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Francesco Lamendola

Per chi o per cosa dipingeva, luomo preistorico?


Le caverne delluomo preistorico sono piene di dipinti, le rocce sono piene di graffiti raffiguranti svariati soggetti, specialmente animali, ma anche scene complesse, uomini e donne al lavoro, o mentre danzano ed eseguono cerimonie, o ancora simboli astratti di difficile interpretazione, e mani impresse sulle pareti con tinture vegetali di svariati colori. Tutte queste opere, disseminate ai quattro angoli del globo terracqueo e distribuite lungo un arco temporale che copre svariate migliaia di anni, si trovano sia presso i popoli cacciatori, pescatori e raccoglitori, sia, pi tardi, presso i popoli pastori ed agricoltori, creando non pochi grattacapi agli studiosi della preistoria, specialmente se di formazione evoluzionista, portati a vedere nelluomo preistorico un semplice primate un po evoluto e dunque, verosimilmente, poco interessato agli aspetti estetici e spirituali dellesistenza e tutto concentrato, invece, su quelli di ordine strettamente materiale, legati alla sopravvivenza e alla comodit. A volte non solo le pitture, i graffiti e le sculture, ma gli stessi luoghi naturali assumono le forme di opere darte, certamente avvolte da un significato magico-religioso di problematica definizione: si pensi soltanto, per fare un esempio clamoroso, ai cosiddetti mounds, alle colline artificiali rinvenute in svariate localit del Nord America, create dai Pellerossa con la forma di animali ritratti in dimensioni gigantesche (lunghe anche decine o centinaia di metri), per esempio di serpente, ma visibili e riconoscibili come tali solo dallalto: e pertanto, a quel che ne sappiano se non si vogliono scomodare gli extraterrestri con i loro dischi volanti o altri fattori che esulano da ci che terrestre - di fatto invisibili a qualunque osservatore. Oppure si pensi agli animali giganteschi, come ragni ed uccelli, raffigurati nel suolo del deserto di Nazca, sulla costa del Per, anchessi scoperti solo di recente, proprio perch impossibili da vedere e da riconoscere stando a terra, ma solo innalzandosi a bordo di un mezzo aereo. Spesso larte preistorica, specialmente la pittura, stata realizzata allinterno di caverne buie, dove non esisteva illuminazione naturale e dove a stento potevano introdursi poche persone: non si trattava di pitture, quindi, eseguite per essere ammirate; non, almeno, nel senso che noi attribuiamo oggi alla contemplazione estetica. Per chi, dunque, o per che cosa luomo preistorico dipingeva le sue figure, nelloscurit delle caverne o sulle rocce assolate dei deserti, come nellHoggar o nel Tibesti sahariano? La prima cosa da chiarire, in effetti, il concetto stesso di arte. chiaro che si tratta di vedere se quel che noi, uomini moderni, imbevuti di cultura scientifica e plasmati da secoli di pensiero razionale, intendiamo per arte, sia valido anche per i nostri antenati di 5.000, 10.000 o 20.000 anni fa. Qui, per, sorgono immediatamente delle difficolt insormontabili: perch sappiamo bene che un paradigma culturale non pu comprendere, se non dal punto di vista puramente esteriore, i valori e gli ideali di un altro paradigma culturale; e, nel caso delle societ preistoriche, spesso ci mancano perfino i dati materiali, sicch perfino tale comprensione esteriore ci risulta problematica figuriamoci la comprensione profonda dei fattori immateriali. In altre parole, la verit che noi non sappiamo affatto in base a quali categorie estetiche luomo preistorico dipingesse le pareti delle caverne; anzi, per dir meglio, non sappiamo nemmeno se in lui esistesse un senso estetico a prescindere dal senso religioso, dalle pratiche magiche, dal suo universo totemico; n sappiamo in quale relazione fosse il suo senso del bello con le necessit della vita quotidiana. Lunica cosa che sappiamo che egli soleva dipingere anche le proprie abitazioni, e non solo degli appositi luoghi cerimoniali, per cui si potrebbe forse dedurre che proprio come i nostri bisnonni della civilt contadina pre-industriale non riservava un luogo a parte o un concetto indipendente per le realizzazioni del bello, ma le vedeva come un tuttuno con la vita dogni giorno. 1

Detto questo, siamo pressoch certi che i riti di propiziazione della caccia, impregnati di pensiero magico, necessitavano di una rappresentazione mimica della caccia stessa, che avveniva nel corso di apposite cerimonie; e possiamo immaginare ma senza una effettiva certezza che luomo preistorico dipingesse lanimale da cacciare, il cervo, il bisonte, luro, il mammut, per propiziare la caccia e per accompagnare le relative cerimonie. Non siamo per assolutamente in grado di decidere se tutti gli animali raffigurati dagli artisti preistorici avessero questa precisa funzione o se egli non li dipingesse anche per il puro e semplice piacere di ammirarli, di decorare la propria abitazione, di esprimere il proprio senso estetico. Bisogna tener presente che la preistoria occupa un lungo arco di tempo; luomo di Neanderthal, in Europa, compare circa 130.000 anni fa e si estingue circa 30.000 anni fa; alcune opere darte, come la famosa Venere di Willendorf, risalgono addirittura al Paleolitico; altre, come alcuni dipinti della Grotta di Altamira, in Spagna, dovrebbero risalire a 25.000-35.000 anni fa (la datazione al radiocarbonio controversa per la maggior parte delle pitture e dei graffiti preistorici). Esistono anche pitture e manufatti artistici assai pi recenti, fino allavvento dellagricoltura e al sorgere dei primi nuclei abitativi di tipo urbano. In uno spazio di tempo cos grande e nel contesto di societ cos diverse, certo che dovettero esistere differenti modi di intendere la pittura rupestre: questo, per, non ci esime dal porci la domanda complessiva sul significato che a tali manufatti attribuivano coloro che li eseguivano, spesso con gusto raffinato, con una eccezionale capacit di stilizzazione e con un vivissimo senso del colore. Ha scritto in proposito John Waechter autore peraltro rigidamente evoluzionista - nella monografia Luomo nella preistoria (titolo originale: The Man Before History, Lausanne, Elsevier Publishing Projects, 1976; traduzione di Celso Balducci, Roma, Newton Compton, 1979, pp. 134-35): Era naturale che gli studiosi della preistoria si dovessero rivolgere ai dati antropologici per spiegare le finalit dellarte preistorica. La spiegazione pi ovvia (larte per larte), anche se pu essere un motivo valido per buona parte delle decorazioni su oggetti duso personale, non pu certamente essere estesa fino a comprendere la massima parte dellarte delle caverne (per quanto si possa essere tentati di vedere, nei segni tracciati sulla creta con le dita, degli scarabocchi fatti per passatempo). Solo una piccola parte della produzione artista dellUomo Preistorico si conservata, ma si pu ragionevolmente supporre che la maggior parte delle dimore permanenti fosse decorata, anche se solo le sculture hanno resistito alle intemperie degli ultimi 12.000 anni. Pur non potendo negare finalit decorative ad una porzione dellarte nelle sezioni abitate di caverne e ripari, non possiamo spiegare in questo modo la massima parte delle opere superstiti, scoperte in punti delle caverne pressoch inaccessibili e che dovevano essere privi di illuminazione naturale. Lantropologia offre due spiegazioni possibili per le opere conservatesi nei pi remoti recessi delle caverne, opere che dovevamo essere realizzate tra grandi difficolt e probabilmente erano destinate ad essere viste da pochissime persone. La prima motivazione fa capo alle concezioni proprie del totemismo. Volendo semplificare una questione piuttosto complicata, diremo che gruppi o clans (o in qualche caso singoli individui) si associano a un determinato oggetto, generalmente un animale o un vegetale, ritenendo di avere con esso un rapporto particolare. Alcuni clans, per esempio, di Australiani, praticano complesse cerimonie in onore del loro totem, cui possono partecipare soltanto gi iniziati. Si ipotizzato che questo possa rendere conto almeno di parte di parte degli animali raffigurati sulle pareti delle caverne: ciascun animale sarebbe stato disegnato nel corso di un rituale totemico. Laltro motivo possibile, che sembrerebbe conformarsi meglio ai dati di fatto, la magia simpatica, grazie alla quale il cacciatore acquisisce potere su un animale tracciandone limmagine prima di accingersi a dargli la caccia; inoltre, riproducendone limmagine, pu far s che aumenti il numero di animali di quella specie. Questa concezione della magia legata alla caccia stata convalidata dai molti animai raffigurati con ferite o con lance che sporgono dal fianco.

Esempi sia di totemismo sia di magia simpatica possono osservarsi presso i moderni popoli cacciatori e queste due teorie sembravano dare unadeguata spiegazione anche dei dipinti meno accessibili. Non occorreva una grande fantasia per evocare immagini di cerimonie negli oscuri recessi di una caverna, soltanto con qualche semplice lume che gettava ombre fantasmagoriche, mentre gli anziani della trib praticavano riti magici o iniziavano alla virilit terrorizzati giovanetti Di recente si cercato di abbandonare queste idee per cercare altri motivi per larte delle caverne. Unanalisi condotta su un gran numero di animali dimostra che determinate specie tendono ad essere collocate in particolari punti della caverna: bisonte, cavallo, bue e mammut si trovano per lo pi in posizione centrale nellambiente principale, orso e leone si trovano verso linterno, mentre il cervo in posizione laterale. Non si tratta di una disposizione assolutamente costante e probabilmente vale soltanto per le epoche pi tarde, per le quali disponiamo di materiale sufficiente a detta analisi. Quanto poi allinterpretazione, questi dati non ci sono di grande aiuto. La questione si ulteriormente complicata in seguito ai nuovi tentativi di interpretazione dei segni e dei simboli trovati nellarte delle caverne. Leminente studioso francese di preistoria Anr LeroiGourhan vede, nella maggior parte dei segni, dei simboli sessuali, con forme larghe, che rappresentano lelemento femminile, e forme sottili, per quello maschile. Pur essendovi alcuni esempi sicuri di simboli sessuali femminili, come quello di Angles sur lAnglin, non facile capire come certi segni di carattere pi astratto possano adattarsi a questo ruolo. Fino ad ora non si sono trovati simboli fallici abbastanza convincenti, che rappresentino il sesso maschile, e i segni sottili sono suscettibili di molteplici interpretazioni. Tale concezione stata allargata fino ad attribuire agli animali un carattere sessuale indipendente dal sesso dal sesso dato loro dallartista. Attualmente i segni sottili, che sembrerebbero lance, sono considerati come unindicazione del sesso dellanimale a cui si associano, per cui il cavallo, lo stambecco e il cervo sarebbero maschili, mentre il bisonte, i bovini e il mammut sarebbero femminili. Per il momento queste idee non ci fanno avanzare di un passo rispetto a prima, ma almeno dimostrano come qualsiasi interpretazione debba essere preceduta da unanalisi ben pi sistematica dellarte, in confronto a quanto stato tentato dai primi studiosi della preistoria. Prima di accogliere o di respingere qualsiasi teoria fra quelle citate, e in special modo quelle pi recenti, occorre avere ben presenti due cose: prima, che larte, della quale cerchiamo di stabilire i motivi, copre un arco di 20.000 anni, abbastanza lungo da permettere a qualsiasi idea di formarsi e di essere rigettata; secondo, che trattiamo larte quasi fosse parte di una sequenza culturale ininterrotta mentre in realt vi sono almeno quattro stadi Aurignaziano, Perigordiano, Solutreano e Magdaleniano che hanno scarsissime probabilit di essere collegati fra di loro. In questo campo dellarcheologia, saremo sempre a corto di risposte; e per questo larte rimarr sempre uno degli aspetti pi attraenti della preistoria. Ignoramus et ignorabimus, dunque: senza questo atteggiamento fondamentale di umilt, non possibile porsi nei confronti del problema dellarte preistorica. Compito della scienza, per, farsi delle domande, cos come lo della filosofia: domande legittime, purch non si pretenda di trovare a ciascuna di esse la risposta, sempre e comunque, anche quando i dati di cui si dispone siano insufficienti e anche quando ci sfuggano irrimediabilmente le coordinate delluniverso mentale e spirituale delluomo preistorico, autore di tali espressioni artistiche. Ammettere il nostro limite, riconoscere che esiste un confine oltre il quale non possiamo spingerci, se non avanzando congetture gratuite o, peggio, proiettando sulluomo preistorico forme mentali tipicamente moderne, cosa evidentemente sbagliata, dovrebbe far parte del nostro abito intellettuale. Cos, ad esempio, si farebbe del freudismo a buon mercato se si volesse interpretare come simboli fallici e come riferimenti sessuali tutti quei tratti che paiono somigliare vagamente a un pene o richiamare la conformazione degli organi genitali esterni, sia maschili che femminili. La psicanalisi junghiana, daltra parte, ci insegna che allinterno di ogni essere umano esiste anche un inconscio collettivo, nel quale si sono depositate, stratificandosi e sviluppandosi in forme simboliche 3

universali, le esperienze antichissime di tutta la nostra specie; e questo ci vieta di escludere a priori che, nelle pitture delluomo preistorico, cos come negli altri suoi manufatti di carattere artistico, sia presente anche, e sottolineiamo anche, una simbologia di tipo sessuale. Il male quando si pretende di fornire una spiegazione univoca ed esaustiva per tutte le svariate manifestazioni estetiche delluomo preistorico; e un male ancora pi grande quello di escludere, sulla base di un pregiudizio culturale squisitamente moderno, che quei nostri antichissimi progenitori fossero incapaci di provare un senso estetico spassionato, tale da spingerli a produrre ed ammirare le manifestazioni del bello in quanto tale, senza ulteriori fini. La stilizzazione dei bisonti, delle giraffe, dei leoni, dei cavalli, che si ammirano in numerosissimi dipinti e graffiti preistorici, stilizzazione che si avvicina curiosamente ai procedimenti di scomposizione geometrica del cubismo, sembra appartenere, appunto, alla categoria del bello per il bello, o, in certi casi, sembra scaturire da quella ricerca di essenzialit espressionistica che ha condotto larte moderna da un certo naturalismo ingenuo alle forme, sempre pi astratte e rarefatte, dellinformale, passando attraverso il sentimento soggettivo dellartista. Tutto sta a vedere chi fosse, realmente, luomo preistorico. Se ci si ostina ad immaginarlo come un bestione tutto muscoli e brutalit, come una specie di scimmione unicamente proteso a soddisfare necessit di tipo materiale, riesce poi difficile, molto difficile, arrivare a capire come egli abbia potuto pervenire a manifestazioni artistiche cos affascinanti e sofisticate; come abbia potuto trasformare dei semplici calchi colorati delle proprie mani in qualcosa di altamente fantasioso e suggestivo, o come abbia potuto, con pochissimi tratti di colore, estremamente sobri e semplificati, dare unidea cos plastica ed efficace di un animale in corsa, di un uomo che incocca una freccia al proprio arco, o di un gruppo di donne curve nel lavoro dei campi. Forse sono proprio i nostri pregiudizi scientisti ed evoluzionisti che andrebbero rivisti. Forse proprio limmagine delluomo preistorico che dovremmo modificare: non creatura recentemente e quasi inspiegabilmente evoluta da forme inferiori, ma creatura spirituale, semmai decaduta da forme superiori di organizzazione, di pensiero e di civilt come insegnano tanti racconti che recano un riflesso della Tradizionale primordiale, da quello biblico a quello platonico relativo allAtlantide

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