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Zero”
[di Gianfranco Bologna - 17/04/2009]
Si tratta di un ulteriore importante segnale di quella riflessione e di quella messa a sistema di azioni che,
in tutto il mondo, già si stanno concretamente realizzando da diversi anni, e che si muovono in direzioni
diverse dal trend standard dell’impostazione economica classica legata alla visione centrale del valore del
mercatoe della crescita economica a tutti i costi.
Lo stesso World economic forum di Davos da vari anni affronta la riflessione della nostra continua crescita
economica, materiale e quantitativa, ed i connessi limiti ambientali e sociali che diventano sempre più
evidenti a tutti.
Come dicevo nella scorsa rubrica, su greenreport del 10 aprile, sono sempre più numerosi i segnali di una
riflessione planetaria sulla nostra responsabilità nei confronti del resto del Pianeta e l’indicazione concreta
e non solo di dichiarazione di principi, di cambiare rotta, utilizzando quanto di meglio scienza e tecnologia
ci mettono già a disposizione e con l’esigenza di una seria revisione dei modelli socio-economici di
sviluppo attualmente vigenti.
Todd ha immaginato gli scarichi industriali e municipali come una potenziale fonte di nutrimento, invece
che di inquinamento idrico, e ha progettato un processo di trattamento delle acque che utilizza gli
organismi viventi e le piante per trasformarli in nutrienti sicuri e non tossici. Altri studiosi come, ad
esempio, Buckminster Fuller, hanno intuito quello che chiunque si occupi di termodinamica sa bene,
ovvero che l’”astronave Terra” come l’aveva chiamata il grande economista Kenneth Boulding (tra i
pionieri della bioeconomia) è alimentata da un’astronave madre, il Sole, e che per sostenere la Terra
dobbiamo ovviamente utilizzare l’apporto energetico del Sole.
Come ricorda Paul Hawken nel suo bel libro “Blessed unrest” del quale sto curando l’edizione italiana che
sarà pubblicata in italiano a maggio (da Edizioni Ambiente), quando attingiamo al carbonio accumulato
nel passato non solo diventiamo debitori, ma superiamo anche la capacità della Terra di assorbire i
prodotti di scarto (che è esattamente quello che succede con l’incremento delle emissioni di gas a effetto
serra). Questa trilogia di concetti – dalla culla alla culla, rifiuti uguali cibo e rimanere all’interno
dell’apporto energetico del Sole – illustra i principi che dovrebbero ispirare un’industria attenta
all’ambiente e all’eliminazione dell’inquinamento, dei rifiuti e degli scarti. E, in tutto il mondo,
tante realtà anche imprenditoriali significative si stanno muovendo in questa direzione.
Le potenzialità dell’ecologia industriale
[fonte: http://www.lascossa.org/nl/a.jsp?Wi.2.0.Oa.A.A.A.A]
L'ecologia industriale è una nuova e articolata disciplina che offre alle aziende e alle pubbliche
amministrazioni strumenti innovativi per un’economia sostenibile e competitiva. Il principio su cui si basa
è la chiusura dei cicli (v. figura), in analogia con i sistemi ecologici in cui non esistono rifiuti, ma solo co-
prodotti che vengono riutilizzati o riciclati.
L'ecologia industriale si è ampiamente sviluppata negli Stati Uniti a partire dagli anni '70, ma si sta
rapidamente diffondendo anche in Europa. Si occupa, in analogia con i sistemi naturali, del metabolismo e
dell’eco-progettazione dei sistemi industriali. L'obiettivo dell’ecologia industriale è analizzare in modo
sistematico le interazioni tra attività economiche ed esigenze ambientali cercando di bilanciarle
attraverso forme di collaborazione tra imprese, per la soluzione strutturata e collettiva di problemi
ambientali.
L'ecologia industriale focalizza l'attenzione sul potenziale ruolo dell'industria nella riduzione dell'impatto
ambientale attraverso l'analisi del ciclo di vita del prodotto, dall'estrazione delle materie prime, lungo tutti
i processi di trasformazione, utilizzo e smaltimento. Il suo campo d'applicazione comprende:
- studio dei flussi di materia ed energia (metabolismo delle industrie);
- de-materializzazione e de-carbonizzazione;
- ricerca di nuove tecnologie innovative;
- valutazione del ciclo di vita del prodotto (LCA) e sua progettazione;
- responsabilità sociale d'impresa (extended producer responsability);
- parchi eco-industriali (industrial symbiosis);
- politiche integrate di prodotto;
- eco-efficienza (eco-efficiency).
Le imprese che riescono ad applicare l'ecologia industriale sono spesso dei trendsetter (indicatori di
tendenza) nel loro settore di appartenenza e acquisiscono vantaggi competitivi. In tali casi l'ambiente non
è visto come un costo ma un aspetto integrante nella gestione dell’azienda, assieme ad altri elementi
come qualità, costi e responsabilità sociale. L'impegno nei confronti dell’ambiente viene visto come
garanzia di sopravvivenza basata sulla scelta strategica della sostenibilità.
Applicazioni in Italia
In Italia uno dei primi esempi di ecologia industriale è stato elaborato nel territorio mantovano.
L’Osservatorio della Chimica della Provincia di Mantova ha proposto alle principali aziende del territorio di
partecipare al progetto "Ecologia Industriale nella Provincia di Mantova". Scopo del progetto è stato
introdurre la cultura dello sviluppo sostenibile nelle industrie mantovane e rafforzare il settore chimico.
Quello della Provincia di Mantova, mediatrice di un percorso di ecologia industriale, è un chiaro esempio
del ruolo pro-attivo che la Pubblica Amministrazione può svolgere, attraverso attività di divulgazione ed
applicazione a casi di studio con risultati concreti e stimolanti, aumentando la competitività ambientale
delle imprese.
Nel contesto italiano, oltre al settore chimico ed ai parchi eco-industriali come Kalundborg, l’ecologia
industriale potrebbe essere applicata con buoni risultati ai diversi settori, tra i quali:
> energia, per incentivare l'innovazione e l'ottimizzazione dei sistemi di energia rinnovabile e stimolare la
loro adozione, per fissare le misure energetiche e quindi aumentare la loro eco-efficienza nel Piano
Energetico;
> rifiuti, per dare supporto alla politica ambientale dei rifiuti, come ad esempio nella stesura del Piano
Rifiuti, in cui diversi scenari alternativi vengono analizzati e ottimizzati, come già indicato a suo tempo nel
decreto Ronchi;
> agro-alimentare, per incentivare, ad esempio, l'utilizzo di imballaggi a basso impatto ambientale e per
valorizzare i prodotti tipici locali aumentando la loro competitività ambientale;
> edilizia, per la scelta di materiali edili eco-compatibili e per l'adozione di strategie progettuali orientate
al contenimento dei consumi energetici, come ad esempio attraverso l’isolamento termico e altre
tecnologie innovative che sono alla base della 'passivhause';
> turismo, per l'ottenimento ad esempio dell'ecolabel ossia di un'etichetta ecologica europea attestante il
ridotto impatto ambientale del servizio erogato, che rafforza il marketing ambientale di questo settore,
primario nell’economia italiana.