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controlacrisi.org di Controlacrisi.org - 08 marzo 2012 miogiornale.com

Verso il 9 marzo. Intervista a Giorgio Cremaschi: "Il Pd come il Pasok, perde su la ragione sociale"
08/03/2012 di fabio sebastiani

In queste ultime settimane liniziativa della Fiom, spostata per ben due volte, si andata caricando di significati molto precisi, per lo pi politici C stata inizialmente una discussione allinizio di gennaio sullalternativa tra manifestare di sabato o fare lo sciopero il venerd. Una serie di eventi hanno portato allo sciopero. Sia per i suoi motivi che per il contesto degli altri elementi politici e sociali dinamiche in cui le lotte dei metalmeccanici hanno finito per calarsi sempre con puntualit liniziativa traguarda una prospettiva pi vasta. Questa manifestazione parte ed collocata dentro un risveglio di mobilitazione, di lotta e di presa di coscienza contro Monti e quello che rappresenta. Dopo la gelata e limpotenza degli scorsi mesi il movimento torna protagonista. La Fiom ha assunto questi significati cos come la lotta della Tav. Il significato generale della lotta contro la Tav lesatto opposto di una lotta Nimby. Nymbi Monti che segue interessi particolari. La lotta contro la Tav ha riscosso il consenso di tanti e tante in tutto il paese perch la lotta contro lo strapotere della lobby finanziaria. E lo stesso segno che ha avuto la lotta della Fiom contro la Fiat. Ha agito lo stesso meccanismo di identificazione generale. Riguarda cose concrete ed anche il No che indica una via di uscita dalla crisi, di segno nettamente contrario a quella che ci propone Monti basata sul supersfruttamento delluomo e della natura. Dopo il periodo di pesante passivit e del disastro sulle pensioni, di cui solo adesso cogliamo la portata - infatti lUnione europea pu vantare che da noi c il sistema pensionistico pi brutale dEuropa si apre una fase nuova. Chi sono i passivi in questa fase? La passivit sindacale di Cgil Cisl e Uil, devo dire, continua sullArticolo 18. La passivit politica e il conformismo di palazzo continuano, ma comincia ad esserci un risveglio. Ecco, appunto nuova fase. Come sta interpretando la Fiom quella tu chiami una nuova fase? Penso che, per usare un vecchio termine, la manifestazione della Fiom un elemento necessario ma non sufficiente. Il punto di fondo che la Fiom da sola non pu affrontare uscire dalla dimensione delle singole vertenze e costruire una vera opposizione e alternativa a Monti e a tutto ci che lo ispira. Da questo punto di vista vedo come appuntamento decisivo la manifestazione No debito del 31 marzo a Milano. Un fronte comune contro quel governo economico della crisi che lo stesso ovunque. Marchionne ha detto che di Monti gli piace tutto. E credo che in questo sia ricambiato. Siamo passati da Berlusconi che in qualche modo rappresentava un elemento regressivo e caricaturale a un governo che rappresenta la destra europea nella sua forma pi limpida e pura. Quella che oggi usa la crisi per una drammatica ristrutturazione delle aziende in Italia e in Europa pensando che con la privatizzazione ulteriore si possa uscire dalla crisi e ripartire. Penso che questa ricetta sia fallimentare nel tempo, per quella che stanno usando da per tutto. La differenza da Berlusconi che con lui ci potevamo permettere di essere provinciali, con Monti non possiamo pi. Ovvero bisogna andare al nodo della crisi del capitalismo. La costruzione di un fronte alterativo a quello di Monti. Dicevi, destra europea. E il centrosinistra italiano? Il Pd dentro questa crisi. E messo come il Pasok greco che in questa situazione sta semplicemente perdendo la sua ragione sociale. La sua una funzione di partito di centro che sostiene Monti. Monti in Europa si espresso per la conferma di Sarkozy contro Hollande che chiede di ridiscutere la politica economica della destra europea. Il Pd, che in Francia sostiene Hollande e Sarkozy in Italia, non pi in grado di rappresentare una idea politica. Non si pu trasformare in giochini politici la crisi di scelte che ha questo partito. Il fatto che non vengano alla manifestazione della Fiom la loro debolezza. Non c dubbio che chi sar in piazza in parte nella maggioranza dellelettorato del Pd. Il non venire linizio della crisi.

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Verso il 9 marzo. Intervista a Stefano Rodot. "Europa migliore con la difesa dell'Art. 18"
08/03/2012 di vittorio bonanni (controlacrisi.org)

Stefano Rodot tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Dunque un intellettuale, un giurista che sa come replicare a chi vorrebbe cancellare larticolo 18 considerandolo un inutile orpello del passato che blocca gli investimenti in Italia. Controlacrisi lo ha intervistato alla vigilia dello sciopero indetto dalla Fiom il prossimo 9 marzo proprio per contrastare i tentativi dellesecutivo e della Confindustria di cancellare appunto un diritto storico conquistato quarantanni dai lavoratori. Professor Rodot, come ricorder dieci anni fa la Cgil e il suo segretario generale organizzarono una grande manifestazione per contrastare il tentativo dellallora governo Berlusconi di cancellare lo Statuto dei lavoratori. Allora Cofferati e i lavoratori vinsero quella battaglia. Oggi che previsioni possiamo fare? Io sono sempre in difficolt nel fare le previsioni. Provo invece ad analizzare le situazioni che abbiamo di fronte. Non c dubbio che in questo momento, anche al di l dellarticolo 18, in atto una messa in discussione dei diritti e in qualche caso si pu pure parlare di un attacco vero e proprio. Perch non c solo leconomia, non c solo lefficienza, non c solo la riduzione di qualsiasi tipo di costo, ma, insisto, ci sono i diritti. Si evoca, per giustificare questo attacco, lEuropa. Certo, c unEuropa economica e prepotente, unEuropa politica evanescente ma c anche, sia pure nellombra, unEuropa dei diritti. Non dobbiamo dimenticare che in questo

periodo si fanno continui richiami al Trattato di Lisbona e alla necessit di adeguarsi, ma poi per si dimentica che allinterno di questo trattato c una norma che dice che la Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea ha lo stesso valore giuridico dei trattati. Quindi noi abbiamo messo completamente tra parentesi o cancellato questo aspetto fondamentale, pensiamo alla situazione greca, e abbiamo messo al centro semplicemente il principio di concorrenza e la logica del mercato. Qui voglio solo ricordare un articolo della Carta dei diritti che dice, lUnione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione in casi quali la maternit, la malattia, gli infortuni sul lavoro, la dipendenza o la vecchiaia oltre che in caso di perdita del posto di lavoro. C quindi una norma molto ampia che mette il lavoro al centro dellattenzione, tant che si sostenuto in Italia, secondo me giustamente, che questa norma per esempio, quella che consentirebbe di fare un discorso serio e concreto sul reddito universale e di cittadinanza. In questo contesto il fatto che il sindacato, sia pure una parte di esso, in un momento di difficolt per tutti ricordi che ci sono i diritti, mi pare sia qualcosa di cui noi dobbiamo tenere presente. Aggiungo poi che c un riconoscimento comune per quanto riguarda larticolo 18, e cio che una norma contro le discriminazioni. In un momento in cui c un tema drammaticamente visibile non solo in Italia che quello della crescita delle disuguaglianze, tutte le norme che hanno come finalit quella di evitare discriminazioni ed esclusioni dovrebbero essere valorizzate e non messe tra parentesi. Al contrario si pu intervenire sulla lentezza delle procedure giudiziarie legate allarticolo 18 ma per renderlo pi efficace e non per svuotarlo di significato. Come rispondiamo a chi, come Confindustria, sostiene che fuori dallItalia non c larticolo 18?

Io devo dire la verit. Noi non possiamo operare queste forme di comparazione un po strumentali e non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo complessivamente un sistema di tutela dei diritti che non anacronistico, ha un suo significato e una sua logica ed stato costruito in maniera tale da garantire alle persone in Italia adeguate tutele. Se gli altri paesi hanno norme meno garantiste per i diritti non una buona ragione per costruire unEuropa al ribasso, unEuropa del minimo comune denominatore per quanto riguarda appunto i diritti. Anzi, la Carta dei diritti pu essere discussa in molti modi, ma c una norma, sui livelli di protezione, dove si dice che nessuna appunto delle norme che sono contenute nella Carta pu diminuire il livello di garanzia raggiunta allinterno di un singolo Stato. Cio si riconosce ci possono essere diversi livelli di garanzia che sono storicamente legati a condizioni politiche, culturali ed economiche. Ma si dice anche che, qualora ci sia nella Carta una norma che pu essere intesa come meno garantista, come meno capace di riconoscere i diritti di quanto non facciano le legislazioni nazionali, la norma nazionale pi forte sopravvive e rimane. Quindi questo argomento riduzionista deve essere assolutamente respinto e proprio nella logica della Carta dei diritti c questo principio. Se io posso raccontare lorigine di questa norma ricordando che, non per fare autocitazioni, sono stato tra quelli che questa Carta lha scritta, ricordo che a chiedere delle rassicurazioni erano stati quei paesi dellarea del Nord Europa, in particolare la Svezia e la Danimarca, che temevano che proprio attraverso la Carta potesse essere messo in discussione il livello dei diritti sociali. Quindi largomento che viene portato citando gli altri paesi lascia il tempo che trova. Ci sono nazioni che hanno garanzie pi forti, come noi per esempio. E il fatto di stare in Europa non ci obbliga affatto a ridurne il livello. Anzi, utile ricordarlo, ci sono norme di salvaguardia della tutela pi accentuate che non sono il frutto

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di una concessione. Sono il risultato invece di lotte sociali, di mobilitazioni culturali. Non c nessun aspetto di queste conquiste che possa essere considerato come un dono che qualcuno ad un certo punto pu revocare. Questa nuova offensiva contro larticolo 18 ha una componente ideologica molto forte che un governo definito tecnico non avrebbe dovuto avere. Che cosa ne pensa? Affrontare una questione che sapevamo tutti avere un elevatissimo valore simbolico e quindi politico in questo modo tranchant, sapendo che non si tratta di qualcosa di cos determinante anche per le finalit che si dice di voler perseguire di una migliore efficienza - e molte imprese lo hanno riconosciuto anche facendo un calcolo sui costi e sui benefici - ha significato caricare eccessivamente il tutto di quei significati politici ed ideologici di cui parlavamo prima. Questo un passaggio rispetto al quale io capisco, rispetto e ritengo utile liniziativa sindacale. Perch qualcuno lo deve pur ricordare, non solo le proteste singole e le prese di posizione di questo o di quello. A partire dal famoso articolo 8 del decreto Berlusconi dellestate scorsa, quello che sta avvenendo la cancellazione del diritto del lavoro in Italia. Certo, bisogna riformare il mercato del lavoro, cancellando quella proliferazione delle forme contrattuali che ha avuto tutta una serie di effetti negativi, come segmentare il mondo del lavoro, creando diversit e contrapposizioni. Bisogna cos riunificarle intorno a tipi contrattuali omogenei, ridotti. Certamente questo un obiettivo, ma quello che non ammissibile che attraverso tutto questo passi una riduzione dei diritti e una messa in discussione dellintero sistema del diritto del lavoro. Se noi leggiamo larticolo 1 del decreto Crescitalia, c una presentazione dellintero tema, un po lintelaiatura ideologica di questo tipo di manovra, che mette in primo piano il diritto dimpresa e il principio di

concorrenza subordinando a queste finalit lintero sistema dei diritti costituzionali. Larticolo 41 della Costituzione nettissimo quando dice che liniziativa economica privata libera, e smentisce la tesi per cui la nostra Carta costituzionale non si sarebbe occupata della libert economica; ma dice poi che non pu mai essere esercitata pregiudicando la sicurezza e la libert e la dignit delle persone. Quindi il principio di riferimento questo: sicurezza, libert e dignit che la condizione per la legittimit dellesercizio dellattivit economica. Questo il quadro che viene ora. Si possono certamente introdurre modifiche nel mercato del lavoro ma il quadro di riferimento appunto quella politica costituzionale indicata con molta nettezza nellarticolo 41. E non si pu dire che sia superato. Basti pensare a come erano lungimiranti i costituenti: compresero che nessuna attivit economica pu essere priva di limiti. Loro li hanno elencati e hanno messo al primo posto la sicurezza, mostrando appunto una grandissima lungimiranza viste le morti bianche alle quali siamo costretti ad assistere. Che poi non soltanto la sicurezza del lavoro ma lo rispetto a molte altre cose. Lattivit economica privata per esempio non dovrebbe mettere in discussione la sicurezza attraverso la speculazione sul territorio che provoca poi, come abbiamo visto, morti ad ogni prima pioggia. Senza dimenticare la sicurezza per esempio dei prodotti che vengono messi in circolazione a cominciare dal cibo. C insomma questa idea di contesto che si vuole cancellare riducendo tutto alla sola logica di mercato. Veniamo alle note dolenti della politica, con il principale partito dopposizione diviso ed indeciso se difendere o meno la Costituzione, perch di questo si tratta. Posizione aggravata con lannuncio che non parteciperanno alla manifestazione della Fiom perch ci saranno i no-tav.

Credo che ogni commento sia superfluo Sono assolutamente daccordo. C un punto in questo momento che io vorrei vedere cos: c una giusta sollecitazione di Napolitano il quale dice che i partiti si debbono rinnovare. Lui ha parlato proprio di un rinnovamento culturale e programmatico nella lezione che ha fatto a Bologna quando ha ricevuto la laurea honoris causa. Per questo rinnovamento richiede una riflessione profonda sul mondo cambiato. Nello stesso tempo io insisto nel dire politica costituzionale, perch quando lo ricorda il Presidente della Repubblica, tutti si devono muovere allinterno di quel contesto. Non ne pu uscire il Presidente della Repubblica, non ne possono uscire i parlamentari, e la ricostruzione dei partiti, almeno io dico dei partiti della sinistra che alla Costituzione non hanno mai rinunciato almeno formalmente, non pu che partire da qui. Ecco il punto. In questo momento la difficolt che c e le divisioni che si producono derivano anche dal fatto che proprio questa situazione di stato di necessit sembra ci impedisca di discostarci da questa specie di diritto naturale che il diritto del mercato, un vincolo ed una difficolt per il rinnovamento dei partiti. E come se si fosse sempre sotto ricatto. Voi mettete a rischio il governo Monti ci dicono puntandoci lindice contro! E invece dove il problema? Il problema che questo governo esige la permanenza di un sostegno e ritiene essere un rischio la ripresa di una discussione culturale che ponga le basi per il rinnovamento della democrazia. Insomma si dice ai partiti, se voi riproponete una identit molto forte e netta e vi rinnovate dal punto di vista programmatico e culturale, rischiate di entrare in contraddizione con gli altri partner di questa inedita e singolare maggioranza e quindi mettete a rischio il governo. Un problema molto grande dunque, che pure legato ad una

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esigenza importante. E se tutto questo non accade, se i partiti, tutti ma soprattutto quelli della sinistra, non riescono a ritrovare non genericamente consenso ma di nuovo un rapporto con quello che sta avvenendo in questa societ, dove non c solo lantipolitica ma c anche unaltra politica segnata dallazione di molti, che in questi anni ha avuto rilievo, poi si va inevitabilmente incontro a scacchi come quello di Genova. Il risultato delle primarie del capoluogo ligure non il frutto di una piccola manovra con un don Gallo cattivo che ha impedito alla Vincenzi e alla Pinotti di vincere. No, l cera da una parte semplicemente un conflitto interno al partito, e dallaltra una societ che si riconosceva in un candidato. Come era successo in Puglia, a Milano, a Cagliari, a Napoli. Allora un piano di rinnovamento culturale e programmatico richiede naturalmente una riflessione ma anche che ci siano canali aperti con la societ, altrimenti la debolezza diventa pericolosa.

Rosso metalmeccanico
08/03/2012 di Francesco Piccioni (il manifesto)

Un alto numero di pullman sta per partire per Roma. Prevista grande partecipazione da parte dei movimenti. Ultmi preparativi per lo sciopero generale per la democrazia al lavoro Mi si nota di pi se ci sono, o se non ci sono?. Il dilemma morettiano neve al sole, quando si muovono i metalmeccanici. Chi non c, non c; e nessuno lo rimpiange. Certo, se poi (come Pd) pensa di poter passare da queste parti a raccattare voti per le elezioni Lo sciopero generale di domani ha un segno decisamente pi ricco della sola vertenza che le tute blu hanno ingaggiato contro Fiat o Federmeccanica (lassociazione delle imprese del settore, le quali volenti o nolenti si sono allineate al

modello relazionale imposto da Sergio Marchionne). Limpegno e non da oggi diretto a non far chiudere la tagliola contro il mondo del lavoro. Tutto intero. Privato e pubblico, metalmeccanico o bancario. Da tutta Italia arriveranno un numero ancora imprecisato di pullman. Le cifre sono a loro modo impressionanti, perch si parla di una singola categoria, non certo di tutta la confederazione. 25 da Brescia, 70 dalla Toscana, molti di pi dallEmilia Anche gli 8 da Chieti, che possono sembrare pochi, a confronto, testimoniano di une partecipazione febbrile. La partita alta. Molto politica, anche se nessuno in Fiom avalla questa interpretazione. Lo per di fatto. Nessun altro nel bel mezzo di un contronto sulla cosiddetta riforma del mercato del lavoro ha fin qui messo in campo una mobilitazione. Hanno dato una testimonianza i sindacati di base, in gennaio. Poi nulla. Complice linverno, certo, e le nevicate eccezionali. Ma di queste cose fatto il normale conflitto sindacale. Se non ti fai sentire, non ti ascoltano. In testa alla lista dei punti della piattaforma c la democrazia sui posti di lavoro. A chi in questi due anni ha visto crescere il modello Pomigliano la cosa chiarissima. La Fiat di Marchionne ha cambiato il gioco, a partire dalle regole fondamentali. In fabbrica comanda il padrone o lo staff manageriale e chi entra, una volta passato il cancello, ha soltanto doveri. L, sulla porta degli stabilimenti Fiat, e fin quando non suona la sirena di fine turno, la condizione di cittadino cessa di avere valore. Non puoi sceglierti il sindacato che ti deve rappresentare (e tantomeno rappresentarti in proprio). Non puoi far valere nessuna regola contrattuale a tuo favore, perch laccordo firmato da Cisl, Uil e Fismic non ne prevede alcuna. Non puoi protestare se la catena va troppo in fretta, n rifiutare un turno di straordinario se non ce la fai pi. Questo modello ha fatto strada. Da situazione irripetibile

Pomigliano era descritta come una fabbrica ingovernabile, che richiedeva uno strappo una tantum alle regole diventata normalit in tutti gli stabilimenti del gruppo. Senza nemmeno dover passare per altri referendum. Se non li chiede Fiat, alle sue condizioni, non si fanno. Ma ad un certto punto lassociazione delle imprese del settore Federmeccanica ha cercato di fare altrettanto, smettendo di riconoscere la Fiom come soggetto firmatario di contratto. Guarda caso, proprio dopo che il contratto nazionale firmato anche dalla Fiom il 31 dicembre 2011 era scaduto e il sindacato di Landini aveva gi ottenuto massicci consensi sulla piattaforma da presentare per il rinnovo. Infine, lart. 18. Questa misura di civilt ha un solo significato pratico: consentire a ogni singolo lavoratore di comportarsi da essere umano e non da schiavo riconoscente davanti alle pretese o ai comandi dellimpresa. Far rispettare il contratto, segnalare i pericoli per la sicurezza, far pesare i propri interessi anche quando questi possono confliggere con quelli dellazeinda. Non poter essere licenziati quando lo si fa, una precondizione. Semplicemente necessaria. Come in altri paesi, con regole simili, magari con altri nomi e automatismi leggermente diversi. Poi, certo, parler un terribile no tav dal palco. Perch democrazia al lavoro significa far sentire la voce di chi per giuste ragioni, non per capriccio nimby ha qualcosa da obiettare allunica libert che sembra essere oggi legittima: quella dellimpresa. A domani, in piazza.

La FIOM per tutte e tutti


06/03/2012 di Loris Campetti (il manifesto)

Provate a immaginare unelezione politica in cui i cittadini fossero liberi di votare soltanto per i partiti che hanno

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sottoscritto un impegno a sostenere Mario Monti e qualunque decisione della troika. Non sarebbe unelezione ma una truffa. Peggio ancora, provate a pensare se le elezioni dei parlamentari fossero sostituite dalla nomina di onorevoli di fiducia decisa dai partiti sottoscrittori del patto. Pi che una truffa, sarebbe la fine della democrazia. Ebbene, quel che succede nelle fabbriche Fiat dove alla Fiom impedito di svolgere attivit sindacale perch colpevole di non aver sottoscritto un contratto aziendale che cancella il contratto nazionale dei metalmeccanici. Cos si brucia un pezzo essenziale di democrazia, pur sospesa come quella italiana. per questo che lo sciopero generale di venerd prossimo indetto dalla Fiom e che porter in piazza a Roma centinaia di migliaia di persone non riguarda soltanto i lavoratori Fiat o i metalmeccanici, ma lintero paese. In un contesto politico generale segnato dalla sospensione della democrazia e in un contesto sociale segnato dalla disoccupazione e dalla precariet di massa, dalla crescita delle diseguaglianze, dal tentativo di ridurre le battaglie democratiche a questioni di ordine pubblico come in Val di Susa, la giornata di venerd sar un termometro per misurare la febbre e gli anticorpi del paese. Rompere laccerchiamento la prima mossa per contrastare i piani dellavversario e al tempo stesso le bugie e i silenzi della politica. Stanno tentando di cancellare la Fiom, tagliandole i viveri e ricattando chi aspetta di essere richiamato al lavoro, dove la condizione imposta da Marchionne ai lavoratori di Pomigliano per essere riassunti che strappino quella maledetta tessera. Neanche negli anni Cinquanta i padroni si muovevano con tanta sfacciataggine. Oggi tocca alla Fiom, e domani? Inevitabilmente la giornata di venerd porter in piazza tutti i movimenti che si battono in difesa dei beni comuni, per la scuola pubblica, contro il precariato. In piazza San Giovanni chi difende i diritti dei lavoratori e, dunque, lart. 18, si trover fianco a fianco con chi

chiede un reddito di cittadinanza, un modo per rimandare al mittente i tentativi di dividere chi pi colpito dalla crisi e dalle ricette liberiste abbracciate dal governo Monti. Ci sar lassociazionismo, Arci in testa, ci sar il movimento per lacqua pubblica, le associazioni territoriali in difesa dellambiente, quelle che difendono la Costituzione, in testa lAnpi. Ci saranno tanti studenti che con un loro corteo che partir dalla Sapienza si uniranno a quello centrale della Fiom concentramento alle 9,30 in piazza Esedra allaltezza della stazione Termini. Ci saranno i centri sociali e, naturalmente, le categorie e le Camere del lavoro della Cgil. Alcune di queste, lo Spi, la Filcams, la Cgil Emilia hanno sostenuto anche economicamente lo sforzo organizzativo dei metalmeccanici. Arriveranno in tanti i No Tav dalla Val di Susa e da tutto il paese perch le ragioni e la determinazione dei valsusini sono contagiose. Hanno gi aderito organizzazioni come Libera, il Centro per la riforma dello stato, A Sud. Ci saranno i partiti extraparlamentari di sinistra e lItalia dei valori, mentre il Pd si dice preoccupato per la presenza nel corteo dei valsusini. In casa Bersani partita una sindrome da anni Settanta, o forse il Tav unalibi per chiamarsi fuori. Il Pd, noto, non partecipa alle manifestazioni indette dagli altri. La Fiom evidentemente rappresenta gli altri. Ma chi sono i loro? In quanti arriveranno a Roma un mistero. Certo che metalmeccanici e amici della Fiom non conquisteranno la piazza romana viaggiando su treni speciali perch la stagione in cui le ferrovie erano un servizio collettivo a garanzia anche dei diritti democratici finita: i costi dei treni sono inarrivabili, e tra le persone da ringraziare per il cambiamento di finalit del trasporto pubblico c Moretti, lamministratore delegato di Ferrovie dello Stato che nella sua prima vita dirigeva la Cgil trasporti. La chiamano eterogenesi dei fini. Dunque, a Roma i meccanici arriveranno con centinaia di pullman, sono

gi 600 quelli prenotati senza contare i mezzi organizzati dalle associazioni e dai partiti che hanno aderito. In piazza San Giovanni ci saranno tutti i lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti a cui si sta presentando il conto della crisi. Persone che pensano che il problema non sia come rendere pi facili i licenziamenti ma gli ingressi al lavoro e sanno bene che pi tardi i vecchi andranno in pensione, pi tardi i giovani prenderanno il loro posto.

Con la FIOM il 9 Marzo


08/03/2012 (rifondazione.it)

di D'Orsi

Angelo

Ci avevano detto che il Mercato (con la maiuscola) aveva vinto la sua plurisecolare battaglia contro lo Stato. Che il denaro era ormai virtuale, e che l'economia era solo sequenze di numeri su un desktop. Ci avevano fatto credere, negli ultimi decenni, che di operai non ve ne fossero pi. Che tutto stava diventando ceto medio (e che Bernstein aveva ragione, tanto quanto Marx aveva torto). E che, in definitiva, stavamo diventando, irresistibilmente, inevitabilmente, e addirittura facilmente, tutti pi ricchi e dunque pi felici, mettendo nel dimenticatoio la lotta di classe. Poi il giocattolo (di colpo, solo per chi non sapeva scorgere i sintomi di un malessere crescente) si rotto. E innanzitutto abbiamo scoperto che gli operai esistono, e che svolgono un lavoro fisico, sfibrante, spesso pericoloso: furono i poveri corpi carbonizzati del dicembre 2007, negli altiforni delle Acciaierie ThyssenKrupp di Torino, a ricordarcelo, impietosamente. Con l'anno seguente il capitalismo entr in crisi e si cap, da parte di qualche osservatore pi perspicace, che non si trattava di una semplice crisi ciclica, e un po' alla volta si fece strada la percezione che si

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era dinnanzi a una crisi di civilt. E che, gli operai e le operaie rimanevano figure essenziali, che senza il loro lavoro l'economia si ferma. Ma intanto gli stessi speculatori responsabili della crisi si dedicavano al ruolo di fallimentatori di aziende sane, di delocalizzatori in paesi esentasse e a manodopera a bassissimo costo, e, se si degnavano di rimanere l dove le fabbriche erano state create, e fatte crescere con il sudore, e spesso il sangue, di tanti lavoratori e lavoratrici, lo facevano mettendo in atto una politica di ricatto, di minacce, di compressione dei salari, di riduzione dei diritti acquisiti, di drastico peggioramento delle condizioni di lavoro. A tutto questo, per, si cominci a opporre una sempre pi accanita resistenza. Furono gli operai issati sulle ciminiere, le loro mogli incatenate ai cancelli, furono i blocchi stradali, le piazze ribollenti di umanit in marcia, furono insomma le mille forme vecchie e nuove di contrasto e di attacco. E se all'inizio quest'azione composita e diffusa si dov a minoranze, rapidamente, con l'incancrenirsi della crisi, da una parte, e con il crescere dell'arroganza dei padroni (che intanto cominciarono di nuovo a essere chiamati di nuovo cos) e l'ostentazione del lusso e della dissipatezza, la pratica della corruzione, la normalizzazione della disonest, dall'altra, strati sempre pi ampi di popolazione capirono che la lotta di quegli uomini e quelle donne era la loro lotta. Era una lotta non semplicemente in una vertenza sindacale, ma per la sopravvivenza dello stesso tessuto sociale, per la salvezza dell'economia, e, magari, per cominciare a porre seriamente il problema della sua necessaria trasformazione in senso sociale, solidale e sostenibile. Ossia, la lotta di classe, ritornata centrale, dimostrava vistosamente che gli operai difendendo se stessi, difendevano (e difendono) interessi generali, che la loro causa era la causa di tutti, o se si vuole, della stragrande maggioranza della popolazione.

Perci oggi, ancora una volta, come tante volte abbiamo fatto negli ultimi anni, dobbiamo stare dalla parte della Fiom, che diventata l'avanguardia cosciente e forte di quella classe operaia, la sola classe generale, per dirla con Marx. E che solo battendoci, dietro gli stendardi della Federazione degli impiegati e degli operai metalmeccanici, per la loro causa, noi possiamo concretamente contribuire a dare una speranza di salvezza all'Italia: a chi ha il lavoro ma vede ogni giorno peggiorare le condizioni fisiche e contrattuali; a chi il lavoro aveva e ha perso, conservando al massimo l'illusione di riottenerlo; ai tanti, troppi giovani disoccupati senza prospettiva; a tutti coloro che lavorano in condizioni di assoluta precariet; a tutti gli italiani e le italiane che intendono evitare, con la bancarotta economica, il tracollo sociale, e la catastrofe civile e morale del paese. Per un giorno, il 9 marzo, facciamoci tutti e tutte operai e operaie. E lottiamo, ciascuno nel suo ambito, con i suoi mezzi e capacit, e tutti coloro che potranno si rechino a Roma, ad esprimere alla nazione la volont di testimoniare il significato pregnante dell'articolo 1 della nostra Costituzione, che parla, com' noto, di una Repubblica fondata sul lavoro. da MicroMega 1/2012 FIRMA L'APPELLO La societ civile con la Fiom

produce e si evolve. Far parte quindi di un progetto di arricchimento non solo materiale bens morale, della gente. Questo articolo invece dimenticato e calpestato. Lo stesso governo tecnico di Monti ha iniziato varando una pesante manovra economica volta a colpire e tassare gli operai dimenticandosi di fatto la Costituzione e i suoi princpi. Per questo sostengo la manifestazione del prossimo 9 marzo della Fiom: fondamentale in questa fase prendere di petto la situazione, parlarne con attenzione e con una certa indignazione. Tra precariet e attacchi al contratto unico nazionale stiamo annaspando e, contemporaneamente, precipitando in un punto di non ritorno. Deve finire lera di auspicare miracoli o di attendere passivamente un futuro pi roseo: bisogna invece organizzarsi per una mobilitazione in tutela dei diritti del lavoro. FIRMA L'APPELLO La societ civile con la Fiom

(7 marzo 2012)

Verso il 9 marzo Ascanio Celestini: Ricordando il 15 ottobre


07/03/2012 (micromega)

di Ascanio Celestini , da MicroMega 1/2012

Verso il 9 marzo - Dario Fo: La Costituzione calpestata


07/03/2012 (micromega)

di Dario Fo , da MicroMega 1/2012


Non bisogna mai dimenticarsi che il primo capoverso della nostra Costituzione recita: LItalia una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Lavoro inteso come dignit di un sentirsi parte di una societ che

Ci sar la manifestazione indetta dalla Fiom e molti sono chiamati a intervenire, a manifestare, ad aderire fisicamente o da lontano. Cos mi torna in mente quando il 15 ottobre decine di manifestanti hanno partecipato in maniera poco non violenta e i commentatori televisivi, i politici dei partiti e dei sindacati li hanno unanimemente condannati, ma solo pochissimi si sono chiesti cosa fosse davvero accaduto per le strade di Roma. Peraltro molti sapevano quello che sarebbe successo (ma su questo dato

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bisognerebbe aprire un capitolo lungo e complicato). E comunque tutti avevano letto i titoli dei giornali nei giorni precedenti. In piazza contro i banchieri, un movimento maturo che unisce alla rivolta le idee e le proposte per un cambiamento radicale, Siamo tutti indignati, Roma sar invasa da una moltitudine di giovani a cui la politica sta togliendo tutto. Vogliono cambiarla. Aiutiamoli, Gli indignati in piazza sfidano i politici eccetera. E poi cosa successo? Qualcuno si ricorda che quella manifestazione doveva sfilare lontano dal Palazzo dove si era appena riconfermata la fiducia al governo Berlusconi? Sugli slogan del tipo Noi la crisi non la paghiamo o Un altro mondo possibile siamo tutti daccordo, ma che significano? Ha senso urlarli in piazza in una manifestazione che molto probabilmente si limiter a una tranquilla passeggiata lontana dai palazzi del potere? Ha senso partecipare a un rito che si chiuder con un comizio dove quegli slogan verranno ripetuti senza che cambi nulla? E infatti cos successo dopo? Alla faccia dei titoli dei giornali oggi i banchieri stanno al governo, non c stato nessun cambiamento radicale e la politica continua a dirigere insieme alleconomia i destini di milioni di persone. Si chiede un sacrificio per far ripartire produzione e consumo, quando molti di quei giovani (violenti e non) che stavano in strada il 15 ottobre vorrebbero consumare meno e produrre meglio. Non c un politico che parli di decrescita e tutti fanno a gara a dire la stessa cosa nel migliore dei modi. Una cosa che una volta era di destra, ma che oggi pare sia diventata lunica. Il capitalismo ha provocato il disastro, ma contro questa disastrosa prospettiva ideologica nessuno si prende la responsabilit di dire qualcosa pur sapendo che da noi sta producendo disoccupazione e incertezza, mentre nei paesi davvero poveri produce guerre e schiavit. Quelli che hanno manifestato col

volto coperto sono pericolosi, sono da condannare, sono dannosi, sono sudati, brutti e cattivi, ma hanno ventanni in un paese dove c un governo di professori universitari con un banchiere, un militare, un prefetto eccetera, insomma un gruppo di ragazzi con unet media che supera i sessantanni. Quello che ha lanciato lestintore o quelli che hanno rotto le vetrine dei compro oro hanno ventanni, nessuna prospettiva e una rabbia poco ideologica. Non sono lavoratori precari. Sono figli e fratelli minori dei precari. Sono quelli che non troveranno nemmeno un part-time a cinquecento euro. Sono i nipoti dei vecchietti che li governano e dai loro nonni al potere non stanno ricevendo nessuna risposta. Condannarli o assolverli compito dei giudici, non di giornalisti e politici, ma in attesa della prossima manifestazione bisognerebbe ricordarsi anche di quel 15 ottobre, di una domanda sconnessa e pericolosa alla quale non si risposto. FIRMA L'APPELLO La societ civile con la Fiom

(7 marzo 2012)

Fiom contro il Pd: Ma quale incoerenza. Non da ieri che siamo No Tav". Tutti in piazza il 9 marzo
06/03/2012 di fabio sebastiani

Noi siamo coerenti. Non capisco questa decisione. Se parla un No Tav per noi la manifestazione non cambia di segno. Poi rispettiamo la decisone di ogni forza politica e il Pd si prender le proprie responsabilit. E molto diplomatico il leader della Fiom Maurizio Landini nel rispondere, nel corso della conferenza stampa di stamattina, al domandone sullindicazione della segreteria del Pd di non parteciparre alla manifestazione di venerd 9 marzo nel giorno

dello sciopero generale indetto dalla Fiom. La motivazione? Perch la Fiom rivendica il No alla Tav e fa intervenire dal palco un esponente del movimento. Una diplomazia comunque molto netta e, se letta tra le righe, anche dura. Che la Fiom non sia daccordo con le grandi opere non da ieri tanto che al congresso del 2010 votammo tre documenti di appoggio ai No Tav - spiega Landini in tono molto accalorato - ai movimenti contro il nucleare e a quelli per lacqua pubblica. Il 16 ottobre in piazza, con tanti esponenti politici non avevamo cambiato idea. Non che si scopre ora che noi siamo No Tav. Esponente No Tav? Dal palco di San Giovanni parler il pericoloso estremista presidente della Comunit montana di Val di Susa.Un iscritto al Pd e che stato sindaco, puntualizza Landini in tono ironico. La risposta di Stefano Fassino davvero poco dialogante. La posizione in merito alla partecipazione alla manifestazione del 9 Marzo cambiata, in quanto la manifestazione si caricata anche di altri contenuti, in particolare la Tav, oggi al centro dellagenda politica e causa di inaccettabili episodi di violenza, ha detto in una nota lesponente del Pd. Giorgio Cremaschi ironizza, a magine della conferenza stampa: Non partecipa il Pd? Allora liniziativa riuscir sicuramente. Tutta questa enfasi sulla No Tav non pu comunque oscurare gli altri temi delliniziativa della Fiom, che stata chiamata, appunto, Democrazia al lavoro. Che poi vuol dire vicenda Fiat; e passiamo qui al secondo dente dolente del Pd: il rispetto dei diritti del mondo del lavoro, e quindi della Costituzione della Repubblica italiana. La Fiom molto chiara su questo punto: i lavoratori sono stati lasciati soli sia dalla politica che dal Governo. In un frangente in cui la Fiat sta mettendo in discussione, con lesclusione della Fiom dai siti produttivi, il diritto delle tute blu a scegliersi il sindacato che preferiscono. E questo non pu non richiamare laltro punto qualificante della piattaforma del

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sindacato: il No alla riscrittura dellArt. 18. Il punto non se sono con la Fiom (rivolgendosi al Pd, ndr), ma ci che denunciamo, ossia che siamo di fronte a vere e proprie discriminazioni e al non rispetto della libert. Il corteo di venerd a Roma partir da piazza della Repubblica intorno alle 9.30 e arriver a piazza San Giovanni. La macchina organizzativa a pieni giri, se non fosse per il prezzo esorbitante chiesto da Trenitalia, fino a 100mila euro per un treno notturno dalla Sicilia. Praticamente il prezzo del biglietto ordinario. E anche questa una faccia, sgradevole, della privatizzazione dei binari, come sottolinea Francesca Re David, responsabile dellOrganizzazione della Fiom, oppure una ritorsione di Trenitalia per la posizione No Tav" della Fiom? La presa di distanze del Pd ha scatenato, ovviamente, le manifestazioni di solidariet. Tra le prime ad arrivare, quelle da dentro il sindacato. E cos, mentre Susanna Camusso non potr prendere parte alliniziativa in quanto impegnata a New York con le donne dellOnu, sul tavolo della Fiom piovono le adesioni di due categorie importanti come Fp-Cgil e Flc-Cgil. Lo sciopero generale indetto dalla Fiom ha il nostro sostegno come tutte le giuste rivendicazioni che la Cgil sta mettendo in campo sul fronte della tutela dei diritti dei lavoratori, dice Rosanna Dettori, segretaria generale del sindacato del pubblico impiego. che riconosce alle tute blu il valore di una battaglia per tutto il mondo del lavoro. La Fp-Cgil giudica la vicenda Fiat come la vergognosa vicenda di Pomigliano che vede i lavoratori iscritti alla Cgil lasciati fuori dalla produzione. Non pu essere affrontata come una normale trattativa sindacale.

A fianco alle tute blu ci saranno anche i lavoratori della conoscenza della Flc-Cgil. Tra i primi a far arrivare ladesione, quelli dellEmilia-Romagna. Ci saremo perch non accettiamo lo scambio diritti-lavoro, perch riteniamo sbagliato mettere i lavoratori di fronte alla scelta di perdere il posto di lavoro o accettare una condizione servile del proprio lavoro con diritti dimezzati, si legge in un loro comunicato. Anche lo Spi-Cgil parteciper alla manifestazione. I pensionati sono sempre al fianco dei lavoratori in lotta dichiara il segretario generale Spi-Cgil Carla Cantone e per questo venerd saremo in piazza insieme alla Fiom e alla Cgil in difesa del contratto nazionale, delloccupazione, della democrazia sindacale e dei diritti di rappresentanza. Nel bilancio, tutto in rosso", del Pd per quanto riguarda il sofferto dossier Fiom, va incluso lincontro tra una rappresentanza delle donne Fiat, composta da numerose lavoratrici dei principali stabilimenti italiani e da esponenti sindacali della Fiom e la presidente del gruppo del Pd Anna Finocchiaro (insieme a una nutrita rappresentanza). Lincontro, organizzato dalla senatrice Carloni, prima firmataria di tre interrogazioni parlamentari, sottoscritte da numerosi senatori, stato promosso tenendo conto dellappello al ministro Fornero delle lavoratrici Fiat contro laccordo del 13 dicembre 2011 che, secondo le testimonianze delle dirette interessate, peggiora le condizioni di lavoro delle donne e aumenta il divario tra lavoratrici e lavoratori, ledendo la legislazione vigente e i principi di parit sanciti dalla Costituzione italiana e riaffermati dalle normative europee. Finocchiaro ha rimarcato limpegno del Pd affinch

vengano verificate e cancellate le norme gravemente discriminatorie nei confronti dei lavoratori, con particolare riguardo alla tutela della maternit e della paternit e alla conciliazione tra lavoro e responsabilit familiari, nonch al diritto alla salute, principi questi di civilt irrinunciabili.

Una marea di firme!


08/03/2012 di red. (il manifesto)

La Federazione della sinistra lancia una campagna a difesa dellart. 18. Parte infatti una petizione popolare gi domani, in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici. Ecco il testo: Noi sottoscritti/e consideriamo larticolo 18 dello Statuto dei Lavoratori una norma di civilt. Lobbligo della reintegra di chi viene ingiustamente licenziato garanzia per ogni singolo lavoratore ed al tempo stesso il fondamento per lesercizio dei diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal diritto a contrattare salario e condizioni di lavoro dignitose. Se larticolo 18 fosse manomesso ogni lavoratrice e ogni lavoratore sarebbe posto in una condizione di precariet e di ricatto permanente, essendo licenziabile arbitrariamente da parte del datore di lavoro. Se larticolo 18 fosse manomesso verrebbero minate in radice le agibilit e libert sindacali. Per questo motivo va respinta ogni ipotesi di manomissione o aggiramento dellarticolo 18. Larticolo 18 va invece esteso a tutte le lavoratrici e i lavoratori nelle aziende di ogni dimensione.

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