You are on page 1of 3

Spazi di manovra

http://www.lavoce.info/spaz i- di- manovra/ June 1, 2013

Riccardo T rezzi

Spazi di manovra
31.05.13 Riccardo Trezzi Le stime del Fondo monetario internazionale sullaggiustamento del saldo primario strutturale per stabilizzare il rapporto debito/Pil nel 2020 al livello del 2012 mostrano un quadro favorevole per lItalia. Perch molto gi stato fatto. E allora si aprono spazi per una manovra fiscale anticiclica. LITALIA VISTA DALLFMI Il dibattito politico oggi incentrato sulla possibilit di una manovra f iscale espansiva. Di quali misure si comporr la manovra per il momento ignoto, ma il Governo sembra intenzionato a partire dalleliminazione o sensibile riduzione dellimposta sul patrimonio immobiliare (Imu), nella componente sulle prime abitazioni. Non questa la sede per discutere se lintervento come prefigurato sia desiderabile o no. Vale invece la pena di puntualizzare attenendosi allevidenza dei numeri se esista uno spazio per un intervento fiscale espansivo e in tal caso tentare di quantificarlo. Il Fiscal Monitor di aprile 2013, rilasciato dal Fondo monetario internazionale, illustra la recente evoluzione della finanza pubblica italiana in rapporto agli altri paesi industrializzati. Figura 1. Aggiustamento richiesto del saldo primario strutturale (% del Pil).

Fonte: Fondo monetario internazionale, Fiscal Monitor aprile 2013

La figura 1 mostra le stime del Fondo riguardo laggiustamento del saldo primario strutturale (ovvero corretto per il ciclo economico) che dovrebbe stabilizzare il rapporto debito/Pil nel 2020 al livello del 2012. La figura riporta la parte di aggiustamento gi effettuata (periodo 2011 2013) e quella da perseguire nei prossimi sette anni (periodo 2014 2020). Per lItalia laggiustamento necessario alla stabilizzazione del debito pari (nel 2011) al 4,6 per cent o del Pil, una misura non distante da quanto necessario in Francia e in Belgio, e notevolmente inferiore rispetto ad altri paesi Ocse: per il Giappone, per esempio, la misura pari al 15.3 del Pil. Il punto pi interessante per un altro. In Italia, una gran parte dellaggiustamento evidenziato dal Fondo gi avvenut a (circa il 72 per cento sar portato a termine entro la fine del 2013). In altri paesi invece, laggiustamento sostanzialmente rimandato ai prossimi anni. GLI SCENARI Figura 2. Sensitivit dellaggiustamento a diversi scenari

Fonte: Fondo monetario internazionale, Fiscal Monitor, aprile 2013 Levidenza dunque quella di un posizionamento relativo italiano piuttosto favorevole rispetto alla media Ocse. Il quadro addirittura pi chiaro considerando la sensitivit delle proiezioni a medio-lungo t ermine . Per ogni paese, la figura 2 mostra laggiustamento strutturale primario (in percentuale del Pil) e il saldo primario strutturale (in percentuale del Pil) da mantenere mediamente nel periodo 2013-30 affinch il rapporto debito/Pil nel 2030 sia pari al 60 per cento. Per ogni paese si prendono in considerazione diversi scenari: lo scenario base rappresentato da indicatori di colore blu, scenari pi pessimisti da indicatori rossi e scenari lievemente pi ottimisti da indicatori verdi (gli scenari si differenziano per le diverse assunzioni sul differenziale crescita-tassi dinteresse a lungo periodo; per dettagli si veda il Fiscal Monitor). Sebbene allItalia sia richiesto un livello di saldo primario strutturale mediament e pi alt o degli altri Paesi (questo poich lo stock di debito italiano pi alto che altrove), lItalia il Paese

meglio posizionato in termini di aggiustamento richiesto. Addirittura, negli scenari pi favorevoli (ovvero ipotizzando una crescita lievemente pi alta dello scenario base o tassi dinteresse lievemente pi bassi), laggiustamento richiesto negativo e pari a circa 2 punti percentuali di prodotto interno lordo. Riassumendo, lItalia meglio posizionata rispetto agli altri paesi Ocse con deficit (o debito) elevato e nel migliore scenario non sembra necessitare di ulteriori manovre correttive. Anzi, sembra esservi uno spazio stimabile in circa un punt o percent uale di Pil per unazione anticiclica. ,,, Bio dell'autore Riccardo Trezzi: Economista - PhD University of Cambridge

You might also like