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Basso Medioevo
Per Basso Medioevo si intende il periodo della storia europea e del bacino del Mediterraneo convenzionalmente
compreso tra l'anno 1000 circa e la scoperta dell'America nel 1492.
Dal XIII secolo si formarono i primi Stati nazionali in Portogallo, Francia e Inghilterra (e a partire dal XV secolo
anche in Russia e Spagna) mentre in Italia e in Germania, dove le condizioni storiche e sociali non permisero il
formarsi di uno Stato unitario, fior l'epoca dei Comuni, i quali, tra il Trecento e Quattrocento diedero vita a
numerose entit statuali minori (note come Signorie in Italia); in seguito alcune di queste acquisirono le connotazioni
di veri e propri Stati regionali.
Nel Basso Medioevo i poteri universali del papato e del Sacro Romano Impero, dopo aver raggiunto il proprio
apogeo, iniziarono a decadere inesorabilmente a favore delle monarchie nazionali che ormai si affermavano, dando
all'Europa quel carattere, tuttora vivo, di mosaico di Stati e popoli, spesso affini, ma nel contempo diversi tra loro.
L'impero inizi ad entrare in crisi con la morte di Federico II (1250), il papato con i conflitti col re di Francia che
portarono allo scisma d'Occidente (1378).
Durante il Trecento e nei primi decenni del Quattrocento, guerre, carestie, epidemie causarono profondi mutamenti
sociali ed economici nella societ europea, cambiando anche la mentalit dei ceti pi elevati e degli intellettuali e
uomini di cultura in alcune regioni d'Europa particolarmente evolute (Italia soprattutto, ma anche Fiandre e
Germania meridionale). Questi ultimi iniziarono ad attribuire una nuova importanza all'individuo, gettando le basi
della civilt umanistico-rinascimentale, che si sarebbe diffusa grazie anche al sostegno di un'aristocrazia colta e di
una borghesia sempre pi ampia e facoltosa.
Per la storia nel periodo medievale di paesi non europei si veda la voce Medioevo extraeuropeo.
Basso Medioevo
Basso Medioevo
Allora il mondo si scosse la polvere dalle sue vecchie vesti e la terra si ricopr di un candido manto di chiese
(Rodolfo il Glabro, monaco di Saint-Bnigne a Digione, a proposito dell'arrivo del nuovo millennio.)
La storiografia ottocentesca di matrice romantica enfatizz la connessione tra l'attesa della Fine dei Tempi e la sorta
di rinascita registrata nel continente europeo dopo l'XI secolo: l'anno Mille veniva usato come spartiacque tra la
cosiddetta "et oscura", barbarica, oscurantista e superstiziosa (quella biasimata dagli umanisti e illuministi) e l'epoca
splendida delle cattedrali, delle universit, della cavalleria e dell'amor cortese (cara ai romantici). Secondo quella
visione - oggi definitivamente abbandonata dagli storici, sebbene se ne trovino ancora tracce nella manualistica
scolastica - gli europei si sarebbero stretti tremanti attorno a chiese e monasteri alla vigilia dell'inizio del nuovo
millennio, per poi tornare alle proprie case ricolmi di nuova energia e di gioia di vivere quando si accorsero che
niente era accaduto.
In verit il processo di "rinascita", intesa come ripresa demografica, tecnologica ed economica, fu un fenomeno di
lungo periodo, che inizi nell'VIII secolo e che ebbe il culmine nel XIII secolo, causata molto probabilmente
innanzitutto da un miglioramento climatico.
Per varie ragioni non credibile una paura da nuovo millennio, sebbene non mancassero in quell'epoca predicatori e
mistici che punteggiassero la societ di paure della Fine dei Tempi rifacendosi a testi profetici e sibillini del IV-VI
secolo o a movimenti come il chiliasmo ebraico.
Si consideri, innanzitutto, che la datazione del Millennio dalla nascita di Cristo (secondo il calendario del siriano
Dionigi il Piccolo che fiss la data di nascita di Cristo il 25 dicembre del 753 ab Urbe condita) si era affermata in
alcune zone europee solo tra l'VIII e il IX secolo; ne erano rimaste escluse altre come la Penisola iberica (che adott
il nuovo calendario solo nel tardo Medioevo) o le zone di influenza bizantina, compresa Venezia e l'Italia del Sud, la
Russia e l'Europa orientale, dove si contavano gli anni secondo il principio del mondo, calcolato seguendo le et
convenzionali dei patriarchi biblici al 5008.
Inoltre la data di inizio-anno variava da regione a regione: il primo gennaio (secondo lo stile romano delle calende di
gennaio) si afferm infatti solo in et moderna, salvo poche eccezioni.
Basso Medioevo
Basso Medioevo
Dal secolo X all'XI si intensific l'inurbamento dei ceti servili, che port a una rinascita delle citt e delle attivit
professionali. Tra i sistemi pi usati per sottrarsi alla dipendenza dei signori e affrancarsi in citt c'era la
commendatio a un signore simbolico, come il santo patrono locale, al quale offrivano un "servizio" pecuniario,
spesso abbastanza modesto.
Fu in quel periodo che nacque una cronachistica urbana indipendente dal contributo religioso: tra i primi ci fu il
genovese Caffaro che tra il 1099 e il 1162 redasse gli Annali e poi li present al governo cittadino per essere
approvati e ufficializzati.
Stavano nascendo i prodromi di "borghesia" urbana, anche se il termina va usato con cautela perch non esisteva
ancora la piena coscienza di s di un ceto del "borgo" contrapposto a quello di altri ordini e categorie sociali.
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Importanti erano anche le vie dei pellegrini: il cammino di Santiago, la via Francigena e la via che portava in
Terrasanta, che spesso passava dai porti pugliesi per varcare il canale d'Otranto e poi si riconnetteva con la via
Egnazia che portava a Costantinopoli e il Vicino Oriente.
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Saraceni si spinsero fino a Roma (846) e Montecassino. Nella confusione e incertezza si allentarono i rapporti tra
Chiesa centrale romana e periferia, mentre si stringevano quelli con i laici locali e le istituzioni religiose vicine, oltre
ai collegamenti tra monasteri appartenenti alle medesime congregazioni. Nonostante i timori di saccheggio i
monasteri si aprirono maggiormente verso i contatti esterni, rinsaldando la loro preminenza sul piano culturale ed
economico.
Una prima riforma della regola benedettina fu quella di san Benedetto d'Aniane, applicata ampiamente grazie al
sostegno di Ludovico il Pio.
Nacquero allora le prime perplessit circa le ingerenze laiche nella Chiesa, la cosiddetta questione della libertas
Ecclesiae. Le voci di protesta vennero incanalate verso la fondazione di nuovi ordini, come i camaldolesi di san
Romualdo, un ravennate permeato dai modelli bizantini. Si spinse ancora pi in l il monastero di Cluny: fondato nel
910 da Guglielmo I di Aquitania, era stato liberato fin dall'inizio dalle influenze laiche e secolari, grazie alla rinuncia
del patronato del fondatore e all'espediente di affidarla direttamente alle dipendenze della santa Sede, onde evitare un
possibile controllo da parte dei vescovi della zona. Inoltre a Cluny venne posto l'accento pi sull'"ora" che sul
"labora" della regola benedettina, affidando alla preghiera un ruolo di primo piano, mentre il lavoro veniva delegato
in larga parte a laici.
Cluny fece da modello in Europa per numerosi monasteri, che aderirono al suo esempio affidandosi direttamente alla
Santa Sede (la cosiddetta congregazione cluniacense). Cluny ebbe numerosi avversari, come l'Imperatore Enrico II
che preferiva la riforma dell'abbazia di Gorze, la quale non rinunciava al collegamento coi vescovi della zona. Cluny
seppe per dare origine anche a considerevoli movimenti laicali, come i pellegrinaggi a Santiago de Compostela (che
aiutarono la Reconquista) e le leghe di pace (pax Dei) come strumento militare che proteggesse i deboli: si delimit
la guerra ai giorni non festivi, si indicarono luoghi franchi (adiacenze di monasteri, ospizi, santuari, luoghi di
mercato..) e categorie da lasciare indenni (donne, chierici, pellegrini), pena la scomunica.
Il Grande Scisma
Per approfondire, vedi Grande Scisma.
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Il concordato di Worms
Per approfondire, vedi concordato di Worms.
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Nel corso dell'XI secolo, durante la lotta per le investiture, la
classe vescovile si vide messa in dubbio, con il graduale emergere
di quei ceti di laici che l'avevano fino ad allora affiancata nel
governo cittadino: aristocratici inurbati dal contado, detentori
anche del potere militare, e una "proto-borghesia", composta dagli
addetti alle professioni pi qualificate (i ceti intellettuali come
notai, giudici, medici) e redditizie (mercanti, cambiavalute,
artigiani e, nelle citt portuali, armatori). Le citt godettero di un
maggior sviluppo tra i secoli XI e XII, contemporaneamente allo
svilupparsi di un sistema di governo cittadino proprio. Nacquero
cos una serie di magistrature collegiali dove si riunivano i ceti pi
importanti della citt, variamente riconosciute o dai vescovi o
dall'autorit regia o, nello Stato della Chiesa, dal papa. Queste
magistrature avevano in deroga alcuni poteri locali. Espressione
tipica dell'autogoverno dell'epoca furono i consules, scelti tra le
famiglie pi ricche e potenti.
Castell'Arquato
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Il governo podestarile
Il governo consolare stimol le accese rivalit tra le famiglie
aristocratiche cittadine, fomentate da inimicizie, rancori, ostilit e
la mai dimenticata consuetudine, tipica dei popoli germanici, del
diritto-dovere della vendetta. Per porre freno, per quanto possibile,
a queste lotte interne a partire dalla seconda met del XII secolo in
quasi tutte le citt comunali i consoli vennero sostituiti da un solo
funzionario, il podest, scelto di solito tra i forestieri per essere al
di sopra delle fazioni cittadine.
Il regime podestarile non bast comunque a risolvere problemi
interni, aggravati anche da una tendenza all'incremento degli
scontri con le citt rivali, dovuto al completo assoggettamento dei
territori liberi attorno alle citt stesse e all'inizio dei conflitti per la
conquista i territori di altre citt per interessi mercantili e politici,
legati alla supremazia regionale. Alcune rivalit tra citt sono
rimaste proverbiali e tutt'oggi vive nel campanilismo cittadino:
Firenze contro Pisa, Firenze contro Siena, Bologna contro
Modena, Padova contro Verona, ecc. Nel dominio dei mari si
scontravano invece le cosiddette Repubbliche marinare.
In Francia, in Fiandra e in Germania si assistette a una ripresa della vita cittadina, ma non si pu parlare di comuni.
In quei casi le aristocrazie militari del contado non misero quasi mai piede nelle mura cittadine e la libert di
governo dei vari borghi era strettamente circoscritta da apposite concessioni dei principi o dei prelati della zona.
L'aristocrazia tedesca diffidava dei centri urbani, per questo vi si svilupparono pi che altrove i ceti imprenditoriali e
mercantili, con le stratificazioni della societ (maiores, mediocres e minores) e la nascita delle gilde commerciali, le
corporazioni di arti e mestieri. Nelle citt venivano strappate al sovrano concessioni sulla politica locale talvolta
tramite salati pagamenti, talvolta tramite vere e proprie spedizioni. In Germania pi che altrove, si assistette alla
compresenza contemporanea di pi forme di governo e di autonomia, dalle citt vescovile, a quelle rette da prncipi,
ai centri urbani pi indipendenti, posti direttamente sotto l'autorit regia.
Bruges
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Peculiare di quelle zone fu la coniuratio, un'associazione giurata riconosciuta dalle autorit con un diploma (la
charte de commune), che veniva concessa alle citt pi importanti, mentre le altre usufruivano della "carta di
franchigia", con la quale ottenevano alcune esenzioni per i commerci.
La Francia del Sud invece, sebbene conoscesse inizialmente una situazione urbana simile a quella italiana, venne
maggiormente controllata dalla monarchia, che limit lo sviluppo delle villes de consulat (citt consolari).
Il Sud Italia invece vide l'annullamento delle spinte autonomistiche (nonostante il precoce sviluppo di alcune citt
costiere a partire dal X secolo) a causa della nascita dell'unitario regno normanno nel XII secolo.
Le repubbliche marinare
Un particolare sviluppo ebbero le cosiddette
repubbliche marinare[1]. Alcune di esse (Repubblica di
Venezia, Ducato di Amalfi, Ducato di Gaeta[2])
godevano gi di una fiorente economia e di
un'autonomia
politica
considerevole
nell'Alto
Medioevo. L'esaurirsi delle razzie corsare musulmane
dopo il X secolo permise il prosperare di nuovi porti,
che per erano frenati dal punto di vista della dinamica
socio-economica da un forte potere centrale, come a
Salerno, Napoli, a Bari o a Messina. Le repubbliche di
Genova, di Pisa, di Ancona[3] e la repubblica dalmata di
Ragusa[4], invece, avevano potuto decollare quando il
potere centrale era venuto meno, nell'XI secolo.
Formalmente Genova e Pisa erano sotto la corona del
Regno d'Italia che apparteneva all'Imperatore
germanico, il possesso di Ancona era de iure sia
dell'Impero, sia della Chiesa, mentre Ragusa
apparteneva a Bisanzio.
Ai centri dell'area italiana si aggiunsero anche alcuni centri provenzali, come Marsiglia, e catalani (soprattutto
Barcellona).
Gi all'inizio del IX secolo i porti campani avevano una moneta propria, derivata dal tar arabo (a testimoniare come
il mondo musulmano fosse il mercato al quale essi guardavano). Decaduta la potenza di Amalfi e Gaeta, la
Repubblica di Genova prima e la Repubblica di Venezia poi iniziarono a sviluppare traffici di grande portata: grazie
a una rete finanziaria, produttiva e commerciale crearono infine un vero e proprio impero economico.
La navigazione sull'Adriatico fu sicura fin dal IX secolo e ci permise a Venezia lo sfruttamento di rotte che
andavano da Costantinopoli, alla Siria e la Palestina, al Nordafrica e alla Sicilia. I Veneziani,
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nonostante i reiterati divieti, commerciavano con gli
Arabi, comprese quelle merci proibite quali armi,
legname, ferro e schiavi (provenienti soprattutto dalle
popolazioni slave di Istria, Croazia e Dalmazia, tanto
che da "slavo" - e dal mediolatino creolo "sclavum*" deriv poi la parola "schiavo").
Contemporaneamente (ma nel caso di Genova alquanto
prima), gi nel XI, nel mar Ligure e nel Tirreno,
Genova e Pisa iniziavano a emergere con politiche
autonome fino a creare anch'esse una fitta rete di rotte
commerciali, arrivando a dominare anche colonie
oltremare. Genova e Venezia ebbero inoltre una
notevole espansione territoriale, nella propria regione e
in quelle confinanti. Nell'Adriatico, intanto, Ragusa ed
Ancona, pur ostacolate dalla supremazia veneziana,
riuscirono a ritagliarsi il loro spazio, specialmente nei
traffici marittimi con il Levante.
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Nella galleria di immagini sottostante sono rappresentati i traffici delle repubbliche marinare; ogni carta si riferisce
al momento della massima potenza di ogni repubblica.
Rotte commerciali,
colonie e fondachi
veneziani nelle varie
fasi della sua
espansione
Rotte commerciali,
colonie e fondachi
genovesi (XII - XVI
secolo)
Il mediterraneo bassomedievale
L'impero bizantino: crisi e dinastia dei Comneni
Nel 1059 l'Impero bizantino vedeva la fine della
gloriosa dinastia macedone, che aveva regnato con il
pugno di ferro aumentando la centralizzazione e la
militarizzazione dell'Impero, minacciato su pi fronti
da Arabi, Bulgari e prncipi di Kiev. Anche Roma era
minacciosa dal punto di vista religioso, per le sue ormai
chiare pretese di egemonia sulle altre sedi patriarcali
compresa Costantinopoli. Costantino IX Monomaco e
sua moglie la basilissa Zoe appoggiarono l'azione del
patriarca Michele Cerulario che port nel 1054 allo
scisma d'Oriente. Quando la dinastia macedone si
L'Impero bizantino, all'ascesa al trono di Alessio I Comneno, nel
estinse, il trono fu conteso tra le due pi potenti
1081.
famiglie bizantine del tempo, i Comneni, che avevano
il potere militare, e i Ducas, che avevano il potere
politico. Mentre ci accadeva, l'esercito bizantino fu sconfitto dai turchi Selgiuchidi nella battaglia di Manzicerta del
1071. Dopo questa battaglia, in breve tempo, l'Impero bizantino perse tutta l'Asia Minore. Intanto la contesa tra le
due famiglie continuava, per interrompersi nel 1081, anno in cui Niceforo III Botaniate spodest Michele VII Ducas
dal
trono.
Le
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indeboliti dai musulmani e dagli occidentali, i Bizantini sembravano ormai stretti in una tenaglia che si allent solo
con la scomparsa del Barbarossa (1190) e di suo figlio Enrico VI (1197), i quali, unita la propria corona a quella
siciliana, tramavano ormai di una possibile conquista della capitale dell'impero.
La cultura arabo-islamica penetr in Occidente soprattutto grazie alla scuola dei traduttori di Toledo, nata nel corso
del XII secolo sotto l'egida dei re di Castiglia, dove collaboravano in libert dotti cristiani, ebrei e musulmani. Essa
sta all'origine della rivoluzione scolastica, della nascita delle universit e del successivo sviluppo
scientifico-tecnologico occidentale.
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Spagna e Maghreb
Per approfondire, vedi Reconquista.
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Il ceto dirigente di Cordova era preoccupato dall'avanzata cristiana
e decise di rivolgersi alla pi forte potenza nell'Islam occidentale,
la dinastia rigorista degli Almoravidi, capeggiata da Yusuf Ibn
Tashfin. Essi si erano formati sulle rive del Senegal e del Niger,
nei conventi-fortezza detti ribat, e si erano impadroniti del
Marocco e dell'Algeria. Giunti in Spagna si scontrarono con i
Castigliani a Zallqa (oggi Sagrajas) il 23 ottobre 1086, dove
imposero ai cristiani una delle pi gravi sconfitte mai subite, con il
re Alfonso che si salv a stento con pochi altri cavalieri. Gli
Almoravidi imposero la loro egemonia su tutti i signori locali
musulmani (i reyes de taifas, talora con la forza, imponendo un
dominio rigorista, che per port a un periodo di prosperit e
serenit, con una leggera pressione fiscale tanto sui musulmani
quanto sugli ebrei e cristiani (i dhimmi). Il loro dominio si
estendeva dall'Africa nord-occidentale alla Spagna, con prospere
citt quali Marrakesh, Fez, Tlemcen, Sigilmassa e Almeria.
Coniarono monete d'oro (i marabottini[5]) apprezzate e ricercate in
tutto il Mediterraneo. Straordinario fu lo sviluppo del dibattito
teologico e filosofico, con le madrase e la biblioteca di Cordova
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Le crociate
Prima crociata
Grazie a una serie di condizioni favorevoli (la crescita demografica ed economica, l'ampia disponibilit di nobili
armati esclusi dalla successione ereditaria, la voglia di trovare un modo per riabilitarsi dell'aristocrazia fortemente
compromessa contro la riforma gregoriana, la riconquista dello spazio mediterraneo da parte delle citt marinare e il
successo di alcune spedizioni contro i musulmani in Spagna e Sicilia) e prendendo come pretesto le difficolt dei
bizantini contro i turchi selgiuchidi ed alcune, isolate, vessazioni sui cristiani da parte di alcuni poteri musulmani in
Terra Santa, l'Europa inizi, senza bene sapere a cosa andasse incontro, quella che poi venne chiamata l'avventura
della crociata. All'appello di Clermont (1095) di papa Urbano II risposero sia la nobilt europea, sia un'ampia fetta di
gente comune animata dall'entusiasmo inculcato da alcuni predicatori come Pietro l'Eremita.
Partiti verso Costantinopoli senza una strategia precisa, in una sorta di originale pellegrinaggio armato, le truppe
superstiti (tragicamente annientate erano state quelle della cosiddetta "crociata dei poveri") si ritrovarono nella
capitale bizantina nel 1096. Avvalendosi di un innegabile effetto sorpresa sul frammentato mondo musulmano, i
crociati conquistarono in poco tempo l'Anatolia e tutta la costa del Mar di Levante compresa la Palestina: nel 1099
conquistarono Gerusalemme, creando un Regno che sarebbe sopravvissuto per quasi due secoli. Il primo sovrano fu
Goffredo da Buglione, ma solo suo fratello Baldovino prese il titolo di re. Le conquiste vennero spartite tra i nobili
partecipanti all'impresa creando gli Stati crociati e alcuni feudi minori, tutti sottoposti, almeno formalmente, alla
corona di Gerusalemme.
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Seconda crociata
La seconda crociata (1145-1147) fu causata dalla caduta di Edessa
nel 1144.
Il teologo San Bernardo di Chiaravalle teorizz, in risposta alla
difficolt per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con
la parola di Dio, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo
intrinsecamente cattivo, quale chi si oppone a Cristo, non uccide
in realt un uomo, ma il male che in lui; dunque egli non un
omicida bens un malicida.
Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito
dei Cavalieri Templari, non assunse tuttavia il carattere di
giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una
campagna per la ripresa di Antiochia.
La seconda crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia
dal re di Francia Luigi VII, alleato al solo Corrado III del Sacro
Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni
potentati musulmani che avrebbero permesso di riprendere la
contea di Edessa. Egli, ascoltando le perorazioni di alcuni cattivi
Bernardo di Chiaravalle predica la seconda crociata
consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse di assedio
la capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia n del basileus bizantino, riportando una
disastrosa sconfitta nel 1148.
Terza crociata
La terza crociata (1189-1192), detta anche la "crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di
strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terrasanta, al Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che
mor in Anatolia pare per un arresto cardiaco, Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re
d'Inghilterra.
Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni
d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla
del 1192.
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La dinastia sveva
Con Enrico V si era estinta nel Sacro Romano Impero la dinastia salica. Dopo una serie di lotte tra le fazioni
favorevoli ai duchi di Baviera, detta dei guelfi (da un Welf capostipite della dinastia bavarese), e favorevoli ai duchi
di Svevia detta "ghibellina" da Weiblingen, si arriv a un candidato di compromesso, Federico, duca di Svevia, poi
noto in Italia come il "Barbarossa", che era imparentato a entrambe le fazioni.
Federico inizi una politica conciliante, rinsaldando il potere in Germania, per poi scendere in Italia nel 1154 per
essere incoronato e poi iniziare a imporre la propria volont ai comuni italiani. Durante la dieta di Roncaglia (1158)
emise la constitutio de regalibus, dove stabiliva quali erano i diritti del Re d'Italia (titolo che faceva parte della sua
corona) che i comuni avevano usurpato, grazie ai fondamenti giuridici offerti dalla recente ma gi importante scuola
giuridica dell'Universit di Bologna. Questa politica procur a Federico l'inimicizia dei comuni dell'Italia
settentrionale, capeggiati da Milano. Dopo la distruzione di Milano del 1162, iniziarono le prime ribellioni: la lega
veronese del 1163 diventata poi lega lombarda, appoggiata anche da Venezia, nel 1167. Poich l'equilibrio in
Germania si stava incrinando, quando il Barbarossa scese riport una sonora sconfitta nella battaglia di Legnano del
1176. In quel momento l'Imperatore sembrava avere nemici su tutti i fronti (i Comuni, il papa, alcuni principi
tedeschi, l'Imperatore bizantino e il normanno re di Sicilia), per questo egli cap di doversi dedicare intanto a
rompere il fronte troppo compatto degli avversari. Si accord allora col papa a Venezia (1177), ponendo fine allo
scisma. I Comuni, privati dell'appoggio pontificio, cercarono una tregua, che poi divenne la pace di Costanza del
1183. In seguito Federico si accord col re di Sicilia combinando il matrimonio tra suo figlio Enrico e la figlia di re
Ruggero, Costanza d'Altavilla, celebrato nel 1186. Sistemata anche la situazione in Germania, il passo successivo del
Barbarossa sarebbe stato a rigor di logica diretto a Bisanzio, ed infatti part nella terza crociata, ma mor per cause
pare naturali in Anatolia durante la marcia verso Gerusalemme.
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Suo figlio Enrico VI aveva ottenuto alla nascita anche la corona di Sicilia. Fu fin da allora chiaro come Enrico stesse
cercando di trasformare la corona imperiale in un titolo ereditario per la dinastia sveva, sollevando le proteste dei
nobili tedeschi, dei comuni e del papa. Alla prematura morte di Enrico VI, il figlio Federico, a soli quattro anni, fu
proclamato re di Sicilia (1198) sotto la reggenza della madre, Costanza d'Altavilla.
Appoggiato dal papa, che per arginare l'eccessiva potenza del
regno di Germania si era fatto promettere che egli non avrebbe mai
riunito le corone di Germania e di Sicilia, nel 1212 Federico fu
eletto re di Germania e, nel 1220, fu consacrato imperatore da
papa Onorio III, dopo aver promesso di tenere fede agli impegni
assunti con il suo predecessore.
Avendo poi disatteso le promesse di partecipazione alle crociate,
fu scomunicato dal nuovo papa Gregorio IX, ma nel 1228 guid
una spedizione in Terrasanta e con un accordo diplomatico ottenne
la restituzione di Gerusalemme (quinta crociata). Nuovamente
scomunicato (1239) e poi deposto (1245) da papa Innocenzo IV, fu
duramente sconfitto dai comuni a Parma nel 1248 e a Fossalta nel
1249. Mor dopo aver designato come erede il figlio Corrado IV re
dei Romani.
Manfredi (1232-1266), principe di Taranto, figlio naturale di
Federico II, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono
di Sicilia per il fratellastro Corrado IV, che si trovava in Germania.
Federico ritratto con un falco (dal De arte venandi cum
Nel 1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo
avibus)
aver diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato
a Palermo re di Sicilia (1258-1266). Dopo essere stato
scomunicato da papa Alessandro una seconda volta, si schier in Toscana con i ghibellini e prese parte alla battaglia
di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta per i guelfi. La scomunica gli fu rinnovata dal nuovo
papa, Urbano IV, il quale si appell al conte Carlo d'Angi, fratello del re di Francia Luigi IX, e forte del suo
sostegno band una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia di Benevento (1266) Manfredi
fu sconfitto e ucciso.
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Catarismo
Se la Pataria era un movimento religioso, il catarismo
era una vera e propria eresia. Avvalendosi di idee dei
manichei e degli gnostici (giunte in Italia
probabilmente attraverso i Balcani o attraverso i
pellegrinaggi in terra Santa) essi elaborarono un
dualismo basato sulle parole di Cristo nei Vangeli dove
predica un Regno Celeste opposto al Regno mondano
sulla terra. Essi formularono cos delle antitesi tra Bene
e Male, Luce e Tenebra, Spirito e Materia che, portate a
conseguenze estreme, giunsero a rifiutare drasticamente
tutto quello che rappresentava la vita terrena, compresa
la riproduzione, l'atto sessuale, l'alimentazione con
I Catari espulsi da Carcassonne nel 1209
alimenti derivati da tali atti sessuali (carni, uova, latte),
ecc. Per il cataro "perfetto" (secondo la distinzione tra
simpatizzanti, detti "credenti", e praticanti veri e propri) il fine ultimo era il lasciarsi morire di fame (endura)
liberando cos il suo spirito dalla coercizione della Materia, voluta da l'anti-Dio, cio Satana, che corrispondeva
anche al Dio-creatore del Vecchio testamento.
La presa che la dottrina catara fece su ampie fette di popolazione, soprattutto dei ceti pi umili, fu preoccupante per
la Chiesa cristiana, con zone ad alta densit come la Lombardia, la Toscana e soprattutto la Provenza e Linguadoca.
Essi venivano detti anche "albigesi", dalla citt di Albi divenuta loro enclave. I catari disprezzavano il clero cristiano,
che ritenevano corrotto e compromesso, per questo avevano una propria struttura gerarchica con vescovi itineranti.
Contro i catari venne istituito il tribunale dell'Inquisizione e si arriv ad indire una crociata contro di loro (tra il 1209
e il 1229).
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Congregazioni benedettine
Oltre a movimenti "scomodi", fiorirono dalle idee del periodo
della riforma anche alcuni movimenti monastici in seno alla
Chiesa, che partendo dalla Regola benedettina la modificarono e
aggiornarono secondo nuove esigenze. Fu il caso degli ordini
caratterizzati da una rinnovata carica contemplativa come i
certosini e i camaldolesi, che riportarono in Occidente il
monachesimo di stampo eremitico, all'epoca diffuso solo in ambito
orientale. La "fuga" dal mondo di queste nuove congregazioni
benedettine non era per da intendersi come diserzione dalla
Chiesa, anzi, era un percorso soprattutto interiore contro le spinte
personali verso i beni terreni e i piaceri della vita. Essi vivevano in
povert in monasteri disadorni di statue, dipinti o vetrate, con una
dura attivit lavorativa di dissodamento dei terreni, costruzione di
mulini ad acqua, ecc. Il pi importante promotore dell'ordine
cistercense fu Bernardo di Chiaravalle. Una parte
dell'insegnamento cistercense venne ripreso dal calabrese
Gioacchino da Fiore, che istitu la comunit detta "florense" sulla
Sila e scrisse alcune opere di carattere mistico e apocalittico, nelle
quali metteva in guardia verso l'attesa della terza era, quella dello
Spirito Santo, caratterizzata dal perfezionamento della legge
dell'amore derivata dal Vangelo.
Un'altra congregazione nata dai benedettini era anche quella dei cluniacensi, ma questo movimento, nato dalla ricca
e potente abbazia di Cluny, privilegiava, alla vita spirituale e frugale dei monaci, un apparato liturgico pi fastoso,
una ricchezza che era sinonimo del prestigio della congregazione.
Valdesi e Umiliati
Nella Chiesa del Medioevo erano rare le occasione per la catechesi e la lettura diretta delle Sacre Scritture da parte
dei fedeli era scoraggiata. Gli ordini monastici non erano a contatto con la gente e mancava la possibilit per un buon
cristiano per vivere secondo le norme del Vangelo senza per entrare nel clero. In questo contesto poterono nascere e
svilupparsi i movimenti ereticali, con esperienze di vita comuni, secondo i dettami del Vangelo e degli Atti degli
apostoli, in assenza di gerarchia e con la comunione dei beni: un esempio fu la comunit dei pauperes Lugdunensen,
fondata a Lione nel 1173 da Pietro Valdo e condannata come eretica perch prescindeva dai chierici per la
predicazione. L'esempio di Valdo venne comunque seguito soprattutto in Lombardia e Toscana dove erano ancora
vivi i ricordi della Pataria. Ne nacquero alcuni sodalizi come i Poveri di Lombardia e gli Umiliati. Quest'ultimi erano
composti dai lavoratori salariati della lana nelle grandi citt, che solo pi tardi vennero accettati dalla gerarchia
ecclesiastica come vero e proprio ordine monastico.
Innocenzo III, seguendo la linea dei suoi predecessori, guardava con molta diffidenza a questi movimenti nati
spontaneamente, che rivendicavano un'autonomia rispetto all'autorit ecclesiastica che li condannava all'eresia.
Basso Medioevo
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Grazie alla notevole popolarit di Francesco e dei suoi seguaci, la fraternitas divenne presto un vero e proprio ordine
monastico, con una regola, redatta nel 1221 e corretta nel 1223 da Francesco stesso, che venne finalmente approvata
ufficialmente da papa Onorio III. Francesco era forse ammalato e probabilmente amareggiato (la doppia stesura della
regola a distanza ravvicinata testimonia un ripensamento a fronte di difficolt nel progetto), si ritir dunque in
disparte deferendo l'Ordine ad alcuni suoi discepoli, e mor nel 1226 venendo canonizzato appena due anni dopo.
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Parallela all'esperienza di Francesco fu quella del chierico spagnolo
Domenico di Guzman, canonico nella cattedrale di Huesca. Egli fond i frati
predicatori, ispirandosi forse all'efficacia della predicazione dei movimenti
ereticali, dei quali voleva contrastare la propaganda tramite la parola e la
povert di vita. Essi erano per questo preparati teologicamente molto bene,
essendo votati alla confessione ed alla predicazione. La confraternita di
Domenico divenne Ordine nel 1215. Mor nel 1221 quando i domenicani
erano ormai gi una forza sparsa in tutta Europa.
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Quello cinese, con capitale a Pechino, che dur fino al 1368 quando sal al potere la dinastia Ming.
Il Khanato dell'Orda d'Oro, nel sud dell'attuale Russia
Il Qara-Khitai, tra lago d'Aral, Tibet e Cina
Il Khanato di Persia, ottenuto dopo la sconfitta dell'ultimo califfo abbaside e la presa di Baghdad nel 1258.
Tamerlano
Per approfondire, vedi Impero timuride.
Sembrava solo che gli ottomani fossero in grado di resistergli, anzi gli occidentali iniziarono a pensare che i loro
interessi potessero coincidere con quelli di Tamerlano, contrapponendosi congiuntamente all'avanzata turca. Gli
europei vedevano in lui molte analogie con i mongoli di un secolo e mezzo prima, anche se egli era ormai islamico,
ed una nuova pax mongolica avrebbe aiutato molto le vicende dei mercanti occidentali. Il principe bizantino
Giovanni, si accord allora col podest genovese di Galata per inviare ambasciatori al Khan. I bizantini infatti erano
gi costretti a pagare un tributo al sultano turco, ed essi proposero a Tamerlano di versarlo a lui in cambio di
un'alleanza per sconfiggere i turchi stessi. Un'ambasceria parallela venne condotta anche dal re di Francia tramite
alcuni domenicani.
Tamerlano, che stava effettivamente preparandosi ad attaccare i turchi, accett le proposte, sperando anche che
tramite Venezia e Genova egli avrebbe potuto ottenere quella flotta che non possedeva, e nel 1402 i mongoli
batterono gli ottomani presso Ankara. Tamerlano divenne padrone dell'Anatolia, ma si rivel presto un'arma a
doppio taglio per gli occidentali, in quanto non era disposto ad accettare alcuna sottomissione. Rivendicando la
discendenza da Gengis Khan e pretendendo la restaurazione dell'Impero mongolo attacc a Smirne gli Ospitalieri di
Rodi, cacciandoli e sottomettendo le due citt chiamate Focea e Chio. Gli europei erano molto indecisi sul da farsi e
molti continuavano a sperare, come Enrico III di Castiglia che sped pi ambascerie a Tamerlano. In definitiva era
pi appetibile per Tamerlano l'Impero cinese, ma le sue aspettative furono interrotte dalla morte nel 1405.
L'immenso impero venne frammentato tra pi potentati ostili tra loro e l'avanzata ottomana su Bisanzio pot
riprendere.
Basso Medioevo
L'economia bassomedievale
La rivoluzione commerciale
Dal Duecento la bilancia commerciale tra Oriente o Occidente
divenne positiva per il secondo dopo secoli di assoluto predominio
commerciale dell'Europa sud-orientale. La larga circolazione di
merci anche non preziose permise un vorticoso impennarsi degli
scambi economici e l'aumento di ricchezza. Merci orientali e
occidentali, nordiche e mediterranee circolavano velocemente via
mare e via terre, ed assieme ad esse si spostavano gli uomini e i
Zecchino di Ludovico Manin, ultimo doge di Venezia
capitali. I mercanti seppero presto dotarsi di strumenti giuridici e
tecnologici in grado di soddisfare la domanda crescente di loro:
nacquero nuovi tipi di contratto commerciale, pi flessibili e
omologati dappertutto; nacquero le societ di persone e di capitali,
le compagnie commerciali (a scadenza annuale, rinnovabili) e le
commende (tra imprenditori con capitali e commercianti che li
facevano fruttare). Nacquero le prime banche in senso moderno (in
grado di far fruttare i capitali) e le prime forme di assicurazione.
Per evitare di trasportare fisicamente il denaro nacquero strumenti
Fiorino del 1332-1348
creditizi che permettevano la riscossione di somme
precedentemente versate in altre citt mostrando lettere bollate
della banca. L'attivit bancaria prosper nonostante i divieti ecclesiastici di guadagnare denaro "dal denaro".
Dal XII secolo alcune citt italiane avevano ricevuto l'autorizzazione imperiale di battere il "denaro", la moneta
argentea carolingia (Pavia, Cremona, Piacenza, Milano, Lucca e Pisa), anche questa valuta tendeva a svalutarsi col
tempo. Il miglioramento economico stimol il conio di monete pi pregiate, con un maggiore contenuto argenteo,
detti "grossi" o "bianchi". La moneta aurea fece la sua ricomparsa in Europa occidentale nella seconda met del
Duecento in alcune citt italiane, se si escludono alcune coniazioni di breve durata come l'augustale di Federico II,
l'cu di Luigi IX di Francia o il genoino di Genova. Nel 1252 Firenze coni il fiorino e nel 1284 Venezia il ducato o
zecchino: queste due monete, dal quantitativo aureo straordinariamente stabile, divennero i mezzi principali dei
grandi scambi internazionali.
Un'altra novit del Medioevo fu la nascita delle "compagnie", societ mercantili-imprenditoriali che sostituirono il
commercio un tempo basato sui mercanti itineranti. Le compagnie avevano succursali nelle pi importanti
piazzeforti ed erano organizzate in maniera tale da poter far muovere merci e capitali senza bisogno di far muovere i
suoi dirigenti (che cos non dovevano vagare, ma anzi restavano ben ancorati alle citt dove iniziavano ad avere un
peso anche politico, oltre che economico) n il denaro, che grazie alle lettere di cambio si poteva riscuotere in
qualsiasi filiale della compagnia. Un esempio tardo ma efficace di come funzionassero queste specie di "holding"
pu essere offerto dalla compagnia fiorentina dei Bardi, che nel 1336 ricevette dalla filiale di Avignone l'incarico da
parte di papa Benedetto XII di inviare agli armeni, assaliti dalle popolazioni turche, il corrispettivo di diecimila
fiorini d'oro in grano: detto fatto, il 10 aprile, arriv l'ordine, poche settimane dopo gli agenti italiani dei Bardi
comprarono il grano sulle piazze di Napoli e Bari tramite le loro filiali e prima della fine del mese navi cariche delle
vettovaglie erano gi salpate verso il Mar Nero.[6]
Le merci che attraversavano le vie del Medioevo erano essenzialmente divise in "sottili", pi pregiate e costose come
metalli preziosi, spezie e tessuti di lusso, o "grosse" (legname, sale, allume, ecc.).
Oltre all'Italia, l'altra grande zona commerciale europea era l'area del Mar Baltico e il Mare del Nord, con le
attivissime citt portuali anseatiche. Il punto di incontro tra le merci italiane e nordiche era soprattutto il porto di
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Basso Medioevo
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Bruges. Altre zone, come l'Inghilterra o il regno di Napoli, ebbero un ruolo pi passivo nello sviluppo economico,
venendo monopolizzate da mercanti stranieri che le spogliavano delle materie prime sottocosto e vi rivendevano a
prezzi molto alti i prodotti finiti.
Telaio a pedale
La produzione di armi raggiunse l'apice in zone minerarie come la Germania renana, ma anche la Lombardia, mentre
nel mondo musulmano si importavano sia spade "franche", che metalli grezzi lavorati poi in Spagna o in Siria. La
lavorazione dei metalli fece grandi progressi, con forni pi efficienti che permisero la lavorazione dell'acciaio e le
opere di grandi dimensioni quali le campane o le canne d'organo.
La cultura bassomedievale
La nascita della logica e della scolastica
Basso Medioevo
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Siamo come nani sulle spalle dei giganti, s che possiamo vedere pi cose di loro e pi lontane, non per l'acutezza della
nostra vista, ma perch sostenuti e portati in alto dalla statura dei giganti
(Bernardo di Chartres)
A Chartres nacque nel XII secolo una scuola cattedrale dove per la prima volta si inizi a guardare allo studio della
natura, delle scienze (fino ad allora considerate secondarie, se non dannose) e, senza tralasciare lo studio delle
Scritture e il culto per le auctoritates, ci si ispirava alla tradizione neoplatonica. Questo rinnovamento, dovuto a varie
ragioni tra cui i rinnovati contatti col colto Oriente e lo slancio della vita cittadina che poneva nuove esigenze e
problemi, fu alla base della convinzione che la scienza moderna potesse superare quella antica, non tanto perch
migliore, ma perch suscettibile di ampliarsi ed approfondirsi, mediante la critica, e quindi di procedere, anzich
cristallizzarsi nei tradizionali commenti sterili.
Andava nascendo un nuovo approccio allo studio, quello della logica, che offriva un metodo innovativo con in quale
affrontare lo scibile: invece di commentare letteralmente le Sacre Scritture si andava alla ricerca dei criteri per poter
comprendere, al di l della fede, quello che era giusto e quello che non lo era. Il fondatore di questa scuola di
pensiero viene considerato Pietro Abelardo, con il suo Sic et Non, che venne tuttavia duramente avversato dai
tradizionalisti. Ma la sua eredit fu raccolta dal monaco camaldolese Graziano, che redasse una raccolta completa di
diritto canonico (il Decretum), servendosi proprio della logica abelardiana; da allora la logica fu alla base del
rinnovamento nella teologia e filosofia che va sotto il nome di scolastica. I grandi maestri della scolastica furono
Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Duns Scoto, che applicarono il metodo abelardiano, arricchito anche dalle
traduzioni di Averro che permise la riscoperta di Aristotele in Occidente, alla ricerca teologica, indagata come una
vera e propria scienza, usando quindi le facolt intellettuali umane.
Le universit
Per approfondire, vedi Universit nel Medioevo.
la loro comparsa in Germania e nell'Europa centro-orientale con Praga (1348), Vienna (1365), Heidelberg (1382) e
Colonia (1388). Dovettero attendere il secolo successivo i paesi scandinavi (Uppsala nel 1477 e Copenaghen nel
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1479).
Le universit posero la richiesta di testi per lo studio a buon prezzo, cosa impensabile per i preziosi e lunghi da
realizzare codici in pergamena. Per questo si diffusero le peciae, ovvero dei fascicoli venduti da appositi librai (gli
stationarii), dove compar la carta, materiale pi economico, la cui tecnica di produzione fu portata in Occidente
dagli arabi, che l'avevano appresa dai cinesi.
La rinascita scientifica
Grazie ai rinnovati contatti col mondo bizantino e islamico si ebbe un
rifiorire del sapere scientifico in Europa, che era caduto nell'oblio. A
met del XII secolo una quipe di dotti guidati da Pietro il Venerabile,
abate di Cluny tradusse il Corano. Verso il 1187 inizi a circolare
Aristotele, grazie alla singolare figura di Gerardo da Cremona, che
aveva imparato l'arabo a Toledo per poter tradurre una grande quantit
di trattati l presenti. I testi latini e greci, filtrati dal mondo arabo,
contenevano anche cognizioni provenienti da Persia, India e perfino (in
maniera mediata) Cina, soprattutto riguardo alla medicina,
all'astronomia ed alla matematica.
Arrivarono anche discipline orientali che, sebbene avessero interessato
il mondo ellenistico e tardo-antico, erano ormai sconosciute in
occidente, come l'astrologia, che studiava le intelligenze spirituali che
soprintendevano agli astri e, per analogia, ai componenti dell'essere
umano, e la magia, che ebbe un pi tardo sviluppo nel Rinascimento.
La Chiesa condannava queste pseudo-scienze poich esse
investigavano le intelligenze cosmiche che venivano assimilate agli
angeli ribelli, cio ai demoni.
Basso Medioevo
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La rivoluzione culturale
Nelle citt del tardo Medioevo si andava sviluppando una cultura
"laica", determinata dalla grande sete di risposte a questioni pratiche e
concrete, in campo sociale, economico e politico. Senza metter in
discussione la fede o l'importanza della teologia o del latino, i ceti
dirigenti cittadini amavano la cultura detta "cortese", con i poemi epici,
le poesie finemente erotiche, i romanzi cavallereschi. In zone come la
Toscana, le signorie venete e romagnole o le corti sicule di Federico II
o catalane di Alfonso X il Saggio si erano creati dei circoli poetici,
derivati dalle composizioni provenzali dei trovatori, dove nacquero
talvolta anche forme espressive nuove, come il dolce stil novo.
Nel corso del Duecento inoltre si diffuse in Italia l'uso del volgare,
adoperato in poesia sin dal Cantico delle creature di san Francesco,
datato 1224. Il volgare era l'espressione di un ceto emergente di
banchieri, mercanti, imprenditori, ecc., che guardavano con diffidenza
ai lunghi tempi necessari per apprendere il latino ed alle materie pi
astratte.
Nel XII secolo nacque anche l'uso di registrare cronache cittadine e anche familiari, che fissavano la memoria storica
in maniera pi agevole e pi snella dell'antica cronachistica ecumenica in latino.
Tra Duecento e Quattrocento si arriv quindi, almeno in Italia, ad avere un ceto medio largamente alfabetizzato,
capace di scrivere e talvolta anche comporre opere letterarie. Per riottenere un condizione simile si dovr aspettare
fino alla fine del XVIII o l'inizio del XIX secolo.
Dopo due secoli di grande sviluppo e prosperit nel continente europeo, il Trecento fu un secolo di rottura, con
l'interruzione di fenomeni in crescita come lo sviluppo demografico, l'ampliamento e la creazione di nuove citt, lo
straordinario aumento dei traffici in quantit e in qualit.
Oggi si inizia a considerare che il regresso possa essere stato causato innanzitutto da una variazione del clima, con la
fine del cosiddetto periodo caldo medievale, che aveva permesso lo scioglimento dei ghiacci (si pensi alla
navigazione dei Vichinghi), la coltivazione della vite fin sopra Londra, abbondanti raccolti facilitati dalla piogge
scarse e regolari e le tiepide primavere.
Gli aspetti pi gravi riguardarono la carestia del 1315-1317, il ristagno economico, la peste nera e le conseguenti
rivolte popolari.
Basso Medioevo
Bonifacio VIII
Una svolta si ebbe con l'elezione di Benedetto Caetani, Bonifacio
VIII, che era stato scelto dopo la dubbia rinuncia di Celestino V,
un severo asceta abruzzese che avrebbe dovuto iniziare un
rinnovamento morale della Chiesa, tanto evocato dagli spirituali
francescani e da vari predicatori apocalittici. Celestino V fu un
esperimento che si rivel fallimentare, in quanto la sua leva morale
e spirituale non bast a compensare le lacune nella preparazione
teologica, giuridica e politica, mettendolo in balia dei cardinali
fedeli a Carlo II d'Angi prima e a quelli avversi poi, che lo
costrinsero ad abbandonare la tiara. Sal allora al soglio Bonifacio
VIII (dicembre 1294), aristocratico, giurista e canonista di grande
cultura, sulla cui figura pesarono fin da allora (fomentati dopotutto
dai suoi avversari) dubbi circa il comportamento avuto verso papa
Celestino, che venne confinato nel castello di Fumone dove si
spense nel 1296.
Una delle prime situazioni da risolvere per il nuovo papa era
Statua di Bonifacio VIII, Arnolfo di Cambio, Museo
quella di rinsaldare il suo controllo sulla stessa Roma, dove gli si
dell'Opera del Duomo (Firenze)
ribellarono i potenti Colonna dichiarandone nulla l'elezione.
Contro di essi il papa band una vera e propria crociata, facendo
espugnare nel 1298 la rocca di Palestrina. Nel frattempo anche i francescani spirituali, troppo estremisti, vennero
perseguitati. Nel 1295 cerc di sistemare le lotte tra angioini ed aragonesi in Sicilia, affidandola tramite il trattato di
Anagni ai francesi, ma i siciliani si ribellarono nuovamente. Lo smacco rese necessario un riavvicinamento con i
regni di Francia e di Napoli, ed un sostegno economico dei banchieri fiorentini. A Firenze per si lottavano le fazioni
dei guelfi bianchi e neri, i primi pi moderati, i secondi pi intransigentemente filo-papali, per questo Bonifacio
chiam il fratello del re di Francia, Carlo di Valois, che intervenne sia a Firenze, scacciando i guelfi bianchi, tra i
quali lo stesso Dante Alighieri (1301), sia nel regno di Sicilia.
La politica papale aveva favorito l'accentramento regale che Filippo IV di Francia aveva messo in atto. Ma Bonifacio
non era una pedina in mano al re francese, anzi, nel 1296 egli condann la penalizzazione del clero che i re di
Francia e Inghilterra, in guerra tra loro, avevano attuato. Filippo IV rispose in maniera drastica, vietando che le
decime uscissero dalla Francia per essere incamerate a Roma. Nel 1298 i due re sospesero gli scontri sulla base di un
arbitrato del papa, ma accettarono il suo intervento solo come persona, non come pontefice: quest'inedita
rivendicazione era un gravissimo simbolo di come l'autorit universale del pontefice fosse in chiaro pericolo. Nel
1301 la situazione si aggrav, quando Filippo amplific le pretese di accentramento regale a dispetto della Chiesa
francese, che venne per la prima volta tassata, minacciando il principio della libertas Ecclesiae. Il sovrano destitu
alcuni vescovi pi riluttanti ad accettare le sue imposizioni, come il vescovo di Pamiers Bernardo Saiset. Bonifacio
rispose con la bolla Ausculta fili, che ribadiva le prerogative speciali della Chiesa, e con la Unam Sanctam (1302),
che rifondava il primato dei pontefici su qualunque potere temporale perseguendo la linea di papi come Innocenzo
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III e Gregorio VII. Secondo questo documento il papa era il vicario di Cristo sulla Terra, al quale spettano di diritto
le due spade: quella spirituale, usata in maniera diretta, e quella temporale, che lui concederebbe in delega ai vari
sovrani. La rivendicazione di papa Bonifacio era per alquanto anacronistica e, a differenza dei suoi illustri
predecessori del secolo precedente, egli non aveva ormai pi una forza politica e contrattuale concreta, essendo
venuta a mancare quella rete di alleanze che proprio nella Francia aveva un tradizionale sostegno. Gli mancava
inoltre il sostegno di movimenti riformatori, come erano stati i patarini per Innocenzo, anzi egli se li era inimicati in
seguito alla sua elezione.
Nel giugno del 1303 infatti il re di Francia, per niente intimidito, riun un'assemblea di nemici del papa e lo dichiar
destituito, accusandolo di eresia, simonia, scismatismo e sottolineando le circostanze poco chiare della sua elezione.
Guglielmo di Nogaret, consigliere del re, fu inviato in Italia per catturare il "falso papa" e grazie all'appoggio dei
nobili romani avversi a Bonifacio, come Sciarra Colonna, riusc a catturarle farlo imprigionare ad Anagni,
umiliandolo gravemente. Solo il popolo di Anagni riusc a salvare il papa, insorgendo e facendolo liberare, ma la
prova era stata troppo dura per il settantenne pontefice, che, tornato a Roma, mor poco dopo.
La cattivit avignonese
La forza della monarchia francese e lo stato
confusionale dei territori della Chiesa fecero s che,
dopo il breve pontificato di papa Benedetto XI, il
nuovo pontefice Clemente V, consacrato a Lione, si
fermasse ad Avignone (1305), da dove non aveva
alcuna intenzione di tornare a Roma. La cittadina nella
Linguadoca sarebbe diventata la nuova sede dei
pontefici, in virt della quale divenne un centro
economico, finanziario ed artistico di primaria
importanza.
L'espressione storiografica tradizionale per indicare
questo periodo nota come "cattivit avignonese", che
Facciata del palazzo dei Papi ad Avignone
venne desunta dalla Bibbia ed caratterizzata da
connotati negativi. I papi avignonesi furono tutti
francesi, ma solo nei primi anni essi furono effettivamente soggetti al re di Francia; con l'inizio della Guerra dei
Cent'Anni la monarchia francese entr in un periodo di grave crisi, che sollev il papato dalla sua influenza effettiva.
Il prestigio dei papi avignonesi fu anzi molto forte e seppe irradiare in tutta Europa le sue decisioni politiche,
teologiche e fiscali. Lo Stato della Chiesa venne curato da energici legati pontifici, come Egidio Albornoz o
Bertrando del Poggetto, mentre ad Avignone convergevano artisti di fama internazionale (come Simone Martini o
Francesco Petrarca), grazie al cospicuo mecenatismo papale, assieme i maggiori banchieri del tempo. Si andavano
rarefacendo invece i contenuti ecumenici del papato, ma ci segu una tendenza generale del tempo, riscontrabile in
tutta la societ, a causa della crisi dei poteri un tempo universali (il papato stesso e l'Impero): ormai tra i cittadini e
questi grandi poteri generali si erano definitivamente interposte le monarchie nazionali, le quali volevano ormai
controllare anche gli ecclesiastici. I cardinali iniziavano ad essere espressioni delle esigenze e delle nuove corti,
scelti dai rispettivi sovrani piuttosto che dal papa: da un lato c'era il beneficio che essi diventavano i portavoce
privilegiati del monarca presso la Santa Sede e che il collegio cardinalizio divenne una sorta di parlamento
sovranazionale europeo. Dall'altro la Chiesa perdeva indipendenza e perdeva anche rilievo morale, con una
decadenza spirituale che avrebbe portato nei secoli successivi a gravi conseguenze (come lo scisma protestante). La
stessa dipendenza ai vari sovrani avveniva anche nei tribunali inquisitori, dove i monarchi potevano imporre le loro
decisioni (come nel caso di Giovanna d'Arco, che la corona inglese volle condannare mentre gli ecclesiastici
avrebbero voluto salvarla).
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Si era arrivati al cosiddetto grande scisma d'Occidente, che dur circa cinquant'anni, fino al 1417. C'erano due
pontefici, uno romano ed uno avignonese, ciascuno con il suo collegio cardinalizio, che si lottavano scomunicandosi
a vicenda e cercando di far valere la propria posizione sulla cristianit. In Europa maturarono presto due fazioni:
Col pontefice di Roma erano alleati i tedeschi, gli inglesi, i fiamminghi e gli italiani del centro e del nord;
Col papa avignonese erano schierati i francesi e i naturali avversari dei precedenti, ovvero Austria, Brabante,
regno di Napoli, Aragona e Castiglia.
Il disagio in Europa per la situazione non tard a manifestarsi. Vi furono importanti sostenitori da entrambe le parti,
come Caterina da Siena per il papa di Roma e san Vincenzo Ferrer per quello di Avignone. Nel 1409 la situazione
peggior quando un grande numero di prelati, intendendo sanare la situazione, si riun nel concilio di Pisa scegliendo
un terzo pontefice, Alessandro V, che avrebbe dovuto regnare a seguito della rinuncia volontaria degli altri due papi,
che per non si uniformarono affatto alle decisioni del concilio: si avevano cos adesso tre papi.
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Il papa del concilio di Pisa, in particolare il successore di Alessandro, Giovanni XXIII, riusc ad avere la fiducia
della maggior parte dei sovrani europei, grazie anche all'appoggio finanziario dei banchieri fiorentini (in particolare
dei Medici), promotori dello stesso concilio pisano, svoltosi dopotutto in una citt conquistata da Firenze tre anni
prima. All'inizio del Quattrocento per il papa romano poteva ancora contare sull'appoggio della Baviera, della
repubblica di Venezia e del re di Napoli Ladislao d'Angi-Durazzo, mentre quello avignonese aveva ancora dalla sua
parte Francia, Aragona e Castiglia. Ogni papa dispens grandi favori ai suoi sostenitori, e i monarchi sembravano
avviarsi verso un controllo totale della Chiesa nel proprio territorio.
Il conciliarismo, che toglieva potere al pontefice, non era visto dai prelati pi vicini alla curia romana, n dal nuovo
papa stesso, anche se il peso del successo di Costanza impediva qualsiasi deroga al nuovo principio, nonostante
anche le difficolt obiettive che tali grandi riunioni comportavano, considerando anche le vie di comunicazione e le
condizioni di viaggio dell'epoca, sommate alla lunghezza dei lavori conciliari che mancavano della tempestivit
necessaria per certe decisioni.
Nel 1423 fu indetto un primo concilio a Pavia, ma i lavori lenti e disordinati fecero propendere per un trasferimento a
Siena, dove si concluse nel 1424. Il concilio oggi non riconosciuto come ecumenico ed alcune sue conclusioni sono
state tacciate di eresia. Dopo sette anni si apr un nuovo concilio a Basilea, ma papa Eugenio IV tent prima di
scioglierlo, poi ne ottenne il trasferimento a Ferrara (1437) e poi a Firenze (1439). Vi venne discusso il pericolo
subito dall'Impero bizantino, vicino alla capitolazione, alla presenza dell'imperatore d'Oriente stesso e del patriarca di
Costantinopoli: in cambio della ricomposizione dello scisma del 1054 i bizantini chiedevano la convocazione di una
crociata contro gli ottomani. L per l, in vista del pericolo imminente, gli orientali accettarono, sottomettendosi
anche alla superiorit del papa, ma non manc un'ondata di indignazione a Costantinopoli e nelle comunit cristiane
del Vicino Oriente e della Grecia, che vedevano la scelta obbligata come un ricatto dell'Occidente. A conti fatti la
riunificazione si rivel effimera, poich nel 1453 Costantinopoli cadeva definitivamente in mano ai turchi, senza che
nessuna crociata venisse in aiuto.
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hussiti moderati (gli utraquisti o calixtini, che chiedevano di ricevere la comunione utraque specie, cio col pane e
col vino - quindi con il "calice" anche - come i sacerdoti), isolando i taboriti. Con l'accordo della Compacta di Praga
(1436) gli utraquisti poterono organizzare una Chiesa nazionale boema, con proprie consuetudini ma fedele al
papato.
Nel XV secolo, in risposta alla crescente ricchezza, mondanit e fastosit della curia romana, a discapito dello spirito
religioso (pur con le dovute eccezioni), nacquero altri movimenti di riforma, anche se questi guardavano ormai al
proprio interno e non si curavano di influenzare i papi, come la devotio moderna, popolare nei Paesi Bassi e nella
Germania sud-occidentale, o il movimento delle osservanze francescana e domenicana, che chiedevano un ritorno al
rigore e si impegnavano alla predicazione in volgare per rievangelizzare citt e campagne. A partire da queste
istanze, pi o meno eterodosse, prese le mosse nel Quattrocento la Riforma luterana.
L'avanzata turca
Nel XIV secolo si fece strada in Anatolia la potenza ottomana,
destinata a diventare protagonista della storia musulmana,
prendendo il posto di prima potenza islamica nel Mediterraneo al
posto dell'Egitto, che proprio in quel periodo stava affrontando una
progressiva decadenza economica che avrebbe portato a un vero
tracollo nella seconda met del Quattrocento: Alessandria e
Damietta persero infatti il ruolo di porti chiave per il commercio
delle spezie quando i portoghesi circumnavigarono l'Africa
importando le preziose merci direttamente, mentre il declino delle
manifatture egiziane e l'eccessivo lusso del ceto dirigente
mamelucco con le ingenti spese militari avrebbero condotto a un
vero collasso economico.
I turchi ottomani erano un trib turca che si era spostata verso il
1230 dall'Asia centrale verso ovest, incalzati dai mongoli. Si erano
messi al servizio del sultano selgiuchide di Konya (Iconio),
ottenendo un piccolo territorio non lontano da Costantinopoli, il
Sultanato di Osman. Alla fine del Duecento il khan Othman si era
Osman I, sultano ottomano dal 1281 al 1326
approfittato della debolezza del sultano di Konya, incalzato dai
mongoli e dai mamelucchi, per ingrandire il proprio territorio. Ma
a differenza delle altre trib turcomanne, essi iniziarono presto una campagna di conquista al di fuori dell'agguerrita
concorrenza turca. Erano infatti riusciti a strappare ai bizantini la Bitinia, Iznik, Nicomedia e la preziosa Gallipoli,
dalla quale si poteva controllare il Dardanelli e accedere alla penisola balcanica. Ci era stato possibile per
l'accondiscendenza di alcuni imperatori che si fecero aiutare dai turchi proprio per risolvere le loro diatribe
dinastiche, ma presto Giovanni VI Cantacuzeno si rese conto della pericolosit dell'alleato, che stava circondando la
capitale come a strangolarla. Nei Balcani, con la morte di Stefano Dushan (1355), il fondatore dello Stato serbo
edificato sulle rovine dell'impero, i turchi approfittarono per conquistare Adrianopoli (1361), che divenne la capitale
del sultanato nel 1366, facendo chiaramente intuire le mire di espansione sui Balcani.
La corte del sultano ottomano stava diventando un centro di cultura, con l'incoraggiamento di una letteratura epica in
turco, che da allora divenne, con l'arabo e il persiano, la terza lingua letteraria dell'Islam. Una delle chiavi del
Basso Medioevo
successo ottomano fu l'organizzazione militare, con la formazione di truppe basate non pi sui turcomanni (che
tendevano spesso a fomentare rivolte), ma su schiavi cristiani rapiti in giovane et, convertiti all'Islam e istruiti alla
guerra in monasteri-caserme con ferrea disciplina e frugalit. La "Nuova Milizia" (in turco yeni ceri) venne
conosciuta in Europa col nome di giannizzeri, la cui temibile fama di fanteria quasi invincibile, dipendeva in misura
non esigua dall'uso geniale e anticipatore dell'artiglieria.
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Basso Medioevo
La crociata
Un altro sovrano preoccupato dell'avanzata turca era
Sigismondo d'Ungheria, che faceva pressione sui due
papi in carica (avignonese e romano) per ottenere il
bando di una nuova crociata, alla quale ader
controvoglia Venezia, mentre Francia e Inghilterra
stipulavano un'apposita tregua per aderire. Pi
entusiasta fu il duca di Borgogna Filippo II l'Ardito,
che don una forte somma di denaro ed un esercito
capeggiato dal suo stesso figlio, che part con cavalieri
di molte nazionalit da Digione il 20 aprile 1396. A
fine luglio si aggiunse all'esercito le truppe del vojvoda
di Valacchia, vassallo del re d'Ungheria, e una flotta
veneziana, genovese e dei cavalieri di Rodi, che
stazion alla foce del Danubio. Alcuni storici sono
arrivati a parlare di centomila combattenti, forse
Jean Froissart, miniatura della battaglia di Nicopoli, Chroniquesb
nemmeno senza troppa esagerazione[7]. L'eccessiva
Flandre di Bruges, Bibliothque nationale de France, FR 2646 fol.
irruenza dei cavalieri occidentali e la scarsa conoscenza
220 (XV secolo)
del terreno e delle consuetudini militari turche furono
forse alla base della sanguinosa sconfitta del 26 settembre 1396, durante la battaglia di Nicopoli. Ci fu una vera e
propria carneficina, con il massacro a freddo di tutti coloro per i quali non fosse stimato possibile ottenere un
sostanzioso riscatto.
Dopo la sconfitta di Ankara
Nel 1402 i turchi venivano sconfitti a Ankara dai mongoli di Tamerlano. Nel frattempo gli europei non seppero
sfruttare la debolezza degli Ottomani che seppero riorganizzarsi dopo un lungo interregno, finito nel 1413 quando al
trono sal un sagace sultano, Maometto I, che riunific i possessi in Anatolia e nei Balcani. A questo punto alcune
potenze europee preferirono accordarsi col sultano, arrivando ad aiutarlo a stabilizzare il suo trono dai rivali.
Veneziani, Genovesi e Ospitalieri ottennero cos dei favori (i cavalieri ospitalieri per esempio ottennero cos Smirne
nel 1415). Ancora dopo la morte del sultano, Veneziani e Genovesi si schierarono con i pi vari candidati al trono.
Murad II, alleato ai Genovesi, con un pretesto cinse d'assedio Costantinopoli nel 1422, tenendo la citt in scacco per
tre mesi.
Il sultano sfrutt al meglio le rivalit tra Veneziani e Genovesi mostrandosi benigno ora con l'una ora con l'altra
potenza. Per esempio riprese Tessalonica ai Veneziani con l'appoggio dei Visconti, ma poco dopo concesse alla
Serenissima un vantaggioso contratto commerciale. I Genovesi invece erano incoraggiati a sfruttare le miniere di
allume in Anatolia.
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Basso Medioevo
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Una nuova spedizione via mare part nell'aprile successivo con gli sforzi di Ladislao V d'Ungheria e dei veneziani.
La congiuntura era particolarmente favorevole per gli europei perch il sultano era dovuto accorrere in Anatolia per
arginare una ribellione, mentre ad Adrianopoli si registravano dei disordini per un moto religioso di un gruppo sciita
e per una sommossa dei giannizzeri. Il fronte cristiano per gi si frammentava, con i Serbi che firmavano una
frettolosa pace separata con i turchi e le navi che, dirette alle foci del Danubio, si arrestarono al Mar di Marmara
(mentre il sultano era aiutato proprio da navi genovesi e veneziane a attraversare il Bosforo). Lo scontro avvenne
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La presa di Costantinopoli
Per approfondire, vedi assedio di Costantinopoli (1453).
Basso Medioevo
uomini disposi allo spionaggio, al sabotaggio ed al tradimento. In questo clima alla fine del maggio 1453 il sultano
entr da conquistatore nella capitale, mentre l'ultimo basileus periva nella difesa. La caduta era stata sicuramente
aiutata dal debolissimo aiuto occidentale e dall'indisposizione dell'opinione pubblica che preferiva "il turbante alla
tiara".
Le ulteriori conquiste
Sebbene la caduta dell'Impero bizantino fosse stata una "morte annunciata", a giudicare dalle reazione indignate che
si ebbero in Occidente, sembr che nessuno credesse che Costantinopoli sarebbe potuta cadere sul serio. Si ebbe un
"fiume" di appelli e di progetti di crociata, dagli stati balcanici e orientali, i pi esposti alla minaccia turca, dal papa,
dall'imperatore germanico, da re di Napoli. In particolare sembr ormai che tutta Europa fosse assediata e l'idea di
una crociata contro gli "infedeli" si colleg strettamente, anche per i secoli a venire, a quella della difesa del
continente.
Nonostante gli appelli e nonostante i grandi personaggi impegnati
nella mobilitazione (come Enea Silvio Piccolomini, futuro Pio II,
Federico III del Sacro Romano Impero, ecc.), ancora una volta non
si riusc a mobilitarsi, perch gli Stati cristiani diffidavano l'uno
dall'altro e non avevano alcuna intenzione di cimentarsi in
un'impresa che avrebbe potuto favorire alcuni di loro a spese degli
altri.
Nel 1455 le milizie turche ripresero al conquista dei Balcani,
occupando Novo Brdo e dirigendosi su Belgrado, ma fu fermato
da un esercito, nel quale parteciparono i poveri, i contadini e i
mendicanti raccolti dal predicatore Giovanni da Capestrano. Nel
1458 il sultano occup Atene e sembrava che solo il primogenito
di Hunyadi, Mattia Corvino, fosse ancora disposto a combatterlo.
Il concilio di Mantova, voluto dal papa per organizzare un nuova
crociata, venne quasi disertato (1459). Il sultano pot conquistare
indisturbato l'impero di Trebisonda, ultima enclave dei Comneni, e
tutta la fascia meridionale della costa del Mar Nero. Nel 1463
veniva completata la conquista della Bosnia. Nel 1464 il pontefice
Papa Pio II ad Ancona, in attesa di partire per la
in persona si ripromise di dare l'esempio ai sovrani europei,
crociata (nel dipinto del Pinturicchio della biblioteca
invitandoli a imbarcarsi in una crociata dove egli stesso, malato e
Piccolomini di Siena)
debole, avrebbe personalmente preso parte. Arrivato ad Ancona il
18 giugno 1464, fu fermato da una violenta epidemia che decim
la popolazione e i gi pochi volontari. Il doge di Venezia, che aveva promesso la sua partecipazione, salp e arrivo,
lentamente, ad Ancona appena in tempo per rincuorare, con la vista delle navi, gli ultimi giorni del papa ormai
morente.
Paolo II non sembr interessato a continuare l'opera del suo predecessore. Skanderbeg, venuto appositamente a
Roma, fu rimandato indietro con solo un po' di denaro. Nel 1468 mor, seguito nel 1476 da un altro dei protagonisti
della resistenza ai turchi, il vojvoda valacco Vlad III Dracul, detto Tepes, l'"Impalatore", colui che avrebbe dato
origine poi alla leggenda del conte Dracula.
Nel 1469 i turchi facevano gi incursioni fino in Stiria, in Carinzia e in Carniola; nel 1470 occuparono il Negroponte,
suscitando una nuova ondata di sgomento in Occidente, parie per certi versi superiore a quella della caduta di
Costantinopoli. Sisto IV, con l'aiuto di Venezia e Napoli, mise su una flotta che espugn la citt di Antalya (1472) e
nel 1474 Venezia prendeva Cipro alla debole dinastia dei Lusignano. Le scorribande turche per non cessarono, anzi
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nel 1472, 1477 e 1479 essi arrivarono in Friuli, mentre nel 1475 presero ai genovesi Caffa. Nel 1479 ci fu una pace
tra il sultano e i veneziani, e un anno dopo i turchi attaccavano Rodi e saccheggiavano duramente Otranto, un atto
che si sospett incoraggiato dai veneziani che erano in guerra in quegli anni col re di Napoli.
Nel 1481 mor il sultano Maometto II e si aprirono le lotte per la successione tra i suoi eredi: approfittando della
situazione venne liberata Otranto. Nonostante ci sul finire del secolo i turchi erano la potenza dominate dei Balcani
e di tutto il Mediterraneo orientale e paradossalmente ci avvenne quando in Spagna i mori venivano definitivamente
scacciati dalla penisola iberica (1492).
Gli umanisti furono i primi a percepire una "rottura" tra mondo antico e mondo moderno: fino ad allora era stato
naturale per entit politiche come l'Impero o il papato dichiararsi eredi dell'Impero romano, soprattutto nell'ideale di
Costantino I o Teodosio I. Questa sensazione di distacco si fece strada mentre Roma era abbandonata dai papi,
l'impero romano-germanico perdeva il suo carattere universale per diventare pi propriamente un impero "tedesco" e
l'impero bizantino era ormai un piccolo regno minacciato dai turchi.
Da questa nuova consapevolezza nacque il desiderio di restaurazione degli ideali di bellezza, libert e razionalit
classica.
Basso Medioevo
Letteratura e filosofia
I primi ad accorgersi dei nuovi tempi e ad iniziare un recupero del
retaggio classico furono i letterati, gi a partire dal XIV secolo:
Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Albertino Mussato, Cola
di Rienzo furono gli esponenti pi importanti, nelle cui opere
cercarono di far rivivere i modelli antichi filtrati.
Nel corso del Trecento anche la letteratura cavalleresca inizi a
inglobare soggetti del mondo antico, quali la guerra di Troia, le
gesta di Pompeo o di Cicerone.
La scrittura si adegu presto ai nuovi ideali, con la riscoperta della
littera antiqua (scrittura del IX secolo che allora si pensasse fosse
degli antichi), che sostitu gli oscuri caratteri gotici. Le antiche
biblioteche venivano spulciate a tappeto nella ricerca di antichi
codici, che venivano poi trascritti, tradotti e commentati. Firenze
fu protagonista di quest'ondata di riscoperta con personaggi come
Luigi Marsili, Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini. Lo Studio
fiorentino accolse greci fuggiaschi da Costantinopoli ed istitu una
cattedra di lingua greca.
Questo movimento viene fatto in genere coincidere con
Frontespizio del Commento di Servio a Virgilio, 1340,
miniatura, Ms. S.P. 10/27, 20x29,5 cm, Biblioteca
l'Umanesimo "civile", cio la convinzione che la cultura antica
Ambrosiana, Milano
potesse servire anche a creare uomini consapevoli e cittadini pi
responsabili. Nella scelta di quale peso dare a ciascun autore
antico, nacque il metodo critico della filologia. Con questi strumenti l'umanista Lorenzo Valla riusc a dimostrare
come il documento della Donazione di Costantino fosse un falso risalente almeno all'VIII secolo anzich al IV,
dimostrando le sue tesi sulla base dell'osservazione linguistica e lessicale.
Accanto all'aristotelismo, tanto caro ai sistemi di pensiero della scolastica, si diffuse il pensiero neoplatonico,
secondo il quale l'uomo era al centro del mondo e doveva osare per cogliere i frutti della sua intelligenza. Il
neoplatonismo si basava su quei testi del II-III secolo d.C. elaborati ad Alessandria d'Egitto, giunti a Firenze nella
prima met del Quattrocento con gli studiosi greci, e che andavano sotto il nome di ermetici, dal nome del loro
autore leggendario, Ermete Trismegisto. Tra i traduttori di tali testi vi furono Marsilio Ficino.
Secondo i testi ermetici l'universo era un Grande Ordine, che aveva fitte e precise corrispondenze con il Piccolo
Ordine, cio l'essere umano, col suo corpo e la sua psiche. Attraverso il dominio delle forze dell'universo l'uomo
poteva dominare il suo destino: per questo nel Quattrocento nessun principe poteva non avere al suo servizio uno o
pi astrologi, che lo consigliavano, osservando le stelle, a trovare i momenti propizi per guerre, matrimoni, negoziati
politici. La pi completa esposizione di questa esaltazione dell'uomo che controlla l'universo si trova nel De hominis
dignitate di Giovanni Pico della Mirandola, dove l'uomo chiamato "divino camaleonte", in grado di adattarsi a tutto
e in grado di dominare con l'intelligenza e la volont.
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Arte e scienza
Con le speculazioni degli umanisti, si inizi
ad avere una nuova sensibilit anche sul
piano
filosofico-scientifico,
che,
sviluppando istanze gi in atto dal XIII
secolo, metteva in discussione le antiche
certezze
aristotelico-tomistiche
basate
sull'auctoritas, per iniziare a guardare la
natura con un occhio pi spregiudicato.
Ruggero Bacone e i calculatores di Oxford
furono tra i primi esempi di questa nuova
tendenza.
Studi di prospettiva di Paolo Uccello nella predella del Corpus Domini (c.
1465-1468)
Societ
Le premesse razionali dell'umanesimo furono comunque
sottomesse a compromessi, innanzitutto con la Chiesa. Gli
umanisti stessi furono spesso sacerdoti, i quali mettevano le loro
conoscenze al servizio della fede. In nessun caso essi intaccarono,
almeno in maniera esplicita, alcun dogma religioso. L'amore per
l'antichit non arrivava mai ad essere legato a una restaurazione
del paganesimo (tranne in qualche gruppo eversivo come
l'Accademia romana di Pomponio Leto), anzi l'utilizzo di
riferimenti alla mitologia antica era sempre veicolato a
simboleggiare un messaggio perfettamente compatibile con la
religione cristiana.
Non erano assenti voci pi rigorose, contrarie a questa ondata di
mitologia pagana, ma esse furono tenute in secondo piano almeno
fino alla Riforma luterana. Gli stessi papi furono spesso
simpatizzanti e studiosi della cultura umanistica.
Inoltre si deve tener presente come il lavoro degli umanisti non
fosse n gratuito n disinteressato, essendo sempre offerto al
Una pagina della prima Bibbia stampata da Gutenberg
mecenate sotto il quale questi studiosi trovavano protezione. Il
con i caratteri mobili
pensiero umanistico fu pertanto spesso connesso con realizzazioni
pratiche, "artigianali", piuttosto che essere una speculazione pura da tavolino.
Basso Medioevo
I migliori esempi di come questa cultura umanistica fosse essenzialmente pratica e voltata a compiacere i protettori
sono le invenzioni e le scoperte che rivoluzionarono, nel XV secolo, il mondo: la polvere da sparo (usata in Cina per
scopi non militari e perfezionata daglio scienziati umanisti), la stampa a caratteri mobili e le scoperte geografiche
(possibili grazie al rinnovamento della cosmografia).
Navigazione
Nel Medioevo aveva avuto grandissima diffusione nel
Mediterraneo la navigazione in galea, una nave
sviluppata da modelli bizantini (la chelandria o il
dromone) a loro volta evoluti dalla trireme romana.
Nella galea si trovavano numerosi rematori che
muovevano grossi remi (uno o due per remo), che fino
al Quattrocento erano marinai liberi (solo in seguito si
inizi a usate schiavi e prigionieri, da cui il termine
galeotto). La galea aveva due ponti ed arrivava a
misurare circa 40x4x4 metri, con remi lunghi 7-8 metri.
Da Trecento si diffuse la rematura "allo scaloccio", con
Una galeazza spagnola
tre o anche cinque rematori per remo e da 24 a 29 bachi
per fiancata. chiaro che il difetto di queste
imbarcazioni fosse lo spazio ristretto dovuto all'ampio equipaggio, che poteva anche superare i duecento membri (tra
rematori, balestrieri, cmito e sottocmito, nocchieri, prodieri, consiglieri, alighieri, spallieri e, dopo la comparsa dei
cannoni, di bombardieri), rendendole barche pi adatte alla guerra che al trasporto.
Per aumentare la stiva si dovettero ridurre i rematori e introdurre una velatura pi articolata, ottenendo tipologie
spurie come le "galee grosse" o "galeazze". Spesso queste navi viaggiavano scortate da galee da guerra o
viaggiavano in convogli per evitare i rischi dei corsari.
Con il crescere del volume dei commerci, fra Due e Trecento si svilupparono nell'area baltica e fiamminga nuovi tipi
di imbarcazioni con grande stiva e ampia velatura (anche se ancora non perfettamente maneggevole), chiamate cocca
o caracca, che viaggiavano soprattutto nell'Atlantico.
Un'altra importante innovazione per la navigazione fu l'entrata in uso della bussola e del sestante, che permettevano
di determinare la posizione in mare, quindi consentendo la navigazione d'alto mare invece che costiera. Anche la
cartografia si era sviluppata, con carte nautiche dette "portolani" molto precise, che riportavano anche descrizioni di
coste e fondali.
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Cartografia e cosmografia
Tra i rinnovatori del pensiero geografico e
cosmografico medievale vi furono Pierre d'Ailly e
Paolo dal Pozzo Toscanelli. La terra si pensava come
un globo nel quale i tre continenti conosciuti (Asia,
Africa ed Europa) si disponevano attorno al
Mediterraneo come un disco di terra. Tra i problemi
che ci si poneva maggiormente vi era quello se fosse
possibile raggiungere l'Asia (in particolare il "Gran
Cane", il sovrano dei mongoli con i quali gli europei
erano venuti a contatto nel XIII secolo prima che la fine
della pax mongolica e l'avanzata dei turchi rendessero
Carta portolanica del Mediterraneo, Atlante de Cresques, 1375
impossibili le vie di terra) navigando verso Occidente e
se s in quanto tempo. A lungo era prevalsa l'idea che il
limite dell'Oceano fosse invalicabile, almeno finch non erano ricomparse in Occidente le opere di Aristotele tra XII
e XIII secolo. Inoltre la Cosmographia di Tolomeo era stata tradotta nel 1410 in latino da Jacopo d'Angelo da
Scarperia.
Ma il Toscanelli non si era adattato alle tesi tolemaiche, arrivando a elaborare un calcolo secondo il quale la penisola
iberica distava dalla Cina circa un quinto della distanza reale, avvicinandosi ai calcoli di Marino di Tiro. Egli espose
le sue elaborazioni in una lettera al canonico di Lisbona Fernan Martins (1474), che lo aveva conosciuto al concilio
di Firenze La loro corrispondenza fu nota a grandi navigatori, tra i quali certamente Cristoforo Colombo, ed inoltre
dimostrava come alla fine del Quattrocento fosse notevole l'interesse per raggiungere l'Asia via mare. Ci avrebbe
permesso di importare le preziose spezie senza farle transitare dai paesi musulmani, ed avrebbe consentito di mettersi
in contatto con i mongoli di Cina (gli Europei non sapevano che dinastia Yuan non esisteva pi da pi di un secolo)
per coalizzarsi insieme contro la minaccia turca e l'Islam in generale. In un certo senso si fondevano in questa
possibilit le ragioni del commercio, della geografia e della crociata.
Le esplorazioni geografiche
Le prime esplorazioni nell'Atlantico seguirono la costa africana,
nel tentativo magari di circumnavigarla. Nel 1291 erano salpati da
Genova i fratelli Vivaldi, che dopo aver attraversato le colonne
d'Ercole non fecero pi ritorno. Ai primi del XIV secolo il
genovese Lanzarotto Malocello giunse alle Canarie, gi note ai
navigatori antichi ed arabi, avvistate e riperdute a pi riprese da
marinai genovesi e di Maiorca; nel 1341 vi giungevano Angiolino
de' Corbizi e Nicoloso da Recco per conto di Alfonso IV del
Portogallo. Tra il 1340 e il 1350 venne scoperta Madera e solo
molti anni dopo, tra il 1427 e il 1432 si scoprirono le Azzorre.
Le notizie sulla ricchezza in oro di Mali e Sudan (all'epoca per
Sudan si intendeva tutta la fascia di foreste al di sotto del Sahara)
alimentarono le spedizioni che cercavano di arrivare alla foce del
Niger. Nel 1346 il navigatore di Maiorca Jayme Ferrer super il
capo Bojador (Finis Africae), un traguardo isolato bissato solo nel
Enrico il Navigatore
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1433-34. Nel 1447 venne raggiunta la foce del Senegal, dove arrivavano alcune piste carovaniere con oro, avorio e
schiavi e da dove si sarebbe potuta raggiungere la mitica Timbuct. Tra il 1457 e il 1470 si scopr Capo Verde e nel
1487, finalmente, il portoghese Bartolomeo Diaz varcava il Capo di Buona Speranza aprendo la via delle Indie,
raggiunte effettivamente da Vasco da Gama dopo il 1497.
Queste conquiste vennero promosse dal re portoghese Enrico il Navigatore, che aveva riunito nel sud del Portogallo,
l'Algarve, un vero e proprio centro studi con cartografi, geografi e astronomi. Il re cercava forse il mitico Prete
Gianni, un monarca cristiano che avrebbe potuto salvare l'Europa dal pericolo turco, che, secondo le ultime notizie,
poteva trovarsi in Etiopia (ambasciatori abissini si erano presentati anche al concilio di Firenze del 1439). Il sogno di
Enrico era venire in contatto col re Etiope, che possedeva le sorgenti del Nilo, per minacciare l'Egitto e costringerlo a
rendere Gerusalemme alla cristianit.
Cristoforo Colombo
L'impresa pi importante e rivoluzionaria tuttavia non riguard
l'Africa, ma la scoperta del continente americano. Colombo
conosceva sicuramente la corrispondenza tra il Toscanelli e il
Martens[8]. Colombo era figlio di mercanti di origine non
certamente precisata, e fin da giovane navig molto. Tra il 1478 e
il 1479 si stabil in Portogallo, dove spos la figlia del governatore
di Porto Santo a Madera, il piacentino Bartolomeo Perestrello.
Colombo mise insieme una serie di notizie eterogenee, da Plinio ai
geografi arabi, da Pierre d'Ailly a Enea Silvio Piccolomini,
elaborando un sistema cosmografico coerente (sebbene errato)
secondo il quale era possibile arrivare in Asia navigando verso
occidente, invece che compiere la lunga e difficoltosa
circumnavigazione dell'Africa. Egli immaginava che la Terra fosse
molto pi piccola, con le isole del "Cipango" (il Giappone) distanti
appena 5.000 chilometri dalle coste portoghesi (invece dei 20.000
reali). Dopo essersi rivolto inutilmente a Giovanni II del
Sebastiano del Piombo, Ritratto di Cristoforo Colombo
Portogallo, che era interessato alla navigazione orientale, Colombo
si trasfer in Spagna (1485, dove prese a bussare con insistenza
alla porta dei "re cattolici", all'epoca ancora impegnati nella conquista di Granada. Colombo predicava la necessit di
raggiungere l'Asia e il Gran Cane (il Gran Khan mongolo, che effettivamente aveva regnato in Cina due secoli
prima, la cui dinastia - ma questo Colombo non poteva saperlo - era stata gi rovesciata nell'Impero celeste) per
allearsi con lui contro i turchi e riconquistare Costantinopoli e la Terra Santa. Egli sottolineava, suscitando le
simpatie di Isabella di Castiglia, come il suo nome, Cristoforo, fosse un segno del destino, augurandogli una sorte
simile a san Cristoforo che, secondo la leggenda, aveva trasportato Ges da una sponda all'altra di un fiume in piena.
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In altre spedizioni successive Colombo arriv a Cuba e su Hispaniola (Haiti), anch'egli pensava fosse il Catai, la
Cina descritta da Marco Polo.
Tra il 1492 e il 1504 Colombo comp quattro viaggi verso il "Nuovo Mondo". La sua attivit come vicer non fu
fortunata, perch non seppe mantenere l'ordine tra i coloni spagnoli e venne accusato anche di ruberia. Tornato in
Spagna e allontanato dalla corte dopo la morte della regina, mor a Valladolid nel 1506.
L'America
Sembrava che tutti meno che lui avessero
capito che le nuove terre non erano l'Asia e
si scaten presto una gara tra le potenze
europee ad accaparrarsi le nuove terre. Papa
Alessandro VI stabil con la bolla Inter
Caetera (ritoccata poi dal trattato di
Tordesillas del 1494) che la demarcazione
del Nuovo Mondo tra Spagna e Portogallo,
le due potenze maggiormente in corsa, fosse
la linea verticale posta circa 370 miglia ad
ovest delle Isole Azzorre, con la parte
La circumnavigazione di Magellano
orientale, che inaspettatamente comprese
tutto il futuro Brasile, ai portoghesi, e la
parte occidentale agli spagnoli. Iniziava cos la colonizzazione dell'America Latina.
L'America del Nord venne invece toccata nel 1497 dal veneziano Giovanni Caboto, al servizio dell'Inghilterra, che
avvist per primo l'isola di Terranova.
Basso Medioevo
Il nome "America" venne trascritto per la prima volta dal cartografo tedesco Martin Waldseemller nel 1507, che
intitol cos un trattato in onore del navigatore fiorentino Amerigo Vespucci, che esplor le coste sudamericane per
conto del re del Portogallo rafforzando la certezza che non si trattasse dell'Asia. La prova che tra America e Asia vi
fosse un nuovo oceano fu data solo nel 1513 quando Vasco Nuez de Balboa attravers l'Istmo di Panama e vide il
Pacifico, mentre nel 1519 Ferdinando Magellano attravers lo stretto che da lui prende il nome.
Con questo straordinario allargamento di orizzonti si soliti collocare (anche se non univocamente) l'inizio dell'evo
moderno per l'Europa.
Note
[1] Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, edizioni Biblioteca di storia patria, a cura dell'Ente per la diffusione e l'educazione storica,
Roma 1967
autori vari, Lazio guida rossa del Touring Club Italiano, Touring Editore, 1981 (pag. 743);
Giovanna Bergamaschi, Arte in Italia: guida ai luoghi ed alle opere dell'Italia artistica, Electa, 1983 (pag. 243);
Giuseppe Sandro Mela, Islam: nascita, espansione, involuzione Armando Editore, 2005 (Google eBook, pagina 67);
Salvatore Aurigemma, Angelo de Santis, Gaeta, Formia, Minturno
vedi pagina: GolfoTv - Notizie dal Golfo di Gaeta (http:/ / www. golfotv. info/ home/ content/ view/ 2665/ 29/ )
Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, edizioni Biblioteca di storia patria, a cura dell'Ente per la diffusione e l'educazione storica,
Roma 1967 (il capitolo del libro riguardante Ancona consultabile alla pagina: (http:/ / www. iststudiatell. org/ p_isa/ NE/ rsc_vol_02.
pdf);
Horst Dippel, Costituzioni Degli Stati Italiani (volume 10: Documenti costituzionali di Italia e Malta, parte 1: Ancona-Lucca) edizioni
Walter de Gruyter (Berlino, Germania), 2009 (pagina 130);
autori vari, Marche - Guida rossa Touring Club Italiano, Touring Editore, 2005 (pagine 88 e 104);
Giuseppe Sandro Mela, Islam: nascita, espansione, involuzione Armando Editore, 2005 (Google eBook, pagina 67);
Peris Persi, Conoscere l'Italia (volume Marche), Istituto Geografico De Agostini, Novara 1982 (pag. 74);
Gabriella Airaldi, Benjamin Z. edar, I comuni italiani nel regno crociato di Gerusalemme, Universit di Genova, Istituto di medievistica,
1986 (Pag. 525);
Valerio Lugoni (a cura di) Meravigliosa Italia, Enciclopedia delle regioni, edizioni Aristea, Milano;
Guido Piovene, in Tuttitalia, Casa Editrice Sansoni, Firenze & Istituto Geografico De Agostini, Novara (pag. 31);
Pietro Zampetti, in Itinerari dell'Espresso (volume Marche), a cura di Neri Pozza, Editrice L'Espresso, Roma 1980
[5]
[6]
[7]
[8]
Autori vari, Croazia. Zagabria e le citt d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali Touring Editore, 2004 (pagina 129);
Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma Mondadori editore, 2010 (pagina 439);
Vesna Pavic Croazia, guida completa Giunti Editore, 2005 (pagina 121);
Armando Pitassio, Corso introduttivo allo studio della Storia dell'Europa Orientale: dall'antichit a Versailles Morlacchi Editore, 2000
(pagine 98 e 128);
Sergio Anselmi, Ragusa e il Mediterraneo: ruolo e funzioni di una Repubblica marinara tra Medioevo ed et Moderna, Cacucci editore,
1988
Che presero il nome proprio dagli Almoravidi.
Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Newton Compton Editori, 2006.
Cardini-Montesano, cit., pag. 414.
Una copia della lettere inviata da Paolo Toscanelli era copiata sul retro di un esemplare dell'Historia rerum ubique gestarum di Enea Silvio
Piccolomini appartenuta a Colombo.
58
Basso Medioevo
Bibliografia
Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Universit, 2006. ISBN 8800204740
Voci correlate
Alto Medioevo
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