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Giuseppe Tozzi

Lieti attingerete alla sorgente

Lieti attingerete alla sorgente


Lepiscopato camerinese di mons. Bruno Frattegiani (1964-1989)

Giuseppe Tozzi

Indice
Introduzione 3 Lalba di un nuovo giorno 5
Le dimissioni di mons. DAvack 7 Da Perugia allepiscopato camerte 9 Le associazioni di Azione cattolica a Migiana 11 Presidente del Tribunale ecclesiastico regionale umbro 12 Il giornalista Penna nera 14 Assistente ecclesiastico di Azione cattolica e di altre associazioni 15 Vicario generale di Perugia 15 Incontri con Madre Speranza 16 La nomina ad arcivescovo di Camerino 18 La consacrazione episcopale 19 La prima lettera pastorale 20 Lingresso in diocesi 22 Il Concilio ecumenico e laggiornamento dei sacerdoti 24 Il programma pastorale 29

Dal Concilio quattro linee di programmazione pastorale 31


La parola di Dio 33 Testimonianze di esperti biblisti e teologi 37 Pellegrinaggio in Terra Santa (3-12 settembre 1978) 40 La riforma della liturgia 42 La cena del Signore 43 Ai sacerdoti sulla celebrazione della messa 49 Rinnovamento della vita cristiana 54 Divorzio, Humanae vitae, aborto 55 Ecumenismo 69 I protestanti 71

Gli ortodossi 80 Gli ebrei 83 I non credenti 84 Dimissioni dalla commissione della CEI per lecumenismo 85

La Chiesa locale 89
Le persone 99 Seminaristi e seminario 99 Il vescovo, il clero e il popolo fedele 112 I religiosi 123 I laici 129 La Chiesa locale come istituzione 139 Prima visita pastorale 139 Listituzione del consiglio presbiterale 141 Amministratore apostolico di Sanseverino Marche 141 Istituzione del consiglio pastorale e nuovi vicariati 143 Nomina del vicario pastorale e riforma della curia 145 Nuovo Bollettino ecclesiastico 146 La tre giorni diocesana 147 Un preciso calendario per la visita pastorale 149 Conclusioni della visita pastorale nella vicaria di Camerino 151 Ricorso contro il prefetto di Macerata 153 Ristrutturazione della diocesi 154 Vescovo di Sanseverino Marche 155 Mutano i confini 156 Istituto per il sostentamento del clero 159 Unione della diocesi di Sanseverino con Camerino 160 Opere dellarcidiocesi 162 LAppennino camerte e La Voce settempedana 162 Fondazione Don Igino Cicconi 172 Libreria Loggia di Sisto V 173 Radio C1 174

La fondazione opere di religione arcidiocesi Camerino (o.r.a.c.) La fondazione Maria Sofia Giustiniani Bandini (ma.so.gi.ba.) La fondazione Beato Rizzerio e la clinica ortopedica Sagisc Pensionato femminile universitario Battista Varano- Casa della giovent Il collegio universitario Bongiovanni Istituto Francesco Arsini Santuario di Macereto Uno speciale stile di governo Le amministrazioni diocesane

176 177 189 191 193 194 197 199 203 205 210 221 223 236 249 258 263 263 283 289 299

e venuta la sera
La malattia e il declino Alcune note sulla sua vita spirituale

appendice
Ecce, venio Lettera di saluto al clero e al popolo di Camerino Cantate Domino canticum novum Lettera pastorale per la Quaresima 1965 Considerazioni sulla grande preghiera eucaristica Lettera pastorale per la Quaresima 1968 A dialogo con i divorzisti Lettera pastorale per la Quaresima 1967 Polemiche giornalistiche Il divorzio Elenco definitivo delle parrocchie dellArcidiocesi di Camerino - Sanseverino Marche (1984)

note
indice dei nomi

Giuseppe Tozzi

Lieti attingerete alla sorgente


Lepiscopato camerinese di mons. Bruno Frattegiani (1964-1989)

uesto scritto frutto di insistenti richieste di sacerdoti e laici che desiderano ricordare la vita e lattivit del nostro arcivescovo mons. Bruno Frattegiani. Essendo stato per lungo tempo suo collaboratore, ho quotidianamente constatato le sue profonde umanit e spiritualit e il suo lungimirante e appassionato lavoro pastorale svolto in attuazione del Concilio ecumenico vaticano II. Il professore mons. Mario Sensi, che conosce molto bene lo spessore umano, spirituale, pastorale e culturale di mons. Bruno Frattegiani, mi ha pi volte suggerito di pubblicare in un unico volume tutti i suoi scritti. Ma gli scritti di mons. Frattegiani sono proprio tanti. Oltre ai vari libri pubblicati nel corso degli anni, ci sono gli interventi al Concilio ecumenico, alle commissioni CEI e CEM, i vari articoli su quotidiani e settimanali, in particolare la sua sistematica collaborazione allAmore misericordioso, a Rocca, al Segno, alla Voce di Perugia e a LAppennino camerte. Si conservano, infine, Mons. Bruno Frattegiani i quaderni autografi compilati in preparazione degli esercizi spirituali e dei ritiri che tenne per sacerdoti, religiosi e laici di vari movimenti. Per questo lavoro di ricerca e sistemazione mi sento inadeguato. In appendice a questo testo mi sono limitato a raccogliere alcune delle numerose lettere pastorali, fondamentali - credo - per comprendere il suo programma pastorale, e alcuni articoli che rivelano la sua vis polemica in difesa di valori non negoziabili su temi come il matrimonio, il divorzio, laborto, nonch la lettera polemica chegli indirizz a don Giovanni Franzoni, interventi questi che hanno avuto risonanza nazionale e internazionale. Del resto da squarci significativi di suoi scritti, di cui savvale il libro, appare con chiarezza il suo impegno per la vita spirituale dei fedeli, impegno ribadito anche dalle strutture nuove da lui realizzate per il bene della Chiesa particolare di Camerino-Sanseverino Marche.
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Ho la speranza che, nonostante tante manchevolezze (penso in particolare allassenza di testimonianze di sacerdoti, religiosi, religiose e laici che pur constatatoro la sua disponibilit allascolto, al colloquio e soprattutto la sua amabilit e la grande attenzione alla loro persona), questo scritto possa soddisfare le richieste fattemi e possa contribuire a conoscere e far stimare sempre pi il nostro indimenticabile arcivescovo Bruno. In ultimo ringrazio sentitamente per la loro intelligente collaborazione mons. Mariano Ascenzo Blanchi, lavv. Giuseppe De Rosa, il prof. Pier Luigi Falaschi e Maria Cristina Viviani. Giuseppe Tozzi

Lalba di un nuovo giorno

Le dimissioni di mons. DAvack


enerd 23 febbraio 1964 i canonici del capitolo metropolitano e i sacerdoti della diocesi di Camerino sono convocati per le ore 12 in episcopio per comunicazioni importanti da parte dellarcivescovo. Mons. Giuseppe DAvack, commosso, subito comunica ai convenuti che, dietro sua richiesta per motivi di salute, il santo padre Paolo VI ha accettato le sue dimissioni da arcivescovo di Camerino e ha nominato successore mons. Bruno Frattegiani del clero della diocesi di Perugia 1. La notizia, del tutto inattesa, suscita stupore, meraviglia, sconcerto, ma anche ammirazione per lalto senso di responsabilit pastorale manifestato da mons. DAvack. Lascia la diocesi, a soli 65 anni di et, dopo diciotto anni di grande impegno e totale dedizione al ministero. Domenica 5 aprile la diocesi si stringe attorno al pastore durante la solenne celebrazione della messa in cattedrale, affollatissima di fedeli - giunti da ogni parrocchia della diocesi - che intendono ringraziarlo per la missione svolta con eccezionale generosit. Allomelia mons. Ferruccio Loreti, arcidiacono, cos compendia lalto insegnamento spirituale: Croce, eucarestia, carit, unite al fiat della Vergine santissima, Madre della misericordia. Successivamente, in episcopio il prof. Pier Luigi Falaschi, presidente della giunta diocesana di Azione cattolica, presenta lomaggio e il ringraziamento di tutte le organizzazioni cattoliche diocesane. Il professore evoca con splendida sintesi gli anni e lo stile proprio di mons. DAvack, da quando raggiungeva le parrocchie con la jeep, ai suoi ispirati interventi al Concilio ecumenico, grazie ai quali era riuscito a trasferire lindefessa carit del pastore coraggioso da Camerino alla Chiesa universale. Nel pomeriggio, al teatro cittadino Filippo Marchetti, sono le autorit a manifestare il loro grazie allarcivescovo. A nome dei colleghi della diocesi, il sindaco di Camerino, prof. Libero Polzonetti, ricorda il continuo impegno del vescovo per la citt, lUniversit e lintero territorio dellarcidiocesi, indi consegna al vescovo unartistica medaglia doro. Al ringraziamento del sindaco si unisce quello del prorettore prof. Guido Giacomo Tedeschi per lapporto determinante dato per la statizzazione della nostra Universit 2. Nellultima lettera pastorale mons. DAvack spiega cos le sue dimissioni:
Non vorrei che prendeste cattiva edificazione dal mio ritiro dalla diocesi. Non pensate che io voglia riposarmi. Il sacerdote per immenso dono del Signore non deve avere la malinconia del collocamento a riposo: si riposer in eterno in Paradiso. Non avendo pi energie per il governo della diocesi,
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avr la possibilit di altro lavoro sacerdotale. Vi lascio sereno, vi lascio nelle mani e nel cuore del nuovo arcivescovo con grande commozione. Lho conosciuto personalmente, non so dirvi la consolazione, ledificazione che mi ha dato 3.

E verso mons. DAvack cos si esprime mons. Frattegiani nella sua prima lettera al clero e ai fedeli di Camerino, Ecce venio:
Al venerato predecessore ho gi detto come la penso; per me non partito, ma salito sul monte a pregare per il nostro combattimento spirituale. Lui far il Mos e io cercher di essere il vostro Giosu. Linteressante che ci sforziamo di entrare nella terra di riposo (Ebr 4,11) faticando quaggi 4.

Da Perugia allepiscopato camerte


ons. Bruno Frattegiani 5, figlio di Eusebio e Anna Ceccarini, nasce a Migiana di Monte Malbe, frazione del comune di Corciano, provincia di Perugia, il 9 febbraio 1914. Di Migiana dice: Sono nato tra le querce della mia Migiana e degli ascendenti: solidi vecchi, boscaioli e fabbricanti di calce. E nel cinquantesimo anniversario di sacerdozio nella nativa Migiana scrive:
mio dovere confessarvi lemozione profonda che ho provato rivivendo uninfanzia serena: sereni anche i quattro chilometri a piedi di ogni giorno per conquistare il diploma di quarta elementare! Al mio paese cera solo la terza 6.

Con la mamma Anna Ceccarini

A 11 anni entra nel seminario diocesano di Perugia, dove frequenta il ginnasio e il liceo. Il suo primo rettore, mons. Beniamino Ubaldi, poi vescovo di Gubbio, lo descrive come un giovane dotato di uno squisito senso di umanit, di una natura armoniosa ed equilibrata, tanto comprensivo e indulgente quanto pronto a soffrire lui un dispiacere piuttosto che darlo a un altro. E mons. Raffaele Baratta, allora vicario generale, lo trova in seminario tra gli alunni del liceo e lo descrive come giovane bravo, intelligente, studioso ed anche buono, molto buono. Dopo un anno al seminario regionale di Assisi, dove inizia lo studio di teologia, passa al Pontificio seminario romano maggiore. Il 6 dicembre 1936 ordinato sacerdote dal cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani nella cappella della Madonna della fiducia del Seminario maggiore romano. E alla Madonna della fiducia rester sempre devotissimo, tanto da volere una bella riproduzione dellimmagine romana nella cappella dellepiscopio di Camerino. Si laurea allUniversit Lateranense in teologia con la tesi Nomos et agape (Nova et vetera de Thesauro S. Thomas Aquinatis); pi tardi, risiedendo allApollinare, si laurea anche in utroque iure con la tesi Il tribunale della Rota perugina. Uno stralcio importante della sua tesi in teologia sar poi pubblicato in Miscellanea francescana (luglio - dicembre 1962); la
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tesi in diritto pubblicata integralmente sul Bollettino della Deputazione di storia patria per lUmbria (vol. XLVI - 1949). Pi volte esprimer in seguito il suo rammarico per non aver potuto iscriversi al Biblico, come desiderato e chiesto. Ritornato in diocesi, nominato vice rettore del seminario diocesano e docente di latino e greco, insegnamenti che conserver fino alla nomina ad arcivescovo. Lasciando Perugia ricorder gli alunni carissimi ... cos affezionati al professore di greco, anche se poco ad Erodoto e compagni.... Don Bruno Frattegiani svolge il suo primo impegno pastorale nel natio paese, Migiana: Fui incaricato di aiutare il parroco a tempo perso (dico per dire, perch fu tra i pi bei guadagni della mia vita) scriver pi tardi. Dal 1940 ogni venerd sera lascia Perugia e raggiunge Migiana dove opera il sabato e la domenica; il luned mattina di nuovo a Perugia per gli altri incarichi pastorali. Migiana racconter lui stesso come una famiglia stretta attorno alla chiesa, al parroco (suo zio), fedele alle tradizioni. Chi sul tardi, la sera, cammina per le stradine del piccolo paese, sente risuonare la recita del rosario che proviene dalle case. Inizia la sua opera di consolidamento della comunit parrocchiale offrendo prospettive di vita cristiana: la fede nellamore che Dio nutre per gli uomini, il cuore accogliente di Cristo, la comunione con Lui: questa la base e il clima del lavoro che si concretizza con la consacrazione della parrocchia al Cuore di Ges e con la festa giubilare del Crocifisso del 1947, che vuole solennissima e per la quale compone il bellinno - appunto - a Ges crocifisso. Cura molto le feste tradizionali, in particolare quella dellImmacolata. Un parrocchiano, ragazzo al tempo di don Bruno, ricorder soprattutto la festa grande connessa a ogni domenica: sembrava sempre Pasqua. Molto curata lomelia, numerosi e scelti i canti, alcuni da lui stesso composti: tra gli altri il bellinno in onore di Ges crocifisso su testo del sacerdote perugino don Remo Bistoni. Il suo amore per la musica lo porta a studiare il piano a livello professionale, come testimonia un suo amico dellApollinare. La domenica pomeriggio catechismo per tutti. Durante i primi anni del suo ministero a Migiana in atto la guerra: don Bruno rimane vigile e incoraggiante tra la popolazione spaurita. A lui si rivolgono con fiducia gli sfollati, per lo pi oriundi tornati al paesello ritenuto sicuro. In tanti ricevono aiuto e conserveranno per lui venerazione. Passata la guerra, la canonica di Migiana ospita un orfanello di Cassino: la carit di don Bruno vuole che il piccolo ritrovi accanto a lui un cuore di padre e una mamma nella sua Annetta.

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Le associazioni di Azione cattolica a Migiana


n un articolo per la rivista del santuario di Corinaldo Il giglio del gennaio 1976 mons. Frattegiani ricorda lintitolazione della giovent femminile di Azione cattolica di Migiana:
... Restai affezionato alla piccola martire a cui dedicai la mia prima esperienza di Azione cattolica. Un bel gruppo di giovent femminile nella parrocchia fu intitolato a Maria Goretti. Posso asserire che tramite il venerato parroco di allora, mons. Bernacchia, che ci teneva in collegamento con mamma Assunta, nacque fra Corinaldo e Migiana una specie di asse: gli assi allora erano di moda. E per concludere, la mia carriera a Migiana termin con un indimenticabile pellegrinaggio parrocchiale a Corinaldo (cantammo allora la canzone che adesso si esegue anche a Corinaldo). La musica sua, le parole sono di don Remo Bistoni. Il 15 gennaio 1967 linno sar eseguito anche dal coro di voci bianche di Renata Castiglione e trasmesso anche nel terzo programma Rai 7. Allassociazione di giovent femminile seguono quelle dei giovani, delle donne, degli uomini. Nel 1946 dei 500 parrocchiani 170 sono iscritti allAzione cattolica. Per dare il senso della Chiesa ed alimentare lattaccamento al papa conduce a Roma i giovani in occasione dellottantottesimo della fondazione e le giovani per il loro trentesimo: i mezzi di trasporto sono fortunosi, ma tanto lentusiasmo. Camioncino dellottantesimo, come ti potremo scordare? scrive in una lettera. Alla fine raccoglie ci che con amore e intelligenza ha seminato. Tra laltro ha la gioia di vedere uno dei suoi ragazzi, Sergio Rossi, salire laltare. doloroso il distacco dai migianesi nel 1951: Vi lascio con la commozione nel cuore scrive e forse locchio mi tradir. Ma vi lascio sereno sapendo che servo la Chiesa che amo e che ho cercato di insegnarvi ad amare come Ges.

Nella lettera inserisce tre raccomandazioni:


1. Amate la Chiesa con fede profonda, venerate nel papa, nel parroco, nei sacerdoti, i rappresentanti di Ges, anche se in grado diverso. Continuate a cantare forte nel credo la proclamazione entusiastica della Chiesa una
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santa cattolica e apostolica, ma cercate soprattutto di sentire vivo nel cuore il vostro canto. Amate il papa, difendete il papa. Prima dunque la Chiesa, perch la Chiesa Ges. 2. Vogliate sempre tanto bene alla Madonna, ricopiandola soprattutto nel suo devoto atteggiamento di sottomissione alla santa volont di Dio (segreto sicuro di pace), abbiate fiducia in Lei. 3. Confessatevi bene, confessatevi bene, confessatevi bene spesso, se potete ma soprattutto bene.

Presidente del Tribunale ecclesiastico


regionale umbro

el 1939 mons. Frattegiani era stato nominato membro del tribunale ecclesiastico regionale umbro, prima come vice, poi come difensore del vincolo e infine giudice. Dal 9 dicembre 1951 presidente e manterr

Tribunale ecclesiastico umbro: mons. Frattegiani (a sinistra) con larcivescovo mons. Raffaele Baratta e padre Giuseppe Di Mattia

lufficio fino alla nomina ad arcivescovo di Camerino. Cos sintetizza la lunga attivit fra Giuseppe Mattia, vice presidente dello stesso tribunale:
Nella numerosa variet di sentenze pronunziate sono condensate tutte le qualit della sua intelligenza e le doti del suo cuore. A una moderazione
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di giudizio non comune univa la capacit dellintrospezione psicologica, chiara analisi degli atti, acutezza di induzioni insospettabili e di conclusioni inaspettate. Espose riflessioni di vasta problematica e prospett soluzioni che portarono un cospicuo contributo alla scienza giuridica come ebbe a dire un valente giurista. Infatti molte delle sue pregevoli sentenze sono state pubblicate nelle riviste Il diritto ecclesiastico ed Ephemerides juris canonici, accolte dagli studiosi con vivo consenso e suscitando note di commento e di proficua discussione. Ha lasciato nellorgano giudiziario eredit di saggezza e amabilit, di compiutezza e ponderazione.

Ricordando la sua esperienza di giudice ecclesiastico, cos scrive su LAppennino camerte del 20 aprile 1974, mentre era in corso laccesa polemica sul divorzio:
Devo riconoscere che ieri sera (16 aprile) lon. Fortuna ha dimostrato di sapere cos la Sacra romana Rota, distinguendola dai tribunali ecclesiastici di grado inferiore. Di solito dalle pagine pulite di ABC lonorevole ed i suoi eruttavano facili accuse alla pretesa faciloneria della Sacra Rota di sfornare annullamenti purch si pagasse, intendendo, penso, per Rota anche i tribunali di primo e secondo grado, sufficienti da soli ad annullare in caso di sentenza conforme. A parte linesattezza del termine annullare, la volgarit delle accuse consiste nellattribuire ai tribunali ecclesiastici una certa larghezza di vedute, purch si paghi. Le statistiche annuali delle cause paganti e delle cause di gratuito patrocinio dimostrano la banalit e la mala fede di questa insinuazione. Personalmente ho servito la chiesa in Rota (nel senso largo che i pi danno a questa parola oggi agli onori della polemica s e no), per venticinque anni, dodici come difensore del vincolo e tredici come presidente del tribunale ecclesiastico regionale umbro. Porto la gioia in cuore di quanto in coscienza ho potuto, in collaborazione con gli altri ministri e con le sentenze conformi del tribunale regionale superiore o della stessa Sacra romana Rota, ridare gioia a creature travolte in situazioni dolorose, sia pure in conseguenza della propria leggerezza (non sempre). Porto in cuore la tristezza di quando ho detto di no, perch in coscienza mi pareva di dover dire di no. Porto la gioia, di due noccioline americane. Si trattava di una causa di due poveri in canna. Lui venditore di semi salati alle feste del paese, lei una domestica dei tempi passati, quando le marchette erano un lusso e la paga era mangiare gli avanzi dei padroni e avere in regalo i vestiti smessi della signora. La causa assolutamente gratuita con una modesta spesa di trasferta a carico del nostro tribunale fu, come si dice in gergo, una causa fortunata. Rividi lui, che intanto si era potuto sposare con la sua seconda, ad una festa patronale. Mi riconobbe, mi fece festa,
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mi condusse davanti al suo carrettino e indicandomi il bengodi della sua povera mercanzia mi disse: Sor Bruno prenda quello che vuole. Esitai. Poi presi due noccioline americane: una pensai per me e una per la Sacra Rota che (allo stesso prezzo) aveva confermato la nostra sentenza. La storia delle noccioline non soltanto uno spunto autobiografico. la storia vera della Sacra romana Rota 8.

Il giornalista Penna nera


ons. Frattegiani nel comitato di fondazione del settimanale perugino Il segno, di cui diviene redattore e poi direttore. Il piccolo settimanale stampato con caratteri tipografici composti a mano e porta in tante case la parola di Dio. Sono attesi e letti con molto interesse i corsivi e neretti di Penna nera, suo pseudonimo.
Testi annota un giovane collaboratore che scoccavano nel bersaglio come i dardi della balestra. Molti, soprattutto i giovani non abituati quel tempo alla lotta politica, scorrevano velocemente quegli scritti per rileggerli, meditarli e discuterli, onde approfondire se non imparare quel metodo polemico che fatto di onest professionale e cosciente indagine della situazione. In tal modo mons. Frattegiani stato considerato anche come maestro di giornalismo.

In seguito passa come redattore a La Voce di Perugia, dove ugualmente e puntualmente sempre presente con le sue note di forti, ma garbate, puntualizzazioni. Vasta eco ha allora la controversia con lamico Aldo Capitini sul problema dei sacerdoti di Perugia sospettati di modernismo. Nello stesso tempo collabora con continuit alla rivista quindicinale La Rocca della Pro civitate cristiana di Assisi. Oltre che autore di impegnativi articoli, anche tra i redattori che rispondono ai quesiti dei lettori su argomenti di fede e morale. Risposte puntuali, piene di dottrina, comprensione e - a volte - di pungente bonaria ironia. Anche altre riviste come Jesus caritas dei fratelli di Foucault e Settimana del clero si avvalgono della sua collaborazione. Pi puntuale e duratura quella con la rivista LAmore misericordioso, del santuario di Collevalenza, ove ogni mese presente con una meditazione biblica.

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Assistente ecclesiastico di Azione cattolica e di altre associazioni


rima assistente diocesano delle donne di Azione cattolica, poi, pi a lungo, della giovent femminile. Proponendo la sua anima sacerdotale, ricchissima di umanit e di carit, porta entusiasmo nella vita spirituale e nellattivit apostolica delle giovani. Nel 1963 realizza quella che rester liniziativa forse da lui pi amata, una settimana intensa di formazione sui problemi dei giovani di fronte allamore, destinata a tutta la giovent di Perugia. I giovani di tutte le condizioni sociali sono convocati per discutere i loro problemi, porre domande, cercare soluzioni. Da questa iniziativa nasce listituto Pro domo a favore della famiglia. Il Gruppo di spiritualit familiare ha invece origine dalle associazioni giovanili che mons. Frattegiani chiama Incontri di Nazareth; alla sua iniziativa si deve anche listituzione del consultorio familiare, affidato ai medici cattolici, dei quali egli assistente. altres assistente dei giuristi cattolici. Per la sua esperienza di giudice del tribunale ecclesiastico ritiene essenziale che la vita religiosa affondi le radici nellintimo della coscienza; personalmente ritiene essenziale presentarsi agli uomini, a tutti gli uomini, in atteggiamento di servizio della verit. Di vasta efficacia e risonanza lassistenza religiosa chegli presta agli studenti di tante razze e civilt richiamati a Perugia dalla Universit per stranieri. Questa la testimonianza di mons. Canzio Pizzoni:
Attivit molteplici e varie, vivificate da piet semplice e costante, mai ingombrata dal suo io che rimaneva nascosto nellumilt con cui irradiava la luce del suo ministero.

Vicario generale di perugia


ons. Frattegiani nel dicembre del 1955 scelto dallarcivescovo mons. Pietro Parente quale delegato arcivescovile ad omnia e dopo due anni, il 12 dicembre 1957, nominato dallo stesso arcivescovo vicario generale. Appena due anni dopo mons. Frattegiani con sofferenza si decide a presentare le dimissioni. Con umilt e

La fontana di Perugia 15

sincerit manifesta al vescovo il suo dissenso per il modo con cui tratta i suoi sacerdoti e la scelta autoritaria di guidare la diocesi, a tal punto che molti lo temono e si tengono lontani, mentre altri lo adulano e sono i suoi confidenti. Larcivescovo, dopo aver affermato di avere avuto in serbo per lui grandi progetti, lo accusa di slealt, chiedendogli di mettere per iscritto le sue osservazioni, cosa che Frattegiani con umilt e obbedienza subito esegue. Tra laltro descrive con ironia un aneddoto che i sacerdoti andavano ripetendo: allavvicinarsi del vescovo in visita ad una parrocchia, il cane del parroco avrebbe ringhiato forte e a lungo:
bisognava dare la medaglia doro al cane perch unico nella diocesi aveva avuto il coraggio di mostrare pubblicamente il suo dissenso, senza paura, al vescovo.

Ricorda anche che, a una sua timida osservazione per il modo duro con cui aveva tolto lufficio di amministratore diocesano allinvestito, si sente rispondere testualmente e al modo di sfida: Ragazzi, io qui voglio solo esecutori di ordini 9 .

Incontri con Madre Speranza


el primo anniversario della enciclica di Giovanni Paolo II Dives in misericordia, nel santuario della misericordia a Collevalenza mons. Frattegiani tiene una relazione in cui racconta i suoi incontri con Madre Speranza, cui tra laltro deve la sua collaborazione alla rivista del santuario. In uno di questi incontri parla proprio della rinuncia a vicario generale.
Nel settembre 1954, accingendomi al mio primo pellegrinaggio a Lourdes, decisi di saggiare lambiente che i pi consideravano ancora alla larga e scrissi allamico p. Arsenio, gi appartenente al clero perugino e ora siglato FAM (Figli dellAmore misericordioso), Madre Speranza esponendogli il mio desiderio di fare da solo un corso di esercizi spirituali nel suo Istituto. Naturalmente dicevo non volevo essere di disturbo e intendevo pagare. Padre Arsenio mi rispose che ero accolto a braccia aperte. Per soggiungeva perentorio:
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Madre Speranza dice che, se vuol pagare, vada allalbergo. Appresi cos in anticipo che uno degli scopi precipui della casa era lassistenza ai sacerdoti, unassistenza intesa nel senso pi largo e pi completo della parola. E Madre Speranza? Trovai una donna semplice, profondamente pia, molto cordiale, dagli occhi intelligenti e penetranti, soprattutto tanto materna con i suoi figli, che laspettavano con ansia a turno alla ricreazione della sera. Miracoli? Io di miracoli ne ho visto uno solo e questo miracolo si chiama Collevalenza: la creatura di trentanni fa diventata (e non solo dal punto di vista architettonico) un gigante. Interessante nel gennaio seguente (1955) un viaggio in macchina da Collevalenza a Perugia, dove accompagnavamo Madre Speranza a visitare la rinnovata casa del clero affidata ai suoi figli e figlie. Fra me e Madre Speranza nacque una conversazione molto interessante, rivelatrice di autentici segni della Provvidenza. opportuno lasciare la valutazione definitiva alla Chiesa, quando suoner lora di Dio. Desidero solo soffermarmi su un altro momento che segn nella mia vita una svolta importante. Lincontro con Madre Speranza fu per me cos lo sentii il sigillo di Dio su un gesto di rinuncia che la coscienza mi spinse a compiere (dimissioni da vicario generale), anche se non tutti lo compresero... Il 23 ottobre 1959 mi recai a Collevalenza perch avevo bisogno di una parola di comprensione se non di incoraggiamento. Cerano con me mamma Annetta e due amici sacerdoti (uno di essi, mons. Tintori, morto). Appena mi vide (notate, non ci fu domanda, non ci fu saluto!) il saluto venne dopo, Madre Speranza mi disse decisa: Figlio, te lo ha fatto fare il Signore. Tu da solo non potevi farlo!. Tanto per sdrammatizzare (e per me fu un dramma) lasciatemi finire con unaltra battuta graziosa della Madre, quando ero gi vescovo. Mi diceva delle sue preoccupazioni per la costruzione della grande chiesa e dei padiglioni adiacenti. Ma era Lui che voleva cos. Lui, per, padre mio, Lui non ha fatto mai leconomo 10.

Scrive ancora mons. Frattegiani:


Ho confessato qualche volta, fin dalla mia prima lettera di saluto, che molto ho sofferto quando ho visto nel nostro mondo allignare ladulazione servile per i superiori: ho goduto tanto, quando, una settimana prima di venire tra voi, il carissimo santo padre Paolo VI mi fece discretamente capire che conosceva un po della mia storia (tempi difficili mi disse sorridendo) e fu una delle gioie pi grandi della mia vita 11.

Due circostanze ribadiscono quanto fu importante per mons. Frattegiani lepisodio delle dimissioni da vicario generale: 1. Ordina che la cartella in cui sono contenuti i documenti dellintera vicenda venga conservata
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nellarchivio della curia della diocesi di Camerino. 2. Nello scarno suo testamento torna sul tema con queste parole:
Davanti alla morte, dichiaro solennemente che sono tranquillissimo sul mio operato in occasione delle mie dimissioni da vicario generale di Perugia 12.

La nomina ad arcivescovo di Camerino


icco di tanta umanit, dottrina ed esperienza unite a vera umilt e disponibilit mons. Frattegiani riceve la visita del suo arcivescovo mons. Raffaele Baratta che gli comunica ufficialmente la nomina ad arcivescovo di Camerino: il 14 gennaio 1964. Nella sua prima lettera pastorale ai nuovi fedeli, Ecce venio, del 16 aprile con semplicit racconta come ha reagito allannunzio.
Cercai notizia di Camerino per enciclopedie e annuari, aprendo poi il libro dei Salmi lessi quasi a caso Affida al Signore la tua strada e confida in Lui e Lui far. Pi tardi appresi con gioia che il 14 gennaio a Camerino si celebra con solennit la festa della Madonna con il titolo di Santa Maria in Via, quasi la Madonna volesse prendermi con mano per condurmi per la nuova strada a cui il Signore mi chiamava. Il 15 mattina celebrai la mia prima messa Pro Camerino in onore della Vergine Santissima e mi affrettai a mettere sotto il manto della Madonna tutte le
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Con i suoi parrocchiani di Migiana

anime che il Signore mi affidava. (Pensate che gioia quando nel duomo di Camerino vidi quel manto e sotto un gruppo simbolico di voi nella bella immagine della Mater misericordiae). Segu un pellegrinaggio al santuario dellAmore misericordioso di Collevalenza e alcuni giorni dopo decisi di recarmi a Loreto. Non vi dico quanto la mia buona mamma, che mi aveva seguito nel pellegrinaggio di Collevalenza e che fu invitata al secondo, si meravigliasse di questa improvvisa mania di pellegrinaggi: sarebbe stato cos bello con il tempo buono a primavera! Nella Santa Casa ripetei le parole con cui il Verbo incarnato, entrando nel mondo e quindi allunisono con il fiat di Maria, dichiarava la sua totale dedizione alla dolce volont del Padre: Ecce venio. Passando velocemente a Camerino, appresi che la cattedrale dedicata al mistero soavissimo e augusto dellAnnunciazione; una delle gioie pi belle di quante finora Camerino abbia potuto darmi. Ho fatto memoria di pellegrinaggi e non ho pensato di dirvi che la mia preparazione pi bella a questa vocazione di Abramo, che mi invita a lasciare la mia terra per seguire voi nella vostra terra benedetta, stato il pellegrinaggio nella patria di Ges nello scorso settembre. Mi piace ora riaccostare Nazareth e Loreto e tutte e due alla cattedrale di Camerino.

Mons. Frattegiani trascorre a Prato la preparazione immediata alla sua venuta a Camerino, durante la settimana santa in profondo raccoglimento, con al centro riassorbito nella liturgia, ma pi che mai vibrante nello sfondo della passione, la festa della Santissima Annunziata.

La consacrazione episcopale
ons. Frattegiani consacrato vescovo il 19 aprile 1964 nella cattedrale di Perugia gremita di fedeli di Perugia e Camerino. Consacrante mons. Baratta, arcivescovo di Perugia; conconsacranti mons. Ubaldi vescovo di Gubbio e mons. Fiordelli vescovo di Prato. Presenti mons. DAvack, mons. Campelli vescovo di Cagli e Pergola, mons. Pronti vescovo di Nocera Umbra, mons. Lajoli vescovo di Amelia. Al pranzo mons. Giacomo Boccanera porta laugurio della diocesi di Camerino e illustra i punti di contatto geografici, filologici, storici

Ordinazione episcopale di mons. Frattegiani nella cattedrale di Perugia (1964) 19

tra Perugia e Camerino. Il predecessore mons. DAvack parla, in piena coerenza col suo messaggio di fondo (anche la sua presenza in linea con quella logica): quanta consolazione oggi afferma perch si realizza la volont del Signore, ancora la maestosa voluntas Dei anche nel distacco per chi va e chi viene, per gli uomini e per la diocesi 13.

La prima lettera pastorale


ons. Frattegiani, prima di entrare a Camerino, invia la lettera pastorale Ecce venio in cui ricorda anzitutto ci che del vescovo afferma il Concilio Vaticano II:
Il vescovo per il servizio (diakona) nella comunit e per la comunit cementata dalla comunione con Cristo (koinona).

E perci:
Cos ci stimi ognuno: come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora dagli amministratori si chiede che si dimostrino fedeli: questo vi ripeter con San Paolo e dovr soggiungere con lui che non mi lecito tenere per metro il vostro giudizio perch il giudice soltanto il Signore. Ma nello stesso tempo vi dico: non mettete mai, per amore di Dio, una cartina fumogena dincenso tra voi e me. Non danneggiate la mia vista che deve scrutare sempre solo la volont di Dio e la sua gloria e il suo amore. Il vescovo viene a voi come Ges: non per essere servito ma per servire e perdere la sua vita. Viene a promuovere la comunit dellamore e ha bisogno di amore e di sincerit. Il vescovo ha bisogno dellatmosfera serena dellagape, della sincerit dei fratelli e dellamore e della devozione meditata e riflessa dei figli. Quello che vorrei che insieme cancellassimo per sempre dal nostro stile, lespressione cortigiana e servile, la pratica continua dei tre tiri doppi, il donabbondiesco forte petto e zelo imperterrito di vossignoria illustrissima. Vi meraviglierete che vi parli cos e non vorrei che pensaste che io ritengo questo stile, il vostro stile. Ma un andazzo che pesa un po dappertutto e risente quella visione non del tutto soprannaturale, che ci richiama la descrizione fosca di Pascal: Dire la verit utile a colui a cui viene detta, ma dannosa a chi la dice, perch cos si fa prendere in odio. O le parole della beata Camilla Battista: Soli Deo honor et gloria. Se mai dir parole che mi tornino di onore, tu che ogni cosa puoi, fammene tornare in vergogna e confusione.
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C in queste parole un amaro ricordo della sua veloce esperienza di vicario generale della arcidiocesi di Perugia?
Il piano pastorale - Voi vorrete sapere dice mons. Frattegiani qual il mio programma, ma io non ho altro programma che quello di fare la volont di Dio e di volervi bene e di spendermi tutto per voi e non ho altro appoggio che la sua grazia e la benedizione della Madonna santissima. Ci sono da fare anche i piani, ma questi piani io debbo farli con voi fratelli sacerdoti e, perch no?, attraverso larticolazione delle parrocchie, delle associazioni, dei gruppi, attraverso gli stessi contatti diretti anche con voi, figli carissimi del laicato camerinese. Ripeto con S. Ignazio: chi onora il vescovo amato da Dio; chi opera ad insaputa del vescovo serve il diavolo. E con San Cipriano: nulla senza il vostro consiglio e senza il beneplacito del mio popolo. E io sogno il collegio sacerdotale di Camerino come S. Ignazio descrive quello di Efeso, armonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra. Quello che non possibile alla natura egoistica possibile alla Grazia. Lo stemma - Ho scelto una fontana come stemma e non deve parervi strano che la mia attenzione si sia fermata alla fontana maggiore di Perugia. La fontana maggiore situata dalla parte del Vangelo dellaltare maggiore della cattedrale sembra realizzare plasticamente la gioiosa antifona pasquale che poi riassume il capitolo 47 di Ezechiele, una profezia a cui Ges allude nel passo Ho visto unacqua che sgorgava dal tempio al lato destro, alleluia, e tutti quelli a cui giunta Lo stemma episcopale questacqua sono stati salvati e dicono: alleluia, di mons. Frattegiani alleluia. La mia fontana vuol essere la fontana di Pasqua, la sorgente dello spirito sgorga dal cuore squarciato di Cristo e voi attingerete acqua con gioia alla sorgente del Salvatore. La mia fontana scroscia in un canto di festa che richiama lExultet e ripete al mondo, che non si accorge di morire di sete, la buona novella, lunico Vangelo di salvezza. La morte che ha sconfitto la morte per sempre il prezzo di questacqua, che si prende senza argento e dona la vita. La mia fontana vuole essere il simbolo dellumanit di Cristo strumento congiunto della divinit per il grande dono della grazia e in particolare il simbolo del Cuore sacratissimo, che nella funzione di sorgente dello Spirito Santo ha la pi profonda certificante giustificazione teologica. La mia fontana vuole essere il simbolo vero della Chiesa del sangue incorruttibile conservatrice eterna. (...) La Chiesa, aveva detto un giorno lamatissimo papa Giovanni, come la vecchia fontana del
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villaggio Penso alla fontana di Nazareth soffusa di tanta dolcezza per il ricordo della benedetta che vi attinse acqua. Penso alla fontana di Gibran, lunica sorgente di Gerusalemme, ma che i cristiani arabi chiamano ain sitti Mariam (fontana della signora Maria). Nel piano attuale della Provvidenza senza Maria non si concepisce Ges: la prima vena della sorgente Lei. Ma nello stemma in alto ho preferito unimmagine pi piana e tradizionale. La gioia di essere abbandonati nelle braccia del Padre non ci toglie alle tempeste e alle tentazioni della vita, ma nel mare in tempesta c la stella. Guarda la stella, invoca Maria (S. Bernardo). Non ho altro da dirvi, se non invitarvi a salutare insieme la Madonna Mater nostra, fiducia nostra. In cammino per le strade di Abramo ho anche io il mio posto di tappa dove piantare la tenda. Nella mia strada c la Madonna, voi la chiamate S. Maria in via. Con lei non ci stancheremo mai di riprendere il cammino.

Lingresso in diocesi
l 3 maggio 1964 mons. Frattegiani fa il suo ingresso in diocesi come arcivescovo di Camerino. Accolto ai confini della diocesi, a Serravalle di Chienti, riceve il saluto delle autorit civili e religiose e, accompagnato da una cinquantina di macchine e scortato da un folto gruppo di motociclisti, giunge a Camerino nella piazza prospiciente S. Maria in via, dove il vicario capitolare mons. Giulio Splendiani declama:
La diocesi ha camminato con passo sicuro, retta da uomini forti e dolci, in questi decenni. Ho lonore di presentare una diocesi viva, una diocesi che lattendeva e gi la ama. Santa Maria in Via e la Mater Misericordiae, sotto il cui manto cominciato il vostro ingresso; san Venanzio e santAnsovino, al cui patrocinio siamo tutti affidati; la volont nostra, clero e laici, con leccellenza vostra.

Poi il sindaco Libero Polzonetti d il


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Santa Maria in via

benvenuto della citt:


di qui incomincia la citt, la nostra Camerino, ricca di fede e di amore. Quindi in processione con tutto il clero e i numerosi fedeli raggiunge la cattedrale, dove celebra un solenne pontificale e riceve lobbedienza del clero. Spiega la missione del vescovo con unomelia dal tono dialogante e brioso nota il cronista pieno di bont, di dottrina calata sugli avvenimenti, affermando con forza che dovr dire luce alla luce, tenebre alle tenebre 14. Il 10 ottobre 1964 mons. Frattegiani, insieme a molti altri arcivescovi, riceve limposizione del sacro pallio. Tra gli altri c anche larcivescovo di Cracovia, mons. Karol Wojtya, il quale il 10 ottobre dellanno successivo scrive a Frattegiani la seguente lettera: Excellentissime Domine gratitissimum mihi est in memoria revocare me eodem die ac Excellentia tua Sacrum Pallium ex corpore Beatissimi Petri Apostoli a Summo Pontefice postulasse atque obtinuisse. Dum ergo Excellentiae Tuae pro collatione huius signi muneris ac honoris ex toto corde congratulari cupio exortare simul audeo ut, hac simultanea S. Pallii impositione Ecclesiae nobis commissae non solum cum Beati Petri sepulcro et cathedra, sed etiam sibi ad invicem profundius constringantur. Quod vincolum ut in mentibus, in cordibus et presertim in orationibus nostris remaneat, humiliter adprecor ac me ipsum Excellentiae Tuae profiteor, addictissimus Carolus Wojtyla .

Questa la traduzione:
10 ottobre 1965 - Mi molto gradito ricordare che io ho postulato e ricevuto il pallio sacro proveniente dalla tomba di S. Pietro apostolo per mano del Sommo pontefice lo stesso giorno di tua eccellenza. Mentre dunque desidero cordialmente congratularmi con te per il conferimento di questa insegna di ufficio e di onore, esprimo il desiderio che anche le nostre Chiese si stringano sempre pi compatte non solo al sepolcro e alla cattedra di Pietro, ma anche fra loro. Chiedo umilmente che questo vincolo rimanga nelle nostre menti e nei nostri cuori e soprattutto nelle nostre preghiere e mi professo di tua eccellenza devotissimo in Cristo 15.

La corrispondenza prosegue per alcuni anni. Il conferimento del pallio a mons. Frattegiani acquista significato particolare perch lultima volta che un arcivescovo di Camerino ne viene insignito, in quanto per disposizione
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della Santa Sede il diritto sar eliminato in occasione dellunificazione a Camerino della diocesi di Sanseverino Marche.

Il Concilio ecumenico e laggiornamento dei sacerdoti


ochi mesi dopo lingresso a Camerino mons. Frattegiani prende parte alla quarta sessione del Concilio ecumenico Vaticano II e vi partecipa con assiduit e vivacit fino alla chiusura dell8 dicembre 1965. Accoglie il concilio con entusiasmo, lo vive con impegno, chiede con zelo

Mons. Frattegiani (a destra) in piazza San Pietro, durante una pausa dei lavori del Concilio. Insieme a lui gli arcivescovi emeriti di Camerino, mons. Giuseppe DAvack (a sinistra) e mons. Umberto Malchiodi (al centro)

la realizzazione in diocesi. Cos scrive dal Concilio:


Nulla saprei ridirvi dellemozione profonda - ma pacata e tranquilla vissuta questa mattina nellaula conciliare. Dal punto di vista esteriore, folcloristico, sotto la luce potente delle lampade, era come una immensa festa
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di fiori. Ricordando Cesi e i suoi gerani, m venuta spontanea limmagine di una luminosa sagra dei gelsomini. E mi sono per un momento commosso, mentre la bianca figura del Papa si allontanava, pensando che un Concilio sempre una primavera per la Chiesa. Come a giustificare lottimismo, di cui vi parlavo durante la bella Messa di S. Maria in Via, il S. Padre - portandoci al di l delle parvenze e delle sagre e delle fioriture - ci ha ridetto il senso della realt di stamane e di questi altri giorni grandi, che vi invito ancora a rivivere dentro di voi nella riflessione e nella preghiera. Noi facciamo la Chiesa. Come sacerdoti, vero, e come maestri e pastori. E questo al vostro servizio, cari fedeli. Ma prima di tutto facciamo la Chiesa come membri del Popolo Santo di Dio e in questo siamo accanto a voi e come voi, dopo il cammino della vita, riceveremo il premio non nella misura del grado rivestito ma nella misura della risposta allamore del Padre, manifestatosi in Ges per mezzo dello Spirito Santo. Spiritus hic adest. Lo Spirito Santo qui, in mezzo a noi. fra i Padri del Concilio, per i quali si esprime infallibilmente la Chiesa docente. Ma in ciascuno di noi e nella comunit dei fedeli - ed in ciascuno attraverso la comunit - perch la vostra vita di grazia, alimentata dallAmore, risplenda davanti agli uomini e vedano le opere vostre buone e glorifichino il Padre che nei cieli (S. Matteo 5-16). Vi trasmetto il saluto e la benedizione del Santo Padre. A tutti, e particolarmente ai sacerdoti, ai religiosi, ai laici che lavorano nelle varie organizzazioni apostoliche, ai sofferenti, ai poveri. E a tutti ricordo linvito del Papa a santificare le quattro tempora di settembre (23, 25, 26) per la buona riuscita del Concilio. Osservi chi lo pu egli ha detto, il digiuno nei giorni indicati e ciascuno si faccia obbligo di praticare qualche esercizio di mortificazione e di penitenza; e si dia premura di rivolgere al Signore alcune speciali preci espiatorie e impetratorie. per rispondere in forma solenne al suo invito che vi aspetto tutti sabato 26 alle 17 in cattedrale. Da l muoveremo in processione di penitenza fino a S. Venanzio, dove una solenne liturgia stringer Camerino al Concilio e al Papa in un palpito di fede, di devozione e di amore. In attesa di questo benedetto incontro, vi porto ogni giorno con me in S. Pietro e cordialmente vi benedico. Roma, 14 settembre 1964 16.

Afferma mons. Bittarelli:


Mons. Frattegiani si formato con assoluta serenit nel capoluogo umbro ove larea clericale agli inizi del secolo, prima che egli fosse, era stata scossa da una sconcertante, ma valida stagione allora definita modernista; superate con operoso distacco le lotte interventiste del dopoguerra, si trovato tra i pi pronti in Italia a respirare fino in fondo il Concilio nelle pi sostanziose
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correnti teologiche e pastorali 17.

Dal Concilio informa attraverso LAppennino camerte sacerdoti e laici della diocesi sui temi al centro delle discussioni, approfondendo ogni problema senza rinunciare allo stile giornalistico, brillante e gustoso, acquisito in anni lontani. In particolare invita i parroci a sottolineare con speciali funzioni e appropriata catechesi limportanza dellavvenimento per la vita della Chiesa. Raccomanda caldamente di seguire e far seguire su LAvvenire dItalia i servizi sul concilio. Consiglia di propagandare al massimo gli abbonamenti trimestrali a detto giornale e di promuovere circoli di studio fra i giovani, di organizzare dibattiti, opportunamente guidati; suggerisce infine di acquistare il volume di Raniero La Valle, che il teologo francese Ren Laurentin giudica come la migliore informazione dItalia e forse del mondo. Racconta con ironia la sua delusione per non aver potuto illustrare allassemblea generale del concilio un puntuale intervento su cui aveva molto lavorato. Non sa infatti che per parlare allassemblea non basta depositare lo scritto, ma occorre esplicita richiesta. Il tema non marginale, n privo di motivazioni: sottolinea la necessit di predicare pi intensamente la situazione finale della nostra salvezza, quella che far seguito senza mutazione alla risurrezione dei corpi e al ritorno glorioso di Cristo, e nello stesso tempo la necessit di combattere certe forme devozionali affette da terrorismo, individualismo, fariseismo e a volte perfino da superstizione 18. In seguito noter con gioia che un suo divieto, pi volte espresso come conseguenza del suo pensiero su un certo canto, o almeno su una certa strofa che rattristava la liturgia del mese di novembre, aveva trovato unautorevole conferma in un libro di mons. Arialdo Beni (Teologia: problemi doggi, ed. Ares, Roma 1972) che recita: Accanto alla misteriosa sofferenza, nel purgatorio ci sono sicuramente anche tante gioie. Oh, quanto falsa quella lauda popolare che fino ai suoi tempi il santo cardinale Elia Della Costa aveva saggiamente proibito ai suoi diocesani e nella quale si canta di fratelli afflitti e piangenti che sommersi nel fuoco di un carcere orrendo, ti gridan piangendo perdono e piet 19. Due altri interventi di mons. Frattegiani riguarderanno uno lo schema della Chiesa nel mondo (piuttosto critico sotto laspetto formale) e laltro lo schema della libert religiosa. Nel secondo larcivescovo sostiene la necessit della libert religiosa anche nei luoghi ove la Chiesa per ragioni storiche si trova in posizione di fatto privilegiata. Luomo di oggi vuol sapere dalla Chiesa se essa viene per comandare o per servire e dare se stessa come il Maestro (Mt 10,45), se viene umile e mite 20. Sul tema della conciliarit, su cui a suo tempo aveva mostrato la pi
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piena adesione, una decina di anni dopo rilascer ad Adriana Zarri per il giornale La Stampa di Torino una lunga, articolata, meditata intervista, in cui con semplicit e chiarezza risponde alle domande un po provocatorie dellintervistatrice. Ecco la risposta alla prima:
Mi permetta di cominciare con un atto di fede: credo con fermezza quanto ha deciso solennemente il Concilio Vaticano I e credo con pari fermezza quanto il Concilio Vaticano II non ha definito, ma ha autorevolmente insegnato, dando cos il via inequivocabilmente a un magistero ordinario e universale. Essendo loggetto di tale magistero senza la minima ombra di dubbio contenuto nei documenti della rivelazione, non vedo come possa sottrarsi allambito della verit da credere fede divina e cattolica. Va da s quindi che il mio credo comprende, pari pietatis affectu, il primato di Pietro e il Collegio apostolico, la giurisdizione immediata del Papa e la corresponsabilit del Collegio dei vescovi 21.

Terminato il Concilio, nellagosto dellanno successivo propone ai sacerdoti Una settimana di raccoglimento e di studio per approfondirne le costituzioni e i decreti presso il Centro internazionale Pio XII di Rocca di Papa. Di persona presiede tutti gli incontri, dando un tono di grande serenit e semplicit, creando cos un clima di vera fraternit e dialogo. La

Con il gruppo di sacerdoti diocesani a Rocca di Papa, ad uno dei convegni sul Concilio Vaticano II 27

settimana viene ripetuta, sempre a Rocca di Papa, negli anni 1967, 1968, 1969; i partecipanti aumentano progressivamente: dai quaranta del 1966 si passa ai settanta del 1969. Vengono allora approfondite le costituzioni Lumen gentium, Gaudium et spes, Dei Verbum, Sacrosanctum concilium, Presbiterorum ordinis. Maestri delle settimane sono p. Lombardi, p. Rotondi, p. Paludet, p. Cubero, p. Taggi e il prof. Tommaso Federici dellateneo di S. Anselmo. Nel 1970 la Settimana si tiene ad Ariccia, dove largomento specifico la Unitatis redintegratio; ne guida lo stesso arcivescovo, nominato membro della commissione della CEI per lecumenismo: ad essa partecipano anche sacerdoti di altre diocesi italiane; vi intervengono come relatori don Germano Pattaro, don Mario Cuminetti, mons. Luigi Mari 22. Nel ricordo e nellanimo dei partecipanti agli incontri nota un cronista de LAppennino camerte restano i segni:
profondit e ricchezza dei maestri del corso; il rinnovamento conciliare di un clero sufficientemente aperto, una serie di propositi personali, assolutamente insondabili, suscitati dalle serene e pie giornate di Rocca di Papa; una esperienza consumata e tesa a maggiormente saldare i vincoli del comune sacerdozio, piano pastorale per un anno di lavoro, tanto ottimismo nellimmancabile successo del piano salvifico del Signore 23.

Per disposizione dellarcivescovo incontri per la formazione del clero proseguono con giornate di studio presso lUniversit di S. Anselmo, ove sono maestri dom Adrien Nocent, Elio Marsili, Tommaso Federici, p. Giordano Murano. Il prof. Federici, dietro invito dellarcivescovo, per alcuni anni dirige laggiornamento del clero negli incontri sacerdotali del mercoled. Dom Adrien Nocent il maestro delle tre giorni diocesane su evangelizzazione e sacramenti. Gli incontri fuori diocesi non interrompono le tradizionali tre giorni estive di Camerino. Per la partecipazione attiva ai lavori del Concilio, larcivescovo viene subito designato membro della commissione teologica della CEI ed eletto direttore del terzo gruppo di studio sulla relazione generale di mons. Carlo Colombo Cultura teologica del clero e del laicato. Il tema del gruppo ha come argomento Le questioni di contenuto teologico nellaggiornamento post-conciliare. Questa la conclusione di mons. Frattegiani:
Sarebbe un errore intervenire in forma drastica per far tacere quelle voci che sembrano troppo aperte. Dovere dellepiscopato di accostarvisi con simpatia per cogliere quanto di buono vi nelle esigenze di ognuno, con
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la necessaria umilt di chi sa che tutti abbiamo bisogno di aggiornamento. Nasce ci da unesigenza di fede testimoniata e dalla convinzione che non siamo noi a possedere la verit, ma la verit a possedere noi 24.

Ancora come membro della commissione teologica, mons. Frattegiani ha lincarico di introdurre il dibattito preparatorio della delegazione italiana alla partecipazione al simposio internazionale dellepiscopato europeo di Coira in Svizzera, dove poi come membro partecipa attivamente ai gruppi di studio 25.

Il programma pastorale
l 21 febbraio 1965, a soli dieci mesi dal suo ingresso in diocesi, mons. Bruno Frattegiani scrive la seconda lettera pastorale Cantate Domino canticum novum, con la quale indice la prima visita pastorale alle tante parrocchie della diocesi. una lettera fondamentale per comprendere lapertura ai grandi temi trattati nel Concilio ecumenico Vaticano II e la sensibilit e la profondit con cui li presenta e li approfondisce per una concreta innovativa attualizzazione nella vita quotidiana del cristiano. La lettera suscita interesse anche al di fuori della diocesi e riscuote grande consenso. Varie personalit ecclesiali gli fanno conoscere il loro interessamento e apprezzamento. Alcune riserve ci sono a motivo dello spirito innovativo ritenuto eccessivo da alcuni esponenti conservatori della curia romana. Per comprendere appieno il progetto pastorale dellarcivescovo indispensabile leggere attentamente lintera lettera in appendice. Eccone per alcuni brani.
1. Rinnovamento della predicazione. La visita pastorale ho detto nel titolo vuol essere un servizio di un rinnovamento liturgico prima di tutto nella predicazione. Rinnovamento liturgico in questo campo significa incamminarsi per la strada maestra della Bibbia e della liturgia, impegnarsi a leggere e a meditare e a studiare la Bibbia sia nello scrigno prezioso dei libri santi, sia nellostensorio mirabile della sacra liturgia, destinato a riflettere di quei libri le luci pi vive sul cammino del popolo di Dio, decidersi a far parte di quei tesori ai fedeli di ogni ceto con sapiente dosaggio e a tirar fuori quellostensorio dal cumulo di sovrastrutture sotto il quale abbiamo tante volte sepolto la verit e la vita, limitandoci spesso a dare col contagocce quello che la Chiesa dal cuore di Cristo rovesciava a fiumi (vorrei sempre ricordarvi il mio Haurietis aquas cum gaudio).
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2. Rinnovamento della liturgia. La realt luminosa la trovate leggendo il racconto dellistituzione delleucarestia, tenendo conto del rituale duso che contemplava il ricordo esplicito della prima Pasqua (la proclamazione). Lindomani c la Croce, poi ci sono la Risurrezione e la Pentecoste, in una parola la Pasqua nel suo duplice aspetto di morte e di vita, la Pasqua che la cena santa anticipa, la messa cuore della Chiesa e sintesi della sua vita incessantemente ripresentata. Mai la Chiesa (convocazione del popolo di Dio) cos Chiesa come durante la messa. Mai la vostra parrocchia cos pienamente rappresenta la Chiesa cattolica come quando la vedete radunata intorno allaltare. Il Concilio mette in evidenza il fatto di questa concezione integrale quando afferma che dal costato di Cristo morente scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa, ma ha cura di sottolineare il carattere specifico del momento liturgico: la liturgia ritenuta come lesercizio del sacerdozio di Ges Cristo; in essa per mezzo di segni visibili viene significata e, in modo proprio, realizzata la santificazione delluomo e viene esercitato dal corpo mistico di Ges Cristo, cio dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale. Perci ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo, azione sacra per eccellenza e nessunaltra azione della Chiesa allo stesso titolo e allo stesso grado ne eguaglia lefficacia. 3. Rinnovarci nella vita per insegnare con lesempio la retta impostazione dellesistenza cristiana, troppo spesso paralizzata dalle pastoie di un moralismo legalistico e gretto, quando nostro Signore ci invita a lanciarla per le piste animose della sua sequela e San Paolo ne scandisce i passaggi al ritmo della sacra azione liturgica (Rom. 12,1): Vi esorto fratelli per la misericordia divina a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo, gradito al Signore come culto spirituale.... Spirituale nelloriginale greco di S. Paolo logikos e il teologo protestante Karl Barth preferisce tradurre proprio nel senso di logico: la logica cristiana di dare tutta la vita come offerta a chi si dato tutto a noi nellinfinit dellamore. 4. Affido il poco (tanto poco) di quello che avevo nel cuore alla Madonna, alla nostra santa Vergine in Via. ... Nella sua festa del 1965 Le ho chiesto pi che mai di guidarci per la strada che Ella stessa ci mostra in Ges, Suo figlio, via, verit e vita. Sono i tre momenti del nostro rinnovamento. E sono nelle sue mani. Che la Vergine santa le innalzi a benedirci tutti, come io cordialmente voi e le anime a voi affidate benedico con il saluto di S. Paolo (Cor 13,13): Lamore di Dio e la grazia del Signore nostro Ges Cristo e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. Amen 26.

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Dal Concilio quattro linee di programmazione pastorale

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La parola di Dio
Invito a conoscere, amare, pregare, proclamare la parola di Dio

11 luglio 1964 mons. arcivescovo scrive una lettera ai sacerdoti per invitarli alla tre giorni diocesana sulla conoscenza della Bibbia.

Invito con gioia tutti i confratelli sacerdoti alla tre giorni biblica che terremo in Camerino dal 3 al 5 agosto 1964. Dico con gioia e spero una corrispondenza con gioia, perch sia un po vero nella comunione degli animi il motto della fontana del mio stemma: haurietis aquas cum gaudio. E per cominciare non potrebbe esserci una cosa pi bella di questo accostarci insieme alle sorgenti della salvezza, che dal libro sacro sprigionano con la ricchezza e la pienezza di Dio. Il tema generale desunto da S. Paolo (2 Cor 1,20) ... tutte quante le promesse di Dio sono divenute S in Lui e vuole aiutarci a vedere lAntico Testamento alla luce del Nuovo. (...) Aspetto tutti con gioia, sar per noi tutti il punto dincontro e di partenza. Possa lo studio amoroso della Parola di Dio rendere vero di noi quello che lautore degli Atti diceva dei primi discepoli e servitori della parola: Erano pieni di gioia e di Spirito Santo... 27.

Scrive ancora il 28 luglio 1964 in prossimit dellinizio della tre giorni:


Cari fratelli sacerdoti, spero vedervi tutti alla tre giorni: so il vostro amore alla genuina cultura sacerdotale e vi farei un torto a sottolineare limportanza formidabile del tema e la sua bruciante attualit nellatmosfera gaudiosa del Concilio che proprio per tramite santo della Parola di Dio sta lanciando ponti di un grandioso movimento ecumenico con Seduta plenaria del Concilio laudacia di una rinnovata Pentecoste. Papa nella basilica di San Pietro Giovanni ne comunic al mondo lintenzione profetica e papa Paolo lha inaugurata nella meravigliosa epifania di Gerusalemme e di Nazareth e di Betlemme. Di papa Paolo i protestanti hanno ammirato la solida impostazione biblica,
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sentendovi la base di ogni possibile dialogo ecumenico (cos Cullman, 15 luglio 1964). Ogni prete senza Bibbia un prete zero. Zero in parrocchia, zero a scuola di religione, zero in tutto. E ogni ritorno amoroso alla Bibbia un ritorno alla giovinezza sacerdotale. Siccome vi sogno tutti giovani a cominciare dagli ottuagenari, vi aspetto 28.

Lo svolgimento si articola in sette lezioni del prof. d. Carlo Ghidelli di Crema e meditazioni bibliche e comunicazioni di carattere pratico di mons. Gioacchino Scatolon, segretario dellAssociazione biblica italiana. Questo il commento del risultato della tre giorni:
Il clero camerte ha respirato unatmosfera di spiritualit intensa, quasi una teofania rivissuta nello studio e nella preghiera. Il giovane maestro stato dotto indicatore del piano salvifico di Dio, esposto nella Bibbia, nella liturgia, nella Chiesa, nel sacerdozio; il direttore stato suadente organizzatore dellassociazione biblica tra il clero camerinese. Larcivescovo mons. Frattegiani stato ardentissimo suggeritore di note per la vita quotidiana nel moderno piano della santificazione del sacerdozio e del popolo cristiano. Ora che la tre giorni sacerdotale si chiusa possiamo raccogliere alcune constatazioni: primo, il clero stato presente battendo ogni record post bellico, stato assiduo a tutta la manifestazione; secondo, larcivescovo ha infuso alliniziativa freschezza di toni e calore di convinzioni; terzo, un tema si venuto imponendo in tutta la sua urgenza e grandezza: la conoscenza della Bibbia e la sua trasmissione al popolo cristiano 29.

Questo il commento di mons. Frattegiani nella lettera Verso il Concilio del 29 agosto 1964:
... Ai cari fratelli sacerdoti ricordo il modestissimo impegno della lettura corale del Nuovo Testamento con inizio dal 1 settembre, unico frutto immediato della nostra tre giorni biblica. Anche questa lettura pu farsi centro di diffusione di gruppi di Vangelo in seno alle nostre associazioni, nelle scuole, in riunioni di famiglia. Lunico frutto, ho detto con una tinta di pessimismo forse. Nella tre giorni accanto alla consolante partecipazione del clero dobbiamo lamentare qualche difetto di impostazione, come il carico eccessivo di lezioni e pratica impossibilit di discutere; lesperienza ci servir per unaltra volta, ma lunico frutto apparente pu essere unautentica benedizione se diventa per noi lavvio metodico e deciso con un contatto quotidiano amoroso con la Parola di Dio, una quotidiana comunione eucaristica. Ogni settimana su LAppennino camerte il direttore ci riserva un angolino per ricordare le direttive di marcia e favorire lunisono. Servir
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anche a tenerci vicini nel Signore durante la lontananza del Concilio e poi sempre. La riuscita della tre giorni, del resto, mi sembra che sia consistita essenzialmente in questo: vescovo e sacerdoti ci siamo veramente incontrati. Ho limpressione che ci siamo capiti e che si sia stabilita in Domino la nostra perenne sacerdotale amicizia 30.

Nasce cos una rubrica settimanale su LAppennino camerte condotta dallo stesso arcivescovo che indica il testo da leggere con il relativo commento. La lettura del Nuovo Testamento, una lettura corale, un coro nellunit dello Spirito Santo che ci stringe al Signore per condurci al Padre, un coro che si ispiri alla devozione di Maria per la Parola che lha fatta Madre nella mente, prima che nel corpo. Alla lettura del Nuovo segue quella del Vecchio Testamento. Il Quadrante come veniva chiamata la rubrica presente nel settimanale dal 4 ottobre 1964 al 30 dicembre 1969. Riprende poi a commentare vari brani dellAntico e Nuovo Testamento ne LAppennino camerte degli anni 1973 1974. Come auspicato e suggerito da mons. arcivescovo nella lettera Verso il Concilio, i Quadranti biblici sono letti in diocesi e anche fuori diocesi dai tanti abbonati de LAppennino camerte: molti sono i sacerdoti, i religiosi e i laici che fedelmente, con entusiasmo, ogni settimana leggono, meditano e pregano coralmente la Parola di Dio. Dalle parrocchie e dalle associazioni sono costituiti gruppi di studio per approfondire insieme i brani commentati nei Quadranti. A Camerino lo stesso arcivescovo dirige un gruppo biblico di giovani, che puntualmente ogni venerd nel tardo pomeriggio si riunisce in episcopio. Vengono poi istituiti i mercoled biblici 31 presso la libreria Loggia di Sisto V, guidati da autorevoli biblisti e teologi, p. Zerwich, p. Ortensio da Spinetoli, p. Flick, p. Beni, don Valsecchi, p. Grasso. In diocesi si stabilisce una vera gara, si diffonde una vera gioia nello scoprire la bellezza, la profondit e la ricchezza della parola di Dio. Intanto nel gennaio del 1967 esce, pubblicato dalla editrice del santuario di Collevalenza, il volumetto Le strade dellAmore misericordioso contenente le meditazioni bibliche sulla Genesi e sullEsodo di mons. Frattegiani, apparse sulla rivista dello stesso santuario negli anni 1960-1962. Dai Quadranti de LAppennino camerte nel 1968, edito dalla Queriniana, esce il volume La strada di Emmaus (cento settimane per lAntico testamento). Nel 1969, curato dalla editrice Trevigiana, il volume La strada di Gerusalemme (cinquanta settimane per il Nuovo testamento). Nel 1971, edito dallufficio pastorale di Ascoli Piceno, il volume Le strade di S. Paolo e della stessa editrice, nel 1975, il volumetto S. Maria in Via, meditazioni
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bibliche sulla Madonna. Nel 1977, edito ancora dal Santuario dellAmore misericordioso, il volume Cercavi me Signore? Spunti per una meditazione del quarto Vangelo, che riporta gli articoli di Frattegiani sulla rivista Amore misericordioso. Su queste pubblicazioni mons. Frattegiani scrive:
Ancora una volta ho finito con la preghiera della Beata Battista da Varano: Recrdate Redentor mio benigno di quello che ho avuto voglia di fare e non di quello che ho fatto. Come le strade delle cento settimane (la strada di Emmaus) affinch pure questa delle cinquanta alla celeste guardia di S. Maria in via, patrona di Camerino. L cera scritto: Resta con noi, Signore. Qui raccogliamo linvito di Giovanni e ripetiamo: Vieni, Signore Ges 32.

Altri numerosi articoli di mons. Frattegiani su temi biblici vengono pubblicati su varie riviste e su LAppennino camerte. Esorta anche i seminaristi a conoscere e amare le sacre scritture e stimola gli ordinandi al sacerdozio ad approfondire e a scrivere ne LAppennino camerte commenti sugli Atti degli Apostoli, sui quali nella tre giorni del 1968 insister P. Tansini. E cos dalle ultime settimane del 1965 a tutto il 1966 troviamo gli articoli di Giancarlo Sbarbati, Angelo Frittelloni, Vincenzo Finocchio, Decio Cipolloni, Ottaviano Tordini, Fabio Paglioni, Gianni Fabbrizi, Eraldo Pittori, Cherubino Giardini, Luigi Verolini, articoli dedicati tutti al commento di vari capitoli degli Atti. In una lettera ai sacerdoti del 1976 pubblicata su LAppennino camerte mons. Frattegiani scriver:
Copertina del libro Cercavi me, Signore? 36

Carissimi, questanno ho fatto vacanza da una vera e propria lettera pastorale; a dire la verit non sono molto convinto della sua efficacia. Nellintervista di Peppino De Rosa (riportata dal nostro settimanale del 17 aprile) ho detto e lo ripeto che la mia vera lettera pastorale di sempre stata quella scritta su LAppennino camerte per centocinquanta settimane di seguito come guida alla lettura della Bibbia; lo ripeto sereno come se questo fosse il mio testamento: come lettera sorpassata; come spirito (e quindi ancora una volta come testamento) resta un invito a ricercare domenica per domenica il contesto delle vostre letture non tanto sui prontuari a buon mercato, ma sul testo medesimo della Sacra Bibbia, di cui torno a raccomandarvi la consuetudine quotidiana. Gi quotidiana! A questo proposito sappiate valorizzare il ciclo triennale delle domeniche e il ciclo biennale feriale, ricordando per il feriale che non opportuno cambiare nelle memorie obbligatorie, ma bene continuare le letture feriali; le letture proprie sono prescritte solo quando vi nominato il santo del giorno, il che naturalmente assai raro (Timoteo, Tito, Maria Maddalena...) 33.

Testimonianze di esperti biblisti e teologi

er chi dubitasse della bont della iniziativa del Quadrante biblico ci piace riportare il biglietto di padre De La Potterie allarcivescovo:

Ho ricevuto il suo bel volume. Tante grazie per questa delicata attenzione. Che bella cosa che anche oggi ci siano dei vescovi che, come al tempo dei padri, sanno rompere il pane della Parola di Dio come una parte essenziale del loro ministero sacerdotale e pastorale. Questo esempio prezioso anche per noi esegeti, per rammentarci che il nostro lavoro deve sempre avere come scopo quello di nutrire la fede del popolo di Dio .

A commento di queste parole larcivescovo ci tiene ad aggiungere solo una cosa:


Stendendo la prefazione del libro e presentando gli scarni commenti settimanali come una iniziativa comunitaria, ho inteso rendere onore alla diocesi, della cui corrispondenza non posso dubitare. Va bene la Bibbia del breviario, va bene la Bibbia del lezionario ( possibile che ci sia ancora qualcuno che non sa approfittarne?). Va bene che nostro dovere o con Luca e con altri sussidi intrecciare al catechismo (e sono gi tre), ma senza una lettura integrale e continuata del messaggio biblico resteremo sempre ai margini (breviario distratto, lezionario inattuale, catechismo meccanico) 34.
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Padre Henri De Lubac:


Eccellenza carissima, io ci ritrovo sulla strada di Gerusalemme quello che ho tanto amato nelle prime pagine da me lette: questa profonda semplicit dellEvangelo che voi sapete far gustare a tanti periti di oggi, pieni di grandi parole astratte e di idee pretenziose ma spesso cos vuote di vita cristiana 35.

Carlo Ghidelli (La rivista del clero, marzo 1972):


Particolare attenzione merita indubbiamente lopera cos geniale e cos moderna che sta portando avanti da alcuni anni larcivescovo di Camerino, mons. Bruno Frattegiani, il quale si fatto guida spirituale del suo clero e dei suoi diocesani per una lettura spirituale di tutta la Sacra Scrittura. Dal 1965 al 1967 egli ha steso alcune note, ospitate puntualmente tutte le settimane nel settimanale diocesano, nelle quali ha fatto una presentazione agile e sostanziosa ad un tempo di tutto lAntico Testamento. Poi la fatica stata continuata per il Nuovo Testamento, compreso ovviamente il libro degli Atti. Infine s messo a commentare alcune lettere di Paolo ed anche questo lavoro, fortunatamente, non andato perduto. Abbiamo perci oggi una terna di volumetti di vario formato ma di ununica ispirazione, quella di aiutare nel modo pi semplice possibile sacerdoti e laici nella lettura della Parola di Dio scritta. Chi conosce mons. Frattegiani sa che queste pagine, talvolta cos semplici e tal altra presentate con una povert tipografica sconcertante, sono lesatta fotografia dellautore: un uomo letteralmente innamorato della Sacra Scrittura (nonostante la sua formazione giuridica), un sacerdote che ha improntato il suo lavoro apostolico alla semplicit e alla familiarit con il libro sacro, un vescovo che trova il tempo per farsi maestro e guida degli altri sulla strada che porta alla scoperta di Dio. forse per questo che egli ha genialmente pensato di dare questi titoli ai suoi libri: La strada di Emmaus (ovvero: cento settimane per lAntico Testamento), La strada di Gerusalemme (ovvero: cinquanta settimane per il Nuovo Testamento) e Le strade di Paolo (ovvero: lettura commentata delle lettere di Paolo ai Romani e ai Corinti) 36.

Scrive lOsservatore romano, con firma convenzionale:


In S. Paolo le strade hanno il significato dellitinerario a Cristo. In strada Saulo come si legge negli Atti vide il Signore. Di strade parla anche nella prima lettera ai Corinzi. Timoteo si legge al 4,17 vi rammenter la mia strada in Cristo. Un vescovo, Bruno Frattegiani, ha voluto rifarsi a questa terminologia per esprimere in chiave moderna la dottrina dellApostolo
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delle genti. Le strade di S. Paolo sono meditazioni, appunti, riflessioni, sbocciate dal cuore di un pastore penetrato profondamente dalla realt ecclesiale e dallassillo quotidiano delluomo contemporaneo 37.

Settimana del clero pubblica unampia recensione del volume Cercavi me, Signore?:
detto tutto nel sottotitolo quando lautore scrive che si tratta di spunti per la meditazione. Giovanni qui preso non per la scalata vertiginosa della riflessione teologica astratta, ma come guida per pregare, per conoscere Ges, per diventare suoi amici Il tessuto del libretto estremamente semplice: in 28 capitoletti scorre gran parte delle pericopi del vangelo di Giovanni riportate in traduzione originale e fedele e seguono brevi riflessioni personali, quasi confidenziali, frutto di studio su autori seri, ma specialmente frutto di intuizioni damore che solo la contemplazione sa suggerire e provocare 38.

Mons. Giuseppe DAvack:


Essendo stato alcuni giorni in clinica (grazie a Dio tutto bene) ho completato lattenta lettura del suo Le strade di San Paolo e sono contento di dirle la mia ammirazione, la mia edificazione, la mia consolazione per la dottrina cos profonda, soda, equilibrata, che mi ha fatto tanto bene; e fino allo stile tanto vivace e brioso. Ringrazio assai e sempre pi il Signore per le mani benedette a cui ha voluto affidare la diletta diocesi che fu mia 39.

Scheda del prof. Tommaso Federici su Cercavi me... Signore?:


Lautore anche biblista titolato. Egli redige qui brevi riflessioni sul IV Vangelo in modo che il testo di Giovanni preceda sempre davanti agli occhi. La modestia del titolo ed anche del dettato una sicura garanzia di una guida dentro glinnumerevoli problemi dellEvangelo Spirituale. Gli spunti sono spesso gustosi e scelgono motivi assai cari alla sensibilit di chi vuole meditare alcune pagine piene e trovare anche ad ogni passo unesortazione alla fede, alla fiducia, ad un maggiore ingresso nella sala del tesoro che la Sacra Scrittura 40.

Mons. Carlo Benelli:


Eccellenza, ella rifacendosi al bel titolo con il quale i fedeli di Camerino venerano la loro celeste Patrona ha voluto comporre un agile volumetto, nel quale ricorrono frequentemente i motivi biblici, i richiami alla storia della
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salvezza, i temi della recente esortazione apostolica Marialis cultus, per spiegare cos quale sia il senso pi vero e pi alto dellespressione Maria via in rapporto a Cristo via 41.

Il direttore de LAppennino camerte mons. Angelo Antonio Bittarelli non ha mancato di recensire con profondit e competenza ogni pubblicazione edita dallarcivescovo.

Pellegrinaggio in Terra Santa (3-12 settembre 1978)

allopuscolo della prof. Anna Santancini Appunti e disegni.

Mons. Frattegiani dopo aver visitato pi volte la Terra Santa chiamato a guidare un pellegrinaggio diocesano di 50 sacerdoti e laici. Il percorso si snoda partendo da Amman. Lungo tutto il viaggio mons. Frattegiani con tanta competenza, amore ed entusiasmo illustra i luoghi con brani della Scrittura e a tutti fa gustare la Terra Santa. Amman (il racconto di David) poi Petra - La fonte di Mos - Vallata di Ebron - Giordano - il ponte di Allenby - Gerico Qmram - Mar Morto - Tiberiade - Cafarnao - la casa di Pietro - la sinagoga Heptagon - Betsaida - Monte delle Beatitudini - Cana Nazareth - il torrente Kishon (Elia) - Haifa, monte Carmelo - Cesarea - lago di Galilea monte Tabor - Nablus - pozzo della Samaritana - Valle di Lebona (storia di Anna, Samuele) - Colline di BetEl - al torrente Jabbok (Giacobbe) Mizpa Bire - Ain Karim (visitazione) - Emmaus - monte dellascensione Pater noster - Getsemani - pozzo di Aronne a Ebron Gerusalemme - via Crucis Santo Sepolcro - Amman.


Con i partecipanti diocesani al pellegrinaggio in Terra Santa 40

Nella prefazione dellopuscolo mons. Frattegiani scrive:


C il mio grazie pi vivo e cordiale che va a tutti i pellegrini che con tanta buona volont hanno seguito la mia... raucedine cronica intenta a una lettura biblica, la quale vi confesso stata lunico movente della mia partecipazione pur tanto generosamente e cordialmente offerta da d. Lucio. Io sento molto il vae mihi si non evangelizavero (guai a me se non vi espongo il Vangelo)... Io mi proporrei di rifare pi diffusamente dal punto di vista biblico il resoconto del viaggio a patto che voi tutti mi prometteste di seguirmi. Se voi volete, da ottobre o meglio novembre in poi io vi aiuterei a rivivere le nostre giornate e le nostre meditazioni su LAppennino camerte 42.

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La riforma della liturgia


liturgia.

ons. Frattegiani il 23 giugno 1965 invita il clero diocesano a partecipare alla tre giorni tradizionale tenuta quellanno sulla

Cari confratelli, lanno scorso vi invitai per la tre giorni biblica. La vostra risposta fu plebiscitaria e cos il primo incontro veramente plenario tra vescovo e clero ebbe nellamore fraterno il segno pi evidente della benedizione di Dio. Un altro segno fu lo svolgimento soddisfacente delle lezioni tenute con tanto impegno da don Candido Ghidelli e mons. Gioacchino Scatolon. Un terzo il magnifico proposito di leggere insieme in un anno il Nuovo Testamento: una dolce pratica che stiamo per portare a termine e che ci introdurr alla lettura parimenti corale di tutti i restanti libri della Sacra Scrittura. Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la vita collascoltarti cos dicevamo, cos proponemmo facendo nostra laspirazione di santa Elisabetta della Trinit. Ora la Parola di Dio ha il suo momento privilegiato nella proclamazione liturgica. Ecco laggancio fra la tre giorni dellanno scorso e la tre giorni liturgica di questanno, alla quale invito con desiderio vivissimo di vedervi tutti. Come gi sapete da tempo ci sar maestro incomparabile mons. Carlo Manziana, vescovo di Crema, amico personale del santo padre e discepolo prediletto del grande padre dei nostri tempi, il card. Giulio Bevilacqua. In attesa della tre giorni, sagra annuale del clero camerte, vi saluto cordialmente 43.

Ancora il 7 agosto successivo mons. arcivescovo ricorda limportanza del corso sulla costituzione conciliare Sacrosantum Concilium per comprendere e vivere sempre pi, clero e laici di Dio, la liturgia della Chiesa. Fa poi conoscere con piacere come gli stessi monaci protestanti di Taiz, che poco prima ha incontrato durante un soggiorno in Svizzera, si sono impegnati a pregare per la nostra tre giorni liturgica. Mons. Manziana illustra da par suo e con grande soddisfazione dei sacerdoti la Sacrosantum concilium ponendo la celebrazione eucaristica al centro della realt ecclesiale. Ecco una breve sintesi:
La riforma liturgica non stata improvvisata, ma felice conclusione di un importante movimento ed ha unalta funzione pastorale. Alcuni punti fondamentali: 1) Aspetto teandrico della Chiesa; coincidenza degli opposti finito ed infinito, temporale ed eterno, attuale ed escatologico. 2) La liturgia edificazione del corpo di Cristo. Per capire cos la liturgia bisogna avere
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un concetto esatto della Chiesa e del mistero di Cristo. Non si capiscono i sacramenti senza la sacramentalit di Cristo e della Chiesa. Il Cristo presente nella liturgia. La Chiesa continua la sua azione sacerdotale soprattutto nella liturgia che si presenta come culmen et fons del rapporto con Dio attraverso il Cristo. Non c contrasto tra ascesi personale e liturgia perch in essa la piet personale e quella comunitaria si integrano 44.

Siamo negli anni in cui, in attuazione dei decreti conciliari, Paolo VI d inizio alla riforma liturgica partendo dal nuovo messale romano che gradatamente arriver alla edizione definitiva nel 1970. Molte sono le novit: luso delle lingue nazionali, larricchimento di testi della Sacra Scrittura, il sacerdote celebra non pi rivolto verso laltare, dando le spalle ai fedeli, ma rivolto verso di loro. Mentre prima la celebrazione era focalizzata sulla eucarestia come sacrificio, ora la mensa della parola si affianca alla mensa del pane e risalta maggiormente laspetto assembleare della cena comunitaria. A questo proposito mons. Frattegiani scrive:
Scrivo a voi fratelli sacerdoti nellimminenza di un anno liturgico cos ricco di novit (novus ordo missae, rinnovata pastorale dei sacramenti, avviamento di una collaborazione sacerdotale studiata insieme e delineata in sintesi dal consiglio presbiterale, messa a punto del consiglio pastorale ecc.) e quindi cos pulsante di grazia per il nostro ministero e, prima, per la nostra vita interiore. Scrivo nellintento e con la preghiera che sia ravvivato il carisma che in noi per limposizione delle mani del vescovo (2 Tim. 1, 6), levento profetico cui si associ in segno di comunione e come pegno di sintonia limposizione delle mani del presbiterio (1 Tim. 4, 14).

La cena del Signore


Fra le cose pi belle che ho trovato nellintroduzione alla nuova liturgia eucaristica ( probabilmente fra le pi contestate nellinaudita reazione, che ha raggiunto forme parossistiche negli ultimi giorni, e con quali avalli!) il ritorno a questa bella denominazione fiorita dal racconto evangelico: la cena del Signore. Usatela con la vostra gente e fatene sentire il peso dottrinale e pratico: solo mediante la cena che Ges ci fa comprendere il senso sacrificale della sua morte ripresentata oggi nel gesto conviviale il Suo gesto che la anticip; ma resta una cena: il Corpo e il Sangue, i santi segni del pane e del vino possono essere profanati non solo dalla mancanza di fede, ma anche dalla mancanza di amore (si illustri lesempio di 1 Cor 11, 17-34; la comunione con Cristo stata un oltraggio al Signore perch mancata la
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comunione fraterna, senza la quale del resto assurdo celebrare un convito). E preparate tutto bene, facendovi aiutare dai vostri fedeli. E soprattutto celebrate bene: con tanto raccoglimento e con tanta dignit, sia che vi circondi una cattedrale piena, sia che assistano solo quattro vecchiette 45.

Mons. Frattegiani benedice il nuovo altare nella cappella del pensionato femminile universitario Battista Varano, opera e dono dellistituto teresiano, con il tabernacolo a suo tempo donato da mons. Giuseppe DAvack

In occasione della concessione di Paolo VI della lingua nazionale anche nel canone della messa, mons. Frattegiani nella lettera pastorale per la Quaresima del 1968 svela tutto il profondo significato teologico del testo. Ecco alcuni brani della lettera, pubblicata intera in appendice:
Dalla Traditio apostolica di SantIppolito ripropongo alla vostra meditazione lantichissima formula della prece eucaristica romana (verso il 200). Dopo le battute che conserviamo tuttora, del Dominus vobiscum, del sursum corda, la grande intonazione eucaristica Gratias agamus Domino con la risposta come oggi, merita tutta la nostra attenzione come una vera e propria proposizione tematica. Il greco originale io credo doveva
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suonare: Eucharistesomen to Kyrio, e ha qualcosa di pi del semplice timbro originale di ringraziamo il Signore. Qualcosa di pi come celebriamo lEucaristia, il che vuol dire: sciogliamo il canto di ringraziamento, offriamo a Dio lunico ringraziamento valido, il corpo e il sangue del Signore. Ricordiamocene nellintonare il prefazio (.). Ricordiamo poi le meditazioni sulla messa di Theodor Schnizler (Roma 1956), che raggruppa le preghiere del canone in una serie di strofe armoniosamente convergenti verso la consacrazione. In otto strofe il cantico sale afferma Schnizler fino al vertice della consacrazione, le cui parole costituiscono la nona e la decima strofa, e in otto strofe ridiscende; cos dunque lEucaristia risuona in due serie di nove strofe simili ai nove cori delle gerarchie angeliche. Con quanto amore stato elaborato questo testo cos sobrio! Il prefazio col Sanctus, spesso col ricordo del mistero del giorno o del tempo, vogliono metterci alla presenza dellAltissimo nel clima del sacro tremore in cui il profeta contempla sbigottito e adorante la grande teofania (Is 6, 3). Il timore si stempera nellentusiasmo per la venuta del Signore, Dio con noi, nel cantico del Benedictus. Compiuta la consacrazione, la dossologia trinitaria accompagnata dalla elevazione dellostia, vi dir la gioia dellumanit peccatrice e redenta redenta adesso nel mistero e per la gloria resa al Padre per Cristo, con Cristo e in Cristo nella rinata unit che lo Spirito cementa tra i fedeli e il Signore Ges, cos come tra lui e il Padre (Gv 17, 23). C chi pensa che lunit dello Spirito Santo sia equivalente di Chiesa con tutte le implicazioni cristologiche e trinitarie che ne conseguono. LAmen che segue dovrebbe essere sentito dal popolo come uno dei momenti pi importanti della messa, quasi notifica del populus sacerdotalis, in atto di fede che, ripetuto singolarmente e responsabilmente del Corpus Christi (comunione) dice adesione formale alla rinnovata alleanza 46. Una strenna, non posso pagarvela. Ve la consiglio. lopera del nostro carissimo dom Nocent a commento e guida dellanno liturgico. Il titolo Celebrare Cristo (Cittadella editrice, Assisi); comprender sei volumetti tascabili (sono usciti i primi due, reperibili alla Loggia Sisto V) che si rivelano il sussidio pi ricco alla nostra evangelizzazione, perch non si tratta di commenti scodellati alla pigrizia ma di una prestigiosa inquadratura della trama dellanno liturgico e, prima ancora, di una penetrante guida alla meditazione individuale e di gruppo. Voglio stralciare per voi un paio di paginette che mi hanno scaldato il cuore stamattina: Se possiamo parlare con tanta insistenza del valore intrinseco dellanno cristiano, perch lo celebriamo col Cristo stesso. La caratteristica della liturgia cristiana sta totalmente nel fatto che il Signore stesso la presiede ed lui con la Chiesa che celebra i suoi misteri per la gloria del Padre. Il Concilio Vaticano II ha
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insistito moltissimo sui diversi modi di presenza del Cristo nella celebrazione liturgica. Tale presenza , nel suo vertice, la presenza reale eucaristica. Daltronde essa sorgente e centro di ogni celebrazione liturgica perch presenza del mistero pasquale. Tuttavia ogni celebrazione eucaristica, anche se ha come fondo il mistero pasquale, ha il suo aspetto particolare e il suo colore nella celebrazione della liturgia della Parola. Leucaristia celebrata a Natale insieme diversa, bench la stessa, dalla celebrazione eucaristica del giorno dellinvio dello Spirito nella Pentecoste. La celebrazione della Parola d alla celebrazione eucaristica il suo colore specifico. Ma dobbiamo insistere sulla presenza del Signore anche nella sola celebrazione della Parola, come nella celebrazione dellufficiatura La Bibbia, libro morto, diventa attuale e viva quando proclamata nellassemblea liturgica; la costituzione liturgica sulla liturgia si limita a insegnare che il Signore stesso proclama oggi ancora il suo Vangelo. Paolo VI sembra andare pi avanti. Nellenciclica Misterium fidei, nella quale si propone di affermare la permanenza della presenza reale eucaristica, egli prende lo spunto per dichiarare che non vi solo una presenza reale e che non si devono escludere altri modi di presenza oltre la presenza eucaristica. Questa affermazione tanto importante in quanto fatta in un contesto in cui si vuole affermare il valore e la realt della presenza eucaristica. Paolo VI scrive: La presenza di Cristo nelleucaristia detta reale non per esclusione, come se le altre presenze non fossero reali, ma chiamata reale per eccellenza. () Secondo Paolo VI vi sono dunque diversi modi di presenza reale. Ci che li distingue non la realt della presenza ma il modo di tale presenza che li diversifica e d loro un livello diverso, anche se tutte queste presenze condividono la stessa realt. La presenza reale eucaristica suppone una transustanziazione e una permanenza sotto il segno, e questo non lo comporta la presenza reale di Cristo nella proclamazione della sua parola. Ci che si deve sottolineare che la presenza del Signore nella proclamazione della sua parola non una presenza analogica, figurata, come quando in unassemblea culturale si leggono le parole di un poeta Qui si tratta di una presenza reale e attiva del Signore. Lasciamoci prendere dalla gioia di questa fede, di questa certezza e facciamo della messa la nostra festa dogni giorno 47.

Ancora a Rocca di Papa mons. Frattegiani, con settanta sacerdoti, chiama come maestro p. Juan Pedro Cubero perch affronti i problemi della pastorale partendo dallincontro con Cristo nella liturgia. Il mistero pasquale centro della vita sacerdotale e cristiana. La celebrazione eucaristica deve tenere il primo posto nella pastorale, il cui fine far passare tutta la vita di ogni giorno della comunit cristiana nelleucarestia e leucarestia nella vita. Proprio per
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aiutare a vivere la liturgia inizia a scrivere su LAppennino camerte un nuovo Quadrante liturgico, in cui ogni settimana spiega, commenta e inquadra nel contesto liturgico le varie letture bibliche domenicali, invitando sacerdoti e fedeli ad approfondirle e a meditarle personalmente per preparare le omelie. Il Quadrante, iniziato nel 1968, continuer per molti anni a cura di mons. Ferruccio Loreti. Subito dopo listruzione sul mistero eucaristico della congregazione dei riti, larcivescovo interviene per dare precise indicazioni. Afferma che non si tratta di unosservanza rubricale: i sacerdoti attraverso le modifiche debbono sentire maggiormente limportanza della loro mediazione liturgica. Mons. arcivescovo insiste molto sulla formazione ed educazione liturgica, su come vivere e attuare la riforma. Molto attento e sensibile, curando e dando importanza anche ai minimi atteggiamenti, vuol evitare che in diocesi ci siano sbavature.
Nella messa celebrata secondo le nuove norme si notano qua e l dei difetti. necessario predisporre tutto con la preparazione accurata delleucarestia domenicale con la partecipazione di laici impegnati della parrocchia. Si scelgano opportunamente e per tempo i lettori possibilmente non fanciulli ; preparare bene il piccolo clero; abituare il popolo ad andare insieme nella recita orale, nei movimenti. Non si passi sopra la punteggiatura e si insista che partecipino tutti. Si vinca in ogni modo il rispetto umano degli uomini e dei giovani. Alcune cose intollerabili: il lettore senza veste appropriata, il lettore che non sa leggere, il lettore che fa anche la parte di guida Si preparino i canti dando un posto particolare allufficio del salmista, si cerchi di preparare lomelia domenicale con i laici. In ogni parrocchia, comprese le pi piccole, ci sia un gruppo di animazione dei canti. La commissione per la musica sacra preparer un direttorio di canti per la diocesi 48.

Ricorda infine il rapporto tra la schola e lassemblea e tra i diversi attori e dichiara: La schola canta, il lettore recita, la guida intona. In funzione duna celebrazione liturgica pi dignitosa lancia poi, attraverso LAppennino camerte, una colletta per il restauro dellorgano della cattedrale, contribuendo come sempre con una generosa offerta personale. Il vescovo raccomander sempre musica e canto nella celebrazione liturgica.
Ocche est enimme. Non si tratta di esperanto. semplicemente latino pronunciato male. Il guaio che si tratta delle parole della consacrazione. Questo non detto per cercare nuovi scrupoli da aggiungere a quelli gi prodotti dalla pronuncia sillabata, misterica, insufflata. detto per ricordare
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che il momento pi solenne della messa ha ripreso, grazie a Dio, il suo carattere di proclamazione solenne che, per opera dello Spirito Santo e non in virt della pronuncia affannosa, il pane e il vino si convertono nel corpo e nel sangue del Signore. Dobbiamo assuefarci a questa proclamazione dignitosa. Dignitosa e serena. Se in latino sia un latino pronunciato bene. Presto avremo il canone in italiano. Deve essere una scuola di devozione. Ma nel cuore della grande preghiera la consacrazione sar sempre e solo una narrazione. Nessuno certo sar tentato di sillabare le parole sante. A proposito: pur attendendosi una dichiarazione ufficiale, pare che non convenga pi osservare la rubrica cubitis super altare positis. C invece unaggiunta alla narrazione, una sola, che non lecito toccare e pu rimanere come espressione viva e contenuta di devoto stupore. Voglio dire linciso mysterium fidei . Caduto dalle nuvole. Il felice infortunato stato larcivescovo quando a Casavecchia si visto assistito allaltare, per la messa della cresima, nientemeno che da due sacerdoti in cotta il parro co don Pietro Furiassi e don Marino Maccari . Egli si era sorpreso qualche volta a leggere con meraviglia (su La Voce di Perugia) come per esempio larcivescovo di Perugia, celebrando una messa piana in cattedrale, ha due canonici che lassistono (con tanto di nome e cogno me da far capire che si tratta di co sa vera, documentabile!). Sembra in realt assurdo che il vescovo debba vedersi confinato solo allaltare alle prese con due chierichetti mentre il parroco in clergyman (quasi regolamentare per la verit) passeggia apostolicamente in mezzo al la sacra assemblea. Allora si capisce come mai gruppi di fedeli riconoscibilissimi i romani guardano al vescovo che arriva come un curioso orang-utang, da fotografare magari ma per niente affatto da sentire come pastore della Chiesa locale. Allora pi che mai il vescovo assapora la solitudine; ed per questo che dimostra tanta gratitudine alle mamme che gli portano i bambini. Il vescovo che viene si chiami come vuole per il parroco motivo serio di evangelizzazione. Chi scrive ha sofferto in un lontano passato quando ha visto che gli incontri pastorali si trasformavano in occasioni di adulazione, tanto pi odiosa quanto pi bene accolta; per questo gli piaciuta la sobriet marchigiana. Ma gli piacerebbe anche un pochino di propriet, a cui non sono estranee la talare e la cotta. Grazie dunque ai due assistenti di Casavecchia .

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Ai sacerdoti sulla celebrazione della messa


ons. Frattegiani sempre molto attento che nelle celebrazioni delle sante messe non entri altro motivo che la gloria del Signore e condanna leventualit che vi possano entrare motivi di interesse personale o anche di istituto religioso.
Ci riferiamo alla celebrazione delle messe da morto (denominazione assurda: perch cercate un vivo fra i morti?). La loro sequenza assolutamente ingiustificata, soprattutto se si seguita ad usare la pianeta nera. Per i defunti salvo casi di morte, trigesimo e anniversario (privilegiato solo il primo anniversario) si applichi la messa del giorno, facendo menzione dei nomi nel momento ed eventualmente anche nella preghiera dei fedeli. La messa infatti deve diventare sempre pi quello che essa : lassemblea dei vivi alla cena del Signore e alla mensa della Parola cos abbondante e variata per chi segue i lezionari, pur riconoscendo che la provvisoriet delle edizioni seccante e dispendiosa: pu ancora pensarsi un rettore di Chiesa o parroco che privi s stesso e i suoi fedeli di una tale provvidenza quotidiana? N si dica che durante la settimana la frequenza minima e non vale la pena dimpegnarsi. Il gruppo settimanale dovrebbe essere il pi curato; in fondo luditorio pi modesto rende pi facile dare in poche parole i chiarimenti pi necessari, perfettamente inutile leggere le didascalie delle edizioni, ottime, spesso ma... pi difficili del testo. Ma se fossimo proprio soli? O allora godiamoli nel raccoglimento, quasi meditando la Parola della Scrittura ed entriamo cos nel sancta sanctorum a gustare ogni riga, a soffrire ogni riga se lanima in pena, cercandoci dentro il fervore della prima messa 49. A proposito di binazioni. Eccoci allargomento tab (de quibus postea). Vediamo di procedere con ordine. 1. principio solenne sancito dal diritto canonico e basato sul criterio del sommo rispetto che si deve alleucarestia (contro i sospetti di devozioni... interessate): chi ogni qual volta celebra pi di una messa nella giornata una ne applica a titolo di giustizia, eccezion fatta per il giorno di Natale; e non pu ricevere elemosina per la successiva, a meno che non si tratti di retribuzione data a titolo estrinseco (can. 824, par. 2) 2. La Santa Sede ha concesso alle nostre, come quasi a tutte le diocesi meno provviste, questo privilegio, che oltre le pro populo (eccettuate dodici) tutte le binate e trinate siano applicate ad mentem ordinarii, oppure per intenzione particolare con lobbligo di passare lelemosina al vescovo per il seminario. 3. Molti religiosi hanno facolt di trattenere parte almeno delle binate con il consenso dellordinario del luogo.
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4. Ed eccoci al tab: si tratta di questo. Qualcuno dei miei predecessori aveva benevolmente concesso in particolari casi di trattenere le elemosine delle binate a titolo di supplemento del magro beneficio. Lho fatto anchio. N io n loro potevamo farlo (richiamo il principio solenne di cui sopra)... Io sono tenuto a provvedere per me e per loro ritirando ogni concessione in proposito, come intendo fare e come faccio con la presente lettera. Con effetto 1 gennaio 1973. Secondo il motu proprio Pastorale munus del 30 novembre 1963, n. 2, il vescovo ha la facolt concedendi sacerdotibus ut, propter penuriam cleri et iusta causa, missam bis diebus ferialibus celebrare possit et etiam ter diebus dominicis aliisque festis de praecepto, si vera necessitas pastoralis id postulet. Le sottolineature riguardano luno o laltro caso in maniera diversa: deve esserci una giusta causa per la binazione e una vera necessit pastorale per la trinazione in concorrenza con vera e attuale penuria di clero. assolutamente vietato (a parte per quanto diremo per un tipo di concelebrazione) binare per pura devozione o magari... per incrementare con lofferta lopera vocazioni ecclesiastiche o la propria comunit religiosa. Sarebbe sacrilego simpliciter (per la ragione di rispetto che sottost al divieto binare per incrementare... la propria tasca). Tenuto conto della tasca leggera della maggior parte dei sacerdoti e delle comunit religiose, questa severit pu dispiacere, ma il puro e semplice corollario duna premessa di fede. Per quanto riguarda la penuria di clero si pu formulare un principio: la facolt della binazione e della trinazione non mai personale, ma locale...; basta che sia presente un altro sacerdote libero e disponibile per quella tale messa, perch di fatto scade la facolt di binare. Ci potrebbe costituire una certa difficolt per le comunit religiose che hanno la facolt di trattenere lofferta. Ma non c niente da fare: per il presupposto teologico o meglio di fede ripetutamente ricordato, la binazione non gaudet favoris juris e il mio appello tocca la delicatezza di coscienza di ogni sacerdote e di ogni superiore religioso. materia questa che sfugge alla sorveglianza del vescovo: la sorveglianza resta doverosa, ma lo spirito sacerdotale dovrebbe renderla superflua 50.

Scrive ancora mons. Frattegiani:


Riprenderei volentieri dalla lettera di Capodanno che ha avuto un inatteso quarto dora di celebrit, ma ho limpressione che grazie al cielo gli interrogativi si sono diradati a poco a poco e adesso accennano a scomparire del tutto. Vorrei solo tentare un riepilogo dal semplice punto di vista della coscienza sacerdotale. Tanto per entrare subito nel vivo della questione, io non vedo assolutamente perch allinizio dellanno si debba esigere un
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rescritto episcopale che concede di trinare in caso di vera necessit (per molti di voi tale necessit esiste ogni domenica; so bene quanto sacrificio vi costa e per giunta senza il minimo profitto materiale), e di binare justa de causa nei giorni feriali, sempre beninteso che vi sia penuria cleri (cade ad esempio la facolt di binare quando capita un confratello in vacanza dotato di un minimo di buona volont o quando proprio allora giusta ti arriva provvidenziale un sacerdote che deve ancora celebrare). questa detta binazione feriale (tuttaltro che un privilegio) un sacrificio che io vi ho chiesto pi volte e torno a chiedervi per favorire notevoli gruppi di fedeli in occasione della Quaresima, dellAvvento, del mese di maggio, di novene solenni, di giorni particolarmente sentiti come il primo venerd e il primo sabato del mese. Come vedete, ce n per ogni calibro di zelo sacerdotale (a beneficio della diocesi, sia che si tratti di religiosi, a beneficio delle proprie opere, daccordo con il vescovo!) il disinteresse, dico, cala il mysterium fidei nel personale adimpleo ea quae desunt (cap. Col 1,24) e diventa mezzo prezioso di ascesi e di santificazione. Solo vi scongiuro per amor di Dio che la seconda, la terza messa non sia mai pi affrettata e meno dignitosa della prima. E che non sia mai senza una breve, ma sostanziosa omelia o almeno una breve presentazione delle letture (se no dove andrebbe a finire il motivo pastorale? e cadendo il motivo pastorale, cadrebbe la facolt). Per quanto riguarda le concelebrazioni in occasione di uffici funebri, ritengo mio grave dovere ricordare che allinfuori del caso personale espressamente contemplato di funerali di confratelli, vietato parteciparvi binando 51. Con un amico di Sanseverino abbiamo compulsato il classico e un po stagionato Stocchiero (Il codice del clero italiano Vicenza 1937) per vedere se era possibile trovare una benevola scappatoia alla lettera di capodanno. Abbiamo trovato che lOrdinario pu non solo fissare la c.d. elemosina diocesana, ma ha anche le quote maggiorate ratione temporis et laboris etc. (il che a Sanseverino stato fatto, mentre a Camerino si ritenuto meno opportuno, attesa la diversit delle zone pastorali). Ma abbiamo pure trovato che nefas trattenere una seconda elemosina (il che sinceramente non ci ha fatto meraviglia): pur restando il sullodato autore a livello di modesto compilatore, non poteva certo capovolgere il pensiero della Chiesa 52.

Nella tre giorni diocesana del 1967 mons. Frattegiani, chiamando come maestro il prof. padre Giorgio Tansini, stabilisce di ritornare sul binomio Bibbia-liturgia ed esprime la volont che il tema sia proposto a partire dalla catechesi parrocchiale, offrendo cos ai sacerdoti un apporto concreto su come far gustare e vivere la liturgia ai fedeli, di fatto loro quotidiana fonte di ansia. Un tema specifico riguarda larte sacra, che per secoli era stata una
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vera catechesi per i fedeli. Tutte le nostre, anche piccole, chiese parrocchiali sono ricche di affreschi, di tele a soggetto religioso e di altre opere darte, purtroppo di grande attrazione per i ladri. Mons. arcivescovo affida allora lincarico di avviare il museo diocesano a mons. Giacomo Boccanera e mette a sua disposizione alcune sale dellepiscopio; contemporaneamente vara la commissione diocesana per larte sacra. Connette grande importanza e dedica molta preparazione alla celebrazione della Settimana liturgica indetta a Camerino dal 6 al 16 maggio 1969 a ricordo dellundicesimo centenario della morte di santAnsovino e di anniversario ugualmente plurisecolare della cattedrale. La manifestazione, avente per tema Leucarestia e i sacramenti nella vita della Chiesa, diretta dal prof. Luca Brandolini, si avvale come maestri di mons. Virgilio No, p. Luca Brandolini, p. Luigi Molinelli, e si conclude con il pontificale in cattedrale del card. Giacomo Lercaro. Infine in data 25 settembre 1980 mons. arcivescovo istituisce una commissione di esperti in campo storico, teologico e pastorale per il lavoro di revisione del Proprio delle messe e liturgia delle ore. La commissione lavora a pi riprese e si avvale della collaborazione dei parroci delle zone e parrocchie legate al culto dei vari santi e beati. Dopo lunificazione delle diocesi di Camerino e Sanseverino Marche il 30 settembre 1986, la commissione arricchita di nuovi membri affronta il lavoro gi iniziato A una tre giorni diocesana, durante il pranzo per i santi e beati anche di Sanseverino. Da ultimo viene sentito il parere del consiglio presbiterale diocesano. Il lavoro conosce un iter laborioso dal momento che si tratta di rivedere accuratamente anche il calendario. Secondo la normativa della istruzione Calendaria particularia dispone i testi relativi per le messe e la liturgia delle ore. Finalmente il lavoro verr approvato dalla
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congregazione del Culto divino e disciplina dei sacramenti il 9 agosto 1995 e promulgato il 18 maggio 1996 solennit di San Venanzio. Per concludere sulla riforma liturgica si riporta un brano di d. Ferdinando Cappelletti, presidente diocesano della commissione liturgica.
Negli anni 70, sempre per impulso dellarcivescovo, due avvenimenti dettero vigore decisivo allo sviluppo della vita liturgica: la riforma della curia (1971), con la costituzione fra laltro, dellufficio per il culto e soprattutto la tre giorni diocesana, indirizzata per tre anni allapprofondimento della liturgia sul tracciato di due piste: uninchiesta condotta scientificamente con la collaborazione dellUniversit di Camerino, e una catechesi liturgica sulleucarestia, sui sacramenti delliniziazione cristiana, sul sacramento della penitenza e sulla preghiera. Lattenta lettura dei dati dellinchiesta, sia a livello diocesano che zonale, permise lelaborazione di un progetto di pastorale liturgica dal titolo Mistero della fede (giugno 1987). Ci piace concludere queste brevi note con le parole che lo stesso mons. Frattegiani scrisse presentando il progetto alla diocesi perch sono una limpida testimonianza del brio dello scrittore e del suo amore per la liturgia che rende viva e attuale la parola di Dio: Le messe sciatte e le assemblee distratte, i battesimi ridotti a cerimonie di tradizione, e cresime caotiche, le confessioni stereotipe (si direbbe a disco), le prediche senza mordente oltre che la nostra poca preghiera, dipendono da un nostro modo di affrontare il mistero. Prima viene la parola (ma deve essere la parola!), poi viene il sacramento, poi viene la testimonianza. Ma si potrebbe dire come della Trinit da cui provengono: questi tre sono una realt sola. Infatti la parola del Padre che con Cristo si fa sacramento e nella Chiesa rende testimonianza per la forza dello Spirito che la raduna nel suo Signore. Invito a leggere con calma questo documento, a riflettere, a pregare, e soprattutto a lavorare insieme, convinti che i piani pastorali fanno facilmente la fine del paralitico della piscina di Bezetha costretto a dichiarare hominem non habeo!. indispensabile limpegno di ciascuno. Il Signore ci benedica. S. Maria in via, madre dei lumi, ci sia materna scorta in questi giorni in preparazione della Pentecoste e allanno mariano e sempre 55.

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Rinnovamento della vita cristiana

i come scritto nella lettera Cantate Domino canticum novum, mons. Frattegiani afferma:

C tutto da rifare nellimpostazione della catechesi morale... Ed ecco alcuni punti focali: A - La redazione dei sinottici ci presenta Ges a colloquio con gli ebrei e precisamente in materia di legge: Le due tavole vuole dire Ges si riassumono nel grande comandamento e nel secondo, simile a questo. Per siamo sempre nella prospettiva delleconomia antica: per la nuova inaugurata dal suo sangue, Ges ha qualcosa di pi da chiedere ai suoi discepoli ed il precetto dellamore nella formulazione di Giovanni mandatum novum do vobis ut diligatis invicem sicut dilexi vos (Gv 13,34) e nella proclamazione sconcertante: et nos debemus pro fratribus animas ponere (1 Gv 3,16). Provate a leggere tutto S. Giovanni e non troverete, anche l dove parla dei precetti al plurale, altro precetto che questo: amare i fratelli come Ges ci ha amato. Provate a leggere tutto S. Paolo (esempio classico in Rom 13,8-10) e troverete che lamore del prossimo compie da solo la legge. Pare strano che S. Giovanni e S. Paolo non accennino per nulla a un precetto di amare Dio e dicono solo che lamore di Dio da prova di se stesso nellamore del prossimo. Lamore di Dio per i cristiani non oggetto di un comando. Lamore di Dio per i cristiani il clima che respirano, perch lautentico dono di grazia: Lamore di Dio (agape) stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci stato donato (Rom 5,5). da questo amore che vibra dalla voce dello Spirito sussurrante nei cuori lAbba Pater (Col 4,6) che nasce lofferta logica di tutta la vita cristiana a Dio per Dominum nostrum Jesum Christum. da questo amore che sgorga il canticum di una vita spesa per i fratelli secondo le liriche espressioni di S. Paolo nel celebre inno di 1 Cor 13. B - La legge nuova legge di libert: ubi spiritus Domini, ibi libertas (1 Cor 3,17). Certo non si pu fare a meno di precetti... Certo non si pu fare a meno di comandamenti. La legge nuova lo Spirito Santo, ma resta, se pur sussidiario lelemento positivo e scritto, perch il cristiano perfetto che possa procedere senza binario non esiste, per lo meno non esiste quaggi. Il vino nuovo non tollera otri vecchi, ma non si conserva senza otri (Mc 2,22). Labolizione di ogni norma esige lescatologia consumata, e la prospettiva profetica dellalleanza nuova avr il suo pieno sviluppo nel compimento del regno di Dio. C - Quello che urge che noi facciamo leva nellinteriorit, educhiamo allinteriorit e ricordiamo a tutti che solo la grazia pu farci superare il
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punto morto della legge. E la grazia, inseparabile dalla gioia, pur nel bel mezzo delle tribolazioni, frutto dello Spirito Santo (Gal 5,22). Certamente la dottrina dellamore non prospetta un idillio. Ma un impegno ed un rischio. Allesistenza umana minata dal Peccato (scrivo maiuscolo, com inequivocabilmente maiuscolo Hamartia in S. Paolo) che vede da questa realt satanica minato tutto luniverso, spasimante come in un doloroso parto in attesa verso la sua redenzione (Rom 8, 19-22), simpone lalternativa agostiniana del duplice amore. O si passa per la croce negando luomo o nellaffermazione dellio ci si danna. questo che urge anche per linsegnamento morale, spostare il centro. Dallio fradicio a Dio refugium nostrum et virtus 56.

A proposito del rinnovamento della teologia morale, mons. Frattegiani chiama per la tre giorni del 1966, per trattare dei fermenti rinnovatori della teologia morale, il prof. sac. Dionigi Tettamanzi, che dedica al rinnovamento della morale la prima giornata, prendendo avvio dai nuovi indirizzi affermatisi nellesegesi biblica, nella pastorale e nella liturgia. Il Concilio ecumenico segna linizio di un nuovo cammino; c bisogno di dare un volto nuovo della morale: interiore ed esteriore; lantropologia delluomo, immagine di Dio in Cristo, fondamento della morale cristiana; vocazione delluomo quella dessere conforme allimmagine del Figlio; imperativo morale fondamentale la sequela Christi. Mons. Tettamanzi tratta infine della morale familiare e coniugale, nonch della spiritualit coniugale e familiare. Ancora per la tre giorni diocesana del 1970 sceglie come tema: La morale dopo il Concilio e chiama come maestro il prof. don Enrico Chiavacci. Larcivescovo conclude cos la tre giorni: Credo che questa tre giorni sia la pi riuscita di quelle svoltesi in questi ultimi anni per la vivacit degli interventi.

Divorzio, Humanae vitae, aborto


egli anni dellepiscopato di mons. Frattegiani esplode in Italia il dibattito sul divorzio, sulla lettera enciclica di Paolo VI Humanae vitae e sullaborto. La Chiesa italiana puntualmente si oppone prima alle proposte e poi alle leggi approvate dal parlamento italiano, consolidate alfine dal referendum. Mons. Frattegiani con i suoi articoli su quotidiani, su LAppennino camerte e altri periodici cattolici, chiari e precisi in difesa del
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Vangelo e fortemente polemici contro le tesi avversarie, eppur comprensivi verso le persone erranti in buona fede, uno dei protagonisti del fronte cattolico. I suoi scritti rivelano profonda cultura, grande conoscenza della Sacra Scrittura e della teologia, ottima capacit giornalistica e cuore sensibile di pastore. Lettera pastorale della quaresima 1967. A dialogo con i divorzisti Nel 1967 mons. Frattegiani dedica la lettera pastorale della quaresima alla questione del divorzio. A dialogo con i divorzisti ha una grande risonanza sulla stampa nazionale e viene anche apprezzata da famosi teologi dOltralpe. opportuno leggerla interamente in appendice per comprendere la fermezza e chiarezza dottrinale dellarcivescovo e la sua carit pastorale. Qui riproponiamo lultima parte, occasione di incomprensione e di polemiche.
Ci che in conclusione occorre ottenere in questo momento un deciso atteggiamento dei nostri cristiani, una reazione cortese ma ferma al tentativo di introdurre il divorzio nella nostra legislazione. La fermezza non va disgiunta dalla serenit e dalla umilt e questo deve valere anche per le discussioni. Il buon Dio non ha bisogno n di moschettieri n di avanguardisti. Il nostro aiuto nel nome del Signore. Lavoriamo per la legge di Cristo e siamo convinti che larma pi potente resta sempre la mitezza: Beati i miti, perch possederanno la terra (Mt. 5, 5). Fu la grande vittoria di Papa Giovanni. Ci guidi nel pacifico intento la Vergine Santissima, Madre amabile e Madre purissima, Regina delle famiglie cristiane. Chiudo, ricordando e raccomandando la crociata quaresimale per gli affamati e per i lebbrosi. Che sia per tutti carit fiorita dal sacrificio e nutrita dalla santa liturgia di quaresima 57.

Rilevanti echi della lettera pastorale Il Regno pubblica per intero la lettera nel numero 5 del 2 aprile 1967, mentre Il nostro tempo di Torino ne tratta largamente in un articolo di Franco Peradotto (n. 14 del 2 aprile 1967). La Settimana del clero ne pubblica la parte conclusiva nel numero dell8 marzo 1967, con il titolo La Chiesa non ha bisogno n di moschettieri n di avanguardisti. Padre Balducci, letto il documento, subito scrive: Bella la lettera, specie nella seconda parte. Ne scriver.
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Il card. Michele Pellegrino viene a conoscenza della lettera pastorale tramite Henry De Lubac mentre partecipa a un convegno a Lione e ne chiede una copia. Padre Bernard Hring scrive allarcivescovo:
New Haven 28 febbraio 1967. Eccellenza, ringrazio per la sua lettera pastorale A dialogo con i divorzisti. Lho letta con gratitudine. Un simile discorso necessario in molti argomenti. I nostri sacerdoti devono imparare insieme con i fedeli larte dellamore che distingue fra fermezza tra i principi e fermezza nella misericordia. Un tema attualissimo mi sembra proprio questo: la morale cattolica non cambia con la legislazione civile; la coscienza dei fedeli non si informa dalla sola legislazione umana, ma dalla legge divina; daltra parte ci sentiamo obbligati a contribuire per una sapiente legislazione secondo le possibilit storiche. Nel nostro caso (divorzio) questo - secondo il mio parere - significa formare una sana opinione pubblica; mettere in rilievo il valore della fedelt come carattere del vero amore; la preziosa testimonianza della sposa abbandonata, se rimane sempre disposta di riconciliarsi e di salvare lo sposo. Tutto questo non sar credibile ai nostri fedeli e ai non cristiani se non va insieme con misericordia con coloro che hanno fatto un errore - un peccato - ma poi fanno quello che loro possibile e umilmente pregano per quello che non ancora sembra possibile. Ho sviluppato parecchi temi sullargomento nel mio piccolo libro La predicazione morale dopo il Concilio (ed. Paoline). Da quattro settimane sto in America. Per un anno insegner in due grandi facolt teologiche protestanti che rappresentano tutte le chiese evangeliche degli Stati Uniti (Yale Divinity School con quattrocento studenti e Union theological seminary con 800 studenti). Il mio compito secondo il contratto di dare unesatta informazione sullo stato della teologia morale cattolica ai futuri ministri e professori protestanti. Laccoglienza stata ottima. Con ossequi distinti p. Bernardo Hring 58.

Un commento alla lettera pastorale di Henri De Lubac:


Eccellenza reverendissima, un raggio di gioia che mi porta la vostra lettera pastorale. Essa una volta di pi la lettera di un buon pastore che istruisce il suo gregge sopra un soggetto bene scelto perch esso il pi attuale e il pi sostanziale. Se fosse stato ancora in tempo lavrei comunicata ai vescovi della nostra regione perch ne facessero profitto. Sar per lanno prossimo. Dopo il Concilio, in Francia come in alcuni altri paesi un partito di agitati pretende di dirigere un aggiornamento che non ha pi niente di quello
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che voleva Giovanni XXIII, che il Concilio ha promulgato e che Paolo VI ci richiama. Invochiamo lo Spirito Santo perch la crisi attuale si evolva in senso favorevole. Siano benedetti i vescovi fedeli al loro ufficio di testimoni e di guide; con molto rispetto 59.

Durante poi la propaganda sul referendum per labrogazione della legge sul divorzio, larcivescovo scrive un trafiletto su LAppennino camerte intitolato: Non abboccare!.
Alcuni sacerdoti hanno ricevuto unofferta di collaborazione da parte di un partito che evidentemente si propone di trasformare il referendum in una crociata pro ecclesia et pontifice (che poi della Chiesa e del Pontefice non gliene importa un fico secco, si fa per dire), ma il tema degli arditi e dei crociati tramontato da un pezzo. La Chiesa si limita ad annunciare il Vangelo. I sacerdoti hanno ottimo materiale nel capitolo 19 di Matteo che richiama Genesi 2 e prepara 1 Corinti 7 ed Efesini 5. Il resto, molto sobrio, indicato nel messaggio della CEI pubblicato anche nel nostro settimanale n. 8. E forse non male ricordare - risulta che molti lo ignorano - che la Chiesa non pu ammettere i divorziati al matrimonio religioso; anzi, se risposati almeno come regola generale - non pu nemmeno ammetterli ai sacramenti. Comunque larcivescovo ci raccomanda di dirlo chiaro, di dimostrarci predicatori sereni del Vangelo e non galoppini di chicchessia 60.

Questo comunicato fa il giro dei giornali nazionali ed considerato e sfruttato dai fautori del divorzio come favorevole al divorzio. A questa interpretazione larcivescovo risponde con un articolo intitolato ImmanuEl e lon. Fortuna. Ecco la parte conclusiva.
Piaccia o non piaccia a Paese sera, 4 marzo, abbiamo fondati motivi di ritenere che larcivescovo, esortando i suoi sacerdoti ad essere sereni predicatori del vangelo (galoppini di nessuno) intendesse riferirsi al vangelo di Ges, come scritto per esempio nel capitolo 19 di Matteo. Il Vangelo non una polpettina per le anime pie. Il Vangelo impegno, lotta, sacrificio. Il Vangelo vita giocata, resa possibile dalla presenza di Immanu-El. Vangelo doloroso (ma Vangelo pur quello) il piccolo innocuo brano saltato da Paese sera, a cui premeva inveritare un vescovo contestatore. Il brano dice cos: E forse non male ricordare - molti lo ignorano - che la Chiesa non pu ammettere i divorziati al matrimonio religioso; anzi se risposati o conviventi - come regola generale - non pu nemmeno ammetterli ai sacramenti. Forse questo non interessa allon. Fortuna. Per anche per lui c Immanu-El. Del resto, sentite un po! Vi pare proprio che usciremmo
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dal Vangelo se insegnassimo che la legge Fortuna una pessima legge e che merita la nostra bocciatura solenne? E se vero - come vero - che il Vangelo un Vangelo di libert, vuol dire che saremo pi comprensivi allesame di riparazione 61.

A questo articolo ne segue un altro ancora dellarcivescovo dal titolo Precisazioni di un vescovo divorzista.
Con grande dispiacere vengo a conoscere che da qualche parte - e in specie nella mia cara Migiana, che in altri tempi conobbe il mio stile fin troppo intransigente e battagliero - stato fatto il mio nome come di un vescovo favorevole al divorzio, nella fattispecie della pessima legge Fortuna. Per quanto riguarda lepisodio di Migiana - dato che il promotore dellinformazione propagandistica stato un giovane confratello del resto carissimo - spero che si sia trattato di semplice incoscienza e non di malafede. Professo il massimo rispetto per quei laici cattolici che si sono espressi in senso contrario. Posso credere alla crisi interiore di fratelli sacerdoti che in questa particolare contingenza storica avvertono la sofferenza di anime rette che possibile trovare in qualsiasi campo dazione. Ma deploro la ribellione aperta di quei confratelli che confondono i pruriti profetici con lo spirito di Dio; si credono autorizzati a opporsi al giudizio dellepiscopato e si fanno galoppini - involontari spero - di quella babele al rovescio in cui si trovano in armonia diverse lingue e orribili favelle per la promozione della societ permissiva. stato per aver detto ai miei confratelli galoppini di nessuno, predicate Matteo 19 e basta (in cui il galoppinismo a confronto dei nuovi profeti metteva in guardia dagli occhi di triglia di un partito che tira dritto per il s, ma di Matteo non dovrebbero intendersene un gran che), stato per aver detto galoppinismo che il rullo compressore della stampa social comunista liberale e la cosiddetta indipendente mi ha sollevato agli onori di una cronaca in cui - in ogni caso - sono fuori posto. E a cui, sia ben chiaro, non tengo 62.

La pastorale A dialogo con i divorzisti dellarcivescovo Bruno Frattegiani incappata in una grave distorsione esegetica, grave e offensiva anche sul Corriere della sera e sulla rivista Amica. In appendice le risposte dellarcivescovo. La pioggia, la grandine e il sole (dopo il referendum del 12 maggio)
Carissimi fratelli sacerdoti, attribuita al card. Poletti vicario di Roma la battuta di commento ai risultati del referendum: Credevo che piovesse, ma
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non che grandinasse, dove lumorismo era chiaramente rivolto a smaltire lamarezza. Di motivi di amarezza ce ne sono diversi a cominciare dallo stile violento con cui si cercato di coprire e perfino di intimidire le voci che professavano lurgenza di un s indissolubilmente legato al s del rito, al s della fedelt in ogni circostanza felice o avversa e nella buona e nella cattiva salute, al s pronunciato da Dio sul s della prima coppia (non ancora cristiana!), al s sempre valido per tutti gli uomini nel rude pronunciamento di Ges. Che la banale trovata del non votare come Almirante possa aver fatto presa sulle masse non incoraggiante dal punto di vista della stima che i dirigenti di partito dovrebbero avere per i loro gregari. E non vi pare che sarebbe ora di farla finita di sfoderare lepiteto fascista ogni volta che qualcuno dimostra di dissentire da impostazioni e purtroppo imposizioni di parte? e non vi pare che c troppa compiacenza, troppo smaccato conformismo nelladottare con faciloneria il vocabolario dellintolleranza? Quanto fa pena vedere tanti giovani in gamba diventati preda di pochi scalmanati!Un altro motivo di tristezza la infallibile presa di posizione di quei cattolici (antinfallibilisti per quanto concerne la gerarchia) i quali hanno ritenuto di far progredire la chiesa verso la libert, stemperando la durezza di Cristo nelle edulcorazioni borghesi. Io capisco la pena di chi si sente pesare langoscia di fratelli sconvolti da sciagurate esperienze matrimoniali (e chi pu sottrarsene, se ha un minimo di consapevolezza cristiana?). Ma sono assurde codeste certezze carismatiche (non importa se sgorgate dalla preghiera!) che sconvolgono il senso genuino di chiesa. Al posto duna chiesa visibile, gerarchica, incarnata nel suo grano e nel suo loglio (i peccatori stanno a cuore anche a noi, fratel Carlo Carretto; oltretutto ci sentiamo peccatori pure noi), al posto duna Chiesa concreta dove c spazio per la ressa dei mediocri, si aderge schifiltosa una chiesa donatista di specialisti del Logos, loro solo dotati del discernimento degli spiriti. Lindovinata opposizione mediocri-specialisti di quel grande maestro di fede che risponde al nome di Henry De Lubac. Una buona lettura del suo libro Meditazione sulla Chiesa sarebbe molto proficua per i cristiani del no. Un terzo motivo di tristezza la confusione di idee che non pu non essere nata nella testa di tanta povera gente. Non per nulla ci siamo detti che la nostra doveva essere solo opera di illuminazione delle coscienze e doveva limitarsi ai testi biblici chiarissimi nel quadro dellinsegnamento e della prassi ecclesiale; ma doveva anche sottolineare quello che parrebbe ovvio eppure ovvio per tanti non (penosa denuncia della nostra insufficiente catechesi): che cio il divorzio scioglie davanti al sindaco ma non davanti a Dio, perch davanti a Dio - e quindi in chiesa - ci si sposa una volta sola. Naturalmente a questo punto sarebbero saltati su - e salteranno su pure adesso - gli informatissimi intellettuali del rotocalco settimanale i quali hanno orecchiato tutto sulla sacra rota (fra parentesi mi permetto rinviarvi
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a due servizi modesti, ma assai eloquenti e direi quasi esaurienti, comparsi sul nostro settimanale a firma di un certo Vom Rad il 20 aprile e l11 maggio di questanno. Vom Rad, che vuol dire della rota, dovrebbe nascondere qualcuno che ha bazzicato i tribunali ecclesiastici e un pochino parrebbe intendersene). Come dicevo nella lettera pastorale del 1967, domani potranno esserci dei fratelli cristiani che scelgono il divorzio. chiaro che essi optano per una concezione di vita che non cristiana Sar assurdo che essi chiedano i sacramenti di una chiesa che dimostrano di non credere e sarebbe un tradimento da parte mia il darglieli. Il disgraziato domani venuto. Il dopodomani nelle mani di Dio. Proprio ieri ho ricevuto una lettera da Monaco di Baviera, dove mi si traccia un parallelo fra labdicazione dei cattolici italiani di fronte al divorzio e quella dei cattolici tedeschi di fronte allaborto (si tratta per ora solo di un sondaggio di opinione pubblica di fronte alla liberalizzazione del crimine nei primi tre mesi di gravidanza, gi approvata dal Bundestag il 6 giugno). Il dopodomani nelle mani di Dio. Ma nelle nostre mani c il vangelo di Dio in Ges Cristo. Dopo la pioggia e dopo la grandine questo il sole di Dio e non teme il buio che gli uomini hanno preferito alla luce (Giov 3, 19). Noi ne siamo debitori a tutti (Rom 1, 14). Prima il vangelo e poi i sacramenti. Senza vangelo, niente sacramenti. Senza vangelo, niente matrimonio cristiano (tuttal pi una bella cerimonia, magari sacrilega! ma che importa quando ci son tanti fiori e una soavemente gorgheggiata avemaria di Schubert?). Cari fratelli, il sole dice chiarezza. giunta lora in cui le circostanze storiche esigono da noi il rovescio di quello che con santa fermezza fece il mio amico e consacrante mons. Fiordelli nel 1958. Se non ci vediamo chiaro, se da noi non si accetta lunica cosa che possiamo e dobbiamo dare e cio il messaggio del vangelo, noi dobbiamo cortesemente ma fermamente rifiutare il matrimonio. Da noi lecito sperare che si tratter di un caso rarissimo. Resta lobbligo di esigere da tutti i nubendi una adeguata preparazione. Il terzo anno del programma evangelizzazione e sacramenti (ordine e matrimonio) dovrebbe trovarci intonati fin da adesso. Qui vorrei aggiungere solo quello che accennai nellincontro del gioved santo. Riterrei opportuno che alla forma ecclesiastica del matrimonio sia tolta la clausola invalidante. Non pi sostenibile che io rifiuti il matrimonio religioso e poi debba trattare da concubini i nubendi. Opportuni provvedimenti penali (per il caso che i peccantes resipiscant) potrebbero sostituire la clausola invalidante che - come sapete - nata solo col concilio di Trento. Mi auguro che il prossimo sinodo (proprio per lurgenza del suo tema, evangelizzazione nel mondo contemporaneo) prenda a cuore questa istanza. Comprendo le difficolt. Il divorzio le completa. Ma proprio in questo modo apparirebbe chiara la differenza fra il primo e il secondo matrimonio. Oggi il primo (sempre trattandosi di cattolici) invalido in forza di una disposizione ecclesiastica, il secondo invalido sempre in forza
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del quod Deus coniunxit. Dopo da pioggia e la grandine, il sole di Dio Che il sole di Dio (la nostra lectio biblica maturata nella preghiera e in tutto il contesto di vita sacerdotale) fecondi il vostro campo di lavoro. Anche la pioggia e perfino la grandine contribuiscono alla crescita dellagricoltura di Dio. Camerino, festa del Corpo del Signore, 1974. Bruno arcivescovo 63.

Invito alla tre giorni sul matrimonio Per la tre giorni diocesana su Evangelizzazione e sacramento del matrimonio che si svolger nel seminario di Camerino, mons. arcivescovo scrive il seguente invito indirizzato al clero, ai religiosi, ai laici impegnati:
Lesperienza degli ultimi anni, da quando abbiamo aperto la tre giorni ai nostri laici, mi d fiducia che anche questa volta la risposta sar confortante. Limportanza del tema Evangelizzazione e sacramento del matrimonio con tutte le sue implicazioni storiche, liturgiche, bibliche, teologiche e pastorali, la competenza del maestro Adriano Nocent, a cui ci lega ormai, per lunga consuetudine, stima profonda e vivissima simpatia, e finalmente la possibilit di trovarsi e lavorare insieme, sono altrettanti motivi che mi fanno pregustare la gioia di essere con voi sacerdoti, religiosi, religiose, laici con voi fermento di Chiesa viva e operai del Vangelo. bello essere con voi a pregare e a lavorare l dove la nostra Chiesa locale la Chiesa delle nostre due diocesi sempre pi affratellate non pu tornare a sentire la vitalit delle proprie radici, voglio dire il nostro seminario (il problema del seminario non pu non essere tra i pi urgenti tanto per Camerino come per Sanseverino e nessun contesto gli pi congeniale di una teologia della famiglia). Vi attendo numerosi, volenterosi, decisi. E vi benedico 64.

Lenciclica Humanae vitae Nel 1968 Paolo VI pubblica lenciclica Humanae vitae sullamore coniugale, la paternit responsabile, unione e procreazione, che tante polemiche suscita anche in ambienti ecclesiali. Fa seguito un comunicato della CEI che ne mette in luce il grande significato, richiamando la responsabilit dei cristiani nellaccettare le indicazioni del papa. Mons. Frattegiani propone allattenzione dei sacerdoti e dei fedeli la grande validit dellenciclica e, nelloccasione di una tre giorni diocesana sullAzione cattolica, invia al papa il seguente telegramma: Beatissimo Padre, il clero di Camerino e Sanseverino Marche, seriamente impegnato in una tre giorni sullAzione cattolica post conciliare sotto la guida di mons. Agostino Ferrari Toniolo,
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esprime la ferma adesione agli insegnamenti dellEnciclica Humanae vitae, insieme al proposito di farne oggetto di studio serio e di fedele trasmissione ed applicazione pastorale. A questo proposito commenta S. Paolo (2 Cor 4, 1-2).
Pertanto avendo ricevuto questo ministero in quanto fummo oggetto di misericordia, non ci scoraggiamo. Anzi abbiamo ripudiato i sotterfugi vergognosi, rifiutando di camminare nella furberia di falsificare la parola di Dio. Al contrario nella manifestazione della verit ci raccomandiamo a ogni coscienza umana nel cospetto di Dio. Il nostro ministero nasce dunque dallAmore misericordioso che ci ha assunto di mezzo agli uomini non certo per la nostra bravura. E non deve poggiare se non sullamore misericordioso. Quando Paolo VI ha detto al mondo cose dure nella Humanae vitae (stavolta si pu dire ad litteram senza addolcire la pillola) non ha avuto altra fiducia che la croce del Signore, che egli spera radicata nel cuore dei cristiani e non ha avuto altra forza che nel nome del Signore. Egli ha pregato e sofferto (vedo oscillar nella notte la lucernetta del curato dArs e sullo sfondo la finestra illuminata di piazza San Pietro). Egli ha studiato a lungo e si consultato con molti (anche questo necessario, perch la parola di Dio non una formula magica: mistero dincarnazione, essa esige da noi la preparazione che ne promuova la presa nellambiente di ogni nostra giornata) 65.

Invita poi allapprofondimento della stessa enciclica con un articolo del grande teologo Jean Danielou, di cui riportiamo il brano finale:
Le violente scosse che ha suscitato lenciclica attestano a qual punto essa ha toccato un cardine essenziale. Ha scatenato il furore di tutti quelli che col pretesto di riconciliare la Chiesa con il mondo non fanno che configurare la Chiesa sul mondo. Si sono ricapitolati in questa occasione tutti gli slogan sul disprezzo della carne nella Chiesa, sullintegrismo post conciliare, nonch sul carattere ansioso di Paolo VI. Il tipo fazioso di tale argomento costituisce la migliore giustificazione dellenciclica. Giacch il suo insegnamento un insegnamento damore e non di condanna, un orientamento dato a tutti e non la costituzione di una piccola setta di fedeli.

Inchiesta sul controllo delle nascite Sul tema mons. Frattegiani richiama e commenta uninchiesta promossa nel Maceratese, a cui hanno risposto oltre un migliaio di insegnanti, illustrata su Il Resto del carlino da Mario Zampetti il 17 novembre 1972. Egli annota:
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Che oltre un quarto degli intervistati abbia dichiarato di non aver interesse per questo tipo di problemi, dice molto bene Zampetti, un fatto difficile a spiegarsi, perch ogni insegnante in quanto tale, dovrebbe informarsi su ogni problema di interesse generale e di attualit; aggiungeremmo un altro motivo: pur essendoci a volte imbattuti in insegnanti divenuti in tale materia degli autentici diseducatori, riteniamo che aver idee chiare sul controllo delle nascite (diremmo meglio con una parola meno malformata: sulla paternit responsabile) appartiene al bagaglio minimo indispensabile dogni educatore. E che un insegnante non sia educatore semplicemente inconcepibile. Sul metodo poi da consigliare, ci informa ancora Zampetti, essi ritengono che i pi accettabili sarebbero quelli della continenza periodica (Ogino Knaus, temperatura basale) e quelli comportanti luso di antifecondativi orali. E questo confortante perch denota una valutazione corretta del rapporto tra i coniugi; pur non mancando il richiamo alla famosa pillola e quindi in contrasto di principio con lHumanae vitae, non sar fuori luogo ricordare come al particolare senso di comprensione di Paolo VI per la non facile situazione di molti coniugi fece eco la sollecitudine di quasi tutti gli episcopati del mondo: tutti ribadirono con energia la condanna dellegoismo (legoismo travolge nella sua immoralit costituzionale qualsiasi metodo fosse pure angelico) e sottolinearono la posizione scabrosa di chi si trova a dover limitare la prole senza per questo poter rinunciare allimpegno di una sacra, ma integrale comunione damore. In sostanza il punto di vista di Paolo VI era quello stesso del discorso della montagna: non la legge ma solo la grazia che salva. E lHumanae vitae resta soprattutto un grande documento di delicatezza paterna inculcata ai pastori di anime e soprattutto ai confessori, troppe volte nel passato guidati da una intransigenza pratica tuttaltro che evangelica. del resto confortante - parliamo ancora dellinchiesta secondo la relazione Zampetti - che le insegnanti intervistate, se da una parte esigono garanzie per la propria salute, dallaltra amano in maggioranza rifarsi ai principi religiosi. Per quanto riguarda laborto fa piacere costatare la percentuale bassa (10%) di quelli che attribuirebbero alla popolazione maceratese (chi sa poi come lo sanno) una certa disposizione ad accettare la legalizzazione dellaborto in genere; impressiona per negativamente - per un buon terzo delle risposte - il franamento dellopinione pubblica (e qui si tratta di insegnanti e cio di educatori delle generazioni future) di fronte alla massiccia propaganda in favore perfino per la liberalizzazione dellaborto. Essi ritengono - riferisce Zampetti - che debba essere permesso laborto provocato non solo nel caso di indicazione di natura medica, ma anche di natura psichiatrica e quando si hanno fondati motivi di malformazioni nel feto. Una parte di essi ritiene che esso debba essere permesso anche nei casi di violenza carnale. Manca grazie a Dio unargomentazione in favore dellaborto dedotta dallassoluta disponibilit del proprio corpo come a volte
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si riferisce addotta da donne pi o meno celebri (superfluo dire che il profeta Amos le chiamerebbe le vacche di Samaria). Ma ugualmente penoso che ci si adatti tanto facilmente a tornare indietro di duemila anni, non dico di fronte al messaggio cristiano, ma rispetto allo stesso diritto romano che ha improntato di s tutte le legislazioni civili quando ha fissato il principio conceptus pro jam nato habetur (chi concepito si consideri come nato ad ogni effetto). Io capisco che si possa valutare con indulgenza il terrore di una mamma, che forse ha altri bambini da tirare avanti, a cui - spesso con eccessiva facilit - i medici hanno detto: o abortisci o muori. Posso perfino credere, per certi casi limite, alla buona fede dei medici che non riescono a vedervi linesorabilit del non uccidere sembrando loro - certo a torto - che non agire equivale uccidere la madre. Io capisco il profondo smarrimento di una ragazza violentata da un bruto. Personalmente mi guarderei bene dal giudicare incorse nella scomunica tali persone. Ma pur favorevolissimo alla abolizione di tutte le scomuniche, dico francamente che ci terrei molto a che la Chiesa mantenesse tale gravissima sanzione per colpire questo enorme delitto contro lumanit , che si vorrebbe ridurre al rango di una innocua cura contro un agente patogeno. In fondo per il Terzo Reich erano agenti patogeni anche gli ebrei e i deportati politici; e le camere a gas e i forni crematori rappresentavano nel caso una misura igienica di indubbia efficacia. Alla misura igienica erano delicatamente sottoposti anche i minorati fisici (una fungaia parassitaria assai pericolosa per la sanit della razza). I nostri nazi-abortisti che si fanno degna bandiera di luridi giornali, hanno trovato pi comodo e meno dispendioso provvedere fin dalle sorgenti della vita. E del resto i minorati sono una scusa: quando si aperta la cateratta, la fiumana di fango travolge tutto e le vacche di Samaria, patrocinate dai paladini dellobbrobrio vi sguazzano come porci in brago direbbe Dante. Come la scrofa - direbbe S. Pietro - che si lava e poi savvoltola nel fango. Ma ce n per ambo i sessi; non fango soltanto. sangue. Nessuna differenza dal sangue versato da Settembre nero o dalle incursioni israeliane, dal napalm americano o dai mortai vietcong. Come si fa poi a stracciarsi le vesti e a predicare contro la violenza? Quando Hitler volle preparare una giovent di razza buona, capace di non titubare davanti allo sterminio, insinu nel Mein Kampf il superamento del concetto semitico di peccato. Dalla sensualit inculcata senza ritegno e praticata senza pudore (vecchio tab) non difficile cadere nel sadismo pi feroce. Il senso del peccato resta con il richiamo a conversione continua - uno dei capisaldi del cristianesimo (non centrano per nulla i complessi di colpa, frutto di una educazione malsana). Peccato da detestare e peccato da perdonare. Quante volte il fariseismo di famiglie perbene, cosiddette praticanti (ma praticanti che cosa?), hanno spinto figliole che hanno
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sbagliato a completare lo sbaglio con il delitto! Si tratta di gente che non ha capito la propria miseria e quindi non pu far tesoro del perdono di Dio e quindi non sa aiutare creature cadute a rifarsi una vita con dignit. Fa spavento laltro, il maschio, il dongiovanni da strapazzo che se ne va a cuor leggero. Sulla sua vita peser sempre, voglia o non voglia, il grido di dolore di un amore ingannato nella migliore delle ipotesi, il cadaverino deforme di una creatura di Dio assassinata nel caso pi deprecabile. I facili paladini dei porno illustrati, i produttori e i registi del gusto facile, i sociopsicologi del superamento, gli squallidi industriali piccoli e grandi di certe sale di ritrovo (la solita macchina pubblicitaria strilla sotto la mia finestra lennesimo invito allennesima serata danzante di questo perpetuo carnevale in cui viviamo a dispetto della situazione tuttaltro che allegra) mi ricordano i lanzichenecchi di manzoniana memoria che insegnano la modestia alle fanciulle. Ma un domani che indulge al delitto si annuncia tuttaltro che roseo per la generazione che avanza. Se il Signore non costruisce la casa, lavorano invano quelli che la tirano su (salmo 127). Ma noi confidiamo ancora, grazie a Dio, alla possibilit di tante case costruite sulla roccia (Mt 7, 24). E ci in particolare per le nostre Marche 66.

Il decalogo della CEI


Ci si domanda se il caso di leggere in chiesa il decalogo formulato dalla CEI dopo la deprecata affermazione abortista. Non c questione di caso, dichiara larcivescovo, ma si tratta di un dovere preciso del nostro ministero. Credo - soggiunge - di non essere stato, almeno in questo, il cane muto incapace di latrare di cui parla Isaia 56,10. nostro preciso dovere leggere e spiegare e affiggere il decalogo alle porta delle nostre chiese. Non infatti questione soltanto il fatto di un peccato. Qui si tratta di scegliere da cristiani o no. Si tratta di una scelta di fede. Ogni cristiano purtroppo pu peccare. Tutti purtroppo possiamo peccare e non c bisogno che ce lo ricordi Dario Fo. C per una sfumatura importante: nel momento in cui ci riconosciamo peccatori, noi compiamo un meritorio atto di fede che dispone al perdono. Quando invece neghiamo il peccato (sesto e in questo orribile caso, quinto comandamento inclusi) abbiamo rinnegato la fede ci dice S. Paolo e siamo molto peggiori di un infedele (1 Tm 5,8). E chi accetta la legge assassina diventa per s e per gli altri apologista di un grande peccato. Il che non ci impedisce di considerare e trattare gli erranti con la massima pazienza e carit. Ma anche con seriet. Una confessione che dimostri di non includere il pentimento nulla per il penitente (in realt non penitente) e sacrilega per il troppo compiacente ministro. Quod Deus avertat! 67.

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Comunicato sul Delitto di aborto (8 luglio 1978)


La gravissima censura (scomunica riservata allordinario) comminata per il delitto di aborto dal can. 2350, sia per gli operatori come per la madre colpevole non , come pacchianamente ha sentenziato un big del nostro giornalismo, un regalo della CEI o del Papa al popolo italiano. La pena esiste da secoli e ha sempre riguardato tutto il mondo cattolico. chiaro: i non cattolici non sono in comunione con la Chiesa e quindi non possono essere ex-comunicati (e cio messi fuori da ex dalla comunione stessa), anche se commettono ugualmente un gravissimo reato contro Dio e contro lumanit. A tutti i sacerdoti confessori larcivescovo raccomanda di rivedere, tanto meglio se in gruppi vicariali di studio e di preghiera, il celebre can. 2254, documento della maternit della Chiesa. Egli ricorda pure che i due vicari generali e i penitenzieri delle due cattedrali hanno ex jure la facolt di assolvere dietro congrua penitenza. I confessori non aventi facolt (e non bene che tale facolt sia generalizzata per non annullare il canone) possono rivolgersi caso per caso, oltre che allarcivescovo, ai vicari generali e ai penitenzieri, competenti (almeno in questa materia) per ambedue le diocesi. In ordine a un opportuno allargamento di competenze e anche a una comune concezione di salutaris poenitentia larcivescovo gradir suggerimenti sia a voce che per scritto. In ogni caso nessuno di noi dimentichi mai di essere solo un povero rappresentante del Buon Pastore. A lui ci unisca sempre pi una vita di preghiera e di fede. Con questo pensiero (che fa, prima di tutto, suo) larcivescovo si congeda dai confratelli per un periodo di riposo e chiede e promette un fraterno memento. Il Signore ci unisca sempre pi a s e tra di noi 68.

In funzione della giornata della vita fissata per domenica 4 febbraio 1979, larcivescovo scrive cos su LAppennino camerte del 27 gennaio:
Non male che la denuncia contro il card. Benelli abbia messo lurgenza di evangelizzazione sullaborto. Gi precisamente evangelizzare. Tutti i camerinesi devoti di S. Maria in via sanno che il Vangelo della festa, il 14 gennaio (visita di Maria a santa Elisabetta), mi ha offerto da qualche anno uno spunto felicissimo per evangelizzare la vita nel grembo materno. Bella questa espressione evangelizzare la vita immenso dono di Dio sempre! Vorrei pregare i fratelli sacerdoti di innestare la grande pagina di Luca 1, 3956 nel tessuto delle letture di domenica 4 febbraio, fissata dalla CEI come giornata in difesa della vita. Chi sono in realt i protagonisti dellincontro Maria - Elisabetta? Non c dubbio: sono le due creature (anche il Verbo s fatto creatura) che le due sante donne portano in grembo e cio Battista di
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sei mesi (per ora protetto dalla legge italiana, bont sua) e un embrioncino di pochi giorni che peraltro sar chiamato Figlio dellAltissimo. Sono loro i protagonisti che mettono il canto nel cuore e sulle labbra delle mamme, il benedetta tu fra le donne di Elisabetta e il Magnificat di Maria. Siate umanissimi con laberrante, fratelli sacerdoti, ma siate implacabili con laberrazione. No, non un progetto duomo lo zigote, di cui parlava con tanta sufficienza qualche sera fa un radicale arcinoto per le sue stravaganze da clown. Non un progetto duomo: un uomo. La saggezza del diritto romano sfiora la sapienza del vangelo quando proponeva un principio che tutte le legislazioni civili hanno accettato per duemila anni: conceptus pro jam nato habeatur (il concepito vale per legge come uno gi nato). Non un progetto di Cristo futuro, il piccino che ispira il canto dellautentica rivoluzione cristiana (il Magnificat). Cristo dal momento che il Verbo si fatto carne (Gv 1, 14). Di questo piccolo embrione ecco che cosa dice la lettera agli Ebrei: Entrando nel mondo (e centra nel momento della concezione verginale) dice: Tu non hai gradito lantica offerta sacrificale. Invece mi hai preparato un corpo. Ho detto: vengo per fare la tua volont. Vien fatto di dire pregando: Madonna santa, tu che ne senti il palpito anche se il cuore ancora non s formato, ispira alle mamme un santo istinto di rigetto per la legge che permette laborto e un Magnificat di esultanza per il dono santo della maternit. E chiedi perdono e ripresa per tutte quelle che non percepiscono lorrore dellabisso e possono sbagliare come tutti sbagliamo. Ricordate ai fedeli il bellissimo tratto del Salmo 138 dov chiaramente descritta lopera misteriosa del Creatore: Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai impastato nel seno di mia madre. Il mio essere non sfuggiva al tuo sguardo quando ero formato nel buio, quando fui ricamato nei penetrali della terra (il terreno vitale di mamma). I tuoi occhi mi vedevano ancora informe e nel tuo libro erano scritti tutti i miei giorni, quando ancora non cera nessuno. Sono poveri ma chiarissimi spunti, cari fratelli: potete leggerli alla vostra gente, ma meglio che li sviluppiate in una ben preparata omelia, nella quale il paolino guai a me se non annuncio il Vangelo della seconda lettura domenicale potr esservi di ispirazione. Parliamo con garbo, ma parliamo con forza e chiarezza. Mai come adesso Dio autore della vita con noi 69.

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ECUMENISMO
Considero scrive Frattegiani una grazia del Signore il fatto di essere stato avviato per tempo a sentire il problema dellunit dei cristiani. Fu soprattutto dopo il mio ritorno da Roma, dove ero stato bloccato per gli studi teologici e giuridici (sono gi quarantanni sonati) che fui chiamato a essere parte attiva in Perugia per lorganizzazione della settimana per lunit. Ma allora si preferiva, purtroppo, parlare solo di preghiera per il ritorno dei lontani. Cera sotto una specie di convinzione farisaica che solo noi cattolici in fondo si era di casa nellovile di Cristo: La porta aperta, sarebbe ora che si decidessero ad entrare coloro che sono usciti. Il grande passo in avanti venne con il Concilio per cui la stagione di papa Giovanni e di papa Paolo VI pot rivelarsi come unautentica primavera. Ricordata lamarezza delle divisioni e delle susseguenti incomprensioni secolari, il decreto sullecumenismo cos si esprime: Ora il Signore dei secoli, il quale con sapienza e pazienza prosegue il disegno della sua grazia verso di noi peccatori, in questi ultimi tempi ha incominciato ad effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati linteriore ravvedimento e il desiderio dellunione. Moltissimi uomini in ogni dove sono stati toccati da questa grazia ed anche tra i nostri fratelli separati sorto, per grazia dello Spirito Santo un movimento ogni giorno pi ampio per il ristabilimento dellunit di tutti i cristiani. Al movimento ecumenico afferma ancora mons. Frattegiani appartengono e normalmente collaborano quelli che invocano la Trinit e professano la fede in Ges Cristo Signore e Salvatore e non solo le persone singole, ma anche riunite in comunit nelle quali hanno ascoltato il Vangelo e che i singoli indicano essere la Chiesa loro e di Dio. Tutti in genere aspirano allunit, cos da renderla pi agevolmente realizzabile, che il mondo si converta al Vangelo e cos si salvi per la gloria di Dio. In senso largo poi il movimento ecumenico si apre anche ai fratelli ebrei (che devono esserci carissimi in Cristo, figlio di Dio e figlio di Davide) e ai fratelli mussulmani (adoratori con noi, anche se non come noi del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe); in senso ancora pi largo il movimento si apre a tutti gli uomini dogni religione o anche, disgraziatamente senza religione e senza Dio. Nelle intenzioni dellottavario ecumenico non manca mai unimplorazione particolare anche per questi fratelli estranei al corpo, ma non al cuore della Chiesa madre. Lodevole ho trovato di anno in anno lorganizzazione della settimana, a Camerino come citt, dove tanto le parrocchie, come le istituzioni e i movimenti convengono ogni sera a Santa Maria in via. Sento come una mancanza essere stato assente a Sanseverino, ma sono certo che (diciamo cos) la seconda capitale non inferiore alla prima. Questanno
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comunque voglio che si programmi una sera anche a Sanseverino. A parte le due... capitali vorrei che ogni parroco simpegnasse, dove possibile, con lintero ottavario e dove non possibile, almeno con un particolare richiamo domenicale. Ecumenismo e missioni, sia pure in maniera diversa devono essere due poli di vivo interessamento per il popolo cristiano. La maniera tocca il problema dei fondi che non pressante per lecumenismo (ecumenismo-economico!) e resta invece di fondamentale importanza per unautentica formazione missionaria alla collaborazione anche economica. Sono certo che nessuno trascurer questo fraterno richiamo. Di ognuno il Signore benedica limpegno mentre facciamo nostro lanelito di Ges: ut omnes unum sint 70. la sagra dellunit che ogni parrocchia in gamba (ogni centro quando si tratta di citt o paesi con pi parrocchie) celebra nellottavario dal 18 al 25 gennaio. stata la vostra corrispondenza agli inviti della Chiesa in materia ecumenica, concretati fra noi mediante incontri di preghiera con i fratelli separati (sorelle di Maria di Darmstadt, un fratello pastore di Taiz, studenti ortodossi della nostra Universit, a Sanseverino il pastore Bertalot) e anche mediante massicce partecipazioni a convegni ecumenici (ricordo i quaranta di Ariccia, settembre 1970) stata, dicevo, la vostra corrispondenza che mi ha procurato per tre volte lonore e lonere di essere stato eletto nella commissione CEI per lecumenismo. assolutamente necessario che la nostra gente prenda coscienza del problema, per esempio la veneranda tradizione dellortodossia orientale e il fenomeno inquieto del protestantesimo dalle molte anime con laberrazione assurda dei testimoni di Geova, che pure conta molto sullignoranza cronica in materia di fede (qui ci sarebbe altro paragrafo: urgenza, ma spero non ce ne sia bisogno. Sincarna nel paolino: Vae mihi si non evangelizavero (1Cor 9,16) 71.

Nel Quadrante liturgico (19.9.1970) larcivescovo, commentando la pericope di Mc 9, 38-48, tra laltro scrive:
C un pensiero fondamentale che potrebbe essere tema di profonda e tempestiva meditazione ed dato dai primi tre versetti. un pensiero ecumenico. Il cristianesimo non monopolizza il bene (la bont esiste anche al di fuori di noi). Il movimento ecumenico ci fa intravedere ogni giorno di pi gli aspetti migliori delle altre chiese e anche di coloro che sono al di fuori del cristianesimo. Abbiamo forse ceduto alla tentazione di confiscare il Cristo per noi soltanto e di pensare di pi alla compattezza della nostra comunit, che alla causa del Signore. Dobbiamo essere umili, riconoscere le nostre colpe verso gli altri e soprattutto che noi siamo dei poveri peccatori. Non escluso che ci siano tante persone migliori di noi e nelle altre chiese e anche fra le
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religioni non cristiane. una visione oggettiva della realt del resto suggerita da Ges: chi non contro di noi, per noi. Non si tratta di essere tolleranti verso chi non crede come noi; si tratta invece di inserire nella volont salvifica di Dio tutte le forze, che si muovono nel mondo e nellambiente ecclesiale, per convergerle verso lunico Cristo. Esistono molti cristiani di fatto e, riferendoci alle altre chiese cristiane, sempre vero quello che diceva Bruce Marshall che esistono molti cattolici che non sono cristiani e molti cristiani che non sono cattolici. Lecumenismo diviene quindi, particolarmente in Italia, dove la popolazione quasi tutta ufficialmente cattolica, rinnovamento nella Chiesa. Non c vero ecumenismo senza conversione interiore; perci dobbiamo implorare dallo Spirito Santo la grazia di una sincera abnegazione, dellumilt e mitezza nel servire e della fraterna generosit di animo verso gli altri. Bisogna anche perdonarci reciprocamente con grande larghezza. La conversione del cuore deve essere accompagnata da un vero desiderio di unit. Esistono dei pericoli: si pu incorrere in facile irenismo e in unardita problematica della fede; contestazione demolitrice, cedimento alle forze negative della secolarizzazione, svuotamento in un piatto indifferentismo religioso, sentirsi spinti solo da una carica socio-umanitaria. necessario conoscere profondamente la propria fede e aderirvi serenamente. Senza la fedelt alla Chiesa il dialogo resta inefficace. E se vero che il movimento ecumenico di base, non si pu prescindere dal vescovo, capo della Chiesa locale, il terreno pi adatto per lecumenismo, e quindi dal Papa, il pastore della Chiesa universale. Lo Spirito Santo non pu ispirare lunit allesterno, a prezzo dellunit interna. Esistono delle incrostazioni anche nel campo della fede che bisogna togliere, ma il limite costituito da alcune verit essenziali, il cui centro Ges Cristo. Superare questo limite uscire dallunit, non farla. Comunque dovere dei sacerdoti, specialmente dei parroci, creare delle comunit veramente ecumeniche, rinnovate attraverso la liturgia, lo studio della Bibbia, la predicazione, lapostolato dei laici, nel senso di una visione pi ampia, pi comprensiva e pi dinamica della Chiesa 72.

I protestanti
Convegno SAE (Segretariato attivit ecumeniche) Mons. Frattegiani come membro della commissione CEI per lecumenismo interviene a molti convegni e incontri: presiede quello di Ariccia, partecipa come rappresentante italiano a quello internazionale di Bari, a quello di Nemi, a quello di Lubecca, Amburgo e Berlino di cui molto parlano i
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giornali tedeschi, a quello organizzato dal SAE. A proposito dellesito di questultimo convegno cos scrive ai membri della commissione CEI:
Metto insieme una specie di invito avuto da mons. vicepresidente a buttar gi un parere sul convegno del SAE dello scorso luglio sul tema dellintercomunione e una suggestione che viene a tutti noi da identica voce allordine del giorno per il prossimo incontro di domani a otto per sollecitare voi tutti a dirmi un vostro parere. Dal materiale che mi stato inviato (relazione Marranzini e articoli di riviste quali 7 giorni, Politica e Rocca) suppongo che linvito o meglio lincarico motivato dallo scalpore suscitato dalla relazione Leucarestia memoriale e lunico pane spezzato di p. Marranzini, scalpore di cui si sono fatti interpreti Adriana Zarri e Anna Portoghese. Riconosco che la maretta pienamente giustificata. Il tono del padre gesuita (che si avrebbe il diritto di supporre molto aperto per la consuetudine di traduttore con un teologo del calibro di Karl Rahner) poteva essere pienamente giustificato in un circolo di persone desiderose di conoscere sic et simpliciter il pensiero cattolico e lattuale disciplina cattolica; ma si capisce bene solo a leggerlo quanto dovette risultare indisponente in un convegno in cui accanto a teologi cattolici sedevano pastori e fedeli acattolici, nei quali nulla ci autorizza a supporre una adesione meno sincera e ferma della nostra alla rispettiva posizione di fede. Quanta delicatezza occorre per lumile nostra certezza di fede, dono del Padre in Cristo per Spiritum, perch essa non sia scambiata con una orgogliosa affermazione di s e del proprio punto di vista. Mi si permetta riferire unesperienza personale: una lezione di umilt quando pure il mio tono era improntato a delicatezza e simpatia. Nel 1969 fui incaricato dalla comunit di Marienschwestern di Darmstadt di presentare al pubblico italiano un libretto di madre Basilea (usc sotto il titolo Coloro che vincono, ed. Ancora, 1969). Buttai gi un pezzo entusiasta, che fu bene accetto, per fui pregato con molta delicatezza, ma con molta decisione di far fuori due passaggi molto meno graditi. Il primo diceva: Credo di presentare un libro per cui non ci sono riserve. C perfino qualcosa tipicamente cattolico, come quando si parla del pastore Oberlin e di una sua visione del mondo di l, che ricorda da vicino la passio delle sante Perpetua e Felicita... una certa tal quale testimonianza del purgatorio e del suffragio.... Il secondo riferiva una brillante battuta di Bruce Marshall: ora che tutti i cristiani diventino cattolici. Ma pure ora che tutti i cattolici diventino cristiani. Se mi si permette, direi che, senza volerlo, p. Marranzini stato estremamente cattolico e proprio per questo scarsamente cristiano (p. Marranzini mi perdoni, in fondo questione di sottolineature stonate. Era cristiano del resto ricordare ai fratelli non cattolici, come si faceva un tempo, che la casa rimaneva aperta: tornassero pure se volevano... Sia lodato Dio
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che ci ha liberati dal complesso del fratello maggiore!). Per un bilancio della benemerita attivit del SAE occorre tener presente che non tutto al termine di una sessione vuole essere presentato con la stessa urgenza. Altro la lezione del teologo, altro la conclusione di un gruppo di studio, che in ogni caso preziosa per la segnalazione di inquietudine, di istanza, di desideri, di cui non possiamo non tener conto (non fosse altro, ove occorra, per correggere). Mons. Bettazzi, la cui presenza e discrezione nel seguire i lavori stata a giudizio di persona autorevolissima (me teste... cum judicio) molto apprezzata, potr meglio ragguagliarci, Arrivederci a Roma (perdonatemi le correzioni. Fosse cos facile correggere le nostre strutture ecumeniche!) 73.

Taiz e Darmstadt Cos mons. Frattegiani racconta la sua conoscenza dei fratelli di Taiz e le sorelle di Darmstadt:
Domenica 24 luglio a bordo della Nsu Prinz di un caro amico sacerdote filavo da Ars, dove il giorno precedente avevo celebrato sulla tomba del Curato il ventinovesimo anniversario del mio suddiaconato, verso Taiz. Cera con noi mia madre, la quale non pareva molto persuasa dei discorsi entusiasti che andavamo tenendo su quella comunit, che avevamo tanto desiderato di conoscere e dimprovviso mi piant questa domanda: Ma allora chi sono pi buoni, i cattolici o i protestanti?. Senza che lei se ne rendesse conto, gli ottanta anni della mia cara mamma si mostravano in quel momento carichi di una storia di secoli, in cui limpostazione moralistica aveva avuto il sopravvento sulla parola di Dio e sul mistero della grazia. La risposta che mi fior sul labbro mi forn poi lo spunto per lomelia che i cari fratelli di Taiz mi chiesero di tenere alla concelebrazione del giorno dopo nella cripta cattolica della loro splendida chiesa della Riconciliazione. Aiutandomi con alcune cartelle diligentemente e ansiosamente preparate il giorno avanti in francese sul Vangelo della domenica settima dopo Pentecoste, per tanto tempo ho detto sotto i falsi profeti, i cattolici ci hanno visto e stigmatizzato i protestanti, e i protestanti hanno fatto altrettanto per i cattolici. Si dimenticavano cos che la parola di Dio ci invita soprattutto e prima di tutto a giudicare noi stessi e che prima di ogni cosa il Vangelo ci insegna lamore e la comprensione. Taiz con la comunit di monaci protestanti (fiorente di sessanta monaci per lo pi giovani) e con quella dei frati francescani cos amorevolmente uniti e collaboranti ci insegna a vivere lo spirito di papa Giovanni, guardare prima di tutto quello che ci unisce. La folta assemblea liturgica a carattere internazionale ha riso amabilmente quando ho ricordato la domanda di mia madre: Ma allora chi sono pi buoni
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i cattolici o i protestanti?, la risposta la dava il Signore Ges: Solo Dio buono e noi possiamo semplicemente attingere alla sorgente inesauribile della sua bont. Umili servi della verit, senza voler essere moschettieri intransigenti che si guardano in cagnesco dalle opposte trincee, in umile attesa dellora di Dio, pregando e operando per lunit visibile, dobbiamo abbandonarci come la Vergine di Nazareth alla santa volont di Dio, unico segreto secondo il Vangelo del giorno di crescita e di fruttificazione per la vita eterna 74.

Con don Amedeo Gubinelli in Germania

Larcivescovo ospite della comunit protestante e successivamente di quella francescana. Durante lufficio mattutino di domenica i fratelli di Taiz pregano pubblicamente per mons. Manziana, per il quale nutrono profonda venerazione, per il vescovo e per il clero di Camerino in vista della tre giorni. La visita a Darmstadt e lorigine della comunit
In una intervista alla signorina portoghese della pro Civitate cristiana
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(Rocca, 15 ottobre 1963) la sorella E. raccontava cos lorigine della comunit: La notte tra l11 e il 12 settembre 1944 un bombardamento massiccio distrusse quasi completamente la nostra citt... Mai come allora ci trovammo di fronte quasi al giudizio di Dio, a pochi passi dalla pi atroce sofferenza e dalla morte. Nella citt gi nel 1939 un gruppo di signorine sotto la guida di Klara Schlink si erano riunite a pregare e a studiare la Bibbia. Ora, di fronte a quel disastro le mie sorelle capirono che non sarebbero bastati pi lo studio e la meditazione; occorrevano anche le opere dellamore. Presto bisognava fare qualcosa per i nostri fratelli tedeschi, per gli ebrei, e per tutti i cristiani, per tutti gli uomini. La nostra fede senza le opere dellamore sarebbe stata una fede morta... Nel silenzio di alcuni giorni di penitenza mentre ancora fumavano le rovine della citt, nacque lidea di una comunit religiosa. Fu fatto nella casa della signorina Schlink il primo esperimento di vita comunitaria. Lei si chiam Mtter Basilea e le compagne Marienschwestern... Si cominci a insegnare catechismo nei luoghi pi frequentati dalla gente, nelle periferie, nelle carceri femminili. Poi labitazione di Mtter Basilea non bast pi. Bisognava costruire e purtroppo avevamo sempre meno denari. Sorella E. continua ricordando gli eventi straordinari della Provvidenza (consigliamo di leggere il libro di madre Basilea: Dio fa miracoli, Milano 1968) e il tenace lavoro di muratori eseguito dalle sorelle. Mentre alcune lavoravano, sotto una tenda montata l vicino cera sempre una sorella a pregare incessantemente il Signore. Ora ci troviamo pi volte al giorno nella cappella: al mattino per una preghiera libera, a mezzogiorno per intercedere a favore dellunit dei cristiani e per Israele, al primo pomeriggio per una meditazione sulla sofferenza di Ges Cristo, la sera per vespro e compieta. La domenica si celebra la cena. La casa Jesus Fremde serve soprattutto a incontri interconfessionali e ci sono celle cattoliche e celle delle altre confessioni. Un luterano o calvinista spiega sorella E. pu rimanere stupito di trovare nella cella cattolica tale o tale altro testo di S. Giovanni della Croce che esprime per esempio la trascendenza di Dio e la sua inaccessibilit, come un cattolico pu ammirare tale o tale altra affermazione di Lutero sulla Madre del Signore o sulla Chiesa. Tutto questo per la ricerca di ci che pu unirci. Quando mi giunto il libro di madre Basilea: Dem berwinder die Krone cos dattiloscritto nella versione italiana e una lettera delle sorelle Eusebia e Gabriella, che mi chiedevano una presentazione della congregazione e del libro ai lettori italiani, mi sono trovato tanto male: ero davanti a giornate fitte di lavoro e soprattutto avevo lanima invasa da preoccupazioni di carattere pastorale che mi parevano pi grandi di me; volevo rispondere cortesemente che non mi era possibile. Ho aperto il libro da principio: Come posso riuscire vincitore nelle mie preoccupazioni?. Era madre Basilea che, con lincantevole semplicit della sua grande fede rispondeva in anticipo
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alla mia lettera. Allora mi sono messo a scrivere. Il resto qui. Credo di presentare un libro per cui non ci sono riserve. Soprattutto spira in ogni pagina un cristianesimo autentico, quello della croce e del rinnegamento che solo presupposto di Pasqua. Della congregazione luterana delle Marienshwestern di Darmstadt racconta mons. Frattegiani avevo avuto notizia nello stesso contesto di letture ecumeniche che mi avevano portato alla gioiosa scoperta dei fratelli di Taiz, ma fu soltanto nel luglio del 1968 che ebbi la grazia di visitarle. Non sto a dirvi la gioia tutta francescana che impront la fraterna accoglienza. Questa volta eravamo attesi il mio amico ed io. Al cancello dingresso era ad aspettarci, agitando festosamente la bandiera italiana la sorella E. Ci scort trotterellando accanto alla macchina con naturalezza spigliata, che nulla toglieva alla gravit religiosa impressa a fondo negli occhi luminosi e raggianti. Nel piccolo chiostro alcune sorelle avevano preparato il saluto fatto di canti spirituali in unatmosfera da Fioretti di S. Francesco. Perch di S. Francesco le sorelle di Maria di Darmstadt hanno preso soprattutto due cose. Due cose che a molti, che di cristianesimo hanno solo la vernice, appariranno addirittura contraddittorie; un grande amore alla passione di Ges e un grande spirito di gioia nella povert e nella carit. Il loro grande recinto, dove ora anche un reparto destinato alle prime vocazioni di fratelli, si chiama Kanaan e le principali stazioni della vita del Signore vi sono rappresentate da cappelle, aiuole, targhe, immagini che nellultima parte ricordano nettamente le nostre stazioni della Via Crucis. Un colloquio con madre Basilea, la fondatrice, ci aiuta a capire il legame fra Cristo vissuto e la gioia testimoniata nellamore. Quando sono vicina al cuore di Ges, dice Basilea, tanto lo sono al fratello. Anche la casa destinata agli ospiti ha un nome che ricorda un legame: Si chiama Jesus Fremde (gioia di Ges) e raccoglie ogni anno folte schiere di persone e specialmente di giovani che vi trascorrono un periodo di preghiera e di meditazione. Gli ospiti danno unofferta per il loro soggiorno e le sorelle lavorano, ma non lavorano per s. Esse vivono di quel che manda giorno per giorno la Provvidenza e nella sala da pranzo viene annunciato di volta in volta chi sono gli oblatori di quelle patate, di quelle uova, di quella carne che vengono servite alle sorelle. Lo constatammo quando fummo invitati come ospiti illustri alla cena comune che ebbe tutta laria di una liturgia nella parsimonia di cibo e di bevanda (un po di th) e nella esuberanza dei canti di fraternit. Madre Basilea e madre Martiria, la cofondatrice, mi pregarono di parlare della beata Battista da Varano, la mistica francescana camerinese, che le sorelle conoscono per la comunione di fraternit ecumenica con il monastero delle clarisse di Camerino. Acconsentii. Il mio tedesco stentato e condito di strafalcioni contribu a cambiare la serenit in simpatica ilarit, nulla peraltro che turbasse quellatmosfera di pace che nasce dalla contemplazione e dal
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lavoro. A Darmstadt infatti c qualcosa di francescano, ma anche qualcosa di benedettino, come a Taiz. Si vive di carit come alla Porziuncola e a S. Damiano (come non ricordare quella sera la cena di Francesco e di Chiara?), S. Francesco mi perdoni il paragone con me, ma santa Chiara ci sta a puntino con le Mariens. Si vive di carit, ma si lavora sodo per affrontare le opere di apostolato missionario che gi vedono impegnate le sorelle in altri paesi (Phoenix negli Usa, Gerusalemme-Tessalonica, Inghilterra, Danimarca e Italia). Ma le sorelle di Darmstadt ci insegnano che assurda unattivit orizzontale che sia disincarnata dalla verticale. Orizzontale e verticale sono le due linee che formano la croce e solo la croce salvezza. Ma allora chi sono pi buoni i cattolici o i protestanti? A parte le parole di Ges (ricordo anche le altre), cos dolci: Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figlioli, quanto pi il Padre vostro nei cieli dar lo Spirito Santo a coloro che lo pregano. (Il vescovo Bruno sarebbe molto felice di essere annoverato nella schiera che comprende i fratelli di Taiz e le sorelle di Darmstadt, e lo spera per la grazia del Signore e per lamore di Dio Padre e per la comunione dello Spirito Santo!). Del resto non si tratta della schiera dei buoni, ma solo della schiera di coloro che hanno ottenuto misericordia con madre Basilea e con le sue e nostre sorelle carissime in Cristo, preghiamo perch la schiera travolga nellamore i confini della Chiesa e abbatta gli steccati fra le religioni e colmi le trincee fra le razze e nellunica fede del solo Signore diventi la folla immensa che nessuno riusciva a contare (Ap 7, 9) unico gregge del solo pastore (Gv 10, 16) 75.

Manifestazioni ecumeniche a Camerino Manifestazioni ecumeniche non sono pi una novit per Camerino, dove gi da anni viene celebrata con particolare solennit lottava di preghiera di gennaio. Una vibrante manifestazione ecumenica di preghiera per la giovent si tiene a Santa Maria in via in occasione della visita a Camerino di fr. Pierre tienne, pastore protestante di Taiz, allarcivescovo. E a proposito di questa visita cos fr. Pierre scrive allarcivescovo:
Caro monsignore, con molta riconoscenza che ripenso allaccoglienza che mi avete riservato a Camerino. La liturgia della Parola con la giovent della citt, i contatti con i sacerdoti, con le suore clarisse, i piccoli e i grandi seminaristi costituiscono dei doni spirituali di altissimo significato. Mi rallegro per il fatto della preghiera ecumenica e lo Spirito di carit (che sono alla base del cammino verso lunit) abbiano un posto cos grande nel cuore dei cristiani della vostra diocesi. Il fratello Pierre vi trasmette i suoi messaggi
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pi affettuosi nel Signore. Vogliate esprimere alla vostra signora mamma i miei pi rispettosi saluti. Ricevete caro monsignore i miei saluti riconoscenti e fraterni. Pierre tienne 76.

Focolare di spiritualit ecumenica il monastero di Santa Chiara, che da tempo collegato in fraternit di preghiera con le Marienschwestern di Darmstadt e con le clarisse anglicane di Oxford. Cos altra manifestazione si ha per la visita delle sorelle Claudia e Gabriella di Darmstadt nel monastero di S. Chiara. Larcivescovo invita i giovani a una veglia di preghiera ecumenica insieme alle sorelle luterane. Parecchi ragazzi e ragazze rispondono e la veglia si svolge in un clima di esemplare raccoglimento, presieduta dallarcivescovo. Alla veglia segue una proiezione sullopera delle stesse sorelle seguita con molta attenzione e i piccoli svarioni sullitaliano appreso di fresco contribuiscono a sottolineare il clima di gioia, alimentato dai canti con cui il grazioso duo vuole ricreare il clima della loro casa, un autentico clima da Fioretti di San Francesco (larcivescovo ha tradotto in italiano linno delle sorelle). La proiezione ripetuta in seminario. Lindomani le sorelle, prima di partire per Roma dove costituiscono un piccolo focolare ecumenico, fanno una breve comparsa al convegno del clero di Camerino per salutare larcivescovo con i sacerdoti e il diacono Carlo Carretto venuto a presiedere lincontro. Un anno dopo suor M. Gabriella e suor Maria Nicoletta delle sorelle di Darmstadt (suor Nicoletta ha preso il posto di suor Claudia, morta santamente a Roma nel giorno della festa di S. Venanzio) ritornano di nuovo a Camerino, ospiti delle clarisse, unite nellamore per il nostro Signore Ges Cristo. Per alcuni giorni visitano i monasteri, dove incontrano molte sorelle in Cristo. Affermano che i vari incontri spirituali sono stati una gioia per il Sacro Cuore di Ges, una consolazione nel nostro tempo scuro. La visita si conclude a S. Chiara con una nuova veglia ecumenica per la giovent di Camerino. Ripartono poi per Assisi 77. Claustrali ed ecumenismo La rivista Ancilla per le religiose aveva avanzato una riserva sulla formazione ecumenica delle comunit religiose in Italia. Nel numero del 23 febbraio 1969 si dichiara lieta di ritirare la riserva pubblicando una lettera delle clarisse di Camerino di cui diamo qualche stralcio.
Il nostro monastero legato dal 1966 da profonda amicizia con reciproca corrispondenza e scambio di doni con due comunit di sorelle separate.
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La prima quella delle suore evangeliche di Darmstadt ... le quali ci hanno fatto una tanto gradita visita nellestate 1967 e ce la ripeteranno nei prossimi mesi. La seconda comunit con la quale siamo in fraterna corrispondenza la comunit anglicana di S. Chiara (clarisse) di Freeland (Oxford).

La lettera prosegue riferendo la visita dellarcivescovo Bruno Frattegiani alla comunit delle Marienschwestern di Darmstadt:
Noi siamo molto edificate della freschezza e dellautenticit con cui queste nostre sorelle esprimono il Vangelo nella loro vita religiosa. I loro scritti ci portano sempre un soffio di vita nuova e di fervore che fa tanto bene alle nostre anime e arricchisce anche la nostra umanit.

La lettera termina ricordando un pi limitato scambio con la comunit di Taiz e la visita di Pierre tienne, che tiene anche a loro uninteressante conferenza sulla preghiera, e conclude con un pensiero e un augurio ecumenico di mons. Frattegiani sulla relazione con le Chiese protestanti:
Un canto della Chiesa metodista inglese dice: Christ is Advocate on high; You are our Advocate within. Quanto sarebbe bello che nello Spirito dellecumenismo ci unissimo ai fratelli separati per cantare nello Spirito Santo: Cristo nostro avvocato in alto; Tu sei nostro avvocato dentro di noi 78.

Ancora sullargomento cos scrive mons. Frattegiani ne LAppennino camerte del 29 agosto 1970:
In occasione della celebrazione giubilare della madre Vincenza Fondati, per lunghi anni abatessa del monastero delle clarisse di Belforte, ho avuto il piacere di scoprire che anche quel piccolo drappello di claustrali (come le sorelle di Camerino) impegnato in una larga corrispondenza ecumenica. Ecco un brano della lettera di un monastero di Boston: Noi affrontiamo uno stadio di ecumenismo in cui si vedono le divisioni non fra cattolici e protestanti, pentecostali ed altri, ma piuttosto fra coloro che pensano di avere sempre ragione e quelli che sono aperti e hanno sete della verit non importa quale sia la sorgente.

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Gli ortodossi
umerose le celebrazioni con studenti universitari greci per la Pasqua e la settimana di preghiera per lunit dei cristiani. Uno stralcio del lungo articolo comparso ne LAppennino camerte e intitolato Messa senza colonnelli.
Abbiamo chiesto allarcivescovo di dirci una sua impressione sulla messa celebrata per gli studenti greci domenica 21 gennaio nel contesto della settimana di preghiera per lunit delle Chiese. stata una bella esperienza ci ha detto e sono solo rammaricato prima di tutto perch abbiamo cominciato troppo Con il patriarca greco-ortodosso Atenagora tardi (anche se ci ho pensato e ne ho parlato da molto), e poi perch il primo incontro stato meno solenne e meno appropriato di quanto speravo. I disguidi postali natalizi (ma non so se solo natalizi: una mia lettera del 4 dicembre giunta a P. Fortino il 12 gennaio) hanno impedito la venuta di chi avrebbe celebrato nel rito dei nostri amici; si trattava precisamente di P. Eleuterio Fortino della chiesa greca di Calabria, che certo avrebbe dato un tono pi solenne e nello stesso tempo maggior sapore di casa agli studenti. Comunque andata molto bene e sono rimasto veramente commosso. Posso dire, pur tenendo presenti i miei incontri di Taiz, di Darmstadt, di Lubecca, di Amburgo e di Berlino, che questa di domenica una delle mie esperienze pi gioiose, forse perch pi direttamente inquadrata nella mia responsabilit di vescovo. Tanto per continuare a sfoggiare greco, come in maniera elementare mi tocc fare domenica, devo dire con S. Paolo Ellesin te kai barbarois ofeiletes eimi (sono debitore ai greci e ai barbari). Domenica dovetti prepararmi assai accuratamente la lettura del vangelo in greco, perch non mi affatto familiare la pronuncia moderna. Azzardai anche allinizio a improvvisare il saluto paolino di grazia e di pace charis kai eirene; stavo impappinandomi quando vidi Stelvio, il capogruppo dei greci che con un cenno del capo e con un bel sorriso mi incoraggiava e tirai via. Fu bellissimo il momento della lettura del brano ecumenico di Efesini 4 (il lettore volle cantarlo: e dire che lo qualificano come uno di sinistra con nessuna voglia di pregare per i colonnelli). Il gruppo dei greci (una trentina)
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scatt composto in piedi. Quei ragazzi dovettero nel canto tradizionale (anche se ti confessano candidamente che a messa ci vanno assai poco, non fosse altro perch molto lunga) sentir vibrare lanima religiosa del popolo greco di sempre. Poche volte ho sentito come in quel momento limportanza del segno liturgico: senza volerlo i greci ci davano una testimonianza di fede nella validit del messaggio apostolico. Sorpreso scattai in piedi anchio; scatt in piedi tutta lassemblea. Tra le volute del canto afferravo commosso le parole programmatiche: Uno solo il corpo, come uno lo Spirito e una la speranza a cui siamo stati chiamati. Abbiamo pure chiesto qualcosa sul contenuto dellomelia. Una conversazione bonaria ha detto larcivescovo e anche alla buona con i greci e con i camerinesi. Avevo letto il vangelo della conversione e della fede nel lieto messaggio di Marco 1, 15 in italiano e in greco. Mi sono scusato della lettura del greco un po compitata e ho voluto far sorridere i greci difendendo la nostra pronuncia classica citando Aristofane (non so in quale commedia egli riproduce il belato delle pecore; con la pronuncia moderna le pecore farebbero viii invece di beee). Ma se la pronuncia ci divide, ho detto, la fede ci unisce. Non c che da superare dei malintesi, purtroppo radicati in una storia millenaria. E intanto quello che conta lamicizia. Ed questo, in un clima di maggior fiducia, che chiedono da noi i giovani greci 79.

Il viaggio a Mosca Scrive larcivescovo nellimminenza di un suo pellegrinaggio alla ricerca di un incontro con la Chiesa ortodossa:
Carissimi fratelli sacerdoti di Camerino e di Sanseverino, eccomi in procinto di partire con i corrispondenti dellOpera romana pellegrinaggi alla volta di Leningrado, sono gi in cravatta e rido fra me al pensiero di quanto vi apparir inconsueto questo tipo di esordio per una lettera che pure brevissima, vuole essere una lettera pastorale. Eppure non potete credere con quanta emozione mi accingo a compiere questo breve giro che non pu non avere il carattere di un avvenimento ecumenico. A parte gli incontri previsti con i rappresentanti ortodossi e con i cattolici di Vilna, non forse una delle espressioni pi vive e attuali dellattivit ecumenica lincontro con i non credenti, anche se per ovvie ragioni organizzative non possibile prevedere un vero e proprio dialogo? Ma non si pu andare in Russia e non portare in cuore la tristezza di un esodo cos massiccio dalle Chiese ufficiali, che pure avrebbero dovuto costituire la guida per lesodo vero, quello dalla casa della schiavit alla casa del papa attraverso il sacrificio di Cristo nellunit dello Spirito Santo. Se penso alla celebre Madonna di Vladimir che forse dovr
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accontentarmi di venerare in un museo, alle innumerevoli icone di ogni Chiesa e di ogni casa di cinquantanni fa, sento il sapore di famiglia, lodore di pane e lodore di mamma che ha improntato per secoli la spiritualit del popolo russo. Non si pu andare senza sofferenza: il fatto che se ne sono andati ci tocca da vicino, anche cosa nostra, colpa nostra; rientra nel conto che ci chieder il Signore; cosa ne avete fatto dei poveri? Non ci sono ancora tanti fra noi fra noi dico delle popolazioni cristiane e dEuropa e dAmerica che continuano a vivere come i miserabili descritti nei romanzi russi dellOttocento sullo sfondo di una societ gaudente e cinicamente egoista? Ricordo un detto di Fulton Sheen. Gli orientali i russi hanno scelto la Croce senza Cristo; gli occidentali lAmerica in specie hanno scelto Cristo senza la Croce. Un Cristo senza la Croce un assurdo blasfemo e alla sua ombra fiorisce solo una gramigna di religiosit superficiale e superstiziosa. La Croce da sola non basta, il patibolo infame, ma se la irradia una luce dallalto, sar la sua ombra a segnare la strada per Cristo. Ed io lo sogno e lo invoco quel giorno e prego con voi che celebrate da stasera lottava di preghiera per lunit dei cristiani: perch noi riprendiamo sul serio la croce e loro ritrovino il Signore morto e risorto per la salvezza di tutti. Mi sento pellegrino; partendo da S. Maria in Via (14 gennaio) e dalla Madonna dei Lumi, vado a lasciarmi guardare negli occhi pieni di voi e dei nostri comuni problemi, dagli occhi fondi e mesti della Madonna di Vladimir. la mia mta 80.

Asterischi sovietici Mons. Frattegiani far poi un preciso e particolareggiato reportage del suo viaggio in Unione Sovietica su LAppennino camerte del 13, 20 e 27 febbraio 1971, in cui si rammarica di non avere realizzato il suo desiderio di incontrarsi con gli occhi della Madonna di Vladimir.
Purtroppo non sono stato bene (anzi, modestia a parte, posso dire che sono stato male negli ultimi tre giorni) e ho perduto molte occasioni belle e non ho visto la santa icona che il cuore della Russia cristiana (purtroppo in museo). Invece, durante la corsa folle attraverso le sale dellHermitage (il celebre museo fondato da Caterina II nel palazzo dinverno di Leningrado, oggi immenso e di incommensurabile valore) ho visto passare come in un sogno dincanto la Madonna e i santi dei pi grandi pittori italiani, spagnoli, fiamminghi, francesi. Ma non mi ha commosso n Raffaello, n Leonardo, n Tiziano, n il Tiepolo della nostra Madonna, n Velasquez, n Murillo. Mi sono fermato incantato davanti ad una piccola Madonna di Giovanni Bellini. Una Madonna tanto triste col bambino in braccio triste. Guardava
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fuori, verso i campi e i paesi dellUnione Sovietica. Era tanto triste. Ma non era prevenuta. E mi ci sono tanto ritrovato che ho pregato 81.

Gli ebrei
ons. Frattegiani alla sua conoscenza e amore per la Bibbia unisce profonda attenzione e rispetto per il popolo ebraico, cos da tenere contatti stretti con esperti e laici su temi dellAntico Testamento. Conosce bene la lingua ebraica, il testo della Bibbia in ebraico sempre sul suo tavolo di studio. Conosce la liturgia di ogni celebrazione ebraica e spesso illustra rito e significato. Ha particolare attenzione per la celebrazione pasquale come anche oggi gli ebrei la celebrano. Conosce molto bene la Palestina e i luoghi sia dellAntico che del Nuovo Testamento per averli visitati pi volte, talora guidando pellegrinaggi. Quando ci fu lattentato alla sinagoga ebraica di Roma scrisse al rabbino capo, manifestando il suo sdegno ed esprimendo la sua dolorosa partecipazione. E il rabbino capo di Roma rispose:
Le sue parole di solidariet e di partecipazione al lutto di questa comunit per il vile attentato alla sinagoga del 9 ottobre scorso ci sono giunte particolarmente gradite. Voglia accogliere i sensi del nostro animo grato e riconoscente e i nostri pi cordiali saluti 82.

E quando poi mons. Frattegiani si dimetter da membro della commissione CEI per lecumenismo il rabbino capo della comunit israelitica di Roma, Elio Toaf, cos scriver:
La Sua cortese comunicazione dell8 agosto scorso mi ha procurato vivo dispiacere. Il fatto che Ella abbia deciso di lasciare la commissione per lecumenismo mi addolora perch so che senza il Suo generoso apporto questa commissione perder di mordente ed efficacia. Mi conforta sapere che continuer anche al di fuori della CEI la Sua opera in favore di una maggiore collaborazione con gli ebrei. E per questo desidero esprimerLe ancora una volta la mia gratitudine e il mio vivo apprezzamento. Gratitudine e apprezzamento che Le voglio confermare ancora una volta per aver Ella compreso con quale disagio e con quale dolore gli ebrei vedono scritto lineffabile nome quadrilatero. Voglia gradire i sensi della mia cordiale amicizia e tanti affettuosi auguri di ogni bene 83.

Il rabbino Toaf fa riferimento a un preciso impegno di mons. Frattegiani,


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che nella prefazione del suo libro Cercavi me, Signore? scrive:
Ma c soprattutto una cosa di cui chiedo scusa e che presuppone in me un particolare tipo di conversione. Potrete meglio rendervene conto leggendo sulla rivista di Collevalenza la mia puntata di giugno di questanno 1977. Voglio riferirmi alluso del nome divino, probabile ma non sicura lettura del sacro tetragramma JHWH. da qualche tempo che mi sono proposto di astenermene, non fosse altro per rispetto alla delicata sensibilit dei nostri fratelli ebrei in questo campo. Essi leggono Adonaj (il Signore) n pi e n meno che la antica versione greca dei Settanta (Kyrios) e le classiche versioni latine (Dominus). Per non mi sono sentito di correggere i numerosi passi in cui il Nome ricorreva (notate: gli ebrei si accontentano anche di chiamare Dio cos: il Nome). Un proposito non un puntiglio. Per vi assicuro che il proposito resta a sapr mantenerlo. un proposito che... propongo anche a voi.

I non credenti
Perugia, fra gli altri, avevo un amico comunista. Era cominciato con le botte che minacci di darmi lindomani della morte di Stalin, quando lo incontrai dolente per corso Vannucci e senza sgarbo gli dissi che per me era morto un criminale e che Dio lo avesse in pace. Poi venne Kruscev e mi dette ragione, ma non se ne parl pi. Ci vedevamo spesso e lamicizia si radic nei commenti ironici ai fatti del giorno che ci scambiavamo via via in stile Don Camillo e Peppone. Una volta mi ricord una cosa che io non ricordavo pi (quanto poco basta per lasciare una luce!). Mi volle offrire un caff e poi mi disse: Non scorder mai quello che mi disse quando stava male la mia povera mamma. Cosa dissi? domandai incuriosito. Mi disse se ero contento che nella messa avrei pregato per la mamma. Non me ne scorder pi, e locchio gli si inumid (il babbo era morto quarantanni prima in seguito a percosse dei fascisti e la mamma aveva tanto sofferto per tirar su i figli senza assistenza sociale). Allora, soggiunsi, adesso vado ancora a dir messa e pregher per lei personalmente stavolta. No, no, per me no! protest sorridendo, mi dette una stretta di mano da far scricchiolare le dita e dietro-front ognuno per la sua strada. In Russia (che scandalo!) era con noi un senatore comunista. Tanto una brava persona, gioviale, cortese, colto. Bravissimo a rintuzzare tutte le frecciatine che la nostra comitiva non gli risparmiava. Una specie di S. Sebastiano. Gli ho raccontato del mio amico di Perugia. Quando fui ordinato vescovo, il mio amico era assessore comunale ed era venuto a reppresentare
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il sindaco, ma non sera messo con lautorit; era rimasto tra la folla, protetto per di pi da un gran paio di occhiali neri. Quando passai per benedire, come gli fui vicino sussurr monsignore al posto del solito Don Bruno e ci abbracciammo commossi. I fotografi si precipitarono, ma lincanto della riconciliazione Chiesa-Soviet era gi dileguato 84. Il 24 dicembre 1968, in orbita lunare, Borman lesse il primo capitolo della Bibbia, dove il nostro satellite presentato come il luminare appeso in cielo per rischiarare la notte. Il 6 febbraio di questanno Mitchell ha depositato nella zona di fra Mauro, racchiuso in un cofanetto di protezione e tradotto in sedici lingue, il primo versetto di quello stesso incomparabile capitolo: In principio Dio cre il cielo e la terra. I telecronisti non mi risulta che ne abbiano parlato, perch la cosa non ha rilevanza per la fame di sapere delluomo secolarizzato. E allora mi ripropongo la domanda che in altro contesto cattolici e protestanti un giorno a Taiz mi propose mia madre: Ma allora stringendo le mie divagazioni chi sono pi buoni i russi o gli americani?. Voi come ve la cavereste? C una bella differenza, no? fra questi americani proclamanti la Parola negli spazi immensi e i russi che non si accorgono quanto sono ridicoli quando dicono che Dio lass non ce lhanno trovato? Io, per me, non ho che una risposta ed quella del Verbo fatto carne per i russi e per gli americani: Nessuno buono, se non Dio solo (Mc 10, 18) 85.

Dimissioni dalla commissione della CEI per lecumenismo


ons. Frattegiani, dopo tre consecutivi mandati di membro della commissione CEI per lecumenismo, nel 1977 rassegna le dimissioni. Mons. Ablondi, presidente della commissione, nellaccogliere infine le dimissioni cos scrive:
Eccellenza reverendissima, ci spiace veramente tanto di non averla pi con noi in una collaborazione che ritenevamo tanto attenta e importante. Pazienza. Sappiamo che ci sar ugualmente vicino con laffetto, con la preghiera e con la collaborazione... 86.

Tuttavia mons. Frattegiani conserver ancora per altri anni lincarico per lecumenismo nella conferenza episcopale delle Marche. Continuer pertanto a tener desto limpegno nei vescovi e nelle diocesi marchigiane per
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lecumenismo, ma soprattutto curer con amore limpegno nella sua diocesi. Sempre assiduamente presente alla celebrazione in citt della settimana per lunit celebrata solennemente a S. Maria in via. Allinvito a partecipare in diocesi alla settimana di preghiera su LAppennino camerte ogni anno ne illustrava il tema.

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A una festa dellarma dei carabinieri (1966)

Messa allaperto con don Renzo Rossi (a sinistra) e don Biagio Persicorossi (a destra)

Mentre celebra nella cappella dellistituto Battista Varano 87

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La Chiesa locale

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ella lettera pastorale Ecce venio - riprodotta in appendice - mons. Frattegiani delinea con chiarezza la dottrina della Chiesa locale, a cui si ispira e di fatto realizza in tutta la sua attivit pastorale. Di nuovo con la lettera pastorale Giubileo e congresso eucaristico del 1966 specifica come questa dottrina della Chiesa locale vada vissuta con impegno costante nellattivit pastorale ordinaria.
Confratelli sacerdoti e figli carissimi, due grandi avvenimenti, destinati ad improntare di s i primi cinque mesi del nuovo anno di grazia 1966, mi inducono ad anticipare la lettera pastorale che del resto vuole limitarsi a pochi pensieri. I due grandi avvenimenti sono il Giubileo straordinario incentrato nella Cattedrale (il grande avvenimento diocesano e nello stesso tempo universale che vi invita a vedere con fede il vostro vescovo e insieme tutti i vescovi del mondo successori degli apostoli sotto la guida Sullo sfondo si stagliano il duomo di Camerino di Pietro) e il congresso e le pendici di Montigno eucaristico regionale, il grande avvenimento marchigiano, e nello stesso tempo tipicamente cattolico, che vi richiama a solenne celebrazione del grande mysterium fidei che Cristo veramente presente sullaltare come vittima santa, presente alla mensa eucaristica come pane di vita, presente nel tabernacolo come guida permanente del nostro pellegrinaggio verso la casa del Padre. A lui, la Parola eterna che si fece carne e si attend in mezzo a noi (Gv 1,14) e oggi come dice un vecchio
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canto adoriamo per amore velato in s povero velo. Sono due avvenimenti pi importanti di qualsiasi avvenimento parrocchiale, fosse pure il pi sacro e solenne. Quando venni fra voi e vi scrissi la prima lettera, dopo avervi ricordato con SantIgnazio martire la necessit di essere sempre in armonia con il vescovo, mi riferivo pure a San Cipriano e mi ripromettevo con lui di non far nulla senza il vostro consiglio e senza il beneplacito del mio popolo. Ma naturale aggiungevo che il popolo non pu intendersi qui il popolo-campanile, ma solo il popolo-Chiesa. Oggi che ci conosciamo un po meglio, voi mi permetterete di dirvi con tutta sincerit che, mentre sento viva e compatta la coesione del clero nel culto delle buone tradizioni diocesane e nellamore per il seminario e per le sue prerogative, non riesco a percepire cos vivo il senso di ecclesia diocesana nelle nostre popolazioni, per le quali la tentazione del campanile favorita dallo spezzettamento amministrativo (trentacinque comuni, se non erro) e dalla polverizzazione pastorale spesso tirannicamente imposta dalla conformazione geografica. Credo superfluo dirvi che, considerata la costituzione gerarchica della Chiesa, ove venga a mancare il senso della ecclesia diocesana, finita pure per il genuino sensus Ecclesiae quale sentimento della Chiesa che il Concilio ci aiuta oggi a tradurre come consapevolezza del popolo di Dio. (Mi sia concesso di ridirvi, almeno tra parentesi, quanta carica pedagogica pu avere in questa direzione una appropriata formazione del popolo a sentire come proprie le necessit del seminario). Quando, dopo lomelia della giornata pro vocazioni, la vostra gente vi domanda perch a queste faccende non provvede il vescovo o magari il Papa, a meno che non lo faccia per scherzo e per il gusto matto di vedervi andare in bestia, io capisco bene la vostra tentazione di andarvene dalla parrocchia; come voi capirete bene la mia di non mandarci pi nessuno per trentanni proprio il senso della famiglia che manca, il senso della famiglia di Dio. Gli spazi delle feste triennali sono allora un inutile duplicato di quelli delle feste dellUnit. Un segnale di questa mancanza di sentirsi parte della diocesi, larcivescovo laveva fatta rimarcare nella sua prima visita a Sarnano, allorch il sindaco nel saluto aveva espresso la gioia per la venuta del vescovo di Camerino. Larcivescovo lha subito interrotto dicendo: sono vescovo anche di Sarnano! 87. La stessa dottrina viene di nuovo illustrata ampiamente nella pastorale quaresimale del 1972, in cui sono commentate le Sette lettere di SantIgnazio di Antiochia.

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Le Sette lettere, bene ricordarlo, furono scritte tutte durante il viaggio dellillustre prigioniero a Roma, dove sub il martirio nellanno decimo di Traiano (107). Questa circostanza ci aiuta a renderci conto della mirabile consonanza della struttura di oggi e di sempre a quella della chiesa del II secolo. A loro volta le lettere pastorali di san Paolo ci aiuteranno a capire il passaggio senza scosse dalla guida degli Apostoli (pur tanto pi eccelsa sotto alcuni punti di vista) a quella dei vescovi. La Chiesa del carisma slegata dallistituzione un miraggio, una specie di fata morgana che non ha cessato di illudere parecchi nel corso dei secoli. Come sempre, la verit nella sintesi. Ministero o profezia? - mi domandavo in una pubblicazione recente - Alessandro VI o Savonarola? Una risposta esistenziale di valore non pu non scegliere Savonarola. Ma il problema essenziale non sta nel dilemma. Cristo vuole il Papa e permette Alessandro VI, Dio accetta la tribolazione del suo popolo e vi suscita un profeta. Se il profeta rinnega il papa, il profeta dice anatema a Ges (non certo il caso di Savonarola che pure un caso limite). Il problema si risolve nella sintesi operata dallo Spirito. Quando a Gregorio XI, reverendissimo e dilettissimo padre in Cristo Ges, la sua indegna, misera, miserabile figliola Caterina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrive nel preziosissimo sangue suo, allora la sintesi risplende perfetta (Le strade di san Paolo, p. 128).

Il pensiero di Dio
Agli Efesini santIgnazio raccomanda di correre daccordo con il pensiero di Dio. Interessante il verbo: syntrchete non soltanto concordare, ma alla lettera - concorrere, camminare insieme e anche spediti! Ma qual il pensiero di Dio, la gnme tu The? Ges Cristo, nostra vita incomparabile, il pensiero del Padre, proprio come i vescovi, stabiliti per i vari territori, sono una cosa sola con il pensiero di Ges Cristo (cap. 3); (lantica versione latina dice addirittura: Jesu Christi sententia sunt). Perci, continua santIgnazio, vostro dovere concorrere con il pensiero del vescovo come gi fate. Infatti il vostro venerando presbiterio, degno di Dio, tanto in armonia col vescovo come le corde con la cetra. cos che dalla vostra unione e dalla concorde carit si innalza un canto a Ges Cristo (cap. 4). Ed ecco, sul finire, una sintesi mirabile dellaspetto interiore carismatico e dellaspetto esteriore gerarchico nella vita dei cristiani che ciascuno in particolare e tutti insieme nella grazia, in una medesima fede e in Ges Cristo figlio delluomo e Figlio di Dio, convengono nellubbidire al vescovo e al presbiterio con sentimento immutabile, spezzando un solo pane, che farmaco dimmortalit (cap. 20).

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Chiesa trinitaria
Ai fedeli di Magnesia santIgnazio scrive cos: Come il Signore non fece mai nulla, n da solo, n per mezzo degli Apostoli, senza il Padre (perch uno solo con lui), cos anche voi non dovete far nulla senza il vescovo e i presbiteri (cap. 7). Cos la gerarchia immagine del Padre e il popolo fedele immagine di Cristo. Uniti nellamore che lo Spirito Santo (cfr. in unitate Spiritus Sancti!) - se ne pu dedurre - pastori e fedeli riproducono in s per grazia il mistero della vita trinitaria: una sola preghiera, una sola supplica, una sola mente, una sola speranza nellamore (agape) e nella gioia senza macchia, che Ges Cristo (ib.). Abbiate cura di tenervi saldi nei precetti del Signore e degli Apostoli in unione al vostro degnissimo vescovo e alla preziosa corona spirituale del vostro presbiterio e dei vostri diaconi cari a Dio. Siate sottomessi al vescovo e gli uni agli altri, come Ges Cristo al Padre e come gli Apostoli al Padre e al Figlio, affinch la vostra unione sia insieme sensibile e spirituale (cap. 13).

Chiesa di Cristo
Ai fedeli di Tralles: Tutti portino rispetto ai diaconi come a Ges Cristo e al vescovo che la figura del Padre e ai presbiteri come al senato di Dio e collegio di apostoli: senza di loro non si pu parlare di Chiesa (cap. 3). Quando siete sottomessi al vescovo come a Ges Cristo, allora s che voi date a vedere di non vivere secondo la mentalit umana ma secondo Ges Cristo, che morto per noi perch credendo nella sua morte possiate sfuggire la morte (cap. 2). Bellissima la breve esortazione alla fede, il cui contenuto tanto sobrio ma anche tanto eloquente nei confronti di certe demitizzazioni dei giorni nostri: Siate sordi quando qualcuno nel parlarvi fa a meno di Ges Cristo, disceso dalla stirpe di David, nato da Maria, che realmente nacque, mangi e bevve, fu realmente perseguitato sotto Ponzio Pilato, fu realmente crocefisso e mor e fu realmente risuscitato dai morti e lo risuscit il Padre suo che a sua somiglianza risusciter anche noi che crediamo in lui per mezzo di Ges Cristo senza del quale noi non possediamo la vera vita (cap. 9). Ho sottolineato lavverbio realmente (aleths) che contro i doceti martella la certezza gioiosa degli Apostoli: Surrexit Dominus vere (ontos) et apparuit Simoni (Luca 24, 34).

La presidente dellamore
Non c bisogno che vi ricordi a lungo la lettera ai Romani, che tutti abbiamo imparato ad amare durante il corso di teologia. Chi non ricorda
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il celebre frumentum Christi sum, dentibus bestiarum molar (cap. 4)? Se i romani riuscissero a sottrarlo al martirio bramato, Ignazio non sarebbe altro che un suono; egli invece vuole nella testimonianza di sangue diventare parola (logos) di Dio (cap. 2). Per quel che riguarda la nostra meditazione sulla Chiesa locale interessantissima la testimonianza di Ignazio in favore della chiesa locale di Roma che, posta da Cristo a presiedere allamore (prokathemne ts agapes) nel luogo della regione dei Romani amata, illuminata, santa, venerabile, degna dessere dichiarata beata, meritevole di lode e di felice successo, adorna di candore, segnata dalla legge di Cristo e dal nome del Padre (cap. 1) -, sigilla quasi sacramentalmente lunit delle chiese in Cristo e fonda sulla roccia che Pietro la realt mirabile delluna sancta catholica apostolica Ecclesia. Ma della lettera ai Romani consentitemi ancora due citazioni. Se anche solo servissero a innamorarci - dopo la Bibbia - dei Padri, questa mia lettera non sarebbe del tutto inutile. Ora comincio a essere discepolo di Ges, a nulla desiderare delle cose visibili e invisibili pur di incontrare Ges Cristo. Fuoco e croce e branchi di belve, tagli, squarti, strappi dossa, spezzamento di membra, macinazione di tutto il corpo, mali castighi del diavolo vengano pure su di me, purch io possa trovare Ges Cristo (cap. 5). Il mio amore naturale (eros) stato crocefisso e in me non c pi fuoco di attaccamento alla materia, ma acqua viva e parlante in me, dentro di me, che mormora: Su! vieni al Padre (ricordate Giovanni 7, 3739 con il mistero dellacqua zampillante dal cuore di Cristo, simbolo dello Spirito Santo. Non vi dispiaccia se vi ricordo una meditazione da Le strade dellAmore misericordioso pp. 75-80, che ritengo utilissima per la catechesi sulla grazia). Non mi diletto di cibo corruttibile n di soddisfazioni di questa vita. Voglio pane di Dio ed la carne di Ges Cristo, nata dalla stirpe di David, e voglio per bevanda il suo sangue che lamore incorruttibile (cap. 7); notate ancora le implicanze trinitarie: il Padre che dona, Cristo dono nella Eucarestia, lAmore che lo Spirito frutto del Sangue di Cristo. Citazioni estranee al tema? Non direi se io vescovo e voi presbiteri dobbiamo essere il polso della Chiesa locale. Il cuore Cristo. veramente il nostro cuore il Signore Ges?.

Mistero e ministero
Come vorrei che la nostra Chiesa di Camerino e di Sanseverino assomigliasse alla Chiesa di Dio Padre e del Signore Ges Cristo che in Filadelfia dellAsia, fatta oggetto di misericordia e fortificata nella concordia di Dio ed esultante con certezza incrollabile per la passione del Signor nostro e pienamente sicura della sua risurrezione (Fil. introd.). Ignazio la saluta nel sangue di Cristo, lei che la gioia costante ed eterna, specialmente
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se i fedeli saranno uniti col vescovo e con i suoi presbiteri e diaconi scelti secondo il pensiero di Ges Cristo che, di sua propria volont, li ha fortificati in fermezza per mezzo del suo Santo Spirito (ib.). Loda il vescovo che parla poco ma tacendo ha pi forza di coloro che parlano di cose vacue (come vorrei saperlo imitare!) ed esorta a seguirlo come pecore il pastore (cap. 1 e 2). Con rara potenza di sintesi presentata lintima inscindibile connessione fra la chiesa-mistero, adunata intorno alla eucaristia sua vita, e la chiesa-ministero essenzialmente finalizzata al mistero ma assolutamente indispensabile alla sua manifestazione: Abbiate premura di partecipare a una sola Eucaristia; perch una la carne del Signor nostro Ges Cristo e uno il calice che ci unisce nel suo sangue, uno laltare come uno il vescovo col presbiterio e i diaconi (cap. 4). Ed ecco una sintesi, se cos si pu dire, di morale ecclesiale, singolarissima negli accostamenti: Non fate nulla senza il vescovo, custodite il vostro corpo come sacrario di Dio, amate lunit, fuggite le divisioni, siate imitatori di Ges Cristo come lui lo del Padre suo (cap. 7).

Validit delleucaristia
La lettera agli smirnesi d molto posto a una polemica appassionata e serrata contro i doceti. Il martire si sente personalmente coinvolto: Se ci che il Signore ha fatto solo una apparenza, allora anche le mie catene sono unapparenza... Per associarmi alla sua passione io sopporto ogni cosa, perch me ne d la forza lui che diventato luomo perfetto (cap. 4). Ma non poteva mancare il solito colpo dala sulla chiesa locale, vibrato per giunta con particolare vigore: Seguite tutti il vescovo, come Ges Cristo segue il Padre, e il presbiterio come gli Apostoli Nessuno faccia, senza il vescovo, alcune di quelle cose che riguardano la chiesa. Sia ritenuta valida lEucaristia che presieduta dal vescovo o da chi ne ha avuto da lui autorit. Dovunque appaia il vescovo, ivi sia la comunit, come dovunque Cristo ivi la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non lecito n battezzare, n celebrare lagape; ma quanto egli ha approvato gradito a Dio e cos sar sicuro e valido tutto quello che si fa (cap. 8). Per quanto il concetto ignaziano di valido (bbaios) non possa ricondurci alla definizione giuridica, non pu non sorprenderci la sicurezza con cui la presidenza dellEucaristia viene considerata una funzione specifica del vescovo. Un altro pu esserlo non tanto se ordinato da lui, ma se incaricato da lui (ha avuto da lui autorit). Qui si fa strada pi che mai deciso il concetto di chiesa locale dove ogni sacerdote che celebra lEucaristia la celebra in nome del vescovo e al posto del vescovo.

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Cristo spezzato
Isolotto e Oregina sono casi dolorosi non soltanto per la triste esperienza di una rottura che appare senza speranze, ma soprattutto perch lEucaristia di piazza (che potrebbe essere bellissima di per s) - pur conservando la frigida validit giuridica - non ha pi valore di chiesa adunata nel Cristo. unaEucaristia valida secondo il codice di diritto canonico, anche se i sacerdoti sono sospesi a divinis, ma una Eucaristia che - malgrado le comunioni pi o meno numerose (ma spesso senzaltro numerose perch si trova pi comodo procedere per assoluzioni di massa) - non porta a una vera comunione con Cristo, una Eucaristia non valida secondo i canoni di Ignazio e dei Padri. Comunque si voglia giudicare il contegno dei vescovi di quelle comunit (spesso i giudizi sono stati pesanti a loro carico e cos pesanti non mi sento di condividerli), non si pu non condannare chi si assunto la responsabilit di un taglio che fa a pezzi il corpo di Cristo (limmagine di san Paolo in 1 Cor. 1, 13: memristai ho Christs). Ritrovo un mio appunto con una citazione di Adesso 1 agosto 1962; i tre asterischi che sostituiscono la firma dovrebbero indicare quel grande figlio della Chiesa che fu don Primo Mazzolari. Dice cos: credo fermamente che si debba obbedire al S. Uffizio; non credo affatto che lo Spirito Santo abbia sempre le stesse idee del S. Uffizio. Gli amici dellIsolotto e di Oregina sono stati troppo precipitosi a identificare le idee dello Spirito Santo con le loro proprie e in conseguenza hanno scartato la certezza dobbedienza doverosa di don Mazzolari; e il vescovo e il S.Uffizio sono stati scartati bruscamente. Ma saltata la Chiesa e lEucaristia, giuridicamente valida, diventata un segno sacrilegamente bugiardo. Far violenza alla Chiesa vuol dire far violenza a Cristo.

Svegliamoci insieme
Lultima lettera indirizzata al giovane vescovo di Smirne Policarpo, che morir martire poco meno di mezzo secolo pi tardi nel 155. I primi cinque capitoli sono tutti un direttorio ispirato a un rude esame di coscienza per me. Ma c ancora qualcosa che riguarda la struttura della Chiesa sacramentale e gerarchica: Conviene che gli sposi e le spose stringano la loro unione con lapprovazione del vescovo affinch il matrimonio sia secondo il Signore e non secondo la concupiscenza. Tutto si faccia per la gloria di Dio (cap. 6); naturalmente, come per lEucaristia, accanto al vescovo ci sono i sacerdoti in comunione con lui; non si parla espressamente di un rito, ma facile immaginare che questo sia concepito come una ratifica del parere del vescovo. Epoca beata in cui la Chiesa si sente veramente chiesa anche perch minoranza e spesso perseguitata e il vescovo il padre a cui si ricorre per
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tutto in spirito di fede! Toccher aspettare di ridurci a minoranza perch rinasca vivo il senso della Chiesa come famiglia di Dio, corpo vivo di Cristo, compaginato nello Spirito Santo? Ascoltate il vescovo, ci ammonisce Ignazio per lultima volta, perch Dio ascolti voi. Io offro la mia vita per quelli che sono sottomessi al vescovo, ai presbiteri e ai diaconi Associate i vostri sforzi, lottate insieme, correte e soffrite e riposate insieme, insieme svegliatevi come amministratori e assessori e servi di Dio (tre vocaboli oiknomi, predroi, ypertai - in cui alcuni riconoscono rispettivamente i vescovi, i sacerdoti e i diaconi). Cercate di piacere a colui per cui militate e da cui ricevete lo stipendio. Che nessuno di noi sia scoperto disertore. Il vostro battesimo vi sia come scudo, la fede come elmo, la carit come lancia, la pazienza come armatura Siate magnanimi a vicenda nella mitezza, come Dio lo con voi. Possa io godere di voi sempre! (cap. 6) 88.

Nella Lettera di Capodanno 1972, nel titoletto Giornate di raccolta, scrive:


Dovrei dire giornate di preghiera e di raccolta, ma strano come per la preghiera non ci sarebbero notevoli difficolt e invece ce ne sono per la raccolta. Per di norma labitudine della questua in chiesa quando fatta con garbo ha valore formativo assurdo che non si cerchi di far sentire limportanza ecclesiale di giornate come quella per le missioni, per il seminario (autonomia della Chiesa locale), per il quotidiano, per lUniversit cattolica 89.

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Le persone
Seminaristi e seminario
seminaristi e il seminario sono al centro dellinteresse, dellimpegno e dellamore di mons. Frattegiani che li sente come centro, come elemento vitale della vita della Chiesa diocesana. Dal primo momento del suo ingresso in diocesi, anzi prima ancora nella sua lettera pastorale Ecce venio, scrive:
Mi fu detto che a Camerino cera un seminario maggiore e un seminario minore di centoventi seminaristi; il mio cuore si allarg per questi getti rigogliosi di olivo fioriti intono alla mia mensa, per accoglierli in me in nome di Dio come pupille dellocchio 90.

E questo impegno per i seminaristi e il seminario stato continuo, martellante, ripetuto in ogni occasione, soprattutto in ogni festa liturgica, per coinvolgere tutti i fedeli a sentire come proprio il problema delle vocazioni al sacerdozio. Il 3 agosto 1964, nel contesto della tre giorni diocesana sulla Bibbia, viene solennemente celebrato a Camerino il quattrocentesimo anniversario dellistituzione Camerino, seminario minore in via Macario Muzio del seminario da parte del vescovo Berardo Bongiovanni, avvenuta nel 1564. Nel suo discorso mons. Frattegiani tra laltro dichiara:
Quattrocento anni di gloria ci separano dalla sua istituzione: ora per il minore nuovo, decoroso e funzionante, il maggiore malsano e cadente! Con limmagine suggestiva della tre giorni biblica si pu paragonare il maggiore al Vecchio Testamento, il minore al Nuovo. La Provvidenza ha profuso nel secondo grandi capitali, ora viviamo il periodo di magra;
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per il momento non possiamo pensare che ai termosifoni per quella parte del vecchio edificio abitato dai filosofi e teologi. La soluzione sta nella collaborazione e generosit di tutti 91.

Il 5 dicembre 1964 larcivescovo scrive su LAppennino camerte:


Nella cronaca della celebrazione sacerdotale del centenario del nostro seminario, il proto dellAvvenire dItalia si lasci sfuggire uno svarione tanto madornale quanto inesplicabile, sventato da una telefonata di un correttore di bozze che francamente non ci si raccapezzava. Si diceva che larcivescovo avesse manifestato ai sacerdoti convenuti la sua determinazione di affrontare una spesa per il seminario maggiore: era infatti indispensabile pensare al rigore dellinverno mettendo i termini filosofici nei vecchi locali. Purtroppo con tutta la buona volont degli insegnanti mons. Loreti e don Cappelletti i termini filosofici non sono sufficienti a scaldare i nostri seminaristi, n come impianto n come esercizio. stato cos che al posto dei termini filosofici abbiamo dovuto mettere nel seminario maggiore glorioso ma fatiscente degli autentici termosifoni. Un primo passo indispensabile sulla via del risanamento che la comprensione e la generosit e lo spirito cristiano dei camerinesi residenti ed emigrati ci aiuteranno ad attuare, sia pure a piccoli passi e con la dovuta prudenza. Per ora non abbiamo altra ricchezza che il nostro nulla, sottolineato dai debiti residui della fabbrica del seminario minore e da quelli indispensabili per affrontare la nuova spesa e tenuto desto di continuo dal bilancio ordinario non del tutto quadrante e niente affatto quadrabile con aumenti di rette: il nostro nulla e una grande fiducia nella Provvidenza. E la Provvidenza di introiti straordinari su cui difficilmente possiamo contare per il passato, si servir del buon cuore e della legittima fierezza dei camerinesi che non possono rinunciare (si noti leventualit, ma tra le tante possibili) non possono rinunciare, ripeto, al seminario teologico vanto non ultimo della loro citt. Conto su tutti i camerinesi: dai pi poveri, che nonostante tutto sapranno trovare quel poco che chiedo, ai pi ricchi che suppliranno la deficienza dei poveri; dai camerinesi della citt a quelli di tutta larcidiocesi, dai camerinesi di Camerino a quelli di Roma, di Milano, di tutta Italia, dallestero. Il loro seminario, adesso posso dire il nostro seminario, costituir per tutti, ovunque siano, un legame damore e un impegno di testimonianza cristiana. E prima di tutti conto sui miei fratelli sacerdoti i quali non devono aver paura di dare e di darsi per il bene di tutti. Anche chiedendo (e ci sono tante necessit per cui chiedere) si contribuisce alla salvezza del prossimo; perch nulla, se son vere certe parole del Signore, nulla compromette tanto la nostra salvezza quanto lattacco alle ricchezze. Vi chiedo solo cento lire, cento lire per
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ciascuno. A prima vista una cosa molto facile. Ma lo so che nel complesso chiedo una cosa piuttosto complicata ai miei cari parroci (praticamente sono loro, direbbe don Abbondio, che tirano la carretta, ma la tirano volentieri per il seminario, a cui devono tutto). Si tratta di organizzarsi; occorre una sapiente nervatura di raccoglitori, vorrei dire di mietitori, ma forse basta dire di spigolatori e spigolatrici. Cento lire: per i singoli non nulla. Anche per il pi povero cento lire non rappresentano nulla. Per il seminario la vita. Non vi dico di farcela in occasione della prossima giornata del 20 dicembre. Vi d tempo un anno, ma vi sono grato se mi permetterete di ringraziarvi prima che lanno scada. Datemi cento lire per il seminario. Il Signore vi render il centuplo e copiosamente vi benedir come io vi benedico 92.

Continui interventi per il seminario Quasi settimanalmente mons. Frattegiani torna a ricordare a sacerdoti e fedeli sia la necessit di pregare per le vocazioni sacerdotali, sia il bisogno delle 100 lire per il seminario. Cos scherzosamente scrive nella lettera di Natale 1964:
Forse c un babbo natale anche per larcivescovo di Camerino. Sogno un portalettere sudato per portare assegni!.

E nella lettera pastorale del 1965:


La seconda cosa che mi sta al cuore di dirvi tocca il problema delle vocazioni. Dir con S. Paolo: spendetevi e sopraspendetevi, ma mi permetto di aggiungere quanto necessario spendere, se non potete voi (conosco bene la povert di tutti) trovate chi possa spendere.

Annunciando poi la notizia di un seminario per le vocazioni adulte fondato a Roma dallAzione cattolica esorta:
Parlatene, predicatelo! E se trovate qualche cosa di serio, venite da me Ma intanto preghiamo e facciamo pregare. E ai monasteri di clausura affido con fraterna urgenza e con tanta gratitudine il mio appello Le giornate per le vocazioni le leghiamo con fiducia al rosario e nel cuore della Vergine benedetta chiudiamo i nostri infuocati desideri. Vi saluto con affetto e vi benedico insieme ai vostri fedeli 93.

E nel Natale 1965:


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LAvvento di pace e il Natale di certezza e lanno di grazia (ecco il motivo della nostra giornata dAvvento che ci disponga pi buoni a Natale e garantisca un anno di vita al nostro caro seminario) resterebbero ben presto sommersi nella banalit, se non nella tragicit duna vita senza Dio e senza ideali se ci venissero a mancare i sacerdoti. Anche questanno chiedo a tutti e specialmente ai piccoli, ai malati, alle anime consacrate preghiere, preghiere, preghiere al Signore perch mandi operai alla sua messe. A voi sacerdoti chiedo con insistenza di parlare nella giornata e sempre, della gioia della vocazione. Quante volte la voce di Dio resta sepolta in generose anime giovanili sotto la cenere di un pesante conformismo (nolite conformari huic saeculo), ma il secolo leone presente si abbarbica a tutti noi da mille tentacoli come una piovra paralizzante. E poi la mia antifona di Natale: datemi cento lire! 94.

12 marzo 1966: cadr la Diocesi di Camerino? Confidenze dellarcivescovo


Agli amici vicini e lontani e in particolare alle colonie camerinesi di Roma e Milano: Ibam forte via sacra, me ne venivo bel bello per il corso verso lepiscopio, quando incontro un amico camerte della colonia romana, un rappresentante tra i pi qualificati. Ci salutiamo cordialmente; vuole accompagnarmi e chiacchieriamo delle cose nostre. Del giornale che va bene, ma potrebbe andare meglio, del prossimo convegno romano dove vogliono anche il sindaco e finalmente delle cento lire. Gli offerenti mi dice gradirebbero assai qualche resoconto, che in fondo li spronerebbe a dare volentieri. Faccio notare che io stesso ho fatto un bilancio sostanziale, quando ho rilanciato lappello per il secondo anno 1965-1966 e ho ringraziato commosso per lesito dellanno precedente: sei milioni che ci hanno consentito di pagare completamente il nuovo impianto di termosifoni del seminario maggiore. In ogni modo, grazie allamico che mi d loccasione di rinnovare sia il ringraziamento, sia lappello a dare ancora questanno e gli anni successivi. Ripeto qui il discorso che ho fatto in duomo per la giornata del seminario. Lo ripeto volentieri, soprattutto per gli amici lontani che sono pi che mai in grado di sentire ingigantiti dalla nostalgia i problemi della loro citt. Il discorso questo: in revisione lordinamento delle diocesi italiane. Una diocesi intanto si sostiene in quanto pu mantenere decorosamente il suo seminario. Il nostro seminario minore ancora gravato di notevoli debiti; il seminario maggiore un pianto. Sia pure a poco e non con prestigiose operazioni immediate, la campagna cento lire, sentita da tutti i diocesani residenti e non, come una cosa di famiglia, una campagna
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cento lire che dia davvero cento lire a testa (sette milioni annui) pu risolvere il duplice problema, i debiti delluno e i guai grossi dellaltro. Si tratta di dire anno per anno quel che ne abbiamo fatto del vostro obolo, non una cosa molto difficile. La faremo senzaltro. Ma tutti voi dovrete comprendere che o si salva il seminario in maniera decorosa o la diocesi cade. Io, se vivo, vengo trasferito altrove e per me il problema risolto. Non vi nascondo che mi resterebbe in cuore tanta nostalgia di Camerino e dei due seminari che non sono riuscito a fare amare come avrei voluto. Ma voi credete che per salvare il prestigio di Camerino non sia necessario salvare la diocesi? Perdere me, penso sia per voi tutto di guadagnato. Ma perdere il vescovo per sempre?... e per questo non dovete scusarmi se insisto nel chiedere. Ditemi pure che al posto della fontana potevo mettere nel mio stemma la borsa. Ma questa borsa riempitela generosamente. Non necessario per questo turbare la serenit degli imminenti convegni di Milano e di Roma. C tempo fino a novembre (per questanno). C tempo per tutti. La borsa in realt vostra, strettamente vostra. A me incombe di farmi accattone per amore della nostra citt, per amore della nostra diocesi. E lo faccio volentieri, tanto pi che conosco il vostro amore. Vi saluta e benedice tutti il vostro vescovo 95.

17 dicembre 1966
Cari figlioli e fratelli nel Signore. Domenica scorsa sono stato a Castelraimondo, una parrocchia modello nella comunione del problema vocazioni ecclesiastiche. Ho detto: Voi avete la vostra chiesa da costruire, ma poi chi ci mettiamo se non mi aiutate per il seminario? Io desidero aiutarvi per la vostra chiesa, ma voi dovete aiutarmi a costruire la nostra Chiesa con la maiuscola. Quello che ho detto a Castelraimondo, lo ripeto a voi tutti, con urgenza. Aiutatemi a costruire la nostra, la vostra Chiesa diocesana: il suo cuore il seminario. Se il cuore cessa di battere, la Chiesa muore. E Camerino potrebbe anche morire come Chiesa diocesana. Tutti insieme possiamo impedirlo. Lappello che lancio a voi per la terza volta leggermente modificato: Datemi almeno cento lire per il seminario. Veramente spetta a tutti i sacerdoti far proprio questo appello, farne proprio lo spirito. E lo spirito questo: nel seminario, nei seminari si incrociano tutte le esigenze della Chiesa diocesana; non esiste Chiesa l dove non c il senso del vescovo e della comunit diocesana. Datemi almeno cento lire per il seminario allora una esigenza di fede e di autentica vita cristiana. Per questo prego per tutti i parroci perch si adoperino affinch in ogni parrocchia fiorisca o rifiorisca lOpera vocazioni ecclesiastiche (OVE) Il Signore vi ricompensi largamente 96.
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chiaro linteresse di mons. Frattegiani per la formazione spirituale e culturale dei seminaristi. Intervenendo nella commissione CEI per i seminaristi afferma:
necessario che la commissione affronti decisamente il problema dellinsegnamento nelle scuole teologiche dei nostri seminari. Non sempre possibile a ciascuno di noi di avere a disposizione soggetti che intraprendano tale rinnovamento usando vecchi strumenti. Sono necessari invece strumenti nuovi. Non si pu per esempio seguitare ad insegnare pastorale seguendo il vecchio Stocchiero o ad insegnare morale seguendo il vecchio Noldin, assolutamente inadeguato dal punto di vista formale, perch un guazzabuglio di nozioni di dogmatica, di morale, di diritto e di diritto naturale (spesso solo preteso) e dal punto di vista sostanziale perch non risponde affatto alla impostazione cristocentrica che unesigenza del Concilio. Nellinteresse stesso della formazione umana e cristiana deve essere superato il buon vezzo italiano da una parte di dare del cretino a chi manifesta attaccamento alla Tradizione (non sempre con la T maiuscola) e dallaltra parte peggio di dare delleretico a chi manifesta qualche apertura anche giustificatissima (come il Concilio ha dimostrato) 97.

Temporale di luglio 1968 Mons. arcivescovo continuer con questi accorati appelli per la vita del seminario, ma nel frattempo intervenuto un fatto nuovo che ha creato in diocesi gravi difficolt. Mons. Frattegiani riassume tutto con la frase temporale di luglio 1968. Il fatto. Terminato il Concilio ecumenico Vaticano II, le conferenze episcopali nazionali ottengono maggiore autonomia dalle congregazioni della curia romana. Cos sar pure per la Conferenza episcopale italiana (CEI) e di conseguenza anche per quelle regionali italiane. E cos la congregazione romana per i seminari regionali dispone che le conferenze regionali divengano responsabili dei vari seminari regionali. Il primo punto dellordine del giorno della Conferenza episcopale marchigiana (CEM) del 25 giugno 1968 cos formulato: I problemi relativi al passaggio del seminario regionale di Fano alla Conferenza episcopale marchigiana. C da tener presente che al seminario regionale non partecipano teologi di Fermo, Camerino, Ascoli Piceno, Macerata, diocesi che, proprio per i teologi, hanno un proprio seminario. I vescovi marchigiani sono daccordo su due punti: innegabile lurgenza di una collaborazione sul piano della formazione teologica dei seminaristi (anche per ovviare a una delle pi valide
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obiezioni contro la permanenza di piccole e medie diocesi). Fano per non ritenuta adatta, sia per la posizione decentrata sia per il clima. Coloro che si oppongono fortemente a Fano sono mons. Frattegiani e mons. Carboni. Si opta per la costruzione di un nuovo seminario regionale a Loreto. Mons. Frattegiani non manca di ragguagliare del problema sia i superiori che gli insegnanti di teologia del seminario e anche i seminaristi direttamente interessati, ottenendo il consenso per Loreto. Nel frattempo larcivescovo di Fermo, in considerazione del nuovissimo seminario e del consistente numero di seminaristi teologi, ottiene dalla congregazione di conservare il suo seminario per i teologi e anche di poter ospitare gli alunni di Ascoli Piceno. Mons. Frattegiani si reca allora personalmente a Roma per chiedere che anche Camerino, per la lunga storia e la lontananza dalla costa, possa conservare il seminario e, in subordine, la facolt di inviare gli alunni a Fermo, pi vicina geograficamente e culturalmente. La risposta nettamente negativa. In manifesto contrasto col comportamento del vescovo, giunge a lui imprevista una lettera della congregazione romana, datata 3 luglio, nella quale si legge tra laltro:
La prontezza con cui Vostra Eccellenza ha accolto, sia pure con grave sacrificio, la decisione di questa sacra congregazione merita un particolare encomio e siamo sicuri che anche altri eccellentissimi Vescovi seguano lesempio dato da Vostra Eccellenza 98.

La diffusione del contenuto provoca grave sconcerto e forte turbamento tra sacerdoti e laici, indotti a temere anche per la sopravvivenza della diocesi, di cui da alcuni anni si parla e si scrive. Mons. arcivescovo in quei giorni si trova in Germania, a Ettal, per un breve periodo di riposo. Il 13 luglio partono da Camerino quasi contemporaneamente tre lettere dirette allarcivescovo. Una di mons. Martella, rettore del seminario, una di mons. Bittarelli, direttore de LAppennino camerte e professore nel seminario e una dellavv. Emanuele Grifantini. Il rettore segnala al vescovo lallarme che si diffuso tra le autorit cittadine a motivo della sua cedibilit di fronte alla dolorosa operazione: La pronta ubbidienza una bella cosa, ma ci mette in gravi difficolt. Mons. Bittarelli lamenta lencomio per il vescovo che per primo ha aderito al progetto.
Il seminario scompare afferma e Camerino tra qualche anno avr il clero dei paesetti triste pensare che il Concilio meritava tale interpretazione. Non piango sulle strutture che crollano, per un mondo che cambia, ma sul
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clero vivo e valido della Chiesa camerte.

La notizia intanto viene amplificata dalla stampa:


Non si comprende scrive ancora Bittarelli come lattuazione di un provvedimento cos grave per la citt sia stato assunto in un clima di assoluta riservatezza, senza coinvolgere sacerdoti e laici, mentre il trasferimento del seminario teologico e la paventata soppressione della diocesi vengono vissute come un attentato alle istituzioni vecchie e nuove, sentite come elementi vitali per lesistenza stessa della citt.

Lontano dalla diocesi, attraverso le lettere ricevute, larcivescovo percepisce dessere stato frainteso e tradito, si addolora profondamente soprattutto per lincomprensione e lingratitudine da parte del clero e si lamenta:
Fano e leco ingiusta avuta fra i miei sacerdoti e certo tra i miei seminaristi stata per me la pi grave sofferenza dei miei anni camerti.

Rivolgendosi poi al vice cancelliere don Ivo Gentili, aggiunge:


Mi aiuti se pu, con linteressamento di mons. vicario e don Timperi, di chiarire questi ingiustissimi malintesi e preghi per me.

Quello che soprattutto addolora e turba larcivescovo la negazione completa del suo operato e la credibilit assegnata alla lettera della congregazione romana rispetto alle sue asserzioni.
In quattro anni e passa ormai camerti, niente mi ha fatto soffrire di pi di questa imposizione di Fano, davanti alla quale sono stato, col vescovo di Macerata, lultimo a cedere e dopo aver inutilmente ricorso di persona anche con un viaggio a Roma. Certo la lettera della congregazione ha tutta laria di una canzonatura, in quanto si parla di pronta adesione, addirittura di prima adesione.

Seguono subito, dirette allarcivescovo ancora a Ettal, una mia lettera di chiarimento insieme a quelle di mons. Martella e mons. Bittarelli, che manifestano il proprio rammarico per lincomprensione e chiariscono che la loro censura riguarda il deliberato e il modo in cui la congregazione romana lha presentato, in quanto sono ben consapevoli delloperato dellarcivescovo.
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Questi si sente confortato dagli ultimi scritti: la lontananza gli ha forse fatto sopravvalutare il malcontento dei sacerdoti e con nuova lettera diretta a mons. Martella esprime il desiderio di incontrare gli scriventi subito dopo il suo ritorno in diocesi per chiudere cos il temporale di luglio. Infine mons. Frattegiani su LAppennino camerte del 10 agosto con una precisa nota chiarisce ai diocesani e chiude lintera vicenda.
Rispondendo a una illustre personalit camerte la quale non si rendeva conto della recente decisione della Santa Sede di iniziare subito a Fano i corsi riuniti di filosofia e teologia, in attesa di Loreto (decisione comunicata ai vescovi solo in data 25 giugno) larcivescovo cos scriveva da Ettal in data 17 luglio: Non sono daccordo con lei per quanto riguarda la permanenza della teologia a Camerino a tutti i costi, mai lepiscopato marchigiano ha agito cos conciliarmente come quando ha deciso allunanimit di curare lerezione di un seminario interdiocesano a Loreto. Se di fronte al s di Fermo, di Macerata, di Ascoli Piceno, di Senigallia, di Pesaro io avessi detto no, avrei il rimorso di aver sottovalutato lintelligenza e lo spirito ecclesiale del mio clero e del mio popolo. Attaccamento a Camerino s, campanile no!. Sulla conciliarit del provvedimento provvisorio Fano si dovr anche discutere col dovuto rispetto. Non si pu invece discutere sul dovere di attuarlo in spirito di ubbidienza (il dialogo del resto non mancato e ha avuto anche le sue punte forti). Alcuni hanno sperato per un po di vedere larcivescovo trasformato in un vescovo dellIsolotto 99.

Tra seminario regionale e seminario diocesano Sorte difficolt tra i vescovi per la creazione del nuovo seminario regionale a Loreto, difficolt sia economiche che di luogo, si affaccia lipotesi di crearlo ad Ancona, approfittando dellofferta di quella diocesi. Il consiglio presbiterale diocesano viene convocato da mons. arcivescovo per deliberare la scelta tra Loreto e Ancona. In data 12 aprile 1969 il consiglio allunanimit sceglie Ancona. Per quanto riguarda il seminario diocesano, cos recita il verbale:
Con delibera del consiglio presbiterale diocesano, convocato da mons. arcivescovo, del 14 giugno 1969 si decide di unificare la sede del seminario diocesano, stabilendo che anche i liceali si trasferiscano al seminario minore in localit S. Francesco, e chiudendo definitivamente il glorioso e plurisecolare seminario dentro le mura della citt. Il numero dei seminaristi della media e del liceo di 90 100.
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Risolto definitivamente il problema delle sedi del seminario, larcivescovo torna con grande attenzione ad affrontare la vita interna del seminario diocesano. Seguendo la vicenda in tutto larco dellepiscopato camerte di mons. Frattegiani, si coglie con quanto amore e impegno abbia seguito la vita del seminario in ogni occasione. Il 18 febbraio 1970 convoca a Camerino i tre rettori che dirigono i seminaristi della diocesi: mons. Elio Sgreccia per i teologi di Fano, don Mario Scuppa per il seminario di Camerino e mons. Nello Paina per il seminario di Sanseverino Marche. Vengono proposte ed approvate le linee direttive per quanto riguarda la formazione spirituale e di studio per i seminaristi e per le stesse direzioni del seminario . Il 4 aprile 1970 esorta con nuova insistenza a pregare e a lavorare per le vocazioni sacerdotali.
Per specialissimo invito del Santo Padre, il 12 aprile si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale delle vocazioni. giornata di preghiera per ogni tipo di vocazione ed consigliato per questo rinviare ad altro tempo la raccolta delle offerte. Sacerdoti, religiosi e religiose devono sentirsi cointeressati davanti al Signore a suscitare una vera e propria crociata di preghiere. , daltra parte, pi che naturale che larcivescovo profitti di questa circostanza per raccomandare a tutti, e in particolare ai parroci, il problema del seminario da ogni punto di vista (anche le cento lire continuano ad essere valido attestato di zelo); ma quello che pi conta capire i segni dei tempi cos mutati, sostenere i giovani gi avviati, avere il coraggio di mantenere la vita consacrata, la nobilt della missione sacerdotale .

Il 1 aprile 1974, in occasione dello scadere dei primi 10 anni di episcopato:


Linvito vecchio ancora: seminario-seminario e non pi solo per le 100 lire che farebbero bene a diventare 200, ma anche per le vocazioni, soprattutto per le vocazioni. Rogate Dominum messis rimboccatevi le maniche. Credo che sar necessario studiare pi seriamente in questo campo i rapporti tra il seminario camerte e quello di Sanseverino Marche. Ma intanto subito: pregare e lavorare. S. Maria in via, Madre dei Lumi, ci soccorra con la sua materna intercessione 103.

Il 10 giugno 1975 mons. arcivescovo indice una riunione per discutere ancora sui problemi del seminario e in particolare per la ricostituzione del centro diocesano vocazionale, per promuovere preghiere e coordinare il lavoro vocazionale in diocesi.
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Dobbiamo riconoscere nota mons. arcivescovo che in questi ultimi anni abbiamo tralasciato quasi ogni attivit a favore delle vocazioni. E mentre da noi la fase decrescente delle presenze in seminario non si ancora arrestata, rimane almeno un segno positivo: i nostri fedeli continuano a sostenere con le loro offerte il cuore della diocesi. Si continua ancora a pregare nelle comunit religiose e in qualche parrocchia. necessario per che tutta la Chiesa diocesana si faccia carico del comando di Ges: Pregate dunque il padrone delle messi perch mandi operai per la sua msse. Se gli operai sono pochi e se i chiamati hanno continuo bisogno di rinnovare la generosa dedizione alla missione ricevuta, il rimedio c, ed indicato dal comando di Ges. Dovremmo avere un po della fede semplice e forte di padre Annibale di Francia, che cos si esprimeva: Chiamiamo infallibile questo rimedio perch avendolo additato e imposto nostro Signore, non pu fallire: e se addit la preghiera a questo scopo, vuol dire che vuole esaudirla, se no, non lavrebbe comandata se si pregher per le vocazioni sar segno che esse saranno apprezzate, si risponder ad esse con maggiore fedelt 104.

1976: auguri di Natale


E in vista dellevangelizzazione di domani, la passione di tutti i nostri cuori il nostro seminario. Dellattuale situazione avete seguito gli sviluppi. Scuola media parificata autonoma: dopo il periodo di rodaggio (per cui siamo grati allistituto Bambin Ges di Sanseverino Marche e alla preside suor Giuliana) presiede adesso il can. Scuppa, che ha lasciato la direzione del seminario a don Antonio Massucci con la collaborazione di don Mariano Blanchi (ognuno in gambissima per il proprio ufficio); devo aggiungerci a pari merito i cari insegnanti, devo aggiungerci per Sanseverino Marche il generoso impegno di don Nello che considero un prezioso contributo al nostro domani unitario. Tutti naturalmente in bolletta se dovessero vivere della direzione della scuola del seminario. Tutti perci grandi benefattori. Quando venni chiesi subito cento lire a testa e si pot provvedere per il vostro zelo e per il vostro saper chiedere al riscaldamento dellallora seminario maggiore, ora collegio universitario Bongiovanni. Il minore (ora tutto, e purtroppo ci avanza) resta un monumento dello zelo pastorale del venerato predecessore mons. DAvack e del sacrificio di tutta la diocesi. Ora c da rimboccarsi le maniche e seguendo le direttive della commissione per il seminario (preghiera, sacrificio di moltiplicata offerta e azione vocazionale) bisogna adoperarsi per una ripresa. Non facile. Ma se non cerchiamo noi stessi, il Signore con noi. Il tema del Natale Immanu-El resti la nostra parola dordine 105.

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20 aprile 1985: appello per la giornata vocazionale


Carissimi fratelli sacerdoti, saprete certamente che il 28 aprile si celebra la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. In tutte le sante messe i sacerdoti sentano il dovere di ricordare ai fedeli la responsabilit che tutti abbiamo di incrementare e sostenere le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Una buona traccia per una buona omelia i sacerdoti la troveranno nella guida liturgica pastorale 1984-1985 a pag. 216. Dal punto di vista vocazionale la situazione odierna delle nostre due diocesi si presenta come una paurosa catastrofe. Mi allineo in prima fila per battermi il petto insieme a tutti i confratelli diocesani e religiosi, invocando Parce Domine. Dal punto di vista di un nuovo reclutamento, io credo che pi che contare sui bambini (come avvenne per noi) urge lavorare pi responsabilmente sui giovani bene avviati alla vita di piet e di collaborazione con le parrocchie. Grazie a Dio, giovani cos non mancano. Riprendiamo fiducia fratelli. Anche per me questa la sola legge: o fiducia ... o ritorna al tuo paesello... A parte la battuta scherzosa (me la cantavo da bambino) la situazione tale da invitarci a piangere. Ma prima di piangere la logica ci invita a lavorare, a prospettare al popolo di Dio il problema delle vocazioni, lintercessione di Maria Regina apostolorum 106.

Tre interventi esemplari del suo diretto interessamento improntato a grande serenit e cordialit con i seminaristi e a profonda stima e rispetto per le persone che li aiutano nella scelta vocazionale:
Da un campeggio I.B.O. (costruttori volontari) che ha avuto luogo a Stockstadt nei pressi di Francoforte sul Meno, sono tornati ricchi di esperienze e pieni di giovanile entusiasmo i chierici Peppino Mosciatti e Giuseppe Bagazzoli. Attendiamo da loro una bella relazione in collaborazione oppure la concessione esclusiva ai nostri inviati speciali 107.

Di una lettera di un candidato al sacerdozio riferisce cos larcivescovo su LAppennino camerte del 5 agosto 1972:
Conoscendo la mentalit pubblicistica dellarcivescovo, il diacono don Mariano Blanchi cos argutamente ha annotato al termine di una lettera dal mese di Galloro, dove si prepara alla sua ordinazione sacerdotale: non pubblicabile (tutti i diritti riservati allautore). Allora solo un piccolo brano che ci sembra intonato alla tre giorni (Eucaristia e Chiesa locale). Al mese ho imparato che la comunit non si fa soltanto discutendo insieme, ma soprattutto pregando insieme e individualmente luno per laltro. Siamo
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ventuno, vecchi, giovani e di mezza et, delle pi varie parti dItalia e del mondo; non ci conoscevamo affatto, non abbiamo mai discusso assieme i nostri problemi; eppure se lei ascoltasse lomelia della sera, al termine della giornata, unomelia cos spontanea, immediata, profonda, personale, potrebbe credere che ci conosciamo da lungo tempo. Nessuna soggezione o paura di esprimere i propri pensieri anche intimi, perch si vede che tutti sono ben disposti allascolto, e se anche dici delle cose ovvie, gi non sono pi ovvie perch le hai dette tu, perch lhai fatte proprie 108.

11 settembre 1976: lettera a don Mario Scuppa


Carissimo don Mario, nel momento in cui lascia la direzione del seminario dopo tante vicende tristi e liete (per citare i fatti pi rilevanti: la fine del corso autonomo di teologia e la diminuzione drammatica di alunni e dallaltra parte il conseguimento, da lei stesso validamente patrocinato e voluto, della parificazione della scuola media) sento il dovere di esprimerle il mio grazie, quello dei confratelli e dellintera diocesi. a tutti noto lo sforzo intelligente e costante, da lei compiuto in mezzo a difficolt non comuni per intonare la vita del seminario ai principi del Concilio Vaticano II, alle direttive della Santa Sede e dellepiscopato italiano e alle indicazioni pi sane della moderna pedagogia. a tutti noto il suo impegno perch la parificazione della scuola non restasse un palliativo di colore. Lautonomia ottenuta a decorrere dal prossimo anno scolastico, che la vedr preside, e il riconoscimento avuto dallopinione pubblica cittadina dal momento dellapertura della scuola stessa agli esterni, dimostrano chiaramente la validit delliniziativa. Non sto a sottolineare quanto ha fatto per la conservazione e il consolidamento delledificio e delle sue strutture, per il miglioramento delle attrezzature didattiche e sportive, per il potenziamento della biblioteca che si vuole aperta alle esigenze culturali del nostro clero, certi suoi sacrifici personali (anche di tasca!) io li scopro solo adesso, ma il Signore li ha scritti nel suo libro e forse a molti ragazzi, anche sventati a volte, non sono sfuggiti. Voglia gradire un dono modesto ma significativo, che le offro a nome di tutti e che per me costituisce un valido surrogato di titoli ai quali lei del resto non tiene: ledizione originale della ormai celebre Tradution oecumenique de la Bible (TOB); la ritengo molto intonata al suo magistero di sacerdote e di titolare della cattedra di francese. Dio la benedica nel suo nuovo lavoro. Cordialmente. Bruno arcivescovo 109.

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Il vescovo, il clero e il popolo fedele


necessario premettere sui rapporti del vescovo con i sacerdoti e fedeli quanto mons. Frattegiani scrive nella sua lettera pastorale Ecce venio.
mio grande dovere ricordarvi le forti parole di S. Ignazio martire: Stando sottomessi al vescovo come a Ges Cristo, voi dimostrate di non vivere secondo il mondo, ma secondo Ges Cristo che morto per noi affinch, credendo alla morte sua, siate preservati dalla morte. necessario dunque, come gi fate, che non intraprendiate nulla senza il vescovo (Trall. 2, 1-2); Chi onora il vescovo onorato da Dio; chi opera a insaputa del vescovo serve al diavolo (Smirn. 9, 1). Ma anche mia premura, con tutta la prudenza e con locchio sempre rivolto alla Santa Sede Apostolica, tradurre in pratica con voi le parole del grande S. Cipriano ai suoi Preti: Nulla senza il vostro consiglio e senza il beneplacito del mio popolo (Lettere 14 e 32). naturale che per popolo non pu intendersi qui il popolo-campanile, ma solo il popolo-Chiesa. Un popolo, supponiamo, che fa rivoluzione perch non parta il parroco giudicato dal vescovo necessario altrove per il bene di tutti, non un popolo-chiesa ma un popolo-campanile. Anche i sacerdoti di Cipriano sono consiglio al loro vescovo solo in quanto presbiterio, nella comunione di carit che non cerca i propri interessi; ed io sogno cos il collegio sacerdotale di Camerino - come S. Ignazio descrive quello di Efeso - armonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra (4, 1). Quello che non possibile alla natura egoistica, e possibile alla Grazia. Non quindi una supposta ventata democratica dellarcivescovo novello e novellino che deve portarci, ma il soffio dello Spirito Santo. Lunione che, movendo dal popolo, attraverso il clero giunge a comporsi nel cuore del vescovo e che viceversa, movendo dalla sollecitudine del vescovo per la salvezza e per il bene di tutti, si imposta organicamente nelle attivit del clero e nella vita cristiana del popolo: ecco la cetra di Ignazio, ecco il concerto di lodi a Ges Cristo (l.c.), ecco lideale paolino vissuto: Facendo la verit nella carit, sforziamoci di crescere sotto tutti i riguardi in Lui, che il Capo, dal quale tutto il Corpo riceve armonia e compattezza e attua la propria crescita per la edificazione di se stesso nellamore (Ef E, 15-16).

Non vengo per essere servito...


Il vescovo (dico vescovo per dire listituto divino, e lascio stare per un po larcivescovo che distingue la diocesi pi che leletto, ma puro frutto di
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contingenze storiche e forse ricorda i tempi meno belli del principe) viene a voi come Ges, non per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita (Marco 10, 45). Viene a promuovere la comunit dellamore ed ha bisogno di amore e di sincerit. Se c qualcosa in lui che vi turba, voi dovete dirglielo con tutta umilt e carit. Umilt, perch questo servo di Dio rappresenta tra voi ufficialmente il Signore. Carit, perch anche lui - come voi - porta il suo grande tesoro (e la sua responsabilit tremenda) in un vaso di coccio (cfr. 2 Cor., 4-7). chiaro che egli non potr misurare il suo servizio nel Signore sulla soddisfazione di tutti, e talvolta non potr condividere le osservazioni e talaltra potr sembrare che non ne tenga conto. Ma resta sempre il dovere dellapertura ufficiale, che sventer il pericolo delle lodi vili e delle nubi dincenso estraliturgico. Non detto che al vescovo - povera creatura di carne e di sangue anche lui non possa far bene sapere che certe cose sono state gradite, che i suoi figlioli Impartisce la prima comunione a una bambina sono contenti. La strada non sinsegna soltanto dicendo che quella gi presa sbagliata e che pertanto bisogna cambiare, ma anche rassicurando il viandante sulla bont dei passi fatti finora.

Nella lettera ai cari fratelli sacerdoti del 20 ottobre 1966 mons. Frattegiani ricorda la preghiera di SantAgostino nel contesto accorato della santa madre Monica:
Ispira, ai tuoi servi miei fratelli e ai tuoi figli miei padroni, a cui servo con la voce e con il cuore e con gli scritti di ricordarsi allaltare di Monica tua serva. La preghiera mi ha interessato per un altro motivo: S. Agostino, se non mi inganno, considera i sacerdoti servi di Dio, quindi suoi fratelli, considera i fedeli figli di Dio e quindi padroni dei sacerdoti e padroni suoi. Quante volte ce ne siamo scordati! E pure era gi il programma chiaro di S. Paolo: Noi non predichiamo noi stessi, ma Ges Cristo come Signore;
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quanto a noi siamo vostri servi (anzi douloi) e quindi schiavi per causa di Ges. Era linvito perentorio del Signore Ges: Chi tra voi il primo sia come colui che serve. Dalla formula protocollare Servo dei servi di Dio SantAgostino invita a trarre le pi sconcertanti conclusioni che a catena potranno rendere cos: dunque i vescovi sono padroni del papa, i sacerdoti sono padroni del vescovo, i fedeli sono padroni dei sacerdoti. Altro che trionfalismo! Voglio dire: lanno nuovo ci veda al lavoro penetrati da questo spirito di servizio che ci impegni a darci tutti senza riserva, ciascuno secondo il dono ricevuto come bravi amministratori della molteplice grazia di Dio .

Larcivescovo poi continua sviluppando ampiamente questi punti:


1. Siamo servi della parola, apprendendola con spirito religioso e proclamandola con fiducia; come a nome della Chiesa ha detto il Concilio, facciamone norma di vita per noi e pane sostanzioso per i nostri fratelli 2. Siamo dispensatori dei misteri di Dio. Che la dignit dellazione liturgica, centro quotidiano della nostra vita, muova da sola come suo compito e sua forza la piet e la corrispondenza dei fedeli 3. Siamo collaboratori di Dio. qui soprattutto che il vescovo servo vostro, qui soprattutto che voi siete servi dei vostri fedeli a causa e per amore del Signore Ges. Lavoriamo con impegno: servi della parola, dispensatori dei misteri di Dio, collaboratori di Dio e miei conservi, vi benedico con affetto e cordialit insieme ai vostri e miei figlioli, nostri padroni nel Signore 110. Per dare risalto allimmagine del vescovo, gi nel primo anno del suo episcopato stabilisce che la festa tradizionale del vescovo non sia legata alla sua persona, ma si svolga nel giorno della ricorrenza della festa della cattedrale e in seguito a quella del vescovo S. Ansovino. E pertanto mostra la sua profonda e sincera contrariet al titolo di Eccellenza e lo manifesta in tutti i modi, perfino in senso scherzoso. Scrive: Vostra Eccellenza! Se il titolo fosse valido dovrei dirvi adesso che la mia eccellenza vi saluta. Vogliamo una buona volta risolverlo il problema di questo titolo tanto anacronistico? Non so imporvi di chiamarmi padre, perch soprattutto di voi mi sento fratello (il pro vobis episcopus, vobiscum cristianus di SantAgostino vale per i fedeli). Comunque un titolo duso e pu andare. Chiamatemi come volete (non posso dispensarvi dal rispetto che di fede!), ma aiutatemi ad oltrepassare lo stadio spagnolesco (del resto oggi gli spagnoli e potrebbe essere unindicazione dicono: signor vescovo, signor arcivescovo; lho sentito alla radio vaticana durante il Concilio) . E in unaltra occasione: Ya Mhashamu Bruno. Con un calcolo verbale siamo giunti a stabilire che, nella partecipazione bilingue
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(italiano e kiswaili) dellordinazione del nostro giovane amico Tarcisio Nagalalekumtwa, lespressione Ya mhashamu Bruno lequivalente di sua eccellenza Bruno. Larcivescovo trova che in mancanza di meglio sarebbe un ottimo surrogato del decrepito eccellenza. A meno che la sintassi kiswaili non ci abbia giocato un brutto tiro a dispetto del calcolo accurato 112.

Concelebrazione presso il convento di Renacavata

Con i sacerdoti diocesani partecipanti al convegno di studio sui documenti del Concilio a Rocca di Papa

Con don Giulio Fedeli

Con un gruppo di sacerdoti diocesani a Renacavata 115

E trattando della riforma liturgica, porta alcuni approfondimenti per la vita spirituale dei sacerdoti:
Il mistero eucaristico la messa eucarestia, cio grazia! Perch Dio prior dilexit nos; croce: tota vita Christi fuit crux et martirium Rivestitevi del Signore Ges Cristo (Rom 13,14). Ma non ci si riveste se prima non ci si spoglia: Rivestirci di Cristo suona come un assurdo se non ci spogliamo di noi. Giunge quindi provvidenziale, fratelli sacerdoti, per noi e per i fedeli che abbiamo bisogno di formare allabneget semetipsum (dovremmo poter dire: sicut habetis formam nostram). Il rito un segno, il cui contenuto limmolazione. In capite Libri scriptum est: ecce venio. agape, ci permette di partecipare allunico sacrificio, il sacrificio del capo e delle membra: pleroma Crucis. Lincarnazione venuta una volta sola in persona Christi, ma si attua nei secoli. Ognuno di noi deve essere disponibile, a pronunciare come Maria: ecce ancilla Domini e saper dire il cotidie morior. Ciclo liturgico e breviario. Il tempo devesser santificato perch esso stato santificato quando il Verbo incarnato lo ha scandito. Il tempo ci stato offerto perch vi seminassimo leterno. La preghiera della Chiesa la preghiera del tempo, preparazione di quella delleternit. Il tempo ha quindi valore escatologico: consacrazione delle ore, settimane, stagioni. Centralit della Pasqua nellanno e della domenica nella settimana. Santificazione del giorno attraverso le lodi e il vespro, che esprimono i mirabilia della creazione e della benedizione, che ci danno i due gioielli del Benedictus e del Magnificat. Il mattutino ricorda il donec veniat e quindi la necessit di essere in veglia, perch lo sposo ritorna. Recitare le ore in coincidenza con la giornata e la compieta la sera: consacrazione del tempo. Amare il Breviario questione non di quantit, ma di qualit. Non lasciate nulla di intentato di giorno e di notte perch ci sia pi spazio per la preghiera liturgica, senza trascurare il pio esercizio della Via Crucis e del santo rosario. La preghiera personale pi viva, la vostra meditazione pi intensa, la vostra liturgia delle ore pi tempestiva e posata e serena, la vostra messa pi raccolta e goduta, il vostro ricorso pi fiducioso a Maria vi aiuteranno a disporre i vostri fedeli a vivere pienamente il giorno del Signore 113.

Infine, nella lettera pastorale su Giubileo e visita pastorale:


Per ora esorto tutti i confratelli parroci e rettori di chiesa, diocesani e religiosi, a dare ai loro fedeli lintonazione corretta. Leggevo stamattina il racconto di Ges che siede a mensa con i peccatori ed criticato dai giusti schifiltosi, con i quali peraltro il Maestro dichiara di non aver nulla in comune; il suo pensiero chiaro: i giusti di per s non esistono in
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quanto solo il perdono e la grazia dallalto (la giustizia di cui parla S. Paolo nella lettera ai Romani) pu rendere gli uomini tali al cospetto di Dio per il sangue di Cristo nel dono dello Spirito Santo. Sapiente la pedagogia della Chiesa che allinizio di ogni nostra assemblea ci invita a riconoscere i nostri peccati e pi per i peccatori invoca la piet del Padre su nobis quoque peccatoribus. Non lo dite a nessuno, ma lultima preghiera del canone cosiddetto romano destinato a noi preti; non al prete di cui si chiacchiera, non al prete sulla crisi del quale si fanno commenti, non al prete segnato a dito per una presunta avarizia, ma semplicemente a noi preti: nobis quoque peccatoribus. Dunque una conversione per noi e per gli altri. Conversione ogni giorno. E poi riconciliazione 114.

E ancora:
Si tratta della nostra vita, fratelli sacerdoti, si tratta di spenderla senza risparmio, spronandoci a vicenda; non vi vorr male se (con garbo) spronerete la mia pigrizia; consentitemi di fare altrettanto con voi; quando ce ne fosse bisogno. Mi viene in mente in questo momento una espressione incandescente di San Paolo: Non quaero vestra, sed vos. Non mi ricordo nemmeno dove sta, ma la troviamo subito (ah! benedetto latino e benedette concordanze, dove siete andate a finire?). Ecco 2 Cor 12, 14. Nel contesto bruciante duna vita donata, lasciamoci afferrare, fratelli, dalla grazia della nostra chiamata. Ancora con lApostolo impendam et superimpendar e solo un versetto dopo il Nuovo Testamento interconfessionale lo traduce cos: Ben volentieri io spender quel che possiedo e sacrificher anche me stesso per voi. O siamo convinti che la nostra vita donata al Signore per il bene dei fratelli o siamo degli spostati. Dio ce ne liberi, cari sacerdoti. Scrivo nel contesto del mio quarantesimo di sacerdozio. Il domani non lo so. N voi saprete il vostro. Sappiamo solo che sar fruttuoso e gioioso e benedetto nella misura in cui sar votato al Signore.

E esorta:
Siamo uniti nella carit e celebriamo ogni giorno la pasqua del nostro sacerdozio negli azzimi della sincerit e verit 115.

E in tutte le sue lettere pastorali per la Quaresima, per il Natale, per la Pasqua, per la Pentecoste o in occasioni particolari, sempre offre spunti di spiritualit sacerdotale. Per la vita spirituale dei sacerdoti, mons. Frattegiani d molta importanza al ritiro mensile del clero, riservando sempre unora alladorazione eucaristica e al tempo di silenzio per le confessioni. Insiste
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perch ogni anno i sacerdoti partecipino a corsi di esercizi spirituali, indicando su LAppennino camerte i luoghi, i tempi e i maestri dei vari corsi in Italia. Per gli anni 1975, 1976, 1977, 1978 e 1980 partecipa personalmente con i soli sacerdoti diocesani a corsi di esercizi spirituali a Cascia con maestri come p. Garofolo, p. Greich, mons. Banetta e altri nomi di padri agostiniani. Nel dopo cena, prima della compieta, si svolgono revisioni di vita sia personale che pastorale sempre con la presenza gioiosa dellarcivescovo. Mons. Frattegiani e i sacerdoti missionari Mons. Frattegiani oltre allaspetto strettamente spirituale, pastorale e culturale dei sacerdoti diocesani facilita e asseconda coloro tra questi che manifestano una sincera vocazione missionaria, e una volta in missione li segue con amore, li incoraggia con lettere nel loro lavoro pastorale e li aiuta economicamente nelle loro opere. Pi volte ripete che per lui continuano lattivit nella Chiesa diocesana. Li invia affidando loro un mandato particolare durante una cerimonia liturgica. Scrive a proposito:
Hanno diritto di essere considerati non solamente nostri membri attivi, ma come attivi soldati di prima linea del nostro presbiterio. Devono quindi essere i primi a godere del nostro appoggio e del nostro aiuto 116.

Considera la parrocchia di Nostra Signora del cammino di Lima in Per, la parrocchia di Anatuja in Argentina e quella in Guatemala, parrocchie della diocesi.
Ricordiamo i nostri confratelli diocesani missionari! Don Secondo Orazi, don Cherubino Giardini, don Mario Lesti, don Francesco Vitali, don Italo Scoccia, don Emilio Marchionni, don Gianni Fabbrizi, don Paris Maponi, don Ugo Bosoni. E i religiosi originari della nostra diocesi e alcuni gi nel nostro seminario: mons. Attilio Marinangeli, gi rettore del seminario di Camerino, don Giovanni Monti, p. Adalberto Galassi, p. Grasselli gi del seminario di Camerino, divenuti missionari della Consolata. Poi il dott. Bucari, p. Corvini... 117.

A favore di mons. Marinangeli, mons. Frattegiani lancia su LAppennino camerte un invito per realizzare a Iringa prima un dormitorio per i poveri, poi lospedale. Per le due parrocchie del Per e dellArgentina devolve quanto raccolto dalla Quaresima di carit; per la missione dei cappuccini di mons. Marinozzi manda aiuti da destinare alle scuole e allospedale in Etiopia;
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una notevole somma destinata allospedale in Bangladesh del dott. Bucari; aiuti per p. Corvini a Sumatra, aiuti per il Benin dei cappuccini marchigiani. Jeep per don Cherubino e don Secondo in Guatemala. Proposte di aiuto e rendiconti sono pubblicati dal vescovo sul Bollettino della diocesi. Permette, incoraggia e invita molti sacerdoti giovani, una ventina, a iscriversi alle Universit pontificie e statali. Permette ad alcuni di lavorare pastoralmente a Roma, ad Ancona, a Tarquinia; ad altri consente lassistenza ai militari, ad altri ancora di seguire i migranti allestero. Tutto con grande apertura e desiderio di consentire a ognuno la sua specifica vocazione. Con i sacerdoti lontani dalla diocesi corrisponde con regolarit. Riserva una particolare cura ai sacerdoti giovani, fissando incontri di formazione per loro e anche interessandoli attraverso cordiali colloqui ai problemi e alle realizzazioni della diocesi. Mons. Frattegiani e i sacerdoti che hanno lasciato il ministero Segue e aiuta anche alcuni confratelli che avevano ottenuto lo stato laicale. A questo proposito scrive:
don Mazzolari che lo tratta con grande spirito di apertura sullottima rivista Presbiteri che ogni sacerdote dovrebbe avere, leggere e meditare . Egli vuole parlare di coloro che impropriamente sono chiamati ex e cio dei nostri fratelli che grazie a Dio con il consenso della Chiesa hanno lasciato il ministero. Lontologia sacerdotale ci insegna che essi non sono ex, e il nostro impegno di fraternit nei loro riguardi non pu in coscienza rallentare. Soprattutto dobbiamo difenderli da ogni speculazione scandalistica, perch di questo si tratta e non di scandalo vero e proprio, quando si pretende erigersi a giudice degli altri. Il precetto chiave del discorso della montagna non giudicare, che poi lunico modo per non essere giudicati. A scanso di... scandali gratuiti, precisiamo che il grazie a Dio che poco sopra mi scivolato dalla penna non si riferisce al fatto che i nostri fratelli hanno lasciato il ministero, ma al fatto che la Chiesa lha trattati da madre, per convincere noi a trattarli da fratelli. questo uno dei meriti pi grandi di papa Paolo VI che nel clima del Concilio ha avuto il coraggio di rompere con uno stile di crudezza e di inesorabilit che non si confaceva alla maternit della Chiesa: una autentica conversione. Ne sia ringraziato Dio 118.

Coerente con quanto scritto, mons. Frattegiani segue da vicino, sia con incontri personali che con lettere alcuni sacerdoti diocesani che avevano
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ottenuto lo stato laicale; ed essi gli mostrano riconoscenza, sentendosi compresi e in alcuni casi anche aiutati. I problemi economici del clero, in particolare i sacerdoti malati e anziani. Una cooperativa Dietro invito e desiderio esplicito di mons. Frattegiani il 12 febbraio 1981 ufficialmente costituita, davanti al notaio dr. Paloni di Matelica, la cooperativa assistenza sacerdoti anziani (C.A.S.A.) per il clero anziano e bisognoso, con finalit di assistere i sacerdoti che si vengono a trovare in situazioni difficili per malattia e vecchiaia e di realizzare anche, dove e quando possibile, case per il clero. Larcivescovo, anche per limpegno assunto accettando il legato della principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini, stabilisce che sia ampliata, ammodernata e dotata di servizi adeguati la casa del clero, che mons. Giuseppe DAvack aveva ricavato nella soffitta del palazzo arcivescovile per gli insegnanti del seminario, gli addetti agli uffici di curia e i giovani sacerdoti. Conferisce lincarico allamministratore della curia diocesana mons. Giuseppe Scuppa, che rende accessibile la casa camerte anche a sacerdoti anziani realizzando un adeguato ascensore grazie al consistente dono in denaro offerto dal prof. Cesare Lami di Perugia. In precedenza ha fatto ristrutturare unala del vecchio seminario abbandonata dai seminaristi per farne appartamenti da affittare ai sacerdoti impegnati a Camerino e viventi in famiglia. Mons. Frattegiani molto sensibile alle reali difficolt economiche di molti parroci e alla disparit di trattamento tra di essi. Mentre alcuni godono dun buon beneficio parrocchiale, i pi, titolari di minuscole parrocchie di montagna, vivono in grandi ristrettezze, nonostante la cosiddetta congrua corrisposta dallo Stato. Gi mons. Giuseppe DAvack aveva notato questa disparit e aveva stabilito un fondo pensioni per il clero poi, per realizzare una vera perequazione economica e sollevare i sacerdoti dallamministrazione mai semplice dei benefici, aveva elaborato un progetto originale, che si sarebbe rivelato singolarmente profetico nei confronti del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato italiano del 1984. Il progetto, che prevedeva unamministrazione centrale di tutti i benefici parrocchiali, aveva ottenuto lapprovazione dello stesso pontefice, ma era in seguito naufragato per il ricorso di alcuni parroci alla congregazione del clero, che non aveva trovato la soluzione conforme al diritto canonico allora vigente. Corre voce tra il clero che di fronte alle proteste presentate da mons. DAvack alla congregazione esibendo il permesso esplicito del papa, il prefetto della congregazione del
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tempo, card. Bruno, avesse risposto seccato: Dite a Pacelli che se vuole questo progetto cambi il diritto canonico!. Mons. Frattegiani, pur consapevole di tale precedente, non rinuncia a tentare una certa perequazione economica per il clero. Costituisce una commissione con sacerdoti eletti nelle varie vicarie della diocesi. Il primo compito della commissione quello di valutare la situazione reale di ogni parrocchia e di tutti i singoli sacerdoti sulla base dei redditi derivanti da terreni, congrua, scuola di religione, pensione di invalidit e vecchiaia, interessi di capitale in deposito presso lufficio amministrativo diocesano, conguaglio versato dal fondo pensioni diocesano. Le direttive impartite dallarcivescovo alla commissione sono: 1. Attuare il n. 20 della Presbiterorum ordinis: lo stesso trattamento a coloro che si trovano nelle stesse condizioni di lavoro e di spese. 2. Come bene primario, tenere e promuovere lunit del presbiterio. Se la Chiesa comunione non si deve attuare una perequazione con una parte del clero contro laltra. Pertanto non si proceda per imposizioni giuridiche; non si proceda senza concedere fiducia a quanto ognuno dichiara sia sui redditi che sulle necessit, a meno che non ci sia palese falsit 119. La commissione per la perequazione lavora con assiduit e intelligenza, ma incontra anche molte difficolt, superate alla fine per la sensibilit, il colloquio e il rispetto del vescovo per ogni singolo sacerdote. Ci sono da superare posizioni acquisite, come dimostra lintervento del vescovo sulla perequazione in una situazione particolare, intitolato: Non il proprio interesse.
Questa volta il discorso diciamo cos in presa diretta miei cari confratelli sacerdoti. Voglio dire che lascio di fare il finto portavoce dellarcivescovo e faccio... larcivescovo. Mi dispiace solo che non tutti mi leggerete per il solo motivo che ne ho saputa una assai grossa: non tutti i confratelli sono abbonati a LAppennino e di conseguenza a La Voce settempedana. Questo fatto mi porta a considerare con voi tutti (e prego la redazione di mandare questo numero a tutti: pagher io la spesa modesta), la voce obbligazione, una parola giuridica che venuta pi volte alla ribalta in occasione dei discorsi (molti) e dei fatti (un po meno) sulla perequazione. normalissimo che ogni sacerdote si senta obbligato a leggere la nostra stampa diocesana. Sarebbe per assurdo che nel caso si parlasse di sanzioni, anche se per un giurista puro unobbligazione senza sanzioni non ha senso. Ma noi non possiamo misurare la nostra vita sul puro diritto. Passiamo senzaltro al campo pi delicato della perequazione. Questa mattina, 20 settembre, il nuovo breviario mi ha fatto meditare a terza le parole di S. Paolo: Ognuno cerchi non il
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proprio interesse, ma quello degli altri (1 Cor 10, 24). O ci misuriamo con questa regola, la lex nova dello spirito di vita (Rom 8, 2) o ci manca qualcosa per essere cristiani. Allora pu essere perfino comodo prendersela con la scarsa energia del vescovo (il quale ben volentieri riconosce i suoi limiti) 120 . Ci che tocca a tutti. Una riflessione sul dettato del can. 101 (quod omnes uti singulos tangit ab omnibus probari debet) mi ha portato a schierarmi per Sanseverino con quella parte della nuova commissione che riteneva non valida la votazione a stretta maggioranza per una perequazione totale. Ci non toglie che restino moralmente obbligatorie e per Sanseverino e per Camerino, le tassazioni fissate per questanno dalle rispettive commissioni. Sarebbe doloroso se io dovessi per le perequazioni e per le percentuali dellinsegnamento religioso (questo purtroppo entro la prossima settimana improrogabilmente!) ricorrere a quelle sanzioni che le disposizioni vigenti mi consentono e in parte mi impongono (ma allora non pi la lex nova; non resta che il canone del proprio interesse). Inopportuno parlarvi cos in una pagina a cui danno volentieri unocchiata anche parecchi laici? Non lo credo. I laici ci guardano, ci criticano, ma desiderano che noi facciamo il nostro dovere anche quando per difetto di canoni o per debolezza dei superiori non si danno sanzioni; e forse pregheranno per noi. Perch si mantenga fede al poco che si fatto. Ed i laici saranno contenti di sapere che su questo io non ho dubbi e giudico superfluo il discorso sulla coercizione 121.

Dalle commissioni, tuttavia, accoglie anche suggerimenti e qualche volta accetta posizioni diverse dalle sue direttive. Cos una volta scrive:
Commissione - arcivescovo 1 a 0. Ho accolto il fatto che la commissione camerte non ha creduto di ritenere ulteriormente uneccezione da me proposta di esentare per il primo anno della perequazione i vecchi docenti di materie non religiose 122.

Mons. Frattegiani generoso, comprensivo e sinceramente rispettoso di ogni persona, si rivela rigido ed estremamente esigente con chi scientemente si mostra refrattario a essere preciso negli impegni richiesti e chiaramente esigiti in campo economico.
Richiamo urgente. Carissimi confratelli delle due diocesi devo parlarvi di alcune cose che hanno carattere di urgenza ex ipsarum natura. Si tratta di questo: 1. dovere elementare di ogni sacerdote diocesano che abbia un titolo
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parrocchiale, anche se per motivi contingenti sostituito da un vicario parrocchiale (detto appunto sostituto), di applicare ogni anno 11 messe per il popolo e una pro emigranti ( ovvio che alla curia non viene niente e quindi non c motivo di prendersela con i soliti curiali). 2. dovere elementare di ogni sacerdote diocesano di consegnare in curia entro gennaio lelenco delle messe ad mentem ordinarii (pro populo, binate e trinate) e limporto delle messe stesse, se applicate per intenzioni particolari (obbligo grave per le messe pro populo ratione oboedientiae Sanctae Sedis e obbligo pi grave per le binate e trinate per ovvie ragioni di rispetto alla SS. Eucarestia. Si tratta per questo gennaio di un pacifico regolamento di conti che riguarda ogni sorta di voci. Ne dipende il buon andamento della curia e si voglia o non si voglia la curia segna il polso della diocesi (perch non giungere a concepirla come centro pastorale e aiutarla ad essere tale?). In materia tollerabile una dimenticanza, ma da stroncare con decisione ogni atteggiamento che accenni disprezzo. Dispongo pertanto che a marzo venga trattenuto il foglio verde a chiunque non sia in regola con tutti gli adempimenti prescritti. La disposizione vale naturalmente e molto di pi per coloro che hanno arretrati di qualsiasi tipo e non hanno tenuto conto di precisi impegni assunti: si tratta di giustizia di chi ha fatto in tempo il proprio dovere. Chi non sar in regola non potr prendersela con la curia; potrebbe semmai nel caso non fosse abbastanza ragionevole prendersela con me, che per non potr farci nulla. Scusate la vivacit e la durezza. Ma si suol dire che quando ci vuole, ci vuole. Per quanto sta in me non tollerer abusi. E per tutto ci che mi sfugge, devo ricordare che Deus non irridetur. Preghiamo il Signore che ci aiuti, come ho scritto nella pastorale, a conoscerci meglio, a volerci bene nonostante le scadenze di curia 123.

I religiosi
Le comunit religiose in diocesi Mons. Frattegiani durante il suo lungo episcopato mostra attenzione e vera stima per tutte le varie comunit religiose maschili e femminili operanti nella diocesi, si rivela rispettoso della loro spiritualit e autonomia, ma non rinuncia a coinvolgerle nellattivit pastorale. Per questo, dopo le dimissioni per motivi di salute di mons. Augusto Timperi, che molto aveva operato per il bene delle suore, nomina vicario pastorale per i religiosi e le religiose mons. Ferruccio Loreti, che con dedizione vera segue tutte le loro vicende e attivit. Ma larcivescovo non fa mai mancare la sua presenza e la sua illuminata
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parola in tutte e dodici le comunit maschili, che vanno dai monaci cistercensi di S. Maria dei Lumi in Sanseverino ai benedettini silvestrini di S. Lucia in Serrasanquirico, dai religiosi del Terzordine regolare di S. Francesco ai Chierici regolari minori di S. Maria in Vepretis di San Ginesio, dai religiosi della Piccola opera della divina Provvidenza di don Orione in Sanseverino ai cappuccini di Renacavata, Colpersito di Sanseverino e Visso, ai frati minori di S. Liberato e S. Pacifico. Profitta di ogni evento, significativo per la vita di comunit e la pastorale, per valorizzare la loro specifica spiritualit. Particolarmente intense sono le relazioni con i cappuccini di Renacavata e i frati minori sia di San Liberato che di San Pacifico e questi ultimi si prenderanno cura di lui negli estremi anni della sua dolorosa malattia. assai vicino alle monache degli otto monasteri di clausura e anche al piccolo gruppo di monache domenicane, gi camerinesi, residenti Celebra messa a Renacavata in occasione della festa nel monastero delle del primo maggio, organizzata dalle Acli loro consorelle di Castelbolognese. sempre pronto ad aiutarle nella loro formazione culturale e spirituale con le profonde catechesi e soprattutto coi commenti volti a far conoscere meglio e a far amare le Sacre Scritture. Ad esse trasmette anche il suo amore per lecumenismo, mettendole in comunicazione con suore anglicane e luterane. In modo particolare vicino alle clarisse di Camerino e Sanseverino per lamore che nutre per la beata Camilla Battista. Nella presentazione del libro Camilla Battista da Varano di p. Umberto Picciafoco, scrive:
Per un candidato arcivescovo di Camerino si trattava di una la cuna imperdonabile: non conoscevo affatto la beata Camilla Battista da Varano quando fui nominato nellormai lontano 1964. Per conto delle nostre buone clarisse del monastero ducale, il compianto padre Boldrini o.f.m. mi invi a Perugia una copia rilegata della pregevole edizione della autobiografia e degli
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altri scritti, curata da mons. Gia como Boccanera. Il volume mi accompagn a Prato, dove mi preparai in ritiro al grande giorno dellordinazione episcopale, ospite del mio carissimo condiscepolo mons. Fiordelli, vescovo di quella diocesi, ben noto a tutti per il suo zelo illuminato e santamente spericolato quando si trattava di affermare il bene delle anime e i diritti della S. Chiesa. Conobbi cos la Beata, ripercorrendone la strada dalla lacrimet ta del venerd ai fastigi di una contemplazione che la collocano fra i grandi mistici di ogni tempo. E nella mia piccolezza, resa pi eviden te dal mistero di grazia che mi chiamava allepiscopato, le tesi la mano perch mi guidasse dalla mia Perugia alla sua ed ora anche mia Camerino. (...) Voglia la nostra grande Beata aiutarci a comprendere il segreto della sua vita consacrata allAmore 124.

E ancora nella prefazione del libro Camilla Battista da Varano e il suo tempo:
Una delle pi forti consolazioni allannuncio della mia nomina alla sede arcivescovile di Camerino mi venne dalla lettura delle Opere spirituali della beata Camilla Batti sta. La francescana di casa Varano mi rivel che i cristiani di Camerino posseggono profonde radici spirituali. Schietta e umile ella si pone in ogni pagina con indicibile e filiale ar dire di fronte al suo Signore. Al solito bagaglio a cui ci hanno abituato le biografie di tanti santi religiosi, tappezza ti di aspetti negativi che girano sempre attorno e dentro lodio del mondo, la Beata dei camerinesi aggiunge il rap porto straordinario, vissuto minuto per minuto, con totale dedicazione, con la presenza divina: Stando un d in oratio ne, et avendo sentito chiaramente, che esso (Cristo) era en trato nellanima mia... E dopo altri rapimenti in Cristo cro cifisso rimase nellanima mia un fuoco tanto grande, che ho ardire di dire con somma verit che lanima mia fu cosi veramente affiammata et arsa da questo ardente, immate riale fuoco, come nel material fuoco saffiara et abbrucia la cosa materiale, e tal fuoco, se ben ricordo, mi dur pi di tre mesi. Fu la Beata a rendermi familiare la gente e la spirituali t camerinese, tutto cos simile, a volte uguale, alla gente e alla spiritualit della mia Umbria. Al di qua, come al di l degli Appennini S. Francesco di Assisi continua a fare scuola, a segnare aspetti intimi di vi ta, elevazioni ineguagliabili dello spirito 125.

In un incontro delle suore della diocesi per la giornata della vita religiosa, tenutasi nel monastero delle clarisse di Camerino, allomelia della messa mons. Frattegiani tratteggia le caratteristiche della spiritualit della beata Battista. In sintesi: profonda devozione allumanit sofferente e amante del Cristo e lamore derivante per le creature tanto amate da Dio. Lo spunto dellomelia: 1. Io ti amo, Camilla! Che bisogno avevi delli fatti miei, dolce
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Ges, che con tanta insistenza mi cercavi e volevi?. 2. Tutto lamore della Madonna e dei santi non basterebbe a ringraziare Iddio per il dono del pi piccolo fiore 126. Ancora cos scrive sulla Beata:
Larcivescovo si confessa: sto leggendo, meglio, sto rileggendo dopo diversi anni (prima lettura integrale a Roma nei giorni del Concilio) le Opere spirituali della nostra grande beata Battista Camilla da Varano. Detto tra parentesi: mi piace chiamarla cos con tutti i due nomi, tanto pi che non soltanto la monaca (Battista) ma Santa Camilla Battista Varano anche la principessa (Camilla) il termine non preciso ma vuol segnalare genericamente la posizione della figlia del regnante che ha qualcosa di profondo, vivo e vitale da insegnarci in ordine a un autentico cammino di fede. Non si pu certo dire che si tratti di unanima scordata, anche perch le sue figlie carissime si premurano ogni anno di chiamarci a venerare le sue spoglie mortali (festa il 2 giugno) in una serena cornice di festa. Ma quanti di noi rispondono? So che stato celebrato solennemente un centenario (il quinto della nascita, 1558-1958) ed unautentica grazia che a ricordo concreto delle celebrazioni sia rimasta quanto pi disponibile la bella edizione delle Opere spirituali, curata dal can. prof. Giacomo Boccanera. Quanti, non dico fedeli, ma almeno sacerdoti, si fanno premura di leggere e meditare gli scritti, preziosi oltre tutto anche dal punto di vista letterario? Gli anni che vengono segnano cinque secoli della resa di Camilla alla chiamata di Dio (e ce ne volle), del suo ingresso nel monastero di Urbino (1581) e del ritorno a Camerino nel monastero di S. Chiara (1584). Si lasceranno passare inosservati? 127.

Per questo motivo sono frequenti le sue visite al monastero di Camerino, dove passa molto tempo per pregare davanti allurna della Beata e per illustrare alle monache la spiritualit della loro consorella del XV secolo.
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molto presente anche nel monastero delle clarisse di Sanseverino, alle quali affider sua madre negli ultimi anni della vita di lei. Costante e premuroso il suo interessamento per le monache carmelitane di Santa Caterina: incoraggia il cappuccino padre Onorio e lingegnere Liberti durante la progettazione e la costruzione del nuovo monastero Santa Maria del Carmelo. Chiede e ottiene grande partecipazione di clero e fedeli alla devota processione di trasferimento delle monache dal vecchio monastero di via Viviano Venanzi al nuovo e conclude levento con una solenne celebrazione liturgica. Lorgano della chiesa di Santa Caterina, destinata ad accogliere larchivio di Stato, viene trasferito alla chiesa del nuovo seminario, mentre lantico coro, commissionato dalle domenicane, passa al comune di Camerino per accogliere le sedute dellassise consiliare. Infine segue con frequenti visite i 18 istituti di suore presenti in diocesi: guida esercizi spirituali, detta meditazioni e istruzioni, presiede celebrazioni, segue con attenzione il lavoro apostolico delle religiose negli ospedali, nelle case per anziani, nelle scuole materne, nei convitti per ragazze, incoraggiando il loro quotidiano lavoro, rispettando la spiritualit particolare di ogni ordine e non ingerendosi nellorganizzazione interna. vicino in modo particolare allopera delle religiose secolari dellIstituto teresiano di Camerino per il loro impegno tra le universitarie e alle suore dellIstituto Bambin Ges di Sanseverino per il loro compito di insegnanti, con corsi di teologia dommatica e morale e corsi di esegesi biblica. Sulle comunit settempedane cos scrive larcivescovo ne LAppennino camerte del 9 marzo 1968:
Gi lo scorso agosto lIstituto del Bambin Ges, tanto benemerito della diocesi e della citt di Sanseverino, assecondando un desiderio dellamministratore apostolico, decideva di abolire le superate distinzioni tra sorelle converse e sorelle coriste e intraprendeva uno studio accurato della regola. Nello stesso tempo adottava misure di intelligente elasticit nei confronti delle convittrici (tolto ad esempio lobbligo tutto anacronistico della messa quotidiana) e apriva il convitto allatmosfera conciliare con la costituzione di un bel gruppo biblico. Il giorno 5 marzo lamministratore apostolico celebrava la s. messa nel monastero di S. Chiara di Sanseverino e annunciava alle buone claustrali che la S. Sede aveva acconsentito alla loro domanda di passaggio delle converse al rango di coriste. Cos dal colle di Sanseverino religiose di vita attiva e religiose claustrali segnano lodevolmente il passaggio ad una riforma che non pu non portare i suoi frutti. Perpetua e Felicita, diceva scherzando mons. Frattegiani alludendo a converse e coriste, si sono finalmente ritrovate
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sorelle: due condizioni e un solo martirio. Ma per amore 128.

Larcivescovo e le monache domenicane di Castelbolognese Quando mons. Frattegiani fa ingresso nella diocesi, invia la sua foto con la scritta:
Alle buone monache domenicane camerinesi di Castelbolognese, unendo la mia nostalgia di Perugia alla loro per Camerino perch il Signore la rivolga per il bene spirituale della amata diocesi. Paternamente benedico.

Nel primo anno del suo episcopato, per gli auguri pasquali rivolti al popolo diocesano, scrive su LAppennino camerte questa espressione:
Auguri anche ai religiosi e alle religiose, in particolare ai nove monasteri di clausura. Diciamo nove, pensando con simpatia alla piccola colonia domenicana di Castelbolognese che tanta nostalgia nutre per Camerino 129.

Il ricordo delle monache domenicane di Castelbolognese:


un bisogno impellente mettere in rilievo alcuni tratti ed episodi che nei 25 anni alla guida della diocesi non dimentic noi domenicane camerinesi lontane..., ma per la sua profondissima umanit fu un vero padre per il piccolo gregge. Mons. arcivescovo ebbe il delicato pensiero di inviarci volta per volta ogni libro da lui scritto: doveroso quindi rievocare nel ricordo riconoscente, le importanti iniziative prese a nostro riguardo con episodi che hanno sapore umoristico. Per noi povere monache cos lontane dalla amata diocesi essere state ricordate dal nuovo arcivescovo sentivamo il nostro animo ripieno di gioia sollevato da un peso... potevamo dire: sono cadute le mura di Gerico! In seguito mons. Frattegiani volle onorarci con una sua breve visita molto speciale e serena. Avvenne proprio in un pomeriggio del mese di novembre 1966, proveniva da Bologna in quanto si era recato per unintervista radiofonica (Radio Vaticana). Egli si present alla grata del parlatorio quale sacerdote di Camerino, chiedendo di parlare con le domenicane camerinesi. Informata la priora, insieme a me che scrivo, ci presentammo alla doppia grata chiedendo cosa desiderasse. Nessuna risposta. Soltanto guardava in alto. Alla stessa domanda lo stesso atteggiamento. Quasi un po intimidite, pensavamo, non sar forse un farabutto travestito, in quanto nei monasteri capitano persone un po misteriose. Ad un tratto, dopo essersi divertito, vedendo i nostri volti poco sereni e imbarazzati, volle metter fine allequivoco, rivolto a me camerinese: lei si chiama suor
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Maria... finendo il mio nome; confermai e chiesi: Per favore il suo nome. Il medesimo atteggiamento. Dopo qualche minuto disse: Io sono il segretario dellarcivescovo di Camerino senza dire altro. Subito dopo, rivolto a me disse: Non mi riconosce? avvicinandosi alla grata mi guardi bene, non mi riconosce?. In quel momento mi raffigurai il volto del nuovo arcivescovo rappresentato dalla foto inviataci a suo tempo. Intimidita, quasi sillabando dissi, mi sembra un po il volto di Sua Eccellenza, senza che terminassi il nome: Mi ha scoperto, mi ha scoperto! Non ho fatto bugie, perch come vescovo ho tutti i segreti qua dentro, con un gesto mise la mano sul petto per confermare. Chi poteva immaginare una tale presenza? Sera tolto perfino lanello pastorale e il cordone attorno al cappello, quindi senza insegne. La priora con un suono di campanello chiam anzitutto le altre consorelle camerinesi e tutta la comunit si trov riunita davanti alla grata. Fu una vera esplosione di gioia per tutti. Dopo trascorso alcun tempo, part alla volta di Camerino 130.

I laici
Azione Cattolica - Fuci - Scout ons. arcivescovo indice la tre giorni diocesana tradizionale per il clero nei mesi estivi su LAzione cattolica. La tre giorni si svolge nei giorni 6,7 e 8 agosto 1968 nel palazzo arcivescovile. Come maestro chiama mons. Agostino Ferrari Toniolo, ausiliare del vescovo di Perugia e gi assistente nazionale della F.U.C.I. Come suo solito, annuncia pi volte e per tempo liniziativa sul Bollettino della diocesi e LAppennino camerte e infine il 20 luglio rinnova linvito raccomandando una pi larga partecipazione, specialmente del clero delle due diocesi e assicura con la solita bonomia:
Nessuna preghiera stavolta per i fratelli assenti colpevoli; proprio non se lo meritano 131.

Poi per la prima volta allarga linvito ai soci dellAzione cattolica e anche ai laici a vario titolo impegnati nella pastorale parrocchiale. Nellinvito dice che ogni giornata ha un tema che si annuncia il mattino e conclude la sera; e pertanto necessaria la presenza nellintera giornata fino alla gioia della concelebrazione finale. Veramente risulta unassemblea multiforme per la numerosa partecipazione di sacerdoti e laici e una tre giorni fino allora
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mai cos articolata e densa. Magistrali e significative le tre lezioni di mons. Ferrari Toniolo, il quale sa trarre da principi fondamentali soluzioni conciliari modernissime. E fa scoprire gioiosa la vitalit dellAzione cattolica al di l di ogni crisi e al di fuori di forme superate. La partecipazione dei presenti al confronto e al dibattito, date le difficolt in cui lassociazione si trova e il desiderio di rinnovamento di cui si in cerca numerosa e costante. Mons. arcivescovo segue con interesse il lungo, animato dibattito, ma di fronte anche a tante disquisizioni teoriche, rivolge un benevolo richiamo alla realt inserendo nel suo discorso finale il noto adagio Dum Romae consulitur. Ricorder pi volte lintervento di mons. Mos Malpiedi:
Oggi ha detto la festa del santo curato dArs (4 agosto). La sua azione pastorale cominciava la mattina alle quattro, quando facendosi strada con una lucernetta ad olio, usciva di casa e andava in chiesa a pregare e a mettersi a disposizione dei fedeli. Era questo il suo segreto: vita interiore e dedizione totale. Se tornasse oggi, forse scenderebbe agitando una torcia elettrica. Ma la sua strada sarebbe quella.

La tre giorni porta un significativo approfondimento nella coscienza dei partecipanti di essere popolo in cammino sotto la guida dello Spirito nella carit e unansia di concreto impegno missionario nella vita e nella attivit parrocchiale: lansia pu svilupparsi solo da una maggiore e approfondita conoscenza della Parola di Dio. Dalla tre giorni prende avvio una seria riorganizzazione dellAzione cattolica diocesana, sollecitata da un magistrale, articolato discorso del prof. Pier Luigi Falaschi sulla reale natura ecclesiale dellAzione cattolica e su un preciso programma di attivit. Larcivescovo pi volte, soprattutto in occasione delle visite pastorali nelle parrocchie, torna ad esortare parroci e laici perch si impegnino in Azione cattolica 132. Parallelamente allAzione Cattolica presente nella pastorale universitaria della citt di Camerino la FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), che gi negli anni quaranta e cinquanta aveva avuto risonanza anche a livello nazionale con il presidente dott. Osvaldo Massi e lAssistente ecclesiastico mons. Ferruccio Loreti. Mons. Frattegiani, gi presente attivamente tra gli studenti dellUniversit per stranieri di Perugia, segue attentamente la Fuci di Camerino, molto attiva negli organismi studenteschi delluniversit cittadina ed anche in ambito regionale e nazionale. La Fuci camerte partecipa numerosa al convegno universitario di Terracina ed chiamata ad organizzare il convegno regiona130

le marchigiano di Ancona e quello interregionale, ancor pi importante, di Sassari. Ed sempre impegnata nelle note Settimane universitarie nazionali di Camaldoli.

Con le coccinelle del gruppo scout di Camerino a un campeggio a Valsantangelo di Pieve Torina

N dimentica nel suo magistero pastorale la benemerita Associazione scout, che anzi incoraggia e apprezza per limpegno nella formazione umana e cristiana svolta in particolare ai lupetti e alle coccinelle, visitandoli nei vari convegni estivi.

A un campeggio scout

Casa della giovent Papa Giovanni Mons. Giuseppe DAvack per sopperire alle ingenti spese affrontate per la costruzione del nuovo seminario, dopo essersi privato di sue propriet familiari, aveva venduto lantico palazzo Giori (ribattezzato Toniolo dalle associazioni che lavevano occupato), per molti decenni sede delle attivit dei giovani cattolici di Camerino o dimoranti in citt per ragioni di studio (vi aveva avuto sede anche la F.U.C.I., che gestiva anche una mensa per universitari). Per porre rimedio alla alienazione, mons. DAvack aveva destinato alle associazioni parte dei locali inutilizzati del palazzo arcivescovile. Mons. Frattegiani giudica subito inidonei quei locali e decide di ristrutturare le ex aule del seminario di via Bongiovanni site a piano terra. Lancia allora come per altre iniziative una campagna attraverso LAppennino camerte, raccogliendo un discreto consenso. Ma liniziativa va in porto solo per la sede e le attivit scout 133, a motivo della resistenza che
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oppongono i parroci della citt, intenzionati a trasferire presso le rispettive parrocchie oratori e associazioni. Movimento Emmaus Nella seconda parte del 1965 mons. Renzo Rossi, assistente della giovent maschile di Azione cattolica della parrocchia della cattedrale, con un gruppo di giovani, ispirandosi allattivit dellabb Pierre, d inizio a Camerino alloperazione Emmaus: in pratica una raccolta di cartastraccia, stracci, oggetti e mobili scartati dalle famiglie da rivendere per destinarne il ricavato alle necessit delle persone povere e in difficolt. Mons. Frattegiani segue con interesse e benedice questo generoso impegno di giovani e mette a loro disposizione un locale al piano terra del palazzo arcivescovile. Al movimento aderiscono in seguito anche persone adulte e pensionati; il materiale raccolto aumenta sempre di pi, tanto che il locale non pi sufficiente a contenerlo e non c spazio sufficiente per poterlo lavorare. Allora mons. arcivescovo destina per questa attivit alcuni locali lasciati libera dallufficio amministrativo diocesano: si tratta di scantinati, che per consentono laccesso a unampia sala, gi palestra del seminario diocesano. Sotto la direzione di don Renzo Rossi, con limpegno di volontari del movimento, e soprattutto con il lavoro generoso di Fulvio Sparvoli e Serafino Gentili, in poco tempo questi ambienti vengono resi agibili e adatti sia al contenimento del materiale che al relativo lavoro. Mons. Frattegiani per meglio indirizzare i fedeli della diocesi al dovere della carit verso i bisognosi (argomento costante delle sue lettere pastorali) e sostenere lentusiasmo dei giovani nel loro impegno, invita colui che le cronache del tempo definiscono il vagabondo della carit, e lamico dei lebbrosi, Raoul Follereau, che giunge a Camerino il 12 marzo 1969. In un teatro Marchetti stracolmo, presentato da dott. Luciano Claudi, Raoul Follereau inizia raccontando come venne a conoscenza della lebbra e del problema dei lebbrosi e termina dicendo: Dite a voi stessi che la pi grande disgrazia che vi possa capitare di non essere utili a nessuno, di vivere una vita che non serve a niente. Il discorso narrativo, colorito e incisivo appassiona luditorio, che commosso ed entusiasta applaude calorosamente e a lungo. Cos mons. Frattegiani conclude lincontro: Chiedo solo la grazia da parte vostra di poter baciare a vostro nome, per voi, la mano di questo caro amico dei lebbrosi. Quando poi il discorso di Raoul Follereau viene pubblicato, ecco il commento di mons. Frattegiani:
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Al teatro F. Marchetti in un incontro della cittadinanza con Raoul Follerau. In piedi il prof. Luciano Claudi

Siamo grati ai giovani del movimento Emmaus che hanno dato a Camerino lambitissimo onore e la gioia di ospitare Raoul Follereau. stata una voce profetica che ci ha richiamati rudemente alla realt della nostra vocazione cristiana; ci ha infatti ricordato che sarebbe illusione - se non addirittura tradimento - pretendere di elevarsi a Dio senza passare per la via crucis del prossimo povero e sofferente. Solo partecipando con amore operoso alle sofferenze del prossimo, alle sue angosce e ai suoi problemi, noi siamo in grado di compiere quanto da parte nostra manca alla passione del Signore e quindi alla salvezza del mondo. Che la parola di Dio cos efficacemente tradotta dalla parola e dalla vita di Follereau, continui a ispirare lopera dei nostri cari giovani e di tutti coloro che tra noi non possono non sentirsi e non dirsi cristiani. A Follereau, nella circostanza, furono consegnate, raccolte precedentemente dai fedeli della diocesi, 2.100.000 lire per il lebbrosario di Grajau e da parte sua loperazione Emmaus aggiunse lire 901.800 134.

LUnitalsi Mons. arcivescovo segue con molto interesse lUnitalsi diocesana, e in pi occasioni raggiunge Lourdes e Loreto col treno malati. Per designazione dellUnitalsi regionale chiamato anche a presiedere il pellegrinaggio regionale: Il cuore dei camerinesi - afferma mons. Luigi Paoletti, allora assistente diocesano - deve gioire nel sapere che il padre delle nostre anime accompagner i figli allincontro con la Madre nella terra da lei prediletta. I suoi interventi I segni di Lourdes sono pubblicati dalla presidenza nazionale. Ecco un intervento pronunciato prima del pellegrinaggio del 2026 agosto del 1968:
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Cari pellegrini, lanno scorso vi dissi che il nostro pellegrinaggio era un segno, azione sacramentale della Chiesa incamminata verso la casa del Padre. La differenza tra le due parole (segno e sacramento) non trascurabile: in pratica il nostro pellegrinaggio un sacramento in quanto non un segno qualunque, ma un segno che realizza in qualche modo quello che vuole significare. Difatti ogni comunit cristiana guidata dal suo vescovo con la collaborazione dei fratelli sacerdoti, soprattutto se per mezzo della Vergine santissima si incentra sulleucarestia, attua e incarna la realt umana e divina della Chiesa. Noi quindi non rappresentiamo la Chiesa, ma siamo Chiesa pellegrinante. Ges-eucarestia al centro del nostro convoglio, circondato dalla nostra povera fede e dal nostro povero amore lautentico Mos che ci guida per le asperit del deserto (i nostri cari malati ne sottolineano il valore di croce). Lourdes sar come unoasi meravigliosa dove la carovana sosta per riprendere lena. Con Ges e con Maria ci rimetteremo in cammino e impareremo a sentire e a provare al mondo che noi non siamo soli. Cos sia con noi la grazia del Signore Ges Cristo, lamore di Dio e la comunione dello Spirito Santo (2 Cor 13,13). Oggi e sempre. Amen 135.

Acli, San Vincenzo de Paoli, Cif, Avulss e movimenti ecclesiali Mons. Arcivescovo segue con grande interesse e partecipa vivacemente ai vari incontri dellassociazione Acli in modo particolare nel momento di crisi degli anni 70 dellassociazione nella confermata sede nel palazzo Toniolo. Come sempre incoraggia ed aiuta anche personalmente con propri contributi la benemerita associazione San Vincenzo de Paoli. Sollecita la nascita a Camerino del C.I.F. (Centro italiano femminile), invitando linsegnante Lucia Riccioni Romaldi ad impegnarsi per costituirla e successivamente quella dellAvulss, mettendo a disposizione delle due associazioni la sede al piano terra del palazzo arcivescovile. Contemporaneamente si mostra non solo disponibile, ma sinceramente favorevole ai vari movimenti ecclesiali che cos iniziano a vivere e operare in diocesi. Favorisce in particolare il movimento dei focolarini di Chiara Lubich, quello dellOasi di padre Virginio Rotondi, Comunione e liberazione di mons. Luigi Giussani, i Cursillos di cristianit di Eduardo Bonin, i catecumenali di Kiko Arguello, il Rinnovamento nello spirito di Ralph Mastin e il Movimento giovanile dei francescani (Cifra). Questi gruppi, i cui aderenti spesso provengono dallAzione cattolica, arricchiscono con la loro presenza la vita parrocchiale, inserendosi nei consigli pastorali e nelle attivit di apostolato. Gli aderenti a Comunione e liberazione operano
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Con il gruppo camerinese di Comunione e liberazione

con molta efficacia a livello universitario, facendo sentire la voce di una presenza cristiana. Negli incontri con i vari movimenti mons. Frattegiani ripete spesso: Amate gli altri movimenti come il vostro. Nel rinnovamento dei locali della curia arcivescovile mons. Frattegiani destina ai vari movimenti una degna sede. Iniziative per i giovani Mons. arcivescovo ripropone a Camerino uniniziativa gi da lui sperimentata a Perugia: vara settimane di formazione per la giovent che, iterate negli anni, hanno molto successo e risonanza in citt e in diocesi. I temi sono suggestivi: il primo Di fronte al domani, alla vita, allamore. Introduce larcivescovo con la proposta: A centocinquanta metri stop e termina con la messa in cattedrale con A Bethfage semaforo verde. Come maestri sono chiamati grandi oratori. Lintervento di p. Virginio Rotondi ascoltato e applaudito da oltre trecento ragazzi, che il grande salone dellepiscopio non riesce a contenere: molti sostano nellampio corridoio adiacente e nelle scale dellepiscopio. Altro intervento dellarcivescovo
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molto seguito e approfondito quello su Libero amore o amore libero?. Altre iniziative per la giovent sono i corsi di cultura mensili tenuti dai professori della Universit pontificia Gregoriana: p. Grasso, p. Magnani, p. Gentiloni... Mons. arcivescovo incoraggia i laici allo studio della teologia.
Saluto con gioia liniziativa di un corso di teologia per laici (naturalmente non vietato ai sacerdoti). Il pericolo pi grave per la vita e la pratica religiosa di molti cristiani di oggi non il moltiplicarsi di voci discordi e anche avverse alla fede (non per nulla la pur feconda stagione di santi fu il periodo delle persecuzioni dei primi tre secoli). Il pericolo pi grave il vuoto di solida cultura religiosa e, in conseguenza, la mancanza o la penuria di evangelizzatori e catechisti. Lambizione unica della scuola di teologia proprio quella di formare catechisti capaci e anche diplomati. Il Signore benedica liniziativa come io umilmente nel suo nome la benedico 136.

Scuole di teologia per laici sono istituite, oltre che a Camerino, in altre vicarie. Sempre con pi forza larcivescovo chiede unampia partecipazione attiva dei laici alla vita della Chiesa locale fino a farne un impegno preciso della sua attivit pastorale. Cos infatti scrive nel programma di attivit per il quinquennio 1976-1980:
Larcivescovo ai confratelli. Il titolo, tutto proteso al futuro, suppone evidentemente una clausola che non dovrebbe essere la consueta formula prammatica, ma una chiara professione di fede: a Dio piacendo. Tutto infatti legato alla mia vita, per la quale mi guarderei bene dal tracciare bilanci preventivi; se io cadessi consentitemi il verbo militare per chi muore combattendo chiaro che tutto ricomincia da capo: hesterni sumus, come dice Giobbe 8,9; la Chiesa di Camerino invece abbiamo ormai buoni motivi di crederlo continua il suo combattimento per lEvangelo fino al ritorno del Signore. Il quinquennio che abbiamo dinanzi suggerisce subito una meta da mettere, o meglio da rimettere, in programma gi solo per il fatto che questa mia lettera non ha avuto il coraggio di rivolgersi anche ai laici. La meta questa: che come siamo riusciti in maniera abbastanza soddisfacente per la tre giorni destate degli ultimi quattro anni, i nostri laici siano inseriti in maniera pi vitale nel contesto della nostra Chiesa, che anche la loro Chiesa. Dai consigli parrocchiali, ai consigli vicariali e zonali, al consiglio pastorale diocesano, i laici hanno il diritto di dire la loro parola e portare il loro contributo; meglio di noi potranno, oltretutto, aiutare il popolo di Dio a comprendere le difficolt in cui ogni giorno in pi verremo a trovarci dal punto di vista pastorale; il fatto che, nonostante queste
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difficolt, non ci siamo astenuti dallinviare manodopera sacerdotale (mi si passi la parola) l dove pi si manifestava il bisogno (uffici e parrocchie di Roma, servizio pastorale nellesercito; paesi del Terzo mondo) non pu non essere daiuto quando sia compreso dai laici ad approfondire e prendere vivamente a cuore il problema delle vocazioni in dimensione cattolica e missionaria 137.

Con i diocesani lontani Uniniziativa portata avanti in passato da mons. DAvack e da mons. Loreti viene poi assunta da mons. Frattegiani: gli incontri annuali con i cosiddetti diocesani lontani di Roma e Milano. Con mons. Frattegiani questi incontri sono estesi ai diocesani dimoranti nelle citt vicine ai due centri maggiori. In questi incontri si rafforzano i vincoli, si trasmettono informazioni sulle realt diocesane, si affrontano problemi pastorali, si elaborano iniziative per coloro che rientreranno in diocesi durante i mesi estivi. Il tutto si conclude con una solenne liturgia con larga partecipazione al sacramento della penitenza. In questi incontri matura lesigenza di organizzare momenti di incontri di preghiere e di celebrare feste patronali fruttuose per i fedeli. A poco, a poco si uniscono al vescovo i sindaci e i rappresentanti delle pi significative istituzioni, e in primo luogo il rettore dellUniversit di Camerino. Da questi appuntamenti scaturisce la necessit di una migliore organizzazione dun incontro annuale anche a Camerino, dove verranno affrontati i vari problemi della citt. Con i fiuminatesi del Lussemburgo Lincontro, voluto e organizzato dai parroci di Fiuminata, si svolge il 7-8 maggio 1977. Larcivescovo, dopo un lungo viaggio in macchina e una sosta in Svizzera per incontrare il sacerdote don Elvio Sforza l impegnato per la cura di emigranti italiani, giunge alla sera a Differdange, accolto calorosamente avanti la chiesa parrocchiale, dove appena si conclusa la messa vespertina. Una bambina, dopo un breve discorso di benvenuto di un emigrante, offre allarcivescovo un bel mazzo di rose. Questi, entrato in chiesa, lo depone davanti allimmagine della Madonna e rivolge un saluto in lingua tedesca. Il parroco lo raggiunge per avvertirlo che a Differdange si parla francese. Senza scomporsi si scusa e prosegue in lingua francese e cos riceve un lungo caloroso applauso di simpatia. Il mattino seguente larcivescovo celebra la solenne messa nella grande chiesa, gremita di oltre
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duecento fiuminatesi, di emigranti di altre nazioni e di cattolici di Differdange. Al termine giunge anche larcivescovo del Granducato di Lussemburgo, che si congratula e ringrazia il presule camerte per lamore che porta ai diocesani lontani. Nel pranzo sociale che segue larcivescovo, come suo solito, fraternizza con tutti e si unisce a loro cantando canzoni italiane, con grande entusiasmo e soddisfazione dei presenti. Al termine un emigrante di Castello di Fiuminata si avvicina al parroco don Egidio De Luca dicendosi meravigliato di come un vescovo cos umano e simpatico approfitti dello Stato italiano riscuotendo In Lussemburgo con Mario Pesoni, congrue per parrocchie inesistenti. E gli mostra originario di Fiuminata il settimanale Vie nuove del partito comunista italiano, che il mattino stato distribuito alle famiglie italiane. Don Egidio legge larticolo e tra le parrocchie inesistenti scorge inserita anche quella di S. Cassiano di Fiuminata. Lemigrante rimane interdetto: conosce molto bene quella realt e il lavoro pastorale che vi svolge don Luigi Bernabei, presente allincontro insieme a don Egidio De Luca, don Rodolfo Antolini, don Mario Cardona e il Vicario generale della diocesi. La notizia delle falsit scritte sul settimanale Vie nuove si diffonde rapidamente e in coro i presenti si rivolgono allarcivescovo per manifestare la loro solidariet. Al ritorno a Camerino giunge allarcivescovo la seguente lettera:
Vengo a nome di tutti i fiuminatesi emigrati a Differdange, per ringraziarvi tanto della vostra gentile visita che servita come una grande aratura in un campo molto lontano pieno di erbacce, dimenticato da tutti da oltre 70 anni. La vostra cordialit, la vostra parola, il vostro strapazzo di un cos lungo viaggio servir come seme per questo campo ripulito. La vostra presenza in mezzo a noi poveri emigranti ha riacceso una fiaccola di speranza in noi tutti. Mario Pesoni 138.
A pranzo con i fiuminatesi di Lussemburgo 138

La Chiesa locale come istituzione


Prima visita pastorale
egli anni 1965-1968 mons. Frattegiani compie la prima visita pastorale a tutte le 174 parrocchie dellarcidiocesi, senza attenersi a un calendario preordinato, ma seguendo richieste e opportunit. Di ogni visita, oltre ai regolari verbali redatti dai convisitatori, lo stesso arcivescovo a esporre puntualmente su LAppennino camerte lo svolgimento, le impressioni e le conclusioni. Cos racconta la visita di alcune piccole parrocchie dellallora vicaria di Casavecchia, dove vicino alla chiesa della minuscola frazione di Pomarolo vive soltanto una vecchietta. Larcivescovo le chiede perch non va a vivere con i familiari, dato che pericoloso vivere sola, lontana da tutti. Non hai paura?. La signora anziana lo guarda sorridendo e risponde: Ma io sotto il letto ho lo schioppo!. Annota larcivescovo nella sua relazione: Pomarolo, donna con schioppo. Le visite sono molto accurate e tali da consentire al presule una conoscenza perfetta dellarcidiocesi. I fedeli esultano per lamabilit del pastore. Eppure non mancano benevoli richiami ai vicari foranei che hanno fatto mancare laiuto ai confratelli in occasione delle visite pastorali:
Alcuni casi di preparazione insufficiente (non escluso il doveroso rispetto esteriore di freschezza e di nitore, che ricordi almeno la cura che le nostre massaie mettono per la preparazione della benedizione pasquale e che d il senso gioioso e sacramentale della sancta novitas) hanno dato allarcivescovo la netta sensazione dellassenza morale del vicario foraneo.

Nel febbraio del 1969 conclude la visita di tutte le parrocchie 139. Una testimonianza dal resoconto de LAppennino camerte sulle piccole parrocchie di Statte, Pozzuolo e Letegge.
Quando mons. arcivescovo giungeva nella frazione di Statte, una piccola folla guidata da don Albino Cardarelli lo accompagnava nella chiesa parrocchiale di S. Stefano. Tutti i fedeli partecipavano alla messa e ascoltavano la parola dellarcivescovo, che metteva in rilievo la dignit regale del cristiano e limportanza della messa domenicale: decidere sullurgenza del lavoro in giorno di festa in alcuni periodi dellanno non spetta tanto al sacerdote, quanto alla coscienza responsabile di ogni singolo fedele. Del resto aggiungeva larcivescovo: Chi non desidererebbe riposarsi la domenica? Ma per quanto riguarda la santa messa il cristiano
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deve considerarla al di sopra e prima di ogni altra preoccupazione perch d il tono soprannaturale a una settimana di attivit; altrimenti sarebbe come rubare a Dio, a s stessi, a tutta la famiglia umana, quanto di pi prezioso luomo pu avere per esercitare la fede e la carit. Al termine larcivescovo lodava lappropriatezza con cui erano eseguiti i canti, soprattutto per il saggio alternarsi alle voci tra la piccola schola e lassemblea. Quindi guidava la processione al cimitero affrontando... il proverbiale vento di Statte che si era messo a soffiare con violenza. Erano ad attenderlo i fedeli delle altre due parrocchie che avevano gradito moltissimo il delicato pensiero. Al ricordo dei caduti trucidati a Capolapiaggia si levata la preghiera per la pace e la lettura del Vangelo ha ravvivato la fede in Cristo resurrezione e vita di ogni cristiano. Si proseguiva poi a piedi per Pozzuolo, ammirando dallalto la valle e il santuario di Pielapiaggia. Al suono festoso delle campane la popolazione e soprattutto i bambini si stringevano attorno allarcivescovo e mentre egli rinnovava lesortazione alla santificazione della festa tutti i fedeli si accostavano alla s. comunione. A mezzogiorno larcivescovo entrava nella chiesa di Letegge gremita di tutta la popolazione che si era preparata a questo incontro come a una di quelle circostanze destinate ad essere ricordate a lungo. Fin dalla sera precedente i fedeli si erano raccolti insieme e avevano pregato per il vescovo. Quando al momento della comunione si sono visti vuotare i banchi e accostarsi tutti allaltare si potuto osservare come la gente aveva inteso questa visita; la gioia che traspariva dagli occhi di tutti faceva capire che mons. Frattegiani non comunicava soltanto la carica di una grande simpatia umana, ma donava qualcosa di soprannaturale che solo il vescovo pu portare. Larcivescovo si accorto di ci e ha mostrato la sua soddisfazione per latmosfera di festa data a questo incontro: si compiaciuto per la devozione attenta con cui i fedeli hanno accompagnato la liturgia e ha osservato come tutti (compresi gli uomini) hanno dialogato e cantato e si sono accostati nella totalit alla comunione. Al termine della messa si sono raccolti intorno a mons. arcivescovo, oltre al parroco don Albino Cardarelli, don Natale Cucculelli, don Ludovico Ludovichetti e p. Gregorio guardiano del convento di Renacavata che spesso si prestavano aiuto reciproco nellattivit pastorale della zona. Con piacere si visto mons. Marucci affiancare cos don Ivo Gentili nellufficio di convisitatore. Simpatici e vivaci sono stati gli interventi dei bambini nellincontro pomeridiano con il vescovo, mentre la popolazione si stringeva ancora attorno a lui per ricevere la benedizione e per salutarlo. Mons. arcivescovo si confondeva tra la gente e lasciava negli occhi di tutti il ricordo di un incontro gioioso 140. Con don Albino Cardarelli
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Listituzione del consiglio presbiterale


urante la visita pastorale mons. Frattegiani sente la necessit di un piano di riforme per la struttura della diocesi e come aveva scritto nella lettera Ecce venio, stabilisce di realizzarlo con lapporto di sacerdoti e laici. Gi nella prima settimana di studio sulle costituzioni e decreti del Concilio a Rocca di Papa, chiede ai partecipanti di studiare la composizione di un consiglio presbiterale diocesano e di eleggere uno di loro come componente del consiglio venturo. Cos nel 1966 viene eletto ad experimentum il consiglio presbiterale secondo quanto stabilito dalla Ecclesiae sanctae in applicazione dei decreti Christus Dominus e Presbiterorum ordinis. Il consiglio composto da cinque membri di diritto e undici eletti dai sacerdoti, pi leletto dai partecipanti di Rocca di Papa. E nel 1968 dopo due anni di studio viene insediato il definitivo consiglio presbiterale diocesano 141.
amministratore apostolico di

Sanseverino Marche

on decreto concistoriale del 7 gennaio 1967 mons. Frattegiani viene nominato amministratore apostolico della diocesi di Sanseverino Marche, resa vacante per la rinuncia del vescovo mons. Ferdinando Longinotti. Egli proprio in quei giorni in partenza per un pellegrinaggio in la Terra Santa. Scrive allora una lettera in cui considera unitariamente i sacerdoti e i fedeli delle due diocesi a lui affidate, rivelando il suo modo paterno di governo, cos ricco di considerazione e damore per tutti i figli, sacerdoti e fedeli.

La piazza del Popolo a Sanseverino Marche 141

Ai fratelli sacerdoti e ai fedeli tutti di Camerino e Sanseverino Marche, in questa vigilia della mia partenza per la Terra Santa, in cui per venerato incarico del S. Padre assumo lamministrazione apostolica di Sanseverino. Presentando al rev.mo capitolo di quella chiesa cattedrale il decreto concistoriale non mi parso giusto dividervi nel saluto, dal momento che il Signore vi ha congiunti nel mio cuore. Mi piace riferirvi quello che ho scritto ieri allem.za cardinale Confalonieri, prefetto della sacra congregazione concistoriale, appena ricevuta la notizia ufficiale. Espressa la mia accettazione, proseguivo confidenzialmente: Mi consenta di dirle una cosa curiosa e a me tanto gradita. Il 14 gennaio si celebra a Camerino la festa della Vergine Santissima sotto il titolo di S. Maria in Via, festa assai solenne, ma che ovviamente non conoscevo, fino a tre anni fa. Ebbene la designazione a Camerino mi fu portata dal mio arcivescovo la mattina del 14 gennaio 1964 nellora che a Camerino si teneva il solenne pontificale. Ricordo che aprendo la Bibbia trovai le parole del salmo: Affida al Signore la tua via e spera in Lui e Lui far... La lettera di Vostra Eminenza partita da Roma il 14 gennaio. Decisamente S. Maria in via ... sulla mia strada. Ho quindi scherzato su certi pronostici che si dicevano nella scorsa settimana di mie probabili promozioni e quindi ho concluso: ora mi pare che la Madonna mi dice di stare saldo a Camerino, di lavorare di pi (perch non siamo pi soli). Ringrazio il Signore e ringrazio il Santo Padre, pregando V.E. di rendersi interprete dei miei sentimenti di devozione. Dopo domani porter in Terra Santa le due diocesi racchiuse nel mio cuore e sigillate nel nome di S. Maria in Via. Credo di non dover aggiungere molto a questa citazione. In osculo sancto saluto i nuovi fratelli e figli nel Signore, anche a nome dei camerinesi tutti. Credo che non ci sar molto difficile volerci veramente bene e lavorare in armonia per il bene di ambedue le Chiese pellegrine insieme da secoli verso la casa del Padre, saldate come sono nel vincolo dellunica fede e allunico Signore Ges, comunicanti nellamore per il comune dono dello Spirito Santo vegliate dallo sguardo materno di Maria. Al venerato mons. Ferdinando Longinotti con la testimonianza affettuosa dellattaccamento perenne dei suoi figli sanseverinati e con la considerazione riverente e devota del clero camerte, desidero che giunga lassicurazione del mio impegno, nutrito di filiale devozione e amore a seguirne in umilt e fiducia le tracce di un cammino luminoso di apostolo, di padre e di pastore. Camerinesi e sanseverinati, a Nazareth, a Betlemme, a Gerusalemme vi sentir particolarmente vicini a chiedere la grazia di una particolare benedizione sul nostro comune cammino. Arrivederci a presto se il Signore vorr. Intanto nel suo nome santo vi saluto 142.

Le diocesi di Camerino e Sanseverino, gi unite fino al 1586, apprendono con esultanza la notizia che premia lo zelo pastorale di mons. Frattegiani e la fede cristiana di Sanseverino.
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Istituzione del consiglio pastorale e nuovi vicariati


el 1969 viene costituito il consiglio pastorale diocesano che presto, al pari di quello presbiterale, diverr interdiocesano. Lintelligenza e la sensibilit di mons. Frattegiani rendono possibile e proficuo che fin dal primo momento della sua amministrazione apostolica di Sanseverino le due diocesi svolgano in sintonia il lavoro pastorale. I consiglieri saranno eletti in seguito tra i membri dei vari consigli vicariali e pastorali. La diminuzione impressionante della popolazione, soprattutto nella zona montana, induce a ridurre il numero dei vicariati della diocesi di Camerino da 19 a 12. Dopo aver sentito il consiglio presbiterale, larcivescovo sopprime i vicariati di Rocchetta, Murazzano, Casavecchia, S. Maroto, Serrapetrona, Pievefavera, Esanatoglia. Rimangono i seguenti vicariati: 1. urbano (le parrocchie del comune di Camerino); 2. di Serrasanquirico (le parrocchie dei comuni di Serrasanquirico, Mergo, Genga, Sassoferrato, Arcevia); 3. di Apiro (le parrocchie dei comuni di Apiro e Cingoli); 4. di Castelraimondo (le parrocchie dei comuni di Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole); 5. di Pioraco (le parrocchie dei comuni di Pioraco, Fiuminata, Sefro); 6. di Serravalle di Chienti (le parrocchie dei comuni di Serravalle di Chienti, Muccia); 7. di Fiastra (le parrocchie dei comuni di Fiastra, Acquacanina, Bolognola); 8. di Pieve Torina (le parrocchie dei comuni di Pieve Torina, Montecavallo); 9. di Pievebovigliana (le parrocchie dei comuni di Pievebovigliana, Fiordimonte); 10. di Caldarola (le parrocchie dei comuni di Caldarola, Serrapetrona, Camporotondo, Cessapalombo, Belforte); 11. di Sanginesio (le parrocchie dei comuni di Sanginesio, Ripe Sanginesio, Gualdo); 12. di Sarnano (le parrocchie del comune di Sarnano). Contemporaneamente le vicarie sono raggruppate in cinque zone pastorali: 1. zona urbana (vicariato urbano); 2. zona sud-ovest (vicarie di Serravalle di Chienti, Pieve Torina, Pievebovigliana, Fiastra); 3. zona sud-est (vicarie di Sanginesio, Sarnano, Caldarola); 4. zona nord (vicarie di Apiro, Serrasanquirico); 5. zona centro (vicarie di Castelraimondo, Pioraco) . A seguito di questa riforma strutturale il vescovo istituisce i mercoled di formazione sacerdotale secondo un preciso calendario per le varie zone. Maestro il prof. Tommaso Federici. Convegni di zona: disposizioni dellarcivescovo
Il tema dei convegni sar duplice e i vicari faranno bene e designare due relatori per avviare la conversazione sui due punti: applicazione pastorale dellenciclica Humanae vitae e proposte concrete per una programmazione
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pastorale interdiocesana, diocesana e di zona (distribuzione del clero, rapporto tra viciniori, collaborazione zonale, assunzioni di impegni interdiocesani, avvio per un piano delle case canoniche raggruppate nei centri). Per la preparazione della seconda relazione (desiderabile collaborazione per ambedue) per non cadere nellastratto si tenga presente lenorme difficolt che attualmente si frappone alla riunione giuridica delle parrocchie (per fare un esempio, altrove possibile nei centri, trasferendone alcune in abitati che si stanno formando alla periferia o in nuove zone industriali: quid ad nos? In teoria ci si potrebbe ridurre a sessanta parrocchie per Camerino e a un massimo di trenta per Sanseverino. auspicabile che un nuovo ordinamento delle contribuzioni pubbliche finisca per consentirlo. Ma per ora?... sar segretario dei convegni don Giuseppe Tozzi. Le conclusioni saranno poi esaminate dal consiglio presbiterale interdiocesano.

E continua:
Il bollettino ufficiale in corso di pubblicazione parler dellenciclica Humanae vitae e della notificazione CEI I convegni del secondo bimestre saranno dedicati allo studio dellenciclica. Sarebbe bene prepararli fin dora sia informandosi almeno sommariamente della valanga di reazioni di ogni tipo che il documento pontificio ha suscitato (diffidare per dei quotidiani e dei rotocalchi) e sia consultando persone serie e preparate del mondo laico. Larcivescovo vorrebbe concludere lo studio comune con una lettera sullargomento, lettera che pi che la solita pastorale potrebbe essere un messaggio pasquale (non necessario ricordare che non c Pasqua senza venerd santo e che questo pensiero basilare dovr orientare il nostro studio) 144.

Nei convegni di zona, secondo le indicazioni dellarcivescovo, si comincia a studiare la realt delle piccolissime parrocchie e non essendo possibile suggerire la loro soppressione, perch legate alla congrua, la commissione consiglia e propone laggregazione di carattere pastorale in funzione dei comuni di appartenenza. Di fatto, pastoralmente parlando, per i comuni di non eccessiva grandezza territoriale si prevede una sola parrocchia, con compiti divisi tra i vari parroci e una sola programmazione a livello zona.

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Nomina del vicario pastorale e riforma della curia


ellottobre del 1970 mons. arcivescovo chiede a tutti i sacerdoti diocesani che in via riservata gli indichino un confratello per lufficio di vicario pastorale diocesano. Terminato lo spoglio delle indicazioni giunte, mons. Frattegiani con decreto del 7 dicembre 1970 nomina il vicario pastorale con la mansione di collaboratore ordinario del vescovo nel suo ufficio di pastore della Chiesa locale. Subito dopo la nomina, il nuovo vicario mandato dal vescovo a far parte della commissione della CEI costituita per la ristrutturazione della curia diocesana secondo la costituzione conciliare Christus Dominus che al n. 27 recita: La curia diocesana sia ordinata in modo tale da diventare un mezzo idoneo non solo per lamministrazione della diocesi, ma anche per lesercizio dellapostolato. Sulla scorta delle proposte conclusive della commissione anche in diocesi si elabora un documento che, sottoposto al consiglio presbiterale e da questo approvato, il vescovo fa proprio con decreto del 6 marzo 1971. Partendo dal triplice ufficio del vescovo, profetico, sacerdotale, regale, la curia si articola in tre uffici: 1. ufficio per la evangelizzazione, che comprende: catechesi, missioni, ecumenismo, comunicazioni sociali; 2. ufficio per il culto che comprende: liturgia, clero, religiosi, arte sacra; 3. ufficio per la vita cristiana che comprende: apostolato dei laici, Caritas, malati, emigranti. Ogni ufficio ha un direttore, e pi commissioni secondo loggetto del lavoro, che studiano, propongono ed eseguono collaborando con il direttore. Lufficio della cancelleria e lufficio amministrativo e statistico continuano ad avere i compiti loro assegnati dal diritto canonico. altres compito dellufficio amministrativo elaborare il bilancio preventivo e consuntivo di tutta la curia, tenendo presente le richieste dei vari uffici e le possibilit reali della diocesi. La struttura della curia concepita nel segno del dialogo, della consultazione del popolo di Dio, nello stile di una corresponsabilit creatrice garantita dalle varie commissioni, che ricevono impulso dai consigli, presbiterale e pastorale, e si muove secondo le direttive del vescovo. Concretamente lo statuto prevede una riunione di tutti i direttori allinizio dellattivit settimanale per la programmazione coordinata dei singoli uffici sotto la direzione del coordinatore di curia e richiede, secondo le esigenze, la presenza dei vicari e - quando possibile - dello stesso vescovo. Il vescovo afferma che non sempre la possibilit di agire risponde ai propri desideri e alla propria volont, tuttavia d sempre molta fiducia ai suoi collaboratori che stimola e lascia agire valutando ed approvando il loro lavoro, esigendo
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lesecuzione dei deliberati dei vari consigli da lui approvati. La curia ha una nuova sede, ricavata nella ex cappella del seminario maggiore di via Bongiovanni e nei locali destinati in precedenza allufficio amministrativo. Ancora per disposizione dellarcivescovo viene assegnato allarchivio storico della diocesi lampio locale gi destinato a teatrino del seminario ed garantita la presenza di un archivista. La ristrutturazione dellarchivio resa possibile grazie anche ad un generoso lascito testamentario di p. Luciano Capacchietti. Mons. Antonio Bittarelli, nellarticolo dedicato ai ventidue anni di episcopio di mons. Frattegiani, scrive:
La curia ampliata, articolata, fornita di ufficiali scelti. Potrebbe guidare una pi grande diocesi. toccata ad essa mettere mano alla riforma delle parrocchie, alla liquidazione dei benefici parrocchiali, a soprintendere alla difficile nuova forma retributiva del clero, a guidare dallalto e dal centro il restauro di centinaia di chiese e in altro settore, a organizzare il consiglio presbiterale e pastorale, la rinnovata forma delle tre giorni, la stessa vitalit della riforma liturgica, la consistenza caritativa in particolare verso il Terzo mondo 145.

Grazie alliniziativa e alla competenza di mons. Giacomo Boccanera, presidente della commissione di arte sacra, gli uffici di curia, avvalendosi dellattivit generosa di mons. Mariano Zampetti, realizzano un censimento, con documentazione fotografica, di tutte le opere delle varie chiese. Sempre mons. Boccanera, col beneplacito attivo di mons. Frattegiani, promuove la costituzione del museo diocesano, per il quale il vescovo mette a disposizione il grande salone e le adiacenti ampie aule dellepiscopio 146.

Nuovo bollettino ecclesiastico


u invito dellarcivescovo e delibera del consiglio presbiterale interdiocesano, la curia trasforma il Bollettino diocesano in una rivista mensile destinata ad accogliere, oltre ai decreti dellordinario e le iniziative e i suggerimenti dei vari uffici di curia, le disposizioni e i decreti relativi alla vita delle diocesi emanati dalla Santa Sede, dalla CEM, dalla CEI. Il Bollettino, inoltre, accetta e pubblica studi di vita pastorale. A proposito del Bollettino ecclesiastico, larcivescovo ricorda il decreto del sinodo diocesano che stabilisce: Nessun sacerdote si ritenga dispensato dallobbligo di abbonarsi agli atti della nostra curia, pubblicati dal Bollettino
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ecclesiastico diocesano, che i parroci hanno il dovere di conservare nellarchivio parrocchiale 147.

La tre giorni diocesana


ons. Frattegiani, giunto vescovo a Camerino, rileva che nei mesi estivi la diocesi organizza gi da molti anni una tre giorni dedicata allaggiornamento dei sacerdoti. Vuole subito, partendo proprio dallanno del suo ingresso in diocesi, farne uno strumento per lanciare il programma pastorale secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II: lo studio della Parola di Dio secondo la costituzione Dei Verbum, lattuazione della riforma liturgica secondo la costituzione Christus Dominus e il rinnovamento della morale secondo lOptatam totius e Gaudium et spes. Per questo chiama eminenti teologi: don Carlo Ghidelli, mons. Carlo Manziana, don Dionigi Tettamanzi e don Giorgio Tansini: 1964 la Sacra Scrittura; 1965 la liturgia; 1966 la teologia morale; 1967 Bibbia, liturgia e catechesi. Negli anni successivi gli argomenti sono Azione cattolica, 1968, con mons. Ferrari Toniolo (per la prima volta sono invitati anche i laici); 1969 il convegno sui nuovi testi catechistici con mons. Maccari e il congresso eucaristico di Ascoli Piceno sulleucarestia e nel 1970 sul tema della morale sociale e coniugale con don Enrico Chiavacci e nel 1971 sulla fraternit sacerdotale con mons. Giuseppe Lo Giudice, presidente dellUnione apostolica. Nel frattempo, con lapporto della nuova curia diocesana, la tre Mons. Carlo Maccari giorni viene trasformata: non pi soltanto incontro di aggiornamento per il clero, ma riunione di studio e programmazione pastorale per sacerdoti e laici impegnati in diocesi, nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali. La tre giorni, trasferita ormai nella sala grande del seminario minore, prevede al mattino le lezioni, intorno al mezzogiorno una solenne concelebrazione del vescovo con tutti i sacerdoti e la partecipazione dei laici. Alla messa segue il pranzo comunitario; il pomeriggio destinato allo studio di gruppi, le cui risultanze saranno discusse nellassemblea plenaria con la conclusione del vescovo. In seguito
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saranno i consigli pastorale e presbiterale ad elaborare direttive, che saranno fatte proprie e poi emanate dal vescovo per lanno pastorale. In complesso i partecipanti oscilleranno tra le due-trecento presenze. Nella nuova impostazione gli argomenti sono stati: 1972, Eucarestia e Chiesa locale, relatore mons. Giuliano Agresti, vescovo di Spoleto; 1973, 1974, 1975, Evangelizzazione e sacramenti, relatore padre Adrien Nocent; 1976, Evangelizzazione e promozione umana, relatore mons. Cesare Pagani, arcivescovo di Perugia; 1977, Evangelizzazione e ministeri, relatore mons. Giovanni Benedetti, vescovo di Foligno; 1978, Evangelizzazione e comunit, relatore mons. Sandro Quadri, vescovo di Terni; 1979, Sacerdozio dei fedeli e ministeriale e vocazioni, relatore card. Michele Pellegrino; 1980, Lamore cristiano, coniugale e la vita di coppia, relatore mons. Ferdinando Lambruschini, arcivescovo di Perugia; 1981, Comunione e comunit, relatore padre Giordano Muraro; 1982, Rinnovamento della catechesi nella comunit cristiana relatori parroci della diocesi; 1983, La parrocchia per levangelizzazione dei lontani, relatore mons. Tarcisio Carboni, vescovo di Macerata; 1984, La liturgia nella comunit ecclesiale, relatore suor Cristina Cruciani; 1985, Liturgia in diocesi a ventanni dal Concilio, inchiesta diocesana, relatrice la prof. Lina Brunelli; 1986, I laici, relatore Marcello Bedeschi, in cattedrale; 1987, presentazione del progetto diocesano per la pastorale liturgica Mistero della fede (mons. Ferdinando Cappelletti); 1988, Carit e rinnovamento delle parrocchie, relatore mons. Giuseppe Chiaretti, vescovo di Montalto e Ripatransone; 1989, La Chiesa locale: uniti verso lumanit del 2000, relatore mons. Antonio Riboldi, vescovo di Acerra 148. A proposito della tre giorni, cos dom Adrien Nocent scrive a mons. arcivescovo:
Avrei voluto ringraziarla per il suo coraggio, inviando qui uno dei suoi sacerdoti che possono fare servizio nella diocesi (don Ferdinando Cappelletti). Ma sono sicuro che questa formazione sar non soltanto per questo sacerdote, ma per tutti voi un aiuto benefico... e spero che altri avranno la stessa vocazione e lo stesso permesso di formarsi. Ma volevo anche dire come sono stato tanto felice durante il convegno di Camerino. Posso dire che la diocesi sia cambiata in un modo spettacolare in quattro anni. Tutto era veramente a punto, ben preparato e latmosfera tanto buona. Posso dire senza nessuna esagerazione che non avevo mai trovato in nessuna diocesi una preparazione cos ben fatta e un lavoro condotto con qualit e seriet da parte di ciascun gruppo. Questo fa piacere in questo momento in cui ciascuno di noi rischia di essere tentato dal pessimismo. Posso dire che
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ho trovato una vera vita nella sua diocesi e un desiderio di conoscere e fare di tutto per sviluppare la vita cristiana. Ho avuto loccasione di dire questo in altri posti e lho fatto senza pensare di mancare alla delicatezza. Questa verit buona a dire. Grazie per il testo stampato. Evidentemente non era un corso e si doveva essere attenti ai diversi livelli degli uditori. Voglio dire anche la mia gioia per aver incontrato una diocesi cos vivente, malgrado le difficolt che sono sempre purtroppo esistite. Esprimo il mio rispettoso ringraziamento per il bene e la gioia che ho potuto ricevere in questi giorni e prego per Lei e per tutta la sua diocesi 149.

Un preciso calendario per la visita pastorale


ons. arcivescovo, dopo aver consultato i consigli presbiterale e pastorale, rende noto il calendario di una nuova visita pastorale che cos si articoler: 1. aspetto vicariale, tutte le parrocchie di una vicaria saranno visitate dal vescovo in un arco di tempo continuato. La visita inizier con una concelebrazione del vescovo con tutti i sacerdoti della vicaria. Al termine della visita ci sar unassemblea dei parroci e dei fedeli impegnati nella pastorale di tutte le parrocchie visitate con il vescovo per uno sguardo complessivo e con le indicazioni che ne derivano. Poi tutto si concluder con una nuova concelebrazione e il saluto dellarcivescovo; 2. aspetto parrocchiale, la visita sar un vero e autentico incontro del vescovo con i fedeli; annuncia la parola di Dio, amministra i sacramenti, ascolta la comunit e i singoli fedeli che lo desiderano. Al centro sar sempre la celebrazione eucaristica, la catechesi ai bambini e agli adulti, il pellegrinaggio al cimitero; 3. aspetto amministrativo, giuridico e statistico: sar compito dei convisitatori che riferiranno allufficio amministrativo e alla cancelleria e infine il tutto sar sottoposto al giudizio dellarcivescovo: quello che poi di fatto emerger in ogni momento della presenza del vescovo nelle comunit parrocchiali sar il carattere ecclesiale e liturgico 150. Prigioniero in Germania - Vangelo a due Un esempio della visita in una piccola parrocchia, con i suoi risvolti. Scrive larcivescovo:
Nella graziosa chiesina di Vari in occasione della visita pastorale, larcivescovo stava spiegando la profezia di Geremia 31 (prima lettura domenica 30) e ha domandato se cera qualcuno che potesse aiutarlo a
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far capire che cosa vuol dire per un deportato, supponiamo in Germania, una parola come questa: Ecco li riconduco dal paese di settentrione Erano partiti nel pianto e li riporter nella consolazione. S alzato un simpatico settantenne e ne nato un commento a due, che riuscito a far stare attenti perfino i bambini. Dopo la messa, nel quadro degli incontri a tu per tu, Ruggero Forti ( il nome dellamico) ha chiesto allarcivescovo se gradiva vedere un suo memoriale di guerra. Risposta naturalmente pi che affermativa. Ecco come ci stato possibile darvene qualche saggio. La partenza per la Germania. Completata la tradotta e chiusi i sportelloni e bollati come se si fusse stati bestie feroci, si parte tutti dritti come fussimo stati travetti di cemento, poich si stava talmente stretti da non poter stare nemmeno un poco seduti; solo un poco rannicchiati sopra le ginocchia a turno. Questa prima tragedia dura quattro giorni e quattro notti senza nemmeno un boccone di pane e un sorso di acqua. Un conforto nel campo. Era domenica, mi sembra il 25 ottobre 1943 poich il calendario si era alquanto imbrogliato. Un cappellano inglese celebra la messa; in queste circostanze di pratiche di fede ti sentivi riaprire il cuore, ma poi tornavi nellabbattimento. L8 dicembre: La festa dellImmacolata. Piansi tutto il giorno invocando mamma mia, pane; i giorni erano lunghi come gli anni, il morale sempre sotto i piedi. Pagine tanto umane sono quelle che descrivono lincontro con donne ebree prigioniere e la buona volont di cancellare dal loro animo un attimo di tristezza. Una morale sulla guerra: il nostro amico si sente i brividi quando persone di governo ne parlano come fosse una battuta di caccia. tanto vero il giudizio che il Forti d del suo scritto interessante: una penna elementare, ma di grande sentimento. Grazie, Ruggero 151. Larcivescovo poi scriver un poscritto al resoconto pubblicato su LAppennino camerte sulla visita pastorale di Vari dicendo: Quella pubblicazione ha avuto un seguito. Caro Ruggero, tutta colpa mia se larticoletto Prigioniero in Germania del 30 ottobre ha provocato una messa a punto da Monaco (dove il giornale per merito delle ex regie poste arrivato con quasi tre mesi di ritardo; mi si assicura per che di solito arriva abbastanza puntuale, forse prima che a Serrasanquirico!). Mi hanno scritto che un Vangelo in due cos il sottotitolo non doveva dimenticare esempi di bont dati da tanta umile gente, rischiando anche la vita, per portare conforto ai prigionieri. Tutta colpa mia perch tu ne parli nel tuo diario. Ma forse una volta ci torneremo sopra e parleremo anche di questo stralciando dal tuo quaderno. Vuoi farlo tu stesso? Cari saluti a te e famiglia, il Signore vi benedica. Tuo Bruno 152.

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La settimana dopo la risposta:


Carissimo mons. Bruno, felicissimo della tua lettera aderisco contentissimo alla tua richiesta. Posso attestare che vi sono stati atti anche di carit e di fratellanza cristiana da parte di qualche persona tedesca, polacca o cecoslovacca. Veramente si vedeva la sincerit del loro cuore. Se potevano offrire qualche cosa per mangiare o avvicinarsi per qualche parola confortevole, mettevano in compromesso la loro vita e la nostra. Anche loro tremavano di paura come tremavamo noi di fronte alle SS. Questo tra i civili. Tra i militari c stata pure qualche eccezione: a me personalmente un vice comandante del reparto mi faceva sentire alla radio il comunicato italiano sui fronti di guerra; alle volte mi allungava qualche cosa da mangiare e qualche sigaretta che io a mia volta davo ai miei compagni; anche tra le guardie posso affermare che vi era qualcuno di buon cuore. Pure tra noi non sono mancati atti di fratellanza quotidiani; io personalmente sono arrivato a dire che il dolore affratella. Se si vedeva un fratello pi abbattuto degli altri, si cercava tutti insieme di confortarlo con tutta la carit che tutti possediamo. Ti salutiamo di cuore io e la mia famiglia e chiediamo la santa benedizione. Ruggero Forti 153.

Conclusioni della visita pastorale nella vicaria di Camerino


Dalle adunanze preparatorie, tenute a cominciare dalla citt (nellultima decade del 1979) a quelle conclusive di fine marzo, il calendario della visita ha abbracciato il considerevole ambito di tre mesi, tutti grazie a Dio discretamente impegnati. Il bilancio generale mi sembra abbastanza positivo; lo sar veramente se quanto discusso nei vari incontri di sacerdoti, di comunit, indurr ciascuno di noi a prodigarci ogni giorno pi, in vista di una intesa sempre pi piena e sempre pi viva. Oltre che con le popolazioni sempre assai cortesi e accoglienti ho potuto ovunque prendere contatto con i gruppi ecclesiali (fra i quali da auspicare una presenza pi vasta e pi viva dellAzione cattolica), con i gruppi del catechismo, con le scolaresche delle elementari e delle medie inferiori (per le superiori parso opportuno rispettare il parere negativo di alcuni alunni) penso senza dubbio rimanendo agli altri la possibilit di incontrare il vescovo nelle assemblee parrocchiali o in eventuali incontri a tu per tu che restano sempre possibili a chiunque! , con i malati dellospedale civico e della casa di riposo, con i malati a domicilio (nessuna porta ci risulta chiusa). Allospitalit cordiale ha corrisposto ovunque la gara delle famiglie, impegnate in gruppi e serate
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collegiali in cui lo scambio di idee col vescovo termina dobbligo ma (ne transeat in exemplum) con parate cordialissime e liete di squisiti dolci casalinghi e di schietti vini marchigiani. Ringrazio i parroci e i loro collaboratori sacerdoti e laici. Considero un delicato incoraggiamento il fatto che essi abbiano voluto sottolineare riprendendo dai verbali lottima testimonianza data dal vescovo di fronte ai fedeli che ne sono rimasti entusiasti (mi sia lecita la glossa addirittura!) con la sua profonda carica di umanit, di bont, semplicit e affabilit. Forse alla glossa c da aggiungere un cala, cala. Ho confessato qualche volta fin dalla mia prima lettera di saluto che ho molto sofferto nella mia giovinezza quando ho visto allignare nel nostro mondo ladulazione servile per i superiori: ho goduto tanto quando, una settimana prima di venire tra voi, il carissimo santo padre Paolo VI mi fece discretamente capire che conosceva un po della mia storia (Tempi difficili mi disse sorridendo; e fu una delle gioie pi grandi della mia vita). Ma ai miei fratelli sacerdoti so di poter credere. E accetto le loro parole buone come incoraggiamento. Il Signore li ricompensi e aiuti me a spendermi con sempre maggiore generosit. Certo meno baldanzoso di sedici anni fa, provo qualche ritrosia di fronte al superimpendar di 2 Cor 12, 15. Aiutatemi voi con il vostro esempio e con la vostra preghiera. Pensate quanto vi debbo per quel vostro quotidiano memento per il nostro vescovo Bruno. Venendo alle osservazioni avanzate dai parroci nellaccurato esame delle carenze pastorali in citt trovo impellente (e nello stesso tempo problematica per vari motivi) listanza per un sacerdote impegnato a tempo pieno nella pastorale giovanile, che al di fuori di Comunione e liberazione e del movimento scout presenta evidenti e dolorose lacune: trovo che non cos semplice (come potrebbe sembrare a prima vista) liberare qualcuno da tutto il resto, quando questo resto pure richiesto da innegabili esigenze pastorali. Resto comunque disponibile ai suggerimenti concreti dei confratelli e in particolare dei tre parroci di citt in ordine a eventuali precisazioni di compiti, anche se queste precisazioni dovessero comunque costar sacrificio a qualcuno. Altra cosa che mi sta a cuore che sia ridotto il numero delle sante messe festive e che si instauri la buona abitudine di liturgia penitenziale e comunque una prassi stabile delle confessioni il sabato sera e la vigilia delle feste. Chiedo anche che mi si ricordi, nei limiti delle mie possibilit di calendario, che gradita la collaborazione del vescovo particolarmente in questo ministero della riconciliazione. Lideale senzaltro giungere a evitare le confessioni durante la S. Messa. Urgente ancora di fronte alla progredente facilit di fare a meno della confessione pur rimanendo assidui alla comunione, richiamare il severo probet seipsum homo della 1 Cor 11, 28.
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Venendo cos alle parrocchie extraurbane, dove la frequenza pare sia pi buona, bene vegliare (al parroco pi facile seguire caso per caso e, se occorre, mettere cortesemente e amorevolmente... sullattenti). Meglio mantenere una buona pratica pasquale che accettare landazzo facilone introdottosi negli ambienti chic e non solo da noi (la lamentela o direi meglio lallarme generale e documentato anche in studi e riviste). I pii esercizi tradizionali (rosario, via crucis, benedizione eucaristica, tridui e processioni propiziatorie) siano mantenuti in uso e saggiamente guidati, non si tratta forse di ottime occasioni per insegnare anche agli adulti un po di catechismo? Lo stesso si dica delle feste tradizionali. Per le pi solenni almeno si abbia cura di mettere in programma una predicazione straordinaria di preparazione, di animazione spirituale. A tutti dico il mio grazie pi vivo per la cordiale e veramente incoraggiante accoglienza che ovunque mi stata fatta. Posso assicurarvi che mi ha fatto bene. Riditelo ai vostri parrocchiani, ringraziateli per me e da parte mia benedite loro, come io cordialmente benedico voi nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Santa Maria in via vi accompagni sempre. Gratia vobis et pax 154.

Ricorso contro il prefetto di Macerata


n grave e inatteso problema si trova ad affrontare mons. Frattegiani. Alcuni deputati del partito radicale presentano uninterpellanza in parlamento al ministro dellinterno dichiarando che in alcune diocesi italiane vengono percepite ingiustamente le congrue, in quanto collegate a parrocchie non pi esistenti o riferite a titolari non residenti in parrocchia. Tra le diocesi incorse nellirregolarit viene segnalata anche quella di Camerino. Immediatamente il prefetto di Macerata emette un decreto di revoca di congrue su alcune parrocchie, ingiungendo il rimborso di somme in passato erogate, ma non dovute. Contro questo decreto mons. Frattegiani decide di ricorrere al tribunale amministrativo regionale delle Marche, affidando lincarico allavv. Giovanni Gaeta, assistito dalla consulenza del prof. Pio Ciprotti, allora ordinario di diritto ecclesiastico nellUniversit di Camerino, e del prof. Pier Luigi Falaschi. Nello stesso tempo si reca personalmente presso la congregazione del clero per illustrare il proprio comportamento, ritenuto in apparenza non conforme a precise disposizione date come allora si diceva dallalto (segreteria di Stato). Riceve lapprovazione piena del segretario della congregazione, del quale era stato prefetto al tempo del seminario Laterano. Contemporaneamente
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invia il vicario generale presso il presidente del fondo culto del ministero dellinterno, a cui chiedere spiegazioni sul decreto prefettizio e su quale norma di legge si basi: questi non sa dare risposta, pur appellandosi ad un parere dellavvocatura dello Stato. Successivamente larcivescovo decide che lo stesso vicario si rechi al ministero dellinterno per un incontro con il sottosegretario alla giustizia, esigendo una spiegazione sullagire del prefetto di Macerata che ha fondato il suo decreto su leggi e su fatti inesistenti, in quanto non c nessuna parrocchia fantasma n alcun sostituto che percepisca congrue. Il sottosegretario di fronte alla precisa documentazione presentata si interessa personalmente del caso, telefonando in presenza del vicario di Camerino al nuovo prefetto di Macerata dott. Alessandro Sfrappini, succeduto da pochi giorni al prefetto che ha emesso il decreto e che nel frattempo ha ricevuto una nuova destinazione. Il dott. Sfrappini, originario di Sanseverino Marche, ritiene pienamente convincente la documentazione presentata dalla diocesi. Il sottosegretario allora ripropone il caso al direttore del fondo culto, che interessa del problema il vice-direttore prefetto Giovanni Conforti, originario di Crispiero, laureato a Camerino. La precisa relazione da lui preparata sottoposta dal sottosegretario al Consiglio di Stato, il quale, precedendo il responso del Tar marchigiano, esprime un parere di invalidit del decreto del prefetto di Macerata. Poco dopo anche il presidente del fondo culto viene rimosso dallufficio. Sulla erroneit del provvedimento del prefetto mons. Frattegiani ottiene piena soddisfazione. Tuttavia, volendo togliere ogni dubbio sulla onest del suo agire, chiede ad alcuni canonici e beneficiati di rinunciare al canonicato per assumere il titolo e il servizio di parroci al posto di quelli molto anziani e inabili, i quali sono nominati canonici al loro posto, mantenendo cos il diritto al sostentamento. Abolito il sostituto parrocchiale, viene rimosso ogni equivoco. Mons. Frattegiani ringrazia pubblicamente quelli che hanno accettato il cambiamento, lodando disponibilit e spirito di comunione.

Ristrutturazione della diocesi


960-1986. Larcidiocesi di Camerino presa in considerazione ai fini dun eventuale provvedimento di soppressione o di accorpamento con altre diocesi confinanti. Gi nei primi anni del 1960 la CEI ha costituito una commissione per ridurre il numero delle diocesi italiane, alcune troppo piccole per poter sostenere strutture essenziali per unadeguata attivit
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pastorale. La prima proposta per la regione Marche consiste nel ridurre le diocesi a quattro, una per provincia, secondo gli accordi del Concordato del 1929. Una successiva proposta di otto diocesi, due per provincia. Per la provincia di Macerata sarebbero rimaste Camerino e Macerata. Anche questa proposta non sar poi realizzata. Subito dopo la chiusura del Concilio ecumenico la CEI istituisce una nuova commissione di quaranta vescovi ancora per la riduzione delle diocesi. Tra i quaranta scelto mons. Frattegiani. Il lavoro della commissione si svolge negli anni 1966-1967. La proposta per Camerino la ricongiunzione con Fabriano, il che avrebbe comportato la ricomposizione dellantica diocesi, smembrata nel 1727. La proposta ottiene lapprovazione di mons. Frattegiani. A un certo momento, per, probabilmente per opposizione di Fabriano, la CEI, pur confermando la riunione per le strutture e le attivit diocesane, propone di conservare il titolo al vescovo di Fabriano mons. Macario Tinti. Allora mons. Frattegiani si dichiara contrario, ritenendo anomala la titolarit di due vescovi per una diocesi. E cos nulla succede. Mons. Frattegiani intitola con ironia la cartella che contiene lintera documentazione della vicenda Al Bab e i quaranta ladroni 155. Il 22 luglio 1972 mons. Frattegiani viene nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis con tutti i diritti e doveri di vescovo diocesano per il territorio del comune di Sefro e parti dei comuni di Fiuminata e Serravalle di Chienti fino allora ascritte alla diocesi di Nocera Umbra e Gualdo 156. Ma nel marzo 1975 un nuovo cambiamento: mons. Tomassini, divenuto amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis delle parrocchie che la diocesi di Nocera Umbra e Gualdo aveva nelle Marche, succede ai quattro amministratori apostolici. Larcivescovo Frattegiani, come gli altri amministratori, invitato a collaborare per la migliore soluzione definitiva della questione. Cos le parrocchie, tolte alla diocesi di Camerino, tornano a Nocera Umbra 157.

Vescovo di Sanseverino Marche


el mese di marzo 1978 i sacerdoti di Sanseverino si rivolgono con una lettera ufficiale a mons. Cleto Bellucci, arcivescovo metropolita di Fermo, perch faccia conoscere alla congregazione concistoriale il loro vivo desiderio perch mons. Frattegiani venga nominato vescovo di Sanseverino. E la congregazione a sua volta chiede a mons. Frattegiani leventuale consenso con queste parole:
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un apprezzamento di affettuosa riconoscenza e di profonda stima per lattivit pastorale da Lei svolta a loro favore, al quale mi unisco cordialmente, ben conoscendo lo zelo sagace e la generosit fattiva del suo ministero episcopale 158.

Positiva la risposta di mons. Frattegiani:


Riscontro la sua tanto buona e paterna del 3 c.m. e Le dico con animo grato che sono contento di essere nominato vescovo di Sanseverino, anche per stringere meglio la saldatura che si venuta formando fra le due diocesi. Pertanto la mia risposta s, sono lieto di essere insieme successore di santAnsovino e di san Severino 159.

In data 23 gennaio 1979 con bolla pontificia mons. Frattegiani nominato vescovo anche di Sanseverino. Cos mons. Frattegiani scrive ai nuovi diocesani:
Arcivescovo vecchio e nuovo. Carissimi amici di Sanseverino. usanza del vescovo chiamare figli i loro diocesani; ma preferisco chiamarvi amici, come ha fatto Ges con i suoi discepoli. Lo so! Potrebbe essere un alibi in quanto la parola figli tremendamente impegnativa (ogni pap sa quanto costa un figlio e cosa sarebbe capace di fare per lui), ma un alibi non . Quello che un pap sa fare per naturale istinto, quello che una mamma sente vibrare in ogni fibra del suo cuore, io lo chiedo a Dio e voi pure chiedetelo per me come espressione di donazione totale. Chiedetelo per me e per tutti i fratelli sacerdoti, collaboratori diretti del vescovo e come lui tenuto a spendersi senza risparmio per lavvento del regno di Dio. Non avendo mai desiderato di essere vescovo e tanto meno arcivescovo (che notate bene, dice nulla di sostanziale) ma per voi ho risposto precisamente agli organi della Santa Sede che desideravo che cadesse senzaltro il titolo provvisorio di amministratore, e fosse ridata a Sanseverino la sua dignit di diocesi pleno iure. Se poi domani sera, come spero, verrete alla solenne messa pontificale del mio possesso canonico, completer questo discorso e... ci faremo a vicenda i rallegramenti. Perch la festa insieme vostra e mia 160.

Mutano i confini
el marzo del 1984 la congregazione dei vescovi emana il decreto Camerinensis et aliarum de finium mutatione e mons. Marcello Morgante, vescovo di Ascoli Piceno e presidente della Conferenza episcopale
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marchigiana, secondo il mandato ricevuto dispone: 1. dallarchidiocesi di Camerino separato il territorio delle parrocchie S. Stefano in Villa S. Stefano, San Salvatore in Valcarecce, S. Michele arcangelo in Castello, S. Giorgio in Castreccioni, S. Nicol in Moscosi siti nel comune di Cingoli e vengono uniti alla diocesi di Cingoli; 2. S. Michele arcangelo in Rocchetta, S. Gregorio in Colleponi nel comune di Genga, S. Michele arcangelo in Murazzano, S. Pietro apostolo in Scorzano del comune di Sassoferrato vengono unite alla diocesi di Fabriano; 3. alla diocesi di Camerino vengono unite le parrocchie di S. Maria Assunta in Sefro, S. Biagio martire in Sorti nel comune di Sefro, S. Mauro abate in Copogna, San Lorenzo martire in Dignano, SS. Martino e Carlo in Castello nel comune di Serravalle di Chienti, S. Maria della Spina in Poggiosorifa, S. Carlo in Laverino nel comune di Fiuminata; 4. S. Maria collegiata di Visso, S. Giovanni e Fortunato in Aschio, S. Pietro in Chiusita, S. Stefano in Croce, S. Maria e S. Salvatore in Cupi, S. Maria Assunta in Fematre unita aeque principaliter a S. Lorenzo in Riofreddo, S. Maria in Mevale, S. Marco in Orvano, S. Andrea in Villa SantAntonio, S. Bartolomeo in villa SantAntonio, tutte nel comune di Visso; S. Stefano in Castelsantangelo sul Nera, S. Martino in Gualdo, S. Giovanni Battista in Macchie, S. Vittorino in Nocria, S. Lucia in Rapegna, S. Pietro in Vallinfante, tutte del comune di Castelsantangelo sul Nera; S. Maria della Pieve in Ussita, S. Andrea in Calcara, Santi Vincenzo e Anastasia in Casali, S. Placido in San Placido, S. Stefano in Sorbo, Santi Donato e Reparata in Vallestretta nel comune di Ussita. Dispone anche che insieme al territorio delle parrocchie siano annesse le chiese, gli oratori, le canoniche, i cimiteri e le pie fondazioni e qualsiasi altro bene ecclesiastico, diritti e oneri comunque annessi a quelle parrocchie e a quelle chiese.
... per quanto riguarda il clero, allatto dellesecuzione del presente decreto, i sacerdoti siano annoverati in quella diocesi nel cui territorio detengono legittimamente il beneficio ecclesiastico e lufficio (...) il presente decreto sar pubblicato nelle parrocchie interessate per la parte che le riguarda inter missarum solemnia, in una domenica non oltre il mese di giugno 1984, da stabilirsi dallecc.mo ordinario e avr vigore dalla successiva domenica 161.

Cos mons. Frattegiani comunica il decreto 8.5.1984:


Carissimi fratelli di Camerino e Sanseverino Marche, limminente riordinamento dei confini dellarcidiocesi camerte secondo il piano di riforme predisposto dalla CEI per lItalia e dalla CEM per le nostre Marche
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potr certo costare un sacrificio tanto a chi viene come a chi va. A quelli che vanno diciamo che il nostro affetto fraterno continuer a farceli sentire vicini, come i figli che restano sono vicino ai figli che la madre vede partire non senza dolore. A quelli che vengono dei quali sappiamo comprendere la pena (la pena stessa di quelli che vanno) possiamo assicurare fin dora la nostra comprensione, la nostra simpatia e la nostra caritas sacerdotalis. Ho intenzione di iniziare con loro una sommaria nuova visita pastorale. Dovrebbe essere anche lultima; senza per questo avanzare pronostici su quanto mi resta da vivere (il Signore sa e questo mi d pace). Confido che anche voi a suo tempo saprete aiutarmi a compiere il dovere di mettermi da parte e scambiare con voi un arrivederci sereno. Comunque sar molto contento se (oltre gli immancabili impegni pastorali di agenda) il Signore vorr ancora un incontro con tutte le comunit parrocchiali, con i conventi, con i monasteri di clausura, con le altre comunit religiose. Ma non chiedo nulla. Ricordate il vecchio confratello don Nazzareno Starnadori, parroco di Rocchetta di Genga, al quale domandai se non avesse paura di vivere solo in una casa cos grande e se gli fosse capitato qualcosa di notte? Mi guard meravigliato e mi rispose: Paura, perch? Il Signore el sa. Non dimenticher mai lo sguardo sereno con cui mi fiss. Ecco tutto il segreto della nostra vita. Siamo tutti nelle mani del Padre: Nessuno muore per se stesso e nessuno vive per se stesso, se moriamo, moriamo per il Signore; se viviamo, viviamo per il Signore. Sia che viviamo sia che moriamo siamo dunque del Signore (Rom 14, 7-8). Affido me e voi alla benedizione di Dio e alla protezione materna di Maria 162.

Fedele alla promessa, mons. arcivescovo desidera prima di tutto salutare i fedeli delle varie parrocchie che vengono distaccate dalla diocesi: un incontro molto sentito dai fedeli che ammirano la sensibilit e lumanit dellarcivescovo; particolarmente emozionante si rivela lincontro con i fedeli della piccola parrocchia di S. Pietro apostolo in Scorzano, il cui territorio in parte ricompreso nella stessa citt di Sassoferrato, e dove anche situata la celebre abbazia di Santa Croce: quasi con le lacrime agli occhi salutano larcivescovo, professando il loro attaccamento alla diocesi di Camerino, che pur tanto lontani sentono e amano ancora come propria, dichiarando anche che nello Spirito rimangono sempre uniti alla loro antica istituzione. Ugualmente larcivescovo intende quanto prima incontrare singolarmente tutti i nuovi parroci provenienti dalla diocesi di Norcia e di Nocera Umbra e poi i fedeli delle singole parrocchie. Sacerdoti e fedeli rimangono sinceramente impressionati come poi confesseranno dallattenzione, sensibilit e cordialit con cui sono stati accolti e soprattutto ascoltati. E subito si sentono insediati nella nuova diocesi.
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Riduzione delle parrocchie Dopo il nuovo Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede del 1984, il consiglio presbiterale riprende linvito del vescovo e, in attuazione dei provvedimenti dellautorit ecclesiastica del 1985, pone dei criteri per la riduzione delle parrocchie sia per la diocesi di Camerino che per quella di Sanseverino Marche. 1. Considerare il numero degli abitanti; 2. lomogeneit della popolazione; 3. la distanza da un centro pastorale; 4. i confini comunali; 5. esigenze particolari. Il consiglio presbiterale, ancora interdiocesano, stabilisce anche che il progetto della soppressione o riunione delle parrocchie in un primo tempo dovr essere studiato a livello vicariale con la presenza e lassistenza del vicario generale. Le conclusioni saranno poi presentate e sottoposte al consiglio presbiterale che a sua volta, dopo averle discusse e approvate, le sottoporr al giudizio dellarcivescovo. Il lavoro difficile dura circa due anni: si cerca con pazienza di farlo accettare ai fedeli, superando radicati campanilismi. Il lavoro termina con i decreti di mons. Frattegiani per Sanseverino del 30.06.1986 e per Camerino del 30.08.1986 163. Lelenco completo delle parrocchie dopo lunione delle due diocesi in appendice.

Istituto per il sostentamento del clero


na riforma veramente epocale si realizza con il nuovo Concordato riguardo la retribuzione economica dei sacerdoti: cessa, infatti, listituto della congrua con cui lo Stato italiano integrava il reddito misero dei benefici parrocchiali per il sostegno economico dei sacerdoti. Con la nuova legge tutti i benefici parrocchiali vengono sottratti alle parrocchie, riuniti e gestiti centralmente in un nuovo Istituto per il sostentamento del clero. Con decreto del 26 ottobre 1985 mons. Frattegiani istituisce lIstituto interdiocesano per il sostentamento del clero, che dopo lunione delle due diocesi diviene diocesano. Difficoltoso il lavoro svolto dagli uffici di curia nel passaggio di gestione: complessa, in particolare, lindividuazione dei beni che debbono essere trasferiti alle parrocchie per lattivit pastorale e ci che deve essere destinato al nuovo Istituto per il sostentamento del clero. Lungo e difficile il lavoro dei responsabili della nuova gestione: per il numero dei benefici, per leterogeneit dei beni, per la frammentazione e dispersione in territori vastissimi, spesso marginali e spopolati. Nonostante
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tante difficolt, tutto realizzato nel migliore dei modi possibili per limpegno e la competenza del presidente mons. Giancarlo Pesciotti, dei collaboratori dellIstituto e soprattutto per la vigile ed equilibrata azione dellarcivescovo, sempre comprensivo, ma anche vigile sulla gestione economica. Il risultato della riforma, con tanta preveggenza accarezzata da mons. DAvack, veramente soddisfacente per i sacerdoti, anche perch la nuova legge italiana permette a tutti i cittadini di destinare volontariamente sulla dichiarazione dei redditi l8 per mille della tassazione a favore del sostentamento del clero. Dora in poi tutti i sacerdoti diocesani in qualsiasi modo in cura danime dispongono della stessa remunerazione in base a un punteggio per le attivit svolte. Terminano cos le lunghe e animate discussioni sulla cosiddetta perequazione 164.

Unione della diocesi di Sanseverino con Camerino


settembre 1986: un decreto della congregazione dei vescovi stabilisce lunione della diocesi di Sanseverino Marche con larcidiocesi di Camerino.
Larcidiocesi cos ristrutturata sar denominata: Arcidiocesi di Camerino Sanseverino Marche. Avr sede in Camerino dove lattuale chiesa cattedrale conserva tale sua qualifica. Lattuale chiesa cattedrale di Sanseverino Marche assumer il titolo di concattedrale. I santi patroni saranno S. Venanzio e S. Severino. La nuova arcidiocesi sar suffraganea della chiesa metropolita di Fermo: larcivescovo di Camerino non avr pi il diritto di essere insignito del pallio 165.

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Nel governo della diocesi di Sanseverino Marche mons. Frattegiani con la sua grande umanit e saggezza ha conquistato il cuore dei sanseverinati e reso pressoch indolore la riunificazione. Come afferma pi volte mons. arcivescovo, in questa fase stato aiutato dallilluminata e preziosa collaborazione di mons. Nello Paina, nominato, dopo la morte di mons. Domenico Martini, vicario generale, dallapporto silenzioso, prudente e costante di mons. Quinto Domizi, dalla amabilit e dal prestigio di don Amedeo Gubinelli, dalla
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Don Amedeo Gubinelli

competenza amministrativa di mons. Annibale Papa. Allinizio opera in modo tale da rendere sempre pi unificata lazione pastorale delle due diocesi con gli incontri culturali e spirituali dei sacerdoti di Sanseverino, aperti e disponibili a una piena collaborazione. Subito dopo mons. arcivescovo unifica di fatto i consigli pastorale e presbiterale, facendoli divenire diocesani, con i sacerdoti inseriti in uniche commissioni. Dopo lunificazione mons. Frattegiani nomina mons. Paina pro-vicario generale della diocesi unificata, con speciale attenzione per il governo di Sanseverino, cos come altri sacerdoti sono inseriti negli uffici dellunica curia diocesana.

Mons. Frattegiani e Mons. Nello Paina in una celebrazione liturgica a Sanseverino

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Opere dellarcidiocesi
LAppennino camerte e La Voce settempedana
ons. Frattegiani, vescovo con vocazione giornalistica, trova utile ed efficace comunicare con il clero e i laici attraverso il settimanale diocesano LAppennino camerte. Di fatto LAppennino camerte, che allepoca della sua nomina ad arcivescovo di Camerino conta pi di quarantanni di vita e ha gi la pagina Voce settempedana dedicata a Sanseverino, largamente diffuso sia tra i fedeli residenti nelle due diocesi, sia tra quelli, e sono molti, emigrati in altre citt italiane, soprattutto Roma e Milano, e anche in citt estere. LAppennino letto anche dai tanti missionari e missionarie delle due diocesi, sparsi nel Terzo mondo. Fin dai primi anni del suo episcopato informa attraverso il settimanale sacerdoti e fedeli sui problemi in discussione nel Concilio ecumenico a cui partecipa. Chiede poi al direttore di riservargli un angolo del settimanale per far conoscere e amare la Bibbia, che sar un argomento primario della sua attivit pastorale in diocesi. Cos nella rubrica Il quadrante settimanalmente accompagna con puntuali, chiari e profondi commenti una corale lettura della Parola di Dio. Infine d inizio, a partire dal febbraio 1967, a un altro appuntamento settimanale intitolato Bollettino della diocesi, quale supplemento al Bollettino ecclesiastico ufficiale. Questo angolo del giornale che da vari anni affratella le due diocesi sar alloccorrenza riservato ai comunicati dellarcivescovo e amministratore apostolico. In tal modo dice funziona anche da cerniera ideale tra LAppennino e la Voce settempedana in auspicio di un avvenire unitario, poich gi da ora Kamars e Settempeda vi sono ormai anche campanilisticamente (e sempre pi fraternamente) impegnati (LAppennino camerte, 4 febbraio 1967). La presenza settimanale su LAppennino camerte consente allarcivescovo di dialogare con continuit e senza riserve mentali con tutti, sacerdoti e laici, credenti e no, e per destinare alle due diocesi indirizzi precisi, programmi di iniziative, ammonimenti chiari e talvolta anche severi. Ogni proposta aperta al dialogo e pretende che la scelta del dialogo sia fatta propria dal settimanale, con riferimento alla realt religiosa, sociale, politica, culturale dellarea camerte e sanseverinate, come anche di quella regionale e nazionale. Avvia cos un colloquio meritevole di attenzione e di risposta. La risposta pu essere dogni tono, ma certo finisce per imporsi lobiezione intelligente e costruttiva. Spesse volte il Bollettino si fa latore di proposte venute dalla
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base, da sacerdoti o da laici. Il dialogo sempre strumento di unicit e organicit pastorale. In questa direzione sollecita labbonamento di tutte le parrocchie e di tutti gli istituti di ambedue le diocesi e mostra meraviglia e fa una garbata tiratina dorecchio quando qualcuno lamenta mancanza di direttive di marcia in Don Antonio Bittarelli materie che LAppennino ha trattato espressamente. In occasione poi del Natale, nel ricambiare gli auguri, non tralascia mai di suggerire la sottoscrizione dun abbonamento. LAppennino lo strumento attraverso cui comunica coi fedeli: A me pare afferma che un vescovo che non ha modo di comunicare con i suoi fedeli un mezzo vescovo. E a me piacerebbe di essere un vescovo intero 166. Quando poi, per la ristrutturazione pastorale della curia diocesana, sente il dovere di riunire gli uffici in ununica sede, non manca di estendere la sua sollecitudine alla direzione e redazione de LAppennino camerte che colloca nel palazzo arcivescovile, nella sede ampia e luminosa che era stata gi del vicario generale e della cancelleria arcivescovile, di facile accesso al pubblico. Oltre alle proposte e direttive riguardo alla vita diocesana, larcivescovo accetta pubblicamente anche le critiche a lui rivolte e sempre risponde, accogliendole o contrapponendosi ad esse con benevola ironia. Eccone alcuni esempi. Dai sacerdoti di Sarnano
Larcivescovo scrive ha molto apprezzato le osservazioni in calce al verbale delle elezioni vicariali di Sarnano, anche se lultima una garbata tirata dorecchi, che speriamo non inutile: Valutando il quinquennio trascorso, abbiamo trovato molte cose positive: la riforma del la curia, la valida impostazione del la tre giorni diocesana, che ha fornito materia ampia per la programmazione pastorale; limpostazione della visita pastorale, particolarmen te della nostra. Per il prossimo quinquennio ci permettiamo di esprimere qualche desiderio: pi frequenti incontri vicariali o zonali con la presenza di mons. arcivescovo o del suo vicario pastorale: ci sembra un mez zo valido per creare pi comunione con il vescovo e tra di noi ed an che per
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una maggiore assistenza nelle attivit pastorali. Di pi ci parrebbe di chiedere, ma con tutta umilt, una maggiore decisione nellaffrontare i problemi sia su piano diocesano che vicariale e, una volta presa una decisione. una certa fermezza nel tirarla avanti 167.

... luomo di Alcatraz Larcivescovo risponde alla domanda circa un chiarimento autentico sul titolo giocatogli da Panorama: Il solitario di Alcatraz.
Quando ho letto sono caduto dalle nuvole, non credevo davvero che fosse pericoloso essere cortesi con un giornalista. E cos sono diventato un prelato battagliero (vorrei esserlo un po di pi) e tenuto in odore di contestazione (quando ce ne vuole, chiedo al Signore di darmene il coraggio, salvo sempre beninteso il rispetto nutrito di fede per la Sede Apostolica). Non mi sento, grazie a Dio, un esiliato e prego di poter trascorrere il resto della mia vita a Camerino. Graziosa la battuta che ha laria di una barzelletta: Vive appartato in un cadente edificio del 1500 in compagnia di un canarino (ha dimenticato la gatta). Quando al gran solitario che fu luomo di Alcatraz (io mi sarei definito tale) debbo confessarvi che ho dovuto consultare le enciclopedie, peggio di don Abbondio per Carneade (onde sapere chi era costui). Quanto alla Dc ho riferito vero un mio intervento su Rocca in occasione delle elezioni del 68, con cui mi auguravo che il partito sapesse finalmente fare a meno di attaccarsi alle tonache dei preti (lo riport anche LAppennino camerte, segno che piacque!), ma non ho mancato di aggiungere che la situazione presente esige unattenzione tutta particolare per sfatare il falso miraggio dellestrema destra e dellestrema sinistra, ambedue indaffarate a minare lunit dei cattolici. In compenso di ritorno dalla terra di Ges ho avuto la gradita sorpresa di un giudizio straordinariamente lusinghiero delle mie povere strade (Emmaus, Gerusalemme, S. Paolo, sul numero di marzo di Rivista del clero italiano). Forse lamicizia ha fatto velo al biblista don Ghidelli; ma per me s trattato di un incoraggiamento non indifferente. Comunque... prometto di non pubblicarne pi... se ci riesco.

... e quello di Filadelfia


Consentitemi una piccola riflessione sul convegno fraterno di gioved 16 marzo. Se ho capito bene la mia presunta autodefinizione, luomo di Alcatraz il contrario preciso delluomo di Filadelfia e cio delluomo che vive in comunione fraterna. In questo senso il giovane confratello che ha criticato loperazione perequazione in quanto priva di nerbo legalistico
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(era necessario imporsi in nome della vera communio che non deve essere... sotto una sola specie; in fondo limmagine era geniale!) si messo in assoluta contraddizione con il concetto di comunione fraterna. Direi anzi che lintervento mi ha aiutato a capire me devotissimo di San Paolo e del suo irriducibile antilegalismo come mai dal centro sia stata esclusa qualsiasi possibilit coattiva in questo campo. Proprio, direi, per la contraddizione che nol consente. Comunque lintervento di don Giancarlo Sbarbati resta un invito ad esaminarci davanti a Dio e ai fratelli, un invito per me, per lui e per tutti i confratelli, un invito ad esaminarci davanti a Dio e ai fratelli, in specie i meglio provvisti. E soprattutto mi ha fatto piacere leco di consensi allopera paziente (ma gioved ero un pochino arrabbiato!) e infaticabile e cortese del buon don Cappelletti nel contesto della commissione perequativa e della nuova curia, della quale torno a ripetere che sono molto contento. Sempre ad meliora, con la collaborazione fraterna di tutti 168.

Chi scrive il bollettino?


Signor direttore, mi spinge a scrivere la lettura del Bollettino della diocesi dellultimo numero del suo e del nostro Appennino camerte, il n. 12 del 22 marzo 1971. Mi levi una curiosit. La rubrica viene estesa di persona dallarcivescovo o c un estensore del pensiero del vescovo? Perch, veda, se c una finzione, la forma diventa discutibile allorch larcivescovo viene in continuazione plagiato. Se c un estensore lo preghi di scrivere pi aperto per informare chi non sa. Non pu scrivere presupponendo che il lettore gi sa tutto e va a leggere per gustare certe chiosature ermetiche e del tutto inutili. Gran parte dei lettori come me non sa chi luomo di Alcatraz... e nemmeno quello di Filadelfia, non va a consultare enciclopedie, ma si domanda schietto schietto: Ma che vorr dire? e passa oltre. A proposito del convegno fraterno del 16 marzo, non sarebbe stato utile mettere nel settimanale un ampio resoconto di cronaca? In fondo sono problemi che interessano tutta la Chiesa locale. Daltra parte una delle ragioni di vita del settimanale diocesano quella di essere strumento di informazione sui problemi della Chiesa locale. Ero presente alla riunione, ho sentito lintervento del giovane sacerdote lunico valido ho assistito ai voli comunitari, incandescenti di don Tozzi e agli elogi dellarcivescovo. Mi permetta due citazioni e poi tirer conclusioni rapide che avrei dovuto dire in quella circostanza. E poi c unaltra cosa che ci fa bene e ci rende adulti, anche se amara per parecchi: suonata con pi forza lora della verit. E per tutti. Non possiamo nasconderci dietro paraventi delle idee preconcette, delle leggi fatte, dellordine costituito, delle tradizioni venerande. Tutto rimesso in questione, ripensato, giudicato alla luce di una nuova presa di coscienza e di una fede adulta. In tal modo pane il pane e devessere dato a tutti; il papa
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il papa e non Dio in terra... la fede la fede e non sentimento o ragione; il bene comune il bene comune e non linteresse di pochi; lobbedienza non prepotere di autorit o menefreghismo dei sudditi, la Chiesa la Chiesa non un gruppo dintoccabili (Carlo Carretto, Il Dio che viene). pi difficile cogliere anche schematicamente, il senso dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato la vita della Chiesa italiana nel 1971. Sembra tuttavia che si possa parlare di un atteggiamento di sfiducia delle autorit nei confronti dei movimenti e delle comunit di base (La Chiesa nel mondo, n. 6 del 9 febbraio 1971). A mio giudizio nella nostra Chiesa locale si riflettono certi fenomeni di restaurazione. Ed preoccupante. La comunione fraterna non pu essere sotto ununica specie: clericale e curiale. Ci deve essere comunione anche con laltra specie: i laici che vengono tenuti fuori perch immaturi e dispersivi. Don Tozzi in quella occasione espresse il timore di una radicalizzazione di un clericalismo di preti. Ma non si domandato se la sua curia rinnovata tipica di clericalismo pi pericoloso perch imborghesito. E non questione di rappresentativit o meno. Il problema come la rappresentativit viene espressa ed esercitata, con la scusa che i laici non sono maturi, perch non si fanno guidare ciecamente, e i preti della periferia non sono docili, si continua a relegare la Chiesa popolo di Dio in un infantilismo che diviene sempre pi paurosamente deleterio. Mi scusi se sono inopportuno. Non ho pretese. Mi basterebbe essere un sassolino in uno stagno artificiale. Don Vittorio Gili 169.

Risponde larcivescovo:
Caro direttore, la ringrazio della delicatezza di avermi fatto conoscere subito il contenuto della lettera aperta di don Vittorio. Assicuri senzaltro il buon confratello che purtroppo il maldestro estensore del Bollettino, sono io e che cercher di essere pi chiaro e non riporter mai pi elogi riguardanti i miei libretti e tanto meno me, se per sbaglio capitasse. Per il resto con don Vittorio siamo gi daccordo sul fatto... di non essere sempre daccordo. Ma vogliamo ugualmente essere buoni amici. Grazie. Bruno Frattegiani 170.

Larcivescovo e ABC
Sar perch se lo sono passato per la circostanza ci dice larcivescovo fra il divertito e il seccato , ma parrebbe che sono molti a nutricarsene di questo famigerato ABC. Ho ricevuto telefonate da Milano ed epistole da Torino! Beh, lei capisce replichiamo non una cosa di tutti i giorni il nome di un vescovo affiancato a una figurazione di Eva prima della
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foglia di fico!. Avete ragione. Ci sono cascato. Lintervistatore, un bravo professore cattolico anche se di impostazione socialista, presentatomi da una nota personalit ecclesiastica di Ascoli Piceno, mi disse solo in ritardo della scelta tuttaltro che felice. Strabuzzai gli occhi. Ma lui e doveva esserne convinto mi assicur che un proclama solenne dal nuovo direttore garantiva un netto cambiamento di rotta. Mi stato detto poi che nel primo numero di sua firma Ruggero Orlando diceva tutto il contrario. Si vede che il cambiamento di rotta era stata una trovata di Noschese (si sa che Orlando il suo capolavoro di imitazione). Comunque avete ragione. Non la prima volta che rimango scottato. Adesso per gli articoli se ci ho tempo anche per il diavolo, ma interviste mai pi. Va bene cos? Grazie concludiamo e ci perdoni lintervista 171.

Con forza e parole dure e senza appello condanna, invece, gli autori di lettere anonime. Ecco tre esempi.
1. Con devozione si fa presente a sua Eminenza (sic) che nella parrocchia di Serravalle di Chienti si sta procedendo alla vendita di un appezzamento di terreno, localit Fonte delle Mattinate, di propriet della chiesa. La cittadinanza profondamente indignata reclama. Firmato: la cittadinanza. A parte il fatto che le parrocchie di Serravalle sono parecchie, a parte il fatto che la localit indicata per il corpo del reato non in diocesi di Camerino, le lettere anonime sono sempre una cosa stupida e ignobile. Stupida: infatti, se larcivescovo volesse rispondere, a chi risponde? Ignobile perch si mette di mezzo una popolazione buona e distinta, nel caso quella di Serravalle (la quale sa benissimo che con larcivescovo si pu parlare come a un padre e ad un amico) per coprire la propria mancanza di coraggio. C da deplorare luso non raro di questo mezzo che diventa ignominioso e gravemente peccaminoso quando usato per calunniare il prossimo. Se chi si vuol colpire un sacerdote il peccato riveste il carattere di sacrilegio 172. 2. Contro la mia correttezza devo scrivere senza firmare: ho paura della rappresaglia clericale poco cristiana. Cos comincia una abominevole lettera anonima (molto pi vile, se lecito un paragone di attualit, della odiosa marcia su Praga) la quale investe il clero di unintera zona. Il miserabile autore dice di scrivere per il bene della diocesi, ed sicuro che Dio perdoner lanonimato. Una simile confidenza con Dio e con le cose sante aiuta a capire la genesi di certo ateismo e di certo anticlericalismo. Il peccato di calunnia per lettera anonima deve considerarsi tra i pi vili e inqualificabili. Grazie a Dio, larcivescovo non deve denunziare che pochissimi casi, che suo dovere primordiale di tenere in nessun conto. In
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passato le cose dovevano andare peggio se vero che qui, come in molte diocesi dItalia, tale tipo di calunnia era bollato e trattato come peccato riservato. Del resto essere cristiani non centra. Basterebbe essere uomini con un minimo di dignit 173. 3. Calunniatore coraggioso. Rara, grazie a Dio, nella nostra diocesi la pratica ignominiosa delle lettere anonime (peccato gravissimo che non si pu rimettere se prima non si riparato). Un recente bravo (ma con questo appellativo chi ci rimette sono i bravi di Don Rodrigo!) ha terminato cos la sua coraggiosa lettera allarcivescovo: Lei responsabile delle sue pecore come io sono responsabile delle mie accuse. Unaltra perla: Finora quando continuate a dire che sono calunniatori quelli che si ribellano (?) alla corruzione e allo scandalo?. E dire che il piglio ciceroniano (quousque tandem) e lottima calligrafia in stampatello fanno supporre una persona quasi colta! Oh, se potesse leggerci e vergognarsi! 174.

La politica e la gerarchia Domanda a mons. Frattegiani sul mensile Rocca:


Da quando la Democrazia cristiana sta al potere, abbiamo una serie di scandali, nei quali governo e uomini politici sono pi o meno impegnati. Basta leggere il recente libro I controlli del potere (Vallecchi, Firenze 1967), soprattutto da pag. 41 a pag. 58, per restare piuttosto scandalizzati. Quello che fa pi scandalo la solidariet dei vari partiti per negare lautorizzazione a procedere, anche per reati comuni. Naturalmente la risposta, gi pronta, che la gerarchia non la stessa cosa del partito democratico. Verissimo; ma anche vero che quei deputati, senatori e ministri che hanno commesso quei reati, godono della inviolabilit perch sono stati eletti con voti consigliati per non dire imposti dalla gerarchia. La gerarchia, ossia i vescovi, perch non li hanno sconfessati? Tacendo, si sono fatti complici. E se nelle prossime elezioni li appoggeranno cosa dovremmo pensare del rinnovamento della gerarchia in Italia dopo il Concilio? Sarei curioso di leggere sulla Rocca una risposta a questo quesito. Paolo Mingazzini, Roma.

Risposta di mons. Frattegiani su Rocca Domanda e risposta riportate anche ne LAppennino camerte:
Veramente non ho capito bene se linterrogante fa una domanda o propone una sfida. Soprattutto per lipotesi di una sfida, sarebbe sommamente importante sapere quali sono le tendenze politiche del sig. Mingazzini,
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al quale in ogni caso esprimo la mia cordialit invitandolo se lo ritiene opportuno a continuare il dialogo a tu per tu. Per gli dico subito una cosa: se le sue simpatie fossero per una estrema destra o per una estrema sinistra (non facciamo i nomi dei partiti per non buttare la cosa in politica!) per quanto personalmente io sia come lui per una neutralit dellepiscopato, in linea di principio giudicherei saggio e responsabile un intervento inteso a scongiurare i cattolici a non votare in quelle due direzioni. Il rischio di fabbricare unItalia di tipo Oltrecortina e quello di rifare unItalia rivendicante limpero sui colli fatali sono due rischi assolutamente equivalenti. II cristianesimo autentico compromesso da una parte e dallaltra anche se una parte nega Dio e laltra va magari a portare il baldacchino nelle processioni. E da una parte e dallaltra si finisce per prendere la strada di Caino. Basti pensare a due nomi sufficientemente rappresentativi, tanto diversi e tanto vicini: Stalin e Hitler. Oserei per, sperare a conforto dellinterrogante, che un simile passo non sia necessario da parte dellepiscopato. Dalle prime grandi elezioni per la costituente e per la repubblica alle prossime elezioni politiche i neonati hanno fatto in tempo a diventare maggiorenni. Come non dovrebbe esserlo diventata la Democrazia cristiana? Come non dovrebbe esserlo diventato il suo elettorato? Il laicato cattolico deve avere imparato a fare da s e questo vale tanto per i candidati quanto per gli elettori. Perch attaccarsi alle nostre tonache (anche il clergyman parla daria nuova), perch puntare sui nostri conventi, perch tentare di ridurci al rango di clienti? Intendiamoci bene: assai probabile che i miei sacerdoti, i miei conventi e io votiamo scudo crociato... Voteremo scudo crociato, perch da cattolici maggiorenni percepiamo con chiarezza un fatto: tutto sommato, sommati pure i difetti non sempre leggeri del partito di maggioranza, non esiste unaltra strada per mantenere un equilibrio stabile e dinamico e stornare lItalia dalle seduzioni facili di un fronte popolare (possibile con i numeri) o di un fronte nazionale (assurdo con i numeri ma non impossibile con la sopraffazione che poi vorrebbe dire rivoluzione). Gli italiani questo ragionamento possono farlo tutti e ci dovrebbe bastare a farli desistere da soluzioni estreme (naturalmente non parlo di quelli che vi sono direttamente interessati). Se non sono cattolici (per essere cattolici non basta lanagrafe), hanno di che scegliere fra i partiti sinceramente democratici. Se sono cattolici consapevoli, soprattutto se la linea di demarcazione dovesse attestarsi sul terreno del divorzio, non dovrebbero esitare (tutto sommato!) a votare come noi. Vorrei quindi sperare, ripeto, che non ci sia bisogno di un intervento che senza dubbio (il sig. Mingazzini ha ragione) comporta una gravissima responsabilit. Soprattutto per via degli uomini. E qui vorrei scongiurare tutti i confratelli dItalia, tutte le parrocchie e tutti i conventi di Italia a non farsi clienti di nessuno. Se la povert ci spinge a chiedere (perch la povert, grazie a Dio, non ci manca) ci diano quello che possono darci nel rispetto
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delle leggi, ma non pretendano di comprare i nostri voti. Quanto agli scandali, senza dire del malvezzo duno scandalismo incivile tipico di certa stampa e di certa propaganda politica, non capisco come possa esservi coinvolta la gerarchia, dal momento che stata costretta a optare per la Democrazia cristiana a causa della colorazione ideologica niente affatto cristiana della maggior parte degli altri movimenti politici importanti. Laburisti e tories, democratici e repubblicani, non pongono alla gerarchia inglese e americana simili problemi. Ma gli scandali restano di chi li provoca, tanto in America quanto in Europa. Sconfessarli? Chi pu farlo senza le prove? Ci documentiamo con i giornali? C un punto sul quale penso che potremmo metterci daccordo col sig. Mingazzini: chiedere al parlamento (magari per iniziativa della Democrazia cristiana... maggiorenne) la promulgazione di due leggi. La prima dovrebbe essere per lavvicendamento democratico delle candidature dogni tipo (lo scandalo pi avvertito la corsa alla greppia tipica di tutti i settori). La seconda dovrebbe portare a una duttilit maggiore della immunit parlamentare, nellinteresse della giustizia e della verit. Bruno Frattegiani 175.

Il samaritano comunista
Ci stato fatto notare con molta delicatezza come la spericolata esegesi della parabola del buon samaritano apparsa nella controrisposta dellarcivescovo a dom Franzoni avrebbe lasciato un certo disappunto in qualche anima buona. Il quadrantista si azzardato a dirlo allarcivescovo, il quale non ha avuto difficolt di ammettere che i passaggi, in quel punto della lettera, andavano sfumati un po meglio. Cos per esempio: il materialismo marxista di per s la negazione della concezione cristiana; ci per non toglie che qualche marxista (e perch no molti marxisti?) possa essere un bravuomo e dar dei punti a tanti cristiani. Se avessimo attuato il nostro cristianesimo, se lo attuassimo ogni giorno, non ci sarebbe stato bisogno del marxismo. Ricordate la parabola di Ges: mentre gli uomini dormivano (e si tratta dei servi del Padrone unico) venne il nemico e semin zizzania (Matteo 13, 25). Poich zizzania , e malefica, specialmente quando viene seminata dai preti. A questo punto andavano collocati gli esempi dirompenti, perugino il primo e settempedano il secondo; stato infatti ricordato che larcivescovo lo tradusse in quel modo a Sanseverino al monte e fu proprio per inculcare ai ragazzi della cresima che il cristianesimo impegna e dobbiamo guardarci bene dal farci sorpassare da chi almeno in linea di principio cristiano non . certissima del resto lintenzione che dimostra Ges di scioccare i suoi uditori (il brutto barbarismo pu essere benissimo sostituito da scandalizzare) per portarli a uno sconvolgente esame di coscienza; non conta nulla la tua pratica,
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anzi nemmeno la tua posizione privilegiata di ministro del culto, se non metti il prossimo al primo posto. Puoi essere un sacerdote, o un levita del tempio, ma se non senti la preminenza dellamore sul sacrificio (Mt 2,7) come citazione di Osea (6,6) tu conti zero di fronte alleretico disprezzato samaritano che nellamore compie la legge e trova la compiacenza di Dio. Perci la versione settempedana (un vescovo, un dc, e un comunista) un po pi a tono che non quella perugina pi pericolosa per lelettorato (un prete, un dc, e un comunista). Non dubito soggiunge larcivescovo che detta oggi, la parabola difficilmente potrebbe suonare in modo diverso. Quanto al vescovo, al prete e al cristiano uditore della parola, essi hanno semplicemente il dovere di adeguarsi. Larcivescovo conclude confidandoci la gioia che ha provato quando si vista testimoniata la gratitudine dei familiari per un discorso di congedo tenuto in occasione della morte di una nota personalit di Camerino appartenente al partito comunista, che pure mai aveva rotto con la fede. Poi soggiunge, mentre stiamo andandocene: un momento! Voglio farvi sentire le ultime parole che mi pare facciano molto bene al caso. Qualcuno ha avuto da ridire, ma vi confesso che casco dalle nuvole ogni volta che ci ripenso. Ecco qua. Dicevo di un nostro incontro: accetto dei libri sullo stato attuale degli studi biblici. Ma capimmo di avere della Bibbia il nucleo essenziale: il rispetto reciproco che del resto sgorgava dalla fede comune nel Dio che ama e che salva e il rispetto per chi non la pensa come noi (oggi aggiungerei: salvo i preti che prima hanno il dovere di uscire!) in cui non dobbiamo vedere il nemico e nemmeno un obiettivo di conquista, ma un fratello a cui far luce anche quando il nostro lucignolo come dice Ges fumigante. Ma lui che venuto ad accenderlo. Nella messa dei defunti non c il Credo. Vogliamo fare ugualmente un atto di fede, il solo che possa redimerci dalla nostra infedelt? Eccolo: io credo che il nostro amico vive e si incontrato con la bont di Dio 176.

A volte larcivescovo esprime liberamente le sue osservazioni o riserve e i suoi commenti sulla Chiesa universale, specie sui problemi posti dal Concilio Vaticano II, prendendo cos posizione sulla vita sociale e politica. In tal caso i suoi articoli sono puntuali, documentati, a volte signorilmente ironici o fortemente polemici. Sono state altrove ricordate la forte polemica sulla Sacra Rota con lon. Fortuna, le sue decise e puntuali posizioni sul divorzio e sullaborto a difesa del vescovo di Prato mons. Fiordelli e del card. Benelli, la chiara posizione a favore dellobiezione di coscienza del giovane Fabrizio Fabrini, gli atteggiamenti pieni di comprensione umana e chiarezza dottrinale ed ecclesiale sul caso dellIsolotto di Firenze, la decisa difesa di don Milani per la Lettera ai cappellani militari. A questa lettera
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lo stesso don Milani dette grande importanza sia di fronte alla scuola che al popolo, e cos scrive:
Caro monsignore, nello scrivermi quel biglietto lei intendeva farmi piacere, ma certo non poteva immaginare che fame io avessi di un biglietto cos e dogni altra manifestazione di solidariet cattolica. I ragazzi vedono arrivare montagne di solidariet atea, laica, protestante, anarchica, comunista e rare lettere di sacerdoti. Se questo rappresentasse la realt non avrei nulla da ridire. Per brutta che sia voglio che la conoscano. Ma io resto con la certezza che esistano centinaia di preti che consentono con la nostra lettera e non lo manifestano solo perch non sono abituati a farlo, eppure il loro consenso molto pi completo e profondo di quello di tanti laicisti che scrivono. Cos il campione del mondo che si presenta agli occhi dei miei ragazzi non ben rappresentativo della realt profonda. Pensi dunque quanto mi ha fatto piacere il suo biglietto, che molto pi di quanto non osassi sperare. Grazie di cuore da me e dai ragazzi. Con affetto filiale. Suo Lorenzo Milani, Barbiana 15.11.1965 177.

riportata in appendice la polemica sollevata dal discorso tenuto da dom Giovanni Franzoni nellUniversit di Camerino, che ebbe grande risonanza nella stampa nazionale.

Fondazione Don Igino Cicconi


l sacerdote don Igino Cicconi dispone per testamento che lattivit (attivo e passivo) della libreria ecclesiastica di sua propriet dovr essere controllata una volta lanno dai parroci di Castelraimondo, di Pioraco e di Muccia e che leventuale ricavato della gestione dovr essere destinato dallarcivescovo a favore delle opere diocesane. Larcivescovo in un apposito registro tiene personalmente puntuale e precisa trascrizione delle somme ricavate e la relativa distribuzione a singole specifiche attivit. Quando poi lancia attraverso LAppennino camerte la richiesta di unofferta per una canna dorgano per la ristrutturazione dellorgano della cattedrale, stabilisce che una somma di danaro ricavata dalla libreria ecclesiastica venga devoluta per tale scopo, e a realizzazione compiuta fa apporre una targa alla memoria di don Igino, la cui carit sacerdotale ha permesso di metter mano allopera tuttaltro che facile nelle previsioni iniziali. Contemporaneamente d vita a una fondazione ecclesiastica con vero e proprio consiglio di amministrazione sotto la presidenza del direttore dellufficio amministrativo
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diocesano, e nomina mons. Ferruccio Loreti, don Giuseppe Tozzi e don Ferdinando Cappelletti consulenti bibliografici della libreria. Essi agiranno daccordo col direttore e dovranno interpellare anche il delegato arcivescovile di Azione cattolica e il direttore dellufficio catechistico per la composizione di eventuali disparit di vedute. La fondazione verr estinta al momento della fusione delle libreria ecclesiastica con la libreria Loggia di Sisto V, sorta successivamente 178.

Libreria Loggia di Sisto V


l 16 marzo 1970 mons. Frattegiani inaugura ufficialmente la libreria Loggia di Sisto V. Liniziativa scaturisce da un colloquio del rettore dellUniversit prof. Pietro Perlingeri con larcivescovo, in cui il primo lamenta la mancanza in una citt universitaria di una vera libreria. In realt esistono gi due piccole librerie in cui si vendono solo testi universitari e scolastici e afferma mons. Bittarelli un semi clandestino Banco Ave... che rifornisce alle associazioni cattoliche i testi organizzativi. Mons. Frattegiani, superando le perplessit e lopposizione aperta di alcuni ambienti curiali (un tale afferma che si tratta di unautentica follia perch non riuscir a vendere pi di 10/15 libri lanno) ordina che si elabori un programma articolato per lapertura di una vera libreria, cui pensa subito di destinare ampi spazi a piano terra del palazzo arcivescovile fine ad allora inutilizzati. Il progetto, messo presto ad esecuzione, produce una libreria spaziosa con scaffali capacissimi, una sala per mostre darte e un salone per conferenze. Il prof. Pier Luigi Falaschi, allora presidente di Azione cattolica e tra i maggiori sostenitori della libreria, propone il nome Loggia di Sisto V. Listituzione si rivela una casa del libro elegante e moderna. Il programma viene cos sintetizzato ne LAppennino camerte del 18 aprile 1970:
La libreria nasce dalla convinzione radicata che solo il torpore intellettuale, la mancanza di informazioni e di aggiornamento, lassenza dialettica, rendono un pessimo servizio alla verit, ai valori morali, alla cultura. Per realizzare meglio il servizio di aggiornamento bibliografico e culturale la libreria aspira a divenire punto di riferimento e luogo abituale di incontro di tutti coloro che amano la lettura e sono sensibili ai valori culturali 179.

Poco dopo la Loggia vara un proprio centro culturale intitolato a mons. Federico Sargolini. Nel salone al piano superiore vengono organizzate
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periodicamente conferenze e presentazioni di libro.


nostra aspirazione scrive il prof. Luigi Marchegiani, responsabile del centro promuovere incontri culturali di vario tipo: dalla presentazione di novit libraria, a conferenze su problemi di attualit, a mostre pittoriche di artisti locali... 180.

La libreria acquisisce in breve la rappresentanza delle maggiori case editrici e riesce ad appagare le richieste di acquisto di tanti cittadini. Molte sono le presentazioni di libri: chi non ricorda le tante polemiche che seguirono il volume dei coniugi Sampaolo di Roma, oriundi di Matelica. Si negli anni Settanta e gli illuminati di base pensano, contro quanto safferma nel libro sulla base di esperienze, che si debba dare la massima, assoluta libert ai figli. Oppure la conferenza di p. Ortensio da Spinetoli sul peccato originale, che procura tanto disorientamento tra i cattolici nostrani? A tutte queste manifestazioni sempre presente con il suo illuminato giudizio mons. Frattegiani, che sa dare risposte esaurienti e precise a tante domande. Cos si protrae a lungo lesistenza florida della libreria voluta dalla preveggenza e la fermezza di mons. Frattegiani 181.

Radio C1
ella tre giorni diocesana del 25-27 agosto 1976 su Evangelizzazione e promozione umana, il maestro mons. Cesare Pagani, arcivescovo di Perugia, insiste molto sulla necessit per i cristiani di essere presenti nella societ assumendo direttamente i problemi concreti della promozione umana: ci significa per i cristiani assumere la responsabilit di giudicare le situazioni secondo i principi della fede e di manifestare pubblicamente i giudizi. Per questi motivi molta importanza riconosciuta ai mezzi della comunicazione sociale. Il gruppo di studio Evangelizzazione umana e mezzi della comunicazione sociale, dopo aver analizzato e discusso il documento base e aver esaminato criticamente la realt diocesana, formula le seguenti proposte: 1. Bollettino diocesano: passare da semplice strumento giuridico a strumento di studio e di lavoro; aggiungere agli argomenti tradizionali, scritti di teologia, pastorale, pedagogia, sociologia, inchieste...; 2. LAppennino camerte: rimanga, cos com, strumento fondamentale per la evangelizzazione e promozione umana; per questo sar opportuno
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curare una precisa e agile presentazione della Parola. 3. Radio diocesana: costituzione di un centro radio con notevoli possibilit di penetrazione, soprattutto dando spazio ai giovani e investendo la comunit locale con servizi di cronaca e su problemi umani e religiosi 182. Porticato del Palazzo arcivescovile, inaugurazione dei locali di Radio C1 (1977) Lidea di fondare una radio diocesana trova molto interesse soprattutto tra i giovani, ma ci si scontra subito con la spesa preventivata, ritenuta troppo alta per le possibilit della diocesi. Nondimeno, con tenacia e con lapporto di esperti in radiofonia come il dott. Giuseppe Nobili, ling. Mario Pesciotti, il tecnico Lucio Amici, si d inizio, collavallo fiducioso dellarcivescovo, alla nuova radio diocesana denominata Radio Camerino Uno (RC 1) e varata nel settembre Inaugurazione dei locali di Radio C1 (1977) 1977. Allinizio larea di ascolto limitata alla zona di Camerino, Castelraimondo, Muccia, Fabriano, Sanseverino. Il successo subito notevole: le trasmissioni sono molto ascoltate, i notiziari sono subito apprezzati; i collaboratori attivi sono circa cinquanta, per la maggior parte giovani entusiasti: si creata una vera comunit. Sarebbe meritevole ricordare qui nominalmente i numerosi, coraggiosi e brillanti conduttori della prima ora di Radio C1, ma non possibile in questo contesto. Allattivit di Radio C1 danno apporto determinante don Luigi Cardarelli con i suoi servizi giornalistici molto seguiti, don Albino Cardarelli, con brillanti poetici intrattenimenti e riflessioni, e in seguito don Raimondo Monti con i pensieri religiosi; don Egidio De Luca cura con successo il settore della pubblicit. Dopo alcuni
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anni di attivit, anche a seguito di un fallito tentativo di incendio doloso, viene avvertita lurgenza di una ristrutturazione della sede, rivelatasi poco adeguata e sicura, e soprattutto si sente il bisogno di regolare con un contratto rispettoso della legge il lavoro dei conduttori di trasmissioni, che fino allora avevano usufruito della legge sullapprendistato. Per questi motivi, su suggerimento del consigliere regionale avv. Gianfranco Formica, i collaboratori si costituiscono in cooperativa Young coop, con lapporto particolare di Carlo Goretti e Alberto Casoni. Membri di movimenti cattolici, sollecitati da alcuni sacerdoti, esigono che la radio abbia unimpostazione strettamente religiosa. Mons. Frattegiani, dopo aver consultato alcuni vescovi delle Marche e alcuni esperti nazionali, conferma la sua fiducia alla conduzione di Radio C1 che cos pu continuare il suo lavoro, sempre pi apprezzato anche in ambito regionale. Lerezione di una nuova antenna sulla sommit di Monte dAria, in terreno allora di propriet della parrocchia di San Clemente in Serrapetrona, ora dellIstituto diocesano sostentamento clero 183, consente di servire lintera regione e oltre.

La fondazione opere di religione arcidiocesi Camerino (O.R.A.C.)


lla fine degli anni 70 gli amministratori dei vari enti diocesani si trovano in grandi difficolt al momento della dichiarazione dei redditi. Gli enti ecclesiastici, infatti, dipendenti dalla diocesi non hanno una propria personalit giuridica n lha la diocesi a cui appartengono. N possono allora averla automaticamente per qualche disposizione legislativa. Conseguenza di questa situazione che i direttori dei vari enti si vedono costretti a sommare ai redditi personali quelli degli enti ecclesiastici di cui sono responsabili come se ne fossero proprietari. Di qui il grave inconveniente per i direttori di un aumento spropositato delle tasse e per la diocesi lallentamento progressivo della propriet. A questo punto larcivescovo Frattegiani decide di creare una fondazione di culto e religione, alla quale il presidente della repubblica, con decreto del 21 giugno 1980, concede il riconoscimento della personalit giuridica. Il provvedimento, che approva anche il relativo statuto, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26 agosto 1980, diventando cos operativo. Per questo provvedimento LAppennino camerte, la Loggia di Sisto V e Radio C1 vengono ad appartenere alla fondazione diocesana. Pi tardi saranno uniti alla fondazione anche il collegio universitario di via
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Ugo Betti e quello di via Bongiovanni. La fondazione nel suo regolamento interno prevede lautonomia gestionale e amministrativa dellattivit propria di ogni singolo ente. In caso di necessit temporanea di denaro un ente pu attingere da un altro in attivo, con limpegno di restituire il dovuto appena possibile. Cos ogni amministratore responsabile della sua gestione. Al termine dellesercizio finanziario, tutti i bilanci sono riuniti, mantenendo distinte le varie attivit, per confluire nellunico bilancio dellO.R.A.C. Una personalit ecclesiale cos commenta: Tale fondazione costitu un vero atto di coraggio e uniniziativa davanguardia; altre diocesi marchigiane si sono ispirate allO.R.A.C. per programmare il loro futuro economico... 184.

La fondazione Maria Sofia Giustiniani Bandini (MA.SO.GI.BA.)


l 30 aprile 1977 muore a Roma la principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini, vedova Gravina, che con testamento olografo pubblicato in Roma dal notaio Tito Staderini in data 12 maggio 1977 dispone vari legati, tra i quali uno a favore dellarcivescovo di Camerino:
Lascio e lego la cara Rocca di Lanciano, dove ho trascorso con il mio amato consorte i giorni pi felici della mia vita, con tutta la propriet rustica e immobiliare annessa, allarcivescovo di Camerino, per farne unoasi di raccoglimento e di studio per i sacerdoti e giovani studenti e laureati, e un pensionato per gli anziani sacerdoti secolari anche di altre diocesi... Questa oasi di convegni spirituali e di studio secondo le attuali esigenze e di riposo in Dio unir le memoria della mia famiglia con la tomba del mio sempre rimpianto consorte Manfredi, dove con lui desidero essere sepolta fino alla resurrezione in Cristo. Quindi confido che i sacerdoti addetti e beneficati, suffraghino con le loro preghiere noi e i nostri estinti e abbiano cura della nostra tomba... Desidero che il mobilio della Rocca di Lanciano rimanga com con i ritratti di famiglia degli antenati Bandini allopera di studio e di meditazione e riposo alla quale sar dedicata la suddetta oasi. Desidero essere deposta con la massima semplicit di rito e di accompagno nella tomba del bosco di Lanciano accanto al mio impareggiabile e indimenticabile consorte Manfredi che voleva essermi vicino in eterno. Alla sua lapide vanno aggiunte con i medesimi caratteri le seguenti parole: Secondo la volont divina lo raggiunse la fedele consorte e compagna Maria Sofia Giustiniani Bandini, nata a Roma il 4 maggio 1889 e morta... Scenda su di noi o Signore la tua misericordia, poich abbiamo sperato in te 185.
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C esitazione da parte di mons. Frattegiani ad accettare il lascito, poich teme di arricchire (almeno nel giudizio della gente) una diocesi veramente povera. Supera tale incertezza perch di fatto alla diocesi non viene niente, ma si chiede ad essa solo un servizio. Il 16 settembre 1977 larcivescovo presenta al Presidente della repubblica unistanza intesa ad accettare il legato disposto dalla contessa. Con decreto presidenziale dell11 giugno 1979 il legale rappresentante della mensa arcivescovile di Camerino viene autorizzato ad accettare il legato gravato di determinati oneri di culto; lente onerato destiner i beni ereditati per istituire unoasi di raccoglimento e di studio per sacerdoti e giovani studenti laureati e un pensionato per gli anziani sacerdoti secolari in conformit alla volont della testatrice.... Il 29 settembre 1979 mons. Frattegiani accetta davanti al notaio Paloni di Matelica il legato, obbligandosi di dare esecuzione allonere impostogli. Il 26 ottobre 1979 viene operata regolare trascrizione alla conservatoria dei registri immobiliari. In data 6 novembre 1981 larcivescovo, atteso che il patrimonio del legato Maria Sofia Giustiniani Bandini non pu far parte della dotazione della mensa arcivescovile, avendo una destinazione particolare, decreta listituzione canonica della fondazione di religione e di culto Maria Sofia Giustiniani Bandini (MA.SO.GI.BA.), con sede in Camerino, in piazza Cavour n. 12, e con il patrimonio formato dai beni pervenuti alla mensa arcivescovile dal lascito della nobildonna. Con decreto presidenziale del 3 giugno 1982 viene riconosciuta la personalit giuridica della fondazione 186. A proposito del legato della contessa Bandini si registra una lettera di Cristiani per il socialismo:
Abbiamo letto sui giornali di questi giorni del tentato furto di un cancelliere prima e di altri poi, presso il castello di Lanciano, eredit lasciata allarcivescovo di Camerino. Ci ha veramente sorpreso il fatto che un arcivescovo cos buono e mite abbia a difendere negli ultimi anni della vita il suo tesoro in terra. Ci pensi un po se le conviene accettare tale eredit in un momento assai difficile della vita della Chiesa; mentre alcuni pastori si stanno spogliando dei beni temporali della Chiesa, lei invece... ci si veste. Noi Cristiani per il socialismo siamo intervenuti presso il vescovo di Macerata perch non avesse a costruire una chiesa spendendo oltre duecento milioni: insulto alla povert ed uguaglianza sociale. Per il culto basta un capannone ove riunirsi... ci pensi un po seriamente... e sappia essere ancora da parte dei pi bisognosi e non a crescere il potere temporale. Vuole essere questo solo un ammonimento perch si apprezzava la sua modesta persona di vescovo e il suo lavoro pastorale... Molti saluti. Sezione: I cristiani per il
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socialismo, Macerata (firmata a macchina e quindi non firmata) 187.

Risposta dellarcivescovo su LAppennino camerte del 22.4.1978.


Una lettera firmata I cristiani per il socialismo critica aspramente larcivescovo per aver accettato leredit della contessa Gravina, il castello di Lanciano. Larcivescovo vorrebbe rispondere, ma come fare se non ha lindirizzo? Vorrebbe ringraziare delle lodi che sarebbe lietissimo di meritare e delle esortazioni alla povert, esortazioni che, grazie a Dio, la guida pastorale di una diocesi tanto povera hanno reso superflua. Intende peraltro chiarire (anche perch lequivoco di una eredit stato involontariamente avallato dai cronisti di Radio1) che non si tratta di eredit, ma di legato piuttosto pesante, allo stato dei mezzi a disposizione. Povero arcivescovo se si fosse trattato di eredit! Avrebbe perduto la congrua e avrebbe dovuto vivere delle pietre di Lanciano o dellobolo dei cristiani per il socialismo, felicissimi di mantenere un vescovo povero e povero... vescovo. A parte gli scherzi certo che la scorrettezza dellanonimo non coinvolge gli amici (come si dice nel caso? amici o compagni?) di Macerata 188.

Alcuni giorni dopo arriva allarcivescovo la seguente lettera firmata da Stefano Benedetti a nome dei Cristiani per il socialismo di Macerata.
Nessuno dei cristiani per il socialismo di Macerata ha scritto contestando questioni afferenti eredit o legati, oltretutto difetta di ogni documentazione; la lettera pubblicata sul n. 16 del settimanale di Camerino, ad onta della firma, non nel modo pi esplicito ed assoluto, di nostra paternit 189.

Mons. arcivescovo convoca allora tutti i sacerdoti della diocesi nel salone del castello di Lanciano formulando la proposta, secondo le disposizioni testamentarie di istituire nello stesso castello una casa per il clero anziano. Dopo lunga discussione si conclude allunanimit, su parere dello stesso arcivescovo, che non possibile istituire nei locali del castello una casa per il clero anziano, sia per la stessa struttura del fortilizio, sia per la lontananza dai centri abitati, sia per il clima molto umido e freddo ( sito tra il fiume Potenza e un canale artificiale). Si comunica tale decisione agli esecutori testamentari, i quali vi convengono. Nel frattempo mons. arcivescovo, dietro forte pressione della popolazione di Camerino e di Castelraimondo e delle rispettive pubbliche amministrazioni, si vede costretto a vendere ai fratelli Antonio e Francesco Merloni circa 65 ettari del terreno del lascito per la costruzione di due
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fabbriche che avrebbero dovuto assicurare lavoro a circa cinquecento operai. Con il ricavato mons. arcivescovo decide di fare acquistare alla fondazione la villa di Esanatoglia di propriet del seminario arcivescovile, che ha bisogno estremo di estinguere dei gravosi debiti. La villa stata un tempo soggiorno estivo per i seminaristi, ma divenuta ormai inabitabile: lintenzione ora quella di ricavarne un luogo di soggiorno e riposo per sacerdoti anziani, come gi in passato era servita per cappuccini anziani e bisognosi di riposo dopo il ritorno dalle missioni, e inoltre di realizzarvi quella oasi di studio per sacerdoti e giovani studenti, laureati. E in realt ad Esanatoglia saranno organizzate giornate di riposo per i sacerdoti e promossi molti convegni ed esercizi spirituali. Parte del ricavato dalla vendita ai fratelli Merloni investita per rendere agibile il castello come sede di convegni: si rinnovano alcuni impianti tecnologici, si provvede al riscaldamento del piano nobile con energia elettrica prodotta dalla centrale del castello, si provvede a una revisione dei tetti e i locali sottostanti labitazione del custode, adibiti fino ad allora a stalle, vengono destinati a bar, ristorante, cucina, servizi igienici. infine rammodernata e attivata la vecchia centrale elettrica, asfaltato il viale dingresso, sono messi a dimora molti alberi e vengono sistemati alcuni prati. Desiderio principale del presule, oltre quello di destinare i suggestivi ambienti del castello a convegni, congressi, incontri culturali, di consentire la visita dei medesimi alla popolazione che non ha mai avuto questa possibilit. Mons. Frattegiani invita poi a Lanciano tutti i vescovi delle Marche a tenervi una seduta della Conferenza al fine conoscere la bellezza del castello e le sue potenzialit per varie iniziative a carattere formativo. Alla visita segue il 24-25 settembre 1981 un importante seminario su Le informazioni nelle Marche e le iniziative dellarea cattolica organizzato dallufficio regionale A un convegno a Castello di Lanciano per le comunicazioni sociali della conferenza episcopale marchigiana, dalle cooperative Marchecultura e Fede-cultura nonch dalla stessa fondazione MA.SO.GI.BA. La Conferenza episcopale marchigiana sceglie Camerino per lesito vincente dellimpostazione, a giudizio suo, de LAppennino camerte e di Radio C1.
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D il via ai lavori larcivescovo di Ancona mons. Carlo Maccari, quale presidente della commissione della CEI e della CEM per le comunicazioni sociali; segue poi la lezione magistrale del prof. Luigi Pedrazzi, cattedratico e giornalista di Avvenire su I cattolici e linformazione e poi la relazione del direttore delle comunicazioni sociali della CEI dott. Francesco Ceriotti su I dieci anni dellenciclica di Paolo VI Communio et progressio. In serata seguono le comunicazioni dei direttori dei periodici di informazione delle diocesi marchigiane: LAppennino camerte, Lazione di Fabriano, La voce misena di Fano, La voce della Vallesina di Jesi, Presenza di Ancona-Osimo, Nuovo amico di Pesaro, La voce di Urbino, La voce di Macerata, La vita picena di Ascoli, Cronache e documenti di Sassoferrato. Il giorno successivo, 25 settembre, si apre con un ampio e documentato intervento del direttore de Il giorno di Milano dott. Guglielmo Zucconi e si chiude con uninteressante tavola rotonda presieduta dal prof. Piergiorgio Grassi, docente di sociologia delle religioni nellUniversit di Urbino, alla quale prendono parte gli on. Franco Foschi e Giuliano Silvestri, Domenico Compagnoni di Federcultura e Fabio Ciceroni, collaboratore del periodico marchigiano Il Leopardi. In precedenza sono stati affrontati anche temi riguardanti le nuove emittenti private, come Radio C1, le librerie di ispirazione cattolica, come la Loggia di Sisto V, e le sale cinematografiche gestite dalle parrocchie. Mons. Frattegiani conclude linteressante seminario congratulandosi con organizzatori e partecipanti per lordinato e impegnativo lavoro svolto, soprattutto per le concrete proposte operative. Presiede poi la solenne concelebrazione con cui si conclude il convegno. Altri numerosi incontri interdiocesani a carattere pastorale si tengono negli anni nel castello, presieduti sempre da mons. arcivescovo 190. Tra i vari convegni e seminari tenuti nel castello di Lanciano grande risonanza ha quello organizzato dalla Societ chimica italiana, divisione di chimica farmaceutica, e dallUniversit di Camerino, dipartimento di scienze chimiche, il 2-4 settembre 1983. Maestri della III scuola di chimica farmaceutica sono professori di varie Universit italiane tra cui Camerino, Milano, Firenze, Napoli, Bari, Padova, Pisa, Urbino, oltre a membri dellistituto di cibernetica del Consiglio nazionale delle ricerche, di Farmitalia - Carlo Erba di Milano e Glaxo spa di Verona. Nello stesso castello di Lanciano lUniversit di Camerino onora il premio Nobel per la fisica prof. Carlo Rubbia con un suntuoso banchetto tenuto nel grande salone delle feste.

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Due associazioni Lon. Franco Foschi, allora ministro del lavoro, a cui mons. arcivescovo si rivolge per consiglio e a cui affida lincarico di dare concretezza e sviluppo alla nuova fondazione, partendo dalla disposizione testamentaria Oasi di studio per giovani studenti e laureati secondo le attuali esigenze, propone di dare vita a due associazioni che abbiano la possibilit di muoversi liberamente e in piena autonomia, vincolate solo per i progetti di spesa, che dovranno essere preventivamente approvati dalla fondazione. 1. LIstituto marchigiano di studi e ricerche La terra che aderisce allomonimo Istituto nazionale. Lente La terra si propone di studiare il nostro territorio, dando ai giovani studiosi la possibilit di conoscerne la storia e i problemi sociali che dovranno essere affrontati e risolti. 2. Il Centro internazionale di cooperazione allo sviluppo (Cics) che si propone di far conoscere ai giovani studiosi le realt del mondo intero, in particolare i problemi della povert e del sottosviluppo, al fine di individuare soluzioni e strumenti concreti di aiuto. Entrambe le associazioni sono costituite l8 ottobre 1982 presso il notaio Mario Fanti di Porto Recanati e per entrambe mons. Frattegiani propone presidente lon. Foschi. LIstituto marchigiano La terra organizza nel tempo alcuni convegni a carattere locale e nazionale: sulla Civilt contadina, con il contributo della regione Marche; su Citt e territorio nella storia dItalia, con la partecipazione di numerosi professori di storia delle Universit italiane. Sabatino Moscati cura e presiede il convegno Le varie Marche e la regione Marche; Onorato Bucci il convegno Relazione tra storia dei comuni e la regione Marche; il cardinale Pietro Palazzini presiede le giornate di studio sulla beata Battista da Varano; Flaminio Piccoli presiede il convegno Sullunit europea 191. Tra i tanti seminari e convegni, organizzati dal Cics ricordiamo in particolare: 1. La conferenza di Louis Enrique Manus, segretario aggiunto della confederazione latino-americana dei lavoratori, tenuta il 28 agosto 1984 col titolo: Bisogni e attese dei popoli latino-americani e progetti di sviluppo del governo in loro favore. Lintervento ha grande risonanza sulla stampa italiana. 2. Un corso di formazione teorico-pratico per operatori zootecnici del Guatemala, della durata di quattro mesi, tenuto nella ex villa del seminario di Esanatoglia, si conclude con un incontro al castello di Lanciano su Tematiche emergenti sulla cooperazione italo-centro americana: due civilt a confronto per lo sviluppo delle problematiche agroalimentari. Al seminario, oltre ad esperti e docenti del corso partecipano
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Hetar Lopez, ambasciatore del Guatemala a Roma, il dott. Camillo De Falus, presidente del consiglio superiore del ministero italiano dellagricoltura e foreste, il prof. Mario Giannella, rettore dellUniversit di Camerino, lon. Franco Foschi nella sua qualifica di presidente dellUnione internazionale per la cooperazione allo sviluppo (Unicos). Al convegno fa seguito una mostra fotografica in collaborazione con lUniversit di Camerino, allestita al piano terra del palazzo ducale, con interventi dellambasciatore Juan Domenico del Congo, dellambasciatore dellUruguay e del dott. Amedeo Piva, presidente della federazione organismi cattolici di volontariato. 3. Altro importante corso di formazione teorico-pratico per giovani della Nigeria si tiene ugualmente ad Esanatoglia per una durata di circa un mese, condotto da docenti universitari e tecnici del settore. Nel 1986 il Cics assume un nuovo ruolo: il ministero degli affari esteri affida al centro il progetto Tana-Beles per la gestione di un grande ospedale in Etiopia. Alla fondazione viene chiesto di collaborare rilasciando fideiussioni che sono concesse con lapprovazione di tutti i consigli economici previsti per diritto: MA.SO.GI.BA., enti diocesani, collegio dei consultori e infine con il permesso della Congregazione del clero alle seguenti condizioni: a) fideiussioni da rilasciare al ministero degli esteri cooperazione allo sviluppo, per denaro erogato dallo stesso per la realizzazione dei progetti; b) fideiussione alle banche per ritardato pagamento da parte dello stesso ministero per denaro gi speso e rendicontato dal Cics e rendiconto approvato dallo stesso ministero. Queste le motivazioni espresse dalla Congregazione del clero nel concedere autorizzazione alle fideiussioni alla MA.SO.GI.BA.:
Le fideiussioni concesse non sono quelle aventi a monte unesposizione di debiti da contrarsi dal Cics per unattivit che offre a garanzia della soddisfazione dei medesimi solo unaleatoria redditivit da produzione di incerto mercato, bens quelle garantite della certezza di crediti gi determinati (quindi non senza limiti di somma) e in via di liquidazione da parte del ministero degli affari esteri per laffidamento al Cics da parte di questultimo di altrettanti progetti intervenuti a favore del Terzo mondo e pertanto necessarie a garantire per i burocratici ritardi di incasso dei menzionati crediti da parte del ministero le eventuali anticipazioni bancarie esistenti e mai superiori allimporto dei crediti medesimi e di sicura copertura (lettera a mons. Gioia a firma del card. Ennio Innocenti del 7 maggio 1991).

Mons. Frattegiani sempre molto preciso ed esigente in tutti i problemi di denaro e pertanto chiede che la fondazione proponga al ministero degli interni un cambiamento dello statuto del Cics per dare a questo maggiore
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autonomia e alla fondazione nessuna responsabilit economica. Cos l11 luglio 1987, con atto del notaio Sciapichetti Benedetto, viene sancita lautonomia del Cics dalla MA.SO.GI.BA. e successivamente viene meglio precisata il 18 dicembre 1989 con rogito del notaio dott. Piergiorgio Mogetta. Al grande programma di intervento sanitario e nutrizionale nel distretto del Beles (Etiopia), dove il Cics svolge la sua attivit nellospedale distrettuale e nei quarantotto villaggi del circondario provvedendo allassistenza nutrizionale di circa 100.000 persone reinserite nellarea e provenienti da altre zone dellEtiopia, segue il programma per il supporto della produzione, lassistenza tecnica e la formazione alla cooperativa costituita per il settore della pesca nella costa nord-orientale del lago Victoria (Uganda). Seguono inoltre: 1. Il programma per migliorare linserimento degli ospedali italiani nel sistema sanitario argentino: lospedale di Buenos Aires, Santa F, Cordoba, Mendoza, Tandil, Bahia Blanca, la Plata e Rosario. 2. Il progetto sanitario per gli ustionati vittime di guerra nella provincia di Luanda (Angola). 3. Due progetti promossi dal Cics su proposta e partecipazione della fondazione MA.SO.GI.BA.: a) sistema idrico dellinsediamento Pueblo Joven 7 de octobre (Lima-Per). Lintervento serve a migliorare in modo durevole le condizioni igieniche sanitarie di 30.000 persone che da ventisette anni vivono senza acqua corrente e senza sistema fognante. Lintervento richiesto dai nostri sacerdoti della parrocchia locale Nuestra Seora del camino; b) centro di promozione femminile in Addis Abeba (Etiopia). Il progetto finalizzato allo sviluppo di attivit produttive autonome da parte di gruppi di artigiane formate presso il centro di promozione femminile che opera presso larcidiocesi di Addis Abeba. Il centro frequentato da circa 120 donne appartenenti alle fasce povere della popolazione cittadina; c) numerosi convegni per illustrare i progetti e i modi di realizzarli con la partecipazione di importanti personalit internazionali sono tenuti al castello di Lanciano e ad Esanatoglia. 4. Grande risonanza nazionale e internazionale ha il simposio del 2627 settembre 1988 su Perspectives on occupational environsental health in developing countries in relation to primary care organizzato dal Cics con la collaborazione della Societ italiana di medicina tropicale e dal New York medical college. Al simposio intervengono con relazioni il dott. Guido Bertolaso, coordinatore per il settore sanitario della direzione generale della cooperazione allo sviluppo del ministero degli esteri italiano; il prof. J. Cimino, direttore di medicina preventiva e comunitaria del New York
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medical college, Djedje Madi, ministro della sanit della Costa dAvorio; il dr. Chisanga, capo ispettore del ministero della salute dello Zambia; il dr. P. Erik, del ministero della salute dellUganda; il dr. Awash del ministero della salute dellEtiopia e il ministro della sanit della Repubblica del Guatemala. Inoltre esperti del ministero degli esteri e vari docenti dellUniversit italiana. Al termine il Cics premia tre personalit che hanno partecipato al convegno con la consegna di una medaglia doro ricordo: lambasciatore Patrizio Schundlin, il prof. Patan e il prof. Cimino. 5. Seminario su Orientamenti tecnici sulla cooperazione sanitaria nei paesi in via di sviluppo tenuto a Esanatoglia nella ex villa del seminario il 28-29-30 settembre e il 1 ottobre 1989. Lo scopo del seminario laggiornamento e la formazione di medici, attraverso lo scambio trasversale di esperienze e tecniche nuove sullassistenza sanitaria necessaria al Terzo mondo. Prendono parte al seminario 65 medici provenienti dallItalia e dallestero che si propongono di svolgere il loro lavoro nei paesi in via di sviluppo. Introduce i lavori il dott. Guido Bertolaso, responsabile del reparto sanitario del ministero, con la relazione: Le linee della politica sanitaria della cooperazione italiana nei paesi in via di sviluppo e il dott. R. Montani, responsabile del reparto di medicina preventiva e comunitaria del New York medical college, con la relazione: Primarie cure della salute in una visione generale dei problemi globali della salute. Intervengono numerosi esperti sia del ministero italiano della sanit che professori e clinici di varie Universit e numerosi medici che gi operano nei vari paesi del Terzo mondo. Il convegno vede la partecipazione straordinaria del senatore Butini, sottosegretario al ministero degli esteri, del dr. Livi, direttore per i programmi sviluppo della CEE per lAfrica australe e del dr. Pasquinelli, responsabile del ministero degli esteri per le organizzazioni non governative 192 .

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Sistema idrico dellinsediamento Pueblo Joven 7 de Octubre (Lima - Per)

Centro di promozione femminile in Addis Abeba (Etiopia)

Progetto per listruzione professionale nella pesca (Uganda)

Progetto sanitario per gli ustionati vittime di guerra nella provincia di Luanda (Angola) 186

Programma per migliorare linserimento degli ospedali italiani nel sistema sanitario argentino

Programma di riparazione e manutenzione della flotta camion donata dallItalia alla Mauritania

Programma dintervento sanitario e nutrizionale nel distretto del Beles (Etiopia)

Sindaco di Lima accolto nel municipio di Camerino 187

Progetto Camerino - Progetto MA.SO.GI.BA. Un problema sempre dibattuto come dare nuovo impulso allattivit agricola della fondazione che, a giudizio unanime degli esperti, non ha futuro senza sostanziali innovazioni. Il parco macchine da un valore iniziale di 50 milioni di lire viene portato a circa 200 milioni per ridurre la mano dopera che costituisce gran parte della spesa. Dal convegno del 1982 della fondazione con la collaborazione dellEnte per lo sviluppo agricolo nelle Marche Sulla civilt contadina scaturisce lesigenza di dare un volto nuovo allattivit agricola con nuove formule. Per questo si costituisce una nuova associazione denominata Progetto Camerino, con soci fondatori oltre alla MA.SO.GI.BA., il Cics, lUniversit di Camerino, la Biep (una societ per lassistenza integrata per lo sviluppo), la EnerConsult, societ sulle ricerche e applicazioni per il risparmio energetico. Si associano poi la comunit montana di Camerino, la Camera di commercio di Macerata, la fondazione Bandini di Fiastra e listituto Tecnology for policy in envelopement dellUniversit di New York. Dopo un convegno tenuto allabbadia di Fiastra e un altro al castello di Lanciano viene formulato il progetto per la costruzione di un impianto di serre, una nuova minicentrale elettrica sul terreno della fondazione, in localit Torre del Parco, oltre a un ammodernamento della centrale del castello. Poich lassociazione Progetto Camerino, cresciuta con la partecipazione di tanti enti e molto politicizzata, non riesce ad armonizzare il lavoro tra enti pubblici e privati, non ancora disciplinato per legge, n a concretizzare alcunch, su suggerimento degli organi regionali per lo sviluppo la fondazione a far suo il progetto e a presentarlo alla regione, che lo finanzia per quel che riguarda lenergia alternativa: minicentrale e serre variamente riscaldate 193. Mons. Frattegiani dispone che il progetto venga realizzato. Di fronte a chi, ritenendo che il progetto sia troppo oneroso per le possibilit economiche della fondazione, addirittura un azzardo, si rivolge alla Santa Sede, cos risponde la Congregazione per il clero, competente sullargomento: Pare che amministrativamente non si possa sostenere che gli impegni finanziari della MA.SO.GI.BA. per la costruzione delle serre siano da considerarsi una semplice esposizione di debiti non garantita da una sicura fonte di copertura; essi, invece, sembrano configurare amministrativamente, per la singolare interdipendenza decisa tra il contratto di appalto e quello di affitto, un vero e proprio piano di investimento, mirante a realizzare da una parte un consistente aumento del valore patrimoniale immobiliare e dallaltra, a rientro avvenuto delle somme anticipate, una
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cospicua redditivit utilizzabile per i fini propri della fondazione.

La fondazione Beato Rizzerio e la clinica ortopedica Sagisc


l prof. Cesare Lami, nato a Muccia il 20 maggio 1905, si laurea in medicina ed esercita a Perugia dove sposa la contessa Maria Pia Baglioni, che ha ottenuto la dichiarazione di nullit delle prime nozze dal tribunale ecclesiastico regionale umbro presieduto da mons. Bruno Frattegiani. La dichiarazione di nullit viene confermata dal tribunale ecclesiastico di Firenze. Il prof. Lami rafforza la sua amicizia con mons. Frattegiani, accesa quando il primo era presidente della Fuci e, proseguita nellassociazione dei medici cattolici di Perugia assistita dal monsignore. L8 novembre 1950 il prof. Lami fonda a Perugia la casa di cura Madonna degli Angeli, poi denominata anche Centro ortopedico umbro. Il 7 gennaio 1970 in un grave incidente stradale presso Spello perde la vita la contessa Maria Pia. Il prof. Lami ne esce sconvolto. Appena la notizia si diffonde, al prof. Lami giungono lettere di rimpianto per la grave perdita da varie parti del mondo, dove vengono ricordati con sua meraviglia i grandi e costanti aiuti inviati dalla contessa in favore dei poveri: dalla Corea del Sud, dove nel passato si impegnata nella costruzione di otto case per lebbrosi, allEgitto, allIndia. Il professore decide allora di proseguire nelle opere di bene cos a largo raggio e silenziosamente condotte dalla consorte. Nellestate del 1971 si reca in Brasile, inserendosi in unassociazione di volontari di Trieste per operare come chirurgo in un lebbrosario di Campogrande, nel Mato Grosso. Qui costruisce un ospedale. Nasce cos il centro ortopedico Mato Grosso di 200 posti letto. La prima pietra del nuovo ospedale viene posta nel giorno della festa dellAssunta. I lavori della costruzione sono portati a termine nel 1977, ma proprio in quellanno avviene un fatto nuovo e imprevisto. Lo Stato del Mato Grosso si divide in due: Mato Grosso del Nord, che mantiene la vecchia capitale, mentre come capitale del Sud prescelta la citt di Campogrande. Il nuovo Stato requisisce ledificio del nuovo ospedale per farne la sede del governo e del parlamento. Una lapide ricorda che il 13 giugno 1979 lassemblea costituente, riunita nelledificio Maria Pia Lami, vota la prima costituzione dello Stato del Mato Grosso del Sud. Il governo quale compenso si impegna a versare un canone annuo da destinare allassistenza degli indios.
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Chiusa lattivit in Brasile, il 6 settembre 1981 il prof. Lami chiede a mons. Frattegiani di erigere canonicamente la fondazione diocesana Eremo santuario del beato Rizzerio. Lo scopo della fondazione quello di promuovere un centro di spiritualit in onore del beato Rizzerio compagno di S. Francesco nato a Muccia, con finalit anche di assistenza agli anziani soli e bisognosi, in particolare sacerdoti. Dota la fondazione di un vasto spazio, dove il Beato ha trascorso gli ultimi anni della sua vita e dove morto in concetto di santit. Ricostruisce lantica chiesetta ed edifica, unita ad essa, una casa per ritiri, soggiorni spirituali, convegni culturali. L11 ottobre 1982 la fondazione ha il riconoscimento della personalit giuridica con decreto del presidente della repubblica. Con atto notarile del 30 marzo 1983 il prof. Cesare Lami dona alla fondazione il complesso immobiliare della casa di cura, con limpegno di locarla in affitto alla societ Sagisc, cos da assicurare alla fondazione un sicuro apporto economico. La Sagisc (Societ amministrazione, gestione istituti di soggiorno e cura) stata istituita per la gestione della stessa casa di cura come societ a responsabilit limitata, le cui azioni sono distribuite tra due soci, 100 azioni allo stesso prof. Lami e una alla prof.ssa Santa Chiumenti. Il 28 luglio 1985 il prof. Lami serenamente conclude la sua attivit terrena. Per volont testamentaria del fondatore la casa di cura viene lasciata in eredit alla Chiesa (due arcidiocesi: Camerino 48% delle azioni, Perugia 40% e fondazione beato Rizzerio 12%) con la disposizione che eventuali profitti dovranno essere distribuiti, attraverso le Caritas diocesane delle due diocesi, ai poveri del Terzo mondo. Nella elaborazione del testamento evidente linfluenza di mons. Frattegiani, a cui continuamente il prof. Lami si rivolge per consigli: c molto dello spirito di povert dellarcivescovo nella scelta che leredit non debba servire ad arricchire la diocesi, ma a soccorrere i poveri. E sempre con chiarezza esemplare esegue interamente il testamento del prof. Lami. Quando le due diocesi entrano in possesso delleredit la Sagisc si trova in serie difficolt economiche e di immagine. In realt per gli impegni assunti negli ultimi anni prima la costruzione dellospedale di Campogrande in Mato Grosso poi i lavori per la fondazione in Muccia Eremo beato Rizerio , il prof. Lami non stato molto presente nella clinica di Perugia, anche perch nutre seri dubbi sulla possibilit della medesima di continuare la sua attivit serenamente, dato il crescente sfavore della regione umbra verso la sanit privata. Di conseguenza ha gi donato limmobile alla fondazione eremo beato Rizerio: ritiene che in caso di chiusura della clinica ledificio possa essere convertito in albergo, di cui Perugia in quel momento ha bisogno o, in alternativa, possa essere locato
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allUniversit di Perugia che ha nelle vicinanze le facolt di agraria e di veterinaria ed alla ricerca di altre costruzioni. Al contrario mons. Frattegiani, assicurato dallarcivescovo di Perugia mons. Pagani, che crede molto nella presenza in citt di una clinica gestita dalla Chiesa, d nuovo impulso a questa istituzione. Concede subito al consiglio di amministrazione della fondazione Eremo beato Rizerio di devolvere per alcuni anni il ricavato dellaffitto nella ristrutturazione delledificio di sua propriet. Nei primi anni si installa un vero cantiere e la clinica si rinnova: si ottengono camere doppie e singole con i relativi servizi, dotate di nuovi arredi. Migliorata la recettivit, con limpegno personale di mons. Pagani vengono scelti nuovi e valenti medici, da aggiungere ai chirurghi ortopedici gi attivi e stimati e alcuni efficienti e preparati infermieri. In poco tempo la clinica ottiene la fiducia di numerosi nuovi pazienti, provenienti sia dalla regione umbra che da altre regioni e soprattutto ottiene un rinnovato appoggio dai responsabili della sanit regionale. Mons. Frattegiani chiama come amministratore delegato della Sagisc il professor Cesare Quattrocecere, molto stimato tra le autorit cittadine del capoluogo umbro. Cos la clinica specialistica Santa Maria degli angeli diviene il centro ortopedico pi apprezzato e richiesto di Perugia 194.

Pensionato femminile universitario Battista Varano - Casa della giovent


l 15 ottobre 1955, festa di S. Teresa dAvila, larcivescovo mons. Giuseppe DAvack inaugura il pensionato femminile universitario Battista Varano, affidato per la gestione e la direzione allistituzione teresiana, fondata in Spagna dal sacerdote d. Poveda, ora santo.
Il focolare cos si esprime mons. DAvack si propone di formare umanamente e spiritualmente giovani universitarie di Camerino, augurandosi che la spiritualit e la protezione della grande Teresa dAvila sia di arricchimento allopera culturale della stessa Universit 195.

La sede del pensionato (focolare), sita in via Ugo Betti n. 47, fin dalla fine dell800 monastero delle monache domenicane, che lo lasciano nel 1948, essendo rimaste solo in tre e molto avanzate negli anni, per unirsi alle consorelle nel monastero di Castelbolognese in Emilia Romagna. Mons.
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DAvack, in passato cappellano nella chiesa dellUniversit La sapienza di Roma, molto sensibile alla formazione cristiana degli universitari. Giovandosi del suo passato di collaboratore per la riorganizzazione dellistituto per le opere di religione (Ior), mons. DAvack si rivolge al card. Di Iorio, allepoca presidente dello stesso, facendogli presente la possibilit di realizzare a Camerino unopera importante nel campo dellapostolato: lassistenza e la formazione religiosa delle giovani universitarie. Lo Ior acquista il vecchio monastero e ne finanzia anche la ristrutturazione in funzione del nuovo uso. Per una ventina di anni le teresiane operano con signorile professionalit nella formazione delle ospiti, con profitto e soddisfazione delle stesse e delle famiglie. Contemporaneamente, dietro invito di mons. arcivescovo, collaborano attivamente nella associazione diocesana femminile di Azione cattolica. Dopo il Concilio Vaticano II listituzione teresiana decide di svolgere il suo apostolato non pi con opere proprie della comunit, ma con iniziative lasciate alle scelte delle singole adepte inserite a tal fine in attivit dello Stato e della societ civile. Restano a Camerino due membri: le dottoresse Lucilla Rodriguez e Giovanna Liotta che, con laiuto volontario e prezioso di Carlotta Troini, si prodigano per giungere senza traumi alla definitiva chiusura del collegio camerte. Mons. Frattegiani nel 1981 stabilisce che i locali siano riaperti come Casa della giovent, col compito di curare la pastorale giovanile in

Durante una cerimonia di benedizione. Sulla destra don Renzo Rossi 192

collaborazione con le parrocchie della citt di Camerino e ne affida la direzione a don Franco Gregori. Nelle stanze superiori vengono ospitati alcuni studenti che collaborano nellattivit pastorale e forniscono con il pagamento delle stanze di cui fruiscono gli aiuti economici necessari per riscaldamento, luce e manutenzione dei locali. La Casa della giovent stenta tuttavia a decollare perch i parroci di Camerino ancora una volta preferiscono che i giovani frequentino corsi di formazione e pratichino lapostolato in parrocchia. Quando poi don Gregori viene nominato direttore della Caritas diocesana, il pensionato continua la sua attivit ospitando studenti stranieri, soprattutto di paesi in via di sviluppo, che sempre pi numerosi si iscrivono alla Universit di Camerino 196.

Il collegio universitario Bongiovanni


opo che i seminaristi teologi della diocesi vengono aggregati al seminario regionale di Fano e successivamente quelli liceali al nuovo seminario diocesano fuori le mura, essendo il rettore mons. Quinto Martella nominato parroco di S. Maria in via e don Sandro Corradini chiamato a Roma presso la Congregazione per le cause dei santi, don Franco Gregori, lunico rimasto nei locali lasciati vuoti, propone a mons. Frattegiani di poter destinare i locali a collegio universitario maschile, data la continua e pressante richiesta di adeguati alloggi da parte dei sempre pi numerosi iscritti allUniversit. A mons. Frattegiani piace molto la proposta e incoraggia don Franco a intraprendere il nuovo lavoro e lo segue da vicino consigliandolo di ospitare il primo anno, come esperimento, solo 24 studenti. Don Gregori nellorganizzazione cerca di adeguarsi il pi possibile agli standard recettivi gi adottati nei collegi universitari statali, perseguendo per in modo primario una solida formazione educativa degli ospiti. Mons. Frattegiani decide che lente seminario, proprietario dellimmobile, nulla esiga come compenso dallamministrazione del collegio, ma che tutto leventuale profitto venga impiegato per migliorarne la recettivit. Cosa che, di fatto, gradatamente realizzata. Gi nel secondo anno il numero degli studenti ospitati sale a sessanta e raggiunger i cento nei primi anni 70, fino ad escludere ogni ulteriore possibilit di espansione. Quando poi don Gregori nominato parroco della collegiata di San Ginesio come successore di mons. Luigi Scuppa divenuto vescovo di Fabriano e Matelica, mons. Frattegiani chiama a dirigere il collegio don Giuseppe Bagazzoli, impegnato nel movimento di Comunione
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e liberazione e nellapostolato tra gli studenti universitari. Don Bagazzoli continua il lavoro iniziato con profitto da don Gregori sia nella formazione educativa, sia nel miglioramento ricettivo. Cos il collegio si afferma sempre pi come importante istituzione ecclesiale e cittadina, contribuendo in modo notevole allaccoglienza e alla formazione degli studenti e giovando non poco alla immagine esterna dellUniversit e della citt 197.

Istituto Francesco Arsini Santuario di Macereto


el passaggio delle parrocchie della diocesi di Norcia a quella di Camerino anche gli enti religiosi appartenenti a quella diocesi passano alla diocesi di Camerino: si tratta dellistituto Francesco Arsini in Ussita e del santuario di Macereto di Visso. Istituto Francesco Arsini Francesco Arsini nasce a Tempori di Ussita il 10 ottobre 1856. Sposa la signora Assunta Gasparri, cugina del card. Pietro Gasparri. Privo di figli, nel 1916 destina lintera fortuna alla fondazione Istituto orfanatrofio Francesco Arsini, il cui scopo accogliere ed educare bambini e bambine di Ussita e dintorni. Nomina amministratore mons. Giuseppe Luchenti - a cui nel tempo succederanno padre Rinaldi, mons. Leone Fiorelli e mons. Carlo Porfiri - e affida lopera alla congregazione delle Figlie della Carit, cui appartiene anche una sua sorella suora. Le suore per pi di 50 anni svolgono una triplice attivit: scuola materna, scuola elementare, avviamento professionale con annesso laboratorio di maglieria. Nel corso degli anni centinaia di giovani vi sono accolte, educate e avviate alla vita familiare. Il cav. Arsini muore a Roma il 15 aprile 1921. Sulla facciata delledificio una lapide esprime la gratitudine dei beneficiati, con le parole tratte dallEcclesiaste: Cognovit quod non esset melius nisi laetari et facere bene in vita sua Cap che non c nulla di meglio che godere e procurare felicit durante la sua vita. La sposa, sopravvissuta al coniuge, ne continua lopera arricchendola con propri lasciti alla sua morte. Nel testamento lega listituto Arsini alla diocesi di Norcia nella persona del vescovo dellepoca mons. Alberto Scola. Questi, accettando leredit, costituisce un apposito consiglio di amministrazione per lopera Arsini e, per regolarizzare la scuola, raggiunge un accordo con il provveditorato provinciale, cos che esso diviene Istituto scolastico Arsini. Nel nuovo istituto scolastico il vescovo propone i membri
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del consiglio di amministrazione, poi nominati ufficialmente dal provveditorato. Al passaggio dellistituto alla diocesi di Camerino, la congregazione delle suore delle Figlie della carit ha gi ritirato, non senza contrasto e dolore, le suore addette alla cura dei bambini, mentre la scuola stata chiusa per mancanza di alunni 198. Listituto si limita ormai a ospitare nei mesi estivi gruppi di giovani ragazze delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali. Lo Ior, cui la signora Gasparri ha affidato lincarico di amministrare i beni perch lopera continui dopo la sua morte, non si sente pi in dovere di devolvere denari allistituto, affermando che il testamento della signora Gasparri aveva destinato il lascito alla giovent femminile di Ussita, finalit non pi raggiungibile per mancanza di ragazze. Mons. Frattegiani, non convinto della soluzione adottata dallo Ior, affida alla curia diocesana lo studio della situazione partendo dalla interpretazione del testamento. E il testamento con chiarezza fissa che il lascito deve essere utilizzato per leducazione in Ussita della formazione della giovent femminile. facile allora far rilevare allo Ior che il testamento non parla di giovent femminile di Ussita, ma di formazione della giovent femminile in Ussita e pertanto lopera svolta attraverso i campi-scuola, le settimane di formazione di giovani della diocesi di Camerino e di altre delle Marche e dellUmbria, ben risponde alle finalit previste. Lo Ior torna cos ad erogare allamministrazione dellistituto scolastico Francesco Arsini gli interessi provenienti dal legato Gasparri 199. Ente santuario di Macereto Cos ricordata lorigine del santuario:
Nellanno 1359, ai 12 di agosto, alcuni mulattieri transitavano sullaltipiano di Macereto diretti verso il Regno di Napoli, portando una bella statua di legno della Madonna col Bambino in braccio. Giunti a un certo punto dellaltipiano un mulo che portava la statua della Madonna inginocchiato si ferm, quale neanche a forza di battiture si pot pi fare levare in piedi. Il fatto singolare fece accorrere molta gente; si grid al miracolo e in breve venne costruita una modesta chiesetta per custodirvi la venerata immagine che richiam ben presto devoti e numerosi pellegrinaggi; con le elemosine di questi fu iniziato a costruire il tempio nel 1529 su iniziativa della comunit vissana dallarchitetto G. Battista da Lugano, il quale nel 1539, quando lopera era giunta al cornicione principale, vi perd la vita. Presso il santuario sorsero alcuni fabbricati, il pi grande detto delle Guaite. Adiacente la casa dei pellegrini. Il palazzo delle Guaite e la casa dei pellegrini, come pure
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il porticato, i portali dingresso al piazzale e la casa del corpo di guardia furono fatti costruire dal comune di Visso negli anni 1571-1578. La fontana gi costruita nel 1524, fu ricostruita e ingrandita nel 1555 200.

Dellente santuario patrimonio anche il convento di SantAgostino con lannessa chiesa presso la collegiata di Visso. In occasione del Concordato del 1929 tra lo Stato italiano e la Santa Sede, il card. Pietro Gasparri, originario di Ussita, ottiene che la propriet del santuario di Macereto con annessi edifici e terreni, insieme al convento di SantAgostino sito presso la collegiata, passi dal comune di Visso alla diocesi di Norcia. Nei primi anni 50, mons. Filippo Bernardini, segretario di Propaganda fide, anche lui cittadino di Ussita e devotissimo della Madonna di Macereto, fa restaurare a sue spese il palazzo delle guaite che mons. Ilario Rota, arcivescovo di Norcia, adibisce a colonia montana per i ragazzi gestiti dalla ODA (Opera diocesana di assistenza). In onore dellinsigne benefattore fa apporre una lapide sulla facciata del palazzo ed erigere un busto bronzeo posto a fianco dellaltare maggiore del tempio. Mons. Frattegiani, al trasferimento di propriet del santuario alla diocesi di Camerino, dispone che il palazzo delle guaite venga adeguato, con notevoli spese, alle norme di sicurezza previste dalle nuove leggi dello Stato, per accogliere in campi scuola estivi gruppi di scout e di giovani delle parrocchie della diocesi e della vicina Umbria 201.

Macereto di Visso 196

Uno speciale stile di governo


er comprendere lo stile di governo della diocesi di mons. Frattegiani necessario tener presente le motivazioni che lo hanno portato alle dimissioni da vicario generale dellarcidiocesi di Perugia: stile autoritario e non sempre rispettoso delle persone di sacerdoti. Come intenda governare e di fatto governa gi chiaro nella sua lettera Ecce venio: servizio, rispetto delle persone e colloquio. Le sue direttive pastorali, sempre motivate teologicamente, sono inserite nel Bollettino ufficiale della diocesi, nelle frequenti lettere pastorali, in special modo in quelle elaborate per i tempi forti e le solennit dellanno liturgico e dei santi della diocesi. Ma sue direttive si leggono soprattutto, nel Bollettino della diocesi o in Squilli di campane, rubriche de LAppennino camerte, dove di regola settimanalmente propone, consiglia, indica, dispone le varie iniziative e mostra di accogliere suggerimenti e proposte. Come prima riforma istituisce i consigli presbiterale e pastorale diocesani e in seguito parrocchiali. Ai consigli sottopone lo studio di ogni iniziativa importante e sollecita libere e non generiche proposte, che accetta integralmente o eventualmente, dopo vero dialogo, modifica. Di animo umile, mite, sincero, sempre disponibile allascolto, ricevendo in qualsiasi giorno e ora tutti i sacerdoti e fedeli che lo richiedono. cos che nel colloquio vero attua il governo della diocesi, chiedendo a tutti collaborazione e aiuto. Ma questo stile dialogico non sempre compreso e apprezzato da tutti. Alcuni, sia tra i sacerdoti che tra i fedeli, vorrebbero il vescovo pi deciso nelle direttive e pi esigente nel farle osservare. Capita cos che quando i consigli presbiterale e pastorale, accogliendo e facendo proprie le proposte di gruppi di studio di una tre giorni diocesana, decidono di renderle obbligatorie, il vescovo cos si esprime:
Allarcivescovo non resta che fare sua listanza di rendere obbliganti le indicazioni dei cinque documenti, auspicando che ogni vicariato ne adatti la lettura alle situazioni del rispettivo contesto pastorale. Ricorda peraltro che sarebbe vano cercare una littera legis (ammazza dice S. Paolo) se non si lascia affidare dallo Spirito che d vita (c un giubileo anche per noi, con la grazia di una conversione o di una collaborazione pi stretta) 202.

Nel suo governo difficilmente fa ricorso a imposizioni o invoca il diritto canonico, di cui peraltro conoscitore come pochi presuli, e che certo reputa necessario per la Chiesa, ma preferisce fare appello alla lex nova di S.
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Paolo. Solo in casi, gi ricordati in queste pagine, cita il diritto canonico: quando si tratta del rispetto delleucaristia (messe binate e trinate sospette di devozioni interessate) e del rispetto dei diritti di terze persone o della comunit (puntualit negli adempimenti finanziari per la diocesi, come negli adempimenti di curia) e quelli dovuti per la perequazione del clero. Si fa esigente quando constata lattaccamento al denaro, ricordando con S. Paolo che vera idolatria. Mons. Frattegiani accetta sempre le critiche, sia quando gli vengono rivolte sullo stesso settimanale diocesano, sia in pubblico dibattito e rende pubbliche quelle ricevute in privato. E risponde riconoscendo umilmente quelle fondate o contestando con garbo o con bonaria ironia quelle senza fondamento. Quando il caso richiama allobbedienza, ma senza mai troncare il dialogo. Di fronte allosservazione di alcuni sacerdoti di avere il polso fiacco, Peccato risponde che il polso parente di coraggio e il coraggio ci ricorda don Abbondio Oremus pro antistite nostro Brunone. Su alcuni giudizi negativi sul suo dispositivo per la perequazione del clero, espressi in una inchiesta voluta anonima da lui stesso, cos risponde:
Non vi nascondo che un buon numero di giudizi lho trovati crudi, un po unilaterali. Che proprio tutto dipenda dal manico, che stavolta sono io? Per ho gradito la sincerit e far del mio meglio per contrastare il famoso proverbio biblico: adolescens cum senuerit non recedit 203. E Patres non percussores! dice unantica formula felice, che delinea latteggiamento del vescovo. Ma se ci volesse, pregate che io sappia picchiare sodo, a cominciare da me 204.

A conclusione dellargomento due giudizi. Scrive mons. Antonio Bittarelli nellarticolo de LAppennino camerte dell11 ottobre 1986 Ventidue anni dopo:
Quando Frattegiani venne, defin Camerino la sua terra promessa. Egli ha guidato con eccezionale discrezione un cammino pi ardito di tutti gli altri tempi (pi in ventanni che in duecento anni).

E lallora sindaco di Camerino, lavv. Emanuele Grifantini:


Lei ha dato a tutti lesempio delloperosit silenziosa: quello di un messaggio cristiano sereno, anche se fermo. Quello di una cultura altissima in campo teologico, umanistico e giuridico, espressa e significata con tanta
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semplicit, e quello di una grande modestia unita a voler sentire i problemi della gente e viverli con essa 205.

Le amministrazioni diocesane
i tutte le amministrazioni degli enti diocesani mons. arcivescovo non si interessa personalmente. D sempre molta fiducia agli amministratori, lasciando loro ampia libert di decisione. Nello stesso tempo per segue con attenzione ogni loro delibera, soprattutto sotto laspetto giuridico e morale. Ripete spesso con una certa bonomia: Attenti a non mandarmi in prigione!. Insiste soprattutto sulla necessit di un vero distacco dal denaro, sottolineando in pi occasioni le parole di S. Paolo: 1 Tim 9,10, lattaccamento al denaro la radice di tutti i mali e Col 3,5 quellavarizia insaziabile che idolatria. Riformata la curia diocesana portando in primo piano le attivit pastorali, esige che nella amministrazione della stessa e di tutti gli enti diocesani vi sia grande chiarezza e trasparenza. Cos come appare chiaramente anche da un breve brano stralciato dalla lettera di nomina di mons. Annibale Papa ad economo-amministratore della diocesi di San Severino Marche del 12 settembre 1984:
Grato per il lavoro gi svolto nellamministrazione diocesana da oltre un ventennio, sentito il parere del Collegio dei Consultori e del Consiglio diocesano per gli affari economici, ho il piacere di conferirle, a norma del can. 494 del Nuovo Codice di Diritto Canonico, la nomina di ECONOMO per lamministrazione dei beni degli enti ecclesiastici diocesani a San Severino Marche, per il quinquennio 1984 1989 a partire dalla data della presente. E necessario che lamministrazione diocesana sia sempre uno specchio di verit, che tutti possano controllare in ogni momento. E necessario che i titolari dei benefici, la cui amministrazione hanno rimesso da tempo allUfficio diocesano, rimangano lo stesso vigili per poter essere interpellati nelle decisioni di particolare importanza amministrativa (come restauri, affitti, vendite, ecc.), come pure bene che si sentano le commissioni parrocchiali e si facciano loro conoscere le eventuali decisioni, che si progettano sui beni che cadono nella sfera del loro interesse, per evitare il pi possibile eventuali successive contestazioni.

Stabilisce che tutte le amministrazioni debbano presentare i bilanci


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preventivi e consuntivi, muniti dellapprovazione dai vari revisori dei conti, laici e sacerdoti che sono da lui scelti perch competenti in materia. Poi i bilanci sono illustrati per essere approvati anche dal consiglio presbiterale. Infine sono pubblicati e portati a conoscenza di tutti i sacerdoti convocati appositamente in assemblea generale. Dietro richiesta del nuovo vescovo diocesano, che ha manifestato dubbi sulla realt economica della diocesi, la Congregazione del clero cos risponde con lettera del 7 maggio 1991, prot. 190333/III, inviata allarcivescovo Francesco Gioia a firma del prefetto card. Innocenti:
In riferimento ai supposti debiti della diocesi, della MA.SO.GI.BA. e di altri enti, dallintera documentazione in atti che in materia di bilanci si arresta al 31.12.1989, non sembrano concretarsi a quellepoca i cennati vistosi debiti, peraltro da nessuna parte mai quantificati, n documentalmente provati. I dati invece, salvo a provare il contrario, sono in sintesi i seguenti: arcidiocesi spese a) ristrutturazione palazzo arcivescovile (sede assicurazione Ras, centro stampa, sede scout, casa del clero, riscaldamento) . 212.965.250; b) ristrutturazione villa diocesana di Elcito . 225.894.600. Copertura: att. bil. 1988: . 144.100.200; att. bil. 1989: . 226.217.240; contributo CEI 1989: . 68.542.410. Totale in pareggio. O.R.A.C. Opera di culto e religione: libreria Loggia di Sisto V, settimanale LAppennino camerte, R.C1, centro stampa e Casa della giovent: bilancio attivo . 24.146.901. fondazione MA.SO.GI.BA.: bilancio attivo . 192.629.110. seminario arcivescovile: bilancio attivo . 10.000.000 206.

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Con il maestro Nelio Biondi (secondo da sinistra), promotore del dono di un armonium allarcivescovo, e alcuni sacerdoti diocesani. Sulla destra don Felice Cambriani

Durante una conferenza a Collevalenza

Con colui che lo ha assistito nella malattia

Renacavata, festa del primo maggio organizzata dalle Acli: mons. Frattegiani ascolta divertito gli stornelli dialettali del duo Santo e Pulic 201

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e venuta la sera

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La malattia e il declino
uando nel 1984 mons. Frattegiani comunica il decreto dellimminente riordino dei confini dellarcidiocesi, esprimendo il desiderio di una nuova, ultima e rapida visita pastorale, ricorda lo sguardo e le parole pi volte raccontate del vecchio parroco di Rocchetta di Genga don Nazareno Starnadori: Lui el sa! e conclude:
Ecco il segreto della nostra vita: siamo tutti nelle mani del Padre

e poi termina con le parole di S. Paolo:


Sia che viviamo, sia che moriamo siamo dunque del Signore. Affido me e voi alla benedizione di Dio e alla materna protezione di Maria 205.

E cos per gli auguri di Natale 1984 scrive:


La solennit del santo Natale mi unisce in maniera particolare a tutti coloro che il Signore mi ha affidato quando mi ha chiamato alla guida delle due carissime Chiese diocesane di Camerino e Sanseverino. Il tempo passa e mi incammino (ci incamminiamo) verso il definitivo incontro con Lui, che si fatto bambino per noi. Non questa (non vuole essere!) una mesta riflessione sulla caducit della vita; solo una serena constatazione del tempo che corre e continuamente ci avvicina al compimento del mistero; ma non caducit ci che strada allincontro con Lui che si dichiarato sola Via, sola Verit, sola Vita. Se ci piace la vita (la nostra modestissima vita con liniziale minuscola!) lunica strada Lui, il Dio che si fatto come noi per farci come Lui. Da quando venuto il Signore, la vita non pu avere che un senso. S. Paolo che ce lha insegnato possa valerci da guida: Per me vivere Cristo 208.

E pi volte torna a parlare della fine della vita e del ritorno al Padre celeste. E forse scosso per la dolorosa esperienza della mamma, colpita da grave arteriosclerosi, scrive:
Vi raccomando, quando vedrete che non sono pi in grado, aiutatemi a ritirarmi 209.

E gi appena dopo quattro anni di episcopato, augurando un buon riposo


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a mons. Raffaele Baratta che era stato suo arcivescovo di Perugia e che lascia la diocesi e si ritira a Citt della Pieve, aggiunge scherzosamente:
Padre puoi tenermi il posto alla Pieve fino al mio 75 anno? Diamo il discessit a mons. Frattegiani per il 1989, non un giorno di pi 210.

Lultima lettera pastorale Sulla scia del cinquantesimo gli auguri del Natale , 8 dicembre 1986
Il mio augurio per il santo Natale 1986 tutto caratterizzato dalle impressioni di questi giorni. Allindomani dellincontro gioioso e fraterno dei partecipanti numerosissimi alla festa del vescovo nella mia nativa Migiana mio dovere confessarvi lemozione profonda che ho provato rivivendo uninfanzia serena; serena anche per i quattro chilometri a piedi dogni giorno per conquistare il diploma di quarta elementare. Al mio paese cera solo la terza. Poi venne il ginnasio e il liceo, il seminario dellamata Perugia, un anno di teologia nel seminario diocesano di Assisi e altri sei anni fra Laterano e Apollinare a Roma. Tutto e solo per obbedienza; infatti un grande desiderio rimane inappagato: lIstituto biblico. In parte mi sono vendicato, facendo della Bibbia sia pure alla meglio il pane quotidiano. Vi assicuro: con grande gioia. E vi dico a voi particolarmente sacerdoti di fare la prova: ogni giorno lectio divina, ogni anno il Nuovo Testamento, con un po di pazienza poi anche lapproccio (sia pure antologico) dellAntico Testamento. Vi vorrei, anzi ci vorrei (me compreso) modesti ma appassionati lettori della Parola, per essere capaci di contemplare nel Natale la Parola che si fa carne. Laugurio mio e la benedizione del Signore su ogni comunit della nostra Chiesa locale 211.

Poi rapidamente viene il declino. Sembra che un giorno dopo laltro non gli interessi pi nulla di ci che una volta destava il suo vivo interesse: non giornali, o libri, o riviste e tanto meno la televisione. Solo interesse per le persone che incontra, il timore di non essere pi adeguato al suo lavoro, il rammarico per il seminario vuoto. Solo la Bibbia aperta sul suo tavolo e nella cappella dove come sempre si trattiene per molto tempo ancora con essa, il breviario e il rosario che continua a recitare anche quando si muove nella casa. La sua mente comincia progressivamente a offuscarsi: oscilla tra fasi in cui non ricorda pi neppure le cose ordinarie, e quindi non presente a s stesso, e fasi di lucidit in cui avverte angosciato tutto il peso della
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malattia, vivendo una vera passione. Lo assiste in questi anni come segretario con mirabile attenzione e carit mons. Ferdinando Cappelletti. Lo seguono con competenza e amore lon. Franco Foschi, nel suo ruolo di psichiatra e il dott. Angelo Quattrini del reparto neurologico di Torrette di Ancona. Lon. Franco Foschi chiede anche un consulto con il prof. Franco Angeleri, primario a Torrette e gi rettore dellUniversit di Ancona, molto conosciuto e stimato per le molteplici pubblicazioni scientifiche. Il professore accoglie mons. Frattegiani nel suo studio con tanta cortesia e rispetto. Conversando con lui amabilmente gli propone di risolvere alcune operazioni di aritmetica: mons. Frattegiani sorridendo replica che in matematica non stato mai ferrato, ma poi risolve con disinvoltura le facili operazioni che gli sono state proposte. Poi il professore lo invita a scrivere un suo pensiero sullincontro e Frattegiani scrive:
Il professore mi fa domande come a un bambino, ma io so che lo fa per il mio bene: che il Signore lo ricompensi e lo benedica!.

Il professore guarda i presenti e si meraviglia di tanta momentanea lucidit. Ma alla fine il referto purtroppo assolutamente negativo. Parla di alcuni esperimenti avanzati negli Stati Uniti, ma conclude che finora non ci sono risultati positivi. Di fatto non c alcuna terapia risolutiva e, purtroppo, la patologia si sarebbe aggravata. Mons. Frattegiani nella sua malattia ha forse presente la figura del padre di santa Teresa del Bambin Ges. Nel libro Iniziazione alla vera Teresa di Ren Laurentin, sottolinea, con due nitide righe, le parole che lo scrittore mette sulle labbra del padre della santa di Lisieux in un momento di lucidit nella sua mente ottenebrata:
Ma so perch il Signore mi ha mandato questa prova: non avevo mai avuto umiliazioni tanto grandi nella mia vita e ne avevo bisogno di una 212.

Di santa Teresa di Ges Bambino molto devoto: per lui un modello di abbandono fiducioso allAmore misericordioso di Dio. Uno degli ultimi brevi scritti lannuncio di essere affiancato come coordinatore da mons. Tarcisio Carboni ed certo di poter collaborare con lui. del 12 settembre 1988 la sua ultima lettera.
Carissimi, la terza et giunge anche per il vescovo, come per chiunque ha
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la fortuna di arrivarci. Essa qualche volta con gli acciacchi limita lattivit. Purtroppo questo il mio caso e voi ve ne siete accorti e mi avete dimostrato tanta comprensione e cordialit. Ve ne ringrazio di cuore. Il Santo Padre ha voluto venirmi incontro dandomi un aiuto con la nomina dellamministratore apostolico nella persona del carissimo mons. Tarcisio Carboni, vescovo di Macerata. Lo saluto e lo ringrazio. Continuiamo a camminare con fede nella nostra cara chiesa di Camerino Sanseverino Marche, fiduciosi nellaiuto di Maria Santissima e dei nostri Santi Protettori. Augurando un buon lavoro a mons. Tarcisio, insieme a lui cordialmente vi benedico 213.

A 75 anni firma la rinuncia, che viene subito accettata, date le sue condizioni di salute. Poi, Con mons. Carboni, vescovo di Macerata dopo la nomina del successore mons. Francesco Gioia, la sua mente si offusca con rapidit: il trasferimento nella casa del clero fa venir meno le poche coordinate ambientali nelle quali si cos a lungo mosso. Si aggrava ancora quando per necessit trasferito in un ambiente seppur bene arredato per il tipo di malattia nel convento di S. Pacifico in Sanseverino Marche. Nonostante lamore con cui i frati lo hanno accolto e le cure attente e premurose che gli prodiga la signora Ada Pallotto, non riconosce pi alcuno ed del tutto incontrollabile. Dopo sei anni di vera passione, affisso a quella croce pi dura di cui tanto aveva parlato, il 26 luglio 1996 celebra definitivamente la Pasqua nellincontro con il Signore e la Vergine santa che tanto ha amata e celebrata. La sua salma riposa nella cripta del duomo di Camerino, in una delle tombe da lui predisposte per i vescovi camerti, dove ha desiderato e chiesto di essere sepolto. Mons. Bruno Frattegiani stato arcivescovo di Camerino dal 1964 al 1989, raggiungendo lepiscopato pi lungo del secolo ventesimo.
Non esiste afferma mons. Bittarelli alcuna era nella lunga storia della diocesi camerinese, quanto i venticinque anni di mons. Frattegiani. Il suo episcopato coinciso con le sessioni conclusive del Concilio ecumenico Vaticano II e limmediato post Concilio 214.

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18 marzo 1991, Giovanni Paolo II celebra la messa nel duomo di Camerino. Mons. Frattegiani seduto nel coro dei canonici alla sua sinistra

Abbracciato da Giovanni Paolo II

Con Giovanni Paolo II, a destra don Decio Cipolloni 209

Alcune note sulla sua vita spirituale


a detto Paolo VI che il mondo ha bisogno di testimoni pi che di maestri. Mons. Frattegiani sa governare e parlare con lesempio della sua vita. 1. Umilt. Non ostenta e non fa pesare la sua eccezionale cultura. Solo coloro che lo frequentano da vicino scoprono e ammirano la sua profonda preparazione teologica, la notevolissima conoscenza biblica, la vasta cultura umanistica, la conoscenza sicura della scienza giuridica e anche la padronanza delle lingue latina, greca ed ebraica, oltre il francese, il tedesco, linglese e lo spagnolo. 2. Povert. Vive da vescovo veramente povero. Pi duna volta mostra imbarazzo di vivere nel palazzo arcivescovile cos imponente, anche se la sua residenza in un angolo angusto e disadorno. Rispondendo a una lettera anonima firmata Cristiani per il socialismo in cui si rimprovera al vescovo di aver accettato leredit della principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini del castello di Lanciano, larcivescovo prima precisa che non si tratta di eredit, ma di un gravoso legato. Risponde con semplicit che vive con il solo assegno di congrua dello Stato e la pensione della madre. Quando finalmente riesce tramite un avvocato amico di Perugia a vendere un immobile ereditato assieme alla madre e chiudere alcune pratiche sospese con la curia diocesana di Perugia, distribuisce lintero ricavato tra il seminario diocesano, un asilo gestito dalla parrocchia di S. Venanzio e i missionari. Sulla facciata della cartella lasciata in curia, dopo un elenco puntuale di come ha distribuito lintera somma ricevuta, scrive: Deo gratias, ora posso veramente dire di essere povero. Il suo amore per la povert lo porta ad abbracciare lordine francescano secolare con tanto di professione davanti allurna della sua cara Camilla Battista 215. 3. Generosit. di dominio pubblico anche fuori della diocesi la sua generosit. Ancora una testimonianza di mons. Bittarelli:
Se la pensione a tutti ha fatto scomparire la figura dellaccattone, salgono le scale dellepiscopio i nuovi poveri. Per sfamare il primo bastava il tozzo di pane e pochi soldini, tanto per lui non esisteva prospettiva alcuna. I bisogni del nuovo povero sono senza fondo. Come sanare la situazione dellex carcerato o del disoccupato? La processione in episcopio preoccupante
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perch larcivescovo non commisura la generosit ai propri risparmi, ma alle necessit altrui. Alla fine senza riuscire a soddisfare coloro che continuano a tornare, resta lui a mani vuote 216.

E il buon segretario personale non ha altro mezzo per tutelare il vescovo che quello di dirottare a sua insaputa, non appena possibile, i richiedenti alla Caritas diocesana. Del resto solo il Signore conosce le famiglie indigenti o anche i sacerdoti in difficolt che il vescovo segretamente aiuta con le sue povere risorse. 4. Preghiera. Cos scrive sulla sua preghiera mons. Frattegiani nella Rivista del clero del 20 ottobre 1976 e ne LAppennino camerte del 6 novembre 1976: Anche un vescovo ha le sue distrazioni.
Il binario della mia preghiera la Bibbia. Senza la sua guida affogo nella distrazione. Sono distrattissimo; a scuola riuscivo a stare attento solo se prendevo appunti; ricordo dei condiscepoli che ci tenevano molto ai miei appunti. Con la Bibbia come riferimento e con la stessa Liturgia horarum, sottratta finalmente al dogma rubricistico della recitazione potrei rimanere in cappella ore e giornate. Ed tanta la gioia anche quando in concreto non mi resta che ascoltare il silenzio di Dio nella certezza assoluta del Suo amore e della Sua fedelt, di cui trasudano le sacre pagine. Per me la Bibbia indispensabile. Ma dovete consentirmi qualche confidenza. Fu un disastro autentico in teologia seguire il consiglio di leggerla tutta nella versione della vulgata; disillusione, aridit, incomprensione, perfino scandalo. Fu invece una provvidenza quando il direttore spirituale verso la fine degli studi mi consigli di leggere ogni anno il Nuovo Testamento. Un suggerimento che bevvi alla lettera e che ho tanto spesso trasmesso ai giovani sacerdoti (ma non so con quanta fortuna!). Dal 1940 ad oggi sono rimasto fedelissimo. Se fossi meno duro a questora dovrei sapere a memoria il Nuovo Testamento, a parte il fatto che dopo loriginale mi sono godute le migliori versioni accessibili al mio modesto orizzonte linguistico. Ma mi impossibile esprimervi quanta gioia, quanta utilit mi ha portato questa pratica. Ovviamente essa mi costrinse a tornare al Vecchio Testamento. Per il frutto rimase ben scarso (un paradiso chiuso per colpa di canoni esegetici impossibili) finch non venne ma solo verso la fine degli anni Cinquanta la meravigliosa Bible de Jrusalem che mi prepar alla responsabilit dellepiscopato e alla gioia del Concilio (io veramente ne godetti anche quando sentivo friggere coloro che temevano la collegialit: sono dispettoso per natura!). Adesso (torniamo al dunque) sul mio inginocchiatoio ci sono solo la Bibbia e il breviario. Altri libri ci passano solo per una capatina doccasione, solo quando mi consta
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Oltre al tempo dedicato alla preghiera nella cappella al mattino, larcivescovo raccomanda ai sacerdoti che il tempo devessere
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che servono a una migliore intelligenza della Bibbia. E prego come ho detto. Direi meglio: godo la gioia del Signore in cui sento lunica mia forza (Nee 8,10) e adoro in silenzio il silenzio di Dio e... mi distraggo. Ma la mia distrazione per lo pi il riverbero del mio ministero, della mia incapacit, della mia stanchezza, dei miei scoraggiamenti, della mia voglia di scappar via. La mia distrazione quel documento che devo preparare, quella parrocchia a cui non facile provvedere, quel giovane prete che mi sfugge e che io non so inseguire, quel confratello malato di cui non ho notizia da tempo, quellaltro che devo ancora andare a visitare, quel giovane comunista che mi ha offeso, quel prete di sinistra che viene a parlare allUniversit (tu lhai attaccato mi dice la distrazione, ma sento che non pi distrazione ma lhai fatto con distacco assoluto da te? o hai cercato te? Cosa fai adesso per lui?). Poi prendo le mie distrazioni (moltiplicatele pure: aggiungetevi angustie amministrative, il problema del seminario che diventa sempre meno un problema economico e sempre pi un problema pastorale di emergenza, lAzione cattolica che stenta a riprendere. Comunione e liberazione, che in quella parrocchia presenta segni di crisi, i sanculotti dellUniversit che urlano slogan contro il boia tale o lassassino tal altro, ecc...) le prendo per le orecchie e le porto ad inginocchiarsi con me, a far coro con me, a servirsi di me. E allora talvolta per grazia il silenzio di Dio che grazia si fa voce, si fa luce, si fa conforto. Nella mia preghiera, insomma, c il mio mondo. Forse mi sono fermato molto sul mio mondo di fuori... Ma il mio mondo di dentro, cos radicato nel mondo di fuori, lo dico solo a Dio e al mio confessore. Il quale sa che ogni volta comincio cos: Ho pregato troppo poco, ho pregato troppo distratto, ho pregato troppo ripiegato su di me. Mi aiuti; aiutatemi anche voi raccomandandomi alla Madonna.

Madonna della Fiducia

santificato perch esso stato santificato quando il Verbo incarnato lo ha scandito. E cos con cura e precisione, quando in sede, recita nelle ore stabilite il breviario. Ogni giorno recita il rosario con i quindici misteri, pratica lesercizio della Via Crucis e spesso si ferma in preghiera nella lettura di libri spirituali o anche di studio. Scrive il 18 ottobre 1986:
Vi confido unesperienza: tante volte interrompo la mia lettura biblica, dove ogni giorno ho cercato il volto del Signore e dico alla Vergine Madre: voglio vedere Ges, o meglio, ricordandomi degli altri: vogliamo vedere Ges. E lo ripeto tante volte con la corona 217.

Il suo abbandono allAmore misericordioso e la devozione alla Santa Vergine, a S. Teresa del Bambin Ges, alla beata Camilla Battista Alle radici della spiritualit di mons. Frattegiani c il suo pellegrinaggio a Loreto prima di iniziare il suo episcopato.
Nella Santa Casa di Loreto scrive ripetei le parole con cui il Verbo incarnato entrando nel mondo e quindi allunisono col fiat di Maria dichiara la sua totale dedizione alla dolce volont di Dio: Ecce venio.

Cos scrive nel libro S. Maria in via:


C un particolare sorprendente su cui non ho mai sentito richiamare lattenzione e su cui mi piace richiamarla ogni volta che posso. la misteriosa consonanza del fiat di Maria con latto di oblazione del Verbo che sincarna adesso nel suo purissimo grembo. uno squarcio di cielo che ci si para dinnanzi nella lettera agli Ebrei: Venendo nel mondo egli dice: Tu non hai voluto n sacrifici n oblazione ( una citazione del Salmo 40), ma mi hai formato un corpo. Tu non gradisci pi olocausti e sacrifici per il peccato. E allora ho detto: Ecco, vengo io perch cos di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volont (Ebr 10, 5-7). Dunque un canto a due (due fiat in uno) che sigilla nellofferta il destino di due vite segnate dal mistero. ancora il mistero della Donna e della sua discendenza, il segno della Vergine e dellEmmanuele, sar il canto di due cuori che battono allunisono nei lunghi anni silenziosi di Nazareth e poi sul Calvario. Maria accanto allAmore misericordioso 218.

213

E ancora:
Potr parervi paradossale, ma sta di fatto che la creazione comincia con il fiat dellOnnipotente, mentre lIncarnazione provvidenzialmente determinata dal fiat della fragilissima pura umile e santa. Il fiat di Ges far la redenzione dal Getsemani alla tomba. Il fiat di ognuno di noi, intonato al fiat del Creatore, al fiat del Redentore e al fiat che lo Spirito Santo ispira alla Vergine, far nel dolore e nella gioia la nostra santificazione. Altra strada non c 219. Ricordati di Abramo, dice Mos allo spettacolo del popolo rinnegato (Esodo 32,13). Ricordati del tuo Amore misericordioso, Signore. Ricordati della tua bont. Quante volte avremo occasione di dirlo pensando alla nostra miseria! Ma se non ci fosse la nostra miseria, Madonna del Magnificat, come avresti fatto a darci a Natale lAmore misericordioso? 220.

Nel libretto: Le strade dellAmore misericordioso scrive:


Vorrei segnalare una breve preghiera che ho raccolto da un libro caro alla Congregazione dei figli e delle ancelle dellamore misericordioso. tanto ricca di teologia e di piet e ve la dico come stata scritta, nella bella edizione spagnola, certo che piacer anche a voi. Dice cos: castigame, Jesus mio, por mis iniquitades; y salvame por tu Amor y misericordia. E cio: castigami per le mie iniquit; e salvami per il tuo Amore e per la tua misericordia. C riassunta la storia dellamore e lesperienza di ogni anima che si accosta fiduciosa al Signore, via, verit e vita 221.

E mons. Frattegiani veramente nellAmore misericordioso di Ges confida, a Lui si affida e nelle sue braccia aperte sulla croce si abbandona. La beata Vergine Nella introduzione al volumetto S. Maria in Via scrive:
Diceva don Orione che la Madonna ha un debole per i figli birichini: lo raccontava don Penco e aggiungeva che il Servo di Dio, tutto preso dalla sua certezza di fede, si metteva a ballare raggiante di gioia. Ecco perch ho lambizione di dire che Santa Maria in Via un po la mia strada e quindi il titolo di questultimo libretto il pi coraggioso, il pi presuntuoso dei titoli. Santa Maria in via col Salmo 36 (37) segna la mia povera strada col segno della fiducia. Anzi: della Fiducia. Voglio dire della fiducia che illumin la
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mia giovinezza al seminario romano. Santa Maria in via per lesperienza che ne ho fatto nei momenti tristi e lieti della mia vita, la strada pi diretta per andare a Cristo e per trovare in Cristo definitiva la via e la verit e la vita 222.

Nota nella Ecce venio:


La gioia di essere abbandonati nelle braccia del Padre, non ci toglie alle tempeste e alle tentazioni della vita, ma nel mare in tempesta c la stella. Guarda la stella, invoca Maria (san Bernardo). Non ho altro da dirvi se non ad invitarvi a salutare insieme la Madonna Mater nostra fiducia nostra. In cammino per le strade di Abramo ho anchio un posto di tappa, dove piantare la tenda. Nella mia strada c la Madonna, voi la chiamate S. Maria in via. Con lei non ci stancheremo mai di riprendere il cammino.

Dopo lepiscopato anche a Sanseverino, mons. Frattegiani aggiunge alla devozione e alla invocazione a S. Maria in via quella a S. Maria dei Lumi. S. Teresa del Bambin Ges Una grande e venerata santa, Teresa di Ges Bambino, aiuta mons. Frattegiani ad abbandonarsi allAmore misericordioso del Signore. Legge pi volte e medita spesso come racconta La storia di unanima e approfondisce la conoscenza e la spiritualit della santa con libri che ne parlano, di autori diversi, in bella evidenza nella sua libreria, come Jean Guitton, Marc Joulin, ma su due particolarmente si sofferma sottolineando e commentando con numerose annotazioni e riflessioni a margine di pagine, Iniziazione alla vera Teresa di Lisieux di Ren Laurentin e Teresa di Lisieux, la verit pi bella di Giovanni Gennari. Nel libro di Giovanni Gennari riportato questo brano di S. Teresa del Bambin Ges:
Allora lasciamolo prendere e dare tutto quello che egli vorr: la perfezione sta nel fare la sua volont e lanima che si abbandona integralmente a lui chiamata da Ges stesso sua madre, sua sorella....

Mons. Frattegiani sottolinea con penna rossa queste parole e a margine commenta:
Quindi per Teresa fare la volont di Dio abbandonarsi totalmente a Lui 223.
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E ugualmente marcate con due righe rosse questo altro passo dal libro di Giovanni Gennari:
Quel giorno (la prima comunione come Teresa la ricorda dopo diciannove anni) non era pi uno sguardo, ma una fusione, essi (Ges e Teresa) non erano pi due, Teresa era sparita come una goccia dacqua si perde in mezzo alloceano. Ges resta solo, Lui era il Padrone, il Re. Teresa non gli aveva forse domandato di toglierle la sua libert perch la sua libert gli faceva paura, elle si sentiva cos debole, cos fragile che voleva unirsi per sempre alla Forza divina? 224.

Termina la lettura del libro con S. Teresa ora pro me. Come a commentare e far proprie queste parole, mons. Frattegiani riporta sul frontespizio del libro Introduzione alla vera Teresa di Laurentin di proprio pugno un brano del Catechismo di Heidelberg del 1563:
Dom.: In che cosa consiste la tua unica consolazione in vita e in morte? Risp.: Nel fatto che con il corpo e con lanima in vita e in morte non sono pi mio, ma appartengo al mio fedele salvatore Ges Cristo, il quale col suo prezioso sangue ha pienamente pagato il prezzo di tutti i miei peccati e mi ha redento da ogni potere del diavolo e mi preserva cos che neppure un capello pu cadermi dal capo senza la volont del Padre mio che nei cieli 225.

La beata Battista Della ammirazione e devozione dellarcivescovo per la beata (ora santa) Camilla Battista gi molto stato ricordato. Qui riportiamo quanto scrive nel libro Santa Maria in via, in riferimento ai dolori mentali di cui molto aveva parlato in tanti corsi e meditazioni ai sacerdoti e alle religiose.
Ges annota la mia beata Camilla Battista di Varano a sua volta soffre anche il dolore della madre: ascolta, ascolta, figliola cos parla il Signore alla mistica camerte nella celebre rivelazione dei suoi dolori mentali ch anche cose amarissime te ho da dire e maxime quello acuto coltello che pass e trafisse lanima mia, cio il dolore della mia pura et innocente matre, la quale per la mia sorte e passione doveva essere tanto afflitta et accorata che mai f n sar persona pi penata de lei. E tanto me afflisse el suo dolore, che se al mio eterno Patre fosse piaciuto, molto me sara stata consolazione che tutti li dolori suoi fossero retornati sopra lanima mia e lei fosse rimasta senza pene alcune 226.
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Abbandono in Dio, come la Vergine Maria, Teresa del Bambin Ges, Santa Camilla Battista, anche nel dolore e nella prova. Perch Dio Amore misericordioso anche quando il Dio nascosto e sembra lasciarti solo a soffrire. A chiusura ecco due lettere di Giovanni Paolo II in occasione del cinquantesimo di sacerdozio e venticinquesimo di episcopato di mons. Bruno Frattegiani. Della seconda lettera riportiamo la parte che riguarda il suo episcopato e la gratitudine dei fedeli della Chiesa di Camerino e Sanseverino Marche.
Al Venerabile fratello Bruno Frattegiani, arcivescovo di Camerino e vescovo di Sanseverino. Venerabile fratello, avvicinandosi il 50 anno del tuo sacerdozio nostra consuetudine, secondo luso dei nostri Padri, indirizzarci a te per congratularci di cos grande dono da parte del Signore, per ringraziarti di cos lungo e assiduo lavoro e per augurarti tutti i favori, perch da essi sostenuto e fortificato, tu possa aspirare a pi grandi vantaggi. E innanzitutto davvero ci rallegriamo del dono del sacerdozio, del quale nessun altro dono e pi grande o simile sulla terra, perch per esso luomo, divenuto poco inferiore agli Angeli (Salmo 8,9) viene arricchito di tali virt e poteri di cui non godono neppure i santi del cielo. In quel giorno ti fu data facolt da Dio, come messaggero di Cristo, di rimettere i peccati, di ricondurre di nuovo gli uomini allamicizia col Padre e di portarli dalle tenebre alla luce; di amministrare lEucaristia e con questo nutrimento divino confortare i credenti in Cristo nelle lotte della vita. In quel giorno ti fu data inoltre la facolt di fornire agli uomini, attraverso i sacramenti, laiuto per superare il deserto di questo mondo e per raggiungere finalmente la dimora dei Santi. Venerabile fratello, quanti doni sono stati accumulati in una sola persona e quanto grande dignit ti stata conferita dalla Chiesa! Tutti questi doni sono cresciuti davvero in sterminata misura quando al sacerdozio si aggiunto lepiscopato: per esso sei stato aggregato al collegio dei successori degli apostoli, vale a dire tra i principi del popolo di Dio (cfr. Salmo 112,8): di essi impegno particolare predicare il Vangelo e diffondere la legge divina, governare la Chiesa che stata loro affidata, consacrare nuovi vescovi e sacerdoti per la diffusione della fede e partecipare ai Concili convocati dai sommi pontefici. Ci congratuliamo e ci rallegriamo con te, Venerabile Fratello, perch per dono di Dio ti sono toccate in sorte tutte queste prerogative. Ma oltre a ci ti ringraziamo per il lavoro da te svolto in cos lungo tratto di tempo. Dopo avere infatti disimpegnato per somma disposizione divina molti servizi del
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sacro ministero superato con grande diligenza il corso degli studi, sei stato Vicario cooperatore, Canonico teologo, Vicario generale dellArchidiocesi di Perugia, professore di Lettere al Seminario e Assistente di quasi tutte le branche dellAzione cattolica sei stato eletto arcivescovo di Camerino con aggiunta in seguito la giurisdizione sulla diocesi di Sanseverino. Tu per, Venerabile Fratello, non hai risparmiato alcuna fatica ed hai compiuto ci che un buon pastore solito fare a profitto del gregge che ama: hai offerto nutrimento ai figli, ed in abbondanza, quale studioso delle Sacre Scritture; con ogni mezzo hai promosso la tanto preziosa unit; hai trattato i sacerdoti come fratelli, i fedeli come figli; hai accolto i poveri con la pi grande carit; con ogni tua possibilit sei andato incontro ai lontani dalla fede e dalla Chiesa. Di tante altre fatiche ti dar Iddio ricompensa nel cielo. Rallegrati dunque, Venerabile Fratello, ed accogli la festosa gioia di cos fausto evento; confida soprattutto nel Signore che bont per essenza. Accogli finalmente di buon animo i voti, le preghiere, gli auguri. Per quanto ci riguarda, ti siamo vicini spiritualmente, come fratelli a fratello, come compagni di pellegrinaggio verso la patria e Ti impartiamo lApostolica Benedizione insieme al clero ed al popolo a noi carissimi e a tutti coloro che ti vogliono bene. Dal palazzo del Vaticano, il 9 ottobre 1986, ottavo del nostro pontificato.

E nella lettera inviatagli per il 25 del suo episcopato Giovanni Paolo II tra laltro scrive:
Venerabile fratello, una volta passato al nuovo genere di attivit che richiedeva un diverso metodo e al tempo stesso un pi ardente zelo, non esitasti a dedicarti interamente al ministero pastorale. Ne d chiara testimonianza larchidiocesi di Camerino e successivamente di Camerino e Sanseverino Marche. Pertanto non senza ragione ti hanno dimostrato sincera stima ed affetto il clero ed i credenti in Cristo non solo per quanto hai operato ad utilit delle loro anime ma anche per le tue doti sacerdotali ed umane: come lamorevolezza, la paternit con la quale sei andato incontro alle necessit di tutti, e quella sollecitudine che chiaramente esprimeva quanto affetto nutrivi per loro. I credenti che hanno beneficiato di tutta la tua attivit episcopale fin da quando fosti dato loro come pastore e maestro certamente prenderanno parte alla gioia della tua festa e la gusteranno come cosa propria: essi certo ti esprimeranno a loro volta quellaffetto con cui tu stesso li hai amati Dal Palazzo Vaticano, il 15 marzo del 1989, undicesimo del nostro pontificato. Ioannes Paulus pp. II.

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Il sindaco di Lima in visita a Camerino. Al centro il prof. Giannella, rettore delluniversit, e a sinistra mons. Giuseppe Tozzi

Durante un convegno di argomento sociale 219

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appendice

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ECCE, VENIO Lettera di saluto al clero e al popolo di Camerino


enerati Confratelli e cari Figlioli, non senza trepidazione, vi mando il mio primo saluto ufficiale, la prima lettera pastorale. Sapete gi, dallo scambio di messaggi col venerato mio Predecessore, come vi ho nel cuore dal 14 gennaio quando seppi della mia designazione. Preciso: vi ho nel cuore con il vostro volto, sebbene non ancora noto; ma da trentanni che prego per le anime che un giorno il Signore mi avrebbe affidate. Anime che si son fatte via via carne e sangue e battito di cuori e restano incise - anche se con tonalit diverse nel pi intimo del mio essere per leternit: dai compagni di Seminario a cui fui prefetto (qualcuno mi ha preceduto nel santo collegio dei cescovi) ai baschi verdi, alle giovani, alle donne e agli uomini della mia Migiana; dai gruppi sparuti delle domeniche nellagro romano alle folle di mezzogiorno nella cattedrale di Perugia dalle convittrici di S. Antonio prima e poi della SS. Annunziata (Conservatori Riuniti) ai fidanzati e agli sposi dei nostri incontri di Cana e di Nazareth; dai cuori sereni intravisti nel ministero quotidiano ai casi angosciosi sfilati in penosa rassegna davanti al Tribunale Ecclesiastico; dai discepoli del seminario di Perugia alle varie categorie di Suore collaboratrici con lopera e con la preghiera, alle pazienti Suore alunne della scuola di teologia; dalle singole anime incontrate al confessionale ai gruppi degli ultimi anni: Rinascita, Vangelo, Giuristi e Medici Cattolici e finalmente la valorosa Giovent Femminile. , per il passato, una povera rassegna che il cuore completa con tutti i volti di amici e la trasforma in cantico nostalgico di addio. Ora il vostro turno, cari figlioli di Camerino, che prendete il posto di tutti, senza scansare nessuno dal ricordo affettuoso e dalla preghiera ardente. Da trentanni... Cos sono trentanni che prego per voi. Vi affidai al Signore nellordinazione sacerdotale e nella prima Messa ed ho continuato a portarvi nel mio memento ogni giorno, poveramente ma con tutta lanima. Eravate ancora senza volto. Dal 14 gennaio procurai di darvelo a modo mio, cercando notizie di Camerino sulle enciclopedie e sugli annuari. E cos, quando la mattina del 15 celebrai la mia prima messa in onore della Vergine Santissima pro Camerino, sapevo di pregare per settantamila anime che il Signore mi affidava e che io mi affrettavo a mettere sotto il manto della Madonna (pensate che gioia quando poi vidi quel manto e, sotto, un gruppo simbolico di voi nella bella immagine della Mater Misericordiae!). Solo
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uno stringimento di cuore: avevo letto di trentacinque Seminaristi! Poi mi spiegarono che lannuario pontificio conta solo i filosofi e i teologi e mi fu detto che a Camerino cera un Seminario maggiore e un Seminario minore con un totale di centoventi seminaristi, e il cuore si allarg per questi getti rigogliosi di olivo fioriti intorno alla mia mensa (salmo 128), per accoglierli in me in nome di Dio come pupilla dellocchio (salmo 17). Nel mese di attesa. Fino al 21 febbraio furono giorni raccolti, trepidanti e sereni (a proposito di dopo, con il comprensibile terremoto, vi dico subito una cosa: fatemi lavorare senza risparmio e siate esigenti con me, ma lasciatemi - per il vostro bene - il tempo per pregare e per studiare le cose di Dio, perch tutto il mio agire proceda dal mio incontro quotidiano con Lui per Spiritum Sanctum in Christo). Quei giorni continuai a cercarvi e a pregare per voi e a far pregare - con le debite cautele richieste dal grave segreto - per voi e per me. Pellegrinai al santuario dellAmore misericordioso a Collevalenza e, quando il 18 febbraio il mio venerato arcivescovo mons. Raffaele Baratta mi avvert che il 21 sarebbe avvenuta la pubblicazione, decisi di recarmi lindomani a Loreto. Non vi dico quanto la mia buona mamma, che mi aveva seguito nel primo e fu invitata al secondo, si meravigliasse di questa improvvisa smania di pellegrinaggi: sarebbe stato cos bello con il tempo buono a primavera! Ma la mia primavera cominciava a Camerino e volevo portarne le primizie alla Madonna di Loreto, dove celebrai nella Santa Casa dellAnnunciazione. Era per me linaugurazione ufficiale della nuova missione tra voi, era la partenza per la mia strada, quella strada di cui subito dopo il primo annuncio del 14 gennaio avevo letto quasi a caso nel libro dei salmi: Affida al Signore la tua strada e confida in Lui, e Lui far (salmo 37). Nella Santa Casa ripetei le parole con cui il Verbo incarnato, entrando nel mondo e quindi allunisono con il Fiat di Maria, dichiarava la sua totale dedizione alla dolce Volont del Padre: Ecco, io vengo (Ebrei 10, 7). Camerino, Loreto, Nazareth. Ero passato per una fugace visita a Camerino e mi ero fermato a pregare nella Cattedrale. Solo da poco ho saputo che essa dedicata al mistero soavissimo e augusto dellAnnunciazione: una delle gioie pi belle di quante finora Camerino abbia potuto darmi. Perch nellAnnunciazione si concentrano, come fasci di luce convergenti in un nimbo di gloria, i pi santi misteri della nostra fede. La storia di Israele vi trova il suo punto culminante nel messaggio del Padre allautentica Figlia di Sion, cantata dai Profeti. Maria nel momento sublime del Fiat la figura splendida e la rappresentante adeguata della Chiesa di cui porta nellanima tutta la santit e nel grembo purissimo lAutore stesso della
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santit. l che, prendendo umana carne, il Verbo di Dio celebra gli sponsali con lumanit e inaugura lera definitiva della salvezza. Ed sulla scena dellAnnunciazione che, come allalba del mondo, lo Spirito Santo aleggia sulla creazione nuova dei figli di Dio, Lui primizia e caparra del Regno e della vita eterna. Ho fatto menzione dei pellegrinaggi e non ho pensato di dirvi che la mia preparazione pi bella a questa vocazione di Abramo, che mi invita a lasciar la mia terra per seguir voi nella vostra terra benedetta, stato il pellegrinaggio nella patria di Ges nello scorso settembre. Mi piace solo riaccostare adesso Nazareth a Loreto, e tutte e due alla cattedrale di Camerino. E sentir la Palestina palpitar nel Piceno e il palpito mariano del mite - del forte Piceno raccogliersi nel cuore di Camerino allombra della nostra cattedrale. Come vorrei che festeggiassimo insieme - solennissima ogni anno - la cara festa della Annunciazione e dellIncarnazione! e che le campane di Camerino ridicessero al mondo ogni venticinque marzo il messaggio de lAngel che venne in terra col decreto - de la moltanni lacrimata pace (Dante, Purg. 10)! Unesperienza di questi giorni. Vi ho detto del terremoto di questi giorni, placato solo dal raccoglimento assoluto della Settimana Santa a Prato (con al centro, riassorbita nella liturgia ma pi che mai vibrante nello sfondo della Passione, la festa della SS. Annunziata!). Ora voglio dirvi unesperienza e ricavarne un ammaestramento per voi e per me. Lesperienza quella dei complimenti, delle lodi e delle celebrazioni. Tutte cose che fanno piacere alla natura, tanto pi che dappertutto ho avvertito un timbro di schietta sincerit. Ma io so bene che anche chi sincero pu sbagliare e, conoscendomi alla luce di Dio, so di sicuro che il coro - pur non volendo, pur essendo composto di voci eccezionali - un coro stonato. Gli amici piccoli e grandi mi perdonino, tanto pi che son tanto sensibile e tanto riconoscente al loro affetto e alla loro simpatia; ma se dicessi che hanno ragione, non me lo perdonerebbe il Signore. Lui solo sa le mie miserie e a me non resta che gloriarmi delle mie debolezze, perch abiti in me la forza di Cristo (2 Cor. 12 9). Un insegnamento di S. Teresa di G. B. Lammaestramento quello stesso che ho annotato in una vecchia edizione dei Consigli e ricordi di S. Teresa di Ges Bambino: Ah! che veleno di lodi servito giornalmente a coloro che tengono i primi posti! Che incenso funesto! e quanto necessario che unanima sia distaccata da s per non averne del male!. Pi drastico e pi realista Pascal: Un principe potr essere la favola di tutta Europa, ed egli solo non saperne nulla. Non ne stupisco: il dire la verit torna utile a colui al quale vien detta, ma dannoso a chi la dice, perch esso si fa prendere
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in odio. Ora, coloro che vivono con i principi antepongono il loro interesse a quello del principe che servono; e cos si guardan bene dal rendergli un servizio con il rischio di nuocere a se stessi (Pens. 243, ed. Serini). Quanto viscido e quanto vero! Ma grazie a Dio il vescovo, oggi almeno, non un principe e la benedetta pentecoste del Consiglio ecumenico Vaticano II sta approfondendo ogni giorno di pi, tanto per il Successore di Pietro come per il collegio dei vescovi successori degli Apostoli, il concetto di servizio (dakonia) nella comunit e per la comunit, cementata dalla comunione con Cristo (koinonia). Cos ci stimi ognuno: come ministri di Cristo e amministratori di misteri di Dio. Ora dagli amministratori si richiede che si dimostrino fedeli: questo vi ripeter con S. Paolo e dovr soggiungere con lui che non mi lecito tenere per metro il vostro giudizio, perch il Giudice soltanto il Signore (1 Cor. 4, 1-3). Ma nello stesso tempo vi dico: non mettete mai, per amore di Dio, una cortina fumogena dincenso fra voi e me. Non danneggiate la mia vista che deve scrutare sempre e solo la Volont di Dio e la sua gloria e il suo amore. Ricordi della B. Camilla Battista. Ho imparato a conoscere con tanta gioia la nostra Beata Camilla Battista e voglio far mio, come rivolto a me, il suo settimo ricordo delle Istruzioni al discepolo : che guardi di non essere ladro, che chi fura viene appeso alle forche della divina giustizia; ma lanima che Cristo sagacemente fura, sar attaccata alle forche della innamorata Croce... Non voglio che in modo alcuno furi lonore, n lamore dovuto a Dio, perch queste due cose egli le ha volute per se solo, et invero con somma ragione, poich soli Deo honor et gloria (ed. Boccanera, pag. 201). E pur timoroso - ben sapendo come posso caderci - faccio mia la sua virile preghiera: Se mai dir parole con intenzione che a me tornino in onore, tu, che ogni cosa puoi, fammele tornare in vergogna e confusione (ib pag. 202). Ma tutti insieme, consapevoli che la nostra famiglia diocesana non un feudo - n la curia una corte di principe - facciamo tesoro degli altri due ricordi della Beata: Il secondo ricordo. Anima benedetta nel Signore, voglio che imiti tua madre in questa virt a lei concessa, che dogni cosa che tu odi o vedi, ne cavi bene: piglia la rosa e lascia star la spina (ib. pag. 179); e ancora, dal quarto: Sappi, figliuol mio, che le mormorazioni e i giudizi che si fanno nella religione sono dal demonio coperti e fatti fare... Un demonio sta nella lingua di chi mormora, e uno allorecchio di chi ascolta, e questi e quello ridono insieme, e si fanno beffe dello stolto religioso che mormora, e del pazzo e forsennato che ascolta (ib. pag. 187 seg.). Pascal drastico, ma la nostra Battista intinge la penna nel fuoco. L si parla di
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principi, noi diremmo di dittatura; ed naturale che in tempo di dittatura ci si sfoghi a dir male nel buio. Qui si parla di religione e noi possiamo estendere alla Chiesa famiglia di Dio. Non vengo per esser servito... Il vescovo (dico vescovo per dire listituto divino, e lascio stare per un p larcivescovo che distingue la diocesi pi che leletto, ma puro frutto di contingenze storiche e forse ricorda i tempi meno belli del principe) viene a voi come Ges, non per essere servito, ma per servire e per dar la sua vita (Marco 10,45). Viene a promuovere la comunit dellamore ed ha bisogno di amore e di sincerit. Se c qualcosa in lui che vi turba, voi dovete dirglielo con tutta umilt e carit. Umilt, perch questo servo di Dio rappresenta tra voi ufficialmente il Signore. Carit, perch anche lui - come voi - porta il suo grande tesoro (e la sua responsabilit tremenda) in un vaso di coccio (cfr. 2 Cor., 4-7). chiaro che egli non potr misurare il suo servizio nel Signore sulla soddisfazione di tutti, e talvolta potr non condividere le osservazioni e talaltra potr sembrare che non ne tenga conto. Ma resta sempre il dovere dellapertura filiale, che sventer il pericolo delle lodi vili e delle nubi dincenso estraliturgico. Non detto che al vescovo - povera creatura di carne e di sangue anche lui - non possa far bene sapere che certe cose sono state gradite, che i suoi figlioli sono contenti. La strada non sinsegna soltanto dicendo che quella gi presa sbagliata e che pertanto bisogna cambiare, ma anche rassicurando il viandante sulla bont dei passi fatti finora. Atmosfera di schiettezza cristiana. Quello che vorrei che insieme cancellassimo per sempre dal nostro stile lespressione cortigiana e servile, la pratica continua dei tre tiri doppi, il donabbondiesco petto forte e zelo imperterrito di Vossignoria Illustrissima. Lasciamo stare - mi riferisco soprattutto alle manifestazioni pubbliche - le proteste di obbedienza e cerchiamo di ubbidire semplicemente, lasciamo stare lentusiasmo spasmodico sempre pronto allosanna (H. Hahner) e approfondiamo nella preghiera il senso quasi sacramentale della gerarchia, lasciamo stare i Parlate, eccellenza, noi siamo ai vostri piedi! e ricordiamo che sua eccellenza ha avuto dal Signore il mandatum di lavarli quei piedi; ma ha bisogno della atmosfera serena dellagape, della sincerit dei fratelli e dellamore e della devozione meditata e riflessa dei figli, che poi sono suoi figli esclusivamente in relazione al Padre che nei cieli, a cui deve condurli - fatemi ripetere la mia cara formula trinitaria - in Christo per Spiritum Sanctum. Vi meraviglierete che vi parli cosi e non vorrei che pensaste che io ritenga questo stile il vostro stile. Ma un andazzo che pesa un p dappertutto
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e risente di quella visione non del tutto soprannaturale del superiore, che richiama la descrizione fosca di Pascal. Se ne parlato anche in Concilio ed giusto che tutti ci prepariamo a raccogliere il vino nuovo del vangelo, da questa spumeggiante vendemmia, negli otri nuovi della semplicit e della purezza di cuore e della schietta carit. Per far festa con il pane azzimo della sincerit e della verit, direbbe S. Paolo (1 Cor. 5, 8). Il mio programma. Voi vorrete sapere qual il mio programma, ma io non ho altro programma che quello di fare la volont di Dio e di volervi bene e di spendermi tutto per voi, e non ho altro appoggio che la sua grazia e la benedizione della Madonna Santissima. Ci sono certo, anche per questo, da fare dei piani, ma questi piani io debbo farli con voi. Con voi, fratelli sacerdoti, e perch no? attraverso larticolazione delle parrocchie, delle associazioni, dei gruppi, attraverso gli stessi contatti diretti, anche con voi, figlioli carissimi del laicato camerinese (laico un nome tanto profanato e tanto bistrattato, ma di per s designa colui che appartiene al popolo santo di Dio - las - e allassemblea degli eletti). S. Ignazio e S. Cipriano. mio grande dovere ricordarvi le forti parole di S. Ignazio Martire: Stando sottomessi al vescovo come a Ges Cristo, voi dimostrate di non vivere secondo il mondo, ma secondo Ges Cristo, che morto per noi affinch, credendo alla morte sua, siate preservati dalla morte. necessario dunque, come gi fate, che non intraprendiate nulla, senza il vescovo (Trall. 2, 1-2); Chi onora il vescovo onorato da Dio; chi opera a insaputa del vescovo serve al diavolo (Smirn. 9, 1). Ma anche mia premura, con tutta la prudenza e con locchio sempre rivolto alla Santa Sede Apostolica, tradurre in pratica con voi le parole del grande S. Cipriano ai suoi Preti: Nulla senza il vostro consiglio e senza il beneplacito del mio popolo (Lettere 14 e 32). naturale che per popolo non pu intendersi qui il popolo campanile, ma solo il popolo-chiesa. Un popolo, supponiamo, che fa rivoluzione perch non parta il parroco giudicato dal vescovo necessario altrove per il bene di tutti, non un popolo - chiesa ma un popolo campanile. Anche i sacerdoti di Cipriano sono consiglio al loro vescovo solo in quanto presbiterio, nella comunione di carit che non cerca i propri interessi; ed io sogno cos il collegio sacerdotale di Camerino - come S. Ignazio descrive quello di Efesoarmonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra (4, l). Quello che non possibile alla natura egoistica, possibile alla Grazia. Non quindi una supposta ventata democratica dellarcivescovo novello e... novellino che deve portarci, ma il soffio dello Spirito Santo. Lunione che, movendo dal popolo, attraverso il clero giunge a comporsi nel cuore del vescovo e che viceversa, movendo dalla sollecitudine del vescovo per la
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salvezza e per il bene di tutti, si imposta organicamente nelle attivit del clero e nella vita cristiana del popolo: ecco la cetra di Ignazio, ecco il concerto di lodi a Ges Cristo (l.c.), ecco lideale paolino vissuto: Facendo la verit nella carit, sforziamoci di crescere sotto tutti i riguardi in Lui, che il Capo, dal quale tutto il Corpo riceve armonia e compattezza... e attua la propria crescita per la edificazione di se stesso nellamore (Ef. E, 15-16). La mia fontana... Vorrei concludere, dicendovi qualcosa sullidea che ho voluto esprimere nello stemma. Anche lo stemma non ha pi senso nella sua funzione strettamente araldica e quindi nobiliare (qualche anno addietro una organizzazione spacciatrice di titoli e di storie cerc di appiccicarmi uno stemma di famiglia con tanto di leone rampante e di fortezza, insinuandomi lusinghiera che i miei buoni e solidi vecchi - boscaioli di razza e fabbricanti di calce discendevano, magari per via non del tutto esemplare, da Ugo di Provenza re dItalia..!). Di solito quindi lo stemma del vescovo contiene una idea madre, che il motto precisa. Ho scelto una fontana e non deve parervi strano che la mia attenzione si sia fermata sulla fontana maggiore di Perugia. ... e una tentazione. Il segno della patria, che il Signore mi invita a lasciare per la terra promessa che La piazza centrale di Perugia, con al centro Camerino e per la discendenza la fontana di Arnolfo di Cambio (sec. XIII), a sinistra grande e benedetta che siete il palazzo dei consoli e a destra la cattedrale voi, non deve farvi pensare ad un attacco campanilistico non deve favorire la tentazione sottilissima contro la quale vi ha messo in guardia, con tanta saggezza e con tanta finezza di intuito psicologico, il mio venerato Predecessore nella pastorale a Dio : Lamore alla propria diocesi (o, insomma lamor proprio....?) pu far si che il vescovo, senza che neppure ci se ne accorga, sia visto quasi come un estraneo, dinanzi al quale conviene difendere lonore della Diocesi, magari con una minore sincerit; conviene seguirlo, si, ma pi o meno nella misura che sembra conveniente a noi che nella Diocesi siamo nati e quindi la
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conosciamo e la comprendiamo meglio. Di eventuali guai gli si dice quanto necessario perch decida cos come noi riteniamo che sia bene. Egli vi ha messo in guardia dalla tentazione ed io posso assicurarvi che nella bella fontana di Perugia non ho visto che un simbolo splendido, certo il pi alla mano per me, per tradurre limmagine biblica della sorgente dacqua viva. Il carissimo amico P. Diego Donati, valentissimo intagliatore e insegnante nella scuola darte di Perugia, in un primo bozzetto dello stemma aveva effigiato anche il grifo, una bestia mitica discretamente artigliata che - in campo rosso (!) - larme di Perugia. Era perplesso lui stesso, ma non ci voluto molto per vincere le sue incertezze quando gli ho osservato: Questo, per sua natura, rappresenta Perugia, ed io non son pi Perugia; io sono... Camerino. E poi, francamente, un vescovo con le unghie non riesco a concepirlo. Era peggio del leone del mio presunto stemma! In unitate Spiritus Sancti. Se questo pu farvi sorridere, vorrei che poteste sorridere anche della tentazione di non sentirmi perfettamente uno di voi. Io sono uno di voi, uno con voi, uno per voi proprio per la realt che la mia bella fontana vuoi ricordarci. Egli diceva dello Spirito Santo che avrebbero ricevuto i credenti in Lui: cos commenta San Giovanni la presentazione del mio simbolo, fatta gridando da Ges il giorno solenne dellultima festa dei tabernacoli della sua vita mortale: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Dallintimo di Lui - cos dice la Scrittura (a proposito del Messia) - sgorgheranno fiumi di acqua viva (Giov. 7, 38-39, secondo lantica punteggiatura oggi accettata dalle migliori versioni). La fontana maggiore, situata dalla parte del Vangelo dellaltare maggiore della Cattedrale, sembra realizzare alla lettera, plasticamente, la gioiosa antifona pasquale, che poi riassume il cap. 47 di Ezechiele, una delle profezie a cui Ges allude nel passo ricordato: Ho visto unacqua che sgorgava dal tempio, dal lato destro, alleluia; e tutti quelli a cui giunta questacqua sono stati salvati e dicono: alleluia alleluia. La fontana di Pasqua. La mia fontana vuole essere la fontana di Pasqua, la sorgente dello Spirito sgorga dal cuore squarciato di Cristo. Prima di Ezechiele laveva cantata Isaia: Il Signore la mia forza e il mio canto, egli la mia salvezza. E voi attingerete acqua con gioia alle sorgenti del Salvatore (12, 2-3); Voi che avete sete, venite alle acque. Anche se non avete argento, venite... Ascoltatemi e venite a me, ascoltatemi e la vostra anima vivr (55, 1.3). E pi tardi laveva cantata Zaccaria nellimpressionante visione del Trafitto, in un passo che - ispirandomi al racconto di S. Giovanni - vorrei intitolare lo squarcio e la sorgente: In quel tempo io spander sulla casa
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di David uno spirito di benevolenza e di preghiera. Guarderanno a colui che hanno trafitto e lo piangeranno come si piange un figlio unico... E ci sar una sorgente aperta per la casa di David e per gli abitanti di Gerusalemme, per il peccato e per limpurit (12, 10 e 13, l). La mia fontana scroscia in un canto di festa, che richiama lexsultet e ripete al mondo, che non si accorge di morire di sete, la buona novella, lamico vangelo della salvezza. Lanniversario del venerd santo. Mentre termino di scrivere questi pensieri, mi ricordo che oggi lanniversario della pi probabile data della morte di Ges (7 aprile dellanno 30). La morte, che ha sconfitto per sempre la morte, il prezzo di quellacqua che si prende senza argento (Isaia) e dona la vita vera. Giovanni evangelista contempla nella morte del Signore il preludio della Pentecoste quando annota che Egli piegato il capo, emise lo Spirito e poco dopo descrive, con parole ammirate e richiamanti con energia al dovere della meditazione, il colpo di lancia e lacqua sgorgata dal sacro costato (Gov. 19, 30.34-35). Par di sentirlo assorto nel canto del Vidi aquam, ricamato di alleluia. La fontana Cristo Ges. La mia fontana vuole essere il simbolo dellUmanit di Cristo, strumento congiunto della divinit per il grande dono della Grazia, ed in particolare il simbolo del Cuore Sacratissimo, che nella funzione di sorgente dello Spirito Santo ha la pi profonda e la pi letificante giustificazione teologica. La mia fontana vuole essere il simbolo vivo della Santa Chiesa - del Sangue incorruttibile conservatrice eterna continuatrice misteriosa dellIncarnazione del Verbo e destinataria perenne della seconda missione trinitaria, quella del Paraclito che resta con noi in eterno (Giov. 14, 16), nascosto e vibrante nella Gerarchia della Chiesa e nellintimo sacrario di ogni anima vivente nel Cristo. La vecchia fontana: la Chiesa. La Chiesa, aveva detto un giorno lamatissimo Papa Giovanni, come la vecchia fontana del villaggio e p. Ernesto Balducci ha commentato stupendamente: Lacqua della vecchia fontana! La fontana vecchia, ma vive, sempre nuova nel suo dono, e il villaggio vive di lei. I bambini la raggiungono trafelati, ricevono lo scroscio fresco sulla faccia riversa sotto la cannella e riprendono la corsa tergendosi la bocca; i vecchi fanno conca col palmo della mano e sorseggiano parcamente; le donne fan corona; con la brocche lucide, scambiandosi i progetti di cucina. Nel meriggio la fontana butta inutilmente, ma in realt tutti, ciascuno a casa sua, vivono di lei. Anche la notte lacqua canta e rende vivo il silenzio... I caff e i bar spacciano intrugli di moda, che ieri non cerano e domani non ci saranno, e attirano i clienti con luci e con suoni; la vecchia fontana non
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ha tutela contro la notte che scende; la sua nobilt la sua stessa natura. Di tanto in tanto qualcuno fa osservare (si tratta dei soliti pedanti!) che il tubo, di fuori ha la ruggine, che la vasca sbrecciata, che il muschio, nel fondo, nasconde chi sa quali sporcizie. Osservazioni giuste, che trovano il consenso in tutti, ma non scuotono nessuno; basta che la fontana continui a buttare, come sempre. Cos, seguendo il filo della memoria, mi racconto la parabola della Chiesa, della vecchia fontana di cui Cristo parl, seduto al pozzo di Giacobbe, accanto ad una donna venuta con la brocca ad attingere lacqua. Chi beve di questacqua, Egli disse alla donna, avr ancora sete; chi invece beve dellacqua che io gli dar, non avr pi sete. Lui, Cristo, con la sua parola e la sua grazia, lacqua di vita eterna. La Chiesa la fontana, Cristo lacqua viva (preciserei: secondo Giov. 7, 38-39 Ges la fontana - che continua nella Chiesa - e il suo Spirito lacqua viva): Dio li ha pensati insieme, dalleternit. Ogni uomo che viene in questo mondo ha sete di questacqua, alcuni vedono la fontana ma non conoscono la propria sete, altri conoscono la propria sete ma non vedono la fontana (Testimonianze, 1963, p. 332 ). La fontana zampillante nella Vita eterna. La mia fontana il simbolo di ogni anima che beve alla sorgente del Cuore di Cristo e della sua Chiesa, perch Ges ha detto: Chi beve dellacqua che io gli dar non avr pi sete, anzi lacqua che io gli dar former in lui una fontana dacqua zampillante nella vita eterna ( Giov. 4, 14). E la vita eterna - ha definito Ges stesso - questa : che conoscano Te, solo Dio vero, e colui che hai mandato, Ges Cristo (Giov. 17, 3). Come vorrei che tutta la nostra catechesi, cari fratelli sacerdoti, fosse improntata alla semplicit del Vangelo e, passando attraverso lelaborazione smagliante della liturgia, portasse il nostro popolo attraverso le devozioni (santissime! ) alla Devozione, la grande devozione del Padre celeste - che solo Amore (1 Giov. 4, 4.16) - in Christo per Spiritum Sanctum. Credo che, se vivessi centanni fra voi, non saprei dirvi altro. Da tanti anni non dico altro: solo la gioia di abbandonarci nelle braccia del Padre, che in Ges ci si rivelato e ci ha manifestato il Suo amore (prima missione), che insieme a Ges ci manda lo Spirito Santo - il Dono per eccellenza - che fa viver la Chiesa, comunione di Santi, in vista della risurrezione dei corpi e della vita eterna (seconda missione). La stella del mare. Non so dire altro. Cio no: tutto questo non so dirlo se non ci metto la Vergine santa. Il Padre si servito di Lei, preparata ab aeterno immacolata; il Verbo ne ha preso un volto umano, che dovette essere tutto Lei, e il Cuore di Cristo - fontana dacqua viva - ha condizionato i suoi
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primi palpiti ai palpiti del cuore di Lei, e il Bimbo di Betlehem perseguitato non si affidato alle legioni delle schiere celesti ma unicamente alle braccia di Lei, sua Mamma e sua Fiducia; la prima tempesta di gioia e di Spirito santo (una piccola pentecoste) lha provocata Lei portando Ges ad Ain Karim nella casa di Elisabetta; sulla culla della Chiesa ha vegliato Lei, che ai piedi della croce laveva partorita nel dolore. Lei ne scorta e madre e fiducia fino alla resurrezione e alla vita eterna. Potevo accontentarmi ancora della mia fontana. Penso alla fontana di Nazareth, soffusa di tanta dolcezza per il ricordo della Benedetta che vi attinse acqua; era per estinguere la sete umana del Figlio di Dio, Lui la sorgente. Penso alla fontana di Gihon, lunica sorgente di Gerusalemme, che i cristiani arabi chiamano ain sitti Mariam (fontana della signora Maria). Nel piano attuale della Provvidenza, senza Maria non si concepisce Ges. La prima vena della sorgente Lei. Ma ho preferito - nello stemma, in alto - una immagine pi piana e pi tradizionale. La gioia dessere abbandonati nelle braccia del Padre non ci toglie alle tempeste e alle tentazioni della vita. Ma sul mare in tempesta c la stella: Guarda la stella, invoca Maria (San Bernardo). Stavolta davvero faccio punto. Perch non ho altro da dire se non invitarvi a salutare insieme la Madonna Mater nostra, Fiducia nostra. Santa Maria in via. In cammino per la strada di Abramo, ho anchio il mio posto di tappa dove piantare le tende. Nella mia strada c la Madonna. Voi la chiamate Santa Maria in via. Con Lei non ci stancheremo mai di riprendere il cammino. Con Lei invoco i Santi Patroni gloriosi: il giovane vittorioso Venanzio e il mio predecessore Ansovino. Con i nostri Angeli custodi, con i nostri patroni particolari (per conto mio in questi giorni ho aggiunto alla mia piccola litania la B. Camilla Battista), ci custodiscano, ci spronino, si dispongano ad accoglierci festosi nel cielo. Il mio saluto. Il mio saluto affettuoso a tutti. Prima dogni cosa peraltro voglio rinnovare i sensi della mia gratitudine e della mia fedelt al Santo Padre. Al venerato predecessore ho gi detto come lo penso: per me non partito, ma solo salito sul monte a pregare per il nostro combattimento spirituale. Lui far da Mos ed io cercher dessere il vostro Giosu. Linteressante che ci sforziamo di entrare nella terra del riposo (Ebrei 4, 11) faticando molto quaggi. Un pensiero devoto al nostro antico Pastore mons. Umberto Malchiodi arcivescovo vescovo di Piacenza e ai vescovi, vanto e onore di Camerino, mons. Achille Salvucci di Molfetta Giovinazzo e Terlizzi, mons. Raffaele Campelli di Cagli e Pergola e mons. Federico Sargolini titolare di Lisiade, al quale non pu non sentirsi particolarmente
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legato chi in qualche modo si occupato della GIAC. Un abbraccio fraterno a tutti i miei sacerdoti, dallattuale vicario capitolare mons. Giulio Splendiani al pi povero e lontano parroco di montagna, dal pi santo al pi bisognoso del perdono di Dio (ma quale santo non ha bisogno del perdono di Dio?), dal fratello maggiore al figliol prodigo. Un abbraccio fraterno ai Religiosi tutti, che so per il presente e spero per il futuro di valido cordiale aiuto al clero diocesano. In mio primo abbraccio paterno va ai cari Seminaristi piccoli e grandi, con la pi grande benedizione, quella del campo fertile cui ha benedetto il Signore (Gen. 27, 27). Un saluto grato e festoso alle Religiose e alle Signorine degli Istituti secolari in ogni campo del loro lavoro; un saluto particolarissimo alle Claustrali dei vari monasteri, ricchezza di riserve interiori per la archidiocesi tutta. Omaggio alle autorit. Il mio deferente cordiale saluto alle autorit di ogni grado della Provincia di Macerata, ai Parlamentari della circoscrizione, a tutti i sindaci e agli amministratori e alle altre autorit di tutti i comuni della archidiocesi, qualunque ne sia il colore politico. Nessun colore mi impedir mai di rispettare e di amare le persone, anche quando la mia consacrazione mi vieter di chiamare il buio luce, e la luce buio (rito della consacrazione). Questo saluto si colora di affetto - e, se mi permettono, di paternit - soprattutto quando si tratta della nostra piccola capitale dove il sindaco il mio sindaco e le altre autorit sono le mie autorit. E dico autorit di ogni genere: civili, forensi, militari. E dico le autorit accademiche della gloriosa Universit, in relazione alla quale mi si vorr - spero - concedere di continuare nelle tradizioni di cordialit del mio caro predecessore. A tutti affettuosamente. Un saluto festoso a tutti gli studenti della scuola media e dellUniversit - ai camerinesi e agli ospiti - che, mi si dice, sono la vita della citt e credo non tanto come risorsa quanto come vivacit di espressione e di ritmo. Alle associazioni religiose, particolarmente alle associazioni di A.C., una dichiarazione di affetto speciale e una benedizione di incitamento a proseguire, a crescere, a fiorire nella unit. A tutti i camerinesi della citt e dei vari comuni, dai bambini ai gi nonni et ultra, dai giovani frementi di vita ai sofferenti, ai malati (penso con particolare tenerezza al carcere e allospedale civico), a tutti il mio saluto cordiale, paterno e la mia benedizione grande come il Cuore di Dio, da cui solo essa proviene per il mio ministero. Appena potremo, ricorderemo insieme i vostri morti - a cui vi chiedo la carit di aggregare i miei - e riaffermeremo davanti a loro la nostra fede in Ges Resurrezione e Vita. La mia fontana la sorgente, a cui essi hanno bevuto lacqua zampillante nella vita eterna. Sono passati per il
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venerd santo solo per entrare nello squarcio del Cuore di Cristo e riposano in attesa di riudire lo scroscio pieno nella vera grande mattina di Pasqua che non conosce tramonto. Il Signore ci conservi la gioia della fede nella carit. Questa la mia benedizione con larrivederci il 3 maggio. Intanto anche voi pregate molto per me. Vi benedica Iddio Onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen. Perugia, 7 aprile 1964. BRUNO FRATTEGIANI, arcivescovo La mia prima benedizione veramente episcopale per voi, fratelli e figli carissimi. In nomine - Patris et + Filii et + Spiritus Sancti. Amen. Perugia, 19 aprile 1964. BRUNO, arcivescovo.

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CANTATE DOMINO CANTICUM NOVUM Lettera pastorale per la Quaresima 1965


a visita pastorale come servizio per un rinnovamento liturgico della predicazione, del culto e della vita cristiana. Cari fratelli sacerdoti, mi rivolgo soltanto a voi e vi dispenso dallobbligo tradizionale di leggermi ai vostri fedeli, per i quali piuttosto necessario che sentiamo tutti limpegno dellora: rinnovarci per rinnovare. Rinnovarci nelle fonti della predicazione e della catechesi, per dare ogni giorno pi schietta la Parola di Dio. Rinnovarci nellapprofondimento della nostra quotidiana espressione liturgica, concentrando tutto il nostro amore e la parte migliore della nostra meditazione sulla realt misteriosa della messa e del breviario, che la Chiesa ufficialmente ci affida e che attraverso le altre pratiche di piet innerva le nostre giornate, facendo di ogni alba un canticum novum e di ogni sera stanca un grazie al Signore quia viderunt oculi mei Salutem tuam; perch da noi, come da calici traboccanti, il senso del mistero operante si trasmetta alla comunit santa dei Figli di Dio affidati alle nostre cure pastorali. Rinnovarci nella vita per insegnare con lesempio la retta impostazione dellesistenza cristiana, troppo spesso paralizzata dalle pastoie di un moralismo legalistico e gretto, quando Cristo Signore ci invita a lanciarla per le piste animose della sua sequela e San Paolo ne scandisce i passaggi al ritmo della sacra azione liturgica: Vi esorto, fratelli, per la misericordia divina a offrire i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito al Signore, come culto spirituale (Rom 12,1). Spirituale, nelloriginale greco di Paolo, logikos; e il teologo protestante Karl Barth preferisce tradurre proprio nel senso di logico: la logica cristiana di dare tutta la vita come offerta a Chi s dato tutto a noi nellinfinit dellAmore. Vi dispenso dallobbligo di leggermi, perch la mia poca esperienza mi insegna che la lettura corrente delle lettere pastorali provoca solo una discreta dose di sbadigli (si legge perch tocca e si legge perch non si vede lora di finire). Ma vi prego di dire ai fedeli il mio pensiero dopo averlo fatto vostro, dopo averlo sviluppato nella meditazione e nello studio (studio allargato dagli opportuni sussidi che oggi offre in abbondanza la letteratura biblica, liturgica e conciliare). E nella preghiera. Nella preghiera soprattutto: quia sine me, ci ammonisce il Signore, nihil potestis facere (Giov. 15, 5). Il rinnovamento della predicazione. La visita pastorale, ho detto nel titolo, vuole essere al servizio di un rinnovamento liturgico prima di tutto della predicazione. Rinnovamento liturgico in questo campo significa
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incamminarsi per la strada maestra della Bibbia e della Liturgia, impegnarsi a leggere e a meditare e a studiare la Bibbia sia nello scrigno prezioso dei libri santi e sia nellostensorio mirabile della Sacra Liturgia destinato a rifletter di quei Libri le luci pi vive sul cammino del popolo di Dio, decidersi a far parte di quei tesori ai fedeli di ogni ceto con sapiente dosaggio e a ritirar fuori quellostensorio dal cumulo di sovrastrutture sotto il quale abbiamo tante volte sepolto la Verit e la Vita, limitandoci spesso a dare con il contagocce quello che la Chiesa, dal cuore di Cristo, rovesciava a fiumi (vorrei sempre ricordarvi il mio haurietis aquas cum gaudio). Le costituzioni dogmatiche sulla liturgia e sulla chiesa, promulgate dal Concilio Vaticano II, ci serviranno di guida essenziale. Il nostro popolo, nonostante le formulette imparate a memoria nel catechismo delle elementari, naviga in una spaventosa ignoranza in materia di religione. N fanno eccezione - dobbiamo confessarlo a nostra confusione - quelli che hanno seguito i nostri corsi nella scuola media, nemmeno quelli che ci hanno dato una qualche soddisfazione quando hanno ripetuto a puntino certi schemi che erano il riassunto preciso dei vecchi trattati di teologia, quando hanno dato a vedere di aver capito la differenza fra attrizione e contrizione, fra coscienza vera e coscienza falsa, fra oggetto e fine e circostanze, tra merito de congruo e merito de condigno... Salvo magari non avere n contrizione n attrizione al momento della confessione, coltivare un guazzabuglio al posto della coscienza, perdere ogni discernimento nel comportamento morale e meritarsi lunica scusa possibile: quella di una ignoranza crassa e supina. Il motivo solo questo: che la nostra scuola troppo spesso staccata dalla vita. Anzi dalla Vita, da quella Vita che la Parola di Dio che era da principio presso Dio ed era Dio... ed era la luce degli uomini... e si fatta carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi (Giov 1). Per aver la misura della lontananza spaventosa della nostra gente da questa sorgente genuina, basta riflettere un po sulle confessioni di massa. Chi di noi non sa dolorosamente che il novanta per cento degli uomini bestemmia dallet di dieci anni fino alla decrepitezza e se ne confessa regolarmente come della cosa pi naturale di questo mondo, nonostante la messa in scena di certi missionari (deh, laudace lingua frena - scellerato peccator!, con tanto di fiaccolata per le vie del paese... Almeno nella mia parrocchia lultima volta fecero cos, e non mi meravigliai affatto quando nelle confessioni successive sentii ripetere la penosa antifona). Ma io mi domando se il nostro popolo bestemmia il Dio damore che ha dato il suo Figlio unigenito (Giov 3, 16) per liberarci non certo dai mali di questo mondo (salva, beninteso, la prospettiva escatologica), ma dal peccato che ci
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danna. E sono convinto che il nostro popolo non bestemmia questo Dio che non conosce, non bestemmia il Dio della Bibbia che non gli stato mai adeguatamente presentato. Bestemmia semmai il Dio dellastrazione filosofica, cui non pu arrivare, il Padreterno che comanda a capriccio come un don Rodrigo qualunque, che fa piovere come gli pare (che differenza di tono dal richiamo evangelico di Mt. 5, 45!), il Dio gendarme dispotico garante della legge morale che luomo non pu osservare da solo, il Dio banchiere ingiusto che non rende gli interessi secondo i capitali di meriti versati nella sua banca perch la va meglio spesso ai birbanti matricolati che non a noi galantuomini (capovolgimento assoluto dei valori evangelici espressi nella parabola del fariseo e del pubblicano), il Dio esautorato dalla concorrenza dei vari Santantonio, Santeurosia, Santarita, fatti parte pro rata della relativa dose di bestemmie (1). Non dico per ridere; dico per piangere e per fare mea culpa. Il seguito delle confessioni non certo pi consolante. Rubare, non hanno rubato. Ammazzare, non hanno ammazzato. Altro non saprebbero. Ah si! c la faccenda della messa la domenica. Ma il Signore si dovr accontentare... di grazia quello che si fa. C la faccenda del venerd: devono pensarci le donne. Il sesto comandamento? Quello unaltra cosa, e una grossa percentuale di penitenti ha tutta laria di domandarvi: ma a lei di queste cose che gliene importa?. E dire che qualcuno allesame aveva saputo ripetere per filo e per segno che ci si deve confessare di tutti i peccati mortali, secondo la specie e il numero e le circostanze...! Intendiamoci bene: io sono convintissimo che il Signore, nella sua infinita Bont, si serve anche di queste confessioni per seminare la sua Grazia nelle anime che, nonostante le prospettive distorte e aberranti, conservano in sostanza il dono della Fede (cfr. Ebr. 11, 6). E godo immensamente di certe comunioni generali di uomini, che con il loro raccoglimento - spesso commovente - dicono di aver trovato, almeno per un po, sulla loro strada il Dio dellAmore. E il Dio dellAmore non mancher certo di prendere le loro tribolazioni, i loro sudori, le loro povere preghiere per custodirle nel suo cuore per leternit (nel suo otre - dice il Salmo 56 con una nota di colore tutta beduina - nel suo otre il Dio vero, tanto lontano dal Dio Padreterno, custodisce come pietre preziose le lacrime dei poveri; e chi pi povero di colui che stato defraudato del pane della vera dottrina?). Ma il bilancio, dal punto di vista nostro, non pu non dirsi fallimentare. Che fare? In teoria presto detto: sulla base della nostra buona formazione teologica, dalla quale - sia ben chiaro - non possiamo affatto prescindere, diamoci allo studio della s. scrittura, raccogliamo dalla liturgia che li attualizza i temi biblici pi indicati per una
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sintesi cristiana vitale (il credo con la bibbia, i mezzi della grazia con la bibbia, la morale con la bibbia). In pratica forse meno facile di quanto possa apparire. Limportante di mettercisi con tutta lanima, se non vogliamo tradire la nostra missione. E pensiamo subito al contatto vivo degli altri con la Parola di Dio. Diamo il vangelo a tutti, iniziamo alla bibbia i pi preparati, mettiamola in mano ai pi colti e guidiamoli. Non aspettiamo che vengano in parrocchia i testimoni di Geovah a erudire i nostri contadini (allora lo scandalo questo: che gli evangelizzati non bestemmiano pi, coltivano lamore fraterno e si fanno apostoli del loro messaggio con uno zelo che sa di puntiglio ma non pu non farci pensare). In pratica, abbiamo detto, non cos facile. Ma perch la visita pastorale apporti un contributo concreto, procuriamo subito di intenderci su un programma minimo. E prima di tutto per noi sacerdoti, per laggiornamento della nostra impostazione kerigmatica, ho il piacere di annunciarvi la tre giorni liturgica che sar tenuta alla fine di luglio da s.e. mons. Carlo Manziana, vescovo di Crema. Proprio ieri il S. Padre lo ha ricordato come reduce da Dachau e compagno di galera delleroico card. Beran. Sono certo fin da ora della vostra plebiscitaria e attiva partecipazione. Dalla tre giorni potranno nascere idee e iniziative. Intanto per vi consiglio lottimo libro Il mistero pasquale nella catechesi, che contiene gli atti del congresso catechistico di Ascoli Piceno del maggio 1963 (2). Le relazioni veramente eccellenti di don Massi, di padre Riva, di padre Grasso, di padre Haering e di altri danno un ottimo orientamento di base. Sar molto lieto di vedere questo libro sulla vostra scrivania (non vorrei che qualche capo ameno organizzasse il classico tiro birbone di alcuni esemplari che fanno il giro di tutte le canoniche...!). Sar molto lieto di ragionarne con voi. E vorr senzaltro ragionarne con i pi giovani tenuti ancora agli esami quinquennali. Di fatti dispongo che, in luogo delle materie fissate per gli esami del 1964 (che per vari motivi sono stati prorogati allagosto di questanno), gli esaminandi -insieme alla Costituzione della S. Liturgia e alla Instructio esecutiva- preparino accuratamente gli argomenti di questo libro per riferirne con esaurienti recensioni di fronte agli esaminatori, fra i quali per loccasione - vincendo una vecchia allergia per gli esami - mi metter anchio. Sarei molto contento se si organizzassero incontri vicariali, con vari relatori scelti fra i sacerdoti del vicariato, per studiare e discutere i temi della settimana ascolana. Allultimo momento mons. vicario mi suggerisce una splendida idea, che si rif ad esperienze gi vissute nella nostra diocesi: Il mistero pasquale nella catechesi potrebbe essere libro di testo per la preparazione e la formazione
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dei catechisti in appositi corsi vicariali o intervicariali. Affido per ora la proposta allo zelo dei vicari foranei. Son pi che certo che qualcosa ne nasce (o meglio ne rinasce) e che potr conoscere degli esperimenti in occasione della prossima visita. Questo per noi Sacerdoti. Per i nostri fedeli (a parte llite dei catechisti che se ne faranno diffusori) la parola dordine : vangelo, vangelo, vangelo. Linvito a Luca vale per tutto questanno. Siccome la visita pastorale, contro la mia prospettiva iniziale dun giro rapido, comprender probabilmente pi anni (anche se ridotte spesso a ben minuscola cosa, centosettantaquattro parrocchie esigono il loro tempo), studieremo insieme in seguito a quali libri sacri dedicare le nostre cure. In ogni caso il libro scelto materia integrativa per la preparazione ai sacramenti e per il programma di catechismo di qualsiasi grado con gli adattamenti, le scelte, i sussidi e gli accorgimenti che ognuno riterr opportuni e per cui potr essere di valido aiuto lufficio catechistico diocesano. La cosa certa che larcivescovo interrogher tutti su questa materia, che considera essenziale complemento della preparazione catechistica. Il rinnovamento della liturgia. Stando al tema per un rinnovamento liturgico, dovrei specificare questa seconda parte nel senso di rinnovamento della liturgia propriamente detta. Difatti nella concezione delle costituzioni conciliari, il momento liturgico al centro della vita della Chiesa, di cui lespressione pi adeguata. dal momento liturgico, dalla ripresentazione vitale del mistero pasquale che nasce, con il sacramento dellordine, il triplice potere-servizio del magistero e del ministero e del governo pastorale. Dalla liturgia propriamente detta nasce ogni espressione della vita della Chiesa, che non pu non essere sempre espressione sacrale, non pu non essere liturgia: liturgia della proclamazione della Parola di Dio e della predicazione e della risposta di fede del popolo di Dio, liturgia della celebrazione ministeriale e della offerta comunitaria dei divini misteri, liturgia di una guida che luce sul candelabro ut luceat omnibus qui in domo sunt (Mt 5,15) in un clima di offerta intonata al testo citato da San Paolo. Lo stesso nome Ecclesia implica una suggestione liturgica, se vero che ekklesia deriva da ekkaleo: il che vuoi dire che Chiesa non di per s il Popolo di Dio (comunit degli uomini nuovi che Dio si preparato dalleternit, attuandola a tappe lungo i secoli di storia della sua pazienza nel nuovo Adamo Cristo Ges e nel dono dello Spirito Santo), ma la convocazione santa di questo Popolo, durante la quale la Parola di Dio proclamata solennemente provoca negli ascoltatori bene disposti la reazione salutare della Fede in vista della costituzione prima e in seguito della rinnovazione del Patto. Tutto sigillato
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dal sacrificio e dal banchetto sacrificale, che porta alla comunione con Dio. Se leggete Esodo 24, trovate proprio questo: la storia del patto antico, e probabilmente il racconto costruito sulla trama di un rito che serviva talvolta alla rinnovazione del patto. Era lombra e la figura. La realt luminosa la trovate leggendo il racconto dellistituzione dellEucaristia, tenendo conto del rituale duso che contemplava il ricordo esplicito della prima Pasqua (la proclamazione). Lindomani c la Croce, poi c la Risurrezione e la Pentecoste: in una parola la Pasqua nel suo duplice aspetto di morte e di vita, la Pasqua che la Cena Santa anticipa e la Messa, cuore della Chiesa e sintesi della sua vita, incessantemente ripresenta. Mai la Chiesa (convocazione del Popolo di Dio) cos Chiesa come durante la Messa. Mai la vostra parrocchia cos pienamente rappresenta la Chiesa cattolica, come quando ve la vedete radunata intorno allaltare (3). Oggi che nella Messa riprende il suo posto donore la proclamazione della Santa Scrittura, mi piace ricordare un intervento del vescovo melchita mons. Neofito Edelby che fu seguito con religiosa attenzione nella sessione conciliare del 5 ottobre scorso: La Scrittura una realt liturgica e profetica, una proclamazione prima di essere un libro, la testimonianza dello Spirito Santo sullavvento di Cristo, di cui il momento privilegiato la liturgia eucaristica. attraverso questa testimonianza dello Spirito che tutta leconomia del Verbo rivela il Padre. La controversia post-tridentina ha soprattutto visto nella Scrittura una norma scritta; le Chiese orientali vi vedono la consacrazione della storia della salvezza sotto le specie della parola umana, ma inseparabilmente dalla consacrazione eucaristica in cui tutta la storia ricapitolata nel corpo di Cristo (4). Sono profondamente convinto che il Concilio Vaticano II ci autorizza a far nostra questa felice intuizione dellanima orientale, tanto nutrita di Padri. Resta per vera una cosa: il Concilio mette in evidenza il fatto base di questa concezione liturgica integrale quando afferma che dal costato di Cristo morente scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa (5), ma ha cura di sottolineare il carattere specifico del momento liturgico: la Liturgia ritenuta come lesercizio del sacerdozio di Ges Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione delluomo, e viene esercitato dal Corpo Mistico di Ges Cristo, cio dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale. Perci ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che la Chiesa, azione sacra per eccellenza, e nessunaltra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado ne eguaglia lefficacia. Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che
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viene celebrata nella santa citt di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio, quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore linno di gloria; ricordando con venerazione i santi speriamo di ottenere un qualche posto con essi, e aspettiamo quale Salvatore il Signor nostro Ges Cristo, fino a quando egli comparir, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria (6). E al momento liturgico, in questora delicatissima dinaugurazione di una riforma che attende ulteriori sviluppi, io vi scongiuro di dedicare tutte le vostre premure e tutte le vostre attenzioni. Utilissima, per aiutare a far comprendere nel loro spirito i nuovi riti, potr essere la Pastorale dellarcivescovo di Bologna card. Lercaro, concepita in forma di piccolo catechismo (7). Ottimi orientamenti per la catechesi della messa e dei sacramenti troverete nel citato libro di Ascoli. Per il contributo concreto della visita pastorale, le circostanze mi dispensano - almeno per questi primi mesi - dal fissare qualche punto particolare. Il punto quello che incombe ai pastori di tutta la Chiesa: educare il popolo a liturgie domenicali e festive, che siano piene di dignit e ricche di vitalit comunitaria, di raccoglimento, di preghiera, di canti. Il contributo concreto questo: il vescovo viene a vedere il vostro lavoro e spera di potersene rallegrare con voi davanti al Signore. Non mancano difficolt, comprese quelle pecuniarie indispensabili per lacquisto di messali, lezionari, guide per il popolo, leggii. In seguito ci sar da pensare agli altari, agli amboni, alla distribuzione pi razionale dei posti. Ma il precetto dellora questo: nulla manchi di quanto prescritto, o comunque necessario, per una dignitosa esecuzione del servizio liturgico festivo. Il rinnovamento della vita cristiana. Anche qui c tutto da rifare nella impostazione della catechesi morale. Nel volume raccomandato, il redentorista P. Haering - dando prova di sereno distacco da quello che suol dirsi lo spirito di corpo e nello stesso tempo di garbatissima arguzia - rimette in discussione i nostri metodi di formazione morale e fa far le spese di tutto a due suoi famosi confratelli teologi: Un manuale di morale del secolo scorso presenta questo personalismo (il personalismo aristotelico) con ingenuit. La frase di Ges: amatevi come io vi ho amato riportata secondo il testo dellAntico Testamento amate il prossimo come voi stessi; cio si deve amare s stesso pi che laltro, e laltro amato solo in vista del perfezionamento di s stesso. Quindi lo stesso manuale spiega laffermazione con un esempio. Un tale passeggia su di un ponte e a un certo punto vede nel fiume una persona in estremo pericolo. Allora comincia a riflettere: io devo
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amare me stesso pi che laltro e quindi non posso rischiare la mia vita, ma daltra parte - pensa - se tento di salvarlo, acquisto dei meriti e mi perfeziono; cos sar salvaguardato il precetto della morale di amare se stesso pi che gli altri (cfr. Aertnys-Damen, Theologia moralis, I, n. 350, editio XVII, Torino 1956, p. 338). Ed allora inizia lopera di salvataggio, ma arriva... troppo tardi (8). Trovo giusto quanto Padre Haering fa notare di sfuggita sulle due diverse redazioni del precetto evangelico. gi senza dubbio di immensa portata il secondo precetto dellamore nella formulazione dei Sinottici (9); e lorribile latino dellorribile adagio caritas incipit ab egone non ci ha assolutamente a che vedere. Ma si dimentica che la redazione dei Sinottici ci presenta Ges a colloquio con gli Ebrei e precisamente in materia di Legge: le due tavole, vuoi dire Ges, si riassumono nel grande comandamento e nel secondo simile a questo. Per siamo sempre nella prospettiva delleconomia antica; per la nuova, inaugurata nel suo Sangue, Ges ha qualcosa di pi da chiedere ai suoi discepoli ed il precetto dellamore nella formulazione di Giovanni: Mandatum novum do vobis ut diligatis invicem sicut dilexi vos (Giov 13, 34) e nella proclamazione sconcertante: et nos dehemus pro fratribus animas ponere (I Giov 3, 16). Provate a leggere tutto S. Giovanni e non troverete, anche l dove parla di precetti al plurale, altro precetto che questo: amare i fratelli come Ges ci ha amato (fra parentesi: San Giovanni ha una spiccata antipatia per la parola nomos che riserva alla legge giudaica, secondo la quale Ges debet mori, e preferisce la parola entol, il mandatum della Vulgata e del canto toccante del gioved santo). Provate a leggere tutto San Paolo (esempio classico in Rom 13,8-10) e troverete che lamore del prossimo compie da solo la legge. Pare strano che San Giovanni e San Paolo non accennino per nulla ad un precetto di amare Dio e dicano solo che lamore di Dio d prova di se stesso nellamore del prossimo. Lamore di Dio, per i cristiani, non oggetto di un comando. Lamore di Dio, per i cristiani, il clima che respirano, perch lautentico dono di grazia: lamore di Dio (lagape) stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato donato (Rom 5, 5). da questo amore, che vibra della voce dello Spirito sussurrante nei cuori lAbba Pater (Gal 4, 6), che nasce lofferta logica di tutta la vita cristiana a Dio per Dominum nostrum Jesum Christum. da questo amore che sgorga il cantico di una vita spesa per i fratelli secondo le liriche espressioni di San Paolo nel celebre inno di I Cor 13. Peccato che la teologia morale e la nostra catechesi dei comandamenti abbiano scordato completamente San Tommaso, il quale d i principi fondamentali per questa
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materia in un angolino tanto poco esplorato della prima secundae, in una trattazione di insospettabile modernit (dico modernit in quanto si potrebbe pensare che stato lo studio pi approfondito della S. Scrittura a ricondurci alle sorgenti, e dico insospettabile perch chi dice San Tommaso tentato di pensare a stantio; ma non si dimentichi che San Tommaso - oltre che teologo formidabile - stato un geniale esegeta e pi che Aristotile ha avuto per maestro lo Spirito Santo). Mi limito ad alcune spigolature dalle pagine della Somma, integrate con i commentari a San Paolo: l) la legge nuova non scritta ma stampata nei cuori e consiste principalmente nella grazia dello Spirito Santo; come si deduce da Ger 31, 31-34 e Rom 8, 2 (10); 2) la legge nuova ha nello scritto solo unespressione secondaria (si direbbe sussidiaria); si tratta di ci che dispone alla Grazia o si riferisce al suo uso, dei documenta fidei, di alcuni precetti morali e sacramentali (11); 3) i precetti morali della legge antica continuano ad obbligare; lobbligo per deriva non dal loro carattere legale positivo, ma dalla struttura stessa della natura umana di cui sono espressione come lex naturalis (12); 4) la legge nuova, in quanto precettiva, non giustifica; etiam littera Evangelii occideret nisi adesset interius gratia Dei sanans (13); 5) la legge nuova, in quanto legge dello Spirito Santo scritta nei cuori, libera luomo dal peccato e dalla morte (14); 6) la legge nuova facit in nobis caritatem (15); 7) la legge nuova legge di libert (II Cor 3, 17: ubi Spiritus Domini, ibi libertas). Sorprendenti le seguenti affermazioni: chi evita il male non perch male, ma per il comando di Dio, non libero. Chi invece evita il male perch male, libero. Pi su pareva Lutero, qui pare Kant. Ma subito c il colpo dala che si eleva allinfinito al di sopra della posizione gnosticopessimistica delluno e di quella ottimistico-pelagiana dellaltro: questo evitare il male perch male opera dello Spirito Santo, che interiormente perfeziona la mente con lhabitus buono cos da fare operare per amore come se fosse la legge divina a comandare; e perci detto libero non in quanto soggetto alla legge divina, ma in quanto dallhabitus buono inclinato a fare spontaneamente ci che la legge divina comanda (16). Torna in mente un detto di Newmann: Se la legge morale dentro di noi fa battere i nostri cuori, perch riconosciamo il timbro di una voce tanto amata. Tutto qui: bisogna ripartire da dentro. Troppo spesso, da fuori, siamo stati i geometri del peccato, Abbiamo dato i centimetri per le maniche e abbiamo calcolato il punto esatto in cui la messa comincia a non essere pi
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buona e tocca ingegnarsi di ricostruirla con pezzi di unaltra messa se non si vuole incorrere nel peccato mortale. Questo non significa necessariamente che si possa fare a meno dei precetti generali della chiesa (qualcuno lha detto in Concilio e io non mi sono scandalizzato, perch anche in questo caso vero che la lettera uccide e lo Spirito d vita; nella requisitoria vibrata di quel simpaticissimo vegliardo che il patriarca Massimo IV, ora cardinale, sentivo fremere lesigenza di un ritorno allo Spirito che solo giustifica). Come di certo non si pu fare a meno dei comandamenti di Dio, per cui tuttavia non sarebbe male che la catechesi adottasse la precisazione tomistica e una intonazione nettamente affermativa al posto della negativa: adesione appassionata al Dio dellAlleanza e conformit filiale ai suoi disegni di Padre, gioiosa celebrazione della festa come allenamento alle fatiche e alle immancabili pene della settimana e come risorsa di grazia in vista del combattimento spirituale (che dire della distinzione prefeudale tra opere liberali e opere servili? Anche qui, via le misure per amore di Dio...! Anche qui lo Spirito che conta), culto del nome santo di Dio (e, aggiungerei con S. Caterina, di Ges Cristo Crocefisso e di Maria dolce), venerazione dignitosa dellAutorit in quanto sacramento di Dio (ivi inclusa la partecipazione illuminata, cristiana e coerente, alla vita politica e allattivit sindacale), amore fraterno fino al sacrificio di s, visione liturgica del corpo come membro di Cristo e dovere pasquale della mortificazione, culto generoso della povert evangelica (settore impiego, settore casa, settore superfluo, settore beneficenza e contributo al culto e alle opere cattoliche ecc.), attaccamento alla verit senza compromessi, purezza e semplicit di cuore nella sequela di Cristo Crocefisso (la domenica di Pasqua passa per il venerd santo). La legge nuova lo Spirito Santo; ma resta, se pure sussidiario, lelemento positivo e scritto, perch il cristiano perfetto che possa procedere senza binario non esiste o per lo meno non esiste quaggi. Il vino nuovo non tollera otri vecchi, ma non si conserva senza otri (Mc 2, 22). Labolizione di ogni norma esige lescatologia consumata; e la prospettiva profetica dellAlleanza nuova avr il suo pieno sviluppo solo nel compimento del Regno di Dio. Sulla terra, scrive G. Salet, non c stato se non un cristiano perfetto e che sia appartenuto in pienezza al Nuovo Testamento, ed Cristo; aggiungiamo una cristiana, la Vergine Santa cos profondamente unita al mistero del suo Figlio (17). E S. Agostino, di cui caratteristica in proposito la dottrina delle quattro et (18), dice: Sicut enim in Sacramentis Veteris Testamenti vivebant quidam spirituales... sic et nunc in Sacramento Novi Testamenti... plerique vivunt animales (19). Quello che urge che noi
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facciamo leva sullinteriorit, educhiamo allinteriorit e ricordiamo a tutti che solo la Grazia pu farci superare il punto morto della Legge. E la Grazia, inseparabile dalla gioia pur nel bel mezzo delle tribolazioni, frutto dello Spirito Santo (Gal 5, 22). Quando Lui che muove, allora anche ci che penoso si trascolora nellalba di Pasqua. In mezzo alle spine, scriveva S. Caterina, sento il profumo della rosa che sapre. Se non ci si lascia muovere da Lui, la Legge ci riporta in pieno Antico Testamento, motivo di inciampo e, per quel misero poco che ci riesce, incentivo di orgoglio e di discriminazione farisaica. Certamente la dottrina dellAmore non prospetta un idillio, ma un impegno e un rischio. Allesistenza umana minata dal Peccato (scrivo maiuscolo come inequivocabilmente maiuscola he hamartia in San Paolo, che vede da questa realt satanica minato tutto luniverso, spasimante come in un doloroso parto dattesa verso la sua redenzione: (cfr. Rom 8, 19-22) si impone lalternativa agostiniana del duplice amore. O si passa per la Croce negando lio, o nellaffermazione dellio ci si danna. La Liturgia ci ricorda anche questo allHanc igitur, nel cuore della grande preghiera, quando ci fa chiedere per noi e per il popolo santo che i nostri giorni siano disposti nella pace autentica e che le nostre anime siano strappate alleterna dannazione. il momento delle mani protese sulle oblate in un gesto di immenso abbandono. Il Signore vicino. Il Signore con noi. Chi si far accusatore degli eletti di Dio? (Rom 8,33). questo che urge anche per linsegnamento morale. Spostare il centro. Dallio fradicio a Dio, refugium nostrum et virtus (20). Per la pratica, per il contributo concreto che la visita pastorale deve portare in questo campo, oltre lo sforzo che - son certo ognuno di voi porr nel rinnovare la catechesi morale, mi limito a disporre due cose. La visita pastorale deve essere preceduta da almeno tre giorni di predicazione, la quale si ispiri alla tematica pasquale secondo le direttive del ricordato e raccomandato volume; questa la prima cosa. La seconda questa: in ogni parrocchia deve tornare o cominciare a fiorire lOpera dei ritiri, per la quale si mettono a nostra disposizione dal loro centro di Foligno i PP. Gesuiti. Ut vitam habeant linsegna dellOpera. Il che vuol dire: perch gli uomini vivano in grazia, vedano le cose di dentro e vivano da dentro le realt meravigliose della fede e della liturgia e dellesistenza cristiana protesa verso la casa del Padre, verso la Pasqua eterna. Non c parrocchia, per quanto piccola, che non possa avere lOpera dei ritiri. Inoltre raccomando tanto che la comunit parrocchiale, stretta intorno al suo parroco, abbia le cure pi delicate per i poveri e per i malati e mantenga contatti fraterni con gli emigrati. Omnia vestra in caritate fant (I Cor.
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16, 14). in questa prospettiva di amore che indico la mia prima visita pastorale. Ora che finalmente mi decido a chiudere, mi accorgo di aver detto tante cose, forse troppe cose, e tanto poco di quello che avevo nel cuore. Affido il poco alla Madonna, alla nostra Vergine Santa in via. Nella sua festa del 1964 - quando non conoscevo n festa n titolo... n Camerino - seppi della mia destinazione a vostro arcivescovo (la bolla ufficiale di nomina datata un mese dopo preciso). Nella sua festa 1965 Le ho chiesto pi che mai di guidarci per la strada che Ella stessa ci mostra in Ges suo Figlio Via, Verit e Vita: Via alla Verit in cui ci si rivela e ci si dona la Vita. Sono i tre momenti del nostro rinnovamento. E sono nelle sue mani. Che la Vergine Santa le innalzi a benedirci tutti, come io cordialmente voi e le anime a voi affidate benedico con il saluto di San Paolo (II Cor. 13,13): lamore di Dio e la grazia di Ges Cristo e la comunione del Santo Spirito sia con tutti voi. Amen. Camerino, 21 febbraio 1965. Bruno Frattegiani, arcivescovo.
(l) Vedi Rocca, 1 febbraio 1965, p. 14 (Moons. Elchinger). Uso volutamente la grafia Santantonio ecc., per dire che questi non sono i Santi veri (la nubes testium di Ebr. 12, 1), ma squallide divinit di un olimpo popolare che deve preoccuparci seriamente se vogliamo riportare ai nostri fedeli la gioia del Communicantes. (2) La bella veste tipografica della raccolta degli Atti del congresso di Ascoli meritava una pi curata correzione di bozze tanto per il testo quanto per le note e specie per le citazioni in lingua straniera (forse non necessarie, attesa lindole del lavoro). Il prof. don Massi, autore della pregevolissima introduzione sul mistero pasquale e di un ottimo schema di catechesi dei sacramenti, non avrebbe dovuto accettare - come purtroppo quasi tutti fanno in Italia - la grafia francese della parola parossitona AGAPE: a pag. 157 trovo agap, che induce tanti ad una pronuncia scorretta. (3) Cfr. L. Bouyer, Diction. Thol., voce Eglise, p. 218 ss.; J.M.R. Tillard, L Eucharistie paque de lEglise, Paris 1964, p. 108 ss. (4) LAvvenire dItalia, 6 ottobre 1964. (5) Const. de sacra Liturgia, 5. (6) Const. de sacra Liturgia, 7-8. (7) LAvvenire dItalia, 4 febbraio 1965. (8) Il mistero pasquale nella catechesi, p. 169. (9) Mc 12, 30-31; Mt. 22, 37-39; Lc. 10, 27. (10) S. Th. l /2, 106, 1. (11) S. Th. 1/2, 106, 1 e 2. (12) S. Th. 1/2, 108, 1 e 3 ad 3; cfr. P. Lagrange, Epitre aux Romains, Paris 1931, p. 181. (13) S. Th. 1/2, 106, 2. (14) Un accenno in S. Th. l.c.; pi ampiamente nei Commentaria a S. Paolo, Torino (Marietti) 1929, I, p. 105 (sopra Rom 8, 2). (15) Commentaria I, p. 434 (sopra 2 Cor 3, 9). (16) Commentaria I, p. 438 (sopra 2 Cor 3, 17); cfr. anche S. Th. 1/2, 108, 1 ad 1 e Contra gentes 4, 22. (17) G. Salet, La Loi dans nos coeurs in Nouvelle revue thologique, 89 (1957) p. 457. (18) Le quattro et sono: prima della Legge (si ignora e si pecca senza ritegno), sotto la Legge (si sa che proibito ma la concupiscenza ci travolge), sotto la Grazia (si combatte e si vince), nella Pace (senza lotta ormai si gode il premio). Le quattro et non sono necessariamente successive,

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anche se vogliono essere una cronologia sommaria della storia delluomo. Le prime tre infatti possono coesistere e a volte addirittura invertirsi nella povera storia di ognuno di noi. Si pu vedere De diversis quaestionibus LXXXIII, q. 66, 3 (.P.L. 40, 62-66). (19) De Baptismo contra Donatislas, I, 15 (P.L. 43, 122). La digressione tomistica, a cui non pensavo affatto da principio e poi m parsa cos intonata alla materia, tolta quasi di peso da uno studio modesto (ma tanto rivelatore per me), pubblicato con il titolo Nomos et Agape in Miscellanea francescana, 62 (1962) p. 205-223. Ho voluto dirvelo per spiegarvi in questa parte una precisione di note che forse non si armonizza del tutto con il resto della lettera, l soprattutto dove alcune reminiscenze non rimandano alla fonte. Un professore di metodologia dovrebbe farmi parecchi segni bl, ma so davere per soli giudici la vostra comprensione e la vostra bont. (20) Unopera di Morale consigliabile per una messa a punto della nostra impostazione, anche se considerata ancora insufficiente per il quadriennio di teologia, quella di P.B. Haering, La Legge di Cristo, 3 voll. (Morcelliana).

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CONSIDERAZIONI SULLA GRANDE PREGHIERA EUCARISTICA Lettera pastorale per la Quaresima 1968
ratelli carissimi, con la santa quaresima si apre anche il quadrimestre conclusivo dellanno della fede, a cui dedicheremo tutti insieme tre grandi manifestazioni: la festa del vescovo e dellunit diocesana nella solennit gaudiosa dellAnnunciazione di Maria titolare della nostra chiesa metropolitana, il pellegrinaggio diocesano a Roma il 25 aprile e la festa del Papa e dellunit della Chiesa il 29 giugno a Sanseverino. In sede di parrocchie e di centri pluriparrocchiali affido liniziativa al vostro zelo e al vostro spirito di collaborazione fraterna (il biblico vae soli non stato mai cos evidente come oggi!). Preparate con opportune e adeguate catechesi, le manifestazioni locali valgano a incidere profondamente nellanimo dei nostri fedeli una visione pi completa e pi dinamica della nostra fede, un culto pi religioso della Parola di Dio, unattenzione pi devota al magistero vivo, una pi desta disposizione al dialogo, una partecipazione pi appassionata ai problemi della Chiesa e del mondo visti nellarmonia del disegno dellunico Dio e Padre che tutti chiama alla salvezza per mezzo del Signore Ges nellunit dello Spirito Santo. Dobbiamo preoccuparci seriamente di costruire nelle nostre parrocchie e nei nostri centri qualcosa che sia pi valido delle benedette feste triennali (benedette solo un eufemismo, come nel libro di Giobbe, e potrebbe essere sostituito benissimo dallaggettivo che San Bernardo non dubitava di applicare alle grandi occupazioni di un papa!). A questo proposito vi dico: pi che promotori ardenti sappiate essere pedagoghi pazienti, concedendo da una parte per sforbiciare dallaltra. E di ogni circostanza approfittate per seminare, seminare, seminare. Semen est Verbum Dei. E la parola di Dio troppo spesso mancata. Anno della fede, ultimo scorcio: buona semina, fratelli. Metto nel vostro cuore le tre iniziative diocesane. Non sto a ridirvi i motivi contingenti che ci spingono ad essere compatti. Motivo eterno resta il senso della Chiesa universale e della Chiesa locale che dobbiamo sviluppare ogni giorno pi nei nostri fedeli. Per il pellegrinaggio penseranno a darvi norme pi precise mons. Loreti e don Alberto Bernardini. Vi dico solo questo: a Roma vi attendo a migliaia (certo non una gita di piacere e il traffico della giornata festiva non mancher di addizionare sacrifici; ma una manifestazione di fede). A Camerino e a Sanseverino poi le cattedrali non devono essere sufficienti a contenere le
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rappresentanze qualificate di tutte le parrocchie. Solo cos cresce la Chiesachiesa e cala la chiesa-campanile. Per la s. quaresima ho preferito scrivere a voi piuttosto che a tutti i fedeli. Infatti questi difficilmente mi leggerebbero e daltra parte non avrebbe pi senso il tradizionale obbligo di leggere - magari a puntate - la lettera pastorale. Vorrei proporvi cos alla buona, e soprattutto senza pretese scientifiche, alcuni pensieri sul canone. Il grande avvenimento di questa quaresima - dal 24 marzo - linizio della lettura del canone in italiano. I pensieri che vi suggerisco vogliono essere un sussidio alla vostra meditazione personale e un avvio alla catechesi. Il martire San Giustino nella sua prima Apologia, scritta verso il 150, ci presenta cos la liturgia domenicale: Il giorno chiamato del sole si celebra una riunione di tutti quelli che dimorano nelle citt e nelle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli e gli scritti dei profeti. Poi, quando il lettore termina, il presidente prende la parola per esortare e stimolare alla imitazione di tutti questi santi esempi. Quindi ci leviamo tutti in piedi e innalziamo suppliche. Terminate queste, viene offerto pane e vino con un po dacqua e il presidente, a seconda delle sue capacit, innalza ugualmente preghiere e azioni di grazia (eucharistias) e il popolo vi si intona rispondendo Amen. Si procede quindi alla distribuzione e alla partecipazione di ciascuno agli alimenti consacrati nelleucaristia, che agli assenti vengono mandati per mezzo dei diaconi (cap. 67). Gli elementi essenziali duna messa sono tutti riconoscibili alla prima lettura: la riunione, la lettura dellAntico e del Nuovo Testamento, lomelia, la preghiera dei fedeli, lofferta, la grande preghiera eucaristica di consacrazione evidentemente affidata almeno in parte alla improvvisazione del celebrante, la comunione e perfino un avvio alluso di conservare lEucarestia (linvio dei diaconi infatti non si pu pensare sempre immediatamente possibile o utile). Gli alimenti consacrati nelleucarestia solo una mia perifrasi e rende assai poco la violenza della nuova idea cristiana al vocabolario greco. Ta eucharistethenta sarebbe alla lettera le cose eucaristiate, i sacri doni cio che la grande prece di ringraziamento ha trasformato nel corpo e nel sangue del Signore. La grande prece diventata il canone, cio la regola, cio la preghiera ben stabilita, perch in cosa tanto santa e tremenda la Chiesa non ha potuto pi fidarsi di una improvvisazione. Ora la realt la stessa: o si chiami grande preghiera eucaristica o anafora (offerta) o semplicemente eucarestia (azione di grazia) o canone, nel contesto di questa preghiera augustissima che il pane e il vino, i santi segni del convito, per opera dello Spirito Santo si trasformano nel sacrificio del corpo e del sangue del Signore a gloria del Padre celeste
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e per ledificazione perenne del corpo di Cristo che la Santa Chiesa. Gli orientali hanno dato enorme importanza alla invocazione dello Spirito Santo (epiclesi) che non si trova esplicita nel canone latino; ma noi siamo con loro quando, riaffermando con i loro e con i nostri Padri il valore delle parole consacratorie pronunciate in persona Christi, proclamiamo solennemente che sullara del sacrificio santo - come sul corpo della Purissima al momento dellIncarnazione - incombe la nube della Presenza santificatrice e la Potenza dellAltissimo (Lc 1, 35). Il canone il contesto spirituale normale delle parole consacratorie. Strappare queste al loro contesto, sottrarle allepiclesi che in ogni caso vibra nella grande preghiera prima e dopo la consacrazione, non soltanto un sacrilegio ma anche un serio attentato alla validit di quella che per fede cattolica riteniamo essere la forma sacramentale dellEucaristia (cfr. decr. Pro Armenis in Denz. 698). ovvio che la Chiesa, normalmente per iniziativa della Sede Apostolica, pu dare al canone la forma che ritiene pi opportuna, non importa se brevissima, e anche oggi siamo in attesa di nuovi formulari ispirati per lo pi ad antiche liturgie. Ma come possibile accettare la tesi, volgarizzata da un celebre film, che attribuisce valore al gesto dello spretato consacrante per sfregio un secchia di champagne? Vincolare la validit alla mera pronuncia delle sante parole fare ingiuria allispirazione e allintelligenza del magistero ecclesiastico. Ci sono dei modi tradizionali di esprimersi (mi riferisco a certi trattati di morale che hanno finito per creare una maniera nevrotica di pronunciare le parole della forma, quasi che leffetto dipendesse dal nostro sforzo!) che non sono certo voce della Tradizione. La Tradizione, pure autenticamente dichiarata nel senso che sono necessarie e sufficienti le parole della consacrazione, giunge a noi cantando il messaggio evangelico della cena nel sacro contesto della celebrazione liturgica, degno simposio alla sobria ebriatas del Paraclito che consacra il vino nuovo della nuova ed eterna alleanza. Dalla Traditio Apostolica di S. Ippolito ripropongo alla vostra meditazione lantichissima formula della prece eucaristica romana (verso il 220). Dopo le battute, che conserviamo tuttora, del Dominus vobiscun e del Sursum corda, la grande intonazione eucaristica - Gratias agamus Domino con la risposta come oggi - merita tutta la nostra attenzione come una vera e propria proposizione tematica. Il greco originale - io credo - doveva suonare: Eucharistesomen to Kyrio e ha qualcosa di pi del semplice timbro originale di ringraziamo il Signore. Qualcosa di pi come celebriamo lEucaristia, il che vuol dire: sciogliamo il canto del ringraziamento, offriamo a Dio lunico ringraziamento valido: il corpo e il sangue del
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Signore. Ricordiamocene nellintonare il prefazio. Superfluo notare che la grande preghiera comincia col saluto allassemblea. Il per omnia saecula con lAmen, che precede, chiude loffertorio. Sia detto fra noi: affatto sconveniente far ricerche sul messale mentre si conclude la segreta (come in genere sconveniente sovrapporre riti, imboccare scorciatoie, precipitare ecc.). Dopo lAmen si cerca con calma il prefazio e si intona solenne Il Signore sia con voi. Il celebrante doveva continuare cos: Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo Figliolo diletto, Ges Cristo, che nella pienezza dei tempi ci hai mandato come salvatore, redentore e messaggero della tua volont. Egli il tuo Verbo inseparabile, per mezzo del quale tu hai creato tutto, nel quale tu hai riposto le tue compiacenze. Lhai mandato dal Cielo nel seno di una Vergine, nel suo ventre Egli si incarnato; si manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine. Ha fatto la tua volont e per acquistarsi un popolo santo ha steso le mani, mentre soffriva: per liberare dalla sofferenza coloro che hanno creduto in te. E allora abbandonandosi ad una sofferenza liberamente accettata, per distruggere la morte, calpestare linferno, illuminare i giusti, confermare il Testamento e manifestare la sua Risurrezione, Egli prese del pane, rese grazie e disse: Prendete, mangiate, questo il mio corpo che sar spezzato per voi. Cos pure per il calice, disse: Questo il mio sangue che sparso per voi. Quando fate ci, fatelo in memoria di me. Ricordandosi dunque della sua morte e della sua resurrezione, ti offriamo il pane e il calice, rendendoti grazie, perch ci hai giudicati degni di stare davanti a te e di servirti. Ti chiediamo (ecco lepiclesi) di mandare il tuo Spirito sullofferta della santa Chiesa, di raccogliere nellunit tutti coloro che si comunicano, di colmarli dello Spirito Santo, per rafforzare la loro fede nella verit. Cos vogliamo lodarti e glorificarti per mezzo del tuo figliolo, Ges Cristo. Per Lui ti siano resi gloria ed onore, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli! Amen (A. Hamman, Preghiera dei primi cristiani, Milano 1954, p. 133 s). Nelle sue eccellenti Meditazioni sulla Messa (vol. I, Roma 1956), Theodor Schnizler raggruppa le preghiere del canone romano in una serie di strofe armoniosamente convergenti verso la consacrazione. Atteso il carattere composito della grande preghiera, veneranda per antichit ma via via sottoposta a ritocchi e ad aggiunte, il suo schema pu lasciarci perplessi. Del resto lui il primo a rilevarne il carattere puramente pratico ed io ve lo ripropongo volentieri come sussidio eccellente a fissare lattenzione e quindi favorire la devozione. Riproduciamo la tavola sinottica che va letta
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dal basso in alto e da sinistra a destra. Aiutandoci con la fantasia possiamo vedervi la pianta duna cattedrale: entrati per la navata di sinistra e penetrati fino al Santuario, riusciamo dalla navata di destra. Naturalmente limmagine monca perch non tien conto della comunione, ma abbastanza eloquente per esprimere la sacralit dinsieme della grande preghiera. Ecco lo schema (o. c. pag. 5O):

10. Consacrazione 11. Unde et memores 12. Supra quae 13. Supplices 14. Memento 15. Nobis quoque 16. Per quem 17. Per ipsum 18. Pater noster

9. 8. Quam oblationem 7. Hanc igitur 6. Communicantes 5. Memento 4. In primis 3. Te igitur 2. Sanctus l. Prefatio

Censuriamo senzaltro lultima voce, perch il Pater non appartiene al canone ma introduce la Comunione. Potremmo quindi modificare lo schema saldando il sanctus al prefazio. Per il resto riesce sorprendente la rispondenza concettuale delle coppie strofiche (Quam oblationem - Unde et memores ecc.) e noi ce ne serviremo per i brevissimi cenni di messa a fuoco pi che di commento. Ma prima riascoltiamo lo Schnizler: In otto strofe il cantico sale fino al vertice della consacrazione, le cui parole costituiscono la nona e la decima strofa, e in otto strofe ridiscende. Cos dunque lEucarestia risuona in due serie di nove strofe, simili ai nove cori delle gerarchie angeliche. In chiamata e risposta, tesi e antitesi, primo coro e secondo coro, il grande inno della Chiesa si effonde in lode del Padre per mezzo di Cristo... Come in una basilica primitiva le colonne attirano e conducono allaltare e poi riportano di nuovo fuori nella vita, cos le strofe attirano alla Mensa Domini, alla consacrazione, e nel tratto corrispondente se ne allontanano... Con quanto amore stato elaborato questo testo cos sobrio! Lamore ha cercato di attirarvi larte e le sue leggi. Ha riflettuto, ha limato e cesellato, come uno scultore si affatica in un incessante minuto lavoro alle sue opere darte. Niente esso reputa abbastanza per tessere la veste per il Signore che viene. Una melodia si aggiunge allaltra, affinch il grande sacrificium laudis risuoni come una sinfonia... Si conforma a questo lorante del canone
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che osi fare il servizio della liturgia in comoda e tiepida mediocrit? (o. c. pag. 52 segg.). Sulla traccia dunque delle coppie strofiche, avanzando dal prefazio e retrocedendo dalla dossologia finale, accontentiamoci di fissare qualche pensiero. Non perdiamo di vista, contro i facili apologisti del sacrum silentium e denigratori delle nuove provvidenziali disposizioni, che le preghiere del canone sono state scritte, in origine, per essere declamate e cantate e intese dalla comunit (M. N. Denis- Boulet in Martimort, La Chiesa in preghiera, Roma 1963, p. 412). Quello che conta che i cuori di tutti siano rivolti al Signore e che perci il sacerdote senta pi che mai vivo in questora solenne limperativo dimporsi alla coscienza dei fedeli per quello che e deve essere ogni giorno pi: cos ci consideri ognuno come ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio (I Cor 4, 1). Digne, attente, devote nelle parole e nei gesti, come mai! Il prefazio col Sanctus (sempre meno sostenibile qui un canto che non sia del popolo!), spesso col ricordo del mistero del giorno o del tempo, vogliono metterci alla presenza dellAltissimo nel clima di sacro tremore in cui il profeta contempla sbigottito e adorante la grande teofania (Is 6, 3). Il timore si stempera nellentusiasmo per la venuta del Signore, Dio con noi, nel cantico del Benedictus. Compiuta la sacra azione, la dossologia trinitaria accompagnata dalla elevazione dellostia, ridir la gioia dellumanit peccatrice e redenta - redenta adesso nel mistero - per la gloria resa al Padre per Cristo e con Cristo e in Cristo nella rinata unit che lo Spirito cementa tra i fedeli e il Signore Ges cos come fra Lui e il Padre (Giov 17, 23). C chi pensa che lunit dello Spirito Santo sia lequivalente di chiesa con tutte le implicazioni cristologiche e trinitarie che ne conseguono. LAmen che segue dovrebbe essere sentito dal popolo come uno dei momenti pi importanti della Messa, quasi ratifica del populus sacerdotalis in un atto di fede che, ripetuto singolarmente e responsabilmente al momento del Corpus Christi (comunione), dice adesione formale alla rinnovata alleanza. Per la prassi: per impedire che la gente dica altri Amen non dovuti nel corso del canone, sar bene che ci abituiamo ad abbassare il tono di voce ai diversi per Christum non ancora soppressi, a cominciare da quello del prefazio. Il Te igitur, proferito nel gesto dellorante, prega il Padre clementissimo di gradire e di benedire i doni gi scelti e messi da parte per la consacrazione (ad essi gi si riferiva la secreta da secerno: orazione sulle oblate separate dalle altre offerte). Invece il per quem haec omnia, che precede la dossologia, si riferisce agli altri doni; possiamo vedervi il resto duna benedizione e oggi
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che non vige pi lampiezza dellantico offertorio (per - diciamolo - lofferta in denaro fatta a tempo debito conserva valore liturgico), possiamo sentirvi lansia della Chiesa che siano benedette le nostre povere cose, i frutti della terra, la casa, il lavoro, la vita. Dio Padre che per Cristo crea, santifica, benedice e ci dona. Ricordo un bel pensiero di Rosmini (purtroppo non ho il testo) sulla benedizione eucaristica che dilaga nel mondo. Ottimismo cristiano e gioia francescana nascono dalla messa. E con la benedizione eucaristica investono in una onda di pace anche il dolore, anche lo strazio dei terremoti, anche la morte. Ma si rivoltano contro la guerra. In primis quae tibi offerimus il memento ufficiale per la gerarchia (il Papa, il proprio vescovo, tutti i vescovi designati quali cultores della fede cattolica e apostolica) sentita come elemento di unit di tutta la Chiesa. Non pu mancare una intonazione accorata alla preghiera sacerdotale di Ges. Pensate: vescovi grandi e santi come Atenagora sono ufficialmente esclusi da questo memento. Ma il cuore non pu non scavalcare lufficialit. Labbraccio di Papa Paolo ha affrettato lora della pacificazione qui ardentemente implorata. Al memento per la gerarchia corrisponde, potremmo dire, lautomemento per il clero officiante: nobis quoque peccatoribus. Del resto anche il vescovo si presentato come indegno tuo servo. Come vero che la liturgia lo spazio pi vitale della Chiesa! anche nella cornice pi splendida non ha mai suono fesso di trionfalismo. Ambizione unica: una particina qualunque con i santi apostoli e martiri. Memento dei vivi e memento dei morti si corrispondono puntualmente. Le parole pro quibus tibi offerimus vel sono una aggiunta di Alcuino. Prima era detto semplicemente: sono essi che ti offrono. Questa idea va rivalutata. Lofferta di tutto il popolo di Dio. La consacrazione compiuta dal sacerdote, ministro di Cristo e rappresentante della Chiesa. Fate notare al popolo la serenit luminosa del memento dei morti. Volete poi farmi il piacere di mettere al bando quel brutto canto che dice: sommersi nel fuoco dun carcere orrendo ti gridan piangendo perdono, piet? Prima magari leggete il trattato sul Purgatorio di S. Caterina da Genova ( molto breve). Il comunicantes e il supplices, sia pure con tono diverso, ci trasportano nel cielo. La chiesa trionfante, schierata dinanzi al trono di Dio e dellAgnello, partecipa nel gaudio al nostro sacrificio. la terra che si trasferisce in cielo o il cielo che scende sulla terra? La teologia della transustanziazione, nella pi pura interpretazione tomistica, ci fa propendere per la prima prospettiva: il luogo di Cristo il cielo, il suo corpo glorioso nel cielo. Ma anche vera, nel mistero, la seconda prospettiva: il cielo discende sulla terra. Cristo
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Dio con noi fino alla fine del mondo (Mt 28,20) si fa nostro viatico nel pellegrinaggio alla Patria e per disporci alla Patria ci dona il suo Spirito (Gv 7, 37-39). Diceva S. Ignazio: Sento lacqua viva che mormora in me: Vieni al Padre (Rom 7, 2). Ciclo e terra: lacqua viva sgorga dal cuore di Cristo e scorre dal trono di Dio e dellAgnello (Apoc 22, 1). lass che vuol trasportarci con le sante oblate il supplices, in cui alcuni hanno voluto vedere lequivalente della epiclesi orientale. Lhanc igitur attribuisce di nuovo lofferta a noi tuoi servi e a tutta la tua famiglia. La famiglia di Dio! basterebbe approfondire questo concetto per avere una sintesi perfetta delle realt cristiane, dottrina e morale. La preghiera a Dio che voglia accettare placato le nostre offerte ha riscontro nel supra quae dove, allargando lo sguardo allestremo orizzonte della storia della salvezza, facciamo riferimento allofferta di Abele, di Abramo e di Melchisedech. Cos non solo il cosmo universo, cielo e terra, che si schierano intorno allaltare, ma tutta la storia che sfila sotto la Croce, dagli albori del mondo alla tragica possibilit duna chiusura di maledizione: strappaci, Signore, dalla eterna dannazione. Se di epiclesi si pu parlare (e strettamente non si pu perch manca una esplicita menzione dello Spirito Santo, anche se il suo soffio scuote ogni parola), lepliclesi romana si ha nel quam oblationem. Per questo si domanda al Padre che lofferta materiale riceva tutto il suo carattere spirituale: perch questo veramente il senso di rationabilis che traduce il greco logikos (Denis-Boulet, a.c. p. 428). Chiarissima invece lanamnesi che nellunde et memores si riallaccia al comando di Ges di celebrare lEucarestia in sua memoria. Lepiclesi ha confortato le parole della consacrazione della loro carica spirituale transustanziante. Ora nel ricordo e nel gaudio, ancora insieme servi e popolo santo di Dio, torniamo a presentare con fiducia lostia pura, santa e immacolata. Siamo cos giunti al cuore del mistero. Sostiamo nel Santo dei Santi. interessante osservare come si tratti duna proclamazione solenne della Parola parafrasata dalla Tradizione. Momento solenne della liturgia della Parola: il Vangelo del giorno. Momento solenne della liturgia eucaristica: il Vangelo della istituzione. Come si ravvivano davanti a questa realt misteriosa le parole che aprono il cap. 6 della cost. Dei Verbum: La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del pane della vita della mensa sia della Parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli! Chiudo con le ispirate parole del vescovo melchita Nunzio Edelby,
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vicario del venerato patriarca Massimo IV, nella congregazione conciliare del 5 ottobre 1964, proprio nel corso della discussione sullo schema tormentato della divina rivelazione. Le Chiese orientali, disse mons. Edelby, vedono nella Scrittura la consacrazione della storia della salvezza sotto le specie della parola umana, ma inseparabilmente dalla consacrazione eucaristica in cui tutta la storia ricapitolata nel corpo di Cristo. Venite, adoremus! Il 24 marzo, fratelli carissimi, deve essere una data memorabile nella storia della nostra devozione (devotio) e del nostro servizio di pastori. Il 25 ci ritroveremo insieme per ridire al mondo, con la SS. Vergine annunziata, la grande certezza: Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre Onnipotente, nellunit dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Che la nostra vita sia tutta un Amen luminoso come il fiat di Maria. Perch la santa quaresima, in un rinnovato impegno di penitenza e di preghiera e di amore fraterno, vi disponga con i vostri fedeli a celebrare con gioia il Mistero Pasquale, vi benedico cordialmente. Restiamo uniti nella carit e nella preghiera. Vieni, Signore Ges. 18 febbraio 1968, domenica di Sessagesima. Bruno, arcivescovo.

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A DIALOGO CON I DIVORZISTI Lettera pastorale per la Quaresima 1967


ari fratelli sacerdoti di Camerino e Sanseverino, la lettera di quaresima vuole offrirvi pi che altro una serie di spunti e di motivi che vi aiutino ad approfondire con i vostri fedeli e soprattutto con i giovani delle vostre associazioni il tema del divorzio, tornato improvvisamente alla ribalta dellattualit, dal punto di vista esclusivo del messaggio cristiano. Gli aspetti giuridici, che vi consiglio di non trascurare, sono stati trattati magistralmente dal prof. Pio Ciprotti della nostra Universit in una conferenza stampa di luned 30 gennaio in Vaticano, conferenza riportata su LAppennino camerte del 4 febbraio 1967. Mi si permetta solo una piccola aggiunta: costituzionalizzati o no, i Patti Lateranensi riceverebbero un colpo mortale da una iniziativa unilaterale; col suo fare sbrigativo, tale iniziativa sarebbe molto pi vicina ai metodi bismarckiani e hitleriani (i trattati visti come chiffon de papier!) che non al buon costume giuridico italiano. Nove anni fa, proprio in questi giorni di febbraio, abilmente controllata e orchestrata dai grossi tromboni della stampa laica di ogni colore, stava avviandosi al termine la penosa vicenda giudiziaria del vescovo di Prato. Allindomani della sentenza che lo condannava, il 2 marzo 1958, fui presente alla commovente testimonianza di affetto che i fedeli di Prato dettero nella bella Cattedrale gremita al loro e mio carissimo mons. Fiordelli. Qual era stato il motivo della condanna di mons. Fiordelli? Si discut e si potr discutere ancora oggi sulla opportunit del suo operato, soprattutto sotto laspetto della pubblicit a mezzo stampa che peraltro non dipese da lui. Ma indiscutibile il buon diritto del vescovo di mettere in guardia dei cristiani (nel caso la sposa proveniva da buona famiglia cattolica, anche se lo sposo era comunista militante) con la celebrazione del solo matrimonio civile. Per i cristiani non esiste matrimonio allinfuori del sacramento del matrimonio e i sacramenti Cristo li ha affidati alla Chiesa. Un cristiano che contrae al di fuori della forma prescritta dalla Chiesa non sposato e, finch non sana la sua situazione, pubblico peccatore e concubino. Se per caso ci si aggiungesse, come premessa, un divorzio da matrimonio vero, le spiacevoli qualifiche di pubblico peccatore e di concubino andrebbero aggiornate con quella ufficiale di adulterio. Nel caso di Prato naturalmente non era questione di divorzio. Riusciti vani i pi paterni e accorati richiami, a cose avvenute, il vescovo di Prato si credette in dovere di agire con tutta fermezza allo scopo di illuminare i fedeli (oltre tutto pericolosamente sollecitati da una
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compiacente messa in scena del municipio comunista), disse pane al pane (meglio, come si espresse lui stesso nel discorso del 2 marzo ricordando gli impegni della sua consacrazione episcopale, disse luce alla luce e buio al buio), fu querelato, fu condannato. Lincredibile sentenza fu riformata in ottobre. Per lopinione pubblica, concentrata sugli avvenimenti eccezionali della morte di Pio XII e dellelezione di papa Giovanni, fin questa volta per non accorgersi del verdetto di assoluzione. A questo punto successe una cosa curiosa. Un professore perugino di notevole peso nel campo della cultura cosiddetta laica, assertore convinto della libert e della non-violenza, un galantuomo a tutta prova ma crocianamente affetto da invincibile idiosincrasia nei confronti della Chiesa Cattolica, scrisse - mi pare su lEspresso (assai bene scelto nel caso!) - una lettera aperta allarcivescovo di Perugia, che era allora s.e. mons. Pietro Parente, chiedendo recisamente di essere cancellato per sempre dal libro dei battesimi. La richiesta era ispirata dalla motivazione della sentenza di appello. Se un vescovo ha il diritto di fare delle dichiarazioni pesanti a carico di cittadini italiani per il solo fatto che essi sono cattolici e quindi anche suoi sudditi, egli pretendeva di sottrarsi a tale giurisdizione e nutriva fiducia che il suo esempio avrebbe trascinato valanghe di lettori, di lettori almeno che - come quelli de lEspresso - non dovevano apparirgli eccessivamente teneri nei confronti della giurisdizione episcopale. In realt la petizione parve un po ingenua, a parte il fatto che era teologicamente assurda. Eppure oggi, a distanza di anni, mi apparsa opportuna per chiarire un punto assai delicato dellargomento del divorzio. Tutti, pare, si trovano daccordo sullimproponibilit e linsostenibilit del divorzio da parte dei cattolici. Ma c chi resta perplesso di fronte a una difficolt: Voi - si dice - non volete il divorzio. Ma chi... ve lo fa fare? Non lo fate e buonanotte! Per siate umani e dimostrate daver compreso linsegnamento del Concilio sulla libert religiosa. Lasciate liberi noi di fare divorzio se le circostanze lo richiedono. Perch volete tiranneggiare le nostre coscienze, imponendoci la vostra superiorit numerica?. Lobiezione speciosa, e prendo atto che si riconosce ai cattolici il pieno buon diritto dellavversione al divorzio. A parte tutte le considerazioni di carattere morale (subordinazione dellistituto matrimoniale al bene comune) e di carattere sociologico (il divorzio e tuttaltro che un rimedio al malcostume), non solo i cattolici ma tutti i cristiani si trovano di fronte in proposito, inequivocabile, il semaforo rosso della Parola di Dio per bocca di Ges stesso. Sar bene aprire con i nostri fedeli e opportunamente commentare loro il Vangelo di Matteo al cap. 19, 3-9. La legge di Mos, espressione tipica di uno stadio arretrato di costume tollerato
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da Dio (per la durezza del vostro cuore) in vista della lenta preparazione evangelica, aveva permesso il divorzio (Deut. 24, 1). La motivazione legale piuttosto vaga e generica (per motivo ripugnante) aveva dato luogo a due tipi di interpretazione: una stretta che riduceva il motivo al solo capo di infedelt della donna e una larga, o meglio lassista, che lo estendeva a una svariata serie di casi. Ecco il senso della domanda posta a Ges: Si pu ripudiare la propria moglie per qualsiasi causa?. In altre parole Tu maestro, stai con la sentenza rigida o segui la scuola larga?. La risposta di Ges come se suonasse: Non sto con nessuno. Sto solo con il Padre mio e di fatto una chiarissima esposizione del passo della Genesi (2,24) dov detta con parole inequivocabili listituzione divina del matrimonio (del matrimonio, si noti, come istituto di natura e non del matrimonio cristiano), matrimonio chiaramente monogamico e indissolubile. Si noti la forza dellespressione ebraica una sola carne indebitamente intesa del solo aspetto sessuale. Carne, nella Bibbia, sinonimo di creatura umana. Ges conclude: Non son pi due creature ma una creatura sola. Luomo non divida ci che Dio ha congiunto. Per le note riserve del versetto 9, per cui sar bene documentarsi, si ricordi che i testi paralleli (Mc 10, 11-12 e 1 Cor 7, 10-11) vietano assolutamente di pensare ad una eccezione. Per il cristiano la parola di Ges legge di vita. Se Ges dichiara, come dichiara, limmoralit del divorzio assolutamente contrario al disegno di Dio, semplicemente assurdo che un cristiano possa accettare di esserne comunque promotore o sostenitore per una speciosa ragione di modernit. E questo vale sia per il matrimonio concordatario e sia per il semplice matrimonio civile, che per i non cristiani pur sempre vero matrimonio. tanto bella, nel seguito del racconto di Matteo, limprovvisa irruzione dei bambini che vanno da Ges (vv. 13-15). Sembra un anticipo della domenica delle palme! ma questa volta le creature innocenti cantano al Redentore un grazie vivo per aver difeso, a tutto loro vantaggio, lamore dei loro pap e delle loro mamme. Ma allora lobbiezione, di cui sopra, conserva qualche cosa di vero nei confronti della santa libert dei figli di Dio, pronti al dialogo con tutti i fratelli di qualunque religione e di qualunque tendenza e di qualunque colore? Penso francamente che s. Nulla che sia compromesso con la coscienza (votare per il divorzio), ma sempre con tutti lamore che compatisce, perdona, avvicina (anche con i divorzisti e anche con i divorziati). Nellet contemporanea, leggiamo nella dichiarazione conciliare Dignitatis humanae, gli esseri umani divengono sempre pi consapevoli della propria dignit di persone e cresce il numero di coloro che
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esigono di agire di loro iniziativa, esercitando la propria responsabile libert, mossi dalla coscienza del dovere e non pressati da misure coercitive. E ancora: Gli imperativi della legge divina luomo li coglie e li riconosce attraverso la sua coscienza che tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attivit. E ancora: Lo stesso Iddio chiama gli esseri umani al suo servizio in spirito e verit, per cui essi sono vincolati in coscienza a rispondere alla loro vocazione ma non coartati (Anche Cristo) rese testimonianza alla verit, per non volle imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno non si erige con la spada, ma si costituisce ascoltando la verit e rendendo ad esso testimonianza, e cresce in virt dellamore, con il quale Cristo esaltato in Croce trae a s gli esseri umani. La Chiesa pertanto, fedele alla verit evangelica, segue la via di Cristo e degli Apostoli quando riconosce come rispondente alla dignit delluomo e alla rivelazione di Dio la libert religiosa e la favorisce. Essa ha custodito e tramandato, nel decorso dei secoli, la dottrina ricevuta da Cristo e dagli Apostoli. E quantunque nella vita del Popolo di Dio, pellegrinante attraverso le vicissitudini della storia umana, di quando in quando si siano avuti modi di agire meno conformi allo spirito evangelico, anzi ad esso contrari, tuttavia ha sempre perdurato la dottrina della Chiesa che nessuno pu essere costretto con la forza ad abbracciare la fede. Pensando al domani, a un domani che includa la deprecata ipotesi di una legislazione favorevole al divorzio (sarebbe un brutto segno di cedimento e di decadenza della coscienza cattolica degli Italiani) io posso immaginare una cosa. Posso addirittura auspicarla. Posso cio pensare che il diritto penale della Chiesa sia sottoposto a una profonda revisione, che siano soppresse determinate pene o per lo meno che non siano pi applicate quando non conservassero il loro valore essenziale di medicina salutare. Cos da poter dire al professore perugino: stia tranquillo! il suo nome sul registro dei battesimi dice per noi qualcosa di importante nei suoi rapporti con Dio e con Cristo, ma da parte nostra non le sar occasione di disturbo. Cos da poter dire alla ipotetica coppia di sposi in procinto di rinnovare un caso di Prato: state tranquilli! per la Chiesa, che vi fu e vi sempre madre, voi purtroppo non sarete sposi: per il vescovo pu fare solo una cosa: pregare e piangere per voi. Siamo cos perfettamente intonati allaccorato dignitoso commento che il card. Heenan ha fatto seguire al clamoroso abbandono della Chiesa cattolica da parte del teologo e suo perito conciliare padre Charles Davis: La sua coscienza e le sue relazioni professionali appartengono a lui. Non potremmo dimostrargli meglio la nostra amicizia che pregando Dio perch
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lo guidi nella strada che dovr percorrere.... cos che potremo, in un disgraziato domani, rispondere anche a coloro che ci avrebbero voluto divorzisti per favorire il loro divorzio. Cercheremo di comprenderli nel loro atteggiamento ma saremo tranquilli sapendo di non esserne responsabili. Domani insomma potranno esserci dei fratelli cristiani che scelgono il divorzio. pi che chiaro che essi optano per una concezione di vita che non cristiana, perch respinge la Croce e preferisce la parola degli uomini alla Parola di Dio. Sar assurdo che essi richiedano i sacramenti di una chiesa che dimostrano di non credere e sarebbe un tradimento da parte mia il darglieli. Ma questo non vieter che, come rispetto gli atei e accetto un dialogo con loro, io possa rispettare questi battezzati che forse anche per mia colpa non hanno approfondito lesigenza del loro battesimo. Per me non saranno veramente sposati, eppure rispetter la loro convinzione che forse nata da un dramma, se essi stessi dimostreranno di assumere con severit gli impegni. Passer accanto a loro con dolore, ma anche con amore tanto pi consapevole e vero in quanto non avr dato un contributo personale alla loro impostazione di vita che la mia fede continuer a considerare in contrasto con i principi del Vangelo. E pregher che il Vangelo continui a essere lievito e porti finalmente a fermentare tutta la massa nonostante la inadeguatezza dei cristiani. Qui s che si potr parlare di rispetto della libert altrui, non l dove si tratta di concedere quello che la coscienza vieta ai cristiani di concedere. Ci che in conclusione occorre ottenere in questo momento un deciso atteggiamento dei nostri cristiani, una reazione cortese ma ferma al tentativo di introdurre il divorzio nella nostra legislazione. La fermezza non va disgiunta dalla serenit e dalla umilt e questo deve valere anche per le discussioni. Il buon Dio non ha bisogno n di moschettieri n di avanguardisti. Il nostro aiuto nel nome del Signore. Lavoriamo per la legge di Cristo e siamo convinti che larma pi potente resta sempre la mitezza: beati i miti, perch possederanno la terra (Mt 5, 5). Fu la grande vittoria di Papa Giovanni. Ci guidi nel pacifico intento la Vergine Santissima, Madre amabile e Madre purissima, Regina delle famiglie cristiane. Chiudo, ricordando e raccomandando la crociata quaresimale per gli affamati e per i lebbrosi. Che sia per tutti carit fiorita dal sacrificio e nutrita dalla santa liturgia di quaresima. A voi e ai vostri fedeli, con particolare riguardo alle famiglie religiose specialmente claustrali alle cui preghiere affidiamo noi stessi e i nostri intenti, il mio saluto e la mia pi cordiale benedizione. Mercoled delle Ceneri, 1967. Bruno arcivescovo227.
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Polemiche giornalistiche
Il divorzio
Modi di essere antidivorzisti (risposta al Corriere della sera) Egregio sig. direttore del Corriere della sera e p. c. sig. Enrico Altavilla. Nel Corriere della sera del 24 maggio 1969 apparso un articolo di Enrico Altavilla (pag. 3: Le italiane divorziste fedeli). Nellarticolo contenuta una grave offesa nei miei confronti, e loffesa basata sul falso. Riporto il passo incriminato nel suo contesto: Scrivono decine di migliaia di donne infelici, condannate per legge allipocrisia e allimmoralit. unipocrisia che gli antidivorzisti stanno cercando di cristallizzare pur di non tollerare il divorzio. Ed ecco alcuni sacerdoti dire alle coppie clandestine: Ma restate insieme, figlioli, chi vi rimprovera?. Ecco il vescovo di Camerino affermare: Non dobbiamo chiamarli concubini, non dobbiamo entrare nelle loro coscienze come giudici, ma dobbiamo aiutarli spiritualmente. Del vescovo di Prato chi ancora si ricorda?. Se per il vescovo di Camerino il sig. Altavilla non intende un ipotetico vescovo di Roccacannuccia (nel qual caso offende Camerino, che oltre tutto sede arcivescovile), egli mi offende in solido con altri non identificati sacerdoti qualificandomi di ipocrita (il contesto chiarissimo). Per la mia struttura mentale e per la mia formazione spirituale, considero lipocrisia una cosa lurida. Ci serva a configurare loffesa. Della quale esigo riparazione perch oltre tutto si basa su un distorcimento inaudito del mio pensiero, quale risulta dalla lettera pastorale per la quaresima 1967 alla quale si vuole alludere (la lettera infatti stata citata pi volte, per es. nel Corriere del 15 aprile scorso in un articolo di Fabrizio De Santis, tuttaltro che esatto nei miei confronti, ma per lo meno non offensivo). Per ristabilire secondo giustizia il mio pensiero indispensabile riassumere brevemente la lettera. Davanti al divorzio, dicevo, i cristiani (tutti i cristiani, non solo i cattolici) hanno una indicazione precisa nella parola di Ges riferita in maniera chiarissima nel cap. 19 di Matteo, come nel cap. 10 di Marco, come nel cap. 7 della prima lettera di San Paolo ai Corinti. Continuo a credere che non possono essere considerazioni sociologiche, tanto diversamente valutabili, a unire i cristiani nella questione del divorzio. Ma se sono cristiani, non pu non unirli la Parola di Dio. Questa unione - che sciocco qualificare come una crociata - non ha senso se non in quanto parte dalla fede: i cristiani devono semplicemente testimoniare e poi rimettersi a Dio che sa guidare la storia per tutte le strade. Nella lettera non
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mi occupavo delle coppie irregolari. Nemmeno a farlo apposta, ricordavo il caso del mio amico vescovo di Prato, ma proprio per dire: Pensando al domani, a un domani che includa la deprecata ipotesi di una legislazione favorevole al divorzio (sarebbe un brutto segno di cedimento e di decadenza della coscienza cattolica degli italiani) io posso immaginare una cosa. Posso addirittura auspicarla. Posso cio pensare che il diritto penale della Chiesa sia sottoposto a una profonda revisione, che siano soppresse determinate pene o per lo meno che non siano pi applicate quando non conservassero il loro valore essenziale di medicina salutare... Cos da poter dire allipotetica coppia di sposi in procinto di rinnovare un caso di Prato: stare tranquilli! per la Chiesa che vi fu e vi sempre madre, voi purtroppo non sarete sposi; per il vescovo pu fare una sola cosa: pregare e piangere per voi... cos che potremo, in un disgraziato domani, rispondere anche a coloro che ci avrebbero voluti divorzisti. Cercheremo di comprenderli nel loro atteggiamento, ma saremo tranquilli sapendo di non esserne responsabili. Domani insomma potranno esserci dei fratelli cristiani che scelgono il divorzio. chiaro che essi optano per una concezione di vita che non cristiana... Sar assurdo che essi richiedano i sacramenti di una Chiesa che dimostrano di non credere e sarebbe un tradimento da parte mia il darglieli. Ma questo non vieter che, come rispetto gli atei e accetto un dialogo con loro, io possa rispettare questi battezzati che - forse anche per mia colpa - non hanno approfondito lesigenza del loro battesimo. Per me non saranno veramente sposati, eppure rispetter la loro convinzione che forse nata da un dramma, se essi stessi dimostreranno di assumerne con seriet gli impegni Ci che in conclusione occorre ottenere in questo momento un deciso atteggiamento dei nostri cristiani, una reazione cortese ma ferma al tentativo di introdurre il divorzio nella nostra legislazione. La fermezza non va disgiunta dalla serenit e dalla umilt e questo deve valere anche per le discussioni. Il buon Dio non ha bisogno n di moschettieri n di avanguardisti. Il nostro aiuto nel nome del Signore. Lavoriamo per la legge di Cristo e siamo convinti che larma pi potente resta la mitezza (cfr. Matteo 5, 5). Fu la grande vittoria di papa Giovanni. Fin qui, riassunti e stralci della mia lettera. Ci posto, sig. direttore, resta chiaro a tutti quelli che sanno leggere che io non ho dato nessuna esortazione ipocrita alle coppie clandestine. Ho solo riaffermato, come era mio dovere, i principi cristiani di resistenza al divorzio e ho professato il massimo rispetto per coloro che la pensano diversamente. La lettera era intitolata infatti A dialogo con i divorzisti ed ebbe lonore di parecchie adesioni. Riservandomi di pubblicare la presente sul settimanale LAppennino camerte e su altri
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giornali e riviste che vorranno ospitarla chiedo che a norma delle vigenti leggi sulla stampa essa sia pubblicata integralmente col dovuto rilievo nel suo giornale, riservandomi in caso contrario di agire nel modo pi adatto che mi sar indicato dallamico avvocato che si preso gentilmente lincarico di trasmetterLe la presente. Con stima e ossequio. Bruno Frattegiani arcivescovo228. Magis amica veritas (Risposta alla rivista Amica). La rivista Amica (n. 18 del 30 aprile) sotto il titolo Il realismo e illuminato linguaggio di un vescovo e di una donna teologo (Adriana Zarri) cita alcune righe della pastorale dellarcivescovo per la quaresima 1967 A dialogo con i divorzisti, lodandone il coraggio e il realismo e concludendo: Ecco un esempio, anche abbastanza raro in Italia, di misura ed equilibrio, di realismo e di giustizia, oltre che il linguaggio pastorale adeguato al problema. Per larcivescovo ci tiene a ricordare alcuni passi della lettera che Amica ha passato sotto silenzio. Non colpa dellarcivescovo se, alla vigilia delle elezioni, questi brani acquistano un significato particolare. Ecco i passi che larcivescovo ci tiene a ricordare e a segnalare. Il primo si richiama alle celebri parole di Ges in Matteo 19, 3 e Marco 10, 11-12: se Ges dichiara come dichiara limmoralit del divorzio assolutamente contrario ai disegni di Dio, semplicemente assurdo che un cristiano possa accettare di esserne comunque promotore o sostenitore per una speciosa ragione di modernit. E questo vale sia per il matrimonio concordatario e sia per il semplice matrimonio civile che per i non cristiani pur sempre un vero matrimonio. Il discorso dellarcivescovo sulla comprensione che il cristiano deve avere nei confronti di chi ragiona e si comporta diversamente (a lui non pare che ci sia voluto tanto coraggio dal momento che si sentiva alle spalle il Concilio e Papa Giovanni e il vangelo della mitezza di Cristo) si conclude con questo altro passo che non va trascurato: cos che potremo in un disgraziato domani rispondere anche a coloro che ci avrebbero voluto divorzisti. Cercheremo di comprenderli nel loro atteggiamento, ma saremo tranquilli sapendo di non essere responsabili. Purtroppo il disgraziato domani potrebbe essere molto vicino; i cristiani devono essere pronti ad affrontarlo con serenit, ma non possono fabbricarlo. Di chi la colpa se ai cristiani non data la possibilit di scelta?229. Il Regno, laborto e Camerino. Ho voluto bene alla rivista dei dehoniani, che a suo tempo mi aiut a leggere gli antefatti e i fatti del Concilio e a un certo punto mi rese perfino mezzo celebre e mezzo contestato
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pubblicando la pastorale quaresimale 1967 A colloquio con i divorzisti; e non mi mai piaciuto che si pretendesse vietarne la lettura ai nostri studenti di teologia (non con i paraocchi che si formano le coscienze, pur restando vero che leducazione giovanile impone anche delle cautele; prova ne sia come una presentazione del marxismo, in parte acritica e in parte romantica, travolge tanta parte della nostra giovent), ma stavolta sono rimasto di stucco. Ho davanti a me Il Regno attualit del 15 gennaio e trovo sullinformazione religiosa un punto di partenza suscettibile di serena discussione. Per chi fa informazione religiosa in Italia oggi importante capire come stato gestito il post-concilio e perch la situazione ecclesiale attuale sia la frustrazione pratica della Chiesa partecipata dal basso. Non c dubbio che la contestazione in Italia ha trovato meno fortuna che in Olanda. Ma come si pu pretendere che la gerarchia non reagisca a certe manifestazioni abnormi di cui lo stesso numero ci d un qualificatissimo esempio con lintervista a J. M. Pohier? Si tratta di un domenicano che ci parla di una sua conversione allaborto con una sicurezza che, francamente, rasenta il cinismo. Ed io non dovrei orientarmi per lo meno nel senso di sconsigliare ai miei confratelli la lettura di una rivista che, senza annotazioni di sorta, rovescia simili docce dacqua fredda e per giunta avvelenata sulla compatta e massiccia posizione di dottrina da parte del Papa e di tutto lepiscopato? (Ai miei tempi, in questi casi, a prescindere da qualsiasi definizione solenne, si parlava di fede divina e cattolica: si veda il can. 1323 desunto dal Concilio Vaticano I). Larcivescovo poi nel caso discusso se si poteva allinizio parlare gi di essere umano, dice che tanto in passato si discusso di ci e cita Dante, gli scolastici e il suo professore mons. Antonio Lanza, poi continua: Ma Dante e gli scolastici e mons. Lanza sapevano anche dubitare, e mi insegnavano che, quando io non so se dietro la siepe quello che si muove un uomo o una lepre, io non posso sparare alla lepre. Pohier se la sbriga da cacciatore di fiuto: Chi mi pu far credere che si tratta delleliminazione di esseri umani? Ma non mi dispensa dal dubbio che per me tragico. Lintervistatore domanda: Lobiezione principale di coloro che si oppongono allaborto (par che dica: io non centro) che nessuno ha diritto di uccidere. Come risponde a questa obiezione?. Assai sprovveduto un teologo semplicemente cos: La Chiesa ha sempre ammesso che in certe occasioni si pu uccidere e cita la legittima difesa, la guerra giusta, e salta, bont sua, la pena di morte (e perch no linquisizione?). Quello che pi che la Chiesa han detto i teologi e rispecchia la mentalit del loro tempo. Oggi che, grazie a Dio, siamo tornati ad essere
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pi sensibili al nolite resistere malo del discorso della montagna che non al vim vi repellere licet del diritto romano, siamo convinti che di questo tentativo di ispirarsi al Vangelo pi che alla legge non pu non risentire il tema dellaborto con il rifiuto assoluto della strage degli innocenti. Macch! Per il nostro teologo (ironia della parola: colui che parla di Dio) resta da dimostrare che laborto un omicidio. La parola del titolo Camerino riguarda un fatto di traffici darmi, di cui si occupa lo stesso Regno, ma qui non cinteressa230. Sagra o strage degli innocenti? Permettetemi un ricordo personale. Era il 14 febbraio 1964. Era passato un mese preciso da quando il venerato arcivescovo mons. Baratta (Perugia) mi aveva portato in casa la notizia riservata della mia nomina a Camerino. Seppi solo molto pi tardi che quel giorno era dedicato lass (oggi qui!) alla festa solenne della Madonna col titolo di S. Maria in via. Deve essere stata lei in quella specie di trigesimo (ancora segreto!) a condurre sulla mia strada unanima in pena: unottima signora, che avevo conosciuto da ragazza come cristiana a tutta prova. La trovai sconvolta e compresi subito perch. Madre di due figli gi grandi, da qualche settimana aspettava una nuova creatura. Per via duna certa complicazione morbosa che mi spieg, i medici le davano per certa la sua morte se non avesse interrotto la gravidanza. Due cose mi disse piangendo: lei non poteva in coscienza lasciar soli col marito i due figli e daltra parte sapeva che il concilio dava segni di consolante apertura Il suo sguardo mi interpellava angosciato e smarrito. Mi sentii disarmato. Come mi capita di fare quando mi trovo in circostanze difficili (per esempio in confessionale) mi serrai la faccia tra le mani e pregai la Madonna di assistermi e di aiutarmi ad essere semplicemente ministro della bont del Padre e della verit di Cristo suo Amore misericordioso e della consolazione dello Spirito Santo. Poi fissai gli occhi che mi fissavano ansiosi e dissi con fermezza una battuta quasi banale (i medici mi perdonino, non fosse altro perch il buon Dio ha molte cose da perdonare anche a loro). Dissi: Signora, non dia ascolto ai medici. Dallaltra parte del tavolo i suoi occhi mi guardavano meno tesi; si capiva comunque che il loro interrogativo tragico attendeva con ansia una risposta, ma una risposta di fede. Soggiunsi: Domattina io celebro la santa messa per lei (ecco perch ricordo la data; una volta ogni prete passabile teneva con cura un registro di messe). Sia tranquilla. Il Signore laiuter. A me parve un miracolo vederla alzarsi serena. Continui a pregare per me mi disse asciugandosi le lacrime; e mi salut. Ho da qualche parte una sua
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lettera di ottobre con cui mi annuncia felice la nascita di una bella bambina. Pi tardi me la port a vedere. Il nome, un bel nome germanico di fioriture candide, non posso dirvelo, anche se mi risulta che la mamma stessa ne ha raccontato la storia a pi duno. Perch ho cominciato da un episodio che molti medici considererebbero assurdo? Per loro si sarebbe trattato di una operazione semplicissima, consentita da qualsiasi legislazione civile (civile?). Ma proprio per riaffermare, nel contesto ignominioso dellodierna sconcia parata radical-femminista, che nessun codice pu passar sopra alla legge di Dio. E per la legge di Dio la vita sacra fin dal suo inizio. Proveremo a vederlo insieme, limitandoci alla Bibbia. Mi si dir che quando si parla di bibbia, bisogna tener conto del genere letterario, della mentalit degli autori, del loro facile passaggio dalle cause seconde alla causa causarum, alla causa prima e cio a Dio. Credo davere unidea abbastanza chiara dei generi letterari e della mentalit semitica. Ma come gli autori semiti ispirati faccio a meno volentieri del linguaggio greco delle cause (ho imparato dalla vita che i teologi puri sono una autentica calamit) e sento la verit del popolarissimo non cade foglia e dellevangelico nemmeno un capello cadr, pur consapevole dellazione del vento che stacca la foglia e del lavoro degli anni che congiurano contro la mia pur modestissima chioma. Nel contesto evangelico del capello mi si riaffaccia alla memoria il limpido latino della versione volgata: Multis passeribus meliores estis vos e cio: ciascuno di voi conta pi di molti passeri. Anche ciascuno di voi, piccoli cuori palpitanti in grembo alle trepide mamme, frutto spesso di un amore benedetto, frutto a volte duna passione torbida e incontrollata e perfino - pi raro - di unaggressione cinica e brutale. Anche ciascuno di voi termine in ogni caso di un misterioso disegno di Dio che pure dalle macerie sa trarre protagonisti per la sua storia damore misericordioso. O grande veggente dei dolori mentali di Cristo nella sua passione, beata Camilla Battista di Varano, figlia illegittima del principe camerte, aiuta il tuo vescovo a seminare nei cuori, con lorrore della strage degli innocenti, la passione per la vita e le meraviglie del piano di Dio nella storia tormentata degli uomini. Io per non voglio parlare daborto, ma di vita. Non mi interessa quindi disquisire sul celebre passo di Esodo 21, 22-25 dove si parla - agli effetti penali - dun aborto provocato da rissa e dove semmai interessante un confronto con la versione greca dei settanta, probabile colpevole dellidea di una animazione ritardata. Unidea che arrise agli scolastici e fu trasfigurata da Dante in un paio di terzine di luce (Purg. 25, 68-72): s tosto come al feto / larticolar del cerebro perfetto, / lo Motor primo a lui si volge lieto / sopra tantarte di natura, e spira / spirito nuovo di virt repleto. Supponiamo che questa
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concezione sia vera (un mio caro maestro, mons. Antonio Lanza morto arcivescovo di Reggio Calabria, la illustr in uno studio cui non manc una vasta risonanza, aggiornatissima comera anche ai dati dellembriologia). Ma lo stadio anteriore alla animazione resta comunque un progetto di Dio che sgorga misterioso dal confluire di cause seconde. E un progetto di Dio non si tocca, quando progetto per luomo. Lo stesso varrebbe a maggior ragione nellipotesi avanzata da certi teologi dassalto secondo cui solo nella vita resa autonoma dal corpo materno si acquisirebbe la personalit (perch allora non dallo svezzamento?). sperabile che tali teologi siano tanto teologi da saper dubitare delle proprie asserzioni e sappiano almeno accettare lidea di un santo progetto di Dio. Progetto di Dio per luomo (questo il punto) o persona umana? una domanda molto meno rilevante di questaltra: uomo o lepre? Non si spara dietro lo sfrascare di una siepe se non si certi che si tratti duna lepre. Ma il progetto di Dio non ha problemi di frasca. Il progetto di Dio non si tocca, quando segna labbozzo di un uomo. Se la Chiesa dura, dimostra desser testimone del Crocifisso: non si tocca, e a costo della vita. Ma non un progetto duomo il bambino nel seno materno. un uomo. La saggezza del diritto romano sfiora qui la concretezza del vangelo, quando propone un principio accettato da tutte le legislazioni civili: conceptus pro jam nato habetur (il concepito si considera come gi nato). Non un progetto di Cristo futuro il bambino nel grembo di Maria. Cristo. Avete tutti presente la scena della visitazione (Luca 1, 39-56). Rileggetela adesso con attenzione di fede. I protagonisti non sono n Elisabetta n la Vergine Maria. Loro seguono limpulso di due creature (anche il Verbo s fatto creatura). Vedo i biblisti con i baffi atteggiarsi a un sorrisetto ironico, perch sto incappando nel genere letterario! Non lho perso di vista, no, il genere letterario! Ma lo sento comunque coinvolto in una constatazione elementare. Protagonista Cristo che anticipa il dono dello Spirito Santo. E Cristo un embrione di pochi giorni (Maria ha lasciato Nazareth cum festinatione, in fretta, dopo la annunciazione) ed Cristo che mobilita tutti: dal Battista che danza nel grembo materno (s, certo! genere letterario! non gli ci scappa di sicuro lo spazio per un minuetto) a Elisabetta che acclama alla madre del suo Signore (il quale adesso un embrioncino, che nessuna legge si azzarderebbe a proteggere pi!) a Maria che intona il canto dellautentica rivoluzione cristiana. Di quel piccolo Embrione lautore della lettera agli Ebrei dice anche qualcosa di pi toccante (10, 5-7). Dice che il Figlio di Dio entrando nel mondo (e ci entra nel momento della concezione verginale) canta il salmo del dono di s: Tu non hai voluto n sacrificio n offerta. Invece mi
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hai preparato un corpo... Io ho detto: Ecco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volont (Salmo 40). Genere letterario? Dio benedica chi lha inventato, quando mi insegna a penetrare nel cuore delle Scritture, a scortecciar la lettera per trovarne lo spirito; quando, come adesso, mi insegna ad intonarmi al palpito del piccolo Embrione! Palpito: si fa per dire! il cuore ancora non c. Ma il Verbo si fatto uomo. Madonna santa, Tu che lo senti battere anche se ancora non pulsa, per il palpito infinito dellAmore misericordioso che portasti nel grembo purissimo, ispira alle mamme un santo istinto di rigetto per le leggi omicide e un Magnificat di esultanza per il dono santo della maternit. E chiedi perdono e rinascita per tutte quelle che ignorant et errant, non percepiscono lorrore dellabisso e possono sbagliare come tutti sbagliano. E a noi ottieni una profonda comprensione damore che nei singoli casi, poveri peccatori come siamo senza eccezione, ci intoni al precetto del Signore: Non giudicate e non sarete giudicati (Matteo 7, 2). La Bibbia non parla mai dellassurdo dun aborto voluto; conosce laborto spontaneo come disgrazia (si veda ad es. Num 12, 12 e Giobbe 3, 11). Poi parla solo del mistero della vita che lamor di Dio tesse vicino al cuore della mamma. Il grande salmo della onniscienza e della tenerezza dellEterno, il salmo 138 (139) medita cos il mistero del nostro divenire nel grembo materno: Sei Tu che hai formato i miei reni / e mi hai impastato nel seno di mia madre... / Il mio essere non sfuggiva al tuo sguardo / quando ero formato nel buio, / quando fui ricamato nei penetrali della terra. / I tuoi occhi mi vedevano ancora informe / e nel tuo libro erano scritti tutti i miei giorni / quando ancora non ce nera nessuno.... Ricami di Dio. La mia vita come il ricamo di mamma che prepara il corredino. Ricordo daver visto in mano a mia madre una rivista di ricamo; il titolo era proprio la radice semitica che nel salmo - RAKAM - da cui deriva evidentemente (forse attraverso larabo) anche il vocabolo italiano. Queste altre parole del salmo 93 (94) sembrano lo stop di Dio a uno di quegli autentici fenomeni di possessione diabolica collettiva che rispondono al nome di cortei radicalfemministi: Riflettete, o cretini del popolo / e voi, stupidi, quando ragionerete? / Chi ha piantato lorecchio non sentir? / e chi ha formato locchio non vedr?. Torni pure ad arridere lidea del progetto di Dio. Si parla fra laltro di progetti che parevan di troppo per le rispettive famiglie; ma quando furono attuati si chiamarono, putacaso, S. Caterina da Siena e Ludwig van Beethoven... Ricamati dallamore! n pi e n meno che i ragazzi spastici, precondannati a morte dal satanico codice radicalfemminista, ma uniti misteriosamente al sacrificio redentore
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dal codice santo dellAmore misericordioso. lui, per dare col salmo 32 (33) un ultimo tocco alla nostra rassegna, Lui che ha fatto ad uno ad uno i loro cuori. Contesto la versione CEI, anche se ottima per il nostro tema: lui che, solo, ha plasmato il loro cuore. Proprio cos. Lui solo. Per ognuno. Non insisto sul genere letterario delle vocazioni bibliche perch un genere letterario. Solo un accenno. Credo - con tutti i biblisti seri - che il genere letterario resta un veicolo santo della Parola. E la Parola si incarnata nella mentalit dun popolo prima che nella Vergine Maria. Deliziosa in proposito (certo da tradizione popolare) la storia di Esa e Giacobbe che si azzuffano nel seno materno (Gen 25, 22-23); San Paolo ci legge dentro una storia delezione (Rom 9, 11-12). Israele ancora solo un progetto, ma gi qualcuno ed il Signore che lo ha impastato nel grembo (Isaia 44, 2). Al giovane Geremia titubante il Signore dice: Fin da prima di formarti nel seno di tua madre, io ti conoscevo (Ger 1, 5). Per il Battista chiarissimo il riferimento allevento della visitazione nelle parole dellarcangelo Gabriele a Zaccaria: Sar ripieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre (Luca 1, 15). San Paolo si riconosce scelto fin dal grembo di mia madre e solo pi tardi chiamato per la sua grazia (Gal 1, 15). Consentitemi di concludere con la storia dei santi Innocenti. Il genere letterario (ancora lui!) viene adesso perfino battezzato! Si chiama haggada. Sarebbe una storia ricamata sulla trama di quella dei bambini ammazzati in Egitto quando Mos si salv nel cestino. Una storia che ha un risvolto tanto bello; voglio dire il fatto delle ostetriche che temettero Dio pi del Faraone (Es 1, 17). Ma a me della haggada non importa nulla. La strage degli innocenti sta diventando una strage di massa, che minaccia di farsi legale (legalit, beninteso, di marca nazista). Per gli Innocenti dallora, che secondo lantico inno liturgico giocano con le corone e le palme sotto laltare di Ges Bambino (aram sub ipsam simplices - palma et coronis luditis) abbiamo il dovere di serrare le file per la difesa degli Innocenti di oggi. Innocenti con la I maiuscola pure loro, anche quando non sono altro che piccoli grumi scaricati nel sacco dei rifiuti. Contro i faraoni smargiassi e le faraone sgualdrine (f minuscola!) riaffermiamo sereni il primato della vita a costo della nostra. Poi preghiamo per questi disgraziati. Sono vittime del loro vuoto interiore. Amore misericordioso, fatto embrione per amore degli uomini, fatto bimbo per noi nel presepio, accogli la sagra festosa degli Innocenti dallora e di sempre. Perch la tragedia lugubre degli Innocenti di oggi scuota i cristiani e li renda incrollabili nella difesa della vita. Dopo la strage, arrida al mondo cristiano la sagra degli Innocenti. (Da LAmore misericordioso, dicembre 1976) 231.
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Le gatte di Nomadelfia. Abbiamo letto una predicazione di don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, la citt dellamore fraterno, dove egli ha salvato tanta giovent. Si tratta della predica nella festa dei Santi Innocenti. Dice tra laltro don Zeno: Non so se sia stato pi boia Erode ad uccidere questi figli o tutti quelli che anche oggi stanno ammazzando i figli nellutero materno! Se guardassimo almeno le bestie: non sono come noi, non fanno di queste cose. A Nomadelfia abbiamo visto un fatto che ho raccontato spesso nei miei discorsi al popolo: cerano due gatte che dormivano sotto una delle nostre casette prefabbricate; una aveva fatto il nido da una parte e laltra dalla parte opposta. Sono nati i gattini e una delle due gatte morta; laltra andata a prendere i gattini ad uno ad uno, li ha portati nel suo nido e li ha allevati tutti. Conclude don Zeno: Fossimo almeno delle gatte!. Ma forse la battuta pi che a don Zeno si addice alle nostre femministe, il cui zelo (comunque degno di causa pi pulita) ci comanda di non tacere. Alza la tua voce (ci invita Isaia 58,1) come una tromba. In nome della fede, al di fuori di ogni motivazione politica. Anche dallaltare? E perch no? fra laltro uno dei motivi ricorrenti nella visita pastorale 232. Ma le donne vinceranno. Le femministe in una manifestazione pubblica hanno sacrilegamente pregato la bestemmia: Insegnaci a peccare senza concepire. Offendendo la devozione mariana del popolo italiano, hanno ottenuto la licenza di uccidere. Perch laborto luccisione di un innocente. Ma le donne cristiane vinceranno. Perch giunta lora di essere e di professarsi cristiani sul serio. Anche un cristiano pu sbagliare, pu peccare, pu tradire perfino le sue convinzioni pi intime in un momento di smarrimento. Allora sapr di avere peccato e sapr che il Signore lo chiama e la chiama. Ricordare che per il peccato di aborto prevista anche la pena della scomunica che si incorre sul fatto e preclude laccesso ai sacramenti ove non ci sia il debito riconoscimento di colpa e la debita riparazione, un aiuto materno della Chiesa che vuole spingerci ad approfondire nella fede il senso del peccato. un aiuto materno anche per le femministe vittoriose per le quali, dopo le dure parole, abbiamo ancora il dovere di ricordare la bont e la misericordia del Signore e il dovere di pregare. Sono nostre sorelle 233. La polemica con Dom Franzoni. Caro don Giovanni, quando pubblicasti La terra di Dio, sentii il bisogno di scriverti che cerano molte cose sacrosante nella tua denuncia ma che qualcosa - e nella sostanza e nel tono - non quadrava; qualcosa che non sapevo definire e che poco dopo fu
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precisato magistralmente dal quel santuomo (per me veramente grande) che si chiama il card. Pellegrino; qualcosa che pi tardi - perdonami se te lo dico - fu come fotografato nella tua condotta. Io ai profeti ho voluto sempre bene. Conservo come una reliquia -preciso che io sono un inesorabile cestinatore di posta - una lettera di don Primo Mazzolari a cui avevo scritto in occasione di un suo guaio grosso. Caro don Bruno - mi dice e me lo sento ancora vicino - non importa vedere alla stessa maniera i problemi contingenti: importa sentire insieme lunum necessarium ed esser disposti a perder lanima per esso. La propria anima per esso. La prova rinsalder il proposito se ci lasceremo da essa purificare. Non si mai distaccati abbastanza per essere testimoni meno indegni di una verit che non pu essere predicata senza la carit. Conto sul Suo fraterno memento e appoggio il cuore alla sua amicizia sacerdotale. Grazie. Suo ecc. (Bozzolo, 4-4-1951). Conservo come una reliquia una lettera di don Milani che poi i suoi ragazzi vollero pubblicata sotto il pudico anonimo di un vescovo dellItalia meridionale (sic!). Fu dopo la lettera ai giudici. Gli avevo scritto che non condividevo tutte le sassate in piccionaia ma che Dio lo benedicesse per la sua nobile lettera. Non credo che tinteressi; se mai la trovi a pag. 268 del libro. anche consolante quel che mi scrissero i ragazzi quando mi restituirono loriginale che mi avevano chiesto: La lettera del Priore... ci sembrata molto importante e ci ha fatto capire che le dobbiamo essere grati anche per il bene che ha fatto a lui. Sarei tanto contento se potessi fare del bene anche a te, come tu per esempio me ne hai fatto una volta in assemblea CEI quando a un confratello molto sicuro nellasserire che il Papa non aveva bisogno di consigli rispondesti con un garbatissimo intervento: Ho sempre creduto che il Papa a parte le consultazioni di cui non sa fare a meno, abbia il dovere di lasciarsi consigliare dallo Spirito santo. Se il ricordo non preciso, correggimi pure. So che verrai a parlarci di Chiesa e potere nella nostra compiacentissima Universit, dove non ti saranno risparmiati applausi frenetici. Ho sempre apprezzato il tuo carisma della parola (te lho perfino un pochino invidiato, ma era solo per il desiderio di dire sempre con franchezza - con la parresia degli apostoli - la parola del regno che a volte soffre della mia timidezza congenita) e mi dispiace di saperlo insidiato dalla tentazione della piazza. Dovrei piangere con te se il banditore della Parola finisse per ridursi a tribuno del popolo. Scrivo oggi 9 aprile, trentesimo anniversario del martirio di Dietrich Bonhoeffer per cui nutro tanta venerazione. Ti ricordo di lui queste parole di Nachfolge: La beatitudine di Ges (quella dei poveri) si distingue
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assolutamente dalla sua caricatura nella forma di programmazione politicosociale. Anche lanticristo dichiara beati i poveri, ma lui non lo fa per amor della croce, in cui ogni povert inclusa ed beata, ma proprio per il rifiuto della croce attraverso lideologia politico-sociale. Egli pretende addirittura gabellare di cristiano questa ideologia ed proprio in questo che diventa nemico di Cristo. E ancora: dal Golgota, dove il mitissimo mor, che la terra deve farsi nuova. Quando verr il regno di Dio, allora saranno i miti a possedere la terra. A Bonhoeffer nella grazia del martirio stata risparmiata la disgrazia di vedere gli odierni sviluppi mostruosi dellideologia, di quella ideologia (lui morto combattendo la diabolica ideologia nera del nazismo, ma non c dubbio che nel passo citato - e non l solamente - intende stigmatizzre il marxismo). Sviluppi mostruosi, non c dubbio. Vedi il penultimo numero di Rocca dove il prof. Della Pergola (della nostra imperial-pontificia Universit: scherzi della storia, pardon della Storia!) ci descrive vari tipi di cristiani per il socialismo, riconoscendosi lui fra i cristiani-atei. Grazie, professore; questo almeno significa parlar chiaro (capisco anche meglio perch ce lha cos fitta con C e L!). Caro don Giovanni (dico sul serio questo caro - forse pi caro di prima - anche se gioved me ne andr per essere sicuro di non vederti), il perder lanima ricordatomi da don Primo il perder lanima di Ges, il vincere perdendo di anime grandi come padre Lagrange che tacendo e soffrendo ha concimato il campo di Dio per la mietitura del movimento biblico, come tutti i pionieri del movimento liturgico, ecumenico, teologico. Come aveva ragione p. Clerissac quando nel suo densissimo breviario su Le mistre de lglise spiegava che non basta souffrir pour lglise ma bisogna anche essere pronti a souffrir par lglise! una cosa che costa quel par lglise (da parte della Chiesa). Ma la chiesa non sarebbe un mistero se non fosse fatta di uomini. Certo, don Giovanni, lobbedienza alla Chiesa non va confusa con lentusiasmo spasmodico sempre pronto allosanna (Hugo Rahner). Il quale potrebbe essere anche buono se fosse entusiasmo; ma spesso solo conformismo e sono certo anchio che assai pi dannoso della disobbedienza aperta. Quella cara anima di p. De Lubac (debbo tanto a qualcuno dei suoi libri e a certi incontri in s. Pietro durante il concilio) distingueva molto bene lobbediente dal conformista: il conformista prende dal di dentro anche le cose della lettera. un po scomoda, ma non pu non far testo nella chiesa, la preghiera di Newman: che la debolezza umana dei tuoi rappresentanti non mi faccia mai scordare che sei tu che parli e operi per mezzo loro. Ho
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detto che me ne vado. Per non vederti. Non una fuga. Ti vedrei volentieri ma gioved non posso e non voglio vederti. E lunica arma che mi resta per dirti il mio disappunto di fronte alla grave scorrettezza (credo ancora nella tua fede e spero di non sbagliarmi) di venire nella chiesa di cui devo rispondere a Dio come vescovo senza nemmeno sentirmi. doloroso che tu abbia dissensi con la Chiesa locale di Roma. Ma Camerino non ti ha fatto mai torto. Ci ho tenuto a dire che ai profeti ho voluto sempre bene. Ma se tu ti comporti cos, tu non sei un profeta. Semini solo zizzania. Il Signore ci illumini ambedue. In questa preghiera il mio saluto. Infatti essa contiene il desiderio di un abbraccio senza riserve. Per unora sar il tuo vescovo. Per quellora - non felice - vorrei pure benedirti. Ma non so se posso. Prego. Bruno arcivescovo. Risposta di dom Franzoni. Carissimo Frattegiani, rispondo con gratitudine alla tua lettera aperta del 17 aprile, pubblicata su LAppennino camerte, lettera che manifesta contemporaneamente dissenso, sofferenza e amicizia, che quindi considero positiva, anche se luso che alcuni ne hanno fatto stato banalmente accusatorio, utilizzando solo la pi dura delle tue espressioni a proposito di profezia e zizzania. Te ne sono quindi grato, anche perch il segno che un certo metodo passa nella Chiesa. La battaglia dei pro-memoria, degli appunti, dei canali qualificati e dei contatti con persone autorevoli, non interessa pi gli uomini che vivono con passione il loro essere Chiesa; oggi il dibattito ecclesiale si costruisce alla luce del sole, in quegli spazi battuti dal vento che sono i giornali, i pubblici dibattiti, i convegni fra cattolici e non. La Chiesa non ha panni sporchi che si debbano lavare in casa: i suoi panni sporchi sono di tutti e si lavano al lavatoio. Per questo mi meraviglia che tu consideri una grave scorrettezza non averti sentito prima di venire a Camerino. So che gli organizzatori ti hanno scritto e che tu hai loro risposto; era per informarti e non per chiederti il permesso, dato che lUniversit di Camerino un luogo di libert ed autogestisce le sue decisioni. Qualsiasi ulteriore contatto privato fra di noi che non fosse puramente di amicizia personale, sarebbe stato alle spalle degli organizzatori e quindi poco corretto. Lultima volta che parlai alla Conferenza episcopale italiana spiegai proprio questo, rispondendo a coloro che mi rimproveravano di ledere lo spirito della collettivit. Allora ebbi a dire che non intendevo la sollecitudine per tutte le chiese come un consolidamento di legami corporativi fra vescovi: questo, infatti, avrebbe ulteriormente aggravato lemarginazione
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dei laici e dei preti e cristallizzato la gratificazione nella Chiesa. Credo che il servizio agli uomini in lotta per la loro liberazione debba essere il centro della nostra attenzione, ed il luogo del nostro aggregarci anche con i non credenti, lamicizia con Ges, salvatore e liberatore, la molla del nostro essere Chiesa, non chiesa in s, come direbbe Bonhoeffer, che tu hai voluto citare, ma quella Chiesa che Chiesa solo in quanto esiste per gli altri. Cos si chiarisce anche il rapporto fra chiesa e citt. Tu dici infatti che io sono venuto nella chiesa di cui devo rispondere a Dio come vescovo senza neppure sentirti. Questo linguaggio in realt manifesta il permanere di una ambiguit di fondo. Camerino, come qualsiasi altra citt, non una chiesa. Vi , per usare un linguaggio antico ma ancora valido, una Chiesa che pellegrina a Camerino, ma la citt ha le sue autonomie: civica, culturale e politica. Una delle espressioni di questa autonomia lUniversit. Una censura sullUniversit da parte del vescovo o, peggio, lautocensura dei cattolici che prima di parlarvi si sottomettessero al placet del vescovo, sarebbe una menomazione allautonomia della citt e darebbe della Chiesa una immagine impropria e integrista. Ben altro discorso si farebbe se si cercasse insieme che cosa significa testimoniare il vangelo con la parola e con la vita nella comunit ecclesiale, di cui il vescovo con il suo ministero una espressione fondamentale di unit: ma questo allora il problema della mia comunit con la chiesa locale di Roma, problema aperto e cruciale, ma non ha niente a che vedere con i dibattiti tenuti in sedi culturali. Purtroppo lanno scorso il Consiglio permanente di presidenza della CEI non seppe rinunciare a dare una valutazione della legge che regolamentava per lo stato italiano i casi di famiglie in stato di separazione. Dico purtroppo, perch ci fu fatto non come pura e semplice manifestazione di opinione (in questo senso il Consiglio della CEI libero di manifestare le sue opinioni in materia di legge civile), ma in nome del ministero apostolico. Molte autorit ecclesiastiche interpretarono, senza essere in ci scoraggiate e dissuase, il documento come vincolante in coscienza e ritennero che preti e laici che ad esso si fossero opposti, fossero da considerare non solo come cattolici con opinioni diverse, ma come cattolici che ledevano la comunione ecclesiale. Fu cos che, come ben sai, il regime della congregazione cassinese, mi colp con una sospensione a divinis e con minacce di pi gravi sanzioni. Molti altri preti sono rimasti censurati o emarginati nella chiesa italiana per questa vicenda. Da questo nodo non si sfugge: o il cattolico (prete o laico che sia) tenuto in
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coscienza e pena la rottura della comunione a dipendere nella determinazione del voto dallautorit gerarchica, ed allora la vita politica italiana diviene un burla; oppure il cattolico (prete o laico che sia) pu discostarsi in segreto dalle indicazioni della gerarchia, ma non pu discostarsene pubblicamente: questo ambiguo e in contrasto sia con la natura aperta del dibattito preelettorale, sia con la trasparenza evangelica. In una terza ipotesi questa limitazione riservata ai preti, ma questa obbedienza a livelli non ha fondamento n biblico n tradizionale. Infine il cattolico (laico o prete che stia) autonomo nelle scelte politiche: in questa quarta ipotesi lunit dei cristiani si ha nellannuncio collettivo della resurrezione di questo Ges (Atti 2, 32) e nellindividuazione di segni storici inequivocabili di salvezza, che siano indicazione per tutti. Ministri di questa comunione sono i vescovi dispensatori dei misteri di Dio, cio guide nella Chiesa alla lettura dei segni dei tempi e proto-testimoni, con levangelicit della loro vita, della speranza pasquale. Non rispettata lautonomia politica dei cattolici, si costruisce unaltra unit, ma mistificante, cio lunit politica dei cattolici. I cattolici si separano dagli altri uomini e si recintano, deducono una opzione storica da un messaggio rivelato, trasformano il patrimonio esperienziale e culturale della chiesa in ideologia, assumono lesclusivit della salvezza terrena invece di annunciare la speranza escatologica che attraversa il progetto umano e a questo non si riduce. In questi recinti, che non sono pi gli ovili del Signore, i vescovi invece che servitori dei misteri di Dio, divengono dispensatori di false certezze umane che poi la storia puntualmente smentisce. Ne ho dati alcuni esempi storici nella lettera Il mio regno non di questo mondo che rispondeva alla notificazione della CEI in occasione del referendum abrogativo della legge sul divorzio. Vorrei aggiungere allelenco delle false certezze scientifiche e politiche date attraverso i secoli dalle autorit ecclesiastiche, un ultimo capitolo. Sul giornale LAppennino camerte che pubblica la tua lettera aperta (Camerino, 12 aprile 1975, n. 15), accanto alla testata vedo una fotografia di profughi indocinesi con la didascalia: In Sud Vietnam e Cambogia, sotto lincalzare delle truppe corazzate comuniste circa due milioni di profughi fuggono disordinatamente; la guerra interminabile allultimo atto della tragedia; poi lordine regner come a Varsavia, a Praga... e altrove. Dimentichi dellordine che abbiamo coperto con la nostra benedizione a Madrid, a Lisbona, a Santiago o a Saigon,.. e altrove abbiamo predicato e stiamo predicando la certezza storica che i comunisti e solo i comunisti sono uccisori di ogni libert e nemici inconciliabili della
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fede. In base a questa certezza, dal 1954 ad oggi, a ondate successive, le masse di cattolici vietnamiti sono fuggite per obbedire ai loro pastori, di fronte allavanzata dei comunisti. Oggi questa certezza non c pi. Leggo le dichiarazioni dei vescovi di Saigon e di Hu, la prima su Paese sera, laltra su Informations catholiques internationales (15 maggio 1975, n.480). Vi si dice, fra laltro: La guerra cessata su tutto il territorio della diocesi di Hu. Siamo infine arrivati alla realizzazione di quello scopo al quale abbiamo riservato in questi ultimi trenta anni tutti i nostri voti e le nostre preghiere. Bisogna ringraziare insieme Dio... tempo che siamo pronti a collaborare con tutti gli uomini di buona volont per ricostruire la patria e questo sotto la guida del Grp (governo rivoluzionario provvisorio)... Cancelliamo le colpe, i sospetti e i sentimenti di odio ed evitiamo le occasioni di fare paura agli altri. Abbiamo sempre confidenza nella bont degli altri, perch tutti possano vivere nel benessere, nella gioia, nella felicit, nella vita comune con tutti gli altri cittadini sotto un regime di libert, di democrazia, di prosperit, di pace. E questo, per lunica ragione che tutti gli uomini sono fratelli e hanno un medesimo Signore. Ti sentiresti di accusare questi tuoi confratelli di opportunismo? Dunque oggi i cattolici possono e debbono collaborare con il Grp? E perch non ventuno anni fa? Non sarebbe valsa la pena di puntare su una ipotesi storica diversa da altre conosciute, fondata sulla fiducia, evitando tanto sterminio? Ma poich sterilmente antistorico porsi degli interrogativi sul passato, il discorso va fatto per quei paesi dove ancora comunisti e cattolici sono divisi dal pregiudizio e dallintolleranza ideologica. Non varrebbe la pena, anche per noi in Italia, di abbandonare la predicazione di una certezza storica che designa la democrazia cristiana come la soluzione collaudata positivamente dalla Chiesa, linvoluzione a destra come una dolorosa soluzione di ricambio - accettata, ad esempio, in Cile e altrove - ed il socialismo e comunismo come lunica soluzione inconciliabile con la fede? Non ti sembra che la nostra adesione ai valori della Resistenza antifascista, di cui celebriamo il trentennale, sia indebolita dal nostro anticomunismo, dal momento che storicamente il fascismo sorto proprio per reprimere il movimento operaio ed il socialismo? Non sarebbe giunto il momento di lasciare liberi i cattolici - senza coinvolgere con questo la Chiesa in quanto tale - di partecipare con i non credenti al progetto di una societ senza classi? Perdonami per i tanti interrogativi che mi vengono sulla penna, spero che avrai modo di rispondermi. Circa il dilemma - seminatore di zizzania o profeta - che tu ponevi nella tua lettera e che rimbalzato con grave mio
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danno personale su tutti i giornali, ti confesso che mi scomodo. Il card. Pellegrino, nella lettera aperta che tu rammenti ma della quale non hai colto il fondamentale consenso sui contenuti per vedervi soltanto alcuni interrogativi (ai quali, daltronde, ho risposto - credo esaurientemente nel numero del 25 novembre 1973 del settimanale COM), mi considera soltanto uomo di buona volont, perch la Chiesa, rispondendo umilmente e sinceramente allazione dello Spirito, possa recare al mondo, in maniera pi autentica e credibile, il messaggio di riconciliazione nella giustizia e nellamore, preludio e via alla salvezza. Lasciando dunque da parte e il profeta e il seminatore di zizzania, da questa umile posizione di uomo di buona volont mi rivolgo a te, uomo di buona volont, perch tu mi aiuti nel momento pi difficile della mia vita. Si tratta per te, per me e per tutti i cattolici di vedere che cosa il Cristo dica oggi nel nostro mondo travagliato e attraversato da contraddizioni apparentemente insanabili. Si tratta di conoscere quali speranze storiche ed escatologiche lannuncio del Cristo risorto porti ai poveri e agli oppressi. Si tratta di individuare fra gli eventi storici quali siano segni di salvezza per tutti e quali di involuzione e di morte. In questa ricerca a che giova la censura, lintimidazione, la riduzione al silenzio delle voci diverse? Confido dunque che anche tu, con la tua preghiera e con la pubblica testimonianza, voglia aiutare tutti coloro che nelle comunit di base e in tutta la Chiesa partecipano ad una ricerca di fede seria, pagandone i costi con la propria vita, a restare fedeli al cammino intrapreso e nello stesso modo a trovare i modi ed i tempi del dialogo con i vescovi che nella Chiesa presiedono allamore. Ti abbraccio con affetto. Don Giovanni Franzoni 234. Controrisposta dellarcivescovo Caro don Franzoni, scusami se non rinuncio al don; daltra parte trovo un po lezioso in Italia il dom di tradizione benedettina franco-belga; vero che rende meglio il dominus che c dietro, ma il don ha in compenso il vantaggio di sgonfiare bonariamente loriginaria boria spagnolesca un po classista, del resto cos saggiamente ridimensionata dallhumor dei vari don Ciccillo dellambito partenopeo. Io per esempio digerisco con fastidio leccellenza che molti non riescono a liquidare (e mi parrebbe sproporzionato alla res pubblicarci sopra una grida); invece ci tengo molto al don Bruno che da quaranta anni mia madre mi d con popolana fierezza e ti assicuro che non ha mai creato in me complessi padronali (del resto le reminiscenze melodiche del placido Don possono renderlo digeribile anche ai preti di
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sinistra). Gli amici dellUniversit (gentilissimi con me il rettore Labruna e il preside Caravale) si sono un po dispiaciuti della mia battuta sulla compiacentissima Universit di Camerino. Sar molto contento se mi aiuteranno a ritirarla con convinzione profonda. Non pretendevo certo (oh, non ritenermi cos ottusamente clericale!) non pretendevo che essi o il comm. Sabalich presidente del tribunale implorassero da me, per invitarti, la licentia delli superiori. Avvertendomi della tua venuta e partecipandomi cortese invito (che cortesemente rifiutai) essi dimostrarono una delicatezza che tu non hai avuto. Non che questo mi faccia meraviglia dal momento che tu hai dimostrato, con la tristemente celebre messa di pasqua, di non tenere in nessun conto lautorit della tua chiesa che la chiesa di Roma o, se a te pi piace, la chiesa che in Roma, la chiesa di Pietro. Il mio disappunto pi che giustificato ed carico di pena per la tua ribellione, che giustifica purtroppo ogni giorno pi la sospensione a divinis dellanno scorso (debbo sottolineare che lordine benedettino, la cui regola ispirata sottolinea in maniera cos viva il senso sacrale della obbedienza monastica, mi sempre apparso alieno da gesti clamorosi). Oh, sta tranquillo a proposito di mie nostalgie trionfalistiche! tanto per farti un esempio, se un ente qualsiasi prendesse liniziativa di invitare - supponiamo! - lo Spadaccia o la Faccio a immunizzare le donne camerti contro inveterate concezioni riguardanti laborto, molto probabile che dallaltare chiederei in prestito le parole al profeta Amos; ma disappunto per non essere stato interpellato, questo no - ti assicuro - non me lo sognerei. Se per nel tuo canone biblico ci sono ancora le lettere pastorali (lasciamo andare la lettura cattolica del Tu es Petrus e delleuntes docete) tu avevi il dovere di sentirmi. Adele Faccio no. Tu s. Altrimenti - devo insistere - tu semini zizzania. Non ti mancato lafflato profetico. Torna a pregare nellunit della chiesa, torna a ubbidire come ti insegna la tua regola. Forse il Signore ti metter ancora in bocca le parole giuste, come quelle che Caterina da Siena nella potenza dello Spirito Santo indirizzava al papa e ai cardinali senza peli sulla lingua, ma senza metter confusione tra la gente. Ho detto: nella potenza dello Spirito. Gi! perch non si pu, non si deve confondere la buona, la vasta cultura, la ricchezza e la facilit delleloquio, la perfino simpatica irruenza tribunizia con la potenza dello Spirito. Ho ascoltato parte del tuo discorso camerte e per intero le brillanti risposte agli interventi. Me ne hanno portato la registrazione i ragazzi di comunione e liberazione che tu, con lo stesso piglio profetico di padre Turoldo, hai solennemente dichiarati arretrati di quattro
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secoli naturalmente in buona compagnia con la chiesa ufficiale (ottima una risposta di p. Gheddo al Turoldo e quindi anche a te; non ricordo dove lho letta, ma forse tempo perso a consigliartela). Ho dunque ascoltato i nastri e ti riconosco il merito di essere stato abbastanza sostenuto e te ne ringrazio per Camerino. Ma poi ho letto il discorso allUniversit di Macerata del 13 marzo, ciclostilato in proprio dai cristiani per il socialismo di quella citt. Vastissima cultura - vien fatto ancora di dire - e soprattutto inesauribile vena di parola; ma quale tentazione! Quando ti sento trascinato a parlare di tutto - dalleconomia alla mariologia, dallesegesi biblica alla storia universale - riesco meglio a misurare la tua enorme responsabilit di guastatore dellopera di Dio nella sua chiesa. Le banalit femministe che hai detto a Macerata sulla teologia e sul culto della Madonna santissima, gettando in pasto a una folla che sottolinea con risate sonore e con applausi esaltanti la liquidazione lepida di delicatissimi problemi di esegesi biblica e di storia e di patristica, consacrano alla fama il tribuno del popolo, ma avviliscono il teologo al rango di orecchiante e dimostrano da sole la ragionevolezza delle censure ecclesiastiche. Tu vuoi lesodo ( lesodo del Vietnam che ti fa da paradigma, un paradigma meglio leggibile di quello del Portogallo) ma intendi affidarne limpresa al faraone. Io voglio lesodo, ma non voglio il faraone. Alla storia della salvezza serve anche il marxismo, ma non sar il marxismo a rendere gli uomini liberi e fratelli nel Cristo. Rispetto i marxisti ma non ne accetto i compromessi demagogici. Quando ero a Perugia - e i cristiani per il socialismo non mi avevano ancora evangelizzato - ho tradotto cos la parabola del buon samaritano alla messa di mezzogiorno affollatissima: Pass un prete, ma aveva la messa dorario e tir dritto. Pass un democristiano ma aveva il comizio e tir via. Pass un comunista e si ferm. La stragrande maggioranza grad. Qualcuno per (non so se fu un prete o un democristiano!) ricorse allarcivescovo il quale - Dio lo perdoni - poco dopo mi fece arcivescovo anche me! Qui, non ricordo in quale parrocchia, ho sottolineato lo stridore dei contrasti: Pass un vescovo, ma aveva le cresime Pass un prete (cos ho risparmiato la Dc...!). Pass un comunista. Nessun ricorso alla santa sede. I camerinesi sono intelligenti anche quando sono marxisti (a proposito: i cristiani per il socialismo mi si sono presentati solo una volta, per le scale dellUniversit; diglielo anche tu che, se sono cristiani, non devono avere paura del vescovo). Voglio lesodo, ma non voglio il faraone. N bianco, n nero, n rosso. C qualcosa di vero nei proclami di ognuno di essi: di quello bianco che
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ostenta devozione e porta il baldacchino per la processione del Corpus Domini, di quello nero che predica la necessit dellordine e la garantisce con il manganello, di quello rosso che proclama il monopolio della giustizia sociale (il rosso crociato ci aggiunge le beatitudini e il Maqnificat!). O bianco o rosso o nero, sempre faraone ; e valgono per lui (ancora una volta scusa) le parole di Bonhoeffer: Peggio dellazione cattiva lessere cattivo. peggio se un mentitore dice la verit che se mente un amico della verit. peggio se uno che ha in odio gli uomini esercita lamore fraterno che se un amante degli uomini viene travolto una volta dallodio. Meglio della verit nella bocca del mentitore resta la bugia e meglio che latto damore fraterno compiuto dal nemico delluomo resta lodio (cfr. Bonhoeffer, Brevier, p.281). Le due bestie del cap. 13 dellApocalisse sono da una parte il faraone di sempre (dalloppressore dEgitto allimpero romano, da Nerone a Hitler a Stalin) e dallaltra lintellighentzia di sempre votata al suo servizio (dai maghi di corte al sincretismo asservito alla religione di stato, dal mito nazista di Rosemberg al materialismo marxista). Avrai letto su Regno Doc del maggio scorso la lettera di Solgenitzin alla chiesa ortodossa. Mi riferisco a un dettaglio, un po maligno se vuoi: mi riferisco ai calcoli ottenebranti di quegli ecclesiastici che pensano di rafforzare il corpo di Cristo portando sul petto onoreficenze con il conio dellanticristo. Ma io ti auguro di restare, se sar necessario, dalla parte dei martiri. Penso a un mio compagno di Universit cecoslovacco che, dopo dodici anni di lavoro coatto, riabilitato durante la primavera di Praga, sottoposto di nuovo alle vessazioni del governo comunista. Dalla tua parte, Josef. Contro il faraone per lavvento dellesodo di Dio. Exsurgat Deus et dissipentur inimici eius. Don Giovanni, basta di contristare la Chiesa. C sempre posto e c sempre lavoro per te. Quanto a me, sar lietissimo di aiutarti. Tuo don Bruno 235.

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Elenco definitivo delle parrocchie dellArcidiocesi di Camerino - Sanseverino Marche


Provincia di Ancona 1. Comune di Arcevia: parrocchia di S. Lorenzo in Avacelli. 2. Comune di Mergo: parrocchia di S. Lorenzo. 3. Comune di Serrasanquirico: parrocchia di S. Lorenzo in Castellaro. 4. Comune di Serrasanquirico: parrocchia di S. Pietro apostolo in Sasso. 5. Comune di Serrasanquirico: parrocchia di S. Maria del Mercato. 6. Comune di Serrasanquirico: parrocchia di S. Quirico (che comprende le ex parrocchie di S. Lucia e di S. Angelo del Pino). Provincia di Macerata 7. Comune di Acquacanina: parrocchia di S. Maria di Rio Sacro. 8. Comune di Apiro: parrocchia dei Ss. Michele arcangelo e Urbano (che comprende la ex parrocchia di S. Michele arcangelo). 9. Comune di Apiro: parrocchia di S. Anna in Frontale. 10. Comune di Belforte del Chienti: parrocchia di S. Eustachio. 11. Comune di Belforte del Chienti: parrocchia di S. Pietro. 12. Comune di Bolognola: parrocchia di S. Michele arcangelo (che comprende la parrocchia di S. Nicol). 13. Comune di Caldarola: parrocchia di Ss. Martino e Gregorio che comprende le parrocchie di S. Gregorio, Pievefavera, Croce e Vestignano). 14. Comune di Camerino: parrocchia cattedrale S. Annunziata (che comprende la ex parrocchia di S. Maria Criptina in Madonna delle Carceri). 15. Comune di Camerino: parrocchia S. Maria in Via (che comprende la ex parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Anna). 16. Comune di Camerino: parrocchia S. Venanzio martire (che comprende la ex parrocchia di S. Elena in S. Maria delle Grazie). 17. Comune di Camerino: parrocchia S. Gregorio in Torrone. 18. Comune di Camerino: parrocchia S. Maria assunta in Letegge (che comprende le ex parrocchie di S. Martino in Pozzuolo e di S. Stefano in Statte). 19. Comune di Camerino: parrocchia S. Pietro in Mergnano (che comprende le ex parrocchie di S. Palazia in Agnano, S. Biagio in Rocca dAjello e S. Savino in Mergnano). 20. Comune di Camerino: parrocchia S. Biagio in Morro (che comprende la ex parrocchia di S. Cristoforo in Arnano).
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21. Comune di Camerino: parrocchia SS.mo Crocifisso in Piampalente. 22. Comune di Camerino: parrocchia S. Lorenzo in Polverina. 23. Comune di Camerino: parrocchia S. Erasmo in S. Erasmo (che comprende la ex parrocchia di S. Cristoforo in Selvazzano). 24. Comune di Camerino: parrocchia S. Marcello (che comprende la ex parrocchia di S. Pietro in Cignano). 25. Comune di Camerino: parrocchia S. Nicol in Sentino (che comprende la ex parrocchia di S. Maria del Rosario in Colle Altino). 26. Comune di Camerino: parrocchia S. Michele arcangelo in Tuseggia (che comprende le ex parrocchie di S. Salvatore in Sabbieta e S. Lorenzo in Valle Vegenana). 27. Comune di Camerino: parrocchia S. Croce in Valdiea (che comprende le ex parrocchie di S. Lucia in Varano, di S. Silvestro in Campolarzo, di S. Giovanni di Fiungo). 28. Comune di Camporotondo di Fiastrone: parrocchia S. Marco. 29. Comune di Castelraimondo: parrocchia Ss. Martino e Lorenzo in Rustano (che comprende la ex parrocchia di S. Lorenzo in Brondoleto). 30. Comune di Castelraimondo: parrocchia S. Biagio (che comprende la ex parrocchia di S. Maria Assunta in Collina). 31. Comune di Castelraimondo: S. Maria Assunta in Castelsantamaria (che comprende la ex parrocchia di S. Michele arcangelo in Santangelo). 32. Comune di Castelraimondo: parrocchia S. Barbara in Crispiero. 33. Comune di Castelsantangelo sul Nera: parrocchia S. Stefano (che comprende le ex parrocchie di S. Vittorino in Nocria e S. Lucia in Rapegna). 34. Comune di Castelsantangelo sul Nera: parrocchia Ss. Pietro e Martino in Gualdo (che comprende le ex parrocchie di S. Pietro in Vallinfante e di S. Giovanni Battista in Macchie). 35. Comune di Cessapalombo: parrocchia S. Andrea (che comprende le ex parrocchie di S. Benedetto in Montalto e di S. Giacomo in Morico). 36. Comune di Cessapalombo: parrocchia S. Salvatore in Monastero. 37. Comune di Esanatoglia: parrocchia Ss. Anatolia e Martino (che comprende le ex parrocchie di S. Anatolia, S. Martino, Ss. Giovanni e Andrea e di S. Salvatore in Palazzo). 38. Comune di Fiastra: parrocchia S. Marco (che comprende le ex parrocchie di S. Maria Assunta in Canonica e di S. Ilario). 39. Comune di Fiastra: parrocchia Ss. Lorenzo e Paolo (che comprende le ex parrocchie di S. Lorenzo in Fiume e di S. Croce in Podalla). 40. Comune di Fiastra: parrocchia S. Martino e Beato Ugolino in Fiegni
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(che comprende le ex parrocchie di S. Martino in Tedico e di S. Salvatore in Collemese). 41. Comune di Fiordimonte: parrocchia S. Maria (che comprende le ex parrocchie di S. Marco in Alfi e Orciano, S. Maria Assunta in Nemi, S. Biagio in Lotaro, S. Croce e S. Gregorio in Vico e Petrignano). 42. Comune di Fiuminata: parrocchia S. Giovanni Battista in Castello. 43. Comune di Fiuminata: parrocchia S. Maria Assunta (che comprende le ex parrocchie di S. Pietro in Pontile e S. Cassiano in S. Cassiano). 44. Comune di Fiuminata: parrocchia Ss. Martino e Carlo in Laverino (che comprende la ex parrocchia di S. Maria della Spina in Poggiosorifa). 45. Comune di Gagliole: parrocchia S. Michele Arcangelo (che comprende le ex parrocchie di S. Giovanni Battista in Acquosi e S. Lorenzo in Torreto). 46. Comune di Gualdo di Macerata: parrocchia S. Maria Maddalena. 47. Comune di Montecavallo: parrocchia S. Benedetto (che comprende le ex parrocchie di S. Giovanni evangelista in Cerreto, S. Stefano in Cesure, S. Pietro apostolo in Collattoni, S. Lorenzo in Pantaneto, S. Michele Arcangelo in Piandellanoce, S. Cristoforo in Selvapiana, S. Nicol in Valcaldara). 48. Comune di Muccia: parrocchia S. Biagio (che comprende le ex parrocchie di S. Nicol in Giove e Costafiore, S. Andrea apostolo in Massaprofoglio, S. Sebastiano in Piandigiove, S. Lucia in Vallicchio). 49. Comune di Pievebovigliana: parrocchia S. Maria Assunta (che comprende le ex parrocchie di S. Sebastiano in Frontillo e S. Sebastiano di Roccamaia). 50. Comune di Pievebovigliana: parrocchia S. Giusto in S. Maroto (che comprende la ex parrocchia di S. Mauro in Villarella). 51. Comune di Pievebovigliana: parrocchia S. Giovanni evangelista in Isola. 52. Comune di Pieve Torina: parrocchia Ss. Pietro e Oreste in Casavecchia (che comprende le ex parrocchie di S. Pietro in Appennino, S. Biagio in Capriglia, S. Ilario in Colle Torricchio, Ss. Cosma e Damiano in Tazza). 53. Comune di Pieve Torina: parrocchia S. Maria Assunta (che comprende le ex parrocchie di S. Agostino, S. Paterniano in Antico, S. Michele arcangelo in Colle Antico S. Marina in Piecollina, S. Andrea in Seggiole a Lucciano). 54. Comune di Pieve Torina: parrocchia S. Vito in Valsantangelo (che comprende le ex parrocchie di S. Michele arcangelo in Fiume e S. Savino in Giulo). 55. Comune di Pioraco: parrocchia S. Vittorino. 56. Comune di Pioraco: parrocchia S. Maria delle lacrime in Seppio (che comprende le ex parrocchie di S. Michele arcangelo in Perito e dei Ss. Vincenzo e Martino in Valle San Martino nel comune di Camerino ).
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57. Comune di Poggio San Vicino: parrocchia S. Maria Assunta. 58. Comune di Ripe San Ginesio: parrocchia S. Michele arcangelo. 59. Comune di San Ginesio: parrocchia S. Maria dAltocielo. 60. Comune di San Ginesio: parrocchia S. Michele arcangelo in Passo San Ginesio. 61. Comune di San Ginesio: parrocchia S. Maria Assunta in Piandipieca (che comprende la ex parrocchia di S. Gregorio Magno in Cerreto). 62. Comune di San Ginesio: parrocchia Ss.ma Annunziata (che comprende le ex parrocchie di S. Francesco e S. Maria in Vepretis). 63. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria Assunta (che comprende le ex parrocchie di S. Maria in Corsciano e di S. Paterniano in Ugliano). 64. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Pietro apostolo in Biagi (che comprende le ex parrocchie di S. Giovanni a Porta Latina in Cagnore, S. Lucia vergine e martire in Serrone e S. Giovanni Battista in Stigliano). 65. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Antonio abate in Castelsanpietro (che comprende le ex parrocchie di S. Rocco in Elcito e di S. Savino in Chigiano). 66. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria Assunta in Cesolo. 67. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Giovanni Battista in Colleluce. 68. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Giovanni Battista e S. Maria in Granali-Glorioso. 69. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Giorgio martire in Isola. 70. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria Immacolata e S. Croce in Marciano (che comprende la ex parrocchia di S. Croce in Gaglianvecchio). 71. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia SantAnna in Parolito. 72. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria della Piet in Pitino. 73. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Raffaele arcangelo in Rocchetta. 74. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Agostino concattedrale (che comprende la ex parrocchia di S. Pietro apostolo in Serripola). 75. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Elena imperatrice in SantElena (che comprende la ex parrocchia di S. Maria in Patrignolo). 76. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Giuseppe. 77. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Lorenzo in Doliolo.
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78. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria della Pieve. 79. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Severino vescovo. 80. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Apollinare in Serralta. 81. Comune di Sanseverino Marche: parrocchia S. Maria madre di Dio in Taccoli. 82. Comune di Sarnano: parrocchia S. Biagio in Piobbico (che comprende le ex parrocchie dei Ss. Lorenzo e Carlo di Giampereto e S. Michele arcangelo in Bisio). 83. Comune di Sarnano: parrocchia S. Maria di Piazza (che comprende le ex parrocchie di S. Michele in SantAgostino, S. Pietro, S. Giovanni Battista in Cardagnano, S. Giovanni Battista in Collicelli, S. Cassiano in San Cassiano, S. Costanzo in San Costanzo, S. Maria superiore in Schito, S. Salvatore in Terro). 84. Comune di Sefro: parrocchia S. Maria Assunta (che comprende le parrocchie di S. Biagio in Sorti e S. Tommaso in Agolla). 85. Comune di Serrapetrona: parrocchia S. Paolo in Borgiano. 86. Comune di Serrapetrona: parrocchia S. Clemente (che comprende la ex parrocchia di S. Lorenzo in Castel San Venanzio). 87. Comune di Serravalle di Chienti: parrocchia S. Salvatore in Acquapagana (che comprende le ex parrocchie di S. Callisto in Cesi, S. Egidio in Civitella, S. Michele arcangelo in Corgneto, S. Giovanni Battista in Forcella, S. Croce in Percanestro). 88. Comune di Serravalle di Chienti: parrocchia S. Lorenzo in Dignano. 89. Comune di Serravalle di Chienti: parrocchia S. Lucia (che comprende la ex parrocchia di S. Caterina in Bavareto e di S. Biagio in Gelagna). 90. Comune di Serravalle di Chienti: parrocchia Ss. Martino e Mauro in Castello (che comprende la ex parrocchia di S. Mauro in Copogna). 91. Comune di Ussita: parrocchia S. Andrea apostolo in Calcara (che comprende le ex parrocchie di S. Stefano in Sorbo e di S. Placido in San Placido). 92. Comune di Ussita: parrocchia S. Maria Assunta in Pieve (che comprende le ex parrocchie dei Ss. Vincenzo e Anastasio in Casali e dei Ss. Donato e Reparata in Vallestretta). 93. Comune di Visso: parrocchia S. Maria Assunta in Fematre (che comprende le ex parrocchie di S. Pietro in Chiusita, S. Stefano in Croce, S. Maria in Mevale, S. Marco in Orvano, S. Lorenzo in Riofreddo e Rasenna). 94. Comune di Visso: parrocchia Ss. Andrea e Bartolomeo in Villa SantAntonio (che comprende le ex parrocchie dei Ss. Giovanni e Fortunato
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in Aschio, S. Maria in San Salvatore in Cupi, S. Bartolomeo in Villa SantAntonio). 95. Comune di Visso: parrocchia S. Maria 236.

Le nuove definitive vicarie


La ristrutturazione e la conseguente diminuzione delle parrocchie dellarcidiocesi e la nuova conformazione diocesana in seguito allavvenuta fusione di Camerino e Sanseverino Marche pone, tra laltro, il problema della revisione delle vicarie foranee e del loro corretto funzionamento. Pertanto, sentito il parere del consiglio presbiterale in data 11 dicembre 1986, a norma del canone 374, 2, vengono stabiliti nuovi vicariati che sostituiscono le zone pastorali e le vicarie precedenti. Tali vicariati sono: - vicaria di Camerino, comprende le parrocchie del comune di Camerino; - vicaria di Sanseverino Marche, comprende le parrocchie dei comuni di Sanseverino Marche, Apiro, Poggio Sanvicino; - vicaria di Castelraimondo, comprende le parrocchie dei comuni di Castelraimondo, Esanatoglia, Fiuminata, Gagliole, Pioraco, Sefro; - vicaria di Pieve Torina, comprende le parrocchie dei comuni di Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra, Fiordimonte, Montecavallo, Muccia, Pievebovigliana, Pieve Torina, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso; - vicaria di San Ginesio, comprende le parrocchie dei comuni di Belforte del Chienti, Caldarola, Camporotondo, Cessapalombo, Gualdo di Macerata, Ripe San Ginesio, Sarnano, Serrapetrona. - vicaria di Serrasanquirico, comprende le parrocchie dei comuni di Arcevia, Mergo, Serrasanquirico 237.

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1. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio-marzo 1964, pag. 3 ss. La congregazione concistoriale in data 15.2.1964 comunica di accogliere il desiderio di mons. Giuseppe DAvack di essere esonerato dal governo dellArcidiocesi di Camerino per motivi di salute e annuncia la nomina del successore nella persona di mons. Bruno Frattegiani dellarcidiocesi di Perugia, eleggendo mons. Giuseppe DAvack alla sede titolare della Chiesa arcivescovile di Leontopoli di Panfilia. 2. Ivi, aprile - maggio 1964, pag. 30 e seguenti: Arcidiocesi e citt salutano mons. Giuseppe DAvack. 3. Lettera pastorale A Dio di mons. G. DAvack del 3 marzo 1964, tip. SaviniMercuri. 4. Lettera pastorale Ecce venio di mons. Bruno Frattegiani. Lintera lettera riportata in appendice. 5. Le notizie sulla vita e lattivit di mons. Bruno Frattegiani prima della nomina ad arcivescovo di Camerino sono tratte dalla Voce di Perugia n. 6 del 19.4.1964 e dal libro di Remo Bistoni Mons. Bruno Frattegiani, ed. La Voce, tip. artigiana, Perugia 2010. 6. Lettera di mons. Frattegiani pubblicata ne LAppennino camerte dell8 dicembre 1986. 7. Mons. Bruno Frattegiani di Remo Bistoni, pag. 92. LAppennino camerte, 5 maggio 1973. 8. Articolo di mons. Bruno Frattegiani, LAppennino camerte, 20 aprile 1974. 9. Archivio storico diocesano di Camerino, fascicolo Frattegiani: dimissioni da vicario generale della diocesi di Perugia.
291

10. LAppennino camerte, 5 dicembre 1981 e Le strade dellAmore misericordioso, prefazione, Collevalenza 15 febbraio 1967, Poligrafico Alterocca, Terni. 11. Bollettino della diocesi, 7 aprile 1964. 12. Archivio Curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Frattegiani, testamento.

13. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, aprile - maggio 1964, pag. 24. 14. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, aprile - maggio 1964, pag. 34 e seguenti. 15. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Frattegiani. 16. LAppennino camerte, 19 settembre 1964: Dal Concilio.

17. Il vescovo di mons. Antonio Bittarelli, LAppennino camerte, 10 maggio 1969. 18. Ivi, 26 settembre 1964. 19. Ivi, 24 novembre 1973. 20. Ivi, 2 ottobre 1965.

21. Intervista a mons. Frattegiani di Adriana Zarri per il quotidiano La Stampa, ne LAppennino camerte, 1 novembre 1979. 22. Resoconti in Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, secondo gli anni. 23. LAppennino camerte, 10 maggio 1969. 24. Ivi, 15 aprile 1967. 25. Ivi, 28 giugno 1969. 26. Lettera pastorale per la quaresima 1965, riportata per intero in appendice. 27.LAppennino camerte, 11 luglio 1964. 28. Ivi, 1 agosto 1964.

292

29. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, agosto 1964, pag. 67 - Commento della tre giorni 3-5 agosto 1964. 30. Ivi, agosto 1964, lettera di mons. Bruno Frattegiani. 31. LAppennino camerte , 13 marzo 1976. 32. Ivi, 20 dicembre 1979.

33. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio - giugno 1976, pag. 13. 34. LAppennino camerte, 18 gennaio 1969. 35. Ivi, 27 novembre 1970. 36. La Rivista del clero, marzo 1972. 37. LOsservatore romano, 1 novembre 1972. 38. Settimana del clero, riportata ne LAppennino camerte , 16 luglio 1977. 39. LAppennino camerte, 22 gennaio 1972. 40. Ivi, 31 dicembre 1975. 41. Ivi, 12 luglio 1975.

42. Opuscolo Appunti e disegni della prof. Anna Santancini, con prefazione di mons. Frattegiani, donato a tutti i partecipanti al pellegrinaggio. 43.LAppennino camerte, 10 luglio 1965. 44. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, dicembre 1965, pag. 84. 45. LAppennino camerte, 8 novembre 1969. 46. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio - febbraio 1968, pag. 10. 47. Ivi, novembre - dicembre 1976, pg. 99. 48. Ivi, maggio - agosto 1966, pag. 47.
293

49. LAppennino camerte, 16 dicembre 1967. 50. Ivi, 4 ottobre 1975. 51. Ivi, 7 novembre 1970.

52. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, novembre - dicembre 1972, pag. 3. 53. Ivi, gennaio - marzo 1973, Lettera di Pasqua, pag. 3. 54. LAppennino camerte, 13 gennaio 1973. 55. Mons. Bruno Frattegiani di Remo Bistoni, ed. La Voce, pag. 88.

56. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio - febbraio 1965. 57. Ivi, gennaio - aprile 1967, pag. 9. 58. LAppennino camerte, 11 marzo 1967. 59. Ivi, 16 marzo 1967. 60. Ivi, 9 marzo 1974. 61. Ivi, 16 marzo 1974, Immanu-El e lon. Fortuna. 62. Ivi, 27 aprile 1974.

63. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, aprile - giugno 1974, pag. 49. 64. LAppennino camerte, 26 luglio 1975. 65. Ivi, 2 novembre 1968. 66. Ivi, 16 dicembre 1972. 67. Ivi, 1 luglio 1978. 68. Ivi, 8 luglio 1978. 69. Ivi, 27 gennaio 1979. 70. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, ottobre - di-

294

cembre 1986, pag. 61. 71. LAppennino camerte, 19 settembre 1970. 72. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, novembredicembre 1976, pag. 101. 73. Archivio curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Frattegiani. 74. LAppennino camerte, 28 marzo 1970. 75. Ivi, 28 marzo 1970. 76. Ivi, 8 luglio 1967. 77. Ivi, 5 giugno 1971. 78. Ivi, 8 marzo 1969. La strada di Gerusalemme, ed. Trevigiana, 1969, 79. Ivi, 27 gennaio 1973. 80. Ivi, 23 gennaio 1971. 81. Ivi, 13 febbraio 1971. 82. Ivi, 13 novembre 1982. 83. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Frattegiani. 84. LAppennino camerte, 13 febbraio 1971. 85. Ivi, 27 febbraio 1971. 86. Ivi, 12 febbraio 1977.

pag. 81.

87. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, settembre - dicembre 1965, pag. 71. 88. Ivi, gennaio - marzo 1972, pag. 11. 89. Ivi, novembre - dicembre 1972, pag. 2. 90. Lettera pastorale Ecce venio, vedi in appendice. 91. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, giugno - ago295

sto 1964, pag. 66. 92. LAppennino camerte, 5 dicembre 1964. 93. Ivi, 21 agosto 1965. 94. Ivi, 18 dicembre 1965. 95. Ivi, 12 marzo 1966. 96. Ivi, 17 dicembre 1966. 97. Ivi, 2 luglio 1966.

98. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, fascicolo seminario - Frattegiani. 99. LAppennino camerte, 10 agosto 1968. 100. Ivi, 7 febbraio 1970. 101. Ivi, 18 febbraio 1970. 102. Ivi, 4 aprile 1970.

103. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio marzo 1974, pag. 11. 104. Ivi, gennaio - giugno 1975, pag. 19. 105. Ivi, novembre - dicembre 1976, pag. 102. 106. Ivi, aprile 1985, pag. 71. 107. LAppennino camerte, 31 agosto 1968. 108. Ivi, 5 agosto 1972. 109. Ivi, 11 settembre 1976.

110. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, settembre dicembre 1966, pag. 63. 111. LAppennino camerte, 8 novembre 1979. 112. Ivi, 17 marzo 1973.

296

113. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, settembre dicembre 1965, pag. 85. 114. Ivi, luglio - settembre 1973, pag. 101. 115. Ivi, novembre - dicembre 1976, pag. 102. 116. LAppennino camerte, 24 agosto 1968. 117. Ivi, 24 agosto 1968. 118. LAppennino camerte, 19 gennaio 1974.

119. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio marzo 1971, pag. 23. 120. LAppennino camerte, 23 settembre 1972. 121. Ivi, 23 settembre 1972. 122. Ivi, 24 giugno 1972.

123. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio marzo 1972, pag. 24. 124. Camilla Battista da Varano di Camerino di Picciafoco U., Tipolito Idemgraf, Centobuchi 1983 (prefazione di mons. Frattegiani). 125. Camilla Battista da Varano e il suo tempo, Atti del convegno di studi nel V centenario della clarissa di Camerino, Castello di Lanciano, palazzo ducale e Cattedrale, Centrostampa ORAC. 126. LAppennino camerte, 10 giugno 1967. 127. Ivi, 3 novembre 1979. 128. Ivi, 9 marzo 1968.

129. Cartolina conservata nel monastero delle domenicane in Castelbolognese. 130. Lettera delle monache domenicane di Castelbolognese, archivio cancelleria della curia arcivescovile di Camerino.
297

131. LAppennino camerte, 3 agosto 1968.

132. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, marzo - dicembre 1968, pag. 66. 133. Ivi, pag. 63 e LAppennino camerte, 10 agosto 1968. 134. Ho amato i lebbrosi, discorso di Raoul Follereau, ne I quaderni de LAppennino camerte, III serie, tipogr. Savini-Mercuri, Camerino 1970. 135. LAppennino camerte, 10 agosto 1968. 136. Ivi, 4 novembre 1978. 137. Ivi, 11 ottobre 1975 138. Ivi, 11 giugno 1977.

139. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, settembre dicembre 1966, pag. 11. 140. LAppennino camerte, 18 novembre 1967. 141. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, settembre dicembre 1966, pag. 62. 142. LAppennino camerte, 21 gennaio 1967. 143. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, maggio 1969 - febbraio 1970, pag. 24. 144. LAppennino camerte, 18 gennaio 1969. 145. Camerino anni 70 di A. Bittarelli, tip. Savini-Mercuri, Camerino 1971. 146. LAppennino camerte, 12 agosto 1967. 147. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, ottobre - dicembre 1971, pag. 23. 148. Ivi, secondo gli anni della tre giorni.

298

149. LAppennino camerte, 10 novembre 1973.

150. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio maggio 1971, pagg. 38-39. 151. LAppennino camerte, 30 ottobre 1976. 152. Ivi, 5 febbraio 1977. 153. Ivi, 19 febbraio 1977.

154. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, cancelleria, visite pastorali. 155. Archivio storico della curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Frattegiani. 156. LAppennino camerte, 12 luglio 1972. 157. Ivi, 4 gennaio 1975.

158. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, cancelleria, fascicolo Frattegiani. 159. Ivi. 160. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, maggio - ottobre 1979, pag. 140. 161. Ivi, giugno 1984, pag. 142 e seguenti. 162. Ivi, maggio 1984, pag. 102. 163. Ivi, agosto - settembre 1986, pag. 115 e 151. 164. Ivi, ottobre - dicembre 1986, pag. 170. 165. Ivi, gennaio 1987, pag. 33. 166. LAppennino camerte, 30 dicembre 1967. 167. Ivi, 4 ottobre 1975. 168. Ivi, 23 marzo 1972.
299

169. Ivi, 1 aprile 1972. 170. Ivi, 25 marzo 1972. 171. Ivi, 13 ottobre 1973. 172. Ivi, 15 giugno 1968. 173. Ivi, 31 agosto 1968. 174. Ivi, 8 aprile 1978. 175. Ivi, 11 novembre 1967. 176. Ivi, 5 luglio 1975.

177. Lettere di don Lorenzo Milani, pag. 208, A. Mondadori ed., Milano 1970. 178. LAppennino camerte, 23 marzo 1968. 179. Camerino anni 70 di A. Bittarelli, pag. 32, tip. Savini-Mercuri, Camerino 1971. 180. Ivi, pag. 37. 181. LAppennino camerte, 23 maggio 1970.

182. Bollettino Ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, luglio - ottobre 1976, pag. 89. 183. Archivio di Radio C1, Camerino. 184. Sede fondazione Orac, presso curia arcivescovile di Camerino. 185. Archivio fondazione MA.SO.GI.BA., Camerino. 186. Ivi, Camerino. 187. LAppennino camerte, 22 aprile 1978. 188. Ivi. 189. LAppennino camerte, 6 maggio 1978. 190. Archivio fondazione MA.SO.GI.BA., Camerino.

300

191. Ivi, piazza Cavour 7, Camerino, sezione Istituto marchigiano La terra. 192. Ivi. 193. Ivi, Camerino, Progetto Camerino. 194. Archivio Sagisc, Perugia. 195. LAppennino camerte, 22 ottobre 1955.

196. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, posizione Casa della giovent. 197. Ivi, posizione Collegio Bongiovanni. 198. Ussita, terra di uomini illustri di Leone Fiorelli, Roma 1962, pag. 225.

199. Archivio della curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Ussita - Istituto Arsini. 200. Ussita, terra di uomini illustri di Leone Fiorelli, Roma 1962, pag. 260. 201. Archivio curia arcivescovile di Camerino, fascicolo Macereto. 202. LAppennino camerte, 17 novembre 1973. 203. Ivi, 23 settembre 1972. 204. Ivi, 11 ottobre 1986.

205. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, maggio - dicembre 1977, pag. 59. 206. Archivio cancelleria della curia arcivescovile di Camerino. 207. LAppennino camerte, 8 novembre 1984.

208. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, dicembre 1984, pag. 220. 209. LAppennino camerte, 24 marzo 1984. 210. Ivi, 31 dicembre 1968. 211. Bollettino ecclesiatico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, ottobre - di301

cembre 1986, pag. 167. 212. Iniziazione alla vera Teresa di Lisieux di Ren Laurentin, ed. Queriniana, Brescia, pag. 72. 213. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, giugno - agosto 1988, pag. 87. 214. 22 anni dopo di A. Bittarelli ne LAppennino camerte n. 4/1986. 215. Archivio storico dellarcidiocesi di Camerino, fascicolo Frattegiani. 216. LAppennino camerte, 6 novembre 1976. 217. Ivi, 18 ottobre 1986. 218. S. Maria in via di Bruno Frattegiani, pag. 20. 219. Ivi, pag. 24. 220. Ivi, pag. 26. 221. Le strade dellAmore misericordioso di Bruno Frattegiani, pag. 32. 222. S. Maria in via di Bruno Frattegiani, introduzione.

223. Teresa di Lisieux: la verit pi bella. Giovanni Gennari. Ed. Ancora. Milano 1974, pag. 164. 224. Ivi, pag.162. 225. Introduzione alla vera Teresa di Lisieux di Ren Laurentin, ed. Queriniana 1973. Frontespizio. 226. S. Maria in Via di Bruno Frattegiani, pag. 39. 227. LAppennino camerte, 11 febbraio 1966. 228. Ivi, 14 giugno 1969. 229. Ivi, 6 luglio 1968. 230. Ivi, 10 febbraio 1973. 231. Ivi, 31 dicembre 1976.

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232. Ivi, 27 marzo 1976. 233. Ivi, 10 giugno 1978. 234. Ivi, 21 giugno 1975. 235. Ivi, 21 giugno 1975.

236. Bollettino ecclesiastico ufficiale dellarcidiocesi di Camerino, gennaio 1987, pag. 5. 237. Ivi, febbraio 1987, pag. 33.

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INDICE DEI NOMI


Abb, Pierre, 132 Abele, 256 Ablondi, Alberto, 85 Abramo, 19, 22, 69, 214, 215, 225, 233, 256 Aertny - Damen, 243 Agostino, 245 Agostino dIppona, 113, 114 Agresti, Giuliano, 148 Alcuino, 255 Alessandro VI, 93 Alighieri, Dante, 65, 268 Almirante, Giorgio, 60 Altavilla, Enrico, 263 Ambrogi, Gregorio, 140 Amici, Lucio, 175 Amos, 65, 280 Angeleri, Franco, 207 Antolini, Rodolfo, 138 Arguello, Kiko, 134 Aristofane, 81 Aristotele, 244 Arsenio, Luigi, 16 Arsini, Francesco, 194, 195 Atenagora, 80, 255 Awash, 185 Bagazzoli, Giuseppe, 110, 193, 194 Baglioni, M. Pia, 189 Balducci, Ernesto, 56, 231 Balducci, Giuliana, 109 Banetta, Enzo, 118 Baratta, Raffaele, 9, 12, 18, 19, 206, 224, 267 Barth, Karl, 30, 236 Bedeschi, Marcello, 148 Beethoven, Ludwig, 270 Bellini, Giovanni, 82 Bellucci, Cleto, 155 Benedetti, Giovanni, 148 Benedetti, Stefano, 179 Benelli, Carlo, 39, 67, 171 Beni, Adriano, 26, 55 Beran, Joseph, 239 Berbardini, Filippo, 196 Bernabei, Luigi, 138 Bernacchia, Francesco, 11 Bernardini, Alberto, 249 Bernardo, santo, 22, 215, 233, 249 Bertalot , Renzo, 70 Bertolaso, Guido, 184, 185 Bettazzi, Luigi, 73 Betti, Ugo, 191 Bevilacqua, Giulio, 42 Bistoni, Remo, 10, 11
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Bittarelli, Angelo Antonio, 25, 40, 105, 106, 146, 173, 198, 208, 210 Blanchi, Ascenzo Mariano, 4, 109, 110 Boccanera, Giacomo, 19, 52, 125, 126, 146, 226 Boldrini, Luigi, 124 Bongiovanni, Bernardo, 99, 109, 131, 146, 177 Bonhoeffer, Dietrich, 282 Bonin, Eduardo, 134 Borman, Frank, 85 Bosoni, Ugo, 118 Bouyer, Louis, 247 Brandolini, Luca, 52 Brunelli, Lina, 148 Bruno, Giuseppe, 121 Bucari, Remo, 118, 119 Bucci, Onorato, 182 Butini, Ivo, 185 Caino, 169 Camilla Battista, 20, 36, 44, 76, 87, 124, 125, 126, 191, 210, 213, 216, 217, 226, 227, 233, 268 Campelli, Raffaele, 19, 233 Capacchietti, Luciano, 146 Capitini, Aldo, 14 Cappelletti, Ferdinando, 53, 100, 148, 165, 173, 207 Caravale, Mario, 280
306

Carboni, Tarcisio, 52, 105, 148, 207, 208 Cardarelli, Albino, 139, 140, 175 Cardarelli, Luigi, 175 Cardona, Mario, 138 Carneade, 164 Carpiceci, Lucio, 41 Carretto, Carlo, 60, 78, 166 Casoni, Alberto, 176 Castiglioni, Renata, 11 Caterina da Genova, 255 Caterina da Siena, 93, 127, 270, 245, 246 Caterina II, 82 Ceccarini, Anna, 9, 10, 17 Ceriotti, Francesco, 181 Chiaretti, Giuseppe, 148 Chiavacci, Enrico, 55, 147 Chisanga, 185 Chiumenti, Santa, 190 Cicconi, Igino, 171 Ciceroni, Fabio, 181 Cimino, J, 185 Cipolloni, Decio, 36 Cipriano, 21, 92 e seguenti, 112, 202, 228, 238 Ciprotti, Pio, 153, 258 Claudi, Luciano, 132 Claudia delle Marienschwestern, 78 Clerissac, Humbert, 274

Colombo, Carlo, 28 Compagnoni, Domenico, 181 Confalonieri, Carlo, 142 Conforti, Giovanni, 154 Corradini, Sandro, 193 Corvini, Filiberto, 118, 119 Cruciani, Cristina, 148 Cubero, Juan Pedro, 28, 46 Cucculelli, Natale, 140 Culman, Oscar, 34 Cuminetti, Mario, 28 DAquino, Tommaso, 9, 243, 244 dArs, curato, 63, 130 DAvack, Giuseppe, 7, 8, 19, 20, 24, 39, 44, 109, 120, 131, 137, 160, 191,192 Danielou, Jean, 63 De Falus, Camillo, 183 De La Potterie, Ignazio, 37 De Lubac, Henri, 38, 57, 60, 274 De Luca, Egidio, 137, 175 De Rosa, Giuseppe, 4, 37 De Santis, Fabrizio, 263 Del Monte, Juan Domenico, 183 Della Costa, Elia, 26 Della Pergola, Antonio, 274 Denis, M.N. Baulet, 254, 256 Di Francia, Annibale, 109 Di Iorio, Alberto, 192 Domizi, Quinto, 160

Don Abbondio, 101, 164, 198 Don Camillo, 84 Don Rodrigo, 168, 238 Donati, Diego, 230 Edelby, Neofito, 241 Edelby, Nuzio, 256 Elchinger, Lon-Arthur, 247 Erik, P., 185 Erotodo, 10 Esa, 271 Etienne, Pierre, 77, 78, 79 Eusebia delle Marienschwestern, 78 Ezechiele, 21, 204, 230 Fabbrizi, Giovanni, 36, 118 Fabrini, Fabrizio, 171 Faccio, Adele, 280 Falaschi, Pierluigi, 4, 7, 130, 153, 173 Fanti, Mario, 182 Faucault, Carlo, 14 Fedeli, Giulio, 115 Federici, Tommaso, 28, 39, 143 Ferrari Toniolo, Agostino, 62, 129, 147 Finocchio, Vincenzo, 36 Fiordelli, Pietro, 19, 125, 171, 258 Fiorelli, Leone, 194 Flick, Maurizio, 35 Fo, Dario, 66 Follereau, Raoul, 132, 133
307

Fondati, Vincenza, 79 Formica, Gianfranco, 176 Forti, Ruggero, 150, 151 Fortino, Eleuterio, 80 Fortuna, Loris, 13, 58, 59, 71, 171 Foschi, Franco, 181, 182, 183, 207 Franzoni, Giovanni, 3, 170, 272, 274, 275, 279 Frattegiani, Eusebio, 9 Frittelloni, Angelo, 36 Fucari, Remo, 118 Furiassi, Pietro, 48 G. Battista da Lugano, 195 Gabriella delle Marienschwestern, 78 Gaeta, Giovanni, 153 Galassi, Adalberto, 118 Garofalo, Salvatore, 118 Gasparri, Assunta, 194,195 Gasparri, Pietro, 194, 196 Gennari, Giovanni, 215, 216 Gentili, Ivo, 106, 140 Gentili, Serafino, 132 Gentiloni, Filippo, 136 Geremia, 271 Gheddo, Pietro, 280, 281 Ghidelli, Carlo, 34, 38, 42, 147, 164 Giacobbe, 69, 232, 271 Giannella, Mario, 183 Giardini, Cherubino, 36, 118, 119
308

Gili, Vittorio, 166 Giobbe, 136 Gioia, Francesco, 183, 200, 208 Giosu, 8, 233 Giovanni Battista da Lugano, 195 Giovanni della Croce, 75 Giovanni Paolo II, 16, 17, 217, 218 Giovanni XXIII, 21, 33, 56, 58, 69, 73, 262, 264, 265 Giussani, Luigi, 134 Giustiniani Bandini, Maria Sofia 120, 177, 178, 179, 182, 210 Giustino, 250 Goretti, Assunta, 11 Goretti, Carlo, 176 Goretti, Maria, 11 Grasselli, Cesare, 118 Grassi, Piergiorgio, 181 Grasso, Domenico, 239 Grasso, Sebastiano, 35, 136 Gravina, Manfredi, 177 Gregori, Franco, 193, 194 Gregorio XI, 93 Greich, Agostino, 118 Grifantini, Emanuele, 105, 198 Gubinelli, Amedeo, 160 Guitton, Jean, 215 Hahner, H., 227 Hamman, Adalbert, 252 Haring, Bernard, 57, 239, 242, 243,

247 Hetar, Lopez, 183 Hitler, Adolfo, 65, 169, 282 Ignazio dAntiochia, 21, 92 e seguenti, 112, 202, 228, 229, 256 Innocenti, Ennio, 183, 200 Ippolito, 44, 254 Isacco, 69 Isaia, 66 Jaulin, Marc, 215 Kant, Immanuel, 244 Kruscev, Nikita, 84 La Valle, Raniero, 26 Labruna, Luigi, 280, 282 Lagrange, Marie Joseph, 247, 274 Lajoli, Vincenzo, 19 Lambruschini, Ferdinando, 148 Lami, Cesare, 120, 189, 190 Lanza, Antonio, 266, 269 Laurentin, Ren, 26, 207, 215, 216 Leonardo da Vinci, 82 Lercaro, Giacomo, 52, 242 Lesti, Mario, 118 Liberti, Alberto, 127 Liotta, Giovanna, 192 Livi, 185 Lo Giudice, Giuseppe, 147 Lombardi, Riccardo, 28 Longinotti, Ferdinando, 141, 142 Loreti, Ferruccio, 7, 47, 100, 123,

130, 137, 173, 249 Lubich, Chiara, 134 Luchenti, Giuseppe, 194 Ludovichetti, Ludovico, 140, Lutero, Martin, 75, 244 Macario, Muzio, 99 Maccari, Carlo, 147, 181 Maccari, Marino, 48 Madi, Djedje, 185 Madre Speranza, 16, 17 Magnani, Giovanni, 136 Malchiodi, Umberto, 24, 208, 233 Malpiedi, Mos, 130 Manus, Louis Enrique, 182 Manziana, Carlo, 42, 74, 147, 239 Maponi, Paris, 118 Maranzini, Alfredo, 72 Marchegiani, Luigi, 174 Marchetti Selvagianni, Francesco, 9 Marchetti, Filippo, 7, 139 Marchionni, Emilio, 52, 118 Mari, Luigi, 28 Marinangeli, Attilio, 118 Marinozzi, Costantino Domenico, 118 Marshall, Bruce, 71, 72 Marsili, Elio, 28 Martella, Quinto, 105, 106, 107, 193 Martini, Domenico, 160
309

Martiria delle Marienschwestern, 76 Marucci, Alfredo, 52, 140 Massi, Osvaldo, 130 Massi, Pacifico, 239, 247 Massimo IV, 244, 257 Massucci, Antonio, 109 Mastin, Ralph, 134 Mattia, Giuseppe, 12 Mazzolari, Primo, 97, 119, 273, 274 Melchisedech, 256 Merloni, Antonio, 179, 180 Merloni, Francesco, 179, 180 Michelangeli, Onorio, 127 Milani, Lorenzo, 171, 172 Mingazzini, Paolo, 168, 169, 170 Mitchell, Edgar Dean, 85 Mogetta, Piergiorgio, 184 Molinelli, Luigi, 52 Monica, 113 Monti, Giovanni, 118 Monti, Raimondo, 175 Montani, R., 185 Morganti, Marcello, 156 Moscati, Sabatino, 182 Mosciatti, Giuseppe, 110 Mos, 8, 134, 214, 233, 271 Muraro, Giordano, 28, 148 Murillo, Bartolom Estaban, 82 Nagalalekumtwa, Tarcisio, 115
310

Nerone, 282 Newman, John-Henry, 244, 274 Nicoletta delle Marienschwestern, 78 Nobili, Giuseppe, 175 Nocent, Adrien, 28, 45, 62, 148 No, Virgilio, 52 Noldin, Hieronymus, 104 Noschese, Alighiero, 167 Oberlin, Federico, 72 Ogino-Knaus, 64 Orazi, Secondo, 118, 119 Orione, Luigi, 124, 214 Ortensio da Spinetoli, 35, 174 Osea, 171 Pagani, Cesare, 148, 174, 191 Paglioni, Fabio, 36 Paina, Nello, 108, 109, 160, 161 Palazzi, Pietro, 182 Pallotta, Ada, 208 Paloni, Gianfrancesco, 120 Paludet, Giampaolo, 28 Paoletti, Luigi, 133 Paolo VI, 7, 17, 33, 43,44, 46, 55, 58, 62, 63, 64, 69, 119, 152, 181, 255 Papa, Annibale, 160, 199 Parente, Pietro, 15, 259 Pascal, Blais, 20, 225, 226, 228 Pasquinelli, 185

Patan, 185 Pattaro, Germano, 28 Pedrazzi, Luigi, 181 Pellegrino, Michele, 57, 148, 279 Peppone, 84 Peradotto, Franco, 56 Perlingieri, Pietro, 173 Persicorossi, Biagio, 87 Pesciotti, Giancarlo, 160 Pesciotti, Mario, 175 Pesoni, Mario, 138 Picciafoco, Umberto, 124 Piccoli, Flaminio, 182 Pilato, Ponzio, 94 Pio XII, 27, 121, 259 Pittori, Eraldo, 36 Piva, Amedeo, 183 Pizzoni, Canzio, 15 Pohier, S. M., 266 Poletti, Ugo, 59 Policarpo da Smirne, 97 Poloni, Gianfrancesco, 120, 178 Polzonetti, Libero, 7, 22 Porfiri, Carlo, 194 Portoghesi, Anna, 72 Poveda, Pietro, 191 Pronti, Giuseppe, 19 Quadri, Sandro, 148 Quattrini, Angelo, 207 Quattrocecere, Cesare, 191

Raffaello Sanzio, 82 Rahner, Ugo, 274 Ranner, Karl, 72 Riboldi, Antonio, 148 Riccioni-Romaldi, Lucia, 134 Rinaldi, 194 Riva, Silvio, 239 Rodriguez, Lucilla, 192 Rosmini-Serbati, Antonio, 255 Rossi, Renzo, 87, 132 Rossi, Sergio, 11 Rota, Ilario, 196 Rotondi, Virgilio, 28, 134, 135 Rubbia, Carlo, 181 Ruggero, Orlando, 167 Sabalich, Giovanni, 280 Salet, Gaston, 245, 247 Saltini, Zeno, 272 Salvucci, Achille, 233 Sampaolo, Pietro, 174 Santancini, Anna, 40 Sargolini, Federico, 233 Sargolini, Federico, 173 Savonarola, 93 Sbarbati, Giancarlo, 36, 165 Scatolon, Gioacchino, 34, 42 Scheen, Fulton, 82 Schlink, Klara (madre Basilea), 72, 75, 76, 77 Schnizler, Theodor, 45, 252, 253
311

Schubert, Franz Joseph, 61 Schundlin, Patrizio, 185 Sciapichetti, Benedetto, 184 Scoccia, Italo, 118 Scola, Alberto, 194 Scuppa, Giuseppe, 120 Scuppa, Luigi, 193 Scuppa, Mario, 108, 111 Sensi, Mario, 3 Sforza, Elvio, 137 Sfrappini, Alessandro, 154 Sgreccia, Elio, 108 Silvestri, Giuliano, 181 Sisto V, 181 Solgenitsin, Aleksandr, 282 Spadaccia, Giorgio, 280 Sparvoli, Fulvio, 132 Splendiani, Giulio, 22, 234 Staderini, Tito, 177 Stalin, Giuseppe, 84, 169, 282 Starnadori, Nazzareno, 158, 205 Stelvio, 80 Taggi, Massimo, 28 Tanzini, Giorgio, 36, 51, 147 Tedeschi, Guido, 7 Teresa dAvila, 191 Teresa del Bambin Ges, 127, 207, 213, 215, 216, 217, 225 Tettamanzi, Dionigi, 55, 147 Tiepolo, Giovanni Battista, 82
312

Tillard, Jean Marie, 247 Timperi, Augusto, 106, 123 Tinti, Macario, 155 Tintori, Guido, 17 Tiziano Vecellio, 82 Toaf, Elio, 83 Tomassini, Dino, 155 Tordini, Ottaviano, 36 Tozzi, Giuseppe, 52, 144, 165, 166, 173 Traiano, 93 Troini, Carlotta, 192 Turoldo, David Maria, 280, 281 Ubaldi, Beniamino, 9, 19 Ugo di Provenza, 229 Valsecchi, Ambrogio, 35 Vannucci, Atto, 84 Velasquez, Diego, 82 Venanzi, Viviano, 127 Verolini, Luigi, 36 Vitali, Francesco, 118 Viviani, Maria Cristina, 4 Wojtyla, Karol, 23 Zaccaria, 230, 271 Zampetti, Mariano, 146 Zampetti, Mario, 63, 64 Zarri, Adriana, 27, 72, 265 Zerwich, Maximiliam, 35 Zucconi, Guglielmo, 181

indice

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314

Introduzione 3 Lalba di un nuovo giorno 5


Le dimissioni di mons. DAvack 7 Da Perugia allepiscopato camerte 9 Le associazioni di Azione cattolica a Migiana 11 Presidente del Tribunale ecclesiastico regionale umbro 12 Il giornalista Penna nera 14 Assistente ecclesiastico di Azione cattolica e di altre associazioni 15 Vicario generale di Perugia 15 Incontri con Madre Speranza 16 La nomina ad arcivescovo di Camerino 18 La consacrazione episcopale 19 La prima lettera pastorale 20 Lingresso in diocesi 22 Il Concilio ecumenico e laggiornamento dei sacerdoti 24 Il programma pastorale 29

Dal Concilio quattro linee di programmazione pastorale 31


La parola di Dio 33 Testimonianze di esperti biblisti e teologi 37 Pellegrinaggio in Terra Santa (3-12 settembre 1978) 40 La riforma della liturgia 42
315

La cena del Signore 43 Ai sacerdoti sulla celebrazione della messa 49 Rinnovamento della vita cristiana 54 Divorzio, Humanae vitae, aborto 55 Ecumenismo 69 I protestanti 71 Gli ortodossi 80 Gli ebrei 83 I non credenti 84 Dimissioni dalla commissione della CEI per lecumenismo 85

La Chiesa locale 89
Le persone 99 Seminaristi e seminario 99 Il vescovo, il clero e il popolo fedele I religiosi I laici La Chiesa locale come istituzione Prima visita pastorale Listituzione del consiglio presbiterale Amministratore apostolico di Sanseverino Marche Istituzione del consiglio pastorale e nuovi vicariati Nomina del vicario pastorale e riforma della curia Nuovo Bollettino ecclesiastico La tre giorni diocesana Un preciso calendario per la visita pastorale Conclusioni della visita pastorale nella vicaria di Camerino
316

112 123 129 139 139 141 141 143 145 146 147 149 151

Ricorso contro il prefetto di Macerata Ristrutturazione della diocesi Vescovo di Sanseverino Marche Mutano i confini Istituto per il sostentamento del clero Unione della diocesi di Sanseverino con Camerino Opere dellarcidiocesi LAppennino camerte e La Voce settempedana Fondazione Don Igino Cicconi Libreria Loggia di Sisto V Radio C1 La fondazione opere di religione arcidiocesi Camerino (o.r.a.c.) La fondazione Maria Sofia Giustiniani Bandini (ma.so.gi.ba.) La fondazione Beato Rizzerio e la clinica ortopedica Sagisc Pensionato femminile universitario Battista Varano- Casa della giovent Il collegio universitario Bongiovanni Istituto Francesco Arsini Santuario di Macereto Uno speciale stile di governo Le amministrazioni diocesane

153 154 155 156 159 160 162 162 172 173 174 176 177 189 191 193 194 197 199 203 205 210 221

e venuta la sera
La malattia e il declino Alcune note sulla sua vita spirituale

appendice
Ecce, venio

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Lettera di saluto al clero e al popolo di Camerino Cantate Domino canticum novum Lettera pastorale per la Quaresima 1965 Considerazioni sulla grande preghiera eucaristica Lettera pastorale per la Quaresima 1968 A dialogo con i divorzisti Lettera pastorale per la Quaresima 1967 Polemiche giornalistiche Il divorzio Elenco definitivo delle parrocchie dellArcidiocesi
di

223 236 249 258 263 263 283 289 305

Camerino - Sanseverino Marche (1984)

note
indice dei nomi

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Finito di stampare dalla tipolitografia La nuova stampa di Camerino nel mese di aprile 2013
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