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APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II

Denizione 1. Si dice spazio metrico la coppia ordinata (X, d) costituita da


un insieme non vuoto X (i cui elementi si diranno punti) e da unapplicazione
d : X X R detta distanza o metrica tali che, per ogni x, y, z X:
d (x, y) 0
d (x, y) = 0 x = y
d (x, y) = d (y, x)
d (x, z) d (x, y) + d (y, z)
Una metrica su uno spazio vettoriale reale V pu essere ottenuta denendo su
questultimo una norma.
Denizione 2. Sia V uno spazio vettoriale reale. Si chiama norma su V unap-
plicazione || : V R che verica le seguenti condizioni:
|v| 0 v V
|v| = 0 v = 0 v V
|av| = [a[ |v| a R, v V
|u +v| |u| +|v| u, v V
Lultima condizione nota come disuguaglianza triangolare.
Si verica facilmente che, assegnata una norma su V, posto
d (u, v) := |u v|
per ogni u, v V, lapplicazione d una distanza su V. A sua volta, una norma
su uno spazio vettoriale reale V pu essere indotta da un prodotto scalare.
Denizione 3. Assegnato uno spazio vettoriale reale V, dicesi prodotto scalare
su V unapplicazione : V V R tale che
u v = v u u, v V
u (v +w) = u v +u w u, v, w V
a (u v) = (au) v = u (av) a R, u, v V
u u 0 u V e u u = 0 u = 0
E semplice provare che, ponendo per ogni v V
|v| :=

v v
lapplicazione || una norma su V.
Esempio 4. Nello spazio vettoriale reale R
n
(con n 1) il prodotto scalare
standard denito da
x y =
n

i=1
x
i
y
i
= x
1
y
1
+ x
2
y
2
+ + x
n
y
n
1
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 2
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) , y = (y
1
, y
2
, . . . , y
n
) R
n
. Nel seguito denoteremo
gli elementi di R
n
anche come vettori colonna
x =
_
_
_
_
_
x
1
x
2
.
.
.
x
n
_
_
_
_
_
o, anche
x =
_

_
x
1
x
2
.
.
.
x
m
_

_
=
_
x
1
x
2
. . . x
n

T
La norma indotta su R
n
dal prodotto scalare standard, detta norma euclidea,
denita da
|x| :=

_
n

i=1
x
2
i
=
_
x
2
1
+ x
2
2
+ + x
2
n
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) R
n
. Si osservi che per n = 1 la norma eucli-
dea coincide con il valore assoluto. Inne, la distanza su R
n
indotta dalla norma
euclidea, detta distanza o metrica euclidea, denita da
d (x, y) := |x y| =

_
n

i=1
(x
i
y
i
)
2
=
_
(x
1
y
1
)
2
+ (x
2
y
2
)
2
+ + (x
n
y
n
)
2
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) , y = (y
1
, y
2
, . . . , y
n
) R
n
.
In uno spazio metrico possibile estendere il concetto di limite introdotto per
funzioni reali di una variabile reale nel corso di Analisi Matematica I; concetto che
si basava su quello di intorno di un punto di R. A tale scopo si introducono le
seguenti denizioni.
Denizione 5. Sia (X, d) uno spazio metrico. Se x
0
X e r > 0, dicesi intorno
sferico (o palla aperta) di centro x
0
e raggio r, il sottoinsieme di X cos denito
B
r
(x
0
) := x X[ d (x, x
0
) < r
Osservazione 6. Ogi intorno sferico B
r
(x
0
) contiene x
0
dal momento che d (x
0
, x
0
) =
0 < r. Inoltre, se n = 1
B
r
(x
0
) = x R[ [x x
0
[ < r = (x
0
r, x
0
+ r)
Denizione 7. Siano (X, d) uno spazio metrico, x
0
X e V X un sottoinsieme
non vuoto di X. V si dice intorno di x
0
se esiste r>0 tale che
B
r
(x
0
) V
Osservazione 8. Tale denizione del tutto generale, ma nella pratica si utilizzano
prevalentemente intorni sferici.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 3
Denizione 9. Sia A X un sottoinsieme non vuoto di uno spazio metrico (X, d).
Un punto x
0
X dicesi punto di accumulazione per A se per ogni intorno V di
x
0
risulta
V A x
0
, =
x
0
si dice punto isolato di A se esiste un intorno U di x
0
tale che
U A = x
0

Linsieme dei punti di accumulazione per A dicesi derivato di A e si denota con


D(A).
Possiamo ora denire il concetto di limite in un contesto pi generale.
Denizione 10. Siano assegnati due spazi metrici (X, d) e (Y, d

), una funzione
f : A Y con ,= A X, l Y e x
0
punto di accumulazione per A. Si dice che
f tende a l per x che tende a x
0
e si scrive
lim
xx0
f (x) = l
se per ogni intorno V di l esiste un intorno U di x
0
tale che
x U A x
0
: f (x) V
Osservazione 11. Si tratta di una ovvia generalizzazione della denizione di limite
di una funzione reale di una variabile reale. Considerando gli intorni sferici V =
B

(l) Y e U = B

(x
0
) X, con > 0 e > 0 (piccoli a piacere)
lim
xx0
f (x) = l > 0 > 0

x A x
0
, d (x, x
0
) < : d

(f (x) , l) <
o, equivalentemente
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
d

(f (x) , l) = 0
Nel corso di Analisi Matematica II, si lavorer con gli spazi metrici X = R
n
e Y = R
m
dotati, rispettivamente, della corrispondente metrica euclidea. Si
considereranno, pertanto, funzioni
f : A R
n
R
m
Se n 2 e m = 1, si parler di funzioni reali di pi variabili reali. Se n 2
e m 2, si parler di funzioni vettoriali di pi variabili reali, denotate anche
con f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
) o
f =
_
_
_
_
_
f
1
f
2
.
.
.
f
m
_
_
_
_
_
Al ne di non creare confusione, le funzioni vettoriali saranno denotate con il
grassetto. In modo analogo, i vettori di R
n
con n 2, saranno evidenziati con il
grassetto e la rispettiva norma euclidea sar indicata con
|x|
distinguendola dal valore assoluto di un numero reale x R (n = 1) denotata
con
[x[
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 4
Dunque, assegnati una funzione f : A R
n
R, n 2, x
0
R
n
punto di
accumulazione per A e l R
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
[f (x) l[ = 0
Analogamente, assegnati una funzione f : A R
n
R
m
, n 2,m 2, x
0
R
n
punto di accumulazione per A e l R
m
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
|f (x) l| = 0
Proposizione 12. Assegnati una funzione f : A R
n
R
m
, n 2,m 2,
x
0
R
n
punto di accumulazione per A e l R
m
Se
f =
_
_
_
_
_
f
1
f
2
.
.
.
f
m
_
_
_
_
_
e
l =
_
_
_
_
_
l
1
l
2
.
.
.
l
m
_
_
_
_
_
allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) lim
xx0
f (x) = l
b) lim
xx0
f
i
(x) = l
i
i = 1, 2, . . . , m
Dimostrazione. Si osservi che, in generale, per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) R
n
e per
ogni i = 1, 2, . . . , n
[x
i
[ =
_
x
2
i

_
x
2
1
+ x
2
2
+ + x
2
n
= |x|
Pertanto, poich
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
|f (x) l| = 0 lim
xx0

_
m

i=1
(f
i
(x) l
i
)
2
= 0
limplicazione b) = a) ovvia. Per quanto riguarda laltra implicazione a) =
b), si prova per confronto, dal momento che, per ogni i = 1, 2, . . . , m
0 [f
i
(x) l
i
[ |f (x) l|
Passando al limite per x x
0
, poich |f (x) l| 0, dal teorema dei carabi-
nieri segue la b).
Con la nuova denizione di limite continuano a valere i teoremi gi noti per il
limite di funzioni reali di una variabile reale. In particolare, si conserva lunicit
del limite e sussiste il seguente teorema.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 5
Teorema 13. (della restrizione) Siano (X, d) e (Y, d

) due spazi metrici, f :


A X Y una funzione, l Y e x
0
X un punto di accumulazione per A.
Allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) lim
xx0
f (x) = l
b) lim
xx0
f
|B
(x) = l B A

x
0
D(B)
Osservazione 14. In particolare, se esistono due restrizioni dierenti B
1
A e
B
2
A tali che x
0
D(B
1
) D(B
2
) e
lim
xx0
f
|B1
(x) = l
1
lim
xx0
f
|B2
(x) = l
2
con l
1
,= l
2
, allora non esiste il
lim
xx0
f (x)
Esempio 15. Proviamo che non esiste il seguente limite
lim
(x,y)(0,0)
x
2
y
2
x
2
+ y
2
Se restringiamo la funzione
x
2
y
2
x
2
+y
2
allasse x denotato con r otteniamo
lim
(x,y)(0,0)
f
|r
(x, y) = lim
t0
f (t, 0) = lim
t0
t
2
t
2
= 1
Se restringiamo la funzione allasse y denotata con s otteniamo
lim
(x,y)(0,0)
f
|s
(x, y) = lim
t0
f (0, t) = lim
t0

t
2
t
2
= 1
Ne segue che il limite della funzione non esiste.
Osservazione 16. In generale, per funzioni reali di pi variabili reali, non semplice
calcolare il limite. Tuttavia il seguente teorema fornisce un possibile metodo per il
calcolo di limiti in tale contesto.
Teorema 17. Sia f : A R
2
R una funzione reale. Se (x
0
, y
0
) D(A) e l R,
allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) lim
(x,y)(x0,y0)
f (x, y) = l
b) g : (0, +) [0, +) tale che [f (x
0
+ cos , y
0
+ sin ) l[ g () per
ogni [0, 2) e per ogni (0, ) (con > 0) e lim
0
+
g () = 0.
Sussiste altres il teorema sul limite di funzioni composte.
Teorema 18. (limite di funzioni composte o del cambiamento di varia-
bile) Siano assegnati tre spazi metrici (X, d), (Y, d

) ,(Z, d

), due funzioni f : A
X Y e g : B Y Z con f (A) B e tre punti x
0
D(A), y
0
D(B) e
l Z. Se
lim
xx0
f (x) = y
0
e
lim
yy0
g (y) = l
allora
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 6
lim
xx0
g (f (x)) = l
Denizione 19. Siano (X, d) e (Y, d

) due spazi metrici, f : A X Y una


funzione e x
0
A. Si dice che f continua in x
0
se per ogni intorno V di f (x
0
)
esiste un intorno Udi x
0
tale che
f (U A) V
f si dice continua in A se continua in ogni punto di A.
Osservazione 20. In altre parole, se ci riferiamo ad intorni sferici, f continua in
x
0
se per ogni > 0 esiste > 0 tale che per ogni x B

(x
0
) A risulta
f (x) B

(f (x
0
))
Si prova facilmente la seguente
Proposizione 21. Mantenendo le stesse notazioni, f continua in x
0
se e solo se
x
0
un punto isolato di A oppure x
0
D(A) e
lim
xx0
f (x) = f (x
0
)
Osservazione 22. Tutte le funzioni reali elementari di pi variabili reali sono con-
tinue nel loro insieme di denizione. Inoltre, assegnati una funzione vettoriale
f : A R
n
R
m
, n 2,m 2, x
0
R
n
punto di accumulazione per A, in virt
della proposizione 12, f continua in x
0
se e solo se le sue componenti sono continue
in x
0
. Ritornando al caso generale di funzioni denite in uno spazio metrico e valori
in un altro spazio metrico, esiste una particolare classe di funzioni continue, quelle
lipschitziane.
Denizione 23. Siano (X, d) e (Y, d

) due spazi metrici. Una funzione f : X Y


dicesi lipschitziana se esiste una costante K > 0 tale che
d

(f (x) , f (y)) Kd (x, y)


per ogni x, y X. La pi piccola costante L > 0 che soddisfa tale condizione
detta la costante di Lipschitz di f ed denotata con
Lip (f) = L := inf K > 0 [ d

(f (x) , f (y)) Kd (x, y) x, y X = sup


x=y
d

(f (x) , f (y))
d (x, y)
Proposizione 24. Ogni funzione f : X Y lipschitziana continua.
Dimostrazione. Scelti ad arbitrio x
0
X e > 0, posto :=

L
, si verica
facilmente che, per ogni x B

(x
0
) risulta f (x) B

(f (x
0
)). Infatti, se
d (x, x
0
) <
si ha che
d

(f (x) , f (x
0
)) Ld (x, x
0
) < L = L

L
=

Proposizione 25. Sia L : R


n
R
m
unapplicazione lineare. Allora L continua.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 7
Dimostrazione. Sia v =
_
_
_
_
_
v
1
v
2
.
.
.
v
n
_
_
_
_
_
R
n
. Se e
1
, e
2
, . . . , e
n
rappresenta la base
canonica di R
n
, allora
v = v
1
e
1
+ v
2
e
2
+ + v
n
e
n
= v
1
_
_
_
_
_
1
0
.
.
.
0
_
_
_
_
_
+ v
2
_
_
_
_
_
0
1
.
.
.
0
_
_
_
_
_
+ + v
n
_
_
_
_
_
0
0
.
.
.
1
_
_
_
_
_
Per la linearit di L si a che
L(v) = v
1
L(e
1
) + v
2
L(e
2
) + + v
n
L(e
n
)
Passando alle norme euclidee (in R
n
e R
m
), tenuto conto della disuguaglianza
triangolare e del fatto che, per ogni i = 1, 2, . . . , n
[v
i
[ |v|
si ha che
|L(v)| |v
1
L(e
1
)| + +|v
n
L(e
n
)| = [v
1
[ |L(e
1
)| + +[v
n
[ |L(e
n
)|
|v| |L(e
1
)| + +|v| |L(e
n
)| M |v|
avendo posto
M := |L(e
1
)| + +|L(e
n
)|
Dunque, L Lipschitziana e, quindi, continua.
Osservazione 26. Se v ,= 0 allora
|L(v)|
|v|
M
Ha senso, pertanto, denire il seguente numero reale
|L| := sup
v=0
|L(v)|
|v|
detto coeciente di massima dilatazione di L. Proveremo nel seguito che,
in realt
|L| = sup
vS
|L(v)| = max
vS
|L(v)|
dove
S = v R
n
[ |v| = 1
Ovviamente, dalla denizione di |L|segue che
|L| = 0 L = 0
In caso contrario, |L| > 0 e, v R
n
|L(v)| |L| |v|
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 8
Proposizione 27. Sia L : R
n
R
m
unapplicazione lineare. Allora esiste ununica
matrice A M
m,n
(R) tale che
L(v) = Av
per ogni v R
n
.
Dimostrazione. Per ogni i = 1, 2, . . . , n sia
L(e
i
) =
_
_
_
_
_
_
_
a
1i
a
2i
a
3i
.
.
.
a
mi
_
_
_
_
_
_
_
dove e
1
, e
2
, . . . , e
n
la base canonica di R
n
. Allora la matrice
A := (a
ij
) =
_
L(e
1
) L(e
2
) L(e
3
) L(e
n
)
_
M
m,n
(R)
tale che
L(v) = Av
per ogni v R
n
. Infatti, se
v = v
1
e
1
+ + v
n
e
n
L(v) = v
1
L(e
1
) + + v
n
L(e
n
) = v
1
_
_
_
_
_
a
11
a
21
.
.
.
a
m1
_
_
_
_
_
+ + v
n
_
_
_
_
_
a
1n
a
2n
.
.
.
a
mn
_
_
_
_
_
= Av
(ricordando la denizione di prodotto righe per colonne tra matrici). Inne, se
B=(b
ij
) M
m,n
(R) unaltra matrice tale che
L(v) = Bv
per ogni v R
n
, allora
Av = Bv
per ogni v R
n
. In particolare
Ae
i
= Be
i
per ogni i = 1, 2,. . . , n. Ne segue che A = B.
Osservazione 28. In virt della precedente proposizione, le applicazioni lineari di
R
n
in R
m
e le matrici reali di tipo (m, n) si identicano. La marice A M
m,n
(R)
tale che
L(v) = Av
per ogni v R
n
, dicesi la matrice associata a L (rispetto alle basi canoniche di
R
n
e R
m
). Si estende ad A la denizione di coeciente di massima dilatazione
|A| := sup
v=0
|Av|
|v|
= max
vS
|Av|
In particolare, v R
n
|Av| |A| |v|
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 9
Denizione 29. Sia (X, d) uno spazio metrico. Un sottoinsieme A X si dice
aperto se vuoto oppure se x
0
A r > 0 tale che
B
r
(x
0
) A
Estendiamo agli spazi metrici i concetti gi noti in R di punto interno, esterno e
di punto di frontiera.
Denizione 30. Siano (X, d) uno spazio metrico e , = A X. Un punto x
0
X
si dice interno ad A se esiste r > 0 tale che B
r
(x
0
) A. Si dice esterno ad A
se interno a (
X
(A) = X A, cio se esiste r > 0 tale che B
r
(x
0
) (
X
(A) (o,
equivalentemente, B
r
(x
0
) A = ). Si dice punto di frontiera (o di bordo) per
A se non n interno n esterno ad A, cio se ogni intorno di x
0
contiene almeno un
punto di A e un punto di (
X
(A) (r > 0 B
r
(x
0
) A ,= e B
r
(x
0
) (
X
(A) ,= ).
Linsieme dei punti interni ad A dicesi linterno di A e si denota con

A := x X[ r > 0

B
r
(x) A
Linsieme dei punti di frontiera per A si indica con A. La chiusura di A
linsieme
A :=

A A
Osservazione 31. Evidentemente, un insieme A aperto se e solo se coincide con il
suo interno

A.
Denizione 32. Un sottoinsieme C X di uno spazio metrico (X, d) si dice
chiuso se (
X
(C) = X C aperto. Si dice limitato se esistono un punto x
0
X
e r > 0 tali che C B
r
(x
0
).
Osservazione 33. In base alle denizioni, e X sono aperti e chiusi.
Esiste un intimo legame tra il concetto di funzione continua e quello di aperto
come mostra la seguente proposizione.
Proposizione 34. Siano (X, d) e (Y, d

) due spazi metrici e f : X Y una


funzione. Allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
i) f continua in X
ii) per ogni aperto A Y , f
1
(A) aperto in X
iii) per ogni chiuso C Y , f
1
(C) chiuso in X
Dimostrazione. i) ii). Sia A Y un aperto. Se f
1
(A) = allora la tesi
provata. In caso contrario, sia x
0
f
1
(A). Allora f (x
0
) A. Essendo
questultimo aperto, esiste > 0 tale che
B

(f (x
0
)) A
Essendo per ipotesi f continua in x
0
esiste > 0 tale che
f (B

(x
0
)) B

(f (x
0
))
cio
B

(x
0
) f
1
(B

(f (x
0
))) f
1
(A)
Dunque, x
0
interno a f
1
(A) e, data larbitrariet di x
0
, f
1
(A) aperto.
ii) i). Siano x
0
X e > 0. Lintorno sferico A := B

(f (x
0
)) aperto in
Y e, quindi, per ipotesi f
1
(A) aperto in X. Poich f (x
0
) A, ne segue che
x
0
f
1
(A) e che esiste > 0 tale che
B

(x
0
) f
1
(A)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 10
cio
f (B

(x
0
)) A = B

(f (x
0
))
Per larbitrariet di x
0
, f continua in X. Lequivalenza ii) iii) di
immediata dimostrazione se si osserva che
(
X
_
f
1
(C)
_
= f
1
((
Y
(C))

Denizione 35. Uno spazio metrico (X, d) si dice connesso se gli unici sottoin-
siemi di X sia aperti che chiusi sono e X. Equivalentemente X connesso se e
solo se non unione di due aperti non vuoti e disgiunti.
Osservazione 36. Un sottoinsieme E R connesso se e solo se E un intervallo.
Si dimostra che funzioni continue conservano la connessione, cio trasformano
insiemi connessi in insiemi connessi. Tale fondamentale risultato una generaliz-
zazione del teorema di Bolzano per funzioni reali di una variabile. Il concetto di
insieme connesso consente di introdurre anche una generalizzazione del teorema di
esistenza degli zeri.
Teorema 37. (degli zeri) Sia f : A R una funzione continua nellinsieme
A R
n
connesso. Se esistono due punti x, y A tali che f (x) f (y) < 0 allora
esiste un punto z A tale che f (z) = 0.
Denizione 38. Un sottoinsieme K R
n
si dice compatto se chiuso e limitato.
La denizione di compattezza ci porta alla naturale generalizzazione del teorema
di Weierstrass.
Teorema 39. (di Weierstrass) Sia f : K R una funzione continua in K ,=
sottoinsieme compatto di R
n
. Allora f dotata di massimo e di minimo assoluti.
Cio esistono due punti x
m
, x
M
K tali che
f (x
m
) f (x) f (x
M
)
per ogni x K.
Osservazione 40. Si potrebbe dare una denizione pi generale di spazio metrico
compatto (ma questo esula dallo scopo di queste note) e dimostrare che ogni funzio-
ne continua conserva la compattezza, cio trasforma insiemi compatti in insiemi
compatti.
Il teorema di Weierstrass garantisce lesistenza del minimo assoluto m = f (x
m
)
e del massimo assoluto M = f (x
M
) di una funzione continua in un compatto non
vuoto K R
n
ma non fornisce un metodo esplicito per la loro determinazione.
A tale scopo si rende necessario introdurre e arontare sistematicamente il calcolo
dierenziale per funzioni di pi variabili reali.
Denizione 41. Sia f : A R
n
R una funzione reale denita in un aperto
A di R
n
(con n 2). Se x
0
A, si dice che f dierenziabile in x
0
se esiste
unapplicazione lineare L : R
n
R tale che
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)
per ogni x A, dove r
1
(x) = o (|x x
0
|) per x x
0
. Ricordando la denizione
di o piccolo, risulta
lim
xx0
f (x) f (x
0
) L(x x
0
)
|x x
0
|
= 0
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 11
Osservazione 42. Lapplicazione lineare L di cui sopra detta lapplicazione
tangente a f in x
0
o dierenziale di f in x
0
ed indicato anche con
df (x
0
)
Per quanto visto in precedenza, a L resta associata ununica matrice di tipo
(1, n) detta matrice jacobiana di f in x
0
denotata con
Df (x
0
)
Dunque, per ogni v R
n
L(v) = Df (x
0
) v
Se fosse n = 1, il concetto di dierenziabilit in un punto coinciderebbe con
quello di derivabilit in un punto. Infatti, in tal caso L : R R e, pertanto la
matrice jacobiana di f in x
0
di tipo (1, 1), cio un numero reale (L(v) = av
per ogni v R). Dunque, f : A R R dierenziabile in x
0
A se esiste un
numero reale a tale che
lim
xx0
f (x) f (x
0
) a (x x
0
)
[x x
0
[
= 0
cio, tale che
lim
xx0
f (x) f (x
0
)
x x
0
= a
Dunque, f dierenziabile in x
0
se e solo se f derivabile in x
0
e la matrice
jacobiana di f in x
0

Df (x
0
) = (f

(x
0
))
Siano f : A R
n
R una funzione denita in un aperto A di R
n
, v R
n
e
x
0
A. Sia r > 0 tale che B
r
(x
0
) A. Allora esiste un intervallo I R tale che
0 I e per ogni t I:
x
0
+ tv B
r
(x
0
)
Infatti, se v = 0, basta prendere I = R. Se v ,= 0, posto :=
r
v
, si prenda
I = (, ). In tal caso, t I:
|x
0
+ tv x
0
| = |tv| = [t[ |v| < |v| = r
Ha senso allora considerare la funzione g : I R cos denita
g (t) := f (x
0
+ tv)
per ogni t I. Diremo che f dotata di derivata direzionale in x
0
nella direzione
v se la funzione g derivabile in 0. Pi precisamente:
Denizione 43. Siano f : A R
n
R una funzione denita in un aperto A di
R
n
, v R
n
e x
0
A. Si dice che f derivabile in x
0
lungo la direzione v se
esiste ed nito il seguente limite
lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
= g

(0)
In tal caso, tale limite si chiama la derivata direzionale di f in x
0
e si indica
con
f
v
(x
0
)
o, anche
D
v
f (x
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 12
La derivata parziale di f in x
0
rispetto alla variabile x
i

f
xi
(x
0
) =
f
x
i
(x
0
) :=
f
e
i
(x
0
)
Osservazione 44. Se n = 2
f
x
(x
0
, y
0
) := lim
t0
f (x
0
+ t, y
0
) f (x
0
, y
0
)
t
e
f
y
(x
0
, y
0
) := lim
t0
f (x
0
, y
0
+ t) f (x
0
, y
0
)
t
Se v = 0, allora
f
v
(x
0
) = 0
Infatti, in questo caso, t R
g (t) = f (x
0
)
Pertanto
g

(t) = 0
per ogni t R. In particolare g

(0) = 0. Inoltre, se R 0
f
(v)
(x
0
) =
f
v
(x
0
)
Teorema 45. Sia f : A R
n
R una funzione dierenziabile in x
0
A, con A
aperto. Allora
a) f continua in x
0
b) f derivabile in x
0
lungo qualsiasi direzione v R
n
e
f
v
(x
0
) = Df (x
0
) v
Dimostrazione. Per ipotesi, esiste L : R
n
R applicazione lineare tale che, per
ogni x A
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)
con r
1
(x) funzione tale che
lim
xx0
r
1
(x)
|x x
0
|
= 0
Dunque
lim
xx0
f (x) = lim
xx0
[f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)] = f (x
0
)
dal momento che
lim
xx0
L(x x
0
) = lim
xx0
[L(x) L(x
0
)] = 0
per la continuit di L e
lim
xx0
r
1
(x) = lim
xx0
r
1
(x)
|x x
0
|
|x x
0
| = 0 0 = 0
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 13
Resta cos provata la continuit di f in x
0
. Per quanto riguarda la seconda parte
del teorema, lasserto ovvio se v = 0, dal momento che
f
0
(x
0
) = 0 = Df (x
0
) 0
Sia, pertanto, v ,= 0. Dalla dierenziabilit di f in x
0
segue che, per ogni t I
(si veda la premessa alla denizione di derivata direzionale)
f (x
0
+ tv) = f (x
0
) + L(tv) + r
1
(x
0
+ tv)
da cui
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
=
tL(v) + r
1
(x
0
+ tv)
t
= L(v) +
r
1
(x
0
+ tv)
t
A questo punto basta dimostrare che
lim
t0
r
1
(x
0
+ tv)
t
= 0
In eetti, posto
x := x
0
+ tv
se t 0 allora x x
0
. Inoltre
|x x
0
| = |tv| = [t[ |v|
per cui
[t[ =
|x x
0
|
|v|
Ne segue che
lim
t0
[r
1
(x
0
+ tv)[
[t[
= lim
xx0
[r
1
(x)[
|x x
0
|
|v| = 0 |v| = 0
In ultima analisi
f
v
(x
0
) = lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
= lim
t0
_
L(v) +
r
1
(x
0
+ tv)
t
_
= L(v) = Df (x
0
) v

Tale fondamentale teorema ci fornisce preziose informazioni sulla struttura del-


la matrice jacobiana di una funzione dierenziabile in un punto. Infatti, se f
dierenziabile in x
0
, per ogni i = 1, 2, . . . , n
f
x
i
(x
0
) =
f
e
i
(x
0
) = L(e
i
) = Df (x
0
) e
i
Dunque
Df (x
0
) =
_
L(e
1
) L(e
2
) L(e
n
)
_
=
_
f
x1
(x
0
)
f
x2
(x
0
)
f
xn
(x
0
)
_
In altre parole, la matrice jacobiana contiene tutte le derivate parziali di f in x
0
.
Denizione 46. Mantenendo le medesime notazione, dicesi gradiente di una
funzione f dierenziabile in un punto x
0
il vettore di R
n
f (x
0
) := Df (x
0
)
T
=
_
_
_
_
_
_
f
x1
(x
0
)
f
x2
(x
0
)
.
.
.
f
xn
(x
0
)
_
_
_
_
_
_
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 14
Osservazione 47. Ricordando la denizione di prodotto scalare in R
n
, la formula
nale del precedente teorema pu essere cos riscritta
f
v
(x
0
) = Df (x
0
) v = f (x
0
) v
Per questo motivo, tale formula nota come formula del gradiente. Inoltre,
come immediata conseguenza di tale teorema, si ha la seguente caratterizzazione
della dierenziabilit di una funzione reale in un punto.
Proposizione 48. Sia f : A R
n
R una funzione reale denita in un aperto
A. Condizione necessaria e suciente anch f sia dierenziabile in x
0
A
che:
a) per ogni i = 1, 2, . . . , n esiste
f
xi
(x
0
)
b) lim
xx0
f(x)f(x0)f(x0)(xx0)
xx0
= 0
Denizione 49. Con le stesse notazioni, si dice che f derivabile in x
0
se
derivabile parzialmente in x
0
rispetto a tutte le variabili x
i
.
Dunque, una funzione f dierenziabile in x
0
se e solo se ivi derivabile e vale
il limite della b). In particolare, se n = 2, f dierenziabile in (x
0
, y
0
) se e solo se:
(1) esistono le due derivate parziali di f nel punto considerato f
x
(x
0
, y
0
) :=
f
x
(x
0
, y
0
) e f
y
(x
0
, y
0
) :=
f
y
(x
0
, y
0
)
(2) lim
(x,y)(x0,y0)
f(x,y)f(x0,y0)fx(x0,y0)(xx0)fy(x0,y0)(yy0)

(xx0)
2
+(yy0)
2
= 0
Diamo ora la denizione pi generale di dierenziabilit in un punto di funzioni
vettoriali di pi variabili reali.
Denizione 50. Sia f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale di n 2 variabili
reali a m 2 componenti. Si dice che f dierenziabile in x
0
A (con A aperto)
se esiste unapplicazione lineare L : R
n
R
m
tale che, per ogni x A
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) +r
1
(x)
con r
1
(x) = o (|x x
0
|) per x x
0
.
La matrice associata a L (di tipo (m, n)) dicesi matrice jacobiana di f in x
0
e
si denota con
Df (x
0
)
Pertanto, f dierenziabile in x
0
se esiste una matrice Df (x
0
) M
m,n
(R) tale
che
lim
xx0
f (x) f (x
0
) Df (x
0
) (x x
0
)
|x x
0
|
= 0
Denizione 51. Siano f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale di n 2 variabili
reali a m 2 componenti, x
0
A, con A aperto e v R
n
. Si dice che f
derivabile in x
0
lungo la direzione v se esiste ed nito il seguente limite (in
R
m
):
lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
R
m
Tale limite prende il nome di derivata direzionale di f in x
0
e si indica con
f
v
(x
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 15
o, anche
D
v
f (x
0
)
Osservazione 52. In virt della proposizione 12, se f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
) con
f
i
: A R
per ogni i = 1, 2, . . . , m, f derivabile in x
0
lungo la direzione v se e solo se, per
ogni i, la componente f
i
derivabile in x
0
lungo la direzione v e
f
v
(x
0
) =
_
_
_
_
_
f1
v
(x
0
)
f2
v
(x
0
)
.
.
.
fm
v
(x
0
)
_
_
_
_
_
Sempre per la medesima proposizione, f dierenziabile in x
0
se e solo se, per
ogni i, f
i
dierenziabile in x
0
.
Inoltre, il teorema 45 si generalizza nel seguente:
Teorema 53. Sia f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale dierenziabile in
x
0
A, con A aperto. Allora:
a) f continua in x
0
b) f derivabile in x
0
lungo qualsiasi direzione v R
n
e
f
v
(x
0
) = Df (x
0
) v
Dimostrazione. Se f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
), basta applicare il teorema 45 a ciascuna
componente f
i
. Pi precisamente, il dierenziale L di f in x
0
avr come componenti
i dierenziali in x
0
di ciascuna componente f
i
. Pertanto
L =
_
L
1
L
2
. . . L
m
_
e, per ogni v R
n
Df (x
0
) v = L(v) =
_
_
_
_
_
L
1
(v)
L
2
(v)
.
.
.
L
m
(v)
_
_
_
_
_
=
_
_
_
_
_
f1
v
(x
0
)
f2
v
(x
0
)
.
.
.
fm
v
(x
0
)
_
_
_
_
_
=
f
v
(x
0
)

Osservazione 54. In particolare, per ogni i = 1, 2, . . . , n


L(e
i
) =
f
e
i
(x
0
) =
_
_
_
_
_
_
f1
xi
(x
0
)
f2
xi
(x
0
)
.
.
.
fm
xi
(x
0
)
_
_
_
_
_
_
Pertanto
Df (x
0
) =
_
L(e
1
) L(e
2
) . . . L(e
n
)
_
=
_
_
_
_
_
_
f1
x1
(x
0
)
f1
x2
(x
0
)
f1
xn
(x
0
)
f2
x1
(x
0
)
f2
x2
(x
0
)
f2
xn
(x
0
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
fm
x1
(x
0
)
fm
x2
(x
0
)
fm
xn
(x
0
)
_
_
_
_
_
_
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 16
Inoltre, il dierenziale L di una funzione f : A R
n
R
m
dierenziabile in un
punto x
0
unico, dal momento che, v R
n
L(v) =
f
v
(x
0
)
Lunicit di L segue dallunicit delle derivate direzionali.
Teorema 55. (dierenziale delle funzioni composte o regola della catena)
Siano A R
n
, B R
m
aperti, f : A R
m
e g : B R
k
funzioni tali che
f (A) B (n, m, k 1). Se f dierenziabile in x
0
A e g dierenziabile in
y
0
= f (x
0
), allora la funzione g f dierenziabile in x
0
e
D(g f ) (x
0
) = Dg (f (x
0
)) Df (x
0
)
Dimostrazione. Posto
C = Df (x
0
) M
m,n
(R)
e
E = Dg (f (x
0
)) M
k,m
(R)
dalla denizione di dierenziabilit segue che
(0.1) f (x) = f (x
0
) + C (x x
0
) +r
1
(x)
per ogni x A, con r
1
(x) = o (|x x
0
|) per x x
0
e
(0.2) g (y) = g (y
0
) + E (y y
0
) +r

1
(y)
per ogni y B, con r

1
(y) = o (|y y
0
|) per y y
0
.
Sostituendo nella (0.2) f (x) al posto di y, si ha che, x A:
g (f (x)) = g (y
0
) + E (f (x) y
0
) +r

1
(f (x))
Dalla (0.1) segue che
f (x) y
0
= C (x x
0
) +r
1
(x)
per cui
g (f (x)) = g (y
0
) + E [C (x x
0
) +r
1
(x)] +r

1
(f (x)) =
= g (y
0
) + EC (x x
0
) + Er
1
(x) +r

1
(f (x))
Per quanto osservato precedentemente, la matrice jacobiana di g f in x
0

lunica matrice D(g f ) (x
0
) M
k,n
(R) tale che
g (f (x)) g (f (x
0
)) D(g f ) (x
0
) (x x
0
) = o (|x x
0
|)
per x x
0
. Pertanto, il teorema risulta dimostrato se proviamo che
Er
1
(x) +r

1
(f (x)) = o (|x x
0
|)
per x x
0
, cio che
lim
xx0
Er
1
(x) +r

1
(f (x))
|x x
0
|
= 0
(in R
k
). Si osservi che
0
|Er
1
(x) +r

1
(f (x))|
|x x
0
|

|Er
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r

1
(f (x))|
|x x
0
|

|E| |r
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r

1
(f (x))|
|x x
0
|
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 17
Poich
lim
xx0
|r
1
(x)|
|x x
0
|
= 0
chiaramente
Er1(x)
xx0
0 per x x
0
. Per quanto riguarda il secondo termine,
risulta
|r

1
(f (x))|
|x x
0
|
=
|r

1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|

|f (x) f (x
0
)|
|x x
0
|
=
|r

1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|

|C (x x
0
) +r
1
(x)|
|x x
0
|
Daltra parte
|C (x x
0
) +r
1
(x)|
|x x
0
|

|C (x x
0
)|
|x x
0
|
+
|r
1
(x)|
|x x
0
|

|C| |x x
0
|
|x x
0
|
+
|r
1
(x)|
|x x
0
|
= |C|+
|r
1
(x)|
|x x
0
|
In ultima analisi
0
|Er
1
(x) +r

1
(f (x))|
|x x
0
|

|E| |r
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r

1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
_
|C| +
|r
1
(x)|
|x x
0
|
_
Si osservi che, per x x
0
, f (x) f (x
0
) (f continua in x
0
essendo ivi dieren-
ziabile), quindi eettuando la sostituzione y := f (x)
lim
xx0
|r

1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
= lim
yy0
|r

1
(y)|
|y y
0
|
= 0
Per il teorema dei carabinieri
lim
xx0
|Er
1
(x) +r

1
(f (x))|
|x x
0
|
= 0

Il seguente fondamentale teorema fornisce una condizione suciente per la dif-


ferenziabilit in un punto di una funzione reale.
Teorema 56. (del dierenziale totale) Siano f : A R
n
R e x
0
A (A
aperto) tali che f sia derivabile in B
r
(x
0
) A (r > 0). Se per ogni i = 1, 2, . . . , n
la derivata parziale f
xi
continua in x
0
, allora f dierenziabile in x
0
.
Dimostrazione. Consideriamo il caso n = 2 (in modo analogo si procede se n > 2).
Per la proposizione (48), f dierenziabile in (x
0
, y
0
) se e solo se
lim
(x,y)(x0,y0)
f (x, y) f (x
0
, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
_
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
= 0
Preso (x, y) B
r
((x
0
, y
0
)), aggiungendo e sottraendo f (x, y
0
), si ha che
(0.3) f (x, y) f (x
0
, y
0
) = f (x, y) f (x, y
0
) + f (x, y
0
) f (x
0
, y
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 18
Figura 0.1.
Se x > x
0
(in modo analogo si procede se x < x
0
), si consideri la funzione
g
1
: [x
0
, x] R cos denita:
g
1
(t) := f (t, y
0
)
per ogni t [x
0
, x] (in altre parole, g
1
la restrizione di f al segmento orizzon-
tale di estremi (x
0
, y
0
) e (x, y
0
), segmento tutto contenuto in B
r
((x
0
, y
0
)) essendo
questultimo un insieme convesso). Per ipotesi, g
1
derivabile in [x
0
, x] (e, quindi,
ivi continua) e, per ogni t [x
0
, x]:
g

1
(t) = f
x
(t, y
0
)
Per il teorema del valor medio (o di Lagrange) applicato alla funzione g
1
(t) esiste
un punto (x
0
, x) tale che
g
1
(x) g
1
(x
0
) = g

1
() (x x
0
)
Cio esiste un punto dipendente da x tale che
(0.4) f (x, y
0
) f (x
0
, y
0
) = f
x
(, y
0
) (x x
0
)
Supponendo y > y
0
(in modo analogo si procede se fosse y < y
0
), si consideri,
ora, la funzione g
2
: [y
0
, y] R cos denita:
g
2
(t) := f (x, t)
per ogni t [y
0
, y] (in altre parole, g
2
la restrizione di f al segmento verticale
di estremi (x, y
0
) e (x, y), segmento a sua volta tutto contenuto in B
r
((x
0
, y
0
)) per
la convessit di questultimo).
Per ipotesi, g
2
derivabile in [y
0
, y] (e, quindi, ivi continua) e, per ogni t [y
0
, y]:
g

2
(t) = f
y
(x, t)
Sempre per il teorema di Lagrange (applicato alla funzione g
2
(t)) esiste un punto
(y
0
, y)tale che
g
2
(y) g
2
(y
0
) = g

2
() (y y
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 19
Cio esiste un punto dipendente da x e da y tale che
(0.5) f (x, y) f (x, y
0
) = f
y
(x, ) (y y
0
)
Sostituendo la (0.4) e la (0.5) in (0.3) si ottiene
(0.6) f (x, y) f (x
0
, y
0
) = f
x
(, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
)
Nella (0.6) aggiungiamo e sottraiamo f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) e f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
ottenendo
f (x, y) f (x
0
, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
) =
= f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
Resta da provare che
= f
x
(, y
0
) (x x
0
)f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
)+f
y
(x, ) (y y
0
)f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
) = o (|x x
0
|)
per (x, y) (x
0
, y
0
), cio che
lim
(x,y)(x0,y0)
f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
|(x x
0
, y y
0
)|
= 0
Ora
0
[f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)[
|(x x
0
, y y
0
)|
=
=
[[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)] (x x
0
) + [f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)] (y y
0
)[
|(x x
0
, y y
0
)|

[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ [x x
0
[
|(x x
0
, y y
0
)|
+
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ [y y
0
[
|(x x
0
, y y
0
)|

[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ |(x x
0
, y y
0
)|
|(x x
0
, y y
0
)|
+
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ |(x x
0
, y y
0
)|
|(x x
0
, y y
0
)|
=
= [f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ +[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[
avendo fatto uso nellultima naggiorazione del fatto che
[x x
0
[ |(x x
0
, y y
0
)|
e
[y y
0
[ |(x x
0
, y y
0
)|
Se (x, y) (x
0
, y
0
) chiaramente (, y
0
) (x
0
, y
0
) e, quindi, data la continuit
di f
x
in (x
0
, y
0
)
f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)
Analogamente se (x, y) (x
0
, y
0
) allora (x, ) (x
0
, y
0
) e, data la continuit di
f
y
in (x
0
, y
0
)
f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)
Dunque, per (x, y) (x
0
, y
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 20
[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ 0
e
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ 0
Applicando il teorema dei carabinieri si perviene alla tesi.

Denizione 57. Sia f : A R


n
R una funzione reale di pi variabili. Si dice
che x
0
A un punto di massimo relativo o locale (rispettivamente minimo
relativo o locale) per f se esiste un intorno U di x
0
tale che
f (x) f (x
0
) (f (x) f (x
0
))
per ogni x U A. Se la disuguaglianza stretta per ogni x U A x
0
il
punto detto di massimo (o minimo) relativo stretto o forte.
Il seguente teorema costituisce la generalizzazione al caso multidimensionale del
noto teorema di Fermat.
Teorema 58. (di Fermat) Sia f : A R
n
R una funzione reale di pi variabili
denita in un aperto A. Se x
0
A un punto di massimo (o minimo) relativo per
f e la funzione f dotata di derivata direzionale in x
0
lungo la direzione v R
n
,
allora
f
v
(x
0
) = 0
Dimostrazione. Supponiamo sia v ,= 0 (in caso contrario, la tesi sarebbe banale).
Mantenendo le notazioni introdotte quando abbiamo denito la derivata direzionale
di una funzione f in un punto x
0
lungo la direzione v ,= 0, sappiamo che
f
v
(x
0
) =
g

(0) ove g : I R la funzione reale di variabile reale denita da


g (t) := f (x
0
+ tv)
Se x
0
A un punto di massimo relativo o locale (rispettivamente minimo
relativo o locale) per f allora esiste un intorno U di x
0
tale che
f (x) f (x
0
) (f (x) f (x
0
))
per ogni x U A e, quindi, in particolare, esiste un intorno J R di 0 tale
che, per ogni t J I risulta
f (x
0
+ tv) f (x
0
) (f (x
0
+ tv) f (x
0
))
In altre parole, esiste un intorno J di 0 tale che, per t J I risulta
g (t) g (0) (g (t) g (0))
In ultima analisi, se x
0
un punto di massimo relativo (minimo relativo) per f
allora 0 un punto di massimo relativo (minimo rtelativo) per g. Pertanto, per il
teorema di Fermat noto per funzioni reali di una variabile reale, si ha che
g

(0) = 0
Da cui la tesi.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 21
Denizione 59. Si dice che una funzione f : A R
n
R di classe C
1
in un
aperto A se ivi derivabile e se le derivate parziali f
xi
sono continue in A. In tal
caso si scrive
f C
1
(A)
Osservazione 60. Alla luce di tale denizione, dal teorema del dierenziale totale
segue che una funzione f C
1
(A) dierenziabile in A e, pertanto, in virt del
teorema 45 continua in A. Denotando con C
0
(A) linsieme delle funzioni reali
continue nellaperto A, si deduce che
C
1
(A) C
0
(A)
Come gi fatto per funzioni reali di una variabile reale, anche per funzioni di pi
variabili si possono denire le derivate parziali di ordine superiore.
Denizione 61. Sia f : A R
n
R una funzione reale denita in un aperto A.
Si dice che f derivabile due volte in un punto x
0
A se f derivabile in un
intorno B
r
(x
0
) di x
0
e se, per ogni i = 1, 2, . . . , n le derivate parziali f
xi
sono a
loro volta derivabili in x
0
.
In tal caso, la derivata parziale di f
xi
in x
0
fatta rispetto alla variabile x
j
si
denota con uno dei seguenti simboli
f
xixj
(x
0
) := (f
xi
)
xj
(x
0
) =
f
xi
x
j
(x
0
) =

x
j
_
f
x
i
_
(x
0
) =

2
f
x
j
x
i
(x
0
)
Se i ,= j la derivata parziale seconda

2
f
x
j
x
i
(x
0
)
dicesi derivata seconda mista. In caso contrario, si dice pura. In generale, le
derivate seconde miste in un punto sono diverse. Tuttavia, sotto opportune ipotesi
(che, tra laltro, si vericano per la maggior parte delle funzioni con cui di solito si
lavora), le cose cambiano, come mostra il seguente celebre teorema.
Teorema 62. (di Schwarz) Sia f : A R
n
R una funzione di pi variabili
denita in un aperto A. Se per i ,= j le derivate parziali miste

2
f
x
i
x
j
(x)

2
f
x
j
x
i
(x)
esistono in tutto un intorno B
r
(x
0
) di x
0
A e sono continue in x
0
, allora

2
f
x
i
x
j
(x
0
) =

2
f
x
j
x
i
(x
0
)
Dimostrazione. Ci limitiamo a considerare il caso in cui n = 2. In modo analogo si
procede per n > 2. Siano dunque (x
0
, y
0
) A e t R sucientemente piccolo in
modo che
(x
0
+ t, y
0
+ t) B
r
((x
0
, y
0
))
(basta che sia 0 < [t[ <
r

2
). Per tali valori di t consideriamo la funzione
A(t) :=
f (x
0
+ t, y
0
+ t) f (x
0
+ t, y
0
) f (x
0
, y
0
+ t) + f (x
0
, y
0
)
t
2
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 22
detta il quoziente dierenziale secondo. Supponendo t > 0 (in modo simile
si procede se t < 0), introduciamo le seguenti funzioni reali di una variabile reale
g : [x
0
, x
0
+ t] R
denita da
g (x) := f (x, y
0
+ t) f (x, y
0
)
per ogni x [x
0
, x
0
+ t] e
h : [y
0
, y
0
+ t] R
denita da
h(y) := f (x
0
+ t, y) f (x
0
, y)
per ogni y [y
0
, y
0
+ t]. Per il teorema di Lagrange applicato alla funzione g (x)
esiste un punto (x
0
, x
0
+ t) tale che
(0.7) g (x
0
+ t) g (x
0
) = g

() t
Osservato che per ogni x [x
0
, x
0
+ t] risulta
g

(x) = f
x
(x, y
0
+ t) f
x
(x, y
0
)
la (0.7) diventa
f (x
0
+ t, y
0
+ t)f (x
0
+ t, y
0
)f (x
0
, y
0
+ t)+f (x
0
, y
0
) = [f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
)] t
Pertanto
A(t) =
f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
)
t
Applichiamo ora nuovamente il teorema di Lagrange alla funzione
s : [y
0
, y
0
+ t] R
denita da
s (y) := f
x
(, y)
per ogni y [y
0
, y
0
+ t]. Per tale teorema esiste un punto (y
0
, y
0
+ t) tale
che
(0.8) s (y
0
+ t) s (y
0
) = s

() t
Osservato che per ogni y [y
0
, y
0
+ t] risulta
s

(y) = f
xy
(, y)
la (0.8) diventa
f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
) = f
xy
(, ) t
Dunque
(0.9) A(t) = f
xy
(, )
Ora applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione h(y). Per tale teorema,
esiste un punto (y
0
, y
0
+ t) tale che
(0.10) h(y
0
+ t) h(y
0
) = h

() t
Osservato che per ogni y [y
0
, y
0
+ t] risulta
h

(y) = f
y
(x
0
+ t, y) f
y
(x
0
, y)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 23
la (0.10) diventa
f (x
0
+ t, y
0
+ t)f (x
0
, y
0
+ t)f (x
0
+ t, y
0
)+f (x
0
, y
0
) = [f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, )] t
Ne segue che
A(t) =
f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, )
t
Applichiamo ora nuovamente il teorema di Lagrange alla funzione
k : [x
0
, x
0
+ t] R
denita da
k (x) := f
y
(x, )
per ogni x [x
0
, x
0
+ t]. Per tale teorema esiste un punto (x
0
, x
0
+ t) tale
che
(0.11) k (x
0
+ t) k (x
0
) = k

() t
Osservato che per ogni x [x
0
, x
0
+ t] risulta
k

(x) = f
yx
(x, )
la (0.11) diventa
f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, ) = f
yx
(, ) t
Dunque
A(t) = f
yx
(, )
Per t 0 chiaramente (, ) (x
0
, y
0
) e, quindi, per la continuit di f
xy
in
(x
0
, y
0
) si ha che
(0.12) lim
t0
A(t) = lim
(,)(x0,y0)
f
xy
(, ) = f
xy
(x
0
, y
0
)
Per t 0 si ha altres che (, ) (x
0
, y
0
) e, quindi, per la continuit di f
yx
in
(x
0
, y
0
) si ha che
(0.13) lim
t0
A(t) = lim
(,)(x0,y0)
f
yx
(, ) = f
yx
(x
0
, y
0
)
Dalla (0.12) e dalla (0.13) segue che
f
xy
(x
0
, y
0
) = f
yx
(x
0
, y
0
)

Denizione 63. Se una funzione f : A R


n
R ammette derivate parziali
seconde in un aperto A e queste ultime sono tutte continue in A, si dice che f di
classe C
2
in A e si scrive
f C
2
(A)
Osservazione 64. Dal teorema di Schwarz segue che ogni funzione f di classe C
2
ha le derivate parziali seconde miste uguali in ogni punto di A. Inoltre
C
2
(A) C
1
(A) C
0
(A)
Infatti, se f C
2
(A), per denizione, per ogni i = 1, 2, . . . , n
f
xi
C
1
(A)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 24
Per il teorema del dierenziale totale, f
xi
dierenziabile in A e,quindi, ivi
continua. Dunquef
xi
C
0
(A), cio
f C
1
(A)
Se f C
2
(A), lapplicazione
f : A R
n
R
n
dierenziabile in A (dal momento che le sue componenti f
xi
lo sono). La
matrice jacobiana di f in un punto x A dicesi matrice hessiana di f in x
0
e
si denota con
Hf (x
0
) := Df (x
0
) = D
2
f (x
0
) =
_
f
xixj
(x
0
)
_
1i,jn
=
=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_

2
f
x
2
1
(x
0
)

2
f
x2x1
(x
0
)

2
f
x3x1
(x
0
)

2
f
xnx1
(x
0
)

2
f
x1x2
(x
0
)

2
f
x
2
2
(x
0
)

2
f
x3x2
(x
0
)

2
f
xnx2
(x
0
)

2
f
x1x3
(x
0
)

2
f
x2x3
(x
0
)

2
f
x
2
3
(x
0
)

2
f
xnx3
(x
0
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

2
f
x1xn
(x
0
)

2
f
x2xn
(x
0
)

2
f
x3xn
(x
0
)

2
f
x
2
n
(x
0
)
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Chiaramente, per il teorema di Schwarz, tale matrice simmetrica.
Anche il teorema di Lagrange (o del valor medio) valido per funzioni reali di una
variabile reale ammette una estensione per le funzioni di pi variabili, come mostra
il seguente teorema.
Teorema 65. (del valor medio) Sia f : A R
n
R una funzione reale dotata
di tutte le derivate direzionali nellaperto A. Siano x
0
e x due punti di A tali che
il segmento
[x
0
, x] := y R
n
[ t [0, 1]

y = x
0
+ t (x x
0
)
di estremi x
0
e x sia tutto contenuto in A. Posto h := x x
0
, ha senso la
funzione
g : [0, 1] R
denita da
g (t) := f (x
0
+ th)
per ogni t [0, 1]. Allora:
i) g derivabile in [0, 1] e g

(t) =
f
h
(x
0
+ th) per ogni t [0, 1]
ii) esiste s (0, 1) tale che f (x
0
+h) f (x
0
) =
f
h
(x
0
+ sh)
iii) se g

(t) continua in [0, 1], risulta


f (x
0
+h) f (x
0
) =

1
0
f
h
(x
0
+ th) dt
Dimostrazione. Si ponga z := x
0
+ th. Per denizione
g

(t) = lim
0
g (t + ) g (t)

Ora
g (t + ) g () = f (x
0
+ (t + ) h) f (x
0
+ th) =
= f (x
0
+ th + h) f (x
0
+ th) = f (z + h) f (z)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 25
Dunque
g

(t) = lim
0
g (t + ) g (t)

= lim
0
f (z + h) f (z)

=
f
h
(z) =
f
h
(x
0
+ th)
Resta cos provata la i). Per il teorema di Lagrange applicato alla funzione g
(derivabile e, quindi, continua in [0, 1]) esiste un punto s (0, 1) tale che
g (1) g (0) = g

(s) (1 0)
cio tale che
f (x
0
+h) f (x
0
) =
f
h
(x
0
+ sh)
Risulta provata anche la ii). Per quanto concerne la iii), una immediata con-
seguenza del Teorema Fondamentale del Calcolo Integrale (o, meglio, della formula
fondamentale del calcolo integrale). Infatti, se g

continua in [0, 1], allora g


integrabile (secondo Riemann) in [0, 1] e

1
0
g

(t) dt = g (1) g (0)


cio

1
0
f
h
(x
0
+ th) dt = f (x
0
+h) f (x
0
)

Osservazione 66. Nel caso in cui f dierenziabile nellaperto A R


n
, allora il
teorema del valor medio appena dimostrato assume una forma che ricorda molto da
vicino il teorema di Lagrange valido per funzioni reali di una variabile reale. Infatti,
in tal caso, f sicuramente dotata di derivata direzionale in tutti i punti e lungo
qualsiasi direzione (vedi 45). Inoltre, vale la formula del gradiente. Quindi, se
x
0
e x sono punti di A tali che [x
0
, x] A (condizione che si verica, ad esempio, se
A un aperto convesso), esiste un punto c := x
0
+ sh = x
0
+ s (x x
0
) interno
al segmento [x
0
, x] (dal momento che s (0, 1)) tale che
f (x) f (x
0
) =
f
h
(c)
Daltra parte, essendo
f
h
(c) = f (c) h = f (c) (x x
0
)
In ultima analisi, esiste un punto c interno al segmento di estremi x
0
e x tale
che
(0.14) f (x) f (x
0
) = f (c) (x x
0
)
Se in aggiunta, f dierenziabile in un aperto convesso A (se ad esempio
f C
1
(A)) ed esiste una costante M 0 tale che
|f (x)| M
per ogni x A, allora
[f (x) f (y)[ M |x y|
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 26
per ogni x, y A. Infatti, comunque si scelgano x e y in A, supposti distinti
(in caso contrario lasserto sarebbe ovvio), per la convessit di A, il segmento di
estremi xe y tutto contenuto in A e
f (x) f (y) = f (c) (x y)
con c punto interno al segmento medesimo. Passando al valore assoluto, ricor-
dando che sussiste la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz, per cui
[x y[ |x| |y|
per ogni x, y R
n
, si ha che
[f (x) f (y)[ = [f (c) (x y)[ |f (c)| |x y| M |x y|
Denizione 67. Dicesi curva una funzione vettoriale : I R
n
continua
nellintervallo I R. Limmagine := (I) R
n
si dice sostegno della curva.
Osservazione 68. Spesso con abuso di notazione si identica la curva con il suo
sostegno , e la funzione prende il nome di parametrizzazione della curva .
Se
(t) =
_
_
_
_
_
_
_
x
1
(t)
x
2
(t)
x
3
(t)
.
.
.
x
n
(t)
_
_
_
_
_
_
_
allora diremo che
_

_
x
1
= x
1
(t)
x
2
= x
2
(t)
.
.
.
x
nn
= x
n
(t)
t I
rappresentano le equazioni parametriche della curva . Se I = [a, b] i punti (a)
e (b) si dicono gli estremi della curva. La curva si dice chiusa se (a) = (b).
Il concetto di curva ci consente di caratterizzare i sottoinsiemi aperti connessi di
R
n
. Infatti sussiste il seguente teorema.
Teorema 69. Un aperto non vuoto A R
n
connesso se e solo se per ogni coppia
di punti x, y A esiste una curva avente come estremi tali punti e tutta contenuta
in A.
Si pu altres dimostrare che un aperto A R
n
connesso se e solo se per ogni
coppia di punti x, y A esiste una poligonale di primo estremo x e ultimo estremo
y tale che A.
Applicando tale caratterizzazione degli aperti connessi e il teorema del valor
medio, possiamo dimostrare il seguente teorema.
Teorema 70. Siano A un aperto connesso in R
n
e f : A R una funzione
derivabile in A lungo qualsiasi direzione e tale che
f
v
(x) = 0
per ogni x A e per ogni v R
n
. Allora f costante in A.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 27
Dimostrazione. Fissato un punto x
0
A, per ogni x A esiste una poligonale
= [x
0
, x
1
] [x
1
, x
2
] . . . [x
n
, x] tutta contenuta in A. Applicando il teorema del
valor medio al segmento [x
0
, x
1
] si ha che esiste un punto c
1
interno a tale segmento
tale che
f (x
1
) f (x
0
) =
f
h
1
(c
1
) = 0
con h
1
= x
1
x
0
. Ripetendo lo stesso discorso sugli altri segmenti si ha che
f (x
2
) f (x
1
) =
f
h
2
(c
2
) = 0
con h
2
= x
2
x
1
e c
2
punto interno al segmento [x
1
, x
2
]. E cos via no a
f (x) f (x
n
) =
f
h
n
(c
n
) = 0
con h
n
= x x
n
e c
n
punto interno al segmento [x
n
, x].
In ultima analisi
f (x) = f (x
n
) = f (x
n1
) = = f (x
1
) = f (x
0
)
Pertanto, per ogni x A risulta f (x) = f (x
0
), cio f costante.

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