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2 Atlantide nel tempo

La storia del mistero di Atlantide comincia circa due millenni e mezzo fa, quando nel 379 A.C. il
grande filosofo greco Platone ne parla per la prima volta in due suoi dialoghi, il Timeo ed il Crizia.
L'idea di una vasta e meravigliosa terra scomparsa suscitò sin da presto la curiosità e lo
scetticismo altrui. Molti, alla stessa epoca in cui visse Platone, cominciavano a chiedersi
veramente se questa storia poteva essere possibile. Fra i tanti è da notare come i discepoli del
filosofo avevano aperto una discussione su tale argomento nell'Accademia stessa. Uno di loro, a
quanto dice il primo commentatore dei dialoghi (Proclo), di nome Crantore sembrerebbe si fosse
recato in Egitto per verificarne la veridicità e il responso fu positivo. Tuttavia, recentemente, Peter
James, un noto archeologo inglese che ha individuato Atlantide in Turchia, ha fatto notare come la
traduzione del testo di Proclo sia ambigua. Infatti viene usato il pronome egli, che guardando il
contesto potrebbe riferirsi parimerito a Platone e Crantore. Riportiamo qui la traduzione di alcune
delle parti più significative del commento di Proclo:

"Con tutto il rispetto per l'intero racconto di Atlantide, alcuni affermano che è storia vera: questa è
l'opinione di Crantore, il primo commentatore di Platone, il quale sostiene che il filosofo venne deriso dai suoi
contemporanei per non essere lui l'inventore della Rapubblica, essendosi sempre limitato a trascrivere ciò
che gli Egiziani avevano scritto sull'argomento... Crantore aggiunge che questo è confermato dai profeti degli
Egiziani, i quali affermano che i particolari, così come li ha narrati Platone, sono incisi su alcune colonne che
si conservano ancora"

Sembrerebbe chiaro da questo stralcio che non ci sono dubbi su ciò che intendeva Proclo. Il
problema è che nell'ultima proposizione il soggetto nel commento originale era il pronome egli che
Taylor nel 1820 (unica traduzione all'opera di Proclo) tradusse erroneamente con Crantore. questa
è l'obiezione di James. Tuttavia noi ne poniamo (questa volta a lui stesso) un' altra: nella stessa
frase ricompare il nome Platone e questo già fa pensare che se il filosofo già era il soggetto vano
era anche ripetere il suo nome (non suonerebbe forse male ?). Non solo: Proclo allude a delle
colonne ove era incisa la storia di Atlantide, mentre Platone mai disse se il sacerdote di Sais la
trasse da papiri, geroglifici su muri o incisioni su colonne. Probabilmente questa delle colonne è
un'altra testimonianza che abbastanza ovviamente era portata da Crantore stesso che da questo
punto di vista può veramente aver verificato la veridicità del racconto di Platone! Abbastanza
curiosamente Proclo accenna poi ad un opera a noi non pervenuta, la Storia Etiopica di Marcello,
dove egli sembrava aver collezionato un ulteriore prova della fondatezza dei dialoghi di Platone:

"che un' isola simile, e così grande, sia esistita è evidente da ciò che dicono certi storici rispettabili in
merito al mare esterno. Perchè secondo loro in quel mare c'erano sette isole consacrate a Persefone ed
anche altre tre di grandissima estensione, una della quali era sacra a Plutone, un' altra ad Ammone e quella
di mezzo, grande un migliaio di stadi, a Poseidone. Essi aggiungono anche che gli abitanti di queste isole
conservavano il ricordo dei loro antenati o dell'Isola Atlantica ivi esistita e di come fosse incredibilmente
grande e che per lunghissimo tempo ebbe il dominio su tutte le isole atlantiche ed era anch' essa consacrata
a Poseidone.

Sappiamo invece chi fu il primo ad opporsi apertamente all'esistenza di Atlantide: il più famoso
discepolo di Platone e cioè Aristotele. Secondo lui la falsità del racconto era data dall'impossibilità
di far scomparire un vasto territorio nel giro di 24 ore e da ciò segui che "colui che l'ha inventata
l'ha anche distrutta" alludendo al grossolano errore di Platone nel chiudere bruscamente la storia
della civiltà atlantidea. Tuttavia nessuno portò mai prove concrete riguardo la falsità o veridicità del
racconto di Platone, se escludiamo l'incognita Crantore, citato indirettamente. Prima di Platone
qualcuno alludeva all'esistenza di isole paradisiache oltre le Colonne d'Ercole ma nessun
riferimento ad antichissime civiltà scomparse. Gli scrittori classici posteriori riguardo i dialoghi di
Platone si sono sempre soffermati a sottolineare l'incertezza che veleggiava su questo racconto,
ormai diventato un mistero,e usavano spesso ricordare le voci che giravano su presunte isole
amene che esistevano fuori dal Mediterraneo come un indizio che rendesse meno improbabile la
vicenda di Atlantide. Molto importante è l'interpretazione di Diodoro Siculo, uno storico, che parlò a
lungo di alcuni antichi popoli del Marocco presso le catene del monte Atlante e dava per vera la
questione di Atlantide, citando anche lui alcune presunte isole dell'Atlantico:

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"Ma adesso che abbiamo discusso ciò che riguarda le isole situate al di qua delle Colonne d' Eracle,
dobbiamo riferire di quelle che si trovano nell'oceano. Perchè molto al largo della Lybia esiste un isola di
considerevole grandezza, la quale, trovandosi in pieno oceano, dista dalla Libia un certo numero di giorni di
navigazione verso occidente. è una terra ricca di frutti, in gran parte montagnosa, con una non piccola
pianura di straordinaria bellezza, attraverso la quale scorrono fiumi navigabili usati per l'irrigazione; l'isola
contiene molti parchi con alberi di tutte le varietà e giardini in abbondanza, solcati da ruscelli in acqua dolce;
vi sono anche ville private lussuose... il clima di quest' isola è così mite che gli alberi producono frutti in gran
quantità, e anche i prodotti stagionali sono abbondanti, e così sembra proprio che, per la sua eccezionale
prosperità ed amenità, questo luogo debba essere dimora degli dei e non degli uomini.
I Fenici allora, mentre esploravano le coste aldilà delle Colonne d' Eracle per i motivi che abbiamo già
esposto, trovandosi a veleggiare lungo la costa libica, vennero sospinti da forti venti molto al largo
nell'oceano, e dopo essere stati sballottati dalla tempesta per molti giorni approdarono sull' isola di cui
abbiamo parlato, e quando ebbero notato la bellezza e felicità del luogo fecero in modo che fosse nota a tutti
gli uomini."

A dire il vero è provato che i Fenici riuscirono ad approdare nelle coste del Brasile, in Sud
America dove fiumi navigabili ce ne sono molti ed anche ricchezza e varietà di frutti. Però,
essendosi accorti di essere in un isola probabilmente la circumnavigarono ed allora potrebbe
trattarsi di Cuba o Hispaniola. Il racconto comunque è di origine fenicia probabilmente. Un
documento molto interessante e forse straordinario ci arriva da Eliano, che menzionò Atlantide
aggiungendovi un particolare non citato da Platone. Dal passo che segue è difficile se la fonte sia
un archivio scritto o le credenze di alcune popolazioni che Eliano (magari conoscendo Platone)
attribuì subito agli atlantidei:

"La gente che abita in riva all' oceano riferisce che gli antichi re di Atlantide, i quali facevano risalire la
loro ascendenza a Poseidone, portavano sulla testa delle fasce ricavate dalla pelle di arieti marini, in segno
di autorità. E le regine, analogamente, portavano bende ricavate dalla pelle di arieti marini femmina..."

Tuttavia nessuna conferma o scoperta, il dubbio rimaneva e durante il periodo dell'alto e basso
Medioevo fu addirittura dimenticato. L'interesse, la ricerca e la discussione su Atlantide infatti si
riprende grazie ai viaggi oltreoceano che segnarono la conquista del Nuovo Mondo nel 1492. Il
coraggio di protrarsi alla scoperta di nuove terre e di raggiungere le Indie grazie alla sfericità della
Terra era alimentato dalla possibilità di trovare varie isole durante il cammino che avrebbero reso
meno faticosa la traversata offrendo riparo e rifornimenti. Per viaggiare ancora più sicuri capitani e
ammiragli racimolarono qua e là svariate mappe che cercavano di descrivere l'ambiente che essi
avrebbero trovato in mare aperto. Molte di queste erano in possesso di Cristoforo Colombo che
era fiducioso sulla presenza delle isole sulla via per le Indie. Molte di queste mappe presentano un
isola di nome Antilia, dalla forma rettangolare, ma nessuna traccia di Atlantide. La carta più
sbalorditiva che risale a questo periodo è quella che possedeva l'ammiraglio turco Piri R'eis. La
carta risale al 1513 ed è sicuramente la copia di una mappa più antica presente nella biblioteca di
Costantinopoli. Mostra, con una ottima precisione nelle proporzioni, le coste della Spagna, Nord
Africa e dall'altro lato la parte estrema del Brasile con la foce del Rio delle Amazzoni. sotto ancora
vi è il profilo di una terra attaccata al Sud America, che dopo approfondite indagini, è risultato
essere il profilo costiero dell'Antartide libero dai ghiacci (anche se a noi non sembra così evidente
questo particolare). Nessuna traccia di Atlantide ancora. Con ogni probabilità Piri R'eis e molti altri
fecero in tempo a recuperare queste copie di originali molto più antichi sparsi per le biblioteche del
mondo. Queste carte sono delle fonti indirette che sembrano non suggerire la presenza di una
vasto continente in mezzo all'Atlantico, dove si supponeva dovesse essere Atlantide. Man mano
che andavano avanti le esplorazioni crescevano anche le mappe che venivano a coadiuvare gli
esploratori e cominciavano a venire compilati anche i primi planisferi. Al 1559 risale la carta
geografica di Adji Amhed che ritrae perfettamente il Nord America, unito però all'Asia trmite lo
stretto di Beiring proprio come in epoca glaciale migliaia e migliaia di anni fa. Per questo motivo e
per il fatto che la carta è troppo precisa per il numero di esplorazioni fatte fino a quel momento nel
Nord America, si può ritenere che anche essa fosse una copia di un originale antichissimo. Nel
mentre l'interesse su Atlantide si risveglia e molte mappe rappresentano addirittura il continente
antartico per intero prima ancora che esso fosse ufficialmente scoperto nel 1837. Fra queste i
planisferi di Oronzio Fineo e Mercator, mentre la più strabiliante è la carta di Bauche del 1759 che
mostra il continente diviso in due isole. Nella seconda metà del 1900 infatti si scoprì che

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sciogliendo i ghiacci l'Antartide rimarrebbe scomposta in due isole, una maggiore e una minore.
Questa è la carta che, vedremo, ispirò le teorie di Atlantide in Antartide nella seconda metà del
1900.

Per il momento nei secoli che vedono susseguirsi la rivoluzione scientifica, industriale e
culturale con illuminismo e romanticismo Atlantide rimane un mistero insolubile, ma qualcosa
aveva cominciato a muoversi. Da una parte la colonizzazione del Nuovo Mondo portò un vasto
patrimonio culturale riguardo miti e tradizioni delle civiltà pre - colombiane. Molta parte di questa
cultura è andata perduta, purtroppo, poiché i cattolici, decisi a ripulire il mondo da ogni forma di
pensiero pagano bruciarono migliaia di libri considerati eretici. Si scoprì comunque che in America
esistevano molte leggende di una terra scomparsa e di varie distruzioni della Terra. Non
mancavano inoltre molte affinità culturali tra queste civiltà e quelle antiche del Mediterraneo che
precedettero i Romani. Inoltre quando venne il turno degli Incas, le loro città colme di ornamenti
d'oro e metalli preziosi sembravano un sogno e vennero ripulite tutte. Ricordando quanto Platone
disse su Atlantide certi si convinsero che era quello il continente perduto di cui parlò.
Tuttavia nel 1882, grazie a questa importazione culturale ed allo sviluppo delle scienze si ebbe la
rivoluzione dello studio che possiamo definire "Atlantologico". Ignatius Donnelly, uomo colto del
congresso americano, pubblicò un best seller (tutt'ora stampato) intitolato "Atlantis: the
Antediluvian World". Questo libro che esponeva una teoria basata su 13 punti fondamentali si servì
di una profonda (anche se non sempre precisa) analisi della mitologia globale e delle recenti
scoperte geologiche. Infatti proprio in quel secolo venne scoperta, grazie all'impiego dello
scandaglio, la dorsale medio atlantica, che affiorava (ed affiora tutt'ora) fuori dall'acqua nelle
Azzorre e nell' Islanda. Essa è una possente catena montuosa sottomarina che arriva a qualche
chilometro di profondità. Donnelly pensò si trattasse della parte principale del continente di
Atlantide, sprofondato in quelle acque guarda caso nella stessa posizione data da Platone.
Tuttavia Donnelly non poteva sapere che per far affiorare una porzione consistente di questa
catena il livello del mare andrebbe abbassato di almeno 800 - 1000 metri. Tutto sarebbe risolto se
dal tempo della scomparsa di Atlantide fino ad allora le acque si fossero alzate così tanto, ma
sappiamo che non può essere vero. Allo stesso modo la dorsale non può essere relativamente
sprofondata in base alle scoperte sulla crosta terrestre dell'ultimo secolo. Ciò che comunque più
contò in questo lavoro fu il coinvolgimento di vari campi del sapere che secondo Donnelly
suggerivano la passata presenza di un continente in mezzo all'Atlantico: geologia, zoologia,
mitologia, linguistica, arte e così via. La sua teoria di un continente nel mezzo dell'Atlantico è stata
quella portante per quasi tutto il 1900, prima di essere stata più o meno svalutata durante gli anni
'70 per le scoperte di cui detto sopra. Molti hanno scritto libri sulla falsariga di Donnelly,
correggendo le sue imprecisioni talvolta troppo grossolane.

La botta data da Donnelly fece crescere esponenzialmente le ricerche e i libri su Atlantide che
nel corso di un secolo sono diventati migliaia. La teoria di un Atlantide "atlantica" faceva parte del
filone razionale, nel senso che era basata su uno studio che voleva essere obbiettivo e scientifico.
Fra i maggiori scrittori su questa ipotesi ci furono Lewis Spence, un mitologo scozzese e Charles
Berlitz, nipote del fondatore delle famose scuole di lingua e fra i maggiori linguisti del mondo lui
stesso. Ambedue rivedono gli argomenti di Donnelly corregendone gli errori più grossolani ma
pagano il fatto che molte scoperte geologiche al loro tempo non erano ancora state fatte. Così
Berlitz finisce per essere vago quando parla di grandi isole sull' Atlantico ipotizzando di abbassare
il livello del mare e Spence rimane a comparare inutilmente civiltà del vecchio e del nuovo mondo
per far vedere che ce ne era una centrale. Il culmine di questa teoria fu raggiunto nel 1968 quando
nelle acque poco profonde delle Bahamas fu scoperto quello che oggi viene detto muro di bimini.
Si tratta di una strada fatta di grossi blocchi squadrati che presenta pure angoli retti, opera
senz'altro dell'uomo . il problema è che quell'area era libera dalle acque solo prima della fine
dell'ultima glaciazione cioè 12,000 anni fa circa. La scoperta, attribuita al naturalista J. Manson
Valentine (scomparso nel 1994) fece scalpore in tutto il mondo e si aprirono grossi dibattiti sulla
muraglia che fu più volte vista e rivista da esperti. Una parte di essi concorda con l'artificialità
dell'opera, un altra con la naturalezza di essa. se devo dare un parere obiettivo, dopo aver visto i
blocchi che hanno estratto per le analisi al C14, non rimane alcuna incertezza sul loro carattere
artificiale. Ma per le Bahamas, tutt'ora candidate come il regno di Atlantide, rimane il problema che

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mai in epoca remota formarono un'isola continentale. Valentine, inoltre prima di morire lasciò
segnalati decine e decine di siti esplorati di forte interesse archeologico. E comunque gli
avvistamenti di costruzioni artificiali nelle acque dei Caraibi sono numerose.
La teoria, sempre appartenente al filone razionale, che più contrastò questa di cui abbiamo
brevemente parlato è quella che vede Atlantide come una reminiscenza della scomparsa della
civiltà cretese. Ad illuminare questa via furono gli scavi condotti da Arthur Evans nel 1900 prezzo il
palazzo di Cnosso, dove fu rinvenuto il leggendario labirinto del Minotauro. Dopo svariati anni di
studio nel 1913 Indi Frost già proclamava Creta la fonte di ispirazione di Platone. Nello sviluppo di
questa teoria da segnalare il lavoro archeologico do Angelos Galanopulos negli anni'30 e di
Spiridon Marinatos negli anni '70. Questi ebbe la sfortuna di morire accidentalmente durante i
lavori. La teoria principale ha preso due sfumature diverse: certi dicono Platone si sia ispirato a
Creta, altri ritengono abbia recepì una tradizione confusa della storia di Creta. A valle della teoria
sta la comprovata esplosione di Thera nel 1500 A.C. circa, che diede un colpo micidiale alla civiltà
minoica che si avviò ad un irreversibile declino. Questa "Atlantide" sopravvive tutt'oggi a dispetto di
quella "atlantica", ma ha trovato una compagna, l' "Atlantide" antartica.
Senz'altro questa nuova identificazione di Atlantide, che ha avuto un buon successo negli anni'90
grazie al lavoro di Rand e Rose Flem - Ath, è nettamente inferiore e ha meno prove convincenti a
favore. Ci si basa sulla carta di Bauche fondamentalmente, come se il fatto che qualcuno in epoca
remota conoscesse l'Antartide allora dovesse vivere là... Per il resto gli argomenti in favore addotti
a questa soluzione possono essere addotti facilmente a qualsiasi posto di questo mondo. Rimane
infatti una teoria molto generale sebbene tenti di suffragare le conclusioni con dati scientifici a dire
il vero poco efficaci e talvolta nemmeno attendibili.
Altra teoria che sta avendo attualmente molta notorietà è quella di Cuba, rivendicata in prima
persona da Andrew Collins. Questa rappresenta l'ultimo serio baluardo di chi vuol vedere Atlantide
esattamente nell'odierno oceano Atlantico. Come se non bastasse recentissimi scndagliamenti del
fondale marino sembrano rivelare la presenza di strutture regolari a 700 metri di profondità. Si
parla già di una città sommersa sebbene nessuno abbia mai visto nulla o sappia qualcosa di più
certo. Possiamo solo dire che difficilmente una città come Atlantide, sorta su un altopiano, può ora
trovarsi a tali profondità, considerando sia la crescita del livello del mare che qualsiasi altro
ragionevole fenomeno geologico.

Ma il problema non è stato solo quello di ritrovare fisicamente il continente perduto ma anche
quello di determinarne il grado di civiltà. a dire il vero questa è una ricerca e domanda senza
senso, in quanto se Atlantide veramente esistette di ciò ce ne ha già parlato ampiamente Platone,
facendo il ritratto di una normale civiltà abile nella lavorazione dei metalli, nell'arte, nella
navigazione e dotata di valori spirituali non trascurabili. Su questo argomento sono nate comunque
tutte le fantasie più sfrenate grazie a quello che possiamo chiamare filone fantascientifico di
Atlantide. Qui si innestano benissimo le teorie teosofiche di Madame Blavatsky e discepoli e le
letture chiaroveggenti di Edgar Cayce (queste sembrerebbero più razionali ma...). Le prime non
hanno ragione di esistere e sono la causa dello scetticismo e del rancore verso Atlantide da parte
di molti: infatti sentir parlare arrogantemente di una civiltà trascendente da cui si divisero le razze e
nacque il tutto senza addurre alcuna prova non è certo il modo migliore di presentare Atlantide.
Non meno fantasiose furono le letture di Cayce che affermò gli atlantidei capaci di volare,
registrare suoni e video, usare laser e adoperare speciali cristalli energetici. Queste sue letture
sembrano più che altro ricordare i contenuti dei grandi poemi epici tipo il Mahabarata e i
Ramayana, ma questo è un altro discorso. Fatto sta che niente di quello che diceva traspariva
seppur lontanamente dal dialogo di Platone, il Crizia.
La curiosità della gente e l'interesse popolare su Atlantide sono cresciuti anche grazie allo
spargersi di queste informazioni molto improbabili e nella maggior parte dei casi inventate da zero
senza alcun sostegno scientifico (...ma nemmeno filosofico a voler essere sinceri...). Così al giorno
d'oggi c'è chi ha in testa un Atlantide supertecnologica ma non è in grado di portare nessuna prova
a favore di ciò. Obbiettivamente il problema della tecnologia non può venir posto ancora. da notare
che sia Cayce che teosofisti erano d'accordo che Atlantide fosse nell'Oceano Atlantico: peccato
che la scienza, ben più concreta, dimostri il contrario.

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Esistono comunque altre centinaia di teorie su Atlantide, che portano tutte a strade diverse e
certe vengono formulate senza mai nemmeno leggere le fonti originarie del mistero. Grazie a
questo e allo scetticismo della scienza ufficiale Atlantide rimane un mistero, almeno finché la
rivoluzionaria teoria di J.M. Allen non metterà tutti d'accordo.

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