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Anticipazione / Il bel rischio, un inedito di Michel Foucault

LASCIO CICATRICI PERCH USO LA PENNA COME UN BISTURI


MICHEL FOUCAULT on sono molto affascinato dal lato sacro della scrittura. So che attualmente questo lato viene percepito dalla maggior parte delle persone che si dedicano alla letteratura o alla filosofia. Ci che lOccidente ha imparato da Mallarm in poi che la scrittura ha una dimensione sacra, che essa una sorta di attivit in s, non transitiva. La scrittura si eretta a partire da se stessa, non tanto per dire, mostrare o insegnare qualcosa, ma per essere l. Oggi questa scrittura in qualche modo il monumento dellessere del linguaggio. Sul piano della mia esperienza vissuta, confesso che non stato cos che per me la scrittura si presentata. Ho sempre avuto una diffidenza quasi morale nei confronti della scrittura. (...) Uno dei miei ricordi pi costanti quello delle mie difficolt a scrivere bene. Scrivere bene nel senso in cui sintende alle scuole elementari, cio fare pagine di scrittura ben leggibile. Credo, anzi sono addirittura certo, di essere stato il pi illeggibile della classe, della scuola. Questo durato a lungo, fino ai primi anni della scuola secondaria. Alle medie mi facevano fare pagine speciali di scrittura, tali erano le mie difficolt a tenere la penna come si deve e a tracciare, come si deve, i segni della scrittura. Ecco quindi un rapporto con la scrittura un po complicato, un po sovraccarico. Ma c un altro ricordo, molto pi recente. il fatto che, in fondo, non ho mai preso molto sul serio la scrittura, latto di scrivere. La voglia di scrivere mi venuta solo verso i trentanni. (...) Mi domando se in questa svalutazione della scrittura non si esprimesse il sistema di valori della mia infanzia. Appartengo a una famiglia di medici, una di quelle famiglie di medici di provincia che, nella vita un po addormentata di una piccola citt, rappresentano sicuramente un ambiente relativamente adattativo o, come si usa dire, progressista. Ci non toglie che lambiente medico in generale, soprattutto in provincia, sia particolarmente conservatore. Si dovrebbe fare una bella ricerca sociologica sullambiente medico nella Francia di provincia. Ci renderemmo conto che stato nel XIX secolo che la medicina, o meglio il personaggio medico, diventato borghese. (...) Ho vissuto in un ambiente in cui la razionalit gode quasi di un prestigio magico, un ambiente i cui valori sono opposti a quelli della scrittura. Il medico, infatti, non colui che parla, bens colui che ascolta. IL LIBRO Il bel rischio Ascolta la parola altrui, non per prenderla sul serio, Conversazione non per capire che cosa voglia dire, ma per rintraccon Claude ciare attraverso di essa i segni di una malattia seria, Bonnefoy cio di una malattia del corpo, una malattia organi(Cronopio ca. Il medico ascolta, ma per attraversare la parola traduzione dellaltro e raggiungere la verit muta del suo corpo. di A. Moscati Il medico non parla, ma agisce, cio palpa, interviepagg. 88 ne. Il chirurgo scopre la lesione nel corpo addormeneuro 10) tato, apre il corpo e lo ricuce, opera: tutto questo nel mutismo, nella riduzione assoluta delle parole. Le sole parole che pronuncia sono brevi parole di diagnosi e terapia. In questo senso la parola del medico straordinariamente rara. stata probabilmente questa svalutazione profonda, funzionale, della parola nella vecchia pratica della medicina clinica che ha pesato a lungo su di me, facendo s che fino a una decina, dozzina danni fa, per me la parola fosse ancora e sempre parola vana. (...) Nonostante tutto, quale che sia stata la mia conversione, ho sicuramente conservato della mia infanzia, e fin nella mia scrittura, un certo numero di filiazioni che dovrebbe essere possibile ritrovare. Quel che mi colpisce molto, per esempio, che i miei lettori immaginano abbastanza spesso che ci sia una certa aggressivit nella mia scrittura. Personalmente non ho affatto questa impressione. Credo di non aver mai attaccato realmente, esplicitamente, nessuno. Per me scrivere unattivit estremamente dolce, felpata. Quando scrivo, ho come la sensazione di un velluto. Per me lidea di una scrittura vellutata come un tema familiare, al limite tra laffettivo e il percettivo, che continua a ossessionare il mio progetto di scrivere, a guidare la mia scrittura mentre sto scrivendo, che mi permette in ogni momento di scegliere le espressioni che voglio utilizzare. Per la mia scrittura il vellutato una sorta dimpressione normativa. Rimango perci molto stupito quando vedo che gli altri riconoscono in me piuttosto la scrittura secca e mordace. Pensandoci bene, credo che siano gli altri ad avere ragione. Immagino che nel mio pennino ci sia una vecchia eredit del bisturi. E in fin dei conti non vero forse che sul bianco della carta traccio quegli stessi segni aggressivi che mio padre tracciava nel corpo degli altri quando operava? Ho trasformato il bisturi in pennino. Sono passato dallefficacia della guarigione allinefficacia del libero discorso; ho sostituito alle cicatrici sul corpo i graffiti sulla carta; ho sostituito allincancellabile della cicatrice il segno perfettamente cancellabile della scrittura. Forse dovrei andare ancora oltre. Forse il foglio di carta per me il corpo degli altri. Traduzione di Antonella Moscati Tratto da Il bel rischio. Conversazione con Claude Bonnefoy 2011 ditions de lcole des hautes tudes en sciences sociales 2013 Edizioni Cronopio

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