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LA 55/MA FULL IMMERSION MOSTRA INTERNAZIONALE Alla kermesse DELLA BIENNALE DI VENEZIA degli oggetti SCARTA LA CRISI, SBEFFEGGIA invendibili. IL MERCATO E SI AFFIDA ALLA Con dolci per tutti MAGIA. UNA SCHIERA DI ARTISTI MEDIUM INVADE LA LAGUNA. PER DIMENTICARE I GIOCHI FINANZIARI, MEGLIO ATTINGERE ALLE PROPRIE VISIONI E ALLUCINAZIONI
di A. DI. GE.
Certo, non si pu negare che questa edizione della Biennale sia in odore di santit. Per la prima volta, sbarca a Venezia il padiglione del Vaticano, 750mila euro per il suo allestimento (molti gli sponsor evidentemente poco spirituali, altrimenti si sarebbero interessati al restauro di qualche bene ecclesiastico sparso per il territorio, no?). E poi c il giovane curatore Massimiliano Gioni che ha preferito spingere gli spettatori verso la spiritualit, con un nume titolare misterioso come Jung a guidare la rotta. Litinerario fra Arsenale e Giardini costellato di presenze eccentriche - autodidatti, emergenti mai emersi, figure bordeline. Eccolo allora il suo Museo immaginario rubato, nellidea, allincompiuto archivio del genere umano redatto da un illustre sconosciuto come Maurizio Auriti. Gioni lha ripescato a New York, nelle teche del Folk Museum. Medium, veggenti e maestri ormai defunti sintrecciano in Laguna, tutto si confonde, vip
della scena internazionale e riti apotropaici degli aborigeni. Laugurio una deviazione dalla lista di chi conta e un cammino parallelo a quello delle potenti gallerie. Il mercato, per, onnivoro. E ama appropriarsi di tutto, Art Brut, disagio mentale, outsider, scarabocchi, mondi alieni.... Difficile tenerlo fuori da un banchetto come la Biennale, nonostante i presupposti curatoriali. Basta saperlo. Questanno, comunque, il timone tutto italiano. Scelta di sobriet, con un occhio alla storia e uno al presente, in un procedere a coppia e per generazioni diverse, quella operata dallaltro curatore di punta: a rappresentare il Belpaese, impigliato nelle nefandezze della politica attuale, c Bartolomeo Pietromarchi con i suoi quattordici artisti. Un compito molto arduo, il suo. Ha cominciato con lo smarcarsi dal ricordo del passato, mettendo al bando il bazaar incongruo di due anni fa. Un consiglio extra percorso canonico? Non perdete il padiglione dellIraq. Da Baghdad gli artisti, bombardati e calpestati da un occidente avido, hanno deciso di dare nutrimento e offrire riposo al viandante. Portano una pasticceria a Venezia e cucinano i loro dolci tradizionali per tutti. Una lezione di vita.
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IN LAGUNA
nessun interesse finanziario o di mercato nel presentare questo tipo di oggetti. Il mio obiettivo era cancellare dalla Biennale quellidea che fosse una top 100 o top 10, una sorta di consigli per gli acquisti. Non ho cercato un presunto gotha degli artisti. Il mio percorso si costruisce nello spettatore come una esplorazione superiore, che travalica la particolare visione delle singole opere. Limmagine viene interrogata come strumento del sapere, deve creare una relazione con limmaginario. Esiste per un rischio in questa operazione. Si potrebbe passeggiare, per esempio, fra opere brutte, di scarso interesse... bandita lidea che le opere siano state scelte per la loro qualit; piuttosto, sono state selezionate per la loro narrazione e intensit, per lintrinseca capacit di scompaginare e sottoporci al nuovo. Lo stesso libro-oggetto di Jung potrebbe essere considerato di un conservatorismo estremo, sembra quasi un manoscritto medievale. Il fatto che lui lavesse iniziato nel 1913, presentava una coincidenza felice: loutsider Jung mi ha fornito un sostegno per poter includere figure marginalizzate, anche artisti cresciuti in istituzioni totali. Aiuta a guardare alle loro produzioni senza romanticismi Un altro cardine della mostra, anche se un concetto banale, che lessere umano un produttore di immagini. lunico animale a quanto sappiamo che possiede dentro di s gi le immagini, gli archetipi. Il filone degli artisti medium rimanda a questo aspetto. Molti di loro asserivano di essere spinti a realizzare i loro manufatti da presenze sovrannaturali, ultraterrene, forze esterne da s. Noi stessi, in fondo, siamo tutti dei media, il cervello il primo medium che conosciamo, un medium pre-tecnologico. La parola immagine gi di suo legata al corpo. Imago la maschera mortuaria, archetipica. La sezione che cura, dietro mia richiesta, Cindy
Accade, nei giorni che precedono linaugurazione della Biennale di Venezia, di sentirsi gi satolli, vittime di una disfunzione da bulimia. Il titolo della 55/ma Mostra internazionale, curata da Massimiliano Gioni, poi, non aiuta di certo: Palazzo enciclopedico. Sar faticosissimo stargli dietro, dunque. Per poi capita di ascoltare le parole del direttore quarantenne e di venire a patti con il suo entusiasmo. A una manciata di giorni dal vernissage, non rimasto schiacciato dalla potenza di un monumento in fieri che vorrebbe archiviare il mondo e proiettarlo oltre la terra, verso il cielo. Crede fermamente nel suo progetto anomalo e appare consapevole anche del fatto che non mancheranno i tiri incrociati in Laguna. Ma lui abituato a fare da bersaglio, la sua palestra stato con Maurizio Cattelan. Cos, non sembra affatto spaventato. Una Biennale dal sapore antropologico...E larte? Il mio lavoro ha preso come riferimento il libro dello storico dellarte tedesco Hans Belting Antropologia delle immagini che, in sostanza, suggerisce analisi in cui le opere darte possono essere viste in dialogo con altre forme creative. Ai fini della mostra, significa che viene confermata unidea che incoraggi a presentare opere darte pi canoniche insieme ad altre prodotte da outsider e autodidatti. Ad aprire il percorso c la figura simbolica di Jung con il Libro Rosso: certamente non un artista professionista, ma ha realizzato una cosmologia personale con immagini come pratica del s. Mi affascinavano i sedici anni di dedizione alle sue visioni. Jung ha dato luogo a un oggetto unico, segreto, che fino al 2009 era custodito con gelosia. Non voleva che venisse frainteso e distruggesse i presupposti scientifici del suo lavoro. La provenienza di molte opere non canonica, gallerie, musei etc. stato difficile il loro reperimento? Non stato facile, alcuni li ho reperiti al Folk Museum di New York (come il modello di Auriti del Palazzo Enciclopedico), altri dal museo di Storia Naturale di Parigi, vedi le pietre di Roger Caillois (francese, nato nel 1913, morto nel 1978, ndr). Naturalmente, non c
OCCHIO AI PADIGLIONI
Sherman tutta basata sul ritratto e sulla autorappresentazione. C percorso ideale ? S, idealmente la mostra comincia con il Libro Rosso di Jung e finisce con la cultura digitale. Opera un rovesciamento del procedere comune, una inversione totale. Si tratta di riconoscere fuori di noi qualcosa che assomigli alle immagini che avevamo gi dentro di noi, un qualcosa di magico. La nostra interiorit colonizzata dalle immagini. La molteplicit di dati porta a una dissoluzione della identit. Non c pi un io, ma sono tutti degli avatar, creature simili a ectoplasmi che colonizzano linconscio. Non casuale che nella mia rassegna ci sia una cospicua presenza del Surrealismo. Come risponde alla possibile accusa di una fuga dalla realt ? Rispondo con Elio Vittorini: non si suona il piffero alla rivoluzione.
Idealmente, si comincia con il Libro Rosso di Jung e si finisce con la cultura digitale. Uninversione totale
Questo intellettuale ci ha insegnato che la sovversione dei codici a risuonare, anche in altre forme. Avevo pensato a una mostra sul la massa e il dissenso. Per mi sembrava fosse gi stata realizzata per esempio, di Berlino e temevo di cadere nellillustrazione dellattualit. Ho avvertito la necessit di guardare dentro uno spettro pi alto. Il Surrealismo era unideale anticipazione delle mie tematiche e una trasformazione della realt attraverso il sogno. Pu sconfinare in operazioni nostalgiche: Breton e Bataille si accusavano lun laltro di essere criptofascisti. Anche loccultismo pu essere attaccato. Ma per me, la trasformazione era un principio di emancipazione, anche rispetto ai toni che ha assunto la politica. Interrogarsi su chi veramente dentro e chi fuori, chi outsider e chi insider mi sembrava un aspetto pi politico di tanti altri.
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LUTOPIA PERDUTA UNA EMERGENZA Cosa successo negli ultimi 40 anni? Cosa ha funzionato e cosa no, cosa sparito? Quando ha cominciato a cambiare il mondo? Nel 1973? Nel 1989? Quando morta la imagination au pouvoir, nel 1968 o nel 2012? O il primo gennaio 2013? Se un fantasma attraverser la mostra, questo sar quello di un morto senza nome. Il padiglione organizzato dallartista e attivista peruviano Jota Castro - sede Teatro Fondamenta Nuove - ha un titolo che gi un programma: Emergency Pavilion: Que No Me Olviden, Rebuilding Utopia. L idea di utopia, infatti, ha a che fare con forme diverse di pensiero riguardanti un mondo migliore, e la
possibilit anche dellarte di contribuire ad immaginare una societ diversa. Se larte, durante tutta la sua storia, si caratterizzata come rappresentazione, ma anche immaginazione del reale, questo progetto si incentrer sulle pratiche che pongono laccento sul cambiamento e sulla riorganizzazione degli assetti del potere. Di grande interesse la rosa degli artisti invitati ad esporre: Ella de Burca (Irlanda), Jota Castro (Francia/Per, che anche il curatore della rassegna), Patrick Hamilton (Cile), Emily Jacir (Palestina), Cinthia Marcelle (Brasile), Teresa Margolles (Messico), Wilfredo Prieto (Cuba), Santiago Sierra (Spagna), Jorge Tacla (Stati Uniti dAmerica/Chili)
I visitatori saranno testimoni di un nuovo ordine che riflette la fluidit della cultura internazionale, liberata dalla rigidit di antiquate strutture per la Mostra
di ALFREDO JAAR
GERENZA
Il manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri a cura di Silvana Silvestri (ultravista) Francesco Adinolfi (ultrasuoni) con Roberto Peciola redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719557 e 0668719339 redazione@ilmanifesto.it http://www.ilmanifesto.it impaginazione: il manifesto ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130
In seguito alla creazione della Biennale di Venezia nel 1895, paesi e architetti sono stati invitati a costruire i primi padiglioni stranieri, che erano stati scelti fin dal 1907. Una selezione questa che rifletteva lordine monarchico del tempo. Pi di cento anni dopo, tutto il mondo della cultura si riunisce a Venezia ogni due anni e si adatta alla sua struttura antiquata. Straordinariamente, la Biennale ancora comprende solo 28 padiglioni nazionali ai Giardini, costringendo tutti gli altri paesi a cercare, dentro al labirinto di Venezia, uno spazio in affitto a costi vertiginosi. vero che i paesi possono affittare uno spazio in qualche altro posto per far esporre i loro artisti. Ma cosa ci racconta larchitettura dei Giardini? Ribadisce chiaramente un vecchio, obsoleto ordine che non corrisponde alla realt attuale. E per un artista africano che si trovi a visitare i Giardini, per esempio, la totale assenza di un singolo padiglione dedicato a un qualsiasi paese africano comunica in modo evidente ci che il cosiddetto mondo occidentale pensa dellAfrica o della sua cultura: semplicemente che non esiste. Il mio progetto consiste nel creare, allinterno del Padiglione del Cile (uno spazio affittato allinterno dell'Arsenale), una utopia in cui sono stati abolite le vecchie gerarchie globali. un invito poetico per indurre a ripensare il sistema dei padiglioni nazionali. Con Venezia, Venezia cerco di suggerire che lattuale modello della Biennale un fantasma che viene dal passato. Cos, il Padiglione del Cile trasforma se stesso in un terreno concettuale di nuove possibilit, offrendo lopportunit storica per una rinascita. I visitatori diventano testimoni di un nuovo In alto, il Libro Rosso di Carl Gustav Jung, 1915-1959; al centro, il modello del Palazzo Enciclopedico di Marino Auriti (American Folk Art Museum, New York); a sinistra, Marisa Merz Senza titolo, 2004 (foto di Paolo Pellion) e il curatore Massimiliano Gioni; qui accanto Yuri Ancarani, Da Vinci. A pag, 3 Lucio Fontana nel 1946 visita lo studio distrutto dai bombardamenti a Milano (archivio Farabola)
La cultura, infatti, pu influenzare il cambiamento. Venezia, Venezia rivela una citt ancora ossessionata dai suoi fantasmi che includono non solo i conflitti bellici del passato e i loro leader, ma anche una defunta architettura. Proprio come la ricostruzione seguita alla guerra, la creazione di un nuovo ordine qualcosa di realizzabile, per la Biennale e per lItalia. Lucio Fontana e gli altri ci hanno insegnato che le possibilit di trasformazione e progresso sono reali. Venezia, Venezia un malinconico invito a pensare come le istanze contemporanee, composte dalla nuova complessit delle reti globali, possano essere adeguatamente rappresentate su un palcoscenico planetario. Viene esaminata la capacit di una struttura rigida e fondata sulla divisione - quale la Biennale attuale - di adattarsi allo stato transnazionale della cultura, sottolineando limportanza della diversit e lo straordinario potenziale di una democrazia culturale. Sono stato invitato a partecipare alla sezione Aperto della Biennale di Venezia nel 1986. stata la prima volta in cui un artista dellAmerica Latina veniva chiamato a far parte della Mostra internazionale. Sar sempre molto grato a Achille Bonito Oliva e a Thomas Sokolowski per quellinvito che cambi la mia vita. Il titolo della rassegna gi diceva tutto: Aperto. Era una generosa apertura della Biennale ad artisti come me che, fino ad allora, erano considerati periferici. Tutto ci era avvenuto tre anni prima di Magiciens de la Terre, la mostra che, a detta di molti osservatori, mut il volto dellarte contemporanea. Una mattina, durante linstallazione del mio lavoro in Arsenale, ho cominciato a pensare allarchitettura dei Giardini e a come questa non riflettesse il mondo in cui vivevo. Credo Venezia, Venezia sia nata in quel momento preciso.
In copertina, Ali Kazma, Resistance, 2013, video still. Lartista rappresenta la Turchia (pad. Arsenale)
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FOTOGRAFIA
di MANUELA DE LEONARDIS
Quale spazio concesso allimmaginazione, al sogno, alle visioni e alle immagini interiori in unepoca assediata dalle immagini esteriori?, si chiede Massimiliano Gioni, curatore della 55/ma Biennale di Venezia. Una domanda aperta a svariate risposte, tante quante le declinazioni del linguaggio fotografico in ascesa nello scenario dellarte contemporanea. Anche nel Palazzo Enciclopedico di Gioni c, infatti, molta fotografia. Una chiave di lettura sollecitata proprio dallo stesso criterio di catalogazione che alla base della mostra, accompagnato da un approccio sistematico e razionale che non azzera lemozione, la curiosit, la meraviglia. Esattamente questo il punto di vista di Cindy Sherman che, su invito del curatore, introduce nella sua wunderkammer personale le Masquerade dellAfrica Occidentale di Phyllis Galembo (New York 1952). dal 1985 che Galembo porta avanti anche in veste di collezionista il suo progetto sui fancy dresses, gli abiti indossati per le occasioni speciali: maschere tribali africane, ma anche costumi di carnevale haitiani o maschere di Halloween. Maske (2010) anche la sua ultima produzione editoriale. La fotografa sempre munita della sua inseparabile Hasselblad, del taccuino dove annota sogni minimo dettaglio e dalle forti lampade che impiega per ottenere quelle foto dai colori saturati che sono la sua cifra espressiva. Sono particolarmente interessata agli indumenti realizzati con materiali della natura come terra, foglie e paglia spiega . Tutte le immagini sono state scattate sul posto, anche se a prima vista sembrano fatte in studio. Ogni cosa originale, dagli indumenti agli accessori. Giro munita di una sorta di studio portabile con le luci, un generatore e cerco sempre un muro, o comunque un fondale neutrale. Avere assistenti del posto mi permette di entrare con pi facilit in relazione con i locali, superando spesso la loro reticenza. Chiedo alla gente di posare indossando i loro costumi tradizionali. Non si vede mai il volto, perch in questo contesto non importante lidentit della persona, ma il suo ruolo sociale. Molte maschere, infatti, sono collegate a divinit, riti o celebrazioni particolari. Rimanendo in tema di catalogazione e celebrazione in un ambito che oscilla tra rito e moda, nel Palazzo Enciclopedico troviamo il celebre fotografo africano J.D. Okhai Ojeikere (Ojomu Emai, Nigeria 1930), interprete della propria cultura attraverso un lavoro sistematico sulle acconciature iniziato nella seconda met degli anni 70. Anche in Nigeria, come in tutto il continente africano, le acconciature femminili sono delle vere e proprie architetture in cui, oltre ai giochi di forme, sintrecciano significati che sfuggono allo sguardo occidentale. Fotografando quotidianamente in strada e durante le feste Okhai Ojeikere ha raccolto oltre un migliaio di immagini che rivelano anche un legame fortissimo con la tradizione dellarte scultorea del suo paese. Tutte queste acconciature sono effimere - afferma - Voglio che le mie fotografie ne siano tracce notevoli.
Il curatore del Palazzo Enciclopedico ha invitato Cindy Sherman a organizzare una mostra dentro allitinerario generale. qui che troviamo le maschere di Galembo, mentre poco pi in l ci sono le acconciature rituali del nigeriano Okhai Ojeikere
1970) che espone nel padiglione dl suo paese (al debutto in Laguna), si tratta invece dellesatto contrario: lui lo straniero che si ritrova catapultato in scenari diversi e lontanissimi, geograficamente parlando. Ogni immagine che cattura un tassello del puzzle che la sua vita. Lapproccio autobiografico (nel 1985 la guerra civile lo costringe a lasciare il suo paese e da allora emigra in diversi paesi, dal Canada al Bahrain dove risiede attualmente) anche il punto di partenza per la narrazione che Camille Zakharia (Tripoli, Libano 1962), fotografo e ingegnere, costruisce, interpreta e reinventa utilizzando il collage, la fotografia documentaria e il fotomontaggio. Linsieme caleidoscopico di immagini, volti e luoghi (interni ed esterni), la proiezione metaforica di unidentit che si va delineando. Il suo portfolio Coastal Promenade, tra i lavori concepiti per Reclaim, prima partecipazione nazionale del Bahrain alla 12. Biennale di Architettura di Venezia, insieme a Bahrain Urban Research Team, LAPA e a Mohammed Bu Ali hanno valso al padiglione il Leone dOro nel 2010. Zakharia ora protagonista di In a World of Your Own con lartista Mariam Haji e la fotografa Waheeda Malullah (Bahrain 1978), con cui il Bahrain partecipa alla sua prima Esposizione Internazionale dArte. Malullah, la cui serie Light entrata a far parte della collezione di fotografia contemporanea del British Museum di Londra, porta a Venezia A villager day out (2008). Con una notevole giocosit e una innata ironia lautrice esplora (ricorrendo anche al video e alla performance) i ruoli e i clich nella societ islamica, mettendo a fuoco soprattutto i meccanismi di controllo sulla donna. La visione leggiadra e poetica di una figura femminile di spalle, avvolta nel velo nero, con il braccio alzato che agita i palloncini viola in direzione di un aereo sfrecciante nel cielo azzurro, nulla toglie alla forza del messaggio.
Ho sempre desiderato registrare i momenti di bellezza, conoscenza. Larte vita. Senza larte, la vita sarebbe congelata. Parole che nel suo libro J.D. Okhai Ojeikere. Photographs (2000) accompagnano le annotazioni di ogni singolo dettaglio, raccontando il momento in cui lacconciatura stata realizzata, il motivo, la situazione. Sostenitore del valore delle piccole cose che danno senso alla scansione della quotidianit, Luigi Ghirri (19431992) tra i massimi interpreti della fotografia di paesaggio di cui un manifesto il suo progetto Viaggio in Italia (1984). Luoghi reali quelli fotografi da Ghirri, con un approccio intellettuale che nel padiglione Italia, curato da Bartolomeo Pietromarchi, dialogheranno in una delle sette stanze con il lavoro di Luca Vitone. La fotografia un complesso sistema con cui relazionarsi con il mondo per il fotografo emiliano, nel quale il segno di chi fa fotografia, quindi la sua storia personale, il suo rapporto con lesistente, s molto forte, ma deve orientarsi, attraverso un lavoro sottile, quasi alchemico, allindividuazione di un punto di equilibrio tra la nostra interiorit - il mio interno di fotografo/persona - e ci che sta allesterno, che vive al di fuori di noi, che continua a esistere senza di noi e continuer a esistere anche quando avremo finito di fare fotografia, come leggiamo in Luigi Ghirri. Lezioni di fotografia (2010).
Filmmaker, fotografo e videoartista, il libanese Akram Zaatari (1966) lartista scelto dai curatori Sam Bardaouil e Till Fellrath per rappresentare il suo paese. Co-fondatore dellArab Image Foundation Zaatari esplora le dinamiche socio-politiche del medioriente (conflitti visibili e invisibili) attingendo costantemente alla memoria. Una memoria personale che diventa patrimonio collettivo. Il passato, conservato ma decisamente non archiviato, il ponte per cercare di destreggiarsi nel presente e guardare al futuro.
Soggetti differenti, personaggi e figure che, in passato, ho affrontato nel mio lavoro non mi hanno mai lasciato sostiene Zaatari - Spesso riappaiono nella mia vita e trovano la loro strada per riemergere in altre opere successive. Abitano totalmente la mia immaginazione e mi fanno capire che si riferiscono al mio lavoro in un teatro di possibilit illimitate. Un teatro in cui gli stranieri provenienti da mondi diversi si ritrovano sul palco faccia a faccia. Per il fotografo Franck Abd-Bakar Fanny (Abidjan, Costa dAvorio,
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PADIGLIONE BRITANNICO
DA OCCIDENTE A ORIENTE
A sinistra, in alto, Azari Shoja Hedjleh per lAzerbaijan; Dayanata Singh, Continuous Cities-House of Love (2010); Phyllis Galembo Cowboy - Tumus Masquerade Group Winneba Ghana, 2009 (Courtesy artista e di Steven Kasher Gallery); al centro, J.D. Okhai Ojeikere Aja Nloso Family 1980 (Courtesy artista e Andr Magnin MAGNIN-A); qui accanto, Jeremy Deller, Joy in People, dalla mostra alla Hayward Gallery di Londra, 2013; Sotto, nel Padiglione indonesiano, lopera della giavanese Sri Astari
Musica, comunit sociali, tradizioni popolari, processioni e manifestazioni di piazza: sono questi i soggetti indagati dallartista per scatenare lironia
Il padiglione britannico di questa edizione della Biennale veneziana sar sorprendente. Cos come una sorpresa (magnifica) stata la selezione di Jeremy Deller, da parte del British Council, come artista rappresentativo. Il primo a essere incredulo stato lartista stesso che in una intervista al magazine Interview rilasciava lapidariamente: Non credo di essere lartista ideale per rappresentare la nazione, ma se pensano che sia adatto, ok. Il padiglione curato da Andrea Rose. Jeremy Deller (Londra, 1966) ha studiato storia
dellarte al Courtauld Institute e alla Sussex University. Dopo aver conosciuto Andy Warhol nel 1986 ha vissuto per due settimane alla Factory newyorkese. Anticonformista e volatile nella sua iscrizione estetica, sicuramente lartista inglese che pi ecletticamente e criticamente ha concatenato una ricerca sullidentit nazionale. Basti pensare al re-enactment The Battle of Orgreave del 2001, in collaborazione con il regista Mike Figgis, film che ricostruisce i tumultuosi avvenimenti inglesi accorsi nel Sud del Yorkshire nel 1984 quando il National Union of Mineworkers and in sciopero e la Thatcher invi ottomila poliziotti in assetto antisommossa, a cavallo e armati di manganelli, a sbaragliare un picchetto, provocando 700 feriti, smascherando persino le veline dei media di regime, legati al governo conservatore liberista. Deller riconosce nello sciopero dei minatori e nel fenomeno dellAcid House i due grandi movimenti di massa che hanno connotato il volto della storia sociale inglese nel passaggio. A essi dedica The History of the World, elaborazione in forma di diagramma delle connessioni fra gruppi sociali che si interconnettono fra loro formando il paradigma del tempo. Il lavoro presentato nel 2004 alla Tate Britain, nella mostra dei finalisti del Turner Prize che gli viene assegnato. Musica, comunit sociali, arte popolare, processioni popolari concatenano lanalisi netta e ironica che lartista, nel suo understatement circoscrive intorno alla nozione di Englishness non per esasperato nazionalismo, anzi per scavarne la sua reale valenza. Linventiva formale e, spesso, la smaterializzazione delloggetto, si avvale di dvd, cd, flyers, multipli, che descrivono lavori polisemici e sorprendenti. Originalissimi come Our Hobby is Depeche Mode, 2006, video girato durante il tour dei Depeche Mode e dedicato
INDONESIA
al fenomeno del fandom, o Folk Art, archivio collezionato insieme ad Alan Kane sulla riappropriazione della nozione di folklore (in termini gramsciani) delle tradizioni popolari inglesi. E forgia il progetto free-form, It is What It is: Conversation About Iraq del 2009, programmato in un serrato forum di discussione con esperti di guerra tra cui il riservista Jonathan Harvey e il giornalista iracheno Esam Pasha. Lopera ideata subito dopo lannuncio di Tony Blair riguardo laiuto militare inglese alla guerra del Golfo in Iraq. A fare da centro simbolico linstallazione di una macchina distrutta nellattentato avvenuto a Bagdad il 5 Marzo 2007 nella centralissima via di Al-Mutanabbi, dove risiedeva una storica libreria. Nellattentato persero la vita 35 persone. La carcassa molto simile alle sculture pressate di un John Chamberlain (e in cui sottende lidea tra realt e finzione dellarte) venne fatta trasportare in 25 citt americane, poi, su volere dellartista, regalata allImperial War Museums di Londra. Il tutto elaborato con tecniche formali leggere, pop, spesso smaterializzate fino a far sparire loggetto. E, ancora pi azzardato ma stupefacente, il riposizionamento del leggendario e fiammeggiante personaggio di Adrian Street dal fantastico mondo del wrestling al duro contesto delle miniere di carbone del South Wales nel biopic So Many Ways To Hurt You (The Life and Times of Adrian Street) che Deller realizza nel 2010. La bizzarra figura dellExotic Adrian Street sottende il transito dellInghilterra dellindustria pesante allecomonia di servizio e dellintrattenimento. Limmagine simbolica e distrofica, sembra raccordare la connessione tra rivoluzione industriale e nascita del British rock. Adrian, dietro la sua appariscente androginia e la sua immagine hyper-camp (molto simile a quella di Leigh Bowery), diviene lanello di congiunzione di una molteplicit di collegamenti identitari e sociali: in primis la sua immagine si incontra con fenomeni come il glam-rock e la performance art, generati dalla cultura libertaria post-industriale. Quindi Procession del 2009, il fantasmagorico progetto pubblico realizzato a Manchester (per il Manchester International Festival e la Cornerhouse) che coagula il rito tradizionale della parata pubblica che la revisione del folk. Un flusso di carri smaglianti e di gruppi sociali che si riappropriano del cuore cittadino. Il progetto della Biennale giustamente top secret, ma da una mente cos ci si pu aspettare di tutto.
Per la prima volta lIndonesia ha un proprio padiglione alla Biennale. Sintende prima volta in assoluto ai Giardini veneziani. Perch, gi 10 anni fa a Palazzo Malipiero il grande paese asiatico fece la sua comparsa e fu unapparizione segnata dal lutto. Gli artisti convocati allora erano ancora scioccati dal grave attentato a Bali dellanno precedente. Oggi, il panorama culturale indonesiano totalmente cambiato. Il progetto presentato gi dal nome, Shakti (spicciamente tradotto dal sanscrito con energia creativa, primigenia, cosmica, unione del divino con il femminile), introduce un mondo ben diverso da quello tragicamente rappresentato del 2003. Gli artisti prescelti sono cinque, pi il compositore Rahayu Supanggah, ognuno con la propria specificit materiale (ceramica, bamboo, legno) o immateriale (immaginari comix-pop a braccetto con gli spiriti del luogo), ma uniti da quella glocalit come sottolinea Achille Bonito Oliva, commissario aggiunto del Padiglione che accetta di dialogare con le proprie tradizioni e i linguaggi artistici pi innovati e sperimentali del mondo e sono: Albert Yonathan Setyawan, Eko Nugroho, Entang Wiharso, Titarubi, e Sri Astari, lunica presenza femminile e straordinaria ricreatrice di antiche trame della tradizione di Giava. E vale la pena soffermarsi sia sul valore dei simboli delle sue architetture, il pendopo giavanese, sia sulla spazialit mnemonica dellintera opera, pi prossima ad uneuropeit di ritorno, con il ricorso, metaforico e trasfigurato, alle figure teatrali crudeli di Artaud (che proprio a Giava elabor le sua teoria pi celebre e duratura). Anche Eko Nugroho opera sulla tradizione, ibridata per alle culture popolare altrui: il risultato la costruzione di feticci post-human di rara tensione emotiva. In Yonathan, Wiharso e Titarubi leclettismo dei loro assemblaggi getta un ponte naturale sulle cose delluomo in perenne ricerca di concordia con la Natura. Dunque, sono tutte interrogazioni che si spalmano sulla contemporaneit - come dichiara ancora Bonito Oliva - dovute allattuale situazione di sviluppo della societ indonesiana, sia in termini di identit che economici e sociali. Linventore della Transavanguardia aggiunge che tutto questo sinnesta in un tessuto economico favorito anche dalla tolleranza religiosa. Il Paese a maggioranza mussulmana, che per ha un atteggiamento moderato, di grande apertura, dichiarata e praticata, sulla coesistenza sociale.
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AL VIA MEDITERRANEA 16 AD ANCONA In occasione della sedicesima edizione della Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo, ribattezzata Mediterranea 16, la rete internazionale Bjcem, che promuove levento nato nel 1985, ha invitato otto curatori - Charlotte Bank, Alessandro Castiglioni, Nadira Laggoune, Delphine Leccas, Slobodne Veze/Loose Associations (Natasa Bodrozic, Ivana Mestrov), Marco Trulli e Claudio Zecchi - a confrontarsi sul rapporto tra la dimensione internazionale dell'evento e le radicalit e specificit dei territori che ne animano la sua rete. In un contesto attuale in cui l'unico comune denominatore del Mediterraneo sembra essere una specifica complessit sociale, economica e politica che colpisce in maniera diversa ed in molti casi drammatica quasi tutti i paesi che vi si affacciano, Bjcem e i curatori ospiti tentano diavviare un
Un viaggio tra due lembi estremi dellEuropa, Spagna e Turchia, in compagnia degli artisti che rappresentano questi paesi ai Giardini: Ali Kazma che indaga le onde telluriche che scuotono il corpo umano e Lara Almarcegui che insegue la desolazione dei paesaggi abbandonati
Lessenza dellidea del Palazzo Enciclopedico messo in atto da Massimiliano Gioni sembra Alla Galleria di piazza san Marco, Beware of the holy whore: pervadere e stordire i Padiglioni Edvard Munch, Lene Berg and the Dilemma of Emancipation nazionali. La dualit dichiarata della un progetto organizzato dallOffice for Contemporary Art Biennale 2013, esposizione del Norway e dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, curatore da un lato e padiglioni come contributo ufficiale della Norvegia alla 55ma Esposizione dallaltro, pare cos affrancarsi nellesercizio analitico indirizzato dal Internazionale d'Arte, la Biennale di Venezia. La mostra, che comprende una serie di lavori poco noti di Munch e un film Libro Rosso di Jung: la wunderkammer sognata per secoli, dell'artista norvegese Lene Berg, focalizzata sull'idea di emancipazione come prospettiva contraddittoria, sospesa tra il talvolta utopisticamente realizzata regno della libert e le conseguenze di quell'isolamento che anche nel fallimento del dettato spesso accompagna la ricerca di una vita alternativa. storico delle avanguardie primo-novecentesche, da artisti e scienziati trova cos piena consapevolezza nelle odierne tecnologie multimediali. Presa questa via le reciproche differenze, peraltro marginali nella globalit dellarte contemporanea e sulle quali poggiano teorie oppositive e resistenti di ogni singolo artista e curatore invitato, franano sulluso spasmodico e ricercato di un linguaggio comune che le medi e assottigli, e non le azzeri completamente. Ed questo il caso di due dei pi interessanti padiglioni ospitati ai Giardini: lo spagnolo e il turco. Affidati rispettivamente a Lara Almarcegui e ad Ali Kazma, artisti nati allinizio degli anni settanta. Dunque, la Spagna e la Turchia, due lembi dEuropa, estremi luno allaltro, luno annichilito dalla propria decadenza, laltro teso a spandere la propria influenza sul Medio Oriente pi caldo e critico. Pienamente assimilato e allo stesso tempo San Mattia la pi estesa superficie scisso tra i due respiri pi conflittuali del mondo, agisce con piglio militante vuota di Venezia ed il soggetto di Ali Kazma: la sua installazione multicanale, sovvenzionata dallIKSV, numerosi e meravigliosi progetti. La Resistance coglie in profondit il sentire storico della videoarte pi estrema e guida spiega in dettaglio la storia, sperimentale degli anni sessanta e settanta, non evita il dialogo con il lambiente e i piani futuri dellarea, cosiddetto cinema-direct per porsi tra le punte pi avanzate e riflessive invitando il pubblico a conoscere dellattuale covata mondiale di videoartisti. Pi di un anno di riprese, divise lisola com adesso: un meraviglioso tra set cinematografici e teatrali (Parigi e New York) e location quotidiane luogo, aperto a molteplici come ospedali, carceri, scuole, laboratori medici allavanguardia, universit possibilit. (Istanbul e la pi lontana Sakarya, Berlino, Losanna, Londra), e spese ad E il progetto parallelo al Padiglione indagare le strategie che regolano e disciplinano il corpo umano e come spagnolo? C un grande impianto questo possa essere proiettato al di l degli attuali limiti economici, sociali e che consiste nella demolizione del scientifici. Qui si gi oltre lio-s.p.a. di Peter Sloterdijk. Se per Kazma il corpo padiglione, al cui interno vengono umano un tempio in cerca dautore sottoposto ad onde telluriche difficilmente definibili, Lara Almarcegui insegue con raffinata acribia creativa ambienti destinati a demolizione o gi abbandonati per individuare tra le rovine pieghe narrative ed esistenziali del passaggio umano e, al contrario del collega turco, colloca la propria opera esclusivamente a Venezia e nella Laguna. Cos spiega il proprio progetto performativo Guida di Sacca San Mattia: Il progetto della Guida una pubblicazione che Grande, Pawel Althamer 1, 2, 3, 4 (foto riguarda unenorme isola vuota a di Mathias Schormann); qui sopra, Ragnar Murano, formata dalla bonifica del Kjartansson Bliss, 2011, performance; canale, che pi tardi divent una qui accanto, a sinistra, unopera della discarica dellindustria del vetro di spagnola Lara Almarcegui che rappresenta Murano e una costruzione di il suo paese ai Giardini pietrisco; con i suoi 31 ettari, Sacca
sistemati tutti i materiali utilizzati per costruirlo: 500 m di cemento, calcestruzzo e mattone; 50 m di legno; 15 m di sabbia; 2 mdi vetro e 0.5 m di ferro; in questo modo limpianto mostra i materiali delledificio, riportandoci indietro a comera prima che fosse costruito e come sarebbe adesso, se fosse demolito. Rovine, luoghi dismessi e abbandonati... Gli spazi distrutti continua Almarcegui - offrono una vista del luogo che non corrisponde a un progetto architettonico specifico. Non c un controllo narrativo; offrono una vista della citt e della sua storia, libera dal controllo degli architetti, dei politici, del marketing cittadino - molto pi essenziale e ricco di storia di ogni altro spazio creato da loro. Unopera la sua, che si pu definire di rigorosa filologia urbana, molto differente dalle performance della Land art o dal gigantismo di Christo. Il trattamento della forma molto diverso dalla Land Art: il mio lavoro amorfo, non sono interessata alla forma tanto quanto loro; mi interessa maggiormente parlare delle rovine e delle terre desolate che sono le vere protagoniste.
Il prossimo Padiglione olandese sar un progetto integrato, un site-specific elaborato sulla sua architettura ritveldiana, concertato dal curatore Lorenzo Benedetti e dallartista selezionato Mark Manders (Volkel, 1968) nella celebrazione del suo centenario. Fu proprio nel 1953 che Gerrit Rietveld disegn il padiglione perseguendo quello sfalsamento delle forme tradizionali, intervenendo sulla asimmetrie dei piani e dei volumi come fu nella natura del neoplasticismo. La scelta
di Manders ben si incunea nellidea di un total work in cui arte e architettura si sovrappongono in un dialogo spaziale che traduce la modernit dellalfabeto identitario. Linstallazione Room with Broken Sentence, creata da Mark Manders riavvita, dunque, il discorso modernista. Abbiamo incontrato il curatore Lorenzo Benedetti (Roma, 1972), direttore dal 2008 dellArt Center De Vleeshal a Middelburg, e precedentemente curatore del Marta Herford. Quali sono state le motivazioni che ti hanno indotto a selezionare
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percorso di ascolto e attenzione che parta dai territori, dalle scene locali, anche remote, per far emergere le differenze, i bisogni e le spinte che da questi provengono. Con Errors Allowed / Gli errori sono ammessi - questo il titolo - si promuove una riflessione critica sui regimi tradizionali dell'informazione e della conoscenza pi in generale, mettendo in questione i sistemi su cui questa si costruita ed istituzionalizzata. I curatori hanno ideato un'articolazione in undici capitoli: Vanishing Utopias, End of Modernism, Sometimes doing something leads to nothing, Library, Troisieme Paysage, Panorama, Semantic of Emotions, Crisis of Representation, Schizopolis, Actions, Archeology of the Present. La Biennale, con la partecipazione di duecento artisti, avr luogo ad Ancona - primo week end di apertura dal 6 al 9 giugno e vede come sede principale la Mole Vanvitelliana, antico Lazzaretto della citt.
Qui sotto, unopera dei collettivi urbani edellarte di strada che caratterizza la scelta del padiglione venezuelano; in basso, Mark Manders Composition with yellow vertical al padiglione olandese.
Allerta, allerta che cammina il tratto di Bolivar per lAmerica latina.... Sfogliando le opere e il profilo degli artisti venezuelani presenti alla Biennale, si potrebbe sostituire cos, giocando con le parole, il famoso slogan che, in originale, recita: Alerta, alerta che camina la espada de Bolivar para Amrica latina. Il sogno di una nuova indipendenza, basata sullinclusione e sulla vita buona (il buen vivir) produce un immaginario senza lacci e steccati, disegna una nuova cartografia del presente in cui irrompe il futuro. Nel Venezuela bolivariano, larte di strada e incontra il desiderio di partecipare. I fondi destinati alla cultura e alle tutele sociali degli artisti registrano anche questanno un aumento, e la vivacit del settore salta agli occhi in ogni angolo del paese. Cos, collettivi di arte urbana, provenienti da diverse regioni sono al centro della proposta Arte urbano. Una esttica de la subversin che caratterizza il padiglione venezuelano, in cui i giovani artisti realizzeranno le loro opere in situ: attraversamenti multipli di nuovi linguaggi che combinano video documentali, gigantografie, immagini fotografiche, paesaggi sonori e dispositivi tridimensionali come metafore dei graffiti. Un grande museo immaginario della citt, in
Mark Manders per il Padigilone olandese? Mark Manders da ventanni lavora su una grammatica legata alla scultura e allinstallazione. I suoi progetti viaggiano nel tempo, riferendosi a delle opere che lartista ha realizzato nel passato e non concedendosi al solo presente. La sua opera dialoga con il tempo e investiga la fragilit di un presente che spesso, attraverso la sua velocit e consumo, appare superficiale e labile. Le sculture sono realizzate con materiali classici come il bronzo, il legno, sono legate a materie sintetiche. Spesso sono mimetizzate: un elemento di legno in realt realizzato in bronzo e viceversa. Lopera di Manders significativa in questo periodo storico: mentre tutto sembra scorrere in un presente indefinito, la sua opera sembra voler dialogare pi con il passato e il futuro. Per il contesto di Venezia questo pensiero estremamente importante. Lartista ha anche un fama internazionale che mostra come questa sua ricerca sia non solo legata ai Paesi Bassi.
Che tipo di progetto presenter lartista a Venezia? Il progetto di Venezia pensato in stretto dialogo con il contesto circostante. Il Padiglione olandese stato costruito da Rietveld nel 1953, questanno compie un giubileo che mostra come i Paesi Bassi hanno scelto unarchitettura semplice ma funzionale che riesce ad esaltare gli aspetti della mostra attraverso le
proporzioni e la luce. Il direttore dello Stedelijk Museum dellepoca, Willem Sandberg, disse che era uno spazio perfetto: aveva fatto diventare un piccolo padiglione grande. Il lavoro di Manders opera in stretto dialogo con lambiente. I vetri sono oscurati da giornali che lartista ha appositamente realizzato per il padiglione. Il testo presente in questi quotidiani realizzato da una
lista di tutte le parole che esistono nella lingua inglese. La mostra vuole far dialogare lo spazio con il contenuto, linterno con lesterno e mostrare come Manders e Rietveld creino un dialogo nel tempo. Quali sono i contenuti per cui un artista dovrebbe rappresentare lidentit di una nazione? Il linguaggio dellarte assolutamente internazionale, molto di pi che la letteratura, che deve essere tradotta e quindi trasformata. Linteresse per larte di una nazione si sviluppa non tanto nella disamina delle sue identit, ma nella qualit. Una differenza importante: rimane molto difficile definire una identit nazionale attraverso uno strumento talmente internazionale senza ovviamente deformarlo in una retorica nazionalista. Per questo motivo, sembra essenziale lavorare sulla qualit che una nazione pu produrre e in questo modo dialogare con una dimensione internazionale. Ha ancora un senso, secondo te, guardare al mondo in continuo
rimescolamento attraverso una idea nazionalistica? La cultura rimane il termometro pi efficiente e sensibile per capire lo stato di una nazione. Una cultura deformata dalle faide politiche interne mostra anche una serie di altre problematiche che si manifestano poi su aspetti sociali pi vasti. La responsabilit di una nazione ancora oggi trova a Venezia un momento di confronto che ci fa vedere come le diverse politiche per la cultura siano pi o meno di successo. Quali sono i paesi che investono nella cultura e dunque su uno stato sociale solido e una economia competitiva, e quali no. Per questo motivo, a confronto di un Pil di una nazione devono essere prese le responsabilit per un finanziamento alla cultura capaci di mettere in evidenza la qualit e non la propaganda o limmagine corrotta di una nazione. Oggi forse pi che in altri tempi - e questo si vede dal numero crescente di padiglioni stranieri presenti alla rassegna di Venezia - necessaria la visibilit della responsabilit di una nazione per una politica culturale di qualit.
cui i movimenti giovanili mostrano il cuore pulsante del socialismo del XXI secolo. Una proposta - assicura il curatore del progetto, Juan Calzadilla - al diapason con il tema della Biennale (Il Palazzo enciclopedico), inteso come teatro delle ossessioni e del potere trasformatore dellimmaginazione. In questo modo spiega Calzadilla, artista plastico, critico, storico, poeta e saggista abbiamo voluto rompere la consuetudine di portare a Venezia solo lartista venezuelano pi affermato nel panorama nazionale. Tra i diversi collettivi di Crew (equipe, equipaggio, gang o bande) presenti a Venezia, Comando creativo, Colectivo cultural Toromayma, Pc, Silenciadores, Simbiosis perfecta, Cms... Nel padiglione dedicato allarte figurativa del continente, El Atlas del imperio, organizzato dallIstituto italo-latinoamericano (Iila), la venezuelana Susana Arwas fotografa a sua volta i graffiti di natura politica, che raccontano la realt con sarcasmo e ironia. Tra i venti Paesi aderenti allIila e presenti alla Biennale, c lUruguay. Il maestro del pop Martin Sastre - uno degli artisti selezionati dai curatori Alfons Hug e Paz Guevara e accompagnati dalla commissaria Sylvia Irrazabal propone il video promozionale di un profumo che ha creato: un composto di essenze ed erbacce provenienti dalla campagna del presidente Pepe Mujica. Ex guerrigliero tupamaro che ha trascorso 13 anni nelle carceri sotterranee uruguayane ai tempi della dittatura, Mujica continua a vivere nella sua modesta fattoria fuori citt coltivando fiori che poi vende nei mercati locali. E dona il 90% dello stipendio alla costruzione di opere sociali. Con lo stesso spirito, Sastre ha annunciato che con i proventi delle vendite verr istituito un Fondo nazionale darte contemporanea per il sostegno degli artisti uruguayani. Si ispira allUruguay anche Il sol dellavvenire, dellitaliano Luca Vitone, che disegna isole utopiche su una serie di biglietti in corso in vari periodi della storia uruguayana, mentre la boliviana Sonia Falcone propone a sua volta un tappeto di spezie nellopera Campo de color. Centinaia di vasi di argilla pieni di cacao, peperoncino, cannella, curcuma e altre intense fragranze modulano un quadro in stile color field, ma suscitano sensazioni opposte rispetto alle superfici colorate, lisce e fredde, del minimalismo nordamericano. Gli ecuadoriani Miguel Alvear e Patricio Andrade, hanno invece girato il film surrealista Blak Mama in cui tre personaggi dediti al riciclaggio della carta nella capitale Quito compiono un viaggio metaforico che ha il potere di trasformare le persone. E da Cuba, grande vivaio di artisti, arriva Humberto Diaz. Ha scelto di legare idealmente la sua isola con 150 metri di corda annodati a diversi oggetti che richiamano le tappe dello sviluppo umano. Anchegli proviene dai collettivi giovanili che animano il paese. Si formato nellAssociazione Hermanos Saiz, ospite di recente dellArci con cui sta sviluppando progetti finalizzati alla promozione di giovani artisti cubani.
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FINALE CAPITALE
cui, per dirla con Marx, il denaro trapassa improvvisamente dalla sua figura aerea, arzigogolata dal cervello, di misura dei valori a quella di solida moneta ossia mezzo di pagamento, e in cui quel subitaneo trapasso del sistema creditizio a sistema monetario, che oggi chiamiamo crisi finanziaria, aggiunge il terrore teorico al panico pratico, e gli agenti della circolazione rabbrividiscono dinanzi al mistero impenetrabile dei loro propri rapporti. Il debito colpa, ci dicono al riguardo i tedeschi, che com noto racchiudono entrambi i concetti in ununica parola (Schuld). E lo stesso ci ripete lUefa, almeno da quando, nel maggio 2010, si dotata di un nuovo sistema di regole per disciplinare laccesso alle competizioni europee: un sistema denominato Financial Fair Play e che, attraverso la cosiddetta Break-even rule, punta a far s che, per ciascuna squadra, il saldo economico desercizio (cio la differenza fra costi e ricavi) non possa risultare negativo per un importo complessivo stabilito in 45 milioni di euro per il primo biennio di applicazione della regola, ma destinato progressivamente a scendere negli anni successivi. Si tratta, com evidente, di un meccanismo del tutto analogo al Patto di stabilit che governa ferreamente lUnione europea, imponendo tetti massimi al rapporto deficit/Pil e debito/Pil e costringendo i Paesi non in regola a dismettere il patrimonio pubblico e a tagliare le spese pubbliche e i salari: semmai qualcuno ne dubitasse, potr utilmente esercitarsi ad accostare le sorti toccate negli ultimi due anni alla Grecia e allInter. Ma siccome lideologia propria di una forma di vita ormai in crisi irreversibile non pu che ammantarsi di falsa coscienza, lanatema contro il debito e il lavacro delle sue colpe doveva pur accompagnarsi alla promessa di una redenzione futura. La quale ultima, nelle parole dellattuale presidente dellUefa, Michel Platini, ha assunto manco a dirlo una forma pressoch sovrapponibile allutopia walrasiana del perfetto mercato concorrenziale, che ha ispirato (e ispira) gli idologues dellUnione europea: vale a dire, lutopia di un campionato in cui, grazie alla regola del Fair Play finanziario, diminuir la differenza tra grandi e piccoli club, cos da spezzare la monotonia di quelle competizioni che si giocano sempre e soltanto fra due o tre squadre e da rendere la competizione interessante e avvincente per la gente che paga. Un Paese di Bengodi, insomma, di cui dicono gli apologeti la Bundesliga sarebbe gi concreta prefigurazione: non solo per ci che concerne i bilanci in attivo, ma soprattutto per gli investimenti nei settori giovanili e lo sbarramento eretto nei confronti di certi personaggi equivoci, dalle oscure origini e dai molti denari, che hanno fatto le fortune e talvolta le sfortune delle squadre di Premier League (e che ogni tanto fanno capolino anche dalle nostre parti). Non perci un caso che lUefa abbia affiancato allintroduzione della Break-even rule due regole come la possibilit di detrarre dal computo dei costi le spese per settori giovanili, attivit
di LUIGI CAVALLARO
Che il consenso popolare verso lassetto germanocentrico dellUnione europea si sia negli ultimi due anni gravemente incrinato fin troppo evidente. Le ricette di lacrime e sangue imposte alla Grecia, al Portogallo, alla Spagna e naturalmente allItalia hanno reso manifesto perfino ai ciechi che cosa abbia significato concepire lintegrazione in assenza di meccanismi di compensazione fiscale capaci di costringere i Paesi in surplus (con in primis giusto la Germania) a riciclare i propri avanzi commerciali, in modo da evitare che lonere dellaggiustamento delle bilance commerciali ricadesse esclusivamente sui Paesi debitori. E gli enormi costi in termini di perdita di reddito, disoccupazione e sofferenza sociale patiti da questi ultimi stanno chiamando al redde rationem una classe dirigente che, appena dieci anni fa, scommetteva incoscientemente (o forse in malafede?) sulla possibilit che gli squilibri causati dai differenziali di produttivit tra i vari Paesi dellUni one induc
essero uno scatto di reni in direzione dellunificazione politica. Oggi quella scommessa miseramente fallita: salvo le anime belle, non c pi nessuno che, parlando seriamente, non ammetta che leurozona, al momento, un morto che cammina e che tutti i Paesi che ne fanno parte stanno gi pensando chi pi, chi purtroppo meno a come salvarsi quando deflagrer definitivamente. Pu sembrar strano, ma precisamente questo il contesto entro cui inquadrare la finale di Champions League, che due squadre tedesche Bayern Monaco e Borussia Dortmund si disputeranno stasera sotto larco di Wembley. S, perch fin dal fischio finale dellultima eliminatoria (quella che ha visto il Bayern strapazzare i fantasmi del Barcellona, dopo che il Borussia aveva prevalso di un soffio sul Real Madrid) stato tutto un coro volto a magnificare i brillanti risultati del calcio tedesco: bilanci in ordine, stadi pieni, condivisione dei guadagni derivanti dai diritti televisivi, investimenti nella formazione dei giovani. Un coro pressoch unanime e naturalmente bipartisan, in armonia con le larghe intese che governano le sorti del nostro Paese. E il cui obiettivo, nemmeno tanto recondito, di avvalersi dellimmaginario calcistico per rilanciare quel modello tedesco di integrazione europea che registra consensi in picchiata tra le masse. Non certo la prima volta che lideologia dominante ricorre allimmaginario calcistico per veicolare i propri contenuti: lo stolido insistere sullimportanza del fuoriclasse, che nella communis opinio conta sempre assai pi dellorganizzazione collettiva della squadra, ne costituisce forse il miglior esempio. Tuttavia, i peana levatisi a favore dellesempio tedesco non esaltano il genio individuale a scapito dellefficienza del gruppo, non fossaltro che nel Bayern o nel Borussia non c nessuno che possa stare alla pari di un Messi o anche solo di un Ibrahimovic. Il leit-motiv piuttosto un altro e punta a consolidare quellorrore per il debito che i tedeschi hanno inscritto fin nella loro lingua madre. Si tratta infatti di suscitare un immaginario adeguato al tempo della crisi dellaccumulazione capitalistica: quel tempo in
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esotici fuoriclasse, ma solo buoni (e talora ottimi) giocatori, i cui stipendi che procedono di pari passo con laumento delle entrate; niente piagnistei per invocare benefici fiscali, ma oculati piani dinvestimento a lungo termine per lammodernamento degli stadi e limplementazione delle strutture giovanili; soprattutto, ci assicura Platini, niente campionati gi decisi alla prima giornata, ma tornei pi incerti e aperti, a conferma che lequilibrio economico-finanziario garantisce una competitivit pi diffusa. Come non desumerne che la partita di stasera primo derby tedesco in una finale di Champions non stia raccontando dellalba di una nuova era? In verit, a saperli leggere, i dati raccontano ben altro. Ci dicono, ad esempio, che non vero che la Bundesliga sia un modello di equilibrio competitivo: basti pensare che, negli ultimi ventanni, il titolo stato vinto per undici volte dal Bayern e per cinque volte dal Borussia Dortmund. Certo, accade praticamente lo stesso in Premier League (tredici volte ha vinto il Manchester United, tre volte ciascuno Arsenal e Chelsea) e in Serie A (sette titoli per la Juve, sei per il Milan e cinque lInter), e accade perfino di peggio nella Liga (sei vittorie per il Barcellona e quattro per il Real Madrid negli ultimi undici anni). Ma che accada anche in Germania conferma che quella di Walras niente pi che unutopia e che il mercato capitalistico funziona costantemente
allomb ra della marxiana legge della centralizzazione dei capitali. Ancor meno i dati supportano lidea che loculata gestione economica abbia garantito ai tedeschi chiss quali brillanti performance sportive. Il ranking Uefa, ossia la classifica che tiene conto dei risultati ottenuti dai club nelle competizioni europee, vede la Germania solo al terzo posto, immediatamente alle spalle dellInghilterra e udite udite! dellindebitatissima Spagna. Appena tre anni fa, perfino lItalia stava davanti ai tedeschi. Le squadre tedesche hanno vinto la Champions League appena sei volte (contro le tredici delle spagnole e le dodici delle italiane e delle inglesi) e altrettante volte lEuropa League (contro nove volte delle italiane e sette delle spagnole e delle inglesi). Ma soprattutto, lultima vittoria tedesca in una competizione europea per club risale al 2001; per il resto, la Germania si distinta per sconfitte, avendo perso per nove volte nelle finali di Champions e per due volte in quelle di Europa League. Una performance sportiva cos deludente (s, perch Mourinho ha ragione: non c spettacolo nella sconfitta) non conferma soltanto il carattere squisitamente ideologico dellimprovvisa infatuazione per il calcio tedesco, ma consente di spiegare perch mai la norma delle squadre vincenti sia stata finora letteralmente antitetica rispetto al dogma della finanza sana: pi o meno quanto era antitetico il gaudente Keynes rispetto al pallosissimo von Hayek. Il combinato disposto della sopravvenuta libert di circolazione dei calciatori e della scoperta delloro dei diritti televisivi ha reso infatti linsieme delle societ di calcio come un gigantesco contenitore preposto unicamente a
trasferire ai calciatori la gran parte delle entrate. Pi precisamente, il fatto che ci fossero propriet del tutto indifferenti alla realizzazione di utili a breve e disposte a spendere qualunque cifra pur di vincere ha generato un duplice modello di gestione dei club: da una parte, le squadre orientate a primeggiare nelle competizioni di prima fascia di livello nazionale e internazionale, che necessitavano di impiegare giocatori di elevata qualit (cio costosi o costosissimi); dallaltra parte, le squadre orientate al trading sui propri calciatori e che allenavano giovani talenti del proprio vivaio o raccattati facendo scouting allestero allo scopo di lanciarli
postulata dagli analisti tra fatturato e successi sportivi non che un banale truismo: la catena causale muove in realt dagli stipendi pagati, che sommati ai titoli vinti riescono a produrre fatturati consistenti, rendendo cos sostenibile anche un elevato indebitamento. Il Barcellona quantistico di Guardiola, Messi, Xavi e Iniesta ne ha costituito indubbiamente la migliore dimostrazione. del tutto consequenziale che in un sistema del genere il calcio tedesco non potesse riportare (come di fatto non ha riportato) alcuna vittoria di prestigio: una spesa per stipendi inferiore di venti punti percentuali rispetto alla media europea e labitudine di distribuire utili agli azionisti non sono virt se non per il capitale. E dunque non un caso se la revanche capitalistica impostasi nelleurozona abbia alla fine preteso di riscrivere a propria immagine e somiglianza anche le regole che presiedono alla formazione delle gerarchie calcistiche: il calcio linconscio sul prato verde della societ e non era possibile che lordine del discorso dominante patisse una cos smaccata sovversione nellimmaginario collettivo. Sotto questo profilo, anzi, non sfuggir la potenza simbolica di questa finale tedesca celebrata nel tempio del calcio britannico: conferma una volta di pi che linglese la lingua madre del capitale, ma letica protestante che gli dona il soffio dello spirito. Calciatori e tifosi degli altri Paesi, unitevi!, verrebbe fatto di concludere. E tanto per cominciare, stasera, spegnete la tv. per poi rivenderne il cartellino. Che si trattasse di un sistema decisamente labour-oriented non difficile da comprendere: se un presidente di un club di prima fascia non era disposto a pagare ingaggi astronomici ad un Messi o ad un Ronaldo, ne spuntava un altro subito pronto a farlo, il che costringeva tutti a stare al passo e garantiva crescenti opportunit ai giovani emergenti. Si spiega cos che la fetta pi cospicua degli introiti favolosi dei ricavi del calcio sia finita in questi anni nelle tasche dei giocatori migliori: in un modello del genere, tutto il reddito prodotto dal lavoro resta al lavoro e non c spazio per alcuna remunerazione del capitale. Se ne accorsero quasi subito i dirigenti di quelle squadre grandi e talora meno grandi che, a met degli anni 90, sullonda della liberalizzazione seguita alla sentenza Bosman e dellesplosione degli incassi tv, pensarono di poter fare profitti col calcio e si diedero a favoleggiare di merchandising e costruzione del brand: dopo pochi anni finirono seppelliti dai debiti e fallirono miseramente. Gi, perch la relazione
CHAMPIONS
In queste pagine: in alto a sinistra Sepp Maier, Franz Beckenbauer e Gerd Mller che vinsero la Coppa dei Campioni con il Bayern Monaco per tre volte consecutive nel 1974, 1975, e 1976. In basso il Borussia Dortmund; al centro lo stadio di Wembley, a Londra, dove si svolger la finale di Champions League. Qui accanto Arjen Robben, sopra, Bastian Schweinsteiger, Robert Lewandowski e Mario Gtze
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LINGUA
per Contar LANIMAZIONE un mondo perduto
DI MATTEO BOSCAROL
GIAPPONESE
Che l'animazione giapponese, nel suo valore di cultura pop e non solo, abbia svolto un ruolo importante nella la crescita e nella formazione culturale delle generazioni italiane (ma anche europee) nate dal settanta in poi, ormai un dato di fatto o almeno si spera. Pubblicazioni che partendo da animazione seriale discutono di filosofia solo un ventennio fa avrebbero sorpreso, ma sono ora accettate come una naturale e finanche necessaria riflessione su un fenomeno che entrato di prepotenza a far parte della cultura popolare occidentale. in questo contesto che arriva puntuale ed utilissimo il massiccio volume scritto in quattro anni, ma frutto di una passione e di uno studio che immaginiamo molto pi lungo, da Guido Tavassi per le edizioni Tunu, Storia dell'animazione giapponese. Un volume di pi di seicento pagine che ci guida e ci racconta gli albori dell'arte animata giapponese, dal primo lavoro uscito nel 1917 fino ai lungometraggi ed allanimazione seriale usciti in Giappone qualche anno fa, passando per le lotte sindacali di Miyazaki Hayao e Takahata Isao sul finire degli anni sessanta che tanto influenzarono il capolavoro Hols: Prince of the Sun del 1968. Ma trattando anche l'era dei robottoni, degli anime slice of life e di quelli sportivi degli anni settanta/ottanta, delle sperimentazioni nella seconda parte della carriera di Osamu Tezuka, dellavvento del mercato video e Dvd, dei fenomeni di costume e successi planetari (di merchandise) come Dragon Ball o Pokmon, ma anche della rivoluzione artistica portata nell'animazione seriale dal genio di Anno Hideaki con il suo Evangelion negli anni novanta. Fino alla consacrazione internazionale dell'animazione al cinema con i capolavori di Oshii Mamoru, Miyazaki Hayao e Satoshi Kon invitati nei pi prestigiosi festival internazionali come Cannes e soprattutto Venezia. Un lavoro che adottando uno stile oggettivo ci fa ben comprendere le trasformazioni dell'industria animata nei quasi cento anni della sua storia ed il suo necessario legame con la situazione storico/sociale dell'epoca. Da notare come l'autore si occupi anche dell'animazione sperimentale, tanto interessante quanto spesso tralasciata in questo tipo di studi, con una parte finale dedicata a grafici che aiutano a farsi un'idea dell'andamento dell'industria dell'animazione in tutti questi decenni. Oltre ad essere una piacevole lettura questo Storia dellanimazione giapponese risulta davvero un ottimo strumento di ricerca, tanto per gli appassionati quanto per i sempre pi numerosi studiosi del settore ed in questo senso la versione ebook si dimostra ancora pi comoda di quella cartacea. Unottima occasione per lasciarsi alle spalle la nostalgia, sentimento che spesso inficia e distorce relegandoci in un presente infinito da cui difficile uscire, ed andarsi a (ri)vedere o scoprire per la prima volta quelle serie o quei lungometraggi che hanno fatto la storia di questarte.
Straniante e straniero. Errante soprattutto. Il protagonista di Contar, poema eroicomico di Guido Carminati (pseudonimo di Sergio Fedele), alla costante ricerca dellessenza originaria. Parla con gli alberi, il suo Virgilio un cavallo, comprende le lingue che facendosi si disfano e poi si rifanno con forme nuove ed altre, modificando suoni e forma, note e segno. Ma al centro di Contar non vi un uomo o una cosa quanto invece un percorso: lerranza. Erranti sono i protagonisti, il cavaliere Puc Puc ed il cavallo Cup Cup, suo maestro e guida. Ed erranti ed erratiche sono le lingue utilizzate, inventate, visionarie, raffinate e primitive. La lingua cupucchiana o pucuppiana, sonora come le lingue orali, fitta di rimandi culturali, un pastiche tra dialetti del nord, italiano antico ed echi delle altre lingue romanze. Il synsynbai, una lingua filosofica, eraclitea, e poi c il gramelot dei borborigmi, omaggi alla prosa barocca, ai codici e sottocodici, che ha una aspirazione: liberarsi dalla lingua verbale per approdare al suono (si vedano le partiture dentro il testo) o al gesto (il Discipulo si esprime con le posizione yoga, anzi con lo yogico-circense...). Una lingua che libera, anzi si beffa dellitaliano. La lingua che ereditiamo prigioniera. Bisogna liberarla spiega lautore che allargomento dedica il Ciclo degli Amanti della Glotta, un metatesto linguistico-grammaticale, sempre nel registro comico. Il corposo e raffinato volume, 358 pagine, Runaeditore, frutto di ben dodici anni di ininterrotto lavoro. Il titolo, in dialetto veneto o in italiano antico, significa raccontare. Ma anche cantare. Il cantore epico canta e racconta insieme, lincipit dei poemi omerici Narrami/Cantami.... Tutta lopera echeggia o fa il verso allantica tradizione dei cantari e lo fa anche in termini filologici, immaginando numerose tradizioni e trasmissioni del testo dove muta lo stesso titolo dellopera. Lo sradicamento, lesilio, lalienazione delluomo dalla natura e quindi da s stesso, sono tra i temi pi importanti del libro. Il cammino dei due protagonisti va in direzione opposta, un iniziatico percorso di Reintegrazione con tutti i viventi. Luomo, stralunato e pazzo, preserva in s la selvatichezza primitiva. Lanimale lo guida a contatto con tutti gli altri esseri animali, vegetali e minerali. Gli avventurosi protagonisti partono dalle periferie industriali, attraversano nel Ciclo lindo dei Misteri ierofanici arborologhi, foreste, boschi,
secondo cui luomo detiene la terra in usufrutto e non in propriet. In Contar riecheggia il mito veterotestamentario della caduta e dellesilio dallEden, e, prima ancora, il tragico contrasto tra natura e cultura che si trova gi con la coppia Gilgamesh- Enkidu nel poema babilonese di Gilgamesh. Il mito greco dellet delloro, cos come quello di Esiodo che nelle Opere e i Giorni parla dellaurea stirpe da cui luomo via via precipitato sino a quella ignobile del ferro e alla sesta stirpe ancora peggiore, piena di perfidia e malizia forse la nostra spiega lautore. Carminati ha letto Rousseau che nel Discorso sullorigine dellineguaglianza traccia il profilo della civilt come una degenerazione se confrontata alle societ selvagge. La nostalgia dellautore senza dubbio per le societ matriarcali di tipo comunista o comunitario. Nelle sue pagine chiara la condanna per le societ patriarcali (dallo schiavismo al capitalismo) divise in classi, basate sullo sfruttamento delluomo sulluomo, sul razzismo, sul sessismo, sullo specismo. E come non pensare ad una parodia del Don Chisciotte, a sua volta parodia dei Poemi Cavallereschi. A differenza del Chisciotte per, il mondo perduto che riaffiora in Contar e che nel Chisciotte si scontra con il reale come follia e tangibile allucinazione non quello delle nobili virt del feudalesimo enucleate dalla Cavalleria e dal Cavaliere Errante, spezzate dal crudo realismo materialista e mercantile dellavvento della borghesia emergente, ma la Natura. Let delloro, che Carminati chiama Era dei Zoga Zoga o Era dellaria scta, dove tutti gli esseri viventi, piante e pietre, vivono in armonia. Lautore conduce l'uomo alla scoperta delle sue origini, per liberarsi delle sue degenerazioni metafisiche e riportarsi in condizione di porre in modo autentico la questione ontologica fondamentale. Chi pu accompagnare con un cammino a ritroso, errante ed errabondevole, luomo alla sua origine animale, selvatica, se non un animale? Ed Cup Cup, un cavallo che, storico compagno di avventure delluomo, qui ha per il ruolo di maestro, di guida, di colui che riconduce luomo a s stesso. Il finale lascia spazio alla speranza. I due erranti precipitano in una conchiglia fossile, spinti da un vento interno che li risucchia e li fa riemergere, ed incontrano gli erranti scalzi. Una setta integrata nella natura, speranza della societ futura. Un messaggio ecologico e pacifista, raccontato in una lingua che non esiste.
montagna e grotte dove i parlano con gli alberi: i cipressi Ahi Ahi e Lai Lai, ad esempio, che raccontano a Puc i misteri dellera zogzoghiana e della Phorete Alphabetique. Oppure il platano Patientia, il mirtillo Miramoltoquantointensoilviolami o, oppure i pipistrelli musicisti dellAntro delle Ninfe in Fuga, il Discipulo del Maestro delle Intabolature vespertine e molti altri. Nel Contar de la Catastrophe, uomo e cavallo si imbattono negli Erranti Scalzi una sorta di setta di seguaci di Puc e Cup che attraverso il resoconto delle loro riunioni fissate in verbali, intrecciano una sorta di commentario rapsodico (e un po talmudista...) allo stesso Contar. Il poema termina, ne il Ciclo delle Conche e dei Dendroliti, con un ritorno dei nostri erranti agli uomini, i Non, una comunit che cerca di ripensare e risentire il proprio abitare il pianeta, il rapporto con s stessi e con gli altri, con luniverso, seguendo una scienza diversa, abbandonata da Bacone in poi. Lautore segue le tracce degli antichi miti, che parlano della separazione tra uomo e natura, e rilegge Marx
LA PRESENTAZIONE
Con una lingua colta, inventata e visionaria che tende a beffarsi dellitaliano si racconta lerrare di un uomo selvatico guidato dal suo cavallo esperto conoscitore della natura
Contar, poema eroicomico in prosa, sar presentato oggi 25 maggio alle 18,30 nel brolo di palazzo Sartori Borotto, in pieno centro ad Este (piazza Trento) a pochi chilometri da Padova, nell'ambito della festa di due giorni Altraaria proposta dalle due associazioni culturali La Medusa e L'ennesima insieme al Gas.dotto (Gruppo di acquisto solidale) ed al negozio del mercato equo e solidale La Bilanciadi Este. Sergio Fedele legger, con il prof. Andrea Zapperi, alcuni brani del volume e si intratterr col pubblico per spiegare filosofia dell'erranza e ritmo della neolingua che accompagna nei loro vagabondaggi i due protagonisti del testo.
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I FILM
AKIRA
DI KATSUHIRO OTOMO. GIAPPONE 1988
SINTONIE
fiammeggiante, landamento musicale importante, la tenerezza, il melodramma. Qui si passa gagliardamente dallambientazione napoletana a quella romana, dove, dalla pice teatrale di Gianni Clementi, Sergio, che era uno dei primi cinque stuntman di Cinecitt ora si arrangia facendo il gladiatore al Colosseo, insieme a Milan (un nome adatto ai giochi di parole). Commedia dal cuore amaro. (s.s.) CONFESSIONS LA GRANDE BELLEZZA
DI PAOLO SORRENTINO, CON TONI SERVILLO, CARLO VERDONE. ITALIA 2013
A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON FILIPPO BRUNAMONTI, ANTONELLO CATACCHIO, ARIANNA DI GENOVA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO, GIONA A. NAZZARO
LA FESTA
00176 PIGNETO CITTA APERTA
ROMA, 24-25-26 MAGGIO
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Basato su un manga dello stesso Otomo, in un futuro post Terza guerra mondiale, Neo-Tokyo preda del caos: numerose bande di giovani motociclisti si sfidano in corse e sfide spesso allultimo sangue. Kaneda il capo di un gruppo di bikers il cui amico, Tetsuo, coinvolto in un progetto segreto del governo noto come Akira. BENVENUTI A SAINT TROPEZ
DI TETSUYA NAKASHIMA, CON CON TAKAKO MATSU, YUK NISHII, GIAPPONE 2010
Non hanno niente in comune i due fratelli Zef e Roni, religiosissimo uno, dedito ai piaceri della vita l'altro. Da Londra a Parigi, da Saint Tropez a New York, si susseguiranno le liti che porteranno a una ricolnciliazione. EPIC - IL MONDO SEGRETO (3D)
Un'adolescente viene trasportata nel cuore di una foresta in cui si sta svolgendo una battaglia tra le forze del bene e le forze del male. FAST AND THE FURIOUS 6
DI JUSTIN LIN, CON VIN DIESEL, DWAYNE 'THE ROCK' JOHNSON. USA 2013
Dominic Toretto e Brian OConner tornano a colpire e si spostano in Europa, tra Londra e Berlino. L'agente Luke Hobbs sar ancora sulle loro tracce e stavolta la banda avr un nuovo rivale, la cui gang entrer in scena per conquistarsi il bottino di una spettacolare rapina. NERO INFINITO
Nakashima, noto soprattutto per il coloratissimo Kamikaze Girls, film simbolo del genere kawaii (carino, colori pastello), considerato un maestro del genere. Confessions rappresenta un drammatico cambiamento di rotta, annegato in unatmosfera opprimente e cupamente monocromatica. Rispetto alle deflagrazioni visive dei suoi film precedenti, si muove allinterno di uno spettro cromatico teso esclusivamente fra il nero pi minaccioso e il grigio pi asfissiante. Come in una variante da incubo del classico schema Rashomon, Confessions mette in scena la vendetta di uninsegnante ai danni della sua scolaresca convinta che fra i suoi studenti si celino gli assassini di sua figlia, una bambina di quattro anni. (g.a.n.) EFFETTI COLLATERALI
DI STEVEN SODERBERGH, CON JUDE LAW, CHANNING TATUM. USA 2013
Al centro c Roma citt del cinema che Sorrentino esibisce nelle luci e nelle ombre quasi unestetica da cartolina popwarohliana o da manuale per turisti stupefatti. Qual la Bellezza che cerca con la magniloquenza esibita fino allo sfinimento virtuosistico della sua macchina da presa? Non sono pi i tempi della Dolce vita e Roma non pi la citt del cinema anche se il cinema si fa sempre a Roma ed quel cinema che Sorrentino cerca, o meglio la sua immagine svuotata come una specie di parco a tema. Fellini i suoi personaggi li amava, mentre Sorrentino dichiara unalgida distanza da loro e dagli attori che li interpretano e soprattutto lui non si mette mai in gioco. (c.pi.) IL GRANDE GARSBY (3D)
Giunto alla terza edizione, 00176 Pigneto Citt Aperta torna a riempire le strade dello storico quartiere romano dal 24 al 26 maggio con una rassegna promossa dal collettivo Trauma Studio e dedicata alla produzione artistico-culturale e alla promozione del territorio. Il nome dato alla manifestazione ha un preciso riferimento storico, sottolineano gli organizzatori: lo status di Citt Aperta veniva dato in situazioni di pericolo a quelle citt che si decideva di cedere al nemico, pur di non farle diventare campo di battaglia. Si evitava cos che venissero devastate e distrutte dai combattimenti, cedendole a una forza di occupazione. In questo caso il Pigneto gi stato ceduto e i suoi occupanti sono speculatori senza scrupolo. Come Trastevere e San Lorenzo prima, ora il Pigneto che rischia di perdere la sua forte identit per diventare uno sterile divertimentificio. E la soluzione ai disagi e ai disordini dovuti a questa trasformazione, sembra essere la militarizzazione del quartiere, le ordinanze estive e un clima da coprifuoco che alimenta soltanto la cultura della paura. La risposta promuovere creativit e aggregazione in risposta al consumo: laboratori e gallerie darte, librerie e occupazioni, circoli e associazioni, locali che offrono una socialit diversa e propongono un commercio sostenibile saranno la cornice dellevento. Esposizioni e spettacoli teatrali, presentazioni libro e fumetto, workshops e dibattiti, concerti e dj-sets, orchestrati seguendo il principio dellautogestione e dellautofinanziamento per una tre giorni di arte, musica, spettacolo e cultura, ad accesso gratuito.
Dora Pelser una scrittrice di successo e i suoi libri sono tra i thriller pi amati dai lettori, ma nella piccola citt meridionale della scrittrice un misterioso serial killer li prende a ispirazione per uccidere secondo le descrizioni degli omicidi. Sulla sua identit indagano due poliziotti, l'ispettore capo Elena D'Aquino e l'ispettore Valerio Costa. Le indagini convergono su Leo, un barista con la passione per le videoriprese. UNA VITA DA SOGNO
Lelemento oscuro che lintreccio promette si perde nella commistione consueta di generi, il genere psichiatrico innestato sulla detective story, pi il film di denuncia contro le case farmaceutiche genere tenuto ben sotto controllo per non far perdere proventi e nella necessit di confezionare un prodotto rassicurante. Infatti, tranquilli non di devastanti effetti collaterali a causa di medicinali si tratta (non siamo nei pressi di Michael Moore), ma come sempre di quellinafferrabile mostro senza volto che la finanza (condita di misoginia). (s.s.) ESTERNO SERA
Il 3D non aiuta e il libro famoso per la sua brevit (180 pagine) quanto il film lungo (2 ore e 23 minuti). Luhrman cita diligentemente Fitzgerald ma gli sfugge la radicalit tranchant, la limpidezza di visione del romanzo e, cosa principale la sua tragica, meravigliosa americanit. Leonardo DiCaprio un Gatsby molto pi riuscito, complesso di quanto non furono i suoi Edgar J. Hoover e Howard Hughes, pi dolorosamente fitzgeraldiano, internamente diviso di quello timidamente introspettivo di Redford. (g.d.v.) A LADY IN PARIS
Il video simula le riprese che ciascuno si fa con la videocamera di uno smartphone. Protagonisti sono una coppia di giovani innamorati (lo stesso Calvin Harris e una ragazza bionda), nonch una serie di altri giovani, che si divertono tra spiagge, sale da biliardo e discoteche. Riprese grandangolari, mosse, controluce, anche se Nava sta sempre ben attento al glamour. Un tempo le sequenze di I Need Your Love sarebbero state in stile home movie e cio a bassa definizione, mentre oggi con la perfezione tecnologica ormai a portata di tutti , tutto ad alta risoluzione. Ma anche pi fasullo e senzanima. VAGABOND
LA SALUTE MENTALE
LO SPIRAGLIO
FESTIVAL DELLA SALUTE MENTALE ROMA, CASA DEL CINEMA, 31 MAGGIO - 1 GIUGNO
DI BARBARA ROSSI PRUDENTE, CON VALENTINA VACCA, EMILIO VACCA. ITALIA 2011
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Una commedia sul gioco degli equivoci condita con una buona dose d'ironia e arti marziali. Il protagonista infatti si finge quello che non per cercare di conquistare una bella ragazza... Ma anche lei a sua volta fa la stessa cosa. E quindi inizia una girandola di situazioni inaspettate ed esilaranti... AMARO AMORE
DI FRANCESCO HENDERSON PEPE, CON ANGELA MOLINA, AYLIN PRANDI. ITALIA 2013
Lisola di Salina con la trasparenza del mare e le coste scoscese, un porto, i belvedere e i campi coltivati: una cornice per narrare un intreccio quanto mai confuso fino a toccare tematiche di incesto e omosessualit quasi a non voler lasciare niente di intentato. Francesi, greci, spagnoli, siciliani incontrano le loro vite e non sempre il semplice flusso turistico serve a spiegare tutto questo esplodere di fisicit. (s.s.)
Il personaggio attorno a cui ruotano tutti gli altri Alba, ragazza del casertano inquieta e spericolata al limite del delirio, come correre di notte fra le macchine per scommessa. Lincontro dopo tanti anni con un cugino venuto da Milano rimette in moto sentimenti sopiti, ma un segreto coinvolge tutta la famiglia e ha reso malati i rapporti. Interpretazioni tese, abbastanza allusivi gli avvenimenti, ed esplicitati infine nel momento meno adatto, con una musica portante di esagerata presenza che sottolinea i momenti drammatici o di grave tensione non meglio raccontati. Premio Solinas alla sceneggiatura, film desordio con una certa personalit, incipit interessante e finale discutibile. (s.s.) FIAMME DI GADDA
Il cinema estone poco conosciuto e questo esempio di coproduzione ce ne d un assaggio, scarno tentativo di approccio con il mondo occidentale rappresentato da Jeanne Moreau che gioca a fare lanziana signora dallo splendido passato e che ora ha bisogno di unaccompagnatrice. Anne, estone come lei, arriva dal suo villaggio e fa di tutto per toglierle dalla testa pensieri suicidi. Pi ricco il fuoricampo di quello che viene messo in scena, da lontani ricordi letterari, a un paese lasciato alle spalle, alla giovinezza irrimediabilmente finita. Non futile, anche se corre su binari tranquilli. (s.s.) MI RIFACCIO VIVO
Soldati, marinai, nurse e infermiere ballano insieme in un ampio locale freddo e marmoreo. Siamo negli Stati Uniti o in qualche paese dellEst Europa degli anni Sessanta? Ad accompagnare le danze sono naturalmente i Vagabond, la band capitanata da Z.F. Condon. Girato in bianco e nero, questo notevolissimo video, autentico e poetico, ricrea volutamente le atmosfere velate di tristezza di tanta nouvelle vague e in particolare ai film della Nova Vlna di Milos Forman. Nel finale, per, uomini e donne esibiscono lo striscione con la scritta Spring has Risen, allusione in particolare alla primavera praghese o, pi in generale, un inno alla vita? Il singolo incluso nellalbum The Rip Tide. SIJMADICANDHAPAJIEE
Promosso da Roma capitale dipartimento salute mentale, Asl rma Roma Centro e Fondazione Roma Solidale onlus, Lo Spiraglio FilmFestival della salute mentale vuole avvicinare il pubblico a queste tematiche attraverso audiovisivi (scelti tramite bando aperto a tutti) dedicati allargomento, corti, medi e lungometraggi (tra gli altri da segnalare Antonio+ Silvana=2 di Vanni Gandolfo, Simone Aleandri e Luca Onorati) giudicati da una giuria di addetti ai lavori. Venerd 31 si tiene il convegno Gruppi di famiglie in un interno. Famiglie che ammalano e famiglie che curano moderato da Federico Russo (direttore scientifico del festival) e Franco Montini (direttore artistico) con interventi di Andrea Narracci, Donatella Pacelli, Mario Sesti, Daniele Luchetti. Sabato 1 giugno il tema Film Treatment, La cura delle immagini/Le immagini della cura (coordinano Jacopo Mosca e Giuseppe Tancorre) con Davide Manghi, Alessandra Devoto, Pompeo Martelli, Mauro Raffaeli, Santo Rullo. Nella serata sar presente Alba Rohrwacher a cui stato assegnato il Premio speciale Lo Spiraglio in particolare per la sua interpretazione di La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo e Il pap di Giovanna di Pupi Avati.
IL VIAGGIO
PISTOIA DIALOGHI SULLUOMO
PISTOIA, 24-26 MAGGIO
DI SERGIO RUBINI, CON NERI MARCOR, LILLO, EMILIO SOLFRIZZI. ITALIA 2013
Minnelli? Blake Edwards? Capra? In questo un po' pasticciato, ma carinissimo film l'ispirazione viene applicata al cinema fantastico dello stesso Rubini, che ci aveva dato un piccolo gioiello come L'anima gemella, dove gi cerano scambi di personalit e di corpi, trova la sua chiave di messa in scena grazie a gran parte dei nostri migliori attori brillanti, che il regista riesce a dirigere alla perfezione. Cos, anche se il copione ha qualche pecca, la commedia gradevole (m.gi.) NO I GIORNI DELLARCOBALENO
Italia, 2007, 3,musica: Avion Travel con Paolo Conte e Gianna Nannini,regia: Giuseppe Ragazzini, fonte: Youtube
Le caratteristiche che hanno fatto apprezzare Andrei nel suo film desordio Mater Natura alla Settimana della critica di Venezia, qui ci sono tutte, la propensione al pop
Maurizio Barletta critico teatrale e scrittore rievoca in dettaglio il tragitto che compiva lo scrittore soprattutto la domenica, da piazza Cavour a piazza Mazzini con la pausa canonica in pasticceria, Sergio Rubini recita testi originali che raccontano la vita dellIngegnere - sogno di ordine del mondo -, scrittori commentano, Pino Calabrese recita Lincendio di via Keplero al Valle occupato. Foto e filmati inediti, musiche originali di Teo Teardo. Per fermare londa, lenergia inaudita della sua scrittura, lincognita della sua personalit. (s.s.)
DI PABLO LARRAIN, CON GAEL GARCIA BERNAL, ALFREDO CASTRO. CILE 2012
Larrain chiude la sua trilogia sulla dittatura in Cile. Si chiedeva con un plebiscito al popolo se votare S o No a Pinochet e la campagna per il No sembrava persa perch era evidente che intimidazioni e brogli avrebbero avuto la meglio. Nei 15 minuti concessi in tv a notte fonda passa per la prima volta il pensiero dellopposizione: la lotta clandestina dei cineasti, anche di quelli che durante la dittatura lavoravano in pubblicit oltre che nella controinformazione emerge nel film con forza liberatoria e stile trascinante. (s.s.)
Come per Elisir anche per questo brano di Paolo Conte dal titolo impronunciabile, lanimatore Giuseppe Ragazzini si inventa un videoclip basato sulla tecnica del collage. Stavolta vi sono pi invenzioni e citazioni (da Leonardo da Vinci a Francis Bacon): i componenti della piccola orchestra sono sagome ritagliate dai movimenti minimali. Il lip synch pronunciato dal particolare di una bocca incorniciata e sovrapposta al volto del cantante degli Avion Travel, Peppe Servillo. Una tecnica non certo nuova per i clip, ma lo stile di Giuseppe Ragazzini davvero notevole.
Quarta edizione deL festival di antropologia del contemporaneo ideato e diretto da Giulia Cogoli e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia. Il filo conduttore di questanno L'oltre e l'altro. Il viaggio e l'incontro con una ventina di incontri, con intellettuali italiani e stranieri che approfondiranno il tema del viaggio. Nel programma di oggi: la giurista Eva Cantarella su La curiosit di Erodoto, Folco Quilici (28 giorni per arrivare in Polinesia), Arjun Appadurai (Nuovi viaggi immaginari), Claudio Magris (Il viaggio: andata o ritorno?, Giuseppe Battiston legge Kapuscinski (teatro Manzoni, ore 21.30). Domani, tra gli altri ci sar Erri De Luca a piazza del Duomo con 6 km allora landatura di un passo duomo su un terreno piano (ore 18.30) e Vinicio Capossela al teatro Manzoni (ore 21) con Antropotiko Tefteri, canzoni per unodissea intorno alluomo, i conti in sospeso delluomo, dal viaggio di Ulisse in poi. Una mostra fotografica a cura di Luciana Senna che si tiene nelle Sale Affrescate di Palazzo comunale aperta fino al 7 luglio racconta un secolo di vacanze e viaggi nelle fotografie storiche del Touring.
IL TEATRO
INVENTARIA
ROMA, TEATRO DELLOROLOGIO, FINO AL 2 GIUGNO
MAGICO
Diciotto compagnie in mostra nella terza edizione del festival Inventaria, direttore artistico Pietro Dattola, con tre sezioni in concorso in due sale (la Grande e la Gassman): spettacoli, monologhi/performance, corti teatrali. Focus del Festival la drammaturgia contemporanea (comprensiva delle sue forme pi moderne, come quelle del teatro-danza, delle partiture fisiche, della sperimentazione, ecc.). In programma tra gli altri Padroni delle nostre vite di Ture Magro ed Emilia Mangano, Frammenti di Frida di Maria Elena Germinario (sugli ultimi giorni di vita di Frida Khalo), Dove abito io, scritto e diretto da Giacomo Fanfani. Ci sar per la sezione monologhi la prima romana di Foto di bordello con Nan di Enzo Moscato con la regia di Giancarlo Guercio (26 maggio ore 20.30), la prima nazionale di Nothing personal un progetto di Francesca Viscardi Leonetti, interpretato da Amalia Gr, tratto da La Fanciulla di Roman Polanski. Il 2 giugno appuntamento con Il mio nome Bohumil (nella foto) di Jacob Olesen, regia di Giovanna Mori con Giovanna Mori, Francesco Di Branco (ore 21.30), sulla vita del grande scrittore boemo, altrettanto surreale dei suoi scritti e che ha ispirato i film del regista Jiri Menzel. (s.s.)
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di JESSICA DAINESE
Vi mai capitato di acquistare un disco senza conoscerne minimamente il contenuto musicale, incantati da una copertina particolarmente bella, o da un packaging originale? Da vinili colorati, picture disc, copertine pop-up o illustrate da celebri artisti, cos favolose da meritare di essere esposte come opere d'arte (in apposite cornici per ellep, in vendita anche all'Ikea)? Il disco (soprattutto il vinile e non il cd, per una questione di dimensioni), stato infatti spesso non solo un supporto musicale, ma anche un oggetto di pop art. Ma cosa riserva il futuro alle nostre tanto amate cover? Ci sar ancora bisogno di loro una volta che la musica sar pubblicata esclusivamente in formato digitale? Spariranno o si trasformeranno in qualcosa di diverso? Considerato il profondo legame tra la musica pop e il mondo dell'immagine, probabilmente ci sar sempre qualcosa di visivo che accompagner i file musicali: magari delle gif animate, o dei video interattivi, chi lo sa. Per il momento le copertine dei dischi hanno ancora un ruolo importante, grazie anche alla continua ascesa del mercato del vinile. Inizialmente, le copertine non avevano immagini. Erano, nella maggioranza dei casi, semplici buste di carta a protezione del disco. A partire dagli anni Cinquanta le case discografiche le trasformano in strumenti di marketing, ma rimangono per lo pi generiche fino alla fine degli anni Sessanta. Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band dei Beatles (1967) inaugura l'era delle copertine artistiche. anche grazie alla sua acclamata e imitata copertina, progettata dagli artisti pop inglesi Peter Blake e Jann Haworth, che diventato uno degli album pi significativi dell'epoca. Nel 1967 i Velvet Underground pubblicano il loro album di debutto The Velvet Underground & Nico, con la celebre copertina disegnata da Andy Warhol: su uno sfondo bianco, un adesivo raffigurante una banana gialla, e la scritta Peel slowly and see. Chi rimuoveva l'adesivo trovava sotto il disegno di una banana rosa. Tra le copertine pi note realizzate in collaborazione con celebri artisti visivi ricordiamo poi Cheap Thrills dei Big Brother & The Holding Company (1968, artwork del fumettista Robert Crumb), Patti Smith (Horses, 1975, foto di Robert Mapplethorpe), Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols (1977, copertina realizzata dall'artista inglese Jamie Reid), la controversa copertina di Appetite for Destruction dei Guns N' Roses (1987, un dipinto di Robert William), Goo dei Sonic Youth (1990, copertina di Raymond Pettibone), Dangerous di Michael Jackson (1991, copertina dell'artista pop-surrealista Mark Ryden) e pi recentemente (dal 1998) i lavori di Jamie Hewlett per i Gorillaz. In Italia, Andrea Pazienza ha disegnato, tra l'altro, copertine per Roberto Vecchioni (Robinson, 1979; Montecristo, 1980; Hollywood Hollywood, 1982; Il grande sogno, 1984), Pfm (Passpart, 1978), Enzo Avitabile (S.O.S. Brothers, 1986). Hugo Pratt ha illustrato Mari del Sud di Sergio Endrigo (1982), Milo
Manara Tango dei miracoli di David Riondino (1987) e La grande avventura di Riccardo Cocciante (1988), Guido Crepax Come sei bella de I Camaleonti (1973) e Per una donna di Massimo Ranieri (1975), Altan Noir di Enrico Rava (1996), Tanino Liberatore The Man from Utopia di Frank Zappa (1983). Per quanto riguarda l'ultimo decennio, meritano una citazione le numerose copertine disegnate da Alessandro Baronciani, che hanno forgiato una certa estetica indie italiana (Altro, Bugo, Tre Allegri Ragazzi Morti, Baustelle). Significativa anche la produzione di Davide Toffolo, fumettista, illustratore ma anche musicista (Tre Allegri Ragazzi Morti). Ricordiamo inoltre le copertine di Igort per i Rio Mezzanino (Economy with Upgrade, 2008), Gipi per Le Luci della Centrale Elettrica (Canzoni da spiaggia deturpata, 2008), David Diav Vecchiato per Luca Sapio (Who Knows, 2012), Otto Gabos per Marco Rovelli (LibertAria, 2009), Ericailcane per Comaneci (You a Lie, 2009). Di musica e illustrazione abbiamo parlato con Tanino Liberatore, Alessandro Baronciani, Davide Toffolo ed Erica Calardo. Tanino Liberatore Vero nome Gaetano Liberatore, nato a Quadri, nel 1953, fumettista, illustratore e pittore. celebre soprattutto per il personaggio Rank Xerox (poi Ranxerox), ideato dall'amico Stefano Tamburini e disegnato inizialmente da Tamburini con la collaborazione di Andrea Pazienza e Liberatore. Dal 1980 Liberatore ne diventa il disegnatore ufficiale. Nel 1980 esce il primo numero di Frigidaire, rivista di fumetti, musica, inchieste giornalistiche ed altro fondata da Liberatore insieme a Vincenzo Sparagna, Tamburini, Filippo Sczzari, Pazienza e Massimo Mattioli. Dal 1982 vive e lavora in Francia. Fanatico di musica, soprattutto americana e inglese, dal 1974 al 1978 disegna copertine di dischi per la Rca italiana. Le copertine che ho realizzato per la Rca non erano copertine con un concept, come quella che ho creato in seguito per Frank Zappa, afferma. A volte me le chiedevano la mattina e dovevo consegnarle il pomeriggio, per cui non erano molto studiate. Le copertine pi elaborate tra quelle che ho creato per l'Rca furono quelle realizzate per I Lupi e Agnese dolce Agnese di Ivan Graziani. Nel 1983 realizza la copertina dell'album The Man from Utopia di Frank Zappa. Una ragazza si presenta da Zappa come giornalista, con in mano una copia di Ranxerox. Al musicista piace il fumetto e fa contattare Liberatore e Tamburini. All'inizio voleva fare addirittura una storia a fumetti su tutto il suo tour italiano, che stato una tragedia per lui, ricorda divertito Liberatore,
ma poi si fatta solo la copertina. Zappa voleva metterci dentro tutto quello che gli era successo: le zanzare, gli organizzatori che pensavano pi a sniffare coca che a organizzare... Siccome non amo le copertine in cui ci sono troppi elementi, gli ho proposto di occuparmi io del davanti, e nel retro avrei messo tutto quello che voleva lui. Quindi ho fatto lo schizzo della copertina e ci ho messo questo cazzo di ammazza mosche. Mi sembrava troppo, cos l'ho sgommato. Ma sai, con la gomma non va mai via tutto... Lui l'ha visto e ha detto: perch l'hai tolto? Con Zappa stato fantastico, si instaurato veramente un buon rapporto, penalizzato purtroppo dal fatto che non parlo inglese. Tanino riesce a incontrare un altro dei suoi idoli musicali, Miles Davis, ma sfortunatamente la collaborazione non si concretizza, per colpa di intermediari poco simpatici. Miles Davis and al Nancy Jazz Festival qui in Francia, racconta l'artista, e quell'anno avevo disegnato io il manifesto. C'era una nera un po' strana con uno strumento inventato, una specie di sassofono. Davis vide questo disegno e si fece procurare gli altri miei lavori. Poi ha voluto incontrarmi e mi ha detto: 'guarda che cosa ho disegnato da quando ho visto i tuoi lavori'. Aveva iniziato a disegnare solo fiche e cazzi (ride, ndr). Il fatto che nel mio lavoro, soprattutto Ranxerox, di fiche e cazzi ce ne sono pochissimi. Evidentemente il modo in cui disegno che fa venire a galla... l'allupato sessuale che sono.... Non invece mai riuscito ad incontrare il suo terzo mito musicale, Robert Wyatt, n a collaborare con lui. Anche se, alla fine degli anni Settanta, realizza un manifesto ispirato alla sua musica: Era un ritratto di Wyatt, e sopra ci stavano degli insetti iperrealisti che si muovevano. Tutto questo muovere di insetti era ci che mi evocava la musica di Robert Wyatt all'epoca. Ho regalato questo manifesto a Tamburini, che poi aveva bisogno di qualcuno di quegli insetti e l'ha fatto a pezzi. Mi sono incazzato forte!. Pi recentemente, Tanino realizza copertine per i dischi di Pacifico (Dolci frutti tropicali, del 2006) e The Bloody Beetroots (Romborama, 2009). Di quest'ultimo racconta: Bob (Sir Bob Cornelius Rifo, alias The Bloody Beetroots, ndr) era un ragazzino dalle idee molto chiare quando abbiamo fatto il primo disco. Da allora diventato una star. Ho finito proprio ora di disegnare la seconda copertina per lui. Davanti c' lui, con una mezza Lubna (personaggio di Ranxerox, ndr), si basa su una copertina di Ranxerox ma modificata, invece dietro ci sono tutti i personaggi che hanno partecipato al disco, tra cui Paul McCartney, Tommy Lee, Peter Frampton. L'uscita del disco prevista per settembre. Chiediamo a Tanino che senso ha oggi, per lui, l'artwork dei dischi. Non lo so. Bisogna dire che c' questo mercato parallelo del vinile che si riaperto, ma comunque sempre una nicchia. Diciamo che i presupposti e le necessit sono diverse. Mentre il 33 giri era abbastanza grande e potevi sviluppare un certo tipo di discorso,
di disegno, adesso bisogna trovare quel quid... tipo un logo, un'immagine che salti all'occhio in mezzo a questa marea di immagini e informazioni che abbiamo sullo schermo del computer. Dopo aver lavorato per un lungo periodo con il computer, da qualche anno Liberatore tornato all'analogico. Sto lavorando su grandi dimensioni (esattamente il contrario di quanto facessi prima), racconta, olio e carboncino sono i medium che utilizzo di pi in questo momento. Sto cercando di passare dall'illustrazione alla pittura e non una cosa cos scontata. Davide Toffolo Nato a Pordenone nel 1965, Davide Toffolo fumettista, cantante-chitarrista dei Tre Allegri Ragazzi Morti e titolare dell'etichetta indie La Tempesta. Tra gli artisti che l'hanno inspirato nel corso della sua vita cita Stan Lee, Magnus, Moebius, Paz (Andrea Pazienza, ndr), Sczzari, Liberatore, Crumb, Burns, i fratelli Hernandez, Tezuka e tanti altri. Afferma di aver sempre amato i
disegnatori di fumetti, o meglio i loro segni nelle copertine dei dischi. Crumb, Charles Burns per Iggy Pop (Brick by Brick, ndr), Paz, Liberatore. Perch, come la musica, anche i segni hanno dentro un mondo intero. Io ho disegnato poche copertine per altri, ma ho elaborato un immaginario complesso per i Tarm: cinquecento pagine di fumetti, il 'romanzo di fondazione' Cinque allegri ragazzi morti, tanti video in animazione, una decina di dischi, magliette e merce varia. E poi una maschera, che la cosa pi importante. Mi piacerebbe disegnare le copertine dei dischi di Giorgio Canali. Tutte. Magari lo far quando ripubblicheremo tutta la discografia antologica. Le copertine sono una cosa delicata. Io non sono un grafico, per questo motivo molte intuizioni o disegni miei vengono poi sviluppati da grafici. Negli ultimi dischi questa collaborazione stata con Alessandro Baronciani. Da pochi mesi uscito il settimo album dei Tre Allegri Ragazzi Morti, Nel giardino dei fantasmi, come sempre con una copertina
incantevole e originale. La copertina concettualmente stata immaginata da Enrico Molteni (il bassista dei Tarm, ndr), racconta Toffolo. Aveva in mente uno scorrimento in orizzontale per la versione da youtube, e da quello sono partito. Prima ho fatto un disegno lungo dove c'erano dentro fantasmi vari del nostro immaginario: dal Seor Tonto a Marcella, al Gorilla Bianco, fino a noi nella versione stilizzata di quest'anno. Il concept ormai era stabilito. Abbiamo deciso di assegnare un fantasma a ogni canzone, e di farle immaginare a Canedicoda, che in collaborazione con me ha realizzato i costumi dei fantasmi. A quel punto io li ho disegnati. Ma la copertina ha davvero preso la sua forma con l'arrivo di Alessandro (Baronciani, ndr), che con uno dei suoi colpi di genio ha ribaltato il lato di apertura dell'oggetto cd, cos a quel punto la copertina diventata proprio uno dei fantasmi, il disegno di noi tre. Ricapitolando: i disegni li ho fatti io, lo styling dei personaggi
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In basso a sinistra un autoritratto di Erica Calandro; in alto a destra Erica Calandro con i suoi colleghi alla Soupy. Nelle due pagine alcune copertine di dischi create da Liberatore, Calandro, Baronciani e Toffolo. Sotto il titolo la celebre cover di The Velvet Underground & Nico ideata da Andy Warhol
Canedicoda, la grafica e i colori Baronciani. Progetti futuri? Il prossimo progetto una specie di salto mortale carpiato. Una mia autobiografia dove definitivamente divento un personaggio dei fumetti. La storia mia e del mio uccello. Un buon argomento di vendita. E poi sto lavorando alla raccolta di tutto il materiale grafico dei Ragazzi Morti, vent'anni nei quali tanti artisti hanno partecipato alla realizzazione di un immaginario unico. Alessandro Baronciani Nato a Pesaro nel 1975, Alessandro Baronciani lavora come grafico per Universal, Mescal e La Tempesta. Ha illustrato tutte le copertine degli Altro, il gruppo punk in cui suona la chitarra e canta, e poi, partendo dalla provincia: Sprinzi, Camillas, Afraid!, Ronin, Ovo, Tre Allegri Ragazzi Morti, Baustelle, Bugo, Sick Tamburo, Disco Drive, Perturbazione, Raein, e altre. Quella di cui pi orgoglioso quella per i Baustelle (Cofanetto illustrato della giovinezza, 2010). Mi piaciuto come siamo arrivati alla copertina, racconta. stato il lavoro del grafico come me lo sono sempre immaginato, cio tirare fuori, sistemare e fissare sulla carta le idee della band. La maieutica del grafico. Alle volte basta pochissimo. Ad Nellimmagine grande unillustrazione creata per Alias/ Ultrasuoni da Alessandro Baronciani.
Hi-Fructose, innamorandomi dei dischi della Sympathy for the Records Industry (soprattutto) per le loro copertine. Paolo e Andrea sono cresciuti a suon di garage, soul e punk rock. Soupy sintetizzata dal nostro logo, una zuppa di ramen stilizzata, in cui galleggiano dischi neri con label ciano, magenta e giallo... il simbolo della nostra idea di fusione fra arte e musica: un piatto con ingredienti ben distinti fra loro la cui giustapposizione crea un sapore completamente nuovo. Quella di stampare solo dischi in vinile non stata una vera scelta, non avremmo potuto fare altrimenti. Paolo e Andrea non hanno mai comprato cd. Per noi il disco in vinile. Punto. Sul sito di Soupy Records si legge: Letichetta mira a fondere i
contenuti musicali con le arti figurative. Ogni copertina affidata, infatti, ad artisti emergenti o poco conosciuti nel campo delle arti visive, per cercare di rendere ogni disco un oggetto d'arte a 360 gradi. Alla faccia degli anonimi e insipidi file audio! Io e i miei soci siamo terribilmente all'antica, confessa Erica. Nel mio studio si usano solo tecniche tradizionali. Il digitale relegato a un ruolo di supporto. Le cose mi piace toccarle e annusarle, tenerle in mano, guardarle. Mi piace che un disco abbia una personalit individuale: non pu e non deve trattarsi di una mera sequenza di 1 e 0 archiviata in un hard disk. Una produzione Soupy illustrata (meravigliosamente) dalla stessa Erica You Better Find Out dei The Pamela Tiffins. punk rock puro! Ho ascoltato questo disco e ho pensato ad Hawah, la bimba con la mela, uno dei miei pezzi pi 'in stile' con il pop surrealismo americano. Da Eva a Biancaneve c' il filo rosso del principio femminile associato al male, al peccato e simbolizzato da una mela (in latino malum male ed mela), in questo caso candita: non sono cos seria. Hawah la mia riflessione sulla donna, sul femminile.
Una riflessione un po' polemica, e ho voluto associarla a una band che adoro, in cui convivono e hanno lo stesso peso il principio maschile e quello femminile. Ma Soupy non si limita alla produzione di deliziosi dischetti in vinile. un momento difficile per la piccola discografia indipendente, racconta Erica. Ci dedichiamo moltissimo alla produzione di merchandising, ramo sicuramente pi remunerativo: t-shirt, spillette, shopper. Molti di questi oggetti sono disegnati da Erica stessa, altri da artisti emergenti quali la pittrice Ania Tomicka, la fumettista Flavia Biondi, Alpe Tiffin e tanti altri. Per quanto riguarda il futuro prossimo di Erica, l'aspettano tante collettive e la sua prima personale italiana: Festino Baroco (in autunno da Mondo Bizzarro Gallery, a Roma).
Nellera digitale hanno ancora senso le copertine dei dischi? Quattro disegnatori italiani raccontano le loro storie
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RITMI
sentimenti come paradigmi fondativi di identit e conoscenza. C ancora qualcuno che vede questa combinazione come un matrimonio esotico? No, probabilmente no, anche se penso che gli accademici in questo campo (come in altri) tendono a credere che ci che importa di pi musicalmente (cos come per altre forme darte) sia linterpretazione. Se si guarda al significato della musica specialmente se opaco, ambiguo, ecc. - allora gli accademici hanno un compito in cui possono diventare esperti: lo svelamento del senso che in qualche modo nel testo o nella performance. Se la musica senza significato, cosa c allora da fare? Esteticamente gli effetti viscerali e emozionali della musica potrebbero essere pi significativi del significato stesso della musica. Questi effetti pongono lattenzione, unattenzione inquietante, sulla soggettivit e lirrazionalit del gusto, considerazioni in cui gli accademici non sono necessariamente esperti. Il suo lavoro di musicologo sempre stato guidato da un interesse, lessico e modo di vedere sociologico; la sua interpretazione dello stato della musica vive nel territorio liminale tra sociologia, filosofia e cultura materiale. Inoltre, la sua pratica collocata allovvio incrocio tra musica e scrittura e per certi versi possiamo perfino aggiungere che la musica live totalmente capita solo nella sua relazione con il pubblico (danzante). Sociology of Rock, con il suo titolo, d un chiaro esempio dellinterazione tra campi eterogenei di conoscenza; questa composizione eclettica aggiunge valore alla sua metodologia, una risorsa, d unoccasione in pi al pubblico per comprendere, e per ultimo, una potente reazione alla categorizzazione accademica che tende a favorire un irrealistico e utopico purismo. La sua biografia la dipinge come un uomo e professore impegnato politicamente; mi pu dire qualcosa a proposito della sua relazione tra musica e politica nella sua vita e lavoro? Ho iniziato come marxista e continuo a credere che la cultura debba essere approcciata attraverso una comprensione dei significati e delle relazioni di produzione e con unattenzione precisa allideologia e al discorso. Per me, ogni studio accademico coinvolge la politica e
Lautore de La sociologia del rock torna con un nuovo libro in cui spiega come concerti e eventi dal vivo generino da sempre ben pi ricchezza della musica registrata
linteresse nei dettagli del potere (nello studio di registrazione o allo stadio). Il mio approccio qui era senza dubbio condizionato dalle mie personali condizioni di produzione, le mie circostanze socio-storiche. La musica rock, per esempio, di cui mi sono sempre occupato con impegno da fan, giornalista e accademico, aveva le sue condizioni e assunzioni politiche che dovevo abbracciare. Ma la mia politica pi che con istanze particolari ha avuto a che fare con un pensiero impegnato di fan, giornalista e accademico. Mi sono sempre interessato, per esempio per quanto riguarda le linee politiche musicali, dei modi in cui la preoccupazione accademica per il metodo e per levidenza potesse avere un effetto pratico. Questo ha significato, forse ironicamente, che sono sempre stato pi interessato a capire (piuttosto che a denunciare) lindustria musicale, come anche a vedere il ruolo accademico come quello di un cittadino rappresentante di idee e pratiche piuttosto che dalla prospettiva di un interesse industriale (nelle discussioni sul copyright, per esempio). La musica stata, in un certo senso, la materializzazione della mia ideologia politica: un utopismo pratico.
Dalle pagine di Rolling Stone e Creem negli anni Settanta, passando per NewStatesman e Observer, una pungente e prolifica critica ha sempre contraddistinto il lavoro di Simon Frith, professore che attualmente dirige il dipartimento di musica dellUniversit di Edimburgo e che dal 1992 presiede la giuria dei Mercury Music Prizes. Giornalista e sociologo musicale, Frith si sempre dedicato allanalisi di ci che solitamente viene sentito pi che spiegato. I suoi primi articoli pubblicati furono recensioni su Gene Vincent e Small Faces; ora, ha da poco dato alle stampe il primo di tre volumi sulla musica live in Gran Bretagna dagli anni Cinquanta a oggi.
Lobiettivo di The History of Live Music in Britain descrivere le relazioni tra musica, business e i vari posti di aggregazione pubblica nati e sviluppatisi dal 1950 a oggi. Da quale teoria o circostanza nato il libro? Il libro sulla musica live nato da una considerazione che ci apparsa sempre pi stringente: gli studi sulla musica pop (e le sue storie sociali) tendevano a dare per scontato che lindustria musicale post-bellica significasse lindustria della musica registrata. Alla fine del XX secolo questa opinione fu messa in dubbio Qui accanto gli Small Faces, sopra un evento live, la copertina del libro e un ritratto di Simon Frith
dal cambiamento tecnologico (la digitalizzazione fu sinonimo di crisi per le industrie discografiche a quel tempo, quando il business globale della musica live, Live Nation, si stava costruendo) ma ha anche significato ignorare la realt delle vite dei musicisti (la maggior parte dei musicisti guadagna pi dalle performance live che dai diritti ricavati dalle vendite degli album). Nel 2003 io e Martin Cloonan siamo stati coinvolti in un progetto che voleva tracciare uno schema dellindustria musicale scozzese. stato ci che abbiamo trovato (ossia che il settore della musica live in Scozia era molto pi significativo economicamente rispetto al settore della registrazione) a portarci a sviluppare un progetto che guardasse alla storia della musica post-bellica in Gran Bretagna dalla prospettiva dei promotori di musica live, piuttosto che da quella delle industrie discografiche. In Performing Rites, libro del 1998, lei distingue tra le ponderate visioni dei critici e la cosiddetta critica da conversazione; le prime sarebbero sinonimo di profonde analisi, mentre la seconda ci che avviene con molta probabilit al bar, dove in genere si meno attenti alle parole che si usano e non si particolarmente impegnati nel giustificare i propri gusti. Nonostante ci, molti fan formano e sviluppano le proprie opinioni musicali chiacchierando al bar. Nel suo lavoro la parola valore compare molte volte in contesti differenti. Quale pensa sia il valore di una critica da conversazione? Per tutti i fan (di tutti i generi musicali) il valore della critica da conversazione ovvio. essenziale alla creazione di comunit musicali -
che sono, in essenza, comunit discorsive. il setting in cui le opinioni prendono forma, i termini critici si raffinano, levidenza viene testata. La domanda se i critici dovrebbero essere o sono fan di questo tipo. In una cultura pop la risposta probabilmente s. Il blog, per esempio, ha avuto un effetto interessante sulla conversazione critica. La migliore critica rock ai nostri tempi scritta in forma di blog, ma da critici affermati. Blogger come Simon Reynolds e Richard William, per esempio, sono figure autorevoli oggi (con un forte senso della tradizione critica) cos come quando scrivevano esclusivamente per giornali e magazine, ma i loro lettori ora possono rispondere direttamente, individualmente e spesso immediatamente. Un intervento che di solito si presenta non come una risposta, ma come un modo per continuare la conversazione. Il suo lavoro combina musica e accademia, istintivit e note a pi di pagina, emozioni e critica; discutere analiticamente di musica rock non solo la conferma di una cultura dalla natura ibrida, senza distinzioni dicotomiche tra alto e basso, ma anche epitome dei
ON THE ROAD
My Bloody Valentine
L'atteso ritorno della band shoegaze irlandese che con il loro sound hanno influenzato centinaia di gruppi negli ultimi trent'anni. Bologna LUNEDI' 27 MAGGIO (ESTRAGON) Ciampino (Rm) MERCOLEDI' 29 MAGGIO
(ORION)
King Tuff
Nome d'arte di Kyle Thomas, gi nei Witch di J Mascis. Garage rock'n'roll stile anni Sessanta. Marina di Ravenna (Ra) GIOVEDI'
30 MAGGIO (HANA-BI/BEACHES BREW, CON BEACH FOSSILS, CHRIS COHEN E ALTRI) Roma VENERDI' 31 MAGGIO (MUZAK)
Dinosaur Jr.
Torna, in formazione originale, una delle band pi importanti del rock alternativo americano. Torino SABATO 25 MAGGIO (HIROSHIMA
MON AMOUR) Mosciano S. Angelo (Te) DOMENICA 26 MAGGIO (PIN UP) Roma LUNEDI' 27 MAGGIO (BLACKOUT)
Grizzly Bear
La band di Brooklyn fra post rock, elettronica e psichedelia. Milano MARTEDI' 28 MAGGIO (ALCATRAZ)
Peter Murphy
Torna uno dei miti del dark anni Ottanta, leader dei Bauhaus. Ciampino (Rm) DOMENICA 26 MAGGIO
(ORION)
Deptford Goth
Elettropop d'ambiente per l'inglese Daniel Woolhouse. Roma MARTEDI' 28 MAGGIO (CIRCOLO
DEGLI ARTISTI, CON HOW TO DRESS WELL)
Kasabian
Una realt consolidata del pop rock inglese. Milano GIOVEDI' 30 MAGGIO (PIAZZA DUOMO)
Seapony
Indie pop virato verso lo shoegaze pre la band di Seattle. Milano MERCOLEDI' 29 MAGGIO (OHIBO') Padova GIOVEDI' 30 MAGGIO (SUMMER
STUDENT FESTIVAL)
Big Country
Torna la band new wave anni Ottanta scozzese, con Mike Peters (ex Alarm) al posto dello scomparso leader Stuart Adamson. Milano MARTEDI' 28 MAGGIO (TUNNEL)
Green Day
In Italia la pop punk band Usa. Trieste SABATO 25 MAGGIO (PIAZZA UNITA'
D'ITALIA)
Liars
Il punk-funk della band newyorkese vira anche verso la psichedelia estrema. Roma LUNEDI' 27 MAGGIO (CIRCOLO
DEGLI ARTISTI)
Chris Cohen
L'ex batterista degli Ariel Pink's Haunted Graffiti presenta il suo primo album. Marina di Ravenna (Ra) GIOVEDI'
30 MAGGIO (HANA-BI/BEACHES BREW, CON BEACH FOSSILS, KING TUFF E ALTRI) Carpi (Mo) VENERDI' 31 MAGGIO (MATTATOIO)
Dirty Beaches
Lo-fi e rockabilly per il musicista taiwanese di origini e canadese di adozione Alex Zhang Hungtai. Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI'
28 MAGGIO (HANA-BI-BEACHES BREW) Roma MERCOLEDI' 29 MAGGIO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI)
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ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA VIOLA DE SOTO GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE MARIO GAMBA ROBERTO PECIOLA
BABA ET SA MAMAN BABA ET SA MAMAN (Afrodisia/Goodfellas) Baba Sissoko e un progetto a cui teneva in modo imprescindibile. Si atteso, ma alla fine arrivato. Denso di significati e di narrazioni. Con lui la madre Djeli Mah Damba Koroba alla voce. Che talento! Con loro altri musicisti: gente di famiglia come il virtuoso Djime Sissoko allo ngoni, e ancora Zoumana Tereta al soku. pura musica tradizionale maliana. Chi vuole se la figuri come parente stretta del blues. Rimane unico e irremovibile il risultato finale: unincisione di rara bellezza, meravigliosa e priva di temporalit. (g.di.)
JAZZ
Dialoghi di coppia
Terreno minato ma al contempo diretto ad osservare panorami vertiginosi, quello del duo jazzistico: non una formula chiusa n portata a compimento storico, come ad esempio i trii con pianoforte, e ogni volta che ci si mette qualche musicista di valore i risultati arrivano. Come in Only Many, (CamJazz) collaborazione tra il trombettista Ralph Alessi e il pianista Fred Hersch. I due musicisti stringono un dialogo serrato, attento, quasi a studiarsi l'un l'altro nelle pause, ma non mancano momenti di purissimo ludos, in cui sembra di vederli che si strizzano l'occhio. Duetti vari, meditati e sempre caratterizzati da radiose, cantabili aperture per il nuovo lavoro del chitarrista Maurizio Brunod. In Duets (Caligola Records) il confronto con gente del calibro di Miroslav Vitous, Achille Succi, Danilo Gallo, Daniele Di Bonaventura, Massimo Barbiero. Il sax corposo di Max Ionata e il pianoforte swing di Dado Moroni in Two for Duke (Milesuoni): un bel modo di rendere omaggio al genio senza tempo di Ellington. (Guido Festinese)
COCOROSIE TALES OF A GRASS WIDOW (City Slang) Ad ascoltarlo e riascoltarlo qualche dubbio ci viene. Il quinto album delle sorelle Casady, che all'inizio ci aveva colpito alla grande, ai successivi ascolti ha perso un po' del suo fascino. Niente da eccepire: ben fatto, carino, il solito accurato lavoro di ricerca sonora, ma alla fine dei giochi mancano i pezzi, le canzoni, di quelle che ti prendono a schiaffi e ti stendono. E non basta la presenza, sempre gradita, per carit, di mr. Prezzemolino Antony. Ma certo che End of Time proprio uguale a Self Control di Raf... Sar per la prossima. (r.pe.) DAFT PUNK RANDOM ACCESS MEMORIES (Sony Music) Noi disco maniaci abbiamo la memoria lunga. Ci siamo sorbiti gli insulti dei punkettari, le critiche snob e i vaticini nefasti: canzoni senza futuro. Bene, trent'anni dopo ci prendiamo la rivincita grazie al nuovo lavoro del duo re del french touch che, perfidi, regalano un album di pura musica disco, suonata senza campionatori ma da musicisti in carne e ossa, e ospitando i geni di quegli anni (Giorgio Moroder, Nile Rodgers) e gente che in quel periodo non era nata (Pharrell Williams, Julian Casablancas). Risultato? Folgorante, con le chitarrine di Nile come non sentivamo dai tempi degli Chic, i synth strappati da un album di Donna Summer e il voocoder dei Lipps Inc. Ma un disco, soprattutto, di grandi canzoni, che non finiresti mai di riascoltare. (s.cr.) LOVELESS WHIZZARD WE WERE ONLY TRYNG TO SLEEP (Seahorse Recordings/Audioglobe) Il debutto di questo trio di ventenni catanesi ha un sapore adolescenziale, la genuinit di qualcosa che stato creato perch se ne sentiva davvero il bisogno. Un disco, nato in soli cinque giorni alle pendici dellEtna, di grande impatto, potente e liberatorio che si accompagna a momenti decisamente onirici. (v.d.s.)
INDIE
JAZZ/2
OST
LA GIACCA DI IGGY
Torna Bebo Best & The Super Lounge Orchestra. Il disco si intitola Mambossa-Mambo Bossa Love (ChinChin/Artcore AC2087; 2013) e segue le linee guida indicate dal titolo. L'artista veneziano percussionista/batterista con forti empatie per il jazz - si affida anche a Brenda Boykin e a Iain MacKenzie e in quei due pezzi il cd decolla: stessa canzone, stesso titolo (a termini invertiti, The Swing and the Hit e The Hit and the Swing), bossa veloce, punti di vista maschile e femminile. Ritmo irresistibile. Sensuale Anna Luca in Bebo and Gil, omaggio ideale a Gilberto Gil con cui Best ha collaborato e ai mondi swing dello stesso Bebo, esaltato nel pezzo da una voce che rianimerebbe anche un sasso. Nella sua carriera Best ha collaborato con una teoria di musicisti, tra cui Jon Hassel, Sakamoto, Zappa, Wim Mertens ecc. intrecciando stili e ritmi. Encomiabile il tentativo - iniziato nei dischi precedenti Saronno on the Rocks o D'jazzonga - di ravvivare i mondi ultralounge riaffiorati 15 anni fa con la Generazione Cocktail. Debuttano The Rising con un album omonimo; la band beat and soul di Southampton infila pezzi travolgenti come Shine just Like the Sun o Show Me the Money. Avvincente anche My Small Faces and My Kinks Cds, titolo che spiega tutto del quintetto. Molto Oasis la ballata Always Let You Down. Altro debutto: si chiamano Marta Ren & The Groovelvets e si rappresentano con il singolo 2 Kinds of Men/Summer's Gone (Didn't Swim) (Record Kicks RK 45050). Il primo un soul sostenuto con tentazioni breakbeat. Il secondo pezzo un guizzo estivo, delicatamente tropical. La band portoghese - sono di Porto - ruota intorno a una sezione ritmica robusta su cui si innesta la voce sottile di Marta Ren. Finale dedicato a Iggy Pop e allincredibile storia del giubbetto di pelle che lartista indossa sul retro copertina di Raw Power (1973): pelle nera con inserto maculato sul davanti e sulle maniche e muso di leopardo sulla schiena. Gli stilisti John Dove e Molly White ne realizzarono nel 71 cinque esemplari presentati su Luomo Vogue. Un capo fu acquistato da Iggy, uno dal tastierista inglese Zoot Money, uno fu donato allagente inglese dei due stilisti, uno se lo tenne Dove, un altro fu acquistato da un signore rimasto anonimo. Nel 1991 compare addosso a Stan Lee, chitarrista dei Dickies, un tempo compagno tossico di Iggy. In unintervista a Rolling Stones, Lee racconta di come nel 75 lo Stooge non aveva soldi per pagargli la roba e quindi gli diede la giacca a garanzia. Iggy la reclamer negli anni ma Lee rifiuter. Ora nelle mani di Long Gone John, boss della Sympathy for the Record Industry e grande collezionista di cui va visto il documentario biografico The Treasures of Long Gone John. Questi lha acquistata nel 1998 da Stan per 2mila dollari.
Beach Fossils
Direttamente dalla scena noise pop di New York. Marina di Ravenna (Ra) GIOVEDI'
30 MAGGIO (HANA-BI/BEACHES BREW, CON CHRIS COHEN, KING TUFF E ALTRI)
Joe Satriani
Un virtuoso della chitarra elettrica. Rimini DOMENICA 26 MAGGIO (VELVET) Napoli MARTEDI' 28 MAGGIO (TEATRO
PARTENOPE) Roma MERCOLEDI' 29 MAGGIO (ATLANTICO LIVE) Trezzo d'Adda (Mi) GIOVEDI' 30 MAGGIO (LIVE) Firenze VENERDI' 31 MAGGIO (OBIHALL) Padova SABATO 1 GIUGNO (GRAN TEATRO GEOX)
Mudhoney
Una delle band pi importanti del grunge. Firenze VENERDI' 31 MAGGIO (VIPER)
Adam Green
Un capostipite della nuova scena anti-folk newyorkese. Sestri Levante (Ge) MERCOLEDI'
29 MAGGIO (MOJOTIC FESTIVAL)
Angelica Festival
Entra nel vivo la manifestazione con Apartment House che esegue partiture di Christian Wolff (presente al piano), con varie prime italiane. LOrchestra e il Coro del teatro comunale di Bologna, dirette da Marco Angius, suoneranno poi musiche di Wolff, Adriano Guarnieri, Giacinto scelsi e Christian Wallumrd. Bologna SABATO 25 E DOMENICA 26
MAGGIO (SANTUARIO DEL CORPUS DOMINI DI S. CATERINA, TEATRO AUDITORIUM MANZONI)
Debademba
Ritmi afro, blues, jazz, salsa e rock per l'esplosiva band maliana. Roma SABATO 25 MAGGIO (ANGELO MAI)
Daniel Johnston
Il cantautore statunitense, esponente della scena alt folk e alt rock californiana. Roma MERCOLEDI' 29 MAGGIO (ANGELO MAI)
Carroponte
L'edizione 2013 della rassegna si apre con Il Teatro degli Orrori e Adam Green. Sesto San Giovanni (Mi) MERCOLEDI'
29 E GIOVEDI' 30 MAGGIO (PARCO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE EX BREDA)
Ibrahim Maalouf
Unica data italiana per il Diagnostic Tour del trombettista francolibanese Ibrahim Maalouf, una delle voci pi originali del jazz contemporaneo. Maalouf accompagnato da Youenn Le Cam (flauto, tromba), Frank Woeste (piano elettrico), Franois Delporte (chitarra), Laurent David (basso) e Xavier Rog (batteria). Il concerto (a ingresso gratuito) nellambito del festival Suona francese. Bari SABATO 1 GIUGNO (TEATRO PETRUZZELLI)
Texas
Il ritorno della pop band britannica. Ronco Campo Canneto (Pr)
SABATO 25 MAGGIO (CIRCOLO ARCI)
The Babies
Country folk e elettronica per il duo newyorkese. Guastalla (Re) SABATO 1 GIUGNO
(HANDMADE FESTIVAL)
(16)
CONNECT/DISCONNECT
PARKINSON
Incontro con la pittrice Pola Wickham e la regista Betta Lodoli autrici di un film sul mistero della sofferenza dellumano e della ricerca di s attraverso larte
di MARIA GROSSO
Una tenda impalpabile e aerea che pure sa farsi confine inviolabile innanzi al mistero dellumano, della sofferenza e della ricerca di s attraverso larte. C rispetto cura attenzione e al tempo stesso levit nel modo in cui Connect/ Disconnect, un breve film di Pola Wickham e Betta Lodoli si approssima a una esperienza di arteterapia attraversata e condivisa da sei persone affette dal morbo di Parkinson. Dietro la tenda ci aspetta una serie di sedie vuote colorate, una ac-
affrontare. Lo spirito quello di una attenta indagine documentaristica dunque, ma nello stesso tempo Connect/Disconnect lavora tanto sulla risonanza poetica dellimmagine, grazie anche a un utilizzo molto particolare della sovrimpressione. Una cifra di montaggio (qui suo e di Wickham in collaborazione con Mario Marrone, ndr) che amo particolarmente. In questo caso permette di evidenziare la stratificazione delle tante prospettive dellimmagine e anche di accomunare i vissuti, di creare punti di tangenza. Nello stesso tempo crea un ritmo, come una danza di dissolvenze incrociate che mi ha consentito di trasmettere attraverso limmagine in movimento il dinamismo allinterno del foglio e la tensione dellopera che si viene gradatamente formando. Tutto questo in una dimensione sonora che non prevede voci. Una scelta che vuole diffondere una atmosfera di raccoglimento e di attenzione allinteriorit: non ci sono che gli esseri umani con la loro presenza, i loro quadri e la natura. E alla fine lopera conclusa fa capolino, appare scompare e si sovrappone ai volti che adesso guardano in macchina, primi piani, dettagli di sorrisi, occhi che si rivelano, stanno. Le forme finali sono quelle dellautorappresentazione e non poteva che essere cos: cercarsi, provare a dire se stessi, cogliersi forse per un attimo oltre il dolore del doversi ritrovare. Dallintero processo irradia forte il senso di una frammentariet interiore di cui cerchiamo il bandolo, ipotizzo. Non abbiamo cercato questa lettura, ma ci riconosciamo. Siamo frammentati, come un mosaico. Questa finitezza dellumano, questa filigrana di sottili equilibri abbiamo voluto cercare di guardare in faccia oltre la paura della solitudine e della non accettazione. Da questo si genera la rivoluzione di un sorriso vero. Siamo tanti pezzettini eppure siamo un unicum, anche quando ci sembra di essere incompiuti. Al ritratto di una delle donne, era la pi brava, alla fine mancavano solo pochi quadratini .