cz +d = 0 con (a, b, c) ,= (0, 0, 0) tale che t R risulti
a
_
t t
2
_
+b (2t + 1) +c
_
t
2
+ 1
_
+d = 0
Sviluppando i calcoli, si ottiene
(c a) t
2
+ (a + 2b) t +b +c +d = 0
Per il principio di identit`a dei polinomi, lequazione `e sempre vericata se
_
_
_
a +c = 0
a + 2b = 0
b +c +d = 0
Il piano cercato esiste se tale sistema lineare omogeneo in quattro incognite am-
mette almeno una soluzione (a, b, c, d) con (a, b, c) ,= (0, 0, 0) . In eetti, risolvendo
il sistema si ha che le soluzioni del medesimo sono le
1
quaterne di numeri reali
del tipo
(2b, b, 2b, b)
APPUNTI DI GEOMETRIA 59
al variare di b R. Dunque
: 2bx +by 2bz +b = 0
con b ,= 0. Dividendo ambo i membri per 2b si perviene allequazione del piano
cercato.
Esempio 82. Stabilire se la curva
/ :
_
_
_
x = 1 +t
y = t
2
1
z = 1 + 2t t
2
t R
`e piana e, in caso aermativo, determinare il piano che la contiene.
Come gi`a fatto nel piano, anche per una curva nello spazio si pu`o denire la retta
tangente alla stessa in un suo punto.
Denizione 83. Siano assegnati una curva / nello spazio e un puntoP
0
/. Se
la retta passante per P
0
e P (con P /, P ,= P
0
) ammette una posizione limite r
al tendere di P a P
0
, tale retta r `e detta la retta tangente alla curva / nel punto
P
0
.
Figura 18.1.
Se la curva / ammette una rappresentazione parametrica
_
_
_
x = x(t)
y = y (t)
z = z (t)
t I
se P
0
ha coordinate (x(t
0
) , y (t
0
) , z (t
0
)), le funzioni x(t) , y (t) , z (t) sono deri-
vabili in I e u =(x

(t
0
) , y

(t
0
) , z

(t
0
)) ,= (0, 0, 0), allora la retta r tangente a / in
P
0
`e parallela al vettore u. Infatti, se P (x(t) , y (t) , z (t)) `e un generico punto di /
distinto da P
0
(quindi t ,= t
0
), la retta r
t
passante per P
0
e P `e parallela al vettore

P
0
P = (x(t) x(t
0
) , y (t) y (t
0
) , z (t) z (t
0
)) e, quindi, anche al vettore
u
t
=
1
t t
0

P
0
P =
_
x(t) x(t
0
)
t t
0
,
y (t) y (t
0
)
t t
0
,
z (t) z (t
0
)
t t
0
_
Facendo tendere P a P
0
e, quindi, per t t
0
, la retta r
t
tende alla retta r
tangente alla curva. Ne segue che per t t
0
il vettore u
t
u (ricordando, al
solito, la denizione di derivata di una funzione reale di una variabile reale per cui
x(t) x(t
0
)
t t
0
x

(t
0
)
y (t) y (t
0
)
t t
0
y

(t
0
)
z (t) z (t
0
)
t t
0
z

(t
0
)
APPUNTI DI GEOMETRIA 60
per t t
0
. Dunque, la retta r tangente a / in P
0
ha equazioni parametriche
r :
_
_
_
x = x(t
0
) +x

(t
0
) s
y = y (t
0
) +y

(t
0
) s
z = z (t
0
) +z

(t
0
) s
s R
O, equivalentemente, sotto forma di rapporti uguali
r :
x x(t
0
)
x

(t
0
)
=
y y (t
0
)
y

(t
0
)
=
z z (t
0
)
z

(t
0
)
19. Coni e cilindri. Superfici di rotazione
Denizione 84. Assegnati un punto V e una curva /, dicesi cono di vertice V e
direttrice / la supercie ( luogo geometrico delle rette passanti per V e incidenti
/. Tali rette si dicono generatrici.
Se il vertice V ha coordinate (, , ) e la direttrice ha equazioni parametriche
/ :
_
_
_
x = x(u)
y = y(u)
z = z(u)
u I
il generico punto Q / ha coordinate (x(u), y(u), z(u)) e un punto P(x, y, z) (
se e solo se il vettore

V P `e parallelo al vettore

V Q. Passando alle coordinate, si ha
che
P(x, y, z) ( v R

V P = v

V Q (x , y , z ) = v (x(u) , y(u) , z(u) )


Si ottengono cos` le equazioni parametriche del cono
( :
_
_
_
x = +v (x(u) )
y = +v (y(u) )
z = +v (z(u) )
(u, v) A R
2
Lequazione cartesiana del cono si ottiene eliminando i parametri u e v.
Osservazione 85. Il cono ( si dice anche cono proiettante la curva / da V .
Figura 19.1.
APPUNTI DI GEOMETRIA 61
Esempio 86. Determiniamo lequazione cartesiana del cono ( di vertice V (0, 0, 3)
e direttrice la curva
/ :
_
_
_
x = u
y = u
2
z = 1 u
u R
In questo caso le equazioni parametriche di ( sono
( :
_
_
_
x = uv
y = u
2
v
z = v(u 2) + 3
Eliminando i parametri u e v dalla prima e dalla terza equazione si ottiene che
u =
2x
3 z x
v =
3 z x
2
Sostituendo tali espressioni nella seconda equazione si ha
y =
4x
2
(3 z x)
2

3 z x
2
da cui si perviene allequazione cartesiana di (
2x
2
3y +xy +yz = 0
Denizione 87. Assegnati un vettore non nullo v e una curva /, dicesi cilindro di
direttrice / e generatrici parallele a v la supercie ( luogo geometrico delle rette
parallele a v e incidenti /.
Se il vettore v ha componenti (l, m, n) e la direttrice ha equazioni parametriche
/ :
_
_
_
x = x(u)
y = y(u)
z = z(u)
u I
il generico punto Q / ha coordinate (x(u), y(u), z(u)) e un punto P(x, y, z) (
se e solo se il vettore

QP `e parallelo al vettore v. Passando alle coordinate, si ha
che
P(x, y, z) ( v R

QP = vv (x x(u), y y(u), z z(u)) = v (l, m, n)
Si ottengono cos` le equazioni parametriche del cilindro
( :
_
_
_
x = x(u) +lv
y = y(u) +mv
z = z(u) +nv
(u, v) A R
2
Lequazione cartesiana del cilindro si ottiene eliminando i parametri u e v.
APPUNTI DI GEOMETRIA 62
Figura 19.2.
Osservazione 88. Il cilindro ( si dice anche cilindro proiettante la curva / secondo
la direzione di v. Ad esempio, la gura sottostante rappresenta un cilindro para-
bolico, cio`e un cilindro proiettante la parabola / :
_
y = x
2
z = 0
secondo la direzione
di k.
Figura 19.3.
Esempio 89. Determiniamo lequazione cartesiana del cilindro ( proiettante la
curva
/ :
_
_
_
x = u
y = u
2
z = 1 u
u R
APPUNTI DI GEOMETRIA 63
secondo la direzione del vettore v = (1, 1, 1). In questo caso le equazioni
parametriche di ( sono
( :
_
_
_
x = u +v
y = u
2
v
z = 1 u +v
Dalla prima e dalla terza equazione si ricava che
u =
x z + 1
2
v =
x +z 1
2
Sostituendo tali espressioni nella seconda equazione, si perviene allequazione
cartesiana del cilindro
y =
(x z + 1)
2
4

x +z 1
2
che esplicitata diventa
x
2
+z
2
2xz 4y 4z + 3 = 0
Denizione 90. Siano assegnati una retta a e una curva /. Nel caso in cui / sia
una curva piana, supponiamo che a non sia perpendicolare al piano che contiene /.
La supercie S che si ottiene facendo ruotare / attorno alla retta a e detta supercie
di rotazione di asse a e generatrice /. Le sezioni di S con piani perpendicolari
allasse a sono circonferenze che hanno il centro sullasse a di rotazione e sono dette
paralleli. Le sezioni di S con semipiani di origine lasse a sono curve congruenti alla
curva generatrice / e sono dette meridiani.
Figura 19.4.
Osservazione 91. Ogni meridiano pu`o assumersi come generatrice. In modo equi-
valente, una supercie S dicesi di rotazione di asse la retta a se esiste una curva /
tutta contenuta nella supercie S e tale che per ogni punto Q / la circonferenza
passante per Q, contenuta nel piano per Q perpendicolare allasse a e avente centro
su a, giace sulla supercie S.
La supercie S pu`o essere vista come linsieme dei suoi paralleli. Questo suggeri-
sce un metodo per determinarne lequazione cartesiano note che siano le equazioni
APPUNTI DI GEOMETRIA 64
parametriche dellasse e della curva generatrice
a :
_
_
_
x = x
0
+lt
y = y
0
+mt
z = z
0
+nt
t R / :
_
_
_
x = x(t)
y = y(t)
z = z(t)
t I
Fissato un punto Q(x(t), y(t), z(t)) /, la circonferenza
t
descritta da Q nella
sua rotazione completa attorno allasse a pu`o ottenersi come intersezione della su-
percie sferica
t
di centro C(x
0
, y
0
, z
0
) e raggio CQ (dove C `e un punto arbitrario
dellasse di rotazione) con il piano
t
passante per Q e perpendicolare ad a. Le-
quazione cartesiana della supercie S unione dei paralleli
t
(S =
tI

t
) si ottiene
eliminando il parametro t dalle equazioni
_
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
+ (z z
0
)
2
= (x(t) x
0
)
2
+ (y(t) y
0
)
2
+ (z(t) z
0
)
2
l(x x(t)) +m(y y(t)) +n(z z(t)) = 0
Esempio 92. Determiniamo lequazione cartesiana della supercie S generata dalla
rotazione attorno allasse x della curva
/ :
_
_
_
x = t
y = t
2
z = t
3
t R
Le equazioni parametriche dellasse x sono
a :
_
_
_
x = t
y = 0
z = 0
t R
Il piano
t
passante per Q(t, t
2
, t
3
) e perpendicolare allasse x ha equazione

t
: x t = 0
Scegliendo come punto C dellasse di rotazione lorigine O(0, 0, 0) (il punto pi` u
semplice possibile), consideriamo la supercie sferica
t
di centro O e raggio OQ

t
: x
2
+y
2
+z
2
= t
2
+t
4
+t
6
Eliminando il parametro t dalle equazioni
_
x
2
+y
2
+z
2
= t
2
+t
4
+t
6
x t = 0
si ottiene lequazione cartesiana di S
y
2
+z
2
x
4
x
6
= 0
Analogamente a quanto fatto nel piano, anche nello spazio una opportuna scelta
del riferimento metrico semplica notevolmente la rappresentazione delle curve e
delle superci.
Siano !(O, i, j, k) e !(O

, i

, j

, k

) due riferimenti metrici (cio`e, cartesiani or-


tonormali positivi). La matrice P di passaggio dalla base B = i, j, k alla base
B

= i

, j

, k

rappresenta geometricamente una rotazione nello spazio attorno ad


una retta r passante per lorigine in senso antiorario di un certo angolo ed `e data
da
P =
_
_
a
11
a
12
a
13
a
21
a
22
a
23
a
31
a
32
a
33
_
_
APPUNTI DI GEOMETRIA 65
con [P[ = 1e P
T
P = I
3
(in altre parole, P `e una matrice ortogonale speciale)
e _
_
_
i

= a
11
i +a
21
j +a
31
k
j

= a
12
i +a
22
j +a
32
k
k

= a
13
i +a
23
j +a
33
k
Supponiamo che un punto P dello spazio abbia coordinate (x, y, z) rispetto al
riferimento !(O, i, j, k) e coordinate (x

, y

) rispetto al riferimento !(O

, i

, j

, k

).
Ci proponiamo di determinare le relazioni intercorrenti tra tali coordinate.
Figura 19.5.
Se il punto O

ha coordinate (x
0
, y
0
, z
0
) rispetto al riferimento !(O, i, j, k), si
ha che:
P O = xi +yj +zk
P O

= x

+y

+z

O = x
0
i +y
0
j +z
0
k
e, quindi
P O = (P O

) + (O

O) = x

+y

+z

+x
0
i +y
0
j +z
0
k
da cui, ripetendo quanto gi`a fatto nel caso del piano, si ottengono le equazioni
del cambiamento di riferimento date da
_
_
_
x = a
11
x

+a
12
y

+a
13
z

+x
0
y = a
21
x

+a
22
y

+a
23
z

+y
0
z = a
31
x

+a
32
y

+a
33
z

+z
0
o, equivalentemente, in forma compatta
_
_
x
y
z
_
_
= P
_
_
x

_
_
+
_
_
x
0
y
0
z
0
_
_

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