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2020: DEPRESSIONE TOTALE

Firenze, 15 novembre 2004.

Nel mondo circa 450 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. È stato ribadito al Congresso
Internazionale di Psichiatria: le malattie mentali hanno un costo sociale enorme e sottovalutato. Un quinto
dei teenagers sotto i 18 anni soffre di problemi emotivi o comportamentali; una persona su quattro nel corso
della vita è destinata a sviluppare patologie mentali.

Mercoledì, 4 gennaio 2006.

Nei prossimi 14 anni, la depressione salirà al primo posto tra tutte le malattie che generano disabilità, e per i
costi, diretti e indiretti, che gravano sulla società. Attualmente, solo nell'Unione Europea, ogni anno muoiono
circa 50mila cittadini per suicidio. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2020 le
malattie mentali in genere saliranno al 15% rispetto all'11,6% del 2000 per mortalità e disabilità.

Le previsioni dell'OMS sono contenute nello studio "World Health Report", dedicato ai disturbi mentali e
corredato dalle stime sull'impatto che i disturbi mentali hanno rispetto alla disabilità che inducono.

Non c'è che dire, un bel risultato per la società del progresso e del benessere.

"Le straordinarie conquiste dei tempi moderni, le scoperte e le invenzioni in ogni campo, il continuo
progresso di fronte alla competizione crescente, queste cose sono state raggiunte e possono solamente
conservarsi con un grande sforzo mentale. Le domande fatte all'efficienza dell'individuo nella lotta per
l'esistenza sono aumentate grandemente e solo sfruttando tutte le sue risorse mentali potrà soddisfarle.
Nello stesso tempo, i bisogni dell'individuo e le sue domande di godimento sono aumentati in tutte le classi
lusso senza precedenti si è diffuso a strati della popolazione che precedentemente non ne erano stati sfiorati
irreligiosità, scontento e cupidigia sono aumentate in vaste sfere sociali. L'immensa astensione delle
comunicazioni causata dalle reti telegrafiche e telefoniche che circondano il mondo ha mutato
completamente le condizioni delle attività commerciali. Tutto è fretta e agitazione, la notte si viaggia, il giorno
si lavora. Perfino i viaggi di piacere sono diventati una tensione per il sistema nervoso. Serie crisi politiche,
industriali e finanziarie diffondono eccitazione e stress in cerchie sempre più ampie, le lotte politiche,
religiose e sociali, la politica dei partiti, le elezioni, l'enorme diffusione del sindacalismo infiammano gli animi
e sottopongono a sforzo maggiore la mente, invadendo anche le ore della ricreazione, del sonno e del
riposo. La vita di città diventa sempre più sofisticata e inquieta. I nervi esauriti cercano sollievo
nell'accresciuta stimolazione e nei piaceri più piccanti, solo per ritrovarsi più esauriti di prima. La letteratura
moderna si interessa in modo predominante dei problemi che accendono le passioni e incoraggiano la
sensualità e la brama di piacere, e il disprezzo di ogni principio etico fondamentale e di ogni ideale. Mostra
alla mente del lettore personaggi patologici e problemi rivoluzionari riguardanti la sessualità psicopatica. Le
nostre orecchie sono eccitate e assai stimolate da abbondanti dosi di rumore e musica insistente. I teatri
catturano tutti i nostri sensi con le loro rappresentazioni eccitanti. Anche le arti plastiche si volgono di
preferenza al repellente, al brutto e al suggestivo, e non esitano a presentare ai nostri occhi con rivoltante
fedeltà gli spettacoli più orribili che la realtà può offrire" (W.Erb, 1893, citato da Freud in "Tre Saggi sulla
Psicosessualità")

L'Oms: nel 2020 un ragazzo su cinque con disturbi mentali

Depression a Leading Contributor to Global Burden of Disease giugno 2006

WHO | Depression

WHO | The world health report 2006


In Italia sono almeno 800 mila i giovani depressi: manifestano intenzioni di suicidio e soffrono di disturbi della
personalità, di tipo ansioso o maniaco-depressivo. E il fenomeno è in aumento.

A lanciare l'allarme è l'Associazione dei Docenti Cattolici, preoccupata per gli effetti che le pressioni sociali o
i problemi familiari possono provocare sui ragazzi. “Gli ultimi dati forniti dagli istituti di psichiatria - spiega il
professor Alberto Giannino, presidente dell'Associazione - indicano un forte aumento della depressione fra i
giovani: l'8% dei giovani soffre di nevrosi d'ansia e il 5% di depressioni gravemente limitanti. Inoltre, per
sette ragazzi su cento, che hanno oggi fra i 18 e i 24 anni, la malattia è cominciata prima della maggiore
età”.

Lo stress da competizione, i ritmi di crescita accelerati, la solitudine, gli ambienti relazionali più complessi, le
minori occasioni di gioco (gli psicofarmaci, ndr): sono tutti sintomi che intaccano la vita quotidiana dei
bambini e degli adolescenti e che, secondo i docenti, finiscono per avere pesanti ripercussioni sulla loro
salute mentale.

“Questa sofferenza - commenta Giannino - non sempre è colta dalla famiglia, anzi ci risulta che spesso
venga nascosta e non curata per vergogna o pregiudizio. Anche per questo probabilmente sono ancora
pochi i casi che vengono diagnosticati in modo corretto e ancora meno quelli trattati correttamente. Dal
manifestarsi dell'ansia alla cura del giovane sofferente passa molto, troppo tempo. In media da nove mesi a
cinque anni, con un 30% di pazienti che non riceve cure adeguate e un 40% che non assume alcuna
terapia”. E ciò non fa che aggravare la malattia.

“Uno dei motivi per cui non si riconosce la depressione - precisa il professor Mario Di Pietro, psicoterapeuta
e autore di numerose ricerche sulla prevenzione del disagio giovanile - è perché si associa il problema a un
umore triste (presente negli adulti) mentre nei ragazzi il malessere si manifesta soprattutto con un umore
collerico e irritabile e il forte calo di interesse per attività che prima li coinvolgevano”. I comportamenti
anomali, l'ostilità, l'aggressività possono dunque essere avvisaglie da non sottovalutare e da prevenire,
secondo Di Pietro, con screening scolastici e programmi di educazione socio-affettiva; necessari anche per
distinguere i casi di depressione, da altri particolari stati d'animo pure fisiologici negli adolescenti.

“In generale, c'è un abbassamento della soglia dello stress negli adolescenti di oggi, dovuto probabilmente
alle troppe ore passate davanti alla tv”, commenta la professoressa Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell'età
evolutiva, “i ragazzi sono bersagliati da messaggi che li condizionano e li spingono al consumo e alla
percezione di nuovi bisogni. Ci si sente inadeguati se non si è uguali al modello rappresentato”.

Che possono fare allora la famiglia e la scuola? “Dovrebbero rendere i ragazzi più consapevoli della realtà di
questi due mondi e della loro differenza - risponde la Ferraris - aiutarli a separare la vita reale da quella
virtuale della tv con i suoi personaggi”.

Ma la prevenzione passa anche attraverso l'attivazione di una rete complessiva che riguardi le strutture
sociali e quelle propriamente scolastiche. “In ogni scuola - ricorda Giannino - c'è una Commissione Salute e
una nuova figura di docente della Funzione strumentale per la salute. Ed è importante che queste realtà
lavorino per attivare tutti gli strumenti di prevenzione e cura della patologia depressiva. Serve perciò una
maggiore collaborazione con le Asl e con lo sportello psicologico”. PerchÈ in questi posti, quando serve, i
ragazzi trovino l'aiuto di cui hanno bisogno.

(Pubblicato su Ecplanet, 16-12-2005)

Allarme depressione tra i giovani "800mila, e in costante aumento" Repubblica 28 novembre 2005

ELECTROCONVULSIVE THERAPY

La terapia di elettro-shock, o ECT (ElectroConvulsive Therapy) è


stata usata in passato per trattare diverse forme di malattia
mentale, inclusa la depressione, ma i gravi effetti collaterali della
procedura, come la perdita della memoria, l'hanno relegata in
uno stato di "ultima risorsa". La scoperta dell'elettro-shock si
deve ad un italiano, Ugo Cerletti (1887-1963), che nel 1933
cominciò a lavorare sull'epilessia sperimentale nei cani e nelle
cavie. Era appena iniziato il periodo delle «Cure Disperate»
(Valenstein, E.S., “Cure Disperate. Illusioni e Abusi delle Malattie
Mentali”, Giunti, Firenze, 1993) che partiva dalle terapie shock
finendo nella psico-chirurgia del Nobel portoghese Antonio Egas
Moniz, l'inventore della lobotomia.

Cerletti cercava il modo di rendere innocuo per l'uomo il


passaggio della corrente elettrica necessaria a provocare le
convulsioni. Credeva che lo stress causato dalle convulsioni
provocasse il rilascio nel sangue di “sostanze vitalizzanti”, cui diede il nome di “acroagonine”, e tentava di
produrle artificialmente somministrando scosse elettriche ad animali con un apparecchio messo a punto dal
suo collaboratore Lucio Bini. La tecnica, che prevedeva il passaggio della corrente dalla bocca all'ano,
tuttavia determinava spesso la morte degli animali in quanto l'elettricità attraversava il cuore ed era perciò
inutilizzabile sugli uomini.

Egas Moniz

Cerletti apprendeva quindi che al mattatoio di Roma gli animali venivano storditi
con il passaggio di corrente elettrica attraverso il capo e che questo metodo
permetteva l'induzione di convulsioni con l'applicazione di correnti elettriche
estremamente più basse, applicabili anche all'uomo. Con questa nuova tecnica,
Cerletti e Bini, nel marzo 1938, conducevano il primo esperimento di
elettroshock su un uomo, un vagabondo in stato confusionale (uno
schizofrenico già ricoverato all'ospedale psichiatrico di Milano e curato con
terapia convulsiva cardiazolica) inviato dal commissariato di Roma alla clinica
psichiatrica universitaria. Dopo una serie di elettroshock, il paziente presentava
una remissione completa: erano sparite le allucinazioni e le idee deliranti, e fu
riassunto al lavoro.

Ugo Cerletti

Cerletti comunicava il resoconto del caso e le ricerche successive su animali e


pazienti umani il 28 maggio 1938
all'Accademia Medica Romana. Il
metodo di Cerletti, più sicuro ed
economico dello shock cardiazolico e
del coma insulinico, divenì in breve la
terapia fisica per i disturbi mentali più
usata al mondo. Il problema è che il
trattamento di ECT deve usare dei
voltaggi molto alti per giungere ad
effetti anti-depressivi, con
conseguenze disastrose sul cervello.

Inoltre, gli elettrodi che trasportano la corrente nell'ETC non


possono essere diretti ad alcuna area specifica del cervello.
Sylvia Plath ha descritto l'effetto dell'ECT sulla memoria nella
storia autobiografica “The Bell Jar”: “L'oscurità mi strofinava il
cervello come gesso su una lavagna”.

Ampiamente sperimentata negli anni Quaranta insieme a pratiche abominevoli come la lobotomia frontale,
l'ECT si è poi trasformata con l'avvento, negli anni Cinquanta, degli psico-farmaci, in particolar modo della
Torazina.

(Pubblicato su Ecplanet 07-02-2006)

Electroconvulsive therapy - Wikipedia


La creazione della psico-farmacologia inizia nel 1949, quando l'australiano John
Cade introduce il litio come stabilizzante dell'umore nella cura della sindrome
maniaco depressiva. Nel 1953, grazie ad una intuizione di Henry Laborit, Pierre
Deniker scopre gli effetti antipsicotici della clorpromazina. Nel 1954, Nathan Kline
pubblica sugli Annals of the New York Academy of Sciences i risultati del suo
studio sulla somministrazione della reserpina a 700 pazienti psichiatrici condotta
al Rockland State Hospital. Lo stesso anno, Frank Berger scopre il
meprobamato, primo ansiolitico.
Tra il 1956 e il 1957, inizia l'era degli antidepressivi;
rispettivamente, l'imipramina (primo antidepressivo triciclico)
scoperta da Ronald Kuhn, e l'iproniazide (primo inibitore delle
monoammino-ossidasi) introdotta in psichiatria da Nathan Kline.
Un anno più tardi, Paul Janssen sintetizza l'aloperidolo. Infine,
nel 1960, entra in uso il clordiazepossido, la prima
benzodiazepina. In soli dieci anni, si compie la “rivoluzione”
psico-farmacologica. Nei decenni successivi, fino ai giorni nostri,
furono ampliate la gamma e l'armamentario delle molecole a
disposizione.

Da notare un dato “sintomatico”: l'evoluzione della psico-


farmacologia è andata di pari passo con l'evoluzione, e una
sempre maggiore diffusione, delle malattie mentali. Più
progredisce la medicina, più progrediscono le malattie. Ma che
medicina è?

La verità è che gli psico-farmaci non sono altro che la versione


chimica dell'elettro-shock: con la scusa della terapia medica mirano a creare uno stato di zombismo, identico
a quello riscontrabile dopo una lobotomia. Non a caso, la Torazina è diventata nota come “lobotomia
chimica”.

(Pubblicato su Ecplanet 08-02-2006)

Psychopharmacology - Wikipedia
STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANIALE

Una startup della Pennsylvania chiamata


Neuronetics, sta completando i primi test clinici
completi della TMS (Transcranial Magnetic
Stimulation): Stimolazione Magnetica
Transcraniale. La procedura promette di
trattare la depressione in modo veloce ed
efficace senza danneggiare le funzioni mentali.
Se tutto andrà bene, potrebbe essere
approvata nel giro di sei mesi.

La TMS si basa sullo stesso principio


dell'elettro-shock: l'alterazione dell'attività
elettrica nel cervello. Ma i campi magnetici
usati nella TMS, secondo i ricercatori, possono
produrre le stesse stimolazioni senza
provocare alcun danno.

Una corrente alternata prodotta da un grande condensatore crea i campi che viaggiano nel cervello da un
tubo di metallo attaccato allo scalpo. “Questo causa una depolarizzazione dei neuroni”, dice Bruce Shook,
capo esecutivo della Neuronetics, “stimolando i circuiti umorali dei pazienti colpiti da depressione”.

La corrente magnetica può essere direzionata a particolari aree del cervello come la corteccia prefrontale,
un'area coinvolta nella moderazione delle emozioni negative. Il trattamento, tra le altre cose, provoca un
aumento dei livelli di serotonina - lo stesso neurotrasmettitore stimolato da anti-depressivi come il Prozac e il
Celexa.
Tuttavia, nessuno
può ancora provare
che la procedura non
provochi effetti
collaterali come la
perdita di memoria.
Diversi pazienti, ad
esempio, hanno
accusato forti mal di
testa e/o vertigini
dopo il trattamento.
Inoltre, se per errore
si sovra-stimola una
certa regione del
cervello, si possono
provocare danni accidentali.

Vi sono alcuni psichiatri, come Xingbao Li della Medical University of South Carolina e Peter Fox della
University of Texas, che hanno espresso forti preoccupazioni riguardo la TMS, poichÈ secondo loro non si è
ancora in grado di comprendere esattamente in che modo il trattamento possa agire sui circuiti neurali. “I
meccanismi di azione neurobiologica sono ancora un mistero”, hanno scritto Li e colleghi nella rivista
Cognitive and Behavioral Neurology.

(Pubblicato su Ecplanet 10-02-2006)

Transcranial magnetic stimulation - Wikipedia


La nascita degli antipsicotici atipici per il trattamento della schizofrenia risale ormai agli anni Settanta,
quando con essi si è pensato di soppiantare gli inibitori dei recettori dopaminergici D2 usati nei precedenti
vent'anni; tuttavia sulla loro effettiva validità e superiorità rispetto ai vecchi farmaci, sussiste ancora qualche
dubbio.

Lo evidenziano i primi risultati del Clinical Antipsychotic Trials of


Intervention Effectiveness (CATIE), secondo cui grandi vantaggi
le molecole di nuova generazione (fatta eccezione per
l'olanzapina) non ne offrirebbero. “La principale spinta allo
sviluppo di nuovi antipsicotici è nata dalla necessità di ovviare ai
difetti dei precedenti, penalizzati dai noti effetti extrapiramidali”, ricordano i ricercatori del CATIE sul New
England. “I nuovi atipici che, a una più debole affinità per i recettori della dopamina uniscono la capacità di
bloccare quelli della serotonina, sembravano garantire un buon controllo dei sintomi arginando gli invalidanti
disturbi motori”.

CATIE (acronimo di Clinical Antipsycotic Trials of Intervention Effectiveness)è il nome dello studio promosso
dal National Institute of Menthal Health, effettuato su quattro farmaci antipsicotici di nuova generazione,
impiegati per contrastare i sintomi della schizofrenia (i risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sul New
England Journal of Medicine). Catie è stato condotto negli Stati Uniti su 1.500
pazienti affetti da schizofrenia, tenuti in osservazione per diciotto mesi da una
Èquipe di medici specialisti.

Lo scopo era quello di individuare quale fosse, tra i farmaci testati, quello più
efficace nel trattamento della malattia e meno dannoso nel provocare effetti
collaterali. La schizofrenia è un disturbo del sistema nervoso altamente
disabilitante ed interessa milioni di persone in tutto il mondo; questa patologia
è in grado di provocare gravi disturbi cognitivi ed emotivi, deliri ed allucinazioni
tali da rendere chi ne soffre incapace di capire cosa sia reale o solo
immaginario; proprio a causa della sintomatologia il malato può incontrare
difficoltà ad integrarsi in una normale dimensione socio-affettiva.

I fattori che provocano la schizofrenia, possono essere di natura diversa (biologici, sociali, psicologici), il che
rende complessa da parte degli specialisti la prescrizione della terapia più adatta. I farmaci attualmente in
uso, lenitivi dei sintomi più che curativi, debbono essere spesso assunti per periodi di tempo piuttosto lunghi
e questo fattore espone i pazienti a gravi rischi i effetti collaterali quali diabete, aumento di peso, affezioni
cardiache, danni al cervello.

I farmaci messi a confronto nel Catie sono: il Geodon della


Pfizer, il Zyprexa della Eli Lilly, il Risperdal della Johnson &
Johnson ed il Sequel della AstraZeneca (tutte corporations che
non brillano in quanto a politiche socialmente responsabili, ndr).
Il Geodon, noto anche come Ziprasidone, è stato approvato
dalla Food and Drug Administration nel 2004 ed è atteso in Italia
per il 2006).

Il Zyprexa, della Eli Lilly, noto anche come Olanzapina, è sul


mercato dal 1996, è stato finora prescritto ad oltre 12 milioni di
persone in 84 paesi. In tutto, solo il 26%o dei pazienti ha
completato la terapia di 18 mesi corrispondente al follow up
programmato: in percentuali variabili tra il 64 e l'82%, a seconda
dei farmaci assunti, i partecipanti l'hanno abbandonata per
svariati motivi. Nel confronto solo l'olanzapina si è distinta, sia
rispetto agli altri composti di nuova generazione sia alla
perfenazina, per il minore tasso complessivo di sospensioni, la
durata maggiore del trattamento, la maggiore efficacia nel
controllo dei sintomi e la frequenza più bassa di ricoveri per
episodi di riacutizzazione della malattia.

Punto dolente,
invece, è la
presenza di effetti
collaterali, in
particolare di quelli
sull'equilibrio
metabolico:
l'incremento del peso corporeo al ritmo di quasi un chilogrammo
al mese e dei livelli plasmatici di emoglobina glicosilata,
colesterolo e trigliceridi. “Il potenziale sviluppo di una sindrome
metabolica con le relative conseguenze rappresenta il rischio
principale di un trattamento prolungato con l'olanzapina”
affermano i ricercatori, “a dispetto del suo maggiore successo,
l'olanzapina è tra gli antipsicotici considerati quello che con il più
alto tasso di abbandono a causa di effetti indesiderati, in
particolare quelli metabolici”.

Quanto agli effetti extrapiramidali, i risultati di CATIE si


discostano in parte da quelli ottenuti in passato: gli atipici
considerati non si sono differenziati tra loro per il tasso di comparsa di disturbi motori, anche se la
perfenazina - somministrata alle dosi meno dannose possibili - ha totalizzato la quota più alta di sospensioni
per questo motivo.

“Le conclusioni non sono incoraggianti”, ha osservato Robert Freedman, psichiatra dell'Università del
Colorado, nell'editoriale di commento, “tuttavia, dato che l'impiego dei vecchi antipsicotici si associa sempre
a una scarsa adesione al trattamento, gli atipici più efficaci e sicuri come l'olanzapina potrebbero
rappresentare un'alternativa valida, soprattutto nel primo approccio ai pazienti schizofrenici o in caso di
fallimento con altri farmaci. A patto che se ne tengano sotto stretto controllo gli esiti metabolici”.

È opportuno ricordare che negli USA, dopo la vittoria in tribunale, sono stati risarciti dalla casa farmaceutica
Lily, con patteggiamento privato, alcuni pazienti per i danni prodotti da Zyprexa, che provoca un concreto
rischio di diabete. Le richieste di risarcimento erano basate sul fatto che mancavano nella confezione le
avvertenze di pericolo di iperglicemia e diabete, danni verificatisi in 8.000 persone. Ora le avvertenze sono
state messe nel bugiardino, anche in Italia, ma lo zyprexa è sempre quello e sempre caldamente
raccomandato dagli psichiatri come quanto di meglio attualmente disponibile.
Ricordiamo anche che Il diabete è una malattia irreversibile che costringe ad iniezioni giornaliere, ad un
continuo controllo dieta, dà debilitazione permanente, rischio riduzione vista, rischio morte. Anche tra altri
nuovi antipsicotici atipici, tra cui in particolare quelli con clozapina (Leponex), vanno segnalati un concreto
aumento di rischio di iperglicemia e diabete. Anche contro il Risperdal (provoca l'ictus), il Geodon (provoca
diabete e disturbi maniacali) e il Seroquel (diabete) sono in corso “class action” che porteranno in tribunale le
case farmaceutiche produttrici.

Beware of our appetite

Fonte: New Engl. J. Med. 2005; 353: 1209 e 1287

(Pubblicato su Ecplanet 21-02-2006)

LINKS

CATIE (Clinical Antipsychotic Trials of Intervention Effectiveness)

LETTERA DI UNO PSICOLABILE

Soffro di depressione ed attacchi di panico da circa venti anni. Ho consultato decine di psichiatri e
psicoterapeuti. Ho somministrato tutti i farmaci in commercio dai vecchi triciclici ai “nuovi” SSRI, con uno dei
quali sono ancora in cura (la paroxetina) verso il quale rispondo meglio degli altri.

Ma se i sintomi di ansia e di attacchi di panico sono spariti (unitamente all'uso del clonazepan), devo dire
che la mia vita è diventata un inferno: ricadute non appena riduco il farmaco, dipendenze, somatizzazioni dei
disturbi alimentari e sessuali, ma soprattutto una grave sindrome amotivazionale. Non esco più di casa, non
ho più relazioni sociali nÈ tantomeno sessuali. Sono stato costretto a lasciare la mia ex ragazza perchÈ non
provo più emozioni.

Proposte di lavoro alletanti rifiutate.

Sono entrato in un circolo vizioso e sono scoraggiato perchÈ non vedo più soluzioni ne tantomeno un futuro.
Non sò a chi rivolgermi perchÈ sono orfano dall'età adolescenziale e non ho parenti. Ho 46 anni e insegno
matematica e fisica presso un liceo. E pensare che ero tanto brillante sia negli studi (ho conseguito con
successo la laurea in fisica nucleare negli anni 80) che nelle relazioni sociali.

So che la mia vita è finita, anche perchÈ non reggo più fisicamente, anche se gli esami clinici non
evidenziano altre patologie. Vorrei fare un ultimo tentativo ricoverandomi in qualche centro specialistico, ma
non so a chi rivolgermi. So che ce ne sono di ottimi a Milano.

Un medico mi ha consigliato di somministrare la venlafaxina (unico farmaco che non ho ancora


sperimentato, ma non me la sento più di ricominciare). Sapete cosa significa gettare al vento vent'anni della
propria vita a causa della depressione?

Per favore, aiutatemi.

vinicio1960@tiscali.it

(Pubblicato su Ecplanet 26-11-2006)

CENTRO DI IGIENE MENTALE

“Mi chiamo Antonio e sono matto sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero
bambino Credevo di parlare con il demonio Così mi hanno chiuso quarant'anni
dentro un manicomio”.

Sono alcuni dei versi della canzone vicnitrice del Festival di Sanremo 2007, “Ti
Regalerò Una Rosa”, di Simone Cristicchi, nuova leva cantautorale, che ha
anche appena pubblicato un libro, “Centro d'Igiene Mentale Un Cantastorie tra i Matti”, edito da Mondadori,
frutto di un'esperienza in giro per l'Italia negli ex-manicomi che è confluita anche nel documentario-film
“Dall'Altra Parte del Cancello” e nel disco omonimo, di prossima uscita.

Nella canzone che ha vinto il festival, nel finale, il “matto” Antonio annuncia alla sua amata Margherita che
porrà fine alla propria vita gettandosi dal tetto. «L'idea l'ho avuta quando nel manicomio di Volterra ho
scoperto decine di lettere scritte dagli “ospiti” ai primi del Novecento», spiega il cantautore romano,
«l'orrendo regolamento della struttura proibiva che quelle missive fossero spedite, perchÈ i “matti” non
dovevano avere contatti con l’esterno. Così loro conservavano per tutta la vita l'illusione di comunicare con i
loro parenti, e invece quei messaggi finivano nelle cartelle cliniche».

Molte di queste lettere Cristicchi le ha raccolte nel libro, dove trovano spazio anche molti altri racconti sulle
esperienze di viaggio fatte da Simone, dapprima da volontario din un Centro della capitale, e poi nel resto
d'Italia. «Ho visto cose che ti segnano, e persone che ti arricchiscono. I manicomi esistono ancora, in
maniera residuale e forse non più violenta come una volta. Però è stato sconvolgente scoprire tantee
persone abbandonate a sÈ stesse, ciondolanti nei cortili come degli zombie, imbottiti di caffÈ per non cedere
all’effetto degli psicofarmaci. I loro sguardi raccontavano della subliminale impossibilità di tentare un
reinserimento nella società, lontano da quelle strutture che magari li avevano accolti dopo la nascita e gli
orfanotrofi, anche se sani [...] Uno psichiatra mi ha detto: “preferirei avere un tumore che una malattia
mentale, perchÈ è umiliante, per noi medici il cervello è un libro chiuso”».

Ma c'è di peggio: «Un infermiere genovese mi ha raccontato il segreto dei suicidi di massa dei pazienti,
impauriti dal loro destino dopo la legge Basaglia, una norma che ha aperto uno spiraglio, ma non ha
cambiato l’atteggiamento di ostilità della gente nei confronti dei matti, quelli che Zavoli chiamava i “nostri
fratelli scomodi”. I Santi vedevano Dio, gli individui con problemi psichici venivano martirizzati nei manicomi.
PerchÈ il Padreterno, come dico nella canzone, non vuole “questi apostoli”».

ANTI-PSICHIATRIA

“Il manicomio ha la sua ragion d'essere nel fatto che fa diventare razionale l'irrazionale. Infatti quando
qualcuno entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato, e così diventa razionale in
quanto malato” (Franco Basaglia).

La legge 180, del 13 maggio 1978, meglio nota come “legge Basaglia”
(dal suo promotore in ambito psichiatrico, Franco Basaglia), è una nota e
importante legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e
regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di
igiene mentale pubblici. Successivamente, la legge confluì nella legge
833/78 del 23 dicembre 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale.
La legge fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata su
nuove (e più “umane”) concezioni psichiatriche, promosse e
sperimentate in Italia da Franco Basaglia. Prima di allora, i manicomi
erano poco più che luoghi di contenimento fisico, i veri e propri lager
dove si applicavano pesanti terapie farmacologiche e invasive e pratiche
aberranti come l'elettroshock o la lobotomia.

Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie farmacologiche ed il contenimento fisico,
instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità
di una vita dignitosa dei pazienti, da seguire e curare amorevolmente. La legge Basaglia proponeva di
passare dall'internamento al concetto di cura, superando il concetto di pericolosità del paziente per arrivare a
quello di disagio mentale, con un obiettivo di cura seguito da un progetto terapeutico/riabilitativo, cercando di
studiare sia l'individuo malato sia il suo ambiente, per risalire all'origine della sofferenza psichica.

Basaglia intendeva superare il manicomio come istituzione di reclusione, fino ad arrivare ai servizi
dipartimentali di Salute Mentale, con l'obiettivo di creare una nuova situazione d'assistenza psichiatrica,
strutture e nuovi servizi territoriali, a fini preventivi e riabilitativi. La rivoluzione portata dalla legge Basaglia fu
il frutto di quella innescata dal movimento dell'Anti-Psichiatria, nato nei primi anni Sessanta (i principali
esponenti sono stati Ronald Laing e David Cooper in Inghilterra, Michel Foucault e FÈlix Guattari in Francia,
Franco Basaglia in Italia e Thomas Szasz negli Stati Uniti).
L'Anti-Psichiatria sosteneva che il modello di malattia mentale su cui si basavano i manicomi era fondato su
un concetto di violenza e di coercizione teso a inibire il potenziale creativo degli individui - processo che
aveva luogo già all'interno della famiglia fin dalla più tenera età - allo scopo di creare sempre nuovi sudditi
del “sistema”: consumatori condizionati e oppressi, asserviti alle strutture di ubbidienza al potere. Tutti coloro
che provano a ribellarsi a questo ingranaggio, diventando cittadini liberi, vengono etichettati come nevrotici o
pazzi.

La famiglia viene dunque individuata dall'Anti-Psichiatria come luogo primario di violenza, non solo tramite
abuso sessuale o maltrattamenti, ma anche attraverso il tipo di educazione impartita dai genitori. Il malato di
mente veniva visto dall'Anti-Psichiatria dunque come una vittima dell'oppressione sociale, che tenta in tutti i
modi di “normalizzarlo”, rendendolo innocuo. In questo senso, la follia viene vista come una forma di
trasgressione dalla norma sociale, anche laddove si esprime attraverso l'originalità e la genialità.

Con l'Anti-Psichiatria, la scienza ufficiale viene accusata di concentrare la propria attenzione sulla malattia
individuale e sulle sue basi organiche, trascurando l'origine sistemica e sociale dei disturbi psichici. La
psichiatria tradizionale viene vista come una funzione necessaria al “sistema” per sopravvivere, attraverso il
"trattamento" di tutti i devianti, che vengono esclusi definitivamente dalla vita sociale, grazie
all’istituzionalizzazione dei manicomi.

Le “cure” somministrate nei manicomi del tempo (dosi elevate di psicofarmaci, medicinali di nuova
invenzione ed ancora in fase di sperimentazione, elettroshock, misure costrittive) vengono così considerate
forme di violenza sociale su persone fragili, che avevano già dovuto subire violenze da parte della famiglia e
della società per il loro mancato adeguamento al conformismo sociale. L'Anti-Psichiatria si proponeva invece
di tutelare i diritti di queste persone, lasciandole libere di esprimersi e di reinserirsi nel tessuto sociale. I
manicomi, considerati centri di potere repressivo, oltre che campi di manovre clientelari e serbatoi di voti
(grazie al clientelismo delle assunzioni di un numero spropositato di addetti), dovevano dunque essere
aboliti.

Così fu in Italia grazie proprio allo psichiatra Franco Basaglia, il quale vedeva nello psicoterapeuta,
nell'assistente sociale, nello psicologo di fabbrica, nel sociologo industriale, i nuovi amministratori della
violenza del potere, poichÈ consentivano in realtà il perpetuarsi della violenza globale del sistema ed
impedivano di fatto la guarigione dei malati. Lo psichiatra doveva dunque rifiutare il suo ruolo, sottolineare
l'origine sociale dei disturbi psichici e impegnarsi politicamente nell'eliminazione delle contraddizioni sociali,
per la trasformazione della società. Così sarebbe nata una società più libera e giusta e la malattia mentale
sarebbe drasticamente diminuita. La legge n. 180 del 1978, nota come Legge Basaglia, abolì dunque gli
ospedali psichiatrici ed istituì i servizi di igiene mentale, per la cura ambulatoriale dei malati di mente.

È grazie all'Anti-Psichiatria che è stato possibile portare all'attenzione dell'opinione pubblica i numerosi casi
di abuso e di violenza perpetrati su persone incapaci di difendersi, la ghettizzazione dei malati, il pessimismo
terapeutico che li vedeva come persone ormai definitivamente “perse”, che andavano solo sedate ed
emarginate, per il bene della società. Con la legge Basaglia, molte persone malate hanno potuto vivere una
vita abbastanza “normale”, accanto ai familiari, avendo la possibilità di muoversi liberamente, di lavorare, di
essere seguiti a distanza da un Èquipe terapeutica che si occupava di migliorare, in tutti i modi, la loro
esistenza. Purtroppo, però, non tutti i familiari hanno il tempo, la forza, le risorse, per farsi carico dei tanti
problemi che sorgono quando qualche familiare si trova in condizioni di disabilità mentale e non sempre i
servizi sociali si sono mostrati in grado di sopperire a queste carenze.

Cosa rimane oggi delle vittorie conseguite dall'Anti-Psichiatria? Ben poco.

La potente lobby farmaceutica, e psico-farmaceutica, di cui fanno parte medici, psichiatri, neuro-scienziati,
politici, imprenditori, chiamata “Big-Pharma”, vorrebbe liberalizzare totalmente il campo, dichiarando
definitivamente fallita la legge Basaglia, e cancellarla dal nostro ordinamento, il chè porterebbe alla
riapertura dei manicomi, o meglio, delle “case di cura”, private, naturalmente, dove poter sperimentare
ignobilmente gli psico-farmaci di prossima generazione. La critica radicale al “sistema” portata dall'Anti-
Psichiatria rimane ancora di scottante attualità, basti pensare alla crescita esponenziale delle malattie
mentali dagli anni Sessanta ad oggi, mentre “Big Pharma” ci racconta la favola degli straordinari progressi in
campo psico-farmacologico, che è sempre più uno straordinario business. Il prezzo, altissimo, che la società
sta pagando, e continuerà a pagare, ce lo raccontano ogni giorno le “cronache assassine”.

(Pubblicato su Ecplanet 08-03-2007)


Franco Basaglia - Wikipedia

Antipsichiatria - Wikipedia

PSICO-BAMBINI

PSYCHO-KILLER

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