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v v
lapplicazione || una norma su V.
Esempio 4. Nello spazio vettoriale reale R
n
(con n 1) il prodotto scalare
standard denito da
x y =
n
i=1
x
i
y
i
= x
1
y
1
+ x
2
y
2
+ + x
n
y
n
1
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 2
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) , y = (y
1
, y
2
, . . . , y
n
) R
n
. Nel seguito denoteremo
gli elementi di R
n
anche come vettori colonna
x =
_
_
_
_
_
x
1
x
2
.
.
.
x
n
_
_
_
_
_
o, anche
x =
_
_
x
1
x
2
.
.
.
x
m
_
_
=
_
x
1
x
2
. . . x
n
T
La norma indotta su R
n
dal prodotto scalare standard, detta norma euclidea,
denita da
|x| :=
_
n
i=1
x
2
i
=
_
x
2
1
+ x
2
2
+ + x
2
n
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) R
n
. Si osservi che per n = 1 la norma eucli-
dea coincide con il valore assoluto. Inne, la distanza su R
n
indotta dalla norma
euclidea, detta distanza o metrica euclidea, denita da
d (x, y) := |x y| =
_
n
i=1
(x
i
y
i
)
2
=
_
(x
1
y
1
)
2
+ (x
2
y
2
)
2
+ + (x
n
y
n
)
2
per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) , y = (y
1
, y
2
, . . . , y
n
) R
n
.
In uno spazio metrico possibile estendere il concetto di limite introdotto per
funzioni reali di una variabile reale nel corso di Analisi Matematica I; concetto che
si basava su quello di intorno di un punto di R. A tale scopo si introducono le
seguenti denizioni.
Denizione 5. Sia (X, d) uno spazio metrico. Se x
0
X e r > 0, dicesi intorno
sferico (o palla aperta) di centro x
0
e raggio r, il sottoinsieme di X cos denito
B
r
(x
0
) := x X[ d (x, x
0
) < r
Osservazione 6. Ogi intorno sferico B
r
(x
0
) contiene x
0
dal momento che d (x
0
, x
0
) =
0 < r. Inoltre, se n = 1
B
r
(x
0
) = x R[ [x x
0
[ < r = (x
0
r, x
0
+ r)
Denizione 7. Siano (X, d) uno spazio metrico, x
0
X e V X un sottoinsieme
non vuoto di X. V si dice intorno di x
0
se esiste r>0 tale che
B
r
(x
0
) V
Osservazione 8. Tale denizione del tutto generale, ma nella pratica si utilizzano
prevalentemente intorni sferici.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 3
Denizione 9. Sia A X un sottoinsieme non vuoto di uno spazio metrico (X, d).
Un punto x
0
X dicesi punto di accumulazione per A se per ogni intorno V di
x
0
risulta
V A x
0
, =
x
0
si dice punto isolato di A se esiste un intorno U di x
0
tale che
U A = x
0
), una funzione
f : A Y con ,= A X, l Y e x
0
punto di accumulazione per A. Si dice che
f tende a l per x che tende a x
0
e si scrive
lim
xx0
f (x) = l
se per ogni intorno V di l esiste un intorno U di x
0
tale che
x U A x
0
: f (x) V
Osservazione 11. Si tratta di una ovvia generalizzazione della denizione di limite
di una funzione reale di una variabile reale. Considerando gli intorni sferici V =
B
(l) Y e U = B
(x
0
) X, con > 0 e > 0 (piccoli a piacere)
lim
xx0
f (x) = l > 0 > 0
x A x
0
, d (x, x
0
) < : d
(f (x) , l) <
o, equivalentemente
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
d
(f (x) , l) = 0
Nel corso di Analisi Matematica II, si lavorer con gli spazi metrici X = R
n
e Y = R
m
dotati, rispettivamente, della corrispondente metrica euclidea. Si
considereranno, pertanto, funzioni
f : A R
n
R
m
Se n 2 e m = 1, si parler di funzioni reali di pi variabili reali. Se n 2
e m 2, si parler di funzioni vettoriali di pi variabili reali, denotate anche
con f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
) o
f =
_
_
_
_
_
f
1
f
2
.
.
.
f
m
_
_
_
_
_
Al ne di non creare confusione, le funzioni vettoriali saranno denotate con il
grassetto. In modo analogo, i vettori di R
n
con n 2, saranno evidenziati con il
grassetto e la rispettiva norma euclidea sar indicata con
|x|
distinguendola dal valore assoluto di un numero reale x R (n = 1) denotata
con
[x[
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 4
Dunque, assegnati una funzione f : A R
n
R, n 2, x
0
R
n
punto di
accumulazione per A e l R
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
[f (x) l[ = 0
Analogamente, assegnati una funzione f : A R
n
R
m
, n 2,m 2, x
0
R
n
punto di accumulazione per A e l R
m
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
|f (x) l| = 0
Proposizione 12. Assegnati una funzione f : A R
n
R
m
, n 2,m 2,
x
0
R
n
punto di accumulazione per A e l R
m
Se
f =
_
_
_
_
_
f
1
f
2
.
.
.
f
m
_
_
_
_
_
e
l =
_
_
_
_
_
l
1
l
2
.
.
.
l
m
_
_
_
_
_
allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) lim
xx0
f (x) = l
b) lim
xx0
f
i
(x) = l
i
i = 1, 2, . . . , m
Dimostrazione. Si osservi che, in generale, per ogni x = (x
1
, x
2
, . . . , x
n
) R
n
e per
ogni i = 1, 2, . . . , n
[x
i
[ =
_
x
2
i
_
x
2
1
+ x
2
2
+ + x
2
n
= |x|
Pertanto, poich
lim
xx0
f (x) = l lim
xx0
|f (x) l| = 0 lim
xx0
_
m
i=1
(f
i
(x) l
i
)
2
= 0
limplicazione b) = a) ovvia. Per quanto riguarda laltra implicazione a) =
b), si prova per confronto, dal momento che, per ogni i = 1, 2, . . . , m
0 [f
i
(x) l
i
[ |f (x) l|
Passando al limite per x x
0
, poich |f (x) l| 0, dal teorema dei carabi-
nieri segue la b).
Con la nuova denizione di limite continuano a valere i teoremi gi noti per il
limite di funzioni reali di una variabile reale. In particolare, si conserva lunicit
del limite e sussiste il seguente teorema.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 5
Teorema 13. (della restrizione) Siano (X, d) e (Y, d
x
0
D(B)
Osservazione 14. In particolare, se esistono due restrizioni dierenti B
1
A e
B
2
A tali che x
0
D(B
1
) D(B
2
) e
lim
xx0
f
|B1
(x) = l
1
lim
xx0
f
|B2
(x) = l
2
con l
1
,= l
2
, allora non esiste il
lim
xx0
f (x)
Esempio 15. Proviamo che non esiste il seguente limite
lim
(x,y)(0,0)
x
2
y
2
x
2
+ y
2
Se restringiamo la funzione
x
2
y
2
x
2
+y
2
allasse x denotato con r otteniamo
lim
(x,y)(0,0)
f
|r
(x, y) = lim
t0
f (t, 0) = lim
t0
t
2
t
2
= 1
Se restringiamo la funzione allasse y denotata con s otteniamo
lim
(x,y)(0,0)
f
|s
(x, y) = lim
t0
f (0, t) = lim
t0
t
2
t
2
= 1
Ne segue che il limite della funzione non esiste.
Osservazione 16. In generale, per funzioni reali di pi variabili reali, non semplice
calcolare il limite. Tuttavia il seguente teorema fornisce un possibile metodo per il
calcolo di limiti in tale contesto.
Teorema 17. Sia f : A R
2
R una funzione reale. Se (x
0
, y
0
) D(A) e l R,
allora sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) lim
(x,y)(x0,y0)
f (x, y) = l
b) g : (0, +) [0, +) tale che [f (x
0
+ cos , y
0
+ sin ) l[ g () per
ogni [0, 2) e per ogni (0, ) (con > 0) e lim
0
+
g () = 0.
Sussiste altres il teorema sul limite di funzioni composte.
Teorema 18. (limite di funzioni composte o del cambiamento di varia-
bile) Siano assegnati tre spazi metrici (X, d), (Y, d
) ,(Z, d
), due funzioni f : A
X Y e g : B Y Z con f (A) B e tre punti x
0
D(A), y
0
D(B) e
l Z. Se
lim
xx0
f (x) = y
0
e
lim
yy0
g (y) = l
allora
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 6
lim
xx0
g (f (x)) = l
Denizione 19. Siano (X, d) e (Y, d
(x
0
) A risulta
f (x) B
(f (x
0
))
Si prova facilmente la seguente
Proposizione 21. Mantenendo le stesse notazioni, f continua in x
0
se e solo se
x
0
un punto isolato di A oppure x
0
D(A) e
lim
xx0
f (x) = f (x
0
)
Osservazione 22. Tutte le funzioni reali elementari di pi variabili reali sono con-
tinue nel loro insieme di denizione. Inoltre, assegnati una funzione vettoriale
f : A R
n
R
m
, n 2,m 2, x
0
R
n
punto di accumulazione per A, in virt
della proposizione 12, f continua in x
0
se e solo se le sue componenti sono continue
in x
0
. Ritornando al caso generale di funzioni denite in uno spazio metrico e valori
in un altro spazio metrico, esiste una particolare classe di funzioni continue, quelle
lipschitziane.
Denizione 23. Siano (X, d) e (Y, d
(f (x) , f (y))
d (x, y)
Proposizione 24. Ogni funzione f : X Y lipschitziana continua.
Dimostrazione. Scelti ad arbitrio x
0
X e > 0, posto :=
L
, si verica
facilmente che, per ogni x B
(x
0
) risulta f (x) B
(f (x
0
)). Infatti, se
d (x, x
0
) <
si ha che
d
(f (x) , f (x
0
)) Ld (x, x
0
) < L = L
L
=
A := x X[ r > 0
B
r
(x) A
Linsieme dei punti di frontiera per A si indica con A. La chiusura di A
linsieme
A :=
A A
Osservazione 31. Evidentemente, un insieme A aperto se e solo se coincide con il
suo interno
A.
Denizione 32. Un sottoinsieme C X di uno spazio metrico (X, d) si dice
chiuso se (
X
(C) = X C aperto. Si dice limitato se esistono un punto x
0
X
e r > 0 tali che C B
r
(x
0
).
Osservazione 33. In base alle denizioni, e X sono aperti e chiusi.
Esiste un intimo legame tra il concetto di funzione continua e quello di aperto
come mostra la seguente proposizione.
Proposizione 34. Siano (X, d) e (Y, d
(f (x
0
)) A
Essendo per ipotesi f continua in x
0
esiste > 0 tale che
f (B
(x
0
)) B
(f (x
0
))
cio
B
(x
0
) f
1
(B
(f (x
0
))) f
1
(A)
Dunque, x
0
interno a f
1
(A) e, data larbitrariet di x
0
, f
1
(A) aperto.
ii) i). Siano x
0
X e > 0. Lintorno sferico A := B
(f (x
0
)) aperto in
Y e, quindi, per ipotesi f
1
(A) aperto in X. Poich f (x
0
) A, ne segue che
x
0
f
1
(A) e che esiste > 0 tale che
B
(x
0
) f
1
(A)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 10
cio
f (B
(x
0
)) A = B
(f (x
0
))
Per larbitrariet di x
0
, f continua in X. Lequivalenza ii) iii) di
immediata dimostrazione se si osserva che
(
X
_
f
1
(C)
_
= f
1
((
Y
(C))
Denizione 35. Uno spazio metrico (X, d) si dice connesso se gli unici sottoin-
siemi di X sia aperti che chiusi sono e X. Equivalentemente X connesso se e
solo se non unione di due aperti non vuoti e disgiunti.
Osservazione 36. Un sottoinsieme E R connesso se e solo se E un intervallo.
Si dimostra che funzioni continue conservano la connessione, cio trasformano
insiemi connessi in insiemi connessi. Tale fondamentale risultato una generaliz-
zazione del teorema di Bolzano per funzioni reali di una variabile. Il concetto di
insieme connesso consente di introdurre anche una generalizzazione del teorema di
esistenza degli zeri.
Teorema 37. (degli zeri) Sia f : A R una funzione continua nellinsieme
A R
n
connesso. Se esistono due punti x, y A tali che f (x) f (y) < 0 allora
esiste un punto z A tale che f (z) = 0.
Denizione 38. Un sottoinsieme K R
n
si dice compatto se chiuso e limitato.
La denizione di compattezza ci porta alla naturale generalizzazione del teorema
di Weierstrass.
Teorema 39. (di Weierstrass) Sia f : K R una funzione continua in K ,=
sottoinsieme compatto di R
n
. Allora f dotata di massimo e di minimo assoluti.
Cio esistono due punti x
m
, x
M
K tali che
f (x
m
) f (x) f (x
M
)
per ogni x K.
Osservazione 40. Si potrebbe dare una denizione pi generale di spazio metrico
compatto (ma questo esula dallo scopo di queste note) e dimostrare che ogni funzio-
ne continua conserva la compattezza, cio trasforma insiemi compatti in insiemi
compatti.
Il teorema di Weierstrass garantisce lesistenza del minimo assoluto m = f (x
m
)
e del massimo assoluto M = f (x
M
) di una funzione continua in un compatto non
vuoto K R
n
ma non fornisce un metodo esplicito per la loro determinazione.
A tale scopo si rende necessario introdurre e arontare sistematicamente il calcolo
dierenziale per funzioni di pi variabili reali.
Denizione 41. Sia f : A R
n
R una funzione reale denita in un aperto
A di R
n
(con n 2). Se x
0
A, si dice che f dierenziabile in x
0
se esiste
unapplicazione lineare L : R
n
R tale che
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)
per ogni x A, dove r
1
(x) = o (|x x
0
|) per x x
0
. Ricordando la denizione
di o piccolo, risulta
lim
xx0
f (x) f (x
0
) L(x x
0
)
|x x
0
|
= 0
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 11
Osservazione 42. Lapplicazione lineare L di cui sopra detta lapplicazione
tangente a f in x
0
o dierenziale di f in x
0
ed indicato anche con
df (x
0
)
Per quanto visto in precedenza, a L resta associata ununica matrice di tipo
(1, n) detta matrice jacobiana di f in x
0
denotata con
Df (x
0
)
Dunque, per ogni v R
n
L(v) = Df (x
0
) v
Se fosse n = 1, il concetto di dierenziabilit in un punto coinciderebbe con
quello di derivabilit in un punto. Infatti, in tal caso L : R R e, pertanto la
matrice jacobiana di f in x
0
di tipo (1, 1), cio un numero reale (L(v) = av
per ogni v R). Dunque, f : A R R dierenziabile in x
0
A se esiste un
numero reale a tale che
lim
xx0
f (x) f (x
0
) a (x x
0
)
[x x
0
[
= 0
cio, tale che
lim
xx0
f (x) f (x
0
)
x x
0
= a
Dunque, f dierenziabile in x
0
se e solo se f derivabile in x
0
e la matrice
jacobiana di f in x
0
Df (x
0
) = (f
(x
0
))
Siano f : A R
n
R una funzione denita in un aperto A di R
n
, v R
n
e
x
0
A. Sia r > 0 tale che B
r
(x
0
) A. Allora esiste un intervallo I R tale che
0 I e per ogni t I:
x
0
+ tv B
r
(x
0
)
Infatti, se v = 0, basta prendere I = R. Se v ,= 0, posto :=
r
v
, si prenda
I = (, ). In tal caso, t I:
|x
0
+ tv x
0
| = |tv| = [t[ |v| < |v| = r
Ha senso allora considerare la funzione g : I R cos denita
g (t) := f (x
0
+ tv)
per ogni t I. Diremo che f dotata di derivata direzionale in x
0
nella direzione
v se la funzione g derivabile in 0. Pi precisamente:
Denizione 43. Siano f : A R
n
R una funzione denita in un aperto A di
R
n
, v R
n
e x
0
A. Si dice che f derivabile in x
0
lungo la direzione v se
esiste ed nito il seguente limite
lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
= g
(0)
In tal caso, tale limite si chiama la derivata direzionale di f in x
0
e si indica
con
f
v
(x
0
)
o, anche
D
v
f (x
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 12
La derivata parziale di f in x
0
rispetto alla variabile x
i
f
xi
(x
0
) =
f
x
i
(x
0
) :=
f
e
i
(x
0
)
Osservazione 44. Se n = 2
f
x
(x
0
, y
0
) := lim
t0
f (x
0
+ t, y
0
) f (x
0
, y
0
)
t
e
f
y
(x
0
, y
0
) := lim
t0
f (x
0
, y
0
+ t) f (x
0
, y
0
)
t
Se v = 0, allora
f
v
(x
0
) = 0
Infatti, in questo caso, t R
g (t) = f (x
0
)
Pertanto
g
(t) = 0
per ogni t R. In particolare g
(0) = 0. Inoltre, se R 0
f
(v)
(x
0
) =
f
v
(x
0
)
Teorema 45. Sia f : A R
n
R una funzione dierenziabile in x
0
A, con A
aperto. Allora
a) f continua in x
0
b) f derivabile in x
0
lungo qualsiasi direzione v R
n
e
f
v
(x
0
) = Df (x
0
) v
Dimostrazione. Per ipotesi, esiste L : R
n
R applicazione lineare tale che, per
ogni x A
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)
con r
1
(x) funzione tale che
lim
xx0
r
1
(x)
|x x
0
|
= 0
Dunque
lim
xx0
f (x) = lim
xx0
[f (x
0
) + L(x x
0
) + r
1
(x)] = f (x
0
)
dal momento che
lim
xx0
L(x x
0
) = lim
xx0
[L(x) L(x
0
)] = 0
per la continuit di L e
lim
xx0
r
1
(x) = lim
xx0
r
1
(x)
|x x
0
|
|x x
0
| = 0 0 = 0
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 13
Resta cos provata la continuit di f in x
0
. Per quanto riguarda la seconda parte
del teorema, lasserto ovvio se v = 0, dal momento che
f
0
(x
0
) = 0 = Df (x
0
) 0
Sia, pertanto, v ,= 0. Dalla dierenziabilit di f in x
0
segue che, per ogni t I
(si veda la premessa alla denizione di derivata direzionale)
f (x
0
+ tv) = f (x
0
) + L(tv) + r
1
(x
0
+ tv)
da cui
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
=
tL(v) + r
1
(x
0
+ tv)
t
= L(v) +
r
1
(x
0
+ tv)
t
A questo punto basta dimostrare che
lim
t0
r
1
(x
0
+ tv)
t
= 0
In eetti, posto
x := x
0
+ tv
se t 0 allora x x
0
. Inoltre
|x x
0
| = |tv| = [t[ |v|
per cui
[t[ =
|x x
0
|
|v|
Ne segue che
lim
t0
[r
1
(x
0
+ tv)[
[t[
= lim
xx0
[r
1
(x)[
|x x
0
|
|v| = 0 |v| = 0
In ultima analisi
f
v
(x
0
) = lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
= lim
t0
_
L(v) +
r
1
(x
0
+ tv)
t
_
= L(v) = Df (x
0
) v
(xx0)
2
+(yy0)
2
= 0
Diamo ora la denizione pi generale di dierenziabilit in un punto di funzioni
vettoriali di pi variabili reali.
Denizione 50. Sia f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale di n 2 variabili
reali a m 2 componenti. Si dice che f dierenziabile in x
0
A (con A aperto)
se esiste unapplicazione lineare L : R
n
R
m
tale che, per ogni x A
f (x) = f (x
0
) + L(x x
0
) +r
1
(x)
con r
1
(x) = o (|x x
0
|) per x x
0
.
La matrice associata a L (di tipo (m, n)) dicesi matrice jacobiana di f in x
0
e
si denota con
Df (x
0
)
Pertanto, f dierenziabile in x
0
se esiste una matrice Df (x
0
) M
m,n
(R) tale
che
lim
xx0
f (x) f (x
0
) Df (x
0
) (x x
0
)
|x x
0
|
= 0
Denizione 51. Siano f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale di n 2 variabili
reali a m 2 componenti, x
0
A, con A aperto e v R
n
. Si dice che f
derivabile in x
0
lungo la direzione v se esiste ed nito il seguente limite (in
R
m
):
lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x
0
)
t
R
m
Tale limite prende il nome di derivata direzionale di f in x
0
e si indica con
f
v
(x
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 15
o, anche
D
v
f (x
0
)
Osservazione 52. In virt della proposizione 12, se f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
) con
f
i
: A R
per ogni i = 1, 2, . . . , m, f derivabile in x
0
lungo la direzione v se e solo se, per
ogni i, la componente f
i
derivabile in x
0
lungo la direzione v e
f
v
(x
0
) =
_
_
_
_
_
f1
v
(x
0
)
f2
v
(x
0
)
.
.
.
fm
v
(x
0
)
_
_
_
_
_
Sempre per la medesima proposizione, f dierenziabile in x
0
se e solo se, per
ogni i, f
i
dierenziabile in x
0
.
Inoltre, il teorema 45 si generalizza nel seguente:
Teorema 53. Sia f : A R
n
R
m
una funzione vettoriale dierenziabile in
x
0
A, con A aperto. Allora:
a) f continua in x
0
b) f derivabile in x
0
lungo qualsiasi direzione v R
n
e
f
v
(x
0
) = Df (x
0
) v
Dimostrazione. Se f = (f
1
, f
2
, . . . , f
m
), basta applicare il teorema 45 a ciascuna
componente f
i
. Pi precisamente, il dierenziale L di f in x
0
avr come componenti
i dierenziali in x
0
di ciascuna componente f
i
. Pertanto
L =
_
L
1
L
2
. . . L
m
_
e, per ogni v R
n
Df (x
0
) v = L(v) =
_
_
_
_
_
L
1
(v)
L
2
(v)
.
.
.
L
m
(v)
_
_
_
_
_
=
_
_
_
_
_
f1
v
(x
0
)
f2
v
(x
0
)
.
.
.
fm
v
(x
0
)
_
_
_
_
_
=
f
v
(x
0
)
1
(y)
per ogni y B, con r
1
(y) = o (|y y
0
|) per y y
0
.
Sostituendo nella (0.2) f (x) al posto di y, si ha che, x A:
g (f (x)) = g (y
0
) + E (f (x) y
0
) +r
1
(f (x))
Dalla (0.1) segue che
f (x) y
0
= C (x x
0
) +r
1
(x)
per cui
g (f (x)) = g (y
0
) + E [C (x x
0
) +r
1
(x)] +r
1
(f (x)) =
= g (y
0
) + EC (x x
0
) + Er
1
(x) +r
1
(f (x))
Per quanto osservato precedentemente, la matrice jacobiana di g f in x
0
lunica matrice D(g f ) (x
0
) M
k,n
(R) tale che
g (f (x)) g (f (x
0
)) D(g f ) (x
0
) (x x
0
) = o (|x x
0
|)
per x x
0
. Pertanto, il teorema risulta dimostrato se proviamo che
Er
1
(x) +r
1
(f (x)) = o (|x x
0
|)
per x x
0
, cio che
lim
xx0
Er
1
(x) +r
1
(f (x))
|x x
0
|
= 0
(in R
k
). Si osservi che
0
|Er
1
(x) +r
1
(f (x))|
|x x
0
|
|Er
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r
1
(f (x))|
|x x
0
|
|E| |r
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r
1
(f (x))|
|x x
0
|
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 17
Poich
lim
xx0
|r
1
(x)|
|x x
0
|
= 0
chiaramente
Er1(x)
xx0
0 per x x
0
. Per quanto riguarda il secondo termine,
risulta
|r
1
(f (x))|
|x x
0
|
=
|r
1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
|f (x) f (x
0
)|
|x x
0
|
=
|r
1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
|C (x x
0
) +r
1
(x)|
|x x
0
|
Daltra parte
|C (x x
0
) +r
1
(x)|
|x x
0
|
|C (x x
0
)|
|x x
0
|
+
|r
1
(x)|
|x x
0
|
|C| |x x
0
|
|x x
0
|
+
|r
1
(x)|
|x x
0
|
= |C|+
|r
1
(x)|
|x x
0
|
In ultima analisi
0
|Er
1
(x) +r
1
(f (x))|
|x x
0
|
|E| |r
1
(x)|
|x x
0
|
+
|r
1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
_
|C| +
|r
1
(x)|
|x x
0
|
_
Si osservi che, per x x
0
, f (x) f (x
0
) (f continua in x
0
essendo ivi dieren-
ziabile), quindi eettuando la sostituzione y := f (x)
lim
xx0
|r
1
(f (x))|
|f (x) f (x
0
)|
= lim
yy0
|r
1
(y)|
|y y
0
|
= 0
Per il teorema dei carabinieri
lim
xx0
|Er
1
(x) +r
1
(f (x))|
|x x
0
|
= 0
1
(t) = f
x
(t, y
0
)
Per il teorema del valor medio (o di Lagrange) applicato alla funzione g
1
(t) esiste
un punto (x
0
, x) tale che
g
1
(x) g
1
(x
0
) = g
1
() (x x
0
)
Cio esiste un punto dipendente da x tale che
(0.4) f (x, y
0
) f (x
0
, y
0
) = f
x
(, y
0
) (x x
0
)
Supponendo y > y
0
(in modo analogo si procede se fosse y < y
0
), si consideri,
ora, la funzione g
2
: [y
0
, y] R cos denita:
g
2
(t) := f (x, t)
per ogni t [y
0
, y] (in altre parole, g
2
la restrizione di f al segmento verticale
di estremi (x, y
0
) e (x, y), segmento a sua volta tutto contenuto in B
r
((x
0
, y
0
)) per
la convessit di questultimo).
Per ipotesi, g
2
derivabile in [y
0
, y] (e, quindi, ivi continua) e, per ogni t [y
0
, y]:
g
2
(t) = f
y
(x, t)
Sempre per il teorema di Lagrange (applicato alla funzione g
2
(t)) esiste un punto
(y
0
, y)tale che
g
2
(y) g
2
(y
0
) = g
2
() (y y
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 19
Cio esiste un punto dipendente da x e da y tale che
(0.5) f (x, y) f (x, y
0
) = f
y
(x, ) (y y
0
)
Sostituendo la (0.4) e la (0.5) in (0.3) si ottiene
(0.6) f (x, y) f (x
0
, y
0
) = f
x
(, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
)
Nella (0.6) aggiungiamo e sottraiamo f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) e f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
ottenendo
f (x, y) f (x
0
, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
) =
= f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
Resta da provare che
= f
x
(, y
0
) (x x
0
)f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
)+f
y
(x, ) (y y
0
)f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
) = o (|x x
0
|)
per (x, y) (x
0
, y
0
), cio che
lim
(x,y)(x0,y0)
f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)
|(x x
0
, y y
0
)|
= 0
Ora
0
[f
x
(, y
0
) (x x
0
) f
x
(x
0
, y
0
) (x x
0
) + f
y
(x, ) (y y
0
) f
y
(x
0
, y
0
) (y y
0
)[
|(x x
0
, y y
0
)|
=
=
[[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)] (x x
0
) + [f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)] (y y
0
)[
|(x x
0
, y y
0
)|
[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ [x x
0
[
|(x x
0
, y y
0
)|
+
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ [y y
0
[
|(x x
0
, y y
0
)|
[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ |(x x
0
, y y
0
)|
|(x x
0
, y y
0
)|
+
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ |(x x
0
, y y
0
)|
|(x x
0
, y y
0
)|
=
= [f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ +[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[
avendo fatto uso nellultima naggiorazione del fatto che
[x x
0
[ |(x x
0
, y y
0
)|
e
[y y
0
[ |(x x
0
, y y
0
)|
Se (x, y) (x
0
, y
0
) chiaramente (, y
0
) (x
0
, y
0
) e, quindi, data la continuit
di f
x
in (x
0
, y
0
)
f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)
Analogamente se (x, y) (x
0
, y
0
) allora (x, ) (x
0
, y
0
) e, data la continuit di
f
y
in (x
0
, y
0
)
f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)
Dunque, per (x, y) (x
0
, y
0
)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 20
[f
x
(, y
0
) f
x
(x
0
, y
0
)[ 0
e
[f
y
(x, ) f
y
(x
0
, y
0
)[ 0
Applicando il teorema dei carabinieri si perviene alla tesi.
(0) = 0
Da cui la tesi.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 21
Denizione 59. Si dice che una funzione f : A R
n
R di classe C
1
in un
aperto A se ivi derivabile e se le derivate parziali f
xi
sono continue in A. In tal
caso si scrive
f C
1
(A)
Osservazione 60. Alla luce di tale denizione, dal teorema del dierenziale totale
segue che una funzione f C
1
(A) dierenziabile in A e, pertanto, in virt del
teorema 45 continua in A. Denotando con C
0
(A) linsieme delle funzioni reali
continue nellaperto A, si deduce che
C
1
(A) C
0
(A)
Come gi fatto per funzioni reali di una variabile reale, anche per funzioni di pi
variabili si possono denire le derivate parziali di ordine superiore.
Denizione 61. Sia f : A R
n
R una funzione reale denita in un aperto A.
Si dice che f derivabile due volte in un punto x
0
A se f derivabile in un
intorno B
r
(x
0
) di x
0
e se, per ogni i = 1, 2, . . . , n le derivate parziali f
xi
sono a
loro volta derivabili in x
0
.
In tal caso, la derivata parziale di f
xi
in x
0
fatta rispetto alla variabile x
j
si
denota con uno dei seguenti simboli
f
xixj
(x
0
) := (f
xi
)
xj
(x
0
) =
f
xi
x
j
(x
0
) =
x
j
_
f
x
i
_
(x
0
) =
2
f
x
j
x
i
(x
0
)
Se i ,= j la derivata parziale seconda
2
f
x
j
x
i
(x
0
)
dicesi derivata seconda mista. In caso contrario, si dice pura. In generale, le
derivate seconde miste in un punto sono diverse. Tuttavia, sotto opportune ipotesi
(che, tra laltro, si vericano per la maggior parte delle funzioni con cui di solito si
lavora), le cose cambiano, come mostra il seguente celebre teorema.
Teorema 62. (di Schwarz) Sia f : A R
n
R una funzione di pi variabili
denita in un aperto A. Se per i ,= j le derivate parziali miste
2
f
x
i
x
j
(x)
2
f
x
j
x
i
(x)
esistono in tutto un intorno B
r
(x
0
) di x
0
A e sono continue in x
0
, allora
2
f
x
i
x
j
(x
0
) =
2
f
x
j
x
i
(x
0
)
Dimostrazione. Ci limitiamo a considerare il caso in cui n = 2. In modo analogo si
procede per n > 2. Siano dunque (x
0
, y
0
) A e t R sucientemente piccolo in
modo che
(x
0
+ t, y
0
+ t) B
r
((x
0
, y
0
))
(basta che sia 0 < [t[ <
r
2
). Per tali valori di t consideriamo la funzione
A(t) :=
f (x
0
+ t, y
0
+ t) f (x
0
+ t, y
0
) f (x
0
, y
0
+ t) + f (x
0
, y
0
)
t
2
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 22
detta il quoziente dierenziale secondo. Supponendo t > 0 (in modo simile
si procede se t < 0), introduciamo le seguenti funzioni reali di una variabile reale
g : [x
0
, x
0
+ t] R
denita da
g (x) := f (x, y
0
+ t) f (x, y
0
)
per ogni x [x
0
, x
0
+ t] e
h : [y
0
, y
0
+ t] R
denita da
h(y) := f (x
0
+ t, y) f (x
0
, y)
per ogni y [y
0
, y
0
+ t]. Per il teorema di Lagrange applicato alla funzione g (x)
esiste un punto (x
0
, x
0
+ t) tale che
(0.7) g (x
0
+ t) g (x
0
) = g
() t
Osservato che per ogni x [x
0
, x
0
+ t] risulta
g
(x) = f
x
(x, y
0
+ t) f
x
(x, y
0
)
la (0.7) diventa
f (x
0
+ t, y
0
+ t)f (x
0
+ t, y
0
)f (x
0
, y
0
+ t)+f (x
0
, y
0
) = [f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
)] t
Pertanto
A(t) =
f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
)
t
Applichiamo ora nuovamente il teorema di Lagrange alla funzione
s : [y
0
, y
0
+ t] R
denita da
s (y) := f
x
(, y)
per ogni y [y
0
, y
0
+ t]. Per tale teorema esiste un punto (y
0
, y
0
+ t) tale
che
(0.8) s (y
0
+ t) s (y
0
) = s
() t
Osservato che per ogni y [y
0
, y
0
+ t] risulta
s
(y) = f
xy
(, y)
la (0.8) diventa
f
x
(, y
0
+ t) f
x
(, y
0
) = f
xy
(, ) t
Dunque
(0.9) A(t) = f
xy
(, )
Ora applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione h(y). Per tale teorema,
esiste un punto (y
0
, y
0
+ t) tale che
(0.10) h(y
0
+ t) h(y
0
) = h
() t
Osservato che per ogni y [y
0
, y
0
+ t] risulta
h
(y) = f
y
(x
0
+ t, y) f
y
(x
0
, y)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 23
la (0.10) diventa
f (x
0
+ t, y
0
+ t)f (x
0
, y
0
+ t)f (x
0
+ t, y
0
)+f (x
0
, y
0
) = [f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, )] t
Ne segue che
A(t) =
f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, )
t
Applichiamo ora nuovamente il teorema di Lagrange alla funzione
k : [x
0
, x
0
+ t] R
denita da
k (x) := f
y
(x, )
per ogni x [x
0
, x
0
+ t]. Per tale teorema esiste un punto (x
0
, x
0
+ t) tale
che
(0.11) k (x
0
+ t) k (x
0
) = k
() t
Osservato che per ogni x [x
0
, x
0
+ t] risulta
k
(x) = f
yx
(x, )
la (0.11) diventa
f
y
(x
0
+ t, ) f
y
(x
0
, ) = f
yx
(, ) t
Dunque
A(t) = f
yx
(, )
Per t 0 chiaramente (, ) (x
0
, y
0
) e, quindi, per la continuit di f
xy
in
(x
0
, y
0
) si ha che
(0.12) lim
t0
A(t) = lim
(,)(x0,y0)
f
xy
(, ) = f
xy
(x
0
, y
0
)
Per t 0 si ha altres che (, ) (x
0
, y
0
) e, quindi, per la continuit di f
yx
in
(x
0
, y
0
) si ha che
(0.13) lim
t0
A(t) = lim
(,)(x0,y0)
f
yx
(, ) = f
yx
(x
0
, y
0
)
Dalla (0.12) e dalla (0.13) segue che
f
xy
(x
0
, y
0
) = f
yx
(x
0
, y
0
)
2
f
x
2
1
(x
0
)
2
f
x2x1
(x
0
)
2
f
x3x1
(x
0
)
2
f
xnx1
(x
0
)
2
f
x1x2
(x
0
)
2
f
x
2
2
(x
0
)
2
f
x3x2
(x
0
)
2
f
xnx2
(x
0
)
2
f
x1x3
(x
0
)
2
f
x2x3
(x
0
)
2
f
x
2
3
(x
0
)
2
f
xnx3
(x
0
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
2
f
x1xn
(x
0
)
2
f
x2xn
(x
0
)
2
f
x3xn
(x
0
)
2
f
x
2
n
(x
0
)
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Chiaramente, per il teorema di Schwarz, tale matrice simmetrica.
Anche il teorema di Lagrange (o del valor medio) valido per funzioni reali di una
variabile reale ammette una estensione per le funzioni di pi variabili, come mostra
il seguente teorema.
Teorema 65. (del valor medio) Sia f : A R
n
R una funzione reale dotata
di tutte le derivate direzionali nellaperto A. Siano x
0
e x due punti di A tali che
il segmento
[x
0
, x] := y R
n
[ t [0, 1]
y = x
0
+ t (x x
0
)
di estremi x
0
e x sia tutto contenuto in A. Posto h := x x
0
, ha senso la
funzione
g : [0, 1] R
denita da
g (t) := f (x
0
+ th)
per ogni t [0, 1]. Allora:
i) g derivabile in [0, 1] e g
(t) =
f
h
(x
0
+ th) per ogni t [0, 1]
ii) esiste s (0, 1) tale che f (x
0
+h) f (x
0
) =
f
h
(x
0
+ sh)
iii) se g
1
0
f
h
(x
0
+ th) dt
Dimostrazione. Si ponga z := x
0
+ th. Per denizione
g
(t) = lim
0
g (t + ) g (t)
Ora
g (t + ) g () = f (x
0
+ (t + ) h) f (x
0
+ th) =
= f (x
0
+ th + h) f (x
0
+ th) = f (z + h) f (z)
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 25
Dunque
g
(t) = lim
0
g (t + ) g (t)
= lim
0
f (z + h) f (z)
=
f
h
(z) =
f
h
(x
0
+ th)
Resta cos provata la i). Per il teorema di Lagrange applicato alla funzione g
(derivabile e, quindi, continua in [0, 1]) esiste un punto s (0, 1) tale che
g (1) g (0) = g
(s) (1 0)
cio tale che
f (x
0
+h) f (x
0
) =
f
h
(x
0
+ sh)
Risulta provata anche la ii). Per quanto concerne la iii), una immediata con-
seguenza del Teorema Fondamentale del Calcolo Integrale (o, meglio, della formula
fondamentale del calcolo integrale). Infatti, se g
integrabile (secondo Riemann) in [0, 1] e
1
0
g
1
0
f
h
(x
0
+ th) dt = f (x
0
+h) f (x
0
)
_
x
1
= x
1
(t)
x
2
= x
2
(t)
.
.
.
x
nn
= x
n
(t)
t I
rappresentano le equazioni parametriche della curva . Se I = [a, b] i punti (a)
e (b) si dicono gli estremi della curva. La curva si dice chiusa se (a) = (b).
Il concetto di curva ci consente di caratterizzare i sottoinsiemi aperti connessi di
R
n
. Infatti sussiste il seguente teorema.
Teorema 69. Un aperto non vuoto A R
n
connesso se e solo se per ogni coppia
di punti x, y A esiste una curva avente come estremi tali punti e tutta contenuta
in A.
Si pu altres dimostrare che un aperto A R
n
connesso se e solo se per ogni
coppia di punti x, y A esiste una poligonale di primo estremo x e ultimo estremo
y tale che A.
Applicando tale caratterizzazione degli aperti connessi e il teorema del valor
medio, possiamo dimostrare il seguente teorema.
Teorema 70. Siano A un aperto connesso in R
n
e f : A R una funzione
derivabile in A lungo qualsiasi direzione e tale che
f
v
(x) = 0
per ogni x A e per ogni v R
n
. Allora f costante in A.
APPUNTI DI ANALISI MATEMATICA II 27
Dimostrazione. Fissato un punto x
0
A, per ogni x A esiste una poligonale
= [x
0
, x
1
] [x
1
, x
2
] . . . [x
n
, x] tutta contenuta in A. Applicando il teorema del
valor medio al segmento [x
0
, x
1
] si ha che esiste un punto c
1
interno a tale segmento
tale che
f (x
1
) f (x
0
) =
f
h
1
(c
1
) = 0
con h
1
= x
1
x
0
. Ripetendo lo stesso discorso sugli altri segmenti si ha che
f (x
2
) f (x
1
) =
f
h
2
(c
2
) = 0
con h
2
= x
2
x
1
e c
2
punto interno al segmento [x
1
, x
2
]. E cos via no a
f (x) f (x
n
) =
f
h
n
(c
n
) = 0
con h
n
= x x
n
e c
n
punto interno al segmento [x
n
, x].
In ultima analisi
f (x) = f (x
n
) = f (x
n1
) = = f (x
1
) = f (x
0
)
Pertanto, per ogni x A risulta f (x) = f (x
0
), cio f costante.