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L'attesa.

Potrei esplodere, o almeno vorrei. Aspetto con gioia il momento in cui andr lento a riposare sotto un cipresso con un mazzo di crisantemi appassiti sul petto. Nel mentre mi affido alla categorica mente perversa che mi ritrovo e genero pensieri di odio nei miei confronti e tanto amore per voi, umanit del cazzo. C' qualcosa qui che non quadra e quel qualcosa sono io!

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Dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo come potr dire a mia madre che ho paura.

F. De Andr

L'uomo che pensa al suicidio gi morto, ed essendo morto ha perso, anche, l'istinto di sopravvivenza. Meno che una piccola parte che si manifester quando, sospeso in aria, si dimener col cappio al collo.

Il pensare del suicida.

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Scoccavano i giorni veloci come frecce dall'arco. Passavano i minuti e il pensiero pareva inevitabile.

La malinconia.
Cercai nei fondi di bicchiere, fra gocce di vino, il senso di ci che mi ha circondato. Vivo a stento. Qui si soffoca, fuggiamo dalla realt, lasciamo a questo mondo pazzo l'amaro suo. Non trovo pi negl'occhi d'altri l'amore che cerco. Non trovo pi nelle mie pagine le emozioni di prima, mi ha distrutto, mi ha ucciso, lei. Allora lascio la realt a voi, fuggo via. Ho perso l'amore e allora vi lascio l'odio.

Scoccavano le ore pesanti come il piombo. La malinconia entrava nel suo osceno palcoscenico.

L'ingegno.
Camminai in tutti i parchi per cercare, sotto fredde gocce di novembre, un cipresso abbastanza alto e verde, che stesse semi curvo e ansioso. Oh eccoti, maestoso ed imponente, pronto a ricevermi fra le tue radici. Il primo ramo forte pare adatto, intreccer la corda a tuo onore. Aspettami dolce cipresso, l'odio intreccer per poter dolcemente accompagnarti nel corso delle stagioni.

L'intreccio.
Intrecciai con mani la corda con l'odio, il fastidio con l'amor per te. Avessi potuto spararti all'impazzata sul fragile cranio che ha macinato, nei miei confronti, l'odio immeritato. Avessi potuto l'avrei fatto. Ma t'amo ancora e allora intreccio, con ansia e lacrime questa corda, che mi accompagner con lenta agonia all'ombra di un cipresso.

Scoccavano i minuti e tagliavano speranze. Il dolore un carburante e la vita ne il mezzo.

Scoccavano i secondi nei passi a triste tempo. L'alcol rimembra il passato e il futuro non lascia scampo.

Il percorso.
Si perde il conto dei passi, se si pensa alle lacrime cadenti. L'alcol spinge pi forte il sangue, lo stato d'ebrezza comincia a pulsare, nel cervello, il dolce dolor di morte. Passo dopo passo la corda pesa, il cappio dondola ad intervalli regolari come negl'orologi i pendoli. E come i pendoli il tempo batte goccia e solca inesorabilmente la fine.

Agonia e post mortem.


L'ultimo respiro, l'ultima lacrima. L'ultima goccia di vita, l'ultimo urlo. Il cappio stringe, la voce immobile. Vorrei rimanere ma ho fatto in modo di andar via. Addio universo, addio uomini. Addio alla merda che sta al mondo. Son libero, la morte mi abbraccia. Dio non conosce piet, che crepi. E addio a te dolce e velenoso amore, ci rivedremo bruciare all'inferno.

Scoccavano gli attimi, i respiri cessarono. L'agonia parve infinita, non si pu morir con l'odio per se stessi dentro.

Scoccavano le campane al tempo di morte. Penzolava sulla collina il corpo, il cappio ancor stretto, dondolava al suono dei rintocchi, dalla lingua sgocciolava il nome del suo amore.

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