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Appunti dal Catechismo Prefazione 1-25 1.

Il fine della creazione da parte di Dio la partecipazione dell'uomo alla sua vita beata. E per questo fine gli continuamente vicino, amandolo e riunendolo insieme ai suoi simili nella famiglia della chiesa. Per fare tutto ci Dio ha mandato il suo Figlio come redentore e salvatore. In lui e per lui nello Spirito santo diventiamo figli adottivi di Dio ed eredi della sua vita beata. 2. Tale appello risuona perch Cristo ha dato agli apostoli il compito di annunziare il vangelo. 3. Tale annunzio degli apostoli stato custodito con fedelt dai loro successori e tutti i credenti sono chiamati a trasmetterlo, nell'annunzio della fede, vissuta nell'unione fraterna e celebrata nella liturgia e nella preghiera. 4. Per "catechesi" si intende l'insieme delle iniziative intraprese dalla chiesa per fare discepoli e aiutarli a credere che Ges il figlio di Dio. 5. Essa un'educazione della fede, ossia un insegnamento della dottrina cristiana, in modo generalmente organizzato e sistematico, per iniziare alla pienezza della vita cristiana. 6. Da essa derivano, o la precedono varie attivit affini: primo annuncio del vangelo (o predicazione missionaria), ricerca della ragioni per credere, celebrazione dei sacramenti, vita ecclesiale e testimonianza. 7. Essa necessaria perch ne dipende non solo l'estensione numerica ma anche la qualit di vita della chiesa. 8. Nei periodi di rinnovamento la catechesi stata essenziale: i Padri dedicavano ad essa gran parte del loro ministero. 9. I concili, specie Trento ne hanno illustrato l'importanza. 10. Dal Vaticano II derivato un nuovo impulso che ha portato alla pubblicazione di documenti appositamente dedicati alla catechesi. Un suo frutto il Catechismo della chiesa cattolica. 11. Il catechismo ha lo scopo di presentare una esposizione (organica e sintetica) dei fondamenti della dottrina cattolica, sia sui temi di fede che di morale, e tale esposizione fatta alla luce del Vaticano II e della tradizione della chiesa. Le sue fonti sono: Scrittura, Padri, Liturgia, Magistero. E anche riferimento per i vari catechismi. 12. E' destinato principalmente ai responsabili della catechesi: vescovi, redattori dei catechismi, presbiteri, catechisti. 13. E' strutturato attorno a quattro pilastri: professione della fede battesimale, sacramenti, vita di fede, preghiera del credente. 14. Si appartiene a Cristo per la fede e per il battesimo: tale fede battesimale deve essere confessata davanti a tutti. Ci sono due movimenti: Dio si rivolge e si dona all'uomo attraverso la rivelazione e l'uomo risponde a Dio attraverso la fede. Il Simbolo riassume tutti i doni che Dio d all'uomo, doni che sono articolati nella fede nell'unico Dio uno e trino.

15. Tale salvezza di Dio, realizzata definitivamente da Cristo e dallo Spirito si rende presente nella liturgia e particolarmente nei sacramenti. 16. Il fine ultimo dell'uomo la beatitudine in Dio che si raggiunge in un agire retto e libero, con l'aiuto della legge e della grazia e che realizza il duplice comandamento dell'amore a Dio e al prossimo, comandamento che esplicitato ulteriormente nel decalogo. 17. La preghiera importante nella vita del credente, e nel Padre nostro noi troviamo l'insieme dei beni che noi speriamo e che il Padre ci promette. 18. Perch esposizione organica della fede cattolica, il Catechismo va letto in modo unitario. 23. Il catechismo orientato alla maturazione della fede, al suo radicamento nel quotidiano e alla sua irradiazione attraverso la testimonianza. 24. Perci gli adattamenti sono deputati ai catechismi appropriati e al lavoro dei catechisti. Compendio: 1. Qual il disegno di Dio per l'uomo? 1-25 Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bont ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio Padre ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine.

Parte prima La professione della fede Sezione 1 Io credo - noi crediamo 26. La professione di fede inizia con credo o credimus. Perci occorre capire cosa significa credere. Credere rispondere a Dio che si rivela e dona all'uomo. Tale risposta la fede ed preceduta dalla ricerca dell'uomo e dalla manifestazione di Dio. Capitolo 1 L'uomo e la sua ricerca 27-49 27. In quanto creato da e per Dio l'uomo desideroso di lui e questi non smette mai di attirarlo a s. La pi alta dignit dell'uomo il fatto che egli chiamato alla comunione con Dio (Gs 19). 28. La ricerca di Dio da parte degli uomini si espressa specie nelle credenze e nei comportamenti religiosi. Tali forme sono tanto universali che l'uomo pu essere inteso come un essere religioso.

29. Questo legame con Dio pu essere misconosciuto e rifiutato. Pu giocare la presenza del male, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni, il cattivo esempio, i condizionamenti culturali, il rifiuto stesso di Dio che si ha nel nascondersi da lui. 30. Ma Dio non si stanca di chiamare l'uomo perch lo cerchi. Tale ricerca esige una intelligenza pronta, una volont retta e la testimonianza altrui. 31. Chi cerca Dio scopre delle vie che portano a conoscerlo. Queste vie sono anche dette prove dell'esistenza di Dio: prove ossia non le prove dei procedimenti scientifici ma nel senso di argomenti convergenti e convincenti, capaci di portare a delle certezze. Tali vie partono dal mondo e dalla persona, in ultima analisi dalla creazione. 32. Dal mondo: si pu conoscere Dio origine e fonte dell'universo guardando al movimento e al divenire, alla contingenza, all'ordine e alla bellezza del mondo. 33. Dall'uomo: aperto alla verit e bellezza, colla sua libert e coscienza, i suoi desideri infiniti e di felicit: tutte cose che lo fanno interrogare sull'esistenza di Dio. Egli si sente irriducibile se non all'eternit. 34. Mondo ed uomo attestano che in s non hanno il loro principio n il loro fine: partecipano dell'essere che senza principio e senza fine. Attraverso queste vie l'uomo pu scoprire la realt Dio causa prima e fine ultimo di tutto. 35. Dio si rivelato e ha donato la grazia per accogliere tale rivelazione. Le prove dell'esistenza aiutano comunque a disporre alla fede e a comprendere che essa non in antitesi alla ragione umana. 36. La chiesa afferma che partendo dalle cose create la ragione umana col suo lume naturale pu conoscere con certezza Dio. Senza tale capacit l'uomo non potrebbe accogliere la rivelazione di Dio e tale capacit esiste perch egli creato ad immagine di Dio. 37. Tuttavia per le sue particolari condizioni storiche l'uomo ha difficolt nel conoscere Dio colla sola luce della ragione. Si tratta di verit che trascendono i sensi e che richiedono azioni che si traducano nel concreto della vita, con devoto assenso e rinuncia di se stessi. 38. Perci necessario essere illuminati dalla rivelazione di Dio; con ci non si vuol dire che le verit religiose e morali siano inaccessibili alla ragione umana ma che colla rivelazione possono essere conosciute (data la condizione particolare del genere umano) senza difficolt con ferma certezza e senza mescolanza di errore. 39. Il fatto che la ragione umana pu conoscere Dio permette alla chiesa di parlare di Dio a tutti. E tale convinzione anima il dialogo colle altre religioni, colla filosofia e le scienze, coi non credenti e gli atei. 40. La nostra conoscenza e il nostro linguaggio su Dio restano anche limitati: di lui possiamo parlare partendo dal creato e dai limiti del nostro conoscere e pensare. 41. Tutte le creature hanno una certa somiglianza con Dio, e in modo particolarissimo l'uomo che creato a sua immagine e somiglianza. Le loro perfezioni riflettono la sua perfezione infinita. E da tale perfezione, per via analogica possiamo conoscere la perfezione del creatore.

42. Ma Dio trascende anche ogni creatura: per cui il linguaggio deve essere purificato da tutto ci che possa confondere Dio che infinito con le nostre rappresentazioni limitate. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio. 43. Nonostante ci il nostro linguaggio raggiunge realmente Dio, anche se non riesce ad esprimerlo nella sua infinita semplicit. E' un continuo scorgere somiglianze che comunque sono anche grandi dissomiglianze: di Dio noi possiamo cogliere solo ci che non e come gli altri esseri si pongono in rapporto a lui.

Dal Compendio: 2. Perch nell'uomo c' il desiderio di Dio? Dio stesso, creando l'uomo a propria immagine, ha iscritto nel suo cuore il desiderio di vederlo. Anche se tale desiderio spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l'uomo a s, perch viva e trovi in lui quella pienezza di verit e di felicit, che cerca senza posa. Per natura e per vocazione, l'uomo pertanto un essere religioso, capace di entrare in comunione con Dio. Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce all'uomo la sua fondamentale dignit. 3. Come si pu conoscere Dio con la sola luce della ragione? Partendo dalla creazione, cio dal mondo e dalla persona umana, l'uomo, con la sola ragione, pu con certezza conoscere Dio come origine e fine dell'universo e come sommo bene, verit e bellezza infinita. 4. Basta la sola luce della ragione per conoscere il mistero di Dio? L'uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficolt. Inoltre non pu entrare da solo nell'intimit del mistero divino. Per questo, Dio l'ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verit che superano la comprensione umana, ma anche su verit religiose e morali, che, pur accessibili di per s alla ragione, possono essere cos conosciute da tutti senza difficolt, con ferma certezza e senza mescolanza di errore. 5. Come si pu parlare di Dio? Si pu parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle perfezioni dell'uomo e delle altre creature, le quali sono un riflesso, sia pure limitato, dell'infinita perfezione di Dio. Occorre, tuttavia, purificare continuamente il nostro linguaggio da quanto contiene di immaginoso e imperfetto, ben sapendo che non si potr mai esprimere pienamente l'infinito mistero di Dio. Capitolo 2 Dio viene incontro all'uomo 50 - 141

La rivelazione di Dio

50. Se con la ragione naturale l'uomo pu conoscere con certezza Dio a partire dalle sue opere, egli pu attingere anche a un altro ordine di conoscenza, quello della rivelazione divina. Qui l'uomo non vi arriva se non per il fatto che Dio svela il suo mistero, ossia il disegno di amore prestabilito fin dall'eternit in Cristo a favore di tutti. Dio rivela il suo disegno inviando il Figlio e lo Spirito Santo. 51. Dv 2 ricorda che a Dio piaciuto rivelare se stesso e rendere conoscibile il mistero della sua volont. Questo mistero ha per fine che tutti attraverso il Figlio nello Spirito abbiano accesso al Padre e siano resi partecipi della natura divina. L'uomo cos trova anche una risposta alla sua domanda sul senso e il fine della propria vita. 52. Dio vuole comunicare la sua vita perch gli uomini diventino suoi figli adottivi nel Figlio: egli li vuole annettere a s, vuole che gli uomini gli rispondano, lo conoscano e lo amino. 53. La rivelazione si realizza nella storia con eventi e parole tra loro intimamente connessi e capaci di chiarirsi a vicenda. Ci avviene con una particolare pedagogia divina, in cui Dio si comunica gradualmente, preparando l'uomo in un cammino di tappe che culmina nella persona e missione di Ges. Ireneo ricorda che addirittura Dio stesso vuole abituarsi in questa gradualit ad abitare con l'uomo. 54. Dio si mostra non solo nella creazione ma fin dall'inizio si mostrato ai progenitori, invitandoli alla comunione con s e rivestendoli di grazia e giustizia. 55. Nonostante il peccato dei progenitori la rivelazione non si interrotta; dopo il peccato ci fu la promessa della redenzione e la cura di Dio per il genere umano continuata. Molte volte Dio ha continuato ad offrire la sua alleanza. 56. Col peccato si spezza l'unit del genere umano ma con l'alleanza noatica si vuole ristabilire il contatto con le nazioni, gli uomini riuniti in gruppo. 57. E' un'alleanza finalizzata all'ordine cosmico, sociale, religioso per limitare l'orgoglio dell'umanit decaduta che nel simbolo di Babele vorrebbe da sola costruire la sua unit. Economia ancora provvisoria minacciata dall'idolatria, dalla perversione pagana. 58. L'alleanza noatica durer fino a che Cristo col suo sacrificio non riunisce tutti i dispersi, cio fino a che durer il mondo. Ma sotto essa ci sono stati uomini giusti: Abele, Mechisedek, No, Daniele, Giobbe. 59. Attraverso Abram Dio vuole riunire l'umanit dispersa, facendolo diventare Abramo, il padre di una moltitudine di popoli. 60. Il popolo che discende da lui il depositario di tale promessa, popolo eletto che prepara la ricomposizione nell'unit della Chiesa dei dispersi. 61. La chiesa venera i patriarchi, i profeti e i giusti dell'AT, in tutte le sue tradizioni liturgiche. 62. Dopo i patriarchi Dio si volge ad Israele. Salvandolo dalla schiavit egiziana lo fa suo popolo; con esso conclude l'Alleanza del Sinai e tramite Mos gli fa dono della sua Legge, lo strumento attraverso cui riconoscerlo e servirlo e attenderlo come salvatore. 63. Israele diviene cos il popolo sacerdotale di Dio, il primogenito a cui Dio si rivolto. 64. Con i profeti Dio educa e prepara il popolo a sperare nella salvezza, ad attendere un'alleanza nuova ed eterna e destinata a tutti gli uomini, e non pi scritta su tavole di pietra ma nei cuori. L'annunzio profetico

dice di una radicale redenzione, di una purificazione totale, di una salvezza che includer tutti i popoli. Annunzio vissuto soprattutto dai poveri e dalle donne sante, tra cui l'immagine pi luminosa Maria. 65. Se prima Dio aveva parlato per mezzo dei profeti, ora egli parla per mezzo del Figlio. Egli la parola unica, perfetta e definitiva del Padre, in cui egli ormai dice tutto. Ormai dopo lui non ha pi nulla da dire, in quanto con i profeti aveva parlato s, ma parzialmente. 66. Perci prima della manifestazione gloriosa di Ges non dobbiamo aspettare alcuna nuova rivelazione: ormai l'alleanza quella nuova e definitiva. Ovviamente s compiuta ma non pienamente esplicitata. Tale esplicitazione un coglierne gradualmente nei secoli la portata, ed un compito della fede cristiana. 67. Le rivelazioni private, pur se avvenute, non appartengono al deposito della fede; non migliorano o completano la rivelazione definitiva di Cristo ma aiutano a viverla meglio in una determinata epoca. Il senso dei fedeli, sotto la guida del magistero sa coglierne l'appello autentico. Ci che volesse superare o correggere la rivelazione di Cristo non accettato. Dal Compendio 6. Che cosa Dio rivela all'uomo? Dio, nella sua bont e sapienza, si rivela all'uomo. Con eventi e parole rivela Se stesso e il suo disegno di benevolenza, che ha prestabilito dall'eternit in Cristo a favore dell'umanit. Tale disegno consiste nel far partecipare, per la grazia dello Spirito Santo, tutti gli uomini alla vita divina, quali suoi figli adottivi nel suo unico Figlio. 7. Quali sono le prime tappe della Rivelazione di Dio? Dio, fin dal principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad un'intima comunione con lui. Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la salvezza per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con No un'alleanza tra lui e tutti gli esseri viventi. 8. Quali sono le tappe successive della Rivelazione di Dio? Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del suo Paese per fare di lui il padre di una moltitudine di popoli (Gn 17,5), e promettendogli di benedire in lui tutte le Nazioni della terra (Gn 12,3). I discendenti di Abramo saranno i depositari delle promesse divine fatte ai patriarchi. Dio forma Israele come suo popolo di elezione, salvandolo dalla schiavit dell'Egitto, conclude con lui l'Alleanza del Sinai e, per mezzo di Mos, gli d la sua Legge. I Profeti annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza che includer tutte le Nazioni in una Alleanza nuova ed eterna. Dal popolo d'Israele, dalla stirpe del re Davide nascer il Messia: Ges. 9. Qual la tappa piena e definitiva della Rivelazione di Dio? quella attuata nel suo Verbo incarnato, Ges Cristo, mediatore e pienezza della Rivelazione. Egli, essendo l'Unigenito Figlio di Dio fatto uomo, la Parola perfetta e definitiva del Padre. Con l'invio del Figlio e il dono dello Spirito la Rivelazione ormai pienamente compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della Chiesa dovr coglierne gradualmente tutta la portata.

Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto tutto in una sola volta in questa Sua Parola e non ha pi nulla da dire (san Giovanni della Croce). 10. Quale valore hanno le rivelazioni private? Pur non appartenendo al deposito della fede, esse possono aiutare a vivere la stessa fede, purch mantengano il loro stretto orientamento a Cristo. Il Magistero della Chiesa, cui spetta il discernimento di tali rivelazioni private, non pu pertanto accettare quelle che pretendono di superare o correggere la Rivelazione definitiva che Cristo. La trasmissione della rivelazione divina 74. Se Dio vuole che tutti siano salvi e tutti conoscano la verit, ossia Ges, necessario allora che il Cristo sia annunciato a tutti. Con tale annuncio la rivelazione arriva fino ai confini del mondo. 75. Ges ordin agli apostoli di predicare a tutti il Vangelo, fonte di ogni verit di salvezza e di ogni regola divina. A tal fine comunic ad essi i doni divini. 76. Questa trasmissione avvenuta nella forma orale e in quella scritta. Oralmente, colla predicazione, gli esempi e le istituzioni, trasmettendo quanto avevano appreso da Ges o imparato per suggerimento dello spirito santo. Per iscritto: quando gli Apostoli o i loro intimi, sotto ispirazione dello spirito, misero in scritto l'annuncio della salvezza. 77. Perch l'annuncio fosse integro e vivo nei secoli gli apostoli scelsero come successori i vescovi e a loro affidarono il compito del magistero. Attraverso la successione continua si conserva la predicazione apostolica, che espressa in modo speciale nei libri ispirati. 78. Tale trasmissione si chiama tradizione: distinta dalla scrittura ma ne ugualmente legata. Attraverso essa la chiesa perpetua e trasmette quanto essa e crede. 79. Con essa quanto la trinit ha fatto rimane operante e presente nella chiesa. Il dialogo di Dio ormai non cessa; egli parla ancora alla chiesa e attraverso essa al mondo (Dv 8). 80. Tradizione e scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti. Ambedue discendono da Dio quindi in un certo modo formano una cosa sola e hanno uno stesso fine (DV 9). Ambedue rendono presente e fecondo il mistero di Cristo, che ha promesso la sua continua presenza fino alla fine del mondo. 81. La Scrittura parola di Dio, perch messa per iscritto sotto ispirazione dello spirito. La Tradizione a sua volta trasmette integralmente tale parola. Gli apostoli e i loro successori hanno il compito di conservarla fedelmente, esporla e diffonderla. 82. Perci la chiesa, che ha il compito di trasmettere e interpretare la rivelazione, attinge con certezza non solo dalla scrittura ma anche dalla tradizione. Perci ambedue vanno accettate e venerate con pari sentimento di piet e rispetto. 83. La Tradizione apostolica, quella cio che proviene dagli apostoli e che trasmette quanto essi hanno appreso da Ges, non va confusa colle tradizioni ecclesiali che sono forme particolari in cui la grande tradizione si esprime nel corso dei secoli, capaci anche di mutevolezza o abbandono.

84. Nella tradizione e nella scrittura contenuto il deposito della fede, il patrimonio delle verit in ordine alla conoscenza e al comportamento insegnate da Ges, ed esso stato affidato dagli apostoli alla totalit della chiesa. 85. Il Magistero interpreta autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa. Esso esercita la sua autorit nel nome di Ges. Con esso si intendono i vescovi in comunione col successore di Pietro. 86. Tale magistero serve la parola: piamente la ascolta, santamente la custodisce, fedelmente la espone; insegna cio solo quanto stato trasmesso. 87. Obbedendo a Ges i fedeli accolgono con docilit gli insegnamenti e le direttive dei pastori. 88. Il dogma una forma che obbliga il popolo ad una irrevocabile adesione di fede. Attraverso esso il magistero, avvalendosi della pienezza di autorit che gli viene da Ges propone verit gi contenute nella rivelazione divina o le connette in modo definito ad essa. 89. I dogmi hanno un legame organico colla nostra vita spirituale: illuminano e rendono sicuro il cammino della fede. L'intelligenza e il cuore li accolgono se la vita retta. 90. Essi sono mutualmente legati e coerenti tra loro nel complesso della rivelazione. Ovviamente esiste un ordine di verit: diverso il loro nesso col fondamento della fede (UR 11). 91. Tutti partecipano alla comprensione e trasmissione della verit rivelata: lo Spirito infatti insegna e guida alla verit tutta intera. 92. La totalit dei fedeli non pu sbagliarsi nel credere; questo non sbagliarsi avviene per il senso soprannaturale della fede che si ha quando tutti dai vescovi ai laici, esprimono l'universale consenso in materia di fede e costumi (LG 12). 93. Tale senso della fede suscitato e sorretto dallo spirito e con esso sotto la guida del magistero il popolo di Dio aderisce senza difetto alla fede e con retto giudizio la penetra e l'applica con pienezza alla vita. 94. Attraverso l'aiuto dello spirito si cresce nell'intelligenza delle realt e delle parole del deposito della fede: attraverso la riflessione e lo studio dei credenti, specie colla ricerca teologica; colla intelligenza delle cose spirituali, cosicch le parole divine crescono con chi le legge; colla predicazione dei vescovi che con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verit. 95. Ne risulta che tradizione, scrittura e magistero sono tra loro connessi e congiunti; non possono sussistere in modo indipendente e tutti insieme, nel modo proprio e sotto l'azione dell'unico spirito contribuiscono in modo efficace alla salvezza delle anime. 97. La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio (Dv 10). Dal Compendio: 11. Perch e in qual modo la Rivelazione divina va trasmessa? Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verit (1 Tm 2,4), cio di Ges Cristo. Per questo necessario che Cristo sia annunciato a tutti gli uomini, secondo il suo stesso comando: Andate e ammaestrate tutte le Nazioni (Mt 28,19). quanto si realizza con la Tradizione Apostolica.

12. Che cos' la Tradizione Apostolica? La Tradizione Apostolica la trasmissione del messaggio di Cristo, compiuta, sin dalle origini del cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto, gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo Spirito Santo. 13. In quali modi si realizza la Tradizione Apostolica? La Tradizione Apostolica si realizza in due modi: con la trasmissione viva della Parola di Dio (detta anche semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che lo stesso annuncio della salvezza messo per iscritto. 14. Quale rapporto esiste fra la Tradizione e la Sacra Scrittura? La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Ambedue rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla stessa sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui la Chiesa attinge la propria certezza su tutte le verit rivelate. 15. A chi affidato il deposito della fede? Il deposito della fede affidato dagli Apostoli alla totalit della Chiesa. Tutto il popolo di Dio, con il senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato dal Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre pi la comprende e la applica alla vita. 16. A chi spetta interpretare autenticamente il deposito della fede? L'interpretazione autentica di tale deposito compete al solo Magistero vivente della Chiesa, e cio al Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo della verit, spetta anche definire i dogmi, che sono formulazioni delle verit contenute nella Rivelazione divina. Tale autorit si estende anche alle verit necessariamente collegate con la Rivelazione. 17. Quale relazione esiste tra Scrittura, Tradizione e Magistero? Essi sono tra loro cos strettamente uniti, che nessuno di loro esiste senza gli altri. Insieme contribuiscono efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla salvezza degli uomini. La sacra Scrittura 101. Dio ha una bont che accondiscende all'uomo, e perci per rivelarsi usa le parole umane; le parole di Dio divengono simili a quelle umane, come il Verbo si fatto simile agli uomini. 102. Tutte le parole divine si riassumono nel Verbo.

103. Ci spiega perch le scritture sono venerate come il corpo del Signore. La chiesa offre il pane della parola e quello del corpo di Cristo. 104. La chiesa sa che nella scrittura il Padre va incontro ai suoi figli e dialoga con loro. 105. Dio autore della scrittura perch quanto in essa contenuto fu consegnato sotto ispirazione dello Spirito santo. Tal libri sono sacri e canonici in tutte le loro parti, proprio perch il loro autore e ispiratore Dio. 106. Dio ha ispirato gli autori umani: si servito delle loro facolt e capacit; agendo in essi e per loro mezzo scrissero come veri autori ma solo le cose che egli voleva. 107. Tali libri insegnano la verit perch quanto asserito dagli autori ritenuto asserito dallo Spirito; per cui essi insegnano in modo fermo, fedele e senza errore la verit che Dio volle fosse consegnata nelle scritture per la nostra salvezza. 108. Tuttavia non ci troviamo davanti a una religione del libro: una religione della Parola, ossia del verbo incarnato e vivente. Solo in Cristo per mezzo dello spirito noi scopriamo il vero significato delle scritture. 109. Nella scrittura Dio parla in modo umano: perci occorre capire cosa gli agiografi hanno inteso affermare e cosa Dio voleva manifestare. 110. Occorre capire l'intenzione degli autori sacri, e perci va tenuto conto del loro tempo e cultura, dei generi letterari , dei modi particolari della loro epoca. Infatti la verit espressa in modo diverso in un testo ad es. storico o profetico o poetico. 111. Accanto a tale interpretazione c' un altro principio: va letta con l'aiuto dello Spirito mediante cui stata scritta. Il Concilio per tale interpretazione nello Spirito indica tre criteri. 112. Il primo criterio fare attenzione al contenuto e all'unit di tutta la scrittura. I suoi libri pur se differenti sono uniti dall'unico disegno di Dio che ha il suo centro in Ges. Anzi Ges il cuore della Scrittura e il suo cuore colla pasqua si aperto per disvelare il senso delle profezie. San Tommaso a tal proposito ricorda che la Scrittura stata aperta dopo la passione. 113. Il secondo criterio leggere la scrittura nella tradizione vivente di tutta la chiesa. In essa prima che su carta scritta; la chiesa colla sua tradizione conserva la memoria della parola di Dio e lo Spirito ne insegna l'interpretazione spirituale. 114. Il terzo criterio fare attenzione all'analogia della fede: la coesione tra loro delle verit della fede nella totalit del progetto della rivelazione. 115. Due sono i sensi principali della scrittura: letterale e spirituale. Il senso spirituale si suddivide poi in allegorico, morale, anagogico. I quatto sensi sono pienamente concordi e permettono la viva lettura della bibbia. 116. Il senso letterale significato dalle parole della bibbia e viene trovato con l'esegesi che a sua volta segue le regole della retta interpretazione. E' il fondamento di tutti gli altri sensi. 117. Il senso spirituale indica che realt ed avvenimenti narrati nella scrittura possono essere segni del progetto divino. Il senso allegorico permette di ricondurre il significato di tali segni a Cristo: il mar rosso

riconduce alla vittoria di Cristo e quindi al battesimo; il morale ci ricorda che gli avvenimenti fungono da ammonimento; possono cio condurci ad agire in modo retto; l'anagogico ci indica il significato eterno. 118. Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia. 119. Con tali regole gli esegeti hanno il compito di contribuire alla piena intelligenza ed esposizione del senso della Scrittura preparando alla maturazione del giudizio della chiesa. Infatti l'interpretazione della scrittura in ultima istanza sottoposta al giudizio della chiesa. Il suo compito infatti anche conservare e interpretare la parola di Dio. 120. Il canone permette di riconoscere quali libri fossero sacri; l'elenco delle Scritture, con 46 AT e 27 NT; il canone si avuto nell'ambito della tradizione apostolica. 121. I libri dell'AT sono divinamente ispirati e hanno un valore perenne per il fatto che l'antica alleanza non mai stata revocata. 122. L'economia dell'AT era soprattutto ordinata a preparare l'avvento di Ges; al loro interno ci sono cose imperfette e temporanee ma testimoniano la pedagogia dell'amore di Dio; in essi c' un vivo senso di Dio, una sapienza salutare, tesori di preghiere e nascondono il mistero della salvezza. 123. Perci l'At venerato come vera parola di Dio; il rifiuto dell'AT col pretesto che esso sia stato superato dal NT si chiama marcionismo. 124. La parola di Dio si presenta in modo eminente nel NT. In tali scritti si consegna la verit definitiva della rivelazione e il loro oggetto Ges: la sua vita, gli insegnamenti, il mistero pasquale, gli inizi della chiesa guidata dallo spirito. 125. I Vangeli sono il cuore della scrittura perch sono la testimonianza principale della dottrina e della vita di Ges. 126. I vangeli si sono formati attraverso tre tappe. La prima la vita e l'insegnamento di Ges. Essi trasmettono fedelmente quanto effettivamente Ges disse e fece fino a quando ascese al cielo. Seconda tappa la tradizione orale quando, asceso al cielo Ges, gli apostoli trasmisero le sue parole e opere in un modo nuovo, in quanto ammaestrati dagli eventi gloriosi di Ges e illuminati dallo spirito. L'ultima tappa quella dei vangeli scritti. Qui alcune cose furono scelte tra quelle tramandate oralmente o gi scritte alla luce della situazione delle chiese ma conservandone il carattere di predicazione e in ogni caso riferendo di Ges sempre cose vere e sincere (Dv 19). 127. Si tratta di un vangelo quadriforme, che venerato nella liturgia e che ha sempre attratto i santi. 128. Colla tipologia la chiesa ha messo in luce che i due testamenti hanno una unit nel piano di Dio. Le opere di Dio nell'At prefigurano quanto egli compie nel Figlio nella pienezza dei tempi. 129. Perci l'At letto alla luce di Cristo morto e risorto. Ma allo stesso tempo l'At conserva il valore proprio di rivelazione, cosa riaffermata anche da Ges. Per cui anche il Nt va letto alla luce dell'AT, come ha fatto la prima catechesi. Novum in vetere latet et in novo vetus patet. 130. La tipologia esprime il dinamismo verso il compiersi del piano divino, quando Dio sar tutto in tutti. Ad esempio la vocazione dei patriarchi o l'esodo hanno il loro valore intrinseco per il fatto di essere tappe intermedie di questo compimento.

131. La parola di Dio ha efficacia e potenza e perci sostegno e vigore per la chiesa; saldezza di fede, cibo dell'anima, sorgente della vita spirituale per i fedeli. Perci necessario che tutti vi abbiano accesso. 132. Per tale motivo lo studio della scrittura deve essere l'anima della teologia. E il ministero della parola (cio la predicazione pastorale, la catechesi, tutta l'istruzione cristiana, in specie l'omelia) deve essere animata dalla Scrittura. 133. La chiesa esorta i fedeli ad apprendere, leggendo la bibbia, la suprema scienza di Cristo. Ignorare le scritture equivale infatti ad ignorare Cristo. Dal Compendio: 18. Perch la Sacra Scrittura insegna la verit? Perch Dio stesso l'autore della Sacra Scrittura: essa perci detta ispirata e insegna senza errore quelle verit, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo Spirito Santo ha infatti ispirato gli autori umani, i quali hanno scritto ci che egli ha voluto insegnarci. La fede cristiana, tuttavia, non una religione del Libro, ma della Parola di Dio, che non una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente (san Bernardo di Chiaravalle). 19. Come leggere la Sacra Scrittura? La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello Spirito Santo e sotto la guida del Magistero della Chiesa, secondo tre criteri: 1) attenzione al contenuto e all'unit di tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione viva della Chiesa; 3) rispetto dell'analogia della fede, cio della coesione delle verit della fede tra di loro. 20. Che cos' il cnone delle Scritture? Il cnone delle Scritture l'elenco completo degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica ha fatto discernere alla Chiesa. Tale cnone comprende 46 scritti dell' Antico Testamento e 27 del Nuovo. 21. Quale importanza ha l'Antico Testamento per i cristiani? I cristiani venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio: tutti i suoi scritti sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza della divina pedagogia dell'amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto per preparare l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo. 22. Quale importanza ha il Nuovo Testamento per i cristiani? Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale Ges Cristo, ci consegna la verit definitiva della Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Ges, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa. 23. Quale unit esiste fra Antico e Nuovo Testamento? La Scrittura una, in quanto unica la Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l'ispirazione divina di entrambi i Testamenti. L'Antico Testamento prepara il Nuovo e il Nuovo d compimento all'Antico: i due si illuminano a vicenda.

24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa? La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della Chiesa. , per i suoi figli, saldezza della fede, cibo e sorgente di vita spirituale. l'anima della teologia e della predicazione pastorale. Dice il Salmista: essa lampada per i miei passi, luce sul mio cammino (Sal 119,105). La Chiesa esorta perci alla frequente lettura della Sacra Scrittura, perch l'ignoranza delle Scritture ignoranza di Cristo (san Girolamo). Capitolo 3 La risposta dell'uomo a Dio 142-184 142. Con la rivelazione Dio, animato da immenso amore, parla agli uomini come un amico, intrattenendosi con loro. Il fine invitarli a fare comunione con lui. La rivelazione quindi un invito di Dio agli uomini e la risposta a tale invito la fede. 143. Con essa l'uomo sottomette in pieno l'intelligenza e la volont a Dio. D il suo assenso a lui che si rivela: "obbedienza della fede", cos dice la bibbia della risposta dell'uomo. Io credo 144. Obbedire: ob audire, cio sottomettersi con libert alla parola ascoltata, in quanto garante della sua verit la verit stessa, cio Dio. Modello di tale obbedienza Abramo, e Maria ne la realizzazione pi perfetta. 145. Abramo infatti obbedisce animato dalla fede e perci parte senza sapere dove va. Tutti gli eventi della sua vita sono animati dalla fede. 146. Cos realizza nella sua vita quanto dice Eb: la fede fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Avendo fede, ci gli fu accreditato come giustizia ed divenuto altres padre dei credenti. 147. Nell'At abbiamo numerose testimonianze di fede, ricordate da Eb. Tuttavia Dio aveva in serbo qualcosa di ancor pi grande: la grazia di credere nel Figlio, che l'autore e il perfezionatore della fede. 148. Maria realizza nel modo perfetto l'obbedienza della fede. In essa accoglie l'invito e la promessa: crede che nulla impossibile a Dio e d il suo consenso. Crede infatti nell'adempimento delle parole del Signore e per tale fede chiamata beata nei secoli. 149. Durante la sua vita anche nei momenti pi bui non ha mai vacillato nella fede, senza mai cessare di credere a tale adempimento della parola di Dio. Per questo suo non vacillare la chiesa venera in Maria la pi pura realizzazione della fede. 150. Innanzitutto la fede un'adesione personale a Dio, e poi assenso libero a tutta la verit che Dio ha rivelato. Tale adesione personale e tale assenso della volont fanno s che la fede in Dio sia diversa dalla fede in una persona umana. Infatti ci si affida completamente a Dio e si crede in modo assoluto a quanto egli dice.

151. Per il cristiano credere in Dio e nel suo Figlio inviato una cosa inseparabile. Dio stesso ha detto di ascoltare il suo figlio e Ges dice di avere fede in lui e in Dio. Dio nessuno mai lo ha visto ma il figlio lo ha rivelato, perch lui solo ha visto il Padre e quindi lui solo pu conoscerlo e rivelarlo. 152. Ma non si pu credere in Ges senza partecipare del suo Spirito. Lo spirito fa dire che Ges il Signore; esso scruta le profondit di Dio e ne conosce i segreti. Solo Dio conosce pienamente Dio. Crediamo nello spirito Santo perch Dio, e la chiesa crede in un solo Dio che Padre, Figlio e Spirito Santo. 153. La fede un dono, una virt soprannaturale data da Dio. Non si ha per rivelazione della carne e del sangue ma per grazia. Per credere c' bisogno della grazia di Dio che previene e soccorre e degli aiuti interiori dello spirito che muove il cuore e la mente, dando dolcezza nel consentire e credere alla verit. 154. Credere per anche un atto umano: non un atto contrario alla libert e all'intelligenza umane. 155. Intelligenza e volont umane qui cooperano colla grazia divina: credere un atto dell'intelletto che spinto dalla volont che tramite la grazia mossa da Dio, d il consenso alla verit divina. 156. Non si crede perch le verit rivelate appaiono vere e intellegibili alla luce della nostra ragione naturale. Il motivo che si crede per l'autorit di Dio, che non inganna. Nondimeno questa fede non difforme dalla ragione e perci lo spirito ci mostra prove esteriori della rivelazione di Dio. I miracoli di Ges e dei santi, le profezie, la santit feconda e stabile della fede sono segni certissimi della rivelazione, motivi di credibilit che mostrano come la fede non sia un cieco moto dello spirito. 157. La fede pi certa di ogni conoscenza umana in quanto si fonda sulla parola di Dio che non pu dire il falso. Certamente le verit rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all'esperienza ma la luce divina d una certezza molto pi superiore della luce della ragione naturale. 158. La fede cerca di comprendere perch normale che si voglia capire meglio ci in cui si creduto. La grazia della fede permette di avere una viva intelligenza dei contenuti della rivelazione, cio del disegno complessivo di Dio, dei misteri della fede, del legame che li lega tra loro e il centro del mistero rivelato che Ges. Lo Spirito santo perfeziona sempre coi suoi doni la fede per avere una intelligenza sempre pi profonda della rivelazione. 159. Non v' divergenza tra fede e ragione, anche se la fede sopra la ragione. Esse vengono ambedue da Dio che non pu quindi negare se stesso o contraddire il vero. Ogni ricerca se condotta in modo veramente scientifico e secondo le norme morali non sar mai in contrasto colla fede, proprio per la comune origine delle realt profane e delle realt umane. Anzi Dio guida chi con umilt e perseveranza scandaglia i segreti della realt perch lui stesso che mantiene in vita tutto l'esistente. 160. Se non c' volont e libert la fede non sarebbe pi un atto umano. L'atto di fede infatti volontario per sua stessa natura. Si vincolati in coscienza ma non coartati e Ges ha s invitato ma non costretto, n ha imposto la forza. Il suo regno infatti cresce in virt dell'amore, col quale Ges attira a s tutti. 161. La fede necessaria perch non c' salvezza se non si crede in Ges e nel Padre che lo ha inviato. Senza la fede non si pu essere graditi a Dio, non c' giustificazione n possibilit di conseguire la vita eterna. 162. La fede un dono gratuito di Dio, dono che si pu anche perdere. Occorre la perseveranza: la fede va nutrita col dono della parola, occorre chiedere di accrescerla, e va corroborata dalle virt teologali.

163. La fede fa gustare con anticipo la vita eterna quando vedremo Dio come egli , faccia a faccia. Per cui gi inizio della vita eterna in quanto come in uno specchio con essa contempliamo le realt meravigliose promesse. 164. Ma ora camminiamo nella fede e non vediamo ancora se non in maniera confusa e in modo imperfetto. Per cui se la fede comunque luminosa spesso anche vissuta nell'oscurit: pu essere messa alla prova dal mondo, dalle esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e dalla morte. 165. Perci dobbiamo volgerci ai testimoni della fede: Abramo, Maria che camminando nella fede giunta alla notte della fede colla Passione del figlio e di tanti altri testimoni. Animati dal loro esempio corriamo con perseveranza avendo lo sguardo fisso su Ges che autore e perfezionatore della fede. Noi crediamo 166. Pur se atto personale perch libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela, essa non per un atto isolato. Come non si pu vivere da soli, cos non si pu credere da soli. Nessuno si dato la fede da solo come nessuno si dato da s l'esistenza. La fede ricevuta da altri e va a sua volta trasmessa ad altri. E questo trasmettere, questo parlare di Ges animato dall'amore per lui. Ogni credente un anello della grande catena dei credenti. Non posso credere senza essere sorretto dalla fede altrui e con la mia fede contribuisco a sostenere la fede degli altri. 167. L'io credo sempre la fede della chiesa, professata personalmente nel momento del battesimo. Noi crediamo la fede della chiesa professata dai Vescovi riuniti in concilio e dall'assemblea liturgica dei credenti. Io credo anche l'affermazione della chiesa madre che risponde a Dio colla fede; dal suo io credo apprendiamo a dire: noi crediamo. 168. E' innanzitutto la chiesa che crede e cos regge la fede personale. Con essa e in essa riusciamo a dire io credo e noi crediamo. Da essa riceviamo la fede e la vita nuova in Ges mediante il battesimo. Nel battesimo si dice: cosa chiedi alla chiesa? La fede. Cosa ti dona la fede? La vita eterna. 169. La salvezza viene solo da Dio ma la chiesa cmq madre poich attraverso essa riceviamo la vita della fede. Non l'autrice della nostra salvezza ma la madre della nostra nuova nascita. Perch madre anche educatrice della nostra fede. 170. Non crediamo in formule ma nelle realt da esse espresse e che con la fede possiamo toccare. L'atto di fede infatti non si ferma all'enunciato ma raggiunge la realt enunciata. Per queste realt sono raggiunte attraverso delle formulazioni che aiutano ad esprimere e trasmettere, celebrare e vivere la fede. 171. La chiesa colonna e sostegno della verit: conserva con fedelt la fede trasmessa dagli apostoli. Come una madre insegna a parlare e quindi a comprendere e comunicare il linguaggio della fede perch sia vissuto nell'intelligenza e nella vita. 172. Da secoli nella diversit di culture e lingue la chiesa confessa la fede ricevuta dal Signore e trasmessa per mezzo di un solo battesimo. Essa crede che tutti hanno un solo Dio e Padre. 173. La chiesa pur se diffusa dappertutto conserva la predicazione e la fede dei primi testimoni con cura, come se avesse un'unica casa, credendovi allo stesso modo, come se avesse un'anima e un cuore unico, e trasmette ci come avesse una sola bocca (Ireneo).

174. Se le lingue sono varie, unico identico infatti il contenuto della tradizione. Dappertutto la stessa fede e tradizione. La chiesa addita al mondo una sola via di salvezza (Ireneo). 175. Questa fede un deposito di grande valore chiuso nel vaso prezioso della chiesa. Tale tesoro continuamente fa ringiovanire il vaso che la contiene, cio la chiesa (Ireneo). Dal Compendio: 5. Come risponde l'uomo a Dio che si rivela? L'uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con l'obbedienza della fede, che affidarsi pienamente a Dio e accogliere la sua Verit, in quanto garantita da Lui, che la Verit stessa. 26. Quali sono nella Sacra Scrittura i principali testimoni di obbedienza della fede? Ci sono molti testimoni, in particolare due: Abramo, che, messo alla prova, ebbe fede in Dio (Rm 4,3) e sempre obbed alla sua chiamata, e, per questo diventato padre di tutti quelli che credono (Rm 4, 11,18); e la Vergine Maria, che realizz nel modo pi perfetto, durante tutta la sua vita, l'obbedienza della fede: Fiat mihi secundum Verbum tuum - Avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38). 27. Che cosa significa per l'uomo credere in Dio? Significa aderire a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l'assenso a tutte le verit da Lui rivelate, perch Dio la Verit. Significa credere in un solo Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, 28. Quali sono le caratteristiche della fede? La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, la virt soprannaturale necessaria per essere salvati, L'atto di fede un atto umano, cio un atto dell'intelligenza dell'uomo che, sotto la spinta della volont mossa da Dio, d liberamente il proprio consenso alla verit divina. La fede, inoltre, certa, perch fondata sulla Parola di Dio; operosa per mezzo della carit (Gal 5,6); in continua crescita, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, Essa fin d'ora ci fa pregustare la gioia celeste. 29. Perch non ci sono contraddizioni tra fede e scienza? Anche se la fede supera la ragione, non vi potr mai essere contraddizione tra fede e scienza, perch entrambe hanno origine da Dio. lo stesso Dio che dona all'uomo sia il lume della ragione sia la fede. 30. Perch la fede un atto personale e insieme ecclesiale? La fede un atto personale, in quanto libera risposta dell'uomo a Dio che si rivela. Ma nello stesso tempo un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: Noi crediamo. infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa Madre e Maestra. 31. Perch le formule della fede sono importanti? Le formule della fede sono importanti perch permettono di esprimere, assimilare, celebrare e condividere insieme con altri le verit della fede, utilizzando un linguaggio comune.

32. In qual modo la fede della Chiesa una sola? La Chiesa, bench formata da persone diverse per lingua, cultura e riti, professa con voce unanime l'unica fede ricevuta da un solo Signore e trasmessa dall'unica Tradizione Apostolica. Professa un solo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - e addita una sola via di salvezza. Pertanto noi crediamo, con un cuor solo e un'anima sola, quanto contenuto nella Parola di Dio, tramandata o scritta, ed proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato. Sezione 2 La Professione della fede cristiana I simboli della fede 185. Io credo significa: aderisco a quanto crediamo. Ora la comunione della fede richiede un linguaggio comune di essa, normativo e capace di unire tutti. 186. Fin dagli inizi la chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la fede in formule brevi e normative per tutti. Successivamente l'essenziale della fede stato organizzato in compendi organici e articolati, destinati soprattutto ai candidati al battesimo. Furono raccolti i punti salienti raccolti dalla scrittura per dare una dottrina completa della fede. Un compendio della vera piet dell'A e Nt. 187. Tali sintesi si chiamano professioni di fede perch riassumono la fede professata dai cristiani; altri nomi: credo, dalla prima parola o simboli della fede. 188. Simbolon era la met di un oggetto spezzato usato come segno di riconoscimento. Analogamente il simbolo della fede un segno di riconoscimento e comunione tra i credenti. In secondo momento signific anche raccolta, collezione o sommario. Esso quindi la raccolta delle principali verit della fede. E perci il fondamentale e primo punto di riferimento della catechesi. 189. La prima professione di fede si fa al battesimo; il simbolo della fede innanzitutto un simbolo battesimale. Perch il battesimo dato nel nome della trinit, le verit di fede professate durante esso sono articolare in base al loro riferimento alla trinit. 190. Perci il Simbolo diviso in tre parti: il padre e la creazione, il figlio e la redenzione, e lo spirito, sorgente e principio della santificazione. Sono i tre capitoli del nostro sigillo battesimale. 191. Sono tre parti distinte ma tra loro legate. Dette anche articoli, a guida delle articolazioni del corpo, perch definiscono le cose in cui si crede in modo particolare e distinto. Con Ambrogio nasce anche l'uso di dividerli in 12 articoli, simboleggiando col numero dei 12 l'insieme della fede apostolica. 192. Lungo il tempo si sono avuti diversi simboli, tra cui il quicumque, quello dei concili di Toledo, Laterano, Lione, Trento, o dei Papi: fides Damasi e Credo del popolo di Dio. 193. Nessun simbolo pu essere considerato sorpassato ed inutile perch essi aiutano a vivere e approfondire la fede di sempre attraverso i vari compendi fatti. 194. Il Simbolo degli apostoli chiamato cos perch il riassunto della fede degli apostoli; l'antico simbolo battesimale di Roma, dove ebbe sede Pietro e dove egli port l'espressione della fede comune (Ambrogio). Da qui la sua importanza.

195. Il Niceno - costantinopolitano il frutto dei primi due concili del 325 e 381; perci ha importanza ed tuttora comune alle grandi chiese di oriente ed occidente. 196. Il Simbolo apostolico pu essere definito il pi antico catechismo romano, mentre il niceno costantinopolitano pi esplicito e dettagliato. 197. Il simbolo va accolto perch contiene l'insegnamento della fede, fede che d vita. Recitandolo con fede si entra in comunione colla trinit e la chiesa che trasmette la fede e nel cui seno crediamo. Dal Compendio: 33. Che cosa sono i Simboli della fede? Sono formule articolate, chiamate anche Professioni di fede o Credo, con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli. 34. Quali sono i pi antichi Simboli della fede? Sono i Simboli battesimali. Poich il Battesimo viene dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), le verit di fede ivi professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinit. 35. Quali sono i pi importanti Simboli della fede? Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che l'antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d'Oriente e d'Occidente.

Capitolo 2 Io credo in Dio Padre

198. Perch Dio il principio e il fine di tutto, da lui comincia la nostra professione di fede. E con Dio Padre, perch la prima persona trinitaria. Inoltre inizia colla creazione perch essa l'inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio. Articolo 1 Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra Io credo in Dio 199 - 231 199. E' la prima e pi importante affermazione del simbolo che fa da fondamento. Infatti il simbolo parla di Dio principalmente, e poi dell'uomo ma in riferimento sempre a Dio. Dal primo articolo dipendono tutti gli altri, che ne sono esplicitazione. Analogamente ci avviene anche nel decalogo, dove il primo

comandamento esplicitazione di tutti gli altri. Gli altri articoli ci fanno conoscere meglio Dio, nelle sue ulteriori esplicitazioni e disvelamenti verso l'uomo. 200. Il simbolo nic. cost. afferma: Io credo in un solo Dio. Si confessa l'unicit di Dio, unicit che si rivelata nell'antica alleanza e che legata all'esistenza di Dio. Dio uno per natura, sostanza ed essenza e non c' che un solo Dio. 201. Dio si rivelato a Israele come l'unico: il Signore uno solo e per mezzo dei profeti invita Israele e le nazioni a volgersi a lui, l'unico, per avere vittoria e potenza. 202. Ges conferma che Dio l'unico Signore, da amare con tutto se stessi; ma al contempo fa capire che pure egli il signore. Lo specifico della fede cristiana il confessare che Ges il Signore. Ci non in contrasto con la fede nell'unit di Dio e il credere nello Spirito, che signore ed datore da vita non significa introdurre divisioni nell'unico Dio. Uno solo il vero Dio, P, F e S, tre persone ma una sola essenza, sostanza, cio natura assolutamente semplice (cfr. Lateranense IV). 203. Dio si rivela ad Israele facendogli conoscere il suo nome. Il nome infatti esprime l'essenza, l'identit della persona, il senso della sua vita; svelando il nome ci si fa conoscere, quasi consegnarsi, rendersi accessibile e farsi conoscere intimamente e personalmente. 204. Dio si rivelato progressivamente e sotto diversi nomi; nella teofania del Sinai ha dato la sua rivelazione fondamentale per l'antica e nuova alleanza. 205. Dal roveto Dio dice a Mos che il Dio dei padri, colui che avevo guidato i patriarchi nel loro pellegrinare. Quindi il Dio fedele e compassionevole che ricorda le sue promesse e viene a liberare dalla schiavit. Colui che potente perch pu ci e lo vuole, al di l dello spazio e del tempo. 206. Il nome YHWH misterioso, come Dio mistero. Un nome rivelato ma al contempo il rifiuto di un nome e perci meglio di altri nomi esprime la realt di Dio perch infinitamente pi alta di ci che possiamo dire ed immaginare o comprendere. Il Dio nascosto, dal nome ineffabile che si fa vicino agli uomini. 207. Rivelando il nome al tempo stesso Dio rivela la sua fedelt eterna: Dio dei Padri; sar con te. Io sono: sempre al fianco per salvare il suo popolo. 208. Di fronte a tutto ci l'uomo scopre la sua piccolezza: Mos si scalza, Isaia teme della vita, Pietro chiede che Ges si allontani da lui peccatore. Ma Dio perch santo pu perdonare l'uomo che davanti a lui si riconosce peccatore, perch Dio e non uomo. 209. Israele non pronuncia il nome per rispetto alla sua santit e perci lo sostituisce leggendolo con Adonai, Signore. Signore afferma poi, riferendolo a Ges, la sua divinit. 210. Israele pecca adorando il vitello ma Dio continua a stare con un popolo infedele. Nel suo stare ancora egli manifesta il suo immenso amore. Egli Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e fedelt, un Dio che perdona. 211. Il nome divino Io sono esprime la fedelt divina nonostante le infedelt umane ; anzi egli d il Figlio per liberarci dal peccato e il figlio stesso porta il nome divino, Io sono, che si comprender quando costui sar innalzato.

212. Il nome divino rivela che Dio oltre ad essere unico, trascende il mondo e la storia; il creatore che rimane anche quando la creazione passer. Eterno e perci resta fedele a se stesso e alle sue promesse. 213. Il nome quindi contiene la verit che Dio solo . Dio la pienezza dell'essere e di ogni perfezione, senza origine e senza fine. Non ha da altri ricevuto il suo essere; da se stesso ci che egli . 214. Egli si mostrato a Israele come il ricco di grazia e di fedelt: due termini che fanno vedere come Dio in tutte le sue opere mostra il suo amore e la sua affidabilit. E' verit perch in lui non vi sono tenebre ed amore. 215. Dio verit; la verit il principio della sua parola, parola che resta per sempre. Perci fedelt, cio le sue promesse si realizzano sempre. Da ci deriva il fatto che ci si pu affidare a lui. Dal dubitare della sua parola nacque il peccato. Il peccato dubitare della parola di Dio, della sua bont e della sua fedelt. 216. La verit di Dio la sapienza con cui regge tutto. Solo lui pu donare a chi sta in relazione con lui la vera conoscenza di ogni cosa. 217. Dio poi veritiero allorch rivela se stesso; manda il figlio per rendere testimonianza della verit e il figlio d l'intelligenza per conoscere il vero Dio. 218. Israele scopre poi che Dio si rivelato e lo ha scelto perch amore gratuito. E per questo amore non la mai abbandonato ma lo ha sempre perdonato. 219. Dio ama Israele come un padre ama il figlio; ama pi di una madre, o di uno sposo; un amore che supera le pi gravi infedelt ed arrivato fino al dono pi prezioso: dare il proprio unigenito. 220. E' un amore eterno: tutto passa ma non il suo affetto. E per questo amore eterno la sua piet si conserva ancora. 221. San Giovanni dicendo che Dio amore afferma che l'essere stesso di Dio amore. Inviando il F e lo S egli si mostra nel suo segreto pi intimo: eterno scambio d'amore, P, F e S e questo amore attende la nostra partecipazione. 222. Dal credere nell'unico Dio ed amarlo con tutto se stessi derivano alcune conseguenze. 223. Innanzitutto conoscere la grandezza e maest di Dio. Significa che perch grande va servito per primo. 224. Vivere in rendimento di grazie: se lui tutto, tutto da lui dipende. Perci il rendimento di grazie. 225. Conoscere l'unit e la vera dignit di tutti gli uomini: infatti tutti sono a sua immagine e somiglianza. 226. Usare rettamente le cose create: usarle cio nella misura in cui ci avvicinano a lui e staccarcene nella misura in cui ci allontanano da lui. 227. Fidarsi di Dio in ogni circostanza, avversit comprese. Padre 232-267 232. Siamo battezzati nel nome della trinit. La fede di tutti i cristiani si fonda sulla trinit. 233. Battezzati nel nome e non nei nomi: infatti vi un solo Dio, il P onnipotente, il F unigenito e lo S.

234. Il mistero della trinit il mistero centrale della fede e della vita cristiana; il mistero di Dio stesso e perci sorgente di tutti gli altri della fede e luce che li illumina. E' il fondamento essenziale della gerarchia delle verit di fede. Infatti tutta la storia della rivelazione il rivelarsi del Dio unico e vero, P, F e S che riconcilia a s coloro che a causa del peccato sono separati. 235. Occorre capire come stato rivelato il mistero della trinit, come la chiesa ne ha formulato la dottrina di fede e come Dio realizza il suo disegno di creazione, redenzione e santificazione attraverso le missioni del F e dello S. 236. I PP distinguono tra teologhia, che il mistero della vita intima del Dio Trinit e oiconomia, che sono le opere di Dio con cui rivela e comunica la sua vita. Conosciamo la teologia attraverso l'economia e allo stesso tempo la teologia illumina tutta l'economia. Le opere di Dio rivelano ci che egli nel suo intimo e il mistero del suo essere illumina la comprensione delle sue opere. Analogamente la persona si mostra attraverso le sue azioni e quanto pi conosciamo una persona tanto pi comprendiamo le sue azioni. 237. La trinit un mistero della fede in senso stretto: un mistero che non pu essere conosciuto se Dio non ce lo rivelasse. Prima dell'incarnazione del F e della missione dello S era un mistero inaccessibile alla sola ragione, anche se Dio aveva lasciato tracce del suo essere trinitario nella creazione e nella rivelazione dell'AT. 238. In molte religioni Dio visto come padre; Israele lo vede tale in quanto creatore del mondo e ancor di pi per la sua alleanza e per il dono della legge. Israele si sente cos primogenito di Dio; egli poi il padre soprattutto dei poveri. 239. Dicendo Padre il linguaggio della fede afferma che Dio origine di tutto e quindi autorit trascendente e poi che bont e sollecitudine di amore per tutti i suoi figli. Tenerezza paterna che si esprime anche attraverso le immagini della maternit, a indicare l'intimit di Dio colla sua creatura. Rifacendosi all'esperienza dei genitori non ci si vuole illudere: essi possono sbagliare. Quindi Dio trascende la distinzione umana dei sensi: non uomo n donna ma Dio: trascende la maternit e paternit umane ma ne allo stesso tempo origine e modello: nessuno padre quanto Dio. 240. Ges rivela che Dio Padre non solo in quanto creatore, ma in quanto Padre del Figlio che poi tale per la sua relazione al padre: nessuno conosce il figlio... 241. Perci gli apostoli confessano che Ges il verbo, eterno, presso Dio, immagine del Dio invisibile, irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza. 242. Sulla loro scia la chiesa a Nicea ha confessato che il F consostanziale al Padre, ossia un solo Dio con lui. Costantinopoli, 381 aggiunger che il F generato dal P prima del tempo, luce da luce, Dio vero da Dio vero, non creato ma generato ed della stessa sostanza del Padre. 243. Prima della sua Pasqua Ges annunzia l'arrivo di un altro Difensore: lo Spirito che gi aveva parlato per mezzo dei profeti, gi operato dalla creazione, capace di insegnare tutto ai discepoli e di guidarli alla verit intera. Lo Spirito cos rivelato come un'altra persona divina in rapporto a Ges e al Padre. 244. Capiamo che lo Spirito ha origine eterna attraverso la sua missione nel tempo: infatti inviato alla chiesa dal Padre nel nome del Figlio, ma anche inviato dal Figlio dopo che questi tornato al Padre. Il suo arrivo dopo la glorificazione del Figlio rivela in pienezza il mistero della Trinit.

245. La fede apostolica nello Spirito stata confessata nel 381: crediamo nello Spirito che Signore e che dona la vita e che procede dal Padre. Procede: cio che il Padre fonte e origine di tutta la divinit. Ma il Figlio non estraneo: anche Spirito del Figlio. Quindi lo Sp della stessa sostanza e della stessa natura del F e del P e con loro adorato e glorificato. 246. La tradizione latina confessa che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. Firenze nel 1439: Essenza ed essere dello Spirito sussistono allo stesso tempo dal P e dal F; egli procede eternamente da ambedue come unico principio e unica spirazione. Ora perch tutto ci che lo Spirito dal Padre, e il Padre ha donato ci che al F nel momento in cui lo ha generato, tranne l'essere Padre, cos lo Spirito nel suo procedere dal Figlio riceve dall'eternit dal suo Padre che ha generato il Figlio stesso. 247. Il Filioque mancava nel Simbolo del 381; dogmaticamente lo confesser Leone nel 447. A poco a poco la formula entra nell'uso liturgico tra i secc 8 e 11. 248. L'oriente mette in rilievo che in rapporto allo Spirito il Padre che l'origine prima. Lo Spirito procede dal Padre attraverso il Figlio. L'occidente sottolinea invece la comunione consostanziale tra P e F nel momento in cui dice che procede da entrambi. Lo dice lecitamente e ragionevolmente: infatti nella comunione consostanziale c' l'ordine eterno per cui il Padre perch principio senza principio l'origine dello Spirito ma anche che il Figlio l'unico principio da cui lo Spirito procede. E' una legittima complementariet che se non inasprita non scalfisce l'identit della fede nel mistero trinitario. 249. Per mezzo soprattutto del battesimo la fede nella trinit alla radice della fede vivente della chiesa. Questa regola della fede battesimale formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della chiesa. Sono formulazioni che compaiono gi negli scritti apostolici e nella liturgia: la grazia del Signore, ecc. 250. Nel corso dei primi secoli la chiesa ha esplicitato ulteriormente la sua fede trinitaria: per approfondire l'intelligenza della fede e per difenderla dagli errori: l'opera dei concili che si avvalgono del lavoro dei PP e sono sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano. 251. Per formulare tale dogma la chiesa ha sviluppato una terminologia propria ricorrendo a nozioni derivanti dalla filosofia: sostanza, persona, ipostasi, relazione ecc. La fede per non stata sottoposta a una sapienza umana ma ha dato un significato nuovo a termini finora usati in modo diverso. Si tratta cmq di un mistero inesprimibile, infinitamente al di l di tutto ci che possiamo concepire a misura d'uomo. 252. Sostanza (coi suoi equivalenti di essenza e natura) designa l'essere divino nella sua unit; persona designa il P, il F e lo S nella loro reale distinzione reciproca; relazione significa che la distinzione tra le persone nel riferimento delle une alle altre. 253. Il dogma afferma che la trinit una: non tre dei ma un solo Dio in tre persone, la trinit consostanziale. Non si dividono la divinit; ciascuna di esse Dio tutto intero. Ognuna delle tre persone quella realt, cio la sostanza, l'essenza o la natura divina. 254. Il dogma afferma poi che le persone divine realmente sono distinte tra loro. Dio unico ma non solitario; P, F e S non sono semplici nomi o modalit dell'unico essere divino; sono realmente distinti tra loro, per le loro relazioni di origini: il P genera, il F generato e lo Spirito procede. L'unit divina trina. 255. Il dogma dice anche che le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione non divide ma solo nelle relazioni, relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre. Nei nomi relativi delle persone,

il P riferito al F, il F al P e lo S ad ambedue e tuttavia si crede in una sola natura o sostanza (Toledo 11, 675). Dove non si oppone la relazione tutto il P nel F e tutto nello S e cos via. 256. Gregorio Nazianzeno: prezioso deposito, compagna e patrona della vita. Appena si pensa all'unit ed ecco la trinit; appena si pensa alla trinit, ecco l'unit che sazia. 257. Dio trinit amore e vuole comunicare la gloria della sua vita beata. Ci il disegno della sua benevolenza che ha concepito nel figlio prima che creasse il mondo. Gi allora ha compiuto il disegno di renderci conformi all'immagine del suo Figlio, in forza dello spirito che ci rende figli adottivi. Una grazia dataci fin dall'eternit e la cui sorgente nell'amore trinitario. Tale disegno si dispiega nella storia della creazione, nella missione del F e dello S e si prolunga nella missione della chiesa. 258. L'economia divina l'opera di tutte e tre le persone. Come una e medesima la natura cos una e medesima l'operazione. Ma ogni persona compie l'operazione comune secondo la sua personale propriet. Dal P sono tutte le cose; mediante il F sono tutte le cose; nello S sono tutte le cose (Costantinopoli 2, 553). Le missioni sono: incarnazione del F e dono dello S e manifestano in modo particolare le propriet delle persone divine. 259. L'economia divina opera comune e allo stesso tempo personale; con essa conosciamo e la propriet delle persone divine e la loro unica natura. Cos la vita cristiana al contempo comunione con esse senza separarle: chi glorifica il P, glorifica anche il F e lo S; chi segue Ges lo fa perch attirato dal Padre e guidato dallo Spirito. 260. Fine dell'intera economia divina che tutte le creature entrino nell'unit perfetta della Trinit, ma fin d'ora siamo chiamati ad essere abitati da essa. Se uno ama il F, il P lo amer e ambedue verranno a lui e in lui prenderanno dimora. Onnipotente 269-278 268. Onnipotente l'unico degli attributi divini ricordato dal Simbolo. E' una onnipotenza universale: perch ha creato tutto, pu tutto; onnipotenza amante perch Dio padre; ed onnipotenza misteriosa: solo la fede pu comprendere che tale onnipotenza si manifesta anche nella debolezza. 269. La Bibbia afferma pi volte che c' una potenza universale di Dio: potente di Giacobbe, Signore degli eserciti, del cielo e della terra, perch lui ha tutto fatto e quindi nulla gli impossibile. E' il Signore dell'universo, quindi di esso ha fissato l'ordine che a lui sottoposto; il padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito. 270. Dio un padre onnipotente. Paternit e potenza in lui si illuminano a vicenda. Scorgiamo la sua onnipotenza paterna nel modo in cui si prende cura dei nostri bisogni, nella sua adozione filiale e nella sua infinita misericordia quando perdona liberamente i peccati. 271. Non una onnipotenza arbitraria: in lui potenza ed essenza, volont e intelligenza, sapienza e giustizia sono una sola e identica cosa; per cui nulla nella sua potenza va contro la sua volont o la sua intelligenza sapiente. 272. Il male e la sofferenza possono mettere in dubbio la sua onnipotenza; egli pu sembrare non presente e incapace. Ma nel modo pi misterioso ha rivelato la sua onnipotenza, quando il suo figlio si abbassato e

risorto, vincendo il male. Noi vediamo l'efficacia della forza di Dio e la grandezza della sua potenza nella risurrezione e nella esaltazione di Cristo. 273. Solo la fede pu aderire alle vie misteriose dell'onnipotenza di Dio. Attraverso essa ci si gloria delle proprie debolezze per attirare su di s la potenza di Cristo. Maria ha creduto che nulla impossibile a Dio. 274. La persuasione in tale onnipotenza corrobora la nostra fede e speranza. E la nostra ragione non limitata nel suo aderire ad essa, non dubiter anche se ci si trovasse davanti a un superamento dell'ordine della natura. Creatore 279 - 324 279. Dio creatore di tutto, del visibile e dell'invisibile. 280. La creazione il fondamento di tutti i progetti salvifici di Dio. Da essa parte la storia della salvezza che trover in Cristo il suo culmine e la sua luce, il suo fine: una nuova creazione in lui. 281. Perci le lettura della veglia iniziano da Gen 1. 282. La catechesi sulla creazione di estrema importanza perch concerne i fondamenti della vita umana e cristiana. Da tale catechesi troviamo la risposta alle domande fondamentali sull'origine e il fine di tutto, domande decisive per il senso e l'orientamento della vita e dell'agire. 283. Le scoperte scientifiche sull'origine del mondo e dell'uomo destano la nostra ammirazione per la grandezza del creatore e ci inducono a dire grazie per l'intelligenza data agli studiosi e ricercatori. 284. Tali ricerche oltrepassano anche il campo delle semplici scienze naturali: infatti si tratta anche di scoprire il senso di tali origini: se ci sia il caso o una necessit anonima o un essere trascendente, intelligente e buono. E se tutto proviene da Dio allora perch il male? 285. Fin dagli inizi la fede stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa il problema delle origini. Pensiamo ai miti delle diverse religioni, o al panteismo per cui tutto Dio, compreso il mondo e il suo divenire che il divenire di Dio; o che il mondo sia emanazione necessaria di Dio, che scaturisce da tale sorgente e a lui ritorna; oppure i doppi principi del bene e del male, della luce e tenebre in continuo conflitto (dualismo, manicheismo). Oppure che il mondo materiale sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento e quindi da respingere (gnosi) o che Dio abbia fatto il mondo ma poi come un orologiaio lo avrebbe lasciato a se stesso (deismo). Altra teoria il materialismo: il mondo non ha origine trascendente ma il puro gioco di una materia da sempre esistita. Tali tentativi di spiegazione testimoniano quanto sia necessario il problema delle origini, una ricerca propria dell'uomo. 286. L'intelligenza pu gi trovare una risposta al problema delle origini: si pu conoscere l'esistenza del creatore attraverso le sue opere, per mezzo della luce della ragione naturale, pur se questa conoscenza offuscata e sfigurata dall'errore. E perci la fede conferma e d luce alla ragione dandole retta intelligenza nel conoscere tale verit: per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio. 287. La verit della creazione tanto importante che Dio ha voluto rivelare tutto quanto era necessario al riguardo. Oltre alla conoscenza naturale, Dio si voluto progressivamente rivelare. Creando e liberando ed eleggendo Israele si mostrato come colui che ha formato i cieli e la terra.

288. La rivelazione della creazione quindi inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'alleanza di Dio col popolo. La creazione appare come il primo passo di tale alleanza, la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio. 289. I primi tre capitoli di Gen hanno un posto singolare nel trattare l'argomento. Si tratta di testi che dal punto di vista letterario hanno fonti diverse; posti all'inizio essi esprimono la verit della creazione, la sua origine e il suo fine in Dio, il suo ordine e bont, la vocazione dell'uomo, e il dramma del peccato colla speranza della salvezza. Lette alla luce di Cristo e nell'unit della bibbia e della tradizione vivente della chiesa, tali capitoli sono il fondamento della catechesi sul mistero delle origini, ossia creazione, caduta e promessa della salvezza. 290. Gn 1,1 dice che Dio ha dato inizio a tutto ci che esiste fuori di lui; solo lui il Creatore (bar sempre riferito a Dio); cielo e terra indica la totalit di ci che esiste: dipende da colui che le d l'essere. 291. Gv 1,1-3 rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del suo Figlio. La fede della chiesa afferma anche l'azione creatrice dello Spirito: d la vita, lo spirito creatore, la sorgente di ogni bene. 292. L'azione creatrice del F e dello S lasciata intravvedere nell'At ed rivelata nel N; essa inseparabile da quella del padre. Il Figlio e lo Spirito sono come le mani del creatore; la creazione opera comune della trinit. 293. La scrittura e la tradizione confessano che il mondo stato creato per la gloria di Dio. Dio crea per manifestare e comunicare la sua gloria (non per aumentarla); egli crea infatti per il solo motivo dell'amore e della bont. 294. La gloria di Dio consiste nel manifestarsi e comunicarsi della sua bont in vista della quale il mondo stato creato. La sua gloria l'uomo vivente, e la vita dell'uomo visione di Dio. Fine ultimo della creazione che Dio possa essere tutto in tutti procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicit. 295. Crediamo che il mondo stato creato con sapienza: non il frutto di una necessit, di un destino cieco o del caso; esso trae la sua origine dalla libera volont di Dio che ha voluto rendere partecipi le creature del suo essere, saggezza e bont. 296. Crediamo che Dio non ha bisogno di nulla di preesistente o di altro per creare; n la creazione emanazione necessaria dalla sostanza divina; egli crea liberamente dal nulla. Proprio partendo dal nulla, e non come un artigiano colla materia intravvediamo la grandezza del creatore. 297. La scrittura vede nella creazione dal nulla per la bibbia una verit piena di promessa e speranza. 298. Perch pu creare dal nulla, per opera dello Sp, egli pu anche ridare al peccatore la vita dell'anima, creando un cuore puro; ai defunti pu dare poi la vita del corpo colla resurrezione e donare a chi non crede la luce della fede. 299. Se Dio crea con sapienza ovvio che la creazione ha un ordine; essa avviene in e per mezzo del Verbo ed indirizzata all'uomo che immagine di Dio. Costui infatti chiamato a una relazione personale con lui. La nostra intelligenza (perch siamo immagine e somiglianza di Dio) partecipa alla luce dell'intelletto divino e pu comprendere cosa Dio vuol dire colla creazione. Essa voluta da Dio come un dono all'uomo, un'eredit che affida e destina a lui. La Chiesa pi volte ha difeso la bont della creazione.

300. Dio pi grande delle sue opere ma allo stesso tempo presente nell'intimo profondo delle sue creature. 301. Egli non abbandona la sua creatura; oltre a darle l'essere e l'esistenza la conserva nell'essere, le d facolt di agire e la conduce al suo termine. Tale dipendenza in rapporto a Dio fonte di sapienza e libert, gioia e fiducia. 302. Pur se ha la sua bont e perfezione la creazione non tuttavia uscita dalle mani del creatore interamente compiuta. Infatti creata in statu viae, cio destinata alla perfezione ma essa non ancora raggiunta. Ora la divina provvidenza sono le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce a tale perfezione la creazione. 303. La provvidenza di Dio ha una sollecitudine concreta ed immediata: si prende cura di tutto, dalle piccole cose ai grandi eventi. 304. Quando nella bibbia si accenna che Dio pu tutto si vuole sottolineare il suo primato assoluto e la sua signoria sulla storia e sul mondo: si vuole educare la fiducia in lui. 305. Ges chiede un abbandono filiale alla provvidenza di Dio che si prende cura dei bisogni pi elementari dei suoi figli. 306. Anche se Dio signore e padrone per realizzare il suo disegno si serve anche della cooperazione delle creature e ci un segno della sua grandezza e bont. Dio infatti dona alle creature non solo l'esistenza ma anche l'agire. 307. Dio permette che gli uomini partecipino alla sua provvidenza, affidando la responsabilit della terra. Cos l'uomo pu essere causa intelligente e libera per completare l'opera della creazione, per il bene di tutti. A ci non escluso nemmeno il contributo della preghiera e della sofferenza. 308. Dio agisce in tutto l'agire delle sue creature; la causa prima che opera nelle cause seconde e per mezzo di esse. La creatura cio sempre animata da Dio, pur senza perci perdere libert o dignit. 309. Ma se Dio provvidente, si prende cura di tutto, perch il male? Nessuna risposta immediata basta. La risposta l'insieme della fede cristiana: bont della creazione, dramma del peccato, amore paziente di Dio che va incontro all'uomo fino alla redenzione e al dono dello Sp, colla convocazione della chiesa, la forza dei sacramenti, la vocazione a una vita felice a cui l'uomo chiamato colla sua libert. Nessun punto del messaggio cristiano estraneo nel dare una risposta al problema del male. 310. Ma perch Dio non avrebbe potuto creare qualcosa di migliore? Dio nella sua sapienza e bont ha voluto creare in statu viae, cio la creazione in stato di cammino, verso la perfezione. Un cammino dove pu esserci perfezione e imperfezione. Ora finch la creazione non avr raggiunto la perfezione, esiste anche il male fisico accanto al bene fisico. 311. Angeli ed uomini sono creature intelligenti e libere e come tali possono anche deviare. Il male morale entrato a causa del peccato, ma Dio non ne responsabile. Ma rispettando la libert della creatura, lo permette e misteriosamente sa trarne il bene. 312. Dio dalle conseguenze di un male morale pu trarre del bene; dal pi grande male morale, il rifiuto e l'uccisione di Ges a causa del peccato, Dio ha sovrabbondato colla sua grazia. Con ci per il male non diviene bene.

313. La testimonianza dei santi non cessa di ricordare che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. 314. Solo al termine, quando vedremo Dio faccia a faccia conosceremo le vie per cui Dio ha voluto condurre la creazione, comprese la via del male, nel sabato definitivo in cui ha creato il cielo e la terra. Il cielo e la terra 325-354 325. Il Simbolo apostolico afferma che Dio ha creato i cieli e la terra; il niceno costantinopolitano esplicita poi dicendo che ha creato il visibile e l'invisibile. 326. L'espressione cielo e terra indica nella Scrittura l'intera creazione e anche il legame che li unisce e distingue. Infatti se la terra indica il luogo degli uomini, il cielo quello di Dio; in ultima analisi cielo indica la gloria escatologica. Infine cielo indica anche il luogo delle creature spirituali: gli angeli, coloro che circondano Dio. 327. La professione di fede di Lat. IV: Dio cre dal nulla e dal principio le creature, sia dell'ordine spirituale che di quello materiale, ossia gli angeli e il mondo terrestre; e infine l'uomo che partecipa dell'uno e dell'altro, essendo di anima e corpo. 328. E' verit di fede l'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la bibbia chiama angeli. Chiara la scrittura come unanime su questo punto la tradizione. 329. Agostino: il nome indica l'ufficio, non la natura; di natura spirito, mentre per ci che compie angelo. Gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio; vedono ogni momento la faccia del Padre e sono pronti alla voce della sua parola. 330. Perch creature puramente spirituali hanno intelligenza e volont; sono creature personali e importanti e per il fulgore della loro gloria, superano in perfezione ogni creatura visibile. 331. Gli angeli sono angeli di Cristo, che al centro del mondo angelico; suoi, perch creati per mezzo e in vista di lui (Col 1,16). Suoi perch poi li ha resi messaggeri del suo disegno di salvezza, inviati cio a servire gli eredi della salvezza (Eb 1,14). 332. Fin dalla creazione sono gli annunciatori di questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio, come testimonia la bibbia parlando delle loro molteplici azioni. 333. Essi adorano e circondano il verbo nella sua vita terrena. 334. Come accaduto per Ges, anche la chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli. 335. La chiesa si unisce alla loro adorazione durante la liturgia. Ne fa poi particolare memoria liturgica. 336. Essi ci proteggono e intercedono per noi, dal primo all'ultimo momento. Ognuno ha il suo angelo come protettore e pastore, e cos fin da ora si ha una partecipazione alla comunit beata degli angeli e degli uomini uniti in Dio. 337. Dio ha creato il mondo visibile, in tutta la sua ricchezza, variet e ordine. Simbolicamente l'opera di Dio presentata dalla bibbia come un susseguirsi di sei giorni cui segue il riposo. La bibbia in tali pagine insegna verit che Dio ha voluto rivelare per la nostra salvezza coscch noi possiamo conoscere la natura intima della creazione, il suo valore e il fatto che essa ordinata alla lode di Dio.

338. Nulla esiste che nella sua esistenza non dipenda da Dio; il mondo inizia quando per la sua parola tratto dal nulla. 339. Ogni creatura ha la sua propria bont e perfezione. Infatti per ogni opera dei sei giorni Dio dice che cosa buona. Per il fatto di essere creature le cose create ricevono la propria consistenza, verit, bont, leggi proprie ed ordine. Ognuna a suo modo riflette un raggio dell'infinita sapienza e bont di Dio. Perci l'uomo deve rispettare la bont propria di ogni creatura. Si evita cos l'uso disordinato delle cose che un disprezzo del creatore ma anche causa nefasta per gli uomini stessi e il loro ambiente. 340. Dio stesso ha voluto l'interdipendenza delle creature; le diversit e disuguaglianze significano che nessuna creatura basta a se stessa; una esiste in dipendenza delle altre, e ci perch si completino a vicenda, siano a servizio l'una dell'altra. 341. Da questa diversit noi cogliamo l'ordine e l'armonia del creato. La bellezza del creato riflette la bellezza infinita del creatore; deve ispirare il rispetto e la sottomissione dell'intelligenza e della volont dell'uomo. 342. I sei giorni, dal loro andare dal meno al pi perfetto mostrano poi la gerarchia delle creature. Di ognuna di esse Dio si prende cura. 343. Vertice dell'opera della creazione l'uomo. Il racconto biblico distingue nettamente la creazione dell'uomo da quella delle altre creature. 344. Per il fatto che tutte le creature hanno lo stesso Creatore, tra tutte esse esiste una solidariet e tutte sono ordinate alla gloria di Dio. 345. Nel settimo giorno Dio completa la creazione; il giorno in cui si ferma, il giorno da lui benedetto e consacrato. 346. Nella creazione Dio ha posto fondamento e leggi stabili; ad esse dobbiamo appoggiarci con fiducia perch segno della eterna fedelt di Dio; accanto a ci va il rispetto dell'uomo per queste leggi inserite da Dio nella creazione. 347. Il sabato il fine della creazione, cio il culto e l'adorazione di Dio; il culto inscritto nell'ordine stesso della creazione; ogni preoccupazione umana non deve intaccare il servizio a Dio. 348. Il sabato poi il cuore della legge antica; osservando i comandamenti si corrisponde alla sapienza e al volere che Dio ha espresso creando le cose. 349. Per noi l'ottavo giorno quello della resurrezione di Cristo. Con esso inizia la nuova creazione; la creazione culmina nell'opera pi grande della rivelazione. In essa trova senso e vertice la prima creazione. L'uomo 355-384 355. Il posto dell'uomo nella creazione unico; a immagine di Dio; nella sua natura unisce il mondo spirituale e quello materiale; creato maschio e femmina; Dio ha voluto che fosse stabilito nella sua amicizia.

356. Solo l'uomo tra tutte le creature capace di conoscere e amare il proprio creatore; l'unica creatura che Dio ha voluto solo per s stessa; solo lui chiamato nella coscienza e nell'amore a condividere la vita di Dio. Perci stato creato e qui la sua dignit. 357. Perch a immagine di Dio l'uomo ha la dignit di persona; non solo un qlcs, ma un qlcn: si conosce, si possiede, entra liberamente in comunione con altre persone; per grazia chiamato ad entrare in alleanza col suo creatore; solo lui pu rispondergli con fede ed amore. 358. Dio ha creato tutto per l'uomo e l'uomo stato creato per servire e amare Dio ed offrirgli tutta la creazione. 359. GS 22: In realt solamente nel mistero del verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Il primo Adamo divenne spirito vivente; l'ultimo anche datore di vita. Il primo ha un inizio; l'ultimo non ha fine, ed il creatore del primo. E proprio l'ultimo il primo Adamo. 360. Il genere umano forma una unit perch discende da un unico creatore. 361. Comprendiamo cos che gli uomini sono tutti fratelli, per questa legge di solidariet umana e di carit. 362. La persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio; un essere corporeo e spirituale, e in tale stato stato voluto da Dio. 363. Nella bibbia anima indica tutta la persona, la sua vita umana. Ma anche quanto vi in esso di intimo, che ha valore; per anima quindi si intende il principio spirituale dell'uomo. 364. Il corpo animato dall'anima spirituale; con esso l'uomo partecipa della sua dignit di immagine di Dio; la persona intera nel corpo di Cristo destinata a diventare tempio dello Spirito. L'uomo deve considerare buono e degno di onore il suo corpo, perch esso creato da Dio e nell'ultimo giorno destinato alla resurrezione. 365. Tra anima e corpo c' una tale profonda unit che l'anima come la forma del corpo; grazie all'anima spirituale il corpo umano e vivente; spirito e materia non sono due nature congiunte nell'uomo ma un'unica natura che si ha per la loro unione. 366. La chiesa insegna che ogni anima spirituale creata direttamente da Dio, ossia non prodotta dai genitori: tale anima spirituale poi immortale; non perisce quando si separa dal corpo per la morte; si unir nuovamente al corpo al momento della resurrezione finale. 367. A volte si distingue l'anima dallo spirito; tale distinzione non introduce dualit nell'anima. Spirito significa che fin da quando creato l'uomo ordinato al suo fine soprannaturale e che l'anima capace di essere elevata gratuitamente alla comunione con Dio. 368. Cuore nella bibbia indica la profondit dell'essere dove la persona si decide o non si decide per Dio. 369. L'uomo e la donna sono creati, cio sono voluti da Dio. Perfettamente uguali in quanto persone umane ma anche diversi nel loro essere maschio e femmina. Cos hanno una insopprimibile dignit che voluta da Dio stesso. Nel loro essere uomo e nel loro essere donna riflettono la sapienza e la bont del creatore. 370. Dio non a immagine dell'uomo. Non n donna ne uomo; puro spirito e quindi in lui non c' spazio per le differenze di sesso. Per le perfezioni dell'uomo e della donna riflettono in qualche modo le perfezioni di Dio: quelle di una madre, un padre, uno sposo.

371. L'uomo e la donna sono creati insieme; Dio cos li vuole l'uno per l'altro. Sono pari e nessuna creatura pari all'uomo. L'esclamazione dell'uomo citata da Gen mostra che l'uomo scopre la donna come un altro io della stessa umanit. 372. Sono fatti l'uno per laltro; non significa che Dio li abbia voluti incompleti ma per una comunione di persone in cui uno aiuto all'altro in quanto uguali perch persone e complementari perch maschio e femmina. Nel matrimonio sono uniti da Dio formando una sola carne per trasmettere la vita umana; come sposi e genitori cooperano in modo unico all'opera del creatore. 373. Sono chiamati a dominare la terra come amministratori di Dio. Non un dominio arbitrario e distruttivo, ma improntato al disegno di Dio, cio partecipi della provvidenza divina per le altre creature. E da ci dipende la loro responsabilit per il mondo affidato. 374. Il primo uomo oltre ad essere creato buono stato costituito in una tale amicizia col creatore e in una tale armonia con se stesso e il creato che tutto ci sar superato solo dalla gloria della nuova creazione in Cristo. 375. Interpretando il simbolismo biblico la Chiesa afferma che i progenitori furono costituiti in uno stato di santit e giustizia originali. Questa santit originale aveva la grazia di essere una partecipazione alla vita divina. 376. Questa grazia potenziava tutte le dimensioni della vita dell'uomo. Rimanendo nell'intimit divina non sarebbe morto n avrebbe sofferto; tutto era armonia, interiore, tra uomo e donna, tra la coppia e la creazione: era la giustizia originale. 377. Il dominio del mondo concesso all'uomo si concretizzava nella sua padronanza di se stesso. Era cio integro ed ordinato in tutto il suo essere, libero dalla concupiscenza dei sensi, dei beni terreni e della irrazionalit. 378. Segno di questa familiarit con Dio era il suo essere collocato nel giardino; questo affidato alle sue cure ma non per lui una fatica penosa ma una collaborazione della coppia con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile. 379. Questa armonia della giustizia originale andr persa col peccato dei progenitori. La caduta 385-421 385. Pur se Dio buono e buone sono le sue opere, a nessuno sfugge per l'esperienza del male, sia fisico che morale. Da dove il male? Il mistero dell'iniquit si illumina solo alla luce del mistero della piet. L'amore rivelatosi in Cristo ha mostrato quanto sia esteso il male ma anche quanto sia sovrabbondante la grazia. Nell'affrontare la questione dell'origine del male va tenuto fisso lo sguardo su Ges, che ne il vincitore. 386. Non si deve negare che nella storia dell'uomo presente il peccato. Esso si comprende riconoscendo anzitutto il profondo legame dell'uomo con Dio; senza Dio non si pu intendere il peccato come rifiuto ed opposizione a Dio. 387. Il peccato in genere ma particolarmente quello delle origini si chiarisce solo alla luce della rivelazione divina. Solo la conoscenza che Dio ci d ci fa conoscere con chiarezza il peccato; cos non rischiamo di

coglierlo semplicemente come un difetto di crescita, o una debolezza psicologica, o un errore, o un che dipendente da strutture sociali inadeguate. Conoscendo il disegno di Dio sull'uomo si capisce che il peccato l'abuso della libert che Dio ha dato all'uomo perch egli lo ami e si ami reciprocamente coi suoi simili. 388. Col progresso della rivelazione si comprende ulteriormente la realt del peccato. Il significato ultimo della storia di Gen si chiarisce solo alla luce della morte e resurrezione di Ges. Solo conoscendo lui, sorgente della grazia, si conosce Adamo sorgente del peccato. Lo spirito poi rivela che Ges il redentore, e convince il mondo in quanto al peccato (Gv 16,8). 389. Ges la buona novella, il salvatore di tutti. La salvezza passa solo attraverso lui offerta a tutti. La chiesa ha il senso di Cristo e se si attenta alla dottrina del peccato originale, si attenta al mistero di Cristo. 390. Il racconto della caduta in Gn 3, dove attraverso delle immagini si racconta un fatto primordiale, accaduto all'inizio della storia dell'uomo. La rivelazione ci mostra che tutta la storia umana segnata dalla colpa originale che i nostri progenitori hanno commesso liberamente. 391. Innanzitutto i progenitori cadono perch spinti da una voce seduttrice che mossa dall'invidia si oppone a Dio. Questo essere per la scrittura e la tradizione un angelo decaduto, chiamato Satana o diavolo. All'inizio era un angelo buono creato da Dio naturalmente buono e che da se stesso si trasformato in malvagio. 392. La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Essi hanno con libera scelta radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo regno. 393. Questa loro scelta irrevocabile impedisce il perdono del loro peccato. 394. Ges dice che il diavolo omicida fin da principio ed ha una nefasta influenza. Egli stesso tentato da lui nel cercare di distoglierlo dalla missione che il Padre gli ha dato. Ma Ges comparso per distruggere le sue opere; la pi grave delle sue opere aver sedotto con la menzogna l'uomo, invogliandolo a disubbidire a Dio. 395. La potenza di Satana non infinita. E' solo una creatura, anche se potente in quanto spirito, ma non pu impedire l'edificazione del regno di Dio. La sua azione permessa dalla divina provvidenza, che guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza. Ci un grande mistero, anche se sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. 396. Dio crea l'uomo a sua immagine e lo costituisce nella sua amicizia. Tale amicizia si vive come libera sottomissione a Dio. Dio pone il limite dell'albero, quel limite invalicabile da riconoscersi e rispettarsi perch l'uomo creatura. E' riconoscere di dipendere dal creatore, sottomissione alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l'uso della libert. 397. Allorch tentato dal demonio, l'uomo dubita della fiducia in Dio e abusando della sua libert disobbedisce al comando di Dio. Questo il primo peccato, aprendo la strada agli altri che sono sempre disobbedienza a Dio e mancanza di fiducia nella sua bont. 398. Con tale peccato l'uomo ha preferito se stesso a Dio e perci lo ha disprezzato; ha scelto contro la sua dignit di creatura e quindi non ha scelto il suo bene. La sua santit originaria, per cui era destinato ad essere pienamente divinizzato nella gloria stata deturpata. Si voluto fare Dio da s, e non secondo il volere del Creatore.

399. Questa prima disobbedienza ha conseguenze terribili: la santit originaria perduta, si ha paura di Dio e i progenitori lo vedono come un Dio geloso delle proprie prerogative. 400. Se c'era l'armonia originaria a causa della giustizia originaria, ora essa persa; l'unione tra uomo e donna ha tensioni, orientate alla concupiscenza e all'asservimento. La creazione schiava della corruzione e l'uomo torner polvere perch ormai la morte entrata nella storia dell'umanit. 401. Dopo il primo peccato c' una invasione di peccati: l'omicidio, la corruzione universale, infedelt all'alleanza di Dio e alla legge di Mos; e il peccato continua anche dopo il mistero pasquale. Scrittura e tradizione affermano la presenza e l'universalit del peccato nella storia dell'uomo. Luomo si scopre inclinato al male e immerso in miserie; non riconoscendo Dio come principio, l'ordine in rapporto al fine non esiste pi e con esso l'ordine verso ogni creatura. 402. Tutti siamo coinvolti nel peccato di Adamo. Per la sua disobbedienza tutti siamo stati costituiti peccatori. Come per universale il peccato e la morte, cos universale la salvezza per l'opera di giustizia di Ges che riversa su tutti: la giustificazione che d la vita. 403. La chiesa insegna che la miseria, l'inclinazione al male e la morte non si comprendono se non alla luce del peccato di Adamo. Nel suo peccato tutti nasciamo contaminati. Peccato che morte dell'anima. Perci la chiesa d il battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali. 404. Questo peccato di uno solo diventato il peccato di tutti i discendenti perch tutto il genere umano in Adamo come l'unico corpo di un unico uomo. A causa di questa unit del genere umano tutti siamo coinvolti nel peccato di Adamo, e allo stesso modo tutti siamo coinvolti nella giustizia di Cristo. Va anche detto che questa trasmissione del peccato originale resta un mistero che non possiamo comprendere del tutto. La rivelazione mostra che Adamo aveva avuto santit e giustizia originaria non solo per s ma per tutto il genere umano. Peccando commettono un peccato personale che per al contempo intacca anche la natura umana che essi trasmettono in una condizione decaduta. E' un peccato che sar trasmesso per propagazione a tutta l'umanit: una umanit privata della santit e della giustizia originali. Perci il peccato originale peccato ma in modo analogico: contratto e non commesso; uno stato e non un atto. 405. Sebbene proprio a ciascuno non ha per nei discendenti il carattere di colpa personale; pur se non c' santit e giustizia originali tuttavia la natura umana non del tutto corrotta. E' una natura ferita nelle forze naturali, sottomessa alla sofferenza, all'ignoranza e alla morte, inclinata al peccato L'inclinazione al male detta concupiscenza). Col battesimo si ha la vita della grazia di Cristo; il peccato originale cancellato e l'uomo nuovamente rivolto a Dio. Le conseguenze di questo peccato rimangono, provocando l'uomo al combattimento spirituale. 406. La dottrina sul peccato originale si precisa soprattutto nel V secolo in opposizione al pelagianesimo. Pelagio riteneva che luomo pu condurre una vita moralmente buona sulla forza della libera volont, senza l'aiuto della grazia di Dio; per lui la colpa di Adamo non era influente ed era solo un cattivo esempio. La dottrina rivive poi in opposizione ai protestanti. Per essi l'uomo era radicalmente pervertito; la sua libert era stata annullata del tutto a causa del primo peccato. Questo peccato originale era l'inclinazione al male presente in ognuno e dal carattere invincibile. La chiesa si pronuncia nel II concilio di Orange del 529 e nella Sessione tridentina del 1546. 407. Guardando alla dottrina del peccato originale che strettamente connessa alla redenzione di Cristo si ha una lucida visione della storia dell'uomo e del suo agire nel mondo. L'uomo resta libero ma dopo la

caduta il diavolo ha acquistato anche un certo dominio sull'uomo. L'uomo ha una natura ferita, incline al male, che causa di gravi errori nel campo dell'educazione della politica, dell'azione sociale, dei costumi. 408. Lo stesso mondo in tale condizione peccaminosa. Gv 1,29 parla di peccato del mondo: sulle persone le situazioni comunitarie e le strutture sociali, frutto del peccato degli uomini, influenzano la vita del singolo. 409. Per tale drammatica situazione la vita dell'uomo una lotta che durer fino all'ultimo giorno. E' la lotta per restare uniti al bene, lasciandosi aiutare dalla grazia di Dio. 410. Dopo essere caduto, l'uomo non stato abbandonato da Dio. Dio gli predice che il male sar vinto: protovangelo perch primo annunzio della nascita del messia redentore, della lotta tra il serpente e la donna e la vittoria finale di un discendente di lei. 411. La tradizione vede nel passo la nascita del nuovo adamo che colla sua obbedienza ripara in modo unico la disobbedienza del primo adamo. Per molti PP e dottori la donna Maria, la nuova eva . Ella per prima e in maniera unica stata preservata dal peccato d'origine e per tutta la vita non ha commesso alcun peccato. Perci ha beneficiato gi della vittoria sul peccato riportata dal figlio per grazia di Dio. 412. Perch Dio non ha impedito al primo uomo di peccare? Perch c'era un fine pi alto: la redenzione. Dal Compendio 33. Che cosa sono i Simboli della fede? Sono formule articolate, chiamate anche Professioni di fede o Credo, con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli. 34. Quali sono i pi antichi Simboli della fede? Sono i Simboli battesimali. Poich il Battesimo viene dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), le verit di fede ivi professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinit. 35. Quali sono i pi importanti Simboli della fede? Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che l'antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d'Oriente e d'Occidente. 36. Perch la professione di fede inizia con: Io credo in Dio? Perch l'affermazione Io credo in Dio la pi importante, la fonte di tutte le altre verit sull'uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui. 37. Perch professiamo un solo Dio? Perch egli si rivelato al popolo d'Israele come l'Unico, quando disse: Ascolta, Israele, il Signore uno solo (Dt 6,4), non ce n' altri (Is 45,22). Ges stesso l'ha confermato: Dio l'unico Signore (Mc 12,29). Professare che Ges e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.

38. Con quale nome Dio si rivela? A Mos Dio si rivela come il Dio vivente, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe (Es 3,6). Allo stesso Mos Dio rivela il suo nome misterioso: Io Sono Colui che Sono (YHWH). Il nome ineffabile di Dio gi nei tempi dell'Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Cos nel Nuovo Testamento, Ges, chiamato Signore, appare come vero Dio. 39. Solo Dio ? Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ci che sono e che hanno, Dio solo in se stesso la pienezza dell'essere e di ogni perfezione. Egli Colui che , senza origine e senza fine. Ges rivela che anch'egli porta il Nome divino: Io sono (Gv 8,28). 40. Perch importante la rivelazione del nome di Dio? Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo , da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. lui che ha fatto il cielo e la terra. il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. il santo per eccellenza, ricco di misericordia (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. l'Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. verit e amore. 41. In che senso Dio la verit? Dio la Verit stessa e come tale non s'inganna e non pu ingannare. Egli luce e in lui non ci sono tenebre (1 Gv 1,5). Il Figlio eterno di Dio, Sapienza incarnata, stato inviato nel mondo per rendere testimonianza alla Verit (Gv 18,37). 42. In qual modo Dio rivela che egli amore? Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore pi forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso Amore (1 Gv 4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso eterno scambio d'amore. 43. Che cosa comporta credere in un solo Dio? Credere in Dio, l'Unico, comporta: conoscerne la grandezza e la maest; vivere in rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre, anche nelle avversit; riconoscere l'unit e la vera dignit di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente le cose da lui create. 44. Qual il mistero centrale della fede e della vita cristiana? Il mistero centrale della fede e della vita cristiana il mistero della Santissima Trinit. I cristiani vengono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 45. Il mistero della Santissima Trinit pu essere conosciuto dalla sola ragione umana?

Dio ha lasciato qualche traccia del suo Essere trinitario nella creazione e nell'Antico Testamento, ma l'intimit del suo Essere come Trinit Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione umana, e anche alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo. Tale mistero stato rivelato da Ges Cristo, ed la sorgente di tutti gli altri misteri. 46. Che cosa Ges Cristo ci rivela del mistero del Padre? Ges Cristo ci rivela che Dio Padre, non solo in quanto Creatore dell'universo e dell'uomo, ma soprattutto perch genera eternamente nel suo seno il Figlio, che il suo Verbo, irradiazione della sua gloria, impronta della sua sostanza (Eb 1,3). 47. Chi lo Spirito Santo, rivelato a noi da Ges Cristo? la terza Persona della Santissima Trinit. Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli procede dal Padre (Gv 15,26), il quale, principio senza principio, l'origine di tutta la vita trinitaria. E procede anche dal Figlio (Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al Figlio. Inviato dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo guida la Chiesa a conoscere la Verit tutta intera (Gv 16,13). 48. Come la Chiesa esprime la sua fede trinitaria? La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone divine sono un solo Dio perch ciascuna di esse identica alla pienezza dell'unica e indivisibile natura divina. Esse sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio, il Figlio generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. 49. Come operano le tre Persone divine? Inseparabili nella loro unica sostanza, le Persone divine sono inseparabili anche nel loro operare: la Trinit ha una sola e medesima operazione. Ma, nell'unico agire divino, ogni Persona presente secondo il modo che le proprio nella Trinit. 50. Che cosa significa che Dio onnipotente? Dio si rivelato come il Forte, il Potente (Sal 24,8), colui al quale nulla impossibile (Lc 1,37). La sua onnipotenza universale, misteriosa, e si manifesta nel creare il mondo dal nulla e l'uomo per amore, ma soprattutto nell'Incarnazione e nella Risurrezione del Suo Figlio, nel dono dell'adozione filiale e nel perdono dei peccati. Per questo la Chiesa rivolge la sua preghiera al Dio onnipotente ed eterno (Omnipotens sempiterns Deus... ). 51. Perch importante affermare: In principio Dio cre il cielo e la terra (Gn 1,1)? Perch la creazione il fondamento di tutti i divini progetti di salvezza; manifesta l'amore onnipotente e sapiente di Dio; il primo passo verso l'Alleanza dell'unico Dio con il suo popolo; l'inizio della storia della salvezza culminante in Cristo; una prima risposta agli interrogativi fondamentali dell'uomo circa la propria origine e il proprio fine. 52. Chi ha creato il mondo? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il principio unico e indivisibile del mondo, anche se l'opera della creazione del mondo particolarmente attribuita a Dio Padre.

53. Perch stato creato il mondo? Il mondo stato creato per la gloria di Dio, che ha voluto manifestare e comunicare la sua bont, verit e bellezza. Il fine ultimo della creazione che Dio, in Cristo, possa essere tutto in tutti (1 Cor 15,28), per la sua gloria e per la nostra felicit. 54. Come Dio ha creato l'universo? Dio ha creato l'universo liberamente con sapienza e amore- II mondo non il prodotto di una necessit, di un destino cieco o del caso. Dio ha creato dal nulla (ex nihilo: 2Mac 7,28) un mondo ordinato e buono, che egli trascende in modo infinito. Dio conserva nell'essere la sua creazione e la sorregge, dandole la capacit di agire e conducendo la al suo compimento, per mezzo del suo Figlio e dello Spirito Santo. 55. In che cosa consiste la Provvidenza divina? Essa consiste nelle disposizioni, con cui Dio conduce le sue creature verso la perfezione ultima, alla quale Egli le ha chiamate. Dio l'autore sovrano del suo disegno. Ma per la sua realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue creature. Allo stesso tempo, dona alle creature la dignit di agire esse stesse, di essere causa le une delle altre. 56. Come l'uomo collabora con la Provvidenza divina? All'uomo Dio dona e chiede, rispettando la sua libert, di collaborare con le sue azioni, le sue preghiere, ma anche con le sue sofferenze, suscitando in lui il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni (Fil 2,13). 57. Se Dio onnipotente e provvidente, perch allora esiste il male? A questo interrogativo, tanto doloroso quanto misterioso, pu dare risposta soltanto l'insieme della fede cristiana. Dio non in alcun modo, n direttamente n indirettamente, la causa del male. Egli illumina il mistero del male nel suo Figlio, Ges Cristo, che morto e risorto per vincere quel grande male morale, che il peccato degli uomini e che la radice degli altri mali. 58. Perch Dio permette il male? La fede ci d la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio questo l'ha gi mirabilmente realizzato in occasione della morte e risurrezione di Cristo: infatti dal pi grande male morale, l'uccisione del suo Figlio, egli ha tratto i pi grandi beni, la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione. 59. Che cosa ha creato Dio? La Sacra Scrittura dice: In principio Dio cre il cielo e la terra (Gn 1,1). La Chiesa, nella sua Professione di fede, proclama che Dio il creatore di tutte le cose visibili e invisibili: di tutti gli esseri spirituali e materiali, cio degli angeli e del mondo visibile, e in modo particolare dell'uomo. 60. Chi sono gli angeli? Gli angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e di volont. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini.

61. In che modo gli angeli sono presenti nella vita della Chiesa? La Chiesa si unisce agli angeli per adorare Dio, invoca la loro assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la memoria. 62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura circa la creazione del mondo visibile? Attraverso il racconto dei sei giorni della creazione, la Sacra Scrittura ci fa conoscere il valore del creato e la sua finalit di lode a Dio e di servizio all'uomo. Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio, dal quale riceve la propria bont e perfezione, le proprie leggi e il proprio posto nell'universo. 63. Qual il posto dell'uomo nella creazione? L'uomo il vertice della creazione visibile, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio. 64. Che tipo di legame esiste tra le cose create? Esiste tra le creature un'interdipendenza e una gerarchia, volute da Dio. Nello stesso tempo, esiste un'unit e solidariet fra le creature, poich tutte hanno il medesimo Creatore, sono da Lui amate e sono ordinate alla sua gloria. Rispettare le leggi iscritte nella creazione e i rapporti derivanti dalla natura delle cose, quindi un principio di saggezza e un fondamento della morale. 65. Che relazione c' fra l'opera della creazione e quella della redenzione? L'opera della creazione culmina nell'opera ancora pi grande della redenzione. Infatti questa d inizio alla nuova creazione, nella quale tutto ritrover il suo pieno senso e il suo compimento. 66. In che senso l'uomo creato a immagine di Dio? L'uomo creato a immagine di Dio nel senso che capace di conoscere e di amare, nella libert, il proprio Creatore. la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se stessa e che ha chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la sua vita divina. Egli, in quanto creato a immagine di Dio, ha la dignit di persona: non qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi liberamente e di entrare in comunione con Dio e con le altre persone. 67. Per quale fine Dio ha creato l'uomo? Dio ha creato tutto per l'uomo, ma l'uomo stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli, in questo mondo, tutta la creazione in rendimento di grazie ed essere elevato alla vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo predestinato a riprodurre l'immagine del Figlio di Dio fatto uomo, che la perfetta immagine del Dio invisibile (Col 1,15). 68. Perch gli uomini formano un'unit? Tutti gli uomini formano l'unit del genere umano, per la comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato da uno solo tutte le nazioni degli uomini (At 17,26). Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l'eterna felicit di Dio.

69. Come nell'uomo l'anima e il corpo formano un'unit? La persona umana un essere insieme corporeo e spirituale. Nell'uomo lo spirito e la materia formano un'unica natura. Questa unit cos profonda che, grazie al principio spirituale che l'anima, il corpo, che materiale, diventa un corpo umano e vivente, e partecipa alla dignit di immagine di Dio. 70. Chi dona l'anima all'uomo? L'anima spirituale non viene dai genitori, ma creata direttamente da Dio, ed immortale. Separandosi dal corpo al momento della morte, essa non perisce; si unir nuovamente al corpo nel momento della risurrezione finale. 71. Quale relazione Dio ha posto tra l'uomo e la donna? L'uomo e la donna sono stati creati da Dio in uguale dignit in quanto persone umane, e, nello stesso tempo, in una reciproca complementarit, essendo maschio e femmina. Dio li ha voluti l'uno per l'altro, per una comunione di persone. Insieme sono anche chiamati a trasmettere la vita umana, formando nel matrimonio una sola carne (Gn 2,24), e a dominare la terra come amministratori di Dio. 72. Qual era la condizione originaria dell'uomo secondo il progetto di Dio? Dio, creando l'uomo e la donna, aveva loro donato una speciale partecipazione alla propria vita divina, in santit e giustizia. Nel progetto di Dio l'uomo non avrebbe dovuto n soffrire n morire. Inoltre regnava un'armonia perfetta nell'uomo in se stesso, tra creatura e Creatore, tra uomo e donna, come pure tra la prima coppia umana e tutta la creazione, 73. Come si comprende la realt del peccato? Nella storia dell'uomo presente il peccato. Tale realt si chiarisce pienamente soltanto alla luce della Rivelazione divina, e soprattutto alla luce di Cristo Salvatore di tutti, che ha fatto sovrabbondare la grazia proprio l dove abbondato il peccato. 74. Che cos' la caduta degli angeli? Con tale espressione si indica che Satana e gli altri demoni, di cui parlano la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, da angeli creati buoni da Dio, si sono trasformati in malvagi, perch, con libera e irrevocabile scelta, hanno rifiutato Dio e il suo Regno, dando cos origine all'inferno. Essi tentano di associare l'uomo alla loro ribellione contro Dio; ma Dio afferma in Cristo la sua sicura vittoria sul Maligno. 75. In che cosa consiste il primo peccato dell'uomo? L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, disobbedendogli, ha voluto diventare come Dio senza Dio, e non secondo Dio (Gn 3,5). Cos Adamo ed Eva hanno perduto immediatamente, per s e per tutti i loro discendenti, la grazia originale della santit e della giustizia. 76. Che cos' il peccato originale? Il peccato originale nel quale tutti gli uomini nascono lo stato di privazione della santit e della giustizia originali. un peccato da noi contratto, non commesso; una condizione di nascita, e non un atto personale. A motivo dell'unit di origine di tutti gli uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo con la

natura umana, non per imitazione, ma per propagazione. Questa trasmissione rimane un mistero che non possiamo comprendere appieno. 77. Quali altre conseguenze provoca il peccato originale? In conseguenza del peccato originale la natura umana, senza essere interamente corrotta, ferita nelle sue forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al potere della morte, ed incline al peccato. Tale inclinazione chiamata concupiscenza. 78. Dopo il primo peccato, che cosa ha fatto Dio? Dopo il primo peccato, il mondo stato inondato di peccati, ma Dio non ha abbandonato l'uomo in potere della morte, ma, al contrario, gli ha predetto in modo misterioso - nel Protovangelo (Gn 3,15) - che il male sarebbe stato vinto e l'uomo sollevato dalla caduta. E il primo annuncio del Messia redentore. Perci la caduta sar perfino chiamata felice colpa, perch ha meritato un tale e cos grande Redentore (Liturgia della Veglia pasquale).

Capitolo II Credo in Ges Cristo, unico figlio di Dio 422. Dio manda il figlio per riscattare quanti erano sotto la legge perch ricevessimo l'adozione a figli. Questa la buona novella. Dio visita il suo popolo e adempie le promesse fatte ad Abramo. Va oltre ogni attesa: invia il Figlio. 423. Crediamo e professiamo che Ges di Nazaret il figlio eterno di Dio fatto uomo, venuto da Dio nella carne. 424. Mossi dalla grazia dello S e attirati dal Padre crediamo che egli il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Questa fede una roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa. 425. La trasmissione della fede cristiana anzitutto annunziare Ges. Il suo scopo condurre alla fede in lui. Tale annunzio ha conquistato i discepoli che invitano gli uomini di tutti i tempi a entrare nella gioia della loro comunione in Cristo. 426. Al centro della catechesi c' la persona di Ges che ora risorto e vive per sempre con noi. Catechizzare svelare nella sua persona l'intero disegno di Dio; comprendere il significato dei gesti e delle sue parole, e dei suoi segni. Il suo scopo mettere in comunione con Ges; solo lui pu condurci all'amore del Padre nello Spirito. 427. Nella catechesi insegnato Cristo; tutto il resto in riferimento a lui; lui solo insegna e gli altri sono i suoi portavoce. 428. Chi chiamato a insegnare Cristo deve cercare la sublimit della conoscenza Cristo, partecipando anche alle sue sofferenze e diventandogli conformi nella morte, sperando di giungere alla resurrezione. 492. E' una conoscenza amorosa, da cui viene il desiderio irresistibile di evangelizzare e condurre alla fede in Cristo. E in Ges Cristo suo unico Figlio, nostro Signore

430 - 455 430. Ges significa Dio salva. Tale nome esprime la sua identit e la sua missione. Egli salver il popolo dai peccati; in lui Dio ricapitola tutta la sua storia di salvezza a vantaggio degli uomini. 431. Dio nella storia della salvezza non salva Israele dal solo Egitto ma anche dal peccato; in quanto offesa a Dio, solo Dio pu cancellare il peccato. Prendendo coscienza dell'universalit del peccato, Israele comincia ad invocare il nome del Dio redentore. 432. Il nome indica poi che lo stesso nome di Dio presente nella persona del suo Figlio, fatto uomo per la redenzione universale e definitiva. Solo il suo il nome che reca salvezza, che pu da tutti essere invocato perch per l'incarnazione si unito a tutti gli uomini. 433. Il nome di Dio prima era invocato solo dal sommo sacerdote e una sola volta all'anno durante l'espiazione dei peccati. 434. Colla risurrezione Ges diviene il Salvatore: il suo nome ormai manifesta in pieno la sua potenza; al suo nome gli spiriti malvagi temono; nel suo nome avvengono i miracoli dei discepoli: infatti quanto chiesto al padre nel nome di Ges tutto concesso. 435. Il nome di Ges al centro della preghiera cristiana. 436. Cristo traduce l'ebraico Messia che significa unto. Diviene il nome di Ges perch egli compie perfettamente la missione divina che significa nel nome. In Israele erano unti quanti erano consacrati a una missione che Dio aveva affidato: i re, i sacerdoti, alcuni profeti. La sua unzione era dallo Spirito; re e sacerdote, ma anche profeta. Nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re, Ges realizza la speranza messianica di Israele. 437. Gli angeli annunziano ai pastori il Messia promesso, il Salvatore; quanto generato in Maria viene dallo Spirito Santo; Giuseppe poi inserito nella discendenza messianica di Davide. 438. La consacrazione messianica di Ges fa comprendere la sua missione divina; nel nome Messia si intende colui che unge, l'unto e l'olio: la trinit. Tale consacrazione messianica eterna stata rivelata allorch Giovanni lo battezz. Allora Dio lo consacr in spirito santo e potenza perch fosse noto a Israele come messia. Le sue parole e le sue opere lo riveleranno come il Santo di Dio. 439. Ges attento a che il suo nome di Messia non fosse inteso con una concezione troppo umana, essenzialmente politica. 440. Quando Pietro lo riconosce Messia, Ges annunzia la sua passione ormai vicina. Cos la sua regalit messianica ha un risvolto di missione redentrice. Cos il vero senso della regalit si svela dall'alto della croce perch il figlio dell'uomo venuto per servire e non per essere servito. Questa regalit Pietro la proclamer colla pasqua a tutta la casa di Israele. 441. Nell'At figlio di Dio il titolo dato agli angeli, al popolo dell'elezione, ai figli di Israele, ai loro re. In alcuni casi significa una filiazione adottiva che instaura una particolare intimit con Dio. I contemporanei che chiamarono cos Ges forse intesero in lui nulla che non fosse umano.

442. Con Pietro per c' una svolta. Infatti il Padre glielo aveva rivelato, e non la carne e il sangue. Analogamente la cosa avverr per Paolo. Ges figlio di Dio il centro della fede apostolica, professata prima di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa. 443. Pietro comprende perch Ges ha lasciato chiaramente intendere la sua filiazione divina. Egli si designa chiaramente per tale molto spesso. Sottolinea ad es. la distinzione: Padre mio e padre vostro. 444. Al battesimo e alla trasfigurazione il Padre lo designa come il suo figlio prediletto. Ges poi dicendo che il figlio unigenito, afferma con tale titolo la sua preesistenza eterna. Solo nel mistero pasquale, come al centurione, a tutti dato di capire il pieno significato di tale titolo. 445. Colla resurrezione la sua filiazione divina appare nella sua potenza: la gloria del figlio unigenito pieno di grazia e verit. 446. I LXX rendono Yhwh con Kurios, Signore; titolo con cui si indica da allora la divinit in Israele. Il Nt applica il titolo non solo al Padre ma anche a Ges, e cos lo riconosce come Dio. 447. Discutendo sul sal 110 Ges attribuisce il titolo a s in maniera velata; esplicitamente con i discepoli. I suoi gesti di potenza manifestavano la sua sovranit divina. 448. Molti si rivolgono a lui chiamandolo Signore: rispetto e fiducia. Se pronunciato sotto la mozione dello Spirito, esprime il riconoscimento del mistero divino di Ges. Con la resurrezione afferma anche l'adorazione: Mio signore e mio Dio. 449. Usando tale titolo le prime confessioni della chiesa affermano che la potenza, l'onore e la gloria dovuti a Dio convengono a Ges: Anch'egli di natura divina e il Padre lo ha manifestato risuscitandolo ed esaltandolo nella sua gloria. 450. Riconoscere la signoria di Ges sul mondo e la storia comporta anche riconoscere che l'uomo non deve sottomettere in modo personale la propria libert ad una autorit terrena ma solo al Padre e al Figlio. La chiesa crede che in lui c' la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana. 451. La preghiera cristiana nelle sue formule contrassegnata dal titolo Signore. Dal Compendio 9. Qual la Buona Novella per l'uomo? l'annunzio di Ges Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re Erode e dell'imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza mandando suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perch ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4-5). 80. Come si diffonde questa Buona Novella? Fin dall'inizio i primi discepoli hanno avuto l'ardente desiderio di annunziare Ges Cristo, allo scopo di condurre tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall'amorosa conoscenza di Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare, cio svelare nella sua persona l'intero disegno di Dio e mettere l'umanit in comunione con lui. 81. Che cosa significa il nome Ges?

Dato dall'Angelo al momento dell'Annunciazione, il nome Ges significa Dio salva. Esso esprime la sua identit e la sua missione, perch lui che salver il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21). Pietro afferma che non vi sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12). 82. Perch Ges chiamato Cristo ? Cristo in greco, Messia in ebraico, significa unto. Ges il Cristo perch consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione redentrice. il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo dal Padre. Ges ha accettato il titolo di Messia precisandone tuttavia il senso: Disceso dal cielo (Gv 3,13), crocifisso e poi risuscitato, egli il Servo Sofferente che d la sua vita in riscatto per molti (Mt 20,28). Dal nome Cristo venuto a noi il nome di cristiani. 83. In che senso Ges il Figlio Unigenito di Dio? Egli lo in senso unico e perfetto. Al momento del Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa Ges come suo Figlio prediletto. Presentando se stesso come il Figlio che conosce il Padre (Mt 11,27), Ges afferma la sua relazione unica ed eterna con Dio suo Padre. Egli il Figlio Unigenito (1Gv 4,9) di Dio, la seconda Persona della Trinit. il centro della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto la sua gloria, come di Unigenito dal Padre (Gv 1,14). 84. Che cosa significa il titolo Signore? Nella Bibbia, questo titolo designa abitualmente Dio Sovrano. Ges lo attribuisce a se stesso e rivela la sua sovranit divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime confessioni cristiane proclamano che la potenza, l'onore e la gloria dovuti a Dio Padre sono propri anche di Ges: Dio gli ha dato il Nome che al di sopra di ogni altro nome (Fil 2,9). Egli il Signore del mondo e della storia, il solo a cui l'uomo debba sottomettere interamente la propria libert personale. Ges Cristo concepito di Spirito santo, nato da Maria vergine Il figlio di Dio si fatto uomo 456-483 456. Crediamo che sceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza. 457. Si fatto carne per salvarci e tale salvezza avvenuta riconciliandoci con Dio. Dio manda il figlio come salvatore, vittima di espiazione per i nostri peccati. 458. Si fatto carne poi perch conoscessimo l'amore di Dio; tale amore consiste nel fatto che il P invia il F perch avessimo la vita per lui. 459. Si fatto carne per essere nostro modello di santit; solo attraverso lui andiamo al Padre, il quale a sua volta ci chiede di ascoltarlo. Solo nel verbo abbiamo il modello delle beatitudini e la norma della legge nuova: l'amore, che implica l'effettiva offerta di se stessi alla sua sequela. 460. Si fatto carne perch diventassimo partecipi della natura divina. Ricevendo in lui la filiazione divina, diventiamo figli di Dio; egli si fatto uomo per farci Dio.

461. Incarnazione significa che il figlio di Dio ha assunto la natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza. 462. Ges viene per compiere la volont di Dio. 463. Segno distintivo della fede cristiana la fede nella reale incarnazione del Figlio di Dio e da ci si riconosce ogni credente vero dal falso. 464. L'incarnazione non significa che Ges in parte Dio e in parte uomo, o che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino ed umano. Si fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio. E' vero Dio e vero uomo. 465. Diverse le eresie; il docetismo gnostico negava la sua vera divinit. Paolo di Samosata affermava che Cristo fosse figlio di Dio per adozione e non per natura; a Nicea si afferma che generato e non creato, ed homousios cio della stessa sostanza del Padre. Ario invece sosteneva che il Figlio di Dio veniva dal nulla, e che fosse di un'altra sostanza o altra essenza rispetto al Padre. 466. Nestorio: Cristo era una persona umana congiunta alla persona divina del figlio di Dio; Efeso ribadir che il Verbo ha unito a s ipostaticamente una carne animata da un'anima razionale, facendosi uomo. Il soggetto dell'umanit di Cristo la persona divina del Figlio e ci avvenuto al momento del concepimento. Perci Maria divenuta realmente Madre di Dio per il concepimento umano del figlio di Dio nel suo seno. 467. Monofisimo: la natura umana aveva cessato in Cristo, essendo stata assunta dalla persona divina del figlio di Dio. Eresia condannata a Calcedonia 451. Le due nature sono senza confusione, mutamento, divisione, separazione. Le nature differenti non sono negate ; le propriet loro proprie sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi. 468. In seguito la natura umana venne intesa come una sorta di soggetto personale; ma Costantinopoli 5 confessa che una sola l'ipostasi: Ges Cristo, uno della trinit. Nell'umanit di Cristo il soggetto la persona divina; non solo nei miracoli, ma anche nella sofferenza e nella carne. Ad essere crocifisso il vero Dio, signore della gloria e uno della trinit. 469. In tal modo la chiesa confessa che Ges inscindibilmente vero Dio e vero uomo. Davvero il figlio di Dio si fatto uomo pur non cessando mai di essere Dio. Id quod fuit remansit, et quod non fuit assumpsit. 470. Nell'unione dell'incarnazione la natura umana stata assunta e non per questo stata annientata. In Ges c' un'anima umana, reale, colle sue operazioni di intelligenza e volont. Allo stesso tempo tale natura umana di Cristo appartiene in proprio alla persona divina del Figlio di Dio che l'ha assunta. Tutto ci che egli e ci che fa in essa deriva da uno della trinit. Ges comunica alla sua umanit il suo modo personale d'esistere nella Trinit. Sia nella sua anima che nel suo corpo egli esprime umanamente i comportamenti divini della Trinit. 471. Apollinare di Laodicea sostenva che in Cristo il Verbo aveva preso il posto dell'anima. La Chiesa confessa che il Figlio eterno ha assunto anche un'anima razionale umana. 472. L'anima umana assunta dal Figlio di Dio dotata di una vera conoscenza umana. Perci di per s non poteva essere illimitata: era esercitata nelle normali dimensioni spazio temporali. Perci Il Figlio di Dio divenuto uomo cresciuto in sapienza, et e grazia e ha avuto un'esperienza umana delle cose conoscendo le cose. E ci perch volontariamente si fatto servo.

473. Al tempo stesso tale conoscenza veramente umana esprimeva la vita divina della sua persona. Egli conosceva ogni cosa e le conoscenza per il tramite dell'uomo assunto; conosceva tutto non per la natura umana, ma per il fatto che essa stessa era unita al verbo. Anche nella sua conoscenza umana il figlio di Dio mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini. 474. In quanto unita alla sapienza divina nella persona del verbo incarnato, la conoscenza umana di Cristo fruiva in pienezza della scienza dei disegni eterni che era venuto a rivelare. Quando dice che ignora qualcosa lo intende nel senso che non ha la missione di rivelarlo. 475. Cristo ha due volont e due operazioni naturali, che non sono opposte ma cooperanti; il verbo fatto carne ha umanamente voluto tutto ci che divinamente ha deciso col P e lo S per la nostra salvezza. 476. Assumendo la natura umana il corpo di Cristo era delimitato. Perci l'aspetto umano di Cristo pu essere dipinto. La decisione del settimo concilio. 477. La Chiesa ha sempre riconosciuto che nel corpo di Ges il verbo invisibile apparso visibilmente nella nostra carne. Venerando l'immagine noi veneriamo la realt di chi in essa riprodotto. 478. Ges ci ha conosciuti e amati e per ognuno si offerto. Ci ha amati con un cuore umano. Questo cuore trafitto a causa dei peccati e per la nostra salvezza visto come segno e simbolo principale dell'infinito amore col quale il redentore ama senza fine il Padre e gli uomini. Fu concepito di spirito santo, nacque da Maria Vergine 484-511 484. L'annuncio a Maria avviene nella pienezza del tempo, ossia quando le promesse e le preparazioni si compiono. Maria deve concepire colui in cui corporalmente abita la pienezza della divinit. Ella si chiede come ci potr mai accadere. La risposta che lo Spirito santo scender in lei. 485. Si coglie cos il fatto che la missione dello S sempre congiunta ed ordinata a quella del F. Lo S Signore e d la vita; perci mandato a santificare il grembo di Maria. 486. Il F concepito come uomo nel seno di Maria ed unto dallo S sin dal primo momento della sua esistenza, pur se la sua manifestazione avviene progressivamente. In ogni caso in tutta la vita di Ges si vede come Dio lo ha consacrato in S santo e potenza. 487. Quanto crediamo su Maria si fonda su quanto crediamo in Cristo; a sua volta quanto insegnato su Maria illumina a sua volta la fede in Cristo. 488. Per preparare un corpo al F Dio ha voluto la collaborazione di una creatura umana. Maria scelta da tutta l'eternit. LG 56 ricorda che come la donna aveva contribuito a dare gi la morte, ora desse la vita. L'accettazione della madre perci doveva precedere l'incarnazione. 489. Lungo l'antica alleanza la missione di Maria stata preparata dalla missione di altre sante donne. Eva, che malgrado la disobbedienza riceve la promessa di una discendenza che vincer sul maligno e di essere madre dei viventi; poi Sara, Anna, Debora, Rut, Giuditta, Ester e tante altre. Lg ricorda che Maria primeggia tra gli umili e i poveri del Signore che con fiducia attendono la sua salvezza e la ricevono. Con lei si inaugura il tempo nuovo e si instaura la nuova economia.

490. In vista di tale missione Maria stata arricchita di doni efficaci a tal fine. L'angelo la chiama piena di grazia. D'altronde non poteva dare il suo libero assenso della fede se non fosse tutta sorretta dalla grazia di Dio. 491. Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che la colmata di grazia da Dio era stata redenta fin dal suo concepimento. 1854: in previsione dei meriti di Ges, per una grazia e un privilegio singolare di Dio onnipotente, nel primo istante della sua concezione, stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. 492. Questi doni di santit singolare vengono a lei interamente da Cristo; infatti interamente redenta in vista dei meriti del suo Figlio. 493. I PP orientali la venerano come tutta santa, panaghia, immune dal peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura. Ella per grazia di Dio durante la sua vita rimasta pura da ogni peccato personale. 494. All'annunzio Maria ha risposto coll'obbedienza della fede (rm 1,5), certa che nulla impossibile a Dio; dando l'assenso diventata madre di Ges e abbracciando con tutto l'animo la volont divina si offerta totalmente alla persona e all'opera del Figlio. Si messa cos al servizio del mistero della redenzione, sotto e con il Figlio. Ireneo: obbedendo divenuta causa di salvezza per s e per tutti. Ci che era complicato per la disobbedienza di Eva, ora non lo pi per la sua obbedienza. Come Eva Maria la madre dei viventi e se per Eva ci fu la morte, ora per Maria c' la vita. 495. Gi prima della nascita di Ges Maria chiamata Madre del Signore; ci che lei concepisce come uomo per opera dello spirito santo, diventato davvero suo figlio secondo la carne il Figlio eterno del P. Perci la chiesa confessa che Maria veramente teotokos, ossia madre di Dio. 496. Dalle prime formulazioni di fede la chiesa professa che Ges stato concepito per la sola potenza dello Spirito, senza seme. I PP hanno sempre detto che il vero figlio di Dio, venuto in una umanit come la nostra. 497. Per il vangelo la concezione verginale opera divina che supera ogni comprensione e possibilit umana: quanto in lei generato viene dallo Spirito santo. 498. Marco e le lettere non parlano del concepimento verginale. Ora tale fede incontrava viva opposizione e sarcasmi; non proveniva dalla mitologia o da qualche adattamento delle idee del tempo. Il senso dell'avvenimento percepibile alla sola fede che lo vede nel nesso che lega tra loro i vari misteri di Cristo dalla sua incarnazione alla pasqua. Ignazio: verginit e parto, e morte del Signore sono tre misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio. 499. La Chiesa ha approfondito la fede nella maternit verginale e ha confessato la verginit reale e perpetua di Maria anche durante il parto. Durante il parto la sua verginit non stata diminuita ma consacrata. Aeipartenos, sempre vergine. 500. Quando nella scrittura si parla di fratelli e sorelle di Ges ci si riferisce ai figli dell'altra Maria discepola di Cristo. Parenti prossimi di Ges espressi in un modo non inusitato dell'At. 501. Ges l'unico figlio di Maria; ella per ha una maternit spirituale che si estende su tutti gli uomini che il figlio venuto a salvare. Ges infatti il primogenito di una moltitudine di fratelli, cio dei fedeli; alla loro nascita e formazione ella coopera coll'amore di una madre.

502. Colla fede, guardando all'insieme della rivelazione cogliamo il perch Dio ha voluto che il figlio nascesse da una vergine. Tali ragioni riguardano la persona e la missione redentrice di Cristo e l'accettazione della missione di Maria in favore di tutti. 503. La verginit testimonia l'iniziativa assoluta di Dio nella creazione. 504. Ges concepito per opera dello S perch il nuovo Adamo che inaugura la nuova creazione. 1 Cor 15,47: se il primo uomo tratto dalla terra ed di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Dalla pienezza del suo spirito noi abbiamo ricevuto grazia su grazia. 505. Il nuovo Adamo col suo concepimento inaugura la nascita nuova dei figli di adozione nello S per la fede. Questa partecipazione alla vita divina avviene non per carne o sangue ma per solo volere di Dio. E' un dono dello Spirito. Il senso di questa vocazione umana in rapporto a Dio si compie perfettamente nella maternit verginale di Maria. 506. La verginit di Maria il segno della sua fede che non era alterata da alcun dubbio ed era abbandonata pienamente ala volont di Dio. Per la sua fede diviene la madre del Salvatore. Dir Agostino: Maria pi felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo. 507. Perch realizzazione pi perfetta della chiesa ella a un tempo vergine e Madre. Per mezzo della parola che accoglie la chiesa anche diventa Madre; con la predicazione e il battesimo genera a vita nuova e immortale i figli. Essa pure vergine che custodisce integra e pura la fede data allo sposo (Lg 64). I misteri della vita di Cristo 512-570 512. Il simbolo parla dei soli misteri dell'incarnazione della pasqua; in modo esplicito non dice altro, ma i due misteri enunciati illuminano tutta la vita terrena di Ges. Infatti tutto quanto Ges fece e annunci deve essere visto alla luce dei misteri del natale e della pasqua. 513. La catechesi dovr secondo le circostanze sviluppare tutta la ricchezza dei misteri di Ges. 514. Non molto si dice della vita di Ges nei vangeli; quanto in essi contenuto stato scritto perch crediamo che Ges il f di Dio e perch credendo abbiamo la vita nel suo nome. 515. I vangeli sono stati scritti innanzitutto da credenti che con altri vogliono condividere la loro fede. Perch credenti essi hanno scorto nella vita terrena di IHS le tracce del suo mistero. Tutto nella vita di Ges segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, miracoli e parole, rivelato che in lui abita la pienezza della divinit. La sua umanit appare come il sacramento: il segno e lo strumento della sua divinit e della salvezza che reca. 516. Tutta la vita di Cristo rivelazione del Padre. Chi vede lui vede il Padre e il Padre ricorda di ascoltarlo perch il suo eletto. Perch fattosi uomo per compiere la volont del Padre, i pi piccoli tratti dei suoi misteri ci manifestano l'amore di Dio per noi. 517. Tutta la vita di Cristo un mistero di redenzione. La redenzione se frutto innanzitutto del sangue della croce, tuttavia essa si manifesta in ogni istante della vita terrena.

518. Tutta la vita di Cristo un mistero di ricapitolazione. Tutto ci che ha detto e fatto ha lo scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto. In lui recuperiamo quanto avevamo perso in Adamo: essere immagine e somiglianza di Dio. 519. La ricchezza di Cristo destinata a ogni uomo, ed il bene di ciascun uomo. Egli ha vissuto non per s ma per noi, per la nostra salvezza si incarnato e per i nostri peccati morto e per la sua resurrezione ci giustificato. Anche ora avvocato presso il Padre: sempre intercede per noi; sempre al cospetto di Dio in nostro favore, nonostante quanto ha vissuto e sofferto per noi una volta per tutte. 520. Durante tutta la sua vita egli si mostra come il nostro modello: uomo perfetto che ci invita a seguirlo ed imitarlo. 521. Egli fa s che tutto quanto ha egli vissuto anche noi possiamo viverlo ed egli lo viva in noi. Colla sua incarnazione egli si unito in certo modo ad ogni uomo (GS 22). Siamo chiamati a formare una sola cosa con lui; come membra del suo corpo ci fa comunicare quanto egli ha vissuto. 522. Dio ha preparato nel corso dei secoli la venuta del suo figlio nella terra. Tutti i riti e sacrifici, le figure e i simboli dell'alleanza convergono verso Cristo; cos l'annunzio dei profeti e l'attesa dei pagani. 523. Il Battista, immediato precursore, mandato a preparargli la via. Il pi grande ed ultimo dei profeti inaugura il vangelo. Colla predicazione, il battesimo e il martirio precede Ges e gli rende testimonianza. 524. Nell'avvento attualizzata l'attesa del messia. Ci si mette in comunione colla preparazione della prima venuta del Signore, nell'ardente desiderio ravvivato della seconda venuta. Celebrando la nascita e il martirio del Battista la chiesa si unisce al suo desiderio di diminuire mentre Ges cresce. 525. Nella povert del natale si manifesta la gloria del cielo. 526. Dio diviene bambino; e Ges dir che questa la condizione per entrare nel regno. Occorre perci abbassarsi, anzi rinascere dall'alto. Ossia per diventare figli di Dio occorre essere generati da Dio. Il mistero del natale si compie allorch Cristo si forma in noi. C' uno scambio: egli si fa uomo e ci d la sua divinit. 527. La circoncisione significa che Ges si inserisce nella discendenza di Abramo, nel popolo dell'alleanza, sottomettendosi alla legge e al culto. La circoncisione prefigura la nuova circoncisione di Cristo, il battesimo. 528. L'epifania la manifestazione di Ges come messia, figlio di Dio e salvatore del mondo. In essa c' anche la manifestazione al Giordano e a Cana, oltre all'adorazione dei Magi. Questi rappresentano le nazioni pagane circostanti. I pagani non possono scorgere Ges se non si volgono ai giudei e ricevendo da loro la promessa messianica contenuta nell'At. La grande massa delle genti ora entra nella famiglia dei patriarchi e ottiene la dignit israelitica. 529. La presentazione al tempio mostra Ges come il primogenito che appartiene al Signore. Simeone e Anna sono Israele che va all'incontro col Salvatore suo. Luce delle genti, gloria di Israele e segno di contraddizione. La spada di dolore prefigurata a Maria richiama l'altra offerta, quella della croce. 530. Fuga in Egitto e strage degli innocenti manifestano l'opposizione delle tenebre alla luce. L'intera vita di Ges sotto il segno della persecuzione, che sar condivisa anche da quanti lo seguono. Il suo ritorno dall'Egitto rievoca l'esodo, presentando Ges come il liberatore definitivo.

531. Per gran parte della sua vita Ges ha vissuto il quotidiano nella normalit: lavoro, culto, vita nella comunit. Sappiamo che era sottomesso ai genitori e cresceva in sapienza, et e grazia davanti a Dio e agli uomini. 532. Sottomettendosi ai genitori egli osserva il quarto comandamento. E tale obbedienza l'immagine nel tempo dell'obbedienza al Padre. L'obbedienza ai genitori prefigura la sottomissione del gioved santo: non la mia volont. In tale quotidiana obbedienza si restaurava gi la disobbedienza di Adamo. 533. La vita nascosta di Nazaret permette a ognuno di noi di essere in comunione con Ges nel pi ordinario del quotidiano. La scuola di Nazaret insegna il silenzio; il modo di vivere in famiglia; la lezione del lavoro, osservando la legge severa ma redentrice della fatica umana. 534. Gli anni nascosti parlano poi del ritrovamento nel tempio. Ges mostra il mistero della sua totale consacrazione alla missione che il Padre gli ha affidato. 535. Ges inizia la vita pubblica col battesimo. Il battesimo di Giovanni era di conversione per il perdono dei peccati; l andavano peccatori, pubblicani e soldati, farisei e sadducei e prostitute. Andando Ges si manifesta il suo essere Messia di Israele e Figlio di Dio. 536. Col suo battesimo Ges accetta e inaugura la sua missione di servo sofferente. Si lascia annoverare tra i peccatori, agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, anticipando il battesimo della sua morte cruenta. Adempie ogni giustizia, cio si sottomette totalmente alla volont del Padre. Lo spirito si posa e rimane su di lui, spirito che Ges ha in pienezza gi dal suo concepimento. Col battesimo si aprono i cieli chiusi dal peccato di Adamo; le acque sono santificate per la discesa dello Spirito e di Ges, e questo fatto il preludio della nuova creazione. 537. Col battesimo il cristiano assimilato sacramentalmente a Ges che col suo battesimo al Giordano anticipa la sua morte e resurrezione. Il cristiano deve entrare in questo mistero di umile abbassamento e pentimento; scendere nell'acqua con lui e con lui risalire, rinascendo con lui dall'acqua e dallo spirito per diventare figlio nel figlio, e camminando in una vita nuova. 538. Ges vive poi un tempo di solitudine nel deserto, sospinto dallo spirito. Al termine Satana lo tenta cercando di distoglierlo dalla sua disposizione filiale verso Dio. Questi assalti sono le ricapitolazioni delle tentazioni di Adamo nel paradiso e di Israele nel deserto. 539. Gli evangelisti mostrano che questo avvenimento ha un senso salvifico. Se il primo Adamo ha ceduto alla tentazione, il nuovo resta fedele; e al contrario di Israele compie perfettamente la sua vocazione non tentando Dio. Cristo cos si rivela come il servo di Dio obbediente in tutto alla divina volont. Cos Ges vince il diavolo, anticipando nel deserto la vittoria della passione, che la suprema obbedienza del suo amore filiale per il padre. 540. La tentazione mostra la vera messianicit di Ges, diversa da quella presupposta da satana e dagli uomini. Egli vince per noi: come noi stato provato. 541. All'arresto di Giovanni Ges va in Galilea e predica il vangelo: il tempo compiuto, il regno vicino, occorre convertirsi e credere al vangelo. Per adempiere la volont del padre, che elevare gli uomini alla partecipazione della vita divina, egli adempie in terra il regno di Dio. Dio inaugura il regno radunando attorno al Figlio i credenti che formano un'assemblea, la chiesa, germe e inizio del regno di Dio sulla terra (Lg 5).

542. Questa la famiglia di Dio e Cristo al centro di questa riunione degli uomini, convocati attorno colla parola, i segni che manifestano il regno di Dio e l'invio dei discepoli. La venuta del regno si compir colla croce e la resurrezione. Lui aveva detto infatti: quando sar elevato attirer tutti a me. 543. Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel regno. Il regno messianico prima annunziato a Israele, ora accoglie le genti di tutte le nazioni. Per accedervi occorre accogliere la parola di Ges. 544. Il regno appartiene ai poveri e ai piccoli: a coloro che lo accolgono con cuore umile. I poveri sono i destinatari del suo lieto messaggio; sono beati perch a loro appartiene il regno e ai piccoli rivelato quanto nascosto ai sapienti. Ges si identifica con ogni tipo di povero ed un povero anche nell'indigenza. Anzi l'amore operante verso i poveri per lui la condizione per entrare nel regno. 545. Egli poi chiama alla mensa del regno i peccatori, per cui venuto. Li invita alla conversione, non nelle parole ma nei fatti. Egli dice che in cielo ci sar gioia per i peccatori; e per la remissione dei peccati sacrifica la sua vita. 546. Chiama ad entrare nel regno servendosi di parabole, che sono l'elemento tipico del suo insegnamento. Li invita la banchetto, ma per acquistare il regno necessario vendere tutto. Le parabole sono specchi per la vita dell'uomo: sei un terreno buono o cattivo? Al loro centro velatamente c' Ges e la presenza del regno in questo mondo. Entrare nel regno significa cio diventare discepoli di Ges, e cos si comprendono i suoi misteri del regno. Per chi resta fuori tutto invece enigmatico. 547. Ges accompagna le sue parole con miracoli, prodigi e segni. Essi manifestano che il regno presente in lui e che il messia annunziato. 548. Questi segni testimoniano che Ges mandato dal Padre e sollecitano a credere in lui. Egli concede tutto a quanti chiedono con fede. I miracoli servono a rendere pi salda la fede dei credenti: testimoniano che figlio di Dio. Possono anche essere motivo di scandalo: perch non soddisfano la curiosit, i desideri del magico. 549. Egli libera anche dai mali terreni: i suoi sono segni messianici. Va ricordato che egli non venuto ad eliminare tutti i mali ma salvare l'uomo dal peccato che ostacola gli uomini nella loro vocazione di figli di Dio e li asservisce. 550. La venuta del regno di Dio la sconfitta del regno di Satana; i suoi esorcismi liberatori anticipano la vittoria definitiva sul principe del mondo. Il regno sar ristabilito colla vittoria della croce. 551. Ges sceglie i dodici perch stiano con lui e prendano parte alla sua missione; li fa partecipi della sua autorit e li manda ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Per mezzo di essi guida la Chiesa. 552. Pietro occupa il primo posto nel collegio dei dodici; egli ha una missione unica perch ha confessato Ges come il Cristo, il figlio di Dio. Egli la pietra viva, su cui la chiesa assicurata della vittoria sulle potenze del male. Per la fede confessata, Pietro rester la roccia incrollabile della chiesa. La sua missione custodire la fede nella sua integrit e confermare i suoi fratelli. 553. Ges ha dato a Pietro il potere specifico delle chiavi, ossia l'autorit per governare la casa di Dio che la chiesa. Il potere di legare e sciogliere indica quello di assolvere dai peccati, pronunciare giudizi in materia di dottrina e prendere decisioni disciplinari nella chiesa. Tale autorit conferita alla chiesa attraverso il ministero degli apostoli e particolarmente di Pietro, l'unico a cui esplicitamente sono affidate le chiavi del regno.

554. Dal giorno della confessione di Pietro Ges cominci a parlare apertamente della sua prossima passione. In tale contesto, mentre alcuni non accettano tale fatto, avviene il misterioso episodio della trasfigurazione. Il volto e la veste di Ges divengono sfolgoranti di luce, e Mos ed Elia parlano della prossima sua dipartita. Una nube li avvolge e la voce dal cielo dice: Questi il figlio mio, l'eletto; ascoltatelo. 555. Per un istante Ges mostra la sua gloria divina, confermando cos la sua gloria divina. Fa capire che per entrare nella sua gloria occorre passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mos ed Elia, la legge e i profeti avevano annunziato le sofferenze del Messia. Ora il Figlio agisce come il servo di Dio. Appare tutta la trinit: Il P nella voce, Il F nell'uomo, lo S nella nube luminosa. 556. Abbiamo cos due tappe: alla soglia della vita pubblica il battesimo e la trasfigurazione alle soglie della pasqua. Col battesimo venne manifestato il mistero della prima rigenerazione, ossia il nostro battesimo; colla trasfigurazione il battesimo della seconda nostra rigenerazione, ossia la nostra risurrezione. Fin d'ora partecipiamo alla risurrezione del Signore mediante lo Spirito Santo che agisce nel sacramento del corpo di Cristo. La trasfigurazione offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo, che trasfigurer il nostro corpo per renderlo conforme al corpo glorioso. Ci ricorda poi che necessario passare attraverso molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 557. Mentre si compivano gli ultimi giorni Ges si dirige direttamente a Gerusalemme: sale, pronto a morire. E gi tre volte aveva parlato della sua passione e resurrezione. Un profeta - aveva detto - non pu morire fuori di Gerusalemme. 558. Ricorda cos il martirio dei profeti e tuttavia non desiste dall'invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui. E piange vedendo la citt perch non ha compreso la via della pace, e ormai stata nascosta perci ai suoi occhi. 559. Ges prepara nei dettagli il suo ingresso messianico. E' accolto al grido di Hosanna, s, salvaci, donaci la salvezza. Non conquista la figlia di Sion con astuzia o violenza ma con l'umilt che rende testimonianza alla verit. E ad accoglierlo sono i fanciulli e i poveri di Dio che lo acclamano. 560. Il suo ingresso nella citt manifesta l'avvento del regno che egli si accinge a realizzare colla sua pasqua di morte e resurrezione. Pat sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mor e fu sepolto Ges e Israele 571-594 571. Il mistero pasquale al centro della buona novella degli apostoli e della chiesa; con la morte redentrice di Ges si compiuto per sempre il disegno salvifico di Dio. 572. Cristo doveva sopportare le sofferenze per entrare nella gloria: stato riprovato, schernito, flagellato e crocefisso. 573. Confortata dal racconto dei vangeli e dalle altre fonti storiche la fede indaga le circostanze della morte di Ges per meglio comprendere il mistero della redenzione.

574. Fin da quando inizi il suo ministero alcuni farisei, degli erodiani, con sacerdoti e scribi si accordarono per far morire Ges. Alcune sue azioni, come la cacciata dei demoni, il perdono dei peccati, le guarigioni del sabato, l'interpretazione dei precetti di purit legale, la familiarit coi pubblicani e i pubblici peccatori destavano fastidio. Alcuni sospettavano che fosse un indemoniato; altri lo accusavano di bestemmia e falsa profezia, due accuse che la legge puniva colla morte per lapidazione. 575. Molte azioni e parole di Ges sono state per le autorit un segno di contraddizione. Non con tutti i farisei cmq ci furono rapporti tesi. Con essi c'era accordo sulla resurrezione dai morti, le forme di piet della preghiera, digiuno, elemosina, l'invocazione di Dio come Padre, la centralit del comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. 576. Per molti Ges agisce contro le istituzioni fondamentali: contro l'obbedienza alla legge, sia nei precetti scritti che nella tradizione orale; contro la centralit del tempio; contro la fede nell'unico Dio, di cui nessun uomo pu condividere la gloria. 577. Nel discorso della montagna Ges legge l'antica alleanza alla luce della nuova e ricorda che non venuto ad abolire legge o profeti ma a portarli a compimento. 578. Ges osserva la legge perfettamente, al contrario degli ebrei i quali confessano che non hanno mai potuto osservarla integralmente senza trasgredirne il minimo precetto. Perci ogni anno nella festa dell'espiazione chiedono perdono a Dio. Ora san Giacomo ricorda che la legge un tutt'uno: chi la trasgredisce in un piccolo punto, la trasgredisce tutta. 579. Il principio dell'integralit dell'osservanza della legge, sia nella lettera che nello spirito era caro ai farisei. Da ci nacque uno zelo estremo col pericolo dell'ipocrisia casistica. Ora ci fa s che Dio intervenga: l'unico Giusto osserva perfettamente la legge al posto di tutti i peccatori. 580. Il perfetto adempimento della legge poteva compiersi solo ad opera del divino legislatore, nato sotto la legge. Con Ges la legge scritta ormai nell'animo e nel cuore; egli proclama il diritto con fermezza, divenendo l'alleanza del popolo. Egli prende su di s la maledizione della legge, quella caduta sugli infedeli alla legge stessa; la morte di Cristo, ricorda Eb 9,15, intervenne per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza. 581. Ges apparso agli occhi dei contemporanei come un rabbi. Le sue argomentazioni si rifanno all'interpretazione rabbinica della legge; al tempo stesso egli insegna con autorit, non appoggiando le interpretazioni di altri. Egli non abolisce la legge ma le d un'interpretazione definitiva, sconfessando le tradizioni degli uomini colle quali i farisei annullavano la parola di Dio. 582. Egli pedagogizza le norme sulla purit degli alimenti: sono tutti mondi; interpretando definitivamente la legge, Ges si dovuto scontrare con alcuni dottori, che non la accettavano, pur se Ges accompagnava tale interpretazione con segni. 583. Come gi i profeti, anche Ges ha mostrato il massimo rispetto per il tempio. Vi fu presentato; vi rimase a dodici anni; ogni anno vi saliva per la pasqua; durante il ministero vi si recava per le grandi feste. 584. Egli vedeva il tempio come il luogo privilegiato per l'incontro con Dio; l dimora il Padre suo. E' una casa di preghiera, e perci non accetta che il cortile esterno sia pieno di venditori, scacciati da lui per un amore geloso verso la casa del Padre. Il rispetto religioso di Ges conservato dagli apostoli anche dopo la sua resurrezione.

585. Alla vigilia della passione Ges ne annunzia la distruzione: un annunzio di un segno degli ultimi tempi che stanno per iniziare colla sua pasqua. Tale profezia venne riferita alle autorit in modo deformato. 586. Non stato ostile al tempio, e in esso ha dato l'essenziale del suo insegnamento: paga la tassa, si identifica con esso presentandosi come la dimora definitiva di Dio presso l'uomo. Proprio per tale motivo la sua uccisione annunzia la distruzione del tempio, distruzione che attesta come ormai nella storia della salvezza sia iniziata una nuova et. 587. Non solo la legge e il tempio sono state occasione di contraddizione, quanto anche il perdono dei peccati che un'opera divina per eccellenza. 588. Ges scandalizza i farisei mangiando con pubblicani e peccatori. Egli ricorda che non venuto a chiamare i giusti ma i peccatori perch si convertano; anzi ha ricordato che il peccato universale, e che chi si ritiene giusto un cieco. 589. Ha suscitato scandalo perch identifica il proprio comportamento misericordioso con l'atteggiamento stesso di Dio. Fa capire che i peccatori sedendo a tavola con lui, sono ammessi come al banchetto messianico. E nel perdono dei peccati le autorit si chiedono che solo Dio pu rimettere i peccati. Ora se Ges perdona o un bestemmiatore o la sua persona davvero rende presente e rivela il nome di Dio. 590. Il perdono pu essere giustificato solo se Ges Dio, e lui lo ricorda spesso. 591. Ges chiede alle autorit di credere in lui a causa delle opere del padre che egli compiva; ma tale atto di fede doveva passare attraverso la morte di se stessi per poi rinascere dall'alto, sotto lo stimolo della grazia divina. Ma il sinedrio lo process perch lo riteneva bestemmiatore; i suoi membri agivano cos per ignoranza, indurimento e incredulit. Morto in croce 595 - 623 595. Il vangelo di Gv ricorda che alla vigilia del processo diversi capi credettero in Ges, pur se in maniera imperfetta. Sappiamo che dopo la pentecoste molti sacerdoti aderivano alla nuova legge, come anche diversi farisei. 596. Non ci fu unanimit delle autorit religiose circa la condotta da tenere nei confronti di Ges. I farisei avevano minacciato di scomunica chi lo seguiva. Il Sinedrio decret Ges reo di morte perch bestemmiatore ma avendo perduto il potere di metterlo a morte, lo consegna ai Romani accusandolo di rivolta politica. Ci lo metter al pari di Barabba, un sommossatore politico. 597. Il processo a Ges complesso storicamente; ognuno dei protagonisti ha un peccato personale conosciuto solo da Dio; ma la responsabilit non pu essere attribuita all'insieme degli ebrei di Gerusalemme. Ges ha perdonato e Pietro ha riconosciuto la loro ignoranza, come quella dei capi. La formula: il suo sangue ricada su di noi, una formula di ratificazione in uso a quel tempo. Tanto meno tale responsabilit va estesa agli ebrei nel tempo e nello spazio. Non si pu quindi presentare gli ebrei come rigettati o maledetti da Dio, come se ci scaturisse dalla scrittura, ricorda il concilio. 598. La chiesa non dimentica che ogni singolo peccatore realmente causa e strumento delle sofferenze di Ges. Pi gravemente colpevoli sono quanti pi spesso ricadono nel peccato; Paolo ricorda che gli ebrei se

avessero conosciuto Ges non lo avrebbero messo a morte. Ben peggiori siamo noi allora che lo conosciamo per quello che . 599. La morte di Ges appartiene al mistero del disegno di Dio. Ci non significa che coloro che lo hanno messo a morte siano stati dei semplici esecutori passivi. 600. Dio ha permesso gli atti derivanti dal loro accecamento per compiere il suo disegno di salvezza. Dio conosce tutti i momenti del tempo, inclusa l'eventuale risposta libera di ogni uomo alla sua grazia. 601. Il disegno di salvezza che passa attraverso la morte del servo giusto era gi stato anticipato dalle scritture: un mistero di redenzione universale, ossia il riscatto che libera gli uomini dalla schiavit del peccato. Ges presenta il senso della sua vita e della sua morte alla luce del Servo sofferente. 602. Pietro dir che fummo salvati col sangue prezioso di Ges, predestinato gi prima della fondazione del mondo. Dio lo tratta da peccato in nostro favore, aggiunge Paolo, perch per mezzo di lui noi diventiamo poi giustizia di Dio. 603. Ges assume la riprovazione per nostro amore, arrivando a chiedere a Dio perch lo abbia abbandonato; Dio d il Figlio, rendendolo solidale coi peccatori, perch noi attraverso la morte del F ci riconciliassimo col P. 604. Consegnando il F per i nostri peccati, Dio manifesta che il suo disegno di amore gratuito e precede ogni nostro merito. Non siamo noi ad amare Dio; lui che ci ha amato per primo. 605. E' un amore senza esclusioni: d la vita in riscatto per molti, un termine non restrittivo in quanto oppone l'insieme dell'umanit all'unica persona del redentore che si consegna per salvarla. La chiesa insegna che Cristo morto per tutti senza eccezioni. 606. Ges viene non per compiere la sua volont ma quella del Padre; per quella volont, che passa attraverso l'offerta definitiva del corpo di Ges, passa la nostra salvezza. Fin dal primo istante della sua incarnazione, Il Figlio abbraccia nella sua missione redentrice il disegno divino di salvezza. 607. Il desiderio di abbracciare il disegno di amore redentore del Padre anima tutta la vita di Ges; infatti la passione redentrice la ragione d'essere della sua incarnazione. 608. Il battista riconosce in Ges l'agnello che toglie il peccato: il servo sofferente che in silenzio si lascia condurre al macello e porta il peccato delle moltitudini, ed anche l'agnello pasquale, simbolo della salvezza di Israele dall'Egitto. Tutta la vita di Ges esprime la sua missione, che servire e dare la propria vita in riscatto per molti. 609. Ges ama gli uomini sino alla fine; la sua umanit, nel mistero pasquale diventa lo strumento dell'amore divino che desidera la salvezza di tutti. Egli liberamente offre la sua vita; il figlio di Dio allorch va verso la morte gode di una sovrana libert. 610. La libera offerta che fa di se stesso ha la pi alta espressione nell'ultima cena. Questa diventa per lui il memoriale della volontaria offerta di s al padre per la salvezza degli uomini: corpo dato per voi, sangue versato per molti in remissione dei peccati.

611. L'eucaristia istituita nell'ultima cena sar il memoriale del suo sacrificio. Agli apostoli chiede di perpetuarla: cos li istituisce sacerdoti della nuova alleanza. "Per loro io consacro me stesso, perch siano anch'essi consacrati nella verit (Gv 17,19). 612. Ges anticipa il calice della nuova alleanza alla cena; nell'agonia egli poi lo accoglie dalle mani del padre. Diviene allora obbediente fino alla morte. Conosce l'orrore che la morte per la natura umana, perch essa destinata alla vita eterna e in pi la sua perfettamente esente dal peccato. Ges accetta che la volont del Padre sia fatta nella sua volont umana, e cos compie la morte redentrice. 613. La morte di Cristo contemporaneamente sacrificio pasquale, che compie la redenzione definitiva degli uomini, e sacrificio della nuova alleanza perch l'uomo messo di nuovo in comunicazione con Dio, riconciliato col sangue versato per la redenzione dei peccati. 614. Il sacrificio di Ges unico, compie cio e supera tutti i sacrifici. E' innanzitutto dono del Padre, poi offerta del F al P nello S per riparare alla nostra disobbedienza. 615. Colla sua obbedienza fino alla morte Ges compie la sostituzione del servo sofferente che offre se stesso in espiazione mentre porta il peccato di molti e li giustifica addossandosi le loro iniquit. Ges ha riparato per i nostri errori e dato soddisfazione al Padre per i nostri peccati. 616. L'amore sino alla fine conferisce al sacrificio di Cristo il valore di redenzione e riparazione, di espiazione e di soddisfazione. Nessuno era in grado di prendere su di s i peccati di tutti e offrirsi in sacrificio per tutti. Ci avviene perch in Cristo c' la persona del Figlio che al contempo abbraccia e supera tutti gli uomini, divenendo cos capo di tutta l'umanit. 617. Trento insegna che con la sua santissima passione sul legno della croce ci merit la giustificazione; il carattere unico del sacrificio - continua - causa di salvezza eterna. 618. La croce il sacrificio di Cristo, che il solo mediatore tra Dio e gli uomini. Per poich incarnandosi in un certo modo si unito a ogni uomo, egli offre a tutti, nel modo che Dio conosce, di venire in contatto col mistero pasquale. Ai discepoli chiede di prendere la croce e seguirlo; pat per noi, lasciandoci un esempio, perch ne seguissimo le orme e associa al suo sacrificio i primi beneficiari. La Madre pi intimamente di tutti associata al mistero della sua sofferenza redentrice. Fu sepolto 624-630 624. Il disegno di Dio vuole che Ges provi la morte: il suo stato, la separazione tra la sua anima e il suo corpo, da quando spira a quando risorge. E' il mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. Nel sabato santo mostrato il grande riposo sabbatico di Dio dopo il compimento della salvezza che mette in pace l'universo intero. 625. Permanendo nel sepolcro c' un legame tra la passibilit di Cristo prima della pasqua e il suo stato attuale di glorioso. E' la stessa persona del vivente. Colla resurrezione anima e corpo di nuovo tornano ad essere uniti, e cos Ges diviene punto di incontro tra la morte e la vita. 626. Chi morto lo stesso che resuscitato; ora la persona del figlio di Dio ha continuato necessariamente ad assumere la sua anima e il suo corpo separati tra di loro dalla morte. Se sono stati separati nel Cristo, nella morte sono restati ciascuno con la medesima e unica persona del verbo.

627. Ges ha subito una vera morte: la sua esistenza terrena si conclusa. Ma per l'unione che la persona del F ha mantenuto col suo corpo, non c' stato uno spogliamento mortale come per gli altri. Perci la virt divina ha preservato il corpo di Cristo dalla corruzione. La resurrezione ne un segno, anche perch si pensava che la corruzione avvenisse a partire dal quarto giorno. 628. Il battesimo, che ha il segno originale e plenario dell'immersione, significa efficacemente la discesa del cristiano nella tomba: muore al peccato con Cristo in vista di una vita nuova (Rm 6,4). Discese agli inferi, il terzo giorno risuscit da morte Descendit 631 - 637 631. Ef 4,10 afferma che Ges disceso nelle regioni inferiori della terra per poi ascendere. Il V articolo del simbolo professa sia la discesa agli inferi che la resurrezione. Nella sua Pasqua Ges dall'abisso della morte ha fatto scaturire la vita. 632. il fatto che sia risorto dai morti presuppone che Ges abbia soggiornato nel luogo dei morti. La predicazione apostolica ribadisce che Ges ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e con la sua anima li ha raggiunti nella dimora dei morti. Ma vi disceso come Salvatore e anche l, agli spiriti prigionieri, ha predicato la buona novella. 633. Inferi, Sheol o Aiden sono i nomi con cui la scrittura chiama il soggiorno di morti, di coloro che vi si trovano privati della visione di Dio. Nell'attesa del redentore tutti i morti, buoni o cattivi che siano hanno questo destino. Ma la loro situazione diversa: anche l vi erano giusti che attendevano il Cristo e da lui furono liberati quando questi discese all'inferno. Ges discende non per liberare i dannati o distruggere l'inferno della dannazione ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto. 634. In questo articolo si ricorda che la buona novella stata annunciata anche ai morti. Colla discesa l'annunzio del vangelo della salvezza ormai completato. Siamo nella fase ultima della missione messianica di Ges, condensata nel tempo, ma immensamente ampia perch l'azione redentrice estesa a tutti i giusti di ogni tempo e luogo che perch salvati partecipano alla sua redenzione. 635. Ges quindi scende nella profondit della morte perch i morti ascoltino la voce del figlio di Dio, e ascoltandola vivano. L'autore della morte ridotto a morte dall'autore della vita. Ormai Cristo risorto ha potere sopra la morte e gli inferi e ogni ginocchio si piega davvero, nei cieli, sulla terra e sotto terra. Resurrexit 638 - 658 638. Gli apostoli affermano che la promessa fatta ai padri si compiuta, in quanto Dio l'ha attuata risuscitando per noi Ges, e questa una buona novella (At 13). Il culmine della nostra fede in Cristo la resurrezione; verit centrale della prima comunit, la verit fondamentale che la tradizione trasmette, predicata insieme alla croce come parte essenziale del mistero pasquale. 639. Il Nt afferma che la resurrezione stato un avvenimento reale; nel 56 Paolo ai Corinti ricorda come Ges risorse il terzo giorno, apparendo a Ceda e ai Dodici poi; la tradizione viva della resurrezione che egli aveva appreso dopo la sua conversione.

640. Il primo elemento che si riscontra a pasqua il sepolcro vuoto. Di per s non una prova diretta, ma diventata un segno essenziale. Agli apostoli servito come primo passo per riconoscere l'evento: prima le donne, poi Pietro, e il discepolo amato dal Signore. 641. Maria di Magdala e le altre donne che andavano ad imbalsamare il corpo del Signore hanno per prime incontrato il risorto, divenendo prime messaggere dell'evento. Poi Ges apparve a Pietro, che diventa testimone garante per la comunit in seguito (Davvero il Signore risorto ed apparso a Simone) e poi ai Dodici. 642. Pietro e tutti gli apostoli sono i testimoni del risorto, quindi le pietre di fondazione della chiesa. Sulla loro testimonianza si fonda la fede della prima comunit dei credenti. Accanto a loro sono anche numerosi discepoli, di cui Pietro ne ricorder il numero di cinquecento. 643. La fede dei discepoli stata sottoposta alla prova radicale della passione e morte in croce; tale lo sbigottimento che diversi non credettero subito alla resurrezione. Non sono uomini presi da un'esaltazione mistica: sono smarriti, spaventati, anche increduli e duri di cuore, come ricorder Ges durante una delle sue apparizioni. 644. Pure davanti alla realt del risorto dubitano ancora, prendendo Ges per un fantasma, e Tommaso incredulo. La loro fede nella resurrezione non un prodotto della loro credulit ma nasce, sotto l'azione della grazia divina, dall'esperienza diretta della realt di Ges risorto. 645. Ges stabilisce con i discepoli rapporti diretti: si fa toccare, mangia con loro. Egli fa vedere che il corpo risorto lo stesso della passione, di cui porta i segni. E' un corpo autentico e reale, ma allo stesso tempo ha le propriet di un corpo glorioso. Non pi situato nello spazio e nel tempo ma pu rendersi presente a suo arbitrio. La sua umanit infatti non pu pi essere trattenuta sulla terra, appartenendo ormai al dominio divino del Padre. E ci spiega perch Ges possa apparire dove vuole sotto diversi aspetti. 646. Le resurrezioni che Ges aveva compiute furono un ritorno alla vita terrena al contrario della sua. Essi ritrovavano una vita ordinaria, ma sarebbero morti di nuovo. Invece Ges nel suo corpo resuscitato passa dallo stato di morte a un'altra vita al di l del tempo e dello spazio. Il suo corpo risorto colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria; uomo celeste come dir san Paolo. 647. Nessuno stato testimone oculare dell'accadere della resurrezione e nessuno pu quindi dire come sia avvenuta fisicamente. Pur se c' il sepolcro vuoto e ci sono le apparizioni, la resurrezione resta un evento che trascende e supera la storia, ponendosi nel cuore della fede. Proprio perci Ges si mostra non al mondo ma ai discepoli che lo hanno seguito dalla Galilea. 648. La resurrezione oggetto di fede perch si tratta di un intervento trascendente di Dio stesso nella creazione e nella storia. In essa agiscono le tre persone della Trinit insieme e manifestando anche la propria originalit. Si compie per la potenza del P che risuscita il F, introducendo cos la sua umanit col suo corpo nella Trinit. Per opera dello Spirito costituito definitivamente figlio di Dio. Paolo ricorda che l'opera dello Spirito ha vivificato l'umanit morta di Ges e l'ha chiamata allo stato glorioso di Signore. 649. Il Figlio opera la sua resurrezione in virt della sua potenza divina. Anzi egli ha ricordato che ha il potere di offrire e riprendere la vita.

650. I PP contemplano la resurrezione partendo dalla persona divina di Ges, rimasta unita alla sua anima e al suo corpo separati tra loro dalla morte. Le due parti dell'uomo si riuniscono di nuovo per l'unit della natura divina che permane in esse. Se colla morte ci fu la separazione ora c' unione. 651. La predicazione e la fede sono vane se Cristo non risuscitato. Essa la conferma innanzitutto di quanto Cristo ha fatto e insegnato. Con essa ha dato la prova definitiva della sua autorit divina e in essa quindi tutte le verit, comprese le pi inaccessibili allo spirito umano, trovano giustificazione. 652. La resurrezione porta poi a compimento le promesse dell'AT e quelle fatte da Ges durante la sua vita terrena. Diciamo "secondo le Scritture": la resurrezione realizz tali predizioni. 653. La resurrezione conferma la verit della divinit di Ges. Egli disse che avrebbero saputo che lui allorch lo avrebbero innalzato. La resurrezione il compimento secondo il disegno eterno di Dio. 654. Il mistero pasquale ha un duplice aspetto: colla morte Ges ci libera dal peccato e colla resurrezione ci d accesso a una vita nuova. E' la giustificazione, che ci mette di nuovo nella grazia di Dio. Infatti come Cristo fu risuscitato cos anche noi possiamo camminare in una vita nuova. E' la vittoria sulla morte del peccato e la nuova partecipazione alla grazia. La resurrezione compie l'adozione filiale: diventiamo suoi fratelli per dono di grazia. Vivendo la filiazione infatti partecipiamo realmente alla vita del F, che si pienamente rivelata nella resurrezione. 655. La resurrezione poi il principio e la sorgente della nostra resurrezione futura. Egli la primizia dei risorti. In lui la vita dei cristiani gusta le meraviglie del mondo futuro e la loro vita trasportata da Cristo nel seno della vita divina. Infatti morto perch non si viva pi per se stessi ma per lui, morto e risuscitato per noi. Sal al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente 659 - 667 659. Mc 16,19: dopo aver parlato coi discepoli Ges fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Le propriet nuove e soprannaturali di cui gode ormai il corpo di Cristo dimostrano che esso ormai stato glorificato fin dall'istante della resurrezione. Nonostante ci nei quaranta giorni successivi all'evento egli mangia e beve coi discepoli, li istruisce sul regno: la sua gloria resta velata sotto i tratti dell'umanit ordinaria. Ora coll'ascensione la sua umanit entra nella gloria divina, che simbolizzata dalla nube e dal cielo. In modo del tutto eccezionale e unico si mostrer ancora a Paolo. 660. Durante i quaranta giorni la gloria del Risorto ha quindi un carattere velato; alla Maddalena dice che non ancora salito al padre, indicando cos una differenza di manifestazione tra la gloria di risorto e la gloria di esaltato alla destra del Padre. Coll'ascensione, un evento storico e trascendente, si compie questo passaggio. 661. L'ascensione una tappa strettamente unita alla prima tappa, quando disceso per incarnarsi. Solo chi uscito dal P pu farvi ritorno. L'umanit colle sue forze naturali non pu accedere alla vita e alla felicit di Dio; solo Cristo ha aperto alluomo tale accesso, perch dove lui, capo e primogenito, l saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria. 662. Ges dice che quando sar elevato da terra attirer tutti a se: l'elevazione sulla croce significa e annunzia l'elevazione dell'ascensione al cielo. E' il suo inizio. In cielo Ges intercede sempre, compie cio il

suo sacerdozio in permanenza. E' il sommo sacerdote dei beni futuri, il centro e l'attore principale della liturgia che nei cieli onora il Padre. 663. Ges siede alla destra del padre. La destra la gloria e l'onore della divinit; gi vi era ab initio come Figlio di Dio; ora vi si assiso corporalmente dopo essersi incarnato e dopo che la sua carne stata glorificata. 664. L'essere assiso alla destra significa che il regno del messia iniziato, che la profezia di Daniele, in cui si prefigurava il suo pieno potere ormai si compita. Da tale momento gli Apostoli sono divenuti i testimoni del regno che non avr fine. Di l verr a giudicare i vivi e i morti 668-682 668. Cristo morto e ritornato alla vita per essere il Signore dei vivi e dei morti. L'ascensione significa che Ges nella sua umanit partecipa alla potenza e all'autorit di Dio stesso. Egli il Signore, detiene cio il potere nei cieli e sulla terra. Il Padre lo ha posto sopra tutto e tutti. E' il signore del cosmo e della storia. In lui la creazione e la storia dell'uomo sono ricapitolate, hanno il loro compimento trascendente. 669. In quanto Signore Cristo anche il capo della chiesa, che il suo corpo. Elevato al cielo e glorificato permane sulla terra nella Chiesa. La sua autorit sulla chiesa in virt dello Spirito Santo ha la sorgente in tale autorit. La chiesa il regno di Cristo gi presente in mistero; ne in terra il germe e l'inizio. 670. Coll'ascensione il disegno di Dio entrato nel suo compimento; noi siamo gi nell'ultima ora, nell'ultima fase dei tempi. La rinnovazione del mondo ormai fissata, realmente anticipata in un certo modo gi qui: infatti la chiesa adornata gi qui di una santit vera pur se imperfetta. I segni miracolosi che accompagnano l'annuncio da parte della chiesa lo lasciano intuire. 671. Pur se presente nella chiesa il regno di Cristo tuttavia non ancora del tutto compiuto. Esso insidiato infatti dalle potenze inique, pur se vinte radicalmente dalla pasqua. Finch non ci sar la sottomissione piena di tutto a Ges, la chiesa pellegrinate, coi suoi sacramenti e istituzioni porta la figura fugace di questo mondo e vive tra le creature e con esse eleva il suo gemito attendendo la manifestazione dei figli di Dio. Per questo nell'eucaristia si prega per affrettare il ritorno di Cristo. 672. Prima dell'ascensione egli ha affermato che il tempo presente il tempo dello Spirito e della testimonianza; un tempo segnato anche dalla necessit e dalla prova del male, che inaugura i combattimenti degli ultimi tempi. Si tratta di un tempo di attesa e di vigilanza. 673. Sappiamo che la venuta di Cristo nella gloria, dopo l'ascensione, imminente, pur se non conosciamo i tempi e momenti. 674. Questa venuta escatologia del Messia glorioso sospesa in ogni momento finch non avviene il riconoscimento suo da parte di Israele. Pietro richiama al pentimento e alla conversione, per far s che questi tempi si accelerino. E Paolo nella partecipazione totale degli Ebrei, dopo che i pagani gi hanno aderito, vede il popolo che ormai raggiunge la piena maturit di Cristo, nella quale Dio sar tutto in tutti. 675. Prima della venuta di Cristo la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoter la fede di molti credenti. La persecuzione accompagna infatti il suo pellegrinare. Tale persecuzione sveler il mistero dell'iniquit, ossia quell'impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi,

al prezzo dell'apostasia della verit. L'impostura massima l'anticristo: lo pseudomessianismo, in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo messia venuto nella carne. 676. Impostura che si ha ogni volta che si presume di realizzare la speranza messianica in una situazione intramondana. 677. La chiesa entrer nel regno di Dio solo passando attraverso quest'ultima pasqua. Non ci sar un trionfo storico della chiesa, secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi del male. Il trionfo di Dio prender la forma dell'ultimo giudizio, dopo l'ultimo sommovimento di questo mondo che passa. 678. Come gi i profeti e il Battista Ges ha annunziato durante la sua predicazione il giudizio dell'ultimo giorno, quando saranno messi in luce la condotta e il segreto dei cuori di tutti. Sar condannata l'incredulit colpevole, quella che ha rifiutato del tutto la grazia offerta di Dio. Si capir come si accolto il prossimo, segno dell'accoglienza o del rifiuto della grazia divina. 679. Cristo il Signore della vita eterna; lui giudicher le opere e i cuori degli uomini, perch il redentore del mondo. Tale diritto lo ha acquisito con la croce e il P stesso ha rimesso ogni giudizio al F. Ora il F non venuto per giudicare ma per salvare e donare la vita che in lui. Ognuno giudica gi se stesso rifiutando la grazia, condannandosi anche per l'eternit nel rifiuto dello Spirito di amore. Dal Compendio 79. Qual la Buona Novella per l'uomo? l'annunzio di Ges Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re Erode e dell'imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza mandando suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perch ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4-5). 80. Come si diffonde questa Buona Novella? Fin dall'inizio i primi discepoli hanno avuto l'ardente desiderio di annunziare Ges Cristo, allo scopo di condurre tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall'amorosa conoscenza di Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare, cio svelare nella sua persona l'intero disegno di Dio e mettere l'umanit in comunione con lui. 81. Che cosa significa il nome Ges? Dato dall'Angelo al momento dell'Annunciazione, il nome Ges significa Dio salva. Esso esprime la sua identit e la sua missione, perch lui che salver il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21). Pietro afferma che non vi sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12). 82. Perch Ges chiamato Cristo ? Cristo in greco, Messia in ebraico, significa unto. Ges il Cristo perch consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione redentrice. il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo dal Padre. Ges ha accettato il titolo di Messia precisandone tuttavia il senso: Disceso dal cielo (Gv 3,13), crocifisso

e poi risuscitato, egli il Servo Sofferente che d la sua vita in riscatto per molti (Mt 20,28). Dal nome Cristo venuto a noi il nome di cristiani. 83. In che senso Ges il Figlio Unigenito di Dio? Egli lo in senso unico e perfetto. Al momento del Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa Ges come suo Figlio prediletto. Presentando se stesso come il Figlio che conosce il Padre (Mt 11,27), Ges afferma la sua relazione unica ed eterna con Dio suo Padre. Egli il Figlio Unigenito (1Gv 4,9) di Dio, la seconda Persona della Trinit. il centro della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto la sua gloria, come di Unigenito dal Padre (Gv 1,14). 84. Che cosa significa il titolo Signore? Nella Bibbia, questo titolo designa abitualmente Dio Sovrano. Ges lo attribuisce a se stesso e rivela la sua sovranit divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime confessioni cristiane proclamano che la potenza, l'onore e la gloria dovuti a Dio Padre sono propri anche di Ges: Dio gli ha dato il Nome che al di sopra di ogni altro nome (Fil 2,9). 85. Perch il Figlio di Dio si fatto uomo? Il Figlio di Dio si incarnato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per la nostra salvezza, ossia: per riconciliare noi peccatori con Dio; per farci conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di santit; per farci partecipi della natura divina (2 Pt 1,4). 86. Che cosa significa la parola Incarnazione ? La Chiesa chiama Incarnazione il Mistero dell'ammirabile unione della natura divina e della natura umana nell'unica Persona divina del Verbo. Per realizzare la nostra salvezza, il Figlio di Dio si fatto carne (Gv 1,14) diventando veramente uomo. La fede nell'Incarnazione segno distintivo della fede cristiana. 87. In che modo Ges Cristo vero Dio e vero uomo? Ges inscindibilmente vero Dio e vero uomo, nell'unit della sua Persona divina. Egli, il Figlio di Dio, che generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, si fatto vero uomo, nostro fratello, senza con ci cessare di essere Dio, nostro Signore. 88. Che cosa insegna a questo riguardo il Concilio di Calcedonia (anno 451)? Il Concilio di Calcedonia insegna a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Ges Cristo, perfetto nella sua divinit e perfetto nella sua umanit, vero Dio e vero uomo, composto di anima razionale e di corpo, consustanziale al Padre per la divinit, consustanziale a noi per l'umanit, "simile in tutto a noi, fuorch nel peccato" (Eb 4,15), generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinit e, in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l'umanit. 89. Come la Chiesa esprime il Mistero dell'Incarnazione? Lo esprime affermando che Ges Cristo vero Dio e vero uomo, con due nature, la divina e l'umana, non confuse, ma unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell'umanit di Ges, tutto - miracoli, sofferenza, morte - dev'essere attribuito alla sua Persona divina che agisce attraverso la natura umana assunta. 90. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva un'anima con una conoscenza umana?

Il Figlio di Dio ha assunto un corpo animato da un'anima razionale umana. Con la sua intelligenza umana Ges ha appreso molte cose attraverso l'esperienza. Ma anche come uomo il Figlio di Dio aveva una conoscenza intima e immediata di Dio suo Padre. Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva pienamente i disegni eterni che egli era venuto a rivelare. 91. Come si accordano le due volont del Verbo incarnato? Ges ha una volont divina e una volont umana. Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto ci che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo per la nostra salvezza. La volont umana di Cristo segue, senza opposizione o riluttanza, la volont divina, o, meglio, ad essa sottoposta. 92. Cristo aveva un vero corpo umano? Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si reso visibile. Per questa ragione Cristo pu essere rappresentato e venerato nelle sante immagini. 93. Che cosa rappresenta il Cuore di Ges? Ges ci ha conosciuti e amati con un cuore umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra salvezza il simbolo di quell'infinito amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli uomini. 94. Concepito per opera dello Spirito Santo... : che cosa significa quest'espressione? Significa che la Vergine Maria ha concepito il Figlio eterno nel suo grembo per opera dello Spirito Santo e senza la collaborazione di uomo: Lo Spirito Santo scender su di te (Lc 1,35), le ha detto l'Angelo nell' Annunciazione. 95. ...Nato dalla Vergine Maria : perch Maria veramente la Madre di Dio? Maria veramente Madre di Dio perch la madre di Ges (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che stato concepito per opera dello Spirito Santo e che diventato veramente suo Figlio, il Figlio eterno di Dio Padre. Dio egli stesso. 96. Che cosa significa Immacolata Concezione? Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta l'eternit perch fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale missione, stata concepita immacolata. Questo significa che, per la grazia di Dio e in previsione dei meriti di Ges Cristo, Maria stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento. 97. Come collabora Maria al disegno divino della salvezza? Per la grazia di Dio Maria rimasta immune da ogni peccato personale durante l'intera sua esistenza. la piena di grazia (Lc 1 ,28), la Tutta Santa. Quando l'Angelo le annuncia che avrebbe dato alla luce il Figlio dell' Altissimo (Lc 1,32), ella d liberamente il proprio assenso con l'obbedienza della fede (Rm 1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all'opera del suo Figlio Ges, abbracciando con tutta l'anima la volont divina di salvezza. 98. Che cosa significa la concezione verginale di Ges? Significa che Ges stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell'uomo. Egli Figlio del Padre celeste secondo la natura divina e Figlio di Maria secondo la

natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina. 99. In che senso Maria sempre Vergine? Nel senso che ella rimasta Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua (sant'Agostino). Pertanto, quando i Vangeli parlano di fratelli e sorelle di Ges, si tratta di parenti prossimi di Ges, secondo un'espressione adoperata nella Sacra Scrittura. 100. In che modo la maternit spirituale di Maria universale? Maria ha un unico Figlio, Ges, ma in lui la sua maternit spirituale si estende a tutti gli uomini che egli venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo, Ges Cristo, la Vergine la nuova Eva, la vera madre dei viventi, che coopera con amore di madre alla loro nascita e alla loro formazione nell'ordine della grazia. Vergine e Madre, Maria la figura della Chiesa, la sua pi perfetta realizzazione. 101. In che senso tutta la vita di Cristo Mistero? Tutta la vita di Cristo evento di rivelazione. Ci che visibile nella vita terrena di Ges conduce al suo Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua filiazione divina: Chi vede me, vede il Padre (Gv 14,9). Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente dalla Croce e dalla Risurrezione, la vita intera di Cristo Mistero di salvezza, perch tutto ci che Ges ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di salvare l'uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio di Dio. 102. Quali sono state le preparazioni ai Misteri di Ges? Vi anzitutto una lunga speranza durata per molti secoli, che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica del tempo dell'Avvento. Oltre all'oscura attesa che ha posto nel cuore dei pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l'Antica Alleanza, fino a Giovanni Battista che l'ultimo e il pi grande dei profeti. 103. Che cosa insegna il Vangelo sui Misteri della nascita e dell'infanzia di Ges? A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino; la circoncisione di Ges segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del nostro Battesimo; l'Epifania la manifestazione del Re-Messia d'Israele a tutte le genti; nella sua presentazione al tempio, in Simeone e Anna tutta l'attesa di Israele che viene all'incontro con il suo Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli innocenti annunciano che l'intera vita di Cristo sar sotto il segno della persecuzione; il suo ritorno dall'Egitto ricorda l'Esodo e presenta Ges come il nuovo Mos: lui il vero e definitivo liberatore. 104. Quale insegnamento ci offre la vita nascosta di Ges a Nazaret? Durante la vita nascosta a Nazaret Ges rimane nel silenzio di una esistenza ordinaria. Ci permette cos di essere in comunione con lui nella santit di una vita quotidiana intessuta di preghiera, di semplicit, di lavoro, di amore familiare. La sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, suo padre putativo, un'immagine della sua obbedienza filiale al Padre. Maria e Giuseppe, con la loro fede, accolgono il Mistero di Ges, pur non comprendendolo sempre. 105. Perch Ges riceve da Giovanni il battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Lc 3,3)?

Per dare inizio alla sua vita pubblica e anticipare il Battesimo della sua morte: accetta cos, pur essendo senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, lui, l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29). Il Padre lo proclama suo Figlio prediletto (Mt 3,17) e lo Spirito discende su di lui. Il Battesimo di Ges la prefigurazione del nostro Battesimo. 106. Che cosa rivelano le tentazioni di Ges nel deserto? Le tentazioni di Ges nel deserto ricapitolano quella di Adamo nel paradiso e quelle d'Israele nel deserto. Satana tenta Ges nella sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. Cristo, nuovo Adamo, resiste e la sua vittoria annuncia quella della sua passione, suprema obbedienza del suo amore filiale. La Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima. 107. Chi invitato a far parte del Regno di Dio, annunciato e realizzato da Ges? Ges invita a far parte del Regno di Dio tutti gli uomini. Anche il peggior peccatore chiamato a convertirsi e ad accettare l'infinita misericordia del Padre. Il Regno appartiene, gi qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore umile. ad essi che sono rivelati i suoi Misteri. 108. Perch Ges manifesta il Regno attraverso segni e miracoli? Ges accompagna la sua parola con segni e miracoli per attestare che il Regno presente in lui, il Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non venuto per eliminare tutti i mali quaggi, ma per liberarci anzitutto dalla schiavit del peccato. La cacciata dei demoni annuncia che la sua Croce sar vittoriosa sul principe di questo mondo (Gv 12,31). 109. Nel Regno, quale autorit Ges conferisce ai suoi Apostoli? Ges sceglie i Dodici, futuri testimoni della sua Risurrezione, e li fa partecipi della sua missione e della sua autorit per insegnare, assolvere dai peccati, edificare e governare la Chiesa. In questo Collegio Pietro riceve le chiavi del Regno (Mt 16,19) e occupa il primo posto, con la missione di custodire la fede nella sua integrit e di confermare i suoi fratelli. 110. Quale significato ha la Trasfigurazione? Nella Trasfigurazione appare anzitutto la Trinit: Il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube brillante (san Tommaso d'Aquino). Evocando con Mos ed Elia la sua dipartita (Lc 9,31), Ges mostra che la sua gloria passa attraverso la Croce e d un anticipo della sua risurrezione e della sua gloriosa venuta, che trasfigurer il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso (Fil 3,21). 111. Come avviene l'entrata messianica a Gerusalemme? Nel tempo stabilito Ges decide di salire a Gerusalemme per soffrire la sua passione, morire e risuscitare. Come Re Messia che manifesta la venuta del Regno, egli entra nella sua citt sul dorso di un asino. accolto dai piccoli, la cui acclamazione ripresa nel Sanctus eucaristico: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna (salvaci) (Mt 21,9), La liturgia della Chiesa d inizio alla Settimana Santa con la celebrazione di questa entrata a Gerusalemme. 112. Qual l'importanza del Mistero pasquale di Ges?

Il Mistero pasquale di Ges, che comprende la sua passione, morte, risurrezione e glorificazione, al centro della fede cristiana, perch il disegno salvifico di Dio si compiuto una volta per tutte con la morte redentrice del suo Figlio, Ges Cristo. 113. Con quali accuse Ges stato condannato? Alcuni capi d'Israele accusarono Ges di agire contro la Legge, contro il tempio di Gerusalemme, e in particolare contro la fede nel Dio unico, perch Egli si proclamava Figlio di Dio. Per questo lo consegnarono a Pilato, perch lo condannasse a morte. 114. Come si comportato Ges verso la Legge di Israele? Ges non ha abolito la Legge data da Dio a Mos sul Sinai, ma l'ha portata a compimento dandone l'interpretazione definitiva. il Legislatore divino che esegue integralmente questa Legge. Inoltre egli, il Servo fedele, offre con la sua morte espiatrice il solo sacrificio capace di redimere tutte le colpe commesse dagli uomini sotto la prima Alleanza (Eb 9,15). 115. Quale fu l'atteggiamento di Ges verso il tempio di Gerusalemme? Ges stato accusato di ostilit nei confronti del Tempio. Eppure l'ha venerato come la dimora di suo Padre (Gv 2,16) e li ha dettato una parte importante del suo insegnamento. Ma ne ha anche predetto la distruzione, in relazione con la propria morte, e si presentato lui stesso come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini. 116. Ges ha contraddetto la fede d'Israele nel Dio unico e salvatore? Ges non ha mai contraddetto la fede in un Dio unico, neppure quando compiva l'opera divina per eccellenza che adempiva le promesse messianiche e lo rivelava uguale a Dio: il perdono dei peccati. La richiesta di Ges di credere in lui e di convertirsi permette di capire la tragica incomprensione del Sinedrio che ha stimato Ges meritevole di morte perch bestemmiatore. 117. Chi responsabile della morte di Ges? La passione e la morte di Ges non possono essere imputate indistintamente n a tutti gli Ebrei allora viventi, n agli altri Ebrei venuti dopo nel tempo e nello spazio. Ogni singolo peccatore, cio ogni uomo, realmente causa e strumento delle sofferenze del Redentore, e pi gravemente colpevoli sono coloro, soprattutto se cristiani, che pi spesso ricadono nel peccato o si dilettano nei vizi. 118. Perch la morte di Cristo fa parte del disegno di Dio? Per riconciliare con s tutti gli uomini votati alla morte a causa del peccato, Dio ha preso l'iniziativa amorevole di mandare suo Figlio perch si consegnasse alla morte per i peccatori. Annunciata nell'Antico Testamento, in particolare come sacrificio del Servo sofferente, la morte di Ges avvenne secondo le Scritture. 119. In quale modo Cristo ha offerto se stesso al Padre? Tutta la vita di Cristo libera offerta al Padre per compiere il suo disegno di salvezza. Egli d la sua vita in riscatto per molti (Mc 10,45) e in tal modo riconcilia con Dio tutta l'umanit. La sua sofferenza e la sua morte manifestano come la sua umanit sia lo strumento libero e perfetto dell'Amore divino che vuole la salvezza di tutti gli uomini.

120. Come si esprime nell'ultima Cena l'offerta di Ges? Nell'ultima Cena con gli Apostoli alla vigilia della Passione Ges anticipa, cio significa e realizza in anticipo l'offerta volontaria di se stesso: Questo il mio corpo che dato per voi (Lc 22,19), questo il mio sangue, che versato... (Mt 26,28). Egli istituisce cos al tempo stesso l'Eucaristia come memoriale (1 Cor 11,25) del suo sacrificio, e i suoi Apostoli come sacerdoti della nuova Alleanza. 121. Che cosa avviene nell'agonia dell'orto del Getsemani? Malgrado l'orrore che procura la morte nell'umanit tutta santa di colui che l'Autore della Vita (At 3,15), la volont umana del Figlio di Dio aderisce alla volont del Padre: per salvarci, Ges accetta di portare i nostri peccati nel suo corpo facendosi ubbidiente fino alla morte (Fil 2,8). 122. Quali sono gli effetti del sacrificio di Cristo sulla Croce? Ges ha liberamente offerto la sua vita in sacrificio espiatorio, cio ha riparato le nostre colpe con la piena obbedienza del suo amore fino alla morte. Questo amore fino alla fine (Gv 13,1) del Figlio di Dio riconcilia con il Padre tutta l'umanit. Il sacrificio pasquale di Cristo riscatta quindi gli uomini in modo unico, perfetto e definitivo, e apre loro la comunione con Dio. 123. Perch Ges chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce? Chiamando i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, Ges vuole associare al suo sacrificio redentore quegli stessi che ne sono i primi beneficiari. 124. In quali condizioni era il corpo di Cristo mentre si trovava nella tomba? Cristo ha conosciuto una vera morte e una vera sepoltura. Ma la virt divina ha preservato il suo corpo dalla corruzione. 125. Che cosa sono gli inferi , nei quali Ges discese? Gli inferi - diversi dall'inferno della dannazione - costituivano lo stato di tutti coloro, giusti e cattivi, che erano morti prima di Cristo. Con l'anima unita alla sua Persona divina Ges ha raggiunto negli inferi i giusti che attendevano il loro Redentore per accedere infine alla visione di Dio. Dopo aver vinto, mediante la sua morte, la morte e il diavolo che della morte ha il potere (Eb 2,14), ha liberato i giusti in attesa del Redentore e ha aperto loro le porte del Cielo. La Risurrezione di Ges la verit culminante della nostra fede in Cristo e rappresenta, con la Croce, una parte essenziale del Mistero pasquale. 127. Quali segni attestano la Risurrezione di Ges? Oltre al segno essenziale costituito dalla tomba vuota, la Risurrezione di Ges attestata dalle donne che incontrarono per prime Ges e l'annunciarono agli Apostoli. Ges poi apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In seguito apparve a pi di cinquecento fratelli in una sola volta (1 Cor 15,5-6) e ad altri ancora. Gli Apostoli non hanno potuto inventare la risurrezione, poich questa appariva loro impossibile: infatti Ges li ha anche rimproverati per la loro incredulit. 128. Perch la Risurrezione al tempo stesso un avvenimento trascendente?

Pur essendo un avvenimento storico, constatabile e attestato attraverso segni e testimonianze, la Risurrezione, in quanto entrata dell'umanit di Cristo nella gloria di Dio, trascende e supera la storia, come mistero della fede. Per questo motivo, Cristo risorto non si manifest al mondo, ma ai suoi discepoli, rendendoli suoi testimoni davanti al popolo. 129. Qual lo stato del corpo risorto di Ges? La Risurrezione di Cristo non stata un ritorno alla vita terrena. Il suo corpo risuscitato quello che stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma ormai partecipe della vita divina con le propriet di un corpo glorioso. Per questa ragione Ges risorto sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto aspetti diversi. 130. In che modo la Risurrezione opera della Santissima Trinit? La Risurrezione di Cristo un'opera trascendente di Dio. Le tre Persone agiscono insieme secondo ci che loro proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio riprende la vita che ha liberamente offerto (Gv 10,17) riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica. 131. Quali sono il senso e la portata salvifica della Risurrezione? La Risurrezione il culmine dell'Incarnazione. Essa conferma la divinit di Cristo, come pure tutto ci che Egli ha fatto e insegnato, e realizza tutte le promesse divine in nostro favore. Inoltre, il Risorto, vincitore del peccato e della morte, il principio della nostra giustificazione e della nostra Risurrezione: fin d'ora ci procura la grazia dell'adozione filiale, che reale partecipazione alla sua vita di Figlio unigenito; poi, alla fine dei tempi, egli risusciter il nostro corpo. 132. Che cosa rappresenta l'Ascensione? Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un'umanit ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli il Signore che regna ormai con la sua umanit nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci d la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto. 133. Come regna ora il Signore Ges? Signore del cosmo e della storia, Capo della sua Chiesa, Cristo glorificato permane misteriosamente sulla terra, dove il suo regno gi presente come germe e inizio nella Chiesa. Un giorno ritorner glorioso, ma non ne conosciamo il tempo. Per questo viviamo nella vigilanza, pregando: Vieni, Signore (Ap 22,20). 134. Come si realizzer la venuta del Signore nella gloria? Dopo l'ultimo sconvolgimento cosmico di questo mondo che passa, la venuta gloriosa di Cristo avverr con il trionfo definitivo di Dio nella Parusia e con l'ultimo Giudizio. Si compir cosi il Regno di Dio. 135. Come Cristo giudicher i vivi e i morti? Cristo giudicher con il potere che ha acquisito come Redentore del mondo, venuto a salvare gli uomini. I segreti dei cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno verso Dio e verso il prossimo. Ogni uomo sar colmato di vita o dannato per l'eternit a seconda delle sue opere. Cos si realizzer la pienezza di Cristo (Ef 4,13), nella quale Dio sar tutto in tutti (1 Cor 15,28).

Capitolo III Credo nello Spirito Santo 683. Solo sotto l'azione dello S si pu dire che Ges il Signore. E lo s inviato nei nostri cuori dal Padre perch lo invocassimo. La conoscenza di fede che Ges il Signore e il P Dio viene solo dallo S. Per essere in contatto con Cristo occorre prima essere toccati dallo S, che ci precede e suscita in noi la fede. Tramite il battesimo, primo sacramento della fede, la vita che ha la sorgente nel P, e che ci offerta nel F ci comunicata in modo intimo e personale nella chiesa tramite lo S. 684. Lo S ha la grazia particolare di destare in noi la fede e nel suscitare la vita nuova, che conoscere il P e il F. Tuttavia l'ultima persona della Trinit ad essersi rivelata; Gregorio Nazianzeno spiega ci riconducendolo alla pedagogia della condiscendenza divina. La luce della Trinit sfolgora di gloria in gloria, attraverso un cammino di avanzamento e progresso. 685. Credere nello SS significa professare che egli una delle persone della Trinit, della stessa sostanza del P e del F, adorato e glorificato con essi. 686. Fin dall'inizio del disegno della nostra salvezza lo S all'opera col P e il F. Tuttavia solo negli ultimi tempi, quelli iniziati con l'incarnazione del F che lo S rivelato e donato, riconosciuto ed accolto come persona. Il disegno divino che si compiuto in Cristo si realizza nell'umanit coll'effusione dello S: il resto degli articoli del Credo. 687. Solo lo S di Dio conosce i segreti di Dio; lo S rivela il Cristo, parla per mezzo dei profeti, fa udire la voce del P, ma non fa sentire la sua voce. Lo conosciamo solo nel movimento in cui rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo S non parla da s; vive un annientamento propriamente divino; accessibile solo dai credenti in Cristo, in quanto prende dimora presso di loro. 688. La Chiesa il luogo della conoscenza dello S S: la sua vita, i suoi segni, i suoi sacramenti. 689. Lo S del F che il P invia nei nostri cuori realmente Dio; ha la stessa sostanza del P e del F, ne inseparabile. Adorando la trinit noi professiamo anche la distinzione delle persone; allorch il P invia il F, invia anche il suo S; c' la missione congiunta del F e dello S; sono congiunti, distinti, ma inseparabili. Appare Cristo, ma lo S che rivela che Cristo come immagine visibile del Dio invisibile. 690. Ges unto, perch unto di S; tutto quanto avviene dalla sua incarnazione avviene in quanto Ges pieno di S. Cristo poi allorch glorificato pu a sua volta inviare dal P lo S ai credenti. In tale invio comunica la sua gloria, ossia lo stesso S che lo glorifica. Lo S avr la missione di unire i fedeli a Cristo e di farli vivere in lui. 691. SS il nome proprio di colui che adoriamo col P e il F. S traduce l'ebraico ruah, soffio, aria, vento. E l'immagine del vento usata da Ges mentre parla con Nicodemo per designare lo S. 692. Ges chiama lo S paraclito "colui che chiamato vicino, avvocato; tradotto abitualmente con consolatore. Ges lo chiama anche Spirito di verit. 693. Altri nomi nel NT: promesso, s da figli adottivi, S. di Cristo, del Signore, di Dio, della gloria. 694. Lo S simboleggiato dall'acqua: significa l'azione dello S nel battesimo. Dopo che stato invocato l'acqua diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita. Come la prima gestazione umana

avvenuta nell'acqua ora avviene una nuova gestazione, quella alla vita divina donataci dallo S. L'acqua simboleggia poi anche che ci siamo abbeverati a un solo S; lo S infatti l'acqua viva che scaturisce dal crocefisso e che zampilla in noi per la vita eterna. 695. Altro simbolo dello S l'unzione con l'olio. Nell'iniziazione il segno sacramentale della confermazione. Lo S ha compiuto una prima unzione: quella di Cristo. Altri unti sono stati i profeti, i sacerdoti, i re. Ma Ges l'unto per eccellenza; l'umanit che egli assume totalmente unta di SS. E' lo S che costituisce Ges come Cristo. E lo S accompagna i momenti storici: per opera sua Ges concepito; spinge Simeone a vederlo nel tempio; colma Cristo; per sua opera egli fa i miracoli di guarigione, lui lo risuscita dai morti. Risorgendo costituito pienamente Cristo, ed quindi lui che effonde lo S, fino a che i santi, uniti all'umanit del figlio di Dio, costituiranno il Christus totus, ossia l'uomo perfetto. 696. Se l'acqua significa la nascita e la fecondit della vita donata nello S, il fuoco simboleggia l'energia trasformante degli atti dello SS. Ossia figura di ci che trasformato allorch toccato dallo S. Simboleggia le cose trasformate da lui. 697. Nube e luce sono simboli che appaiono nelle manifestazioni dello S. La nube vela la trascendenza della gloria di Dio nelle teofanie dell'AT. Nel NT tutto portato a compimento da Cristo. Lo S scende su Maria, stendendo su di lei la sua ombra; avvolge nella nube Ges quando trasfigurato; dalla nube esce la voce che il F eletto da ascoltarsi; la nube sottrae Ges nell'ascensione e sar lei che lo riveler Figlio dell'uomo nella sua gloria quanto torner. 698. Il sigillo stato messo da Dio su Cristo; in lui anche noi siamo segnati da lui. Indica l'effetto indelebile dell'unzione nei sacramenti di batt, conf ed ordine; spesso perci usato per indicare il carattere indelebile di questi tre sacramenti. In ogni caso un simbolo correlativo all'unzione. 699. Altro segno la mano. Imponendole Ges guarisce e benedice e cos faranno anche gli apostoli, che imponendole trasmettono anche il dono dello S. Tale segno conservato nelle epiclesi sacramentali. 700. Il dito di Dio quello con cui Ges scaccia i demoni; il dito di Dio scrive la legge su tavole di pietre mentre la lettera di Cristo, affidata alle cure degli Apostoli, scritta con lo S di Dio sulle tavole dei cuori. 701. La colomba nel suo simbolismo riguarda il battesimo. Compare gi con No e poi nel battesimo di Ges, quando lo S discende su di lui in forma di colomba. Altres lo S scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese il columbarium funge anche da tabernacolo. 702. La missione del F e dello S attiva fin dalle origini, anche se nascosta fino all'origine del tempo. Lo S prepara il tempo del Messia e l'uno e l'altro sono promessi perch vengano attesi e accolti. Per questo la chiesa leggendo l'AT vi cerca quanto lo S vuol dirci circa Cristo. S che poi crediamo abbia parlato per bocca dei profeti, coloro che furono ispirati dallo S nell'annuncio ma anche nella redazione dell'A e del NT. 703. All'origine dell'essere e della vita di ogni creatura sono la Parola di Dio e lo S. Lo S governa, santifica e anima la creazione; custodisce la creazione nel P per mezzo del F. 704. Dio plasma l'uomo e gli d forma perch anche in modo visibile portasse la forma divina (Ireneo, Dem. praedic. apost). 705. Anche se sfigurato dal peccato e dalla morte l'uomo rimane pur sempre a immagine di Dio, anche se privo della somiglianza, cio della gloria di Dio. Con la promessa ad Abramo si inaugura l'economia della

salvezza; al termine di essa il Figlio restaurer la somiglianza con il P, attraverso il dono dello S, portatore della gloria, della vita. 706. Dio promette ad Abramo una discendenza, come frutto della fede e della potenza dello SS. In essa saranno benedetti tutti i popoli. Cristo il discendente; l'effusione in lui dello S riunir i dispersi. 707. Le teofanie illuminano il cammino della promessa. In esse si lasciava vedere e udire il verbo, ad un tempo rivelato e adombrato dalla nube dello SS. 708. La pedagogia di Dio appare soprattutto nel dono della legge; essa un pedagogo per condurre il popolo a Cristo. Tuttavia impotente a salvare l'uomo e ci suscita il desiderio dello S, anche perch si accresce la comprensione del peccato. I gemiti dei salmi lo testimoniano. 709. La legge segno e promessa dell'alleanza e avrebbe dovuto reggere il popolo nato da Abramo, facendolo diventare regno di sacerdoti e nazione santa. Ma dopo Davide Israele vuol diventare un regno come le altre nazioni. Cos il regno promesso a Davide sar opera dello S e apparterr ai poveri secondo lo S. 710. Dimenticanza della legge e infedelt all'alleanza conducono alla morte testimoniata dall'esilio, che nonostante tutto segno della misteriosa fedelt di Dio e inizio di una restaurazione perfetta secondo lo S. L'esilio purificazione; in esso vi l'ombra della croce, e il resto una delle figure pi trasparenti della Chiesa. 711. Dio da allora comincia a promettere un Messia e uno S nuovo a questo popolo dei poveri che attende il conforto di Israele e la redenzione di Gerusalemme. 712. Il libro dell'Emmanuele di Isaia fa emergere i tratti del volto del messia (Is 6-12). Su di lui lo spirito del Signore. 713. I canti del Servo poi rivelano altri tratti che annunziano il significato della passione e indicano che il Servo avrebbe effuso lo S non dall'esterno, ma assumendo la nostra condizione di servi. Prendendo su di s la nostra morte, pu donarci il suo Spirito di vita. 714. Perci Ges inaugura la sua missione citando Isaia: Lo spirito del Signore sopra di me. 715. I testi profetici dove si parla dell'invio dello S sono oracoli che Dio d al popolo con amore e fedelt. Il compimento nel mattino di Pentecoste. Nelle promesse si dice che collo S il cuore degli uomini sar rinnovato, i dispersi saranno radunati e riconciliati, la prima creazione sar trasformata e Dio abiter con gli uomini nella pace. 716. Il popolo dei poveri quello degli umili e miti, che si abbandonano del tutto ai misteriosi disegni di Dio, che attendono la giustizia non umana ma del Messia. E questo popolo la grande opera della missione nascosta dello S nel tempo delle promesse. Attraverso essi il Signore prepara un popolo ben disposto. 717. Giovanni riempito di S fin dal seno materno; a riempirlo Cristo; nella visitazione delle loro madri prefigurata la visita che Dio fa al suo popolo. 718. Giovanni l'Elia promesso, che corre avanti al signore che viene. In lui lo SS termina di preparare al signore un popolo ben disposto.

719. In Giovanni lo S termina di parlare per mezzo dei profeti; annunzia che la consolazione prossima. D testimonianza che colui su cui vede posarsi lo S figlio e agnello di Dio. 720. In Giovanni lo S inaugura ci che realizzer con Cristo e in Cristo, ossia ridonare la somiglianza divina. Se il battesimo del Giordano era per la conversione, quello nell'acqua e nello S per una nuova nascita. 721. Maria il capolavoro della missione del F e dello S; in essa il P trova la dimora per far abitare il F e lo S tra gli uomini. In lei iniziano a manifestarsi le meraviglie di Dio che lo S compir in Cristo e nella Chiesa. 722. Lo SS ha preparato Maria colla sua grazia. Non poteva non essere piena di grazia colei in cui la pienezza della divinit avrebbe abitato. 723. Lo SS realizza in Maria il disegno misericordioso del P; per mezzo dello S la vergine concepisce e d alla luce il F di Dio. 724. In lei lo S manifesta il F del P divenuto figlio della vergine; il roveto ardente della definitiva teofania. 725. Per suo mezzo lo S comincia a mettere in comunione Cristo con gli uomini. E gli umili sono i primi a riceverlo. 726. Al termine di tale missione Maria diviene nuova Eva, madre dei credenti, del Cristo totale. E in quanto tale presente al cenacolo. 727. La missione del F e dello S nella pienezza dei tempi racchiusa nel fatto che il F l'unto dello S del P fin da quando si incarnato. E l'articolo del Simbolo va letto in tale ottica. L'intera opera di Cristo infatti missione congiunta del F e dello S. 728. Ges rivela in pienezza lo SS solo dopo che stato glorificato colla morte e resurrezione. Tuttavia lo lascia gradualmente intravvedere nella predicazione. 729. Solo quando giunge l'Ora Ges promette la venuta dello S. Ci perch la sua morte e resurrezione saranno il compimento della promessa fatta ai Padri. Il P lo invia nel nome di Ges. Lo S verr e sar con noi, ci insegner ogni cosa, ci ricorder quanto Ges ha detto e fatto e gli render testimonianza. 730. Nell'Ora Ges consegna il suo spirito nelle mani del Padre: con la sua morte vince la morte e risorto, alitando dona subito lo S. Da quest'Ora la missione di Cristo e dello Spirito diviene la missione della chiesa: come il P ha mandato me, cos io mando voi. 731. A pentecoste la pasqua di Cristo si compie nell'effusione dello SS. E' manifestato, donato e comunicato come persona divina. 732. In tale giorno la Trinit pienamente rivelata. Da tale giorno si pu entrare nella sua intimit. Iniziano gli ultimi tempi, quella della chiesa, e il regno gi ereditato, ma non ancora compiuto. 733. Il primo dono dello S l'amore, perch Dio lo ; il dono che contiene tutti gli altri. Tale amore riversato nei nostri cuori per mezzo dello S. 734. Il primo effetto di tale amore la remissione dei peccati, in quanto a causa di esso siamo feriti. Con battesimo abbiamo ancora la somiglianza divina, che avevamo perduto a causa del peccato.

735. Cos lo S dona la primizia, la caparra della futura nostra eredit: cio la vita della Trinit, che consiste nell'amare come Dio ha amato. Tale amore il principio della vita nuova in Cristo, ed possibile proprio per la forza dello SS. 736. E per tale potenza dello SS i figli di Dio possono portare frutto. Tale frutto amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mitezza, dominio di s. 737. La chiesa che corpo di Cristo e tempio dello SS il luogo dove si compiono la missione del F e dello S. Lo S prepara gli uomini, li previene colla sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Risorto, rende nell'eucaristia presente il mistero di Cristo per rinconciliare gli uomini e metterli in comunione con Dio. 738. Cos la missione della chiesa non si aggiunge a quella del F e dello S ma ne il sacramento; essa invitata con tutte le sue forze ad annunziare e diffondere il mistero della comunione della Trinit. 739. Cristo diffonde lo S per la vita della chiesa, perch suo. Egli comunica lo S per mezzo dei sacramenti. 740. I sacramenti offrono cos le meraviglie di Dio, e portano frutto nella vita nuova, quella in Cristo secondo lo S. 741. Lo S viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi; il maestro della preghiera. Dal Compendio 136. Che cosa vuoi dire la Chiesa quando professa: Credo nello Spirito Santo? Credere nello Spirito Santo professare la terza Persona della Santissima Trinit, che procede dal Padre e dal Figlio ed adorato e glorificato con il Padre e il Figlio. Lo Spirito stato mandato nei nostri cuori (Gal 4,6), affinch riceviamo la nuova vita di figli di Dio. 137. Perch la missione del Figlio e dello Spirito sono inseparabili? Nella Trinit indivisibile, il Figlio e lo Spirito sono distinti ma inseparabili. Dal principio alla fine dei tempi, infatti, quando il Padre invia suo Figlio, invia anche il suo Spirito che ci unisce a Cristo nella fede, affinch possiamo, da figli adottivi, chiamare Dio Padre (Rm 8,15). Lo Spirito invisibile, ma noi lo conosciamo attraverso la sua azione quando ci rivela il Verbo e quando agisce nella Chiesa. 138. Quali sono gli appellativi dello Spirito Santo? Spirito Santo il nome proprio della terza Persona della Santissima Trinit. Ges lo chiama anche: Spirito Paraclito (Consolatore, Avvocato) e Spirito di Verit. Il Nuovo Testamento lo chiama pure: Spirito di Cristo, del Signore, di Dio, Spirito della gloria, della promessa. 139. Con quali simboli si rappresenta lo Spirito Santo? Sono numerosi: l'acqua viva, che scaturisce dal cuore trafitto di Cristo e disseta i battezzati; l'unzione con l'olio, che il segno sacramentale della Confermazione; il fuoco, che trasforma ci che tocca; la nube, oscura o luminosa, in cui si rivela la gloria divina; l'imposizione delle mani, per cui viene dato lo Spirito; la colomba, che scende su Cristo e rimane su di lui al battesimo. 140. Che cosa significa che lo Spirito ha parlato per mezzo dei profeti?

Con il termine profeti si intende quanti furono ispirati dallo Spirito Santo per parlare in nome di Dio. Lo Spirito porta le profezie dell'Antico Testamento a pieno compimento in Cristo, di cui svela il mistero nel Nuovo Testamento. 141. Che cosa compie lo Spirito Santo in Giovanni Battista? Lo Spirito riempie Giovanni Battista, l'ultimo profeta dell' Antico Testamento, il quale, sotto la sua azione, mandato a preparare al Signore un popolo ben disposto (Lc 1,17) e ad annunciare la venuta di Cristo, Figlio di Dio: colui sul quale ha visto scendere e rimanere lo Spirito, colui che battezza in Spirito (Gv 1,33). 142. Qual l'opera dello Spirito in Maria? Lo Spirito Santo porta a compimento in Maria le attese e la preparazione dell'Antico Testamento alla venuta di Cristo. In maniera unica la riempie di grazia e rende la sua verginit feconda, per dare alla luce il Figlio di Dio incarnato. Fa di lei la Madre del Cristo totale, cio di Ges Capo e della Chiesa suo corpo. Maria presente fra i Dodici il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito inaugura gli ultimi tempi con la manifestazione della Chiesa. 143. Quale relazione c' tra lo Spirito e Cristo Ges, nella sua missione terrena? Il Figlio di Dio attraverso l'unzione dello Spirito consacrato Messia nella sua umanit fin dall'Incarnazione. Egli lo rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai Padri, e lo comunica alla Chiesa nascente, alitando sugli Apostoli dopo la sua Risurrezione. 144. Che cosa accade a Pentecoste? Cinquanta giorni dopo la sua Risurrezione, a Pentecoste, Ges Cristo glorificato effonde lo Spirito a profusione e lo manifesta come Persona divina, sicch la Trinit Santa pienamente rivelata. La Missione di Cristo e dello Spirito diviene la Missione della Chiesa, inviata per annunziare e diffondere il mistero della comunione trinitaria. 145. Che cosa fa lo Spirito nella Chiesa? Lo Spirito edifica, anima e santifica la Chiesa: Spirito d'Amore, egli ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato e li fa vivere in Cristo, della Vita stessa della Trinit Santa. Li manda a testimoniare la Verit di Cristo e li organizza nelle loro mutue funzioni, affinch tutti portino il frutto dello Spirito (Gal 5,22). 146. Come agiscono Cristo e il suo Spirito nel cuore dei fedeli? Per mezzo dei sacramenti, Cristo comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito e la grazia di Dio che porta i frutti di vita nuova, secondo lo Spirito. Infine, lo Spirito Santo il Maestro della preghiera. Credo la Chiesa La chiesa nel disegno di Dio 748 - 780 748. Cristo luce delle genti; la sua luce riflessa sul volto della chiesa per illuminare ogni uomo. Lg 1 intende cos affermare che l'articolo della fede sulla chiesa dipende tutto dagli articoli sul Cristo. Infatti la

chiesa non ha altro che la luce di Cristo; come dicono i PP, essa simile alla luna, la cui luce tutta riflesso del sole. 749. Ma l'articolo dipende anche da quello sullo SS; esso la sorgente di tutta la santit dello S. Per i PP la chiesa il luogo dove questo S fiorisce. 750. Credere nella chiesa un credere inseparabile dalla trinit. Noi crediamo la chiesa e non nella chiesa, per non confondere Dio colle sue opere; tutto il bene della Chiesa infatti dipende solo da Dio. 751. Chiesa significa convocazione, Designa le assemblee del popolo, per lo pi di carattere religioso. La LXX usa tale termine per indicare il popolo eletto riunito davanti a Dio, specie l'assemblea del Sinai, dove Israele riceve la legge ed costituito popolo santo. La prima comunit cristiana sceglie il nome Chiesa facendo capire che si considera erede dell'antica assemblea. In questa chiesa Dio convoca il popolo da tutti i confini. Kuriach significa poi: colei che appartiene al Signore. 752. Nel linguaggio cristiano chiesa significa tre cose inseparabili: l'assemblea liturgica, la comunit locale, e quella universale dei credenti. La chiesa infatti il popolo che Dio raduna per tutto il mondo; essa esiste nelle comunit locali e si realizza come assemblea liturgica. Infatti vive della parola e del corpo di Cristo, e cos essa stessa diviene corpo di Cristo. 753. La rivelazione negli scritti sacri mostra molte immagini e simboli connessi tra loro dove si parla del mistero della chiesa. Sono immagini esplicative della fondamentale immagine di popolo di Dio. Nel NT le immagini si concentrano sul fatto che Cristo il capo di essa, che suo corpo. Abbiamo attorno a tale centro immagini desunte dalla pastorizia, o dall'agricoltura, o dalla costruzione di edifici, o dalla famiglia e dagli sponsali. 754. La chiesa l'ovile, la cui porta Cristo; il gregge, di cui Ges il pastore vero e ultimo per cui ha dato la vita. 755. La chiesa il campo di Dio dove cresce l'antico olivo la cui radice sono i patriarchi; piantata dal celeste agricoltore come vigna scelta, di cui Cristo la vite e noi tralci, che non viviamo senza la linfa della vite. 756. La chiesa l'edificio di Dio, di cui la pietra angolare Ges. Su tale fondamento gli apostoli hanno costruito la chiesa. I nomi sono vari: casa di Dio ove abita la sua famiglia, tempio santo ma di pietre viventi che su questa terra formano un tempio spirituale; citt santa, che scende dal cielo come una sposa adorna per lo sposo. 757. Questa Gerusalemme nuova anche detta madre nostra, sposa immacolata dell'agnello, sposa amata da Cristo che per lei ha dato tutto se stesso per renderla santa. 758. La chiesa ha origine nel disegno della Trinit e progressivamente si realizza nella storia. 759. Il P, mosso da un disegno di sapienza e bont crea l'universo, col fine che gli uomini possano partecipare alla sua vita divina. Per permettere tale partecipazione, il P chiama tutti gli uomini nel F e i credenti in Cristo sono stati raccolti dal P nella chiesa. Si costituisce cos la famiglia di Dio che si realizza gradualmente nella storia della salvezza. La chiesa infatti prefigurata fin dagli inizi, mirabilmente preparata nel corso dell'At ed istituita negli ultimi tempi, resa manifesta coll'effusione dello Spirito e che avr il suo glorioso compimento alla fine dei secoli.

760. Erma e altri dicono che il mondo fu creato in vista della chiesa; tutto stato creato in vista della comunione divina; questa comunione si realizza attraverso la convocazione degli uomini in Cristo. La convocazione la Chiesa. Essa appare come il fine di tutto e il male fu permesso in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutto l'immenso amore che Dio intendeva donare al mondo. Clem. Al.: come la volont di Dio un atto, e questo atto si chiama mondo, cos la sua intenzione la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama chiesa. 761. La convocazione del popolo inizia appena la comunione tra Dio e uomo e tra uomo e uomo distrutta a causa del peccato. Si pu dire che la convocazione della chiesa la reazione di Dio a fronte del caos provocato dal peccato. E' una riunificazione che inizia in segreto presso tutti i popoli: chiunque teme Dio e pratica la giustizia a lui accetto. 762. La preparazione remota della convocazione inizia colla vocazione di Abramo. A lui promesso che diverr padre di un grande popolo. La preparazione immediata comincia allorch Israele eletto popolo di Dio: esso deve essere il segno della riunione futura di tutte le nazioni. I profeti vedranno le manchevolezze del popolo e annunziano una alleanza nuova ed eterna. Il nuovo patto sar istituito da Cristo. 763. Il F ha il compito di realizzare il disegno del P: questo il motivo della sua missione. Lg 5: Ges d inizio alla chiesa predicando la buona novella, ossia la venuta del regno di Dio da secoli promesso nelle Scritture. Egli inaugura il regno dei cieli sulla terra e la chiesa il regno di Cristo gi presente in mistero. 764. Tale regno si manifesta chiaramente attraverso Ges: nelle sue parole, nelle sue opere, nella sua presenza. Per cui accogliere il regno significa accogliere Ges stesso. Germe e inizio della chiesa quel piccolo gregge che Ges raduna attorno a s, la sua vera famiglia. A questi Ges insegna un nuovo modo di comportarsi e una nuova forma di preghiera. 765. Ges ha dato a questa comunit una struttura che durer fino al pieno compimento del regno. Ges sceglie i dodici, fondamento della nuova Gerusalemme come gi lo furono le 12 trib di Israele e il loro capo Pietro. I dodici e gli altri discepoli partecipano alla missione, al potere, ma anche alla sorte di Cristo. Attraverso queste azioni Cristo prepara ed edifica la Chiesa. 766. Ma la chiesa nasce soprattutto dal fatto che Ges si dato in toto per la nostra salvezza. Questa donazione anticipata nell'eucaristia ed realizzata sulla croce. Il sangue e l'acqua usciti dal costato segnano l'inizio e la crescita della chiesa. Da tale costato scaturito il mirabile sacramento di tutta la chiesa. Come gi Eva fu formata dal costato di Adamo addormentato, cos la chiesa nasce dal cuore trafitto del nuovo Adamo morto sulla croce (Ambrogio). 767. Allorch il F ha compiuto l'opera che il P gli aveva affidato nel giorno di pentecoste si ha l'effusione dello S. Essa avviene per santificare continuamente la Chiesa. E' allora che essa fu manifestata pubblicamente alle persone ed ebbe inizio colla predicazione e la diffusione del vangelo. Perch convocazione di tutti gli uomini per la salvezza, la natura della chiesa essenzialmente missionaria; essa inviata da Cristo a tutti i popoli per farli discepoli. 768. Lo Spirito provvede la chiesa di diversi doni gerarchici e carismatici. Con tali doni lo S la dirige, perch essa possa realizzare la sua missione. La sua missione annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Dio e di questo regno essa gi qui sulla terra il germe e l'inizio. 769. Il compimento della chiesa avverr solo nella gloria del cielo, quando torner gloriosamente Ges. Fino ad allora essa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Qua si

sente come in esilio e ardentemente anela al regno perfetto. Il compimento suo, e per suo mezzo del mondo, non avverr se non attraverso molte prove. Allora tutti i giusti, da Adamo, da Abele fino all'ultimo saranno riuniti presso il Padre nella chiesa universale. 770. La chiesa nella storia ma allo stesso tempo la trascende. Solo con gli occhi della fede scorgiamo nella sua realt visibile anche una realt spirituale, portatrice di vita divina. 771. Cristo l'unico mediatore e costituisce sulla terra la chiesa come un organismo visibile e la sostenta senza fine. Essa al contempo societ costituita di organi gerarchici e corpo mistico di Cristo; assemblea visibile e comunit spirituale; chiesa della terra, ma ormai in possesso dei beni celesti. Queste dimensioni formano una realt unica e complessa, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Quanto in lei di umano subordinato e ordinato al divino. 772. Nella chiesa Cristo compie e rivela il suo proprio mistero. In lei si compie il volere divino di ricapitolare in Cristo tutto. Perci Paolo chiama tutto ci "mistero grande": la chiesa unita al suo sposo e perci a sua volta essa diventa mistero. Cristo in essa. 773. Nella chiesa si ha quindi la comunione con Dio degli uomini, mediante la carit. La sua struttura completamente ordinata alla santit delle membra di Cristo. Proprio perci la chiesa ha anche una dimensione mariana, che precede la dimensione petrina: Maria infatti sposa senza macchia e ruga, come la chiesa deve rispondere in quanto sposa al dono d'amore dello sposo. 774. Mysterium e sacramentum traducono il termine greco. Sacramentum successivamente esprime il segno visibile di quella realt nascosta della salvezza, che il mysterium. Cristo il mistero della salvezza. Il sacramento della salvezza la sua umanit santa e santificante ed agisce e si manifesta nei sacramenti della chiesa. I sette sacramenti sono i segni e gli strumenti mediante cui lo SS diffonde la grazia di Cristo, capo del corpo che la chiesa. Per cui la chiesa contiene e comunica la grazia invisibile che significa. In tale senso analogico chiamata sacramento. 775. In Cristo la chiesa come un sacramento, ossia segno e strumento dell'intima unione con Dio e dellunit di tutto il genere umano (Lg 1). 776. In questo sacramento la chiesa strumento di Cristo. Popolo di Dio, corpo di Cristo, tempio dello Spirito Santo 781 - 810 781. Dio accetta da sempre e dappertutto chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia a Dio piaciuto salvare gli uomini non in modo individuale ma costituendoli in popolo che lo riconoscesse nella verit e lo servisse nella santit. Perci scelse il popolo di Israele con cui fece un'alleanza e che progressivamente and formando. Ma ci fu una preparazione della nuova e perfetta alleanza che si sarebbe conclusa in Cristo: la nuova alleanza nel suo sangue, dove sarebbero chiamati tutti i popoli, non pi secondo l'unit della carne, ma di quella dello Spirito (Lg 9). 782. Questo popolo di Dio ha caratteristiche particolari che lo fanno distinguere da tutti gli altri popoli: popolo di Dio, cio scelto da lui; si diviene membri di esso per la nascita dall'alto, ossia la fede in Cristo e il battesimo, e non per la nascita fisica; il capo di tale popolo Cristo, la cui unzione di Spirito Santo rende questo popolo a sua volta popolo messianico, perch il suo capo appunto unto. La condizione di questo popolo quella di figli di Dio, nel cui cuore dimora come in un tempio lo spirito santo; la sua legge il

nuovo precetto di amore, la legge nuova dello SS: amare gli altri come Cristo ci ha amati. Questo popolo ha poi la missione di essere sale e luce, un germe validissimo di unit, speranza e salvezza; il suo fine il regno di Dio, gi iniziato da Dio su questa terra ma che ora deve dilatarsi fino a che alla fine Dio non lo porter a compimento. 783. Ges stato unto dal P di SS: stato cos costituito sacerdote, profeta e re. Tutto il popolo partecipa a queste sue tre funzioni, con la responsabilit di missione e di servizio che ne derivano. 784. Con la fede e il battesimo si entra in tale popolo e si partecipa della vocazione sacerdotale di questo popolo. Questo popolo sacerdotale perch Cristo lo fece un regno e dei sacerdoti per il P. Infatti con la rigenerazione e l'unzione i battezzati sono consacrati, formando cos una dimora spirituale e un sacerdozio santo. 785. Il senso soprannaturale della fede, che di tutti, laici e gerarchia, allorch aderisce senza difetto alla fede trasmessa e la approfondisce comprendendola continuamente e diventando testimone di Cristo in mezzo al mondo rende questo popolo un popolo profetico. 786. Il popolo di Dio partecipa poi della funzione regale di Cristo. Egli la esercita attirando a s mediante il mistero pasquale tutti gli uomini. Egli allora si fatto servo di tutti, perch era venuto per servire e appunto dare la vita in riscatto per molti. Ora per il cristiano regnare servire Cristo, soprattutto nei poveri e nei sofferenti, in cui la chiesa riconosce l'immagine del suo fondatore. Questa dignit regale realizzata dal popolo di Dio vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo. 787. Fin dall'inizio Ges ha associato i discepoli alla sua vita e parla loro di una comunione intima da vivere con lui, come i tralci alla vite. E questa comunione misteriosa e reale passa nel mangiare il suo corpo, perch egli e noi dimoriamo insieme. 788. Allorch Ges non stato pi visibile, i discepoli non sono rimasti orfani. Ha promesso di restare fino alla fine dei tempi e ha inviato lo Spirito; con esso la comunione diviene in un certo senso pi intensa, perch con lo Spirito i fratelli, chiamati da tutte le parti, sono costituiti misticamente come suo corpo. 789. Il paragone del corpo serve a far capire l'intimo legame tra chiesa e Cristo. Non solo radunata attorno a lui ma anche unificata nel suo corpo, in lui. Vanno sottolineati tre aspetti: l'unit di tutte le membra tra loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo capo del corpo e la chiesa sposa di Cristo. 790. I credenti sono strettamente uniti a Cristo divenendo suo corpo e rispondendo alla parola di Dio. In essi la vita di Cristo si diffonde, attraverso i sacramenti, che li uniscono a lui in un modo arcano ma reale. Specie col battesimo noi siamo uniti alla sua morte e resurrezione e con l'eucaristia realmente partecipiamo del suo corpo e siamo elevati alla comunione con lui e tra noi. 791. Questa unit del corpo non elimina la diversit delle membra: uno lo spirito, diverse le membra e le funzioni. Questa unit genera e stimola la carit, per cui se un membro soffre, con esso soffrono tutte le membra e tale unit vince ogni divisione, perch tutti i battezzati sono rivestiti di Cristo, sono uno in lui. 792. Il capo del corpo Cristo, principio della creazione e della redenzione, che ora, elevato alla gloria del P ha il primato su tutto, specie sulla chiesa mediante cui estende il suo regno su tutte le cose. 793. Il capo ci unisce alla sua pasqua: dobbiamo sforzarci di conformarci a lui, finch non venga nella gloria. Se siamo associati a lui, siamo associati anche alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere glorificati.

794. Come capo, Cristo provvede alla nostra crescita. Perci, per farci crescere verso di lui egli sparge doni e ministeri nella chiesa. Attraverso essi noi ci aiutiamo reciprocamente lungo il cammino della salvezza. 795. Cristo e la Chiesa formano dunque il Cristo totale. La chiesa unica con Cristo e tale unit sempre stata vivissima nei PP e nei santi. 796. Il fatto che siano uniti come capo e membra, richiede anche una distinzione dei due all'interno di una relazione personale. Tale aspetto spesso espresso con l'immagine sponsale, tema gi preannunciato dai profeti e dal Battista e ripreso da Ges stesso. Paolo parla della chiesa e di ogni fedele come una sposa fidanzata a Cristo per formare in lui un solo Spirito. Per questa sposa Cristo ha dato se stesso per renderla santa; l'ha unita a s con una alleanza eterna e non cessa di prendersi cura di lei. 797. Se il corpo unito in tutte le sue parti e risiede tutto nel capo e viceversa, ci dovuto all'azione dello SS che fa della chiesa il tempio del Dio vivente. 798. Lo SS il principio di ogni azione vitale e salvifica nella Chiesa. Egli opera in molti modi edificando cos il corpo nella carit: con la Parola di Dio, il battesimo, i sacramenti la grazia, le virt che fanno agire secondo il bene, e i carismi, le grazie speciali che rendono i fedeli adatti e pronti per opere e uffici per rinnovare la Chiesa e sviluppare la sua costruzione. 799. Straordinari o semplici i carismi sono sempre grazia dello SS. Essi hanno una utilit, diretta o indiretta per la chiesa. Sono infatti ordinati all'edificazione della chiesa, al bene degli uomini e alle necessit del mondo. 800. I carismi debbono essere accolti con riconoscenza, sia da chi li riceve che dalla chiesa tutta. Sono una meravigliosa ricchezza di grazia sia per la vitalit apostolica che per la santit di tutta la chiesa. Essi poi vanno esercitati secondo la carit che la vera misura dei carismi. 801. Perci necessario discernerli, e perci nessuno non pu riferirsi e sottomettersi ai Pastori, che non debbono estinguere lo Spirito ma tutto debbono esaminare, ritenendo ci che buono, affinch tutti i carismi cooperino all'utilit comune. Una, santa, cattolica e apostolica 811 - 870 811. L'unica chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica. I quattro attributi sono legati tra loro in modo indissolubile e indicano i tratti essenziali sia della chiesa sia della sua missione. Non sono attributi che la chiesa si conferisce da s ma Cristo che attraverso il suo Spirito le concede di essere tale ed lui che la chiama a realizzare queste caratteristiche. 812. Solo la fede in grado di riconoscere che la chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Ma la ragione umana pu coglierne le manifestazioni storiche. Infatti queste caratteristiche la rendono sia perennemente credibile sia la fanno essere testimone della sua missione divina. 813. La chiesa una per la sua origine; il modello di tale unit quello della trinit delle persone in un solo Dio, P e F nello SS. E' una per il suo fondatore, che ha riconciliato gli uomini con Dio, stabilendo l'unit di tutti in un solo popolo e un solo corpo. E' una poi per la sua anima: lo SS principio di unit della chiesa, che produce la comunione dei fedeli, tutti uniti in Cristo. Quindi essere una proprio dall'essenza della Chiesa.

815. Tuttavia fin dagli inizi la chiesa una si presenta altres con una grande diversit, sia perch vari sono i doni di Dio, sia perch molteplici sono le persone che ricevono tali doni. Infatti nell'unico popolo di Dio vi sono popoli diversi per cultura. E tra i membri della chiesa vi diversit di doni, funzioni, condizioni e modi di vita. Per cui legittimamente vi sono nella comunione della chiesa chiese particolari che godono di proprie tradizioni. Tale ricchezza non in opposizione all'unit che per minacciata dal peccato e dalle sue conseguenze. 815. Il vincolo primo dell'unit la carit. Vi poi la professione di fede ricevuta dagli apostoli, la celebrazione comune del culto, la successione apostolica mediante il sacramento dell'ordine che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio. 816. L'unica chiesa quella che Ges dopo la resurrezione diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e ai 12 la diffusione e la guida. Questa chiesa nel mondo organizzata e costituita come una societ e sussiste nella chiesa cattolica, che governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui. UR specifica che solo per mezzo della cattolica chiesa, strumento generale della salvezza, si pu ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. Infatti crediamo che solo al collegio apostolico con a capo Pietro, il Signore ha affidato tutti i beni della nuova alleanza, al fine di costruire qui l'unico corpo di Cristo e a cui debbono essere incorporati tutti quelli che gi in qualche modo appartengono al popolo di Dio. 817. Questa chiesa di Dio una e unica fin dagli inizi ha conosciuto scissioni gi condannate da Paolo; i dissensi si sono amplificati nel corso dei secoli e spesso anche per colpa di uomini di entrambe le parti. Le scissioni sono eresia, apostasia e scisma e non avvengono mai senza i peccati degli uomini. 818. Chi nasce nelle comunit sorte dalle scissioni ed istruito nella fede non pu essere accusato del peccato di separazione, e perci la chiesa cattolica lo abbraccia con fraterno rispetto e amore. Infatti sono giustificati nel battesimo per opera della fede, e sono incorporati a Cristo; quindi sono riconosciuti dalla chiesa cattolica come fratelli nel Signore. 819. Inoltre molti elementi di santificazione e di verit si trovano fuori dei visibili confini della chiesa cattolica: la parola di Dio scritta, la vita della grazia, le tre virt e gli altri doni dello S. Lo S si serve di queste chiese come strumenti di salvezza. La loro forza proviene dalla pienezza di grazia e verit che Cristo ha dato alla chiesa cattolica. Tutti questi beni provengono da Cristo e a lui conducono, e spingono verso l'unit. 820. Crediamo che l'unit donata da Cristo alla chiesa sussiste senza la possibilit di essere perduta nella chiesa cattolica e crediamo che essa crescer sempre pi ogni giorno fino alla fine dei tempi. Se Cristo rende sempre il dono dell'unit occorre per pregare perch tale dono sia custodito, rafforzato e perfezionato. Sua la preghiera per l'unit nel Getsemani. Il desiderio di ritrovare l'unit dei cristiani un dono di Cristo e un appello dello SS. 821. Sono necessari un rinnovamento permanente della chiesa, perch sia sempre pi fedele alla sua vocazione; questo rinnovamento la forza che muove verso l'unit. Occorre poi la conversione del cuore, per condurre una vita pi fedele al vangelo: infatti le divisioni sono causate dall'infedelt delle membra al dono di Cristo. Serve poi la preghiera in comune: questi elementi sono l'anima del movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo cristiano. Occorre poi la reciproca conoscenza fraterna, la formazione ecumenica, il dialogo teologico, la cooperazione nel servizio agli uomini. 822. La cura di ristabilire l'unione riguarda tutti, fedeli e pastori. Ma occorre anche capire che un qlcs che supera le forze e doti umane. Perci la speranza nell'orazione di Cristo per la chiesa, nell'amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo.

823. Crediamo che la chiesa indefettibilmente santa, perch il Santo ha amato la sua chiesa come sposa e l'ha unita a s come suo corpo, effondendo in lei lo Spirito, e ci per la gloria di Dio. Per cui la chiesa popolo santo di Dio e santi sono chiamati i suoi membri. 824. Unita a Cristo, la chiesa santificata da lui e per mezzo e in lui a sua volta anch'essa diviene santificante. Tutte le attivit della chiesa convergono a tale fine: santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo. Nella chiesa si trova poi la pienezza dei mezzi di salvezza. In essa, per mezzo della grazia di Dio, acquistiamo la santit. 825. Gi su questa terra la chiesa adornata di una santit vera, pur se imperfetta. Infatti questa santit perfetta deve ancora essere raggiunta dai suoi membri. 825. Anima di questa santit a cui tutti siamo chiamati la carit: la carit dirige tutti i mezzi di santificazione, d loro forma e li conduce al loro fine. 826. Cristo non conobbe il peccato, ma venne per espiare i peccati del popolo. La Chiesa poi comprende che dentro di lei ci sono i peccatori, che ella santa e al contempo bisognosa di purificazione. Per cui tutti i suoi membri debbono riconoscersi peccatori. Fino alla fine dei tempi la zizzania sar mescolata al buon grano. La chiesa dunque raduna peccatori gi raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione. 827. La canonizzazione un atto ecclesiale. La chiesa proclama in modo solenne che alcuni figli in modo eroico hanno praticato le virt e sono vissuti nella fedelt alla grazia di Dio. Con tale atto la chiesa riconosce la potenza dello Spirito di santit che in lei e d sostegno alla speranza dei fedeli offrendo i santi come modelli ed intercessori. Da questa santit venuto sempre il sostegno alla vita e missione della chiesa, anche e soprattutto nei momenti difficili. 829. Nella Vergine la chiesa ha gi raggiunto quella perfezione impeccabile; intanto qui ci si sforza di crescere nella santit debellando il peccato e perci ci si volge all'aiuto di Maria. 830. Cattolica: universale, nel senso di secondo la totalit, secondo l'integralit. E' cattolica perch in essa Cristo: in essa sussiste la pienezza del corpo di Cristo unito al suo capo e quindi da lui riceve i mezzi di salvezza in forma piena e totale: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica. 831. E' cattolica poi perch Cristo la invia in missione alla totalit del genere umano. 832. La chiesa veramente presente in tutte le legittime assemblee locali di fedeli. In esse con la predicazione del vangelo i fedeli sono radunati e si celebra il mistero della cena del Signore. In ognuna di esse, piccola o grande, presente Cristo per virt del quale si raccoglie la chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. 833. La chiesa particolare la comunit di fedeli in comunione nella fede e nei sacramenti col loro vescovo ordinato nella successione apostolica. Sono chiese formate a immagine della chiesa universale; in esse e a partire da esse esiste la sola e unica chiesa cattolica. 834. Le chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione colla chiesa di Roma che presiede alla carit. Essa ha un sacro primato: da tutte ritenuta come unica base e fondamento.

835. Non significa per che la chiesa universale la somma o la federazione delle chiese particolari. E' la stessa chiesa che per vocazione e missione universale che assume nelle parti del mondo fisionomie ed espressioni esteriori diverse. La variet di riti, patrimoni teologici e spirituali evidenzia la cattolicit della chiesa indivisa. 836. Tutti gli uomini sono chiamati a questa cattolica unit del popolo di Dio e ad essa sono ordinati in vario modo anche gli altri credenti e quelli chiamati alla salvezza. 837. Sono incorporati nella societ della chiesa quanti avendo lo spirito di Cristo accettano in modo integro la struttura della chiesa e i mezzi di salvezza in essa istituiti e sono uniti a Cristo, dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. Non si salva colui che non persevera nella carit, rimanendo nella chiesa col corpo e non col cuore (Lg 14). 838. Con gli altri battezzati la chiesa sa di essere unita, e per pi ragioni. Infatti sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, colla chiesa cattolica. Con le chiese ortodosse manca ben poco per accedere alla pienezza che autorizza la celebrazione comune dell'eucaristia. 839. Quanti non hanno ricevuto ancora il vangelo in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. La chiesa scopre il proprio legame col popolo ebraico, il primo scelto da Dio ad accogliere la sua parola. La fede ebraica, a differenza delle altre religioni, gi risposta alla rivelazione di Dio nell'antica alleanza. Ad esso appartiene l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; e da esso proviene Cristo secondo la carne. Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili. 840. D'altronde il popolo dell'antica e quello della nuova alleanza hanno un fine analogo: l'attesa o il ritorno del messia. La loro un'attesa accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Ges. 841. Il disegno della salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il creatore, compresi i musulmani che professano di avere la fede di Abramo e che quindi credono in un Dio unico, misericordioso, che giudicher gli uomini nel giudizio finale. 842. Il legame colle religioni non cristiane dato dalla comune origine e dal comune fine del genere umano: tutti i popoli sono un'unica comunit. La loro origine da Dio che anche il loro fine. 843. La chiesa riconosce la ricerca di Dio da parte delle religioni, pur se nelle ombre e nelle immagini, perch Dio in cui ognuno vive ed lui che vuole che tutti siano salvi. Per cui quanto di buono e vero nelle altre religioni, la Chiesa lo considera come una preparazione del vangelo e un dono da parte di Dio che illumina ogni uomo perch abbia la vita. 844. Nel loro comportamento religioso gli uomini mostrano anche limiti ed errori che in loro sfigurano l'immagine di Dio. Spesso infatti si servita la creatura e non il creatore o si vissuti come se Dio non esistesse. 845. Per riunire nuovamente tutti i dispersi a causa del peccato il P ha voluto convocarli nella chiesa del suo F. Questo il luogo dove ritrovare l'unit e la salvezza: il mondo riconciliato, la nave sicura, l'arca che salva dal diluvio. 846. I PP spesso hanno affermato che fuori della chiesa non vi salvezza. Pu essere letta in modo positivo: ogni salvezza viene da Cristo - capo per mezzo della chiesa che il suo corpo. La chiesa pellegrinante necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, che presente nel corpo della chiesa mediatore e via di salvezza. Ges, mostrando la necessit della fede e del battesimo ha al contempo mostrato la necessit

della chiesa, in cui si entra solo per il battesimo, come per una porta. Perci non potrebbero salvarsi quanti non ignorando la necessit della chiesa, non vi volessero entrare. 847. Naturalmente senza colpa chi ignora Cristo e la chiesa. Se essi cercano sinceramente Dio e sotto l'influsso della grazia cercano colle loro opere di compiere la volont di Dio, che conosciuta col dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza. 848. Dio pu portare per vie ignote gli uomini alla salvezza anche se questi non conoscono il vangelo; tuttavia compito imprescindibile e sacro diritto della chiesa evangelizzare tutti gli uomini. 849. La chiesa inviata da Dio alle genti per essere sacramento universale di salvezza. Questa, unita alle altre esigenze della cattolicit e per volere di Ges, si sforza di annunciare il vangelo a tutti gli uomini. Ges chiede che le nazioni siano ammaestrate e che a loro sia insegnato di osservare i suoi comandi. 850. La sorgente ultima del mandato missionario nell'amore eterno della Trinit. La chiesa missionaria per sua natura perch trae origine dalle missioni del F e dello S, secondo il disegno del P. E d'altronde il fine ultimo della missione rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il P e il F nello S. 851. Il motivo della missione nell'amore che Dio ha per tutti gli uomini. Egli vuole infatti che tutti siano salvi e arrivino alla conoscenza della verit. E proprio attraverso la conoscenza della verit Dio vuole che gli uomini si salvino. La salvezza si trova nella verit. Chi obbedisce ad essa gi sul cammino della salvezza, ma perch la chiesa si trova ad avere affidata la verit ha il compito di andare incontro ed offrirla. La chiesa deve essere missionaria proprio perch crede al disegno universale di salvezza. 852. Protagonista di tutta la missione ecclesiale lo S, che conduce sulle vie della missione la chiesa. Essa nel tempo continua e sviluppa la missione di Cristo, ed essa non pu procedere se non sulla strada da lui tracciata, quella della povert, obbedienza, servizio e sacrificio fino alla morte. Ed cos che il sangue dei martiri il seme per i cristiani. 853. La chiesa consapevole della distanza tra il messaggio e la debolezza dei messaggeri. Se si applica alla penitenza e al rinnovamento, e cammina per l'angusta via della croce il popolo di Dio pu estendere il regno di Cristo. 854. La chiesa per mezzo della sua missione cammina coll'umanit e col mondo vive la stessa sorte terrena; quasi il fermento e l'anima della societ umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio. Ne deriva che l'impegno missionario esige la pazienza: dall'annunzio del vangelo, alla costituzione di comunit cristiane che siano segno della presenza di Dio nel mondo, alla fondazione di Chiese locali. Poi l'inculturazione, per incarnare il vangelo nelle culture dei popoli, ma deve anche tener conto degli insuccessi. 855. La missione della Chiesa richiede lo sforzo verso l'unit dei cristiani. Infatti le divisioni tra i cristiani non permettono alla chiesa di attuare la piena cattolicit. 856. L'attivit missionaria implica un dialogo rispettoso con quanti non accettano ancora il vangelo. Attraverso tale dialogo i cristiani conoscono meglio quanto di verit e grazia riscontrabile tra le genti per una nascosta presenza di Dio. Infatti si annunzia per consolidare, completare ed elevare la verit e il bene che Dio ha diffuso e per purificare i popoli dall'errore e dal male. 857. La chiesa cattolica in quanto fondata sugli apostoli. questo fondamento significa per la chiesa: che essa stata e rimane costruita sul fondamento degli apostoli, coloro che sono testimoni scelti e che Cristo

stesso ha mandato in missione. Apostolica significa poi che la chiesa coll'aiuto dello Spirito presente in lei, custodisce e trasmette l'insegnamento, le parole sante udite dagli apostoli. Significa poi che fino al ritorno di Cristo essa continua ad essere ammaestrata dall'insegnamento apostolico, ed da loro guidata e santificata grazie al collegio dei vescovi, unito al successore di Pietro e coadiuvato dai sacerdoti. Questi vescovi sono i successori degli apostoli nella missione pastorale. 858. L'inviato del P Ges e questi fin dall'inizio del ministero costitu i 12, perch stessero con lui, e anche per mandarli a predicare. Da quel momento divengono i suoi apostoli, ossia i suoi inviati. In loro il Signore continua la sua missione: vi mando, e chi accoglie voi accoglie me. 859. Ges li unisce alla sua missione, a quella missione che egli ha ricevuto dal Padre. Come il F ha tutto dal P, cos gli apostoli ricevono tutto da Ges e senza di lui non possono nulla. Egli li rende suoi ministri, suoi ambasciatori, amministratori dei misteri di Dio. 860. Solo un aspetto non pu essere trasmesso dagli apostoli: la testimonianza oculare della resurrezione e delle fondamenta della chiesa. Tuttavia l'aspetto permanente di questa missione che essa dovr durare fino alla fine dei tempi, perch il vangelo da trasmettere per la chiesa principio di tutta la sua vita in ogni tempo. E perci gli apostoli costituirono i loro successori. 861. Gli apostoli scelsero dei collaboratori perch la missione che il Signore aveva affidato loro fosse portata a compimento; a questi raccomandarono di attendere a tutto il gregge; diedero anche disposizione che quando tali collaboratori fossero morti, altri uomini provati prendessero la successione del loro ministero. 862. Come permane l'ufficio che il Signore concesse a Pietro e che trasmesso ai suoi successori, cos permane l'ufficio degli apostoli di pascere la chiesa e che esercitato senza interruzione dall'ordine dei vescovi. Per tali motivi la chiesa insegna che i vescovi sono succeduti per divina istituzione al posto degli apostoli, come pastori della chiesa. E chi li ascolta, ascolta Cristo. 863. Tutta la chiesa apostolica perch rimane in comunione di fede e di vita colla sua origine, attraverso i successori di Pietro e degli apostoli. Essa apostolica perch inviata in tutto il mondo e tutti i membri suoi sia pure in modo diverso partecipano di tale missione. Infatti per sua natura la vocazione cristiana vocazione all'apostolato. Apostolato tutta l'attivit del corpo mistico ordinata alla diffusione del regno di Cristo sulla terra. 864. Fonte e origine di tutto l'apostolato Cristo mandato dal Padre e quindi l'apostolato sia degli ordinati che dei laici dipende dalla loro unione con Cristo. A seconda dei tempi, delle vocazioni, dei vari doni dello Spirito, l'apostolato assume le forme pi diverse ma la carit, che si attinge soprattutto dall'eucaristia, rimane sempre l'anima di tutto l'apostolato. 865. La chiesa una, santa, cattolica e apostolica nella sua identit profonda ed ultima perch in essa gi esiste il regno dei cieli, venuto nella persona di Cristo e che cresce pian piano e misteriosamente nel cuore di coloro che sono a lui incorporati fino al compimento finale. Allora tutti i redenti saranno resi santi e immacolati al cospetto di Dio nella carit riuniti come unico popolo della citt santa che risplende della gloria di Dio, quella citt che basata sui dodici basamenti degli apostoli. I fedeli 871-945

871. Fedeli sono coloro che perch incorporati a Cristo mediante il battesimo, divengono popolo di Dio. Per questo motivo nel loro modo proprio partecipano della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo e secondo la condizione propria di ciascuno sono chiamati ad attuare la missione da compiere nel mondo, che Dio ha affidato alla chiesa. 872. In forza del battesimo fra i fedeli c' una vera uguaglianza sia nella dignit che nell'agire; per questa uguaglianza tutti cooperano all'edificazione del corpo di Cristo, secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno. 873. Ges ha stabilito delle differenze fra le membra del corpo, ma sono in funzione dell'unit e della missione di essa. Infatti se c' diversit di ministeri, c' per unit di missione. Gli apostoli con i successori hanno avuto da Cristo l'ufficio di insegnare, santificare, reggere nel suo nome e colla sua autorit. A loro volta i laici partecipi del triplex munus assolvono compiti propri nella chiesa e nel mondo, all'interno della missione di tutto il popolo di Dio. Sia dai ministri sacri che dai laici provengono poi coloro che in modo speciale sono consacrati a Dio, e danno incremento alla missione salvifica della Chiesa. 874. Cristo stesso l'origine del ministero nella chiesa. Lui la istituisce, le d autorit e missione, orientamento e fine. I ministeri sono stati da lui istituiti per accrescere il popolo di Dio: tendono al bene di tutto il corpo. I ministri dotati di potestas sacra sono al servizio dei fratelli perch questi arrivino alla salvezza. 875. Nessuno, n individuo n comunit pu annunziare a se stesso il vangelo. Paolo infatti ricorda che la fede dipende dalla predicazione. Il mandato di annunziare il vangelo non pu essere dato a s stessi da soli. Chi inviato parla non per autorit propria ma in forza dell'autorit di Cristo: non come un membro della comunit ma parlando ad essa in nome di Cristo. La grazia deve essere data e offerta, e quindi ricevuta. Per cui vi sono ministri della grazia, autorizzati ed abilitati da Cristo. Cristo ai vescovi e presbiteri d la missione e la facolt, detta anche potest sacra, di agire in persona di Cristo capo. I diaconi poi da lui ricevono la forza di servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carit, in comunione col vescovo e il suo presbiterio. Questo ministero chiamato sacramento: attraverso esso i ministri compiono e danno per dono di Dio quello che da se stessi non potrebbero n darsi n compiere. 875. Il ministero ecclesiale oltre ad avere natura sacramentale ha anche il carattere di servizio. Perch dipendenti da Cristo, sono i suoi servi, come egli ha assunto la condizione di servo. La parola e la grazia che stata affidata loro infatti di Cristo. 877. Questo ministero sacramentale ha poi un carattere collegiale. Il Signore infatti costitu i dodici, seme del nuovo Israele e origine della sacra gerarchia. Sono scelti insieme e mandati insieme e la loro unione fraterna al servizio della comunione di tutti, un riflesso della comunione delle persone divine. Per tali motivi ogni vescovo esercita il suo ministero nel collegio episcopale, in comunione col Papa, successore di Pietro e capo di questo collegio. I sacerdoti a loro volta esercitano il loro ministero in seno al presbiterio diocesano, sotto la direzione del vescovo. 878. Il ministero ecclesiale ha poi un carattere personale. Agiscono in comunione i ministri, ma sempre in maniera personale. Ognuno ha una chiamata personale, per essere testimone e responsabile: agisce in persona di Ges e per delle persone. 879. Il ministero sacramentale quindi un servizio esercitato in nome di Cristo. Ha un carattere personale e una forma collegiale. E ci si verifica sia nei legami tra il collegio episcopale e il Papa, sia nel rapporto tra la

responsabilit che il vescovo ha per la sua chiesa particolare e la sollecitudine di tutto il collegio episcopale per la chiesa universale. 880. Ges istitu i 12 sotto la forma di un collegio, un gruppo stabile, mettendovi a capo uno di loro, Pietro. Per istituzione del Signore Pietro e gli altri apostoli costituirono un unico collegio apostolico; similmente il Papa e i vescovi, uno successore di Pietro, gli altri successori degli apostoli, sono tra loro uniti. 881. Solo Simone fu fatto da Ges pietra della chiesa; a lui furono affidate le pietre, lui fu costituito pastore di tutto il gregge. L'incarico di legare e sciogliere fu concesso anche al collegio apostolico. Tale ufficio pastorale uno dei fondamenti della chiesa, ed continuato dai vescovi sotto il primato del Papa. 882. Il papa il vescovo di Roma ed il successore di san Pietro. Egli il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unit, sia dei vescovi sia dei fedeli. In virt del suo ufficio di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la chiesa, ha su di essa una potest piena, suprema ed universale, che pu esercitare liberamente. 883. Il collegio dei vescovi non ha autorit se non lo si concepisce insieme col suo capo il Papa. Questo collegio pure soggetto di suprema e piena potest su tutta la chiesa, ma tale potest esercitata col consenso del Papa. 884. Questa potest suprema e piena del collegio esercitata nel Concilio. Un concilio non tale se non confermato o almeno accettato dal Papa. 885. Perch composto da molti il Collegio esprime la variet e l'universalit del popolo di DIo; perch poi raccolto sotto un unico capo, esprime l'unit del gregge di Cristo. 886. Singolarmente presi i vescovi sono il principio visibile e il fondamento dell'unit nelle loro chiese particolari. Essi esercitano il governo pastorale sulla parte di popolo di Dio loro affidata, coll'aiuto dei presbiteri e dei diaconi. In quanto poi membri del Collegio, ognuno di loro partecipe della sollecitudine per tutte le chiese. Questa sollecitudine esercitata reggendo bene la propria chiesa, come porzione di tutta la chiesa universale, e cos contribuiscono al bene del corpo mistico, che anche il corpo delle chiese. La sollecitudine si eserciter specie per i poveri, i perseguitati per la fede, i missionari. 887. I patriarcati o regioni o le province ecclesiastiche sono raggruppamenti di chiese particolari tra loro vicine e con una omogeneit di cultura. In tali raggruppamenti i vescovi possono riunirsi in sinodi o concili provinciali. Le conferenze cos possono contribuire in modo molteplice e fecondo a che lo spirito collegiale si attui concretamente. 888. Il primo dovere dei Vescovi e dei presbiteri annunziare a tutti il vangelo. Araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, dottori autentici della fede apostolica, rivestiti dell'autorit di Cristo. 889. Cristo ha voluto rendere la sua Chiesa partecipe della sua infallibilit, perch essa si mantenga nella purezza della fede trasmessa dagli apostoli. Col senso soprannaturale della fede, sotto la guida del magistero vivente, il popolo di Dio aderisce senza difetto alla fede. 890. La missione del magistero correlata al carattere definitivo della nuova alleanza che Dio ha stabilito in Cristo: occorre quindi salvaguardare il tutto da deviazioni e cedimenti e garantire che senza errore si professi la fede autentica. E' un compito pastorale, ordinato a vigilare che il popolo di Dio rimanga nella verit liberante. Per compiere tale servizio Ges ha dato ai pastori il carisma dell'infallibilit in materia di fede e costumi, e tale carisma pu essere esercitato in varie modalit.

891. Il papa fruisce di tale infallibilit in virt del suo ufficio. Quando, come supremo pastore e capo di tutti i fedeli li conferma nella fede, proclama una dottrina che riguarda o la fede o la morale con un atto definitivo. L'infallibilit che Ges ha promesso alla chiesa risiede anche nel corpo episcopale quando specie nel concilio, esso col Papa esercita il supremo magistero. Quando col magistero supremo proposto qualcosa da credersi come rivelato da Dio, insegnato da Cristo, allora a tali definizioni occorre aderire coll'assenso della fede. Tale infallibilit abbraccia l'intero deposito della rivelazione divina. 892. In modo speciale l'assistenza divina data al Papa e ai vescovi (che insegnano sempre in comunione col Papa) quando pur senza arrivare a una definizione infallibile e senza un pronunciamento definitivo propongono nel magistero ordinario un insegnamento che aiuta a meglio comprendere la rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario occorre aderire col religioso ossequio dello spirito, che il prolungamento, pur se distinto, dell'ossequio della fede. 893. Il vescovo specie nell'eucaristia che celebra e di cui assicura l'offerta mediante i suoi cooperatori, il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio. Infatti il centro di vita della chiesa particolare l'offerta. Colla loro preghiera e il loro lavoro, col ministero della parola e dei sacramenti, col loro esempio di modello del gregge santificano la chiesa. 894. I vescovi reggono le chiese particolari come vicari e delegati di Cristo col consiglio, la persuasione, l'esempio e coll'autorit e la sacra potest che per esercitata allo scopo di edificare, nello spirito di servizio proprio di Ges. 895. E' una potest esercitata in nome di Ges, propria, ordinaria e immediata, pur se il suo esercizio in definitiva regolato dal Papa. I vescovi per non vanno considerati come vicari del papa. L'autorit ordinaria e immediata di questi sulla chiesa non annulla l'autorit dei vescovi: anzi, la conferma e la difende. Questa autorit si esercita in comunione con tutta la chiesa, sotto la guida del papa. 896. Il modello e la forma dell'ufficio pastorale del vescovo il buon pastore. Perci compatisce quanti sono nell'ignoranza e nell'errore, ascolta i sudditi con cura come veri figli; e i fedeli aderiscono al vescovo come la Chiesa a Ges e come Ges al Padre. 897. Laici sono tutti i fedeli, ad esclusione dei ministri ordinati e dei religiosi che dopo essere stati col battesimo incorporati a Cristo e costituiti quindi popolo di Dio, e quindi nella loro misura partecipi del triplex munus di Cristo, per la loro parte compiono la missione propria di tutto il popolo cristiano nella chiesa e nel mondo. 898. La vocazione dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Essi debbono illuminare e ordinare tutte le realt temporali perch queste siano sempre fatte secondo Cristo, e perch crescano e perch siano lode al creatore e al redentore. 899. L'iniziativa dei laici necessaria quando occorre scoprire e ideare mezzi per permeare le realt sociali, politiche ed economiche delle esigenze cristiane. Infatti grazie ai laici che la chiesa il principio vitale della societ. Essi debbono avere perci la coscienza non solo di appartenere alla chiesa, ma anche di essere chiesa, cio la comunit dei fedeli in terra sotto la guida del Papa, unico capo, e dei vescovi che sono in comunione con lui. 900. Come tutti i fedeli i laici in virt del battesimo e della confermazione hanno da Dio l'incarico dell'apostolato. Pertanto hanno l'obbligo e il diritto, sia in modo individuale sia in modo associativo di impegnarsi perch il messaggio del vangelo sia conosciuto da tutti. Obbligo pressante nel caso in cui gli

uomini possono conoscere il vangelo solo attraverso i laici. Senza l'azione laicale l'apostolato dei pastori non raggiungerebbe spesso il suo effetto. 901. I laici sono dedicati a Cristo e consacrati dallo SS e perci sono chiamati e istruiti affinch lo S produca in essi frutti sempre pi copiosi. Tutte le loro opere, preghiere e iniziative se sopportate con pazienza e compiute nello Spirito divengono sacrifici spirituali graditi al P per mezzo del F; tutte queste cose nell'eucaristia sono pienamente offerte al Padre insieme all'oblazione del corpo del Signore. Cos, operando santamente come adoratori i laici consacrano a Dio il mondo. 902. I genitori, vivendo il coniugio in spirito cristiano e attendendo all'educazione cristiana dei figli partecipano all'ufficio di santificazione. 903. Qualora abbiano le doti richieste i laici possono essere stabilmente assunti ai ministeri di lettori ed accoliti. Se mancano i ministri e c' la necessit anche i laici, pur senza essere lettori e accoliti possono esercitare un ruolo liturgico. 904. Cristo adempie la funzione profetica non solo per mezzo della gerarchia ma anche per mezzo dei laici. Quindi essi sono costituiti da lui suoi testimoni e formano nel senso della fede e nella grazia della parola. 905. La missione profetica compiuta dai laici anche mediante l'evangelizzazione, che l'annunzio di Cristo fatto colla testimonianza della vita e colla parola. L'evangelizzazione dei laici ha una certa nota specifica e una particolare efficacia per il fatto che compiuta nelle comuni condizioni del secolo. Non solo testimonianza della vita, ma cercare ogni occasione per annunziare Cristo a tutti, credenti e non credenti. 906. I capaci e preparati possono prestare la collaborazione nella formazione catechistica, nell'insegnamento delle scienze sacre, nei mezzi di comunicazione sociale. 907. Per le loro capacit hanno il diritto ma anche il dovere di manifestare ai Pastori il loro pensiero su ci che riguarda il bene della chiesa, e di renderlo noto agli altri fedeli, fatto salvo il rispetto per l'integrit della fede e dei costumi, il rispetto dei pastori, e tenendo presente l'utilit comune e la dignit delle persone. 908. La libert regale stata comunicata da Cristo mediante la sua obbedienza fino alla morte: attraverso l'abnegazione di s e la vita santa il regno del peccato vinto. Chi ha il dominio di s pu essere chiamato re, in quanto libero, non sottomesso a una schiavit colpevole. 909. I laici poi unendo le loro forze debbono risanare le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, perch tutto sia diretto verso la giustizia e favorisca l'esercizio delle virt. Cos la cultura e il lavoro saranno impregnati di valore morale. 910. I laici possono sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i Pastori nel servizio della comunit ecclesiale, perch essa cresca e sia vitale, esercitando diversi ministeri, secondo i carismi e la grazia dati loro dal Signore. 911. Nell'esercizio della potest di governo i laici possono cooperare a norma del diritto. Si pensi alla presenza nelle sessioni di sinodi o consigli, nella partecipazione ai tribunali ecclesiastici, ecc. 912. I laici debbono distinguere con accuratezza i diritti e doveri che dipendono dal loro appartenere alla chiesa e quelli che hanno in quanto membri della societ umana. Debbono armonizzarli: nessuna attivit temporale pu essere sottratta al dominio di Dio.

913. Cos per i doni ricevuti ogni laico testimone e strumento vivo della missione della chiesa, secondo la misura del dono di Cristo. 914. La professione dei consigli evangelici costituisce uno stato di vita. Questo stato non appartiene alla struttura gerarchica della chiesa ma interessa in modo indiscutibile la vita e la santit della chiesa. 915. I consigli evangelici sono molteplici e proposti a ogni fedele di Cristo. La perfezione della carit per tutti; per chi accoglie la vita consacrata significa l'obbligo di praticare la castit nel celibato per il regno, la povert e l'obbedienza. Tali consigli sono professati: si ha uno stato di vita stabile, riconosciuto dalla chiesa e che caratterizza la vita consacrata a Dio. 916. Lo stato di vita consacrata quindi uno dei modi per vivere una consacrazione pi intima, radicata nel battesimo e totalmente dedita a Dio. I fedeli, mossi dallo Spirito si propongono nella vita consacrata di seguire pi da vicino Cristo, di amare Dio sopra ogni cosa e di tendere alla perfezione della carit, significando e annunziando la gloria del mondo futuro nella gloria. 917. Si hanno varie forme di vita solitaria e comunitaria sviluppatesi per il profitto dei loro membri e per il bene del corpo di Cristo, come un albero piantato da Dio e mirabilmente ramificatosi. 918. La pratica dei consigli evangelici si avuta fin dai primi tempi, sia nella forma solitaria che in quella comunitaria. 919. I vescovi debbono discernere sempre i nuovi doni della vita consacrata che lo Spirito affida alla chiesa. Alla sede apostolica riservata l'approvazione di nuove forme di vita consacrata. 920. Gli eremiti sono coloro che non professano pubblicamente i tre consigli ma sono separati rigorosamente dal mondo e vivono nel silenzio e nella preghiera e nella penitenza, dedicando la vita alla lode di Dio e al servizio del mondo. 921. Indicano ad ognuno l'aspetto interiore del mistero della Chiesa: l'intimit personale con Cristo. E' una vita nascosta agli occhi umani, una predicazione silenziosa del Cristo che si offre; una chiamata a trovare nel deserto, luogo del combattimento spirituale, la gloria del crocefisso. 922. Fin dai tempi degli apostoli vi sono vergini e vedove che si dedicano con maggiore libert di cuore, corpo e spirito al Signore, e vivono nello stato di verginit o castit perpetua per il regno dei cieli. 923. Le vergini sono consacrate dal vescovo attraverso un rito e sono unite in nozze a Ges, e si dedicano al servizio della chiesa. Col rito la vergine costituita persona consacrata, un segno trascendente dell'amore della chiesa verso Cristo. 924. L'ordine delle vergini si aggiunge alle altre forme di vita consacrata e stabilisce la donna che vive nel mondo nella preghiera, nella penitenza, nel servizio dei fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i carismi offerti ad esse. Le vergini poi per mantenere pi fedelmente il loro proposito possono anche associarsi. 925. La vita religiosa nata in Oriente, ed continuata negli istituti canonicamente eretti dalla chiesa. Essa si distingue dalle altre forme di vita consacrata per l'aspetto cultuale, la professione, la vita fraterna in comunit, la testimonianza resa all'unit che intercorre tra Cristo e la chiesa.

926. La vita religiosa sgorga dal mistero della chiesa. E' un dono che la chiesa riceve dal Signore e che la chiesa offre a chi chiamato ai consigli evangelici. Cos la chiesa al contempo manifesta Cristo e si riconosce sua sposa. Nelle sue molteplici forme la vita religiosa deve esprimere nel linguaggio del nostro tempo la carit stessa di Dio. 927. Tutti i religiosi sono annoverati tra i cooperatori del vescovo nel suo ufficio pastorale. Le missioni chiedono fin dagli inizi la presenza dei religiosi. 928. L'istituto secolare un istituto di vita consacrata in cui i fedeli vivendo nel mondo tendono alla perfezione della carit e si impegnano nella santificazione del mondo, operando soprattutto nell'interno di esso. 929. La vita di questi membri perfettamente e interamente consacrata a tale santificazione e partecipano all'azione evangelizzatrice della chiesa nel e dal mondo. Qui la loro presenza agisce come fermento. Colla testimonianza di vita consacrata ordinano a Dio le realt temporali e vivificano il mondo colla forza del vangelo. Tra loro custodiscono la comunione e la fraternit proprie al loro modo di vita secolare. 930. Ci sono poi le societ di vita apostolica. Qui i membri non emettono voti religiosi ma conducendo vita fraterna in comunit tendono alla perfezione della carit perseguendo il fine apostolico proprio della societ. Possono esserci societ per dove si assumono i consigli evangelici. 931. Gi col battesimo siamo votati a Dio ma colla consacrazione ci si consegna del tutto a lui e ci si dedica al bene della chiesa. La chiesa attraverso la consacrazione manifesta Cristo e mostra lo Spirito agire in essi. La prima missione dei consacrati vivere la loro consacrazione, ma anche per il fatto che colla consacrazione si dedicano al servizio della chiesa, hanno l'obbligo, secondo lo stile del proprio istituto, di prestare la loro opera specialmente nell'azione missionaria. 932. La chiesa sacramento, ossia segno e strumento della vita di Dio. In tale sacramento la vita consacrata appare come un segno particolare del mistero della redenzione. Seguendo e imitando Cristo da vicino, e manifestando in modo forte il suo annientamento, i religiosi sono pi profondamente inseriti nel cuore di Cristo e quindi sono in un modo pi profondo presenti ai loro contemporanei. Il loro camminare nella via pi stretta uno stimolo per tutti e testimoniano che il mondo pu essere trasfigurato e offerto a Dio solo collo spirito delle beatitudini. 933. Qualunque sia il genere di testimonianza, per tutti i consacrati la venuta di Cristo sempre l'origine e l'orientamento della loro vita. La comunione dei Santi 946 - 962

946. L'articolo della comunione dei santi per certi versi l'esplicitazione dell'articolo sulla Chiesa essendo essa l'assemblea di tutti i santi. Infatti la comunione dei santi precisamente la chiesa. 947. In quanto unico corpo, il bene dei credenti comunicato a tutti i credenti stessi. E cos allo stesso modo crediamo che nella chiesa ci sia una comunione di beni. Essendo poi Cristo il capo, il suo bene comunicato a tutte le membra. Tale comunicazione del suo bene avviene attraverso i sacramenti. Per lo Spirito uno che regge e anima la chiesa, avviene che quanto essa ha, sia comune a tutti i suoi membri.

948. Comunione dei santi significa quindi due cose: comunione alle cose sante, e comunione tra le persone sante. I due significati sono tra loro strettamente uniti. 949. Nella comunit di Gerusalemme troviamo i discepoli assidui: nell'ascoltare l'insegnamento apostolico, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Abbiamo qui la comunione nella fede. Ossia: la fede dei fedeli la fede della chiesa ricevuta dagli Apostoli, un tesoro che si accresce mentre condiviso. 950. Abbiamo poi la comunione dei sacramenti: il frutto di essi appartiene a tutti infatti mediante i sacramenti si uniti e incorporati a Cristo. Col battesimo si entra in Cristo e nella Chiesa come per una porta. Ora la comunione dei santi significa questa unione che i sacramenti operano. E d'altronde il termine comunione conviene a tutti i sacramenti, proprio perch essi ci uniscono a Dio. In modo speciale il nome di comunione compete all'eucaristia perch con essa si attua tale intima e vitale comunione soprannaturale. 951. La comunione dei carismi indica che lo Spirito dispensa tra i fedeli grazie speciali, che servono ad edificare la chiesa. Essi sono una manifestazione particolare dello S che avviene per l'utilit comune. 952. A Gerusalemme tutto comune: nessuno ha qualcosa di strettamente personale che non possa essere condiviso per sollevare i fratelli pi poveri. Il cristiano un amministratore dei beni del Signore. 953. Abbiamo poi la comunione della carit: nessuno vive o muore per se stesso; quando un membro soffre, anche gli altri sono provati, perch siamo corpo e membra di Cristo, ciascuno per la sua parte. Il pi piccolo dei nostri atti compiuto nella carit ha per tutti ripercussioni benefiche in forza della solidariet con tutti, vivi o morti. Questa solidariet si fonda sulla comunione dei santi, e ogni peccato nuoce a tale comunione. 954. Fino a che non torner il Signore e tutto non gli sar sottomesso e la morte non sar distrutta, alcuni discepoli sono pellegrini sulla terra, altri si stanno purificando e altri sono nella gloria ove contemplano Dio uno e trino come egli . Tutti per, anche se in modo e grado diverso comunichiamo nella stessa carit di Dio e del prossimo e lodiamo lo stesso Dio. Infatti tutti i credenti in Cristo formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti. 955. L'unione quindi con i fratelli che sono morti non spezzata, anzi consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali. Questa un'affermazione che fa parte della perenne fede della Chiesa. 956. L'intercessione dei Santi esiste perch essi colla loro pi intima unione a Cristo rinsaldano tutta la chiesa nella santit. Essi intercedono continuamente presso il P per noi, offrono tramite il F i loro meriti acquistati in terra. La loro fraterna sollecitudine quindi aiuta molto la nostra debolezza. 957. Noi non veneriamo la memoria dei santi solo perch essi sono esempio, ma anche perch l'unit della chiesa nello S venga consolidata mediante l'esercizio della carit fraterna. La comunione tra i credenti ci porta pi vicino a Cristo; analogamente la comunione con i santi ci unisce di pi a Cristo. 958. Coltiviamo con grande piet la memoria dei defunti e per loro offriamo suffragi. Con la preghiera li aiutiamo, e rendiamo anche efficace la loro intercessione in nostro favore. Tutto ci perch riconosciamo la piena comunione di tutto il corpo mistico di Cristo. 959. Tutti noi che siamo figli di Dio e in Cristo costituiamo una famiglia, corrispondiamo all'intima vocazione della chiesa mentre tra noi comunichiamo nella mutua carit e nella lode alla Trinit.

Maria, Madre di Cristo e madre della Chiesa 963 - 975

963. Maria ha un posto non solo nel mistero di Cristo e dello Spirito, ma anche un posto nel mistero della Chiesa. Essa infatti riconosciuta al contempo madre del redentore e madre delle sue membra perch colla sua carit ha cooperato alla nascita dei fedeli nella chiesa, membra del suo Figlio. Per cui Maria madre di Cristo e madre della chiesa. 964. Il ruolo che ha nella chiesa inseparabile dalla sua unione a Cristo e deriva da essa. L'unione della madre al figlio nell'opera della redenzione si manifesta fin dal concepimento e arriva fino alla morte. Si manifesta tale ruolo particolarmente nel momento della passione, associandosi maternamente al suo sacrificio, consenziente all'immolazione del figlio e come madre dal figlio data a tutti. 965. Maria poi colle sue preghiere dopo l'ascensione ha aiutato le primizie della chiesa. Colle altre donne e insieme agli apostoli implorava l'avvento dello Spirito. 966. Infine, lei che gi era preservata dal peccato, fu assunta al cielo in anima e corpo ed esaltata dal Signore come regina dell'universo. Ci avvenne perch fosse pi pienamente conformata al Figlio, signore dell'universo, vincitore del peccato e della morte. L'assunzione una singolare partecipazione alla resurrezione e un'anticipazione della resurrezione di tutti i cristiani. 967. Avendo aderito totalmente alla trinit la vergine per la chiesa il modello di fede e di carit. Perci da essa riconosciuta come suo typos, e come membro sovreminente e del tutto singolare. 968. Ella poi ha in modo speciale cooperato all'opera del salvatore, quella di restaurare la vita soprannaturale delle anime, colla sua obbedienza e le sue virt di fede, speranza e carit. Perci per noi madre nell'ordine della grazia. 969. La maternit di Maria nell'ordine della grazia perdura fin da quando diede il suo assenso al concepimento di Ges; assunta ormai, colla sua molteplice intercessione fa s che ci vengano dati i doni della salvezza eterna, e quindi non ha deposto questa sua missione di salvezza. Perci la chiesa la invoca come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. 970. La funzione materna verso gli uomini non oscura in nessun modo l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Ogni salutare influsso di Maria sgorga sempre dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla sua mediazione, da essa dipende, solo per essa efficace. Infatti nessuna creatura paragonabile al verbo. Come il sacerdozio di Cristo in vari modi partecipato dai ministri e dal popolo, o come l'unica bont di Dio realmente diffusa nelle creature cos la mediazione unica di Ges non esclude ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte. 971. La piet verso la vergine un elemento intrinseco del culto cristiano. La onoriamo con culto speciale, che differisce dal culto di adorazione prestato al verbo, ma anzi lo promuove. Trova la sua espressione nelle feste liturgiche dedicate a Maria e nel rosario, che il compendio di tutto il vangelo. 972. Maria gi ci che sar la Chiesa al termine del pellegrinaggio terreno, nella gloria della trinit e nella comunione di tutti i santi. Immagine e primizia della chiesa che avr tale compimento nella et futura.

Maria cos qui in terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino. Dal Compendio 147. Che cosa significa il termine Chiesa? Designa il popolo che Dio convoca e raduna da tutti i confini della terra, per costituire l'assemblea di quanti, per la fede e il Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo. 148. Ci sono altri nomi e immagini con cui la Bibbia indica la Chiesa? Nella Sacra Scrittura troviamo molte immagini, che evidenziano aspetti complementari del mistero della Chiesa. L'Antico Testamento privilegia immagini legate al popolo di Dio; il Nuovo Testamento quelle legate a Cristo come Capo di questo popolo, che il suo Corpo, e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile, gregge, pecore), agricola (campo, olivo, vigna), abitativa (dimora, pietra, tempio), familiare (sposa, madre, famiglia). 149. Quali sono l'origine e il compimento della Chiesa? La Chiesa trova origine e compimento nel disegno eterno di Dio. Fu preparata nell'Antica Alleanza con l'elezione d'Israele, segno della riunione futura di tutte le nazioni. Fondata dalle parole e dalle azioni di Ges Cristo, fu realizzata soprattutto mediante la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Fu poi manifestata come mistero di salvezza mediante l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Avr il suo compimento alla fine dei tempi come assemblea celeste di tutti i redenti. 150. Qual la missione della Chiesa? La missione della Chiesa di annunziare e instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno di Dio inaugurato da Ges Cristo. Essa qui sulla terra costituisce il germe e l'inizio di questo Regno salvifico. 151. In che senso la Chiesa Mistero? La Chiesa Mistero in quanto nella sua realt visibile presente e operante una realt spirituale, divina, che si scorge unicamente con gli occhi della fede. 152. Che cosa significa che la Chiesa sacramento universale di salvezza? Significa che segno e strumento della riconciliazione e della comunione di tutta l'umanit con Dio e dell'unit di tutto il genere umano. 153. Perch la Chiesa il popolo di Dio? La Chiesa il popolo di Dio perch a lui piacque santificare e salvare gli uomini non isolatamente, ma costituendoli in un solo popolo, adunato dall'unit del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 154. Quali sono le caratteristiche del popolo di Dio? Questo popolo, di cui si diviene membri mediante la fede in Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio Padre, per capo Ges Cristo, per condizione la dignit e la libert dei figli di Dio, per legge il comandamento nuovo dell'amore, per missione quella di essere il sale della terra e la luce del mondo, per fine il Regno di Dio, gi iniziato in terra.

155. In che senso il popolo di Dio partecipa delle tre funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re? Il popolo di Dio partecipa all'ufficio sacerdotale di Cristo, in quanto i battezzati vengono consacrati dallo Spirito Santo per offrire sacrifici spirituali; partecipa al suo ufficio profetico, in quanto con il senso soprannaturale della fede aderisce indefettibilmente ad essa, l'approfondisce e la testimonia; partecipa al suo ufficio regale col servizio, imitando Ges Cristo, che, re dell'universo, si fece servo di tutti, soprattutto dei poveri e dei sofferenti. 156. In che modo la Chiesa corpo di Cristo? Per mezzo dello Spirito, Cristo morto e risorto unisce a s intimamente i suoi fedeli. In tal modo i credenti in Cristo, in quanto stretti a lui soprattutto nell'Eucaristia, sono uniti tra loro nella carit, formando un solo corpo, la Chiesa, la cui unit si realizza nella diversit di membra e di funzioni. 157. Chi il capo di questo corpo? Cristo il Capo del corpo, cio della Chiesa (Col 1,18). La Chiesa vive di lui, in lui e per lui. Cristo e Chiesa formano il Cristo totale (sant'Agostino); Capo e membra sono, per cos dire, una sola persona mistica (san Tommaso d'Aquino). 158. Perch la Chiesa detta la sposa di Cristo? Perch il Signore stesso si definito come lo Sposo (Mc 2,19), che ha amato la Chiesa, unendola a s con un'Alleanza eterna. Egli ha dato se stesso per lei, per purificarla con il suo sangue e renderla santa (Ef 5,26) e madre feconda di tutti i figli di Dio. Mentre il termine corpo evidenzia l'unit del capo con le membra, il termine sposa mette in risalto la distinzione dei due in relazione personale. 159. Perch la Chiesa detta tempio dello Spirito Santo? Perch lo Spirito Santo risiede nel corpo che la Chiesa: nel suo Capo e nelle sue membra; egli inoltre edifica la Chiesa nella carit con la Parola di Dio, i sacramenti, le virt e i carismi. 160. Che cosa sono i carismi? I carismi sono doni speciali dello Spirito Santo elargiti ai singoli per il bene degli uomini, per le necessit del mondo e in particolare per l'edificazione della Chiesa, al cui Magistero spetta il loro discernimento. 161. Perch la Chiesa una? La Chiesa una perch ha come origine e modello l'unit di un solo Dio nella Trinit delle Persone; come fondatore e capo Ges Cristo, che ristabilisce l'unit di tutti i popoli in un solo corpo; come anima lo Spirito Santo, che unisce tutti i fedeli nella Comunione in Cristo. Essa ha una sola fede, una sola vita sacramentale, un'unica successione apostolica, una comune speranza e la stessa carit. 162. Dove sussiste l'unica Chiesa di Cristo? L'unica Chiesa di Cristo, come societ costituita e organizzata nel mondo, sussiste (subsistit in) nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui. Solo per mezzo di essa si pu ottenere la pienezza dei mezzi di salvezza, poich il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza al solo collegio apostolico, il cui capo Pietro.

163. Come considerare i cristiani non cattolici? Nelle Chiese e comunit ecclesiali, che si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, si trovano molti elementi di santificazione e di verit. Tutti questi beni provengono da Cristo e spingono verso l'unit cattolica. I membri di queste Chiese e Comunit sono incorporati a Cristo nel Battesimo: noi li riconosciamo perci come fratelli. 164. Come impegnarsi a favore dell'unit dei cristiani? Il desiderio di ristabilire l'unione di tutti i cristiani un dono di Cristo e un appello dello Spirito. Esso riguarda tutta la Chiesa e si attua con la conversione del cuore, la preghiera, la reciproca conoscenza fraterna, il dialogo teologico. 165. In che senso la Chiesa santa? La Chiesa santa, in quanto Dio Santissimo il suo autore; Cristo ha dato se stesso per lei, per santificarla e renderla santificante; lo Spirito Santo la vivifica con la carit. In essa si trova la pienezza dei mezzi di salvezza. La santit la vocazione di ogni suo membro e il fine di ogni sua attivit. La Chiesa annovera al suo interno la Vergine Maria e innumerevoli Santi, quali modelli e intercessori. La santit della Chiesa la sorgente della santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si riconoscono tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione. 166. Perch la Chiesa detta cattolica? La Chiesa cattolica, cio universale, in quanto in essa presente Cristo: L dove Cristo Ges, ivi la Chiesa cattolica (sant'Ignazio di Antiochia). Essa annunzia la totalit e l'integrit della fede; porta e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; inviata in missione a tutti i popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano. 167. cattolica la Chiesa particolare? cattolica ogni Chiesa particolare (cio la diocesi e l'eparchia), formata dalla comunit dei cristiani che sono in comunione nella fede e nei sacramenti, con il loro Vescovo ordinato nella successione apostolica, e con la Chiesa di Roma, che presiede nella carit (sant'Ignazio di Antiochia). 168. Chi appartiene alla Chiesa cattolica? Tutti gli uomini in vario modo appartengono o sono ordinati alla cattolica unit del popolo di Dio. pienamente incorporato alla Chiesa cattolica chi, avendo lo Spirito di Cristo, unito ad essa dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. I battezzati, che non realizzano pienamente tale cattolica unit, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica. 169. Qual il rapporto della Chiesa cattolica con il popolo ebraico? La Chiesa cattolica riconosce il proprio rapporto con il popolo ebraico nel fatto che Dio scelse questo popolo, primo fra tutti, ad accogliere la sua Parola. al popolo ebraico che appartengono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da esso proviene Cristo secondo la carne (Rm 9,4.5). A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica gi risposta alla Rivelazione di Dio nell'Antica Alleanza.

170. Che legame c' tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane? C' un legame, dato anzitutto dall'origine e dal fine comuni di tutto il genere umano. La Chiesa cattolica riconosce che quanto di buono e di vero si trova nelle altre religioni viene da Dio, raggio della sua verit, pu preparare all'accoglienza del Vangelo e spingere verso l'unit dell'umanit nella Chiesa di Cristo. 171. Che cosa significa l'affermazione: Fuori della Chiesa non c' salvezza? Essa significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa, che il suo Corpo. Pertanto non possono essere salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da Cristo e necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi perseverassero. Nello stesso tempo, grazie a Cristo e alla sua Chiesa, possono conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e, sotto l'influsso della grazia, si sforzano di compiere la sua volont conosciuta attraverso il dettame della coscienza. 172. Perch la Chiesa deve annunciare il Vangelo a tutto il mondo? Perch Cristo ha ordinato: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). Questo mandato missionario del Signore ha la sua sorgente nell'amore eterno di Dio, che ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito perch vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verit (1 Tm 2,4). 173. In che modo la Chiesa missionaria? Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa continua nel corso della storia la missione di Cristo stesso. I cristiani pertanto devono annunciare a tutti la Buona Novella portata da Cristo, seguendo la sua strada, disposti anche al sacrificio di s fino al martirio. 174. Perch la Chiesa apostolica? La Chiesa apostolica per la sua origine, essendo costruita sul fondamento degli Apostoli (Ef 2,20); per il suo insegnamento, che quello stesso degli Apostoli; per la sua struttura, in quanto istruita, santificata e governata, fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro. 175. In che cosa consiste la missione degli Apostoli? La parola Apostolo significa inviato. Ges, l'Inviato del Padre, chiam a s dodici fra i suoi discepoli e li costitu come suoi Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua Chiesa. Diede loro il mandato di continuare la sua missione, dicendo: Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi (Gv 20,21), e promettendo di essere con loro sino alla fine del mondo. 176. Che cos' la successione apostolica? La successione apostolica la trasmissione, mediante il Sacramento dell'Ordine, della missione e della potest degli Apostoli ai loro successori, i Vescovi. Grazie a questa trasmissione, la Chiesa rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine, mentre lungo i secoli ordina, per la diffusione del Regno di Cristo sulla terra, tutto il suo apostolato. 177. Chi sono i fedeli?

l fedeli sono coloro che, incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti membri del popolo di Dio. Resi partecipi, secondo la propria condizione, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare la missione affidata da Dio alla Chiesa. Tra loro sussiste una vera uguaglianza nella loro dignit di figli di Dio. 178. Com' formato il popolo di Dio? Nella Chiesa, per istituzione divina, vi sono i ministri sacri che hanno ricevuto il Sacramento dell'Ordine e formano la gerarchia della Chiesa. Gli altri sono chiamati laici. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli, che si consacrano in modo speciale a Dio con la professione dei consigli evangelici: castit nel celibato, povert e obbedienza. 179. Perch Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica? Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e per questo le ha dato autorit. Essa formata dai ministri sacri: Vescovi, presbiteri, diaconi. Grazie al Sacramento dell'Ordine, i Vescovi e i presbiteri agiscono, nell'esercizio del loro ministero, in nome e in persona di Cristo capo; i diaconi servono il popolo di Dio nella diaconia (servizio) della parola, della liturgia, della carit. 180. Come si attua la dimensione collegiale del ministero ecclesiale? Sull'esempio dei dodici Apostoli, scelti e inviati insieme da Cristo, l'unione dei membri della gerarchia ecclesiastica al servizio della comunione di tutti i fedeli. Ogni Vescovo esercita il suo ministero, come membro del collegio episcopale, in comunione col Papa, diventando partecipe con lui della sollecitudine per la Chiesa universale. l sacerdoti esercitano il loro ministero nel presbiterio della Chiesa particolare, in comunione con il proprio Vescovo e sotto la sua guida. 181. Perch il ministero ecclesiale ha anche un carattere personale? Il ministero ecclesiale ha anche un carattere personale, in quanto, in virt del Sacramento dell'Ordine, ciascuno responsabile davanti a Cristo, che lo ha chiamato personalmente, conferendogli la missione. 182. Qual la missione del Papa? Il Papa, Vescovo di Roma e successore di san Pietro, il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unit della Chiesa. il vicario di Cristo, capo del collegio dei Vescovi e pastore di tutta la Chiesa, sulla quale ha, per divina istituzione, potest piena, suprema, immediata e universale. 183. Qual il compito del collegio dei Vescovi? Il collegio dei Vescovi, in comunione con il Papa e mai senza di lui, esercita anch'esso sulla Chiesa la suprema e piena potest. 184. Come i Vescovi attuano la loro missione di insegnare? I Vescovi, in comunione con il Papa, hanno il dovere di annunziare a tutti fedelmente e con autorit il Vangelo, quali testimoni autentici della fede apostolica, rivestiti dell'autorit di Cristo. Mediante il senso soprannaturale della fede, il Popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede, sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa.

185. Quando si attua l'infallibilit del Magistero? L'infallibilit si attua quando il Romano Pontefice, in virt della sua autorit di supremo Pastore della Chiesa, o il Collegio dei Vescovi in comunione con il Papa, soprattutto riunito in un Concilio Ecumenico, proclamano con atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale, e anche quando il Papa e i Vescovi, nel loro ordinario Magistero, concordano nel proporre una dottrina come definitiva. A tali insegnamenti ogni fedele deve aderire con l'ossequio della fede. 186. Come i Vescovi esercitano il ministero di santificare? I Vescovi santificano la Chiesa dispensando la grazia di Cristo con il ministero della parola e dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia, e anche con la loro preghiera, il loro esempio e il loro lavoro. 187. Come i Vescovi esercitano la funzione di governare? Ogni Vescovo, in quanto membro del collegio episcopale, porta collegialmente la sollecitudine per tutte le Chiese particolari e per tutta la Chiesa insieme con gli altri Vescovi uniti al Papa. Il Vescovo, cui viene affidata una Chiesa particolare, la governa con l'autorit della sacra Potest propria, ordinaria e immediata, esercitata nel nome di Cristo, buon Pastore, in comunione con tutta la Chiesa e sotto la guida del successore di Pietro. 188. Qual la vocazione dei fedeli laici? I fedeli laici hanno come vocazione propria quella di cercare il Regno di Dio, illuminando e ordinando le realt temporali secondo Dio. Attuano cos la chiamata alla santit e all'apostolato, rivolta a tutti i battezzati. 189. Come partecipano i fedeli laici all'ufficio sacerdotale di Cristo? Essi vi partecipano nell'offrire - quale sacrificio spirituale gradito a Dio per mezzo di Ges Cristo (1 Pt 2,5), soprattutto nell'Eucaristia -la propria vita con tutte le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita familiare e il lavoro giornaliero, le molestie della vita sopportate con pazienza e il sollievo corporale e spirituale. Cos, anche i laici, dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, offrono a Dio il mondo stesso. 190. Come partecipano al suo ufficio profetico? Vi partecipano accogliendo sempre pi nella fede la Parola di Cristo e annunciandola al mondo con la testimonianza della vita e con la parola, l'azione evangelizzatrice e la catechesi. Quest'azione evangelizzatrice acquista una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo. 191. Come partecipano al suo ufficio regale? I laici partecipano alla funzione regale di Cristo, avendo da lui ricevuto il potere di vincere in se stessi e nel mondo il peccato, con l'abnegazione di s e la santit della loro vita. Esercitano vari ministeri a servizio della comunit e impregnano di valore morale le attivit temporali dell'uomo e le istituzioni della societ. 192. Che cos' la vita consacrata?

uno stato di vita riconosciuto dalla Chiesa. una risposta libera a una chiamata particolare di Cristo, con la quale i consacrati si dedicano totalmente a Dio e tendono verso la perfezione della carit sotto la mozione dello Spirito Santo. Tale consacrazione si caratterizza per la pratica dei consigli evangelici. 193. Che cosa offre la vita consacrata alla missione della Chiesa? La vita consacrata partecipa alla missione della Chiesa mediante una piena dedizione a Cristo e ai fratelli, testimoniando la speranza del Regno celeste. Credo la comunione dei santi 194. Che cosa significa l'espressione comunione dei santi? Tale espressione indica anzitutto la comune partecipazione di tutti i membri della Chiesa alle cose sante (sancta): la fede, i Sacramenti, in particolare l'Eucaristia, i carismi e gli altri doni spirituali. Alla radice della comunione c' la carit che non cerca il proprio interesse (1 Cor 13,5), ma spinge il fedele a mettere tutto in comune (At 4,32), anche i propri beni materiali a servizio dei pi poveri. 195. Che cosa significa ancora l'espressione comunione dei santi? Tale espressione designa anche la comunione tra le persone sante (sancti), e cio tra quanti per la grazia sono uniti a Cristo morto e risorto. Alcuni sono pellegrini sulla terra; altri, passati da questa vita, stanno purificandosi, aiutati anche dalle nostre preghiere; altri, infine, godono gi della gloria di Dio e intercedono per noi. Tutti insieme formano in Cristo una sola famiglia, la Chiesa, a lode e gloria della Trinit, 196. In che senso la beata Vergine Maria Madre della Chiesa? La beata Vergine Maria Madre della Chiesa nell'ordine della grazia perch ha dato alla luce Ges, il Figlio di Dio, Capo del corpo che la Chiesa. Ges, morente in Croce, l'ha indicata come madre al discepolo con queste parole: Ecco la tua madre (Gv 19,27). 197. Come la Vergine Maria aiuta la Chiesa? Dopo l'ascensione del suo Figlio, la Vergine Maria aiuta, con le sue preghiere, le primizie della Chiesa. Anche dopo la sua assunzione in cielo, ella continua a intercedere per i suoi figli, ad essere per tutti un modello di fede e di carit e ad esercitare su di loro un influsso salutare, che sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei un'immagine e un anticipo della risurrezione che li attende, e la invocano come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. 198. Che tipo di culto si rivolge alla santa Vergine? un culto singolare, ma differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato soltanto alla Santissima Trinit. Tale culto di speciale venerazione trova particolare espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e nella preghiera mariana, come il santo Rosario, compendio di tutto il Vangelo. 199. In che modo la beata Vergine Maria l'icona escatologica della Chiesa? Guardando a Maria, tutta santa e gi glorificata in corpo e anima, la Chiesa contempla in lei ci che essa stessa chiamata ad essere sulla terra e quello che sar nella patria celeste. Credo la remissione dei peccati

976 - 983 976. Nel Simbolo la fede nel perdono dei peccati legata alla fede nello Spirito Santo, e alla fede nella chiesa e nella comunione dei santi. Infatti Cristo proprio donando lo SS agli apostoli diede loro il potere di rimettere i peccati. 977. Ges ha legato il perdono dei peccati alla fede e al battesimo: Chi creder e sar battezzato sar salvo. Perch ci unisce a Cristo stesso, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione, permettendo cos di camminare in una vita nuova, il Battesimo il primo e principale sacramento per la remissione dei peccati. 978. La remissione dei peccati si ha innanzitutto col battesimo: non rimane pi nessuna colpa, n originale n posteriore ed rimessa ogni pena da scontare. Ma la grazia del battesimo non libera peraltro la natura dalla debolezza: occorre sempre lottare contro la concupiscenza, fomite continuo del peccato. (La concupiscenza l'inclinazione al male, cfr. n. 405). 979. In questa lotta continua contro l'inclinazione al male Cristo volle consegnare alla chiesa l'opportunit di perdonare ogni peccatore pentito dei peccati commessi dopo il battesimo. 980. Col sacramento della Penitenza si riconciliati con Dio e la Chiesa. Essa un battesimo laborioso, cos ricordano i PP. 981. Cristo risorto ha inviato gli apostoli a predicare la conversione e il perdono dei peccati. Li ha cos incaricati come dice Paolo del ministero della riconciliazione. Esso compiuto non solo annunziando il perdono meritato per noi da Cristo ma anche comunicando la remissione per mezzo del battesimo e riconciliandoli a Dio e alla chiesa per quel potere delle chiavi ricevuto da Cristo. 982. Ogni colpa, anche grave, pu essere perdonata dalla Chiesa. Anche il pi scellerato col pentimento ha la certezza del perdono. Cristo infatti morto per tutti e vuole che nella chiesa le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si penta. 983. La catechesi deve far ricordare la fede nel dono che il Risorto ha fatto alla chiesa: la missione e il potere di perdonare i peccati mediante il ministero degli Apostoli e dei successori.

Dal Compendio: 200. Come si rimettono i peccati? Il primo e principale sacramento per il perdono dei peccati il Battesimo. Per i peccati commessi dopo il Battesimo, Cristo ha istituito il Sacramento della Riconciliazione o Penitenza, per mezzo del quale il battezzato riconciliato con Dio e con la Chiesa. 201. Perch la Chiesa ha il potere di perdonare i peccati? La Chiesa ha la missione e il potere di perdonare i peccati, perch Cristo stesso glielo ha conferito: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi (Gv 20,22-23). Credo la risurrezione della carne

988 - 1019

988. Il credo la professione in Dio P, F e SS, nella sua azione creatrice, salvifica e santificante e culmina nella proclamazione della resurrezione dei morti alla fine dei tempi e nella vita eterna. 989. Crediamo e speriamo che come Cristo risorto dai morti e vive per sempre cos anche i giusti dopo la morte vivranno per sempre col risorto e lui li risusciter agli ultimi tempi. Come fu gi per Ges anche la nostra resurrezione sar opera della Trinit. 990. Il termine carne designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalit. Resurrezione della carne significa che dopo la morte vivr non solo l'anima, che immortale, ma anche il corpo mortale. 991. La fede nella resurrezione della carne stato un elemento fondamentale fin dal primo cristianesimo: credendo in essa siamo cristiani. Se non esiste la resurrezione dei morti allora Cristo non resuscitato, ed quindi vana sia la predicazione che la fede. Invece Cristo risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. 992. Dio ha rivelato progressivamente la resurrezione. La speranza di questa resurrezione corporea si imposta come conseguenza della fede in un Dio creatore di tutto l'uomo, anima e corpo. E a partire dall'alleanza con Abramo e la sua discendenza si comincer ad esprimere la fede nella resurrezione. 993. Sia i farisei sia altri speravano nella resurrezione e Ges la insegna con fermezza; egli replica ai sadducei, dicendo che Dio Dio dei viventi e non dei morti. 994. Ges poi lega la fede nella resurrezione alla sua stessa persona: io sono la resurrezione e la vita. Egli stesso risusciter nell'ultimo giorno chi ha creduto in lui e ha mangiato e bevuto il suo corpo e sangue. Fin d'ora d un segno e una caparra di quanto avverr resuscitando alcuni morti, e risorgendo lui stesso. Di tale avvenimento suo personale parla negli annunzi della passione, nei segni di Giona e del tempio. 995. Testimone di Cristo significa essere testimone della sua resurrezione e aver mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione. La speranza che abbiamo nella sua resurrezione contrassegnata dagli incontri avvenuti durante la pasqua. Risusciteremo come lui, con lui e per mezzo di lui. 996. Fin dagli inizi la fede nella resurrezione ha incontrato incomprensioni ed opposizioni: si accetta con facilit che la vita dopo la morte continui in modo spirituale ma credere che il corpo risorga arduo per tanti. 997. Con la morte il corpo e l'anima si separano; il primo conosce la corruzione mentre l'anima va incontro a Dio, pur attendendo un giorno di essere riunita al suo corpo glorificato. Questa riunione sar una vita incorruttibile, in forza della resurrezione di Ges. E questo il significato di risuscitare. 998. Risusciteranno tutti i morti, buoni e cattivi. 999. Risorgeremo con il corpo, che sar per trasfigurato in corpo glorioso, in corpo spirituale. 1000. Il modo in cui avviene la resurrezione supera le possibilit della nostra immaginazione e del nostro intelletto. E' accessibile quindi alla sola fede. Ma partecipando all'eucaristia gi pregustiamo la trasfigurazione del nostro corpo: come infatti dopo la benedizione divina il pane non pi pane comune

ma eucaristia, con due realt, terrena e celeste, cos i nostri corpi che la ricevono non sono pi corruttibili, perch ora hanno in s il germe della risurrezione (Ireneo). 1001. La resurrezione avverr all'ultimo giorno, quando il mondo finir e si avr la parusia di Cristo. 1002. Va detto poi che gi ora in un certo modo noi gi siamo risuscitati con Cristo. Infatti grazie allo SS gi ora la nostra vita una partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo, per il fatto che col battesimo con lui siamo stati sepolti e con lui siamo risuscitati per la fede nella potenza di Dio, lo stesso Dio che ha risuscitato Ges dai morti. 1003. Per cui uniti a Cristo col battesimo gi partecipiamo alla vita celeste del risorto, e per questa vita nascosta con Cristo in Dio. Nutriti dell'eucaristia, gi apparteniamo al corpo di Cristo. Nell'ultimo giorno tutto sar manifesto. 1004. Nell'attesa del giorno ultimo il corpo e l'anima del cristiano hanno gi la dignit di essere in Cristo. Perci occorre rispettare il corpo, proprio e di tutti, specie quando soffre. 1005. Per risuscitare con Cristo occorre morire con lui. E' necessaria la morte, la separazione dell'anima dal corpo. 1006. La morte pone l'enigma della condizione umana. Per la fede la morte il salario del peccato; per chi muore nella grazia di Cristo la partecipazione alla sua morte, per poi poter partecipare alla sua resurrezione. 1007. La morte segna la fine della vita terrena: ci ci ricorda che abbiamo un tempo limitato per realizzare la nostra esistenza. 1008. Il magistero, che l'interprete autentico delle affermazioni della scrittura e della tradizione, insegna che la morte entrata nel mondo a causa del peccato dell'uomo. Dio lo aveva infatti destinato a non morire, nonostante avesse un'anima mortale; essa si ebbe perch l'uomo pecc. 1009. Anche Ges ha subito la morte, propria della condizione umana. Malgrado davanti ad essa fosse angosciato, la assunse in un atto di totale e libera sottomissione alla volont del Padre. Colla sua obbedienza la maledizione della morte si trasformata in benedizione. 1010. Grazie a Ges la morte cristiana assume cos un significato positivo: se moriamo con lui, vivremo anche con lui. Mediante il battesimo noi gi in modo sacramentale siamo morti con Cristo per vivere una vita nuova. Morendo nella grazia di Cristo questo morire in Cristo si consuma anche fisicamente. Cos siamo incorporati a lui nel suo atto redentore. 1011. L'uomo pu provare l'emozione di Paolo che desiderava la morte perch con essa Dio chiama l'uomo a s. La morte si pu anche trasformare cos in un atto di amore e obbedienza al Padre sull'esempio di Ges. 1012. La liturgia ci ricorda che la vita trasformata e non tolta; mentre si distrugge l'abitazione di questa terra, un'altra eterna preparata in cielo. 1013. Colla morte termina il tempo della grazia e della misericordia che Dio offre all'uomo per realizzare la sua vita secondo il disegno di Dio e salvarsi. Non esiste reincarnazione. 1014. La chiesa ci incoraggia a prepararci all'ora della morte.

Dal Compendio 202. Che cosa si indica con il termine carne, e qual la sua importanza? Il termine carne designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalit. La carne il cardine della salvezza (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne. 203. Che cosa significa risurrezione della carne? Significa che lo stato definitivo dell'uomo non sar soltanto l'anima spirituale separata dal corpo, ma che anche i nostri corpi mortali un giorno riprenderanno vita. 204. Qual il rapporto tra la Risurrezione di Cristo e la nostra? Come Cristo veramente risorto dai morti e vive per sempre, cosi egli stesso risusciter tutti nell'ultimo giorno, con un corpo incorruttibile: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna (Gv 5,29). 205. Con la morte, che cosa succede al nostro corpo e alla nostra anima? Con la morte, separazione dell'anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l'anima, che immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorger trasformato. Comprendere come avverr la risurrezione supera le possibilit della nostra immaginazione e del nostro intelletto. 206. Che cosa significa morire in Cristo Ges? Significa morire in grazia di Dio, senza peccato mortale. Il credente in Cristo, seguendo il suo esempio, pu cos trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore verso il Padre. Certa questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui (2 Tm 2, 11). Credo la vita eterna 1020 - 1060 1020. Per il cristiano la propria morte unita a quella di Ges; essa per lui quindi un andare verso Ges ed entrare nella vita eterna. 1021. Colla morte si conclude il tempo utile per accogliere la grazia divina apparsa in Cristo. Il NT parla del giudizio soprattutto in vista dell'ultima venuta di Ges ma afferma anche l'immediata retribuzione che sar data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. 1022. Ogni uomo, appena muore, riceve nella sua anima la retribuzione eterna. Ci che avviene un giudizio particolare. Qui la vita messa in rapporto a Cristo e quindi o passer attraverso una purificazione, o entrer subito nella beatitudine del cielo o si danner per sempre. 1023. Quanti muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo: sono simili a Dio in quanto lo vedono cos come egli , faccia a faccia.

1024. Questa vita perfetta, comunione di vita e d'amore colla Trinit, gli angeli e i santi, si chiama cielo. Il cielo il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue profonde aspirazioni. E' lo stato di felicit suprema e definitiva. 1025. Vivere in cielo essere con Cristo. In lui gli eletti trovano la loro vera identit. 1026. Ges ci ha aperto il cielo colla sua morte e resurrezione. La vita dei beati consiste nel possedere pienamente i frutti della redenzione di Cristo. Questa redenzione li associa alla gloria. Cos il cielo la beata comunit di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui. 1027. E' un mistero di comunione beata che supera ogni comprensione e descrizione. La scrittura per parlarne usa delle immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, casa del padre, vino del regno. 1028. Dio perch trascendente non pu essere visto come se non quando lui stesso vuol farsi vedere dall'uomo. La contemplazione di Dio nella sua gloria celeste si chiama visione beatifica. 1029. Nella gloria celeste i beati continuano a compiere la volont di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. 1030. Chi muore nella grazia e nell'amicizia di Dio ma non del tutto purificato, se pur certo della salvezza eterna per dopo la morte sottoposto a una purificazione. Essa necessaria per ottenere quella santit necessaria per entrare nella gloria del cielo. 1031. Questa purificazione finale degli eletti si chiama purgatorio. La dottrina di fede di esso stata formulata soprattutto a Firenze e Trento. In riferimento a certi passi della bibbia la tradizione parla di un fuoco purificatore. 1032. La bibbia parla anche della pratica della preghiera per i defunti, perch essi siano assolti dai peccati. Perci sono raccomandati l'eucaristia, le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza. 1033. Noi ci uniamo liberamente a Dio; possiamo peccare gravemente contro lui, il prossimo e noi stessi. La separazione da Ges si ha - lui stesso lo ricorda - se non soccorriamo i poveri e i piccoli, suoi fratelli. Il morire in peccato mortale, senza esserne pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio significa essere per sempre separati da lui, e ci per una libera scelta. Inferno quindi l'auto - esclusiva separazione dalla comunione con Dio e i beati. 1034. Spesso Ges parla di geenna e fuoco inestinguibile riservati a chi sino all'ultimo non intende pentirsi e convertirsi. In essi periscono sia l'anima che il corpo. 1035. La chiesa afferma che l'inferno esiste ed eterno. Qui vi discendono immediatamente le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale. La pena principale la separazione eterna da Dio, colui nel quale solo la vita e la felicit. 1036. L'insegnamento circa l'inferno un appello a un uso responsabile della propria libert, in vista del proprio destino eterno. E al contempo un pressante appello alla conversione. 1037. Nessuno predestinato all'inferno. Esso la conseguenza di un'avversione volontaria a Dio (il peccato mortale) e in cui si persiste fino alla fine. Nella preghiera invochiamo sempre la misericordia di Dio che vuole che tutti si pentano.

1038. La resurrezione di tutti, giusti ed ingiusti, precede il giudizio finale. Allora tutti usciranno dai sepolcri, o per una resurrezione di vita o per una resurrezione di condanna, e Cristo verr nella sua gloria e giudicher. 1039. Cristo la verit e davanti a lui sar definitivamente messa a nudo la verit sul rapporto di ogni uomo con Dio. Il giudizio finale manifester fino alle sue ultime conseguenze il bene compiuto o omesso durante la vita terrena. 1040. Il giudizio finale avverr quando Cristo ritorner glorioso. Solo il Padre sa l'ora, cio solo egli decide quando ci avverr. Per mezzo del F pronuncer la sua parola definitiva su tutta la storia. Allora si sveler il senso ultimo della creazione e dell'economia della salvezza e si comprenderanno le vie mirabili per le quali la provvidenza ha condotto ogni cosa verso questo fine ultimo. Il giudizio finale mostra che la giustizia di Dio trionfer su tutte le ingiustizie e che l'amore pi forte della morte. 1041. Il giudizio finale ci chiama alla conversione, fino a che dura il tempo utile; ispira il timore di Dio, impegna per la giustizia del regno di Dio. Fa vivere la beata speranza del ritorno del Signore, che torna per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da parte di tutti i credenti in lui. 1042. Alla fine dei tempi il regno di Dio giunger alla sua pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti saranno glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sar rinnovato. Cos la chiesa avr il suo compimento nella gloria del cielo. Tutto ormai, compreso il mondo sar ricapitolato con Cristo. 1043. E' un misterioso rinnovamento che trasformer il mondo e l'umanit e che la bibbia nomina: nuovi cieli e nuova terra. E' la realizzazione definitiva del disegno di Dio di ricapitolare tutto in Cristo. 1044. Nel nuovo universo la Gerusalemme celeste dimorer tra gli uomini. La morte, il lutto, gli affanni sono passati. 1045. L'unit del genere umano sar compiuta, unit che Dio ha voluto fin dalla creazione e di cui la chiesa ne come un sacramento lungo il corso dei secoli. Chi unito a Cristo far parte della comunit dei redenti, la citt santa, la sposa dell'agnello. Nulla delle ferite della citt degli uomini sar pi presente. Si avr la visione beatifica, cio Dio che si manifester in modo inesauribile agli eletti e ci sar sorgente eterna di gioia, pace, reciproca comunione. 1046. Anche il cosmo sar partecipe di questa comunione. 1047. Infatti anche l'universo visibile destinato ad essere trasformato, restaurato nel suo stato primitivo, per essere senza ostacoli al servizio dei giusti, partecipando alla loro glorificazione in Ges. 1048. Ignoriamo il tempo in cui avverr tale compimento n sappiamo il mondo. Certamente passer l'aspetto di questo mondo, deturpato dal peccato. Sappiamo che Dio prepara una nuova terra dove abiter la giustizia e la felicit sazier ogni desiderio di pace. 1049. L'attesa di una nuova terra stimola a lavorare nella terra presente, perch qui che cresce il corpo della nuova umanit, che gi offre una certa prefigurazione di ci che sar il mondo nuovo. Se il progresso terreno distinto dal progresso del regno di Cristo, tuttavia se esso contribuisce a ordinare meglio la societ umana, allora di grande importanza.

1050. Infatti la dignit dell'uomo, la comunione fraterna, la libert, insomma il buono di questa terra lo si ritrover ancora, purificato, illuminato e trasfigurato quando Cristo consegner al Padre il regno eterno ed universale. Allora Dio sar tutto in tutti nella vita eterna. Dal Compendio:

207. Che cos' la vita eterna? La vita eterna quella che inizier subito dopo la morte. Essa non avr fine. Sar preceduta per ognuno da un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti, e sar sancita dal giudizio finale. 208. Che cos' il giudizio particolare? il giudizio di retribuzione immediata, che ciascuno, fin dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima immortale, in rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale retribuzione consiste nell'accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo un'adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna nell'inferno. 209. Che cosa s'intende per cielo? Per cielo s'intende lo stato di felicit suprema e definitiva. Quelli che muoiono nella grazia di Dio e non hanno bisogno di ulteriore purificazione sono riuniti attorno a Ges e a Maria, agli Angeli e ai Santi. Formano cos la Chiesa del cielo, dove essi vedono Dio a faccia a faccia (1 Cor 13,12), vivono in comunione d'amore con la Santissima Trinit e intercedono per noi. 210. Che cos' il purgatorio? Il purgatorio lo stato di quanti muoiono nell'amicizia di Dio, ma, bench sicuri della loro salvezza eterna, hanno ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine celeste. 211. Come possiamo aiutare la purificazione delle anime del purgatorio? In virt della comunione dei santi, i fedeli ancora pellegrini sulla terra possono aiutare le anime del purgatorio offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di penitenza. 212. In che cosa consiste l'inferno? Consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale dell'inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente l'uomo ha la vita e la felicit, per le quali stato creato e alle quali aspira. Cristo esprime questa realt con le parole: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno (Mt 25,41). 213. Come si concilia l'esistenza dell'inferno con l'infinita bont di Dio? Dio, pur volendo che tutti abbiano modo di pentirsi (2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l'uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, l'uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel peccato mortale, rifiutando l'amore misericordioso di Dio.

214. In che cosa consister il giudizio finale? Il giudizio finale (universale) consister nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Ges, ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetter a riguardo dei giusti e degli ingiusti (At 24,15), riuniti tutti insieme davanti a lui. A seguito di tale giudizio finale, il corpo risuscitato parteciper alla retribuzione che l'anima ha avuto nel giudizio particolare. 215. Quando avverr questo giudizio? Questo giudizio avverr alla fine del mondo, di cui solo Dio conosce il giorno e l'ora. 216. Che cos' la speranza dei cieli nuovi e della terra nuova? Dopo il giudizio finale, lo stesso universo, liberato dalla schiavit della corruzione, parteciper alla gloria di Cristo con l'inaugurazione dei nuovi cieli e di una terra nuova (2 Pt 3,13). Sar cos raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione definitiva del disegno salvifico di Dio di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef l, l0). Dio allora sar tutto in tutti (1 Cor 15,28), nella vita eterna. Amen 1061-1065 1061. L'ultimo libro della Bibbia e il Credo terminano con Amen, che chiude molte preghiere del NT e ogni preghiera della chiesa. 1062. Amen in ebraico ha la stessa radice di credere. Esprime solidit, affidabilit, fedelt. Amen quindi esprime sia la fedelt di Dio verso di noi, sia la nostra fiducia in lui. 1063. In Isaia Dio di verit significa esattamente Dio dell'amen, cio un Dio fedele alle sua promesse. E Ges spesso dice amen due volte di seguito a sottolineare l'affidabilit del suo insegnamento, la sua autorit fondata sulla verit di Dio. 1064. L'Amen finale del credo riprende e conferma l'io credo iniziale. Credere significa dire amen alle parole, promesse, comandi di Dio; fidarsi totalmente dell'Amen di infinito amore e di perfetta fedelt. La vita di ogni giorno sar cos l'amen all'io credo del Simbolo professato nel battesimo. 1065. Ges stesso l'amen: quello definito dell'amore del Padre per noi; colui che assume e porta a pienezza il nostro amen al Padre. Perch in lui tutte le promesse di Dio si sono compiute, divenendo un si continuo, allora attraverso lui a Dio sale il nostro amen per la sua gloria. Dal Compendio: 217. Che cosa significa l'Amen, che conclude la nostra professione di fede? La parola ebraica Amen, che conclude anche l'ultimo libro della Sacra Scrittura, alcune preghiere del Nuovo Testamento e quelle liturgiche della Chiesa, significa il nostro s fiducioso e totale a quanto abbiamo professato di credere, fidandoci totalmente di colui che l' Amen (Ap 3,14) definitivo: Cristo Signore.

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