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=
,
dove:
C: lunghezza del ciclo (s)
L = somma dei perditempi, espressi in secondi, riscontrabili durante un ciclo. Comprende i tempi relativi alla presenza di
fasi esclusivamente pedonali
14
cui vanno sommarsi i perditempo calcolati in tutte le fasi semaforiche. Il perditempo
comprende: un ritardo alla partenza (3 s), met del tempo di giallo e un tempo di tutto rosso.
Y = somma degli indici di carico delle singole fasi veicolari. Equivalente al rapporto tra Fj, flusso previsto per una data
corrente di traffico j, e Sj, il flusso di saturazione della stessa corrente j.
Il tempo di verde di ogni fase veicolare pu essere espresso, in secondi, mediante la seguente relazione:
( )
Y
y
L C V
i
i
+ =1
.
Con y
i
= indice di carico massimo tra quelli di tutte le correnti della fase i:
max
|
|
.
|
\
|
=
j
j
i
S
F
y
I tempi di rosso di ogni fase sono noti se lo sono i tempi di verde e se si tiene conto delle eventuali fasi pedonali.
Noti i tempi di rosso necessario verificare che la lunghezza della coda che si forma in ogni ramo non ostacoli il
deflusso dei veicoli in uscita dalla eventuale intersezione posta a monte di quel ramo.
14
Nel caso di fase esclusivamente pedonale, il tempo di verde da dedicare ai pedoni scelto, nellintervallo compreso tra 5 e 10 s in
funzione: entit dei flussi pedonali in attraversamento, larghezza dei passaggi pedonali, etc.
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
2.3 Valutazione funzionale dellintersezione: flusso di saturazione, capacit e qualit del servizio offerto
Calcolo del flusso di saturazione Sj
Secondo le norme italiane del CNR il flusso di saturazione Sj di una corrente di traffico corrisponde al numero massimo
di veicoli equivalenti [veq] che pu transitare ininterrottamente attraverso una sezione della corrente durante un
intervallo di tempo di riferimento. La durata dellintervallo di tempo viene solitamente posta pari a 15 minuti o a
unora.
I veicoli equivalenti (veq) sono finalizzati a rappresentare lingombro dinamico dei veicoli appartenenti a classi dimensionali
differenti. Per la loro determinazione si pu fare riferimento ai seguenti valori:
motocicli: 0,5 v
eq
,
autovetture e furgoni: 1,0 v
eq
,
autobus e autocarri pesanti (>50 q): 3,0 v
eq
,
autotreni e autoarticolati: 5,0 v
eq
.
Il flusso di saturazione funzione del numero di corsie che costituiscono laccesso allintersezione da parte della
corrente di traffico ed cos espresso (per intervalli di 15 minuti):
45 165 + =
j i
a S
dove a
j
la larghezza, in metri, della sezione di accesso della corrente j;
Tale espressione fornisce una valutazione teorica in funzione della larghezza delle sezioni di ingresso e di uscita, ma
non considera altri fattori che possono condizionare il flusso di saturazione come:
- elementi relativi alla geometria dellintersezione: raggio di curvatura delle traiettorie di svolta, visibilit lungo gli
accessi e le corsie, pendenza dei rami di accesso; ostacoli presenti in prossimit dellintersezione: veicoli in sosta e
fermate delle linee di trasporto collettivo, passi carrabili e altri accessi, distributori di carburante e altri punti di
vendita;
- elementi dipendenti dal traffico: tipologia delle manovre, punti di conflitto, flussi pedonali intensi;
- altri elementi: avversit delle condizioni atmosferiche, presenza di mercati o fiere,
Per tenere conto di questi elementi si pu ricorrere alluso di un coefficiente di riduzione, di valore compreso tra 0 e
1, quantificabile in base allesperienza o in seguito a una serie di rilevazioni effettuate presso intersezioni esistenti
aventi determinate caratteristiche o grazie a studi reperibili nella letteratura tecnica specializzata.
Capacit, grado di saturazione e livello di servizio delle intersezioni semaforizzate
Nella normativa italiana non si fa riferimento a concetti di capacit e livello di servizio. Il CNR propone una procedura
di verifica che valuta la qualit della circolazione imposta dallimpianto semaforico computando la lunghezza della
coda di ciascun ramo. Determinata la lunghezza della coda di ogni ramo, la si pu confrontare con la lunghezza dei
tratti stradali compresi tra lintersezione in esame e quelle limitrofe su ognuno dei suoi rami di accesso, verificando che
non si creino interferenze.
Tuttavia, la sola verifica della lunghezza delle code non si pu ritenere un criterio idoneo a descrivere i
condizionamenti derivanti dalla geometria dellintersezione e dalle caratteristiche di circolazione indotte dalla
successione dei cicli semaforici. LHighway Capacity Manual propone, pi correttamente, la valutazione della capacit
e del ritardo apportato dalla semaforizzazione dellincrocio, a tale scopo definisce:
- capacit (veicoli/ora), numero massimo di veicoli che possono attraversare lintersezione per una
determinata direzione nelle condizioni prevalenti stradali di traffico per un dato intervallo di tempo. La
capacit di unintersezione fortemente dipendente dalla semaforizzazione presente ed basata sul
concetto di flusso di saturazione Sj sopra descritto.
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
- livello di servizio, misura delle caratteristiche di mobilit di unintersezione: definito in termini di ritardo
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medio alla fermata (tempo di stazionamento di un veicolo in un incrocio) per un veicolo per un periodo di
15 minuti. Sulla definizione del ritardo e quindi dei livelli di servizio influiscono sia il rapporto flusso/capacit
sia altri elementi quali la lunghezza della fase di verde, la lunghezza del ciclo ed altro.
- livello A: ritardo estremamente limitato (s 10 s/veic); la coordinazione semaforica risulta par-
ticolarmente favorevole e la maggior parte dei veicoli si presenta nella fase di verde; brevi tempi di
ciclo possono contribuire a limitare i ritardi veicolari;
- livello B: ritardo compreso tra 10 e 20 s/veic; si ottiene con una buona coordinazione e/o con brevi
tempi di ciclo;
- livello C: ritardo compreso tra 20 e 35 s/veic; i maggiori ritardi sono causati da una coordinazione
discreta e/o da tempi di ciclo pi lunghi, il numero di veicoli arrestati per ciclo inizia a essere
significativo; possono inoltre apparire singoli difetti del ciclo semaforico;
- livello D: ritardo compreso tra 35 e 55 s/veic; linfluenza della congestione e linsufficienza del ciclo
iniziano a risultare rilevanti; i ritardi elevati possono dipendere da una combinazione tra coordinazione
sfavorevole, tempi di ciclo prolungati, gradi di saturazione (rapporti f/c) elevati; la quota di veicoli non
arrestati diminuisce;
- livello E: ritardo compreso tra 55 e 80 s/veic; questi valori di ritardo possono essere motivati da scarsa
coordinazione semaforica, lunghi tempi di ciclo, elevati gradi di saturazione; le insufficienze del ciclo
sono frequenti; il valore di 80 s/veic di norma considerato come il limite accettabile del ritardo
veicolare;
- livello F: ritardo superiore a 80 s/veic; considerato inaccettabile da gran parte dei conducenti e si
verifica in presenza di sovrasaturazione o qualora ricorrano frequenti insufficienze del ciclo ai quali
possono contribuire una scarsa coordinazione semaforica e lunghi tempi di ciclo.
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E la misura del disagio e della frustrazione del guidatore, del consumo di carburante e del tempo di viaggio speso.
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
10.4 DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI A LIVELLI SFALSATI
La necessit di sfalsare nello spazio le traiettorie in modo da eliminare alcuni punti di conflitto critici, quali quelli di
attraversamento, scaturisce generalmente:
dalleccessivo incremento dei tempi di attesa dei veicoli delle varie correnti di traffico di svolta a sinistra o
attraversamento (a causa dei ridotti distanziamenti temporali dei veicoli del flusso principale da attraversare o in
cui immettersi);
dalla necessit di limitare il disturbo generato sul flusso diretto dei veicoli che in esso si immettono o
lattraversano.
La realizzazione di intersezioni a livelli sfalsati, in relazione alle usuali dimensioni planimetriche di tali infrastrutture
che richiedono unelevata utilizzazione di suolo, generalmente possibile nella rete stradale cittadina periferica o
semi-periferica in cui sono disponibili aree con un basso livello insediativo.
Dati i notevoli costi di realizzazione, connessi alla necessit di costruire sovrappassi e/o sottopassi ed espropriare
ampie aree, lelevato impatto ambientale conseguente alluso dei suoli ed allintrusione visiva, la separazione spaziale
dei flussi risulta economicamente fattibile in presenza delle seguenti condizioni:
I. flussi di traffico (esistenti o previsti) di entit tale da non rendere efficace una regolazione semaforica o la
realizzazione di unintersezione a rotatoria (ovvero secondo la norma CNR, nel caso di cicli superiori a 120
s);
II. uno dei rami dellintersezione costituito da una strada principale percorsa da unelevata percentuale di
flussi non locali; questa solitamente la situazione delle strade extraurbane principali o secondarie
tangenti allabitato o delle strade urbane di scorrimento;
III. presenza nella rete stradale dellarea di studio di intersezioni a livelli sfalsati e quindi necessit di non
ridurre, in fase di progetto, o elevare, in caso di intervento su unintersezione esistente, il livello
funzionale e di efficienza di rete.
10.4.1 La Definizione Delle Forme Plano-Altimetriche Delle Intersezioni A Livelli Sfalsati
Lindividuazione delle forme planimetriche ed altimetriche delle intersezioni a livelli sfalsati da realizzarsi in area
urbana dipende essenzialmente dai seguenti fattori:
- vincoli urbanistici, insediativi ed ambientali esistenti;
- dimensione dellarea disponibile;
- caratteristiche ed entit dei flussi che interesseranno linfrastruttura, nellassetto sia attuale sia futuro della
rete stradale e dellarea in cui verr realizzata.
Le diverse forme sono, comunque, differenziate sulla base della risoluzione della manovra di svolta a sinistra che,
come gi precedentemente evidenziato, risulta la pi critica.
Da uno studio effettuato sullargomento emerso che per uno svincolo a 4 braccia possibile individuare 495 tipi di
svincoli diversi differenziando unicamente la risoluzione delle svolte a sinistra. La scelta ottimale della forma da
realizzare , pertanto, legata sia a fattori precedentemente enunciati sia a opportune valutazioni economiche relative
al costo di realizzazione e ai benefici conseguibili. Nella Fig. 11 che segue sono riportate alcune delle possibili tipologie
di intersezioni a livelli sfalsati.
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
Fig. 11 Tipologie di intersezioni a livelli sfalsati
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
Tutte le possibili forme di svolta a sinistra si possono tradurre nei cinque schemi elementari riportati in Fig. 12
In generale consigliabile progettare lintersezione riservando il livello inferiore al flusso principale in modo tale da
limitare limpatto visuale e gli effetti locali del rumore e ridurre il costo e le difficolt costruttive dei sovrappassi
percorsi dalla strada di minore importanza e quindi con sezioni minori.
10.4.2 La Progettazione Funzionale
La funzionalit delle intersezioni a livelli sfalsati definibile come la capacit del sistema a consentire il cambio di
traiettoria dei vari flussi di manovra tra i diversi rami con: velocit adeguate e perditempo minimi delle correnti di
diversione ed immissione e di scambio, minimo disturbo al regolare deflusso delle correnti di traffico dirette, da cui
divergono o si immettono i veicoli diretti o provenienti dagli altri rami, elevati standard di sicurezza ed impatto visivo-
acustico minimo.
Per tutte le possibili configurazioni, pertanto, la capacit dellintersezione a livelli sfalsati legata essenzialmente ai
seguenti parametri:
alla forma e, quindi, allo schema di risoluzione delle manovre di svolta a sinistra;
alle caratteristiche plano-altimetriche (raggi di curvatura e pendenze) e dimensionali delle rampe di
collegamento tra i vari rami dellintersezione.
alle caratteristiche geometriche e dimensionali degli elementi terminali, quali le corsie di accelerazione e delle
aree di scambio.
La velocit di riferimento per la progettazione degli spazi di manovra (corsie duscita e dimmissione) deve essere
uguale a quella puntuale che il veicolo isolato terrebbe sulle strade in prolungamento dellintersezione a meno che
non venga stabilita una velocit di riferimento dellintersezione.
Eventuali problemi di congestione sulla rampa possono essere causati da uninsufficienza funzionale dellinnesto,
regolato a stop o precedenza, della rampa sulla strada in cui va ad immettersi, a causa degli eccessivi tempi di attesa
dei veicoli e delle conseguenti lunghezze delle code incompatibili con la lunghezza delle rampe che, in tal caso,
assumono impropriamente la funzione di corsie dattesa. Di seguito sono riportati i criteri di progettazione funzionale
delle rampe, delle corsie di accelerazione e di quelle di scambio.
a. Svolta indiretta o cappio L
b. Svolta diretta semi DS
c. Svolta semidiretta SD
d. Svolta semisemidiretta SS
e. Svolta diretta DD
Fig. 12 Schema delle cinque manovre elementari
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
I principali elementi componenti unintersezione sono:
- le rampe, che rappresentano i tronchi stradali di collegamento tra rami di unintersezione a livelli sfalsati (svincolo);
possono avere forme diverse, tutte comunque riconducibili ai tre tipi elementari riportati in Fig. 13.
- le corsie specializzate, destinate ai veicoli che si accingono ad effettuare le manovre di svolta a destra ed a sinistra, e
che consentono di non arrecare eccessivo disturbo alla corrente di traffico principale. Possono essere di entrata (o di
immissione), di uscita (o di diversione) e di accumulo per la svolta a sinistra, e possono essere realizzate nelle
intersezioni lineari a raso e a livelli sfalsati.
Una intersezione deve essere dimensionata con riferimento alla domanda di traffico specializzata in relazione alle
manovre consentite. Per le intersezioni a livelli sfalsati gli elementi ed i parametri da determinare in funzione della
domanda di traffico, riferita al periodo di punta di progetto, sono: la lunghezza delle corsie di immissione e delle zone
di scambio. Per le manovre di immissione e di scambio, la lunghezza delle corsie specializzate deve essere
determinata secondo procedure basate sulla distribuzione probabilistica dei distanziamenti temporali tra i veicoli in
marcia, su ciascuna corsia.
Le corsie di entrata (o di immissione) sono composte dai seguenti tratti elementari (Fig. 14):
1. Tratto di accelerazione di lunghezza La
2. Tratto di immissione di lunghezza Li,
3. Elemento di raccordo di lunghezza Lv,
1. Per determinare la lunghezza del tratto di accelerazione di lunghezza La, si adotta la seguente espressione:
=
1
2
2
2
2
dove:
L a(m) la lunghezza necessaria per la variazione cinematica;
v1 (m/s) = velocit di progetto della rampa nel punto di ingresso al tratto di accelerazione;
v2 (m/s) = 80% della velocit di progetto nella quale la strada si immette;
a (m/s2) =1 m/s
2
.
Tabella 4 Caratteristiche planoaltimetriche delle rampe
Fig. 14 Corsie di immissione
Fig. 13 Tipi elementari di collegamento tra rami
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
2. Il tratto di immissione Li deve essere determinato secondo procedure basate sulla distribuzione
probabilistica dei distanziamenti temporali tra i veicoli in marcia.
3. La lunghezza del tratto di raccordo Lv,e nelle corsie di entrata od immissione si determina in funzione della
velocit di progetto della strada sulla quale la corsia si immette, sulla base della Tabella 6:
Le corsie di uscita (o di diversione) sono composte dai seguenti tratti elementari:
1. Tratto di manovra di lunghezza Lm,
2. Tratto di decelerazione di lunghezza Ld,
1. La lunghezza del tratto di manovra Lm si determina in base alla velocit di progetto del tratto di strada dal
quale si dirama la corsia, secondo la Tabella 5:
2. Per determinare la lunghezza del tratto di decelerazione Ld, si adotta la seguente espressione:
=
1
2
2
2
2
dove:
L d(m) la lunghezza necessaria per la variazione cinematica;
v1 (m/s) = velocit di progetto della strada da cui provengono i flussi in uscita;
v2 (m/s) = velocit di progetto della strada in cui convergono;
a (m/s2) =3 m/s
2
(per strade di tipo A o B), 2 m/s
2
(per tutte le altre).
Le zone di scambio: si hanno quando avviene lattraversamento reciproco di due correnti di traffico aventi medesima
direzione e verso, lungo un tronco stradale di lunghezza significativa. Il dimensionamento determinato con criteri
funzionali sulla base della distribuzione probabilistica dei distanziamenti temporali fra i veicoli in marcia.
Fig. 15 Corsia di immissione
Tabella 5 Lunghezza del tratto di manovra in relazione alle velocit
Fig. 16 Zone di scambio
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
10.5 DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI A ROTATORIA
10.5.1 Circolazione, tipologie e caratteristiche geometriche
Nate nel secolo scorso come elementi qualificanti dello spazio urbano, in grado di mettere in risalto monumenti o
fontane ubicati in piazze importanti, le rotatorie venivano originariamente utilizzate a doppio senso di circolazione;
solo a partire dai primi del 900, con lavvento dellautomobile, si manifestata lesigenza di imporvi il senso unico.
Cadute in disuso negli anni 50 70, hanno ceduto il passo alle intersezioni semaforizzate, anche per effetto della
evoluzione tecnologica degli impianti che ha stimolato la ricerca di metodi di regolazione coordinata di elevata
efficacia. Peraltro la metodologia di analisi delle rotatorie disponibile negli anni 60, elaborata nel Manuale di Capacit
delle Strade americano (H.C.M.) edizione 1965, basata sulla capacit delle zone di scambio tra un ramo di accesso ed il
successivo, conduceva a dimensionamenti esagerati e di conseguenza, il pi delle volte, alla impossibilit di realizzare
in ambito urbano di questo tipo di incrocio.
Negli ultimi ventanni, la rinnovata attenzione agli aspetti della vivibilit dellambiente urbano ha spinto a riadottare
questo schema di intersezione; esso presenta numerosi vantaggi riconducibili in buona parte alla riduzione dei punti di
conflitto, per effetto della eliminazione dei punti di conflitto di attraversamento (Fig. 2 pag.2) di correnti veicolari, ed
alla trasformazione di tutti i movimenti in immissioni ed uscite da destra. Infatti, laspetto che caratterizza il
funzionamento delle rotatorie il criterio di assegnazione del diritto di precedenza alle correnti presenti sullanello, in
tal modo la rotatoria assimilabile ad una serie di intersezioni indipendenti, ciascuna costituita dallanello e da una
strada di accesso, nelle quali sono vietate le svolte a sinistra. Nel caso di una intersezione a quattro strade di accesso i
32 punti di conflitto individuabili in una sistemazione a precedenza si riducono, in una rotatoria, a 8 (Fig. 17). Con un
rendimento in termini di eliminazione di punti di conflitto pari a (32 - 8) / 32 = 0,75; il rendimento tanto maggiore
quanto pi numerosi sono i rami di accesso.
Gli effetti positivi conseguenti alla riduzione di conflittualit fra le correnti veicolari in transito sono cos
sintetizzabili:
- miglioramento delle condizioni di sicurezza nellintersezione e conseguente riduzione del numero e della
gravit degli incidenti, rispetto ad una intersezione semaforizzata di pari capacit, di oltre il 40 50 %;
- aumento della capacit e riduzione dei tempi di attesa per limmissione;
- livellamento dei tempi di attesa fra tutti gli ingressi non essendoci priorit dei flussi diretti rispetto a quelli di
svolta e di questi ultimi fra loro;
Legenda
Diversione
Immissione
Attraversamento
Figura 11 Punti di conflitto in una rotatoria su cui convergono 4 strade Fig. 17 Punti di conflitto in una rotatoria su cui convergono 4 strade
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
- le correnti sullanello possono fluire anche in presenza di saturazione degli accessi, mentre i veicoli che si
immettono devono accodarsi realizzando cos lautoregolazione degli ingressi
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: la capacit di una rotatoria risulta
quindi determinata dalle manovre di immissione.
Altri vantaggi conseguenti alladozione di schemi circolari sono facilmente individuabili sia rispetto alle intersezioni a
pi livelli, sia rispetto a quelle a raso semaforizzate. Relativamente alle prime le rotatorie risultano di minore impatto
sul paesaggio ed offrono una migliore vivibilit di spazi urbani importanti come le piazze e gli incroci delle vie centrali.
Rispetto alle intersezioni semaforizzate offrono maggiori condizioni di sicurezza per effetto della riduzione di velocit
imposta ai flussi veicolari in transito e per il minor numero di traiettorie configgenti; evitano ai veicoli i continui arresti
e partenze imposti dalla regolazione semaforica non coordinata, riducendo cos lemissione di inquinanti
particolarmente accentuata nelle fasi di moto vario; offrono una maggior versatilit alle fluttuazioni del traffico
rispetto agli impianti semaforici a ciclo fisso; consentono di effettuare agevolmente linversione di marcia anche in
presenza di strade la carreggiate separate, problema particolarmente sentito dai veicoli di servizio e di soccorso.
Purtroppo per, al contrario della semaforizzazione, lo schema circolare non consente di attivare alloccorrenza
itinerari privilegiati per i mezzi del trasporto pubblico o per i mezzi di soccorso n di coordinare fra loro pi
intersezioni della rete; se di raggio molto ridotto, crea, ai veicoli lunghi, difficolt di iscrizione allinterno della
traiettoria circolare imposta; infine richiede una progettazione accurata degli attraversamenti pedonali ciclabili.
In sintesi ladozione di rotatorie pu essere particolarmente efficace in presenza di intersezioni con pi di quattro
bracci di accesso ovvero con rilevanti flussi di svolta a sinistra, nonch al termine o lungo strade a carreggiate separate
per la connessione a strade di categoria inferiore ed in generale per migliorare la sicurezza in incroci con scarsa
visibilit. Risulta invece sconsigliabile uno schema circolare allinterno di una rete con regolazione centralizzata del
traffico o con itinerari privilegiati o negli incroci dove le condizioni plano - altimetriche e lo spazio disponibile non
consentono di ottenere forme regolari ed un sufficiente sviluppo del percorso circolare fra un ramo di accesso ed il
successivo.
Dal punto di vista geometrico gli elementi caratterizzanti una rotatoria sono i seguenti (Fig. 18):
ANELLO: si intende la carreggiata che circonda lisola centrale, ad una o pi corsie, percorsa dai veicoli in senso
antiorario.
ISOLA CENTRALE: la parte pi interna del sistema a rotatoria, generalmente di tipo non valicabile e di forma
circolare. La dimensione dellisola centrale influenzata
dalla necessit di ottenere una sufficiente deviazione per i
veicoli che attraversano diametralmente la rotatoria.
Dove possibile limitare la velocit con altri interventi
non esiste alcun limite alla dimensione. La forma delle
isole pi grandi pu non essere circolare per adattarsi a
particolari casi, in ogni caso le isole di dimensioni minori
del raggio di 5 metri dovrebbero essere circolari.
FASCIA VALICABILE: generalmente presente nelle
rotatorie di piccolo diametro ed una corona circolare
che circonda lisola centrale. Tale fascia serve a facilitare
le manovre dei mezzi pesanti lungo lanello, pu essere
semplicemente disegnata con segnaletica orizzontale,
oppure pavimentata con materiale lapideo, diverso dalla
pavimentazione dellanello.
BRACCIO: rappresenta quella porzione di asse stradale che converge verso lanello.
16
La precedenza agli ingressi, di prima impostazione nella regolazione delle rotatorie, induceva fenomeni di congestione allinterno
dellanello stesso.
Fig. 18 Elementi geometrici di una rotatoria
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
ENTRATA/APPROCCIO: la parte terminale della carreggiata di ogni singolo braccio che viene utilizzata per entrare
nella rotatoria. Lentrata separata dallanello dalla segnaletica orizzontale di dare la precedenza; la sezione
dellapproccio si allarga nellapprossimarsi allimmissione per consentire la corretta iscrizione di tutti i mezzi.
USCITA: la parte di carreggiata di ogni singolo braccio che viene utilizzata per uscire dalla rotatoria. Luscita non
risulta mai separata dallanello con segnaletica orizzontale.
ISOLA SPARTITRAFFICO: rifugio ai pedoni e costringe i veicoli ad una deflessione dalla loro traiettoria. In ambito
urbano, se manca lo spazio, oppure se si tratta di sbocchi di vie con poco traffico, le isole di separazione talvolta sono
limitate ad una semplice segnaletica orizzontale.
In base al diametro della circonferenza esterna De, la normativa identifica 3 tipologie di rotatorie:
Convenzionali: 40 m < d < 50 m, in ambito urbano ed extraurbano; adeguate per le viabilit interessate da un
rilevante passaggio di mezzi pesanti.
Compatte: 25 m < d < 40 m, in ambito urbano; indicate per una viabilit che non si trovi lungo linee importanti
del trasporto pubblico e caratterizzata dalla bassa presenza di traffico pesante (inferiore al 5%). Esse dovranno essere
di tipo semi-sormontabili quando il diametro esterno ha un valore al di sotto dei 30 m, per consentire linscrivibilit e
le manovre dei mezzi pesanti.
Mini rotatorie: 14 m < d < 25 m, in ambiti urbani
e residenziali che presentano un basso volume di
traffico veicolare (composto in prevalenza da
mezzi leggeri), velocit di transito ridotta e una
buona visibilit notturna.
Un ulteriore distinzione rappresentato dallisola
centrale che deve essere resa semi-sormontabile,
quando il diametro esterno ha un valore al di
sotto dei 30 m, per consentire linscrivibilit e le
manovre dei mezzi pesanti o dei mezzi pubblici
(per minirotatorie con diametro esterno
compreso tra 14 e 18 m lisola centrale diventa
completamente sormontabile).
Nella Tabella 6 che segue si riportano i valori di progetto dei diversi elementi costituenti le rotatorie, in relazione alla
tipologia di appartenenza.
Tabella 6 Riepilogo dei valori di progetto degli elementi costituenti le rotatorie
Uscita
Re
Larghezza
immissione
Larghezza
approccio
Larghezza
braccio di
uscita
Ru
Isola
spartitraffico
Fascia valicabile
Braccio
La
R
Le
Lu
Fig. 19 Elementi dimensionali rotatoria
Mini-rotatorie
sormontabili
Mini-rotatorie semi-
sormontabili
Rotatorie compatte
Rotatorie
convenzionali
Diametro della rotatoria De 14-18 18-25 25-40 40-50
Raggio giratorio esterno R 7-9 9-13 13-25 25
Larghezza dell'anello La 7-8 7-8 8-9 8-9
Larghezza anello interno sormontabile
completamente
sormontabile
1,5-2 1,5-2 0
Raggio d'entrata Re 10 10-13 10-25 25
Larghezza corsia entrante Le 3,5<Ie<4 (1corsia) 3,5<Ie<4,5 (1corsia)
3,5<Ie<4,5 (1corsia)
6,5<Ie<7,5 (2 corsie)
3,5<Ie<4,5 (1corsia)
6,5<Ie<7,5 (2 corsie)
Raggio d'uscita Ru 15-30 15-30 15-30 15-30
Larghezza corsia d'uscita Lu 4,5<Ie<5 (1corsia) 4,5<Ie<5 (1corsia)
4,5<Ie<5 (1corsia)
7<Ie<7,5 (2 corsie)
4,5<Ie<5 (1corsia)
7<Ie<7,5 (2 corsie)
Valore (m)
Sigla
Elementi
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
10.5.2 Capacit
Il metodo di calcolo della capacit di una rotatoria oggetto di studio in molti Paesi; a partire da osservazioni
sperimentali
17
stato possibile verificare lesistenza di una dipendenza lineare tra la capacit di un braccio e il flusso
sullanello. Lesistenza di formulazioni matematiche differenti, per lo stesso schema fondamentale, nei di diversi Paesi
deriva da:
- le differenze nelle tipologie delle rotatorie sulle quali sono stati misurati i dati sperimentali,
- la diversit dei comportamenti tra gli automobilisti, i quali giocano un ruolo fondamentale nel
determinare il funzionamento di una rotatoria.
La capacit del braccio Qi strettamente dipendente dalla sua larghezza trasversale (ENT) dalla sua sezione allargata
in corrispondenza dellimmissione, dalla larghezza dellanello (L
a
) e dalle dimensioni dellisola spartitraffico (SEP) ed
definita come: il pi piccolo valore del flusso sul braccio che determina la presenza permanente di veicoli in attesa di
immettersi. Questo valore dipende dal flusso che percorre lanello (Qa) e dai flussi in uscita (Qu) nel corrispondente
braccio. I parametri utilizzati per la sua
valutazione riguardano quindi:
- geometria dellanello: raggio esterno R,
larghezza La (che determina il numero di
corsie)
- geometria dei bracci: larghezza, numero di
corsie del braccio,
- geometria degli elementi spartitraffico
(SEP), le cui dimensioni sono fondamentali
per la riduzione delle interferenze tra flussi
uscenti, flussi entranti e flussi sullanello.
- Qi = flusso in ingresso in autovetture
equivalenti [v
equ
/h]
- Qa = flusso sullanello in corrispondenza
dellaccesso (non comprensivo di Qu e Qi) in
[v
equ
/h]
- Qu = flusso uscente in corrispondenza dalla
strada di ingresso considerata in [v
equ
/h].
In particolare la formula francese (CETUR) prevede: Qi = g (1500 0,83 Qd)
Con:
g: parametro che dipende dal numero di corsie Ci, dellapproccio e (Qd)
flusso di disturbo
Qd: flusso di disturbo dipendente da Qa e dal flusso uscente Qu.
Qd = a Qa +0,2 Qu
a: parametro che varia in relazione al valore del raggio R e della
larghezza dellanello La
La capacit totale della rotatoria equivale alla somma dei flussi in ingresso Q
i
che, distribuendosi fra le diverse
uscite, determinano il raggiungimento contemporaneo della capacit di tutti i bracci.
17
Rilevazione contemporanea dei valori del flusso in ingresso Qi, di quello gi sullanello in corrispondenza dellingresso esaminato
Qa e di quello uscente Qu.
g = 1 Ci=1
g = 1,5 Ci = 2, 3
a = 1 La < 8m
a = 0,7 La >8 m; R > 20 m
a = 0,9 La >8 m; R < 20 m
Uscita
Anello
Larghezza
immissione
Larghezza
approccio
Larghezza
braccio di
uscita
Larghezza
uscita
Isola
spartitraffico
Fascia valicabile
Braccio
Qi
Qa
Qu
La
R
S
e
p
Ent
Fig. 20 Elementi determinanti per la valutazione della capacit di una rotatoria
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
10.5.3 Sicurezza per pedoni e ciclisti
Lattraversamento dellanello da parte dei pedoni certamente da evitare essendo lattenzione dei guidatori, in
questo particolare tratto di strada, tutta prestata ai movimenti dei flussi veicolari in ingresso ed in scambio. E quindi
necessario disporre gli attraversamenti pedonali su ciascun ramo di accesso ad una opportuna distanza dalla linea di
arresto; questa distanza dovrebbe essere di almeno 10 m per mantenere sufficientemente lontano dallintersezione il
punto di conflitto fra pedoni e veicoli. Tuttavia da tenere presente che questo accorgimento comporta un aumento
del percorso pedonale che viene ad essere traslato su archi di circonferenza di diametro maggiore rispetto al bordo
esterno dellanello; peraltro gi il percorso che si sviluppa lungo questultimo si presenta pi lungo rispetto alla linea
retta che attraversa lanello, soprattutto se il diametro della rotatoria grande.
Per garantire quindi la sicurezza del pedone necessario invitarlo e costringerlo a seguire uno specifico percorso
installando lungo la circonferenza esterna dellanello delle barriere che si prolungano sulle strade di accesso fino agli
attraversamenti pedonali; in questi punti labbassamento del marciapiede, oltre che necessario per alcune categorie di
disabili, pu costituire per tutti i pedoni un efficace invito a servirsi di attraversamenti sicuri anche a costo di un
aumento della distanza da percorrere.
In presenza di strade molto larghe opportuno sfruttare lisola spartitraffico come salvagente; in questo caso pu
essere preferibile disallineare gli attraversamenti delle due semicarreggiate, mantenendo pi vicino allanello quello
della semicarreggiata percorsa dal flusso uscente cos da ubicare su questa il punto di conflitto fra i pedoni e tale
corrente di veicoli in una zona in cui la velocit di questi ultimi ancora contenuta.
In presenza di flussi pedonali e veicolari rilevanti preferibile realizzare gli attraversamenti in sottopasso; questi
ultimi, pur essendo generalmente poco graditi ai pedoni perch impongono loro il superamento di sensibili dislivelli,
sono tuttavia pi facilmente tollerati in corrispondenza degli incroci a rotatoria dove permettono per lo meno di
abbreviare il percorso orizzontale. I sottopassi risultano particolarmente efficienti allorch lanello si sviluppa tutto o
in parte in posizione sopraelevata rispetto al piano di campagna e di conseguenza i dislivelli derivanti ai percorsi
pedonali sono ridotti o nulli.
Unaltra categoria di utenti particolarmente vulnerabile rappresentata dai ciclisti; questi infatti, come i pedoni, sono
privi di qualsiasi protezione nei confronti di un eventuale urto con i veicoli ma, in assenza di spazi dedicati,
condividono la carreggiata con il traffico motorizzato, muovendosi a velocit ridotta rispetto a questultimo. Nelle
rotatorie il rischio di incidenti per i ciclisti si moltiplica per effetto della minore attenzione che i conducenti di altri
veicoli possono prestare loro e per limpossibilit di far proseguire le piste ciclabili sullanello. Perci su rotatorie di
grande e medio raggio dove le velocit dei veicoli non sono particolarmente contenute, allorch siano presenti
sensibili flussi di biciclette, opportuno creare per i ciclisti itinerari alternativi, eventualmente condivisi dai pedoni.
Il trasporto pubblico nelle intersezioni a rotatoria pu subire dei rallentamenti data limpossibilit, gi richiamata
precedentemente, di far proseguire le corsie preferenziali lungo lanello ovvero di predisporre alloccorrenza itinerari
privilegiati come avviene in presenza di alcuni impianti semaforici. Sono sconsigliati diametri molto piccoli per lisola
centrale, tanto pi se non transitabile, per le rotatorie interessate da elevati flussi di autobus e altri veicoli di grandi
dimensioni, per via della difficolt di questi ultimi ad iscriversi in curve strette.
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CAP. 10 Le Intersezioni Stradali: Controllo E Capacit
Bibliografia
- T.Esposito R.Mauro M.Corradini Le intersezioni stradali e le nuove norme funzionali e geometriche per la costruzione
delle intersezioni, Luglio 2007
- G.Fusco, Dispense di Sistemi dinamici di regolazione semaforica, Universit degli Studi di Roma La Sapienza, Dip.
Idraulica, Trasporti e Strade
- D.M. 5 novembre 2001 Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade, Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti, Ispettorato Generale Per La Circolazione E La Sicurezza Stradale
- Ministero Delle Infrastrutture E Dei Trasporti 2002, Rapporto di sintesi: norme sulle caratteristiche funzionali e
Geometriche delle intersezioni stradali, Ispettorato Generale Per La Circolazione E La Sicurezza Stradale, Roma
- D.M. 19 aprile 2006 Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali, Gazzetta Ufficiale
Serie Gen.- n. 170 del 24 luglio 2006
- US Department of Transportation 2000, ROUNDABOUTS: an informational guide, FHWA-RD-00-067
Sommario
10.1 CONCETTI GENERALI ..................................................................................................... 1
10.2 DISTRIBUZIONE TEMPORALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI A
PRECEDENZA ............................................................................................................................ 3
10.2.1 Principi di funzionamento e definizioni ............................................................................ 3
10.2.2 Metodi di analisi e verifica ................................................................................................ 5
10.3 DISTRIBUZIONE TEMPORALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI
SEMAFORIZZATE ..................................................................................................................... 7
10.3.1 Premessa............................................................................................................................ 7
10.3.2 Cenni alla normativa ......................................................................................................... 7
10.3.3 Classificazione e caratteristiche della segnaletica luminosa ............................................. 8
10.3.4 Specifiche costruttive ...................................................................................................... 10
10.3.5 Struttura dellintersezione e modalit di controllo .......................................................... 11
10.3.6 Criteri e condizioni per listallazione di un impianto semaforico ................................... 13
10.3.7. Criteri progettuali ........................................................................................................... 16
10.4 DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI A LIVELLI
SFALSATI ................................................................................................................................. 25
10.4.1 La Definizione Delle Forme Plano-Altimetriche Delle Intersezioni A Livelli Sfalsati .. 25
10.4.2 La Progettazione Funzionale ........................................................................................... 27
10.5 DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE MANOVRE: INTERSEZIONI A ROTATORIA
.................................................................................................................................................... 30
10.5.1 Circolazione, tipologie e caratteristiche geometriche ..................................................... 30
10.5.2 Capacit ........................................................................................................................... 33
10.5.3 Sicurezza per pedoni e ciclisti ......................................................................................... 34