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Volume 1

Antologia
LUCILIO
1. La satira sociale
allosservazione del contrasto esistente fra gli ideali filosofici, la nozione astratta di virtus e la realt del comportamento degli uomini, dediti invece ai vizi pi diversi, nasce il moralismo luciliano, impegnato a condannare (attraverso lo strumento della derisione satirica) le contraddizioni manifeste o latenti della societ contemporanea (in questo senso, alla satira di Lucilio non doveva essere estraneo un forte impegno educativo, intimamente legato alla critica sociale). Losservazione attenta della realt circostante offre lo spunto per bozzetti di vita quotidiana, in cui Lucilio d prova di un realismo rappresentativo senza precedenti nella letteratura latina e che anticipa successivi sviluppi della poesia romana. Lattenzione del poeta si appunta su certi tipi umani, colti nei loro tic e nelle loro manie, e fatti oggetto di una condanna moralistica che si serve per delle armi della derisione, pi che di quelle dellaggressione. Anche questo aspetto avr largo seguito nella satira, in particolare in Orazio, vero maestro nella rappresentazione satirica dei tipi umani.

il frammento pi lungo e pi celebre di Lucilio, costituito da una serie di definizioni della virtus (la qualit delluomo, ci che lo caratterizza: virtus un derivato di vir): si avverte la difficolt di costringere in ununica formula la complessit degli atteggiamenti e dei comportamenti delluomo nella societ. Orazio (Satire 2,1,70) definir Lucilio benevolo soltanto alla virt e a quelli che le sono amici.
metro: esametri

t1

Che cos la virt


(vv. 1326-1338 Marx =1140-1152 Terzaghi - I. Mariotti)

Virtus, Albine, est pretium persolvere verum quis in versamur, quis vivimus rebus potesse1, virtus est homini scire id quod quaeque habeat res, Virt, Albino, poter assegnare il giusto prezzo alle cose fra cui ci troviamo e fra cui viviamo, virt sapere che cosa valga ciascuna cosa per luomo, virt sapere che cosa per luo1. quis in quis potesse: quis la forma originaria dellablativo plurale del pronome relativo (= quibus); quis in: anastrofe, cio posposizione della preposizione; potesse = posse.

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virtus scire homini rectum, utile quid sit, honestum, quae bona, quae mala item, quid inutile, turpe, inhonestum; virtus quaerendae finem re2 scire modumque, virtus divitiis pretium persolvere posse, virtus id dare quod re ipsa debetur honori: hostem esse atque inimicum hominum morumque malorum, contra defensorem hominum morumque bonorum, hos magni facere, his bene velle, his vivere amicum; commoda praeterea patriai3 prima putare, deinde parentum, tertia iam postremaque nostra.

2. quaerendae re = quaerendae rei (dativo). 3. patriai: forma arcaica del genitivo singolare della I declinazione (= patriae).

mo retto, utile, onesto, e poi quali cose son buone, quali cattive, che cos inutile, turpe, disonesto; virt saper mettere un termine, un limite al guadagno, virt poter assegnare il suo vero valore alla ricchezza, virt dare agli onori quel che veramente gli si deve: esser nemico e avversario degli uomini e dei costumi cattivi, difensore invece degli uomini e dei costumi buoni, questi stimare, a questi voler bene, a questi vivere amico; mettere inoltre al primo posto il bene della patria, poi quello dei genitori, al terzo e ultimo il nostro.
(trad. di I. Mariotti A. Cavazza Pasini)

Guida
alla lettura
La virt Il martellante ricorrere a inizio di verso (anafora) del termine virtus, seguito da una pluralit di definizioni che declinano il concetto nei diversi aspetti della vita reale delluomo, sottolinea la centralit, nella morale luciliana, di questo ideale. Il principio filosofico, contenuto al centro del frammento virt stabilire ci che bene per luomo, cio utile quid sit, honestum improntato al pensiero stoico diffuso da Panezio nel circolo scipionico (vedi volume 1, p. 128), significa nella realt quotidiana di un aristocratico romano porre il giusto limite alla ricchezza (vv. 13311332) e agli onori (v. 1333), schierarsi dalla parte degli uomini onesti e a loro legarsi nel vincolo dellamicitia (vv. 1334-1336), anteporre al proprio interesse ci che utile, vantaggioso (commoda), per la patria e per i genitori (vv. 1337-1338).

STRUTTURA

Lucilio filosofo e lo sforzo etico di Cicerone I temi filosofici sfiorati in questo frammento da Lucilio testimoniano il vivace fermento di idee che caratterizza il circolo degli Scipioni. Lo sforzo di fissare un modello etico che si traduca in norme pratiche di comportamento quotidiano per laristocrazia romana, impegner quasi un secolo dopo Cicerone, che sulla falsariga del trattato Sul conveniente di Panezio, nel De officiis (Sui doveri) definir i concetti di honestum e di utile, esaminando anche i casi in cui essi entrano in conflitto reciproco. Lamicizia nel Laelius ciceroniano Il tema dellamicizia tra boni sar invece al centro del dialogo ciceroniano Laelius de amicitia, retrospettivamente ambientato pochi giorni dopo la morte di Scipione, tra i membri del suo entourage.

TEMI E MOTIVI

Una massima che avr la vitalit del proverbio e sar ripresa da Orazio (Satire 1,1,62), nil satis est inquit quia tanti quantum habeas sis, non mai abbastanza si dice perch tu sei soltanto ci che possiedi; e da Petronio (77,6), assem habeas assem valeas: habes, habeberis, hai un soldo? vali un soldo, hai ricchezze? avrai anche stima.
metro: esametro

t2

Essere avere (v. 1120 Marx = 1154 Terzaghi - I. Mariotti)

tantum habeas, tantum ipse sies1 tantique habearis quello che hai quello che tu sei, quello che sei stimato.

1. sies = sis.

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Volume 1

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In questo frammento Lucilio mette in ridicolo le superstizioni e le credenze infantili, inculcate nella gente dalle figure di un passato leggendario.
metro: esametri

t3

Contro la superstizione
(vv. 484-488 Marx = 512-516 Terzaghi - I. Mariotti)

Terriculas, Lamias1, Fauni quas Pompiliique instituere2 Numae, tremit has, hic omnia ponit. Ut pueri infantes credunt signa omnia aena vivere et esse homines, sic isti somnia ficta vera putant, credunt signis cor inesse in aenis. Spauracchi, mostri, quelli che i Fauni introdussero e i Numa Pompilii, ognuno teme, ad essi ognuno d grande importanza. Come i bambini credono che ogni statua di bronzo sia un essere vivente, cos costoro credono vere le parvenze del sogno, credono che unanima ci sia nelle statue di bronzo.
1. Terriculas, Lamias: il termine terricula (femminile; anche terriculum, neutro) indica uno spettro, fantasma; Lamia, prestito dal greco lmia (vorace orco, o pi propriamente orchessa), indica appunto un orco, mostro divoratore di bambini. 2. instituere: III persona plurale del perfetto indicativo (= instituerunt).

Guida
alla lettura
La critica razionalistica alla superstizione religiosa Lattacco contro la superstizione improntato a un razionalismo filosofico che anticipa certi aspetti della critica alla religio condotta da Lucrezio nel De rerum natura. La denuncia del terrore (tremit has) e dellansia (hic omnia ponit) che derivano dalla credenza nellAcheronte (il regno dei morti con le spettrali creature che lo abitano, superstizione confutata da Lucrezio dimostrando la mortalit dellanima nel terzo libro del poema) sar un tema forte della predicazione

TEMI E MOTIVI

lucreziana, impegnata a liberare luomo da quelle paure. In particolare la similitudine con i bambini, incapaci di discernimento (gi luogo comune della filosofia greca), sar ripresa nel proemio del secondo libro (vv. 55-58) e intrecciata dal poeta filosofo allimmagine delle tenebre che la luce della dottrina epicurea riuscir finalmente a squarciare: Infatti come i fanciulli nelle tenebre temono e hanno paura di tutto, cos nella luce noi talvolta temiamo cose che non sono affatto pi spaventose di quelle che i fanciulli paventano nelle tenebre immaginandole imminenti.

Lucilio La satira sociale

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Lavaro (vv. 243-246 Marx = 251-254 Terzaghi - I. Mariotti)

metro: esametri

cui neque iumentum est nec servus nec comes ullus: bulgam1, et quidquid habet nummorum, secum habet ipse, cum bulga cenat, dormit, lavit. Omnia in una sunt homini bulga: bulga haec devincta lacerto est. ... uno che non ha cavalcatura, non ha un servo n un compagno: con s lui ha solo la sua borsa e tutto il denaro che possiede. Con la borsa va a cena, a letto, al bagno: tutta la vita per lui sta nella borsa, e quella borsa tiene ben legata al braccio.
1. bulgam: accusativo di bulga, -ae, parola gallica (cfr. litaliano bolgia, dal francese antico bolge, e bolgetta, borsa di pelle per documenti, borsa del postino); Nonio la definisce sacculus ad bracchium pendens.

t5
metro: esametri

La donna vanitosa (v. 504 s. Marx = v. 528 s. Terzaghi - I. Mariotti)

cum tecum est, quidvis satis est: visuri alieni sint homines, spiram pallas redimicula promit. quand con te, le basta uno straccetto; ma se deve mostrarsi ad altra gente, allora tira fuori collane, braccialetti e vestiti di lusso.

Guida
alla lettura
Tipi da ridere: lavaro la sua borsa; la vanit femmina La vita dellavaro sta tutta nella sua borsa (bulga), nel denaro che vi ha riposto, e che gelosamente custodisce ovunque vada (la ripetizione del termine in poliptoto, quattro volte in tre versi, suggerisce lidentificazione dellavaro con il suo tesoro). Lavaro, come la donna vanitosa ritratta nella rapida pennellata di T5, sono bersagli noti della

TEMI E MOTIVI

letteratura moralistica (e non solo: basti pensare alla commedia borghese di Menandro e alle sue realizzazioni romane). Lavaro, per esempio, sar stigmatizzato da Orazio (Satire, 1, vv. 70-72): sui sacchi che hai ammucchiato da ogni parte ci passi anche la notte a bocca aperta e ti fai forza a rispettarli come fossero reliquie e a trarne il piacere che si prende dai quadri dipinti.

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t4

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2. La satira politica

rimores populi arripuit dice Orazio (Satire, 2,1, v. 69) a proposito di Lucilio: rivolse i suoi attacchi contro i primi cittadini. Tra questi Orazio nomina, immediatamente prima, quel Lupo che Lucilio prese di mira nel I libro delle sue Satire: si tratta di Lucio Cornelio Lentulo Lupo, personaggio politico di spicco (console nel 156, censore nel 147) e nemico degli Scipioni. Contro

questo personaggio rivolto lintero I libro (tutto in esametri e composto, a quanto pare, intorno al 125 a.C., quando Lupo era gi morto almeno da quattro anni), incentrato su un concilio degli di riuniti per discutere la situazione gravissima della societ romana e i provvedimenti da prendere contro i responsabili, in particolare contro lodiato Lupo, presidente del senato (princeps senatus).

t6

Il concilio degli di (v. 4 Marx = 3 Terzaghi - I. Mariotti)


Gli di, riuniti a concilio come nellepos omerico, prendono in esame le questioni degli uomini.

consilium summis hominum de rebus habebant tenevano consiglio sulle maggiori questioni degli uomini

(v. 18 Marx = 14 Terzaghi - I. Mariotti)


Qui Giove con ogni probabilit concludeva la sua requisitoria e dava la parola agli altri di.

haec ubi dicta dedit, fecit pausam ore loquendi quando cos ebbe parlato, pose fine al suo dire

Lupo, il principale colpevole della situazione di degrado politico e giuridico, che deve essere punito. Bisogna individuare anzitutto luomo, e uno degli di chiede:

t7

La punizione del principale colpevole


(v. 43 Marx = 44 Terzaghi - I. Mariotti)

quae facies, qui vultus viro? che aspetto ha luomo, com lespressione del volto?

Lucilio La satira politica

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(v. 44 Marx = 45 Terzaghi - I. Mariotti)


La risposta un impietoso quanto rapido ritratto:

vultus item ut facies, mors cetera, morbus, venenum il volto cos come laspetto: il resto morte, malattia, veleno

(vv. 49-50 Marx = Terzaghi - I. Mariotti)


La punizione sar esemplarmente ingloriosa e banale: unabbuffata che porter alla morte il corrotto e goloso personaggio. (Parla uno degli di.)

ad cenam adducam, et primum hisce abdomina tunni advenientibus priva dabo cephalaeaque acarnae li far venire a cena, e agli intervenuti per prima cosa dar a ciascuno ventresche di tonno e filetti di branzino

(v. 54 Marx = 52 Terzaghi - I. Mariotti)


Il verso conclusivo, o almeno quello che considerato lultimo dei versi conservati, uno sberleffo, giocato com cos pare sul doppio significato di Lupus, nome di persona e nome di pesce pregiato (spigola o branzino, come forse acarnae del v. 50, parola traslitterata dal greco acharne).

occidunt, Lupe, saperdae te et iura siluri ti uccidono, Lupo, sardelle e salsa di pesce siluro

Guida
alla lettura
Tra parodia letteraria e aggressione satirica Nel primo libro la satira politica si innestava sulla parodia letteraria, perch il concilio degli di era motivo ricorrente nella narrazione epica, di Omero e di Ennio, come lo sar in quella di Virgilio (Eneide, libro I) e di Ovidio (Metamorfosi, libro I). In particolare il v. 4 (T6) sar ripreso quasi integralmente da Virgilio, Eneide, 9,227: consilium summis regni de rebus habebant (soggetto sono i Troiani impegnati

STRUTTURA

contro Turno, in attesa del ritorno di Enea); e il primo emistichio del v. 18, haec ubi dicta dedit, una tipica formula epica di passaggio alla fine di un discorso diretto. La parodia prevede una mescolanza di registri stilistici diversi: cos accanto allintonazione solenne dei primi versi qui raccolti, si trova il paradossale finale con il banchetto-punizione e la morte del condannato, risolta sul piano dellinvenzione verbale di marca plautina, con un gioco di parole sul nome di Lupo (T7, v. 54).

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3. La voce del poeta

ai pochi frammenti appare in Lucilio lorgogliosa coscienza della propria poesia, sentita come prepotente manifestazione della personalit e come mezzo per raggiungere fama fra gli uomini. Nellaffermazione della piena dignit di una poesia di minore

impegno, al di fuori dei generi tradizionali dellepica e della tragedia, oltre che nella rivendicazione del suo carattere soggettivo, fondato sulla persona del poeta e sulla sua esperienza di vita, sta la pi importante eredit che Lucilio lascia ai poeti delle generazioni successive (e in particolare ai neoterici).

t8

Orgoglio di poeta (v. 671 s. Marx = 627 s. Terzaghi - I. Mariotti)


metro: settenari trocaici

publicanus vero ut Asiae fiam, ut scripturarius, pro Lucilio, id ego nolo, et uno hoc non muto omnia farmi pubblicano dAsia, farmi esattore, e rinunciare ad essere Lucilio, no, non lo voglio: e questa sola cosa non la baratterei con nessunaltra.

t9

Il suo pubblico (v. 588 s. Marx = 646 s. Terzaghi - I. Mariotti)


metro: settenari trocaici

nunc itidem populo placere nolo his cum scriptoribus: voluimus capere animum illorum no, io non voglio piacere al pubblico alla stessa stregua di questi autori: noi abbiamo voluto catturare lanimo di quelli...

t 10

La fama della poesia


(v. 1013 Marx = 1012 Terzaghi - I. Mariotti)
metro: esametro

et sola ex multis nunc nostra poemata ferri ora, tra tanti, solo i nostri versi sono diffusi ovunque

alla lettura

La scelta di essere poeta T8 la dichiarazione orgogliosa della propria vocazione di poeta in opposizione ad altre scelte di vita: Lucilio rinuncia alle prerogative del proprio status sociale lappartenenza alla classe dei cavalieri, qui evocata attraverso la lucrosa attivit dellappaltatore (publicanus) ed esattore (scripturarius) di imposte, che ai cavalieri era riservata per affermare la propria identit personale e poetica (lantitesi della coppia polare uno omnia sottolinea la radicalit della scelta orgogliosa di

STRUTTURA

essere il poeta Lucilio). In T9 Lucilio rifiuta di avere lo stesso pubblico di quegli scrittori tragici soprattutto, come Pacuvio e Accio che cantano le favolose immagini del mito (portenta anguisque volucris ac pinnatos, prodigi e draghi volanti e alati, come si legge in un altro frammento), per rivolgersi invece a coloro che nella poesia cercano la realt e la variet della vita. T10 lorgogliosa affermazione del successo della propria poesia (ancora una coppia polare, sola multis, sottolinea il destino esclusivo riservato ai suoi versi).

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Lucilio La voce del poeta

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