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Trasformate di Fourier

e
Pacchetti dOnde
Complemento al corso di esercizi di Istituzioni
di Fisica Teorica
R. Nobili
Dipartimento di Fisica G. Galilei
Universit`a di Padova
Via Marzolo 8, 35131 Padova ITALY
E-mail: rnobili@padova.infn.it
8 ottobre 2002
1
R.Nobili, Trasformate di Fourier 2
1 Funzioni periodiche integrabili secondo Le-
besgue
Si assumono note la teoria dellintegrazione secondo Lebesgue
e le nozioni necessarie per intendere il signicato delle seguenti
denizioni:
Def.1: Una funzione complessa f(x) si dice a quadrato modulo
integrabile sullintervallo [a, b] dellasse reale X, o che appartie-
ne a L
2
(a, b) (scriveremo f(x) L
2
(a, b)), se `e soddisfatta la
disuguaglianza
_
b
a
|f(x)|
2
dx < ,
dove lintegrale `e inteso nel senso di Lebesgue.
Def.2: Due funzioni si dicono uguali quasi ovunque se dieri-
scono su un insieme di punti di misura nulla (nel senso della
teoria della misura di Lebesgue).
Enunciamo inoltre, senza dimostrazioni, i seguenti due teore-
mi:
Teorema 1: Condizione necessaria e suciente anche due
funzioni f(x), g(x) L
2
(a, b) siano uguali quasi ovunque `e
_
b
a
|f(x) g(x)|
2
dx = 0 .
Teorema 2 (disuguaglianza di Schwarz): Se f(x), g(x)
L
2
(a, b), allora

_
b
a
g

(x) f(x)dx

_
b
a
|g(x)|
2
dx
_
b
a
|f(x)|
2
dx,
dove lasterisco indica loperazione di coniugazione complessa.
Questa relazione costituisce una generalizzazione della disugua-
glianza |(u, v)|
2
|(u, u)|
2
|(v, v)|
2
, valida per i prodotti scalari
R.Nobili, Trasformate di Fourier 3
(u, v) di due vettori u e v reali o complessi. Essa ci permette di
interpretare lespressione
(f, g)
_
b
a
g

(x) f(x)dx, (1)


come una sorta di prodotto scalare.
Sia ora f(x) una funzione complessa denita sullasse X. Essa
`e detta periodica di periodo a se soddisfa allequazione f(x+a) =
f(x) per ogni x X.
Il diagramma di una funzione reale di questo tipo `e rappresen-
tato in Fig.1.
`
E evidente che ogni tratto del prolo di f(x) sopra
lintervallo I
a
= [a/2, a/2] viene identicamente riprodotto per
tutti gli altri intervalli del tipo I
a,n
= [(n 1/2)a, (n + 1/2)a]
con n Z (n intero positivo, negativo o nullo).
2a 3a/2 a a/2 0 a/2 a 3a/2 2a
a
Figura 1: Funzione periodica con periodo a.
Ad esempio, le funzioni
f
n
(x) =
1

a
exp
i2nx
a
,
dove n Z, sono tutte del tipo indicato perche exp(in) =
exp(in), ovvero exp(i2n) = 1. Il fattore 1/

a `e stato
introdotto per una ragione che sar`a chiara tra poco.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 4
Si vericano facilmente le seguenti uguaglianze
1

a
_
a/2
a/2
f
n
(x) dx =
_
1 per n = 0
0 per n = 0
(2)
`
E evidente che le complesse coniugate f

n
delle f
n
soddisfano
alle identit` a f

n
(x) = f
n
(x) = f
n
(x), dalle quali si deducono
le uguaglianze f

m
(x) f
n
(x) = f
nm
(x)/

a. Utilizzando queste
uguaglianze possiamo ottenere dalle (2) le notevoli relazioni
_
a/2
a/2
f

m
(x) f
n
(x) dx (f
m
, f
n
) =
nm
, (3)
dove la funzione degli indici
nm
, detta delta di Kronecker, as-
sume il valore 1 o 0 a seconda che n = m oppure n = m. Inter-
pretando gli integrali come prodotti scalari, nel senso indicato
dalla (1), queste relazioni ci permettono di attribuire alle fun-
zioni f
n
propriet`a simili a quelle di un sistema di versori (vettori
di norma 1) a due a due ortogonali di uno spazio vettoriale di
dimensione innita. Potremo pertanto dire che le (3) esprimo-
no le propriet`a di ortogonalit`a e normalizzazione (brevemente
ortonormalizzazione) delle funzioni f
n
.
2 Le serie di Fourier
Una serie di Fourier `e una combinazione lineare del tipo
f(x) =

nZ
c
n
f
n
(x)
1

nZ
c
n
exp
2inx
a
, (4)
dove i coecienti c
n
sono generalmente complessi. Ignoriamo
per il momento i problemi di convergenza assumendo f(x)
L
2
(a/2, a/2). Evidentemente f(x) eredita la periodicit`a dalle
f
n
ed `e pertanto periodica con periodo a in tutto il suo even-
tuale dominio di convergenza.
`
E facile allora vericare, sulla
R.Nobili, Trasformate di Fourier 5
base delle equazioni (3), che i coecienti della serie possono es-
sere ottenuti formando i prodotti scalari del vettore f con
i versori ortogonali f
n
c
n
=
_
a/2
a/2
f

n
(x) f(x) dx (f
n
, f) . (5)
Queste circostanze ci permettono di interpretare i coecienti c
n
come componenti di un vettore riferito al sistema di versori orto-
gonali f
n
e quindi di interpretare le serie di Fourier (convergenti)
come vettori di uno spazio vettoriale di dimensione innita.
`
E evidente che nello studio delle serie di Fourier possono
presentarsi problemi di convergenza riguardanti il limite per
N delle somme parziali del tipo
s
N
(x) =
N

n=N
c
n
exp
2inx
a
,
e a questo proposito bisogna sottolineare che i problemi di con-
vergenza delle successioni di funzioni sono pi` u sottili e delicati di
quelli relativi alle successioni numeriche. Nel caso delle succes-
sioni di funzioni capita infatti che, a seconda dei problemi che
si trattano, risulti opportuno applicare luno o laltro di due cri-
teri di convergenza profondamente diversi: la convergenza forte
(o convergenza in media) e la convergenza debole, di cui diamo
subito le denizioni.
Def.3: Una successione s
1
(x), s
2
(x), . . . di funzioni di L
2
(a, b)
si dice fortemente convergente, o convergente in media, verso la
funzione s(x) L
2
(a, b) se risulta
lim
N
_
a/2
a/2
|s
N
(x) s(x)|
2
dx = 0 .
R.Nobili, Trasformate di Fourier 6
Def.4: Una successione s
1
(x), s
2
(x), . . . di funzioni di L
2
(a, b)
si dice debolmente convergente verso s(x) se risulta
lim
N
_
a/2
a/2
[s
N
(x) s(x)] g(x)dx = 0 . (6)
per ogni funzione g(x) L
2
(a, b).
Una funzione fortemente convergente `e anche debolmente con-
vergente. Infatti, posto r
N
(x) = s
N
(x) s(x) e applicando la
disuguaglianza di Schwarz, si ottiene la condizione forzante

_
a/2
a/2
r
N
(x) g(x)dx

_
a/2
a/2
|r
N
(x)|
2
dx
_
a/2
a/2
|g(x)|
2
dx.
Il viceversa non `e generalmente vero.
Si badi che entrambi i suddetti criteri di convergenza non
implicano che la successione converga necessariamente punto per
punto. Un esempio di successione convergente fortemente, ma
non punto per punto, `e illustrato in Fig.2.
Un esempio di successione debolmente convergente, ma non
fortemente convergente ne convergente punto per punto, `e dato
da s
N
(x) = sin 2Nx/a. Sebbene il limite di s
N
(x) sia qua-
si ovunque indeterminato, la successione converge debolmente
verso zero perche al crescere di N le oscillazioni del prodotto
s
N
(x) g(x) attorno al valore zero si inttiscono talmente in modo
tendenzialmente simmetrico che le loro medie su ogni intervallo
nito [x , x + ], > 0 tendono a zero. Questa propriet`a,
che `e abbastanza evidente se g(x) `e una funzione continua e
dierenziabile almeno una volta, pu`o essere dimostrata quasi
ovunque per ogni g(x) L
2
(a, b). Tuttavia la successione delle
s
N
(x) non converge fortemente verso zero quasi ovunque perche
_
a/2
a/2
| sin 2Nx/a|
2
dx =
a
2
R.Nobili, Trasformate di Fourier 7
s
1
(x)
s
2
(x) s
3
(x) s
4
(x) s
5
(x)
s
6
(x)
s
7
(x)
s
8
(x) s
9
(x) s
10
(x) s
11
(x) s
12
(x) s
13
(x) s
14
(x)
...
Figura 2: La successione s
1
(x), s
2
(x), . . . di proli a scatola, che traslano
di un misura pari alla loro larghezza diventando sempre pi` u stretti a ogni
ritorno, non converge in alcun punto del dominio di queste funzioni, tuttavia
essa converge fortemente verso la funzione s(x) = 0.
per ogni valore di N. Anzi non converge fortemente verso nes-
suna funzione s(x) perche
lim
N
_
a/2
a/2
|s
N
(x) s(x)|
2
dx =
a
2
+
_
a/2
a/2
|s(x)|
2
dx > 0 .
3 I teoremi fondamentali
Enunciamo senza dimostrazione il seguente teorema di esistenza
in L
2
(a/2, a/2) del limite di una serie di Fourier assolutamente
convergente
Teorema 3 (di Riesz e Fisher): Se `e soddisfatta la condizione

nZ
|c
n
|
2
< ,
R.Nobili, Trasformate di Fourier 8
allora esiste una funzione f(x) a quadrato modulo integrabile su
I
a
tale che
lim
N
_
a/2
a/2

f(x)
N

n=N
c
n
f
n
(x)

2
dx = 0 .
In altri termini, la serie converge fortemente verso una funzione
di L
2
(a/2, a/2).
Ogni funzione di questo tipo soddisfa alla seguente uguaglian-
za detta uguaglianza di Parseval
_
a/2
a/2
|f(x)|
2
dx =

n,mZ
c

m
c
n
_
a/2
a/2
f

m
(x)f
n
(x)dx =

nZ
|c
n
|
2
,
(7)
che si ottiene immediatamente usando le (3).
Un secondo importante teorema riguarda la completezza del-
linsieme ortonormale delle funzioni periodiche f
n
(x).
Teorema 4 (di completezza): Se una funzione f(x) `e a qua-
drato modulo integrabile sullintervallo I
a
, allora esiste una serie
di Fourier f
F
(x) quasi ovunque uguale a f(x).
In sostanza questo teorema dice che qualunque f(x) L
2
,
pu`o essere sviluppata in serie di Fourier con coecienti c
n
=
(f
n
, f), ma che, in generale, la serie cos` ottenuta non restituisce
esattamente f(x) ma una funzione f
F
(x) che pu`o dierire da
f(x) in un insieme di punti di misura nulla.
Poiche nelle applicazioni siche le funzioni f(x) e f
F
(x) non
sono discriminabili (nessun strumento di misura ha la risoluzione
del punto matematico), in pratica potremo ignorare la dierenza
tra le due funzioni scrivendo senzaltro
f(x) =
1

nZ
c
n
exp
i2nx
a

nZ
c
n
f
n
(x) .
R.Nobili, Trasformate di Fourier 9
Un semplice esempio pu`o chiarire il concetto. Supponiamo
che sia f(x) = 1 per x I
a
, x = 0, mentre f(0) = 0. Allora, cal-
colando i coecienti della serie di Fourier mediante la formula
c
n
= (f
n
, f) si trova c
0
=

a, mentre c
n
= 0 per n = 0. Chiara-
mente, se indichiamo con f
F
(x) la somma di tutti i termini della
serie si trova f
F
(x) = 1 su tutto I
a
. Pertanto f
F
(x) `e uguale a
f(x) quasi ovunque, restando escluso solo x = 0 che forma un
insieme di misura nulla.
Per dimostrare il teorema di completezza `e suciente dimo-
strare che f(x) `e quasi ovunque uguale a
f
F
(x) =

nZ
_
a/2
a/2
_
f

n
(x

) f
n
(x)
_
f(x

) dx,
che si ottiene sostituendo nella sommatoria le costanti c
n
fornite
dalle (5).
Se introduciamo la funzione
a
(x x

) ponendo

nZ
f

n
(x

)f
n
(x)
1
a

nZ
exp
i2n(x x

)
a
=
a
(x x

) , (8)
dove x, x

I
a
, la condizione di completezza prende la forma
f(x) =
_
a/2
a/2

a
(x x

) f(x

) dx q.o. (quasi ovunque). (9)


Questo tipo di integrale si chiama convoluzione della funzione

a
(x) con la funzione f(x). Si badi per`o che per giungere alla (9)
`e stato tacitamente scambiato lordine nel quale vengono eseguiti
il calcolo delle somme e quello dellintegrale e che, come si sa,
questa inversione `e lecita solo se non intervengono problemi di
convergenza.
Comunque, `e interessante osservare che la (8) costituisce una
sorta di analogo simmetrico della (3). Infatti dove nella (3) ap-
pariva un integrale qui appare una sommatoria e dove prima
R.Nobili, Trasformate di Fourier 10
apparivano gli indici discreti m, n ora appaiono le variabili con-
tinue x, x

. In altri termini, se
a
(x x

) ha un senso allora
essa rappresenta una generalizzazione al continuo della delta di
Kronecker.
Per studiare pi` u comodamente il comportamento della
a
(x
x

) poniamo x

= 0 e a = 1. Questo equivale ad eettuare una


traslazione seguita da un cambiamento di scala dellasse X. Cos`
ora dobbiamo concentrare lattenzione sullespressione

1
(x) =

nZ
exp(i2nx) . (10)
Integrando entrambi i membri di questa equazione e utilizzando
le (2) si ottiene
_
a/2
a/2

1
(x)dx =

nZ
_
a/2
a/2
exp(i2nx) dx = 1 .
Come si vede, questo risultato viene ottenuto calcolando prima
gli integrali a secondo membro ed eseguendo dopo la sommato-
ria, senza riguardo ai possibili problemi di convergenza nel se-
condo membro della (10). Il fatto `e che lintegrazione di ciascun
termine della sommatoria fornisce il valore zero tranne quello
del termine corrispondente a n = 0, il quale fornisce il valore
1, e d `e pertanto lecito ritenere che, nel sommare tutti questi
termini, non sorgano problemi di convergenza.
I problemi sorgono invece se si cerca di eseguire la sommatoria
prima di eettuare le integrazioni. Per analizzare come nascano
le dicolt`a conviene scrivere la sommatoria nella forma

1
(x) =

n0
(
n
+
n
) 1 ,
dove = exp(i2x). Usando la formula
1 + +
2
+ +
N
=
1
N+1
1
,
R.Nobili, Trasformate di Fourier 11
si giunge allespressione

1
(x) =
1

1
+
1 (

1 . (12)
`
E chiaro che se fosse || < 1 si potrebbe porre

= 0, ma che
essendo invece || = 1 la (12) risulta indeterminata.
Per venire a capo di questa dicolt`a possiamo ricorrere a un
piccolo trucco sostituendo nella (10) al posto di la variabile
(1 ), dove `e un piccolo numero reale positivo che verr` a
fatto tendere a zero solo dopo aver calcolato la somma innita.
Seguendo questo procedimento otteniamo al posto della (12)
lespressione

1
(x) = lim
0
+
1
1 (1 )
+
1
1

(1 )
1 .
Ponendo = cos 2x + i sin 2x otteniamo, dopo alcuni brevi
passaggi, la formula

1
(x) = lim
0
+

1 2(1 ) cos 2x + (1 )
2
. (13)
Si vede subito che il comportamento di questo limite cambia a
seconda che cos 2x sia diverso da 1 o uguale a 1 (se x percorre
lasse reale, questa circostanza si verica ogni volta che x assume
un valore intero). Nel primo caso per 0
+
il denominatore
si mantiene nito mentre il numeratore si annulla, nel secondo
caso il denominatore diventa uguale a
2
e lespressione fratta
diverge allinnito.
In Fig.3A sono rappresentati, per due diversi valori di , i pro-
li della funzione che sta sotto il segno di limite nella (13). Essi
si presentano come sequenze innitamente estese di picchi posi-
tivi, ciascuno di area 1 e posizionati in corrispondenza dei valori
interi di x, i quali diventano innitamente stretti e innitamente
alti al limite 0
+
.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 12
Ignorando il fatto che lintegrale della
1
(x) in ogni intorno
di x = 0 `e uguale a 1, possiamo rappresentare le propriet`a di
questa funzione scrivendo

1
(x) =
_
0 per x = n
+ per x = n
per ogni valore n Z e x I
1
. Ristabilendo la dipendenza da
x

e il periodo a otteniamo

a
(x x

) =
_
0 per x = x

+ na
+ per x = x

+ na
Chiameremo questa strana funzione delta di Dirac di periodo
a, dal nome del grande sico teorico che per primo la introdus-
se nei calcoli pratici a dispetto del fatto che i matematici del
suo tempo la ritenessero priva di senso. In realt`a, com`e sta-
to pi` u tardi chiarito in sede matematica, essa non `e tanto una
funzione quanto piuttosto una distribuzione, cio`e unespressio-
ne matematica manipolabile formalmente come una funzione a
patto di essere sempre intesa come procedura di calcolo di un
limite.
Si comprende facilmente come la
a
(xx

) sia in grado di sod-


disfare alla (9) dappertutto tranne che nei punti in cui f(x) `e
discontinua (in corrispondenza di questi punti lintegrando nella
(8) `e indeterminato). Pertanto, a stretto rigore,la (9) ha senso
solo se le discontinuit`a di f(x) coprono un insieme di misura
nulla. In caso contrario la condizione di completezza deve essere
stabilita eseguendo prima lintegrazione e poi la somma su n.
In pratica le funzioni dotate di senso sico soddisfano sempre a
questa condizione e la convoluzione della delta di Dirac perio-
dica pu`o perci`o essere eettuata senza problemi. Si noti che la
convergenza alla delta di Dirac ora descritta `e di tipo forte.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 13
2 1.5 1 0.5 0 0.5 1 1.5 2
5
0
5
10
15
20
Approssimazioni di
1
(x) (metodo A)
= 0.2
= 0.05
2 1.5 1 0.5 0 0.5 1 1.5 2
5
0
5
10
15
20
Approssimazioni di
1
(x) (metodo B)
x
N = 5
N = 20
A
B
Figura 3: A : approssimanti della funzione
1
(x) per due diversi valori di
secondo il limite (13); si noti che le approssimanti convergono fortemente.
B: analoghe approssimanti per due diversi valori di N secondo il limite (14);
in questo caso le approssimanti convergono debolmente.
Un altra denizione della delta di Dirac periodica pu`o essere
ottenuta calcolando il seguente limite

1
(x) = lim
N+
N

n=N
exp(i2nx) = lim
N+
sin 2Nx
sin 2x
. (14)
`
E chiaro che lespressione sotto il segno di limite `e uguale a N
nel punto x = 0 e che pertanto il limite tende a + in questo
punto. Tuttavia, nellintorno di x = 0 per N la funzione
oscilla furiosamente assumendo valori negativi e positivi.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 14
In Fig.3B sono rappresentati i proli di questa espressione
per due diversi valori di N.
`
E evidente che le ampiezze delle
oscillazioni non si estinguono per N +.
`
E anche evidente
che queste oscillazioni di inttiscono sempre pi` u al crescere di
N e che pertanto la media di questa funzione su un intervallino
[x, x+], |x| > 0, tende a zero, come tende a zero la media del
suo prodotto con una funzione a quadrato modulo integrabile,
In altri termini, la successione converge debolmente. Questo `e
suciente per stabilire la validit` a dellintegrale di convoluzione
della delta di Dirac con ogni funzione non troppo singolare.
Il fatto che le due diverse formulazioni della delta di Dirac
periodica siano equivalenti agli eetti della completezza riet-
te una propriet`a caratteristica delle distribuzioni: lindipenden-
za delle distribuzioni dai procedimenti usati per rappresentarle
come oggettilimite.
4 La trasformata integrale di Fourier
I risultati illustrati nei precedenti paragra possono essere gene-
ralizzati alle funzioni di L
2
(, ) facendo tendere allinnito
la lunghezza a del dominio delle funzioni e rimpiazzando le serie
di Fourier con opportune espressioni integrali. Mostriamo come
questo possa ottenersi calcolando
a
(x) al limite per a +.
Ponendo nellultimo membro della (8) k = 2/a e k
n
=
nk, e intendendo questi valori discreti come punti distribuiti
sullasse K di una certa variabile reale k, possiamo scrivere

a
(x x

) =
1
2

k
n
=
exp[ik
n
(x x

)] k .
Si nota subito che al tendere di a allinnito i punti k
n
K
diventano innitamente tti, mentre k acquista il signicato
di un dierenziale dk. In corrispondenza, la variabile discreta k
n
R.Nobili, Trasformate di Fourier 15
pu`o essere rimpiazzata da una variabile continua k K e la som-
matoria da un integrale. Perci` o, indicando

semplicemente
con , possiamo scrivere
(x x

) =
1
2
_

exp[ik(x x

)] dk .
Questa distribuzione, che `e chiamata tout court delta di Dirac,
ci permette di rappresentare la condizione di completezza in
L
2
(, ) mediante lintegrale di convoluzione
f(x) =
_

(x x

) f(x

) dx.
In modo simile, possiamo generalizzare le serie di Fourier nelle
trasformate integrali di Fourier. A questo scopo conviene scri-
vere le costanti della serie nella forma un p`o strana ma del tutto
equivalente
c
n

_
2
a

f(k
n
) ,
intendendo con

f(k
n
) i valori che una certa funzione

f(k) prende
nei punti k = k
n
. Potremo allora scrivere la (4) nella forma
f(x) =
1

k
n
=

f(k
n
) exp(ik
n
x) k .
`
E allora facile dimostrare che al limite a questa equazione
acquista il senso e la forma della seguente equazione integrale
f(x) =
1

2
_

f(k) exp(ikx) dk . (15)


La variabile k prende il nome di numero donda. Essa rap-
presenta la variazione di fase in radianti per unit`a di lunghez-
za dellonda rappresentata dalla funzione periodica complessa
exp(ikx).
R.Nobili, Trasformate di Fourier 16
Applicando lo stesso metodo alla (5) si verica facilmente
anche lequazione

f(k) =
1

2
_

f(x) exp(ikx) dx. (16)


La funzione

f(k) cos` determinata prende il nome di trasformata
di Fourier della funzione f(x). Si noti che la notevole simmetria
tra le equazioni (15) e (16) `e dovuta alla scelta oculata delle co-
stanti di normalizzazione. La funzione f(x), determinata come
nella (16), `e chiamata lantitrasformata di

f(x).
Luguaglianza di Parseval diventa ora
_

|f(x)|
2
dx =
_

f(k)|
2
dk . (17)
Essa si verica facilmente sostituendo lespressione di

f(k) data
dal secondo membro della (16) nella (15), integrando poi rispetto
a x ed eseguendo inne lintegrale di convoluzione con (k k

).
Nota: Leguaglianza (17)acquista una particolare importanza
nella meccanica quantistica. Se si interpreta |f(x)|
2
come una
densit`a di probabilit`a relativa a un insieme continuo di eventi,
rappresentati dai punti x di un asse X, allora il suo integrale
su X deve essere posto per convenzione uguale a 1. La (17) ci
dice allora che anche |

f(k)|
2
pu`o essere interpretata come una
densit`a di probabilit`a, precisamente come la densit`a di probabi-
lit`a che la componente ondulatoria che contribuisce a costruire
f(x) abbia numero donda k.
Alcune propriet`a della delta di Dirac
Primo esercizio: si dimostri la seguente uguaglianza
(a x) =
(x)
|a|
,
R.Nobili, Trasformate di Fourier 17
dove si suppone a = 0. Suggerimento, si sostituisca ax al posto
di x nella (9), si ponga y = ax e inne si integri rispetto a y.
Secondo esercizio: assumendo che la funzione g(x) sia ovun-
que continua e derivabile con derivata prima g

(x) continua, si
dimostri la seguente uguaglianza
[g(x)] =

i
(x x
i
)
|g

(x
i
)|
, (18)
dove la somma si estende a tutti i punti x
i
nei quali g(x
i
) = 0
e g

(x
i
) = 0. Nei punti dove g

(x
i
) = 0 si ottengono divergenze.
Suggerimento, si rimpiazzi g(x) con g

(x
i
) (x x
i
) negli intorni
dei punti x
i
.
Terzo esercizio: si tenti di apprezzare lutilit`a della (18) cal-
colando larea A di una superce bidimensionale di equazione
f(x, y, z) = 0, ad esempio quella di unellissoide di equazione
x
2
a
2
+
y
2
b
2
+
z
2
c
2
1 = 0 ,
nel modo seguente
A =
_

[f(x, y, z)] dxdy dz .


Alcune propriet`a delle trasformate di Fourier
Quarto esercizio: si verichino le seguenti corrispondenze biuni-
voche tra le funzioni e le loro rispettive trasformate di Fourier:
f

(x) ik

f(k) ,
xf(x) i

f

(k) ,
f(x x
0
)

f(k) exp(ikx
0
) ,
f(x) exp(ik
0
x)

f(k k
0
) ,
f(x x
0
) exp(ik
0
x)

f(k k
0
) exp[i(k k
0
)x
0
] .
R.Nobili, Trasformate di Fourier 18
(Le prime due presuppongono che le derivate f

(x) e

f

(k) esista-
no quasi ovunque). Come si vede, una traslazione dellasse X si
traduce nella moltiplicazione per un fattore di fase della trasfor-
mata. Reciprocamente, una traslazione dellasse K si traduce
nella moltiplicazione per un fattore di fase dellantitrasformata.
5 Le trasformate di Fourier delle gaussiane
Dimostriamo ora una propriet`a delle trasformate di Fourier che
assume una grande importanza nella meccanica quantistica: la
trasformata di Fourier di una gaussiana `e ancora una gaussiana.
Come `e ben noto, la funzione di Gauss
G
a
(x) =
1

2a
exp
_

x
2
2a
2
_
rappresenta una densit`a normale di probabilit`a centrata nel
punto x = 0 dellasse X e di varianza a (la varianza `e pari alla
distanza tra il punto di massimo e il punto di esso della curva
a campana che rappresenta la gaussiana). Il coeciente davanti
allesponenziale provvede alla normalizzazione di G
a
(x), cio`e al
fatto che lintegrale di G
a
(x) da a +`e uguale a 1.
La trasformata di Fourier di G
a
(x) `e ottenuta eseguendo la
seguente integrazione

G
a
(k) =
1
2a
_
+

exp
_

x
2
2a
2
ikx
_
dx
=
exp(a
2
k
2
/2)
2a
_
+

exp
_

(x + ia
2
k)
2
2a
2
_
dx
=
exp(a
2
k
2
/2)
2a
_
+ia
2
k
ia
2
k
exp
_

z
2
2a
2
_
dz , (19)
dove z `e intesa come una variabile complessa di cui si fa variare
solo la parte reale. Lintegrale che appare nellultimo membro
R.Nobili, Trasformate di Fourier 19
di questa formula non dipende manifestamente da k e inoltre `e
convergente perche lintegrando va a zero rapidamente quando
la parte reale di z si allontana dallorigine. Pertanto esso fornisce
un valore costante.
Per calcolare questo valore possiamo avvalerci del fatto che il
nostro integrale equivale allintegrale di una funzione analitica
di variabile complessa z calcolato lungo un cammino rettilineo
[ ia
2
k, + ia
2
k] parallelo allasse reale. Poiche per
z = + i, dove `e un numero reale nito, lintegrando
rimane nullo, il cammino [ ia
2
k, + ia
2
k] pu`o essere
completato allinnito con laggiunta di due cammini rettilinei
[, ia
2
k] e [+ ia
2
k, +] in modo da formare,
nel complesso, un cammino di forma semirettangolare
C
con
gli estremi posti sui punti allinnito dellasse reale.
Ora sappiamo dalla teoria delle funzioni di variabile comples-
sa che lintegrale di una funzione analitica lungo un cammino
del piano complesso rimane invariato se questo cammino viene
deformato con continuit` a senza che attraversi qualche singola-
rit`a della funzione. Nel nostro caso la funzione da integrare non
possiede alcuna singolarit`a in tutta la striscia del piano comples-
so delimitata dallasse reale e dal cammino
C
. Pertanto questo
cammino pu`o essere deformato no a farlo coincidere con lasse
reale senza che lintegrale cambi. In questo modo si ottiene un
normale integrale gaussiano che fornisce il valore

2a.
In denitiva si ottiene

G
a
(k) =
exp(a
2
k
2
/2)

2
.
Come si vede, si tratta di un funzione di forma gaussiana, con
semilarghezza 1/a, la quale, per`o, non risulta correttamente
normalizzata.
Questo fatto non deve sembrare strano, poiche luguaglianza
di Parseval (17) assicura luguaglianza tra lintegrale del modu-
lo quadrato di una funzione e quello del modulo quadrato della
R.Nobili, Trasformate di Fourier 20
sua trasformata di Fourier. Perci`o, se vogliamo che la costante
di normalizzazione sia preservata, dobbiamo stabilire la corri-
spondenza per trasformazione di Fourier tra la radice quadrata
G
1/2
a
(x) di una gaussiana correttamente normalizzata G
a
(x) e
la radice quadrata

G
1/2
b
(k) di una gaussiana correttamente nor-
malizzata

G
b
(k). In tal caso la costante b risulta legata ad a
dallequazione ab = 1/2. In tal modo a diminuisce quando b
aumenta e viceversa, ovvero G
a
(x) si stringe quando

G
b
(k) si
allarga e viceversa.
Se interpretiamo le funzioni G
a
(x) e

G
b
(k) cos` correlate come
due densit`a di probabilit`a, una relativa alla variabile x laltra alla
variabile k, possiamo dire che quando lindeterminazione relati-
va alla posizione di x diminuisce, quella relativa alla posizione di
k aumenta, e viceversa. Nella meccanica quantistica, questa si-
tuazione esprime la relazione di indeterminazione di Heisenberg,
che qui sarebbe rappresentata dalla disuguaglianza ab 1/2,
nella condizione di minima indeterminazione ab = 1/2.
Utilizzando le (19) possiamo stabilire una corrispondenza pi` u
signicativa tra le densit`a di probabilit`a gaussiane correlate dal-
la trasformata di Fourier. Infatti la funzione
f(x) = G
1/2
a
(x x
0
) exp ik
0
x (20)
ha come trasformata di Fourier

f(k) = G
1/2
1/2a
(k k
0
) exp i(k
0
k)x
0
, (21)
e i quadrati moduli di queste due funzioni
|f(x)|
2
= G
a
(x x
0
) , |

f(k)|
2
= G
1/2a
(k k
0
) (22)
sono due gaussiane centrate su due valori x = x
0
e k = k
0
che possono essere assegnati arbitrariamente sugli assi X, K del
piano XK . La situazione che si viene a creare `e rappresentata
in Fig.4.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 21
x
0
2a
x
k
0
k
2b
|f(k)|
2

~
|f(x)|
2
Figura 4: Due pacchetti donda gaussiani correlati dalla trasformata di Fou-
rier, deniti dalle (20), (21) e (22), sono stati tracciati in corrispondenza
agli assi ortogonali delle variabili coniugate x e k. Le semilarghezze delle
gaussiane sono vincolate dalla condizione che il loro prodotto sia uguale a
1/2, tuttavia i centri dei due pacchetti possono traslare indipendentemente
luno dallaltro lungo i rispettivi assi X, K . I due pacchetti deniscono sul
piano X K una regione la cui area si mantiene costante al variare della
larghezza dei pacchetti. A scale molto grandi questa regione individua con
buona approssimazione la posizione di un punto sul piano X K.
R.Nobili, Trasformate di Fourier 22
Commento: Con tutta generalit`a, ogni distribuzione di proba-
bilit`a contiene linformazione relativa al vericarsi di un evento
o un insieme di eventi. Nel caso appena considerato abbiamo
visto che la conoscenza di una funzione a valori complessi f(x)
di argomento x, opportunamente normalizzata, ci permette di
ricavare due diverse distribuzioni di probabilit`a, precisamente
P
X
(x) = |f(x)|
2
e P
K
(k) = |

f(k)|
2
. Queste, pur avendo forme
correlate, occupano due posizioni indipendenti sugli assi X e K.
`
E pertanto chiaro che f(x) contiene pi` u informazione di P
X
(x)
e

f(k) di P
K
(k). Ci`o non `e aatto strano poiche le fasi di f(x) e

f(k) spariscono quando si calcolano i moduli delle funzioni com-


plesse.
`
E qui il caso di osservare che f(x) e

f(k) contengono
la stessa informazione, sebbene in forma diversa, perche sono
legate tra loro da una trasformazione invertibile. Ci si pu`o chie-
dere se P
X
(x) e P
K
(k) insieme contengano tutta linformazione
espressa da f(x) o da

f(k). La risposta `e in generale no: f(x)
da sola, come pure

f(k) da sola, contiene pi` u informazione di
P
X
(x) e P
K
(k) insieme perche si danno casi in cui le espressioni
di P
X
(x) e P
K
(k) non permettono di risalire in modo univoco al
fattore di fase di f(x) o di

f(k).
6 Evoluzione di un pacchetto gaussiano
I maggiori contributi dato da Louis De Broglie alla meccanica
quantistica intorno al 1924 furono: 1) lipotesi che il dualismo
onda corpuscolo valesse non solo per i fotoni ma anche per gli
elettroni; 2) la relazione
E = h ,
che stabilisce un legame attraverso la costante di Planck h,
( = h/2), tra lenergia E della particella e la frequenza
R.Nobili, Trasformate di Fourier 23
dellonda associata o la sua pulsazione dovesse compor-
tare una simile relazione tra la quantit` a di moto della par-
ticella p e il numero donda k. Questa relazione non pote-
va essere altro che p = k poiche: 1) la legge di propaga-
zione di unonda piana che si propaga lungo lasse X ha la
forma generale f(x, t) = C exp i(kx t), dove t rappresen-
ta il tempo; 2) la teoria della relativit`a esige che lespressione
kx Et = (kx t) coincida con linvariante relativistico
px Et, dove p `e la quantit` a di moto della particella. Que-
ste considerazioni suggeriscono di attribuire a un elettrone di
energia E e quantit` a di moto p unonda piana descritta dalla
funzione f(x, t) = C exp[i(px Et)/].
Ora, dato che lenergia di un elettrone `e legata a p dalla
relazione E = p
2
/2m, dove m `e la massa dellelettrone,si pu`o
anche scrivere la funzione donda dellelettrone nella forma
f(x, ) = C exp i(kx k
2
) ,
dove = t/2m rappresenta il tempo in opportune unit`a di mi-
sura. Poiche per = 0 la funzione g(x) ha la forma di una com-
ponente ondulatoria dellintegrale di Fourier, `e naturale pensare
che lespressione
f(x, ) =
1

2
_
+

f(k) exp i(kx k


2
) dk,
rappresenti lo stato al tempo di un pacchetto donde che al
tempo = 0 ha la forma f(x, 0) f(x).
Facendo seguito a queste considerazioni, proviamo a calco-
lare come evolve un pacchetto gaussiano nel corso del tempo.
Riferendoci ai risultati del precedente paragrafo, assumiamo per
semplicit`a
f(x) = G
1/2
a
(x) =
exp(x
2
/4a
2
)
(2)
1/4
a
1/2
R.Nobili, Trasformate di Fourier 24
e di conseguenza

f(k) = G
1/2
1/2a
(k) =
(2a)
1/2
exp(a
2
k
2
)
(2)
1/4
.
Si deve allora calcolare
f(x, ) =
(2a)
1/2
(2)
3/4
_
+

exp[ikx (a
2
+ i)k
2
] dk . (23)
Si nota immediatamente che questo integrale ha la forma carat-
teristica dellantitrasformata della radice quadrata di una fun-
zione di Gauss di semilarghezza complessa (a
2
+i)
1/2
. Eseguen-
do lintegrazione con metodi simili a quelli applicati nel calcolo
della (19), si trova
f(x, ) =
a
1/2
exp[x
2
/4(a
2
+ i)]
(2)
1/4
(a
2
+ i)
1/4
il cui quadrato modulo
|f(x, )|
2
=
exp[x
2
/2(a
2
+
2
/a
2
)]
_
2(a
2
+
2
/a
2
)
`e una gaussiana normalizzata di semilarghezza
a() =
_
a
2
+
2
/a
2
.
Ritornando alla variabile temporale t, essa assume lespressione
a(t) =
_
a
2
+
_
t
2ma
_
2
.
Qui `e opportuno notare che, mentre nella rappresentazione X
la gaussiana si allarga al crescere del tempo, quella nella rap-
presentazione K conserva la forma iniziale perche levoluzione
temporale moltiplica

f(k) per un fattore di fase di modulo 1.
`
E chiaro allora che il prodotto delle due semilarghezze a(t) b di-
venta maggiore di 1/2 e cresce indenitamente. Questo signica
R.Nobili, Trasformate di Fourier 25
che, rispetto allo stato originario, si ha una perdita progressi-
va di informazione. Sostituendo alla variabile k la qunatit`a di
moto p = k, la semilarghezza della gaussiana rappresentata
sullasse P della variabile p diventa p = b, ponendo inoltre
x(t) a(t) si trova la relazione di indeterminazione di Heisen-
berg x(t)p /2, che si riduce a unuguaglianza solo quando
t = 0.
`
E interessante notare che lo sparpagliamento del pacchetto
iniziale procede tanto pi` u lentamente quanto pi` u piccola `e la
quantit` a t/2ma. Essendo piccolissima rispetto alle unit`a di
misura macroscopiche, leetto `e apprezzabile solo per particelle
di massa molto piccola e/o per valori molto piccoli dellindeter-
minazione iniziale a.
Per completare largomento, proviamo a modicare lespres-
sione dellenergia della particella E = p
2
/2m, che avevamo as-
sunto in precedenza, con lespressione E = (p + mv)
2
/2m, che
rappresenta lenergia della particelle in un sistema di riferimento
che si muove con velocit`a v rispetto a quello iniziale. In questo
caso al posto dellintegrale (23) troviamo
f
v
(x, ) =
exp(imv
2
t/2)

2
_
+

f(k) exp i[k(x vt) k


2
] dk,
che, integrata, fornisce la relazione
f
v
(x, ) = exp(imv
2
t/2) f(x vt, ) .
In questo modo, si ottiene un pacchetto donde la cui semi-
larghezza si sparpaglia esattamente come quella del pacchetto
descritto da f(x, ) ma la cui posizione si muove con velocit`a v
sullasse X (il fattore di fase temporale a secondo membro non
modica sostanzialmente la forma del pacchetto).
`
E interessante osservare come la trasformata di Fourier tra-
sferisca la legge di trasformazione del sistema di riferimento dal-
lo spazio della variabile dinamica p allo spazio della variabile ci-
nematica x (e viceversa). Ci`o signica che la rappresentazione
ondulatoria dello stato della particella comporta in modo auto-
matico e naturale la corretta relazione canonica tra le grandezze
coniugate x, p che `e caratteristica della meccanica classica.
Riferimenti bibliograci
[1] Wiener, N. , The Fourier Integral and Certain of its
Applications, Dover Pub. Inc., New York, 1933.
[2] Riesz, F. & Sz.-Nagy, B., Functional Analysis, Fredrick
Ungar Pub. Co., New York, 1978.
[3] Dirac, P. A. M., I Principi della Meccanica Quantistica,
Boringhieri Ed., Torino, 1959.
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